14.06.2013 Views

CUMIGNANO E GALLO - Università degli Studi di Verona

CUMIGNANO E GALLO - Università degli Studi di Verona

CUMIGNANO E GALLO - Università degli Studi di Verona

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

<strong>CUMIGNANO</strong> E <strong>GALLO</strong><br />

ALLE ORIGINI DEL COMUNE DI COMIZIANO<br />

a cura <strong>di</strong><br />

CARLO EBANISTA<br />

TAVOLARIO EDIZIONI<br />

2012


ISBN 978-88-904323-7-8<br />

Impaginazione e copertina: Raffaele Russo<br />

In copertina: B. Marzolla, Atlante corografico storico e statistico del Regno delle Due Sicilie (1832).<br />

© 2012 by Tavolario E<strong>di</strong>zioni<br />

Via Tanzillo, 23 - 80030 Cimitile (NA)<br />

tel. 081.8232160 - fax 081.5100361 e-mail: info@tavolariostampa.com


Presentazioni<br />

La presentazione <strong>di</strong> un libro, contrariamente a quanto si possa ritenere, è un<br />

momento importante perché si configura come una sorta <strong>di</strong> avallo dell’importanza<br />

dei temi trattati dagli autori. Quando poi l’opera è un unicum nel suo genere,<br />

perché affronta il <strong>di</strong>fficile compito <strong>di</strong> dare organicità a quelle che prima erano<br />

solo fronde sparte e mette a <strong>di</strong>sposizione della citta<strong>di</strong>nanza un valido<br />

strumento per riappropriarsi delle comuni ra<strong>di</strong>ci, allora la presentazione <strong>di</strong>venta<br />

doverosa, anzi si trasforma in motivo <strong>di</strong> orgoglio per ciò che è stato realizzato.<br />

In quest’opera abbiamo creduto fermamente, consapevoli della sua importanza:<br />

è un ulteriore tassello che si aggiunge alle encomiabili iniziative già avviate<br />

e attuate da altri comuni del territorio nolano. Abbiamo ritenuto doveroso<br />

sostenere, come Amministrazione Comunale, un progetto tutt’altro che agevole<br />

nella sua realizzazione. È mia espressa volontà farmi, dunque, interprete della<br />

gratitu<strong>di</strong>ne e del compiacimento dei citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Comiziano per la realizzazione<br />

<strong>di</strong> questo volume, al quale Carlo Ebanista, Mario Napolitano, Cecilia Ricci<br />

e Luigi Simonetti, stu<strong>di</strong>osi attenti, appassionati e <strong>di</strong> riconosciuta competenza,<br />

hanno dato vita.<br />

Un’opera “storica” fine a sé stessa? Nient’affatto. È un’opera per tutti,<br />

a cominciare dagli addetti ai lavori e dagli uomini <strong>di</strong> cultura, per passare alle<br />

persone non più giovani e finire alle nuove generazioni. Ognuno che abbia<br />

interesse e amore per questa terra potrà conoscere qualcosa in più sulla storia <strong>degli</strong><br />

antichi centri <strong>di</strong> Cumignano e Gallo che dal 1909 s’identificano nel toponimo<br />

Comiziano; potrà accostarsi con amorevole rispetto a tante realtà artistiche e<br />

monumentali (epigrafi, statue, e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> culto, residenze signorili, ecc.) poco note<br />

o in qualche caso finora ine<strong>di</strong>te; potrà appagare la sua curiosità, confrontando il<br />

passato (fotograficamente fermato nel tempo) col presente; potrà seguire le vicende<br />

<strong>di</strong> questo piccolo lembo <strong>di</strong> terra confluite nel mare magnum della storia del<br />

Meri<strong>di</strong>one. Un lembo <strong>di</strong> terra che può vantare con orgoglio e fierezza <strong>di</strong> aver<br />

dati i natali all’avv. Giovanni Napolitano, delicato poeta e accorto saggista,<br />

padre dell’attuale Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio.<br />

Con lo stesso orgoglio e con la medesima fierezza <strong>di</strong> primo citta<strong>di</strong>no <strong>di</strong><br />

Comiziano, esprimo vivo compiacimento e sincera gratitu<strong>di</strong>ne a quanti hanno<br />

collaborato alla realizzazione <strong>di</strong> questo volume, per il tangibile e concreto tributo<br />

<strong>di</strong> affetto, consapevole che <strong>di</strong>verse volte poca favilla gran fiamma seconda.<br />

3<br />

PAOLINO NAPOLITANO<br />

Sindaco <strong>di</strong> Comiziano


L’idea <strong>di</strong> un volume che ripercorresse le origini <strong>di</strong> Comiziano, partendo<br />

dall’unificazione <strong>degli</strong> antichi centri <strong>di</strong> Cumignano e Gallo in una nuova e<br />

coesa comunità amministrativa e territoriale e mettendo in luce la molteplicità<br />

delle forme <strong>di</strong> sviluppo antropologico, sociale, economico, produttivo, culturale e<br />

religioso, non è derivata da una mera esigenza <strong>di</strong> migliore conoscenza e nemmeno<br />

da nostalgia del passato né tantomeno da un sentimento <strong>di</strong> riconoscenza<br />

e gratitu<strong>di</strong>ne per i loro protagonisti. L’interesse si è imposto, piuttosto, per<br />

l’esigenza etica <strong>di</strong> costruire un’organica svolta <strong>di</strong> servizio nella promozione <strong>di</strong><br />

un coerente rinnovamento culturale, sociale e politico della nostra comunità. Che<br />

la nostra comunità avesse incarnato valori e sentimenti costituenti un patrimonio<br />

<strong>di</strong> pregnante valenza, per la quale, appunto, tutte le epoche che si sono susseguite,<br />

pur <strong>di</strong>verse, si sono inverate in uno statuto <strong>di</strong> ‘insieme’, era già avvertito, ma<br />

non pienamente documentato. Nell’assumere l’incarico <strong>di</strong> assessore alla cultura<br />

e alle politiche sociali, è stato forte l’impulso a trasformare un anelito personale<br />

in progetto dell’Amministrazione.<br />

La convinzione che la cultura sia il complesso dei mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> vita che sono<br />

stati trasmessi da una generazione all’altra e che il citta<strong>di</strong>no colto sia colui<br />

che non si sgomenta <strong>di</strong> fronte al nuovo né lo rifugge ma sa considerarlo nel suo<br />

giusto valore, riconnettendolo con il passato e mettendone in luce assonanze e<br />

somiglianze nonché asprezze e <strong>di</strong>versità per effettuare coraggiose scelte operative,<br />

è <strong>di</strong>venuta per me ansia propositiva. Che l’esigenza <strong>di</strong> cultura, come attività,<br />

dovesse sistemarsi, nell’ambito delle autonomie locali, come forza promozionale<br />

<strong>di</strong> rinnovamento nella continuità, congiuntamente al principio che la stessa<br />

cultura debba proporsi come essenzialità della vita amministrativa, quale<br />

mentalità e coscienza <strong>di</strong> servizio, ha fatto riscoprire, così, il monito <strong>di</strong> Plinio,<br />

per il quale turpe est in patria vivere et patriam ignorare.<br />

Da qui l’idea <strong>di</strong> confortare e sorreggere l’attività amministrativa con<br />

senso <strong>di</strong> coerenza alla nostra identità, quale si è formata nell’arco temporale<br />

vissuto dalle precedenti generazioni, configurando la genesi e lo sviluppo delle<br />

comunità <strong>di</strong> Cumignano e Gallo con una ricognizione delle loro storie fino<br />

al momento in cui, per un processo <strong>di</strong> continue approssimazioni e alterne<br />

vicende, sono pervenute ad un’unica identità municipale. Vi era, d’altra parte,<br />

la consapevolezza che riflettere sul passato, soprattutto per i giovani, potesse<br />

rappresentare una coinvolgente occasione per sentirsi più organici al patrimonio<br />

ideale dei valori consolidati e pianificati nella continuità processuale delle<br />

generazioni succedutesi nel quadrante della storia. Forte è la consapevolezza<br />

che il valore della storia trasforma l’interesse alla vita in sentimento sociale,<br />

passione, fiducia, ra<strong>di</strong>camento e promozione alla continuità ideale e operativa,<br />

sconfessando, magari, e rinnegando ciò che, casualmente, è stato trasgressione<br />

o evasione, incoraggiando ed esaltando, nel contempo, le più belle ed esemplari<br />

testimonianze che hanno conferito <strong>di</strong>gnità e prestigio.<br />

Ogni comunità, è ben noto, ha una sua trama esistenziale, fatta <strong>di</strong> eventi<br />

4


silenziosi o rumorosi, modesti o rilevanti che descrivono il proprio cammino<br />

<strong>di</strong> progresso, pur tra le inevitabili accidentalità che lo stesso fluire del tempo<br />

riassorbe e, a volte, trasforma in originali proficuità. Non a caso nel nostro<br />

Paese si è registrata una larga fioritura <strong>di</strong> storie locali, espressiva <strong>di</strong> un orgoglio<br />

municipale sempre vivo: non v’è piccolo centro abitato che non voglia essere da<br />

meno delle città e dei grossi centri urbani. Una circostanza, questa, che ha dato<br />

luogo ad una ricca fioritura <strong>di</strong> storie municipali con positiva influenza sulle stesse<br />

storie regionali e nazionali. Tale fenomeno è ancora vivo e si riscontra anche<br />

nelle comunità locali del Nolano, pervase dall’intento <strong>di</strong> ricostruire la propria<br />

storia. Comiziano, ovviamente, non poteva sottrarsi a questo desiderio: rimanere<br />

estranei o in<strong>di</strong>fferenti, lasciando nell’ombra una cospicua realtà del territorio<br />

nolano, sarebbe stata un’acci<strong>di</strong>osa ab<strong>di</strong>cazione, dalla quale <strong>di</strong>fficilmente sarebbe<br />

stato possibile riscattarsi. Ed eccoci, anche noi, coinvolti nell’analogo impegno,<br />

solidamente incoraggiati dal Sindaco, sempre fervidamente attento alle opportune<br />

iniziative <strong>di</strong> progresso civile e non solo, e dal Consiglio comunale, al quale è<br />

pubblica la gratitu<strong>di</strong>ne per la pronta con<strong>di</strong>visione. Sostenuti, quin<strong>di</strong>, dalla<br />

passione e dalla competenza del prof. Carlo Ebanista che si è assunto l’onere del<br />

progetto e<strong>di</strong>toriale e del coor<strong>di</strong>namento delle ricerche, è stato possibile coronare<br />

l’impegno assunto, dando alle stampe questo volume che presentiamo con l’orgoglio<br />

<strong>di</strong> un devoto servizio morale e politico, premessa <strong>di</strong> successivi quaderni storici.<br />

Nel corso del lungo e complesso lavoro <strong>di</strong> ricerca ci siamo sentiti confortati dal<br />

convincimento che dal passato rivissuto è possibile enucleare esaltanti speranze.<br />

Se è vero, infatti, che la storia è maestra <strong>di</strong> vita, altrettanto vero è che solo chi<br />

conosce la storia <strong>di</strong> una comunità, grande o piccola che sia, può <strong>di</strong>segnarne, con<br />

certezza <strong>di</strong> successo, il futuro.<br />

L’augurio, accorato e fiducioso, è che, riscoprendo e rivitalizzando la memoria<br />

del nostro passato, possiamo affacciarci, più alteri, al <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> una vita civica<br />

migliore, più progre<strong>di</strong>ta e prospera, all’ombra <strong>di</strong> una cosciente fierezza <strong>di</strong> un<br />

nobile Campanile, rendendoci sempre più tolleranti e solidali verso tutto ciò che è<br />

‘altro e <strong>di</strong>verso’. Un augurio <strong>di</strong> speranza per l’intera comunità <strong>di</strong> questa amata<br />

terra natia alla quale <strong>di</strong>ciamo: ad maiora et ad meliora con il coraggio della<br />

fede nelle nostre virtù e nelle nostre capacità.<br />

PASQUALE FERRARA<br />

Assessore alla Cultura e alle Politiche Sociali del Comune <strong>di</strong> Comiziano<br />

5


Storia e archeologia del territorio nolano:<br />

il caso <strong>di</strong> Comiziano<br />

Carlo Ebanista<br />

Questo volume, che ripercorre le vicende che hanno portato alla nascita<br />

<strong>degli</strong> inse<strong>di</strong>amenti <strong>di</strong> Cumignano e Gallo e alla loro fusione nel comune <strong>di</strong><br />

Comiziano, nasce nell’ambito <strong>di</strong> un progetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o del territorio <strong>di</strong> Nola,<br />

che ho avviato da circa un quin<strong>di</strong>cennio con le prime ricerche sul santuario<br />

martiriale <strong>di</strong> S. Felice a Cimitile. La storia <strong>di</strong> questo straor<strong>di</strong>nario sito, reso<br />

celebre dalla figura <strong>di</strong> Paolino <strong>di</strong> Nola, non può essere compresa a pieno, nelle<br />

sue multiformi sfaccettature, senza tener presente le vicende dell’antica città e<br />

del suo territorio nella fase <strong>di</strong> transizione tra tarda antichità e me<strong>di</strong>oevo.<br />

Agli inizi del VI secolo un eccezionale sovralluvionamento, indotto<br />

dall’eruzione del Vesuvio, devastò la piana nolana che, a seguito anche della<br />

crisi istituzionale ed economica, subì un graduale processo <strong>di</strong> spopolamento<br />

che comportò l’abbandono <strong>di</strong> gran parte dei centri <strong>di</strong> fondovalle, a favore<br />

<strong>degli</strong> inse<strong>di</strong>amenti collinari interessati solo dalla caduta <strong>di</strong> lapilli 1 . Nei<br />

decenni successivi all’alluvione, Nola e il suo territorio risentirono peraltro le<br />

conseguenze della guerra greco-gotica che impoverì fortemente la Campania<br />

e in particolare il retroterra napoletano, teatro dei principali scontri 2 . Gli<br />

inse<strong>di</strong>amenti rurali ubicati presso il santuario <strong>di</strong> S. Felice, già <strong>di</strong>sabitati<br />

all’epoca dell’alluvione 3 , vennero successivamente reinse<strong>di</strong>ati in relazione<br />

alla forza attrattiva esercitata dalla tomba venerata, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quanto si<br />

verificò, invece, per le ville <strong>di</strong>slocate sul versante orientale dell’ager Nolanus<br />

negli attuali comuni <strong>di</strong> Tufino, Visciano e Avella 4 .<br />

Ad accrescere la fama del santuario <strong>di</strong> S. Felice contribuì molto<br />

probabilmente la vicinanza ad un importante asse viario, quale la via Regio-<br />

Capuam che transitava per Nola, come attestano la Tabula Peutingeriana e<br />

l’Itinerarium Antonini; purtroppo il percorso <strong>di</strong> questa strada, generalmente<br />

1 alborE liva<strong>di</strong>E-MastrolorEnzo-vECChio 1998, pp. 72-73; Ebanista 2005b, pp. 344-345.<br />

2 bulgarElla 1983, pp. 137-151; von FalkEnhausEn 1992, pp. 9-11.<br />

3 alborE liva<strong>di</strong>E-MastrolorEnzo-vECChio 1998, pp. 67-82; Ebanista 2003, p. 568.<br />

4 anzivino 1998, p. 87.<br />

7


in<strong>di</strong>cata come via Popilia, non è ricostruibile nel tratto che collegava<br />

Suessola con Ad Teglanum passando per Nola 5 . Per la città passava anche la<br />

strada Neapolis-Abellinum che non è menzionata esplicitamente da geografi<br />

e cartografi antichi, ma la cui esistenza è comprovata da testimonianze<br />

letterarie ed epigrafiche. Se le <strong>di</strong>rettrici generali e i no<strong>di</strong> principali della Regio-<br />

Capuam e della Neapolis-Abellinum sono abbastanza noti, più problematica è<br />

la definizione dei loro tracciati o delle varianti che hanno subito attraverso i<br />

secoli; l’impaludamento delle zone circostanti Nola 6 , ad esempio, potrebbe<br />

aver minato interi tratti viari portando all’abbandono <strong>degli</strong> antichi tracciati in<br />

favore <strong>di</strong> nuovi. In età moderna la strada Neapolis-Abellinum, già in<strong>di</strong>cata come<br />

via antiqua 7 , risultava, non a caso, sostituita dalla Strada regia che attraversava<br />

Cimitile anziché Nola 8 , per poi proseguire per Baiano (tagliando fuori Avella) 9 ,<br />

dopo aver oltrepassato Gallo e Schiava <strong>di</strong> Tufino.<br />

Ed è proprio in rapporto alla presenza <strong>di</strong> questa importante <strong>di</strong>rettrice<br />

che sorse l’abitato <strong>di</strong> Gallo, attuale frazione <strong>di</strong> Comiziano. In mancanza <strong>di</strong><br />

testimonianze scritte e/o archeologiche <strong>di</strong> età tardoantica e altome<strong>di</strong>evale,<br />

l’origine dell’inse<strong>di</strong>amento, analogamente a quanto si registra per il capoluogo<br />

comunale (già denominato Cumignano), può essere solo genericamente<br />

assegnata ad un’epoca anteriore alla metà del XII secolo. Dalla metà del IX<br />

secolo il territorio nolano era intanto rientrato nell’orbita politica, militare<br />

e culturale del principato longobardo <strong>di</strong> Salerno, per poi ricadere nella<br />

prima metà del X secolo in quella del ducato <strong>di</strong> Napoli 10 . La <strong>di</strong>strettuazione<br />

ecclesiastica tardò ad uniformarsi all’intervenuto cambiamento politicoamministrativo,<br />

dal momento che la <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Nola rimase suffraganea<br />

della metropolia <strong>di</strong> Salerno fino alla metà del XII secolo, allorché passò<br />

all’arci<strong>di</strong>ocesi napoletana 11 . Appartenuto al principato <strong>di</strong> Capua dopo la<br />

conquista normanna 12 , l’ager Nolanus ottenne la sua consacrazione istituzionale<br />

nella seconda metà del Duecento, grazie alla creazione della contea <strong>di</strong> Nola<br />

(appartenuta prima ai Montfort e poi agli Orsini) che comprendeva, tra l’altro,<br />

i casali <strong>di</strong> Cumignano e Gallo 13 .<br />

Alla nascita e allo sviluppo dei due inse<strong>di</strong>amenti è de<strong>di</strong>cata la prima sezione<br />

5 Ebanista 2003, p. 22, nota 59.<br />

6 Per il carattere paludoso della zona a nord-ovest <strong>di</strong> Nola cfr. lEonE 1514, c. 4r.<br />

7 Ebanista 2005b, pp. 352-353.<br />

8 La strada si sovrappose al decumano della centuriazione (attuale corso Umberto I) che lambiva<br />

l’area del santuario (Ebanista 2003, pp. 20, 586).<br />

9 Ebanista 2005a, p. 57, fig. 71.<br />

10 Ebanista 2005b, p. 356.<br />

11 kEhr 1935, pp. 297-298; vitolo 1990, pp. 119, 127.<br />

12 Martin 1992, p. 274, nota 132.<br />

13 lEonE 1514, c. 28r.<br />

8


del volume che è articolata in due capitoli. Il primo, opera <strong>di</strong> Carlo Ebanista,<br />

ricostruisce le vicende del territorio dell’attuale comune <strong>di</strong> Comiziano<br />

dall’antichità al XVIII secolo sulla base delle scarne testimonianze archeologiche<br />

e delle fonti scritte <strong>di</strong> età me<strong>di</strong>evale e moderna; particolare attenzione viene<br />

riservata all’origine dei toponimi, all’infeudamento, all’assetto territoriale e alla<br />

viabilità. Nel secondo capitolo Mario Napolitano, grazie alla consultazione <strong>di</strong><br />

ine<strong>di</strong>ti documenti d’archivio, ripercorre le vicende <strong>di</strong> Cumignano e Gallo tra<br />

XIX e XX secolo: nel 1819 dalla fusione dei due casali nacque il comune <strong>di</strong><br />

Cumignano e Gallo che nel 1863 assunse la denominazione <strong>di</strong> Cumignano e Gallo <strong>di</strong><br />

Nola per evitare confusione con altri omonimi centri del neocostituito Regno<br />

d’Italia; poiché quasi nessuno utilizzava per intero il toponimo, determinando,<br />

tra l’altro, <strong>di</strong>sgui<strong>di</strong> al servizio postale, nel 1909 il comune venne ribattezzato<br />

Comiziano, come proposto due anni prima dal consiglio comunale 14 . La nuova<br />

denominazione, ricalcata sulla forma Comitianum utilizzata per la prima volta<br />

da Ambrogio Leone agli inizi del XVI secolo come variante <strong>di</strong> Cumignano 15<br />

e quin<strong>di</strong> ripresa nel 1747 da Gianstefano Remon<strong>di</strong>ni 16 , sancì la scomparsa<br />

‘istituzionale’ del nome del capoluogo comunale che è sopravvissuto nella<br />

forma <strong>di</strong>alettale Cummignano. Il toponimo Gallo, invece, è rimasto ad in<strong>di</strong>care<br />

la frazione.<br />

La seconda sezione del volume è sud<strong>di</strong>visa in quattro capitoli, nel primo<br />

dei quali Cecilia Ricci analizza l’epitaffio in versi del poeta Nardus (I secolo<br />

d.C.) che, tra il 1747 e il 1757, venne trasferito da Gallo nel seminario <strong>di</strong> Nola,<br />

dov’è tuttora conservato. Ai luoghi <strong>di</strong> culto <strong>di</strong> Cumignano e Gallo è de<strong>di</strong>cato<br />

il secondo capitolo, nel quale Carlo Ebanista, grazie alla <strong>di</strong>samina dell’ine<strong>di</strong>ta<br />

documentazione d’archivio, ripercorre la storia delle chiese scomparse e<br />

analizza le trasformazioni che hanno determinato l’assetto <strong>degli</strong> e<strong>di</strong>fici<br />

ancora esistenti, talora in rapporto all’istituzione delle confraternite. Nel terzo<br />

capitolo lo stesso Autore affronta il tema dell’e<strong>di</strong>lizia storica, soffermandosi<br />

sulle <strong>di</strong>more che l’aristocrazia locale realizzò, tra XVII e XIX secolo, a scopo<br />

residenziale e produttivo. L’ultimo capitolo, anch’esso redatto da Carlo<br />

Ebanista, è incentrato sulle cavità artificiali (cantine, riserve idriche) esistenti<br />

nel territorio <strong>di</strong> Comiziano, dove l’estrazione del tufo è tuttora praticata.<br />

La terza sezione, opera <strong>di</strong> Luigi Simonetti, è de<strong>di</strong>cata alla figura del poeta e<br />

saggista Giovanni Napolitano (1883-1955) che venne alla luce a Cumignano e<br />

visse a Gallo fino al 1923, prima <strong>di</strong> trasferirsi a Napoli, dov’è nato, tra l’altro,<br />

il figlio Giorgio, attuale presidente della Repubblica.<br />

14 ACC, In<strong>di</strong>ce delle deliberazioni del Consiglio comunale, 1861-1942, n. 418, 11 novembre 1907 («Il nome<br />

del comune è Comiziano. Ne fa menzione esplicita Gian Stefano Remon<strong>di</strong>ni nella sua Storia <strong>di</strong> Nola»).<br />

15 lEonE 1514, c. 28r («Comitianu(m)»). Non va escluso che la variante sia stata utilizzata con<br />

intento nobilitante (MarCato 1997a).<br />

16 rEMon<strong>di</strong>ni 1747, p. 255 («Cumignano, o Comiziano»).<br />

9


Si chiude in questo modo, dopo circa due millenni, lo straor<strong>di</strong>nario<br />

itinerario <strong>di</strong> conoscenza iniziato nel I secolo d.C. con la figura <strong>di</strong> un altro<br />

poeta, Nardus. La ricostruzione della storia <strong>degli</strong> antichi, <strong>di</strong>stinti centri <strong>di</strong><br />

Cumignano e Gallo, oltre ad offrire alla comunità citta<strong>di</strong>na la possibilità <strong>di</strong><br />

riscoprire le proprie origini, contribuirà certamente a rafforzare il legame che,<br />

da soli due secoli, unisce i due centri molto più <strong>di</strong> quanto abbia potuto fare<br />

la creazione del toponimo Comiziano nel 1909. Questo auspicio è ancora più<br />

sentito per la concomitanza con il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, che a<br />

Cumignano e a Gallo venne festeggiata la prima domenica <strong>di</strong> giugno del 1861<br />

con la <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> pane, vino e con lo sparo <strong>di</strong> mortaretti 17 , e per la felice<br />

circostanza che da Comiziano trae origine la famiglia paterna del presidente<br />

Giorgio Napolitano.<br />

***<br />

Nel congedare questo volume esprimo la mia più sincera gratitu<strong>di</strong>ne<br />

all’Amministrazione Comunale <strong>di</strong> Comiziano e in particolare al sindaco, dott.<br />

Paolino Napolitano, e all’assessore alla Cultura e alle Politiche Sociali, dott.<br />

Pasquale Ferrara. Per l’aiuto fornito nel corso delle ricerche e della stesura del<br />

volume desidero ringraziare il parroco <strong>di</strong> Comiziano, don Aniello Marrone, la<br />

dott.ssa Antonia Solpietro, responsabile dell’Ufficio Beni Culturali della Diocesi<br />

<strong>di</strong> Nola, don Gennaro Romano, rettore del Seminario vescovile <strong>di</strong> Nola, la famiglia<br />

Albertini <strong>di</strong> Cimitile, nelle persone dell’ing. Francesco e del dott. Prospero, la<br />

prof.ssa Cecilia Ricci, l’avv. Mario Napolitano, l’arch. Rosario Clau<strong>di</strong>o La Fata,<br />

il prof. Stefano Giovanar<strong>di</strong>, Paolino Trinchese, la dott.ssa Stefania D’Amico, la<br />

dott.ssa Maria Ferriero, il dott. Pasquale Gaglione, la dott.ssa Valentina Giuliani, la<br />

dott.ssa Anna Naclerio, il dott. Giandomenico Ponticelli, il dott. Andrea Rivellino,<br />

il dott. Raffaele Iesu e i <strong>di</strong>pendenti del Comune <strong>di</strong> Comiziano Anna Antonietta<br />

Alfieri, Carmine Dell’Anno, Nella Ercole e l’ing. Franco Giuseppe Nappi. Per<br />

il materiale grafico e fotografico messo gentilmente a <strong>di</strong>sposizione ringrazio<br />

Leonardo Avella, il geom. Giuseppe Camerino, Michelina Del Litto, l’arch.<br />

Antonio Iavarone, il dott. Rodolfo Rubino, l’arch. Emid<strong>di</strong>o Santorelli, l’arch.<br />

Umberto Sibilla e Caterina Stefanile.<br />

17 ACC, Deliberazioni del Decurionato, 1853-1861, 24 agosto 1861, ff. 248r-249v.<br />

10


1. Nascita e sviluppo <strong>degli</strong> inse<strong>di</strong>amenti<br />

1.1. Dall’antichità all’età moderna<br />

Carlo Ebanista<br />

1.1.1. Testimonianze archeologiche <strong>di</strong> età romana<br />

Circondato dai monti <strong>di</strong> Avella e dal massiccio del Fellino, il territorio<br />

comunale <strong>di</strong> Comiziano (fig. 1) si estende, per una superficie <strong>di</strong> 2,43 kmq e<br />

con un’altitu<strong>di</strong>ne me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 73 m sul livello del mare, a nord-est <strong>di</strong> Nola, in<br />

provincia <strong>di</strong> Napoli 1 , da cui <strong>di</strong>sta circa 30 km. Confina a nord con Cicciano, ad<br />

ovest con Camposano e Cimitile, a sud con Casamarciano e ad est con Tufino.<br />

Il comprensorio ricade nella porzione nord-orientale dell’ager Nolanus che,<br />

in età sillana, venne interessato dalla centuriazione, orientata secondo i punti<br />

car<strong>di</strong>nali (N-0° 40’ W) 2 . Le testimonianze archeologiche <strong>di</strong> età romana sono<br />

rappresentate da due statue marmoree e da un’epigrafe che nel 1747, come<br />

ricorda Remon<strong>di</strong>ni, erano murate a Gallo nel portale del ‘palazzo baronale’ 3 , sul<br />

lato prospiciente il giar<strong>di</strong>no 4 . Le due sculture «in abito Senatorio» apparivano<br />

«dal tempo maltrattate» ed erano dotate <strong>di</strong> pie<strong>di</strong>stallo; quello che sosteneva la<br />

statua «a man sinistra» inglobava l’iscrizione in versi del poeta Nardus 5 (figg.<br />

2, 21). Tra il 1747 e il 1757 l’epigrafe (riCCi, infra, pp. 73-74) venne trasferita,<br />

su iniziativa dello stesso Remon<strong>di</strong>ni, nel seminario <strong>di</strong> Nola 6 , dov’è tuttora<br />

conservata, affissa alla parete del corridoio al piano terra, a sinistra dell’ingresso.<br />

1 d’agostino (a cura <strong>di</strong>) 2007, p. 324.<br />

2 Castagnoli 1956, pp. 374-376, tav. III; Capolongo 1979, p. 50, figg. 3-4; ChouquEr-ClavEl<br />

lévéquE-Favory-vallat 1987, pp. 209-210, fig. 72; soMMElla 1991, p. 188.<br />

3 rEMon<strong>di</strong>ni 1747, p. 255.<br />

4 rEMon<strong>di</strong>ni 1757, p. 581 («nel giar<strong>di</strong>no <strong>di</strong> Gallo»).<br />

5 rEMon<strong>di</strong>ni 1747, p. 255 («ci tratteremo un poco in Gallo, ove alla porta del baronal palazzo vedrem<br />

due statue <strong>di</strong> marmo antichissime in abito Senatorio, e molto dal tempo maltrattate, e nel piedestallo <strong>di</strong><br />

quella, che vi s’incontra a man sinistra fabbricata una lapida marmorea, in cui <strong>di</strong> bellissimo rotondo, e<br />

maggior carattere è l’iscrizion <strong>di</strong> Nardo Poeta verosimilmente Nolano, o <strong>di</strong> qualcheduno <strong>di</strong> questi Casali<br />

’ntorno, e celebre presso il Grutero alla pag. MCXVIII. e presso il Sirmondo, che la suppongono in<br />

Nola»).<br />

6 rEMon<strong>di</strong>ni 1757, n. XXVII («NARDVS | POETA | PVDENS | HOC | TEGITVR |<br />

TVMVLO»).<br />

11


Fig. 1. Tavola IGM, foglio 185 IV N.O. Nola (1956), particolare.<br />

A seguito della rimozione, l’eru<strong>di</strong>to poté leggere la S finale della parola Nardus<br />

che, fino ad allora, era rimasta coperta dalla calce, tanto che egli stesso, in<br />

un primo momento, vi aveva letto Nardu 7 . Mommsen, che nel corso del suo<br />

7 rEMon<strong>di</strong>ni 1757, p. 581 («Eravi stato insino allora da tutti, e letto fuvvi anche da noi nella I. linea<br />

NARDV. si perchè così sembrava, che richiedesse il verso, e sì perchè fino a tanto, che restò nel giar<strong>di</strong>no<br />

<strong>di</strong> Gallo fabbricata in una base, l’ultima S. perchè totalmente coperta dalla calce affatto non appariva.<br />

Or però che <strong>di</strong> là tolta, e ripulita si è potuta comodamente osservare, sebben’il marmo, è un poco rotto<br />

in quest’angolo, siccome lo è parimente nell’altro, ove manca picciola porzione della prim’asta della N.<br />

pur per la grandezza de’ caratteri, che son de’ più larghi, e riton<strong>di</strong>, vi si scorge chiarissimamente più<br />

12


Fig. 2. Nola, seminario vescovile. Particolare dell’iscrizione del poeta Nardus già conservata a Gallo.<br />

esame autoptico non rilevò la presenza della S finale al primo rigo perché forse<br />

ancora una volta coperta dall’intonaco, escluse la possibilità che si trattasse <strong>di</strong><br />

Lucius Valerius Pudens, il tre<strong>di</strong>cenne originario <strong>di</strong> Histonium (o<strong>di</strong>erna Vasto) che<br />

nel 106 d.C. ottenne una vittoria al certamen Capitolinum nella sezione <strong>di</strong> poesia<br />

latina 8 . Sarebbe interessante sapere <strong>di</strong> più sulla figura <strong>di</strong> Nardus che Remon<strong>di</strong>ni<br />

definiva «verosimilmente Nolano, o <strong>di</strong> qualcheduno <strong>di</strong> questi Casali ‘ntorno» 9<br />

e che, stando all’epigrafe, visse nell’ambito del I secolo d.C. (riCCi, infra, p.<br />

74), piuttosto che nella tarda età repubblicana, com’è stato ancora <strong>di</strong> recente<br />

sostenuto 10 . Segnalata per la prima volta dal Sirmon<strong>di</strong> e poi da Gruter 11 ,<br />

della metà della S. e vi si conosce ad evidenza esservi stato scritto tutto intiero NARDVS»), iscrizione n.<br />

XXVII («NARDVS | POETA | PVDENS | HOC | TEGITVR | TVMVLO»). Cfr. rEMon<strong>di</strong>ni 1747,<br />

p. 255, iscrizione n. CXXII («NARDV | POETA | PVDENS | HOC | TEGITVR | TVMVLO»).<br />

8 CIL, X, p. 149, n. 1284.<br />

9 rEMon<strong>di</strong>ni 1747, p. 255.<br />

10 suErbauM 2007, p. 95, nota 19.<br />

11 CIL, X, p. 149, n. 1284.<br />

13


Fig. 3. Frammento <strong>di</strong> rilievo marmoreo già murato<br />

in un e<strong>di</strong>ficio <strong>di</strong> Gallo.<br />

14<br />

l’iscrizione potrebbe essere stata<br />

reimpiegata, insieme ad altri marmi,<br />

per creare una base alla scultura, in<br />

occasione della sua sistemazione<br />

nel ‘palazzo baronale’ <strong>di</strong> Gallo. Non<br />

va escluso, però, che l’epigrafe fosse<br />

connessa sin dall’origine alla statua<br />

che, in questo caso, apparterrebbe<br />

al monumento funerario <strong>di</strong> Nardus,<br />

così com’è documentato, tanto per<br />

rimanere in area nolana, per le due<br />

sculture provenienti da Cicciano 12<br />

e ora conservate al Museo Storico<br />

Archeologico <strong>di</strong> Nola.<br />

Nel 1747, «<strong>di</strong>rimpetto» al portale<br />

in cui erano murate le statue e<br />

l’iscrizione, «nell’ultima muraglia del<br />

giar<strong>di</strong>no», Remon<strong>di</strong>ni segnalava la<br />

presenza <strong>di</strong> un sarcofago marmoreo<br />

che era stato rinvenuto, alcuni anni<br />

prima, nel corso <strong>di</strong> uno scavo nella<br />

vicina Cimitile; il manufatto, <strong>di</strong><br />

gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni, era decorato<br />

in «chiascheduna delle quattro sue<br />

bande con varj geroglifici <strong>di</strong> grifi, e teste <strong>di</strong> toro coronate, <strong>di</strong> Puttini, fron<strong>di</strong>, e<br />

frutta, ed imprese militari <strong>di</strong> varie sorte con basso rilievo scolpito» e recava «un<br />

gran coperchio parimente <strong>di</strong> un pezzo alzato a foggia <strong>di</strong> tetto, e similmente<br />

intagliato», ma privo <strong>di</strong> iscrizione 13 . Sarebbe interessante appurare se il<br />

sarcofago proveniva dalla necropoli sulla quale, a partire dal IV secolo d.C.,<br />

sorse il santuario martiriale <strong>di</strong> S. Felice, reso celebre dalla figura <strong>di</strong> Paolino <strong>di</strong><br />

Nola e nucleo generatore dell’abitato <strong>di</strong> Cimitile 14 . Nel santuario, non a caso,<br />

si conservano tuttora due pregevoli sarcofagi marmorei del III secolo d.C.<br />

12<br />

MusCo 1934, p. 211; Capolongo 1976, p. 51, figg. 15-16; saMpaolo 1987, p. 122; avElla 1998a,<br />

p. 1272, fig. 2293.<br />

13<br />

rEMon<strong>di</strong>ni 1747, p. 255 («E <strong>di</strong>rimpetto alla porta nell’ultima muraglia del giar<strong>di</strong>no è un nobilissimo<br />

sepolcro in un pezzo <strong>di</strong> marmo <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>naria grandezza incavato, ed in chiascheduna delle quattro<br />

sue bande con varj geroglifici <strong>di</strong> grifi, e teste <strong>di</strong> toro coronate, <strong>di</strong> Puttini, fron<strong>di</strong>, e frutta, ed imprese<br />

militari <strong>di</strong> varie sorte con basso rilievo scolpito, che fu cavato, non son molti anni, <strong>di</strong> sotterra nel vicino<br />

Casal <strong>di</strong> Cimitile, e quà trasferito, con un gran coperchio parimente <strong>di</strong> un pezzo alzato a foggia <strong>di</strong> tetto,<br />

e similmente intagliato; ma perchè non evvi iscrizione, non si può saper l’illustre Capitano, che vi fu<br />

seppellito»).<br />

14 Per la necropoli cfr. Ebanista 2003, pp. 49-111; Ebanista 2007a.


affiguranti rispettivamente il mito <strong>di</strong> En<strong>di</strong>mione e quello <strong>di</strong> Persefone 15 .<br />

La circostanza che nel 1802, a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> un cinquantennio circa dall’avvenuta<br />

rimozione dell’epigrafe <strong>di</strong> Nardus, Lorenzo Giustiniani la segnalava ancora al<br />

suo posto a Gallo, insieme alle due statue e al sarcofago 16 , suggerisce che lo<br />

stu<strong>di</strong>oso non effettuò un controllo autoptico, ma si basò sulla testimonianza<br />

<strong>di</strong> Remon<strong>di</strong>ni del 1747. Non possiamo, quin<strong>di</strong>, essere certi che le sculture e<br />

il sarcofago nel 1802 fossero ancora nel ‘palazzo baronale’ <strong>di</strong> Gallo. La loro<br />

scomparsa, invece, è sicuramente anteriore al 1934, allorché dell’e<strong>di</strong>ficio si<br />

erano perse finanche le tracce 17 . Negli anni Sessanta del Novecento, in un<br />

fabbricato situato <strong>di</strong> fronte alla chiesa <strong>di</strong> S. Nicola a Gallo, era murato un<br />

frammento <strong>di</strong> marmo (fig. 3), oggi non più reperibile, che è stato identificato<br />

come parte <strong>di</strong> una statua romana 18 .<br />

1.1.2. Cumignano<br />

In mancanza <strong>di</strong> testimonianze scritte e/o archeologiche <strong>di</strong> età tardoantica e<br />

altome<strong>di</strong>evale, la nascita <strong>degli</strong> inse<strong>di</strong>amenti <strong>di</strong> Cumignano e Gallo nel territorio<br />

dell’attuale comune <strong>di</strong> Comiziano può essere solo genericamente assegnata ad<br />

un’epoca anteriore alla metà del XII secolo.<br />

Nel 1154 Aymo de Molyno, signore del castello <strong>di</strong> Cicala, offrì all’abbazia <strong>di</strong><br />

Montevergine un pezzo <strong>di</strong> terra qui videtur esse propinque vico qui vocatur Cuminiano<br />

in loco ubi <strong>di</strong>citur Alarbusto Domnicu 19 ; il podere era delimitato ad est e a sud da<br />

pubbliche strade (viis puplicibus), ad ovest dalla terra <strong>di</strong> Guglielmo Carbone<br />

e a nord dai terreni del fu Stefano de Visantia, del fu Martyno Spiczionum e <strong>di</strong><br />

Pietro de Ysu. Stando alla testimonianza della cartula offertionis, nel 1154 il vicus<br />

(villaggio) <strong>di</strong> Cuminiano doveva comprendere <strong>di</strong>versi loci (ossia località), uno<br />

dei quali era denominato Alarbusto Domnicu con un evidente riferimento ad<br />

una proprietà signorile 20 . Due documenti della seconda metà del XII secolo<br />

15 Ebanista 2003, pp. 64-68, figg. 12-13; Ebanista 2007a, p. 64, fig. 4.<br />

16 giustiniani 1802b, pp. 41-42 («Nella porta del palazzo baronale sono due statue <strong>di</strong> marmo<br />

antichissime in abito senatorio, e molto dal tempo maltrattate, e nel pie<strong>di</strong>stallo <strong>di</strong> quella a dritta vi è<br />

questa iscrizione: NARDU | POETA | PUDENS | HOC | TEGITUR | TUMULO. Il Grutero, il<br />

Sirmondo la credono esistente in Nola [...]. Evvi ancora un bellissimo sepolcro, che vi fu trasportato<br />

dall’altro casale <strong>di</strong> Cimitile, e viene menzionato dall’eru<strong>di</strong>to Remon<strong>di</strong>ni»).<br />

17 MusCo 1934, p. 215 («un palazzo baronale, del quale parla il Remon<strong>di</strong>ni, e che ora non si saprebbe<br />

ben precisare dove sorgesse. Alle porte <strong>di</strong> tal palazzo vi erano due statue <strong>di</strong> marmo in abito senatorio<br />

e <strong>di</strong>rute, e nel pie<strong>di</strong>stallo <strong>di</strong> una <strong>di</strong> questa v’era incastrata una lapide marmorea <strong>di</strong> Nardo poeta, forse<br />

nolano o dei <strong>di</strong>ntorni: Nardu | pöeta | prudens| hoc | tegitur | tumulo. Così il menzionato storico»).<br />

18 avElla 1998b, p. 1439, fig. 2598.<br />

19 TropEano 1980, pp. 97-98, doc. 327; cfr. Catalogus Baronum. Commentario, p. 257, n. 892.<br />

20 Non va escluso che il microtoponimo Alarbusto Domnicu corrisponda alla località Arbusto<br />

15


icordano, però, l’inse<strong>di</strong>amento come un locus. Nel 1170 Roberto Francesco,<br />

milite del castello <strong>di</strong> Cicala, concesse in affitto perpetuo a Martino de loco<br />

Cumminnano un terreno, situato nella località Petra Amicabile, con l’obbligo, tra<br />

l’altro, <strong>di</strong> coltivarlo, <strong>di</strong> piantarvi viti e altri alberi e <strong>di</strong> corrispondergli metà dei<br />

frutti; la sud<strong>di</strong>visione dei beni, qualora Martino avesse provveduto a costruire<br />

un’aia e un palmento, sarebbe avvenuta in quel luogo, altrimenti presso l’aia e<br />

il palmento che Roberto possedeva apud Cumminnano 21 . Una cartula ven<strong>di</strong>tionis<br />

del 1192, pervenutaci in copia autentica del 1233, attesta che Guglielmo, figlio<br />

del fu Benedetto de loco Cumignano, alienò alla chiesa <strong>di</strong> S. Maria del Plesco,<br />

<strong>di</strong>pendenza dell’abbazia <strong>di</strong> Montevergine, un podere in loco ubi <strong>di</strong>citur ad<br />

Auranum, i cui confini erano delimitati ad est dalla terra <strong>di</strong> Pietro vicecomitis<br />

de Cumignano e <strong>di</strong> suo fratello, ad ovest dalla via publica, a sud dal terreno <strong>di</strong><br />

Roberto de domno Girardo e a nord dalla terra <strong>di</strong> Ma<strong>di</strong>o de Pagano de Cumignano 22 .<br />

Gli stretti rapporti che gli abitanti intrattenevano con il monastero verginiano<br />

emergono anche dal documento del 30 novembre 1275, nel quale Maria de<br />

Gregorio, moglie <strong>di</strong> Alferio <strong>di</strong> Cumignano, e sua sorella Cassandra, coniugata<br />

a Giovanni de Abundo <strong>di</strong> Gallo, <strong>di</strong>chiarano <strong>di</strong> avere a censo dal cenobio un<br />

tenimento a Casamarciano 23 .<br />

Nonostante l’oscillazione della grafia (Cuminiano/Cumminnano/Cumignano) 24 ,<br />

si evince chiaramente che il toponimo è un pre<strong>di</strong>ale, derivato, con buona<br />

probabilità, dal personale latino Cominius con il suffisso aggettivale -anus 25 . La<br />

presenza <strong>di</strong> numerosi pre<strong>di</strong>ali nell’ager Nolanus (Faibano, Cutignano, Cicciano,<br />

Risigliano, Visciano, Saviano, Marigliano, Brusciano, Pomigliano, Ottaviano,<br />

ecc.) 26 esclude le altre fantasiose etimologie che sono state proposte per<br />

menzionata in un documento del 1180 nel quale si fa riferimento alle chiese <strong>di</strong> S. Nicola e S. Barbara,<br />

entrambe ricadenti nell’attuale territorio <strong>di</strong> Gallo; la chiesa <strong>di</strong> S. Barbara de Arbusto, ancora esistente nel<br />

1308-1310, andò in rovina anteriormente al 1551 (Ebanista, infra, pp. 114-115).<br />

21 TropEano 1982, pp. 63-66, doc. 517.<br />

22 TropEano 1985, pp. 224-226, doc. 866.<br />

23 MongElli (a cura <strong>di</strong>) 1957, p. 100, doc. 2291.<br />

24 Le varianti grafiche sono ben documentate, tra l’altro, dalle annotazioni registrate nelle carte<br />

dell’abbazia <strong>di</strong> Montevergine. Sul retro della cartula offertionis del 1154, ad esempio, il vicus nel Duecento<br />

venne registrato come Cuminiano, mentre nel XVII secolo come Cumignano; nel Vecchio Inventario<br />

quattrocentesco dell’archivio verginiano compare, invece, la forma Comignyano (TropEano 1980, p. 97).<br />

25 FlEChia 1874-75, p. 103 (in riferimento, però, all’omonimo centro abruzzese); MarCato 1997a;<br />

per la presenza della gens Cominia nell’area <strong>di</strong> Nola cfr. giordano 1956, pp. 10-11. Il toponimo è presente<br />

anche in Italia settentrionale e centrale: in provincia <strong>di</strong> Cremona sorge il comune <strong>di</strong> Cumignano sul<br />

Naviglio (zuCCagni-orlan<strong>di</strong>ni 1861, p. 479), mentre nell’Astigiano, tra Antignano e Celle Enomondo,<br />

è documentata una località Cumignano, oggi scomparsa (rossEbastiano 1997); una frazione del comune<br />

<strong>di</strong> Cortino, in provincia <strong>di</strong> Teramo, è denominata Comignano (saCCo 1795, pp. 339-340; giustiniani<br />

1802a, p. 102).<br />

26 riCCiar<strong>di</strong> 1893, p. 10; Capolongo 1976, p. 54; Capolongo 1979, pp. 56-58.<br />

16


l’origine del nostro toponimo 27 . Se si eccettua la forma Camugnano, dovuta<br />

molto probabilmente ad un errore <strong>di</strong> registrazione nelle rationes decimarum<br />

del 1324 28 , dal XIII secolo l’inse<strong>di</strong>amento viene perlopiù registrato come<br />

Cumignano e menzionato come uno dei casali della contea <strong>di</strong> Nola 29 . Un<br />

documento del 1366 attesta, ad esempio, che il defunto Riccardo de Ogento<br />

del casale <strong>di</strong> Cumignano aveva in concessione dalla frateria della cattedrale<br />

<strong>di</strong> Nola una terra nel casale Fellino, in località Campo 30 . Il 4 febbraio 1367<br />

(o 1366) il capitolo della cattedrale nolana concesse per <strong>di</strong>eci anni a Cubello<br />

d’Alfiero una terra al canone annuo <strong>di</strong> 27 tarì e due stalle, site in località San<br />

Benedetto nel casale <strong>di</strong> Cumignano, che confinavano con i feu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Camposano<br />

e Cumignano 31 . La prima notizia del feudo <strong>di</strong> Cumignano è contenuta in un<br />

documento della cancelleria angioina del 1306 32 . Nel 1757 Remon<strong>di</strong>ni ricorda<br />

un Ciro Mastrilli, signore <strong>di</strong> Cumignano e <strong>di</strong> Selice, nella seconda metà del<br />

XV secolo, al tempo <strong>di</strong> re Ferrante I d’Aragona 33 . Nel Ragguaglio della famiglia<br />

Mastrilli, un manoscritto del 1767 recentemente pubblicato 34 , il riferimento al<br />

feudo <strong>di</strong> Cumignano e Ponteselice si rinviene, invece, nella biografia <strong>di</strong> Ciro<br />

Mastrilli che si spense, senza ere<strong>di</strong>, nel 1706: alla sua morte, «non trovandosi<br />

successore in Feudabilibus [...], si devolsero al Fisco i due feu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Comignano e<br />

Ponteselice, che egli possedeva come rappresentante la linea del primogenito»<br />

e che erano stati acquistati da Antonio Mastrilli al tempo <strong>di</strong> Alfonso d’Aragona;<br />

a seguito della devoluzione, il feudo, che era «un aggregato <strong>di</strong> territorii feudali<br />

27 MusCo 1934, p. 215 («Nella tavola del Capasso c’è un Colimianum donde può esser derivato<br />

Comilianum ed in<strong>di</strong> Comignanum, a meno che non si voglia far risalire la denominazione al latino cominia,<br />

specie <strong>di</strong> oliva, e quin<strong>di</strong> Cumignano starebbe a significare “oliveto <strong>di</strong> una speciale qualità <strong>di</strong> olive”.<br />

Il Remon<strong>di</strong>ni nomina in<strong>di</strong>fferentemente Cumignano o Comiziano, ed allora Comiziano dev’essere<br />

nient’altro che un’alterazione posteriore <strong>di</strong> Cumignano giacchè sembra un po’ avventato opinare che sia<br />

stato chiamato così perchè vi si riunivano gli antichi Cavalieri <strong>di</strong> Malta (comites) della vicina Cicciano»).<br />

28 inguanEz-MattEi CErasoli-sElla (a cura <strong>di</strong>) 1942, p. 305, n. 4363.<br />

29 Il casale <strong>di</strong> Cumignano è menzionato in due documenti della cancelleria angioina del 1309 e 1369<br />

(vinCEnti 1897, p. 28, nota 4: «Reg. ang. 1309. In. 192. fol. 93 e reg. ang. 1369 B. fol. 45»).<br />

30 buonaguro 1997, pp. 84-85, doc. 254.<br />

31 Capolongo 1991a, p. 69, doc. 124; buonaguro 1997, p. 85, doc. 255. La località San Benedetto<br />

(fig. 12), che è menzionata tra l’altro in un documento del 1639 (avElla 1977, p. 36; avElla 2000, pp.<br />

56-59), si trova a sud dell’abitato <strong>di</strong> Comiziano (tavola IGM, foglio 185 IV N.O. Nola, levata 1896; cfr.<br />

avElla 1998b, p. 1426, fig. 2575).<br />

32 vinCEnti 1897, p. 31, nota 8 («Reg. ang. 1306 I. f. 93»).<br />

33 L’eru<strong>di</strong>to menziona una lettera in<strong>di</strong>rizzata il 18 marzo 1489 da re Ferrante I d’Aragona a Ciro<br />

Mastrilli, il cui «originale», ai suoi tempi, si conservava «in Nola nel protocollo <strong>di</strong> Notar Taddeo Zuppino<br />

del MDCXLI. fogl. 121» (rEMon<strong>di</strong>ni 1757, p. 193; da cui <strong>di</strong>pende MusCo 1934, p. 115). Non va escluso<br />

che possa trattarsi dei «feu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Camignano, & Silva in pertinenze della Città <strong>di</strong> Nola», per i quali nel 1669<br />

Bartolomeo Mastrilli versava una tassa <strong>di</strong> 10 ducati (Nova situatione, p. 143).<br />

34 Il manoscritto, redatto nel 1767, presenta aggiunte sino agli inizi dell’Ottocento (CariFi 2000, p.<br />

8).<br />

17


nel ristretto; e giuris<strong>di</strong>zione del Casale <strong>di</strong> Comignano», venne acquistato da<br />

Giovanni Mastrilli, duca <strong>di</strong> Marigliano 35 .<br />

L’oscillazione della grafia tra Cumignano e Comignano è attestata a partire<br />

dal Cinquecento; ad esempio, nel cabreo della commenda gerosolimitana <strong>di</strong><br />

Cicciano redatto nel 1515 sono citati Raimondo de Moscha de casali Cumignanj 36<br />

ovvero de Comignano 37 , Vincenzo De Penta de Comignano 38 , Vincentius e Valentius<br />

De Sectenbro de casali Cumignanj 39 e Andrea De Sectenbro de casale Cumignanj 40 .<br />

Nello stesso documento Iohannes De Alpherio de casali Cumignanj <strong>di</strong>chiarava <strong>di</strong><br />

possedere una terra sita in <strong>di</strong>cto casalj che confinava, tra l’altro, con una terricellam<br />

<strong>di</strong> sua proprietà red<strong>di</strong>tiam pheudo de Gallo 41 . La forma Cumignanj compare anche<br />

nel privilegio <strong>di</strong> regio demanio concesso nel 1529 alla città <strong>di</strong> Nola dal viceré<br />

Filiberto de Chalons, principe <strong>di</strong> Oranges, a seguito della ribellione del conte<br />

Enrico Orsini 42 . Ad un refuso è dovuta molto probabilmente la variante<br />

Camagnani attestata nell’atto con il quale l’anno seguente il già citato Raymundo<br />

de Mosca cedette a Gentile Albertini la gabella della carne della città <strong>di</strong> Nola 43 .<br />

Nella Numerazione <strong>di</strong> fuochi dell’<strong>Università</strong> <strong>di</strong> Nola e Casali in provincia <strong>di</strong> Terra <strong>di</strong><br />

Lavoro del 1563 compare la forma Comignano 44 , mentre negli atti delle visite<br />

pastorali effettuate dal vescovo <strong>di</strong> Nola nel 1551 e 1586 ricorre la consueta<br />

forma Cumignano 45 .<br />

A partire dalla seconda metà del XVI secolo troviamo interessanti<br />

riferimenti al numero <strong>degli</strong> abitanti del casale: Cumignano nel 1563 contava<br />

24 fuochi 46 , nel 1648 ne annoverava 45½, nel 1669 soltanto 34 47 e nel 1732<br />

35 Giovanni acquistò il «feudo rustico <strong>di</strong> Comignano, cioè <strong>di</strong> alcuni terreni feudali siti nel tenimento<br />

dello stesso nome <strong>di</strong> Comignano, come dal regio assenso spe<strong>di</strong>to a dì 9 Febbraio 1726 che nell’archivio <strong>di</strong><br />

Casa Marigliano conservasi, e ben sensato fu questo acquisto per essere stato il medesimo antichissimo<br />

feudo della famiglia, decaduto poi in questi tempi al Fisco da cui stimò <strong>di</strong> farne ricupero il Duca<br />

Giovanni» (CariFi 2000, pp. 32-33, 45).<br />

36 Capolongo 1991b, p. 122, n. 23.086.<br />

37 Capolongo 1991b, p. 136, n. 23.207.<br />

38 Capolongo 1991b, p. 246, n. 30.062.<br />

39 Capolongo 1991b, p. 247, n. 30.067.<br />

40 Capolongo 1991b, p. 247, n. 30.069.<br />

41 Capolongo 1991b, p. 245, n. 30.052.<br />

42 vinCEnti 1897, p. 75, nota 1<br />

43 AAC, fasc. 4/5 (Raymundo de Mosca de casali Camagnani).<br />

44 ASN, Fuochi frammenti, fascicolo 318, Numerazione <strong>di</strong> fuochi dell’<strong>Università</strong> <strong>di</strong> Nola e Casali in provincia<br />

<strong>di</strong> Terra <strong>di</strong> Lavoro, ff. 3r, 6r.<br />

45 ASDN, Sante Visite, I, a. 1551, f. 214r; VI, a. 1586, f. 287v.<br />

46 ASN, Fuochi frammenti, fascicolo 318, Numerazione <strong>di</strong> fuochi dell’<strong>Università</strong> <strong>di</strong> Nola e Casali in provincia<br />

<strong>di</strong> Terra <strong>di</strong> Lavoro, f. 6r; al dato sembra rinviare Spampanato, allorché riferisce che nel 1563 si contavano<br />

meno <strong>di</strong> 50 fuochi (spaMpanato 1921, p. 46, nota 3).<br />

47 Nova situatione, p. 20; giustiniani 1802a, p. 101 («La tassa del 1648 fu <strong>di</strong> fuochi 45½, e del 1669<br />

<strong>di</strong> 34»).<br />

18


en 56 48 . Se si accoglie l’equivalenza <strong>di</strong> 4 o 4,5 persone per ciascun fuoco 49 , la<br />

popolazione doveva essere costituita da 96/108 persone nel 1563, da 182/205<br />

in<strong>di</strong>vidui nel 1648, da 136/153 abitanti nel 1669 e da 224/252 residenti<br />

nel 1732 50 ; il calcolo è atten<strong>di</strong>bile dal momento che nel 1615 51 e 1630 52 la<br />

parrocchia <strong>di</strong> Cumignano contava 200 fedeli. Il calo demografico tra la<br />

numerazione dei fuochi del 1648 e quella del 1669 è chiaramente connesso<br />

alla peste del 1656 53 . Intanto il 1° agosto 1640 il viceré Raniero Gusman, duca<br />

<strong>di</strong> Me<strong>di</strong>na, in nome del re <strong>di</strong> Spagna Filippo IV, aveva venduto Cumignano,<br />

insieme ad altri quin<strong>di</strong>ci casali <strong>di</strong> Nola tra cui Gallo, al re <strong>di</strong> Polonia, La<strong>di</strong>slao<br />

Sigismondo, che, due anni dopo, lo aveva ceduto a Diomede Carafa, duca <strong>di</strong><br />

Maddaloni, il quale, a sua volta, nel 1643 lo aveva alienato a Giulio Mastrilli,<br />

futuro duca <strong>di</strong> Marigliano 54 . Nel territorio <strong>di</strong> Cumignano, che appartenne alla<br />

famiglia Mastrilli fino all’eversione della feudalità nel 1806 55 , ricadevano alcuni<br />

terreni che erano posseduti, a titolo feudale, da membri della stessa casata o<br />

da altri aristocratici 56 . Tra la fine del XVIII secolo e gli inizi del successivo,<br />

allorché oltre alle forme Comignano e Cumignano è attestata anche la variante<br />

Comigliano 57 , la popolazione si aggirava intorno ai 600 in<strong>di</strong>vidui 58 .<br />

Nel 1748 l’inse<strong>di</strong>amento risultava articolato in sei nuclei abitativi: la Piazza 59 ,<br />

48 barbagallo dE <strong>di</strong>vitiis (a cura <strong>di</strong>) 1977, p. 24.<br />

49 barbagallo dE <strong>di</strong>vitiis (a cura <strong>di</strong>) 1977, p. 9.<br />

50 Cfr. MaEsE 1994, tabella 1.<br />

51 ASDN, Sante Visite, VIII, f. 125r, a. 1615. Cfr. MaEsE 1994, p. 102, nota 21.<br />

52 ASDN, Sante Visite, XII, a. 1630, f. 329r.<br />

53 Poiché nel libro parrocchiale del 1646-1684 la registrazione dei defunti s’interrompe con il 1654<br />

per poi riprendere dal 1660 (ASDN, Libro dei morti <strong>di</strong> Cumignano (1646-1684), 222), non è possibile<br />

calcolare il numero dei decessi causati dalla peste.<br />

54 riCCiar<strong>di</strong> 1893, p. 175; MusCo 1934, p. 150, nota 2 (l’Autore rinvia al «Quinternione dei feu<strong>di</strong>, Repert.<br />

III» conservato all’Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Napoli); avElla 1977, p. 20, nota 9 (con rinvio al «Quinternione<br />

97, fol. 208, dell’Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Napoli»); avElla 2000, pp. 19, 22-23. I casali nel 1640 furono<br />

venduti al prezzo <strong>di</strong> 45 ducati per fuoco (AAC, fascio 80/1, copia dell’atto <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta redatta il 22 maggio<br />

1699, f. 239v).<br />

55 giustiniani 1802a, p. 101.<br />

56 Nel 1748, ad esempio, Mario Mastrilli, conte <strong>di</strong> Roccarainola e «signore utile» della terra <strong>di</strong><br />

Comignano, possedeva - come beni feudali - alcuni terreni, mentre Giuseppe Albertini, principe <strong>di</strong><br />

Cimitile, <strong>di</strong>sponeva, a titolo feudale, <strong>di</strong> un podere in località Pizzone (ASN, Catasto Onciario <strong>di</strong> Cumignano<br />

1748, b. 937, ff. 84r-v).<br />

57 giustiniani 1802a, p. 101.<br />

58 saCCo 1795, p. 339 («Il numero finalmente de’ suoi abitanti ascende a seicento sotto la cura<br />

spirituale d’un Parroco»); giustiniani 1802a, p. 101 (il casale è «abitato da circa 600 in<strong>di</strong>vidui»); contra:<br />

alFano 1795, p. 14 che, forse per un banale refuso, registra la presenza <strong>di</strong> 1628 persone.<br />

59 ASN, Catasto Onciario <strong>di</strong> Cumignano 1748, b. 937, ff. 22v, 25r, 41r, 46r, 48r, 61r, 63r, 65r.<br />

19


Fig. 4. Museo Diocesano <strong>di</strong> Nola, Veduta della <strong>di</strong>ocesi nolana confinante con do<strong>di</strong>ci mitre, particolare con<br />

Cumignano, Gallo e gli altri casali a nord <strong>di</strong> Nola.<br />

Capocasale 60 , Casa Russo 61 , Casa Santoriello 62 , La Cisterna 63 e Casa Prevete 64 ; nell’area<br />

rurale, oltre ai microtoponimi documentati sin dal me<strong>di</strong>oevo, sono attestati<br />

il luogo detto la via della Schiava 65 e quello denominato la via <strong>di</strong> Gallo 66 . Per<br />

quanto riguarda la configurazione dell’abitato, dobbiamo attendere la fine del<br />

XVIII secolo per avere le prime rappresentazioni cartografiche <strong>di</strong> dettaglio. In<br />

precedenza, infatti, sono attestate soltanto delle vignette prive <strong>di</strong> riferimenti<br />

reali; mi riferisco, ad esempio, all’immagine <strong>di</strong> Cumignano (fig. 4) raffigurata<br />

60 ASN, Catasto Onciario <strong>di</strong> Cumignano 1748, b. 937, ff. 20v, 25r, 30r, 32r, 37v, 43r, 48v, 53r, 65r, 69v.<br />

61 ASN, Catasto Onciario <strong>di</strong> Cumignano 1748, b. 937, ff. 18r, 26r, 28v, 35r, 53r, 62v.<br />

62 ASN, Catasto Onciario <strong>di</strong> Cumignano 1748, b. 937, ff. 31r, 33v, 38r, 47v, 49r, 51v.<br />

63 ASN, Catasto Onciario <strong>di</strong> Cumignano 1748, b. 937, ff. 39r, 42r.<br />

64 ASN, Catasto Onciario <strong>di</strong> Cumignano 1748, b. 937, f. 45r.<br />

65 ASN, Catasto Onciario <strong>di</strong> Cumignano 1748, b. 937, f. 62r.<br />

66 ASN, Catasto Onciario <strong>di</strong> Cumignano 1748, b. 937, f. 66r.<br />

20


Fig. 5. G.A. Rizzi Zannoni, Atlante geografico del Regno <strong>di</strong> Napoli (1794), f. 14, particolare con Cumignano<br />

e Gallo.<br />

nella Veduta della <strong>di</strong>ocesi nolana confinante con do<strong>di</strong>ci mitre <strong>di</strong>pinta, nella seconda<br />

metà del XVIII secolo, sul modello della stampa (Prospettiva della <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong><br />

Nola) pubblicata da Remon<strong>di</strong>ni nel 1747 67 . Nell’Atlante geografico del Regno <strong>di</strong><br />

Napoli, e<strong>di</strong>to da Giovanni Antonio Rizzi Zannoni nel 1794, Comignano (fig.<br />

5) è rappresentato come un piccolo agglomerato <strong>di</strong> case attraversate da due<br />

strade che s’incrociano pressappoco ad angolo retto, formando uno slargo 68 ; si<br />

tratta, senza alcun dubbio, dell’attuale piazza S. Severino, dove nell’Ottocento<br />

venne e<strong>di</strong>ficata l’omonima parrocchiale, presso la chiesa <strong>di</strong> S. Maria delle<br />

Grazie (Ebanista, infra, pp. 93-103). Ancora più dettagliata, soprattutto per<br />

la presenza delle strade, è la raffigurazione <strong>di</strong> Comignano nella settecentesca<br />

Topografia d’un tratto della parte nordorientale della provincia <strong>di</strong> Napoli 69 (fig. 9). La<br />

67 La tela è conservata al Museo Diocesano <strong>di</strong> Nola; cfr. Mollo (a cura <strong>di</strong>) 1996.<br />

68 rizzi zannoni 1794, f. 14; cfr. avElla 2006, p. 172, fig. 55A-B.<br />

69 Biblioteca Nazionale <strong>di</strong> Napoli, Sez. Ma noscritti B a 19(72; cfr. avElla 2006, p. 183, fig. 64.<br />

21


strada con orientamento nord-sud (quella cioè che è raffigurata in verticale e<br />

che nella toponomastica attuale conserva la denominazione <strong>di</strong> via Capocasale,<br />

in uso sin dal 1748) corrisponde, molto probabilmente, all’arteria che nel<br />

cabreo della commenda gerosolimitana <strong>di</strong> Cicciano redatto nel 1617 è definita<br />

viam publicam per quam itur ad Comignano 70 ; l’asse viario, proveniente da Cicciano,<br />

scavalcava il torrente Gaudo grazie verosimilmente ad un ponte (oggi non<br />

più esistente) e, dopo aver attraversato Cumignano, giungeva alla Taverna della<br />

Schiava, dove, al <strong>di</strong> là del 15° miliario, si collegava alla Strada regia che arrivava<br />

da Gallo, come si riscontra anche in una carta <strong>di</strong>segnata da Domenico Scipione<br />

nel 1761 71 . L’ultimo fabbricato raffigurato nella parte sinistra (cioè ad ovest)<br />

sia dell’Atlante geografico del Regno <strong>di</strong> Napoli (fig. 5) sia della Topografia d’un tratto<br />

della parte nordorientale della provincia <strong>di</strong> Napoli (fig. 9) dovrebbe essere il palazzo<br />

Del Balzo (Ebanista, infra, pp. 138-143, figg. 22 n. 4; 69-72).<br />

1.1.3. Gallo<br />

Gallo, l’altro inse<strong>di</strong>amento me<strong>di</strong>evale ricadente nel territorio dell’attuale<br />

comune <strong>di</strong> Comiziano, è documentato a partire dal 1180 72 . In quell’anno<br />

Pietro, figlio <strong>di</strong> Ione <strong>di</strong> Castel Cicala, insieme a Marotta sua moglie, confermò<br />

a Guglielmo, priore della chiesa <strong>di</strong> S. Giorgio <strong>di</strong>pendente dall’abbazia <strong>di</strong> Cava,<br />

la donazione fatta da Eva, dal figlio Roberto e dalla suddetta Marotta, <strong>di</strong><br />

tre poderi p(ro)pe gallo et p(ro)pe arbusto in loco ubi d(icitu)r ad arictu(m): il primo<br />

confinava, tra l’altro, con una terra eccl(esi)e s(an)c(t)i nicolay, il secondo con<br />

alcuni beni della stessa chiesa e con una terra eccl(esi)e s(an)c(t)e barbare (Ebanista,<br />

infra, pp. 114-115), il terzo con altri posse<strong>di</strong>menti 73 . Due anni dopo, in una<br />

cartula oblationis conservata nell’archivio dell’abbazia <strong>di</strong> Montevergine, Gallo<br />

è menzionato come locus; il documento attesta che Pietro, figlio <strong>di</strong> Donato<br />

Car<strong>di</strong>llo de loco Gallo, aveva in affitto, insieme ad altre persone, un terreno<br />

in località Campo Cavallo 74 . Dal 1235 Gallo è, invece, ricordato anche come<br />

casale; in quell’anno, infatti, nicolaus de petra de castello cicalae e il figlio Gualterio<br />

confermarono a Giovanni Infante, figlio <strong>di</strong> Giovanni Sagnatore de loco Galli,<br />

70 Capolongo-dE riggi 2005, pp. 32, 164 n. 64.210.<br />

71 avElla 1998b, pp. 1367, 1445, figg. 2458, 2610; avElla 2006, p. 169, fig. 53.<br />

72 La località Gallo, menzionata in un documento del 959, non credo possa essere identificata con il<br />

nostro inse<strong>di</strong>amento, dal momento che è citata insieme a centri (Melito, Piscinola, Marano, Mugnano,<br />

Fuorigrotta) che sono tutti ubicati nei <strong>di</strong>ntorni <strong>di</strong> Napoli (Capasso 2008a, p. 98, doc. 105).<br />

73 ASDN, Pergamena n. 311; cfr. buonaguro 1997, p. 3, doc. 1 che, forse influenzata dall’annotazione<br />

esistente sul retro della pergamena (terra d(e) gallo ….. ubi d(icitu)r Accarictu(m)), trascrive il microtoponimo<br />

nella forma Accaratum. Per il toponimo arbusto cfr. supra, nota 20.<br />

74 TropEano 1983, pp. 323-324, doc. 693. La località Campo Cavallo è menzionata in un documento<br />

del 1639 (avElla 1977, p. 36; avElla 2000, pp. 56-59); per l’ubicazione cfr. avElla 2006, p. 159, fig. 44.<br />

22


e ai suoi ere<strong>di</strong> la metà <strong>di</strong> una corte intus casale galli, al canone annuo <strong>di</strong> mezza<br />

gallina da corrispondere a Natale 75 . Nel casale <strong>di</strong> Gallo, cui fa riferimento un<br />

documento del 1269 76 , risiedeva anche Pisciotto Citto, al quale nel 1369 la<br />

‘frateria’ della cattedrale <strong>di</strong> Nola concesse un orto sito in Nola, per un tarì e 6<br />

grani da versare annualmente per la festa <strong>di</strong> Ognissanti 77 .<br />

Dalla seconda metà del XIII secolo, intanto, il casale <strong>di</strong> Gallo risulta<br />

infeudato. Il primo intestatario è Guido de Puteolo che possedette il pheudum<br />

casalis Galli anteriormente al 25 febbraio 1271, allorché risultava già deceduto 78 ;<br />

negli anni 1293-94 apparteneva, invece, a Mattheus de Gaieta, actorum notarius<br />

della Curia angioina 79 . Nel 1346 il feudo, gravato dal servizio <strong>di</strong> un cavaliere<br />

e da una provvisione annua <strong>di</strong> 20 once d’oro da corrispondere alla Camera<br />

regia, spettava a Giovanni de Lando <strong>di</strong> Capua, miles, professore <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto<br />

civile e maestro razionale della Curia; la regina gli aveva concesso <strong>di</strong> lasciarlo<br />

integralmente al primo dei figli maschi, avuti dal secondo matrimonio 80 . Nel<br />

