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febbraio - Konrad

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Il generale inverno ed il pane sotto la neve<br />

La neve dà una curiosa sensazione di sospensione del tempo, un limbo<br />

ove convivono presente e passato, realtà e sogno.<br />

Fresca, attenua i suoni del mondo contingente e lascia riemergere i<br />

ricordi. Anche luoghi normalmente caotici rallentano e l’artificiale viene<br />

per una volta ridimensionato.<br />

Ghiacciata, a fine inverno, temprata ma anche pericolosamente indebolita<br />

dalle oscillazioni della temperatura, sul punto di sciogliersi al tiepido sole<br />

primaverile, offre le ultime emozioni invernali, fondendosi poi in acque di<br />

liberi torrenti.<br />

Vorrei condividere le emozioni della montagna invernale che speriamo<br />

possa trovare nuovi adepti in futuro, sebbene non facciano ben sperare le<br />

attuali condizioni climatiche, caratterizzate da un progressiva diminuzione<br />

delle precipitazioni nevose.<br />

è impagabile la sensazione di magia che colora di bianco le nostre<br />

escursioni in montagna, ad esempio se ci inoltriamo nel bosco con le<br />

ciaspole, con i dovuti limiti e precauzioni, lungo un percorso che d’estate<br />

può sembrare insignificante.<br />

Quanto è diverso però l’atteggiamento di coloro che in montagna vivono<br />

tutto l’anno. I ritmi, gli spostamenti sono resi più difficoltosi. Neve e ghiaccio<br />

sono ostacoli da superare ogni giorno. Il sole ed il calore dell’estate<br />

un ricordo, un'esigenza quasi fisiologica, mentre il Generale inverno mostra<br />

tutta la sua forza. Meno poetico il rombo delle motoslitte e di qualche<br />

elicottero per l’elisky, per fortuna ancora raro dalle nostre parti.<br />

La neve è ancora fonte di pane, non più come protezione di colture<br />

agricole e di campi seminati ma come motore di un’economia sempre<br />

più condizionata dall’industria dello sci e del turismo. Questa offerta del<br />

mondo montano invernale in veste tecnologica, è in crisi come tutte le<br />

monoculture. Sport costoso ed artificiale richiama sempre meno giovani<br />

e non è compatibile con i cambiamenti climatici in atto: la neve è ora<br />

presente, con continuità e adeguati spessori, solamente sopra i 1300 m<br />

di quota. Nonostante ciò nuovi impianti, finanziati per la maggior parte da<br />

Amministrazioni pubbliche, continuano ad essere progettati, senza tener<br />

conto che molti comprensori sciistici andranno dismessi nel giro di pochi<br />

anni. Chi controlla l’effettiva redditività dei capitali pubblici che, in tempi di<br />

vacche magre, vengono sperperati in questo modo?<br />

La gestione del territorio dovrebbe incentrarsi su interventi flessibili e reversibili,<br />

per far si che il Generale inverno, pur nella sua fisiologica durezza,<br />

continui ad essere il custode di patrimonio universale di biodiversità.<br />

Dal punto di vista del singolo individuo, frequentare l’ecosistema montano,<br />

scampolo di mondo ancora incontaminato, fragile e severo per tutti<br />

gli esseri viventi, umani e non, richiede un approccio meditato, rispettoso<br />

della naturalità che vi si è conservata quasi integra.<br />

Il nostro approccio di cittadini è quindi un accedere attento ad un mondo<br />

incantato la cui frequentazione non è però così tranquilla e semplice<br />

come può apparire, al fine di preservare la propria ed altrui incolumità.<br />

Il freddo è subdolo e le basse temperature, associate al vento ed altri<br />

fattori, possono risultare molto pericolosi specialmente per i più piccoli, se<br />

non difesi da abiti adeguati.<br />

Il rischio valanghe diventa rilevante se esploriamo un bosco rado di abeti<br />

o larici con pendenze dei terreni circostanti superiori ai 27° e spesso il<br />

seppellimento per soli 15 minuti può essere fatale per quasi tutti quelli<br />

che ne vengano coinvolti.<br />

23 konrad <strong>febbraio</strong> 2012<br />

Un comportamento adeguato<br />

è inoltre necessario<br />

per non disturbare<br />

la fauna selvatica che<br />

popola l’ambiente alpino.<br />

Come facilmente si<br />

può immaginare, gli<br />

erbivori che non vanno<br />

in letargo sopravvivono<br />

in condizioni di estrema<br />

difficoltà, nutrendosi per<br />

lo più di piante secche,<br />

dallo scarsissimo potere<br />

nutritivo.<br />

Nonostante queste<br />

criticità, proprio nel<br />

periodo invernale, i<br />

maschi di camoscio<br />

e di stambecco sono<br />

fieramente impegnati<br />

in combattimenti per la<br />

conquista delle femmine<br />

ed assicurare così la<br />

perpetuazione della<br />

specie, anche a scapito<br />

della sopravvivenza del<br />

singolo individuo. Al termine di questo periodo, molti di loro muoiono sotto<br />

valanghe, a causa di nevicate eccezionali, o di stenti, se nel periodo estivo<br />

non sono riusciti a cibarsi a sufficienza (in quanto arrivano a perdere<br />

fino a metà del proprio peso corporeo).<br />

Avviciniamoci quindi a questo ambiente con cautela e rispetto per non<br />

costringere gli animali a fughe precipitose e ad inutili dispendi di energia.<br />

Seguiamo percorsi usualmente utilizzati, lungo i quali la presenza umana<br />

è quella di un ospite conosciuto e tollerato ed in discesa, non disperdiamoci<br />

caoticamente nel bosco.<br />

Mi auguro che la domanda espressa da “cittadini ambientalisti” di un<br />

mondo alpino integro ed autentico aumenti e diventi lo strumento per<br />

salvare la montagna spronando a tirar fuori da cantine e soffitte, abitudini,<br />

usi e costumi del passato, non per allestire un museo a cielo aperto, ma<br />

per la salvaguardia di un territorio. Forse non gli sci di legno ikory, ma<br />

vorrei almeno una slitta trainata da sbuffanti cavalli haflinger, al posto di<br />

rombanti e puzzolenti motoslitte, da usare solo in caso d’emergenza.<br />

La salvaguardia di questo ambiente alto montano, naturale o antropico,<br />

da scoprire o riscoprire un po’ alla volta, può dipendere anche dalla<br />

rinuncia a qualche confort tecnologico cui siamo sempre più acriticamente<br />

assuefatti.<br />

In parallelo è indispensabile una gestione del territorio che ne valorizzi ed<br />

assicuri le peculiarità, per uno sviluppo veramente sostenibile nel tempo.<br />

Intanto lasciamo solo orme nella neve, quale traccia del nostro passaggio.<br />

Riccardo Ravalli<br />

Operatore Naturalistico del CAI S.A.G. Trieste

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