Luglio - Settembre Bollettino - Diocesi di Rimini
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<strong>Bollettino</strong><br />
<strong>Luglio</strong> - <strong>Settembre</strong><br />
2010<br />
3
<strong>Bollettino</strong><br />
<strong>Luglio</strong> - <strong>Settembre</strong><br />
2010<br />
3
In<strong>di</strong>ce<br />
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
Atti del S. Sede.........................................................................................................................5<br />
Atti del Vescovo ...................................................................................................................... 9<br />
Lettera Pastorale ...................................................................................................................10<br />
Omelie ........................................................................................................................................ 31<br />
Lettere e messaggi ..................................................................................................................41<br />
Agenda ......................................................................................................................................48<br />
Attività del Presbiterio ........................................................................................................53<br />
Organismi Pastorali ............................................................................................................ 75<br />
Avvenimenti Diocesani .....................................................................................................103<br />
Necrologi ................................................................................................................................107
Atti della Santa Sede
6<br />
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
Messaggio<br />
del Card. Tarcisio Bertone<br />
al Vescovo Francesco Lambiasi<br />
per il 31° Meeeting<br />
Atti della Santa Sede<br />
SEGRETERIA DI STATO<br />
Dal Vaticano, 10 Agosto 2010<br />
N. 156.393<br />
Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima,<br />
con gioia ho il piacere <strong>di</strong> trasmettere il cor<strong>di</strong>ale saluto del Santo Padre a Vostra<br />
Eccellenza, agli organizzatori e a tutti I partecipanti al Meeting per l’Amicizia<br />
tra i Popoli, che si svolge a <strong>Rimini</strong>.<br />
Quest’anno il titolo della vostra importante manifestazione - “Quella natura<br />
che ci spinge a desiderare cose gran<strong>di</strong> è il cuore” - ci ricorda che al fondo della<br />
natura <strong>di</strong> ogni uomo si trova un’insopprimibile inquietu<strong>di</strong>ne che lo spinge alla<br />
ricerca <strong>di</strong> qualcosa che sod<strong>di</strong>sfi questo suo anelito. Ogni uomo Intuisce che<br />
proprio nella realizzazione dei desideri più profon<strong>di</strong> del suo cuore può trovare<br />
la possibilità dl realizzarsi, <strong>di</strong> compiersi, <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare veramente se stesso.<br />
L’uomo sa che non può rispondere da solo ai propri bisogni. Per quanto si illuda<br />
<strong>di</strong> essere autosufficiente, egli sperimenta che non può bastare a se stesso,<br />
Ha bisogno <strong>di</strong> aprirsi ad altro, a qualcosa o a qualcuno, che possa donargli ciò<br />
che gli manca. Deve, per cosi <strong>di</strong>re, uscire da se stesso verso ciò che sia in grado<br />
<strong>di</strong> colmare l’ampiezza del suo desiderio.<br />
Come ll titolo dei Meeting sottolinea, non qualsiasi cosa è la meta ultima<br />
del cuore dell’uomo, ma solo le “cose gran<strong>di</strong>”. L’uomo è spesso tentato <strong>di</strong> fermarsi<br />