1515, come attesta il già citato cabreo della commenda gerosolimitana <strong>di</strong><br />

Cicciano, Iohannes De Alpherio de casali Cumignanj possedeva una terra sita in<br />

<strong>di</strong>cto casalj che confinava, tra l’altro, con una terricellam <strong>di</strong> sua proprietà red<strong>di</strong>tiam<br />

pheudo de Gallo 81 . Molto probabilmente si tratta del feudo rustico che nel<br />

1611 Giovanni Vincenzo Mariferedo alienò a Pietro Cuoco che, <strong>di</strong>eci anni<br />

dopo, lo rivendette a Giuseppe Palumbo 82 . Giuseppe Del Cappellano, nel suo<br />

manoscritto del 1668, sostiene che il feudo <strong>di</strong> Gallo sarebbe appartenuto alla<br />

famiglia Bussone; non dà, tuttavia, informazioni sull’epoca <strong>di</strong> questo presunto<br />

possesso e non cita la fonte da cui ha attinto la notizia 83 . Sappiamo, invece, che<br />

nel 1669 Cubella d’Angerio pagava una tassa <strong>di</strong> 5 ducati per «lo feudo <strong>di</strong> Gallo<br />

nel territorio <strong>di</strong> Nola» 84 , mentre nel 1754 Giovanni Battista Testa possedeva<br />

due feu<strong>di</strong> rustici a Gallo: un terreno <strong>di</strong> 6 moggia fruttato a meli in località le<br />

75 ASDN, Pergamena n. 314; cfr. buonaguro 1997, pp. 5-6, doc. 10; cfr. vitolo 1997, p. XV.<br />

76 vinCEnti 1897, p. 31, nota 2 («Reg. ang. 1296 A. f. 2, 3, 220»).<br />

77 Capolongo 1991a, p. 82, doc. 214; buonaguro 1997, p. 93, doc. 275.<br />

78 I Registri della cancelleria angioina, VI, 1270-1271, Napoli 1954, pp. 322-323, doc. 1708 (pheudum casalis<br />

Galli quod tenuit qd. Guido de Puteolo). Nel 1271 la cancelleria angioina or<strong>di</strong>nò ai canonici della Chiesa<br />

nolana <strong>di</strong> versare decimas baiulationis terrarum Nole, Cicale et Galli (I Registri della cancelleria angioina, VII, 1269-<br />

1272, Napoli 1955, p. 195, doc. 58).<br />

79 I Registri della cancelleria angioina, XLVII, 1268-1294, Napoli 2003, p. 262, doc. 62.<br />

80 buonaguro 1997, p. 67, doc. 193.<br />

81 Capolongo 1991b, p. 245, n. 30.052.<br />

82 vinCEnti 1897, p. 88, nota 2 («In anno 1611 si presta il Regio Assenso alla ven<strong>di</strong>ta del feudo<br />

nominato lo Gallo sito nelle pertinenze <strong>di</strong> Nola fatta per Gio. Vincenzo Mariferedo a Pietro Cuoco<br />

per duc. 3600, ut in quint. 47 fol. 248 t. [...] In anno 1621 Pietro Cuoco vendè a Giuseppe Palumbo per<br />

prezzo <strong>di</strong> Duc. 6000 un feudo che possiede in Nola detto de Gallo <strong>di</strong> moia 20 in circa feudale col peso<br />

dell’adoa alla R. Corte, in quint. 64 fol. 18»).<br />

83 dEl CappEllano 2008, p. 258.<br />

84 Nova situatione, p. 141.<br />

23


Teglie e un podere <strong>di</strong> 22 moggia nel luogo detto S.to Nicola 85 .<br />

Nel 1640, come già detto a proposito <strong>di</strong> Cumignano, il casale <strong>di</strong> Gallo era<br />

stato intanto acquistato dal re <strong>di</strong> Polonia che, due anni dopo, lo vendette a<br />

Diomede Carafa il quale, a sua volta, nel 1643 lo cedette a Giulio Mastrilli 86 ;<br />

quest’ultimo nel 1644 lo donò a Mario Mastrilli Beltrano 87 . La famiglia Mastrilli<br />

possedette Gallo fino all’eversione della feudalità nel 1806 88 . Sappiamo, ad<br />

esempio, che nel 1669 Giovanni Mastrilli, marchese <strong>di</strong> Gallo, pagava «dalli<br />

22. Maggio 1656. avante» 3 ducati per le giuris<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> prime e seconde<br />

cause e per la mastrodattia delle seconde cause del casale 89 . Intorno alla metà<br />

del Settecento Mario Mastrilli, conte <strong>di</strong> Roccarainola e marchese <strong>di</strong> Gallo,<br />

possedeva la giuris<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> prime e seconde cause, la mastrodattia, la taverna<br />

col forno 90 e «il Jus dello scannaggio d’ogni sorte d’animali che asserisce<br />

esserno feudali» 91 .<br />

Nella documentazione <strong>di</strong> età me<strong>di</strong>evale e moderna il toponimo Gallo non<br />

presenta alcuna variante; l’unica eccezione, a quanto pare, è costituita dalla carta<br />

geografica Campaniae Felicis Typus realizzata da Alessandro Baratta nel 1616,<br />

nella quale l’abitato è registrato come li Galli 92 . Il toponimo Gallo potrebbe<br />

derivare dal termine Gualdo con assimilazione <strong>di</strong> ld > ll, com’è stato supposto<br />

per l’omonimo centro situato in provincia <strong>di</strong> Caserta, sulla base della menzione<br />

de Gualdo presente nel Catalogus Baronum 93 , ovvero da un antroponimo, come<br />

un latino o me<strong>di</strong>evale Gallus, secondo quanto è stato ipotizzato per Galluccio,<br />

un piccolo comune del Casertano 94 . Va, invece, scartata l’origine dall’«antico<br />

85 ASN, Catasto Onciario <strong>di</strong> Gallo 1754, b. 953, f. 28r; cfr. giustiniani 1802b, pp. 41-42 («un feudo<br />

rustico <strong>di</strong> circa moggia 28 ove si veggono poche abitazioni per li coloni e si possiede da Gio. Batista<br />

Testa Nolano»).<br />

86<br />

riCCiar<strong>di</strong> 1893, p. 175; MusCo 1934, p. 150, nota 2; avElla 1977, p. 20, nota 9; avElla 2000, pp.<br />

19, 22-23.<br />

87<br />

riCCiar<strong>di</strong> 1893, p. 175, nota 1 (l’Autore rinvia all’«assenso nel quint. 101 fol. 78t»).<br />

88<br />

saCCo 1796, p. 74; cfr. CariFi 2000, pp. 37-40, 69.<br />

89 Nova situatione, p. 142.<br />

90 ASN, Rivele per il Catasto Onciario <strong>di</strong> Gallo 1748, b. 953, f. 72r.<br />

91 ASN, Catasto Onciario <strong>di</strong> Gallo 1754, b. 953, f. 28v. All’<strong>Università</strong> <strong>di</strong> Gallo spettavano, però, «Il<br />

forno, ed il ius panizan<strong>di</strong>», «la bottega lorda col jus <strong>di</strong> vendere vino à minuto salsume caso salami frutti<br />

ver<strong>di</strong> e secchi ed ogni altra cosa comestibile. La bagliva, e Portolania, che sono corpi feudali […]. La<br />

zecca <strong>di</strong> pesi, e misura […]. La battitura della Chianca, e jus macellan<strong>di</strong>» (ivi, f. 29r).<br />

92<br />

avElla 1998b, p. 1426, fig. 2576; avElla 2006, p. 150, fig. 35. Da questa raffigurazione <strong>di</strong>pendono,<br />

tra l’altro, la carta dei Regy Lagni (1615-31) <strong>di</strong> Mario o Michelangelo Cartaro (FiEngo 1998, fig. 3) e<br />

la rappresentazione della Campagna Felice eseguita da Antonio Bolifon nel 1692 e pubblicata da Luigi<br />

Bolifon nel 1734 (Carte de’ Regni <strong>di</strong> Napoli, e <strong>di</strong> Sicilia, Loro provincie, ed Isole adjacenti, fatte esattamente incidere<br />

da Antonio Bolifoni nel 1692., ed ora dal dottor Luigi Bolifoni Suo Nipote con piccole Mutazioni fatte ristampare [...],<br />

Napoli 1734; cfr. avElla 2006, pp. 155-156, figg. 40-41), in entrambe le quali compare il toponimo li<br />

Galli.<br />

93<br />

MarCato 1997b.<br />

94<br />

MarCato 1997c.<br />

24


francese gal che vale pietra», proposta<br />

da Adolfo Musco, il quale evidenzia<br />

che anche nel Nolano, così come nel<br />

Casertano, sono presenti i toponimi<br />

Gallo e Galluccio 95 .<br />

Lo sviluppo <strong>di</strong> Gallo, come rilevava<br />

opportunamente Giustiniani<br />

nel 1802 96 , è connesso alla sua ubicazione<br />

lungo la Strada regia; resta,<br />

però, da accertare l’effettivo ruolo<br />

svolto dall’importante asse viario<br />

sull’andamento demografico del<br />

piccolo centro. Nel 1563 a Gallo si<br />

contavano 10 fuochi 97 , ossia 40/45<br />

in<strong>di</strong>vidui, mentre nel 1615 la parrocchia<br />

<strong>di</strong> S. Nicola aveva solo 17<br />

fedeli 98 . Stando alle numerazioni dei<br />

fuochi del 1669 e 1732, in quegli<br />

anni la popolazione ascendeva, invece,<br />

rispettivamente a 28/31 persone<br />

(7 fuochi) 99 e 56/63 abitanti<br />

(14 fuochi) 100 ; alla fine del Settecento<br />

nel casale risiedevano 264 in<strong>di</strong>vidui<br />

101 .<br />

Come già detto a proposito <strong>di</strong> Cumignano, le prime rappresentazioni<br />

Fig. 6. Miliario con l’in<strong>di</strong>cazione della <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong><br />

14 miglia da Napoli situato a Gallo in via Raffaele<br />

Napolitano.<br />

cartografiche realistiche dell’abitato <strong>di</strong> Gallo risalgono alla fine del XVIII<br />

secolo. Se, infatti, la raffigurazione <strong>di</strong> Gallo (fig. 4) <strong>di</strong>pinta nella già citata<br />

Veduta della <strong>di</strong>ocesi nolana confinante con do<strong>di</strong>ci mitre è priva <strong>di</strong> qualsiasi riferimento<br />

95 MusCo 1934, p. 216, nota 2 («In quel d’Alife ci sono anche Gallo e Galluccio, questo evidentemente<br />

<strong>di</strong>minutivo <strong>di</strong> quello, come nel nolano. Ora ciò non è mera combinazione, ma fa pensare ad una identica<br />

peculiarità dei luoghi. Chissà che Gallo non si debba far risalire all’antico francese gal che vale pietra, a cui<br />

il Racioppi [...] riporta la seconda parte <strong>di</strong> Pietragalla in Basilicata, giustificando la reiterazione linguistica<br />

con molti analoghi esempi, quali Montemurro, Pietrasasso, Montoro, ecc.»).<br />

96 giustiniani 1802b, p. 41 («Gallo, casale della città <strong>di</strong> Nola, <strong>di</strong>stante da Napoli miglia 14. Egli<br />

è fabbricato presso la strada Regia tutto in piano. Il territorio è molto atto alla semina del grano, del<br />

granone de’ legumi e fa pure del vino. Naturalmente produce dell’erbe me<strong>di</strong>cinali, e i gelsi vi allignano<br />

assai bene, per cui evvi tra quei naturali l’industria <strong>di</strong> nutricare i bachi da seta»).<br />

97 ASN, Fuochi frammenti, fascicolo 318, Numerazione <strong>di</strong> fuochi dell’<strong>Università</strong> <strong>di</strong> Nola e Casali in provincia<br />

<strong>di</strong> Terra <strong>di</strong> Lavoro, f. 6r.<br />

98 ASDN, Sante Visite, VIII, f. 123r, a. 1615. Cfr. MaEsE 1994, p. 102, nota 19.<br />

99 Nova situatione, p. 20.<br />

100 barbagallo dE <strong>di</strong>vitiis (a cura <strong>di</strong>) 1977, p. 25.<br />

101 saCCo 1796, p. 74.<br />

25


Fig. 7. G.A. Rizzi Zannoni, Topografia dell’Agro<br />

napoletano (1793), particolare con Gallo.<br />

26<br />

reale, la planimetria (fig. 5)<br />

presente nell’Atlante geografico del<br />

Regno <strong>di</strong> Napoli, e<strong>di</strong>to da Rizzi<br />

Zannoni nel 1794 102 , permette<br />

<strong>di</strong> riconoscere un piccolo nucleo<br />

<strong>di</strong> abitazioni attraversate da due<br />

strade che s’incrociano più o meno<br />

ad angolo retto: il tracciato con<br />

orientamento est-ovest (attuale<br />

via Raffaele Napolitano) è parte<br />

della Strada regia; il n. 14 in<strong>di</strong>ca<br />

la <strong>di</strong>stanza in miglia dalla città<br />

<strong>di</strong> Napoli 103 che è registrata sul<br />

miliario (fig. 6) tuttora esistente in<br />

via Raffaele Napolitano 104 . Sempre<br />

nell’Atlante, a sud-ovest dell’abitato<br />

<strong>di</strong> Gallo e del 14° miliario (fig. 5),<br />

si riconosce un comprensorio <strong>di</strong><br />

case chiaramente separato dal resto<br />

dell’agglomerato e prospiciente la<br />

strada <strong>di</strong>retta a Galluccio e Cimitile;<br />

molto probabilmente si tratta della<br />

masseria Mastrilli, <strong>di</strong> cui si ha notizia<br />

a partire dal 1641 105 (Ebanista,<br />

infra, pp. 151-153, figg. 84-88). Più<br />

dettagliata è la planimetria <strong>di</strong> Gallo (fig. 7) raffigurata nella Topografia dell’Agro<br />

napoletano, e<strong>di</strong>ta da Rizzi Zannoni nel 1793 106 : all’estremità orientale dell’abitato<br />

una croce in<strong>di</strong>ca la parrocchiale <strong>di</strong> S. Nicola che è documentata dal 1180<br />

(Ebanista, infra, pp. 115-125); nel settore sud-occidentale dell’agglomerato (a<br />

sinistra della chiesa) s’in<strong>di</strong>vidua un comprensorio <strong>di</strong> case circondato da un<br />

muro che, molto probabilmente, corrisponde alla taverna <strong>di</strong> Gallo, attestata<br />

dal 1639 107 (Ebanista, infra, pp. 150-151, figg. 50 n. 3, 82-83). Analoghe<br />

102<br />

rizzi zannoni 1794, f. 14; cfr. avElla 2006, p. 172, fig. 55A.<br />

103<br />

aFan dE rivEra 1827, p. 40; inesatta è la <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 15 miglia ¼ segnalata da bulgarElli lukaCs<br />

1977, p. 290.<br />

104 Il manufatto (base: 50 x 50 cm; <strong>di</strong>ametro 50 cm; altezza 104 cm) è collocato sul marciapiede tra i<br />

civici 68 e 72 <strong>di</strong> via Raffaele Napolitano; è stato rinvenuto in occasione dei lavori per la metanizzazione<br />

<strong>di</strong> Gallo (ex-inf. avv. Mario Napolitano).<br />

105 Cfr. infra, nota 146.<br />

106<br />

rizzi zannoni 1793; cfr. avElla 1998b, p. 1439, fig. 2597; avElla 2006, pp. 176-177, figg. 57-58.<br />

107 Cfr. infra, nota 144.


Fig. 8. Schizzo topografico dei paesi che si trovano lungo la strada da Nola a Napoli.<br />

raffigurazioni dell’abitato <strong>di</strong> Gallo ricorrono nello Schizzo topografico dei paesi che<br />

si trovano lungo la strada da Nola a Napoli 108 (fig. 8) e nella Topografia d’un tratto della<br />

parte nordorientale della provincia <strong>di</strong> Napoli 109 (fig. 9).<br />

1.1.4. La Strada regia e la viabilità secondaria<br />

Il territorio nolano è attraversato dalla Strada Nazionale delle Puglie che da<br />

Napoli giunge ad Avellino per proseguire verso Ariano Irpino, Bovino, Bari e<br />

Lecce 110 . Il tracciato, noto nel me<strong>di</strong>oevo come via antiqua e in età moderna come<br />

Strada regia, Cammino o Consolare <strong>di</strong> Puglia, si sovrappose nel tratto iniziale<br />

alla via Neapolis-Abellinum che non è menzionata esplicitamente da geografi<br />

108 Biblioteca Nazionale <strong>di</strong> Napoli, Sez. Ma noscritti B a 5 B 15; cfr. avElla 2006, p. 181, fig. 62.<br />

109 Biblioteca Nazionale <strong>di</strong> Napoli, Sez. Ma noscritti B a 19(72; cfr. avElla 2006, p. 183, fig. 64.<br />

110 pratilli 1745, pp. 443-445; aFan dE rivEra 1827, pp. 40-42.<br />

27


Fig. 9. Topografia d’un tratto della parte nordorientale della provincia <strong>di</strong> Napoli (XVIII secolo).<br />

e cartografi antichi 111 , ma la cui esistenza è comprovata da testimonianze<br />

letterarie ed epigrafiche. Paolino <strong>di</strong> Nola, nell’epistola 29 composta nella<br />

primavera del 400, descrive il viaggio che Melania Seniore compì da Napoli,<br />

dov’era sbarcata <strong>di</strong> ritorno dall’Oriente, a Nola; il testo, ricco <strong>di</strong> particolari sul<br />

superbo corteo <strong>di</strong> parenti e amici, costituito da carrozze ondeggianti, cavalli<br />

ornati <strong>di</strong> falere, carri dorati e numerosi cocchi, allude, senza alcun dubbio, alla<br />

via Napoli-Nola che Paolino chiama impropriamente Appia 112 . L’esistenza del<br />

tratto stradale che in età tardoantica collegava Nola ad Abellinum, attraverso<br />

il passo <strong>di</strong> Monteforte, è attestata ancora una volta dalla testimonianza<br />

<strong>di</strong> Paolino 113 nonché da due miliari trovati rispettivamente a Monteforte<br />

111 Ebanista 2005b, pp. 352-353.<br />

112 paul. nol. epist. 29,12.<br />

113 Paolino fa riferimento ad un conta<strong>di</strong>no <strong>di</strong> Abellinum che, per sciogliere un voto, portò a Nola<br />

un maiale destinato ad essere sacrificato in onore <strong>di</strong> S. Felice e a sfamare i poveri (paul. nol. carm. 20,<br />

67-300).<br />

28


Irpino in località Alvanella e a Torrette <strong>di</strong> Mercogliano; realizzato all’epoca<br />

dell’imperatore Giuliano (361-363) e riscritto tra il 383 e il 392 con i nomi <strong>di</strong><br />

Valentiniano, Teodosio e Arca<strong>di</strong>o, il secondo cippo reca l’in<strong>di</strong>cazione della<br />

<strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 4 miglia da Abellinum 114 .<br />

A testimonianza della continuità d’uso della strada Neapolis-Abellinum, sia<br />

pure con le inevitabili mo<strong>di</strong>fiche e deviazioni, le fonti me<strong>di</strong>evali in<strong>di</strong>cano come<br />

via antiqua il tratto che da Napoli conduceva a Nola 115 ; un documento del<br />

944, relativo al territorio <strong>di</strong> Pumilianum foris arcora (attuale Pomigliano d’Arco),<br />

menziona, infatti, la via antiqua, que <strong>di</strong>citur Arenarum 116 . Tra le principali mo<strong>di</strong>fiche<br />

<strong>di</strong> tracciato intervenute nell’area nolana, va segnalata l’esclusione <strong>di</strong> Nola e<br />

Avella, a favore rispettivamente dei centri <strong>di</strong> Cimitile 117 e Baiano 118 ; la strada,<br />

infatti, dopo aver attraversato Cimitile, si <strong>di</strong>rigeva a Gallo, quin<strong>di</strong> raggiungeva<br />

Schiava e poi Baiano, estromettendo Avella. Qualora fosse possibile accertare<br />

l’appartenenza della già citata epigrafe <strong>di</strong> Nardus (fig. 2) (riCCi, infra, pp. 73-74)<br />

ad un monumento funerario ubicato nel territorio <strong>di</strong> Gallo, magari nei pressi<br />

del ‘palazzo baronale’ dove nel XVIII secolo erano conservate l’iscrizione e<br />

due statue marmoree <strong>di</strong> togati, si potrebbe ragionevolmente supporre che<br />

sin dal I secolo d.C. il tracciato viario attraversava questo settore dell’ager<br />

Nolanus 119 . La strada si sovrappose, in alcuni punti, agli assi della centuriazione,<br />

come si riscontra a Cimitile 120 , la cui ubicazione lungo l’itinerario che da Napoli<br />

conduceva all’abbazia <strong>di</strong> Montevergine e al santuario micaelico del Gargano<br />

favorì la frequentazione del santuario <strong>di</strong> S. Felice per tutto il me<strong>di</strong>oevo 121 .<br />

Sebbene l’impaludamento delle zone circostanti Nola 122 potrebbe aver minato<br />

interi tratti della strada portando all’abbandono <strong>degli</strong> antichi tracciati in favore<br />

114 CIL, X/1, 1119, 1128; cfr. sCandonE 1902, p. 541; ColuCCi pEsCatori 1986, p. 132, nota 60;<br />

ColuCCi pEsCatori 1996b, pp. 97-98; CaModECa 1996, p. 188; ColuCCi pEsCatori 1996b, p. 197;<br />

Ebanista 2005b, p. 353.<br />

115 Ebanista 2005b, pp. 352-353.<br />

116 Capasso 2008a, p. 63, doc. 51. Un’analoga circostanza è attestata anche per il tratto stradale che<br />

da Abellinum proseguiva in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Aeclanum; la bia antiqua è citata in un documento dell’aprile 1012<br />

relativo ad alcuni posse<strong>di</strong>menti ubicati ubi curti-gualduli <strong>di</strong>citur presso Montaperto nel territorio dell’attuale<br />

comune <strong>di</strong> Montemiletto (CDC, IV, pp. 197-198, doc. DCLII; cfr. sCandonE 1951, p. 66).<br />

117 Ebanista 2003, pp. 20, 586.<br />

118 Ebanista 2005a, p. 57, fig. 71.<br />

119 Nel Nolano l’esistenza <strong>di</strong> monumenti funerari <strong>di</strong> età romana, situati come <strong>di</strong> consueto lungo gli<br />

assi stradali principali o secondari, è ben documentata; mi riferisco, ad esempio, ai mausolei attestati a<br />

Nola (Ebanista 2007a, p. 63, fig. 1), San Paolo Belsito (Capolongo 1985, pp. 23-24, nota 9), Cicciano<br />

(MusCo 1934, p. 211; Capolongo 1976, p. 51, figg. 15-16; saMpaolo 1987, p. 122; avElla 1998a, p.<br />

1272, fig. 2293) e Avella (Ebanista 2004a, p. 296, fig. 2 n. 4).<br />

120 La strada si sovrappose al decumano della centuriazione (attuale corso Umberto I) che lambiva<br />

l’area del santuario (Ebanista 2003, pp. 20, 586).<br />

121 Ebanista 2006, p. 111.<br />

122 Per il carattere paludoso della zona a nord-ovest <strong>di</strong> Nola cfr. lEonE 1514, c. 4r.<br />

29


<strong>di</strong> nuovi, l’esclusione della città va ricercata nella forza attrattiva esercitata dal<br />

santuario suburbano <strong>di</strong> Cimitile, la cui felice posizione geografica risultava<br />

pienamente evidente intorno alla metà del XII secolo, allorché il geografo<br />

arabo Al-Edrisi, nel descrivere la rete stradale della Campania interna tra<br />

Benevento, Avellino e Salerno, non mancava <strong>di</strong> ricordare g.bîtirah, evidente<br />

traslitterazione <strong>di</strong> Cimiterium 123 . Per il passo <strong>di</strong> Monteforte transitarono, tra gli<br />

altri, l’imperatore Federico II nel 1229 e Carlo I d’Angiò negli anni 1271-82 124 .<br />

Nella seconda metà del Duecento la strada che da Cimiterio (ossia Cimitile),<br />

attraverso il bosco <strong>di</strong> Monteforte, conduceva ad Atripalda (l’antica Abellinum)<br />

era custo<strong>di</strong>ta dal milite Eliseo Serra, feudatario <strong>di</strong> Serra, al quale spettava<br />

anche il controllo dei passi e della via che univa Atripalda a Montoro (l’antica<br />

Nuceria-Beneventum 125 che un documento del 1038 definisce via puplica antiqua<br />

maiore 126 ). Eliseo, come testimonia un documento del 1271, aveva ai suoi or<strong>di</strong>ni<br />

68 armati, al cui pagamento contribuivano, in <strong>di</strong>versa misura, le comunità <strong>di</strong><br />

Montoro, Avellino, Mercogliano, Summonte, Avella, Monteforte, Cicala, Nola,<br />

Lauro, Forino, Serino, Sant’Angelo a Scala e Solofra 127 . La circostanza che in<br />

questi centri è presente sempre un castello è una prova evidente del rapporto<br />

tra le strade e le fortificazioni.<br />

Negli anni 1309 e 1315 Roberto d’Angiò fece eseguire dei lavori nel tratto<br />

Napoli-Nola, a testimonianza della costante attenzione dei sovrani angioini per<br />

questa importante strada che collegava la capitale ad Avellino e alla Puglia 128 .<br />

Interventi <strong>di</strong> modernizzazione del tracciato viario vennero commissionati in<br />

età vicereale dal duca <strong>di</strong> Alcalà (1559-71) 129 . L’itinerario postale delle Puglie,<br />

sin dall’epoca <strong>di</strong> don Pedro de Toledo (1532-53), seguiva la via che da Napoli,<br />

123 Maio 1977, pp. 199, 203; cfr. branCaCCio 1991b, p. 80. L’ubicazione su quella che è stata definita<br />

la ‘via santa’ (perché conduceva a Montevergine e al Gargano) mantenne viva la fama del santuario che<br />

fu meta <strong>di</strong> pellegrinaggi per tutto il me<strong>di</strong>oevo. Nel 1378 l’arcivescovo <strong>di</strong> Napoli, Ludovico Bozzuto,<br />

riuscì a scappare a Roma con l’aiuto del conte Orsini, fingendo <strong>di</strong> recarsi in pellegrinaggio proprio alla<br />

basilica <strong>di</strong> S. Felice, mentre nel 1381 vi si sarebbe recato in visita re Carlo III <strong>di</strong> Durazzo; circa un secolo<br />

dopo, nell’ot tobre 1489, giunse a Cimitile, mentre era al seguito del duca <strong>di</strong> Calabria (futuro re Alfonso<br />

II), Joampiero Leostello da Volterra (Ebanista 2006, p. 111).<br />

124 sthaMEr 1926, pp. 108-109.<br />

125 sCandonE 1951, p. 68; sCandonE 1956, p. 19. Cfr. I Registri della cancelleria angioina, 1270-71, VI,<br />

Napoli 1954, p. 237 («pro strata qua itur a Montorio usque Avellinum, et a strata nemoris Montisfortis<br />

prope cimiterium usque Atripaldam»).<br />

126 sCandonE 1902, pp. 539, 544.<br />

127 sCandonE 1951, p. 68 («Reg. Ang. 10, fol. 115 il primo»: Montoro, 8; Avellino, 9; Mercogliano,<br />

6; Summonte, 2; Avella, 4; Monteforte, 6; Cicala, 5; Nola 4; Lauro, 9; Forino, 6; Serino, 6; Sant’Angelo<br />

a Scala, 2; Solofra, 3); sCandonE 1956, p. 19 (doc. del 3 giugno 1271, «Reg. 10, fol. 115 il primo, t»:<br />

Montoro, 6; Avellino, 9; Mercogliano, 6; Summonte, 2; Avella, 4; Monteforte, 6; Cicala, 5; Nola 4; Lauro,<br />

9; Forino, 6; Serino, 4; Sant’Angelo a Scala, 2; Solofra, 3).<br />

128 CEva griMal<strong>di</strong> 1839, p. 25, nota 2 («Reg. del re robErto del 1309 segnato colla lettera G al fol.<br />

58 a t.° e reg. del 1315 seg. colla lettera B al fol. 120 a t.°»); cfr. branCaCCio 1991a, p. 356.<br />

129 branCaCCio 1991a, pp. 368-370.<br />

30


attraverso Marigliano e Cimitile, conduceva ad Avellino, «quasi percorrendo il<br />

tracciato imposto dalla geografia dei luoghi» 130 .<br />

Dalla prima metà del XVII secolo, grazie alla documentazione d’archivio,<br />

abbiamo in<strong>di</strong>cazioni anche sulla viabilità secondaria che collegava i casali <strong>di</strong><br />

Nola e ruotava intorno alla Strada regia 131 , com’è puntualmente registrato<br />

nella cartografia storica (figg. 4-5, 7-9). Mi riferisco in particolare a due<br />

manoscritti redatti nel 1639 e 1641, ossia rispettivamente prima che i casali<br />

fossero venduti al re <strong>di</strong> Polonia (1640) e anteriormente alla loro ulteriore<br />

cessione a Diomede Carafa (1642). Il primo documento, giunto a noi in una<br />

copia databile tra la fine del Settecento e gli inizi del secolo successivo, è una<br />

ricognizione dei confini del territorio <strong>di</strong> Nola e dei suoi casali, eseguita dal 26<br />

marzo al 14 luglio 1639 dal regio commissario Geronimo d’Amico, insieme<br />

agli eletti della città 132 . Anche l’altro manoscritto, che a <strong>di</strong>fferenza del primo<br />

è ine<strong>di</strong>to, ci è pervenuto in copia; si tratta della relazione del 20 giugno 1641<br />

nella quale Pietro de Marino, ‘regio ingegnere e tavolario’, descrive la messa in<br />

opera dei termini <strong>di</strong> pietra necessari a delimitare i confini dei casali <strong>di</strong> Nola 133 .<br />

Le profonde trasformazioni che hanno interessato il territorio <strong>di</strong> Cumignano<br />

e Gallo tra Ottocento e Novecento rendono <strong>di</strong>fficile il riconoscimento<br />

sul campo delle in<strong>di</strong>cazioni topografiche registrate nella documentazione<br />

d’archivio del XVII secolo e nella cartografia settecentesca (figg. 4-5, 7-9); ciò<br />

nonostante è possibile ricavare alcuni dati sull’assetto delle aree rurali e sulla<br />

viabilità principale e secondaria.<br />

Il documento del 1639 fornisce informazioni sul territorio a sud<br />

dell’abitato <strong>di</strong> Cumignano; attesta, ad esempio, che la ‘via <strong>di</strong> Casamarciano’,<br />

che andava «<strong>di</strong>ritto à Comignano», <strong>di</strong>videva il «territorio <strong>di</strong> Campo Cavallo e<br />

S. Benedetto» 134 , due microtoponimi che sono documentati rispettivamente<br />

a partire dal 1182 e 1367 (o 1366) 135 . Nella relazione del 1641 compaiono<br />

riferimenti alla «strada <strong>di</strong> d. o Casale <strong>di</strong> Comignano, quale và verso Tufino» 136<br />

130 branCaCCio 1991a, p. 383, nota 89.<br />

131 bEatillo 1632, p. 176; FErraro 1993, p. 10; guadagni 1991, p. 197.<br />

132 Alla ricognizione parteciparono i deputati Mario de Notariis, Alfonso Fellecchia, Giovanni<br />

Marifeola, Francesco Galiota, Giovanni Antonio d’Antonio, Paolo Buglione, Ulisse de Giuseppe e Mario<br />

de Palma; il manoscritto è conservato alla Biblioteca Comunale <strong>di</strong> Nola (avElla 1977; avElla 2000).<br />

133 AAC, fascio 80/2: Pietro de Marino, Pianta della Giuris<strong>di</strong>z. ne <strong>di</strong>visa trà la Città <strong>di</strong> Nola, e suoi Casali<br />

fatta nell’anno 1641 (copia non datata, redatta dal notaio Romualdo Gesualdo <strong>di</strong> Cimitile); del documento<br />

esiste anche una copia stilata il 22 novembre 1722 (ivi, fascio 80/3).<br />

134 avElla 1977, p. 36; avElla 2000, pp. 58-59<br />

135 Cfr. supra, note 74 e 31. Il 21 luglio 1423 Fusio d’Alfieri <strong>di</strong> Cumignano asserì che il capitolo nolano<br />

aveva concesso per <strong>di</strong>eci anni a Giovanni d’Alfieri un territorio in località San Benedetto, a con<strong>di</strong>zione che<br />

l’avesse potuto affrancare per 25 once (Capolongo 1991a, p. 96, doc. 306).<br />

136 AAC, fascio 80/2, Pietro de Marino, Pianta della Giuris<strong>di</strong>z. ne <strong>di</strong>visa trà la Città <strong>di</strong> Nola, e suoi Casali<br />

fatta nell’anno 1641 (copia non datata, redatta dal notaio Romualdo Gesualdo <strong>di</strong> Cimitile), f. 8.<br />

31


e al «trevice detto la via Spendata, che và verso lo Casale <strong>di</strong> Camposano» 137 ;<br />

in merito al confine tra Faibano e Comignano, il tavolario de Marino c’informa<br />

che fece apporre «un termine nella via, che viene alla Cappella del Casale <strong>di</strong><br />

Gallo nella sepe della Massaria <strong>di</strong> Cesare Mastrillo, et proprio all’incontro la<br />

casa <strong>di</strong> Pietro Antonio Mastrillo, restando à man destra (ossia ad est) al Casale<br />

<strong>di</strong> Comignano, et à man sinistra (ovvero ad ovest) al Casale <strong>di</strong> Faivano, e dal<br />

pr(ede)tto termine, per linea <strong>di</strong>retta [...] s’arriva nell’altra via quale và al Casale<br />

<strong>di</strong> Faivano, et alle Cinque vie, dove si è posto similm. te un altro termine <strong>di</strong><br />

pietra nella sepe della Starza <strong>di</strong> Pino, e Massaria <strong>di</strong> Francesco dello Jo<strong>di</strong>ce, lo<br />

quale termine <strong>di</strong>vide il Casale <strong>di</strong> Faivano, Camposano, e Comignano» 138 .<br />

Sulla topografia del territorio <strong>di</strong> Gallo siamo meglio informati, poiché<br />

<strong>di</strong>sponiamo <strong>di</strong> un valido punto <strong>di</strong> orientamento: la Strada regia che attraversava<br />

l’abitato (figg. 5, 7-9) e rappresentava l’arteria principale del Regno 139 . Nel<br />

manoscritto del 1639 sono menzionate la «via publica» che sboccava all’altezza<br />

della chiesa <strong>di</strong> S. Nicola e la «strada Maestra» (ossia la Strada regia) 140 , in mezzo<br />

alla quale si trovava la «Croce <strong>di</strong> Gallo» 141 . A sud-ovest dell’abitato, lungo la<br />

Strada regia in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Cimitile, il documento registra l’esistenza <strong>di</strong> un<br />

crocevia: la «strada a mano sinistra» (cioè ad est) andava a Casamarciano, «la<br />

via grande chiamata via nova verso Cimitile» (si tratta della Strada regia), il<br />

tracciato viario sulla destra (ossia ad ovest) portava a Faibano 142 . Procedendo<br />

dal crocevia in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Gallo, ad ovest s’incontrava «il terr. o chiamato la<br />

Terrecciola» e ad est quello denominato «Santa Barbara» 143 . Nel manoscritto<br />

del 1639 ricorre, altresì, un accenno alla taverna <strong>di</strong> Gallo (Ebanista, infra, pp.<br />

150-151) che apparteneva a Pietro Antonio Mastrilli 144 . Per delimitare i confini<br />

tra Gallo e Cimitile il tavolario de Marino nel 1641 fece apporre «un termine<br />

nella Strada Reale» fra la chiesa <strong>di</strong> S. Nicola e i beni <strong>di</strong> Francesco Mastrilli,<br />

in particolare «nella sepe della Massaria <strong>di</strong> D. Carlo Conclubetto congruo<br />

con lo muro del Cortile <strong>di</strong> d. o Fran. co Mastrillo» (quasi certamente si tratta del<br />

complesso architettonico che nel settecentesco Schizzo topografico dei paesi che si<br />

trovano lungo la strada da Nola a Napoli 145 è segnalato come «M: a Mastrilli» (fig. 8)<br />

a sud-ovest dell’abitato <strong>di</strong> Gallo, lungo la strada per Galluccio e Cimitile), e un<br />

137 AAC, fascio 80/2, Pietro de Marino, Pianta della Giuris<strong>di</strong>z. ne <strong>di</strong>visa trà la Città <strong>di</strong> Nola, e suoi Casali fatta<br />

nell’anno 1641 (copia non datata, redatta dal notaio Romualdo Gesualdo <strong>di</strong> Cimitile), f. 8.<br />

138 AAC, fascio 80/2, Pietro de Marino, Pianta della Giuris<strong>di</strong>z. ne <strong>di</strong>visa trà la Città <strong>di</strong> Nola, e suoi Casali<br />

fatta nell’anno 1641 (copia non datata, redatta dal notaio Romualdo Gesualdo <strong>di</strong> Cimitile), f. 9.<br />

139 bulgarElla lukaCs 1977, p. 292.<br />

140 avElla 1977, p. 37; avElla 2000, pp. 60-61.<br />

141 avElla 1977, p. 43; avElla 2000, pp. 74-75.<br />

142 avElla 1977, p. 43; avElla 2000, pp. 74-75.<br />

143 avElla 1977, p. 114; avElla 2000, pp. 288-289.<br />

144 avElla 1977, p. 114; avElla 2000, pp. 288-289.<br />

145 Biblioteca Nazionale <strong>di</strong> Napoli, Sez. Ma noscritti B a 5 B 15; cfr. avElla 2006, p. 181, fig. 62.<br />

32


altro «nella sepe della Massaria, seu Beneficio <strong>di</strong> S. Barbara», la quale confinava<br />

con la proprietà <strong>di</strong> Mastrilli 146 .<br />

Un ine<strong>di</strong>to documento conservato nell’Archivio della famiglia Albertini <strong>di</strong><br />

Cimitile fornisce utili informazioni sulla viabilità secondaria che, nella seconda<br />

metà del Settecento, collegava Cumignano agli altri centri del Nolano. Il 28<br />

febbraio 1791 l’ing. Giambattista Porporo fu incaricato «per lo spurgo e la<br />

rettificazione del lagno» della Schiava in relazione al memoriale in<strong>di</strong>rizzato alla<br />

Regia Giunta dei Ponti e siti regali dalle università <strong>di</strong> Camposano, Cicciano<br />

e Cumignano e da altri casali <strong>di</strong> Nola per la necessità «<strong>di</strong> riattare il Ponte <strong>di</strong><br />

fabrica» che sovrastava il torrente e fungeva da comunicazione «alle due Strade<br />

Publiche» che conducevano «ad alcuni <strong>di</strong> detti casali», allorché il lagno era<br />

reso impraticabile dalle abbondanti piogge che calavano dai monti <strong>di</strong> Avella<br />

e dal Gaudo 147 . Il ponte, che era stato costruito nel 1741 dopo la formazione<br />

del torrente, era inagibile, poiché l’arcata, priva della necessaria «imprecciata»,<br />

si era consunta per il continuo passaggio dei carri che trasportavano il vino<br />

dai casali a Nola e a Napoli 148 . Il 18 marzo 1791 l’ing. Porporo redasse una<br />

relazione, in cui, oltre ad illustrare le caratteristiche e le <strong>di</strong>mensioni del nuovo,<br />

più ampio ponte che doveva sostituire il vecchio, ormai ridotto ad un rudere,<br />

sud<strong>di</strong>vise la spesa (pari a 150 ducati, oltre al proprio onorario) tra i casali e le<br />

persone che avrebbero beneficiato del passaggio 149 .<br />

Nel segmento della Strada regia compreso tra Nola e Avellino, già interessato<br />

146 AAC, fascio 80/2, Pietro de Marino, Pianta della Giuris<strong>di</strong>z. ne <strong>di</strong>visa trà la Città <strong>di</strong> Nola, e suoi Casali<br />

fatta nell’anno 1641 (copia non datata, redatta dal notaio Romualdo Gesualdo <strong>di</strong> Cimitile), ff. 4 («In quanto<br />

al Casale <strong>di</strong> Gallo, viene ad avere per suoi confini li sud. i riferiti con Casamarciano, e Nola, e alla parte <strong>di</strong><br />

Cimitile si è posto un termine nella Strada Reale, frà S. Nicola, e Fran. co Mastrilli nella sepe <strong>di</strong> D. Carlo<br />

Conclubetto, e tira à traverso nella strada, che và ad uscire nella via, che viene da sopra la Taverna <strong>di</strong><br />

Gennaro Caracciolo, e propriam. te si è posto un termine <strong>di</strong> pietra nella sepe della Massaria, seu Beneficio<br />

<strong>di</strong> S. Barbara, la quale confina con Fran. co Mastrilli»), 5 («Seguono poi li confini delli Casali <strong>di</strong> Tufino,<br />

Comignano, Camposano, Faivano, Risigliano e Cimitile, si danno per confini alli sud. i Casali con d. a Città<br />

<strong>di</strong> Nola, incominciando dallo confine d’Avella, e calando per la Strada Reale, passando per la Taverna<br />

della Schiava, seguitando sempre per la medesima strada, e tira sino al termine posto trà la Chiesa <strong>di</strong><br />

S. Nicola e Fran. co Mastrillo, e proprio nella sepe della Massaria <strong>di</strong> D. Carlo Conclubetto congruo con<br />

lo muro del Cortile <strong>di</strong> d. o Fran. co Mastrillo, si traversa detta Masseria, e s’arriva alla via che và alla Casa,<br />

e Taverna <strong>di</strong> Gennaro Caracciolo posta nella Strada Reale, e proprie nella sepe della Masseria <strong>di</strong> Santa<br />

Carbonara (sic), dove si è posto lo termine <strong>di</strong> pietra e si cala per la sud. a via, sino alla Taverna e Casa del<br />

sud. o Gennaro Caracciolo, e cominciando da <strong>di</strong>etro d. a Taverna, e Casa à <strong>di</strong>rittura si arriva sino alla strada<br />

<strong>di</strong>etro alle pr. me Case <strong>di</strong> d. o Casale <strong>di</strong> Cimitile, e sale alla Croce <strong>di</strong> d. o Casale <strong>di</strong> Cimitile»).<br />

147 AAC, fasc. 80/17.<br />

148 AAC, fasc. 80/17.<br />

149 L’università <strong>di</strong> Roccarainola avrebbe dovuto investire 50 ducati, quella <strong>di</strong> Camposano 20 ducati,<br />

mentre quelle <strong>di</strong> Cumignano, Faibano, Vignola e Risigliano 5 ducati ciascuna; il principe <strong>di</strong> Cimitile (che<br />

esigeva a Cumignano e nella vicina Ponticchio «il dritto del peso per le some, traini carrette che vanno<br />

in detti luoghi») e il duca <strong>di</strong> Marigliano dovevano, invece, versare un contributo <strong>di</strong> 30 ducati ciascuno<br />

(AAC, fasc. 80/17).<br />

33


dai lavori promossi da Carlo III <strong>di</strong> Borbone intorno alla metà del XVIII<br />

secolo 150 , un importante intervento <strong>di</strong> ammodernamento venne effettuato tra<br />

gli anni Trenta e Quaranta dell’Ottocento, allorché, «per dare un più stabile<br />

andamento al tratto» 151 , fu realizzato il rettifilo Galluccio-Schiava che aggirò<br />

l’abitato <strong>di</strong> Gallo. Gli ine<strong>di</strong>ti incartamenti conservati all’Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong><br />

Napoli, nella sezione Ponti e strade, consentono <strong>di</strong> ricostruire le fasi dei lavori 152<br />

che avevano in precedenza interessato anche il tratto che giungeva a Cimitile<br />

attraversando il territorio <strong>di</strong> Nola 153 . Gli architetti della Direzione generale <strong>di</strong><br />

Ponti e strade «segnarono la traccia» della variante Galluccio-Schiava nel marzo<br />

1839 e <strong>di</strong>edero «principio alle operazioni per l’adempimento della Strada» il<br />

successivo 1° maggio 154 . Per realizzare il rettilineo «che comincia dalla Taverna<br />

così detta <strong>di</strong> Galluccio e finisce nel Villaggio della Schiava sul Regio Camino»<br />

fu espropriato un moggio e ½ <strong>di</strong> terreno appartenente alla contessa Teresa<br />

Mastrilli 155 . Il progetto della variante Galluccio-Schiava 156 , redatto dall’ing.<br />

Federico Bausan, fu approvato dal Consiglio <strong>degli</strong> ingegneri delle Acque e<br />

strade nelle sessioni del 25 gennaio, 1° febbraio e 25 aprile 1840 157 . I lavori,<br />

affidati a Michele Cianci 158 che, negli stessi anni, provvide a sistemare anche il<br />

150 Mi riferisco, ad esempio, alla ristrutturazione della fontana situata lungo la Strada regia a<br />

Monteforte Irpino (nazzaro 2009, p. 167). Per l’attenzione riservata dal sovrano a questo importante<br />

asse stradale cfr. bulgarElli lukaCs 1977, p. 292; branCaCCio 1991a, p. 373.<br />

151 ASN, Ponti e strade, f. 1383, fs.lo 560, St. da R. a <strong>di</strong> Puglia. Tratto da Cimitile fin dopo l’Epitaffio della Schiava<br />

deviamenti ed indennizzi, a. 1841, documento del 2 gennaio 1841.<br />

152 Finora la costruzione della variante Galluccio-Schiava era stata impropriamente assegnata al 1834<br />

(MusCo 1997, p. 269) o al 1858 (avElla 2006, p. 136).<br />

153 La rettifica, che aveva comportato l’allargamento e l’innalzamento della strada, aveva interessato<br />

intorno al 1837 il tratto della Consolare delle Puglie «nel miglio da dove comincia la Traversa che<br />

conduce in Nola» sino a Cimitile (AAC, fascio 19/8, lettera in<strong>di</strong>rizzata al Ministro delle Finanze l’11<br />

marzo 1842), in corrispondenza della località Bracciolla (fig. 5).<br />

154 ASN, Ponti e strade, f. 1383, fs.lo 560, St. da R. a <strong>di</strong> Puglia. Tratto da Cimitile fin dopo l’Epitaffio della Schiava<br />

deviamenti ed indennizzi, a. 1841, lettera della contessa Teresa Mastrilli a Carlo Afan de Ribera, <strong>di</strong>rettore<br />

generale <strong>di</strong> Ponti e strade, agosto 1841.<br />

155 ASN, Ponti e strade, f. 1383, fs.lo 560, St. da R. a <strong>di</strong> Puglia. Tratto da Cimitile fin dopo l’Epitaffio della Schiava<br />

deviamenti ed indennizzi, a. 1841, lettera della contessa Teresa Mastrilli a Carlo Afan de Ribera, <strong>di</strong>rettore<br />

generale <strong>di</strong> Ponti e strade, agosto 1841 («<strong>di</strong>stacco <strong>di</strong> circa un Moggio mezzo <strong>di</strong> territorio da un fondo <strong>di</strong><br />

sua proprietà denominato Sassone <strong>di</strong> circa moggia 39 sito ne’ comuni <strong>di</strong> Cumignano e Gallo riuniti, non<br />

che in quello <strong>di</strong> Casamarciano nel Distretto <strong>di</strong> Nola; e ciò per un corrispondente tratto <strong>di</strong> Strada rifatto<br />

in linea retta <strong>di</strong> quella Regia <strong>di</strong> Puglia, il quale comincia dalla Taverna così detta <strong>di</strong> Galluccio e finisce<br />

nel Villaggio della Schiava sul Regio Camino»; nonostante fossero trascorsi tre anni, la contessa non era<br />

stata ancora «indennizzata della per<strong>di</strong>ta sofferta per mancanza dell’apprezzo»).<br />

156 Per sistemare il tratto da Galluccio a Schiava furono spesi 16.995 ducati (ASN, Ponti e strade, f.<br />

1419, fs.lo 1423, St. da R. a <strong>di</strong> Puglia tratto dal miglio 7° all’Epitaffio della Schiava, a. 1842).<br />

157 ASN, Ponti e strade, f. 1383, fs.lo 560, St. da R. a <strong>di</strong> Puglia. Tratto da Cimitile fin dopo l’Epitaffio della Schiava<br />

deviamenti ed indennizzi, a. 1841, documento del 2 gennaio 1841.<br />

158 ASN, Ponti e strade, f. 1383, fs.lo 560, St. da R. a <strong>di</strong> Puglia. Tratto da Cimitile fin dopo l’Epitaffio della Schiava<br />

deviamenti ed indennizzi, a. 1841; ivi, f. 1419, fs.lo 1423, St. da R. a <strong>di</strong> Puglia tratto dal miglio 7° all’Epitaffio della<br />

Schiava, a. 1842<br />

34


tratto tra Salice e il 7° miglio 159 , erano ancora in corso nel 1842 160 , sebbene sin<br />

dal mese <strong>di</strong> agosto precedente risultasse già «aperta la nuova Strada Regia che<br />

da Galluccio mena alla Schiava» 161 . Le operazioni, rallentate da un’alluvione 162 e<br />

dagli sprofondamenti dovuti alla presenza <strong>di</strong> antiche cave <strong>di</strong> tufo 163 (Ebanista,<br />

infra, pp. 155-161), causarono danni ai proprietari dei terreni interessati dal<br />

passaggio della variante: ad esempio, l’Ospedale civile <strong>di</strong> Nola 164 , il principe<br />

<strong>di</strong> Cimitile 165 e il principe Pasquale de Luna d’Aragona 166 . Quest’ultimo il 22<br />

febbraio 1847 chiese l’indennizzo per «talune fabbriche <strong>di</strong> sua pertinenza»<br />

che erano state demolite in occasione della «costruzione della nuova Strada<br />

da Cimitile alla Schiava», nonché per l’occupazione <strong>di</strong> parte «dello spiazzo<br />

sistente innanzi la <strong>di</strong> lui casa palazzata alla Schiava» e <strong>di</strong> circa ½ moggio <strong>di</strong><br />

terreno situato presso il nuovo ponte; nonostante sin dal 21 maggio 1842<br />

fosse stato redatto un verbale relativo alla demolizione delle fabbriche, il<br />

principe non aveva ancora ricevuto l’indennizzo dei danni subiti 167 . Nel verbale<br />

viene menzionata, tra l’altro, «una Torre antica che si demoliva, la quale era<br />

159 da a ASN, Ponti e strade, f. 1419, fs.lo 1423, St. R. <strong>di</strong> Puglia tratto dal miglio 7° all’Epitaffio della Schiava,<br />

a. 1842.<br />

160 AAC, fascio 19/8 (lettera in<strong>di</strong>rizzata al Ministro delle Finanze l’11 marzo 1842: la «rettifica della<br />

detta Strada Consolare, che comincia alla uscita del Comune <strong>di</strong> Cimitile, e va a terminare al Comune<br />

della Schiava [...] non è ancora ultimata»).<br />

161 da a ASN, Ponti e strade, f. 1419, fs.lo 560, St. R. <strong>di</strong> Puglia tratto dal miglio 7° all’Epitaffio della Schiava, a.<br />

1842, lettera del duca Francesco Mastrilli al <strong>di</strong>rettore generale <strong>di</strong> Ponti e strade Carlo Afan de Rivera,<br />

24 agosto 1841.<br />

162 da a ASN, Ponti e strade, f. 1383, fs.lo 560, St. R. <strong>di</strong> Puglia. Tratto da Cimitile fin dopo l’Epitaffio della Schiava<br />

deviamenti ed indennizzi, a. 1841, documento del 18 settembre 1841.<br />

163 da a ASN, Ponti e strade, f. 1383, fs.lo 560, St. R. <strong>di</strong> Puglia. Tratto da Cimitile fin dopo l’Epitaffio della Schiava<br />

deviamenti ed indennizzi, a. 1841, documenti del 5 e 14 aprile 1841.<br />

164 da a ASN, Ponti e strade, f. 1383, fs.lo 560, St. R. <strong>di</strong> Puglia. Tratto da Cimitile fin dopo l’Epitaffio della Schiava<br />

deviamenti ed indennizzi, a. 1841, documento del 28 <strong>di</strong>cembre 1841 («a causa della costruzione del braccio<br />

<strong>di</strong> Strada dopo Galluccio»).<br />

165 da a ASN, Ponti e strade, f. 1419, fs.lo 1423, St. R. <strong>di</strong> Puglia tratto dal miglio 7° all’Epitaffio della Schiava, a.<br />

1842, verbale <strong>di</strong> apprezzo del 10 maggio 1842 («Noi Ingegnere <strong>di</strong> Acque e Strade, presente il Principe<br />

<strong>di</strong> Cimitile, abbiamo proceduto alla valutazione dei danni cagionati al fondo detto S. Francesco, che si<br />

estende dal basolato <strong>di</strong> Cimitile al Ponte <strong>di</strong> Ro<strong>di</strong> Caracciolo. I danni che si sono sofferti dal detto Sig.r<br />

Principe sono: 1. Per aver perduto una porzione <strong>di</strong> suolo. 2. Per dover rimanere salda una striscia <strong>di</strong><br />

larghezza pal. due sull’orlo della controscarpa del fosso quantunque in questa vi siano <strong>degli</strong> alberi <strong>di</strong> sua<br />

proprietà. 3. Per aver dovuto ceder parte del terreno per rialzare la strada per l’altezza <strong>di</strong> palmi cinque<br />

a palmi <strong>di</strong>eci. 4. Per dover tagliare a piano inclinato porzione del terreno laterale per ricolmare il cavo<br />

eseguito, e <strong>di</strong>ssodare il terreno sottoposto per porlo a coltura»). Il principe aveva chiesto il pagamento<br />

dei danni con una nota in<strong>di</strong>rizzata al Ministro delle Finanze l’11 marzo 1842 (AAC, fascio 19/8).<br />

166 da a ASN, Ponti e strade, f. 1809, fs.lo 7654, St. R. <strong>di</strong> Puglia tratto da Cimitile all’Epitaffio della Schiava. La.<br />

e Compensi, a. 1847, lettera del principe Pasquale de Luna d’Aragona a Carlo Afan de Rivera, <strong>di</strong>rettore<br />

generale <strong>di</strong> Ponti e strade, 22 febbraio 1847.<br />

167 da a ASN, Ponti e strade, f. 1809, fs.lo 7654, St. R. <strong>di</strong> Puglia tratto da Cimitile all’Epitaffio della Schiava. La.<br />

e Compensi, a. 1847, lettera del principe Pasquale de Luna d’Aragona a Carlo Afan de Rivera, <strong>di</strong>rettore<br />

generale <strong>di</strong> Ponti e strade, 22 febbraio 1847.<br />

35


Fig. 10. B. Marzolla, Carta de’ contorni <strong>di</strong> Napoli costrutta ed eseguita, sui più recenti ed esatti materiali (1845).<br />

ridotta ad uso <strong>di</strong> abitazione»; l’e<strong>di</strong>ficio, ampio 26,50 x 25 palmi (6,99 x 6,6 m)<br />

compreso lo spessore <strong>di</strong> 3 palmi (79 cm) dei muri perimetrali, era strutturato<br />

su tre livelli: il primo, sottoposto alla strada e coperto da una volta a vela,<br />

svolgeva funzione <strong>di</strong> cellaio, mentre gli altri due, collegati da una scala esterna<br />

in muratura e dotati <strong>di</strong> un solaio ligneo, erano utilizzati a scopo abitativo; sulla<br />

sommità della torre correva un parapetto munito <strong>di</strong> merli 168 . La vicinanza al<br />

168 ASN, Ponti e strade, f. 1809, fs.lo 7654, St. da R. a <strong>di</strong> Puglia tratto da Cimitile all’Epitaffio della Schiava.<br />

La. e Compensi, a. 1847, verbale <strong>di</strong> apprezzo, sottoscritto dall’ing. Federico Bausan e dall’arch. Giovanni<br />

Mattedo, 8 aprile 1847 («La sua superficie era <strong>di</strong> palmi 26,50 per palmi 25 compreso la grossezza delle<br />

mura che erano <strong>di</strong> palmi 3. Al <strong>di</strong> sotto della stessa per una scaletta laterale posta a settentrione, che<br />

compreso uno spazio contiguo era <strong>di</strong> pal. 8,50 per palmi 17,50, si <strong>di</strong>scendeva in un cellaio <strong>di</strong> superficie<br />

come la torre, e <strong>di</strong> altezza palmi 12 ricoverta con volta a vela, con i pogginali <strong>di</strong> fabbrica per riporvi i<br />

fusti. Il vano d’ingresso era munito <strong>di</strong> porta sfinestrata per metà con cancello <strong>di</strong> legno. A livello della<br />

strada per il lato a Oriente per un vano <strong>di</strong> palmi 4,50 per palmi 9 munito della corrispondente chiusura in<br />

me<strong>di</strong>ocre stato, si entrava in una camera, il cui vuoto interno era <strong>di</strong> palmi 23,50 per palmi 20, e riceveva<br />

lume da un finestrino a Settentrione <strong>di</strong> palmi 3,50 per palmi 2,50. La covertura della camera <strong>di</strong> me<strong>di</strong>ocre<br />

36


ponte, cui la torre era collegata da un muro, potrebbe suggerire che l’e<strong>di</strong>ficio<br />

era stato costruito per controllare la viabilità ed esigere il passo 169 .<br />

Il rettifilo Galluccio-Schiava non venne subito rappresentato nelle nuove<br />

carte, poiché, come spesso accadeva, queste erano basate perlopiù sulle<br />

vecchie. Il nuovo tratto stradale, ad esempio, non è segnato nella Carta de’<br />

contorni <strong>di</strong> Napoli costrutta ed eseguita, sui più recenti ed esatti materiali, pubblicata<br />

da Benedetto Marzolla nel 1845 170 (fig. 10) sulla falsariga dell’Atlante corografico<br />

storico e statistico del Regno delle Due Sicilie stampato dallo stesso autore nel 1832 171<br />

(fig. 11). Anche la Carta topografica ed idrografica dei contorni <strong>di</strong> Napoli levata per or<strong>di</strong>ne<br />

<strong>di</strong> S.M. Fer<strong>di</strong>nando I negli anni 1817-18-19 e più volte mo<strong>di</strong>ficata nei decenni<br />

successivi 172 non registra la variante che, invece, compare nell’aggiornamento<br />

della stessa mappa eseguito nel 1854 173 .<br />

La costruzione della variante Galluccio-Schiava determinò il declino<br />

dell’abitato <strong>di</strong> Gallo che rimase tagliato fuori dal passaggio <strong>di</strong> merci, veicoli e<br />

persone, come ebbe a lamentare il duca <strong>di</strong> Marigliano, Francesco Mastrilli, nel<br />

1841 174 . In particolare la sua taverna (Ebanista, infra, pp. 150-151), abbandonata<br />

stato era con cinque travi; vi era pure il focolare con cappa. Si era pure demolito un porcile che stava<br />

<strong>di</strong> lato al detto basso ed occupava una superficie <strong>di</strong> palmi 13,50 per palmi 15 e <strong>di</strong> altezza palmi 10 con<br />

la corrispondente chiusura <strong>di</strong> palmi 4 per palmi 7,50, ed era coverto con quattro valere <strong>di</strong> chiangole. Vi<br />

era pure un forno che occupava altra superficie <strong>di</strong> palmi 9 per palmi 9,25 ed al <strong>di</strong> <strong>di</strong>etro due muretti che<br />

chiudevano uno spazio, ed erano <strong>di</strong> palmi 14,50 per palmi 2 per palmi 1,50. Al <strong>di</strong> <strong>di</strong>etro del porcile vi<br />

era una scaletta <strong>di</strong> palmi 13 per palmi 3,25 in me<strong>di</strong>ocre stato, e per essa si dava accesso ad una stanza a<br />

primo piano posta sopra la descritta. Questa era <strong>di</strong> superficie come l’altra detta e alta palmi 13, coverta<br />

con sei travi e chiangole, e riceveva il lume da una finestra affacciatoia <strong>di</strong> palmi 4 per palmi 5,50. La<br />

porta <strong>di</strong> ingresso alla stessa era <strong>di</strong> palmi 8 per palmi 4 in me<strong>di</strong>ocre stato. Al <strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> detta stanza vi<br />

era un parapetto <strong>di</strong> giro palmi 73, altezza palmi 3, grossezza palmi 2 munito <strong>di</strong> merli. Vi esisteva accosto<br />

alla torre un altro muro in prolungamento del ponte della stessa <strong>di</strong> lunghezza palmi 40, altezza palmi<br />

4, grossezza palmi 2,50 che serviva per <strong>di</strong>notare il limitare della proprietà del Marchese dalla via cupa<br />

che va a Nola, accosto alla quale il detto casamento esisteva. Tutte le fabbriche erano in buono stato.<br />

Si è pure occupato una porzione <strong>di</strong> suolo e<strong>di</strong>ficabile <strong>di</strong> palmi 22,50 per palmi 50 ch’era quello appunto<br />

esistente <strong>di</strong> lato alle altre case che sono in quel sito, e <strong>di</strong> cui la proprietà era limitata dal descritto muro,<br />

e da altri segni apparenti»).<br />

169 Per un’analoga configurazione cfr. la torre <strong>di</strong> S. Eleuterio ad Arce che controllava il ponte sul<br />

fiume Liri e l’esazione del passo (Ebanista 2007b).<br />

170 Biblioteca della Società Napoletana <strong>di</strong> Storia Patria, Carta de’ contorni <strong>di</strong> Napoli costrutta ed eseguita, sui<br />

più recenti ed esatti materiali, da Benedetto Marzolla, Napoli 1845; cfr. dEl pEzzo 1985, fig. a p. 11.<br />

171 Marzolla 1832.<br />

172 Biblioteca Nazionale <strong>di</strong> Napoli, Sez. Manoscritti B a 5 c 72 1-3 ; cfr. avElla 2006, fig. 69, p. 188<br />

(l’Autore data la carta al 1845 circa).<br />

173 dEl rio 1981, fig. a pp. 36-37; pontiCEllo 2000, fig. a p. 76; avElla 2006, fig. 70, p. 189.<br />

174 ASN, Ponti e strade, f. 1383, fs.lo 560, St. da R. a <strong>di</strong> Puglia. Tratto da Cimitile fin dopo l’Epitaffio della Schiava<br />

deviamenti ed indennizzi, a. 1841, lettera del duca Francesco Mastrilli a Carlo Afan de Rivera, <strong>di</strong>rettore<br />

generale <strong>di</strong> Ponti e strade, 24 agosto 1841 («essendo aperta la nuova Strada Regia che da Galluccio mena<br />

alla Schiava, tutto il trafico, è per <strong>di</strong> là, ed il paese abitato <strong>di</strong> Gallo per conseguenza ammiserito, perché<br />

abbandonato da passaggieri provenienti dalle Provincie, che ivi facevano rinfresco, e pernottavano, e da<br />

vetturali che vi lasciavano i generi <strong>di</strong> formaggi, ed olii nei magazzini, ove i sensali andavano per incettare,<br />

37


Fig. 11. B. Marzolla, Atlante corografico storico e statistico del Regno delle Due Sicilie (1832).<br />

dai locatari che gli dovevano ancora 350 ducati, era ormai inservibile, «perché<br />

non essendovi più la strada, i passaggieri e vetturali vanno altrove» 175 . Per<br />

queste ragioni, il 16 giugno 1841 il duca chiese al <strong>di</strong>rettore generale <strong>di</strong> Ponti e<br />

strade, Carlo Afan de Rivera, <strong>di</strong> ampliare e regolarizzare il preesistente viottolo<br />

che dal versante meri<strong>di</strong>onale dell’abitato <strong>di</strong> Gallo conduceva alla variante<br />

Galluccio-Schiava (come attestava l’allegata «pianta <strong>di</strong>mostrativa»), «onde<br />

le vetture tutte vi potessero transitare per condursi a rinfrescare, e scaricare<br />

i generi, e gli olii in Gallo, come facevano allorchè la Regia Strada passava<br />

essendo Gallo piazza, che provvedeva buona parte del Distretto <strong>di</strong> Nola»).<br />

175 ASN, Ponti e strade, f. 1383, fs.lo 560, St. da R. a <strong>di</strong> Puglia. Tratto da Cimitile fin dopo l’Epitaffio della<br />

Schiava deviamenti ed indennizzi, a. 1841, lettera del duca Francesco Mastrilli a Carlo Afan de Rivera,<br />

<strong>di</strong>rettore generale <strong>di</strong> Ponti e strade, 24 agosto 1841 («L’esponente caldamente ne avanza supplica,<br />

essendo proprietario <strong>di</strong> un vastissimo locale in detto abitato per uso <strong>di</strong> osteria, e deposito <strong>di</strong> generi, che<br />

gli dava forte ren<strong>di</strong>ta, ma che attualmente è stato abbandonato dai fittajuoli de Luca, i quali sono in fuga<br />

lasciando D. 350 <strong>di</strong> attrasso, come potrà fare verificare, né il ricorrente avrà più la speranza <strong>di</strong> poterlo<br />

fittare, perché non essendovi più la strada, i passaggieri e vetturali vanno altrove»).<br />

38


Fig. 12. Cartografia del territorio <strong>di</strong> Comiziano (1896).<br />

nel paese»; non avendo ricevuto risposta, Mastrilli inviò una nuova, analoga<br />

richiesta il successivo 24 agosto 176 .<br />

Il 19 <strong>di</strong>cembre 1846 la Direzione generale <strong>di</strong> Ponti e Strade <strong>di</strong>spose la ven<strong>di</strong>ta<br />

del basolato delle «porzioni <strong>di</strong> Strada Regia rimaste abbandonate, da dopo<br />

l’abitato <strong>di</strong> Gallo [...] fin presso a quello della Schiava» 177 . Il 10 novembre 1850<br />

il comune <strong>di</strong> Cumignano e Gallo, a seguito all’abolizione del tratto che attraversava<br />

Gallo, deliberò la costruzione <strong>di</strong> una traversa che dal centro abitato si<br />

immetteva sul nuovo tracciato 178 (napolitano, infra, p. 52). Il 4 ottobre 1854 il<br />

176 ASN, Ponti e strade, f. 1383, fs.lo 560, St. da R. a <strong>di</strong> Puglia. Tratto da Cimitile fin dopo l’Epitaffio della Schiava<br />

deviamenti ed indennizzi, a. 1841, lettera del duca Francesco Mastrilli a Carlo Afan de Rivera, <strong>di</strong>rettore<br />

generale <strong>di</strong> Ponti e strade, 24 agosto 1841.<br />

177 Il materiale, che comprendeva i «basoli calcarei del luogo [...] che costituiscono il lastricato e<br />

le gavede che si trovano da dopo l’ultima Casa <strong>di</strong> Gallo fin al così detto Epitaffio della Schiava», le<br />

«scardonate <strong>di</strong> scaglioni in calce del luogo che si veggono lateralmente al sudetto lastricato, e anche nella<br />

susseguente porzione fino al detto Epitaffio» e «un capostrada <strong>di</strong> brecciame e sbrecciatura che si trova<br />

tra lo estremo del detto lastricato, e lo epitaffio della Schiava», venne acquistato da Emanuele Saggese<br />

per un importo complessivo <strong>di</strong> 147 ducati e 31 grana (ASN, Ponti e strade, f. 1809, fs.lo 7654, St. da R. a <strong>di</strong><br />

Puglia tratto da Cimitile all’Epitaffio della Schiava. La. e Compensi, a. 1847).<br />

178 asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1286.<br />

39


Fig. 13. Gallo, il tratto <strong>di</strong>smesso della Strada regia<br />

e la parrocchiale <strong>di</strong> S. Nicola (anni Sessanta del<br />

Novecento).<br />

40<br />

tratto abolito della Strada regia «da<br />

Galluccio a Gallo», largo 60 palmi<br />

(15,84 m), venne consegnato al comune<br />

che, nove anni dopo, stabilì <strong>di</strong><br />

venderne l’«eccedenza <strong>di</strong> palmi 22»<br />

per investire il ricavato nella sistemazione<br />

dello stesso tracciato viario,<br />

dal momento che per una strada<br />

comunale era più che sufficiente<br />

una larghezza <strong>di</strong> 22 palmi (5,80<br />

m) 179 . L’11 novembre 1864 il Consiglio<br />

comunale deliberò <strong>di</strong> acquistare<br />

dal Demanio, per una somma<br />

<strong>di</strong> £ 212,49, «il tratto <strong>di</strong> strada abolito,<br />

che dalla Chiesa Parrocchiale<br />

<strong>di</strong> Gallo conduce all’Epitaffio della<br />

Schiava»; la cessione, nell’impe<strong>di</strong>re<br />

ai «proprietari limitrofi» <strong>di</strong> appropriarsi<br />

indebitamente <strong>di</strong> porzioni<br />

del tracciato viario, avrebbe consentito<br />

al comune <strong>di</strong> rivenderlo e <strong>di</strong> ricavarne<br />

fon<strong>di</strong> per le opere stradali e<br />

per la costruzione del municipio 180 .<br />

Il tratto <strong>di</strong> strada <strong>di</strong>smesso prese il<br />

nome <strong>di</strong> corso Regio Abolito 181 , un<br />

termine che, poco alla volta, si estese<br />

all’intera area ad est <strong>di</strong> Gallo, già<br />

attraversata dalla Strada regia: se,<br />

infatti, nella levata del 1896 della<br />

tavola dell’Istituto Geografico Militare<br />

quest’area è denominata San Benedetto<br />

182 (fig. 12) in quella del 1956<br />

è definita Regio Abolito 183 (fig. 1). Ad<br />

est della parrocchiale <strong>di</strong> S. Nicola,<br />

il <strong>di</strong>smesso segmento viario assunse<br />

l’aspetto <strong>di</strong> una strada interpoderale<br />

179 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1861-1865, n. 8, 3 maggio 1863 n. 29, 11 novembre 1864.<br />

180 ACC, In<strong>di</strong>ce delle deliberazioni del Consiglio comunale, 1861-1942, n. 30, 11 novembre 1864.<br />

181 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1921-1925, n. 17, 15 febbraio 1921.<br />

