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Le note di Rino,<br />
genio marginale<br />
Trent’anni fa moriva Gaetano, menestrello e uomo della strada. La sua<br />
musica era anche denuncia sociale. Mai mancata nella canzone italiana…<br />
di Claudio Sottocornola<br />
«Io sono un poco di buono / lasciami in pace perché / sono un ragazzo<br />
di strada»… cantavano I Corvi nel lontano 1966, realizzando, con la celebre versione<br />
italiana di I ain’t no miracle worker, il primo inno alla marginalità del beat italiano.<br />
Non erano i soli, perché dai Nomadi di Come potete giudicar ai Rokes di Che colpa<br />
abbiamo noi, le rock band dei mitici Sixties fecero proliferare cover inneggianti<br />
alla diversità, sia essa generazionale che sociale. Del resto, a inizio decennio, ci avevano<br />
pensato i teen-idol, come Rita Pavone, figlia di operai, a divulgare il mito di una<br />
“ribellione senza causa” che partiva dal lontano James Dean e che sarebbe arrivata<br />
al 1968 e a Woodstock, acquisendo sempre più consapevolezza e obiettivi.<br />
In mezzo a quel decennio c’erano stati, per l’Italia, i cantautori della scuola genove-<br />
se e milanese, perché la canzone non è<br />
solo un testo, una melodia o un arrangiamento,<br />
ma una maschera, quella<br />
dell’autore-interprete che incarna una<br />
condizione umana. Così è stato per l’anticonformista<br />
Gino Paoli, con la sua dichiarata<br />
marginalità esistenziale rispetto<br />
ai grandi temi del boom economico<br />
e del nascente consumismo di massa;<br />
così è stato per l’“inadatto” Luigi Tenco,<br />
28. scarp de’ tenis giugno 2011<br />
che non temeva di affrontare anche il<br />
tema della protesta generazionale. Così,<br />
soprattutto, è stato per un cantautore<br />
come Fabrizio de André, di estrazione<br />
borghese e colta, che con un lessico<br />
aulico e irriverente ha celebrato un suo<br />
“vangelo laico”, alla luce del quale i perdenti<br />
e gli ultimi (ladri, assassini, sconfitti<br />
della vita) incarnano purezza e va-<br />
Elenchi scottanti e caimani distratti<br />
era il principe del “nonsense”<br />
Gennaio 1978. Lo vinsero i Matia Bazar quel festival di Sanremo. Con ...E dirsi<br />
ciao, una canzone che oggi in pochi ricordano. Gianna invece... la fischiettano<br />
ancora tutti. Fu lui la sorpresa del Festival. Quel tipo stralunato, con il frac e la<br />
tuba neri, le scarpe da ginnastica bianche, il papillon e sul petto la grande croce<br />
al valore del nonsense. Rino Gaetano conquistò il pubblico dell’Ariston e il<br />
grande pubblico, con quella ballata così orecchiabile. E conquistò anche me, con<br />
quelle note. E con le parole. Sì, perchè a Rino è sempre piaciuto giocare con le<br />
parole. Nonsense, si diceva, e però graffiante, capace di provocare, di toccare i<br />
nervi aperti di una società capace di indignarsi di fronte al lungo elenco di<br />
potenti, snocciolato in quel capolavoro senza tempo che è Nuntereggae più. E<br />
sorrido al pensiero dell’indignazione che si è provata solo qualche anno più tardi,<br />
di fronte a elenchi ancora più scottanti. Ma tra le canzoni di Rino, quelle che<br />
meno fanno parte dell’imamginario collettivo, ce n’è una che mi sta a cuore<br />
e che davvero considero come la “regina” del gioco di parole. Una canzone del<br />
1979, Ahi Maria. Una ironica storia d’amore giocata sul filo dell’ironia. Una strofa<br />
che racchiude il genio di Rino: “Il caimano distratto imitava il gatto e faceva baubau,<br />
perchè studiava le lingue e voleva alle cinque il suo tè”. Era il 1979.<br />
E Rino avrebbe cantato e scritto, purtroppo, solo per pochi mesi ancora. (sl)<br />
lore, perché “Dai diamanti non nasce<br />
niente/ dal letame nascono i fiori”. E così<br />
è stata l’intera biografia del “maledetto”<br />
e nomade Piero Ciampi.<br />
Fra ermetismo e melodia<br />
Anche Milano ha stravolto la canzone,<br />
per esempio con gli eroi marginali del<br />
primo Giorgio Gaber, che si muovono<br />
fra nebbie urbane e cadenti bar sport, e<br />
ancor più con gli sbilenchi funamboli di<br />
Enzo Jannacci, che non troveranno mai<br />
riscatto perché non ne hanno la più elementare<br />
sintassi. Al femminile, è stata<br />
Patty Pravo, con le sue trasgressioni, a<br />
tracciare la strada di una femminilità<br />
Omaggio di parole e note<br />
Claudio Sottocornola ricorda<br />
Rino Gaetano durante una<br />
delle sue lezioni-concerto