alle cose piccole, a quelle che danno una sod<strong>di</strong>sfazione ed un piacere “a<br />
buon mercato”, a quelle che appagano per un momento, cose tanto facili da ottenere,<br />
quanto ultimamente illusorie. Nel racconto evangelico delle tentazioni<br />
<strong>di</strong> Gesù (cfr Mt 4,1-4) il <strong>di</strong>avolo Insinua che sia “il pane”, cioè la sod<strong>di</strong>sfazione<br />
materiale a poter appagare l’uomo, Questa è una menzogna pericolosa, perché<br />
contiene solo una parte <strong>di</strong> verità. L’uomo, infatti, vive anche <strong>di</strong> pane, ma non <strong>di</strong><br />
solo pane. La risposta <strong>di</strong> Gesù svela la falsità ultima <strong>di</strong> questa posizione: “Non<br />
<strong>di</strong> solo pane vivrà l’uomo, ma <strong>di</strong> ogni parola che esce dalla bocca <strong>di</strong> Dio” (Mt<br />
4,4). Dio solo basta, Lui solo sazia la fame profonda dell’uomo, Chi ha trovato<br />
Dio, ha trovato tutto, Le cose finite possono dare barlumi <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione o<br />
<strong>di</strong> gioia, ma solo l’Infinito può riempire il cuore dell’uomo: uinquietum est cor<br />
nostrum, domo requlescat in te — il nostro cuore è inquieto finché non riposa in<br />
te” (S, Agostino, Le Confessioni, I, 1), L’uomo, in fondo, ha bisogno <strong>di</strong> un’unica<br />
cosa che tutto contiene, ma prima deve imparare a riconoscere, anche attraver-
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
so i suoi desideri e i suoi aneliti superficiali, ciò <strong>di</strong> cui davvero necessita, ciò che<br />
veramente vuole, ciò che è in grado <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare la capacità del proprio cuore.<br />
Dio è venuto nel mondo per risvegliare in noi la sete delle “cose gran<strong>di</strong>”.<br />
Lo si vede bene in quella pagina evangelica, <strong>di</strong> inesauribile ricchezza, che narra<br />
dell’incontro <strong>di</strong> Gesù con la donna samaritana (cfr Gv 4,5-42), <strong>di</strong> cui sant’Agostino<br />
ci ha lasciato un commento luminoso. La samaritana viveva l’insod<strong>di</strong>sfazione<br />
esistenziale <strong>di</strong> chi non ha ancora trovato ciò che cerca: aveva avuto “cinque<br />
mariti” ed in quel momento conviveva con un altro uomo. Quella donna,<br />
come faceva abitualmente, era andata ad attingere acqua ai pozzo <strong>di</strong> Giacobbe<br />
e vi trovò Gesù, seduto, “stanco del viaggio”, nella calura del mezzogiorno.<br />
Dopo averle chiesto da bere, è Gesù stesso che le offre dell’acqua, e non una<br />
qualsiasi, ma un’”acqua viva”, capace <strong>di</strong> estinguere la sua sete, E così egli si<br />
faceva spazio “a poco a poco [...] nel cuore <strong>di</strong> lei” (S. Agostino, Commento al<br />
Vangelo <strong>di</strong> Giovanni, XV,12), facendo emergere il desiderio <strong>di</strong> qualcosa <strong>di</strong> più<br />
profondo della semplice necessità <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare la sete materiale, SantAgostino<br />
commenta: “Colui che domandava da bere, aveva sete della fede <strong>di</strong> quella<br />
donna” (lbid., X1,11). Dio ha sete della nostra sete <strong>di</strong> Lui. Lo Spirito Santo, simboleggiata<br />
dall’”acqua viva” <strong>di</strong> cui parlava Gesù, è proprio quel potere vitale che<br />
placa la sete più profonda dell’uomo e gli dona la vita totale, quella vita che egli<br />
cerca e attende senza conoscerla. La samaritana lasciò allora a terra la brocca<br />
“che ormai non le serviva più, anzi era <strong>di</strong>ventata un peso: era avida ormai <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>ssetarsi solo <strong>di</strong> quell’acqua” (Ibid., XV,30).<br />