182 Tavola IGM, foglio 185 IV N.O. Nola, levata 1896; cfr. avElla 1998b, p. 1426, fig. 2575.<br />

183 Tavola IGM, foglio 185 IV N.O. Nola, levata 1956; cfr. avElla 1998b, p. 1428, fig. 2578.


Fig. 14. Gallo, foto aerea (fine XX secolo).<br />

(figg. 13-14) che ha mantenuto sino allo scorso decennio allorché è stata ampliata<br />

e in parte ri<strong>di</strong>segnata per realizzare la carrozzabile che collega Gallo al<br />

Rione Gescal nel capoluogo comunale 184 .<br />

184 Progettata nel 1990 dagli ing. Luigi Giampaolino e Franco Giuseppe Nappi, la strada è stata<br />

costruita tra il 1997 e il 2000 (ringrazio l’ing. Nappi per le informazioni e le planimetrie).<br />

41


1.2.1. La fusione <strong>di</strong> Cumignano e Gallo<br />

1.2. L’età contemporanea<br />

Mario napolitano<br />

Agli inizi dell’Ottocento le università <strong>di</strong> Cumignano e Gallo viaggiano<br />

spe<strong>di</strong>te verso il loro comune destino lungo le due strade contigue e parallele<br />

che dal me<strong>di</strong>oevo (Ebanista, supra, pp. 15-27) le hanno condotte all’età<br />

contemporanea. Il lento e graduale processo <strong>di</strong> avvicinamento subisce<br />

un’improvvisa accelerazione nel 1806, quando Giuseppe Bonaparte rivoluziona<br />

in chiave moderna l’organizzazione territoriale e amministrativa del Regno,<br />

sud<strong>di</strong>videndolo in province, <strong>di</strong>stretti, circondari e comuni 1 . In tal modo<br />

l’amministrazione periferica dell’ex-regno borbonico viene riformata in senso<br />

piramidale, me<strong>di</strong>ante funzionari regi che fanno da tramite, a <strong>di</strong>versi livelli, tra<br />

il governo centrale e gli amministratori locali; la cellula primaria <strong>di</strong> questo<br />

nuovo assetto amministrativo è il comune retto dal decurionato 2 . Nel 1807<br />

Cumignano e Gallo sono comuni autonomi facenti parte del <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Santa<br />

Maria (attuale Santa Maria Capua Vetere) nella provincia <strong>di</strong> Terra <strong>di</strong> Lavoro 3 :<br />

Cumignano appartiene al circondario <strong>di</strong> Roccarainola, mentre Gallo rientra<br />

in quello <strong>di</strong> Avella 4 . Nel 1811, in piena epoca murattiana, l’assetto territoriale<br />

della provincia <strong>di</strong> Terra <strong>di</strong> Lavoro viene interamente ri<strong>di</strong>segnato: Cumignano<br />

rimane comune autonomo, mentre Gallo viene aggregato a Faibano, con cui<br />

dà vita al comune riunito <strong>di</strong> Faibano e Gallo; tanto Cumignano quanto Gallo<br />

aggregato a Faibano vengono inclusi nel circondario <strong>di</strong> Tufino 5 . Il sodalizio<br />

tra Faibano e Gallo, rivelatosi peraltro assai felice, ha la durata <strong>di</strong> sei anni 6 ,<br />

1 La legge n. 132 dell’8 agosto 1806 ripartisce il Regno <strong>di</strong> Napoli in tre<strong>di</strong>ci province: quella <strong>di</strong> Terra<br />

<strong>di</strong> Lavoro è sud<strong>di</strong>visa nei tre <strong>di</strong>stretti <strong>di</strong> Santa Maria, Gaeta e Sora; la legge n. 272 dell’8 <strong>di</strong>cembre 1806<br />

sud<strong>di</strong>vide il <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Santa Maria in 22 governi o circondari, tra cui compaiono Nola, Tufino e Avella.<br />

2 Per le funzioni e l’organizzazione del decurionato, una sorta <strong>di</strong> consiglio comunale, cfr. <strong>di</strong> biasio<br />

1995, pp. 58-60.<br />

3 Nel 1810 Cumignano e Gallo hanno un’estensione rispettivamente <strong>di</strong> 395 e 111 moggia napoletane<br />

(<strong>di</strong> biasio 1995, pp. 118-121).<br />

4 Legge n. 14 del 19 gennaio 1807 (<strong>di</strong> biasio 1995, pp. 105-106).<br />

5 Decreto n. 922 del 4 maggio 1811 (<strong>di</strong> biasio 1995, pp. 108-109). Cfr. Capolongo 1985, p. 47.<br />

6 ASC, Intendenza Borbonica, Circoscrizioni Territoriali, Cumignano, b. 2, f. 17.<br />

43


Fig. 15. Richiesta <strong>degli</strong> abitanti <strong>di</strong> Gallo per ottenere la separazione da Cimitile e l’aggregazione a<br />

Cumignano (10 febbraio 1819).<br />

44


protraendosi fino al 1817, quando, a causa della mancanza <strong>di</strong> persone eleggibili,<br />

i due comuni vengono separati e aggregati rispettivamente a Camposano e<br />

Cimitile 7 . Nel 1816, con la restaurazione borbonica, muta nuovamente l’assetto<br />

amministrativo del Regno 8 : Cumignano rientra nel circondario <strong>di</strong> Cicciano,<br />

mentre Gallo, riunito a Cimitile, ricade in quello <strong>di</strong> Nola 9 ; i due centri nel 1817<br />

hanno una popolazione rispettivamente <strong>di</strong> 781 e 373 in<strong>di</strong>vidui 10 .<br />

Svariati contrasti e continue risse costellano il sodalizio tra Cimitile e<br />

Gallo, mettendolo a dura prova 11 , fino a quando il 10 febbraio 1819 il primo<br />

eletto, i decurioni, il parroco e gli abitanti <strong>di</strong> Gallo supplicano l’intendente<br />

della provincia <strong>di</strong> Terra <strong>di</strong> Lavoro <strong>di</strong> provvedere alla separazione da Cimitile<br />

e all’aggregazione a Cumignano, in quanto centro più vicino, pacifico e <strong>di</strong><br />

maggior comodo per loro 12 (fig. 15). Il 14 settembre 1819 l’«oppresso»<br />

comune <strong>di</strong> Gallo reitera la richiesta <strong>di</strong> separazione da Cimitile; vi è, però, un<br />

aliquid novi rispetto a quella del febbraio precedente, perché ora Gallo non<br />

chiede più l’aggregazione a Cumignano, bensì a Faibano che, nel frattempo, si<br />

è reso <strong>di</strong>sponibile a sciogliersi da Camposano 13 . Il 9 ottobre 1819 il Ministero<br />

<strong>degli</strong> Affari Interni, esaminati i progetti <strong>di</strong> rettifica <strong>di</strong> circoscrizione, <strong>di</strong>spone<br />

la separazione <strong>di</strong> Gallo da Cimitile e l’aggregazione a Cumignano 14 . L’anno<br />

successivo, in concomitanza con la mo<strong>di</strong>fica della circoscrizione amministrativa<br />

della provincia <strong>di</strong> Terra <strong>di</strong> Lavoro, Gallo può finalmente separarsi da Cimitile<br />

per aggregarsi a Cumignano, insieme a cui dà vita al comune riunito <strong>di</strong><br />

Cumignano e Gallo, ricadente nel circondario <strong>di</strong> Cicciano 15 .<br />

Nel 1827 Faibano e Gallo chiedono nuovamente la separazione<br />

rispettivamente da Camposano e da Cumignano per riunirsi in amministrazione<br />

7 ASC, Intendenza Borbonica, Circoscrizioni Territoriali, Cumignano, b. 2, f. 33.<br />

8 Legge n. 360 del 1° maggio 1816, in vigore dal 1° gennaio 1817 (<strong>di</strong> biasio 1995, pp. 110-111).<br />

9 La legge n. 360 del 1816, ai fini del riconoscimento dell’autonomia ad un abitato prima aggregato,<br />

richiede i seguenti requisiti: un numero <strong>di</strong> eleggibili tale da garantire l’esercizio delle cariche comunali<br />

e l’alternanza <strong>degli</strong> amministratori; un progetto <strong>di</strong> stato <strong>di</strong>scusso che <strong>di</strong>mostri la capacità <strong>di</strong> autonomia<br />

finanziaria; una popolazione non inferiore ai mille abitanti o comunque sufficiente a garantire la<br />

possibilità <strong>di</strong> un minimo <strong>di</strong> vita sociale (<strong>di</strong> biasio 1995, p. 87).<br />

10 ASDN, Sante Visite, XVIII, a. 1817, ff. 122, 227.<br />

11 Tra i numerosi contrasti insorti tra i due comuni riuniti, riveste particolare interesse il caso <strong>di</strong><br />

Antonio Stefanile <strong>di</strong> Gallo, il quale - come attesta un documento non datato (ASC, Intendenza Borbonica,<br />

Circoscrizioni Territoriali, Cumignano, b. 2, f. 17) - da ben 12 anni somministra il latte delle sue 18 capre<br />

agli abitanti e agli infermi del paese e del circondario, nonché agli in<strong>di</strong>genti, ad<strong>di</strong>rittura gratis; eppure il<br />

decurionato <strong>di</strong> Cimitile, incurante <strong>degli</strong> infermi e dei poveri che sarebbero rimasti senza latte, stabilisce<br />

che Stefanile può tenere solo 6 capre. La goccia che fa traboccare il vaso, tuttavia, sembra essere stato<br />

il mancato rifacimento della sagrestia della parrocchiale <strong>di</strong> Gallo più volte richiesto al decurionato <strong>di</strong><br />

Cimitile (ACC, Deliberazioni del Decurionato, 1823-1831, n. 207, 4 novembre 1827, f. 77r).<br />

12 ASC, Intendenza Borbonica, Circoscrizioni Territoriali, Cumignano, b. 2, f. 17.<br />

13 ASC, Intendenza Borbonica, Circoscrizioni Territoriali, Cumignano, b. 2, f. 17.<br />

14 ASC, Intendenza Borbonica, Circoscrizioni Territoriali, Cumignano, b. 2, f. 17.<br />

15 Regio Decreto del 25 gennaio 1820 n. 1876.<br />

45


autonoma; tra le motivazioni addotte a sostegno dell’aggregazione, vi sono la<br />

<strong>di</strong>stanza minima che li <strong>di</strong>vide, il congruo numero <strong>di</strong> eleggibili e le sufficienti<br />

ren<strong>di</strong>te per sostenere le spese civiche 16 . L’iniziativa, tuttavia, non va a buon fine,<br />

tanto che il 13 giugno 1849 Gallo torna alla carica e chiede l’autorizzazione a<br />

separarsi da Cumignano per unirsi a Cimitile 17 . Il decurionato <strong>di</strong> Cumignano<br />

e Gallo, entrando nel merito della questione, fa osservare che i due comuni<br />

sono gravati da molteplici obbligazioni. Ad ogni modo se Cimitile è <strong>di</strong>sposto<br />

ad assumersi tali oneri in proporzione al numero <strong>degli</strong> abitanti <strong>di</strong> Gallo,<br />

Cumignano si <strong>di</strong>chiara pronto a dare il suo assenso alla separazione; in caso<br />

contrario, Gallo resterà unito a Cumignano finché i debiti non saranno<br />

interamente estinti. L’8 luglio 1849 il decurionato <strong>di</strong> Cimitile, pronunciandosi<br />

sulla questione, respinge la richiesta <strong>di</strong> aggregazione, perché - manco a <strong>di</strong>rlo -<br />

Gallo risulta pieno <strong>di</strong> debiti 18 .<br />

Nel 1854 Gallo chiede ancora una volta <strong>di</strong> separarsi da Cumignano per<br />

unirsi a Faibano. Il Ministero <strong>degli</strong> Affari Interni dà, tuttavia, parere negativo<br />

alla riunificazione; tra le motivazioni addotte, vi sono la mancanza <strong>di</strong> beni<br />

patrimoniali per cui i suddetti comuni dovrebbero ricorrere ad imposte daziarie<br />

per finanziare le spese civiche, nonché la mancanza <strong>di</strong> persone in grado <strong>di</strong><br />

ricoprire cariche pubbliche 19 . Gallo non si rassegna <strong>di</strong> fronte al naufragare <strong>di</strong><br />

ogni tentativo separatista; altre richieste del medesimo tenore giungeranno al<br />

vaglio delle autorità competenti, senza tuttavia produrre gli effetti sperati 20 . In<br />

realtà, malgrado le apparenze, il vero problema <strong>di</strong> Gallo non è la mancanza <strong>di</strong><br />

intesa con Cumignano, bensì l’esiguità della popolazione e la penuria <strong>di</strong> risorse<br />

finanziarie che impe<strong>di</strong>scono all’ex-<strong>Università</strong> <strong>di</strong> ritornare ad essere un’unità<br />

amministrativa autonoma.<br />

1.2.2. La gestione <strong>degli</strong> ‘affari comunali’ tra la restaurazione borbonica e la spe<strong>di</strong>zione dei<br />

Mille<br />

Dal 1819, anno della fusione <strong>di</strong> Cumignano e Gallo, al 1861 il comune è<br />

16 ASC, Intendenza Borbonica, Circoscrizioni Territoriali, Cumignano, b. 2, f. 33. Il decurionato <strong>di</strong><br />

Cumignano si oppone sostenendo che, eccetto il parroco, il percettore della fon<strong>di</strong>aria e il suo contabile,<br />

non ci sono alfabeti a Gallo, e che quest’ultimo centro non può farsi carico delle spese civiche con la<br />

ren<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> 200 ducati annui. Senza contare i benefici che Gallo ha tratto dal sodalizio con Cumignano, tra<br />

cui le prime cariche pubbliche, il rifacimento della sagrestia della parrocchiale, della croce e delle strade<br />

(ACC, Deliberazioni del Decurionato, 1823-1831, n. 207, 4 novembre 1827, ff. 76-78). Per la croce <strong>di</strong> Gallo<br />

cfr. Ebanista, supra, p. 32.<br />

17 ASC, Intendenza Borbonica, Circoscrizioni Territoriali, Cumignano, b. 2, f. 33.<br />

18 ASC, Intendenza Borbonica, Circoscrizioni Territoriali, Cumignano, b. 2, f. 33.<br />

19 <strong>di</strong> biasio 1995, pp. 186-187.<br />

20 ASC, Intendenza Borbonica, Circoscrizioni Territoriali, Cumignano, b. 2, f. 17.<br />

46


stato amministrato da 13 sindaci: Vincenzo Santorelli (1817-19 e 1826-27),<br />

Francesco Sarappa (1820-22), Angelantonio Stefanile 21 (1822-24), Severino<br />

Corrado (1824-25 e 1827-28), Francesco Buonvicino (1825-26), Luigi<br />

Buonvicino (1828-33), Tommaso Del Litto (1833-37), Luigi Buonvicino<br />

(1837-42), Francesco Santorelli (1842-44 e 1851-57), Francesco Buonvicino<br />

(1845-47), Vincenzo Stefanile (1847-51), Antonio Vanona (1857-60) e Nicola<br />

Napolitano (1860-61).<br />

Le carte ottocentesche dell’Intendenza Borbonica e della Prefettura, custo<strong>di</strong>te<br />

nell’Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Caserta, e le deliberazioni decurionali e consiliari,<br />

conservate nell’Archivio Comunale <strong>di</strong> Comiziano, forniscono interessanti<br />

dati sull’amministrazione <strong>di</strong> Cumignano e Gallo 22 . Oltre agli aspetti della vita<br />

quoti<strong>di</strong>ana <strong>degli</strong> abitanti 23 , emergono notizie sulla <strong>di</strong>ffusione delle malattie 24 ,<br />

sulle inondazioni 25 , sulla manutenzione dei torrenti 26 , sulle spese religiose 27<br />

21 Angelantonio Stefanile è il primo abitante <strong>di</strong> Gallo a ricoprire la carica <strong>di</strong> sindaco <strong>di</strong> Cumignano e<br />

Gallo (ACC, Deliberazioni del Decurionato, 1823-1831, n. 207, 4 novembre 1827, ff. 76-78).<br />

22 Informazioni si ricavano anche da altre tipologie <strong>di</strong> fonti; è il caso, ad esempio, <strong>degli</strong> atti della<br />

visita pastorale del 1829, dove si legge che, mancando a Gallo le ostetriche, si ricorre a quelle <strong>di</strong>moranti<br />

a Faibano e Cimitile (asdn, Sante Visite, XX, a 1829, f. 478v), ovvero <strong>degli</strong> atti dello stato civile <strong>di</strong><br />

Cumignano del 1845 da cui risulta che, all’occorrenza, le levatrici della vicina Tufino (aCC, Nati <strong>di</strong><br />

Cumignano. 1839-1843, n. 13, f. 25) sostituiscono l’ostetrica Carmina La Monica residente a Cumignano<br />

(aCC, Nati <strong>di</strong> Cumignano. 1820-1824, a. 1824, n. 9, f. 9; Nati <strong>di</strong> Cumignano. 1844-1848, a. 1845, n. 12, f.<br />

12). 23 All’epoca della riunione dei due comuni, Cumignano conta 813 abitanti (asC, Intendenza Borbonica,<br />

Affari Comunali, Cumignano, b. 1281, a. 1826), mentre Gallo 485 abitanti (asC, Intendenza Borbonica,<br />

Affari Comunali, Cumignano, b. 1277, a. 1818). La maggior parte <strong>degli</strong> abitanti <strong>di</strong> Cumignano è costituta<br />

da coloni, mentre la quasi totalità dei terreni appartiene al duca <strong>di</strong> Marigliano e a Giovanni Andrea<br />

D’Afflitto (ACC, Deliberazioni del Decurionato, 1818-1822, n. 12, 4 luglio 1819, f. 15r). Tra i prodotti<br />

coltivati a Cumignano, compaiono anche canapa e lino, la cui tritatura, unitamente alla formazione<br />

delle relative mete, ai fini della naturale maturazione, deve avvenire alla <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> un quarto <strong>di</strong> miglio<br />

dall’abitato (ACC, Deliberazioni del Decurionato, 1818-1822, n. 20, 16 ottobre 1819, f. 15 r).<br />

24 Nel 1826 scoppia una vera e propria epidemia, tanto è vero che numerosi abitanti <strong>di</strong> Gallo si<br />

ammalano <strong>di</strong> scarlattina; tra i me<strong>di</strong>ci che curano gli ammalati, vi è il dottor Vincenzo De Luca (asC,<br />

Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1281).<br />

25 Nel 1820 continue piogge inondano le strade <strong>di</strong> Cumignano, cosicché il decurionato deve farsi<br />

carico della bonifica e della riattivazione della strada Capocasale; a causa delle frequenti alluvioni che<br />

allagano la chiesa parrocchiale <strong>di</strong> Cumignano, il parroco è costretto a rimuovere dalla custo<strong>di</strong>a l’eucaristia<br />

e a trasferirla nel vicino comune <strong>di</strong> Risigliano, finché non si asciugano le acque e si rimuove il limo dalla<br />

chiesa (asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, bb. 1279-1280; cfr. Ebanista, infra, p. 89).<br />

26 Un elenco delle cartine topografiche contenute nella serie Contratti della prefettura 1873-1922<br />

dell’Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Caserta attesta che nel 1889 iniziano i lavori <strong>di</strong> sistemazione con muri <strong>di</strong> sponda<br />

del tronco del torrente Gaudo tra il Salasso <strong>di</strong> Faibano e il I ponte <strong>di</strong> Cumignano, nell’ambito della<br />

bonifica dei torrenti <strong>di</strong> Nola.<br />

27 Nel 1831 sono corrisposti, a titolo <strong>di</strong> elemosina, 20 carlini al convento dei Cappuccini <strong>di</strong> Nola e 12<br />

carlini a quello dei padri Alcantarini <strong>di</strong> Grumo, secondo una secolare consuetu<strong>di</strong>ne (ACC, Deliberazioni<br />

del Decurionato, 1831-1841, nn. 308, 318, 2 ottobre 1831). Nel 1847, invece, vengono donati 4 ducati al<br />

convento <strong>di</strong> S. Angelo del Palco <strong>di</strong> Nola, nonché 4 ducati in contanti e 12 carlini in pane e olio a quello<br />

47


e legali 28 , sui mercati e sulle fiere 29 , sugli orologi pubblici 30 , nonché su eventi<br />

collegati alle vicende politiche del Regno 31 e alla famiglia reale 32 .<br />

Le entrate comunali sono costituite prevalentemente dai dazi <strong>di</strong> consumo 33 :<br />

‘bottega lorda’ (negozi <strong>di</strong> alimentari), pesi e misure 34 (altrimenti detto ‘provento<br />

giuris<strong>di</strong>zionale’ 35 ), forno pubblico (detto anche ‘panatica’), consumo del vino,<br />

‘lava’ (ossia l’acqua piovana) 36 , molitura, macellazione e ven<strong>di</strong>ta della carne.<br />

Tutti i cespiti comunali, a norma della legge n. 132 dell’8 agosto 1806, sono<br />

dati in affitto tramite licitazione all’asta pubblica al maggior offerente 37 . Nel<br />

<strong>di</strong> S. Vito <strong>di</strong> Marigliano (ACC, Deliberazioni del Decurionato, 1841-1853, 14 novembre 1847, f. 130v).<br />

28 A causa <strong>di</strong> una controversia con il duca <strong>di</strong> Ro<strong>di</strong> Caracciolo, il comune <strong>di</strong> Gallo nel 1827 è<br />

costretto a rivolgersi ad un avvocato che, come compenso, riceve 26 ducati, in luogo dei 50 approvati<br />

dall’intendente (asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1282).<br />

29 Nel 1858 Cumignano accoglie con piacere la proposta <strong>di</strong> Cimitile <strong>di</strong> un mercato settimanale<br />

il venerdì e <strong>di</strong> una fiera annuale dal 1° al 3 maggio (ACC, Deliberazioni del Decurionato, 1853-1861, 14<br />

<strong>di</strong>cembre 1858, f. 178v). Cfr. Ebanista 2004b, p. 24.<br />

30 Nel 1825 viene costruita la scala dell’orologio pubblico <strong>di</strong> Cumignano e sono appaltati i lavori<br />

per la costruzione <strong>di</strong> quello <strong>di</strong> Gallo (asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1280). Nel<br />

1855 è attestato un intervento <strong>di</strong> manutenzione ad entrambi gli strumenti perché non segnano più l’ora<br />

esatta (asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1288, a. 1855).<br />

31 Nel 1824 il decurionato spende 208, 90 ducati per l’alloggio e il casermaggio delle truppe austriache<br />

(ACC, Deliberazioni del Decurionato, 1823-1831, 25 settembre 1825, f. 42r). Il 3 luglio 1827 Francesco<br />

Sarappa chiede all’intendente della provincia <strong>di</strong> Terra <strong>di</strong> Lavoro il rimborso dei cinque letti che, nella<br />

qualità <strong>di</strong> sindaco <strong>di</strong> Cumignano, era stato obbligato a consegnare al comune <strong>di</strong> Nola, allorquando nel<br />

1820 giunsero le truppe austriache (asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1282).<br />

32 Nel 1851 il decurionato destina 4 ducati e 68 grana ai festeggiamenti per la ricorrenza del parto<br />

della regina (asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1286).<br />

33 I dazi colpiscono sia i generi che si immettono nel comune e suo tenimento, sia quelli ivi prodotti e<br />

destinati alla consumazione; quest’ultima può essere locale o industriale, secondo che il bene consumato<br />

sia <strong>di</strong>retto all’imme<strong>di</strong>ata sod<strong>di</strong>sfazione dei bisogni dei consumatori o agli operai quale materia prima<br />

per la produzione <strong>di</strong> altri beni (asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1289, a. 1863).<br />

34 Il servizio pesi e misure viene dato in affitto sia per Cumignano che per Gallo; ciascuno dei<br />

due comuni riuniti dota <strong>di</strong> pesi e misure l’affittuario che, in esclusiva, deve farne un uso pubblico.<br />

È assoggettata a tale dazio la pesatura <strong>di</strong> grano, granone, orzo, fagioli, biade, castagne, frutta e altri<br />

commestibili (asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1282, a. 1831).<br />

35 Nello statino comparativo dei cespiti comunali del 1851, il servizio pesi e misure compare<br />

sotto la denominazione <strong>di</strong> provento giuris<strong>di</strong>zionale ed è dato in affitto per due anni. Altra novità è<br />

che l’affittuario può esigere <strong>di</strong>ritti per la pesatura <strong>di</strong> qualsiasi genere (asC, Intendenza Borbonica, Affari<br />

Comunali, Cumignano, b. 1286).<br />

36 La ‘lava’ è data in affitto per il solo comune <strong>di</strong> Cumignano, essendo tale cespite precluso a Gallo<br />

a partire dal 1820 (asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1279, a. 1824); oggetto <strong>di</strong><br />

questa privativa è l’utilizzo dell’acqua piovana che cade nel perimetro <strong>di</strong> Cumignano, finché non sia<br />

uscita dal territorio comunale (asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1287, a. 1854).<br />

37 asCionE-<strong>di</strong> biasio 2006, p. 126. Più precisamente, ogni singolo cespite viene concesso in privativa<br />

ossia l’aggiu<strong>di</strong>catario acquista il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> essere il solo a vendere uno o più beni <strong>di</strong> consumo ovvero<br />

a prestare quel determinato servizio pubblico in uno o entrambi i comuni riuniti; il relativo canone <strong>di</strong><br />

affitto è pagato, mensilmente, metà in argento e metà in rame (asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali,<br />

Cumignano, b. 1282, a. 1829).<br />

48


1845, considerato che Nola annualmente corrisponde a Camposano «da 69 a<br />

89 ducati per Bosco Fangone», in virtù dei <strong>di</strong>ritti spettanti a Faibano e Gallo, il<br />

decurionato <strong>di</strong> Cumignano e Gallo chiede a Camposano <strong>di</strong> restituire le 25 rate<br />

<strong>di</strong> canone (pari a 212 ducati e 50 carlini) indebitamente riscosse, <strong>di</strong>sponendo<br />

che per l’avvenire Nola versi <strong>di</strong>rettamente a Cumignano la parte <strong>di</strong> canone<br />

spettante a Gallo 38 . In questo modo nel 1850 nelle casse comunali affluiscono<br />

non solo i canoni dovuti dal duca <strong>di</strong> Marigliano per Cumignano e Gallo, ma<br />

anche quelli del comune <strong>di</strong> Nola 39 .<br />

L’approvvigionamento idrico è una delle principali preoccupazioni del<br />

decurionato. A Cumignano, in epoca murattiana, nel luogo detto «avanti la<br />

chiesa parrocchiale» (ossia l’attuale piazza S. Severino) è attestato un pozzo,<br />

intorno al quale nel 1817 il decurionato fa costruire una cancellata 40 . Un<br />

analogo provve<strong>di</strong>mento viene intrapreso due anni dopo per mettere in<br />

sicurezza le bocche delle cisterne comunali 41 che nel 1825 sono ripulite 42 .<br />

Tanto a Cumignano quanto a Gallo, l’approvvigionamento idrico è garantito<br />

dalla presenza <strong>di</strong> serbatoi pubblici e privati 43 che vengono colmati con l’acqua<br />

<strong>di</strong> Avella; nel 1820 per riempire le cisterne comunali si spendono 9 ducati<br />

e 90 grana 44 , mentre nel 1860 ben 28 ducati 45 . Nel 1859, per il trasporto<br />

dell’acqua, sono costruiti tre canali <strong>di</strong> terra: il primo, lungo ¾ <strong>di</strong> miglia (ossia<br />

circa 1,39 km), parte dal ponte della Schiava e arriva a Cumignano; il secondo<br />

dal territorio del principe della Schiava giunge a Gallo, così come il terzo<br />

che, lungo un miglio (circa 1,85 km), principia dall’Epitaffio della Schiava;<br />

attraversando terreni seminati, i tre canali arrecano danni ai relativi proprietari,<br />

tanto che la cassa comunale, oltre al prezzo dell’acqua e alle spese <strong>di</strong> trasporto,<br />

deve provvedere anche al risarcimento dei danni 46 .<br />

38 ACC, Deliberazioni del Decurionato, 1841-1853, 16 febbraio 1845, f.61.<br />

39 asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1286, a. 1851; il canone per Cumignano<br />

è pari a 101 ducati e 58 grana; quello per Gallo corrisponde a 22 ducati e 40 grana, il canone dovuto da<br />

Nola equivale a 16 ducati e 60 grana.<br />

40 asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1276, a. 1817. Nel 1824 il decurionato, in<br />

occasione dell’espurgo del pozzo, <strong>di</strong>spone l’installazione <strong>di</strong> una fune per consentire <strong>di</strong> attingere l’acqua<br />

con maggior comodo (asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1279, a. 1824).<br />

41 ACC, Deliberazioni del Decurionato, 1818-1822, n. 22, 25 <strong>di</strong>cembre 1819, f. 28v. Nuove cancellate<br />

lignee vengono realizzate nel 1854 (asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1287, a.<br />

1854).<br />

42 Per l’espurgo delle pubbliche conserve e del lagno vengono spesi 20 ducati (ACC, Deliberazioni del<br />

Decurionato, 1823-1831, n. 134, 6 febbraio 1825, f. 33v).<br />

43 Nel 1818 viene costruita a Cumignano una nuova cisterna d’acqua (ASC, Intendenza Borbonica,<br />

Affari Comunali, Cumignano, b. 1276, a.1818).<br />

44 ACC, Deliberazioni del Decurionato, 1818-1822, n. 29, 16 marzo 1820, f. 32r.<br />

45 asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1289, a. 1860.<br />

46 Le operazioni si protraggono per circa venti giorni, durante i quali due persone sono deputate<br />

all’accompagnamento delle acque (asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1289, a. 1860).<br />

49


Nel 1809 il sindaco, il primo eletto, i decurioni e gli abitanti <strong>di</strong> Cumignano<br />

chiedono all’intendente della provincia <strong>di</strong> Terra <strong>di</strong> Lavoro l’autorizzazione a<br />

costruire un pubblico forno che, una volta dato in affitto, avrebbe consentito<br />

<strong>di</strong> produrre il pane in loco 47 . L’iniziativa, se da un lato si traduce in una<br />

como<strong>di</strong>tà per la popolazione locale, dall’altro determina un incremento<br />

delle ren<strong>di</strong>te comunali. Nel 1816 Raffaele Del Balzo 48 , patrizio capuano, fa<br />

costruire a Cumignano un mulino per sod<strong>di</strong>sfare i bisogni non solo della<br />

propria famiglia, ma anche dei compaesani che vi si recano per macinare il<br />

grano; per l’opposizione dell’affittuario del forno pubblico, il sindaco vieta,<br />

però, agli abitanti <strong>di</strong> macinare nel mulino Del Balzo, sotto pena della per<strong>di</strong>ta<br />

dei prodotti macinati e della multa <strong>di</strong> trenta carlini 49 . L’affittuario del forno<br />

pubblico, che gestisce in esclusiva la produzione anche a Gallo 50 , panifica tutti<br />

i giorni, a partire dalle tre <strong>di</strong> notte, e vende il pane nonché la farina <strong>di</strong> grano e<br />

<strong>di</strong> granone 51 . Nel 1841 il locale comunale a<strong>di</strong>bito alla panificazione è dotato <strong>di</strong><br />

tutto l’occorrente per la produzione <strong>di</strong> pane, compresa una conserva d’acqua<br />

pura 52 .<br />

Oltre al forno e alle ‘mulinelle’, dove ha luogo la molitura <strong>di</strong> ogni tipo <strong>di</strong><br />

farina 53 , nel 1850 a Cumignano è attestato il macello pubblico, il cui affittuario,<br />

in via esclusiva, macella e vende carne <strong>di</strong> manzo, <strong>di</strong> pecora e maiale 54 . Gli<br />

abitanti, tuttavia, possono, parimenti, macellare e vendere la carne nell’ambito<br />

del territorio comunale, previa corresponsione dei <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> ‘scannaggio’<br />

all’affittuario 55 .<br />

Nel 1823 nelle ‘botteghe lorde’ (negozi <strong>di</strong> alimentari) <strong>di</strong> Cumignano e Gallo<br />

l’affittuario vende in esclusiva e al minuto, ossia per quantità inferiori a 4 rotoli<br />

(cioè circa 3,5 kg), cacio, olio, sugna, lardo, salami e salumi 56 . L’affittuario è,<br />

altresì, obbligato a tenere in bottega la neve per sei mesi all’anno, dal 1° maggio<br />

al 31 ottobre 57 . A partire dal 1850, tuttavia, qualunque citta<strong>di</strong>no può aprire una<br />

47 asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1276, a. 1809.<br />

48 Sulla famiglia del Balzo cfr. Ebanista, infra, p. 139.<br />

49 asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1276, a. 1816.<br />

50 asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1285, a. 1841.<br />

51 asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1286, a. 1851.<br />

52 asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1285, a. 1841.<br />

53 asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1289, a. 1858. Nel 1849 il dazio sulla<br />

molitura riguarda la sola farina <strong>di</strong> grano, restandone esente quella <strong>di</strong> granone; per ogni cantaro <strong>di</strong> farina<br />

<strong>di</strong> grano si pagano 15 grana (asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1286, a. 1851).<br />

54 asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1286, a. 1851.<br />

55 asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1286, a. 1851 (10 carlini per ogni bue,<br />

vacca o vitella, viva o morta, <strong>di</strong> qualunque peso o valore; 2 carlini per ogni maiale, vivo o morto, e <strong>di</strong><br />

qualunque peso; 15 grana per ogni pecora, castrato, capra, agnello e simili, vivo o morto e <strong>di</strong> qualunque<br />

peso).<br />

56 asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1279, a. 1824.<br />

57 asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1282, a. 1829.<br />

50


ottega lorda, purché corrisponda all’affittuario la rata dell’affitto 58 .<br />

Il dazio sul consumo del vino si applica solo a quello consumato al minuto,<br />

vale a <strong>di</strong>re in quantità inferiori a ½ barile (cioè circa 20 litri) 59 ; al dazio è<br />

sottoposto sia il vino consumato dai pubblici ven<strong>di</strong>tori, sia quello bevuto<br />

privatamente nelle case e in campagna; ne resta esente il vino introdotto nel<br />

comune per semplice deposito o passaggio e quello venduto all’ingrosso,<br />

vale a <strong>di</strong>re in quantità superiore a mezzo barile, purché sia caricato per<br />

essere trasportato fuori tenimento. L’affittuario è obbligato a tenere aperte<br />

una bottega a Cumignano e una a Gallo. Chiunque può vendere il vino al<br />

minuto nella propria cantina (‘celliere’), previo pagamento del relativo dazio<br />

all’affittuario 60 .<br />

Nel settembre del 1816 il decurionato sceglie Alessandrina Silvestri <strong>di</strong> Nola<br />

come maestra per le fanciulle <strong>di</strong> Cumignano: l’intendente <strong>di</strong> Terra <strong>di</strong> Lavoro,<br />

tuttavia, giu<strong>di</strong>cando eccessivo lo stipen<strong>di</strong>o <strong>di</strong> 40 ducati annui assegnatole, lo<br />

riduce a 18 ducati; a fianco della maestra si schiera, però, il sindaco il quale,<br />

ritenendo i 18 ducati insufficienti per il mantenimento <strong>di</strong> una forestiera, chiede<br />

all’intendente <strong>di</strong> aumentare lo stipen<strong>di</strong>o 61 . Nel 1844 Angelarosa Santorelli,<br />

maestra pubblica delle ragazze <strong>di</strong> Cumignano, essendo giunta all’età <strong>di</strong> 66 anni,<br />

e avendo maturato 45 anni <strong>di</strong> servizio, chiede al sottointendente del <strong>di</strong>stretto<br />

<strong>di</strong> Nola <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre che il sindaco <strong>di</strong> Cumignano, unitamente ai decurioni e<br />

ai vecchi del paese, rilasci un certificato dei suoi servizi comunali ai fini della<br />

«giubilazione», secondo la legge; il decurionato del comune <strong>di</strong> Cumignano e<br />

Gallo, all’unanimità, acconsente alla richiesta della maestra, assegnandole una<br />

pensione 62 .<br />

Per la costruzione del cimitero, nel 1838 il decurionato in<strong>di</strong>vidua un terreno<br />

<strong>di</strong> proprietà <strong>di</strong> Francesco Mastrilli, marchese della Schiava. A seguito della sua<br />

opposizione, ripiega sul fondo coltivato da Pasquale Napolitano; anche, questa<br />

volta, però, non se ne fa nulla, in virtù del <strong>di</strong>niego del principe <strong>di</strong> Pie<strong>di</strong>monte,<br />

proprietario del fondo. Si giunge, così, al 21 aprile 1844, allorquando la scelta<br />

ricade sul podere <strong>degli</strong> ere<strong>di</strong> <strong>di</strong> Domenico De Luca, che oltre ad avere tutti<br />

i requisiti <strong>di</strong> legge, sod<strong>di</strong>sfa anche le esigenze <strong>degli</strong> abitanti <strong>di</strong> Cumignano e<br />

Gallo 63 . Malgrado la scelta apparentemente felice, il camposanto non viene<br />

58 asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1286, a. 1851.<br />

59 Il dazio è pari a 20 grana per ogni barile <strong>di</strong> vino paesano e a 30 grana per ciascun barile <strong>di</strong> vino<br />

forestiero (asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1282, a. 1831).<br />

60 asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1282, a. 1831.<br />

61 asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1276, a. 1816.<br />

62 asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1285, a. 1844.<br />

63 Il fondo, che ha un’estensione <strong>di</strong> 4,32 moggia legali (3/4 <strong>di</strong> moggio antico), si trova sulla strada<br />

detta via <strong>di</strong> Gallo a più <strong>di</strong> 3 miglia dall’abitato dei due comuni riuniti (ASC, Intendenza Borbonica, Camposanti,<br />

Cumignano, b. 32; ACC, Deliberazioni del Decurionato, 1841-1853, 21 aprile 1844, f.45 r).<br />

51


ealizzato e il relativo progetto viene accantonato, sicché i defunti continuano<br />

ad essere inumati nelle chiese <strong>di</strong> S. Maria delle Grazie <strong>di</strong> Cumignano e<br />

dell’Immacolata <strong>di</strong> Gallo.<br />

In seguito all’abolizione del tratto della Strada regia (o Consolare delle<br />

Puglie) che attraversa l’abitato <strong>di</strong> Gallo (Ebanista, supra, pp. 34-31), il<br />

decurionato, nella seduta del 10 novembre 1850, delibera la costruzione <strong>di</strong> una<br />

traversa che dall’agglomerato si immetta sul nuovo asse viario 64 ; quest’ultima<br />

dev’essere lastricata <strong>di</strong> brecciame sia per garantirne una maggiore durata, sia<br />

per evitare spese annuali <strong>di</strong> manutenzione 65 . Nel 1859 il decurionato conferisce<br />

all’«apparatore» Luigi de Martino l’incarico <strong>di</strong> formare un arco <strong>di</strong> trionfo sulla<br />

Consolare delle Puglie, in occasione del ritorno da Bari del re con l’augusta<br />

famiglia, come segno <strong>di</strong> fedeltà e attaccamento alla corona 66 .<br />

1.2.3. Dallo stato borbonico al Regno d’Italia<br />

L’esame delle delibere consiliari conservate nell’Archivio Comunale<br />

<strong>di</strong> Comiziano ha fornito dati molto interessanti sull’amministrazione <strong>di</strong><br />

Cumignano e Gallo nel periodo post-unitario. Le ine<strong>di</strong>te carte c’informano,<br />

tra l’altro, sui servizi sanitari 67 , sugli orologi pubblici 68 , sulle forze <strong>di</strong> polizia 69 ,<br />

64 Per la realizzazione dell’opera si propone Emmanuele Saggese <strong>di</strong> Marzano, con una offerta<br />

particolarmente vantaggiosa: impiego dei basoli dell’antica strada dell’Epitaffio della Schiava, compenso<br />

<strong>di</strong>lazionato in sei anni senza interessi, consegna della strada entro 4 mesi, ribasso del 2% sul costo<br />

complessivo stimato dall’architetto Michele Napolitano <strong>di</strong> Gallo, autore del relativo progetto.<br />

65 asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1286, a. 1851; ACC, Deliberazioni del<br />

Decurionato, 1841-1853, 10 novembre 1850, f. 191.<br />

66 asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1289, a. 1859.<br />

67 Nel 1871 il comune autorizza Francesco Petillo <strong>di</strong> Tufino ad aprire una farmacia a Cumignano<br />

(ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1871-1877, n. 25, 9 novembre 1871), mentre nel 1910 prende<br />

in affitto, in contrada San Benedetto (Ebanista, supra, p. 17, nota 31), un locale da destinare all’isolamento<br />

dei pazienti affetti da malattie infettive (ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1910-1920, n. 18, 2<br />

settembre 1910). L’anno successivo il locale d’isolamento viene trasferito fuori l’abitato <strong>di</strong> Cumignano<br />

in due stanze <strong>di</strong> proprietà della contessa Mattei Del Balzo in Pignone Del Carretto; l’Amministrazione<br />

nomina infermiere Francesco Final<strong>di</strong> e assistenti Severino Alfieri e Severino Santorelli (ivi, n. 57, 17<br />

febbraio 1911).<br />

68 Nel 1888 Alfonso Curci <strong>di</strong> Napoli impianta nel campanile della chiesa <strong>di</strong> S. Maria delle Grazie<br />

<strong>di</strong> Cumignano (Ebanista, infra, pp. 112-113, figg. 34, 48) un orologio che segna il tempo ogni quarto<br />

d’ora; lo strumento (lungo 110 cm, largo 33 cm, alto 35 cm) viene a costare 1275 lire, oltre alle campane<br />

e alle spese accessorie (ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1877-1890, n. 275, 5 agosto 1888; n.<br />

285, 8 ottobre 1888). Nel 1937 il comune delibera la sostituzione del vecchio orologio pubblico <strong>di</strong><br />

Gallo, antiquato e fuori uso da molto tempo, con un nuovo modello, per una spesa <strong>di</strong> 4800 lire (ACC,<br />

Registro delle deliberazioni, 1936-1938, n. 19, 16 marzo 1937); l’anno successivo Fer<strong>di</strong>nando Mascolo<br />

viene nominato regolatore <strong>di</strong> questo strumento per un compenso mensile <strong>di</strong> 20 lire (ACC, Registro delle<br />

deliberazioni, 1936-1938, n. 49, 2 settembre 1938).<br />

69 A Cumignano nel 1903 si inse<strong>di</strong>a una stazione dei carabinieri in un locale al Corso provinciale<br />

52


sui luoghi <strong>di</strong> ritrovo 70 , sulla manutenzione dei torrenti 71 , sui fenomeni<br />

alluvionali 72 , sulle vertenze demaniali 73 , sui benefattori 74 , sulle onorificenze 75 ,<br />

su eventi collegati alle vicende politiche del Regno 76 .<br />

Agli albori dell’Unità nazionale, il sentimento <strong>di</strong> attaccamento ai Borboni è<br />

ben ra<strong>di</strong>cato nel Regno, soprattutto in ambito rurale. Nel settembre del 1860<br />

si registrano numerosi episo<strong>di</strong> reazionari nelle campagne nolane; al termine<br />

dell’operazione repressiva, eseguita dalla Guar<strong>di</strong>a Nazionale, finiscono in<br />

prigione 37 conta<strong>di</strong>ni, due dei quali originari <strong>di</strong> Cumignano 77 . Il 21 ottobre<br />

1860, giorno fissato per il Plebiscito, nel comune riunito <strong>di</strong> Cumignano e Gallo<br />

si vota presso la sede comunale, dalle ore 8 alle 16 78 . Il clima <strong>di</strong> letizia che si<br />

respira in paese per il risultato della votazione viene turbato dall’omici<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />

un liberale commesso da un reazionario: è proprio a Cumignano che si registra<br />

la prima vittima della reazione nel <strong>di</strong>stretto <strong>di</strong> Nola 79 . L’anno seguente a Gallo<br />

viene arrestato Aniello Broda, soldato del <strong>di</strong>sciolto esercito borbonico, che ha<br />

n. 7 (attuale via Roma) (ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1901-1909, n. 173, 21 settembre 1903).<br />

70 Nel 1923, avendo la popolazione raggiunto le 986 unità, il comune autorizza l’apertura <strong>di</strong> una<br />

seconda bettola, a debita <strong>di</strong>stanza da quella già esistente (ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1921-<br />

1925, n. 164, 16 agosto 1923).<br />

71 Le esondazioni dell’alveo Gaudo, che si immette nel torrente <strong>di</strong> Avella, rappresentano un continuo<br />

pericolo per la popolazione locale, dal momento che, a causa delle forti piogge, spesso straripa e inonda<br />

Cumignano, come accade nel 1878; per queste ragioni, il consiglio comunale nel 1880 e 1885 si rivolge<br />

al Governo affinché provveda al più presto ad una definitiva sistemazione <strong>degli</strong> alvei circostanti (ACC,<br />

Deliberazioni del Consiglio comunale, 1877-1890, n. 20, 11 novembre 1880; ivi, n. 185, 17 ottobre 1885).<br />

72 Nel 1936 le strade del paese vengono invase da detriti alluvionali (ACC, In<strong>di</strong>ce delle deliberazioni del<br />

Consiglio comunale, 1861-1942, n. 52, 27 giugno 1936).<br />

73 Nel 1865 insorge una vertenza demaniale con il duca <strong>di</strong> Marigliano in merito alla porzione <strong>di</strong> Bosco<br />

Gau<strong>di</strong>o (o Bosco Fangone) spettante al comune <strong>di</strong> Cumignano e Gallo <strong>di</strong> Nola (ACC, Deliberazioni del<br />

Consiglio comunale, 1861-1865, n. 6, 26 marzo 1865); a soccombere, tuttavia, è il comune che alla fine<br />

desiste dal ricorso in Cassazione, ad<strong>di</strong>venendo ad una transazione con il duca (ACC, Deliberazioni del<br />

Consiglio comunale, 1877-1890, n. 132, 23 maggio 1884).<br />

74 Nel 1883 l’Amministrazione comunale delibera l’esecuzione <strong>di</strong> un ritratto ad olio del defunto<br />

cav. Protasio Buonvicino, benemerito citta<strong>di</strong>no <strong>di</strong> Cumignano, al quale si devono il basolato interno e<br />

la piazza S. Severino; il ritratto dovrà essere affisso nella sala consiliare per eternarne la memoria (ACC,<br />

Deliberazioni del Consiglio comunale, 1877-1890, n. 104, 6 settembre 1883).<br />

75 Nel 1920 il comune conferisce la citta<strong>di</strong>nanza onoraria all’avv. Michele Cerabona, pretore del<br />

mandamento (ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1910-1920, n. 407, 18 settembre 1920), mentre tre<br />

anni dopo a Benito Mussolini, in segno <strong>di</strong> riconoscenza «per l’uomo politico profondo, chiaroveggente<br />

e geniale» (ACC, Registro delle Deliberazioni, 1921-1925, n. 82, 3 giugno 1923).<br />

76 Il 20 settembre 1895, in occasione del 25° anniversario della presa <strong>di</strong> Roma, il consiglio comunale<br />

<strong>di</strong>spone la <strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> cento pani ai poveri, l’illuminazione della sede municipale e l’invio <strong>di</strong> un<br />

telegramma al re; nel contempo delega l’on. Tommaso Vitale a rappresentare Cumignano e Gallo alle<br />

manifestazioni che si tengono nella capitale (ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1891-1900, n. 254,<br />

14 settembre 1895).<br />

77 pErna 1978, pp. 58-63.<br />

78 pErna 1978, pp. 127, 142.<br />

79 pErna 1978, pp. 143-144.<br />

53


ferito un ufficiale della Guar<strong>di</strong>a Nazionale nell’esercizio delle sue funzioni 80 .<br />

Nella prima domenica <strong>di</strong> giugno del 1861 a Cumignano e a Gallo si festeggia<br />

l’Unità d’Italia; per le celebrazioni si spendono 19 ducati e 97 grana: 8 ducati<br />

per la somministrazione del pane ai poveri del paese, 4 ducati e 50 grana per<br />

il barile e mezzo <strong>di</strong> vino offerto alla Guar<strong>di</strong>a Nazionale, 7 ducati e 47 grana<br />

per lo sparo <strong>di</strong> mortaretti e l’illuminazione dei posti <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> comune<br />

e frazione 81 . Il 22 luglio 1861 una banda <strong>di</strong> briganti, capeggiati da Cipriano<br />

Della Gala, cerca <strong>di</strong> occupare Cumignano, ma il tentativo viene respinto<br />

dalla Guar<strong>di</strong>a Nazionale, prontamente intervenuta 82 . L’avvenimento scuote<br />

a tal punto la popolazione che rimangono in pianta stabile a Cumignano le<br />

guar<strong>di</strong>e nazionali, dalle trenta unità del 23 luglio alle due per la sola notte<br />

del 24 agosto; ne consegue che, per la sicurezza del paese, il comune spende<br />

complessivamente 38 ducati e 90 grana 83 . Altre bande <strong>di</strong> briganti, tra cui quella<br />

<strong>di</strong> Giuseppe Passariello, infestano il tenimento <strong>di</strong> Cumignano, arrecando non<br />

pochi danni ai residenti 84 .<br />

Nonostante le oggettive <strong>di</strong>fficoltà, l’unione tra Cumignano e Gallo si<br />

consolida negli anni imme<strong>di</strong>atamente successivi all’Unità d’Italia 85 , tanto<br />

che, a seguito del Regio Decreto 1218 del 26 marzo 1863 pubblicato nella<br />

Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia n. 113 del 12 maggio successivo, il comune<br />

riunito <strong>di</strong> Cumignano e Gallo assume la denominazione <strong>di</strong> Cumignano e Gallo<br />

<strong>di</strong> Nola 86 . Nel 1864 il consiglio comunale accoglie l’istanza dei residenti dei<br />

vicini centri <strong>di</strong> Risigliano e <strong>di</strong> Vignola che desiderano staccarsi da Tufino e<br />

80 L’ufficiale Gregorio Rinal<strong>di</strong> era stato costretto ad intervenire a Cimitile, la sera del 9 marzo 1861,<br />

dopo che Aniello Broda aveva obbligato con la forza il giovane Francesco Mercogliano, che giocava<br />

fingendosi garibal<strong>di</strong>no, a gridare «viva Francesco II» (pErna 1985, pp. 75-76).<br />

81 ACC, Deliberazioni del Decurionato, 1853-1861, 24 agosto 1861, ff. 248r-249v.<br />

82 pErna 1985, p. 113.<br />

83 ACC, Deliberazioni del Decurionato, 1853-1861, 24 agosto 1861, ff. 246r-248v.<br />

84 Nel 1863 viene elargita una somma <strong>di</strong> 20 lire per le vittime dei briganti (ACC, Deliberazioni del<br />

Consiglio comunale, 1861-1865, n. 2, 14 febbraio 1863), mentre l’anno successivo vengono stanziate 100<br />

lire per la repressione del brigantaggio (ivi, n. 5, 18 marzo 1864); nel 1866, con altri comuni limitrofi, si<br />

concorre all’acquisto <strong>di</strong> un cavallo per il luogotenente Losser, comandante i carabinieri del mandamento,<br />

in segno <strong>di</strong> riconoscenza per i successi riportati sulle bande <strong>di</strong> briganti operanti anche in Cumignano<br />

(ivi, n. 8, 20 maggio 1866).<br />

85 Stando ai dati ufficiali, al 1° gennaio 1862 il comune <strong>di</strong> Cumignano e Gallo conta una popolazione<br />

complessiva <strong>di</strong> 1210 abitanti (Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d’Italia, VI, Torino 1863, p.<br />

846); cfr. invece: dE luCa-Mastriani 1852, p. 447 (1478 abitanti) e zuCCagni-orlan<strong>di</strong>ni 1861, p. 479<br />

(1530 abitanti).<br />

86 Il Regio Decreto 1218 è emesso sulla base della delibera del consiglio comunale <strong>di</strong> Cumignano<br />

e Gallo del 20 novembre 1862 (Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d’Italia, VI, Torino 1863,<br />

pp. 600-601). L’aggiunta dell’appellativo «<strong>di</strong> Nola» è connessa alla circostanza che la denominazione <strong>di</strong><br />

Cumignano e Gallo, simile a quella <strong>di</strong> altri comuni del neocostituito Regno, genera equivoci e imbarazzi,<br />

sia ai privati sia alle pubbliche amministrazioni (ACC, In<strong>di</strong>ce delle deliberazioni del Consiglio comunale, 1861-<br />

1942, n. 23, 20 novembre 1862).<br />

54


aggregarsi a Cumignano e Gallo; all’origine della relativa deliberazione sta<br />

il rischio, fortemente avvertito da questi ultimi centri, <strong>di</strong> essere assorbiti dal<br />

limitrofo comune <strong>di</strong> Cicciano, per l’esiguo numero <strong>di</strong> abitanti e le scarse<br />

risorse patrimoniali 87 . Tuttavia, benché la richiesta <strong>di</strong> Risigliano e Vignola<br />

venga reiterata nel 1867 88 , nel 1908 89 e nel 1944 90 , le due frazioni contermini<br />

non vengono annesse al comune <strong>di</strong> Cumignano e Gallo.<br />

Il regolamento daziario postunitario del 1863 istituisce due nuovi cespiti<br />

comunali: la tassa sul combustibile per la fabbricazione dell’alcool 91 e quella<br />

sull’occupazione del suolo pubblico 92 ; nel contempo ri<strong>di</strong>sciplina il dazio<br />

sul consumo del vino 93 , la privativa della ‘bottega lorda’ (altrimenti detta<br />

‘pizzicagnola’) e della ‘panatica’ che, d’ora in poi, possono essere date in affitto<br />

anche per tre anni 94 . In seguito, per far fronte alle spese civiche, si delibera<br />

l’imposizione della cosiddetta ‘fuocatica’ 95 , l’affitto <strong>di</strong> pesi e misure e delle<br />

acque piovane che scorrono sul suolo pubblico <strong>di</strong> Gallo 96 . Nel 1882, allorché<br />

sul territorio comunale sono registrati circa 500 bovini, viene introdotta la<br />

tassa sul bestiame 97 , mentre quattro anni dopo un tributo sui materiali <strong>di</strong><br />

87 ACC, Deliberazioni del Consiglio Comunale, 1861-1865, n. 34, 13 novembre 1864. Nel 1866, a<br />

fronte <strong>di</strong> un deficit <strong>di</strong> bilancio pari a 1806 lire, la situazione finanziaria è <strong>di</strong> tale gravità che si delibera<br />

l’aggregazione <strong>di</strong> Gallo a Cimitile e si prevede l’annessione <strong>di</strong> Cumignano a Cicciano o ad altro comune<br />

limitrofo, in caso <strong>di</strong> soccombenza nel giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> riven<strong>di</strong>ca dei fon<strong>di</strong> comunali illegittimamente posseduti<br />

dal marchese <strong>di</strong> Gallo (ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1866-1870, n. 11, 8 luglio 1866).<br />

88 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1866-1970, n. 13, 16 giugno 1867.<br />

89 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1900-1909, n. 479, 3 novembre 1908.<br />

90 ACC, Registro delle deliberazioni, 1942-1945, n. 8, 10 febbraio 1944.<br />

91 Il dazio è pagato dal fabbricante che brucia le vinacce, il vino o granone per la composizione<br />

dell’alcool. Il listino prezzi è il seguente: 8 centesimi per ogni carro <strong>di</strong> vino o vinaccia; 6 lire e 37<br />

centesimi per ogni carro <strong>di</strong> 24 barili; 21 centesimi per ogni tomolo <strong>di</strong> granone (asC, Intendenza Borbonica,<br />

Affari Comunali, Cumignano, b. 1289, a. 1863).<br />

92 Il dazio colpisce solo coloro che vendono oggetti, occupando suolo pubblico. Pertanto né è<br />

assoggettato ogni traino o carretta, appartenente tanto a forestiere quanto a paesano, che contiene<br />

qualsiasi genere allorquando occupa il suolo pubblico in una piazza, strada o mercato durante la ven<strong>di</strong>ta.<br />

La tassa sull’occupazione dello spazio pubblico è dovuta altresì per ogni banco <strong>di</strong> torrone, per ogni<br />

postazione volante o fissa, per ogni pecora o maiale, per ogni traino <strong>di</strong> olio. Il suolo pubblico tassabile è<br />

quello circoscritto dal perimetro che racchiude l’abitato dei due comuni riuniti e il loro tenimento ossia<br />

il territorio annesso ai medesimi (asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1289, a. 1863).<br />

93 A <strong>di</strong>fferenza della precedente gabella, che <strong>di</strong>fferenziava il vino paesano da quello forestiero (supra,<br />

nota 59), la nuova tassa colpisce allo stesso modo i <strong>di</strong>versi prodotti (asC, Intendenza Borbonica, Affari<br />

Comunali, Cumignano, b. 1289, a. 1863).<br />

94 asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1289, a. 1863.<br />

95 Assoggettate a tale dazio sono cinque categorie <strong>di</strong> persone: proprietari, ‘industrianti’ all’ingrosso e<br />

professori <strong>di</strong> arte liberale (13,33 lire); coloni agiati (10,67 lire); ‘industrianti’ al minuto (6,67 lire); coloni<br />

<strong>di</strong> terreni dell’estensione <strong>di</strong> circa un ettaro, proprietari <strong>di</strong> terreni <strong>di</strong> circa 40 ettari e artisti (4 lire); salariati<br />

giornalieri (1,33 lire) (ACC, Deliberazioni del Consiglio Comunale, 1871-1877, n. 30, 24 novembre 1871).<br />

96 ACC, Deliberazioni del Consiglio Comunale, 1871-1877, n. 24, 9 novembre 1871.<br />

97 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1877-1890, n. 83, 7 ottobre 1882. Il tariffario prevede un<br />

pagamento <strong>di</strong> una lira per i bovini, <strong>di</strong> 5 lire per i cavalli e i buoi impiegati nei mezzi <strong>di</strong> trasporto, <strong>di</strong> 2<br />

55


costruzione estratti dalle locali cave <strong>di</strong> tufo 98 (Ebanista, infra, pp. 155-161).<br />

Dopo l’Unità d’Italia la spesa per l’approvvigionamento idrico si fa sempre<br />

più sproporzionata, tanto che nel 1883 sfiora le 600 lire; per queste ragioni il<br />

consiglio comunale delibera la costruzione <strong>di</strong> un pozzo in piazza S. Severino<br />

sulla curva della strada vicino alla parrocchiale, ad una <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 4 m da quello<br />

già esistente (fig. 77), al quale viene collegato tramite una galleria sotterranea 99 .<br />

Nonostante i costi, continua la secolare tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> riempire le cisterne con<br />

l’acqua <strong>di</strong> Avella; per il trasporto il comune si serve da tempo immemorabile<br />

dei fossi laterali della Strada delle Puglie 100 . Quando, tuttavia, la concessione<br />

ministeriale non giunge in tempo, si è costretti ad attraversare le proprietà<br />

private; nel 1884, ad esempio, alla principessa De Luna d’Aragona 101 e nel<br />

1896 al suo erede, Mariano Fieramosca duca <strong>di</strong> Leognani, il comune versa un<br />

canone <strong>di</strong> 20 lire, a titolo <strong>di</strong> corrispettivo per il transito delle acque <strong>di</strong> Avella<br />

su un fondo in località Campocavallo 102 . Analoga cifra viene versata nel 1922 al<br />

conte Gerardo De Vita Piscicelli per il passaggio delle acque su un suo terreno<br />

ubicato a Schiava 103 . L’anno successivo il consiglio comunale stabilisce che<br />

i proprietari delle 13 cisterne private sono obbligati a consentirne l’acceso<br />

al pubblico fino alle ore 18, poiché i due gran<strong>di</strong> serbatoi comunali subito si<br />

svuotano 104 . Le due cisterne, ubicate nell’omonima strada che si <strong>di</strong>parte da<br />

vico Parrocchia, sono cadute in <strong>di</strong>suso a seguito della riattivazione 105 , voluta<br />

dal podestà nel 1926, dei due pozzi ubicati in piazza S. Severino 106 che erano<br />

stati chiusi sei anni prima su <strong>di</strong>sposizione del me<strong>di</strong>co provinciale 107 . L’anno<br />

successivo viene impiantata un’elettropompa 108 , mentre nel 1929, per porre<br />

fine alla continua per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> acqua, si installano 4 rubinetti alle fontane del<br />

pozzo pubblico 109 . Anche a Gallo, in località Macello, è presente un pozzo<br />

lire per gli asini, <strong>di</strong> 50 centesimi per le capre, <strong>di</strong> 5 centesimi per le pecore; sono esclusi, invece, i maiali,<br />

in considerazione del loro numero esiguo e del fatto che sono allevati soprattutto dalle famiglie povere<br />

(ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1877-1890, n. 285, 8 ottobre 1888).<br />

98 I carrettieri, prima <strong>di</strong> prelevare le pietre dalle cave, devono <strong>di</strong>chiarare all’appaltatore della tassa il<br />

numero dei carri che portano e pagare 25 centesimi per ciascuno <strong>di</strong> essi, a prescindere dalla quantità <strong>di</strong><br />

pietre caricata (ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1877-1890, n. 201, 27 marzo 1886).<br />

99 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1877-1890, n. 93, 10 maggio 1883.<br />

100 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1891-1900, n. 108, 27 marzo 1893.<br />

101 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1877-1890, n. 128, 10 maggio 1884.<br />

102 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1891-1900, n. 293, 5 luglio 1896.<br />

103 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1921-1925, n. 55, 16 settembre 1922.<br />

104 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1921-1925, n. 88, 14 settembre 1923.<br />

105 Ringrazio la sig.ra Giovannina Santorelli per l’informazione.<br />

106 ACC, In<strong>di</strong>ce delle deliberazioni del Consiglio comunale, 1861-1942, n. 2, 22 agosto 1926.<br />

107 Nel 1907 una donna, nell’attingervi l’acqua, cade giù e perde la vita (ACC, Deliberazioni del Consiglio<br />

comunale, 1910-1920, n. 387, 24 marzo 1920).<br />

108 ACC, Registro delle deliberazioni, 1936-1938, n. 55, 27 giugno 1936.<br />

109 ACC, Registro delle deliberazioni, 1929-1932, n. 30, 9 novembre 1929.<br />

56


pubblico 110 . Nel 1937 le spese per il rifornimento, il convogliamento e la<br />

sorveglianza dell’acqua <strong>di</strong> Avella fino alle cisterne ammontano a 1000 lire 111 .<br />

L’anno seguente i comuni <strong>di</strong> Roccarainola, Comiziano, Casamarciano, San<br />

Paolo Belsito, Liveri e Palma Campania costituiscono un consorzio per la<br />

costruzione dell’acquedotto consortile del Nolano 112 . In verità un primo<br />

tentativo era stato avviato nel 1911, allorché i comuni <strong>di</strong> Comiziano, Tufino<br />

e Casamarciano avevano deciso <strong>di</strong> realizzare un acquedotto per il trasporto<br />

dell’acqua <strong>di</strong> Avella dai serbatoi del Fusaro 113 ; la condotta, tuttavia, non venne<br />

costruita per la mancanza <strong>di</strong> fon<strong>di</strong>, le <strong>di</strong>fficoltà connesse all’allargamento<br />

del consorzio e all’accensione del mutuo, nonché per lo scoppio della Prima<br />

Guerra Mon<strong>di</strong>ale 114 .<br />

La perenne mancanza <strong>di</strong> fon<strong>di</strong> è all’origine dei ritar<strong>di</strong> anche nella costruzione<br />

della casa comunale, delle scuole e del cimitero. Nel 1880 il Municipio, che fino<br />

ad allora <strong>di</strong>sponeva <strong>di</strong> una sola stanza, viene sistemato in quattro locali presi<br />

in affitto dall’Amministrazione comunale in via Capocasale a Cumignano 115 ; al<br />

proprietario, cav. Protasio Buonvicino, spetta un canone annuo <strong>di</strong> 200 lire 116 .<br />

Nel 1906 la sede comunale viene trasferita in via Croce nei locali <strong>di</strong> proprietà<br />

<strong>degli</strong> ere<strong>di</strong> <strong>di</strong> Giuseppe De Rosa; l’affitto annuo ammonta a 240 lire 117 . Nel<br />

1947, a seguito del crollo del tetto, l’archivio comunale dev’essere trasferito<br />

altrove 118 . La sede comunale ritorna, quin<strong>di</strong>, nello stabile <strong>di</strong> proprietà <strong>degli</strong><br />

ere<strong>di</strong> Buonvicino in via Capocasale n. 17; a causa dei danni subiti durante la<br />

Seconda Guerra Mon<strong>di</strong>ale, l’e<strong>di</strong>ficio <strong>di</strong>venta pericolante, sicché il consiglio<br />

comunale deve tenersi in un’aula della scuola elementare 119 . Anche per questo<br />

e<strong>di</strong>ficio, il Comune deve servirsi <strong>di</strong> strutture private: nel 1880 a Cumignano<br />

110 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1946-1952, n. 55, 15 luglio 1951.<br />

111 ACC, Registro delle deliberazioni, 1936-1938, n. 15, 4 marzo 1937.<br />

112 ACC, Registro delle deliberazioni, 1936-1938, n. 23, 24 aprile 1938.<br />

113 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1910-1920, n. 74, 2 luglio 1911.<br />

114 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1921-1925, n. 16, 15 febbraio 1921; ivi, n. 5, 17 gennaio<br />

1921.<br />

115 Poiché la nuova sede municipale si compone <strong>di</strong> quattro locali, si destina una stanza alla<br />

‘conciliazione’, una alla segreteria e una a deposito <strong>degli</strong> scaffali (ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale,<br />

1877-1890, n. 15, 29 maggio 1880).<br />

116 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1891-1900, n. 13, 3 maggio 1891.<br />

117 La nuova sede municipale si compone <strong>di</strong> otto vani, quattro dei quali presentano balconi su via<br />

Croce e sulla piazza S. Severino (ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1901-1909, n. 333, 23 febbraio<br />

1906). Nel 1930 l’ufficio comunale viene dotato <strong>di</strong> una macchina da scrivere Olivetti (ACC, Registro delle<br />

deliberazioni, 1929-1932, n. 50, 19 settembre 1930).<br />

118 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1946-1952, n. 41, 21 settembre 1947.<br />

119 Nel 1956, a seguito <strong>di</strong> una richiesta avanzata tre anni prima e sulla base della perizia del tecnico<br />

Francesco Minucci che attesta la presenza <strong>di</strong> preoccupanti lesioni nello stabile <strong>di</strong> proprietà <strong>degli</strong> ere<strong>di</strong><br />

Buonvicino, al Comune viene concesso un contributo statale per la costruzione dell’e<strong>di</strong>ficio comunale<br />

(ACC, Lavori Pubblici, cat. X, classe XII, fasc.lo 1, documento del 9 marzo 1957).<br />

57


ci sono due sezioni, una maschile e l’altra femminile, mentre a Gallo ne viene<br />

istituita una mista 120 . Le lezioni si tengono in <strong>di</strong>versi e<strong>di</strong>fici privati presi in<br />

affitto, anno per anno: nel 1887 la sezione maschile si tiene nella casa <strong>di</strong> Vito<br />

Alfieri, composta da due stanze al primo piano site in «via Provinciale» (attuale<br />

via Roma) (canone annuo 51 lire); la sezione femminile è ubicata in una stanza<br />

grande che Giacinto Del Balzo possiede in «piazza Colonna» (o<strong>di</strong>erna piazza<br />

Marconi) (canone annuo 45 lire); la sezione mista <strong>di</strong> Gallo è sistemata nella<br />

casa <strong>di</strong> Achille Napolitano, composta da due stanze situate al «Corso regio<br />

abolito» (oggi via R. Napolitano) (compenso annuo 50 lire) 121 . Nel 1908 il<br />

comune delibera la costruzione dell’e<strong>di</strong>ficio scolastico al «largo Colonna», su<br />

un fondo, delimitato oltre che dall’ampia piazza, dalla «strada provinciale» per<br />

ben due lati e dalla campagna da trasformare in campicello e in palestra per<br />

la ginnastica 122 . Bisogna, tuttavia, attendere il 1929, perché venga finalmente<br />

approvato il progetto della scuola da realizzarsi sul fondo <strong>di</strong> Giuseppe<br />

Manco 123 , in via Nola nel centro <strong>di</strong> Comiziano 124 . I lavori terminano nel 1935,<br />

quando viene eseguito il collaudo dell’e<strong>di</strong>ficio scolastico 125 .<br />

Malgrado sin dal 1844 fosse stato in<strong>di</strong>viduato un terreno per costruire<br />

il camposanto, il relativo progetto viene tralasciato e ritorna all’attenzione<br />

dell’Amministrazione comunale solo nel 1867 126 . Due anni dopo, <strong>di</strong>nanzi<br />

all’ennesimo nulla <strong>di</strong> fatto, il consiglio comunale stabilisce che, in mancanza<br />

del cimitero, si deve continuare a seppellire nelle chiese <strong>di</strong> S. Maria delle Grazie<br />

<strong>di</strong> Cumignano e dell’Immacolata <strong>di</strong> Gallo (Ebanista, infra, pp. 111, 135, figg.<br />

22 n. 2, 50 n. 2), dal momento che, trovandosi alle estremità dei rispettivi<br />

abitati non si mette a rischio l’igiene pubblica 127 . La forzatura è evidente,<br />

dal momento che entrambi gli e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> culto sorgono presso le rispettive<br />

parrocchiali al centro <strong>degli</strong> abitati! Nel contempo il consiglio stabilisce che il<br />

camposanto venga costruito lungo la «Strada che da Cumignano conduce a<br />

Gallo» (o<strong>di</strong>erna via Cimitero) e incarica l’arch. Francesco Maietta <strong>di</strong> Cicciano<br />

120 In precedenza gli scolari <strong>di</strong> Gallo erano costretti a recarsi a Cumignano (ACC, Deliberazioni del<br />

Consiglio comunale, 1877-1890, n. 15, 29 maggio 1880).<br />

121 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1877-1890, n. 255, 23 settembre 1887.<br />

122 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1901-1909, n. 465, 2 luglio 1908.<br />

123 ACC, Registro delle deliberazioni, 1929-1932, n. 15, 12 luglio 1929. Per completare l’arredo scolastico,<br />

si incarica il falegname Nicola Roselli <strong>di</strong> costruire sei banchi per gli alunni della scuola elementare, <strong>di</strong>etro<br />

corrispettivo <strong>di</strong> 270 lire (ACC, Registro delle deliberazioni, 1929-1932, n. 49, 1 febbraio 1932).<br />

124 ACC, Registro delle deliberazioni, 1936-1938, n. 58, 17 luglio 1937.<br />

125 ACC, Registro delle deliberazioni, 1935-1936, n. 66, 27 giugno 1935.<br />

126 Il consiglio comunale conferisce all’arch. Saverio Russo l’incarico <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare un fondo idoneo<br />

per la costruzione del camposanto e <strong>di</strong> re<strong>di</strong>gere il relativo progetto (ACC, Deliberazioni del Consiglio<br />

comunale, 1866-1870, n. 6, 7 aprile 1867).<br />

127 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1866-1870, n. 1, 31 gennaio 1869.<br />

58


<strong>di</strong> re<strong>di</strong>gere il relativo progetto 128 . Nel 1872, a mezzo <strong>di</strong> trattativa privata, l’opera<br />

viene appaltata a Francesco De Sena 129 che termina i lavori nel 1876 130 , anche<br />

se sin dal 1873 il cimitero comincia a funzionare 131 . Ben presto lo spazio per<br />

la costruzione delle cappelle si esaurisce e i citta<strong>di</strong>ni per erigerne altre sono<br />

costretti a sfondare il muro <strong>di</strong> cinta e a costruirle sul terreno attiguo 132 . Solo<br />

nel 1930 il progetto <strong>di</strong> ampliamento, redatto dall’ing. Carlo Minieri <strong>di</strong> Nola 133 ,<br />

viene approvato, previo acquisto dei fon<strong>di</strong> occorrenti 134 ; i lavori, appaltati ad<br />

Alfonso Vitale, vengono completati l’anno seguente 135 .<br />

Il nuovo secolo si apre con un drammatico evento: nel 1906, in occasione<br />

dell’eruzione del Vesuvio, una nuvola <strong>di</strong> ceneri e lapilli raggiunge Cumignano<br />

e Gallo, le cui strade vengono invase dai materiali vulcanici 136 . Tre anni dopo<br />

il Regio Decreto 405 del 21 ottobre 1909, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale<br />

del Regno d’Italia n. 298 del successivo 22 <strong>di</strong>cembre, stabilisce che il comune <strong>di</strong><br />

Cumignano e Gallo <strong>di</strong> Nola assume il nome <strong>di</strong> Comiziano 137 . Il cambiamento<br />

promosso dall’Amministrazione comunale con a capo il sindaco Felice De<br />

Rosa (fig. 16) viene giustificato, tra l’altro, con il fatto che nessuno (residenti<br />

128 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1866-1870, n. 11, 12 agosto 1869. Il luogo scelto per<br />

la costruzione del camposanto è ad uguale <strong>di</strong>stanza da Cumignano e da Gallo, risultando comodo ad<br />

entrambe le popolazioni; l’area cimiteriale, che si trova ad oltre 100 m dall’abitato e fuori dalla <strong>di</strong>rezione<br />

dei venti, ha un’estensione più <strong>di</strong> sei volte maggiore <strong>di</strong> quella necessaria per seppellire il totale dei morti<br />

<strong>di</strong> Cumignano (ACC, Deliberazioni del Consiglio Comunale, 1877-1890, n. 2, 12 agosto 1879).<br />

129 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1871-1877, n. 9, 30 aprile 1872.<br />

130 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1877-1890, n. 143, 26 settembre 1884.<br />

131 Il primo ad essere seppellito nel cimitero fu Antonio Nappo il 24 ottobre 1873 (APC, Libro dei<br />

morti 1858-1909, f. 77, n. 311).<br />

132 È il caso della cappella fatta costruire nel 1890 da Raffaele Napolitano su un proprio fondo<br />

ubicato sul lato orientale del cimitero; il comune lo autorizza a tagliare il muro <strong>di</strong> cinta, anche perché<br />

il frontespizio della cappella, sostituendosi alla parte <strong>di</strong> muro abbattuta, comporta un abbellimento<br />

architettonico dello stesso camposanto (ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1877-1890, n. 345, 28<br />

febbraio 1890).<br />

133 ACC, Registro delle deliberazioni, 1929-1932, n. 5, 8 marzo 1930.<br />

134 Interessati dall’ampliamento sono i due fon<strong>di</strong> rustici addossati al muro <strong>di</strong> cinta del cimitero: l’uno<br />

appartenente a Tommaso Manco, l’altro al cav. Clemente Napolitano per un totale <strong>di</strong> mq 82345 (ACC,<br />

Registro delle deliberazioni, 1929-1932, n. 2, 29 febbraio 1931).<br />

135 Nel 1931, al termine dei lavori, risultano costruite 29 cappelle funerarie (ACC, Registro delle<br />

deliberazioni, 1929-1932, n. 42, 28 novembre 1931).<br />

136 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1901-1909, n. 340, 17 aprile 1906. A Cumignano lo<br />

sgombero dei detriti dalle strade procede più alacremente, perché Felice Stefanile mette spontaneamente<br />

a <strong>di</strong>sposizione la sua <strong>di</strong>smessa cava <strong>di</strong> tufo per l’interramento dei materiali. A Gallo, invece, procede a<br />

rilento, sicché il sindaco, unitamente al cav. Clemente Napolitano, in<strong>di</strong>viduano la cava <strong>di</strong>smessa esistente<br />

presso la chiesa parrocchiale, <strong>di</strong> proprietà del duca Carignani, residente a Napoli, come possibile sito in<br />

cui versare il lapillo vesuviano accumulatosi nella frazione. Con decreto ministeriale del 23 marzo 1908<br />

viene concesso al comune un sussi<strong>di</strong>o <strong>di</strong> 3766,20 lire per lo sgombero dei materiali vulcanici dalle strade<br />

esterne (ivi, n. 360, 30 ottobre 1906).<br />

137 Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti del Regno d’Italia, parte supplementare, Roma 1909, p. 440.<br />

59


Fig. 16. Felice De Rosa, sindaco <strong>di</strong> Comiziano dal<br />

1907 al 1920.<br />

60<br />

compresi) scrive per intero il<br />

toponimo, perché è troppo<br />

lungo; per questa ragione, spesso<br />

e volentieri, le lettere fanno il<br />

giro d’Italia prima <strong>di</strong> giungere al<br />

destinatario 138 . Siffatta reductio ad<br />

unum, nel sancire la relegazione <strong>di</strong><br />

Gallo al ruolo <strong>di</strong> frazione (fig. 17)<br />

poiché il nuovo toponimo finisce per<br />

<strong>di</strong>ventare sinonimo <strong>di</strong> Cumignano,<br />

sembra essere la risultante <strong>di</strong><br />

un’operazione <strong>di</strong> scissione piuttosto<br />

che <strong>di</strong> fusione tra i due centri; tanto<br />

è vero che, a tutt’oggi, a poco più<br />

<strong>di</strong> un secolo <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza, continua a<br />

farsi, proprio come allora, un netto<br />

e sentito <strong>di</strong>stinguo tra Comiziano<br />

(già Cumignano) e Gallo, tra il<br />

capoluogo comunale e la frazione.<br />

A seguito del Regio Decreto<br />

1 del 2 gennaio 1927, in rapporto<br />

alla soppressione della provincia<br />

<strong>di</strong> Terra <strong>di</strong> Lavoro, il comune <strong>di</strong><br />

Comiziano viene incorporato in quella <strong>di</strong> Napoli. Nel 1944, ricostituitasi la<br />

provincia <strong>di</strong> Caserta, il Consiglio comunale rigetta la proposta <strong>di</strong> annessione<br />

perché il capoluogo, a causa delle impervie strade e dell’inefficiente trasporto<br />

ferroviario, è <strong>di</strong>fficilmente raggiungile 139 . Nel corso dei due conflitti mon<strong>di</strong>ali,<br />

Comiziano corrisponde il suo tributo <strong>di</strong> sangue alla Patria con la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> 30<br />

citta<strong>di</strong>ni sui campi <strong>di</strong> battaglia 140 . Il sottotenente Raffaele Napolitano, caduto<br />

nella Prima Guerra Mon<strong>di</strong>ale, viene insignito della medaglia d’argento al valore<br />

138 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1901-1909, n. 418, 11 novembre 1907.<br />

139 ACC, Registro delle deliberazioni, 1942-1945, n. 1, 21 gennaio 1944.<br />

140 Come si evince dall’epigrafe marmorea affissa sulla facciata della parrocchiale <strong>di</strong> S. Severino e<br />

dall’iscrizione presente sul monumento ai Caduti eretto nel 1974 in piazza Vittorino Alfieri, nella Prima<br />

Guerra Mon<strong>di</strong>ale perirono il capitano Alberto Del Balzo, i sottotenenti Raffaele Napolitano e Raffaele<br />

Vinci, il sergente Raffaele Cafarelli e i soldati Angelo Alfieri, Vincenzo Alfieri, Severino Caccavale,<br />

Gaetano Cunzo, Giuseppe De Rosa, Severino Meo, Antonio Napolitano, Raffaele Napolitano,<br />

Bartolomeo Nappi, Alessandro Santorelli, Antonio Stefanile, Francesco Vallone, Severino Vitale e<br />

Pasquale Vuolo; durante la Seconda Guerra Mon<strong>di</strong>ale scomparvero, invece, i sergenti Severino Del<br />

Balzo, Nicola Napolitano e Nicola Roselli, il caporal maggiore Francesco Santorelli, i soldati Aniello<br />

Napolitano, Giovanni Napolitano, Vincenzo Napolitano, Pietro Nappi, Severino Nappi, Giuseppe<br />

Perna, Giuseppe Santorelli e Raffaele Santorelli.


