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Bilancio Completo (5,05 MB) - Banca Popolare di Vicenza

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Il prodotto interno, nel complesso dell’Unione Europea, nel 2002 è aumentato solo dello 0,9%,<br />

con una decelerazione rispetto al già modesto 1,6% dell’anno precedente.<br />

Malgrado il rallentamento dell’economia, la situazione del mercato del lavoro è, ancora una volta,<br />

migliorata, con una crescita dell’occupazione dello 0,4%. Come per il 2001, in cui l’incremento<br />

era stato ancor più consistente (+1,4%), questa <strong>di</strong>namica è riconducibile a fattori strutturali,<br />

quali le riforme introdotte in alcuni Paesi, orientate ad una maggiore flessibilità del mercato.<br />

Il quadro della finanza pubblica si è deteriorato: la crescita del PIL inferiore alle previsioni e le<br />

politiche <strong>di</strong> bilancio più permissive, adottate a sostegno della domanda, hanno causato un aumento<br />

del rapporto tra deficit pubblico e PIL, dall’1% del 2001 al 2% del 2002.<br />

Tra i principali Paesi dell’Unione Europea, le <strong>di</strong>fficoltà maggiori sono state evidenziate dalla<br />

Germania, il cui PIL, nella me<strong>di</strong>a del 2002, è cresciuto dello 0,4%, dopo il già modesto +0,6%<br />

del 2001. L’unico sostegno alla crescita è venuto dalle esportazioni (+1,8%), mentre la domanda<br />

interna si è ridotta dell’1,1%. La flessione dei consumi, in particolare, è stata dello 0,5% (+1,5%<br />

nel 2001), quella degli investimenti del 4,7% (-5,5% l’anno precedente); in significativo peggioramento<br />

è risultata pure la situazione del mercato del lavoro, con il tasso <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione in salita<br />

al 7,8% dal 7,3% del 2001.<br />

Particolare rilievo ha assunto il deterioramento della finanza pubblica, con il <strong>di</strong>savanzo che, in<br />

percentuale del PIL, ha raggiunto il 3,7%, tanto da indurre la Commissione Europea ad avviare<br />

una procedura d’infrazione del Patto <strong>di</strong> Stabilità nei confronti della Germania.<br />

Dopo un inizio anno vivace, anche l’economia francese ha rallentato. Il prodotto interno lordo è<br />

cresciuto dell’1% (1,8% nel 2001); la domanda interna è aumentata, a sua volta, dell’1%, con<br />

un contributo positivo dei consumi privati (+1,5%), mentre gli investimenti sono rimasti stazionari.<br />

Il tasso <strong>di</strong> <strong>di</strong>soccupazione è salito al 9%, dall’8,7% del 2001.<br />

La politica <strong>di</strong> bilancio espansiva attuata dalle autorità francesi ha determinato un sensibile peggioramento<br />

del rapporto deficit su PIL, salito al 2,7% dall’1,4% dell’anno precedente.<br />

Il Regno Unito ha mantenuto un tasso <strong>di</strong> crescita del prodotto interno superiore alla me<strong>di</strong>a e<br />

pari al +1,5%. L’incremento della domanda interna è stato del 2,3% (+2,6% nel 2001), grazie<br />

alla robusta crescita dei consumi (+3,6%), mentre gli investimenti sono calati del 4,4%.<br />

I mercati finanziari e la politica monetaria<br />

Nel 2002, come già nel 2001, i mercati azionari mon<strong>di</strong>ali sono stati caratterizzati da una persistente<br />

debolezza. L’eccesso d’ottimismo, che aveva guidato il recupero nell’autunno del 2001, e<br />

ad inizio 2002, si è smorzato in corso d’anno, con l’emergere <strong>di</strong> risultati inferiori alle attese delle<br />

aziende quotate. Alla delusione per le performance aziendali, si è andata a sommare, in particolare<br />

nel mercato statunitense, la crisi <strong>di</strong> fiducia sulla significatività dei risultati <strong>di</strong> bilancio, <strong>di</strong> cui i<br />

casi Enron e WorldCom hanno costituito le manifestazioni più clamorose. Da ultimo è subentrato<br />

un clima <strong>di</strong> crescente incertezza sullo scenario geopolitico e così in un anno: l’in<strong>di</strong>ce Standard<br />

& Poor’s 500, U.S.A., si è ridotto del 25%; il giapponese Nikkei è sceso del 19%; gli in<strong>di</strong>ci delle<br />

borse francese e tedesca sono calati rispettivamente del 35% e del 44%.<br />

In Italia, la caduta è stata meno accentuata, ma pur sempre <strong>di</strong> rilievo: l’in<strong>di</strong>ce MIB in un anno è<br />

sceso <strong>di</strong> oltre il 23%. I valori attuali sono paragonabili a quelli <strong>di</strong> fine ‘97, oltre il 40% inferiori<br />

alle punte massime toccate nel 2000.<br />

La persistente debolezza della congiuntura ha spinto la Federal Riserve ad attuare, nel mese <strong>di</strong><br />

novembre, un ulteriore taglio del tasso sui Fed Funds, abbassandolo dall’1,75% all’1,25%. Al 5

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