Anche i <strong>di</strong>scepoli dl Emmaus vivono <strong>di</strong> fronte a Gesù la stessa esperienza.<br />
ancora il Signore che fa “ardere il cuore” ai due mentre camminavano “col volto<br />
triste” (cfr Lc 24,13-35). Pur senza riconoscere Gesù risorto, durante il tragitto<br />
compiuto insieme a lui, essi si sentivano il cuore “ardere nel petto”, riprendere<br />
vita, tanto che, arrivati a casa, “insistettero” affinché egli restasse con loro.<br />
“Resta con noi, Signore”: è l’espressione del desiderio che palpita nel cuore <strong>di</strong><br />
ogni essere umano. Questo desiderio <strong>di</strong> “cose gran<strong>di</strong>”, deve trasformarsi in preghiera.<br />
I Padri sostenevano che pregare non è altro che cambiarsi in desiderio<br />
struggente del Signore. In un bellissimo testo sant’Agostino definisce la preghiera<br />
come espressione del desiderio e. afferma che Dio risponde allargando<br />
verso <strong>di</strong> Lui il nostro cuore; “Dio [...] suscitando in noi il desiderio, estende il<br />
nostro animo; ed estendendo il nostro animo, lo rende capace <strong>di</strong> accoglierlo”<br />
(Commento alla Prima Lettera <strong>di</strong> Giovanni, IV, 6). Da parte nostra dobbiamo<br />
purificare i nostri desideri e le nostre speranze per poter accogliere la dolcezza<br />
<strong>di</strong> Dio. “Questa — continua sant’Agostino — è la nostra vita: esercitarci nel desiderio”<br />
(Ibid.). Pregare davanti a Dio è un cammino, una scala: è un processo<br />
<strong>di</strong> purificazione dei nostri pensieri, dei nostri desideri. A Dio possiamo chiedere<br />
tutto. Tutto ciò che è buono. La bontà e la potenza <strong>di</strong> Dio non conoscono un<br />
limite tra cose gran<strong>di</strong> e piccole, tra cose materiali e spirituali, tra cose terrene e<br />
celesti. Nel <strong>di</strong>alogo con Lui, portando tutta la nostra vita davanti ai suoi occhi,<br />
impariamo a desiderare le cose buone, a desiderare, In fondo, Dio stesso. Si<br />
narra che, in uno dei suoi momenti <strong>di</strong> preghiera, San Tommaso d’Aquino sentì il<br />
Signore Crocifisso <strong>di</strong>rgli: “Hai scritto bene dl me Tommaso; che cosa desideri?”.<br />
“Nient’altro che Te”, fu la risposta del Santo dottore, “Nient’altro che Te”. impa-<br />
Atti della Santa Sede<br />
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<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
rare a pregare è imparare a desiderare, e, cosi, imparare a vivere.<br />
A cinque anni dalla scomparsa <strong>di</strong> mons. Luigi Giussani, il Sommo Pontefice<br />
si unisce spiritualmente agli aderenti al Movimento <strong>di</strong> Comunione e Liberazione,<br />
Come ebbe modo <strong>di</strong> ricordare durante l’U<strong>di</strong>enza in Piazza San Pietro ii 24<br />
marzo 2007, “don Giussani s’impegnò [...] a ridestare nei giovani l’amore verso<br />
Cristo, ‘Via, Verità e Vita”, ripetendo che solo Lui è la strada verso la realizzazione<br />
dei desideri più profon<strong>di</strong> del cuore dell’uomo”.<br />
Nell’affidare ai partecipanti al Meeting queste riflessioni, auspicando che<br />
siano <strong>di</strong> aiuto per conoscere, Incontrare ed amare sempre <strong>di</strong> più il Signore e<br />
testimoniare nel nostro tempo che le “gran<strong>di</strong> cose” a cui anela il cuore umano<br />
si trovano in Dia, Sua Santità Benedetto XVI assicura la Sua preghiera e ben<br />
volentieri invia a Vostra Eccellenza, al responsabili ed organizzatori e a tutti i<br />
presenti la Bene<strong>di</strong>zione Apostolica.<br />
Unisco cor<strong>di</strong>almente anche il mio augurio e mi valgo della circostanza per<br />