Fig. 17. Gallo, iscrizione marmorea con l’in<strong>di</strong>cazione della frazione (1910).<br />

militare 141 (fig. 18). I solenni funerali, con la partecipazione delle autorità<br />

civili e militari, si svolgono il 21 ottobre 1921 a Nola, donde la salma viene<br />

trasportata nella cappella <strong>di</strong> famiglia nel cimitero <strong>di</strong> Comiziano 142 ; a ricordo<br />

del suo sacrificio, nello stesso anno, gli viene intitolata la strada principale <strong>di</strong><br />

Gallo, il corso Regio abolito 143 . Il giovane eroe è cugino <strong>di</strong> secondo grado <strong>di</strong><br />

141 L’avv. Raffaele Napolitano, nato a Gallo nel 1888, sottotenente del 63° Reggimento Fanteria,<br />

viene ferito a San Michele sul Carso il 2 luglio 1915 e muore a Cervignano il successivo 5 luglio; la<br />

medaglia d’argento gli viene conferita con la seguente motivazione: «Con slancio e valore guidava il<br />

proprio reparto all’assalto delle trincee nemiche ove cadeva gravemente colpito. Carso 2 luglio 1915»<br />

(avElla 2002, p. 563 che fa riferimento, però, al 65° Reggimento).<br />

142 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1921-1925, n. 175, 20 novembre 1923.<br />

143 L’amministrazione comunale fa apporre un’epigrafe marmorea (fig. 18) sul palazzo <strong>di</strong> famiglia,<br />

sito in via Raffaele Napolitano n. 46 (ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1921-1925, n. 17, 29 marzo<br />

1921), ed espone una fotografia nella sala consiliare; entrambe vivificano il ricordo del sottotenente con<br />

la frase Dulce et decorum est pro patria mori (cfr. ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1910-1920, n. 248, 12<br />

agosto 1915). Nella sala viene esposta anche una fotografia del capitano Alberto Del Balzo (ivi, n. 341,<br />

14 febbraio 1919), deceduto ad Este il 18 ottobre 1918, dopo avere combattuto sul Piave e sul Carso<br />

61


Fig. 18. Gallo, epigrafe commemorativa del sottotenente Raffaele Napolitano (1921).<br />

Giovanni Napolitano 144 , avvocato e scrittore (siMonEtti, infra, pp. 183-198),<br />

che prima <strong>di</strong> trasferirsi a Napoli, abita a Gallo nell’e<strong>di</strong>ficio sito all’angolo tra<br />

corso Raffaele Napolitano e via S. Nicola 145 .<br />

(cfr. l’epigrafe marmorea apposta sulla sua abitazione), nonché dell’aspirante ufficiale Raffaele Vinci,<br />

appartenente al 28° fanteria, stu<strong>di</strong>oso esemplare, che, nonostante la durezza della vita militare, de<strong>di</strong>cava<br />

ogni momento libero ai libri (ivi, n. 21, 12 aprile 1917). Non è rimasta traccia, invece, dell’album in<br />

cui il consiglio comunale delibera <strong>di</strong> inserire, insieme a tutti i feriti e caduti in guerra <strong>di</strong> Comiziano, il<br />

soldato Severino Vitale, spontaneamente tornato dall’America per dare il suo contributo nella guerra in<br />

Libia. Quando scoppia la guerra contro l’Austria, fa imme<strong>di</strong>atamente ritorno in patria per poi partire<br />

nuovamente per il fronte dove, colpito dal fuoco nemico, cessa <strong>di</strong> vivere il 30 ottobre 1915 (ivi, n. 255,<br />

21 novembre 1915).<br />

144 Giovanni e Raffaele sono figli rispettivamente dei cugini Achille e Clemente Napolitano;<br />

Achille nasce nel 1849 dal matrimonio fra Michele Napolitano e Saveria Biancolilli (Nati <strong>di</strong> Gallo, 1843-<br />

1850, a. 1849, n. 6, f.6), mentre Clemente (1860) è figlio <strong>di</strong> Raffaele Napolitano e Marianna Angelillo<br />

(aCC, Comune <strong>di</strong> Cumignano e Gallo <strong>di</strong> Nola, Registro delle nascite, a. 1860, n. 4, f. 4). Michele (n. 1807) e<br />

Raffaele (n.1814) sono figli <strong>di</strong> Pasquale Napolitano e Vincenza Di Capua (ASDN, Gallo, Liber Secundus<br />

Baptizatorum (1763-1824), ff. 39v, 58v.<br />

145 Il 13 settembre 1923 Giovanni Napolitano vende a Fer<strong>di</strong>nando Mascolo, combattente nella<br />

Grande Guerra e reduce dell’impresa <strong>di</strong> Fiume, la propria quota dell’abitazione paterna <strong>di</strong> Gallo (ossia<br />

due camere compresa la cucina), riservandosi, tuttavia, per i mesi estivi una stanza, in cui lascia la<br />

62


Fin dai primi decenni del Novecento anche Comiziano conosce il triste<br />

fenomeno dell’emigrazione; numerosi citta<strong>di</strong>ni, per fronteggiare povertà e<br />

<strong>di</strong>soccupazione, emigrano in Francia 146 , in Svizzera 147 , in Germania 148 , nel<br />

Regno Unito 149 , in Canada 150 , negli USA 151 , in Venezuela 152 , in Argentina 153<br />

e in Australia 154 . La principale occupazione è la coltivazione della vite e <strong>degli</strong><br />

alberi da frutta (soprattutto ciliegi); nelle secolari cantine ipogee, sparse tra<br />

Cumignano e Gallo (Ebanista, infra, pp. 163-181), viene prodotto e conservato<br />

un <strong>di</strong>screto quantitativo <strong>di</strong> vino. Sul finire dell’Ottocento, allorché tre quarti dei<br />

1267 abitanti sono conta<strong>di</strong>ni che vivono con una lira al giorno 155 , la produzione<br />

del vino, principale prodotto agricolo <strong>di</strong> Cumignano, aveva vissuto un periodo<br />

<strong>di</strong> crisi, a causa delle <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> esportazione; per queste ragioni, il consiglio<br />

comunale aveva invitato il governo ad intervenire a favore delle esportazioni,<br />

stipulando il trattato <strong>di</strong> commercio con la Svizzera e facilitando, mercé la<br />

<strong>di</strong>stillazione a minimo dazio, lo smercio dei vini guasti 156 .<br />

Agli inizi del Novecento a Comiziano la pubblica illuminazione viene<br />

assicurata da sei lampade a gas acetilene, mentre a Gallo da quattro lampade<br />

a petrolio 157 . Le prime si accendono per 15 giorni al mese (a partire dal<br />

quarto giorno successivo al plenilunio), oltre che nelle ricorrenze solenni o<br />

straor<strong>di</strong>narie, e rimangono in funzione per 5 ore, a partire da mezzanotte,<br />

con la fiamma alta 3 cm 158 . Nel 1909 a Comiziano si ritorna all’illuminazione a<br />

petrolio, anch’essa quin<strong>di</strong>cinale, che, però, quando soffia il vento <strong>di</strong> tramontana<br />

propria scrivania (devo l’informazione alla cortesia del prof. Fer<strong>di</strong>nando Mascolo, nipote omonimo<br />

dell’acquirente).<br />

146 ACC, Scheda <strong>di</strong> famiglia, Anagrafe Italiani Residenti Esteri, n. 78, a. 1958.<br />

147 ACC, Scheda <strong>di</strong> famiglia, Anagrafe Italiani Residenti Esteri, n. 91, a 1942.<br />

148 ACC, Scheda <strong>di</strong> famiglia, Anagrafe Italiani Residenti Esteri, n. 26, a. 1962.<br />

149 ACC, Scheda <strong>di</strong> famiglia, Anagrafe Italiani Residenti Esteri, n. 58, a. 1934; n.110, a. 1962; n. 121, a.<br />

1966.<br />

150 ACC, Scheda <strong>di</strong> famiglia, Anagrafe Italiani Residenti Esteri, n. 86, a. 1940; aCC, Comune <strong>di</strong> Cumignano e<br />

Gallo <strong>di</strong> Nola, Registro <strong>degli</strong> atti <strong>di</strong> nascita, vol. 26, a. 1926, n. 20, f. 8; vol. 38, a. 1938, n. 46, f. 17.<br />

151 aCC, Comune <strong>di</strong> Cumignano e Gallo <strong>di</strong> Nola, Registro <strong>degli</strong> atti <strong>di</strong> nascita, vol. 3, a. 1903, n. 12, f. 5; vol.<br />

4, a. 1904, n. 9, f. 4; vol. 8, a. 1908, n. 4, f. 3; vol. 13, a. 1913, n. 29, f. 11; vol. 27, a. 1927, n. 8, f. 4; vol.<br />

36, a. 1936, n. 18, f. 7; Scheda <strong>di</strong> Famiglia, Anagrafe Italiani Residenti Esteri, n. 108, a. 1962.<br />

152 aCC, Comune <strong>di</strong> Comiziano, Registro <strong>degli</strong> atti <strong>di</strong> nascita, vol. 29, a. 1929, n. 15, f. 6; Scheda <strong>di</strong> famiglia,<br />

Anagrafe Italiani Residenti Esteri, n. 28, a. 1962.<br />

153 ACC, Scheda <strong>di</strong> famiglia, prot. n. 5599/2007, a. 1913; Scheda <strong>di</strong> famiglia, Anagrafe Italiani Residenti<br />

Esteri, n. 56, a.1944.<br />

154 aCC, Comune <strong>di</strong> Comiziano, Registro <strong>degli</strong> atti <strong>di</strong> nascita, vol. 26, a. 1926, n. 16, f. 7; Scheda <strong>di</strong> famiglia,<br />

Anagrafe Italiani Residenti Esteri, n. 38, a. 1951; n. 66, a. 1953.<br />

155 ACC, Deliberazioni del Consiglio Comunale, 1877-1890, n. 199, 27 marzo 1886.<br />

156 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1891-1900, n. 58, 19 marzo 1892.<br />

157 La manutenzione delle lampade a gas acetilene è costosa e comporta interruzioni del servizio<br />

(ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1910-1920, n. 2, 3 aprile 1910).<br />

158 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1901-1909, n. 372, 29 novembre 1906.<br />

63


Fig. 19. Comiziano, epigrafe marmorea (1936).<br />

non garantisce il funzionamento 159 . Nel 1920 il comune stipula un contratto<br />

con la società Ra<strong>di</strong>o che ha sede in Sperone e <strong>di</strong>stribuisce la corrente elettrica<br />

nel territorio 160 ; a tal fine, il sindaco chiede al parroco <strong>di</strong> poter usufruire del<br />

giar<strong>di</strong>no contiguo alla chiesa <strong>di</strong> S. Severino per costruirvi un casotto (fig. 33: G)<br />

per la trasformazione della corrente 161 . Approfittando, altresì, <strong>di</strong> <strong>di</strong>sposizioni<br />

legislative quanto mai favorevoli, il comune nel 1919 si attiva, grazie anche<br />

all’interme<strong>di</strong>azione dell’on. avv. Gioacchino Della Pietra, per usufruire <strong>degli</strong><br />

impianti telefonici 162 . Solo nel 1939, tuttavia, il podestà delibera l’impianto<br />

automatico con collegamento <strong>di</strong>retto alla centrale telefonica <strong>di</strong> Napoli che<br />

viene realizzato dalla Società Esercizi Telefonici 163 .<br />

Tra l’Unità d’Italia e il 1926 il comune <strong>di</strong> Cumignano e Gallo, poi dal 1909<br />

Comiziano, è stato amministrato da 7 sindaci: Pietro Stefanile (1861-66),<br />

159 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1910-1920, n. 2, 3 aprile 1910.<br />

160 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1910-1920, n. 389, 17 maggio 1920. La luce elettrica è<br />

somministrata me<strong>di</strong>ante 22 lampade <strong>di</strong> 32 candele ognuna, all’annuo canone <strong>di</strong> 2000 lire. In seguito il<br />

servizio della pubblica illuminazione viene dato in appalto alla Società Elettrica della Campania (ACC,<br />

Registro delle deliberazioni, 1935-1936, n. 33, 21 marzo 1935).<br />

161 asdn, Cartelle parrocchiali, Comiziano, a. 1922.<br />

162 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1910-1920, n. 353, 27 aprile 1919<br />

163 ACC, Registro delle deliberazioni, 1938-1941, n. 19, 21 marzo 1939; ivi, n. 40, 23 maggio 1939.<br />

64


Tommaso Manco (1867-73), Francesco Del Balzo (1873-79), Nicola Manco<br />

(1879-1907), Felice De Rosa (1907-20), Giulio Ingami (1920-23), Giuseppe<br />

Manco (1924-26). Dal 1926 al 1943 la gestione è affidata al podestà Tommaso<br />

Del Litto 164 . Durante il suo mandato, a ricordo delle sanzioni che la Società<br />

delle Nazioni commina all’Italia per avere occupato l’Etiopia 165 , nel 1936 viene<br />

apposta un’epigrafe marmorea 166 (fig. 19) sulla facciata dell’e<strong>di</strong>ficio ubicato in<br />

via Croce n. 2 a Comiziano, nei pressi della piazza. Durante la Seconda Guerra<br />

Mon<strong>di</strong>ale il paese subisce ingenti danni: oltre ai quin<strong>di</strong>ci fabbricati minati a<br />

Gallo e ai due ponti fatti saltare dalla rappresaglia tedesca ad un centinaio <strong>di</strong><br />

metri dall’abitato <strong>di</strong> Comiziano 167 , basti ricordare gli avvallamenti nel basolato<br />

stradale del capoluogo comunale e della frazione in seguito al transito <strong>di</strong><br />

carri armati pesanti e altri mezzi militari 168 , la requisizione e l’occupazione<br />

dell’e<strong>di</strong>ficio scolastico <strong>di</strong> Comiziano da parte <strong>degli</strong> Alleati 169 . Nel novembre<br />

1943, al podestà Del Litto subentra, in qualità <strong>di</strong> commissario prefettizio,<br />

Nicola Manco 170 che, nel giugno seguente, ricopre la carica <strong>di</strong> sindaco 171 .<br />

1.2.4. Il secondo dopoguerra<br />

Nel giugno 1945 Nicola Manco è sostituito dal commissario prefettizio<br />

Tommaso Balestrieri 172 , in attesa dello svolgimento delle consultazioni che,<br />

nel mese <strong>di</strong> agosto, sanciscono l’elezione a sindaco <strong>di</strong> Giovanni D’Apolito 173 .<br />

Dopo la Liberazione Comiziano ha avuto nel complesso 7 sindaci: Nicola<br />

Manco (1944-45 e 1946-56), Giovanni D’Apolito (1945-46), Gioacchino<br />

Ingami (1956-70), Paolino Iesu (1970-85), Antonio Santorelli (1985-93 e<br />

1995-99), Li<strong>di</strong>o Alfieri (1993-95 e 1999-2009) e Paolino Napolitano (2009).<br />

Tra il 1944 e il 1945 si costituisce il Comitato <strong>di</strong> Liberazione <strong>di</strong> cui fanno parte<br />

la Democrazia Cristiana e i partiti Socialista, Liberale, d’Azione, Comunista e<br />

Repubblicano; a tali forze politiche è affidata la ricostruzione democratica del<br />

164<br />

d’agostino (a cura <strong>di</strong>) 2007, p. 325.<br />

165 ACC, Registro delle deliberazioni, 1935-1936, n. 18, 5 marzo 1936.<br />

166 18 novEMbrE - 1935 - Xiv | a riCordo dEll’assE<strong>di</strong>o | pErChé rEsti doCuMEntata nEi sEColi |<br />

l’EnorME ingiustizia | ConsuMata Contro l’italia | alla qualE | tanto dEvE la Civiltà | <strong>di</strong> tutti i<br />

ContinEnti.<br />

167 ACC, Deliberazioni del Consiglio Comunale, 1946-1952, n. 52, 31 ottobre 1947.<br />

168 ACC, Deliberazioni del Consiglio Comunale, 1946-1952, 11 <strong>di</strong>cembre 1949.<br />

169 ACC, Deliberazioni del Consiglio Comunale, 1946-1952, n. 23, 15 luglio 1951.<br />

170 ACC, Registro delle deliberazioni, 1942-1945, n. 25, 20 novembre 1943.<br />

171 ACC, Registro delle deliberazioni, 1942-1945, n. 17, 7 giugno 1944.<br />

172 ACC, Registro delle deliberazioni, 1942-1945, n. 25, 1 giugno 1945.<br />

173 ACC, Registro delle deliberazioni, 1942-1945, n. 37, 29 agosto 1945.<br />

65


comune <strong>di</strong> Comiziano che culmina nelle elezioni amministrative del 1946 174 .<br />

Per ben due legislature, il partito <strong>di</strong> maggioranza è quello monarchico, mentre<br />

la DC è all’opposizione 175 . Il PCI, pur essendo ra<strong>di</strong>cato sul territorio comunale,<br />

non presenta una propria lista alle elezioni amministrative. Dal 1956 in poi,<br />

la Democrazia Cristiana <strong>di</strong>venta partito <strong>di</strong> maggioranza, anche perché quello<br />

monarchico <strong>di</strong> lì a poco si sfalda 176 . Negli anni Sessanta, partecipano alla vita<br />

politica comunale PCI, PLI, PRI, PSI, PSDI, MSI; alle elezioni amministrative<br />

del 1965, i comunisti sono gli unici a sfidare la Democrazia Cristiana con una<br />

lista <strong>di</strong> tre soli can<strong>di</strong>dati. Alle elezioni amministrative del 1970, invece, alla lista<br />

della DC si oppone una lista civica in cui i can<strong>di</strong>dati sono tutti <strong>di</strong> Gallo. Bisogna<br />

attendere le elezioni amministrative del 1975, perché alla DC si contrapponga<br />

una lista civica sostenuta da PCI, PRI e PSDI. Nel 1980 si confrontano PCI<br />

e DC, ma il risultato non cambia perché è sempre quest’ultima ad uscire<br />

vincitrice dalla tornata elettorale. Alle elezioni amministrative del 1985, alla<br />

DC si contrappongono invano ben due liste civiche: la ‘Bilancia’ è formata<br />

da DC <strong>di</strong>ssidenti, PLI, PRI e MSI, mentre la lista ‘Unità Popolare’ da PCI,<br />

PSI, PRI, PSDI. In quelle del 1990 a sfidare la DC è una lista appoggiata da<br />

PCI e PSI, ma, ancora una volta, è lo scudo crociato a trionfare 177 . Nel 1993<br />

si assiste, infine, ad una svolta storica 178 : sfiduciato il sindaco democristiano in<br />

carica, la nuova maggioranza è formata da consiglieri DC <strong>di</strong>ssidenti, PDS (ex<br />

PCI) e PSI 179 . Dal 1995 in poi si contrappongono due liste civiche, tra le quali<br />

si <strong>di</strong>stribuiscono le principali forze politiche protagoniste del sistema bipolare:<br />

la prima appoggiata da FI, AN e CCD, la seconda da PPI (ex DC), PSI, PDS<br />

e PRC (ex PCI); alle elezioni amministrative del 1995 viene premiata la prima<br />

formazione politica, mentre a quelle del 1999 e del 2004 la seconda. Alle<br />

consultazioni del 2009, invece, il carattere civico delle due liste contrapposte<br />

si rivela a tal punto assorbente da far risultare quasi impercettibile il rispettivo<br />

colore politico.<br />

In questo scenario politico si verifica una graduale, ma significativa<br />

trasformazione del territorio e <strong>degli</strong> abitati. Nei campi si coltivano grano,<br />

granoturco, fagioli, fave, patate, ma anche pomodori e tabacco; vanno, invece,<br />

scomparendo viti e ciliegi 180 , progressivamente sostituiti da noci e nocciole,<br />

174 Ringrazio il prof. Saverio Antonio Vitale per l’informazione.<br />

175 Nell’agone politico, gareggiano i ‘bianchi’ contro i ‘neri’: i primi sono i monarchici che hanno per<br />

simbolo stella e corona, mentre i secon<strong>di</strong> sono i democristiani, il cui simbolo è lo scudo crociato (sono<br />

grato al prof. Biagio Napolitano per l’informazione).<br />

176 Ex-inf. del prof. Saverio Antonio Vitale; cfr. d’agostino (a cura <strong>di</strong>) 2007, p. 326.<br />

177 Sono grato al prof. Biagio Napolitano per l’informazione.<br />

178 d’agostino (a cura <strong>di</strong>) 2007, p. 326.<br />

179 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, n. 2, 25 febbraio 1993.<br />

180 Le ciliegie, che richiedevano un gran numero <strong>di</strong> operai, erano destinate ai mercati esteri. Perciò,<br />

quando, in concomitanza con il calo delle esportazioni, la manodopera inizia a scarseggiare, questo tipo<br />

66


la cui coltura, non solo non dà problemi <strong>di</strong> manodopera, ma risulta meno<br />

<strong>di</strong>spen<strong>di</strong>osa e, allo stesso tempo, più red<strong>di</strong>tizia 181 .<br />

I lavori pubblici condotti nel secondo dopoguerra e il boom e<strong>di</strong>lizio <strong>degli</strong><br />

anni Sessanta e Settanta contribuiscono a cambiare l’aspetto <strong>di</strong> Comiziano e<br />

Gallo. Nel 1948 il consiglio comunale approva il progetto <strong>di</strong> ristrutturazione<br />

dell’e<strong>di</strong>ficio scolastico <strong>di</strong> Comiziano, danneggiato dalle truppe alleate 182 . Dieci<br />

anni dopo viene ratificato il progetto <strong>di</strong> ampliamento del plesso 183 . Nel 1957,<br />

oltre alla costruzione della rete fognaria <strong>di</strong> Comiziano e Gallo ideata dal geom.<br />

Vittorio Roselli 184 , l’amministrazione approva tre progetti dell’ing. Francesco<br />

De Riggi, relativi all’e<strong>di</strong>ficazione del municipio 185 e della scuola materna 186 a<br />

Comiziano nonché della scuola elementare a Gallo 187 . A questi lavori, completati<br />

nel giro <strong>di</strong> pochi anni, va aggiunta la costruzione della scuola materna in via A.<br />

Crispo a Gallo 188 . Nei primi anni Settanta vengono realizzati il campo sportivo<br />

e l’inse<strong>di</strong>amento IACP 189 , i cui alloggi sono assegnati tra il 1979 190 e gli inizi del<br />

decennio successivo 191 ; le case popolari attraggono a Comiziano molte famiglie<br />

<strong>di</strong> Gallo, determinando un vero e proprio esodo dalla frazione al capoluogo<br />

comunale. Agli anni Ottanta risale, invece, la costruzione del deposito <strong>degli</strong><br />

autobus della Circumvesuviana in via Provinciale per Risigliano.<br />

Con DPR del 3 gennaio 1989 vengono concessi al comune <strong>di</strong> Comiziano<br />

lo stemma e il gonfalone. Il primo è costituito da uno scudo aral<strong>di</strong>co ripartito<br />

in quattro riquadri 192 : il primo e il secondo si rifanno alle armi delle famiglie<br />

<strong>di</strong> coltura entra in crisi.<br />

181 d’agostino (a cura <strong>di</strong>) 2007, p. 325.<br />

182 ACC, Deliberazioni del Consiglio Comunale, 1946-1952, 18 <strong>di</strong>cembre 1948; ivi, n. 23, 15 luglio 1951.<br />

183 ACC, Deliberazioni della Giunta municipale, 1951-1958, n. 83, 28 luglio 1958.<br />

184 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1952-1964, n.10, 22 <strong>di</strong>cembre 1957.<br />

185 ACC, Deliberazioni del Consiglio Comunale, 1952-1964, n. 1,7 luglio 1957; Deliberazioni del Consiglio<br />

comunale, 1952-1964, n. 9, 20 <strong>di</strong>cembre 1959; In<strong>di</strong>ce delle deliberazioni della Giunta municipale, 1942-1959, n.<br />

30, 23 maggio 1959.<br />

186 d’agostino (a cura <strong>di</strong>) 2007, p. 325. ACC, Deliberazioni del Consiglio Comunale, 1952-1964, n. 6, 8<br />

giugno 1957; In<strong>di</strong>ce delle deliberazioni della Giunta municipale, 1942-1959, n. 31, 23 maggio 1959.<br />

187 ACC, Deliberazioni del Consiglio Comunale, 1952-1964, n. 5, 8 giugno 1957; In<strong>di</strong>ce delle deliberazioni<br />

della Giunta municipale, 1942-1959, n. 32, 23 maggio 1959; Deliberazioni della Giunta Municipale, 1964-1968,<br />

n. 47, 22 <strong>di</strong>cembre 1967 (ampliamento dell’e<strong>di</strong>ficio scolastico). Cfr. d’agostino (a cura <strong>di</strong>) 2007, p. 325.<br />

188 ACC, Deliberazioni della Giunta municipale, 1951-1958, n. 76, 12 luglio 1958; Deliberazioni della Giunta<br />

municipale, 1964-1968, n. 76, 15 <strong>di</strong>cembre 1964 n. 134; n.30, 16 maggio 1967.<br />

189 La Giunta Municipale delibera la costruzione <strong>di</strong> case popolari sin dal 1958 (ACC, Deliberazioni<br />

della Giunta Municipale, 1951-1958, n. 114, 20 ottobre 1958).<br />

190 ACC, Schedario in<strong>di</strong>viduale, Andrea Abbundo-M. Antonia Alfieri, scheda n. 7.<br />

191 d’agostino (a cura <strong>di</strong>) 2007, p. 325.<br />

192 d’agostino (a cura <strong>di</strong>) 2007, p. 324.<br />

67


Fig. 20. Stemma del comune <strong>di</strong> Comiziano sul<br />

gonfalone.<br />

68<br />

Mastrilli 193 e Del Balzo 194 , mentre<br />

il terzo e il quarto presentano un<br />

grappolo d’uva 195 e un ramoscello<br />

<strong>di</strong> nocciole avellane 196 (fig. 20). Il<br />

gonfalone, invece, è costituito da un<br />

drappo <strong>di</strong>viso in due parti uguali,<br />

rispettivamente <strong>di</strong> colore azzurro<br />

e bianco, caricato dello stemma <strong>di</strong><br />

Comiziano con l’iscrizione centrata<br />

in argento recante la denominazione<br />

del comune.<br />

1.2.5. La viabilità e la toponomastica<br />

L’esame dei registri dello<br />

Stato Civile <strong>di</strong> Cumignano e<br />

Gallo, conservati nell’Archivio<br />

Comunale <strong>di</strong> Comiziano, ha fornito<br />

interessanti dati sull’evoluzione<br />

della toponomastica che integrano,<br />

a partire dal 1809, quelli relativi<br />

ai secoli precedenti (Ebanista,<br />

supra, pp. 20-22, 31-33). Ulteriori<br />

informazioni sulla rete stradale<br />

sono state ricavate dagli atti delle delibere del consiglio comunale, custo<strong>di</strong>ti nel<br />

medesimo Archivio. Sappiamo, ad esempio, che nel 1844 vengono accomodati<br />

i due tratti <strong>di</strong> strade, dette Cupe, che collegano Gallo a Cumignano 197 ; nel 1863,<br />

poiché la «strada che da Galluccio porta a Gallo» (tratto abolito della Strada<br />

regia) ha un’ampiezza <strong>di</strong> 60 palmi, si decide <strong>di</strong> venderne la porzione eccedente<br />

i 22 palmi ritenuti sufficienti alle funzioni <strong>di</strong> una strada comunale, alla cui<br />

sistemazione viene assegnato il ricavato della ven<strong>di</strong>ta 198 . Nel 1871 Cumignano<br />

193 La banda trasversale <strong>di</strong> colore azzurro, il giglio francese, il labello (simile al rastrello) e il leone <strong>di</strong><br />

colore rosso si rifanno all’arma della famiglia Mastrilli (sprEti 1981, IV, p. 486) che possedette a lungo<br />

i feu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Cumignano e Gallo.<br />

194 Il colore azzurro e la stella <strong>di</strong> se<strong>di</strong>ci raggi d’argento sono un chiaro richiamo all’arma dei Del<br />

Balzo, una delle casate presenti in Cumignano (Ebanista, infra, pp. 138-139).<br />

195 Sul finire del XVIII secolo, tra i prodotti tipici <strong>di</strong> Cumignano figurano i vini (saCCo 1795, p. 339).<br />

196 Dagli anni Sessanta le nocciole rappresentano la coltura prevalente nel territorio <strong>di</strong> Comiziano.<br />

197 ACC, Deliberazioni del Decurionato, 1841-1853, 31 marzo 1844, ff. 43r-44 v.<br />

198 ACC, Deliberazioni del Consiglio Comunale, 1861-1865, n. 8, 3 maggio 1863; n. 29, 11 novembre 1864.


si unisce in consorzio con Tufino, Camposano e Cimitile per la sistemazione<br />

della Strada consortile obbligatoria da Risigliano a Galluccio 199 ; i lavori terminano nel<br />

1880 200 . Dopo aver respinto per ben due volte, nel 1879 e nel 1884, la proposta<br />

<strong>di</strong> un altro consorzio per la costruzione <strong>di</strong> una strada consortile obbligatoria che<br />

colleghi Roccarainola, Risigliano, Tufino, Cumignano e Gallo alla Strada regia<br />

e quin<strong>di</strong> alla stazione ferroviaria <strong>di</strong> Nola 201 , l’Amministrazione comunale <strong>di</strong><br />

Cumignano aderisce al progetto consortile 202 . Nel 1880 è documentata la<br />

sistemazione <strong>di</strong> via Capocasale che viene coperta con brecciame e frantumi <strong>di</strong><br />

pietre <strong>di</strong> tufo, al fine <strong>di</strong> renderla transitabile anche in caso <strong>di</strong> pioggia 203 . Nel 1888<br />

il consiglio comunale delibera il riattamento delle strade interne <strong>di</strong> Cumignano<br />

che sono ancora in terra battuta 204 . Nel 1901 viene lastricato con basoli bianchi<br />

il tratto della strada Risigliano-Galluccio che attraversa Gallo 205 , mentre nove<br />

anni dopo la rete stradale viene completamente sistemata, in virtù del sussi<strong>di</strong>o<br />

governativo del 70% pervenuto grazie all’interessamento dell’on. Tommaso<br />

Vitale 206 . Anteriormente al 30 giugno 1909 vengono «spezzate, in più riprese,<br />

varie piante» messe a <strong>di</strong>mora dall’Amministrazione comunale lungo la strada<br />

Cumignano-Galluccio; per porre fine agli atti vandalici, il sindaco De Rosa<br />

istituisce un premio <strong>di</strong> 50 lire destinato a chi «sorprende in flagranza o ne<br />

denunzia fondatamente l’autore» 207 .<br />

Il nucleo centrale <strong>di</strong> Cumignano, come attesta un documento del 1809, è<br />

costituito da La Piazza 208 che negli anni successivi assumerà la denominazione<br />

<strong>di</strong> Piazza Publica (1812) 209 , Largo Piazza (1822) 210 e, infine, Piazza San Severino<br />

(1875) 211 , in rapporto alla presenza dell’omonima chiesa parrocchiale<br />

199 ACC, Deliberazioni del Consiglio Comunale, 1871-1877, n. 7, 26 marzo 1871; n. 14, 20 luglio 1871.<br />

200 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1891-1900, n. 215, 28 ottobre 1894.<br />

201 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1877-1890, n. 10, 5 gennaio 1879; n. 123, 6 settembre<br />

1883.<br />

202 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1877-1890, n. 166, 28 luglio 1885.<br />

203 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1877-1890, n. 8, 15 aprile 1880.<br />

204 La delibera ricorda: vicolo Santorelli che è interamente abitato; vico Parrocchia, soprattutto nel<br />

tratto che conduce alle pubbliche cisterne che ha l’aspetto <strong>di</strong> una pozzanghera; il breve tratto della<br />

strada obbligatoria Risigliano-Galluccio che sbocca nella Provinciale ad angolo retto (in piazza Colonna) dove<br />

la presenza <strong>di</strong> fossi rende più pericoloso il transito; piazza S. Severino, ove le irregolarità <strong>di</strong> livello e la<br />

mancanza <strong>di</strong> scolo facilitano il ristagno dell’acqua. I lavori in via Croce vanno, invece, eseguiti con il<br />

concorso della provincia, perché, quando fu lastricata via Provinciale, non c’erano ancora fabbricati in via<br />

Croce (ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1877-1890, n. 263, 24 marzo 1888).<br />

205 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1901-1909, n. 35, 22 ottobre 1901.<br />

206 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1910-1920, n. 10, 23 marzo 1910.<br />

207 ACC, Lavori Pubblici, cat. X, classe XII, fasc.lo 1, manifesto del 30 giugno 1909.<br />

208 aCC, Nati <strong>di</strong> Cumignano 1809-1812, a. 1809, n. 1, f. 1.<br />

209 ACC, Morti <strong>di</strong> Cumignano 1809-1812, a. 1812, n. 14, f. 8.<br />

210 aCC, Nati <strong>di</strong> Cumignano 1820-1824, a. 1822, n. 18, f. 19.<br />

211 aCC, Comune <strong>di</strong> Cumignano e Gallo <strong>di</strong> Nola, Registro delle nascite, a. 1875, n. 26, f. 10.<br />

69


(Ebanista, infra, pp. 93-108) eretta nella prima metà dell’Ottocento sul lato<br />

orientale dello slargo 212 . Sul versante opposto della piazza confluisce una<br />

strada con andamento ovest-est che ha cambiato più volte nome tra XIX e<br />

XX secolo: Strada Provinciale che da Cicciano porta alla Schiava (1852) 213 , Via Corso<br />

(1871) 214 , Via del Corso (1877) 215 , Corso Provinciale (1883) 216 e, infine, Via Roma<br />

(1931) 217 ; in relazione alla provenienza dal vicino comune, il tratto occidentale<br />

della strada è stato definito Via <strong>di</strong> Cicciano (1911) 218 e strada Comiziano-Cicciano<br />

(1947) 219 prima <strong>di</strong> assumere l’attuale denominazione <strong>di</strong> via Provinciale per<br />

Cicciano. Sul lato sud-occidentale <strong>di</strong> piazza S. Severino, è documentata<br />

l’esistenza de Lo Vicolo del Parroco (1809) 220 che in seguito viene definito Casa del<br />

Parroco (1816) 221 , Strada del Parroco (1817) 222 e Strada Parrocchia (1867) 223 per poi<br />

assumere la denominazione <strong>di</strong> Vico Parrocchia (1884) 224 che tuttora mantiene.<br />

Nel 1875 è documentata l’esistenza <strong>di</strong> Via Cisterne 225 che nella toponomastica<br />

attuale corrisponde alla strada che collega vico Parrocchia a via Roma, ma che<br />

probabilmente va identificata con il microtoponimo La Cisterna documentato<br />

nel 1748 226 . Il tratto stradale, che lambendo il lato nord della parrocchiale <strong>di</strong><br />

S. Severino, si immette da nord-est nella piazza è denominato Via Vignola sin<br />

dal 1827 227 . Sul versante nord <strong>di</strong> piazza S. Severino s’immette via Capocasale<br />

che ha conservato la denominazione attestata dal 1748 228 ; a nord la strada<br />

s’interrompe presso il torrente Gaudo, ma in passato, grazie alla presenza <strong>di</strong><br />

uno scomparso ponte, doveva proseguire in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Cicciano (Ebanista,<br />

supra, p. 22, figg. 5, 9). Dal lato orientale <strong>di</strong> via Capocasale si <strong>di</strong>parte la strada<br />

che nel 1809 è chiamata Casa Santorelli 229 e che corrisponde alla Casa Santoriello<br />

212 Nel 1852 il decurionato delibera l’abbattimento <strong>di</strong> alcuni fabbricati fatiscenti siti davanti al<br />

«novello tempio» eretto al tempo della costruzione della Strada provinciale che da Cicciano conduce a<br />

Schiava (ACC, Deliberazioni del Decurionato, 1841-1853, 27 giugno 1852, f. 253).<br />

213 ACC, Deliberazioni del Decurionato, 1841-1853, 27 giugno 1852, f. 253.<br />

214 aCC, Comune <strong>di</strong> Cumignano e Gallo <strong>di</strong> Nola, Registro delle nascite, a. 1871, n. 1, f. 1.<br />

215 aCC, Comune <strong>di</strong> Cumignano e Gallo <strong>di</strong> Nola, Registro delle nascite, a. 1877, n. 6, f. 3.<br />

216 aCC, Comune <strong>di</strong> Cumignano e Gallo <strong>di</strong> Nola, Registro <strong>degli</strong> atti <strong>di</strong> nascita, a. 1883, n. 7, f. 4.<br />

217 ACC, Registro delle deliberazioni, 1929-1932, n. 25, 11 agosto 1931.<br />

218 aCC, Comune <strong>di</strong> Cumignano e Gallo <strong>di</strong> Nola, Registro <strong>degli</strong> atti <strong>di</strong> nascita, vol. 11, a. 1911, n. 41, f. 15.<br />

219 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1946-1952, n. 8, 16 marzo 1947.<br />

220 aCC, Nati <strong>di</strong> Cumignano 1809-1812, a. 1809, n. 1, f. 1.<br />

221 aCC, Nati <strong>di</strong> Cumignano 1813-1819, a. 1816, n. 18, f. 18.<br />

222 aCC, Nati <strong>di</strong> Cumignano 1813-1819, a. 1817, n. 15, f. 18.<br />

223 aCC, Comune <strong>di</strong> Cumignano e Gallo <strong>di</strong> Nola, Registro delle nascite, a. 1867, n. 14, f. 7.<br />

224 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1877-1890, n. 134, 25 aprile 1884.<br />

225 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1871-1877, n. 3, 7 marzo 1875.<br />

226 ASN, Catasto Onciario <strong>di</strong> Cumignano 1748, b. 937, ff. 39r, 42r.<br />

227 ACC, Deliberazioni del Decurionato, 1823-1831, n. 211, 16 <strong>di</strong>cembre 1827, f. 80v.<br />

228 ASN, Catasto Onciario <strong>di</strong> Cumignano 1748, b. 937, ff. 20v, 25r, 30r, 32r, 37v, 43r, 48v, 53r, 65r, 69v.<br />

229 aCC, Nati <strong>di</strong> Cumignano 1809-1812, a. 1810, n. 4, f. 4.<br />

70


citata nel 1748 230 ; col tempo la Strada Santorelli (1810) 231 ha assunto il nome<br />

<strong>di</strong> Vicolo Santorelli (1871) 232 che mantiene ancora oggi. Parallelamente a via<br />

Capocasale, ma più ad ovest, si sviluppa Via Strettola (1935) 233 che sbocca<br />

nel piazzale antistante il lato orientale del palazzo Del Balzo: questo spazio,<br />

in origine denominato La Massaria (1809) 234 ovvero Strada Masseria (1818) 235 ,<br />

nel 1882 <strong>di</strong>venta Largo Colonna 236 ovvero Piazza Colonna 237 , mentre nel 1939<br />

viene ribattezzato Piazza Guglielmo Marconi 238 . Il versante settentrionale della<br />

piazza è lambito da via Roma, mentre quello occidentale dalla Via <strong>di</strong> Nola 239 ,<br />

l’o<strong>di</strong>erna via Nola (1954) 240 ; quest’ultima, confluendo, a sud, in via Cimitero e,<br />

ad ovest, in via Provinciale per Risigliano, collega Comiziano a Gallo. Sul lato<br />

sud <strong>di</strong> piazza S. Severino confluisce la Strada Schiava (1820) 241 , altrimenti nota<br />

come Via della Schiava (1866) 242 , che nella toponomastica attuale è definita via<br />

Provinciale per Schiava. Dal 1872 il tratto terminale <strong>di</strong> questa strada mantiene<br />

il nome <strong>di</strong> Via Croce 243 , connesso alla presenza, all’intersezione con Via San<br />

Benedetto (attestata dal 1910) 244 , <strong>di</strong> un’e<strong>di</strong>cola nella quale si trovano una croce in<br />

ferro e un <strong>di</strong>pinto raffigurante la Pietà 245 . Di Casarusso 246 e Largo Mastrogiacomo 247 ,<br />

menzionati rispettivamente nel 1810 e nel 1820, non si conosce l’ubicazione;<br />

la prima è documentata dal 1748 248 .<br />

Il centro storico <strong>di</strong> Gallo si concentra lungo il tratto <strong>di</strong>smesso della Strada<br />

regia che ha assunto prima la denominazione <strong>di</strong> corso Regio abolito 249 e dal 1921<br />

230 ASN, Catasto Onciario <strong>di</strong> Cumignano 1748, b. 937, ff. 31r, 33v, 38r, 47v, 49r, 51v.<br />

231 ACC, Morti <strong>di</strong> Cumignano 1809-1812, a. 1810, n. 14, f. 8.<br />

232 aCC, Comune <strong>di</strong> Cumignano e Gallo <strong>di</strong> Nola, Registro <strong>degli</strong> atti <strong>di</strong> nascita, a. 1872, n. 34, f. 14.<br />

233 ACC, Registro delle deliberazioni, 1935-1936, n. 11, 9 febbraio 1935.<br />

234 aCC, Nati <strong>di</strong> Cumignano 1809-1812, a. 1809, n. 2, f. 2.<br />

235 aCC, Nati <strong>di</strong> Cumignano 1813-1819, a. 1818, n. 10, f. 6.<br />

236 aCC, Comune <strong>di</strong> Cumignano e Gallo <strong>di</strong> Nola, Registro delle nascite, a. 1882, n. 5, f. 3; Deliberazioni del<br />

Consiglio comunale, 1877-1890, n. 18, 2 settembre 1888 («Largo Colonna (chiamato già Masseria)»).<br />

237 aCC, Comune <strong>di</strong> Cumignano e Gallo <strong>di</strong> Nola, Registro delle nascite, a. 1882, n. 35, f. 15.<br />

238 ACC, In<strong>di</strong>ce delle deliberazioni del Consiglio comunale, 1861-1942, n. 13, 24 febbraio 1939.<br />

239 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1910-1920, n. 55, 17 febbraio 1911.<br />

240 aCC, Schedario in<strong>di</strong>viduale, Adelaide Manco-Mariantonia Mazzone, scheda n. 81.<br />

241 aCC, Nati <strong>di</strong> Cumignano 1820-1824, a. 1820, n. 18, f. 18.<br />

242 ACC, Deliberazioni del Decurionato, 1841-1853, 27 giugno 1852, f. 253; aCC, Comune <strong>di</strong> Cumignano e<br />

Gallo <strong>di</strong> Nola, Registro delle nascite, a. 1866, n. 16, f. 6.<br />

243 aCC, Comune <strong>di</strong> Cumignano e Gallo <strong>di</strong> Nola, Registro delle nascite, a. 1872, n. 20, f. 8.<br />

244 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1910-1920, n. 18, 2 settembre 1910.<br />

245 Alla base della croce è affissa un’epigrafe: in riCordo dElla santa MissionE 1921.<br />

246 aCC, Nati <strong>di</strong> Cumignano 1809-1812, a. 1810, n. 10, f. 10.<br />

247 aCC, Nati <strong>di</strong> Cumignano 1820-1824, a. 1820, n. 17, f. 18.<br />

248 ASN, Catasto Onciario <strong>di</strong> Cumignano 1748, b. 937, ff. 18r, 26r, 28v, 35r, 53r, 62v.<br />

249 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1921-1925, n. 17, 15 febbraio 1921.<br />

71


quella <strong>di</strong> corso 250 o via Raffaele Napolitano 251 . Su questo asse confluiscono quasi<br />

tutte le strade dell’abitato. Il lato ovest della parrocchiale <strong>di</strong> S. Nicola è lambito<br />

da Via Masseria che è documentata dal 1886 252 e fa riferimento al complesso<br />

architettonico già <strong>di</strong> proprietà della famiglia Mastrilli che, fino alla <strong>di</strong>smissione<br />

dell’a<strong>di</strong>acente tratto della Strada Regia, venne utilizzato come taverna<br />

(Ebanista, infra, pp. 150-151). Più ad ovest, via Napolitano è intersecata a nord<br />

da Via San Nicola che è attestata dal 1887 253 e a sud da Via Macello che è citata<br />

dal 1846 254 . Ancora più ad ovest, dall’asse stradale principale si <strong>di</strong>partono la<br />

via Provinciale per Risigliano e Via <strong>di</strong> Faibano (1866) 255 che conduce all’omonima<br />

frazione <strong>di</strong> Camposano. Sul versante sud-ovest <strong>di</strong> Gallo, il tratto <strong>di</strong>smesso<br />

della Strada regia viene intitolato all’on. Tommaso Vitale nel 1910 256 e all’on.<br />

Amerigo Crispo nel 1948 257 ; per la presenza <strong>di</strong> rigogliosi platani, la strada viene<br />

denominata viale 258 . Nel 2001 è aperta al traffico Via Regia abolita che ricalca,<br />

grosso modo, lo scomparso tracciato della Strada regia ad est della chiesa <strong>di</strong> S.<br />

Nicola (Ebanista, supra, p. 41, nota 184).<br />

250 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1921-1925, n. 17, 29 marzo 1921; Comune <strong>di</strong> Cumignano e<br />

Gallo <strong>di</strong> Nola, Registro <strong>degli</strong> atti <strong>di</strong> nascita, 21, a. 1921, n. 27, f. 10.<br />

251 aCC, Comune <strong>di</strong> Cumignano e Gallo <strong>di</strong> Nola, Registro <strong>degli</strong> atti <strong>di</strong> nascita, 21, a. 1921, n. 20, f. 8.<br />

252 aCC, Comune <strong>di</strong> Cumignano e Gallo <strong>di</strong> Nola, Registro <strong>degli</strong> atti <strong>di</strong> nascita, a. 1886, n. 35, f. 13.<br />

253 aCC, Comune <strong>di</strong> Cumignano e Gallo <strong>di</strong> Nola, Registro <strong>degli</strong> atti <strong>di</strong> nascita, a. 1887, n. 42, f. 15.<br />

254 Nel 1846 vengono eseguiti lavori nella strada Macello che da Gallo conduce alla Consolare <strong>di</strong> Puglia<br />

(ACC, Deliberazioni del Decurionato, 1841-1853, 21 <strong>di</strong>cembre 1846, f. 102); cfr. altresì aCC, Registro <strong>degli</strong> atti<br />

<strong>di</strong> nascita, a. 1886, n. 40, f. 15.<br />

255 aCC, Comune <strong>di</strong> Cumignano e Gallo <strong>di</strong> Nola, Registro delle nascite, a. 1866, n. 6, f. 3.<br />

256 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1910-1920, n. 10, 23 marzo 1910; nel 1906, subito dopo<br />

la morte dell’uomo politico, l’amministrazione gli aveva de<strong>di</strong>cato la strada che congiunge Cumignano a Gallo<br />

(ivi, n. 359, 30 ottobre 1906).<br />

257 La nuova denominazione viene approvata da tutti i consiglieri comunali, col solo voto contrario<br />

del prof. Vittorio Alfieri che propone <strong>di</strong> intitolare la strada ad un caduto in guerra (ACC, Deliberazioni del<br />

Consiglio comunale, 1946-1952, n. 1, 22 febbraio 1948).<br />

258 Negli anni Quaranta per la potatura dei platani, che sarebbe interessante identificare con le piante<br />

danneggiate nel 1909 (cfr. supra, nota 207), si effettua un’asta pubblica (ACC, In<strong>di</strong>ce delle deliberazioni <strong>di</strong><br />

Giunta comunale 1942-1959, n. 27, 20 <strong>di</strong>cembre 1943), mentre i rami abbattuti dal vento vengono venduti<br />

(ACC, In<strong>di</strong>ce delle deliberazioni <strong>di</strong> Giunta comunale 1942-1959, n. 6, 4 febbraio 1944); sul finire <strong>degli</strong> anni<br />

Settanta i platani sono stati progressivamente tagliati.<br />

72


2. Testimonianze archeologiche, artistiche e monumentali<br />

2.1. Il poeta Nardus e il suo epitaffio in versi<br />

CECilia riCCi<br />

L’epitaffio <strong>di</strong> Nardus (CIL, X 1284 = CLE 962 = ILS 7785), <strong>di</strong> provenienza<br />

ignota, si trova attualmente murato su una parete del seminario <strong>di</strong> Nola, dove<br />

venne trasferito tra il 1747 e il 1757 dal casale <strong>di</strong> Gallo (Ebanista, supra, pp.<br />

11-14). Il testo è inciso su una lastra <strong>di</strong> marmo bianco e <strong>di</strong>stribuito su sei<br />

righi (64,2 x 41,5 x ?; lett. 6,2 -7) 1 . La superficie del marmo è scheggiata e<br />

danneggiata, in particolare in corrispondenza dei lati superiore e destro (fig.<br />

21):<br />

Nardus,<br />

poeta<br />

pudens,<br />

hoc<br />

tegitur<br />

tumulo.<br />

(Trad.: “In questa tomba è sepolto Nardo, poeta «<strong>di</strong>screto»”).<br />

L’incisione delle lettere è <strong>di</strong> alta qualità esecutiva, come già notava<br />

Mommsen (nell’apparato <strong>di</strong> CIL).<br />

Due lacune presenti sulla superficie sono colmate con malta: la prima (r. 5)<br />

si trova sopra la T <strong>di</strong> tegitur; la seconda (r. 6) precede la T <strong>di</strong> tumulo.<br />

R. 1. Ben visibili l’apicatura e la curva inferiore della S <strong>di</strong> Nardus (del<br />

resto già segnalate da Remon<strong>di</strong>ni nel 1757 2 ) in corrispondenza della frattura<br />

presente, in alto a destra della lastra.<br />

R. 4. Sulla O è visibile un apex, nell'aspetto <strong>di</strong> accento acuto, usato dai<br />

lapici<strong>di</strong> per in<strong>di</strong>care il valore lungo delle vocali.<br />

1 Leggermente <strong>di</strong>verse le <strong>di</strong>mensioni registrate da Mollo-solpiEtro (a cura <strong>di</strong>) 1997, p. 26 n. VIII.<br />

2 rEMon<strong>di</strong>ni 1757, p. 581.<br />

73


Fig. 21. Nola, seminario vescovile. Iscrizione<br />

in versi del poeta Nardus.<br />

La possibilità, in<strong>di</strong>cata in apparato,<br />

<strong>di</strong> rilevare traccia della lettera finale del<br />

nome Nardus, particolare in apparenza<br />

banale, consente però <strong>di</strong> porre fine alle<br />

<strong>di</strong>squisizioni che si sono succedute nel<br />

corso del tempo, a proposito ora del<br />

nome e dell’eventuale identificazione<br />

del personaggio, ora della particolarità<br />

metrica del breve carme sepolcrale. Le<br />

parole dell’epitaffio, infatti, <strong>di</strong>sposte<br />

ciascuna su una riga, formano un<br />

pentametro isolato, non comune prima<br />

del I secolo d.C. 3 .<br />

Il defunto è ricordato attraverso il<br />

semplice cognome, Nardus, che conosce<br />

una <strong>di</strong>screta <strong>di</strong>ffusione in area campana<br />

e in particolare a Pompei 4 . Egli viene<br />

definito poeta pudens, con un epiteto che<br />

sembra alludere a una sorta <strong>di</strong> riservatezza<br />

e/o forse alla giovane età del defunto.<br />

Weichert, invece, intendendo Pudens come<br />

vero e proprio cognomen del poeta e nardus come epiteto esornativo 5 , <strong>di</strong>scuteva<br />

sulla possibilità <strong>di</strong> identificare il nostro con il Pudens amico <strong>di</strong> Marziale 6 e quin<strong>di</strong><br />

con il L. Valerius L.f. Pudens, giovanissimo poeta <strong>di</strong> età antonina, onorato con<br />

una statua dai concitta<strong>di</strong>ni a Histonium 7 .<br />

Si propone una datazione orientativa nell’ambito del I secolo d.C., oltre<br />

che per la qualità della scrittura e la presenza dell’apex, anche per il ricorso al<br />

pentametro isolato, comune non prima <strong>di</strong> quest’epoca.<br />

3 gaMbEralE 1993, p. 400 nota 80, parla del nostro come dell'esempio più antico <strong>di</strong> pentametro<br />

isolato, ignorando la presenza della S e datando l’iscrizione al I secolo a.C.; Cugusi 1996, pp. 220-221<br />

(con aggiornamento rispetto alla prima e<strong>di</strong>zione) e ancora Cugusi 2007, p. 45 propone una datazione<br />

tra la fine del I secolo a.C. e gli inizi del I d.C. Presso entrambi ampia bibliografia precedente. Cfr. anche<br />

l’accenno <strong>di</strong> giangrandE 2008, p. 408.<br />

4 kajanto 1965, pp. 39, 336, ripreso da solin-saloMiEs 1994, p. 367. Oltre che a Roma, troviamo<br />

il cognomen attestato in particolare in Africa (Proconsularis: CIL, VIII 24097 = ILCV 385 = ILTun 798,<br />

Hammamet; ILCV 3794 = ILTun 1710, 33, Thabraca; Numi<strong>di</strong>a: ILAlg II 2, 7176, Sila Bordj el Ksar) e in<br />

Italia, a Pompei (CIL, X 1076; TPSulp 46 = AE 1973, 167 = AE 1980, 47 = AE 2006, 135; AE 1984,<br />

210) e a Puteoli (CIL, X 2349 e 2380).<br />

5 WEiChErt 1830, pp. 253-255.<br />

6 Ricordato in Epigr. IV 13, 1 e 3 (cfr. anche IV 29).<br />

7 CIL, IX 2860 = ILS 5178, cfr. AE 2003, 173. stoWassEr 1908, p. 281, seguito da gil 1979-80, p.<br />

184, pensava che il nostro epitaffio commemorasse un Pudens nardupoietès, cioè ‘fabbricante <strong>di</strong> profumi’<br />

(interpretazione ricordata anche da suErbauM 2007, p. 95, nota 19).<br />

74


2.2.1. Le chiese <strong>di</strong> Cumignano<br />

2.2. Gli e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> culto<br />

Carlo Ebanista<br />

A seguito della scomparsa dell’antica parrocchiale <strong>di</strong> S. Severino, documentata<br />

dal 1324 al 1763, e dell’a<strong>di</strong>acente cappella <strong>di</strong> S. Margherita, attestata dal 1551<br />

al 1695 e <strong>di</strong> patronato della famiglia Fontanarosa, nella piazza del paese si<br />

trovano gli unici e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> culto <strong>di</strong> Cumignano: la congrega del SS. Rosario<br />

(già chiesa <strong>di</strong> S. Maria delle Grazie) (fig. 22 n. 2), ormai non più officiata, e<br />

l’attigua nuova parrocchiale <strong>di</strong> S. Severino (fig. 22 n. 1), costruita nella prima<br />

metà dell’Ottocento, al posto della vecchia cappella della confraternita del SS.<br />

Rosario che, in precedenza, era de<strong>di</strong>cata a S. Benedetto.<br />

2.2.1.1. L’antica parrocchiale <strong>di</strong> S. Severino<br />

La prima attestazione dell’ecclesia S. Severini ricorre nelle rationes decimarum del<br />

1324, allorché i beni della chiesa rendevano un’oncia all’anno 1 . In mancanza<br />

<strong>di</strong> ulteriori informazioni, bisogna attendere il XVI secolo per avere nuovi<br />

dati sulla chiesa. Nel 1551 la parrocchia <strong>di</strong> S. Severino era retta da Leonardo<br />

Torregiano, «cl(er)icus Mantuanus», che il 1° giugno non fu presente alla visita<br />

pastorale del vescovo <strong>di</strong> Nola, mons. Scarampo, dal momento che, in sua<br />

vece, la cura animarum era esercitata da don Vincenzo de Borro 2 . La chiesa,<br />

dotata <strong>di</strong> fonte battesimale, fu trovata in buone con<strong>di</strong>zioni 3 . Le entrate della<br />

parrocchia, oltre che dalla decima dei fedeli, derivavano da alcuni terreni dati<br />

in affitto: Palamide Barone, ad esempio, aveva locato una vigna <strong>di</strong> 2 moggia,<br />

1 inguanEz-MattEi CErasoli-sElla (a cura <strong>di</strong>) 1942, p. 305, n. 4363 (Item iura ecclesie S. Severini de<br />

Camugnano valuerunt eodem anno unc. I ). La testimonianza esclude che a Cumignano il culto <strong>di</strong> S. Severino<br />

si sia sviluppato alla fine del XV secolo, come riferisce un’epigrafe apposta sulla controfacciata della<br />

parrocchiale nel 1947; cfr. altresì bElluCCi 1992, p. 70.<br />

2 ASDN, Sante Visite, I, a. 1551, f. 214r. Vincenzo de Borro amministrava, per conto del rettore G.<br />

Carlo Mariconda, anche la parrocchia <strong>di</strong> S. Giovanni a Risignano (MaEsE 1994, p. 125).<br />

3 ASDN, Sante Visite, I, a. 1551, f. 214r.<br />

75


Fig. 22. Comiziano (già Cumignano), planimetria: 1, parrocchiale <strong>di</strong> S. Severino; 2, congrega del SS.<br />

Rosario (già chiesa <strong>di</strong> S. Maria delle Grazie); 3, palazzo Imperiale D’Afflitto; 4, palazzo Del Balzo; 5,<br />

casa canonica.<br />

76


attigua alla chiesa e confinante con la via pubblica da due lati e con la strada<br />

vicinale; a Francesco Fontanarosa era stato, invece, affittato un terreno <strong>di</strong> un<br />

moggio, ubicato nel casale <strong>di</strong> Cumignano in località campofaivano 4 . Nella chiesa<br />

si conservavano «una pianeta <strong>di</strong> velluto pavonazo vecchia», un «vestimento<br />

fornito d(e) tela», tre tovaglie d’altare, «un altaretto», due messali, una campana<br />

grande, un campanello e una croce <strong>di</strong> legno 5 . Alla parrocchiale era annessa la<br />

cappella «S. te Marie de Virginibus» che era retta da don Giovanni Tommaso<br />

Cavalerius; il sacerdote, che doveva celebrare una messa ogni settimana, era<br />

stato nominato nel 1544, a seguito della morte del suo predecessore, su<br />

presentazione <strong>di</strong> Ursolina e Geronima de Maximo che esercitavano il patronato<br />

sulla cappella 6 .<br />

Nel 1586 la parrocchia <strong>di</strong> S. Severino era retta da don Lucio Barone 7 .<br />

Sull’altare maggiore era sistemata una custo<strong>di</strong>a <strong>di</strong> legno dorato, nella quale si<br />

conservavano l’eucaristia e gli oli sacri 8 . Il fonte battesimale, pur non essendo<br />

<strong>di</strong> marmo, era ben protetto da un coperchio ligneo 9 . In chiesa si conservavano<br />

un calice con la coppa e la patena d’argento e con il piede <strong>di</strong> rame dorato, un<br />

vasetto d’argento «da co(n)servare il S. mo Sacr. to », un pallio, un paramento per<br />

celebrante costituito da pianeta «lionata et gialla co(n) croce gialla», stola e<br />

manipolo, un camice, un panno d’altare <strong>di</strong> velluto e lana, un cuscino <strong>di</strong> taffettà<br />

gialla, un messale, due candelieri, un campanello, una campana e «torcie<br />

p(er) lo Sacram. to » 10 . In merito ai libri parrocchiali, il vescovo rilevò una certa<br />

confusione nella registrazione dei battesimi e dei matrimoni 11 . La parrocchia<br />

possedeva quattro poderi: un terreno <strong>di</strong> circa 2 moggia era ubicato intorno<br />

alla chiesa, un moggio <strong>di</strong> terra si trovava in località campofaivano, un ½ moggio<br />

«dove se <strong>di</strong>ce a S.to benedetto» e un terzo <strong>di</strong> moggio «alla cesina» 12 . Alla<br />

parrocchiale era annessa la cappella «S. te Marie de virginib(us)» che dal 1573<br />

era affidata all’abate Mario Elia, «cantor Maioris eccl. ae Nolanae», che era stato<br />

presentato da Anna de Massimo, Porzia Cavaleria e Teodora Cavaleria che<br />

esercitavano il patronato sulla cappella 13 . Il vescovo <strong>di</strong>spose <strong>di</strong> accomodare<br />

l’altare della cappella che era officiato da don Lucio Barone 14 .<br />

4 ASDN, Sante Visite, I, a. 1551, f. 214r.<br />

5 ASDN, Sante Visite, I, a. 1551, f. 214r.<br />

6 ASDN, Sante Visite, I, a. 1551, f. 214v. Per le finalità del giuspatronato e lo sviluppo <strong>di</strong> questa<br />

istituzione nella <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Nola cfr. MaEsE 1994, pp. 136-143.<br />

7 ASDN, Sante Visite, VI, a. 1586, f. 287v.<br />

8 ASDN, Sante Visite, VI, a. 1586, f. 287v.<br />

9 ASDN, Sante Visite, VI, a. 1586, f. 288r.<br />

10 ASDN, Sante Visite, VI, a. 1586, f. 289v.<br />

11 ASDN, Sante Visite, VI, a. 1586, f. 288v.<br />

12 ASDN, Sante Visite, VI, a. 1586, f. 289r.<br />

13 ASDN, Sante Visite, VI, a. 1586, f. 290v.<br />

14 ASDN, Sante Visite, VI, a. 1586, ff. 290v-291r.<br />

77


Il 7 giugno 1601 il vescovo Fabrizio Gallo nominò don Domenico Preite<br />

parroco <strong>di</strong> S. Severino, «ob resignatione(m) liberam» del nolano don Marco<br />

Antonio de Capua 15 . In occasione della visita pastorale effettuata dal vescovo<br />

Giovanni Battista Lancellotti nel 1615, don Domenico <strong>di</strong>chiarò che il curato<br />

<strong>di</strong> Cumignano doveva celebrare la messa ogni domenica e nei giorni festivi,<br />

mentre in quaresima era tenuto ad officiare quoti<strong>di</strong>anamente 16 ; inoltre, ogni<br />

sera «et li giorni <strong>di</strong> festa sonata l’ave Maria», insegnava la dottrina cristiana<br />

ai fedeli 17 . Tra le uscite della parrocchia, rientravano la quarta e il sinodo<br />

(19 carlini) da versare al vescovo nella festività <strong>di</strong> S. Andrea 18 . Il parroco<br />

riscuoteva, invece, «la decima dalli suoi figliani intiera: cioè d’ogni <strong>di</strong>eci uno,<br />

come sono grani, germano, Orgio, Miglio, Panico, grano d’In<strong>di</strong>a, ceceri, et<br />

lino» 19 . Ogni anno, inoltre, riceveva: 35 ducati da Ciro Mastrilli «per lo Cambio<br />

fatto del territorio <strong>di</strong> Moia due e Meze, et Cinquanta Canne, sito Circum circa<br />

la Parochiale»; 4 barili <strong>di</strong> vino greco per un moggio <strong>di</strong> terreno «dove se <strong>di</strong>ce<br />

a Campo faivano»; 4 ducati per 1/3 <strong>di</strong> moggio «dove se <strong>di</strong>ce a S. to benedetto»<br />

(posseduto dal parroco); 4 ducati per 1/3 <strong>di</strong> moggio «<strong>di</strong> terra vicino la<br />

Parocchia, iusta li beni del Sig. r Ciro Mastrillo, la Cappella <strong>di</strong> S. ta Margherita,<br />

et altri confini» (in possesso del parroco) 20 . Nella chiesa, oltre ai paramenti<br />

per l’altare e il celebrante, si conservavano «uno Calice con patena et cuppa<br />

d’argento con piede <strong>di</strong> rame indorato», «uno Paro de candelieri pittati» e «una<br />

pisside <strong>di</strong> argento con sopra Cop(er)ta <strong>di</strong> Oro» 21 . Poiché l’altare maggiore<br />

della chiesa era «tam arctum ut in eo comode celebrari non possit», il vescovo<br />

<strong>di</strong>spose che entro un mese fosse portato ad una larghezza <strong>di</strong> 3 palmi e ad<br />

una lunghezza <strong>di</strong> 7 palmi; nel contempo or<strong>di</strong>nò al parroco <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>sporre,<br />

nei successivi 15 giorni, il libro dei cresimati che mancava 22 . La cappella <strong>di</strong> S.<br />

Maria de Virginibus, che sorgeva «a cornu epistolae altaris Maioris», era retta<br />

dal canonico napoletano Giovanni Aloisio Riccio: poiché il rettore non si<br />

recò in chiesa in occasione della visita pastorale, il vescovo <strong>di</strong>spose che se,<br />

entro sei giorni, non avesse presentato la bolla <strong>di</strong> nomina sarebbe incorso in<br />

una sanzione; al posto <strong>di</strong> Riccio, <strong>di</strong> solito era il parroco a celebrare la messa<br />

settimanale nella cappella che, essendo priva <strong>di</strong> ornamento e umida, non era<br />

peraltro adatta alle funzioni liturgiche 23 .<br />

15 ASDN, Sante Visite, VIII, a. 1615, f. 124r.<br />

16 ASDN, Sante Visite, VIII, a. 1615, ff. 124r-v.<br />

17 ASDN, Sante Visite, VIII, a. 1615, f. 125v.<br />

18 ASDN, Sante Visite, VIII, a. 1615, f. 124v.<br />

19 ASDN, Sante Visite, VIII, a. 1615, f. 124v.<br />

20 ASDN, Sante Visite, VIII, a. 1615, f. 124v.<br />

21 ASDN, Sante Visite, VIII, a. 1615, ff. 124v-125r.<br />

22 ASDN, Sante Visite, VIII, a. 1615, f. 125r.<br />

23 ASDN, Sante Visite, VIII, a. 1615, f. 125v.<br />

78


Nel 1626 mons. Lancellotti si recò nuovamente in visita nella parrocchiale<br />

<strong>di</strong> S. Severino, il cui rettore, Giovanni Aloisio Carpentiero, gli mostrò la bolla<br />

inviatagli dalla Santa Sede il 1° settembre 1617, oltre ai registri dei battezzati,<br />

dei cresimati, dei matrimoni e dei morti; l’eucarestia, come già riscontrato<br />

in precedenza, era conservata in una pisside <strong>di</strong> argento dorato sistemata in<br />

una custo<strong>di</strong>a lignea 24 . Il parroco, che doveva versare alla mensa vescovile i<br />

consueti 19 carlini all’anno, era tenuto a celebrare la messa nei giorni festivi,<br />

ad amministrare i sacramenti e «a fare la ca(n)delora alli suoi figliani» 25 .<br />

Il vescovo <strong>di</strong>spose <strong>di</strong> sistemare la suppellettile e il fonte battesimale 26 .<br />

Dobbiamo immaginare che i lavori vennero eseguiti, dal momento che, nel<br />

1630 in occasione della nuova visita pastorale, mons. Lancellotti trovò l’altare<br />

e il fonte battesimale in buone con<strong>di</strong>zioni 27 . Il parroco Carpentiero ribadì<br />

quanto aveva riferito nel 1626, in or<strong>di</strong>ne al contributo da versare alla mensa<br />

vescovile, alle celebrazioni liturgiche, alla somministrazione dei sacramenti e<br />

alla candelora nel giorno «della purificazione della Madonna» 28 . In chiesa nel<br />

1630 si conservavano un calice con patena, un messale, due corporali con<br />

palle, un camice con amitto e cingolo, un «altaretto», «quattro pianete usate,<br />

bianca, rossa, verde, et negra», sei tovaglie usate, un incensiere con navetta<br />

d’argento, un pallio <strong>di</strong> damasco , vasi per l’olio santo, una custo<strong>di</strong>a per il SS.<br />

Sacramento coperta da «una cappetella bianca, et rossa», un «crocifisso co(n)<br />

lo panno <strong>di</strong> seta carmosina» 29 . Le entrate erano costituite dalle decime dei<br />

fedeli 30 e dalle ren<strong>di</strong>te fon<strong>di</strong>arie annuali: per il podere attiguo alla chiesa, già<br />

appartenuto alla parrocchia, percepiva 35 ducati dall’erede del defunto Ciro<br />

Mastrilli («ne mai ha voluto mostrare il breve ch(e) <strong>di</strong>ce ch(e) ha ottenuto»),<br />

per un «altro pezzo <strong>di</strong> rimane(n)te del sopra detto giar<strong>di</strong>no» riceveva 3 ducati,<br />

per un terreno <strong>di</strong> circa ½ moggio riscuoteva 3 ducati, per un podere <strong>di</strong> 2<br />

moggia «dove si <strong>di</strong>ce la starza» Giovanni Battista Fontanarosa («che non ha<br />

mai voluto <strong>di</strong>mostrare l’assenso papale») pagava 4 barili <strong>di</strong> greco 31 . Nel 1630 la<br />

cappella del beneficio semplice <strong>di</strong> S. Maria de Virginibus era affidata al rettore<br />

Aloisio Riccio, ma la messa settimanale era celebrata dal parroco 32 . Nel 1644 il<br />

beneficio <strong>di</strong> S. Maria de Virginibus, che era stato eretto dal vicario generale della<br />

<strong>di</strong>ocesi, Domenico Ingoli, fu assegnato dal vescovo Lancellotti al canonico<br />

24 ASDN, Sante Visite 1626, f. s.n.<br />

25 ASDN, Sante Visite 1626, f. s.n.<br />

26 ASDN, Sante Visite 1626, f. s.n.<br />

27 ASDN, Sante Visite, XII, a. 1630, f. 326r.<br />

28 ASDN, Sante Visite, XII, a. 1630, ff. 326r-v.<br />

29 ASDN, Sante Visite, XII, a. 1630, f. 328r.<br />

30 ASDN, Sante Visite, XII, a. 1630, f. 327v («Esige il Rettore la decima dalli figliani <strong>di</strong> detto Casale <strong>di</strong><br />

grano, germano, orgio, miglio, panico et lino d’ogni <strong>di</strong>ece ... uno a misura l’anno»).<br />

31 ASDN, Sante Visite, XII, a. 1630, f. 327r.<br />

32 ASDN, Sante Visite, XII, a. 1630, f. 330r.<br />

79


Andrea Ferraro 33 . Nel 1663, per liberam resignationem <strong>di</strong> Ferraro, il beneficio<br />

fu concesso al sacerdote nolano Gerolamo Nicola Savolino 34 . Quando il 15<br />

settembre 1695 il vescovo Daniele Scoppa si recò a Cumignano, la parrocchia<br />

era amministrata dall’economo Francesco Galeota, in mancanza del curato;<br />

negli Atti della visita pastorale le annotazioni relative alla parrocchiale <strong>di</strong> S.<br />

Severino sono frammiste alle notizie sulla chiesa <strong>di</strong> S. Maria delle Grazie, nella<br />

quale si trovavano l’eucaristia e il fonte battesimale 35 . La circostanza sembra<br />

confermare la notizia che la «cappella della Beneficenza [...] fù data ai Parrochi<br />

per uso <strong>di</strong> Parrocchia fin dall’anno 1630» 36 .<br />

Anteriormente al 1763 gli amministratori dell’università <strong>di</strong> Cumignano,<br />

essendo la parrocchiale <strong>di</strong> S. Severino «prossima a cadere» per le ingiurie<br />

del tempo, decisero <strong>di</strong> trasferire il «SS. mo Sagramento nella Cappella della<br />

Madonna delle Grazie, sino a tanto che, ristaurata la Parrocchia, avesse <strong>di</strong> bel<br />

nuovo potuto in quella restituirsi»; la notizia e le vicende che seguirono sono<br />

descritte nell’ine<strong>di</strong>ta Memoria Per il Sacerd. e D. Severino Santorelli, purtroppo priva<br />

<strong>di</strong> data ma risalente verosimilmente agli inizi dell’Ottocento 37 . L’anonimo<br />

estensore del manoscritto riferisce che l’antico e<strong>di</strong>ficio <strong>di</strong> culto, «poco<br />

tempo dopo» lo spostamento della parrocchia, subì un crollo parziale, ma<br />

nel contempo riporta uno stralcio del verbale del pubblico parlamento che si<br />

tenne a Cumignano nel 1763, nel quale si legge che la chiesa era «da tempo<br />

immemorabile <strong>di</strong>ruta» 38 . Questa circostanza esclude che, come lascia intendere<br />

la Memoria, tra il trasferimento e il crollo sia trascorso solo un breve lasso <strong>di</strong><br />

tempo e rafforza l’ipotesi che già nel 1695 (se non ad<strong>di</strong>rittura dal 1630) la<br />

parrocchia avesse sede nella chiesa <strong>di</strong> S. Maria delle Grazie. Dopo il crollo<br />

dell’antica parrocchiale <strong>di</strong> S. Severino, i «confinanti citta<strong>di</strong>ni» si preoccuparono<br />

solo <strong>di</strong> «usurpare tanto il suolo della Parrocchia con l’atrio, quanto la strada,<br />

che a quella conduceva» 39 . In occasione dell’assemblea del 1763 venne<br />

stabilito, su proposta <strong>di</strong> uno dei «confinanti», l’abate Cesare Testa, che si<br />

provvedesse a restaurare la parrocchiale «ch’era in qualche parte <strong>di</strong>ruta, e mal<br />

atta per l’esercizio delle funzioni sante»; l’abate si obbligò ad effettuare i lavori<br />

33 ASDN, Bullarium, 4, f. 10 r (bolla del 16 marzo 1644). Nel 1661 Ferraro viene ricordato come<br />

beneficiario della cappella <strong>di</strong> S. Maria <strong>degli</strong> Angeli, presente nella parrocchiale <strong>di</strong> Cumignano (ASDN,<br />

Liber Mortuorum, II, 220/R, ff. 1 r-v); non va escluso che possa trattarsi del già citato beneficio <strong>di</strong> S.<br />

Maria de Virginibus. Per la figura <strong>di</strong> Andrea Ferraro, che fu rettore del seminario <strong>di</strong> Nola e autore <strong>di</strong> un<br />

volumetto sul santuario <strong>di</strong> Cimitile, cfr. FErraro 1993, pp. V-IX.<br />

34 ASDN, Bullarium, 5, f. 88 r (8 ottobre 1663).<br />

35 ASDN, Sante Visite, XVII, 3 a parte, a. 1695, f. 144v.<br />

36 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, Risposte allo Stato Materiale ed economico della Chiesa <strong>di</strong> Cumignano,<br />

giusto gli or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> S.E. R.ma, parroco Gaetano de Rosa, s.d.<br />

37 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, fascicolo 2. Memoria Per il Sacerd. e D. Severino Santorelli.<br />

38 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, fascicolo 2. Memoria Per il Sacerd. e D. Severino Santorelli.<br />

39 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, fascicolo 2. Memoria Per il Sacerd. e D. Severino Santorelli.<br />

80


prendendo «a censo affrancabile una porzione <strong>di</strong> fondo <strong>di</strong> pertinenza della<br />

Parrocchia» 40 . Considerato che «l’antica Chiesa Parrocchiale» era «da tempo<br />

immemorabile <strong>di</strong>ruta, ed inaccessibile [...], in maniera che è ridotta un recinto<br />

<strong>di</strong> serpi, e sorci, e forse ricovero <strong>di</strong> scandali senza che possa essere <strong>di</strong> niun utile,<br />

e profitto», nel corso dell’assemblea il magnifico eletto dell’università propose<br />

ai citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> concedere all’abate Testa l’area della chiesa che era «attaccata»<br />

al giar<strong>di</strong>no che egli da poco aveva acquistato dagli ere<strong>di</strong> del marchese <strong>di</strong> S.<br />

Marcellino 41 . Don Cesare avrebbe ridotto «ad uso proprio, e decente culto»<br />

quella porzione dell’e<strong>di</strong>ficio che era coperta «sino all’arco, con erigervi un<br />

congruo altare in fondo, ritoccare le immagini de’ santi, e farne d’altre nuove,<br />

portando così il bisogno, con fare l’ingresso dalla parte <strong>di</strong> S. ta Margherita,<br />

Cappella anche <strong>di</strong>ruta, e <strong>di</strong>strutta attaccata a d. ta Chiesa» 42 . A con<strong>di</strong>zione che<br />

la restante porzione della parrocchiale, «cioè la Sagrestia <strong>di</strong> già rovinata, e<br />

conquassata, e tutto il rimanente recinto scoverto dall’arco sino alla Porta della<br />

Chiesa», restasse «in beneficio, ed uso» dell’abate, il quale si impegnò a versare<br />

10 carlini annui all’università «affrancabili alla ragione del 4%» 43 . Come si legge<br />

nella Memoria, Testa non badò ad altro che ad appropriarsi <strong>di</strong> quei beni che<br />

dovevano essere «il compenso della spesa da lui eroganda nella ristauraz. ne<br />

della Parrocchia» 44 . Allo stesso modo gli altri vicini si impadronirono poco<br />

a poco «<strong>di</strong> altra porzione <strong>di</strong> suolo, e <strong>di</strong> giar<strong>di</strong>no»; tra questi va annoverato<br />

anche il sacerdote che, all’epoca della stesura della Memoria, era parroco <strong>di</strong><br />

Cumignano e che, però, non ebbe il coraggio «<strong>di</strong> abbattere le Sacre Mura» che<br />

rimasero in pie<strong>di</strong> con grave scandalo delle Pie Persone» 45 .<br />

In assenza <strong>di</strong> puntuali riscontri documentali e <strong>di</strong> testimonianze<br />

architettoniche, resta <strong>di</strong>fficile identificare l’area dove sorgevano la vecchia<br />

chiesa <strong>di</strong> S. Severino e l’a<strong>di</strong>acente cappella <strong>di</strong> S. Margherita. La circostanza<br />

che nel 1763 i ruderi della parrocchiale confinavano con il giar<strong>di</strong>no dell’abate<br />

Cesare Testa 46 potrebbe fornire un in<strong>di</strong>zio, qualora fosse possibile accertarne<br />

la parentela con Nicola Testa che nel 1748 possedeva una «Casa Palaziata»<br />

nel luogo detto la via <strong>di</strong> Capocasale 47 (fig. 22). Non va escluso, però, che i due<br />

e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> culto sorgessero a sud-est dell’abitato, nell’area in cui nel 1869 è<br />

documentata la «Cappella <strong>di</strong> Cumignano» dalla quale aveva inizio la strada<br />

40 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, fascicolo 2. Memoria Per il Sacerd. e D. Severino Santorelli.<br />

41 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, fascicolo 2. Memoria Per il Sacerd. e D. Severino Santorelli.<br />

42 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, fascicolo 2. Memoria Per il Sacerd. e D. Severino Santorelli.<br />

43 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, fascicolo 2. Memoria Per il Sacerd. e D. Severino Santorelli.<br />

44 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, fascicolo 2. Memoria Per il Sacerd. e D. Severino Santorelli.<br />

45 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, fascicolo 2. Memoria Per il Sacerd. e D. Severino Santorelli.<br />

46 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, fascicolo 2. Memoria Per il Sacerd. e D. Severino Santorelli.<br />

47 ASN, Catasto Onciario <strong>di</strong> Cumignano, b. 937, f. 69v.<br />

81


che conduceva alla «Maccaronaria <strong>di</strong> Gallo» 48 . Nel 1921 la «Cappella», ormai<br />

<strong>di</strong>ruta, sorgeva a 100 m dall’abitato <strong>di</strong> Comiziano in un fondo del duca <strong>di</strong><br />

Marigliano, «al punto ove la strada si biforca in Via <strong>di</strong> Nola e Via del Cimitero»;<br />

allora vi era chi ricordava che, in passato, l’ingresso all’e<strong>di</strong>ficio non avveniva<br />

dal podere, ma dalla strada e che «tutti là andavano a sentir messa»; il consiglio<br />

comunale autorizzò Francesco Santorelli, che aveva acquistato il fondo, a<br />

demolire il rudere e a costruire al suo posto «una casa <strong>di</strong> abitazione» in una<br />

posizione arretrata <strong>di</strong> ½ m per allargare via Cimitero 49 . Meno probabile è<br />

la possibilità che la vecchia chiesa <strong>di</strong> S. Severino e l’a<strong>di</strong>acente cappella <strong>di</strong> S.<br />

Margherita sorgessero presso l’attuale casa canonica (fig. 22 n. 5) che è ubicata<br />

sul lato ovest <strong>di</strong> piazza S. Severino, in una strada che, agli inizi dell’Ottocento,<br />

era denominata Lo Vicolo del Parroco 50 ovvero Casa del Parroco 51 e dal 1875 è<br />

detta via Parrocchia 52 .<br />

2.2.1.2. La cappella <strong>di</strong> S. Margherita<br />

All’antica parrocchiale <strong>di</strong> Cumignano era congiunta la cappella <strong>di</strong> S.<br />

Margherita che venne costruita tra il 1324 e il 1528; assente nelle rationes<br />

decimarum del 1324, è infatti documentata per la prima volta nel 1528, allorché,<br />

a seguito della presentazione dei patroni Aloisio e Francesco Fontanarosa,<br />

don Domenico Basilicus ne <strong>di</strong>venne rettore 53 . Nel 1551 il cappellano era<br />

tenuto a celebrare la messa e i vespri solenni nella festività <strong>di</strong> S. Margherita 54 ;<br />

le entrate erano allora assicurate da una vigna <strong>di</strong> 2 moggia ½ ubicata in località<br />

campofaivano, da un’altra <strong>di</strong> 5 moggia situata a germagniolo e da un piccolo podere<br />

alle spalle della tribuna (ossia il presbiterio) della cappella che confinava con la<br />

via vicinale, i beni <strong>di</strong> Tommaso Mastrilli e quelli della chiesa <strong>di</strong> S. Severino 55 .<br />

Gli Atti della visita pastorale del 1586, nel ricordare che la cappella <strong>di</strong><br />

S. Margherita era situata presso la chiesa parrocchiale, registrano le entrate<br />

provenienti da un terreno <strong>di</strong> 2 moggia «dove si <strong>di</strong>ce afaibano» e da un podere<br />

<strong>di</strong> circa 5 moggia in località germagnuolo 56 . La cappella in quell’anno era retta<br />

da don Lucio Barone che nel 1575, alla morte del suo predecessore, era stato<br />

48 ACC, Deliberazioni del Consiglio Comunale, 1921-1925, n. 3, 27 febbraio 1869.<br />

49 ACC, Deliberazioni del Consiglio Comunale, 1921-1925, n. 18, 15 febbraio 1921.<br />

50 ACC, Nati <strong>di</strong> Cumignano 1809-1812, a. 1809, n. 1, f. 1.<br />

51 ACC, Nati <strong>di</strong> Cumignano 1820-1824, a. 1817, n. 18, f. 18.<br />

52 ACC, Comune <strong>di</strong> Cumignano e Gallo <strong>di</strong> Nola, Registro delle nascite, a. 1875, n. 23, f. 9.<br />

53 ASDN, Sante Visite, I, a. 1551, f. 214v.<br />

54 ASDN, Sante Visite, I, a. 1551, f. 214v.<br />

55 ASDN, Sante Visite, I, a. 1551, ff. 214v-215r.<br />

56 ASDN, Sante Visite, VI, a. 1586, f. 291v.<br />

82


presentato dai patroni Francesco Antonio e Mario Fontanarosa 57 . Il cappellano<br />

era tenuto a celebrare in occasione della festività <strong>di</strong> S. Margherita 58 . Il vescovo<br />

<strong>di</strong>spose che le pareti della cappella, l’altare e l’immagine della santa dovevano<br />

essere restaurati 59 .<br />

Nel 1613 il sacerdote nolano Ottavio Fontanarosa venne nominato<br />

cappellano <strong>di</strong> S. Margherita 60 . Quando due anni dopo mons. Lancellotti visitò<br />

l’e<strong>di</strong>ficio <strong>di</strong> culto, che sorgeva «prope» la parrocchiale, Fontanarosa non si<br />

presentò, né inviò un suo rappresentante; per queste ragioni il vescovo <strong>di</strong>spose<br />

che se, entro <strong>di</strong>eci giorni, non avesse presentato la bolla <strong>di</strong> nomina sarebbe<br />

incorso in una sanzione 61 . Dal momento che la cappella era priva «omni<br />

Ornamento», Lancellotti proibì le celebrazioni liturgiche, finché non fosse<br />

stata adeguatamente accomodata e ornata 62 . Non sappiamo se le <strong>di</strong>sposizioni<br />

furono eseguite da don Ottavio che, ancora nel 1630, amministrava la<br />

cappella; oltre alla celebrazione <strong>di</strong> una messa in occasione della festività <strong>di</strong><br />

S. Margherita, allora era tenuto a versare una libra <strong>di</strong> cera alla sacrestia e un<br />

contributo alla mensa vescovile per la quarta e il sinodo 63 . Il rettore percepiva<br />

12 ducati all’anno per un terreno <strong>di</strong> 2 moggia «nelle pertinenze <strong>di</strong> faivano», che<br />

era affittato a Francesco Moscatella, e 12 ducati da Fabrizio Albertini «p(er) il<br />

banno dello Spirito Santo q(ua)ndo p(er) il banno del popolo q(ua)ndo p(er) il<br />

monte de’ poveri secondo norma detto Sig. Fabrizio» 64 .<br />

Nel 1695, allorché la cappella <strong>di</strong> S. Margherita era retta da don Aloisio<br />

Fontanarosa, il vescovo Scoppa <strong>di</strong>spose <strong>di</strong> riparare le porte dell’e<strong>di</strong>ficio ad<br />

evitandum inconvenientia 65 . Dopo quella data l’e<strong>di</strong>ficio non è più menzionato<br />

nella documentazione d’archivio, se si eccettua la notizia del trasferimento del<br />

beneficio <strong>di</strong> S. Margherita nell’altare maggiore della parrocchiale verificatosi<br />

prima del 1780 66 , a testimonianza dell’avvenuta scomparsa della cappella che<br />

nel 1763, come già detto, appariva «<strong>di</strong>ruta, e <strong>di</strong>strutta» 67 .<br />

57 ASDN, Sante Visite, VI, a. 1586, f. 291r.<br />

58 ASDN, Sante Visite, VI, a. 1586, f. 291v.<br />

59 ASDN, Sante Visite, VI, a. 1586, f. 291v.<br />

60 ASDN, Sante Visite, XII, a. 1630, f. 331r (beneficio semplice <strong>di</strong> S. Margherita).<br />

61 ASDN, Sante Visite, VIII, a. 1615, f. 126r.<br />

62 ASDN, Sante Visite, VIII, a. 1615, f. 126r.<br />

63 ASDN, Sante Visite, XII, a. 1630, f. 331r.<br />

64 ASDN, Sante Visite, XII, a. 1630, f. 331r.<br />

65 ASDN, Sante Visite, XVII, 3 a parte, a. 1695, f. 144v.<br />

66 ASDN, Sante Visite 1780, f. 2.<br />

67 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, fascicolo 2. Memoria Per il Sacerd. e D. Severino Santorelli.<br />

83


Fig. 23. Parrocchiale <strong>di</strong> S. Severino, altare maggiore (già nella chiesa <strong>di</strong> S. Maria delle Grazie).<br />

2.2.1.3. La chiesa <strong>di</strong> S. Maria delle Grazie, poi parrocchiale <strong>di</strong> S. Severino<br />

La chiesa <strong>di</strong> S. Maria delle Grazie (fig. 22 n. 2) venne e<strong>di</strong>ficata -<br />

verosimilmente da laici - sul lato est della piazza del paese, in un momento<br />

purtroppo non precisabile per la lacunosità della documentazione. Negli Atti<br />

della visita pastorale del 1695 ricorre la prima attestazione <strong>di</strong> questa chiesa 68<br />

che, tuttavia, già da tempo doveva svolgere le funzioni <strong>di</strong> parrocchiale <strong>di</strong><br />

Cumignano; a seguito del trasferimento della parrocchia <strong>di</strong> S. Severino, la<br />

chiesa <strong>di</strong> S. Maria delle Grazie ne assunse col tempo la denominazione 69 .<br />

Intorno al 1720 «dentro la Ven(era)b(i)le Chiesa Parrocchiale del Casale <strong>di</strong><br />

68 ASDN, Sante Visite, XVII, 3 a parte, a. 1695, f. 144v.<br />

69 Il parroco de Rosa nella prima metà dell’Ottocento <strong>di</strong>chiarò che a Cumignano «ab immemorabili<br />

esiste una sola chiesa, e questa è la parrocchia sotto il Titolo <strong>di</strong> S. Severino, e la Madonna delle Grazie»<br />

(ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, Controversia tra il parroco e la congrega del SS. Rosario <strong>di</strong> Cumignano,<br />

1842, fascicolo 7).<br />

84


Comignano» (cioè in S. Maria delle Grazie) venne istituita la confraternita del<br />

SS. Rosario, i cui membri vent’anni dopo chiesero al vescovo <strong>di</strong> Nola, mons.<br />

Caracciolo del Sole, il riconoscimento delle regole del sodalizio 70 . Dopo che<br />

il 12 febbraio 1741 i confratelli si rivolsero al vescovo per l’approvazione e la<br />

conferma delle regole della congrega «nuovamente erigenda nella Cappella<br />

<strong>di</strong> S. Benedetto eretta nella Chiesa Par(rocchia)le <strong>di</strong> Comignano» (ossia in S.<br />

Maria delle Grazie), l’11 marzo mons. Caracciolo del Sole <strong>di</strong>ede il proprio<br />

assenso 71 . Nel 1748 la cappella <strong>di</strong> S. Benedetto riceveva dal marchese Mario<br />

Mastrilli 6 ducati all’anno per suppellettile e messe, in virtù <strong>di</strong> un legato <strong>di</strong> 100<br />

ducati dello scomparso duca Marcello Mastrilli 72 . Nello stesso anno le entrate<br />

della confraternita del SS. Rosario erano costituite esclusivamente da capitali,<br />

mentre le spese da nove messe che dovevano essere celebrate ogni anno 73 .<br />

Nel 1751, in occasione della visita pastorale effettuata da mons. Caracciolo del<br />

Sole, la congrega aveva ancora sede nella cappella <strong>di</strong> S. Benedetto 74 . Il vescovo<br />

trovò la parrocchiale in buone con<strong>di</strong>zioni; al curato, Francesco Ruotolo,<br />

chiese infatti solo <strong>di</strong> provvedere alla pulizia dell’ostensorio 75 . Il 16 marzo 1767<br />

i confratelli della «Venerabile Congreg. ne sotto il tit. o del SS. mo Rosario della<br />

T(er)ra <strong>di</strong> Comignano» chiesero il regio assenso che venne concesso loro il<br />

successivo 3 agosto 76 .<br />

A testimonianza <strong>di</strong> una certa ‘provvisorietà’ della presenza della parrocchia<br />

nella chiesa <strong>di</strong> S. Maria delle Grazie, le gestioni continuarono a rimanere<br />

separate, essendo affidate rispettivamente al parroco <strong>di</strong> Cumignano e ad un<br />

governatore laico scelto, a quanto pare, dall’università 77 . Nel 1773 l’economo<br />

Nicola Di Simone fece incidere il proprio nome e la carica alla base del paliotto<br />

dell’altare maggiore della chiesa <strong>di</strong> S. Maria delle Grazie che aveva fatto<br />

realizzare in marmi commessi 78 (fig. 23); decorato da un cartiglio con la croce<br />

70 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, Congrega del SS. Rosario.<br />

71 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, Congrega del SS. Rosario. A Cumignano il culto <strong>di</strong> S. Benedetto<br />

rimonta almeno alla seconda metà del XIV secolo, stando alla denominazione dell’omonima località (fig.<br />

12) ubicata a sud dell’abitato (Ebanista, supra, p. 17, nota 31).<br />

72 ASN, Catasto Onciario <strong>di</strong> Cumignano, b. 937, ff. 64r, 75r.<br />

73 ASN, Catasto Onciario <strong>di</strong> Cumignano, b. 937, f. 64v.<br />

74 ASDN, Santa Visita 1751, f. 18.<br />

75 ASDN, Santa Visita 1751, ff. 17-18.<br />

76 ASN, Cappellano Maggiore, Comignano, Congregazione del SS. Rosario, busta 1186, fasc.lo 109.<br />

77 Nel 1748 la cappella <strong>di</strong> S. Maria delle Grazie, amministrata dal governatore laico Bonaventura<br />

d’Alfieri, possedeva, tra l’altro, un comprensorio <strong>di</strong> case nel luogo detto la Piazza, consistente in tre<br />

camere e tre bassi, «ne quali bassi, ed una cam. a l’Uni(versi)tà fa esercitare la Bottega lorda, e due camere<br />

s’affittano p(er) paglia» (ASN, Catasto Onciario <strong>di</strong> Cumignano, b. 937, f. 63r). Gli Atti della visita pastorale<br />

del 1829 attestano che, ogni tre anni, il Decurionato <strong>di</strong> Cumignano proponeva «due amministratori<br />

appartenenti alla Cappella della Madonna delle Grazie» che poi venivano approvati dal Consiglio<br />

generale <strong>degli</strong> ospizi (ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, f. 483v).<br />

78 niCola <strong>di</strong> siMonE Fu EConoMo | nEll’anno 1773.<br />

85


Fig. 24. Parrocchiale <strong>di</strong> S. Severino, altare maggiore, paliotto.<br />

(fig. 24), il paliotto è sormontato dal tabernacolo con tre testine angeliche<br />

e la porticina in argento dorato (fig. 25) e dai consueti angeli <strong>di</strong> capoaltare<br />

(fig. 26). Dieci anni dopo, su richiesta del vescovo <strong>di</strong> Nola, il parroco Felice<br />

Natale redasse tre <strong>di</strong>stinte note delle entrate e delle uscite per la parrocchiale<br />

<strong>di</strong> S. Severino 79 , la cappella <strong>di</strong> S. Maria delle Grazie 80 e la confraternita del SS.<br />

79 Le entrate della parrocchiale <strong>di</strong> S. Severino erano composte dalle ren<strong>di</strong>te <strong>di</strong> un fondo <strong>di</strong> 8 moggia,<br />

dal contributo rilasciato dall’università <strong>di</strong> Cumignano per la festa <strong>di</strong> S. Severino e da capitali; le uscite,<br />

oltre che dalle funzioni religiose, erano rappresentate dai lavori eseguiti alla casa parrocchiale «quasi<br />

<strong>di</strong>ruta» e alla Strada regia (ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, Chiesa <strong>di</strong> S. Maria delle Grazie a Cumignano,<br />

fascicolo 2).<br />

80 Le ren<strong>di</strong>te della cappella <strong>di</strong> S. Maria delle Grazie erano costituite da capitali e affitti <strong>di</strong> terreni e<br />

immobili (tra cui l’osteria), mentre le spese erano connesse alla festività della Madonna delle Grazie, al<br />

sepolcro, alle messe, alla «rifazzione <strong>di</strong> fabrica della chiesa, e case della med. a » e all’acquisto <strong>di</strong> suppellettile<br />

(ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, Chiesa <strong>di</strong> S. Maria delle Grazie a Cumignano, fascicolo 2). Il primo<br />

riferimento alle spese per la festa della Vergine delle Grazie ricorre nel catasto onciario del 1748 (ASN,<br />

Catasto Onciario <strong>di</strong> Cumignano, b. 937, f. 63v).<br />

86


Fig. 25. Parrocchiale <strong>di</strong> S. Severino, tabernacolo<br />

dell’altare maggiore.<br />

Rosario 81 . Intanto il 17 aprile 1780, allorché mons. Filippo Lopez y Rojo visitò<br />

la chiesa, la parrocchia era sede vacante, a seguito della morte <strong>di</strong> don Pasquale<br />

Rossi; il vescovo <strong>di</strong>spose <strong>di</strong> accomodare alcuni oggetti sacri, <strong>di</strong> <strong>di</strong>pingere<br />

l’abside, <strong>di</strong> rifare la porta, <strong>di</strong> sistemare il fonte battesimale e <strong>di</strong> rinnovare la<br />

suppellettile dell’altare maggiore e <strong>di</strong> quello de<strong>di</strong>cato all’Immacolata 82 . Gli Atti<br />

della visita pastorale c’informano che nell’altare maggiore era stato trasferito<br />

il beneficio <strong>di</strong> S. Margherita spettante al canonico Carlo De Filippo che era<br />

tenuto a celebrare cinquanta messe all’anno e ad officiare la solennità della<br />

santa titolare 83 . La notizia è un’ulteriore conferma che la vecchia parrocchiale,<br />

cui era annessa la cappella <strong>di</strong> S. Margherita, era stata ormai definitivamente<br />

abbandonata. Il ricordo dei due scomparsi e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> culto non venne, però,<br />

81 Le entrate della congrega del SS. Rosario erano rappresentate da capitali, ma le uscite consistevano<br />

nella celebrazione delle funzioni religiose e nell’acquisto <strong>di</strong> una libbra <strong>di</strong> cera da versare al vescovo<br />

in occasione della candelora (ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, Chiesa <strong>di</strong> S. Maria delle Grazie a<br />

Cumignano, fascicolo 2).<br />

82 ASDN, Sante Visite 1780, f. 1.<br />

83 ASDN, Sante Visite 1780, f. 2.<br />

87<br />

Fig. 26. Parrocchiale <strong>di</strong> S. Severino, angelo <strong>di</strong><br />

capoaltare (trafugato) dell’altare maggiore.


meno, dal momento che Francesco Sacco nel 1795 scrive che a Cumignano,<br />

oltre alla parrocchiale «<strong>di</strong> me<strong>di</strong>ocre <strong>di</strong>segno», esistevano «tre pubbliche chiese<br />

con una Confraternita Laicale sotto l’invocazione del Rosario» 84 .<br />

A seguito della ven<strong>di</strong>ta dei beni dei luoghi pii laicali, il 3 gennaio 1799<br />

don Severino Santorelli aveva intanto acquistato dalla Regia Corte il «piccolo<br />

Giar<strong>di</strong>netto <strong>di</strong> pertinenza della Cappella della Madonna delle Grazie», alla<br />

quale era stato donato nel 1731 da Francesco Fontanarosa 85 . Ben presto,<br />

però, «taluni invi<strong>di</strong>osi mal soffrendo l’acquisto» tentarono <strong>di</strong> renderlo vano,<br />

ricorrendo alla Gran Corte della Vicaria con il pretesto che l’a<strong>di</strong>acente chiesa<br />

doveva essere ampliata 86 . A sua volta, Santorelli si appellò «alla Giustizia del<br />

Sig. r Mar(che)se Vivenzio» facendo presente che S. Maria delle Grazie non era<br />

la parrocchiale <strong>di</strong> Cumignano e che «per malizia non si era più procurata la<br />

rifazione dell’antica Chiesa Parrocchiale da coloro, che avean voluto usurparsi<br />

il suolo della med. ma » 87 . Poiché la Vicaria era stata interdetta a procedere,<br />

l’università <strong>di</strong> Cumignano ricorse al re chiedendo il permesso <strong>di</strong> ampliare la<br />

chiesa <strong>di</strong> S. Maria delle Grazie per le cresciute esigenze della cura animarum 88 .<br />

Poiché il sovrano rimise la questione nelle mani della Real Camera, gli venne<br />

chiesto <strong>di</strong> poter riunire i citta<strong>di</strong>ni in assemblea pubblica, nel corso della quale<br />

fu stabilito che «per l’ampliazione della Parrocchia vi era bisogno del piccolo<br />

territorio acquistato dal Santorelli»; l’università supplicò quin<strong>di</strong> la Real Camera<br />

<strong>di</strong> obbligare don Severino a rilasciare il fondo. Venuto a conoscenza dei fatti,<br />

il proprietario del giar<strong>di</strong>no presentò un ulteriore ricorso nel quale precisò che,<br />

laddove si fosse effettivamente proceduto - come proponeva l’università - ad<br />

abbattere integralmente due lati della chiesa <strong>di</strong> S. Maria delle Grazie per poterla<br />

ampliare, la popolazione sarebbe rimasta priva <strong>di</strong> un e<strong>di</strong>ficio <strong>di</strong> culto 89 . Per<br />

queste ragioni e in considerazione della minore spesa cui si andava incontro,<br />

don Severino propose <strong>di</strong> ricostruire l’antica parrocchiale <strong>di</strong> S. Severino, i cui<br />

resti erano ancora in parte conservati, auspicando <strong>di</strong> poter «pacificam. te godere<br />

del fondo» che aveva acquistato 90 . Non conosciamo l’esito giu<strong>di</strong>ziario della<br />

vicenda, ma, stando alla documentazione <strong>di</strong>sponibile, sembra che Santorelli<br />

non poté godere a lungo del suo giar<strong>di</strong>no: nel 1817, come si <strong>di</strong>rà, nello spazio<br />

84 saCCo 1795, p. 339.<br />

85 Fontanarosa donò il «piccolo giar<strong>di</strong>netto dell’estensione <strong>di</strong> circa un quarto <strong>di</strong> moggio, col peso <strong>di</strong><br />

doversi in ogni sabbato cantare una litania» (ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, fascicolo 2. Memoria<br />

Per il Sacerd. e D. Severino Santorelli). Si tratta, quasi certamente, del «giar<strong>di</strong>no frutt. o , ed assiepato <strong>di</strong> un<br />

terzo <strong>di</strong> mojo attaccato alla Chiesa, e via pub. a » menzionato nel catasto onciario del 1748 (ASN, Catasto<br />

Onciario <strong>di</strong> Cumignano, b. 937, f. 63v).<br />

86 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, fascicolo 2. Memoria Per il Sacerd. e D. Severino Santorelli.<br />

87 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, fascicolo 2. Memoria Per il Sacerd. e D. Severino Santorelli.<br />

88 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, fascicolo 2. Memoria Per il Sacerd. e D. Severino Santorelli.<br />

89 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, fascicolo 2. Memoria Per il Sacerd. e D. Severino Santorelli.<br />

90 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, fascicolo 2. Memoria Per il Sacerd. e D. Severino Santorelli.<br />

88


vennero, infatti, realizzate le fondazioni della nuova parrocchiale <strong>di</strong> S. Severino.<br />

In quell’anno la parrocchia, ancora retta da don Felice Natale 91 , possedeva<br />

un terreno <strong>di</strong> 8 moggia, una casa con un piccolo giar<strong>di</strong>no e le ren<strong>di</strong>te<br />

provenienti da due capitali <strong>di</strong> 20 e 30 ducati 92 . Alla manutenzione dell’e<strong>di</strong>ficio<br />

<strong>di</strong> culto provvedevano per metà gli amministratori <strong>di</strong> S. Maria delle Grazie,<br />

alla quale era de<strong>di</strong>cato l’altare maggiore 93 , a testimonianza della primitiva<br />

intitolazione della chiesa. Nell’e<strong>di</strong>ficio <strong>di</strong> culto si conservavano, tra l’altro,<br />

le corone d’argento per le statue della Madonna delle Grazie (anche per il<br />

Bambino) e dell’Immacolata 94 e la navicella d’argento che il parroco Natale<br />

aveva commissionato nel 1804 95 (fig. 27). Da una porta, esistente - come<br />

vedremo - sul lato destro della chiesa, nel 1817 si accedeva alla cappella <strong>di</strong><br />

S. Benedetto che, ospitando da quasi un secolo la congrega del SS. Rosario,<br />

ne aveva ormai assunto la denominazione 96 . Essendo sottoposta alla Strada<br />

regia, la parrocchiale, che era «situata nella publica Piazza», era spesso invasa<br />

dal fango trascinato dall’acqua piovana, tanto che il parroco era costretto a<br />

rimuovere dalla custo<strong>di</strong>a (fig. 25) il SS. Sacramento e a trasferirlo nella vicina<br />

chiesa <strong>di</strong> Risigliano, finché non si asciugavano le acque e si ripuliva l’invaso<br />

dal limo; per queste ragioni nel novembre 1817 un gruppo <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong><br />

Cumignano in<strong>di</strong>rizzò all’intendente <strong>di</strong> Terra <strong>di</strong> Lavoro una petizione (primo<br />

firmatario il sacerdote Pietro Antonio Buonvicino) finalizzata ad ottenere i<br />

fon<strong>di</strong> necessari alla soluzione del problema 97 .<br />

A seguito della richiesta avanzata dal parroco de Rosa, l’11 gennaio 1824 il<br />

Consiglio dei decurioni <strong>di</strong> Cumignano decise <strong>di</strong> versargli in anticipo il consueto<br />

contributo annuale <strong>di</strong> 57 ducati per il mantenimento della chiesa, integrato<br />

<strong>di</strong> un piccolo incremento straor<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> 4 ducati e 25 grana, in modo da<br />

consentirgli <strong>di</strong> rifondere la campana grande della parrocchiale; il 15 gennaio<br />

1825 il sottointendente <strong>di</strong> Nola trasmise la richiesta all’intendente <strong>di</strong> Terra <strong>di</strong><br />

Lavoro che accolse l’istanza 98 . Poiché per la nuova campana il fon<strong>di</strong>tore Carmine<br />

Rossi <strong>di</strong> Torre impiegò altri 42 rotola (37,38 kg) <strong>di</strong> bronzo, il costò lievitò <strong>di</strong> 29<br />

91 ASDN, Sante Visite, XVIII, a. 1817, f. 122.<br />

92 ASDN, Sante Visite, XVIII, a. 1817, f. 123.<br />

93 L’altare maggiore era de<strong>di</strong>cato anche a S. Severino, mentre i due laterali, rispettivamente alle<br />

Anime del Purgatorio e all’Immacolata Concezione e S. Vincenzo Ferreri (ASDN, Sante Visite, XVIII,<br />

ff. 122-123, a. 1817).<br />

94 ASDN, Sante Visite, XVIII, a. 1817, f. 123.<br />

95 E o Sul pie<strong>di</strong>stallo è incisa questa iscrizione: 1804 | Fatto <strong>di</strong> liM. dal par. d. FEliCE natalE CuMign:<br />

par. a s. sEvErino vEsC:o pat.<br />

96 o mi ASDN, Sante Visite, XVIII, a. 1817, f. 124 (Visa postea est Capella sub tit: SS. Rosarii Sodalitatis<br />

laicalis in quam ex Par(ochia)li ipsa patet a<strong>di</strong>tus, in omnibus decens).<br />

97 asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1280.<br />

98 asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1279.<br />

89


Fig. 27. Parrocchiale <strong>di</strong> S. Severino, navicella (1804).<br />

ducati e 40 grana che furono pagati dal comune 99 . Nel 1828 il parroco segnalò<br />

al vescovo <strong>di</strong> Nola che la sagrestia della parrocchiale era «impraticabile per il<br />

grande umido cagionato dalle rifazioni delle quali ha bisogno»; la perizia <strong>di</strong><br />

ristrutturazione che era stata approvata dal sottointendente non fu eseguita 100 .<br />

L’anno successivo, in occasione della visita pastorale, il parroco de Rosa riferì<br />

che la parrocchiale era intitolata a S. Severino e S. Maria delle Grazie 101 , ma<br />

ne ignorava la data <strong>di</strong> fondazione 102 . La festività <strong>di</strong> S. Severino si celebrava la<br />

99 asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1279. Nel 1849 Carmine Rossi fuse la<br />

campana piccola della basilica <strong>di</strong> S. Stefano a Cimitile (Ebanista 2008, pp. 12-13, fig. 6).<br />

100 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, Rifazione della sagrestia della chiesa parrocchiale <strong>di</strong> Cumignano,<br />

1828, fascicolo 4.<br />

101 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, f. 481r.<br />

102 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, f. 482v.<br />

90


Fig. 28. Parrocchiale <strong>di</strong> S. Severino, epigrafe<br />

marmorea (1771).<br />

91<br />

prima domenica dopo l’8 gennaio,<br />

mentre quella della Madonna delle<br />

Grazie «a tempo proprio dagli<br />

amministratori del Pio stabilimento<br />

<strong>di</strong> detta SS. a Vergine» 103 . L’8 gennaio,<br />

com’è noto, si commemora la<br />

festività <strong>di</strong> S. Severino abate, il cui<br />

culto in Campania è molto <strong>di</strong>ffuso,<br />

in rapporto alla traslazione dei resti<br />

del santo dal Norico a Napoli 104 . A<br />

Cumignano, dove le reliquie <strong>di</strong> S.<br />

Severino sono attestate a partire dal<br />

1829 105 , il santo è identificato con il<br />

vescovo <strong>di</strong> Septempeda 106 (o<strong>di</strong>erna<br />

San Severino Marche), la cui festività<br />

si celebra il 15 maggio, anche se in<br />

passato, in alcuni luoghi, veniva<br />

commemorata l’8 gennaio 107 .<br />

Nel 1829 la chiesa, «situata colla<br />

porta all’Occidente, che guarda il<br />

centro del paese», risultava lunga<br />

80 palmi e larga 24 108 (cioè 21,12<br />

x 6,33 m); aveva il pavimento <strong>di</strong><br />

«riggiole» e <strong>di</strong>sponeva <strong>di</strong> due ipogei funerari 109 . Ad una <strong>di</strong> queste sepolture<br />

appartiene forse la lastra marmorea (77 x 67 cm; spessore 3 cm), con la data<br />

MDCCLXXI (fig. 28) e tre fori circolari (<strong>di</strong>ametro 5 cm) 110 , che è reimpiegata<br />

(insieme ad un frammento <strong>di</strong> mattonella smaltata) come soglia della porta che<br />

dalla parrocchiale immette nel campanile. L’altare maggiore (figg. 23-26) e la<br />

relativa balaustra (fig. 29) erano <strong>di</strong> «marmo fino» 111 ; lungo le pareti della navata<br />

sorgevano due altari: quello a destra era intitolato a S. Vincenzo Ferreri, mentre<br />

quello a sinistra, sormontato da un quadro raffigurante l’Assunta, alle Anime<br />

del Purgatorio 112 . Il soffitto della chiesa era costituito da «una tela pittata a varii<br />

103 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, f. 481r.<br />

104 galantE 1869, p. 16; aMbrasi 1968, coll. 968-969.<br />

105 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, f. 483r.<br />

106 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, f. 481v.<br />

107 MargaruCCi italiani 1968, coll. 973, 977-978.<br />

108 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, f. 481r.<br />

109 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, f. 481v.<br />

110 Il quarto foro doveva essere nell’angolo oggi mancante della lastra.<br />

111 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, f. 481r.<br />

112 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, ff. 481r-v.


Fig. 29. Parrocchiale <strong>di</strong> S. Severino, balaustra (già nella chiesa <strong>di</strong> S. Maria delle Grazie).<br />

colori, in cui sono tre quadri, che ne occupano quasi tutta la superficie, uno<br />

grande in mezzo, e due più piccoli, che contengono più immagini de’ Santi»;<br />

un grande quadro con «i titoli della Chiesa» era collocato «sopra il frontespizio<br />

dell’Altare Maggiore» 113 . Nella chiesa, oltre all’organo e al pulpito, si trovavano<br />

le statue <strong>di</strong> «S. Severino Vescovo <strong>di</strong> Settempeda» (fig. 30), della Madonna delle<br />

Grazie (fig. 31), dell’Addolorata, dell’Immacolata, <strong>di</strong> S. Vincenzo Ferreri (fig.<br />

32) e <strong>di</strong> S. Lazzaro Men<strong>di</strong>co 114 . A sud «della porta della Chiesa» sorgeva il<br />

campanile che ospitava due campane, una <strong>di</strong> circa un cantaro (89,09 kg) e l’altra<br />

<strong>di</strong> 2 cantaia e 60 rotola 115 (231,63 kg). Nella «cadente» sagrestia erano sistemati<br />

due stipi destinati a conservare la suppellettile, gli arre<strong>di</strong> e i paramenti sacri 116 .<br />

Si conservavano i libri dei morti a partire dal 1668 e quelli dei matrimoni e dei<br />

113 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, f. 481v.<br />

114 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, f. 481v.<br />

115 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, f. 481v.<br />

116 Tra gli altri oggetti, segnalo due calici (<strong>di</strong> un terzo ne fu rubato il bicchiere che nel 1829 si<br />

trovava «presso la Giustizia»), due ostensori, due incensieri (uno d’argento, l’altro <strong>di</strong> ramocipro), quattro<br />

corone per le statue «<strong>di</strong> Maria SS. a e del figlio, due gran<strong>di</strong> intere, e due mezzate», un <strong>di</strong>adema con do<strong>di</strong>ci<br />

stelle, una lampada d’argento, un secchio con aspersorio d’argento, mitra, pastorale d’argento dorato,<br />

anello e croce pettorale d’oro per la statua <strong>di</strong> S. Severino, un cuore con sette spade per il simulacro<br />

dell’Addolorata, un reliquario d’argento e «alcuni donativi d’oro a Maria SS. a e al Bambino» (ASDN,<br />

Sante Visite, XX, a. 1829, ff. 482r-v).<br />

92


93<br />

battesimi dal 1684 117 . La parrocchiale<br />

confinava a sud e ad est «con un<br />

giar<strong>di</strong>nello», dove - come si legge<br />

negli Atti della visita pastorale del<br />

1829 - «si sono fatte le pedamenta<br />

della nuova ampliore facienda<br />

Chiesa» (è il fondo già appartenuto<br />

a don Severino Santorelli), a nord<br />

con la via pubblica e ad ovest con<br />

«la publica piazzetta del paese» 118 .<br />

2.2.1.4. La nuova parrocchiale <strong>di</strong> S.<br />

Severino<br />

Poiché la chiesa <strong>di</strong> S. Maria<br />

delle Grazie (fig. 22 n. 2), utilizzata<br />

come parrocchiale sin dal XVII<br />

secolo, era soggetta ad allagamenti e<br />

troppo piccola per accogliere l’intera<br />

comunità dei fedeli nei giorni festivi,<br />

alcuni citta<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Cumignano nel<br />

1817 inviarono, come già detto, una<br />

petizione all’intendente <strong>di</strong> Terra <strong>di</strong><br />

Lavoro precisando che, nel rialzare<br />

il suolo e il soffitto dell’e<strong>di</strong>ficio <strong>di</strong><br />

almeno 8 palmi (2,11 m) per impe<strong>di</strong>re all’acqua <strong>di</strong> penetrare all’interno, era<br />

opportuno allargarlo e allungarlo, occupando il «giar<strong>di</strong>netto» che circondava<br />

la chiesa «da un lato, e <strong>di</strong>etro la cona» (cioè il presbiterio) 119 . Su richiesta<br />

dell’università <strong>di</strong> Cumignano, il «Capo Maestro Fabricatore in Architetto del<br />

Comune <strong>di</strong> Nola», Giulio Ronga, aveva elaborato una perizia <strong>di</strong> spesa per<br />

un importo <strong>di</strong> 981 ducati; i richiedenti si <strong>di</strong>chiararono pronti a contribuire<br />

alle spese per un importo <strong>di</strong> 224 ducati, da versarsi in rate annuali <strong>di</strong> 56<br />

ducati, a con<strong>di</strong>zione che l’ammontare rimanente fosse a carico del comune<br />

<strong>di</strong> Cumignano120 Fig. 30. Parrocchiale <strong>di</strong> S. Severino, statua del santo.<br />

. La perizia, stilata l’11 novembre 1817 e corredata da una<br />

117 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, f. 484r.<br />

118 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, f. 482v.<br />

119 asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1280.<br />

120 Il 10 giugno 1817 il Consiglio dei decurioni <strong>di</strong> Cumignano aveva incaricato Ronga <strong>di</strong> stendere<br />

una perizia per l’ampliamento della parrocchiale <strong>di</strong> S. Severino, necessaria per richiedere l’autorizzazione<br />

all’intendente <strong>di</strong> Terra <strong>di</strong> Lavoro. Poiché Ronga fece però trascorre inutilmente alcuni mesi, il successivo


planimetria (purtroppo non più conservata), prevedeva la costruzione della<br />

facciata del nuovo e<strong>di</strong>ficio, del perimetrale destro, del presbiterio con l’arco<br />

<strong>di</strong> trionfo e <strong>di</strong> un breve tratto del perimetrale sinistro, dal momento che su<br />

quel lato la parrocchiale si appoggiava alla preesistente chiesa <strong>di</strong> S. Maria<br />

delle Grazie; oltre alle <strong>di</strong>mensioni delle fondazioni 121 , il documento registra<br />

l’estensione delle mura 122 , la forma del tetto 123 e le decorazioni dell’interno 124 .<br />

Esaminata il 25 novembre 1817 dall’arch. Lauro, la perizia <strong>di</strong> spesa venne<br />

trovata regolare, tanto che il successivo 8 <strong>di</strong>cembre l’intendente <strong>di</strong> Terra <strong>di</strong><br />

Lavoro comunicò al sindaco <strong>di</strong> procedere alla gara <strong>di</strong> appalto, <strong>di</strong> accogliere<br />

l’elargizione volontaria <strong>di</strong> 224 ducati e <strong>di</strong> integrare la pratica con maggiori<br />

dettagli 125 . Il 1° febbraio 1818 il sindaco, Vincenzo Santorelli, trasmise gli atti<br />

della gara <strong>di</strong> appalto all’intendente che approvò il contratto il successivo 6<br />

febbraio 126 . Le opere vennero affidate a Michele Sarappa <strong>di</strong> Cumignano che,<br />

però, subito sospese le attività, sebbene avesse ricevuto un compenso <strong>di</strong> 618<br />

ducati e 40 grana, superiore <strong>di</strong> ben 169 ducati e grana 23 ai lavori effettivamente<br />

svolti 127 .<br />

9 novembre il Consiglio dei decurioni, presieduto dal sindaco Vincenzo Santorelli, stabilì <strong>di</strong> incaricare<br />

Giacomo Tortora, un altro «Maestro Fabricatore» del comune <strong>di</strong> Nola (asC, Intendenza Borbonica, Affari<br />

Comunali, Cumignano, b. 1280).<br />

121 Le fondazioni dovevano essere profonde 12 palmi (3,16 m) e spesse 4 palmi (105 cm); quella della<br />

facciata doveva avere una larghezza <strong>di</strong> 43 palmi (11,35 m), mentre le fondazioni dei perimetrali sinistro<br />

e destro dovevano misurare rispettivamente 72 palmi (19 m) e 18,5 palmi (4,88 m). Le fondazioni dei<br />

piloni dell’arco <strong>di</strong> trionfo dovevano essere ampie 8 x 4 palmi (211 x 105 cm) e profonde 12 palmi,<br />

mentre quella del presbiterio doveva misurare «in giro» 61 palmi (16,10 m) (asC, Intendenza Borbonica,<br />

Affari Comunali, Cumignano, b. 1280).<br />

122 Nella facciata, che doveva avere uno spessore <strong>di</strong> 3 palmi (79 cm), una larghezza <strong>di</strong> 49 palmi (12,93<br />

m) e un’altezza <strong>di</strong> 39 palmi (10,29 m) dalla fondazione all’imposta del tetto, erano previste due aperture:<br />

la porta (8 x 12 palmi) e il soprastante finestrone (6 x 10 palmi). Il perimetrale destro, alto e spesso<br />

quanto la facciata, doveva essere lungo 72 palmi (19 m); oltre a quattro finestroni (6 x 10 palmi), doveva<br />

presentare un arco cieco (10 x 16 palmi; profondo 1,5 palmi) destinato alla cappella. Nel perimetrale<br />

sinistro, che doveva essere lungo 18,5 palmi (4,88 m) e alto 39 palmi, andavano ricavati un analogo<br />

arco cieco e un finestrone (6 x 10 palmi). I pilastri (7 x 4 palmi) dell’arco <strong>di</strong> trionfo, che sviluppava<br />

una corda <strong>di</strong> 28 palmi (7,39 m) e un sesto <strong>di</strong> 11 palmi (2,90 m), dovevano essere alti 39 palmi. Il muro<br />

del presbiterio, spesso 3 palmi e alto 26 palmi (6,07 m) fino all’imposta del catino, si sviluppava per un<br />

perimetro <strong>di</strong> 61,5 palmi (16,23 m); il catino, invece, doveva misurare 40 palmi (10,56 m) (asC, Intendenza<br />

Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1280).<br />

123 Le quinte del tetto dovevano essere lunghe 42 palmi, alte 7 e spesse 3; per il nuovo tetto, oltre agli<br />

elementi in legno della capriata, erano necessari 5000 coppi che si aggiungevano a quelli recuperati dal<br />

<strong>di</strong>strutto e<strong>di</strong>ficio (asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1280).<br />

124 Erano previsti la controsoffittatura, l’intonaco bianco alle pareti, il cornicione in stucco in or<strong>di</strong>ne<br />

ionico con 14 capitelli ma «senza festoni», una cornice <strong>di</strong> stucco con la cimasa in corrispondenza<br />

dell’altare maggiore, il pavimento (80 x 36 palmi = 21,12 x 9,50 m) e 9 telai per le finestre (asC,<br />

Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1280).<br />

125 asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1280.<br />

126 asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1280.<br />

127 asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1280 (lettera in<strong>di</strong>rizzata dal sottointendente<br />

94


Fig. 31. Parrocchiale <strong>di</strong> S. Severino, statua della<br />

Madonna delle Grazie.<br />

95<br />

Il 1° ottobre 1820 il Consiglio dei<br />

decurioni <strong>di</strong> Cumignano prese visione<br />

<strong>di</strong> due esposti presentati da alcuni<br />

citta<strong>di</strong>ni che chiedevano <strong>di</strong> utilizzare<br />

i fon<strong>di</strong> destinati alla realizzazione del<br />

cimitero per ultimare la costruzione<br />

della parrocchiale che non era stata<br />

completata per mancanza <strong>di</strong> risorse;<br />

da quando si era «<strong>di</strong>roccata la<br />

Congregazione» (cioè la cappella del<br />

SS. Rosario, annessa a S. Maria delle<br />

Grazie), «ad oggetto <strong>di</strong> ampliare la<br />

piccola Parrocchia in quel lato, e resa<br />

questa incapiente assolutamente<br />

alla Popolazione», nei giorni festivi<br />

i fedeli non potevano ascoltare<br />

la messa se non tra una generale<br />

confusione 128 . Avendo il Consiglio<br />

stabilito <strong>di</strong> rinviare l’inizio del lavori<br />

per la realizzazione del camposanto,<br />

il 9 ottobre 1820 il sindaco, Francesco<br />

Sarappa, chiese l’autorizzazione<br />

all’intendente 129 . Dopo che la<br />

parrocchia <strong>di</strong> Cumignano era stata<br />

affidata nel 1822 a don Gaetano<br />

de Rosa 130 , il 2 giugno dell’anno<br />

seguente il sindaco, Angelantonio<br />

Stefanile, chiese all’intendente <strong>di</strong><br />

Terra <strong>di</strong> Lavoro <strong>di</strong> poter <strong>di</strong>sporre<br />

dei 351 ducati e 20 grana che erano<br />

stati provvisoriamente impegnati<br />

per l’e<strong>di</strong>ficazione del palazzo della sottointendenza <strong>di</strong> Nola; con quei fon<strong>di</strong> il<br />

comune <strong>di</strong> Cumignano avrebbe avuto a <strong>di</strong>sposizione la somma complessiva<br />

<strong>di</strong> 400 ducati per ultimare la costruzione della nuova parrocchiale 131 . Su<br />

<strong>di</strong> Nola all’intendente <strong>di</strong> Terra <strong>di</strong> Lavoro l’8 settembre 1823).<br />

128 asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1280.<br />

129 asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1280.<br />

130 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, f. 481r.<br />

131 Il 10 luglio 1823 il sottointendente <strong>di</strong> Nola comunicò all’intendente che il sindaco <strong>di</strong> Nola aveva<br />

promesso che, appena possibile, avrebbe inviato i fon<strong>di</strong> al comune cre<strong>di</strong>tore. Il 28 ottobre il sindaco <strong>di</strong><br />

Cumignano lamentò che non erano ancora stati accre<strong>di</strong>tati; il ritardo, come il sottointendente comunicò


Fig. 32. Parrocchiale <strong>di</strong> S. Severino, statua <strong>di</strong> S.<br />

Vincenzo Ferreri.<br />

96<br />

incarico del Consiglio dei decurioni,<br />

il maestro muratore Clemente<br />

Napolitano <strong>di</strong> Casamarciano il 3<br />

agosto 1823 eseguì una perizia sui<br />

lavori svolti dal costruttore Sarappa,<br />

rilevando l’esistenza delle seguenti<br />

strutture: «fabbriche dentro terra<br />

<strong>di</strong> pedamento al Muro del lato <strong>di</strong><br />

Mezzogiorno», i perimetrali est e<br />

ovest «formati per l’ampliamento<br />

<strong>di</strong> detta Chiesa Parrocchiale<br />

a Mezzogiorno» e appoggiati<br />

«all’antico muro, ed a settentrione» 132 .<br />

Nel 1824 la gara d’appalto per<br />

la prosecuzione dei lavori andò<br />

per ben due volte a vuoto per lo<br />

scarso importo dei prezzi d’asta 133 .<br />

Finalmente il 31 ottobre 1824 alla<br />

gara si presentò il maestro muratore<br />

Vincenzo <strong>di</strong> Palma <strong>di</strong> Cicciano che,<br />

in presenza del suo garante Vincenzo<br />

Santorelli, chiese l’affidamento dei<br />

lavori 134 . Il successivo 3 <strong>di</strong>cembre<br />

il sottointendente <strong>di</strong> Nola inviò<br />

all’intendente il progetto per il<br />

completamento dei lavori, ma, non<br />

avendo avuto riscontro, gli inviò un<br />

sollecito il 3 gennaio 1825 135 . Il 7 febbraio il sottointendente comunicò al suo<br />

superiore che l’ing. Filippo Giuliani, anziché elaborare un nuovo progetto, il<br />

28 gennaio aveva revisionato la perizia <strong>di</strong> Ronga, ricalcolando la spesa in 1268<br />

ducati; il successivo 15 luglio gli trasmise, quin<strong>di</strong>, la documentazione della gara<br />

al suo superiore il successivo 12 novembre, era dovuto alla mancanza <strong>di</strong> fon<strong>di</strong> da parte del comune <strong>di</strong><br />

Nola. Non a caso il 4 agosto 1824 il sindaco <strong>di</strong> Cumignano scrisse all’intendente che il sindaco <strong>di</strong> Nola<br />

gli aveva comunicato <strong>di</strong> non essere in grado <strong>di</strong> restituire l’importo dovuto (asC, Intendenza Borbonica,<br />

Affari Comunali, Cumignano, b. 1280). Per il palazzo della sottointendenza cfr. Carillo-CaMponE 2001,<br />

pp. 443-444, fig. 36.<br />

132 asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1280<br />

133 asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1280 (lettere in<strong>di</strong>rizzate dal sottointendente<br />

<strong>di</strong> Nola all’intendente <strong>di</strong> Terra <strong>di</strong> Lavoro il 21 giugno 1824 e il 3 <strong>di</strong>cembre 1824; <strong>di</strong>chiarazione del<br />

cancelliere comunale <strong>di</strong> Cumignano, Martino Mastrogiacomo, 16 ottobre 1824).<br />

134 asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1280.<br />

135 asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1280.