confermarmi con sensi <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinto ossequio<br />
A Sua Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima<br />
Mons. FRANCESCO LAMBIASI<br />
Vescovo <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong><br />
Via IV Novembre, 35<br />
47900 RIMINI<br />
Atti della Santa Sede<br />
dell’Eccellenza Vostra Reveren<strong>di</strong>ssima<br />
dev,mo nel Signore<br />
+ Tarcisio Card. Bertone<br />
Segretario <strong>di</strong> Stato
Atti del Vescovo<br />
• Lettera Pastorale<br />
• Omelie<br />
• Lettere e messaggi<br />
• Agenda
10<br />
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
Fare i cristiani<br />
Lettera pastorale su alcuni aspetti della formazione<br />
alla vita cristiana<br />
Ai presbiteri e ai <strong>di</strong>aconi, alle persone consacrate, e a tutti i fedeli laici<br />
della <strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong><br />
Carissimi tutti,<br />
sono grato al Signore perché anche quest’anno mi concede una breve sosta<br />
estiva, che mi dà modo <strong>di</strong> tirare un po’ il fiato e <strong>di</strong> rileggere con lo specchietto<br />
retrovisore della memoria il tratto <strong>di</strong> strada fin qui percorso.<br />
Grazie a Dio<br />
1. Rendo grazie al mio Dio ogni volta che mi ricordo <strong>di</strong> voi. Quando ritorno<br />
con il pensiero agli avvenimenti più recenti che hanno segnato il nostro cammino,<br />
prego con gioia grata e commossa per i tantissimi semi <strong>di</strong> luce che il<br />
Signore continua a donarci: non esagero se <strong>di</strong>co che basterebbe anche il loro<br />
semplice elenco a infittire <strong>di</strong> volti e <strong>di</strong> date tutte le pagine seguenti. In particolare<br />
vi chiedo <strong>di</strong> aiutarmi almeno a ringraziare il Padre <strong>di</strong> ogni misericor<strong>di</strong>a per<br />
il mare <strong>di</strong> grazia e <strong>di</strong> bene sperimentato, nei mesi scorsi, nella visita pastorale,<br />
come pure per l’or<strong>di</strong>nazione <strong>di</strong> tre nuovi sacerdoti, <strong>di</strong> cinque <strong>di</strong>aconi, <strong>di</strong> cui tre<br />
permanenti, e per la professione religiosa <strong>di</strong> quattro giovani suore.<br />
Un dramma in corso<br />
Ma più ci penso e più mi rendo conto che mi è <strong>di</strong>fficile trovare nella mia<br />
esperienza <strong>di</strong> Chiesa un momento più vorticoso del presente, per la rischiosa<br />
traversata della barca <strong>di</strong> Pietro. Se il black-out generale non fosse rischiarato<br />
dalla luce del cero pasquale – continua ad essere ancora vero che Cristo è<br />
risorto! – la situazione della comunità cristiana ci apparirebbe drammatica e<br />
desolante. Ritornando alla metafora evangelica, dobbiamo onestamente ammettere<br />
che oggi la navicella della Chiesa è <strong>di</strong> nuovo nella bufera. Ma a vincere<br />
la tentazione dell’angoscia ci conforta la certezza che il braccio del Signore non<br />
si è accorciato e ci sta dando una mano decisiva per uscire dallo tsunami in<br />
corso, grazie alla salda guida <strong>di</strong> papa Benedetto. Anche nella notte che stiamo<br />
attraversando, il Successore <strong>di</strong> Pietro appare come un timoniere saggio ed<br />
esperto, che ci vede - ci vede molto bene - e con lucida determinazione continua<br />
ad in<strong>di</strong>care all’equipaggio la <strong>di</strong>rezione da seguire: non la recriminazione<br />
vittimista e rancorosa né la colpevolizzazione collettiva e in<strong>di</strong>scriminata, ma<br />
una ra<strong>di</strong>cale conversione, come risoluta inversione <strong>di</strong> rotta. Nell’omelia del 15<br />