Fig. 33. Parrocchiale <strong>di</strong> S. Severino, planimetria: A, congrega del SS. Rosario (già chiesa <strong>di</strong> S. Maria delle<br />

Grazie); B, campanile; C, sagrestia della congrega; D, navata e presbiterio; E, sagrestia della parrocchiale;<br />

F, cappella laterale; G, cabina elettrica.<br />

97


Fig. 34. Congrega del SS. Rosario (già chiesa <strong>di</strong> S. Maria delle Grazie) e parrocchiale <strong>di</strong> S. Severino,<br />

facciate e campanile<br />

d’appalto, redatta sulla base della nuova perizia 136 . L’8 marzo 1825 l’appaltatore<br />

Clemente Napolitano (lo stesso che due anni prima aveva periziato i lavori<br />

svolti da Sarappa) offrì al comune <strong>di</strong> Cumignano un ribasso del 2% a base<br />

d’asta per completare la costruzione della nuova parrocchiale, accettando<br />

<strong>di</strong> anticipare 150 ducati <strong>di</strong> opere; il successivo 10 aprile si presentò, invece,<br />

Michelangelo Napolitano che offrì un ribasso del 3% 137 . Il comune annullò<br />

la precedente offerta e il 15 aprile accolse quella più vantaggiosa; a seguito<br />

<strong>di</strong> un ricorso, l’11 settembre 1825 il Consiglio dei decurioni, presieduto dal<br />

sindaco Francesco Buonvicino, dovette, però, assegnare l’appalto a Clemente<br />

Napolitano 138 .<br />

Al termine dei lavori la nuova parrocchiale (fig. 22 n. 1), sorta sul suolo già<br />

occupato dalla cappella del SS. Rosario e dall’attiguo giar<strong>di</strong>no appartenuto a don<br />

136 asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1280.<br />

137 asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1280.<br />

138 asC, Intendenza Borbonica, Affari Comunali, Cumignano, b. 1280.<br />

98


Fig. 35. Parrocchiale <strong>di</strong> S. Severino, interno.<br />

99


Fig. 36. Parrocchiale <strong>di</strong> S. Severino, acquasantiera in<br />

marmi commessi.<br />

100<br />

Severino Santorelli, risultò ampia 40<br />

x 106 palmi 139 , ossia 10,56 x 27,98 m<br />

(fig. 33: D). L’ingresso, ubicato sul<br />

lato occidentale (analogamente alla<br />

preesistente chiesa <strong>di</strong> S. Maria delle<br />

Grazie) (fig. 34), risultò soprelevato<br />

rispetto alla piazzetta antistante,<br />

grazie alla presenza <strong>di</strong> quattro<br />

gra<strong>di</strong>ni 140 . La chiesa (fig. 35) aveva<br />

la volta «con lamia finta rivestita<br />

<strong>di</strong> stucco ad or<strong>di</strong>ne corintio» e il<br />

pavimento in mattoni 141 ; navata<br />

e presbiterio, illuminati da sette<br />

finestre, erano coperti da un tetto a<br />

due falde 142 . Oltre all’altare maggiore<br />

in marmo, trasferito dalla chiesa <strong>di</strong><br />

S. Maria delle Grazie insieme forse<br />

all’acquasantiera in marmi commessi<br />

(fig. 36), vi erano «quattro altari <strong>di</strong><br />

stucco colla sola pietra sacra [...]<br />

sporgenti nella Chiesa 143 . In attesa<br />

<strong>di</strong> costruire un locale adeguato, il<br />

«piccolo spazio <strong>di</strong>etro all’Altare<br />

maggiore», anch’esso pavimentato<br />

in mattoni, venne a<strong>di</strong>bito a sagrestia 144 . Nel nuovo e<strong>di</strong>ficio vennero sistemate<br />

139 Le misure sono leggermente <strong>di</strong>verse da quelle registrate nella perizia redatta da Ronga nel 1817<br />

(supra, note 121-122), a testimonianza delle mo<strong>di</strong>fiche intervenute nel lungo periodo intercorso tra<br />

l’avvio e il completamento dei lavori.<br />

140 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, Risposte alle domande fatte da Sua Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima giusto<br />

il suo modello dal Numero 1°. fino a 30, Gaetano de Rosa parroco <strong>di</strong> Cumignano, s.d. («La Porta principale<br />

è all’Occidente, e vi si ascende con quattro gra<strong>di</strong>ni»).<br />

141 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, Risposte alle domande fatte da Sua Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

giusto il suo modello dal Numero 1°. fino a 30, Gaetano de Rosa parroco <strong>di</strong> Cumignano, s.d. («La Chiesa<br />

Parrocchiale <strong>di</strong> Comignano, è situata alla parte Orientale del Paese, con un sofficiente spazio avanti:<br />

essa è <strong>di</strong> figura rettangolare, ed è lunga palmi 106, cioè palmi 80 è il corpo della Chiesa, e palmi 26 il<br />

Presbiterio coll’altare maggiore, e la larghezza tanto della Chiesa che del Presbiterio è palmi 40, l’altezza<br />

è palmi 60. La detta Chiesa è a volta, con lamia finta rivestita <strong>di</strong> stucco ad or<strong>di</strong>ne corintio; il pavimento<br />

è <strong>di</strong> mattoni, e tutto per ora è in buono stato»).<br />

142 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, Risposte alle domande fatte da Sua Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima giusto<br />

il suo modello dal Numero 1°. fino a 30, Gaetano de Rosa parroco <strong>di</strong> Cumignano, s.d.<br />

143 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, Risposte alle domande fatte da Sua Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima giusto<br />

il suo modello dal Numero 1°. fino a 30, Gaetano de Rosa parroco <strong>di</strong> Cumignano, s.d.<br />

144 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, Risposte alle domande fatte da Sua Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima giusto


Fig. 37. Parrocchiale <strong>di</strong> S. Severino, organo a canne.<br />

sei statue 145 (figg. 30-32), altrettanti <strong>di</strong>pinti 146 , «l’Organo con 18 registri» (fig.<br />

37) e il «pulpito <strong>di</strong> legno mobile, situato al lato <strong>di</strong> mezzogiorno», e dotato<br />

<strong>di</strong> «una piccola scaletta» 147 . Stando alle risposte date dal parroco de Rosa ad<br />

il suo modello dal Numero 1°. fino a 30, Gaetano de Rosa parroco <strong>di</strong> Cumignano, s.d.<br />

145 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, Risposte alle domande fatte da Sua Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima<br />

giusto il suo modello dal Numero 1°. fino a 30, Gaetano de Rosa parroco <strong>di</strong> Cumignano, s.d. («Vi sono sei<br />

statue, cioè <strong>di</strong> Santo Severino Vescovo, e Patrone del Comune, <strong>di</strong> Maria Santissima de’ Sette dolori,<br />

dell’Immacolata Concezione, <strong>di</strong> Santa Filomena, <strong>di</strong> San Lazzaro, e San Vincenzo»).<br />

146 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, Risposte alle domande fatte da Sua Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima giusto<br />

il suo modello dal Numero 1°. fino a 30, Gaetano de Rosa parroco <strong>di</strong> Cumignano, s.d. («sei quatri, cioè della<br />

Madre delle Grazie, Santa Lucia, San Michele, San Giuseppe, del Cuore <strong>di</strong> Gesù, e del Cuore <strong>di</strong> Maria»).<br />

147 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, Risposte alle domande fatte da Sua Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima giusto<br />

il suo modello dal Numero 1°. fino a 30, Gaetano de Rosa parroco <strong>di</strong> Cumignano, s.d.<br />

101


Fig. 38. Parrocchiale <strong>di</strong> S. Severino, epigrafe marmorea del 1853 sulla facciata.<br />

un questionario <strong>di</strong> una visita pastorale (purtroppo privo <strong>di</strong> data), la nuova<br />

parrocchiale venne consacrata nel 1840 dal vicario generale don Ponziano<br />

Beltrano 148 . Nello stesso documento il parroco afferma che «la Chiesa<br />

fu fondata nel 1833, fra lo spazio <strong>di</strong> sette anni con elemosine raccolte dal<br />

Parroco Gaetano De Rosa, come apparisce da una lapide che è sulla porta<br />

della Chiesa» 149 . Nelle risposte ad un altro questionario, anch’esso non datato,<br />

de Rosa trascrive l’iscrizione con la data 1850 150 . In realtà l’epigrafe (fig. 38),<br />

tuttora visibile sulla facciata della chiesa, reca la data del 1853 151 , a testimonianza<br />

che i lavori furono conclusi solo in quell’anno. Al termine dei lavori, la nuova<br />

148 La testimonianza (ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, Risposte alle domande fatte da Sua Eccellenza<br />

Reveren<strong>di</strong>ssima giusto il suo modello dal Numero 1°. fino a 30, Gaetano de Rosa parroco <strong>di</strong> Cumignano, s.d.:<br />

«La Chiesa fu benedetta dal Pro: Vic: Generale D. Ponziano Beltrano nel 1840») esclude che la chiesa fu<br />

consacrata nel 1910 dal parroco C. Stefanile (bElluCCi 1992, p. 71, note 2-3).<br />

149 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, Risposte alle domande fatte da Sua Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima giusto<br />

il suo modello dal Numero 1°. fino a 30, Gaetano de Rosa parroco <strong>di</strong> Cumignano, s.d.<br />

150 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, Risposte allo Stato Materiale ed economico della Chiesa <strong>di</strong> Cumignano,<br />

giusto gli or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> S.E. R.ma, parroco Gaetano de Rosa, s.d. («L’iscrizione è la seguente: Ædem hanc |<br />

Cuminianensium Pietate | Divo Severino | Pagi huius Patrono Præsentissimo | Dicatam | Cajetanus de<br />

Rosa Parochus | Ære Collecto | A fundamentis excitavit, ac exornavit | A.D. MDCCCL»).<br />

151 aEdEM hanC | CuMinianEnsiuM piEtatE | <strong>di</strong>vo sEvErino | pagi huius patrono praEsEntissiMo<br />

| <strong>di</strong>CataM | CaiEtanus dE rosa paroChus | aErE CollECto | a FundaMEntis EXCitavit aC EXornavit |<br />

a.d. MdCCCliii.<br />

102


parrocchiale (fig. 33: D) e la vecchia chiesa <strong>di</strong> S. Maria delle Grazie (fig. 33: A)<br />

(destinata alla congrega del SS. Rosario, la cui cappella era stata <strong>di</strong>strutta per<br />

fare posto al nuovo e<strong>di</strong>ficio) risultarono separati da «un muro <strong>di</strong>visorio» nel<br />

quale si apriva una porta 152 .<br />

Il 4 maggio 1840 il parroco de Rosa chiese al vescovo <strong>di</strong> Nola, Gennaro<br />

Pasca, <strong>di</strong> intervenire presso il comune per far stanziare i fon<strong>di</strong> necessari a<br />

riparare il tetto «della Chiesa Madre» che era stato scoperchiato nei giorni<br />

precedenti a causa del forte vento 153 . Il 4 <strong>di</strong>cembre 1842 de Rosa ebbe uno<br />

scontro con i confratelli della congrega del SS. Rosario che si rivolsero a<br />

mons. Pasca; a seguito <strong>di</strong> una richiesta <strong>di</strong> chiarimenti, il parroco segnalò al<br />

vescovo che, dopo la costruzione della nuova chiesa, i membri del sodalizio<br />

volevano appropriarsi della vecchia e che lui non era <strong>di</strong>sposto ad accettare<br />

questa manovra 154 . In un dettagliato promemoria, privo <strong>di</strong> data ma risalente<br />

verosimilmente alla fine del 1842 o, al massimo, agli inizi dell’anno successivo,<br />

de Rosa ricostruisce le vicende connesse alla fondazione della confraternita del<br />

SS. Rosario che aveva sede in una cappella all’interno della parrocchiale e alla<br />

costruzione della nuova chiesa 155 . Rinviando alla visita pastorale del 1817 156 ,<br />

il parroco segnalò al vescovo che l’altare maggiore della parrocchiale era<br />

de<strong>di</strong>cato alla Madonna delle Grazie; precisò, inoltre, che la congrega era stata<br />

installata «in una Cappella d. a <strong>di</strong> S. Benedetto sita in d. a Chiesa Parrocchiale [...],<br />

la quale Cappella fu <strong>di</strong>roccata dai stessi fratelli» (in realtà venne demolita per<br />

far posto alla nuova parrocchiale) che pertanto «incominciarono ad ufficiare<br />

nella Chiesa Parrocchiale» 157 . Molto interessante è la notizia che «il Parroco<br />

con le limosine de <strong>di</strong>voti» aveva «formata una nuova Chiesa per Parrocchia»; a<br />

suo avviso, a seguito della costruzione del nuovo e<strong>di</strong>ficio, la congrega voleva<br />

appropriarsi del vecchio 158 .<br />

La controversia, che venne risolta grazie alla me<strong>di</strong>azione del vicario foraneo<br />

152 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, Risposte alle N. 55, e 58 giusto il Modello N. 4, Gaetano de<br />

Rosa parroco <strong>di</strong> Cumignano, s.d. («Vi sono due Chiese che anno (sic) un muro <strong>di</strong>visorio uno per uso <strong>di</strong><br />

Parrocchia ed un altro per la Congrega»; una porta «comunica colla vecchia Chiesa, e Campanile, ben<br />

con<strong>di</strong>zionata al lato Settentrione»).<br />

153 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, Rifazione della sagrestia della chiesa parrocchiale <strong>di</strong> Cumignano,<br />

1828, fascicolo 4.<br />

154 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, Controversia tra il parroco e la congrega del SS. Rosario <strong>di</strong><br />

Cumignano, 1842, fascicolo 7.<br />

155 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, Controversia tra il parroco e la congrega del SS. Rosario <strong>di</strong><br />

Cumignano, 1842, fascicolo 7.<br />

156 Cfr. supra, nota 93.<br />

157 I confratelli, non avendo la statua della Madonna del Rosario, ogni anno prendevano in prestito<br />

quella della Vergine delle Grazie per fare la processione (ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, Controversia<br />

tra il parroco e la congrega del SS. Rosario <strong>di</strong> Cumignano, 1842, fascicolo 7).<br />

158 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, Controversia tra il parroco e la congrega del SS. Rosario <strong>di</strong><br />

Cumignano, 1842, fascicolo 7.<br />

103


Fig. 39. Parrocchiale <strong>di</strong> S. Severino, epigrafe marmorea del 1926.<br />

nonché arciprete <strong>di</strong> Cicciano Giuseppe Maria Ravelli, portò alla ripartizione<br />

della suppellettile tra il parroco <strong>di</strong> Cumignano e la confraternita del SS.<br />

Rosario, sulla base del confronto tra due elenchi compilati il 1° <strong>di</strong>cembre<br />

1843: il primo, redatto da don Gaetano de Rosa e sottoscritto dal vicario,<br />

registra gli oggetti spettanti alla parrocchia; l’altro, estratto dal Libro <strong>di</strong> memoria<br />

dal segretario contabile della congrega Felice Del Prete e controfirmato da<br />

Ravelli, annovera i beni mobili <strong>di</strong> proprietà della confraternita 159 . L’elenco<br />

<strong>degli</strong> oggetti della parrocchia è articolato in due sezioni: nella prima, intitolata<br />

Notamento <strong>degli</strong> utensili consegnatimi nel possesso <strong>di</strong> questa Parrocchia, sono enumerate<br />

otto tovaglie per gli altari e i paramenti per il celebrante (due tonacelle, tre<strong>di</strong>ci<br />

pianete, quattro «stoloni per la Settimana santa», due piviali, due omerali, due<br />

cotte, sei corporali «che più non esistono», tre camici «de quali appena n’esiste<br />

uno lacero» 160 ); nella seconda sezione, denominata Notamento che esiste in un<br />

Libro Parrocchiale, sono registrati gli oggetti commissionati dal parroco Felice<br />

Natale nel 1803 e 1817 e dal suo successore Francesco Sarappa nel 1821,<br />

159 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, Controversia tra il parroco e la congrega del SS. Rosario <strong>di</strong><br />

Cumignano, 1842, fascicolo 7. Per la figura dell’arciprete Ravelli cfr. Capolongo 1985, p. 53.<br />

160 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, Controversia tra il parroco e la congrega del SS. Rosario <strong>di</strong><br />

Cumignano, 1842, fascicolo 7 (Notamento che esiste in un Libro Parrocchiale).<br />

104


con le relative spese per l’acquisto o la riparazione 161 . All’epoca del curato<br />

Natale la parrocchia possedeva un ostensorio d’argento (100 ducati), un<br />

calice d’argento (60 ducati) e uno con coppa d’argento e piede <strong>di</strong> rame, un<br />

pallio per le processioni (80 ducati ricavati dalle elemosine e dai «donativi<br />

dati alla Madonna nell’anno dell’oscurore»), il «Libro <strong>di</strong> S. Vincenzo Ferreri,<br />

che contiene la sua vita, e miracoli», una scatola <strong>di</strong> stagno per le ostie, un<br />

ostensorio più piccolo «per li giorni feriali» con la corona d’argento e il piede<br />

<strong>di</strong> rame (realizzato rifondendo il vecchio argento con una spesa <strong>di</strong> 73 ducati<br />

e 47 grana), un incensiere con navetta e cucchiaino tutti in argento (costati 24<br />

ducati più il metallo rifuso), un secchio per le aspersioni, un piccolo Bambino<br />

<strong>di</strong> legno «per la funzione della notte <strong>di</strong> Natale», la mitra d’argento «con rostri<br />

d’oro» per la statua <strong>di</strong> S. Severino, il «reliquario <strong>di</strong> S. Severino, e <strong>di</strong> altri Santi»,<br />

anch’esso in argento «con rostri d’oro» (entrambi costati in totale 111 ducati)<br />

come le due corone che decoravano la statua della Madonna delle Grazie e<br />

il relativo Bambino (81 ducati e 12 grana), una pisside piccola con coppa <strong>di</strong><br />

argento e piede <strong>di</strong> rame (eseguita con il vecchio metallo e una spesa aggiuntiva<br />

<strong>di</strong> 21 ducati e 80 grana), la corona d’argento della statua dell’Immacolata «con<br />

nove stelle vicino, ed altre mancanti»; il parroco Sarappa commissionò «un<br />

anello d’oro con pietra grande verde» per la statua <strong>di</strong> S. Severino (6 ducati e<br />

60 grana) e le corone d’argento dorato «per ogni giorno» per la statua della<br />

Madonna delle Grazie e il Bambino (22 ducati e 80 grana) 162 . L’Inventario <strong>degli</strong><br />

oggetti appartenenti alla Beneficenza del Comune <strong>di</strong> Cumignano elenca, in or<strong>di</strong>ne<br />

cronologico, le spese sostenute dalla congrega del SS. Rosario dal 1744 al 1808<br />

per acquistare o riparare i manufatti; oltre ai paramenti per l’altare e il celebrante<br />

e alla piccola suppellettile, sono registrati la campana grande (1748: 62 ducati<br />

e 39 grana) e la piccola (1749: 37 ducati), «tutti i quadri esistenti» nella chiesa<br />

(1765), un bancone (1770), un calice (1772), un cucchiaino d’argento per la<br />

navetta (1772: 94 grana), l’altare <strong>di</strong> marmo (1772), il vestito per la statua della<br />

Madonna delle Grazie (1775: 13 ducati e 10 grana), i confessionali e la cattedra<br />

in noce (1778: 42 ducati), l’organo (1778: 45 ducati), la chiave e la serratura della<br />

chiesa (21 settembre 1781: 90 grana), l’accomodo dell’incensiere, della navetta<br />

e del secchio d’argento (28 marzo 1782: 1 ducato e 60 grana), un baldacchino<br />

dorato (16 <strong>di</strong>cembre 1782), la sostituzione della coppa del calice (25 ottobre<br />

1783: 2 ducati e 83 grana), la doratura del «monumento del sepolcro» (2 aprile<br />

1792: 2 ducati e 10 grana) e la nuova porta della sagrestia (8 aprile 1804: 12<br />

ducati) 163 . Il 5 <strong>di</strong>cembre 1843 il vicario Ravelli, nel comunicare al vescovo <strong>di</strong><br />

161 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, Controversia tra il parroco e la congrega del SS. Rosario <strong>di</strong><br />

Cumignano, 1842, fascicolo 7 (Notamento che esiste in un Libro Parrocchiale).<br />

162 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, Controversia tra il parroco e la congrega del SS. Rosario <strong>di</strong><br />

Cumignano, 1842, fascicolo 7 (Notamento che esiste in un Libro Parrocchiale).<br />

163 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, Controversia tra il parroco e la congrega del SS. Rosario <strong>di</strong><br />

105


Fig. 40. Parrocchiale <strong>di</strong> S. Severino, iscrizione del 1928 nella cappella sul lato meri<strong>di</strong>onale.<br />

Nola che la vertenza si era chiusa «da più mesi» con la «perfetta armonia» tra<br />

le parti, segnalò che l’incensiere, la navetta, il cucchiaino e il secchio d’argento,<br />

che ricorrevano in entrambi gli elenchi (analogamente ad alcuni paramenti del<br />

celebrante), erano stati affidati al parroco de Rosa con l’accordo che potessero<br />

essere utilizzati anche dalla congrega 164 . Nella stessa lettera Ravelli segnalò al<br />

vescovo che le chiavi della vecchia chiesa (S. Maria delle Grazie) dovevano essere<br />

possedute dal parroco e dal padre spirituale della congrega, finché non fossero<br />

stati costruiti «la nuova sepoltura, ed il nuovo campanile» e che «l’altare <strong>di</strong><br />

marmo piazzato attualmente in Parrocchia, ma <strong>di</strong> proprietà della Beneficenza,<br />

venisse compensato dalle spese <strong>di</strong> stucco, col quale anni sono il Parroco a<br />

sue spese abbellì l’interno della Chiesa della Beneficenza erogandovi circa<br />

ducati cento, valuta dell’altare <strong>di</strong> marmo» 165 . Nel 1858 Francesco Buonvicino<br />

Cumignano, 1842, fascicolo 7 (Inventario <strong>degli</strong> oggetti appartenenti alla Beneficenza del Comune <strong>di</strong> Cumignano).<br />

164 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, Controversia tra il parroco e la congrega del SS. Rosario <strong>di</strong><br />

Cumignano, 1842, fascicolo 7.<br />

165 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, Controversia tra il parroco e la congrega del SS. Rosario <strong>di</strong><br />

Cumignano, 1842, fascicolo 7.<br />

106


Fig. 41. Campanile della congrega del SS. Rosario e<br />

della parrocchiale, campana piccola (1945).<br />

107<br />

donò una statua dell’Immacolata<br />

alla nuova parrocchiale 166 che nel<br />

1880 venne finalmente dotata della<br />

sagrestia 167 (fig. 33: C).<br />

Nel 1901, come attesta la data<br />

incisa sul gra<strong>di</strong>no superiore, venne<br />

realizzata la scala in piperno che<br />

consente l’accesso alla chiesa. Il 5<br />

febbraio 1924 il parroco Antonio<br />

del Litto chiese al vescovo <strong>di</strong> poter<br />

tenere le funzioni nella chiesa della<br />

congrega del SS. Rosario (cioè<br />

l’antica S. Maria delle Grazie), dal<br />

momento che la parrocchiale era<br />

«in con<strong>di</strong>zioni tali da non poter<br />

più funzionare», poiché il tetto<br />

minacciava rovina; la settimana<br />

successiva un fulmine caduto sul<br />

campanile provocò il crollo <strong>di</strong> gran<br />

parte del tetto della parrocchiale e<br />

dell’attigua congrega, tanto che il<br />

parroco fu costretto ad approntare<br />

un luogo <strong>di</strong> culto provvisorio «in<br />

un locale a pianterreno» 168 . Nel 1926 Del Litto fece riesumare le spoglie<br />

del parroco Gaetano De Rosa che era stato deposto nella chiesa che aveva<br />

contribuito a costruire; a ricordo dell’evento venne apposta un’epigrafe<br />

marmorea (fig. 39). Due anni dopo, sul lato sud della navata della parrocchiale,<br />

come ricorda un’iscrizione (fig. 40), venne costruita una cappella (fig. 33: F)<br />

con i fon<strong>di</strong> raccolti dalla Pia Associazione delle Figlie <strong>di</strong> Maria e dagli emigrati<br />

negli Stati Uniti d’America. Nel 1945 venne rifusa la campana piccola (fig. 38),<br />

mentre nel 1952 quella grande (fig. 42); entrambe recano a rilievo le immagini<br />

<strong>di</strong> S. Severino e della Madonna delle Grazie, a testimonianza dell’originaria<br />

intitolazione delle due chiese cui afferisce il campanile (figg. 33: B, 34).<br />

Intanto nel 1947 da San Severino Marche era stata traslata nella parrocchiale<br />

<strong>di</strong> Comiziano una reliquia del santo che il parroco Luigi Battipaglia depose<br />

166 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, Statua dell’Immacolata, 1858. Nella congrega del SS. Rosario<br />

è affissa un’epigrafe marmorea de<strong>di</strong>cata alla memoria <strong>di</strong> Francesco Buonvicino (1796-1859) dai figli<br />

Michele e Protasio.<br />

167 ASC, Prefettura, Cumignano e Gallo <strong>di</strong> Nola, Inventario VIII.<br />

168 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, Un fulmine caduto sul campanile produce gravi danni alla Chiesa,<br />

1924, fascicolo 13.


Fig. 42. Campanile della congrega del SS. Rosario e<br />

della parrocchiale, campana grande (1952).<br />

108<br />

in un reliquario in stile neogotico 169 .<br />

Nel decennio successivo il soffitto<br />

della navata venne ornato da tre<br />

<strong>di</strong>pinti <strong>di</strong> C. Mormile raffiguranti<br />

rispettivamente la Gloria <strong>di</strong> S.<br />

Severino, S. Severino che guarisce un<br />

moribondo e l’Or<strong>di</strong>nazione episcopale<br />

<strong>di</strong> S. Severino 170 . A seguito dei<br />

lavori l’e<strong>di</strong>ficio assunse l’aspetto<br />

che tuttora mantiene e che è<br />

documentato dalle fotografie<br />

realizzate da Leonardo Avella<br />

negli anni Sessanta 171 . Nei decenni<br />

successivi sono stati trafugati gli<br />

angeli <strong>di</strong> capoaltare (fig. 26) e la<br />

maggior parte della suppellettile<br />

d’argento 172 . Nell’Archivio si<br />

conservano i registri parrocchiali a<br />

partire dagli inizi del Ottocento 173 ;<br />

quelli precedenti sono, invece,<br />

custo<strong>di</strong>ti nell’Archivio Storico<br />

Diocesano <strong>di</strong> Nola 174 .<br />

169 La reliquia, costituita dal ra<strong>di</strong>o del braccio destro, venne donata l’8 giugno 1947 dal vescovo<br />

Fer<strong>di</strong>nando Longinotti, come ricorda un’epigrafe marmorea esistente in chiesa; cfr. bElluCCi 1992, p.<br />

71. Per la sistemazione delle reliquie operata da mons. Longinotti nella città marchigiana cfr. MargaruCCi<br />

italiani 1968, col. 977.<br />

170 avElla 1998b, pp. 1430-1431, figg. 2583-2585.<br />

171 avElla 1998b, pp. 1429-1433, figg. 2579-2588.<br />

172 Ringrazio il parroco, don Aniello Marrone, per le informazioni.<br />

173 APC, Libro dei battezzati (1811-1845); Libro dei battezzati (1846-1865); Libro dei battezzati (1865-<br />

1907); Libro dei battezzati (1907-1968); Libro dei battezzati (1968-); Libro dei matrimoni (1822-1880); Libro dei<br />

matrimoni (1880-1910); Libro dei matrimoni (1910-1929); Libro dei matrimoni (1929-1946); Libro dei matrimoni<br />

(1947-1954); Libro dei matrimoni (1954-1974); Libro dei matrimoni (1974-); Libro dei morti (1821-1858); Libro<br />

dei morti (1858-1909); Libro dei morti (1909-); Libro dei cresimati (1906-).<br />

174 ASDN, Libro dei battezzati (1612-1633), 774; Libro dei battezzati (1639-1669), 747; Libro dei battezzati<br />

(1684-1703), 227; Libro dei battezzati (1705-1729), 450; Libro dei battezzati (1741-1764), 366; Libro dei<br />

battezzati (1765-1789), 247; Libro dei battezzati (1789-1811), 475; Libro dei matrimoni (1660-1683), 763;<br />

Libro dei morti (1617-1638), 275; Libro dei morti (1646-1684), 222; Libro dei morti (1684-1757), 510; Libro<br />

dei morti (1765-1823), 13.


2.2.1.5. La congrega del SS. Rosario, già S. Maria delle Grazie<br />

Dall’entrata in funzione della nuova parrocchiale nel 1840 (fig. 34), la<br />

chiesa <strong>di</strong> S. Maria delle Grazie <strong>di</strong>venne a tutti gli effetti la sede della congrega<br />

del SS. Rosario (fig. 33: A), la cui cappella (in origine de<strong>di</strong>cata a S. Benedetto)<br />

era stata demolita per far posto all’erigendo e<strong>di</strong>ficio. Nelle risposte ad uno<br />

dei due già citati questionari <strong>di</strong> visita pastorale, il parroco de Rosa ricorda<br />

che «la Confraternita del Santissimo Rosario [...] per ora si fà nella Chiesa<br />

Parrocchiale, perchè è in fabbrica la Congrega» 175 . La mancanza <strong>di</strong> elementi<br />

cronologici non consente <strong>di</strong> accertare l’anno in cui furono eseguiti i lavori;<br />

non va escluso, tuttavia, che possa trattarsi dei restauri che de Rosa patrocinò<br />

<strong>di</strong>versi anni prima del 1843, allorché, a sue spese, abbellì «l’interno della Chiesa<br />

della Beneficenza» con decorazioni in stucco (figg. 43-44) per un importo <strong>di</strong><br />

100 ducati 176 . A seguito del trasferimento dell’altare del 1772 (figg. 23-26) nel<br />

presbiterio della nuova parrocchiale, nella chiesa <strong>di</strong> S. Maria delle Grazie venne<br />

messo in opera un altro altare in marmi commessi (fig. 45), proveniente forse<br />

dalla <strong>di</strong>strutta cappella <strong>di</strong> S. Benedetto (originaria sede della confraternita del<br />

SS. Rosario) ovvero corrispondente ad uno <strong>degli</strong> scomparsi altari laterali che<br />

nel 1829 erano de<strong>di</strong>cati a S. Vincenzo Ferreri e alle Anime del Purgatorio 177 .<br />

Mancano dati sull’epoca <strong>di</strong> realizzazione dell’acquasantiera in marmo bianco<br />

(fig. 46) e <strong>di</strong> quella in marmi commessi (fig. 47) che è murata presso l’ingresso<br />

della sagrestia.<br />

Nel 1843 si prevedeva <strong>di</strong> costruire «la nuova sepoltura, ed il nuovo<br />

campanile» 178 , dal momento che il cimitero comunale non era stato ancora<br />

realizzato e che la vecchia torre campanaria, ubicata a sud «della porta della<br />

Chiesa» <strong>di</strong> S. Maria delle Grazie 179 , era stata <strong>di</strong>strutta, con ogni probabilità, per<br />

far posto alla nuova parrocchiale. Il parroco de Rosa, in un questionario <strong>di</strong><br />

visita pastorale purtroppo non datato, ricorda che nella chiesa erano ancora in<br />

funzione i due ipogei funerari 180 attestati dal 1829 181 ; nel contempo c’informa<br />

che il campanile (fig. 48) era stato e<strong>di</strong>ficato sulla facciata della congrega, «col<br />

175 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, Risposte alle N. 55, e 58 giusto il Modello N. 4, Gaetano de Rosa<br />

parroco <strong>di</strong> Cumignano, s.d.<br />

176 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, Controversia tra il parroco e la congrega del SS. Rosario <strong>di</strong><br />

Cumignano, 1842, fascicolo 7 (lettera in<strong>di</strong>rizzata dal vicario Ravelli al vescovo <strong>di</strong> Nola il 5 <strong>di</strong>cembre 1843).<br />

177 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, ff. 481r-v.<br />

178 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, Controversia tra il parroco e la congrega del SS. Rosario <strong>di</strong><br />

Cumignano, 1842, fascicolo 7 (lettera in<strong>di</strong>rizzata dal vicario Ravelli al vescovo <strong>di</strong> Nola il 5 <strong>di</strong>cembre 1843).<br />

179 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, f. 481v.<br />

180 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, Risposte alle domande fatte da Sua Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima giusto<br />

il suo modello dal Numero 1°. fino a 30, Gaetano de Rosa parroco <strong>di</strong> Cumignano, s.d. («Nell’antica Chiesa vi<br />

sono due sepolture comuni a tutti»).<br />

181 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, f. 481v.<br />

109


Fig. 43. Chiesa della congrega del SS. Rosario, testine angeliche in stucco.<br />

Fig. 44. Chiesa della congrega del SS. Rosario, capitelli delle paraste in stucco.<br />

110


Fig. 45. Chiesa della congrega del SS. Rosario, altare in marmi commessi.<br />

frontespizio <strong>di</strong> stucco, ad or<strong>di</strong>ne corintio, che forma una linia col muro della<br />

porta della Chiesa» (fig. 34), e che vi si accedeva «con scala mobile» attraverso<br />

due entrate, «una dalla Chiesa nuova, ed un’altra dalla Chiesa vecchia» 182 .<br />

L’utilizzo funerario della chiesa si protrasse sino al 1873, allorché venne<br />

finalmente realizzato il cimitero comunale (napolitano, supra, pp. 58-59).<br />

Il 31 gennaio 1869 il consiglio comunale, ritenendo che la costruzione del<br />

cimitero avrebbe comportato «una spesa ingente», aveva stabilito che la chiesa<br />

<strong>di</strong> S. Maria delle Grazie, «non addetta più al culto pubblico», doveva continuare<br />

ad essere utilizzata a scopo funerario, come avveniva «da moltissimi anni 183 .<br />

Nell’e<strong>di</strong>ficio erano stati inumati, tra l’altro, i due sacerdoti più attivi all’interno<br />

182 ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, Risposte alle domande fatte da Sua Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima giusto<br />

il suo modello dal Numero 1°. fino a 30, Gaetano de Rosa parroco <strong>di</strong> Cumignano, s.d. «Vi è un ottimo<br />

Campanile col frontespizio <strong>di</strong> stucco, ad or<strong>di</strong>ne corintio, che forma una linia col muro della porta della<br />

Chiesa alto circa 100 palmi. Vi sono due campane [...]. Al Campanile per ora vi si ascende con scala<br />

mobile. Vi sono due entrate al Campanile, una dalla Chiesa nuova, ed un’altra dalla Chiesa vecchia»»).<br />

183 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1866-1870, n. 1, 31 gennaio 1869.<br />

111


Fig. 46. Chiesa della congrega del SS. Rosario,<br />

acquasantiera in marmo bianco.<br />

112<br />

della comunità <strong>di</strong> Cumignano: il<br />

2 luglio 1863 «in hac Par(ochia)li<br />

Eccl(es)ia S. Severini Episcopi» venne<br />

seppellito l’ottuagenario parroco don<br />

Gaetano de Rosa che era deceduto il<br />

giorno prima 184 , mentre il 29 maggio<br />

1864 «in Parochiali Ecclesia S:<br />

Severini Epi: et S. Mariae Gratiarum»<br />

fu tumulato il padre spirituale della congrega, don Felice Del Prete, che era<br />

scomparso il giorno prima all’età <strong>di</strong> 65 anni 185 . Dinanzi all’altare della chiesa<br />

<strong>di</strong> S. Maria delle Grazie si conserva tuttora l’epigrafe marmorea <strong>di</strong> Del Prete,<br />

anche se, per la lunga permanenza nel pavimento, sono pressoché scomparsi<br />

la decorazione che inquadrava l’epitaffio e il sottostante stemma.<br />

Nel 1888 Alfonso Curci <strong>di</strong> Napoli impiantò un orologio nell’ultimo livello<br />

184 APC, Libro dei morti 1858-1909, f. 7, n. 45.<br />

185 APC, Libro dei morti 1858-1909, f. 14, n. 66.<br />

Fig. 47. Chiesa della congrega del SS. Rosario,<br />

acquasantiera in marmi commessi.


Fig. 48. Campanile della congrega del SS. Rosario<br />

e della parrocchiale.<br />

del campanile della chiesa (napolitano, supra, p. 52, nota 68). Nella seconda<br />

metà dell’Ottocento nel presbiterio vennero collocate le statue della Vergine<br />

col Bambino, <strong>di</strong> S. Domenico e S. Caterina 186 e, a quanto pare, «un baldacchino<br />

con San Rocco» donato dalla marchesa Teresa D’Afflitto nel 1898 187 . Da<br />

quando la chiesa (fig. 49) non è più officiata alcune statue e i <strong>di</strong>pinti, che tra<br />

gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso erano conservati nell’e<strong>di</strong>ficio <strong>di</strong><br />

culto 188 , sono stati trasferiti nell’a<strong>di</strong>acente parrocchiale.<br />

2.2.2. Le chiese <strong>di</strong> Gallo<br />

Scomparsa la chiesa <strong>di</strong> S. Barbara, a seguito del fenomeno <strong>di</strong> abbandono<br />

dei centri rurali che investì il territorio <strong>di</strong> Nola tra XVI e XVII secolo 189 , a<br />

186 avElla 1998b, pp. 1434-1435, fig. 2589.<br />

187 bElluCCi 1992, p. 71.<br />

188 avElla 1998b, pp. 1434-1435, figg. 2589-2592.<br />

189 MaEsE 1994, pp. 98-99, 103-104. Nella vicina Cimitile, ad esempio, vennero sconsacrate le<br />

cappelle <strong>di</strong> S. Faustino e S. Rufino (Ebanista 2003, p. 587).<br />

113<br />

Fig. 49. Chiesa della congrega del SS. Rosario,<br />

interno.


Fig. 50. Gallo, planimetria: 1, parrocchiale <strong>di</strong> S. Nicola; 2, chiesa dell’Immacolata; 3, resti della taverna;<br />

4, masseria Mastrilli.<br />

Gallo sono presenti due e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> culto: la parrocchiale <strong>di</strong> S. Nicola (fig. 50 n.<br />

1) e la chiesa dell’Immacolata (fig. 50 n. 2) che non è più officiata da <strong>di</strong>versi<br />

anni.<br />

2.2.2.1. La chiesa rurale <strong>di</strong> S. Barbara<br />

Al 1180 risale la prima attestazione della chiesa <strong>di</strong> S. Barbara 190 che<br />

corrisponde forse all’ecclesia S. Barbare de Arbusto citata nelle rationes decimarum<br />

del 1308-1310 191 . L’e<strong>di</strong>ficio <strong>di</strong> culto era ubicato in campagna, verosimilmente<br />

190 ASDN, Pergamena n. 311; cfr. buonaguro 1997, p. 3, doc. 1.<br />

191 inguanEz-MattEi CErasoli-sElla (a cura <strong>di</strong>) 1942, p. 295, n. 4228 (Presbiter Bernardus de Appayano<br />

pro ecclesiis S. Barbare de Arbusto et S. Stephani de Pedemonte cum frateria S. Felicis que valet sibi annuatim unc. III<br />

solvit tar. IX). Per il toponimo Arbusto cfr. Ebanista, supra, p. 16, nota 20.<br />

114


nell’area a sud-ovest dell’abitato <strong>di</strong> Gallo che, nella prima metà del XVII secolo,<br />

era denominata Santa Barbara 192 , forse in relazione all’esistenza dell’omonimo<br />

beneficio 193 .<br />

Nel 1551 la chiesa rurale <strong>di</strong> S. Barbara venne visitata dal vescovo Scarampo<br />

che la trovò «<strong>di</strong>ruta», tanto che il rettore don Giorgio Mastrilli, che era<br />

succeduto a don Antonio Mastrilli, non era tenuto a celebrare la messa 194 . Tra<br />

le proprietà della chiesa, don Giorgio elencò un terreno <strong>di</strong> 3 moggia attiguo<br />

all’e<strong>di</strong>ficio e confinante con i beni del fu Angelo Mastrilli, <strong>di</strong> Felice Antonio<br />

Borzelli e la via pubblica 195 ; il rettore, al quale Felice Antonio cochus versava<br />

un contributo annuo, <strong>di</strong>chiarò <strong>di</strong> amministrare un oratorio «sub vocabulo lo<br />

memento» 196 .<br />

2.2.2.2. La parrocchiale <strong>di</strong> S. Nicola<br />

Il più antico riferimento alla chiesa <strong>di</strong> S. Nicola (fig. 50 n. 1) è costituito<br />

dal già citato documento del 1180 che menziona un terreno e ad altri beni <strong>di</strong><br />

proprietà della chiesa 197 . Bisogna, quin<strong>di</strong>, attendere gli inizi del XIV secolo<br />

per trovare nuovamente un accenno a S. Nicola: le rationes decimarum <strong>degli</strong> anni<br />

1308-1310 attestano che l’ecclesia S. Nicolai de Gallo era retta da don Iohannes de<br />

Placza 198 , mentre quelle del 1324 che i <strong>di</strong>ritti della chiesa furono venduti a don<br />

Martino Sorrentino 199 .<br />

A partire dalla metà del Cinquecento le notizie sull’e<strong>di</strong>ficio <strong>di</strong> culto<br />

<strong>di</strong>ventano molto dettagliate, grazie agli atti delle visite pastorali effettuate<br />

dai vescovi <strong>di</strong> Nola. Sappiamo, ad esempio, che nel 1547, a seguito della<br />

rinuncia <strong>di</strong> don Troiano Albertini, la parrocchia <strong>di</strong> S. Nicola venne affidata a<br />

don Giovanni Giacomo de scalea che nel 1551 accolse il vescovo Scarampo in<br />

occasione della visita pastorale 200 . Il parroco era allora tenuto ad amministrare<br />

192 avElla 1977, p. 114; avElla 2000, pp. 288-289.<br />

193 AAC, fascio 80/2, Pietro de Marino, Pianta della Giuris<strong>di</strong>z. ne <strong>di</strong>visa trà la Città <strong>di</strong> Nola, e suoi Casali<br />

fatta nell’anno 1641 (copia non datata, redatta dal notaio Romualdo Gesualdo <strong>di</strong> Cimitile), f. 4 («Massaria,<br />

seu Beneficio <strong>di</strong> S. Barbara»). Cfr. supra, p. 33, nota 146.<br />

194 ASDN, Sante Visite, I, a. 1551, ff. 199v-200r.<br />

195 ASDN, Sante Visite, I, a. 1551, f. 200r.<br />

196 ASDN, Sante Visite, I, a. 1551, f. 200r.<br />

197 ASDN, Pergamena n. 311; cfr. buonaguro 1997, p. 3, doc. 1.<br />

198 inguanEz-MattEi CErasoli-sElla (a cura <strong>di</strong>) 1942, p. 295, n. 4237 (Dominus Iohannes de Placza<br />

pro ecclesia S. Nicolai de Gallo cum tribus partibus S. Georgii de Libero que valent unc. III et tar. XII solvit tar. X).<br />

199 inguanEz-MattEi CErasoli-sElla (a cura <strong>di</strong>) 1942, p. 306, n. 4367 (Item iura ecclesie S. Nicolay de<br />

Gallo ven<strong>di</strong>ta fuerunt dompno Martino Surrentino pro unc. I).<br />

200 ASDN, Sante Visite, I, a. 1551, ff. 199r-v. È inesatto che in quell’anno la chiesa <strong>di</strong> S. Nicola era in<br />

rovina (MaEsE 1994, p. 104).<br />

115


Fig. 51. Gallo, parrocchiale <strong>di</strong> S. Nicola. Planimetria: A, navata e presbiterio; B, sagrestia; C, terraneo;<br />

D, campanile.<br />

i sacramenti e a celebrare la messa nei giorni festivi e la domenica 201 . Oltre<br />

ai proventi derivati da due terreni (rispettivamente <strong>di</strong> 10 e 2 moggia) dati in<br />

affitto, il parroco riceveva la decima dai fedeli; in chiesa si conservavano «tre<br />

201 ASDN, Sante Visite, I, a. 1551, f. 199v.<br />

116


Fig. 52. Gallo, parrocchiale <strong>di</strong> S. Nicola. Predella dell’altare maggiore.<br />

tonaghi con la pianeta et fornimenti <strong>di</strong> tela p(er) la messa» e un «altaretto» 202 .<br />

In occasione della visita pastorale del 1586 la parrocchia era retta da don<br />

Marco Longo che nel 1582 era succeduto a don Giovanni Galiota 203 . Nella<br />

chiesa non si conservava l’eucaristia né era presente il fonte battesimale, tanto<br />

che all’occorrenza si ricorreva a quello della vicina parrocchiale <strong>di</strong> S. Felice a<br />

Cimitile; il vescovo non prese provve<strong>di</strong>menti, dal momento che l’inse<strong>di</strong>amento<br />

era costituito solo da una o due abitazioni 204 . Oltre all’arredo dell’altare (croce<br />

lignea, candelabri e tovaglia), in chiesa si conservavano un calice con coppa<br />

e patena d’argento e coperchio <strong>di</strong> rame dorato «co(n) la cascia», una pianeta<br />

«de teletta de seta listata», un camice con stola e manipolo, due «ava(n)ti<br />

altare», una fonte «de creta», dei candelieri, una croce e una campanella 205 . Il<br />

parroco, che amministrava i sacramenti e celebrava la messa nei giorni festivi<br />

e la domenica, doveva versare alla mensa vescovile 11 carlini all’anno «p(er)<br />

202 ASDN, Sante Visite, I, a. 1551, f. 199v.<br />

203 ASDN, Sante Visite, VI, a. 1586, f. 285r.<br />

204 ASDN, Sante Visite, VI, a. 1586, f. 285v. Per il fonte battesimale della parrocchiale <strong>di</strong> Cimitile nel<br />

XVI secolo cfr. Ebanista 2003, p. 356.<br />

205 ASDN, Sante Visite, VI, a. 1586, f. 286v.<br />

117


Fig. 53. Parrocchiale <strong>di</strong> S. Nicola, altare maggiore in marmi commessi.<br />

quarta et sinodo» 206 . Il patrimonio fon<strong>di</strong>ario della parrocchia aveva subito<br />

un significativo incremento rispetto alla situazione registrata negli Atti della<br />

visita pastorale del 1551, nonostante fossero state effettuate delle alienazioni<br />

irregolari che il vescovo, tuttavia, <strong>di</strong>spose <strong>di</strong> recuperare 207 .<br />

Il 14 giugno 1600, con bolla della sede apostolica, venne nominato il<br />

nuovo parroco, nella persona <strong>di</strong> don Santolo Montanaro 208 . Quin<strong>di</strong>ci anni<br />

dopo, in occasione della visita pastorale, il curato riferì al vescovo Giovanni<br />

Battista Lancellotti che era tenuto a celebrare la messa nei giorni festivi e ad<br />

amministrare i sacramenti 209 . La chiesa, essendo situata in loco solitario, non<br />

ospitava il fonte battesimale, né l’eucaristia; «nelle Occorre(n)ze» si prelevava<br />

206 ASDN, Sante Visite, VI, a. 1586, f. 285v.<br />

207 ASDN, Sante Visite, VI, a. 1586, ff. 286r-287r.<br />

208 ASDN, Sante Visite, VIII, a. 1615, f. 123r.<br />

209 ASDN, Sante Visite, VIII, a. 1615, f. 123r.<br />

118


«dal Casale <strong>di</strong> faivano, et da altri luoghi Convicini» 210 . Il vescovo or<strong>di</strong>nò <strong>di</strong><br />

riparare l’altare e la chiesa entro quattro mesi 211 . Tra i beni mobili, gli Atti della<br />

visita pastorale registrano «uno Calice con Cuppa et Patena d’argento con<br />

Piede <strong>di</strong> rame sopra indorato», le tovaglie d’altare e «uno paro de Candelieri<br />

pittati» 212 . Alla parrocchia appartenevano 14 moggia <strong>di</strong> terreno (2 erano<br />

ubicate a Saviano «dove se <strong>di</strong>ce alli Curti», 2 a Cumignano, uno «dove se <strong>di</strong>ce<br />

alle Cesine», 2 «sotto a S. to Benedetto», 7 «dove se <strong>di</strong>ce a trentola, seu gallo»)<br />

da cui ricavavano ogni anno 47 ducati e 8 carlini <strong>di</strong> affitto 213 ; il parroco, inoltre,<br />

riscuoteva la decima su grano, germano, orzo, miglio e panico 214 . Nel 1626<br />

mons. Lancellotti si recò nuovamente in visita nella chiesa <strong>di</strong> S. Nicola, il cui<br />

rettore, Sebastiano Facenda <strong>di</strong> Mercogliano, gli mostrò la bolla inviatagli dalla<br />

curia nolana, oltre ai registri parrocchiali; come <strong>di</strong> consueto, il curato doveva<br />

celebrare la messa nei giorni festivi e amministrare i sacramenti 215 . Come già<br />

registrato nel 1615, la chiesa non ospitava il fonte battesimale, né l’eucaristia<br />

perché si trovava in loco solitario 216 . Le ren<strong>di</strong>te erano costituite dagli affitti <strong>di</strong><br />

13 moggia <strong>di</strong> terreno: 7 allo pizzone, 2 a Saviano «dove se <strong>di</strong>ce alla curte», 4 a<br />

Cumignano (2 dei quali «dove se <strong>di</strong>ce a Santo Benedetto») 217 . Nella chiesa, oltre<br />

ad «una cona» (pala d’altare) commissionata da don Sebastiano, si conservavano<br />

i paramenti sacri del celebrante, un calice con patena, due candelieri lignei e<br />

le tovaglie per l’altare che era stato rifatto dal parroco 218 e che, almeno sino<br />

al 1704, rimase l’unico esistente nella chiesa 219 . Con strumento del 4 ottobre<br />

1725, rogato dal notaio Giuseppe Parziale <strong>di</strong> Tufino, il marchese <strong>di</strong> Gallo,<br />

Giovanni Mastrilli Vandeneynden, assegnò una ren<strong>di</strong>ta annua <strong>di</strong> 6 ducati alla<br />

parrocchia <strong>di</strong> S. Nicola per «comprarne olio da consumarsi nella Lampada<br />

del SS.mo»; il nobiluomo, «per sicura cautela, ed esazione obligò l’affitto della<br />

Taverna» <strong>di</strong> Gallo 220 . In occasione della visita pastorale del 1751, il vescovo<br />

Caracciolo del Sole or<strong>di</strong>nò al parroco, Michele Dell’Anno, <strong>di</strong> apporre i vetri<br />

mancanti alle finestre 221 . Nel 1777, come ricorda l’iscrizione presente alla base<br />

210 ASDN, Sante Visite, VIII, a. 1615, f. 123r.<br />

211 ASDN, Sante Visite, VIII, a. 1615, f. 124r.<br />

212 ASDN, Sante Visite, VIII, a. 1615, f. 123v-124r.<br />

213 I terreni erano stati dati in affitto tra il 1612 e il 1615; tra i confini del podere ubicato a Saviano<br />

compaiono «li beni del beneficio <strong>di</strong> S. to Nicola» (ASDN, Sante Visite, VIII, a. 1615, ff. 123r-v).<br />

214 ASDN, Sante Visite, VIII, a. 1615, f. 124r.<br />

215 ASDN, Sante Visite 1626, f. s.n. Don Sebastiano era ancora parroco nel 1630 (ASDN, Sante Visite,<br />

XII, a. 1630, f. 331r).<br />

216 ASDN, Sante Visite 1626, f. s.n.<br />

217 ASDN, Sante Visite 1626, f. s.n.<br />

218 ASDN, Sante Visite 1626, f. s.n.<br />

219 ASDN, Santa Visita 1704, f. 2.<br />

220 ASDN, Libro dei matrimoni <strong>di</strong> Gallo (1691-1865), 737, f. s.n. Cfr. ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829,<br />

f. 477r (lo strumento è datato al 4 ottobre 1775).<br />

221 ASDN, Santa Visita 1751, f. 26. Dell’Anno era ancora parroco nel 1754 (ASN, Catasto Onciario <strong>di</strong><br />

119


della predella (fig. 52), venne<br />

commissionato l’altare maggiore222 (fig. 53), l’unico elemento <strong>di</strong> rilievo<br />

in un e<strong>di</strong>ficio che alla fine del<br />

Settecento appariva «<strong>di</strong> me<strong>di</strong>ocre<br />

<strong>di</strong>segno» 223 .<br />

Se per il XVIII secolo <strong>di</strong>sponiamo<br />

<strong>di</strong> scarne informazioni, ben più<br />

dettagliate sono le notizie a partire<br />

dall’Ottocento. Nel 1817, allorché<br />

era parroco don Antonio Trocchia,<br />

sono documentati per la prima volta<br />

due altari laterali224 . La suppellettile<br />

liturgica era allora costituita da un<br />

calice con la coppa d’argento, da un<br />

ostensorio d’argento, da un turibolo<br />

con navicella <strong>di</strong> ramecipro, da una<br />

pisside e dai vasi in piombo per gli<br />

oli santi225 . Le ren<strong>di</strong>te provenivano<br />

dall’affitto <strong>di</strong> circa 10 moggia <strong>di</strong><br />

terreno (2 ubicati in località San<br />

Benedetto), da un capitale <strong>di</strong> 110<br />

ducati e dal contributo annuo<br />

<strong>di</strong> 6 ducati versato dal duca <strong>di</strong><br />

Marigliano pro lampa<strong>di</strong>s manutentione226 . A seguito <strong>di</strong> un concorso, il 31 ottobre<br />

1827 don Michele Miele prese possesso della parrocchia <strong>di</strong> Gallo227 . Poco<br />

prima, a spese del comune, era stata ristrutturata la sagrestia della chiesa <strong>di</strong> S.<br />

Nicola228 . Nel 1829 la festività del santo titolare, «per antica consuetu<strong>di</strong>ne», si<br />

celebrava nella quarta domenica <strong>di</strong> maggio229 . In quell’anno il comune versava<br />

8 ducati all’anno per il mantenimento del culto230 Fig. 54. Parrocchiale <strong>di</strong> S. Nicola, statua del santo.<br />

. La chiesa sorgeva «alla fine<br />

del Paese andando sulla Consolare <strong>di</strong> Puglia verso Mezzogiorno coll’entrata<br />

Gallo 1754, b. 953, f. 20v).<br />

222 Al centro si legge a.d. MdCClXXvii.<br />

223 saCCo 1796, p. 74.<br />

224 ASDN, Sante Visite, XVIII, a. 1817, f. 227.<br />

225 ASDN, Sante Visite, XVIII, a. 1817, f. 228.<br />

226 ASDN, Sante Visite, XVIII, a. 1817, f. 228.<br />

227 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, f. 473r.<br />

228 I lavori erano stati invano richiesti al Decurionato <strong>di</strong> Cimitile in <strong>di</strong>verse occasioni (ACC,<br />

Deliberazioni del Decurionato, 1823-1831, n. 207, 4 novembre 1827, ff. 77r, 78v).<br />

229 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, f. 473r.<br />

230 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, f. 476r.<br />

120


Fig. 55. Parrocchiale <strong>di</strong> S. Nicola, facciata e campanile (anni Sessanta del Novecento).<br />

121


Fig. 56. Parrocchiale <strong>di</strong> S. Nicola, immagine del<br />

santo raffigurata sulla facciata.<br />

122<br />

a Settentrione» e confinava con i<br />

beni del duca <strong>di</strong> Marigliano e con<br />

la Strada regia 231 . L’e<strong>di</strong>ficio <strong>di</strong> culto<br />

(fig. 51: A) era ampio 24 x 51 palmi<br />

(6,33 x 13,46 m), mentre la sagrestia<br />

(fig. 51: B) misurava 20 x 23 palmi<br />

(5,28 x 5,5 m) 232 . Sull’ingresso,<br />

all’esterno della chiesa, erano<br />

raffigurati S. Nicola, l’Immacolata e S.<br />

Raffaele 233 . Oltre all’altare maggiore,<br />

erano presenti due altari laterali che<br />

erano sormontati rispettivamente da<br />

un quadro raffigurante la Madonna<br />

delle Grazie, S. Sebastiano e S. Nicola<br />

e da un <strong>di</strong>pinto con la Madonna del<br />

Rosario 234 . Una nicchia situata in<br />

cornu Evangelii dell’altare maggiore<br />

accoglieva la statua lignea <strong>di</strong> S.<br />

Nicola (fig. 54), mentre sull’altarino<br />

in cornu epistulae si trovava il<br />

simulacro ligneo dell’Addolorata 235 .<br />

La chiesa, che ospitava «una<br />

sepoltura per il popolo», era dotata <strong>di</strong> un «piccolo Campanile con piccola<br />

campana» 236 . La suppellettile liturgica nel 1829 era costituita da due pissi<strong>di</strong>, un<br />

calice e una patena d’argento dorato, un ostensorio d’argento, una chiavetta<br />

d’argento per il tabernacolo, un incensiere, un secchiello con l’aspersorio, una<br />

lampada d’ottone argentato, vasetti per oli santi, otto lampioni, frasche per<br />

gli altari, una base processionale «antica», un baldacchino, candelieri e croci<br />

d’altare 237 . Ben conservati nel 1829 erano anche i paramenti d’altare e quelli<br />

per il celebrante 238 . Allora in chiesa si custo<strong>di</strong>vano i libri dei matrimoni a<br />

partire dal 1691, dei battesimi dal 1692, dei morti dal 1739 e delle cresime dal<br />

1817 239 . Sul lato ovest della chiesa, che non aveva la canonica 240 , sorgeva un<br />

231 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, f. 473v.<br />

232 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, f. 475v.<br />

233 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, f. 473v.<br />

234 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, f. 473v.<br />

235 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, f. 474r.<br />

236 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, f. 473v.<br />

237 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, ff. 473v-474r.<br />

238 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, ff. 474r-v.<br />

239 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, f. 478v.<br />

240 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, f. 476r.


Fig. 57. Parrocchiale <strong>di</strong> S. Nicola, interno della navata con la cantoria e il pulpito (anni Sessanta del<br />

Novecento).<br />

terraneo (fig. 51: C) <strong>di</strong> proprietà del duca <strong>di</strong> Marigliano che non dava «verun<br />

inconveniente <strong>di</strong> servizio, o pregiu<strong>di</strong>zio» 241 . Le entrate della parrocchia nel<br />

1829 provenivano da un terreno <strong>di</strong> 7 moggia situato in località Trentola e da<br />

due poderi dati in censo: uno <strong>di</strong> 2 moggia e 7 canne si trovava in contrada San<br />

Benedetto a Cumignano 242 .<br />

Ad un intervento <strong>di</strong> metà Ottocento va attribuito, con ogni probabilità,<br />

l’incompiuto campanile (fig. 55) che sorge sul lato est della facciata (fig. 51:<br />

D); lo attestano il materiale e<strong>di</strong>lizio, la forma e le <strong>di</strong>mensioni che non possono<br />

certamente corrispondere al «piccolo Campanile» segnalato nella visita<br />

pastorale del 1829 243 . Sappiamo, tra l’altro, che il 20 aprile 1861 nel campanile<br />

della parrocchiale furono sistemate due campane fuse a Saviano nove giorni<br />

prima da Filippo Rossi «nativo <strong>di</strong> Montuori» alla presenza del parroco Raffaele<br />

241 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, f. 475v.<br />

242 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, ff. 476r-v.<br />

243 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, f. 473v.<br />

123


Fig. 58. Parrocchiale <strong>di</strong> S. Nicola, altare maggiore<br />

(anni Sessanta del Novecento).<br />

124<br />

Bruscino che provvide a bene<strong>di</strong>rle<br />

al posto del vescovo Formisano<br />

che era assente «dalla residenza per<br />

causa dei tempi»: la grande pesava<br />

2 cantara e 82 rotola, mentre la<br />

piccola 98 rotola; in precedenza nel<br />

campanile era collocata una piccola<br />

campana <strong>di</strong> 55 rotola «che dava un<br />

suono cattivo, come <strong>di</strong> campana<br />

rotta» 244 . L’iscrizione incisa nel 1888<br />

alla base della predella dell’altare<br />

maggiore attesta un intervento <strong>di</strong><br />

ristrutturazione, <strong>di</strong> cui, però, ci<br />

sfugge la portata 245 .<br />

Nella notte tra il 29 e il 30<br />

novembre 1900 un incen<strong>di</strong>o<br />

<strong>di</strong>strusse la parrocchiale <strong>di</strong> Gallo<br />

che era parata a festa per la<br />

ricorrenza <strong>di</strong> S. Nicola; le spese<br />

per la ristrutturazione dell’e<strong>di</strong>ficio<br />

furono sostenute dal Comune 246 .<br />

Negli anni Cinquanta del secolo<br />

scorso il parroco Angelo Tortora<br />

eseguì dei restauri, a testimonianza<br />

dei quali fece apporre un’epigrafe marmorea sulla porta d’ingresso 247 ; non è<br />

chiaro se in quell’occasione o già in precedenza il <strong>di</strong>pinto raffigurante S. Nicola,<br />

l’Immacolata e S. Raffaele fu sostituito dall’immagine del solo S. Nicola (fig. 56).<br />

Dopo gli anni Sessanta, allorché Leonardo Avella eseguì due fotografie, dalla<br />

chiesa sono scomparsi il pulpito in legno (fig. 57), la porticina del tabernacolo<br />

dell’altare maggiore e la statua dell’Arcangelo Raffaele che era collocata nella<br />

soprastante nicchia 248 (fig. 58); sono state, altresì, murate le due nicchie ubicate<br />

244 Rossi comprò la vecchia campana per 29,70 ducati e vendette le nuove per ducati 277,40; il<br />

parroco, che saldò il fon<strong>di</strong>tore solo alla fine del 1862 per assicurarsi dell’effettivo funzionamento<br />

delle campane, provvide a rifare i telai <strong>di</strong> legno che sostenevano i bronzi. Nel 1865 e nel 1870 sono<br />

documentati piccoli interventi <strong>di</strong> manutenzione delle campane (ASDN, Libro dei matrimoni <strong>di</strong> Gallo (1691-<br />

1865), 737, f. s.n.).<br />

245 Alla base della predella, ai lati della data 1777, venne incisa questa iscrizione: a <strong>di</strong>vozionE <strong>di</strong> Maria<br />

ManCo dEl Fu toMMaso a. d. 1888.<br />

246 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1891-1900, n. 526, 20 <strong>di</strong>cembre 1900.<br />

247 oMaggio a s. niCola | dal parr. don angElo tortora.<br />

248 Una delle due fotografie (fig. 58) attesta che, alla base della nicchia, ricorreva un’iscrizione:<br />

Castal<strong>di</strong> Raffaele ...... Vincenzo | ...ele | .............Raffaela | ... eli Raffaela, mentre sulla predella dell’altare


sul fondo del presbiterio ai lati dell’altare, nelle quali nel 1829 erano collocati i<br />

simulacri <strong>di</strong> S. Nicola e dell’Addolorata. Nell’Archivio si conservano i registri<br />

parrocchiali a partire dagli inizi del Novecento 249 ; quelli precedenti sono,<br />

invece, custo<strong>di</strong>ti nell’Archivio Storico Diocesano <strong>di</strong> Nola 250 .<br />

2.2.2.3. La chiesa dell’Immacolata<br />

Gli Atti della visita pastorale del 1704, oltre alla chiesa <strong>di</strong> S. Nicola,<br />

registrano l’esistenza della cappella <strong>di</strong> S. Maria delle Grazie che era situata prope<br />

viam Regiam e ospitava un solo altare 251 . Non è chiaro se si tratta dell’e<strong>di</strong>ficio<br />

<strong>di</strong> culto che, a partire dalla seconda metà del Settecento, avrebbe ospitato<br />

la «Congregazione sotto il titolo dell’Immacolata Concezione, S. Nicola, e S.<br />

Raffaele» che «fu fondata nel 1765 da molti naturali <strong>di</strong> Gallo» 252 . Il 12 giugno<br />

1765 i confratelli «della ven(erabi)le Cong. ne sotto il titolo dell’Immacolata<br />

Concezzione <strong>di</strong> Maria, Arcangelo S. Rafaele e S. Nicolò <strong>di</strong> Bari» ottennero,<br />

infatti, il regio assenso che avevano richiesto il precedente 20 gennaio; in<br />

quell’occasione <strong>di</strong>chiararono che la confraternita era stata «eretta e fondata<br />

nella ven(erabi)le chiesa sotto detti <strong>di</strong>visati Titoli nella T(er)ra <strong>di</strong> Gallo olim<br />

casale della Città <strong>di</strong> Nola, costrutta <strong>di</strong> fresco col Real Permesso [...] in vigore<br />

<strong>di</strong> Regal Dispaccio per Seg. ria <strong>di</strong> Stato, Grazia, e Giustizia in data de’ 25 Agosto<br />

1763» 253 . Il riferimento alla recente costruzione della chiesa non esclude,<br />

tuttavia, che i lavori abbiamo comportato la trasformazione della preesistente<br />

cappella <strong>di</strong> S. Maria delle Grazie.<br />

Ubicata «alla fine del Paese a Settentrione, a fronte della Parrocchiale»,<br />

la chiesa dell’Immacolata nel 1829 confinava con i beni del fu Lorenzo de<br />

Luca e con la Strada regia 254 . Allora l’e<strong>di</strong>ficio (fig. 59: A), ampio 24 x 50 palmi<br />

(6,3 x 13,2 m), aveva una piccola sagrestia (fig. 59: B) e appariva isolato dalle<br />

abitazioni 255 . Sulla facciata, al <strong>di</strong> sopra dell’ingresso, erano raffigurati a fresco<br />

era presente una de<strong>di</strong>ca (... luigi dE ...).<br />

249 APG, Libro dei battezzati (1904-1999); Libro dei battezzati (2000-); Libro dei matrimoni (1904-1929);<br />

Libro dei matrimoni (1929-1955); Libro dei matrimoni (1956-1973); Libro dei matrimoni (1973-2000); Libro dei<br />

matrimoni (2000-); Libro dei morti (1904-); Libro dei cresimati (1902-1999); Libro dei cresimati (2000-).<br />

250 ASDN, Libro dei battezzati (1692-1762), 443; Libro dei battezzati (1763-1824), 376; Libro dei matrimoni<br />

(1691-1865), 737; Libro dei morti (1739-1857), 533.<br />

251 ASDN, Santa Visita 1704, f. 2.<br />

252 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, ff. 473r, 475v. La congrega è generalmente menzionata col solo<br />

titolo dell’Immacolata Concezione (saCCo 1796, p. 74).<br />

253 ASN, Real Camera <strong>di</strong> Santa Chiara, Statuti <strong>di</strong> Congregazioni, busta 6, fasc.lo 349.<br />

254 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, f. 474v.<br />

255 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, f. 475v.<br />

125


Fig. 59. Chiesa dell’Immacolata, planimetria: A, navata e presbiterio; B, sagrestia.<br />

l’Immacolata, S. Raffaele e S. Nicola 256 , mentre sull’altare era sistemata la statua<br />

lignea dell’Immacolata 257 (fig. 60). La chiesa, che <strong>di</strong>sponeva <strong>di</strong> un organo e <strong>di</strong> un<br />

confessionale, aveva un campanile con una piccola campana e la ‘terra santa’<br />

256 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, f. 475r.<br />

257 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, f. 475v.<br />

126


Fig. 60. Parrocchiale <strong>di</strong> S. Nicola, statua<br />

dell’Immacolata (già conservata nell’omonima<br />

chiesa).<br />

per la sepoltura dei confratelli 258 . La suppellettile liturgica era costituita da due<br />

calici (uno interamente d’argento, l’altro con la sola coppa d’argento), una<br />

pisside d’argento, un incensiere e una navicella d’argento, <strong>di</strong>eci candelieri, tre<br />

croci processionali, frasche per l’altare 259 . Oltre ai paramenti del celebrante 260 ,<br />

in chiesa si conservavano gli abiti dei confratelli (camici, mozzette, cingoli,<br />

torce) 261 . Successivamente al 1829, l’affresco sulla porta della chiesa venne<br />

sostituito da un’effigie dell’Immacolata in stucco policromo (fig. 61).<br />

I restauri effettuati nella prima metà del Novecento hanno attribuito alla<br />

chiesa la configurazione che mantiene tuttora. Nel 1934 Giuseppe Crispo<br />

<strong>di</strong>pinse sulla volta della navata (fig. 62) l’Immacolata Concezione, le allegorie delle<br />

virtù (Temperanza, Giustizia, Prudenza, Fortezza) e angeli musici 262 . Nel 1948<br />

l’altare in muratura fu ricoperto <strong>di</strong> marmi 263 , mentre tre anni dopo, come<br />

258 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, f. 475v.<br />

259 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, f. 475r.<br />

260 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, f. 475r.<br />

261 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, f. 475v.<br />

262 avElla 1998b, p. 1440, fig. 2604.<br />

263 Alla base del paliotto si legge: arCiConFratErnita E FEdEli 1948.<br />

127<br />

Fig. 61. Chiesa dell’Immacolata, facciata. Effigie<br />

della Vergine in stucco policromo.


Fig. 62. Chiesa dell’Immacolata, volta della navata con la cantoria e l’organo a canne (anni Sessanta del<br />

Novecento).<br />

128


Fig. 63. Chiesa dell’Immacolata, facciata.<br />

129


Fig. 64. Chiesa dell’Immacolata, sagrestia. Mattonelle smaltate reimpiegate nel pavimento.<br />

testimonia l’epigrafe affissa sul portale 264 , l’esterno dell’e<strong>di</strong>ficio (fig. 63) venne<br />

intonacato con riquadri rettangolari ad imitazione <strong>di</strong> un rivestimento lapideo.<br />

Nel corso dei restauri condotti nel Novecento la sacrestia, ubicata ad est del<br />

presbiterio, è stata pavimentata con mattonelle smaltate, provenienti molto<br />

probabilmente dalle vecchie pavimentazioni dell’e<strong>di</strong>ficio <strong>di</strong> culto (fig. 64).<br />

Successivamente agli anni Sessanta, quando Leonardo Avella realizzò alcune<br />

fotografie, dalla chiesa sono scomparsi l’organo a canne (fig. 62), il pulpito<br />

ligneo e l’e<strong>di</strong>cola lignea del 1908 che sormontava l’altare e ospitava la statua<br />

dell’Immacolata 265 (fig. 65).<br />

Negli ultimi decenni è stata rimessa in luce la cripta (fig. 66: C), cui si<br />

accede da una scala situata a sinistra dell’ingresso alla chiesa. Per la planimetria<br />

264 a dEvozionE | dEi FratElli E FEdEli | 1951.<br />

265 Sull’e<strong>di</strong>cola, come attesta una foto <strong>degli</strong> anni Sessanta (avElla 1998b, p. 1440, fig. 2603), ricorreva<br />

la de<strong>di</strong>ca: a d. dEi FratElli sotto il p.to <strong>di</strong> bonavEntura MEo 1908. La statua dell’Immacolata (fig. 60),<br />

impreziosita da una corona in argento, è attualmente collocata nella parrocchiale <strong>di</strong> S. Nicola.<br />

130


Fig. 65. Chiesa dell’Immacolata, il presbiterio e la navata con il pulpito (anni Sessanta del Novecento).<br />

131


Fig. 66. Chiesa dell’Immacolata, sezione trasversale.<br />

132


Fig. 67. Chiesa dell’Immacolata, cripta.<br />

e la configurazione spaziale, l’ambiente trova riscontro nella cripta della<br />

parrocchiale <strong>di</strong> Cutignano, frazione <strong>di</strong> Cicciano 266 . Illuminata da due finestre<br />

strombate, la cripta della chiesa <strong>di</strong> Gallo presenta ai lati due spazi rialzati e al<br />

centro, sulla parete <strong>di</strong> fondo, un altare in muratura sormontato da un <strong>di</strong>pinto<br />

raffigurante la Pietà (fig. 67). Nell’angolo sud-est si trova la botola d’accesso<br />

ad un ipogeo funerario che è completamente ingombro <strong>di</strong> calcinacci; sulla<br />

lastra marmorea, che reca quattro perni metallici, sono incisi lo stemma <strong>degli</strong><br />

Alfani inquartato con l’arma <strong>degli</strong> Albertini e l’iscrizione alFanorvM CinErEs<br />

(fig. 68). Nel cantone destro del capo è collocata l’insegna <strong>degli</strong> Alfani (fascia<br />

accompagnata in capo da tre stelle e in punta da un monte <strong>di</strong> tre vette) 267 ,<br />

mentre in quello <strong>di</strong> sinistra lo stemma <strong>degli</strong> Albertini (aquila spiegata, coronata<br />

e attraversata da una fascia caricata da tre gigli, come si riscontra nell’insegna<br />

266 avElla 1998a, p. 1298, fig. 2359.<br />

267 sprEti 1981, I, p. 355; avElla 2004, p. 15, tav. I.<br />

133


Fig. 68. Chiesa dell’Immacolata, cripta. Lastra <strong>di</strong> chiusura dell’ipogeo.<br />

del ramo del Cilento 268 , anziché dai consueti cinque 269 ); nel cantone destro<br />

della punta è forse l’arma dei d’Afflitto (vaiato) 270 , mentre in quello sinistro<br />

uno scudo sbarrato che, sebbene manca l’abituale aquilotto, potrebbe<br />

268 La fascia con tre gigli è presente nella cinquecentesca lastra tombale <strong>di</strong> Francesco Albertini nella<br />

cappella della famiglia nella chiesa dei Ss. Severino e Sossio a Napoli (tosCano 1983-84, p. 250, nota<br />

100); ringrazio l’ing. Francesco Albertini per la segnalazione.<br />

269 sprEti 1981, I, p. 340; avElla 2004, p. 15, tav. I<br />

270 sprEti 1981, I, p. 322; avElla 2004, p. 40, tav. VI.<br />

134


appartenere alla famiglia Santorelli 271 . La presenza della botola con lo stemma<br />

e l’iscrizione attesta che la famiglia Alfani (o de Alfano), documentata nel<br />

Nolano sin dal 1328 272 , esercitava qualche <strong>di</strong>ritto sulla chiesa dell’Immacolata.<br />

Resta da accertare se alla famiglia apparteneva il cav. Pasquale Alfani che nel<br />

1841 era sposato con la contessa Teresa Mastrilli 273 . La chiesa dell’Immacolata<br />

venne utilizzata a scopo funerario sino al 1873, allorché venne costruito il<br />

cimitero (napolitano, supra, pp. 58-59). Intanto il 31 gennaio 1869 il consiglio<br />

comunale aveva deliberato che la «chiesa della Concezione», «non addetta più<br />

al culto pubblico» e ubicata «all’estremità del Paese», doveva continuare ad<br />

essere utilizzata a scopo funerario, come avveniva «da moltissimi anni 274 .<br />

271 sprEti 1981, VI, p. 119; avElla 2004, p. 98, tav. XXIII.<br />

272 buonaguro 1997, p. 47, doc. 127; cfr. altresì lEonE 1514, p. 46v; avElla 2000, p. 220, nota 276,<br />

244, nota 303.<br />

273 ASN, Ponti e strade, f. 1383, fs.lo 560, St. da R. a <strong>di</strong> Puglia. Tratto da Cimitile fin dopo l’Epitaffio della Schiava<br />

deviamenti ed indennizzi, a. 1841, lettera della contessa Teresa Mastrilli a Carlo Afan de Ribera, <strong>di</strong>rettore<br />

generale <strong>di</strong> Ponti e strade, agosto 1841.<br />

274 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1866-1870, n. 1, 31 gennaio 1869.<br />

135


136


2.3.1. Cumignano<br />

2.3. L’e<strong>di</strong>lizia storica<br />

Carlo Ebanista<br />

Alla metà del Settecento a Cumignano erano presenti <strong>di</strong>verse ‘case palaziate’<br />

appartenenti ad esponenti della nobiltà napoletana. Il catasto onciario del<br />

1748 ci fornisce interessanti dati sulla configurazione <strong>di</strong> questi e<strong>di</strong>fici che solo<br />

in minima parte sono sopravvissuti, sebbene pesantemente trasformati. Allora<br />

tra i beni <strong>di</strong> Mario Mastrilli, conte <strong>di</strong> Roccarainola e «signore utile» della terra<br />

<strong>di</strong> Cumignano, rientrava, tra l’altro, «un comprensorio <strong>di</strong> case», costituito da<br />

<strong>di</strong>versi membri inferiori e superiori, «giusta l’altri suoi beni, e strada publica,<br />

oltre della casa, ove si cambia la farina [...] detto centimolo» 275 . Il marchese <strong>di</strong><br />

S. Marcellino, Giovanni Juvara, possedeva una «Casa Palaziata», costituita da<br />

<strong>di</strong>versi vani inferiori e superiori, situata «giusta due vie publiche», nella quale vi<br />

erano «due arie per tritar vittovaglie, e cellaro co(n) cerqua da premer vino, nel<br />

quale cellaro i Porzionali de’ suoi territorj anno l’uso <strong>di</strong> premer il vino gratis» 276 .<br />

Al patrizio napoletano Paride Galluccio appartenevano un «Palazzo grande <strong>di</strong><br />

più, e <strong>di</strong>versi membri co(n) cellaro, e cerqua da premer vino, e tutte como<strong>di</strong>tà»<br />

e un giar<strong>di</strong>no a<strong>di</strong>acente <strong>di</strong> ½ moggio 277 . Nicola Testa, anch’egli napoletano,<br />

aveva una «Casa Palaziata» nel luogo detto la via <strong>di</strong> Capocasale, vicino ai beni<br />

del conte <strong>di</strong> Roccarainola, a quelli <strong>di</strong> Carmine Russo e alla via pubblica; lo<br />

stabile, che era in affitto, comprendeva «aria da tritar vittovaglie, e cellaro»<br />

e un giar<strong>di</strong>no a<strong>di</strong>acente 278 . Il napoletano Donato De Stefano possedeva una<br />

«Casa Palaziata» <strong>di</strong> molti membri con «stalla, rimessa, cellaro, e cisterna, che si<br />

empie ogn’anno dell’acqua d’Avella, nel luogo d. o lo vico <strong>di</strong> Capocasale, g. a la<br />

via publica, e vicinale» 279 .<br />

Risulta <strong>di</strong>fficile capire quali tra questi e<strong>di</strong>fici corrispondono alle due<br />

residenze signorili tuttora esistenti: il palazzo Del Balzo (fig. 22 n. 4) e quello<br />

275 ASN, Catasto Onciario <strong>di</strong> Cumignano, b. 937, f. 74r.<br />

276 ASN, Catasto Onciario <strong>di</strong> Cumignano, b. 937, f. 66r.<br />

277 ASN, Catasto Onciario <strong>di</strong> Cumignano, b. 937, f. 68r.<br />

278 ASN, Catasto Onciario <strong>di</strong> Cumignano, b. 937, f. 69v.<br />

279 ASN, Catasto Onciario <strong>di</strong> Cumignano, b. 937, f. 71r.<br />

137


Fig. 69. Comiziano (già Cumignano), palazzo Del Balzo.<br />

appartenuto alla famiglia Imperiale D’Afflitto (fig. 22 n. 3).<br />

All’angolo tra piazza Marconi e via Roma sorge un palazzo strutturato<br />

su tre piani con un avancorpo coperto da un terrazzo (fig. 69) e un ampio<br />

cortile. Dell’originaria fabbrica in tufo, interessata da massicci interventi <strong>di</strong><br />

ristrutturazione nel secondo dopoguerra, si conservano l’androne (fig. 70), la<br />

scala e alcune sale del piano nobile. La scala, che si sviluppa sul lato sinistro<br />

dell’androne, è coperta da una volta a botte impiantata su modanature in<br />

piperno; al primo piano si apre un portale in piperno sormontato da un<br />

fastigio (fig. 71), sul quale un tempo doveva essere raffigurato uno stemma.<br />

Al primo piano sorgeva un ampio salone che, nonostante sia stato sud<strong>di</strong>viso,<br />

conserva ancora l’originaria volta a pa<strong>di</strong>glione con riquadro centrale e unghie<br />

impostate su peducci in piperno, assimilabili, tanto per rimanere in zona, a<br />

quelli del palazzo Mastrilli nella vicina Ponticchio a Tufino 280 . L’arco a sesto<br />

acuto (fig. 72) che dà accesso ad un’altra scala sembra confermare la supposta<br />

origine tardome<strong>di</strong>evale dell’e<strong>di</strong>ficio 281 . Adolfo Musco attribuisce il palazzo alla<br />

280 avElla 1998b, p. 1461, fig. 2645.<br />

281 MusCo 1934, pp. 215-216; avElla 1998b, p. 1436, fig. 2594.<br />

138


Fig. 70. Palazzo Del Balzo, modanature in piperno nell’androne.<br />

famiglia Del Balzo 282 che è documentata a Nola sin dalla fine XIV secolo 283 .<br />

Stando alla documentazione d’archivio consultata, la nobile casata non aveva,<br />

però, proprietà a Cumignano tra XVI e XVIII secolo. Sappiamo, invece, che<br />

nel 1816 il patrizio capuano Raffaele Del Balzo fece costruire un mulino a<br />

Cumignano e che Francesco Del Balzo fu sindaco <strong>di</strong> Cumignano e Gallo dal<br />

1873 al 1879; alla stessa famiglia appartennero Giacinto, proprietario della<br />

stanza prospiciente Piazza Colonna che nel 1887 venne affittata dal comune<br />

ad uso scolastico 284 nonché il capitano Alberto che morì durante la Prima<br />

Guerra Mon<strong>di</strong>ale e il sergente Severino che perse la vita nel Secondo Conflitto<br />

(napolitano, supra, p. 60, nota 140). Dal canto suo Leonardo Avella ha supposto<br />

che l’immobile sia stato in origine <strong>di</strong> proprietà della famiglia Mastrilli 285 .<br />

282 MusCo 1934, pp. 215-216.<br />

283 buonaguro 1997, p. 137, doc. 418.<br />

284 ACC, Deliberazioni del Consiglio comunale, 1877-1890, n. 255, 23 settembre 1887.<br />

285 avElla 1998b, p. 1436, figg. 2594-2596.<br />

139


Fig. 71. Palazzo Del Balzo, primo piano. Portale in piperno sormontato da un fastigio.<br />

140


Fig. 72. Palazzo Del Balzo, arco a sesto acuto della scala (anni Sessanta del Novecento).<br />

141


Fig. 73. Palazzo Imperiale d’Afflitto, retro con il terrazzo al secondo piano.<br />

Qualora l’ipotesi fosse <strong>di</strong>mostrata, il fabbricato andrebbe identificato con il<br />

«comprensorio <strong>di</strong> case» che nel 1748 apparteneva a Mario Mastrilli, conte <strong>di</strong><br />

Roccarainola e «signore utile» della terra <strong>di</strong> Cumignano 286 . La circostanza che,<br />

nella prima metà dell’Ottocento, l’attuale via Roma era definita La Massaria<br />

(1809) 287 ovvero Strada Masseria (1818) 288 potrebbe costituire una prova della<br />

destinazione rurale dell’e<strong>di</strong>ficio. Resta, invece, da accertare il motivo per cui<br />

286 ASN, Catasto Onciario <strong>di</strong> Cumignano, b. 937, f. 74r.<br />

287 aCC, Nati <strong>di</strong> Cumignano 1809-1812, a. 1809, n. 2, f. 2.<br />

288 aCC, Nati <strong>di</strong> Cumignano 1813-1819, a. 1818, n. 10, f. 6.<br />

142


Fig. 74. Palazzo Imperiale d’Afflitto, pilastrino del<br />

terrazzo con appoggio per vaso da fiori.<br />

lo slargo antistante il palazzo (attuale piazza Marconi) alla fine dell’Ottocento<br />

era denominato Largo Colonna 289 o Piazza Colonna 290 . Secondo Musco, in quel<br />

periodo in una stanza del palazzo, già luogo abituale delle riunioni dei massoni<br />

della zona, si conservavano «sulle pareti i <strong>di</strong>stintivi caratteristici della società» 291 .<br />

Sul versante nord <strong>di</strong> piazza S. Severino, all’angolo tra via Capocasale e via<br />

Vignola, sorge il palazzo Imperiale D’Afflitto (fig. 22 n. 3) che pervenne alla<br />

nobile famiglia tra il 1748 e il 1829. Stando al catasto onciario del 1748, la<br />

casata non possedeva proprietà a Cumignano, mentre nel 1829 è attestato<br />

un oratorio privato nel «palazzo de’ Signori d’Afflitto» 292 . Dieci anni prima,<br />

289 aCC, Comune <strong>di</strong> Cumignano e Gallo <strong>di</strong> Nola, Registro delle nascite, a. 1882, n. 5, f. 3.<br />

290 aCC, Comune <strong>di</strong> Cumignano e Gallo <strong>di</strong> Nola, Registro delle nascite, a. 1882, n. 35, f. 15.<br />

291 MusCo 1934, pp. 215-216 («Fin al 1870 in Cumignano si riunivano i massoni dei <strong>di</strong>ntorni e, per<br />

circa venti anni dopo, una stanza del vasto e severo palazzo baronale Del Balzo, luogo abituale delle<br />

riunioni, conservò sulle pareti i <strong>di</strong>stintivi caratteristici della società»). La notizia trova parziale riscontro<br />

in una delibera del consiglio comunale <strong>di</strong> Cumignano e Gallo, nella quale si fa riferimento agli incontri<br />

che i massoni tennero «nel ciclopico palazzo Del Balzo» fino al 1870 (ACC, In<strong>di</strong>ce delle deliberazioni del<br />

Consiglio comunale, 1861-1942, n. 418, 11 novembre 1907).<br />

292 ASDN, Sante Visite, XX, a. 1829, f. 485v («Nel solo palazzo de’ Signori d’Afflitto è un Oratorio<br />

Privato»); cfr. altresì ASDN, Cartelle parrocchiali, Comiziano, Risposte alle N. 55, e 58 giusto il Modello N. 4,<br />

Gaetano de Rosa parroco <strong>di</strong> Cumignano, s.d. («oratorio privato nel Palazzo del Marchese Imperiale»).<br />

143<br />

Fig. 75. Palazzo Imperiale d’Afflitto, pilastrino del<br />

terrazzo con iscrizione (1843).


Fig. 76. Palazzo Imperiale d’Afflitto, pilastrino del terrazzo. Particolare con le iniziali e la data 1843.<br />

Fig. 77. Palazzo Imperiale d’Afflitto, facciata su piazza S. Severino (dopo il 1927).<br />

144


Fig. 78. Palazzo Imperiale d’Afflitto, facciata su piazza S. Severino (2011).<br />

145


Fig. 79. Palazzo Imperiale d’Afflitto, particolare del fregio al primo piano.<br />

tuttavia, Giovanni Andrea D’Afflitto viene registrato tra i proprietari che<br />

possedevano la maggior parte dei terreni <strong>di</strong> Cumignano 293 . L’ubicazione<br />

all’angolo <strong>di</strong> via Capocasale lascia supporre l’identificazione con la ‘casa<br />

palaziata’ che nel 1748 apparteneva a Nicola Testa 294 ovvero con quella <strong>di</strong><br />

Donato De Stefano che sorgeva «nel luogo d. o lo vico <strong>di</strong> Capocasale, g. a<br />

la via publica, e vicinale» 295 . L’e<strong>di</strong>ficio, strutturato su tre livelli, è costituito<br />

da <strong>di</strong>versi corpi <strong>di</strong> fabbrica in tufo che circondano un ampio cortile. Alla<br />

sistemazione ottocentesca appartiene la porzione settentrionale dell’e<strong>di</strong>ficio,<br />

all’angolo tra via Capocasale e il primo vicoletto ad est (fig. 73); all’altezza del<br />

secondo piano, sorge un terrazzo con una recinzione in ferro battuto retta<br />

da pilastrini angolari in pietra con appoggio per un vaso da fiori (fig. 74);<br />

uno dei montanti (fig. 75) reca le iniziali MMi E (da sciogliere verosimilmente<br />

293 ACC, Deliberazioni del Decurionato, 1818-1822, n. 12, 4 luglio 1819, f. 15r.<br />

294 ASN, Catasto Onciario <strong>di</strong> Cumignano, b. 937, f. 69v.<br />

295 ASN, Catasto Onciario <strong>di</strong> Cumignano, b. 937, f. 71r.<br />

146


Fig. 80. Palazzo Imperiale d’Afflitto, particolare del fregio al secondo piano.<br />

come Marchese Michele Imperiale) sormontate da una corona e inquadrate<br />

inferiormente dalla data 1843 (fig. 76). Il 15 giugno 1901 il marchese Michele<br />

Imperiale D’Afflitto chiese al comune l’autorizzazione «a rifare l’esterno del<br />

palazzo [...] per renderlo più decoroso e dargli forma architettonica corretta»;<br />

il consiglio comunale, dopo aver visionato il progetto, approvò all’unanimità<br />

la richiesta, dal momento che i lavori avrebbero contribuito a migliorare<br />

l’aspetto del paese 296 . Una foto d’epoca (fig. 77) permette <strong>di</strong> ricostruire la<br />

decorazione <strong>di</strong> gusto eclettico commissionata dal marchese e parzialmente<br />

demolita in occasione <strong>degli</strong> interventi seguiti al terremoto del 1980 (fig. 78); è<br />

così pressoché scomparso l’intonaco ad imitazione <strong>di</strong> un bugnato che rivestiva<br />

gli ambienti al piano terra, dove la finestra centrale è stata trasformata in porta.<br />

Al primo piano, inquadrato inferiormente da una cornice marcapiano e in alto<br />

da una fascia con un fregio vegetale e un clipeo con un personaggio maschile<br />

296 ACC, In<strong>di</strong>ce delle deliberazioni del Consiglio comunale, 1861-1942, n. 29, 5 settembre 1901.<br />

147


Fig. 81. Palazzo Imperiale d’Afflitto, stemma<br />

all’angolo della facciata.<br />

148<br />

laureato (fig. 79), il concio <strong>di</strong> chiave<br />

<strong>degli</strong> architravi delle finestre è<br />

ornato da un mascherone. L’ultimo<br />

piano (fig. 80), chiuso in alto da<br />

un cornicione aggettante, presenta<br />

ampie aperture, decorate con<br />

motivi fitomorfi nelle lunette, che<br />

affacciano su un balcone sorretto<br />

da mensoloni modanati; all’angolo<br />

tra la piazza e via Capocasale è<br />

presente lo stemma della famiglia<br />

Imperiale d’Afflitto (fig. 81). Dopo<br />

il 1934 297 il palazzo è stato sud<strong>di</strong>viso<br />

in appartamenti, perdendo<br />

l’originaria configurazione.<br />

2.3.2. Gallo<br />

Nel 1754, come testimonia il<br />

catasto onciario 298 , le abitazioni e gli<br />

esercizi commerciali <strong>di</strong> Gallo, fatta<br />

eccezione per pochi casi, erano <strong>di</strong><br />

proprietà della famiglia Mastrilli che<br />

li dava in affitto. In quell’anno Mario<br />

Mastrilli, conte <strong>di</strong> Roccarainola<br />

e marchese <strong>di</strong> Gallo, possedeva, tra i beni burgensatici, nove immobili. In<br />

primo luogo «un comprensorio <strong>di</strong> case <strong>di</strong> più e <strong>di</strong>versi membri» con stalle e<br />

pagliai, dove faceva «esercitare la sua Taverna, col forno» e vi faceva «vendere<br />

Pane, vino, salami, salsume, e tutti altri comestibili», ricavandone ogni anno<br />

265 ducati d’affitto 299 . Possedeva, inoltre, due bassi con suppenno «attaccati<br />

alla Taverna, e strada reale» 300 e un «altro comprensorio <strong>di</strong> case, accosto la<br />

strada reale, <strong>di</strong>rimpetto alla Taverna, consistente in cinque camere, e cinque<br />

297 MusCo 1934, pp. 215-216 («è notevole il palazzo e la villa del marchese Imperiali d’Afflitto»).<br />

298 Non avendo alcuna entrata, nel 1748 l’università <strong>di</strong> Gallo impose ai citta<strong>di</strong>ni una tassa «p(er)<br />

sod<strong>di</strong>sfare i suoi pesi» in relazione alla stesura del catasto (ASN, Apprezzo ed atti Preliminari per il Catasto<br />

Onciario <strong>di</strong> Gallo 1748, b. 953, f. 72r) che venne completato nel 1754.<br />

299 Gli immobili sono registrati sia nelle Rivele del 1748 (ASN, Rivele per il Catasto Onciario <strong>di</strong> Gallo<br />

1748, b. 953, ff. 373v-374r), sia nel catasto del 1754 (ASN, Rivele per il Catasto Onciario <strong>di</strong> Gallo 1748, b.<br />

953, ff. 21r-22v).<br />

300 ASN, Catasto Onciario <strong>di</strong> Gallo 1754, b. 953, f. 21v.


Fig. 82. Complesso architettonico in via Masseria corrispondente forse alla taverna <strong>di</strong> Gallo.<br />

bassi» 301 . Ogni anno Mastrilli ricavava 40 ducati dall’affitto della «Maccaronera,<br />

coll’Ingegno, e suoi attrezzi» 302 (pastificio); a<strong>di</strong>acente alla «Maccaronera» era<br />

un «altro comprensorio <strong>di</strong> case [...] consistente in due cam. e , uno basso, due<br />

stalle un paio d’orticello, ed arie da tritar vettovaglie», che erano affittate per 15<br />

ducati 303 . Lungo la Strada regia sorgeva un immobile costituito da «tre camere,<br />

e nove bassi» 304 , oltre a due bassi confinanti con i beni <strong>di</strong> Giovanni Battista<br />

Testa 305 . Mastrilli possedeva, infine, un «basso attaccato alla Parrocchiale, ed<br />

alla strada reale» 306 e un immobile formato da «<strong>di</strong>versi membri, inferiori, e<br />

superiori, cellaro, coll’incegno, seu cerqua da premer vino, nella strada, che va<br />

301 ASN, Catasto Onciario <strong>di</strong> Gallo 1754, b. 953, f. 22v.<br />

302 ASN, Catasto Onciario <strong>di</strong> Gallo 1754, b. 953, f. 21r («Altro comprensorio <strong>di</strong> case p(er) uso <strong>di</strong><br />

Maccaronera, coll’Ingegno, e suoi attrezzi» che viene affittato solitamente per 40 ducati all’anno»).<br />

303 ASN, Catasto Onciario <strong>di</strong> Gallo 1754, b. 953, ff. 21r-v.<br />

304 ASN, Catasto Onciario <strong>di</strong> Gallo 1754, b. 953, f. 21v.<br />

305 ASN, Catasto Onciario <strong>di</strong> Gallo 1754, b. 953, f. 21v.<br />

306 ASN, Catasto Onciario <strong>di</strong> Gallo 1754, b. 953, f. 22r.<br />

149


Fig. 83. Mensolone in pietra <strong>di</strong> sostegno del ballatoio<br />

del complesso e<strong>di</strong>lizio <strong>di</strong> via Masseria.<br />

Fig. 84. Ricostruzione della facciata dell’e<strong>di</strong>ficio in<br />

viale Crispo (seconda metà del Novecento).<br />

150<br />

a Casamarciano» 307 .<br />

Attualmente l’e<strong>di</strong>lizia storica è<br />

in<strong>di</strong>viduata dai resti della taverna <strong>di</strong><br />

Gallo (fig. 50 n. 3) e della masseria<br />

Mastrilli (fig. 50 n. 4). La taverna,<br />

che nel 1639 apparteneva a Pietro<br />

Antonio Mastrilli 308 , alla fine del<br />

Seicento era una delle meno cattive<br />

della zona, se bisogna dar cre<strong>di</strong>to<br />

alla testimonianza <strong>di</strong> Giovanni<br />

Battista Pacichelli 309 . Leonardo<br />

Avella colloca la taverna <strong>di</strong> Gallo<br />

«<strong>di</strong> fronte» alla chiesa <strong>di</strong> S. Nicola 310<br />

ovvero «nei pressi» dell’e<strong>di</strong>ficio<br />

<strong>di</strong> culto lungo la Strada regia 311 .<br />

Molto probabilmente la taverna va,<br />

invece, identificata con il complesso<br />

architettonico, sviluppato intorno<br />

ad un ampio cortile, che sorge a<br />

sud-ovest della chiesa e che nella<br />

Topografia dell’Agro napoletano (fig. 7),<br />

e<strong>di</strong>ta da Rizzi Zannoni nel 1793 312 , è<br />

raffigurato come un comprensorio<br />

<strong>di</strong> case circondato da un muro.<br />

Sebbene sia stato profondamente<br />

alterato negli ultimi decenni,<br />

l’immobile, che si articolava in<br />

origine su due livelli (fig. 82),<br />

conserva parte dei mensoloni in<br />

pietra (fig. 83) che sostenevano la<br />

balconata del primo piano; al centro<br />

del cortile si apre l’imboccatura<br />

<strong>di</strong> una grande cisterna scavata nel<br />

tufo (Ebanista, infra, pp. 168-173), alla quale si accede da una lunga rampa<br />

il cui ingresso si trova nell’a<strong>di</strong>acente giar<strong>di</strong>no <strong>di</strong> casa Manco, prospiciente via<br />

307 ASN, Catasto Onciario <strong>di</strong> Gallo 1754, b. 953, f. 22r.<br />

308 avElla 1977, p. 114; avElla 2000, pp. 288-289.<br />

309 paCiChElli 1685, p. 391 («Ivi la men cattiva taverna è il Gallo»).<br />

310 avElla 1998b, p. 1439, fig. 2598; avElla 2006, p. 159, fig. 44.<br />

311 avElla 2000, p. 288, nota 387.<br />

312 rizzi zannoni 1793; cfr. avElla 1998b, p. 1439, fig. 2597; avElla 2006, pp. 176-177, figg. 57-58.


Fig. 85. Ricostruzione della facciata dell’e<strong>di</strong>ficio in viale Crispo (seconda metà del Novecento).<br />

Raffaele Napolitano.<br />

La masseria Mastrilli (fig. 50 n. 4), menzionata a partire dal 1641 (Ebanista,<br />

supra, pp. 26,146), sorgeva lungo la strada che da Cimitile e Galluccio giungeva<br />

a Gallo. Molto probabilmente proprio in questo e<strong>di</strong>ficio si trovavano l’epigrafe<br />

del poeta Nardus (riCCi, supra, pp. 73-74, fig. 21) e le due statue <strong>di</strong> età romana<br />

(Ebanista, supra, pp. 11, 14-15) che Remon<strong>di</strong>ni nel 1747 segnalava nella ‘porta<br />

del baronal palazzo’ 313 . Il comprensorio <strong>di</strong> case è segnalato come ‘masseria<br />

Mastrilli’ nella Topografia dell’Agro napoletano (fig. 7) pubblicata da Rizzi<br />

313 rEMon<strong>di</strong>ni 1747, p. 255.<br />

151


Fig. 86. Il corpo <strong>di</strong> fabbrica meri<strong>di</strong>onale dell’e<strong>di</strong>ficio in viale Crispo (fine Novecento).<br />

Fig. 87. E<strong>di</strong>ficio in viale Amerigo Crispo a Gallo<br />

corrispondente forse alla masseria Mastrilli.<br />

152<br />

Zannoni nel 1793 e nello Schizzo<br />

topografico dei paesi che si trovano lungo<br />

la strada da Nola a Napoli 314 (fig. 8),<br />

mentre è raffigurato, senza alcuna<br />

in<strong>di</strong>cazione, nell’Atlante geografico del<br />

Regno <strong>di</strong> Napoli stampato nel 1794<br />

(fig. 5) e nella Topografia d’un tratto<br />

della parte nordorientale della provincia <strong>di</strong><br />

Napoli 315 (fig. 9). In<strong>di</strong>cato come «S.<br />

Antonio» nella ottocentesca Carta<br />

topografica ed idrografica dei contorni<br />

<strong>di</strong> Napoli 316 , il comprensorio è<br />

riprodotto senza alcuna in<strong>di</strong>cazione<br />

nella levata del 1896 della tavola<br />

dell’Istituto Geografico Militare 317<br />

(fig. 12). Nel secondo dopoguerra,<br />

come attestano due fotografie<br />

d’epoca (figg. 84-85), la facciata<br />

dell’e<strong>di</strong>ficio, in corrispondenza<br />

dell’androne prospettante su via<br />

314 Biblioteca Nazionale <strong>di</strong> Napoli, Sez. Ma noscritti B a 5 B 15; cfr. avElla 2006, p. 181, fig. 62.<br />

315 Biblioteca Nazionale <strong>di</strong> Napoli, Sez. Ma noscritti B a 19(72; cfr. avElla 2006, p. 183, fig. 64.<br />

316 avElla 2006, p. 190, fig. 71.<br />

317 Tavola IGM, foglio 185 IV N.O. Nola, levata 1896; cfr. avElla 1998b, p. 1426, fig. 2575.


Fig. 88. Chiave <strong>di</strong> volta dell’androne dell’e<strong>di</strong>ficio in viale Crispo.<br />

Raffaele Napolitano, venne demolita e riscostruita, in relazione evidentemente<br />

a <strong>di</strong>ssesti statici. Nel 1986 la porzione meri<strong>di</strong>onale della facciata e i vani<br />

terranei che chiudevano il lato sud del cortile (fig. 86) furono abbattuti perché<br />

fatiscenti e in stato <strong>di</strong> crollo 318 ; l’area su cui sorgeva il corpo <strong>di</strong> fabbrica venne<br />

quin<strong>di</strong> trasformata in una piazzetta. Dell’originario complesso architettonico<br />

rimane attualmente la sola porzione nord-ovest con l’androne (fig. 87), sulla<br />

cui chiave <strong>di</strong> volta è incisa la data 1895 (fig. 88).<br />

318 ACC, In<strong>di</strong>ce delle deliberazioni <strong>di</strong> Giunta comunale, 1986, n. 42, 1° marzo 1986.<br />

153


154


2.4.1. L’estrazione del tufo<br />

2.4. Le cave <strong>di</strong> tufo, le cantine e le cisterne ipogee<br />

Carlo Ebanista<br />

Nel Napoletano, dall’antichità fino alla metà del Novecento, il tufo è stato<br />

il materiale da costruzione più impiegato, in relazione all’abbondanza dei<br />

giacimenti (area flegrea, Napoli, Ischia, Somma-Vesuvio, piana nolana) e alla<br />

facile lavorabilità 319 . L’estrazione del tufo risulta ben documentata nel Nolano,<br />

come in<strong>di</strong>ca peraltro l’esistenza, a nord-est <strong>di</strong> Gallo e Cumignano, del comune<br />

<strong>di</strong> Tufino (figg. 1, 5), il cui toponimo viene opportunamente ricondotto al<br />

vocabolo latino tofus da Ambrogio Leone che nel 1514 vi segnalava l’esistenza<br />

<strong>di</strong> cave che fornivano il materiale e<strong>di</strong>lizio alla città <strong>di</strong> Nola 320 .<br />

Nelle cave (o ‘monti’) dell’area nolana erano adottati principalmente due<br />

meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> coltivazione: ‘in galleria’ e ‘a bottiglia’ (o ‘a campana’). Il primo<br />

consisteva nella creazione <strong>di</strong> gallerie con il cielo piano e le sezioni trasversali<br />

<strong>di</strong> forma quasi parabolica con la concavità rivolta verso il basso 321 . L’altro<br />

metodo, impiegato sino al 1957, prevedeva l’escavazione <strong>di</strong> un pozzo,<br />

circolare e non rivestito, che dal piano <strong>di</strong> campagna arrivava al banco <strong>di</strong><br />

tufo; dopo averlo attraversato per 4-5 m, si dava inizio allo scavo circolare<br />

sino a raggiungere il letto del materiale piroclastico 322 . Il materiale coltivato<br />

veniva estratto dai cosiddetti ‘occhi <strong>di</strong> monte’, ossia i pozzi che mettevano<br />

in collegamento il sopratterra con le cave 323 . Poiché l’estrazione del materiale<br />

necessario all’espansione e<strong>di</strong>lizia avveniva, ove possibile, in loco, in molti casi<br />

le cave sorgevano a margine <strong>degli</strong> abitati o nel perimetro urbano proprio<br />

nell’area dove sarebbero stati costruiti gli e<strong>di</strong>fici. Un sistema <strong>di</strong> scale e cunicoli<br />

collegava la cava con le fabbriche soprastanti, nei cui cortili sfociavano i pozzi<br />

<strong>di</strong> areazione.<br />

319 avEta 1987, pp. 11-16.<br />

320 lEonE 1514, p. 6v («Idem vero nomen pago de<strong>di</strong>t, quod Tophinum appellatur. In hoc item loco<br />

tophoque lapi<strong>di</strong>cinae altae fiunt in usum universae fabricae Nolanorum»); cfr. Capolongo 1985, p. 22.<br />

321 avEta 1987, pp. 14-15, nota 19.<br />

322 avEta 1987, pp. 14-15, nota 19.<br />

323 avElla 1998b, p. 1476, figg. 2678-2679.<br />

155


Fig. 89. Gallo, cava ubicata presso la parrocchiale <strong>di</strong> S. Nicola (anni Sessanta del Novecento).<br />

156


Fig. 90. Gallo, cava ubicata presso la parrocchiale <strong>di</strong> S. Nicola (anni Sessanta del Novecento).<br />

Negli ultimi decenni la vegetazione e l’accumulo <strong>di</strong> detriti hanno ostruito<br />

gli accessi alla cava ubicata presso la parrocchiale <strong>di</strong> Gallo (fig. 50 n. 1) che<br />

risulta <strong>di</strong>smessa sin dal 1906, allorché venne in<strong>di</strong>viduata come potenziale<br />

sito <strong>di</strong> sversamento dei materiali vulcanici eruttati dal Vesuvio 324 . Grazie alla<br />

documentazione fotografica realizzata da Leonardo Avella negli anni Sessanta,<br />

sappiamo che la cava era stata coltivata secondo il metodo ‘in galleria’ 325 (fig. 89);<br />

oltre ai segni lasciati dagli strumenti utilizzati per l’escavazione, un’immagine<br />

documenta sulla parete destra della cava la presenza <strong>di</strong> un’incisione rettangolare<br />

segnata per avviare lo scavo <strong>di</strong> un ambiente o <strong>di</strong> una galleria, poi non<br />

eseguito 326 (fig. 90). In occasione dei sopralluoghi effettuati da Avella, in una<br />

324 La cava apparteneva al duca Carignani, residente a Napoli (ACC, In<strong>di</strong>ce delle deliberazioni del Consiglio<br />

comunale, 1861-1942, n. 340, 17 aprile 1906).<br />

325 avElla 1998b, p. 1440, fig. 2607.<br />

326 avElla 1998b, p. 1440, fig. 2606.<br />

157


Fig. 91. Lucerna a vasca aperta proveniente dalla cava a<strong>di</strong>acente la parrocchiale <strong>di</strong> Gallo.<br />

cavità venne rinvenuta una lucerna a vasca aperta con orlo trilobato dritto 327<br />

(fig. 91); sebbene sia attestato fin dal XII secolo, questo tipo <strong>di</strong> lucerna, che<br />

solitamente è rivestito <strong>di</strong> vetrina, è particolarmente <strong>di</strong>ffuso in contesti due e<br />

trecenteschi 328 . Qualora, come sembra plausibile, il manufatto è pertinente alla<br />

frequentazione me<strong>di</strong>evale delle cave, avremmo un utile elemento per datare<br />

l’estrazione del tufo nell’area nolana. Nell’aprile 1840, durante la costruzione<br />

della variante Galluccio-Schiava della Strada regia (Ebanista, supra, p. 35), si<br />

327 avElla 1998b, p. 1440, fig. 2608.<br />

328 Ebanista-Fusaro 2000, p. 116.<br />

158


Fig. 92. Comiziano, planimetria con le cavità artificiali: C1, cantina Miele-Santorelli in via Capocasale 21;<br />

C2, cantina Nappi in via Capocasale 27-29; C3, cantina Genovese-Santorelli in via Croce 7; C4, cantina<br />

Chioccola in via Croce 12-14; C7, cantina De Palma in via Provinciale per Cicciano 5; C8, cantina<br />

Baglivo angolo via Vignola-via Ver<strong>di</strong>.<br />

verificarono sprofondamenti per la presenza <strong>di</strong> «antichi cavi <strong>di</strong> tufo» 329 . La<br />

<strong>di</strong>rezione generale <strong>di</strong> Ponti e strade inviò sul posto l’ispettore F. De Petra<br />

e l’ing. Federico Bausan, i quali poterono verificare l’esistenza <strong>di</strong> «alcuni<br />

cunicoli bislunghi intersecati da altri più piccoli a croce», nei quali «era stata<br />

tagliata la pietra tufo da tempo ben remoto»; le cave, alte 21 palmi (5,54 m),<br />

avevano il fondo a 60 palmi (15,84 m) dalla costruenda strada; il soffitto dei<br />

cunicoli era costituito da «un tasso breccioso arenoso facile a scoscender» 330 .<br />

Per consentire il passaggio della strada, «fu stabilito non potersi in modo più<br />

economico e sicuro ripararvi, se non con la costruzione a porzioni successive<br />

ed a cielo aperto <strong>di</strong> competenti volte <strong>di</strong> tufo, estraendo per una prima porzione<br />

329 ASN, Ponti e strade, f. 1383, fs.lo 560, St. da R. a <strong>di</strong> Puglia. Tratto da Cimitile fin dopo l’Epitaffio della Schiava<br />

deviamenti ed indennizzi, a. 1841 (lettera del 5 aprile 1841 al <strong>di</strong>rettore generale <strong>di</strong> Ponti e strade).<br />

330 ASN, Ponti e strade, f. 1383, fs.lo 560, St. da R. a <strong>di</strong> Puglia. Tratto da Cimitile fin dopo l’Epitaffio della Schiava<br />

deviamenti ed indennizzi, a. 1841 (lettera del 14 aprile 1841 al ministro delle Finanze).<br />

159


Fig. 93. Gallo, planimetria con le cavità artificiali: C9, cantina Donna Gioconda in via Napolitano 27;<br />

C10, cantina Ere<strong>di</strong> Napolitano in via Napolitano 50; C11, cantina Ere<strong>di</strong> Galasso-Salerno-Allocca in<br />

via Napolitano 89; C12, cantina Ere<strong>di</strong> Manco in via Napolitano 131-133; C13, cisterna sottostante il<br />

complesso architettonico forse corrispondente alla taverna e con accesso dal giar<strong>di</strong>no Manco in via<br />

Napolitano 122; C14, pozzi comunicanti nel cortile del palazzo in via A. Crispo 2.<br />

l’intera altezza del tagliamento con tiro verticale, e procedendo al tagliamento<br />

successivo senza tiro, ma riempiendo l’intervallo fra i pie<strong>di</strong> ritti delle volte da<br />

rialzarsi colla terra <strong>di</strong> tagliamenti seguenti» 331 .<br />

L’estrazione del tufo era ancora ben sviluppata tra la fine dell’Ottocento<br />

e la metà del secolo scorso, allorché a Gallo e Cumignano risiedevano <strong>di</strong>versi<br />

‘cavapietre’, ‘spaccapietre’ e ‘montaiuoli’ 332 . Nel 1886 il comune <strong>di</strong> Cumignano<br />

331 ASN, Ponti e strade, f. 1383, fs.lo 560, St. da R. a <strong>di</strong> Puglia. Tratto da Cimitile fin dopo l’Epitaffio della Schiava<br />

deviamenti ed indennizzi, a. 1841 (lettera del 5 aprile 1841 al <strong>di</strong>rettore generale <strong>di</strong> Ponti e strade).<br />

332 Cfr., ad esempio, ACC, Comune <strong>di</strong> Cumignano e Gallo <strong>di</strong> Nola, Registri <strong>degli</strong> atti <strong>di</strong> nascita, a. 1884, n.<br />

29, f. 11; a. 1886, n. 23, f. 9; a. 1888, n. 26, f. 10; a. 1890, n. 21, f. 8; a. 1891, n. 15, f. 6; a. 1893, n. 40, f.<br />

15; a. 1903, n. 11, f. 5; Comune <strong>di</strong> Comiziano, Registri <strong>degli</strong> atti <strong>di</strong> nascita, a. 1911, n. 17, f. 7; a. 1916, n. 18, f.<br />

7; a. 1945, n. 40, f. 42.<br />

160


Fig. 94. Gallo, cantina C9. Pozzo <strong>di</strong> areazione scavato nel tufo e completato in muratura.<br />

e Gallo impose una tassa <strong>di</strong> 25 centesimi sui carri che uscivano dalle cave, a<br />

prescindere dalla quantità <strong>di</strong> blocchi <strong>di</strong> tufo effettivamente caricati 333 . Oltre<br />

alla cava <strong>di</strong> Gallo, nel 1906 era <strong>di</strong>smessa anche quella che Felice Stefanile<br />

possedeva a Cumignano e che mise gratuitamente a <strong>di</strong>sposizione per sversarvi<br />

i detriti vulcanici 334 . Nel 1952 è, invece, documentata l’esistenza <strong>di</strong> una cava <strong>di</strong><br />

tufo in contrada Arena 335 , mentre, tra la fine <strong>degli</strong> anni Cinquanta e i primi anni<br />

Sessanta, tra Comiziano e Gallo, in località Campo Faibano, ne è stata aperta<br />

un’altra che è tuttora in funzione 336 .<br />

333 ACC, In<strong>di</strong>ce delle deliberazioni del Consiglio comunale, 1861-1942, n. 201, 27 marzo 1886.<br />

334 ACC, In<strong>di</strong>ce delle deliberazioni del Consiglio comunale, 1861-1942, n. 340, 17 aprile 1906; n. 360, 30<br />

ottobre 1906.<br />

335 ACC, Lavori Pubblici, cat. X, classe XII, fasc.lo Cave e miniere.<br />

336 Ringrazio l’avv. Mario Napolitano per l’informazione.<br />

161


Fig. 95. Comiziano, cantina C8. Volta in muratura della scala.<br />

162


Fig. 96. Gallo, cantina C10. Scala in muratura.<br />

2.4.2. Gli ipogei<br />

Le cave, al termine della coltivazione, sono state talora utilizzate come<br />

cisterne o cantine, anche se non mancano casi in cui gli ipogei sono stati<br />

scavati proprio allo scopo <strong>di</strong> raccogliere l’acqua o <strong>di</strong> produrre e conservare<br />

il vino. Il censimento e i rilievi sinora effettuati dall’arch. Antonio Iavarone,<br />

in collaborazione con il geom. Giuseppe Camerino, hanno permesso <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>viduare otto cavità a Cumignano 337 (fig. 92) e sei a Gallo 338 (fig. 93) che,<br />

337 iavaronE 2010 (C1: cantina Miele-Santorelli in via Capocasale, 21; C2: cantina Nappi in via<br />

Capocasale 27-29; C3: cantina Genovese-Santorelli in via Croce 7; C4: cantina Chioccola in via Croce<br />

12-14; C7: cantina De Palma in via Provinciale per Cicciano 5; C8: cantina Baglivo angolo via Vignolavia<br />

Ver<strong>di</strong>).<br />

338 iavaronE 2010 (C9: cantina Donna Gioconda in via Napolitano 27; C10: cantina Ere<strong>di</strong> Napolitano<br />

in via Napolitano 50; C11: cantina Ere<strong>di</strong> Galasso-Salerno-Allocca in via Napolitano 89; C12: cantina<br />

Ere<strong>di</strong> Manco in via Napolitano 131-133; C13: cisterna sottostante il complesso architettonico forse<br />

corrispondente alla taverna <strong>di</strong> Gallo e con accesso dal giar<strong>di</strong>no Manco in via Napolitano 122; C14: pozzi<br />

163


Fig. 97. Comiziano, cantina C1. Pianta e sezione longitu<strong>di</strong>nale.<br />

in questa sede, vengono identificate con una sigla costituita dalla lettera C<br />

seguita da un numero arabo. Considerato che due cavità (C5, C6) non sono<br />

state ispezionate, le altre do<strong>di</strong>ci in<strong>di</strong>viduano sei tipologie, quattro (tipi 1-4)<br />

riferibili all’attività enotecnica (C1, C2, C3, C4, C7, C8, C9, C10, C12) e<br />

due (tipi 5-6) all’approvvigionamento idrico (C13, C14). Le cantine sono<br />

areate grazie alla presenza <strong>di</strong> pozzi, a sezione quadrata (fig. 94), che hanno<br />

le pareti in muratura nel tratto sovrastante il banco tufaceo; allo scopo <strong>di</strong><br />

evitare l’infiltrazione delle piogge negli ipogei, i pozzi sono coperti da una<br />

volta in muratura o da una tettoia lignea poggiante su quattro pilastri. Altre<br />

opere in muratura <strong>di</strong> tufo completano gli invasi; mi riferisco, ad esempio,<br />

alle volte <strong>di</strong> coperture delle scale (fig. 95), alle rampe, agli scivoli per le<br />

botti presenti ai lati dei gra<strong>di</strong>ni (fig. 96), alle vasche <strong>di</strong> fermentazione, ai<br />

sostegni delle botti.<br />

comunicanti nel cortile del palazzo in via Napolitano 2).<br />

164


Fig. 98. Comiziano, cantina C3. Pianta e sezione longitu<strong>di</strong>nale.<br />

Il tipo 1 è articolato in tre varianti:<br />

a) pianta rettangolare (5,56 x 22,94 m; altezza 5 m; quota del calpestio -15<br />

m dal giar<strong>di</strong>no soprastante) con accesso dal lato corto e scala ad una rampa in<br />

asse; due bocche <strong>di</strong> areazione nella cavità e una nel vano scala (C1) (fig. 97);<br />

b) pianta rettangolare (6,77 x 22,30 m; altezza 4,50 m; quota del calpestio<br />

-18,50 m dal sopratterra) con angoli smussati e pareti regolari con accesso dal<br />

lato corto e scala ad una rampa in asse; due bocche <strong>di</strong> areazione nella cavità e<br />

una nel vano scala (C3) (fig. 98);<br />

c) pianta rettangolare con vano laterale, <strong>di</strong>sposti a formare una ‘elle’, e<br />

accesso dal lato corto con scala ad una rampa in asse: l’ipogeo C7 (8,30 x 29 m;<br />

altezza 6 m; quota del calpestio -21 m dal sopratterra) (fig. 99), il cui vano scala<br />

ha un pozzo <strong>di</strong> areazione, presenta due bocche nella cavità principale e una<br />

in quella laterale (8,30 x 18 m) che si sviluppa sul lato sinistro; l’ipogeo C10<br />

(7,40 x 33,50 m; altezza 6 m; quota del calpestio -20,40 m dal sopratterra) ha<br />

due pozzi <strong>di</strong> areazione (uno dei quali giunge sino alla falda freatica, in modo<br />

165


Fig. 99. Comiziano, cantina C7. Pianta e sezione longitu<strong>di</strong>nale.<br />

da consentire il prelievo dell’acqua <strong>di</strong>rettamente dal sopratterra) nella cavità<br />

principale e uno nell’ambiente laterale (8 x 9 m) che si sviluppa sul lato destro;<br />

nel vano scala sono presenti due bocche <strong>di</strong> areazione (fig. 100).<br />

Anche il tipo 2 presenta tre varianti:<br />

a) pianta ‘a barca’ (6 x 42 m; altezza 3,50-4,10 m; quota del calpestio<br />

-14,55/-17,55 m dal giar<strong>di</strong>no soprastante 339 ) con accesso dal lato lungo e scala<br />

centrale a due rampe (<strong>di</strong>sposte a formare una ‘elle’); tre bocche nella cavità e<br />

una nel vano scala (C2) (fig. 101);<br />

b) pianta ‘a barca’ con accesso dal lato lungo e scala laterale ad una rampa:<br />

l’ipogeo C4 (7,10 x 34,50 m; altezza 6 m; quota del calpestio -19,50 m dal<br />

339 Il calpestio è più profondo in corrispondenza del pozzo <strong>di</strong> areazione che è protetto da una<br />

struttura in muratura (fig. 101).<br />

166


Fig. 100. Gallo, cantina C10. Pianta e sezione trasversale.<br />

giar<strong>di</strong>no soprastante) presenta tre bocche nella cavità e due nella scala (fig.<br />

102), mentre l’ipogeo C12 (7,70 x 21 m; altezza 5,50 m; quota del calpestio<br />

167


Fig. 101. Comiziano, cantina C2. Pianta e sezione longitu<strong>di</strong>nale.<br />

-20,60 m) ha due bocche nella cavità e due nel vano scala (fig. 103);<br />

c) pianta ‘a barca’ irregolare (7,40 x 37,40 m; altezza 5,50 m; quota del<br />

calpestio -19 m dal sopratterra) con accesso dal lato lungo e scala laterale<br />

obliqua, in rapporto verosimilmente alla presenza del preesistente fabbricato;<br />

tre bocche nella cavità e due nel vano scala (C9) (fig. 104).<br />

Il tipo 3 è in<strong>di</strong>viduato da una cantina con pianta complessa costituita da una<br />

sala principale (9,70 x 31 m; altezza 8 m; quota del calpestio -21 m dal giar<strong>di</strong>no<br />

soprastante) e da due ambienti laterali (fig. 105) con accesso sul lato corto (6 x<br />

19 m; 6 x 8 m) e la scala ad una rampa in asse; tre condotti <strong>di</strong> areazione nella<br />

cavità principale e uno in una delle due laterali; una sola bocca nel vano scala<br />

(C8) (fig. 106).<br />

Il tipo 4 ha la pianta a due gallerie parallele (8 x 55,40 m; altezza 6 m; quota<br />

del calpestio -19 m dal sopratterra) con due vani laterali (9 x 9,30 m; 5,50 x 7<br />

m) e ingresso dal lato corto con scala ad una rampa in asse; <strong>di</strong>eci bocche sulle<br />

gallerie (6 più 4) e una nel vano scala (C11, parzialmente esplorata) (fig. 107).<br />

168


Fig. 102. Comiziano, cantina C4. Pianta e sezione trasversale.<br />

169


Fig. 103. Gallo, cantina C12. Pianta e sezione trasversale.<br />

Al tipo 5 corrisponde un’ampia cisterna a pianta quadrangolare (18 x 5<br />

m; altezza 8,75 m) con un’estremità pressappoco circolare (circa 8 x 8 m) e<br />

due pozzi per il prelievo dell’acqua (C13) (fig. 108) dal soprastante cortile del<br />

complesso architettonico corrispondente forse alla taverna <strong>di</strong> Gallo (Ebanista,<br />

supra, pp. 150-151, fig. 50 n. 3); le pareti dell’invaso (fondo a quota -23 m dal<br />

sopratterra) sono impermeabilizzate, nella parte inferiore, con un rivestimento<br />

170


Fig. 104. Gallo, cantina C9. Pianta e sezione trasversale<br />

<strong>di</strong> colore rosso (fig. 109). Alle estremità del serbatoio sono presenti due<br />

pozzi con funzione <strong>di</strong> troppo pieno, il cui imbocco corrisponde al piano<br />

della galleria. Tutt’intorno alla cisterna, all’altezza del punto <strong>di</strong> arrivo (quota<br />

-17 m) della scala a due rampe che presenta un solo condotto <strong>di</strong> areazione,<br />

corre una lunga galleria (ampia 70-80 cm e alta 2 m; quota -18,5 m) collegata<br />

all’invaso da stretti cunicoli e da finestre (C13) (figg. 110-111). Dal lato ovest<br />

della galleria si accede a due ambienti: quello più vicino alla scala ha la pianta<br />

171


Fig. 105. Comiziano, cantina C8. Cavità laterale.<br />

172


Fig. 106. Comiziano, cantina C8. Pianta e sezione longitu<strong>di</strong>nale<br />

trapezoidale (4,24 x 4,43 m) e la volta a vela, mentre l’altro (fig. 112), <strong>di</strong> forma<br />

quadrangolare (2,06-2,87 x 5,45 m), presenta un affaccio sull’invaso circolare<br />

della cisterna con parapetto scavato nel tufo (fig. 113).<br />

Il tipo 6, infine, è in<strong>di</strong>viduato dai due pozzi (C14) esistenti nel cortile<br />

dell’e<strong>di</strong>ficio <strong>di</strong> viale Crispo a Gallo (fig. 50 n. 4); sebbene non siano stati<br />

esplorati, è plausibile che fossero collegati ad un unico invaso.<br />

Lo scavo <strong>di</strong> cavità artificiali in Campania risale ad epoca remota e si<br />

173


Fig. 107. Gallo, cantina C11. Pianta e sezione longitu<strong>di</strong>nale.<br />

richiama ad una ra<strong>di</strong>cata tra<strong>di</strong>zione che nel corso dei secoli ha visto susseguirsi<br />

e talora intrecciarsi <strong>di</strong>verse modalità <strong>di</strong> utilizzo; la documentazione è ricca e<br />

comprende al suo interno una pluralità <strong>di</strong> situazioni <strong>di</strong>fferenti, cui corrisponde<br />

uno stato <strong>degli</strong> stu<strong>di</strong> molto <strong>di</strong>somogeneo, poiché solo per alcune unità si<br />

<strong>di</strong>spone <strong>di</strong> analisi approfon<strong>di</strong>te e scientificamente affidabili 340 . Il problema<br />

fondamentale delle ricerche sulle cavità artificiali è la mancanza <strong>di</strong> elementi <strong>di</strong><br />

datazione. In assenza <strong>di</strong> testimonianze scritte o <strong>di</strong> dati <strong>di</strong> scavo, non è agevole<br />

datare l’escavazione <strong>degli</strong> ipogei nei banchi <strong>di</strong> tufo o arenaria; le tipologie delle<br />

cavità e le modalità <strong>di</strong> escavazione, nella maggior parte dei casi, si ripetono,<br />

infatti, invariate, anche a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> secoli. Solo una sistematica catalogazione<br />

340 Ebanista-aMo<strong>di</strong>o 2008, p. 118.<br />

174


Fig. 108. Gallo, cantina C13. Pianta e sezione longitu<strong>di</strong>nale.<br />

<strong>degli</strong> ipogei (utilizzati o reimpiegati per gli usi più <strong>di</strong>sparati, dalla captazione e<br />

conservazione dell’acqua all’uso militare, dall’immagazzinamento delle derrate<br />

175


Fig. 109. Gallo, cantina C13.<br />

alla trasformazione dei prodotti agricoli, dall’uso abitativo al ricovero <strong>degli</strong><br />

animali, dall’attività estrattive e produttiva all’utilizzo funerario) può costituire<br />

la premessa per una classificazione cronotipologica. È evidente, dunque, che<br />

non si può prescindere dalla sistematica catalogazione archeologica delle cavità<br />

artificiali, un progetto impegnativo che in Campania è stato appena avviato<br />

per la tarda antichità e il me<strong>di</strong>oevo 341 , ma che necessariamente va esteso anche<br />

all’età moderna.<br />

Nel caso <strong>di</strong> Cumignano la documentazione d’archivio rappresenta un utile<br />

in<strong>di</strong>catore cronologico. Nel catasto onciario del 1748 compaiono, infatti,<br />

<strong>di</strong>versi riferimenti ai cellai e ai torchi esistenti nelle ‘case palaziate’ <strong>di</strong> proprietà<br />

341 Ebanista 2011, pp. 40-58, fig. 1.<br />

176


Fig. 110. Gallo, cantina C13.<br />

177


Fig. 111. Gallo, cantina C13.<br />

178


Fig. 112. Gallo, cantina C13.<br />

dell’aristocrazia (Ebanista, supra, p. 137); la circostanza attesta che, almeno<br />

in parte, gli ipogei erano già stati realizzati in quella data. L’escavazione delle<br />

cantine nel banco <strong>di</strong> tufo, <strong>di</strong>ffusa in altri centri del Nolano quali Cicciano e<br />

Cutignano 342 , trova un interessante riscontro nei cellai delle ‘case <strong>di</strong> pietra’<br />

ricavate nel tufo verde del versante occidentale dell’isola d’Ischia; la presenza<br />

<strong>di</strong> date incise sulla porta (1610, 1677) o sulle pareti (1595, 1783, 1794) <strong>di</strong><br />

alcuni <strong>di</strong> questi cellai ipogei sembra confermarne la datazione in età moderna,<br />

342 Cicciano. Storia, pp. 42-44.<br />

179


Fig. 113. Gallo, cantina C13.<br />

180


sebbene non sia possibile escludere del tutto che si tratti <strong>di</strong> un riferimento a<br />

lavori <strong>di</strong> ristrutturazione piuttosto che all’anno <strong>di</strong> costruzione 343 . Se nel caso<br />

<strong>di</strong> Ischia la trasformazione dei massi in abitazioni e cellai fu una scelta legata<br />

alla <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> trasportare i materiali e<strong>di</strong>lizi in aree così impervie e lontane<br />

dai villaggi, a Cumignano e Gallo furono le favorevoli con<strong>di</strong>zioni offerte dal<br />

sottosuolo a spingere gli abitanti a ricavare nel tufo palmenti, cellai e cisterne.<br />

A Cumignano queste ultime sono state ininterrottamente utilizzate sino agli<br />

anni Trenta del secolo scorso, allorché erano ancora riempite con l’acqua fatta<br />

giungere da Avella attraverso canali aperti (napolitano, supra, pp. 56-57). A<br />

<strong>di</strong>fferenza delle cisterne che sono state <strong>di</strong>smesse nei decenni successivi, prima<br />

in rapporto al potenziamento dell’uso dei pozzi esistenti in piazza S. Severino<br />

(fig. 77), poi alla costruzione dell’acquedotto, le cantine sono, invece, in gran<br />

parte ancora usate in entrambi i centri abitati.<br />

343 Ebanista 2011, pp. 43-47, figg. 4-7.<br />

181


182


3.1. Cenni biografici<br />

3. Giovanni Napolitano (1883-1955), poeta e saggista<br />

luigi siMonEtti<br />

Nel corso del Novecento tra i personaggi più illustri <strong>di</strong> Cumignano e Gallo<br />

emerge la figura dell’avv. Giovanni Napolitano (fig. 114), poeta e saggista.<br />

Nato a Cumignano il 17 febbraio del 1883, ricevette, oltre al primo nome,<br />

quelli dei santi patroni dei due centri, Nicola e Severino 1 . I genitori furono<br />

Achille Nicola Maria, possidente terriero, e Giacinta Del Litto, maestra e<br />

donna sensibile ai valori educativi della famiglia e della scuola, in un’epoca<br />

<strong>di</strong> transizione dalla società agricola tra<strong>di</strong>zionale a quella <strong>di</strong> tipo capitalistico<br />

e industriale, tra fermenti autoritari ed esigenze liberali. Fin dall’adolescenza<br />

Giovanni <strong>di</strong>mostrò una fantasia fervida e un bisogno <strong>di</strong> verità che orientarono<br />

sempre la sua indole creativa verso la poesia, la letteratura e lo stu<strong>di</strong>o della<br />

storia come fondamento educativo del <strong>di</strong>ritto; si <strong>di</strong>stinse sempre per la<br />

<strong>di</strong>rittura morale e l’onestà intellettuale, fino a <strong>di</strong>ventare un avvocato penalista<br />

e un giurista <strong>di</strong> eccellente qualità 2 .<br />

Dopo le nozze con Carolina Bobbio, celebrate a Napoli il 30 gennaio<br />

1921, Giovanni abitò con la sua famiglia a Gallo in via S. Nicola al civico n. 1<br />

fino al 1923 (napolitano, supra, pp. 61-62, nota 145), quando si trasferì nel<br />

capoluogo partenopeo in via Monte <strong>di</strong> Dio. Dal matrimonio nacquero quattro<br />

figli: Riccardo, Massimo, Giacinta e Giorgio (fig. 115), attuale presidente<br />

della Repubblica Italiana. Giovanni Napolitano amava la natura e aveva un<br />

senso estetico innato, perché era vissuto in un ambiente familiare che univa<br />

la semplicità della campagna e il rigore morale <strong>di</strong> una cultura fatta <strong>di</strong> concetti<br />

severamente rispettosi delle tra<strong>di</strong>zioni conta<strong>di</strong>ne del Sud. Morì serenamente<br />

in Napoli nel 1955.<br />

1 Giovanni Nicola Severino Napolitano venne alla luce in via Croce n. 10 alle ore 13 e fu <strong>di</strong>chiarato<br />

il successivo 19 febbraio; testimoni furono Giovanni Chiostri, segretario Comunale, Nadalina Vinci,<br />

maestra e Antonio Vanora, assessore delegato del sindaco (ACC, Comune <strong>di</strong> Cumignano e Gallo <strong>di</strong> Nola,<br />

registro <strong>degli</strong> atti <strong>di</strong> nascita, a. 1885, n. 9, f. 4).<br />

2 Ringrazio l’avv. Pasquale Mastropasqua, che fu collaboratore <strong>di</strong> Giovanni Napolitano, per avermi<br />

concesso gentilmente <strong>di</strong> avvalermi della sua testimonianza.<br />

183


3.2. Il poeta<br />

La poesia è forse la testimonianza più <strong>di</strong>retta del suo animo sensibile e<br />

della sua personalità intellettualmente creativa e me<strong>di</strong>tativa. Già nelle prime<br />

raccolte dei suoi versi è presente una vena malinconica ispirata da un senso<br />

estetico immerso nella bellezza del paesaggio e nella riflessione fantastica del<br />

sogno che trascende la realtà eppure la contiene in sé come rispecchiamento<br />

dell’inconscio. La Lirica <strong>di</strong> sogno, che pubblicò a Napoli nel 1902 all’età <strong>di</strong> 19<br />

anni, è, in qualche modo, un ritratto e un manifesto psicologico dell’anima.<br />

Verranno poi i versi de L’abisso e la vetta nel 1912 3 .<br />

Il conta<strong>di</strong>no, allor che lieve l’ombra<br />

volse a guisa <strong>di</strong> vel che si <strong>di</strong>stenda<br />

intangibil su tutto, ilare ingombra<br />

<strong>di</strong> bambini lasciò la casa e a tenda<br />

erma si avviò tra il magico innalzarsi<br />

dell’ampia luna e i lunghi stri<strong>di</strong> sparsi<br />

dei grilli per un campo senza fine.<br />

C’è nel ritmo leggero dei versi il respiro della natura e la presenza <strong>di</strong><br />

un’ampia luna che s’innalza con una magia attraverso un campo senza fine, in<br />

un clima psicologico e poetico, nel quale si avverte una malinconia densa <strong>di</strong><br />

raccoglimento interiore, penetrante e solitario. Una <strong>di</strong>mostrazione <strong>di</strong> questa<br />

convinzione si può trovare in Lumi <strong>di</strong> vita interiore, un’opera <strong>di</strong> psicologia della<br />

storia e <strong>di</strong> analisi antropologica delle situazioni in cui l’uomo sperimenta la<br />

fatica e le <strong>di</strong>fficoltà della vita. Credo che Giovanni Napolitano sia stato un<br />

valente avvocato penalista soprattutto perché, attraverso la poesia, sapeva<br />

intuire le segrete e intime vie dello spirito, per giungere al cuore dell’uomo e<br />

alle ragioni inconsce dei fatti, che la giurisprudenza da sola non può spiegare e<br />

nessuna filosofia può interpretare. Lumi <strong>di</strong> vita interiore è uno scrigno prezioso<br />

<strong>di</strong> considerazioni e <strong>di</strong> riflessioni: «La vita è come la luce: bisogna riempirsene<br />

le pupille, senza pensare che essa ha la sua notte. Bisogna contemplarle come<br />

si contemplano le montagne, da lontano: la sola <strong>di</strong>stanza offre una visione<br />

perfetta della sua continuità. La <strong>di</strong>stanza in<strong>di</strong>ca allo sguardo una linea luminosa,<br />

un orizzonte sfolgorante, la più alta e continua superficie. Non gli consente <strong>di</strong><br />

scendere nel tumulto, dove sono incessanti la vita e la morte. Non consente<br />

all’orecchio <strong>di</strong> percepire le voci della sofferenza, le grida <strong>di</strong> terrore e <strong>di</strong> dolore<br />

che restano sommerse nel fondo. Vista da vicino, la vita è un’enorme siepe<br />

più folta <strong>di</strong> rovi e <strong>di</strong> spine che non <strong>di</strong> piccoli fiori selvatici. Ma la sua potenza<br />

3 napolitano 1912, p. 39.<br />

184


oltrepassa il dolore. Il dolore è<br />

uno stimolo più forte a vivere,<br />

a continuare la strada. Perché<br />

tutto il fascino del mondo e<br />

tutta la gioia del vivere sono<br />

legati alla strada. Si cammina<br />

e si vive: ecco tutto» 4 . È<br />

veramente sorprendente la<br />

carica umana che l’autore<br />

riesce a trasmettere; nello<br />

stesso tempo c’è e si avverte<br />

un profondo dolore che<br />

commuove il lettore e lo<br />

rasserena, creando uno<br />

spazio <strong>di</strong> verità nel labirinto<br />

inestricabile e complesso<br />

della vita.<br />

Il dolore è presente in tutte<br />

le opere <strong>di</strong> Napolitano, sia<br />

in quelle legate strettamente<br />

alla sua attività <strong>di</strong> avvocato<br />

penalista, sia in quelle<br />

elaborate in versi o riguardanti<br />

la psicologia della storia e le<br />

descrizioni <strong>di</strong> fatti <strong>di</strong> guerra<br />

e <strong>di</strong> cause economiche che<br />

Fig. 114. Giovanni Napolitano.<br />

determinano conflitti sociali<br />

e la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> vite umane<br />

nel fiore <strong>degli</strong> anni. Non a<br />

caso uno dei suoi libri più<br />

belli e affascinanti s’intitola Intuizioni su l’eloquenza, un’opera in cui l’autore sa<br />

interpretare e descrivere gli elementi culturali, esistenziali e morali che fanno<br />

dell’eloquenza il car<strong>di</strong>ne delle attività forensi, <strong>di</strong>stinguendo i ritmi incisivi,<br />

rapi<strong>di</strong> e sofferti dell’eloquenza nella giustizia penale e la natura pacatamente<br />

riflessiva dell’impegno giuri<strong>di</strong>co nell’ambito della giustizia civile. Napolitano<br />

non pretende <strong>di</strong> dare giu<strong>di</strong>zi, classificare il comportamento o esprimersi<br />

sulla prassi operativa del <strong>di</strong>ritto, ma parla <strong>di</strong> intuizioni sull’eloquenza e dei<br />

mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> cogliere intuitivamente le caratteristiche comportamentali dei vari<br />

percorsi <strong>di</strong>alettici che consentono agli uomini <strong>di</strong> legge <strong>di</strong> svolgere una <strong>di</strong>fficile<br />

4 napolitano 1923, pp. 1-2.<br />

185


Fig. 115. Giovanni Napolitano e la sua famiglia.<br />

missione. «Come il titolo annunzia - egli scrive - , sono luci, balenate da<br />

un’esperienza <strong>di</strong> oratore, cui forse può non essere estranea una sensibilità <strong>di</strong><br />

artista insofferente <strong>di</strong> facili sviluppi; e, comunque giu<strong>di</strong>cate, nessuno potrà<br />

contestare che esse sono quel che vogliono essere: una viva testimonianza<br />

<strong>di</strong> travaglio oratorio» 5 . Il senso della vita è nella ra<strong>di</strong>ce stessa del <strong>di</strong>ritto, che<br />

si evolve attraverso l’esperienza e si arricchisce <strong>di</strong> contenuti giuri<strong>di</strong>ci con lo<br />

stu<strong>di</strong>o perseverante, convinto e razionale delle vicende storiche e politiche<br />

dell’umanità. «L’eloquenza - come sottolinea giustamente il Nostro - «è arte<br />

legata in<strong>di</strong>ssolubilmente alla vita» 6 . D’altra parte, l’eloquenza è storia, perché la<br />

storia non è soltanto presente del passato, contemporaneità permanente della<br />

vita, ma <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong>alettico, eloquenza del ‘vissuto’. Publio Cornelio Tacito,<br />

che sicuramente può considerarsi uno dei più gran<strong>di</strong> storici dell’antichità,<br />

nel Dialogus de oratoribus sottolinea il legame profondo che unisce la storia<br />

all’eloquenza alle vicissitu<strong>di</strong>ni della democrazia, perché il fiorire dell’eloquenza<br />

5 napolitano 1930, pp. iX-X.<br />

6 napolitano 1934, p. 32.<br />

186


testimonia l’affermazione <strong>di</strong> un principio <strong>di</strong> libertà come terreno fertile della<br />

comprensione critica <strong>di</strong> tutte le questioni politiche e sociali che caratterizzano<br />

una determinata epoca storica e i comportamenti etici e civili delle classi<br />

<strong>di</strong>rigenti. Un esempio straor<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> eloquenza capace <strong>di</strong> interferire<br />

<strong>di</strong>aletticamente con la filosofia della politica, in<strong>di</strong>pendentemente dagli apparati<br />

esteriori dello Stato, fu certamente Gennaro Marciano, i cui «stu<strong>di</strong> sul Nuovo<br />

co<strong>di</strong>ce penale (Iovene, 1932), non aspirano a portar meri contributi dottrinari<br />

e scientifici a una scienza fuori della vita, ma s’inseriscono nella vita pratica del<br />

<strong>di</strong>ritto come la più sagace e intelligente guida» 7 . Napolitano seppe sempre far<br />

tesoro dei valori trasmessi da un simile maestro e seppe arricchire la sua cultura<br />

e il suo stile <strong>di</strong> oratore e <strong>di</strong> giurista. Fu sempre contrario ai compromessi e non<br />

venne mai a patti con la parte demagogica e parolaia della politica imperante<br />

nella fase più ambigua e retriva del fascismo, riven<strong>di</strong>cando con onestà la<br />

propria autonomia <strong>di</strong> uomo <strong>di</strong> pensiero e <strong>di</strong> avvocato integerrimo, creativo<br />

e in<strong>di</strong>pendente. L’intellettuale e il giurista sapeva comprendere il cuore <strong>degli</strong><br />

uomini e trasmettere i propri sentimenti con la sensibilità del poeta e con<br />

l’umanità <strong>di</strong> chi sa dare un contributo alla sua patria <strong>di</strong>fendendo la propria<br />

libertà e tutelando i propri figli e tutta la sua famiglia. L’amore e la tenerezza<br />

<strong>di</strong> un padre si esprime in tanti mo<strong>di</strong> e in tutti i momenti della vita, sia in<br />

epoca <strong>di</strong> pace che in epoca <strong>di</strong> guerra. Delicati e profon<strong>di</strong> sono i sentimenti che<br />

traspaiono dalla lirica de<strong>di</strong>cata ai figli Massimo e Giorgio in Illusione <strong>di</strong> eterno.<br />

Nella gioia <strong>di</strong> stringerli,<br />

ora, èccomi fatto <strong>di</strong>verso:<br />

stanco d’aver finito,<br />

sono pronto a ricominciare,<br />

pur <strong>di</strong> vederli giocare<br />

e portar loro ogni giorno<br />

con un giocattolo una nuova<br />

immagine dell’universo.<br />

La guerra offende i sentimenti umani della vita, ma non può <strong>di</strong>struggere<br />

il valore dell’esistenza. La fase più cruenta e decadente del nazifascismo<br />

farà avvertire in Italia e in Europa le ombre, i <strong>di</strong>sagi, i rumori e le trage<strong>di</strong>e<br />

che porteranno al Secondo Conflitto Mon<strong>di</strong>ale, tra i morsi della fame che<br />

attanaglia moltitu<strong>di</strong>ni povere e famiglie abbandonate a se stesse. Il poeta è<br />

triste e osserva anche in città la solitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong>sperata e affranta <strong>di</strong> tante madri<br />

e <strong>di</strong> figli che vivono su strade <strong>di</strong>ssestate e deserte. Allora scrive versi che si<br />

7 napolitano 1935, p. 45.<br />

187


ivolgono a Dio con espressioni e accenti <strong>di</strong> cupo sconforto 8 .<br />

Perché Id<strong>di</strong>o permette<br />

che vi siano<br />

tanti poveri?<br />

Che gente affanni,<br />

legata a un cencio <strong>di</strong> vita<br />

che non sa buttare<br />

dal frusto solamente<br />

<strong>di</strong> un tozzo <strong>di</strong> pane<br />

accattato alle porte?<br />

E che<br />

nell’ora che la mensa si sparecchia<br />

nel tepor delle case<br />

contratti dal gelo<br />

stazionino<br />

alla porta <strong>di</strong> strada,<br />

a <strong>di</strong>viderne<br />

con avi<strong>di</strong>tà commovente<br />

senza litigio<br />

miseri avanzi,<br />

una giovane mamma<br />

già vecchia<br />

e i suoi bambini<br />

già adulti<br />

nel volto squallido e cavo?<br />

L’intensità drammatica e l’imme<strong>di</strong>atezza comunicativa <strong>di</strong> una poesia<br />

così ricca <strong>di</strong> dolore e <strong>di</strong> rabbia fa pensare al poeta nigeriano Ken Saro-Wiwa<br />

(1941-95), che denunciava con forza lo sfruttamento selvaggio, le ingiustizie<br />

e la fame dei poveri in un mondo <strong>di</strong>sumano, dominato dall’egoismo e dalla<br />

corruzione. La famiglia Napolitano, come tante altre, dovette affrontare gravi<br />

<strong>di</strong>sagi durante la Seconda Guerra Mon<strong>di</strong>ale allorché si spostò tra Napoli,<br />

Padova e Capri. Giovanni seppe <strong>di</strong>mostrare il coraggio e la propria <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong><br />

uomo, padre e marito, affrontando le <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> una situazione drammatica<br />

con la virtù del lavoro e la coscienza morale, esistenziale del <strong>di</strong>ritto. D’altra<br />

parte, Capri era nell’occhio del ciclone e si temeva che la bella isola venisse<br />

conquistata con un blitz a sorpresa dagli Angloamericani o che se ne volesse<br />

8 napolitano 1935, pp. 71-72.<br />

188


fare l’estremo baluardo della <strong>di</strong>fesa <strong>di</strong> Napoli 9 . Il Nostro, al quale non<br />

mancava il senso dell’umorismo, trovava conforto nella dolcezza della poesia,<br />

dell’arte e <strong>di</strong> tutto ciò che eleva lo spirito e rende più dolce l’armonia del ‘bello’<br />

nelle profon<strong>di</strong>tà della coscienza umana. Frequentava amici e intellettuali <strong>di</strong><br />

straor<strong>di</strong>naria intelligenza, come Gherardo Marone, che nel 1919 gli aveva<br />

pubblicato un’opera dal titolo Volontà <strong>di</strong> vivere; si tratta <strong>di</strong> uno dei libri più<br />

seri e più umani sul Primo Conflitto Mon<strong>di</strong>ale, perché mette a nudo, con<br />

una luci<strong>di</strong>tà amara e sconvolgente gli orrori e le miserie morali della guerra.<br />