aprile scorso, il Papa ha audacemente affermato: “Adesso, sotto gli attacchi<br />
Atti del Vescovo
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
del mondo che ci parlano dei nostri peccati, ve<strong>di</strong>amo come sia necessario fare<br />
penitenza”.<br />
“Convertitevi!”<br />
Nell’immaginario collettivo “penitenza” è parola cupa e sgradevole, ma<br />
nel lessico cristiano appartiene a quella costellazione <strong>di</strong> voci affini che <strong>di</strong>cono<br />
tutte una terapia non indolore, certo, ma urgente ed efficace, quali: ravve<strong>di</strong>mento,<br />
riparazione, riforma, purificazione, sacrificio. Tra queste parole sorelle,<br />
la gemella <strong>di</strong> “penitenza” è senz’altro la parola “conversione”. “Convertitevi!”:<br />
non è stato proprio questo il primo messaggio <strong>di</strong> Gesù <strong>di</strong> Nazaret, all’inizio<br />
della sua attività messianica? Questa è stata anche la prima parola <strong>di</strong> Pietro a<br />
Pentecoste. A quanti gli chiedevano cosa dovessero fare, il primo dei Do<strong>di</strong>ci<br />
tagliava corto: “Convertitevi!”. Ogni volta che ha preso coscienza della “sporcizia”<br />
che minacciava <strong>di</strong> sommergerla, la Chiesa ha dovuto mettersi seriamente<br />
in ascolto <strong>di</strong> quegli “inviati speciali” <strong>di</strong> Dio - i suoi profeti: Benedetto da Norcia,<br />
Francesco d’Assisi, Caterina da Siena, Ignazio <strong>di</strong> Loyola, Antonio Rosmini,<br />
e i suoi testimoni: Elisabetta Renzi, Alberto Marvelli, Rosa Pellesi, Teresa <strong>di</strong><br />
Calcutta, Chiara Lubich - che hanno <strong>di</strong> volta in volta puntualmente richiamato<br />
la comunità ecclesiale all’ideale intramontabile della santità e al sacrosanto<br />
dovere della riforma. E non si è fatta portavoce <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> questo inelu<strong>di</strong>bile<br />
appello alla penitenza la gran Madre <strong>di</strong> Dio in persona, a Lourdes e a Fatima?<br />
Questa è stata anche la grande lezione dei padri conciliari al Vaticano II, in<br />
linea con le in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> Papa Giovanni e <strong>di</strong> Paolo VI: “Anche ai nostri giorni<br />
sa bene la Chiesa quanto <strong>di</strong>stanti siano tra loro il messaggio che essa reca e<br />
l’umana debolezza <strong>di</strong> coloro a cui è affidato il Vangelo” (GS 43). Il Concilio non<br />
temeva <strong>di</strong> ammettere schiettamente: “La Chiesa confessa che molto giovamento<br />
le è venuto e le può venire dall’opposizione <strong>di</strong> quanti l’avversano o la<br />
perseguitano”. (GS 44)<br />
Dall’umiliazione all’umiltà<br />
Nel cono <strong>di</strong> luce della limpida, ar<strong>di</strong>ta profezia conciliare si pone papa Benedetto<br />
quando scrive: “Possano la nostra tristezza e le nostre lacrime, il nostro<br />
sforzo sincero <strong>di</strong> correzione portare abbondanti frutti <strong>di</strong> grazia per l’approfon<strong>di</strong>mento<br />
della fede (…) e per la crescita della carità, della giustizia, della gioia<br />
e della pace nell’intera famiglia umana”. (Lettera ai cattolici d’Irlanda)<br />
Carissimi fratelli e sorelle, aiutatemi a cogliere questa occasione per confidarvi<br />
quale incalcolabile beneficio io ricavi dall’insostituibile carisma del ministero<br />
<strong>di</strong> Pietro: bisogna essere vescovi oggi per misurare fino a qual punto la<br />
fecon<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> una Chiesa particolare <strong>di</strong>penda dal legame con la Chiesa <strong>di</strong> Roma<br />
e con il suo Vescovo. Impegnandosi con tutto se stesso nel pieno della bufera,<br />
mobilitando tutte le sue energie spirituali e pastorali al servizio del ministero<br />
unico che ha ricevuto da Cristo, Benedetto XVI è per tutta la nostra Chiesa<br />
<strong>di</strong>ocesana quella roccia sulla quale si fonda la nostra fede e io trovo custo<strong>di</strong>ta<br />
e sostenuta la mia personalità episcopale.<br />
Sì, possiamo sperare che anche la Chiesa riminese, in accordo sempre più<br />
sinfonico con la madre Chiesa romana e le Chiese sorelle italiane, imbocchi<br />
Lettere e Messaggi<br />
11
12<br />
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
nuovamente, con passione motivata e nuova grinta, la via stretta e ripida della<br />
riforma, e così da umiliata possa <strong>di</strong>ventare più umile e più cre<strong>di</strong>bile.<br />
Il <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> questi anni<br />
Si colloca in questa prospettiva l’itinerario che – illuminati e sostenuti dalla<br />
grazia del Signore - inten<strong>di</strong>amo seguire per l’inizio del nuovo decennio, de<strong>di</strong>cato<br />
dai Vescovi italiani all’impegno educativo. Anche quest’anno, come negli<br />
anni precedenti, vogliamo ripartire dal Signore Gesù, punto <strong>di</strong> non-ritorno e<br />
centro vivo della nostra fede, nella certezza che “con Cristo o senza Cristo cambia<br />
tutto”. Dopo aver de<strong>di</strong>cato il primo anno <strong>di</strong> questo ultimo triennio a Cristo<br />
(“Vogliamo vedere Gesù” – Contemplare il suo Volto per mostrarlo a tutti), e<br />
il secondo anno alla Chiesa (“…e <strong>di</strong> Me sarete testimoni” - Mille voci, un solo<br />
coro), nell’anno pastorale che inaugureremo il 14 ottobre p.v., nella festa <strong>di</strong> s.<br />
Gaudenzo, inten<strong>di</strong>amo rimettere a fuoco la bellezza e la concreta praticabilità<br />
della vita cristiana. Vengo perciò a proporvi una sequenza <strong>di</strong> pensieri e considerazioni<br />
in risposta alla domanda: “cosa significa fare i cristiani?”. La domanda<br />
si biforca in due <strong>di</strong>rezioni: può essere intesa sia: “come formare i cristiani?”,<br />
sia: “come vivere da cristiani?”. Di qui i due fuochi attorno a cui ho pensato<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuire il contenuto della presente riflessione. Con una precisazione: intendo<br />
“formazione” nel senso paolino della Lettera ai Galati 4,19: “… figli miei,<br />
che io <strong>di</strong> nuovo partorisco nel dolore finché Cristo non sia formato in voi”. Qui,<br />
come pure nella Lettera agli Efesini 4,13, l’immagine soggiacente è quella della<br />
formazione dell’embrione e dello sviluppo del feto umano. Formazione è allora<br />
quel processo <strong>di</strong> maturazione che porta il cristiano “fino all’uomo perfetto, fino<br />
a raggiungere la misura della pienezza <strong>di</strong> Cristo”. In questo senso l’educazione<br />
cristiana è un e-ducere, un “far-venire-fuori” il Cristo nella vita del cristiano.<br />
Atti del Vescovo<br />
1. Formare i cristiani<br />
Una società malata<br />
2. La nostra società è malata, e malata grave. Il degrado morale è agghiacciante.<br />
Ma più preoccupante ancora è la “malattia mentale” <strong>di</strong> questa società<br />
“liquida”. Non si ragiona più nei termini: “Questa cosa è giusta e buona, la<br />
faccio; quest’altra non lo è, non la faccio”. Si pensa invece secondo un altro<br />
parametro: “A me piace questa cosa o va <strong>di</strong> farla, dunque la faccio; a te invece<br />
piace o va <strong>di</strong> fare quell’altra cosa, dunque per te quella è la cosa giusta da<br />
fare”. Il criterio morale non è il bene da fare o il male da evitare; è il piacere o<br />