Giovanni Napolitano scriveva saggi e libri <strong>di</strong> poesia, ma, a mio giu<strong>di</strong>zio, il<br />

libro suo più bello e affascinante è, senza dubbio, Arte e artisti della parola,<br />

pubblicato nel 1940 e poi ristampato nel 1954 10 . In quel volume la dolcezza<br />

della parola si salda con l’armonia della poesia, come quando l’oratore rievoca<br />

la figura possente e lapidaria <strong>di</strong> Giovanni Porzio, principe del foro napoletano<br />

e maestro <strong>di</strong> virtù civili, in una sintesi <strong>di</strong> acume critico e <strong>di</strong> eleganza espressiva<br />

del libero pensiero. Ripercorriamone alcuni momenti!<br />

«In Giovanni Porzio - afferma Giovanni Napolitano - «parola e voce s’identificano. Perciò<br />

questa parola non potrà mai rivivere priva della sua voce, che nella spoglia delle sillabe incarna<br />

istinti e forze elementari della vita e soffia un’anima sino a farne una musica <strong>di</strong> sovrana pur<br />

se effimera bellezza [...]. I suoi accenti hanno la potenza delle forze cosmiche: non accenti<br />

<strong>di</strong> dolore e <strong>di</strong> gioia, che sono espressioni normali della vita, ma quelli che vibrano alle ra<strong>di</strong>ci<br />

insieme intricate e confuse dell’uomo e della terra: lo schianto, il raccapriccio, l’in<strong>di</strong>gnazione,<br />

l’orrore, il terrore, che sono turbe e parossismi della sensibilità umana e parimenti collere<br />

incontenibili della natura, nel cui possente intreccio si ritrovano e confondono l’uomo e la<br />

terra, il signore e trasfiguratore della materia e l’universo che, davanti al mistero dei propri<br />

moti improvvisi e sconvolgenti, deride pavida e genuflessa ogni sorta <strong>di</strong> sovranità terrena [...].<br />

Verrebbe perciò vaghezza <strong>di</strong> domandarsi talvolta perché Amleto entra in tutte le sue gran<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>scussioni, se non avvertissimo ch’è lo spirito, col quale il poeta <strong>di</strong> tutti i tempi e fuori ogni<br />

tempo ha saputo ha saputo animare una oscura cronaca danese, trage<strong>di</strong>a dell’inquietu<strong>di</strong>ne e<br />

dell’annientamento [...] Noi cre<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> assegnare un torto e una ragione, e <strong>di</strong> poter separare<br />

il buono dal cattivo, e <strong>di</strong>stinguere il probo dal reprobo, secondo quelle esterne regole che<br />

sono il meccanismo della legge scritta: e la vera legge ignoriamo, ch’è quella della nostra<br />

lacrimevolissima insufficienza a <strong>di</strong>rimere i conflitti che nascono dal fondo della vita e ne<br />

rappresentano la stessa causa del moto perenne e sempre mutevole» 11 .<br />

La profon<strong>di</strong>tà psicologica del pensiero giuri<strong>di</strong>co e la luci<strong>di</strong>tà semantica della<br />

parola, che spiega e analizza criticamente i fatti, trovano nello stile e nella forma<br />

9 lEonE dE andrEis 2007, p. 45, nota 25.<br />

10 napolitano 1940; napolitano 1954.<br />

11 napolitano 1935, pp. 49, 85.<br />

189


del linguaggio le ragioni <strong>di</strong> una costante riflessione che s’illumina attraverso<br />

le emozioni <strong>di</strong> una pòiesis, intesa non come astratta malinconia dell’anima, ma<br />

come indagine che esplora e sente le contrad<strong>di</strong>zioni dell’intelletto umano e<br />

il bisogno <strong>di</strong> verità che trascende i limiti apparenti del tempo e della storia.<br />

È naturale, quin<strong>di</strong>, che Giovanni Napolitano, oltre che essere un valente<br />

avvocato, fosse anche e prima <strong>di</strong> tutto un poeta, un innamorato della giustizia<br />

e un interprete originale del <strong>di</strong>ritto. Comunemente si crede che il <strong>di</strong>ritto<br />

mal si armonizzi con la poesia, ma nella storia della giurisprudenza non<br />

mancano esempi che attestano il contrario, soprattutto nelle terre solari del<br />

nostro Mezzogiorno in cui la poesia, fin dai tempi <strong>di</strong> Archìta, <strong>di</strong> Gorgia e <strong>di</strong><br />

Parmenide, fino a Pirandello, quando la ispirazione dell’arte fa comprendere<br />

le aspre e complesse ra<strong>di</strong>ci dell’umana esistenza e le occulte vicissitu<strong>di</strong>ni del<br />

tempo che passa e della vita che scorre come un fiume che abbraccia la <strong>di</strong>stesa<br />

<strong>di</strong> un infinito mare. Giovanni Napolitano avvertì sempre il fascino della<br />

poesia come sottofondo e premessa dello stu<strong>di</strong>o dei comportamenti e <strong>degli</strong><br />

atti che esprimono il bisogno in<strong>di</strong>viduale e universale della libertà e dell’amore,<br />

della giustizia e del lavoro, <strong>di</strong> una sana e onesta società civile in cui ognuno<br />

possa essere se stesso, in<strong>di</strong>pendentemente dalle maschere convenzionali che<br />

riducono spesso l’uomo ad essere «uno, nessuno e centomila». Una delle<br />

poesie più belle scritte dal Nostro fu composta per un suo amico, anch’egli<br />

poeta, avvocato e giurista, Alfredo Catapano. Nel <strong>di</strong>fendere una ragazza che<br />

aveva ucciso il proprio seduttore ed era caduta in uno stato <strong>di</strong> <strong>di</strong>sperazione<br />

e <strong>di</strong> penoso avvilimento, Catapano rivelò le doti originali <strong>di</strong> avvocato e <strong>di</strong><br />

giurista, suscitando molti consensi, anche se la stampa non fu generosa con lui<br />

e la stessa Matilde Serao usò espressioni ironiche e pungenti. Catapano morì<br />

suicida il 28 febbraio 1927: in quell’occasione Giovanni Napolitano gli de<strong>di</strong>cò<br />

la poesia Illusione <strong>di</strong> eterno 12 .<br />

Sì, occorre per reggere<br />

alla forza del mondo<br />

per non soccombere<br />

sotto il peso<br />

visivo<br />

dei cieli<br />

della terra e del mare,<br />

Occorre questa<br />

<strong>di</strong>vina illusione<br />

<strong>di</strong> eterno.<br />

Viver bisogna<br />

12 napolitano 1935, p. 85.<br />

190


come se mai<br />

si dovesse morire.<br />

e contrastarsi<br />

e straziarsi<br />

lungo tutto il cammino,<br />

come se fra cent’anni<br />

ci si dovesse,<br />

sulle medesime strade,<br />

contrastare e straziare.<br />

Pur vi saremo,<br />

sulle medesime strade.<br />

A ogni fermata<br />

è il cambio.<br />

La vita sta lì,<br />

invisibile,<br />

unica eterna,<br />

a rinforzare e crescere le file<br />

che la morte mutila e falcia.<br />

Sono versi che rivelano una sensibilità intensa e una forza espressiva che<br />

oltrepassa i confini della terra e del mare, per immergersi, intatta e pura, nelle<br />

profon<strong>di</strong>tà abissali della vita, una vita invisibile, unica, eterna, in cui gli eventi<br />

particolari assumono i connotati, <strong>di</strong> una <strong>di</strong>vina illusione <strong>di</strong> eterno. La poesia<br />

<strong>di</strong> Giovanni Napolitano ha in sé la saggezza dell’esperienza, che è propria<br />

<strong>di</strong> un giurista, e la dolcezza sentimentale, spirituale, esistenziale e lirica, che<br />

costituisce la purezza interiore <strong>di</strong> un poeta. Chi ha la fortuna <strong>di</strong> leggere<br />

i versi prova una commozione piena <strong>di</strong> palpiti, in un’aura sacra, <strong>di</strong> pura e<br />

solare bellezza. Un’ampia riprova <strong>di</strong> queste considerazioni si può verificare<br />

considerando l’ampiezza e lo spessore della sua molteplice e multiforme<br />

produzione poetica, che non è vasta sul piano meramente quantitativo, ma su<br />

quello dell’intensità lirica e dell’acume antropologico e artistico, come nelle<br />

raccolte Le femmine (1906), L’abisso e la vetta (1912) e Il fiume invisibile (1924),<br />

in cui affiorano tanti ricor<strong>di</strong> e la vita si compone e si scompone in ritmi<br />

lenti e soavi, ma forti e duraturi. La parola <strong>di</strong>venta luce e trasmette il valore<br />

<strong>di</strong>vino della vita e della libertà. Giovanni Napolitano avvertiva fortemente la<br />

missione sociale dell’avvocato con passione e con lucida e serena convinzione.<br />

Aveva un cuore sincero e nei processi si poneva sempre nella con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

descrivere e analizzare onestamente i fatti, trasmettendo ai giu<strong>di</strong>ci le emozioni<br />

del suo cuore e le convinzioni elaborate dalla sua mente analitica e dalla<br />

cultura giuri<strong>di</strong>ca che svolgeva la funzione <strong>di</strong> coscienza etica e morale. Credeva<br />

nella giustizia come esigenza <strong>di</strong> libertà e <strong>di</strong>sciplina del carattere dell’in<strong>di</strong>viduo<br />

191


e della convivenza civile tra gli uomini. La migliore definizione dello stile<br />

espressivo, dell’intelligenza critica e del linguaggio oratorio <strong>di</strong> Napolitano è<br />

quella dell’insigne avvocato e giurista Francesco Saverio Siniscalchi, oratore<br />

veemente nel <strong>di</strong>scorso ed elegante nello stile, quando, nell’introdurre il Discorso<br />

pronunziato la sera del 22 agosto 1930 nella sala del Littorio del Comune <strong>di</strong> Nola,<br />

afferma che il Nostro «è un febbrile scavatore della propria anima e interroga<br />

il volto profondo della vita e ascolta solo le voci che conducono alle interiori<br />

intuizioni dell’infinito» 13 . È lo stesso Napolitano a darci il ritratto della sua<br />

complessa personalità interiore: «Vorrei saper parlare con assoluta umiltà<br />

e con accento così lieve da consentirvi <strong>di</strong> cogliere non la risonanza <strong>di</strong> una<br />

voce umana, né il peso corporeo della mia parola, ma la sola vibrazione dei<br />

pensieri» 14 . L’uomo interiore è quasi cancellato dalla guerra, soprattutto quando<br />

essa assume i connotati aberranti dell’annientamento e della <strong>di</strong>struzione<br />

dell’in<strong>di</strong>viduo, soffocando la giovinezza e deprimendo lo spirito dell’amore e<br />

della libertà.<br />

Per ricordare il capitano <strong>di</strong> fanteria, Mario De Sena, morto sulle montagne<br />

del Carso, a trentadue anni, nel 1917, Napolitano ci fa sentire i palpiti<br />

segreti del suo cuore ed esalta l’in<strong>di</strong>viduo, visto dentro la sua anima e dentro<br />

l’universo, dentro «un’anima che muove le montagne e trasfigura la materia» 15 .<br />

In un’epoca in cui manca il coraggio <strong>di</strong> volere veramente pensare e costruire<br />

nella realtà quoti<strong>di</strong>ana della vita qualcosa <strong>di</strong> nuovo, è bello poter leggere ciò<br />

che il Nostro scrisse nel 1947 sul processo Brasillach:<br />

«Il processo si svolse non in un <strong>di</strong>battito giu<strong>di</strong>ziario, come inteso e realizzato comunemente.<br />

Si pensa al processo <strong>di</strong> Socrate, al processo <strong>di</strong> Gesù, all’urto storico <strong>di</strong> resistenze ideali, nel<br />

quale il giu<strong>di</strong>ce e l’accusatore restano sempre su un piano <strong>di</strong> spaventosa sor<strong>di</strong>tà e decrepitezza,<br />

perché la materia del <strong>di</strong>battito sfugge dalla loro bilancia, non è possibile oggetto della loro<br />

piccola misura e confonde essi stessi uomini presunti liberi e giu<strong>di</strong>ci obbligati. Si svolse non<br />

un processo ma un dramma in cui l’imputato – con la statura mentale <strong>di</strong> Brasillach – ha una<br />

parte che lo colloca all’altezza dello storico e del moralista contro le contestazioni del suo<br />

giu<strong>di</strong>ce. L’interrogatorio è il centro focale del processo» 16 .<br />

Quando Napolitano scriveva queste pagine, Brasillach era morto<br />

tragicamente, davanti a un plotone d’esecuzione, in Francia, all’età <strong>di</strong> 36 anni,<br />

per essere coerente con le sue idee e non tra<strong>di</strong>re la sua coscienza, per essere<br />

fino in fondo un uomo che non inganna e non svende la sua <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> uomo<br />

13 napolitano 1932, pp. 241-242.<br />

14 napolitano 1932, p. 243.<br />

15 napolitano 1954.<br />

16 napolitano 1947, pp. 8-9.<br />

192


<strong>di</strong> pensiero, giornalista, poeta e critico <strong>di</strong> letteratura, <strong>di</strong> teatro, <strong>di</strong> cinema e<br />

<strong>di</strong> ogni forma <strong>di</strong> arte, accettando serenamente la morte perché ama la vita<br />

per quello che essa è, senza retorica astratta e senza convenzionalismi ipocriti<br />

e banali. Molti intellettuali e scrittori, come Paul Valèry e Albert Camus,<br />

chiedono con un manifesto che Brasillach possa ottenere la grazia, ma De<br />

Gaulle è irremovibile, insensibile, caparbio. Napolitano, da uomo libero,<br />

giurista, avvocato, scrittore e poeta sensibile al dramma <strong>di</strong> una vita spezzata in<br />

maniera brutale e violenta, comprende sapientemente le contrad<strong>di</strong>zioni della<br />

guerra e sente il dolore <strong>di</strong> una giovane vita che si spezza, mentre il mondo<br />

risorge faticosamente dalle macerie della Seconda Guerra Mon<strong>di</strong>ale. Si rende<br />

conto che gli adattabili, i furbi e i <strong>di</strong>sonesti sfruttano i vantaggi del dopoguerra<br />

lasciando irrisolte le contrad<strong>di</strong>zioni e i problemi esistenziali <strong>di</strong> una società che<br />

trascura i bisogni dell’anima e svaluta il sentimento dell’onestà e l’amore della<br />

verità con il culto della ricchezza ad ogni costo e del consumismo capitalistico<br />

selvaggio che genera conflitti e <strong>di</strong>sumanizza l’essere dell’uomo. Nelle pagine<br />

sul processo Brasillach, Napolitano esamina gli eventi con l’animo sereno del<br />

filosofo e l’autentica passione del poeta che dà forza e calore all’avvocato e al<br />

giurista che <strong>di</strong>viene storico e saggista, filologo e cronista. Infatti egli conosce<br />

il linguaggio <strong>degli</strong> uomini in pace e <strong>degli</strong> uomini in guerra e dona all’umanità<br />

tesori <strong>di</strong> indagine e <strong>di</strong> comprensione <strong>degli</strong> intimi moti del cuore negli in<strong>di</strong>vidui<br />

e nelle masse, descrivendo una comune volontà <strong>di</strong> vivere, che assimila la rabbia<br />

del tempo, suscitando urti e passioni, clamori <strong>di</strong> pace e sussurri <strong>di</strong> guerra, <strong>di</strong><br />

sofferenza e d’amore. Ecco cosa scrive.<br />

«Tutto soffersero coloro che fecero la guerra, tutto sacrificarono, ma i sopravviventi hanno<br />

ere<strong>di</strong>tato un senso nuovo della vita, e la loro anima è stata come ritrovata, e la loro esistenza ha<br />

acquistato un valore inau<strong>di</strong>to, perché la lor memoria visiva si <strong>di</strong>schiuse sopra angoli ed aspetti,<br />

che un giorno non apparvero o furono trascurabili, e ai quali la guerra conferì un rilievo e una<br />

luce singolari [...]. Alle innumerevoli legioni combattenti, in cui fu gettato il fiore più vivo della<br />

vita umana - tutta quanta la giovinezza, anche quella prossima a decadere - furono riservate<br />

soltanto le manifestazioni estemporanee ed ingannevoli della folla, chiamata a plau<strong>di</strong>re nei<br />

solenni atti e momenti che la vita ufficiale delle nazioni inserisce nella monotona implacabile<br />

serie dei giorni me<strong>di</strong>ocri» 17 .<br />

Il lettore sente che in queste considerazioni è espressa la profonda<br />

<strong>di</strong>sumanità della guerra, gli inganni che essa suscita e gli effetti corrosivi e<br />

<strong>di</strong>sonesti che produce. La guerra talvolta fa nascere impulsi attraenti e suggestivi<br />

che spingono l’animo dei giovani a sognare, ma poi al sogno inevitabilmente<br />

si sostituiscono la solitu<strong>di</strong>ne e la morte. Si vive nell’incertezza del domani<br />

17 napolitano 1947, p. 15.<br />

193


e i problemi economici, politici e sociali <strong>di</strong>ventano drammatici: «L’ozio,<br />

cui durante la guerra furono obbligate le moltitu<strong>di</strong>ni giovanili più operose,<br />

insieme col cuneo del pericolo, <strong>di</strong>ssotterrò dalla loro intimità profonda le<br />

riserve della contemplazione» 18 . Anche il concetto del lavoro perde la propria<br />

compostezza ideale e il senso umano della produzione <strong>di</strong> ricchezza, perché<br />

affiora la stanchezza morale e il <strong>di</strong>singanno. L’umanità «si arrende all’illusione<br />

che la sua definitiva quiete torni col predominio <strong>di</strong> una classe sull’altra, con la<br />

sostituzione <strong>di</strong> un regime ad un altro, con una nuova sistemazione delle attività<br />

sociali, con una <strong>di</strong>sciplina nuova dei salari e della produzione, e, all’indomani del<br />

conseguimento <strong>di</strong> tali successi, essa trova che il <strong>di</strong>sagio perdura. Tale delusione<br />

è unicamente dovuta al <strong>di</strong>fetto <strong>di</strong> visione delle cause. Occorre persuadersi che<br />

solo il lavoro rende tollerabile la vita, e le toglie quel carattere <strong>di</strong> precarietà<br />

che ci soverchia angosciosamente» 19 . È una pagina <strong>di</strong> sorprendente attualità,<br />

perché l’Autore mostra <strong>di</strong> conoscere la psicologia della guerra e la forza del<br />

lavoro come mezzo <strong>di</strong> elevazione spirituale e <strong>di</strong> equilibrio etico e sociale. La<br />

guerra spezza la connessione esistenziale che unisce il pensiero della pace come<br />

bisogno dello spirito e l’esigenza del lavoro come centro vitale della prassi e<br />

fondamento della libertà nell’atto del pensiero. La ragione, il sentimento del<br />

‘bello’ e il lavoro fanno parte della sostanza vera della vita, in una connessione<br />

inalienabile, infinita. Anche il paesaggio rispecchia la memoria del tempo, i<br />

ricor<strong>di</strong> e la storia del mondo, come nella poesia Una sera a Domicella 20 .<br />

Gruppo <strong>di</strong> scarni profili,<br />

che un gramo fanale accenna<br />

ne l’ombra; immani gli spettri<br />

de le campagne; tagliente<br />

su l’orizzonte una linea<br />

<strong>di</strong> colli; piccole stelle<br />

qua e là come sopra un’antenna<br />

accese e smarrite nel cielo.<br />

Le vicissitu<strong>di</strong>ni dell’umanità trovano nella natura il profilo esistenziale del<br />

tempo. Anche le stelle sembrano smarrite nel cielo, in attesa <strong>di</strong> un nuovo<br />

domani, tra tante incertezze e un tempo che porta lontano. È come un<br />

fiume invisibile, una illusione <strong>di</strong> eterno, tra gioie e dolori, speranze deluse<br />

e canti d’amore. La guerra attraversa le montagne e il poeta osserva Asiago,<br />

che gli scontri e le rovine hanno ridotto ad ‘una città morta’: «Vedevo i vetri<br />

18 napolitano 1928, pp. 2-3<br />

19 napolitano 1928, pp. 141-142.<br />

20 napolitano 1924, p. 71.<br />

194


superstiti delle sue case brillare, il suo alto campanile aderto nel sole, le sue<br />

strade desolate: dall’alto, nel fulgore della luce, non appariva il dettaglio delle<br />

tristezze pro<strong>di</strong>gatele dalla guerra. E in quella città, solitario nido umano<br />

accovacciato entro il viluppo montano così <strong>di</strong>scontinuo, aspro e magnifico,<br />

pareva che dovessero, in quell’ora quasi tepida tutta sfavillante <strong>di</strong> sole, girare<br />

ancora per le sue strade la sua umanità oziosa, e lavorare <strong>di</strong>etro i vetri delle sue<br />

finestre le buone giovinette ricurve sulle umili opere casalinghe» 21 . Immagini<br />

e realtà acquistano in queste pagine le tonalità variegate e complesse <strong>di</strong> una<br />

lotta per l’esistenza che <strong>di</strong>venta aspra, <strong>di</strong>fficile, senza però soffocare la volontà<br />

<strong>di</strong> vivere e il bisogno <strong>di</strong> dare senso e respiro alla libertà del lavoro, in un clima<br />

<strong>di</strong> compostezza serena. Lo stato <strong>di</strong> guerra non offusca i valori dell’anima,<br />

perché la vita continua, anche se la burocrazia civile e militare, «ingigantitasi<br />

a cagion dei vasti bisogni dello stato <strong>di</strong> guerra» 22 , tende alla definizione delle<br />

statistiche e del numero esatto dei morti e dei feriti, piuttosto che a capire i<br />

danni morali e la desolazione struggente che la guerra <strong>di</strong>ffonde. La guerra<br />

non è soltanto arretramento culturale e barbarie, involuzione e regresso della<br />

civiltà, ma anche e soprattutto svilimento morale dell’essere umano e della<br />

creatività sociale e spirituale della mente, in un’atmosfera <strong>di</strong> solitu<strong>di</strong>ne e dolore,<br />

<strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne e caos. Napolitano sa descrivere magistralmente la stanchezza,<br />

l’avvilimento e lo sconforto prodotti dalla guerra, ma sa esortare alla speranza,<br />

perché crede nelle potenzialità dell’intelletto umano. In particolare sa misurare<br />

criticamente il rapporto tra lavoro e libertà, sapendo bene che il lavoro è il<br />

fondamento della libertà. La guerra guasta e corrompe il senso del lavoro, il<br />

bene della pace e l’equilibrio necessario tra i popoli e i governi, il lavoro del<br />

singolo in<strong>di</strong>viduo e la ricchezza delle singole nazioni. Solo la pace è libertà,<br />

perché solo vivendo in pace si possono costruire sistemi <strong>di</strong> governo utili<br />

al bene universale dell’umanità. La guerra annulla le conquiste del lavoro e<br />

<strong>di</strong>ffonde povertà. Leggendo le pagine che Napolitano ha scritto sulla guerra,<br />

ho capito veramente che il lavoro, sostenuto dalla pace, può essere fonte<br />

<strong>di</strong> benessere per tutti e ho pensato al recente volume <strong>di</strong> Marco Panara, La<br />

malattia dell’Occidente 23 , in cui l’Autore mette in relazione lo sca<strong>di</strong>mento del<br />

valore umano del lavoro e il <strong>di</strong>ffondersi della precarietà come sfruttamento e<br />

impoverimento delle umane facoltà nella <strong>di</strong>latazione pulviscolare delle singole<br />

occupazioni nello spazio globale del profitto. Allo stesso modo, sia pure in<br />

termini espressivi <strong>di</strong>versi, Napolitano, nelle pagine già citate, sottolinea che<br />

solo il lavoro rende tollerabile la vita togliendole quel carattere <strong>di</strong> precarietà<br />

che ci soverchia angosciosamente. A <strong>di</strong>fferenza, però, <strong>di</strong> Panara, il Nostro<br />

21 napolitano 1919, pp. 32-33.<br />

22 napolitano 1919, p. 39<br />

23 panara 2010.<br />

195


analizza la con<strong>di</strong>zione storica dell’uomo nei vari momenti della psicologia del<br />

lavoro come modo <strong>di</strong> essere dell’uomo.<br />

3.3. Il saggista<br />

Lo stesso rigore critico e la stessa umanità Napolitano pone nell’analisi<br />

dei rapporti tra l’arte, la morale e l’educazione sociale alla vita nel saggio<br />

L’amante <strong>di</strong> lady Chatterley o del pudore 24 , esaminando scrupolosamente il celebre<br />

romanzo <strong>di</strong> David Herbert Lawrence. Quel che sorprende maggiormente nel<br />

libro <strong>di</strong> Napolitano è la sua capacità <strong>di</strong> considerare la semantica letteraria, il<br />

significato profondo del testo letterario coniugando <strong>di</strong>aletticamente la libertà<br />

creativa dell’artista e il senso estetico dell’arte come rappresentazione della<br />

vita e sintesi <strong>di</strong> valori umani, in<strong>di</strong>pendentemente da giu<strong>di</strong>zi etici astratti, senza<br />

però oltrepassare i confini della sanità morale della mente e della <strong>di</strong>gnità<br />

poetica dell’arte. Si sente la luci<strong>di</strong>tà del critico che ha stu<strong>di</strong>ato l’estetica <strong>di</strong><br />

Benedetto Croce, la storia della letteratura <strong>di</strong> Francesco De Sanctis e le opere<br />

<strong>di</strong> Francesco Flora, opponendosi a certe affermazioni <strong>di</strong> Alberto Moravia<br />

sui rapporti tra valori etici e contenuti estetici dell’arte e della vita universale<br />

del pensiero. Coerentemente con i suoi valori ideali dello spirito, Napolitano,<br />

in sintonia con Croce, afferma che «la con<strong>di</strong>zione prima dell’arte è la sua<br />

libertà da ogni con<strong>di</strong>zione, la sua in<strong>di</strong>pendenza da ogni valore pratico» 25 . E<br />

poi aggiunge che «lo stesso autore determina perspicuamente il concetto<br />

dell’autonomia dell’arte, nel senso che essa riguarda l’intuizione o espressione<br />

interna dell’artista, il suo mondo <strong>di</strong> immagini, la sua rappresentazione mentale,<br />

cioè un’arte non comunicata o ad<strong>di</strong>rittura non espressa in quella materialità<br />

che ne costituisce il mezzo esterno o la rappresentazione fisica» 26 .<br />

Ciò che sorprende maggiormente, al <strong>di</strong> là del giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> valore che<br />

riguarda l’autonomia dell’arte rispetto alla morale, è l’acume critico-letterario<br />

<strong>di</strong> Napolitano, che è informato sui problemi estetici e sugli stu<strong>di</strong> che si sono<br />

succeduti nel tempo, in un <strong>di</strong>battito che ancora oggi, nel Terzo Millennio<br />

impegnano la ricerca storiografica e semantica sul valore dell’arte come<br />

ispirazione fantastica e rappresentazione <strong>di</strong> emozioni e sentimenti, visioni<br />

del mondo e filosofie dell’esperienza. Assumendo la poetica manzoniana<br />

come punto <strong>di</strong> partenza delle sue ricerche, Napolitano fa riferimento a Leone<br />

Tolstoi, ad Enrico Panzacchi, ad Antonio Fogazzaro, affrontando la questione<br />

dell’essenza più profonda dell’arte come sintesi estetica <strong>di</strong> forma e contenuto,<br />

24 napolitano 1948.<br />

25 napolitano 1948, p. 17<br />

26 napolitano 1948, p. 17.<br />

196


libertà e necessità, comprensione del mondo ed esperienza singolare e<br />

irripetibile <strong>di</strong> uno scrittore, poeta, pittore, romanziere o musicista. Per queste<br />

ragioni, secondo Napolitano, «quale che sia lo strumento o il mezzo, dalla<br />

sorda pietra alla nota musicale, dal bronzo alla scrittura e al <strong>di</strong>pinto, l’arte<br />

è l’espressione più alta e gradevole dello spirito che, senza proporselo e<br />

ignorandolo, sod<strong>di</strong>sfa l’umana sete <strong>di</strong> vita nella lotta contro e oltre la morte» 27 .<br />

La vera arte è liberamente rivolta alla celebrazione della vita, ma non rinuncia<br />

mai alla purezza dell’espressione per attrarre la morbosità <strong>di</strong> chi legge un<br />

romanzo o una poesia o ammira un quadro, perché comunicare emozioni<br />

non è mai perdere <strong>di</strong> vista la bellezza come armonia dell’anima e libertà della<br />

ragione, dei sensi e dell’intelletto. Un’opera d’arte non va banalmente censurata,<br />

ma, per essere concretamente libera, non può esserlo in senso deteriore. Il<br />

romanzo <strong>di</strong> Lawrence perde il suo valore autentico proprio quando degenera<br />

nella morbosità che impoverisce l’ispirazione del sentimento e la luci<strong>di</strong>tà della<br />

ragione. Lawrence, infatti, pubblicò privatamente L’amante <strong>di</strong> lady Chatterley,<br />

perché non riusciva a trovare un e<strong>di</strong>tore e non riusciva a presentare in modo<br />

adeguato la sua opera, non perché non avesse pregi artistici, ma perché il<br />

suo intimo equilibrio era precario, sia per l’atteggiamento narrativo che per<br />

la sincerità d’ispirazione. La tematica del ‘pudore’, d’altra parte, implica<br />

considerazioni giuri<strong>di</strong>che e morali che Napolitano affronta con serenità<br />

critica e lungimiranza etica e letteraria. Infatti egli considera che l’erotismo <strong>di</strong><br />

Lawrence si concentra nella famosa pagina del connubio <strong>di</strong> Connie e Clifford,<br />

i due amanti, nel bosco, nu<strong>di</strong> sotto la pioggia torrenziale, quando l’autore<br />

trasforma il delirio della sua sessualità in una rappresentazione mentale <strong>di</strong><br />

pulsioni ossessive. Il giu<strong>di</strong>zio sul valore del libro non può essere in<strong>di</strong>fferente<br />

alla psicologia della morbosità sessuale, per cui il lettore ha <strong>di</strong>fficoltà a capire<br />

il senso oscuro del delirio. Il senso vero del pudore non sta in un giu<strong>di</strong>zio<br />

astratto, ma in una valutazione serena del racconto. L’aspetto negativo del<br />

romanzo è che manca il senso del limite, il rigore e l’equilibrio dell’artista in<br />

termini <strong>di</strong> compostezza interiore e <strong>di</strong> impostazione del linguaggio. Anche sul<br />

piano etico, giuri<strong>di</strong>co e morale, è l’armonia del ‘bello’ che fa <strong>di</strong> un’opera il<br />

contenuto e l’espressione della libertà come proiezione dell’io nell’orizzonte<br />

della creatività e del go<strong>di</strong>mento sensibile e concreto dello spirito. Realismo e<br />

idealismo sono sempre presenti nelle considerazioni critiche <strong>di</strong> Napolitano, che<br />

mostra sempre una gradevole aderenza etica e civile, estetica e artistica ai temi<br />

che tratta. Sa essere poeta, scrittore, giurista e filosofo dell’arte assimilando<br />

da Manzoni la concretezza espositiva dello storico e del narratore, da Croce<br />

la ‘<strong>di</strong>alettica dei <strong>di</strong>stinti’ e la visione del pensiero come razionalità immanente<br />

della vita, senza però essere mai ripetitore <strong>di</strong> formule astratte o <strong>di</strong> inganni<br />

27 napolitano 1948, p. 20.<br />

197


etorici vani e senza senso.<br />

Leggere i suoi libri è stato per me un piacere, una scoperta, una fortuna,<br />

perché da lui ho imparato che scrivere è pensare e me<strong>di</strong>tare sulla vita, perché<br />

il tempio del cervello non può fare a meno dell’officina dei sensi. Il mondo<br />

è la realtà dell’essere pensiero, perché nessun pensiero prescinde mai dalla<br />

realtà. L’uomo è solo una particella <strong>di</strong> materia vivente, ma porta in sé un<br />

percorso che non avrà mai fine. La luce del pensiero e la forza dell’amore<br />

possono cambiare il mondo. Giovanni Napolitano ci credeva, perché era un<br />

avvocato, un poeta e un giurista <strong>di</strong> grande valore, aperto ai contenuti sociali del<br />

progresso e della libertà. La sua <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>no era lo sfondo esistenziale<br />

dei suoi stu<strong>di</strong> e delle lunghe notti trascorse sui testi più aggiornati e più chiari<br />

della giurisprudenza e del <strong>di</strong>ritto.<br />

Referenze delle illustrazioni<br />

Fig. 1 (tavola IGM, foglio 185 IV N.O. Nola), 2, 6, 16-21, 23-25, 27-32, 34-44, 46-49,<br />

52-54, 56, 60-61, 63-64, 67-71, 73-76, 78-83, 87-88 (foto <strong>di</strong> Carlo Ebanista), 3, 13, 26, 45,<br />

55, 57-58, 62, 65, 72, 89-91 (avElla 1998b, figg. 2598, 2599, 2587, 2590, 2600, 2601, 2602,<br />

2604, 2603, 2595, 2607, 2606, 2608), 4 (Museo Diocesano <strong>di</strong> Nola), 5 (rizzi zannoni 1794,<br />

f. 14), 7 (rizzi zannoni 1793), 8-9 (avElla 2006, figg. 62-63), 10 (Marzolla 1845), 11<br />

(Marzolla 1832), 12 (tavola IGM, foglio 185 IV N.O. Nola), 14 (Archivio parrocchiale <strong>di</strong><br />

Gallo), 15 (ASC, Intendenza Borbonica, Circoscrizioni Territoriali, Cumignano, b. 2, f. 17), 22, 50, 92-<br />

93 (aerofotogrammetria del Comune <strong>di</strong> Comiziano rielaborata da Rosario Clau<strong>di</strong>o La Fata),<br />

33 (<strong>di</strong>segno <strong>di</strong> Rosario Clau<strong>di</strong>o La Fata dal rilievo <strong>di</strong> E. Santorelli), 51 (<strong>di</strong>segno <strong>di</strong> R.C. La Fata<br />

dal rilievo <strong>di</strong> U. Sibilla), 59, 66 (<strong>di</strong>segno <strong>di</strong> R.C. La Fata dal rilievo <strong>di</strong> G. Mollo), 77 (cartolina),<br />

84-86 (archivio Caterina Stefanile), 94-96, 105, 109-113 (foto <strong>di</strong> Antonio Iavarone), 97-104,<br />

106-108 (rilievi <strong>di</strong> Antonio Iavarone rielaborati da Rosario Clau<strong>di</strong>o La Fata), 114 (napolitano<br />

1932), 115 (archivio Michelina Del Litto).<br />

198


abbrEviazioni E bibliograFia<br />

AAC = Archivio Albertini <strong>di</strong> Cimitile.<br />

aCC = Archivio Comunale <strong>di</strong> Comiziano.<br />

aFan dE rivEra C. 1827, Rapporto generale sulla situazione delle strade sulle<br />

bonificazioni e sugli e<strong>di</strong>fizi pubblici dei reali domini al <strong>di</strong> qua del Faro <strong>di</strong>retto a S.E. il<br />

ministro delle Finanze dalla Direzione generale <strong>di</strong> ponti e strade e delle acque e foreste e<br />

della caccia, Napoli.<br />

alborE liva<strong>di</strong>E C.-MastrolorEnzo g.-vECChio G. 1998, Eruzioni pliniane<br />

del Somma-Vesuvio e siti archeologici dell’area nolana, in guzzo P.G.-pEroni R. (a<br />

cura <strong>di</strong>) 1998, Archeologia e vulcanologia in Campania, Napoli, pp. 39-86.<br />

alFano G.M. 1795, Istorica descrizione del Regno <strong>di</strong> Napoli [...], Napoli.<br />

aMbrasi D. 1968, s.v. Severino, abate, apostolo del Norico, santo, in Bibliotheca<br />

Sanctorum, XI, Città del Vaticano 1968, coll. 965-971.<br />

anzivino M.C.M. 1998, Avella (Avellino). La villa romana <strong>di</strong> località Purgatorio,<br />

in La Campania antica dal Pleistocene all’età romana. Ritrovamenti archeologici lungo il<br />

gasdotto transme<strong>di</strong>terraneo, Napoli 1998, pp. 87-89.<br />

APC = Archivio Parrocchiale <strong>di</strong> Comiziano.<br />

APG = Archivio Parrocchiale <strong>di</strong> Gallo.<br />

ASC = Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Caserta.<br />

asCionE i.-<strong>di</strong> biasio a. 2006, Caserta al tempo <strong>di</strong> Napoleone, il decennio francese<br />

in Terra <strong>di</strong> Lavoro, Napoli.<br />

asdn = Archivio Storico Diocesano <strong>di</strong> Nola.<br />

ASN = Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Napoli.<br />

avElla L. 1977, Presentazione <strong>di</strong> una copia manoscritta ine<strong>di</strong>ta relativa ai confini<br />

territoriali della Città <strong>di</strong> Nola nel 1639 con i suoi Casali il cui originale venne <strong>di</strong>strutto<br />

nell’incen<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Villa Montesano il 30 settembre 1943, Napoli-Roma.<br />

avElla L. 1997, Fototeca Nolana. Archivio d’immagini dei monumenti e delle opere<br />

d’arte della città e dell’agro. Nola 4. Territorio nord-est, Napoli.<br />

avElla L. 1998a, Fototeca nolana. Archivio d’immagini dei monumenti e delle opere<br />

d’arte della città e dell’agro, Agro 7. Cimitile 2, Camposano, Cicciano, Roccarainola 1,<br />

Napoli.<br />

avElla L. 1998b, Fototeca nolana. Archivio d’immagini dei monumenti e delle opere<br />

d’arte della città e dell’agro, Agro 8. Roccarainola 2, Casamarciano, Visciano, Comiziano,<br />

Tufino, Sperone, Avella 1, Napoli.<br />

avElla L. 2000, Nola e i suoi Casali nel 1639. Presentazione <strong>di</strong> una copia<br />

manoscritta ine<strong>di</strong>ta relativa ai confini territoriali della Città <strong>di</strong> Nola nel 1639 con i suoi<br />

Casali il cui originale venne <strong>di</strong>strutto nell’incen<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Villa Montesano il 30 settembre<br />

1943, Napoli.<br />

avElla l. 2002, Cronaca Nolana, Dalla monarchia alla repubblica, VI, 1920-<br />

1926, Napoli.<br />

avElla L. 2004, Casate presenti nella città <strong>di</strong> Nola (secc. XV-XVIII), Napoli.<br />

199


avElla L. 2006, Cartografia nolana. La città <strong>di</strong> Nola e il suo «ager» nelle carte<br />

topografiche antiche e moderne, e<strong>di</strong>te, ine<strong>di</strong>te e ipotetiche, Napoli.<br />

avEta a. 1987, Materiali e tecniche tra<strong>di</strong>zionali nel napoletano. Note per il restauro<br />

architettonico, Napoli.<br />

barbagallo dE <strong>di</strong>vitiis M.R. (a cura <strong>di</strong>) 1977, Una fonte per lo stu<strong>di</strong>o della<br />

popolazione del Regno <strong>di</strong> Napoli: la numerazione dei fuochi del 1732 (Quaderni della<br />

Rassegna <strong>degli</strong> archivi <strong>di</strong> Stato, 47), Roma.<br />

bEatillo A. 1632, Historia della vita, miracoli, traslatione e gloria dell’illustrissimo<br />

confessor <strong>di</strong> Christo san Nicolò il Magno Archiepiscopo <strong>di</strong> Mira, patrono e protettore della<br />

città <strong>di</strong> Bari, Napoli.<br />

bElluCCi G. 1992, Comiziano, Acerra.<br />

branCaCCio G. 1991a, Trasporti e strade, in Storia del Mezzogiorno, VIII/1,<br />

Aspetti e problemi del me<strong>di</strong>oevo e dell’età moderna, Napoli 1991, pp. 349-385.<br />

branCaCCio G. 1991b, Geografia, cartografia e storia nel Mezzogiorno, Napoli.<br />

bulgarElla F. 1983, Bisanzio in Sicilia e nell’Italia meri<strong>di</strong>onale: i riflessi politici,<br />

in Storia d’Italia <strong>di</strong>retta da G. Galasso, III, Il Mezzogiorno dai Bizantini a Federico<br />

II, Torino 1983, pp. 127-248.<br />

bulgarElli lukaCs A. 1977, Le comunicazioni nel Mezzogiorno dall’arrivo <strong>di</strong><br />

Carlo <strong>di</strong> Borbone al 1815. Strade e poste (parte seconda), in «Archivio Storico per le<br />

Province Napoletane», 3 a serie, XVI, pp. 281-341.<br />

buonaguro C. 1997, Documenti per la storia <strong>di</strong> Nola (secoli XI-XIV) (Fonti per<br />

la storia del Mezzogiorno me<strong>di</strong>evale, 14), Salerno.<br />

CaModECa G. 1996, Istituzioni e società, in ColuCCi pEsCatori (a cura <strong>di</strong>)<br />

1996, pp. 177-192.<br />

Capasso B. 2008a, Monumenta ad Neapolitani Ducatus historiam pertinentia, a<br />

cura <strong>di</strong> R. pilonE, II/1, Salerno.<br />

Capasso B. 2008b, Monumenta ad Neapolitani Ducatus historiam pertinentia, a<br />

cura <strong>di</strong> R. pilonE, II/2, Salerno.<br />

Capolongo D. 1976, Del passato <strong>di</strong> Roccarainola e <strong>di</strong> antichi itinerari del territorio<br />

<strong>di</strong> Nola (I parte), Napoli-Roma.<br />

Capolongo D. 1977, Del passato <strong>di</strong> Roccarainola e <strong>di</strong> antichi itinerari del territorio<br />

<strong>di</strong> Nola (II parte), Napoli-Roma.<br />

Capolongo D. 1979, Nola, l’agro e Cicciano, in «Atti del Circolo Culturale<br />

B.G. Duns Scoto <strong>di</strong> Roccarainola», 5, pp. 41-95.<br />

Capolongo D. 1985, Tufino e il suo circondario nella inchiesta murattiana del 1811<br />

(Natura, clima, caccia ed economia rurale). Con cenni storici su Tufino, Tufino.<br />

Capolongo D. 1991a, Regesti delle antiche pergamene dell’Archivio Capitolare della<br />

Cattedrale <strong>di</strong> Nola, in «Atti del Circolo Culturale B.G. Duns Scoto <strong>di</strong> Roccarainola»,<br />

16-17, pp. 41-136.<br />

Capolongo D. 1991b, La commenda gerosolimitana <strong>di</strong> Cicciano nel 1515, Cicciano.<br />

Capolongo d.-dE riggi l. 2005, La commenda gerosolimitana <strong>di</strong> Cicciano nel<br />

1617, Cicciano.<br />

200


CariFi A. 2000, Ragguaglio della famiglia Mastrilli, a cura <strong>di</strong> G. gal<strong>di</strong>,<br />

Marigliano.<br />

Carillo S.-CaMponE M.C. 2001, Il duomo <strong>di</strong> Nola. Un’occasione metodologica<br />

<strong>di</strong> riflessione per la storia dell’architettura tra Ottocento e Novecento, in tosCano t.r.<br />

(a cura <strong>di</strong>) 2001, Nola fuori <strong>di</strong> Nola. Itinerari italiani ed europei <strong>di</strong> alcuni nolani<br />

illustri, Atti del IV Corso <strong>di</strong> formazione per docenti in servizio «Didattica e territorio»,<br />

Castellammare <strong>di</strong> Stabia, pp. 381-499.<br />

Castagnoli F. 1956, Tracce <strong>di</strong> centuriazione nei territori <strong>di</strong> Nocera, Pompei, Nola,<br />

Alife, Aquino, Spello, in «Atti dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Ren<strong>di</strong>conti»,<br />

serie VIII, XI/11-12, pp. 373-378.<br />

Catalogus Baronum. Commentario = Catalogus Baronum. Commentario, a cura <strong>di</strong><br />

E. Cuozzo, Roma 1984.<br />

CDC, IV = Codex <strong>di</strong>plomaticus Cavensis, IV, Me<strong>di</strong>olani-Pisis-Neapoli 1877.<br />

CEva griMal<strong>di</strong> G. 1839, Considerazioni sulle pubbliche opere della Sicilia <strong>di</strong> quà<br />

dal Faro dai Normanni sino ai nostri tempi, Napoli.<br />

ChouquEr g.-ClavEl lévéquE M.-Favory F.-vallat j.p. 1987, Structures<br />

agraires en Italie centro-méri<strong>di</strong>onale. Cadastres et paysages ruraux, Rome.<br />

Cicciano. Storia = Cicciano. Storia, tra<strong>di</strong>zioni, arte e cultura, Pro Loco <strong>di</strong> Cicciano,<br />

s.d.<br />

CIL, X = MoMMsEn t. 1883, Corpus Inscriptionum Latinarum. Inscriptiones<br />

Bruttiorum Lucaniae Campaniae Siciliae Sar<strong>di</strong>niae Latinae, X, Berolini.<br />

ColuCCi pEsCatori G. 1986, Osservazioni su Abellinum tardo-antica e<br />

sull’eruzione del 472 d.C., in alborE liva<strong>di</strong>E C. (a cura <strong>di</strong>) 1986, Tremblements<br />

de terre, éruptions volcaniques et vie des hommes dans la Campanie antique, Napoli, pp.<br />

121-141.<br />

ColuCCi pEsCatori G. 1996a, Abellinum romana I, in ColuCCi pEsCatori (a<br />

cura <strong>di</strong>) 1996, pp. 97-112.<br />

ColuCCi pEsCatori G.1996b, Abellinum e l’alta valle del Sabato tra tardo-antico e<br />

alto me<strong>di</strong>oevo, in ColuCCi pEsCatori (a cura <strong>di</strong>) 1996, pp. 193-207.<br />

ColuCCi pEsCatori G. (a cura <strong>di</strong>) 1996, Storia illustrata <strong>di</strong> Avellino e dell’Irpinia,<br />

I, L’Irpinia antica, Pratola Serra.<br />

CroCE b. 1955, Cultura e vita morale, Bari.<br />

Cugusi p. 1996, Aspetti letterari dei Carmina Latina Epigraphica, Bologna.<br />

Cugusi p. 2007, Ricezione del co<strong>di</strong>ce epigrafico e interazione tra carmi epigrafici e<br />

letteratura latina nelle età repubblicana e augustea, in krusChWitz P. (a cura <strong>di</strong>) 2007,<br />

Die metrische Inschriften der römischen Republik, Berlin-New York, pp. 1-61.<br />

d’agostino G. (a cura <strong>di</strong>) 2007, Repertorio-Dizionario dei Comuni della<br />

Provincia <strong>di</strong> Napoli. Storia, Società, Cultura, II, Napoli.<br />

dEl CappEllano G. 2008, Trattato della famiglia Del Cappellano (manoscritto del<br />

1668), Avellino.<br />

dEl pEzzo N. 1985, I Casali <strong>di</strong> Napoli, in «La Provincia <strong>di</strong> Napoli, Rivista<br />

dell’Amministrazione Provinciale», VII/1, pp. 9-14.<br />

201


dEl rio D. 1981, La Regione e i Regi Lagni: aspetti istituzionali, in «La Provincia<br />

<strong>di</strong> Napoli, Rivista dell’Amministrazione Provinciale», numero speciale, aprile<br />

1981, pp. 29-40.<br />

dE luCa F.-Mastriani R. 1852, Dizionario Corografico del Reame <strong>di</strong> Napoli,<br />

Milano.<br />

<strong>di</strong> biasio a. 1995, La nascita della Provincia <strong>di</strong> Terra <strong>di</strong> Lavoro, Istituzioni e<br />

Territorio, Caserta.<br />

Ebanista C. 2003, et manet in me<strong>di</strong>is quasi gemma intersita tectis. La basilica<br />

<strong>di</strong> S. Felice a Cimitile: storia <strong>degli</strong> scavi, fasi e<strong>di</strong>lizie, reperti (Memorie dell’Accademia<br />

<strong>di</strong> Archeologia, Lettere e Belle Arti in Napoli, XV), Napoli.<br />

Ebanista C. 2004a, Testimonianze <strong>di</strong> culto cristiano ad Avella tra tarda antichità<br />

e me<strong>di</strong>oevo, in nazzaro A.V. (a cura <strong>di</strong>) 2004, Giuliano d’Eclano e l’Hirpinia<br />

christiana, Atti del convegno, 4-6 giugno 2003, Napoli, pp. 287-363.<br />

Ebanista C. 2004b, Culto della Croce, pellegrinaggi al santuario <strong>di</strong> S. Felice<br />

e riti della settimana santa a Cimitile, in Ebanista C. (a cura <strong>di</strong>) 2004, I misteri<br />

della passione <strong>di</strong> Cristo e i riti della settimana santa a Cimitile (Coemeterium, 3),<br />

Marigliano, pp. 11-49<br />

Ebanista C. 2005a, La chiesa rupestre <strong>di</strong> S. Michele ad Avella, in “Klanion/<br />

Clanius. Semestrale del Gruppo Archeologico Avellano per la ricerca storica e<br />

lo stu<strong>di</strong>o del territorio”, XII/1-2, gennaio-<strong>di</strong>cembre 2005.<br />

Ebanista C. 2005b, Il ruolo del santuario martiriale <strong>di</strong> Cimitile nella trasformazione<br />

del tessuto urbano <strong>di</strong> Nola, in vitolo G. (a cura <strong>di</strong>) 2005, Le città campane fra tarda<br />

antichità e alto me<strong>di</strong>oevo, Salerno, pp. 313-377.<br />

Ebanista C. 2006, La tomba <strong>di</strong> S. Felice nel santuario <strong>di</strong> Cimitile a cinquant’anni<br />

dalla scoperta (Coemeterium, 4), Marigliano.<br />

Ebanista C. 2007a, La cristianizzazione delle aree funerarie nella tarda antichità:<br />

il caso <strong>di</strong> Cimitile/Nola, in «Salternum. Semestrale <strong>di</strong> informazione storica,<br />

culturale e archeologica a cura del Gruppo Archeologico Salernitano», XI/18-<br />

19, pp. 63-70.<br />

Ebanista C. 2007b, La torre <strong>di</strong> Sant’Eleuterio ad Arce: fonti documentarie e<br />

archeologia dell’architettura, in dEllE donnE F. (a cura <strong>di</strong>) 2007, Suavis terra,<br />

inexpugnabile castrum. L’Alta Terra <strong>di</strong> Lavoro dal dominio svevo alla conquista<br />

angioina, Arce, pp. 13-71.<br />

Ebanista C. 2008, Origine e sviluppo del sodalizio: dal complesso basilicale alla<br />

nuova chiesa del Carmine, in Ebanista C. (a cura <strong>di</strong>) 2008, L’arciconfraternita del SS.<br />

Crocifisso nella chiesa del Carmine <strong>di</strong> Cimitile, Cimitile, pp. 7-21.<br />

Ebanista C. 2011, Abitati e luoghi <strong>di</strong> culto rupestri in Campania e Molise, in<br />

MEnEstò E. (a cura <strong>di</strong>) 2011, Le aree rupestri dell’Italia centro-meri<strong>di</strong>onale nell’ambito<br />

delle civiltà italiche: conoscenza, salvaguar<strong>di</strong>a, tutela, IV Convegno internazionale sulla<br />

civiltà rupestre, Savelletri <strong>di</strong> Fasano, 26-28 novembre 2009, Spoleto, pp. 39-78.<br />

Ebanista C.-aMo<strong>di</strong>o M. 2008, Aree funerarie e luoghi <strong>di</strong> culto in rupe: le cavità<br />

artificiali campane tra tarda antichità e me<strong>di</strong>oevo, in Atti VI Convegno Nazionale <strong>di</strong><br />

202


Speleologia in Cavità Artificiali, Napoli, 30 maggio-2 giugno 2008 («Opera ipogea»,<br />

1/2 (2008), pp. 117-144.<br />

Ebanista C.-Fusaro F. 2000, La ceramica invetriata del castello <strong>di</strong> Montella.<br />

Nota preliminare, in patituCCi uggEri s. (a cura <strong>di</strong>) 2000, La ceramica invetriata<br />

tardome<strong>di</strong>evale dell’Italia centro-meri<strong>di</strong>onale (Quaderni <strong>di</strong> Archeologia Me<strong>di</strong>evale,<br />

III), Firenze, pp. 113-134.<br />

FErraro A. 1993, Del Cemeterio Nolano con le vite <strong>di</strong> alcuni Santi che vi furono<br />

sepeliti [1644] (Ager Nolanus, 3), a cura <strong>di</strong> C. Ebanista, Castellammare <strong>di</strong> Stabia.<br />

FiEngo G. 1998, Progetti e realizzazioni per il risanamento e lo sviluppo <strong>di</strong> Napoli e<br />

la bonifica <strong>di</strong> Terra <strong>di</strong> Lavoro: 1592-1631, in tosCano t.r. (a cura) 1998, Nola e il<br />

suo territorio dal secolo XVII al XIX secolo. Momenti <strong>di</strong> storia culturale e artistica, Atti<br />

del III Corso <strong>di</strong> formazione per docenti in servizio “Didattica e territorio”, Castellammare<br />

<strong>di</strong> Stabia, pp. 1-18.<br />

FlEChia G. 1874-75, Nomi locali del Napolitano derivati da gentilizi italici, in<br />

«Atti della R. Accademia delle Scienze <strong>di</strong> Torino», 10, pp. 79-134.<br />

galantE G.A. 1869, Memorie dell’antico cenobio Lucullano <strong>di</strong> S. Severino abate in<br />

Napoli [...], Napoli.<br />

gaMbEralE l. 1993, in aMata b.-traglia a. (a cura <strong>di</strong>) 1993, Cultura e<br />

lingue classiche. Terzo Convegno <strong>di</strong> aggiornamento e <strong>di</strong> <strong>di</strong>dattica, Palermo, 29 ottobre - 1°<br />

novembre 1989, Palermo, pp. 379-403.<br />

giangrandE g. 2008, Il metodo storico nella critica testuale, in «Habis», 39, pp.<br />

397-408.<br />

gil J. 1979-80, Notas a los Carmina Latina Epigraphica, in «Habis»,10-11,<br />

pp. 183-188.<br />

giordano C. 1956, La gens Cominia in Nola e l’origine della città <strong>di</strong> Comiziano,<br />

Pompei.<br />

giustiniani L. 1802a, Dizionario geografico-ragionato del regno <strong>di</strong> Napoli, IV,<br />

Napoli.<br />

giustiniani L. 1802b, Dizionario geografico-ragionato del regno <strong>di</strong> Napoli, V,<br />

Napoli.<br />

guadagni C. 1991, Nola Sagra [1688] (Ager Nolanus, 1), a cura <strong>di</strong> T.R.<br />

tosCano, Massalubrense.<br />

guadagni C. 2010, Breve relatione e modo <strong>di</strong> visitar il S. Cimiterio e le cinque<br />

basiliche <strong>di</strong> S. Felice in Pincis or terra <strong>di</strong> Cimetino (Coemeterium, 5), a cura <strong>di</strong> C.<br />

Ebanista, Cimitile.<br />

iavaronE A. 2010, Rilievo planimetrico delle cavità e delle cantine conosciute del<br />

territorio Comunale <strong>di</strong> Comiziano, propedeutico alla redazione dell’adeguamento e<br />

aggiornamento dello stu<strong>di</strong>o geologico a corredo del re<strong>di</strong>gendo PUC, Relazione tecnica,<br />

16 giugno 2010.<br />

ILAlg = gsEll st.-albErtini E. et alii 1922-76, Inscriptions latines de l'Algérie,<br />

Paris.<br />

ILCV = <strong>di</strong>Ehl E. 1925-67, Inscriptiones Latinae Christianae Veteres, Berolini-<br />

203


Dublin-Zürich.<br />

ILTun = MErlin a. 1944, Inscriptions latines de la Tunisie, Paris.<br />

inguanEz M.-MattEi CErasoli l.-sElla p. (a cura <strong>di</strong>) 1942, Ratio nes<br />

Decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV. Campania, Città del Vaticano.<br />

kajanto i. 1965, The Latin Cognomina, Helsinki.<br />

kEhr P.F. 1935, Regesta Pontificum Romanorum. Italia Pontificia, VIII, Regnum<br />

Normannorum. Campania, Berolini.<br />

lEonE A. 1514, De Nola, Venetiis.<br />

lEonE dE andrEis M. 2007, Capri 1943: c’era una volta la guerra, Capri.<br />

MaEsE G. 1994, La <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Nola tra XVI e XVII secolo (1551-1644), in<br />

russo C. (a cura <strong>di</strong>) 1994, Chiesa, assistenza e società nel Mezzogiorno moderno,<br />

Galatina, pp. 97-153.<br />

MarCato C. 1997a, Comiziano, in Dizionario <strong>di</strong> toponomastica: storia e significato<br />

dei nomi geografici italiani, Torino, p. 223.<br />

MarCato C. 1997b, Gallo, in Dizionario <strong>di</strong> toponomastica: storia e significato dei<br />

nomi geografici italiani, Torino, p. 295.<br />

MarCato C. 1997c, Galluccio, in Dizionario <strong>di</strong> toponomastica: storia e significato<br />

dei nomi geografici italiani, Torino, p. 295.<br />

MarEsCa b. 1888, Memorie del duca <strong>di</strong> Gallo, in «Archivio storico per le<br />

province napoletane», XIII/2, pp. 203-441.<br />

MargaruCCi italiani b.M. 1968, s.v. Severino, vescovo <strong>di</strong> Septempeda, santo, in<br />

Bibliotheca Sanctorum, XI, Città del Vaticano 1968, coll. 972-979.<br />

Martin J.M. 1992, Les problèmes de la frontière en Italie méri<strong>di</strong>onale (VI e -XII e<br />

siècles): l’approche historique, in Castrum 4. Frontière et peuplement dans le monde<br />

mé<strong>di</strong>terranéen au Moyen-Âge, Actes du Colloque d’Erice Trapani, 18-25 septembre<br />

1988, Rome-Madrid 1992, pp. 259-276.<br />

Mollo g. (a cura <strong>di</strong>) 1996, La veduta della <strong>di</strong>ocesi nolana confinante con do<strong>di</strong>ci<br />

mitre, Nola.<br />

Mollo g.-solpiEtro A. (a cura <strong>di</strong>) 1997, Il cippus Abellanus e le epigrafi<br />

latine, Nola.<br />

MongElli G. (a cura <strong>di</strong>) 1957, Abbazia <strong>di</strong> Montevergine. Regesto delle pergamene<br />

(1250-1299), III, Roma.<br />

MusCo A. 1934, Nola e <strong>di</strong>ntorni. Brevi cenni <strong>di</strong> storia leggende folklo re, Milano-<br />

Genova-Roma-Napoli.<br />

MusCo A. 1997, Nola e <strong>di</strong>ntorni. Brevi cenni <strong>di</strong> storia leggende folklo re. Seconda<br />

e<strong>di</strong>zione riveduta corretta ampliata, a cura <strong>di</strong> V. aMMirati, Napoli.<br />

napolitano g. 1912, L’abisso e la vetta, Napoli.<br />

napolitano g. 1919, Pensieri intorno alla volontà <strong>di</strong> vivere, Napoli.<br />

napolitano g. 1923, Lumi <strong>di</strong> vita interiore, Napoli.<br />

napolitano g. 1924, Il fiume invisibile, Napoli.<br />

napolitano g. 1928, La volontà <strong>di</strong> vivere, Napoli.<br />

napolitano g. 1930, Intuizioni su l’eloquenza, Napoli.<br />

204


napolitano g. 1932, Un’acquaforte della Grande Guerra, Discorso pronunziato<br />

la sera del 22 agosto 1930 nella sala del Littorio del Comune <strong>di</strong> Nola, in «I Rostri.<br />

Rassegna <strong>di</strong> vita forense», IV/3, pp. 241-255.<br />

napolitano g. 1934, Oratori su lo schermo, Lanciano.<br />

napolitano g. 1935, Illusione <strong>di</strong> eterno, Napoli.<br />

napolitano g. 1940, Arte e artisti della parola, Milano.<br />

napolitano g. 1947, Il processo Brasillach, Napoli.<br />

napolitano g. 1948, L’amante <strong>di</strong> lady Chatterley o del pudore, Napoli.<br />

napolitano g. 1954, Arte e artisti della parola, Napoli.<br />

nazzaro A. 2009, Il rischio Vesuvio: storia e geo<strong>di</strong>versità <strong>di</strong> un vulcano, Napoli.<br />

Nova situatione = Nova situatione de pagamenti fiscali de carlini 42 à foco delle<br />

provincie del Regno <strong>di</strong> Napoli [...], Napoli 1670.<br />

paCiChElli G.B. 1685, Memorie de’ viaggi per l’Europa Christiana, parte IV,<br />

tomo I, Napoli.<br />

panara M. 2010, Malattia dell’Occidente, Roma-Bari.<br />

pErna p. 1978, “Vatti a far fottere tu e Garibal<strong>di</strong>”, Nola.<br />

pErna p. 1985, Il brigantaggio nolano: 1860-1866, I, Nola.<br />

pontiCEllo L. 2000, Un’antica strada nel territorio <strong>di</strong> Cicciano, in «Klanion/<br />

Clanius. Semestrale del Gruppo Archeologico Avellano per la ricerca storica e<br />

lo stu<strong>di</strong>o del territorio», VII/1-2, pp. 76-80.<br />

rEMon<strong>di</strong>ni G. 1747, Della nolana ecclesiastica storia, I, Napoli.<br />

rEMon<strong>di</strong>ni G. 1757, Della nolana ecclesiastica storia, III, Napoli.<br />

riCCiar<strong>di</strong> R.A. 1893, Marigliano ed i comuni del suo mandamento. Memorie storiche,<br />

feudali, genealogiche ed ecclesiastiche attinte da’ documenti dei pubblici archivi, Napoli.<br />

rizzi zannoni g.a. 1793, Topografia dell’Agro napoletano [...] con le sue<br />

a<strong>di</strong>acenze, Napoli.<br />

rizzi zannoni g.a. 1794, Atlante geografico del Regno <strong>di</strong> Napoli [...], Napoli.<br />

rossEbastiano a. 1997, Comignago, in Dizionario <strong>di</strong> toponomastica: storia e<br />

significato dei nomi geografici italiani, Torino, p. 223.<br />

saCCo F. 1795, Dizionario geografico, istorico, fisico del Regno <strong>di</strong> Napoli, I, Napoli.<br />

saCCo F. 1796, Dizionario geografico, istorico, fisico del Regno <strong>di</strong> Napoli, II, Napoli.<br />

saMpaolo v. 1987, Attività <strong>di</strong> tutela e <strong>di</strong> valorizzazione <strong>degli</strong> scavi, in Archeologia<br />

in Campania. Bollettino <strong>di</strong> informazioni a cura della Soprintendenza Archeologica delle<br />

province <strong>di</strong> Napoli e Caserta, Napoli, pp. 121-128.<br />

sCandonE F. 1902, L’antico “Abellinum” e i suoi monumenti, in «Rivista <strong>di</strong><br />

Scienze e Lettere», V/3, pp. 333-349, 425-438, 520-549.<br />

sCandonE F. 1951, Profili <strong>di</strong> storia feudale dei Comuni compresi nell’antica contea<br />

<strong>di</strong> Avellino, Avellino.<br />

sCandonE F. 1956, I comuni del Principato Ultra (in provincia <strong>di</strong> Avel lino) all’inizio<br />

della dominazione angioina (1266-1295), in «Samnium», XXIX/1-2, pp. 13-21.<br />

solin h.-saloMiEs O. 1994, Repertorium nominum gentilium et cognominum<br />

Latinorum, Helsinki-New York.<br />

205


soMMElla p. 1991, Città e territorio nella Campania antica, in pugliEsE<br />

CarratElli g. (a cura <strong>di</strong>) 1991, Storia e civiltà della Campania. L’evo antico, Napoli,<br />

pp. 151-191.<br />

spaMpanato V. 1921, Vita <strong>di</strong> Giordano Bruno con documenti e<strong>di</strong>ti e ine<strong>di</strong>ti,<br />

Messina.<br />

sprEti V. 1981, Enciclope<strong>di</strong>a storico-nobiliare italiana, I-VI, Sala Bolognese<br />

(ristampa dell’e<strong>di</strong>zione 1928-1936).<br />

sthaMEr E. 1926, Die Hauptstrassen des Königreichs Sicilien im 13. Jahrhundert,<br />

in <strong>Stu<strong>di</strong></strong> <strong>di</strong> storia napoletana in onore <strong>di</strong> Michelangelo Schipa, Napoli 1926, pp. 97-112.<br />

stoWassEr J.M. 1908, Lexikalische Vermutungen zu Büchelers Carmina epigraphica,<br />

in «Wiener <strong>Stu<strong>di</strong></strong>en», 30, pp. 269-293<br />

suErbauM W. 2007, Die fiktiven Grabepigramme der republikanischer Dichter<br />

(mit Ausblicken auf solche der Augusteischen Zeit): Literarhistorische Uberlegungen, in<br />

krusChWitz P. (a cura <strong>di</strong>) 2007, Die metrische Inschriften der römischen Republik,<br />

Berlin-New York, pp. 63-96.<br />

tosCano G. 1983-84, La bottega <strong>di</strong> Benvenuto Tortelli e l’arte del legno a Napoli<br />

nella seconda metà del Cinquecento, in «Annali della Facoltà <strong>di</strong> Lettere e Filosofia<br />

dell’<strong>Università</strong> <strong>di</strong> Napoli», XXVI, pp. 229-269.<br />

TPSulp = CaModECa g. 1999, Tabulae Pompeianae Sulpiciorum (e<strong>di</strong>zione<br />

critica dell’archivio puteolano dei Sulpicii), Roma.<br />

TropEano P.M. 1980, Co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong>plomatico verginiano (1151-1160), IV,<br />

Montevergine.<br />

TropEano P.M. 1982, Co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong>plomatico verginiano (1169-1176), VI,<br />

Montevergine<br />

TropEano P.M. 1983, Co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong>plomatico verginiano (1176-1182), VII,<br />

Montevergine<br />

TropEano P.M. 1985, Co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong>plomatico verginiano (1188-1193), IX, Montevergine.<br />

vinCEnti G. 1897, La contea <strong>di</strong> Nola dal sec. XIII al XVI. Ricerche storiche e feudali,<br />

Napoli.<br />

vitolo G. 1990, Vescovi e <strong>di</strong>ocesi, in Storia del Mezzogiorno, III, Alto me<strong>di</strong>oevo,<br />

Napoli 1990, pp. 73-151<br />

von FalkEnhausEn v. 1992, La Campania tra Goti e Bizantini, in pugliEsE<br />

CarratElli g. (a cura <strong>di</strong>) 1992, Storia e civiltà della Campania. Il me<strong>di</strong>oevo, Napoli, pp.<br />

7-35.<br />

WEiChErt M.A. 1830, Poetarum Latinorum Reliquiae, Lipsiae.<br />

zuCCagni-orlan<strong>di</strong>ni A. 1861, Dizionario topografico dei comuni compresi entro i<br />

confini naturali dell’Italia, Firenze.<br />

206


In<strong>di</strong>ce<br />

Presentazioni (paolino napolitano e pasqualE FErrara)<br />

Storia e archeologia del territorio nolano: il caso <strong>di</strong> Comiziano (Carlo Ebanista)<br />

1. Nascita e sviluppo <strong>degli</strong> inse<strong>di</strong>amenti<br />

1.1. Dall’antichità all’età moderna (Carlo Ebanista)<br />

1.1.1. Testimonianze archeologiche <strong>di</strong> età romana<br />

1.1.2. Cumignano<br />

1.1.3. Gallo<br />

1.1.4. La Strada regia e la viabilità secondaria<br />

1.2. L’età contemporanea (Mario napolitano)<br />

1.2.1. La fusione <strong>di</strong> Cumignano e Gallo<br />

1.2.2. La gestione <strong>degli</strong> affari comunali tra la restaurazione borbonica<br />

e la spe<strong>di</strong>zione dei Mille<br />

1.2.3. Dallo stato borbonico al Regno d’Italia<br />

1.2.4. Il secondo dopoguerra<br />

1.2.5. La viabilità e la toponomastica<br />

2. Testimonianze archeologiche, artistiche e monumentali<br />

2.1. Il poeta Nardus e il suo epitaffio in versi (CECilia riCCi)<br />

2.2. Gli e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> culto (Carlo Ebanista)<br />

2.2.1. Le chiese <strong>di</strong> Cumignano<br />

2.2.1.1. L’antica parrocchiale <strong>di</strong> S. Severino<br />

2.2.1.2. La cappella <strong>di</strong> S. Margherita<br />

2.2.1.3. La chiesa <strong>di</strong> S. Maria delle Grazie, poi parrocchiale<br />

<strong>di</strong> S. Severino<br />

2.2.1.4. La nuova parrocchiale <strong>di</strong> S. Severino<br />

2.2.1.5. La congrega del SS. Rosario, già S. Maria delle Grazie<br />

2.2.2. Le chiese <strong>di</strong> Gallo<br />

2.2.2.1. La chiesa rurale <strong>di</strong> S. Barbara<br />

2.2.2.2. La parrocchiale <strong>di</strong> S. Nicola<br />

2.2.2.3. La chiesa dell’Immacolata<br />

2.3. L’e<strong>di</strong>lizia storica (Carlo Ebanista)<br />

2.3.1. Cumignano<br />

2.3.2. Gallo<br />

2.4. Le cave <strong>di</strong> tufo, le cantine e le cisterne ipogee (Carlo Ebanista)<br />

2.4.1. L’estrazione del tufo<br />

2.4.2. Gli ipogei<br />

3. Giovanni Napolitano (1883-1955), poeta e saggista (luigi siMonEtti)<br />

3.1. Cenni biografici<br />

3.2. Il poeta<br />

3.3. Il saggista<br />

Abbreviazioni e bibliografia<br />

In<strong>di</strong>ce<br />

207<br />

3<br />

7<br />

11<br />

11<br />

11<br />

15<br />

22<br />

27<br />

43<br />

43<br />

46<br />

52<br />

65<br />

68<br />

73<br />

73<br />

75<br />

75<br />

75<br />

82<br />

84<br />

93<br />

109<br />

113<br />

114<br />

115<br />

125<br />

137<br />

137<br />

148<br />

155<br />

155<br />

163<br />

183<br />

183<br />

184<br />

196<br />

199<br />

207


finito <strong>di</strong> stampare nel mese <strong>di</strong> GiuGno 2012<br />

nello stabilimento tavolario stampa s.r.l. - cimitile<br />

208

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!