l’utile soggettivo. Non “io voglio ciò che è buono”, ma “è buono ciò che voglio<br />
io”. E’ il trionfo dell’erba-voglio. La teoria morale, soggiacente alla cultura della<br />
società post-moderna, è la teoria dell’autocostruzione dell’io: ognuno deve<br />
costruirsi la propria identità da sé, scegliendosi riferimenti e risorse che ritiene<br />
più corrispondenti al proprio benessere o piacere o tornaconto in<strong>di</strong>viduale. La<br />
cifra <strong>di</strong> questa nuova morale è: “la libertà vi renderà veri”, al posto <strong>di</strong> quella<br />
cristiana:“la verità vi farà liberi”. Si può allora parlare ancora <strong>di</strong> morale? Ma ciò<br />
che più inquieta è la resa rassegnata e l’allarmante latitanza <strong>di</strong> tanti educatori
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
<strong>di</strong> fronte alla missione loro affidata nei confronti delle giovani generazioni.<br />
Come nasce il cristiano?<br />
Se è vero che il percorso dell’agire segue il tracciato dell’essere; se è vero<br />
che è l’in<strong>di</strong>cativo teologico a fondare l’imperativo etico (sei cristiano – impégnati<br />
a vivere da cristiano); se è vero che il comportamento (la morale) deriva<br />
dall’esperienza dell’avvenimento (l’incontro con Gesù <strong>di</strong> Nazaret), dobbiamo<br />
allora occuparci <strong>di</strong> una questione basilare e pregiu<strong>di</strong>ziale: come nasce e si sviluppa<br />
l’esperienza cristiana? In che modo questa esperienza può generare una<br />
morale identificabile come genuinamente cristiana? A risposte astratte, <strong>di</strong>stillate<br />
con maggiore o minore abilità – oltretutto sarebbero le meno adeguate per<br />
parlare <strong>di</strong> “esperienza” – preferisco il sapore genuino <strong>di</strong> un racconto. Mi faccio<br />
coraggio e… “confesso a Dio onnipotente e a voi fratelli” la mia personale,<br />
concreta storia <strong>di</strong> fede.<br />
Confesso a voi fratelli<br />
Non perché ritenga la mia una storia speciale o particolarmente esemplare<br />
ed esportabile. In verità mi appare piuttosto modesta e, quando la rileggo<br />
davanti al Signore, la vedo come la povera avventura <strong>di</strong> un povero cristiano,<br />
ma è l’unica che posso raccontare in prima persona singolare. Fino all’ultimo,<br />
mi sono domandato se faccio proprio bene a raccontarmi, ma Colui che legge<br />
nelle pieghe del cuore sa che non è per mettermi in vetrina, bensì per cantare<br />
la sua insuperabile misericor<strong>di</strong>a e perché si veda che è una storia che “non <strong>di</strong>pende<br />
dalla volontà o dagli sforzi dell’uomo, ma da Dio che usa misericor<strong>di</strong>a”.<br />
(Rm 9,16)<br />
L’avventura <strong>di</strong> un povero cristiano<br />
3. Sono nato in una famiglia cristiana, e non mi ha mai sfiorato il dubbio<br />
che questo sia stato un con<strong>di</strong>zionamento alienante e umiliante, da cui in seguito<br />
mi sarei dovuto emancipare. Ho sempre considerato l’educazione ricevuta<br />
un capitale enorme da investire nella vita, per <strong>di</strong>ventare un uomo maturo,<br />
libero e responsabile.<br />
Una religione fatta così<br />
Come per i bambini della mia generazione – fine prima metà del secolo<br />
scorso! – la religione <strong>di</strong> quegli anni era fatta <strong>di</strong> doveri da compiere, <strong>di</strong> nozioni<br />
da memorizzare, <strong>di</strong> preghiere da ripetere, <strong>di</strong> feste e riti da celebrare. Era fatta<br />
anche <strong>di</strong> sensazioni tipiche: il delizioso tepore della chiesa per la calca della<br />
novena <strong>di</strong> Natale; l’incanto trasognato davanti al presepe; la commozione<br />
da groppo alla gola per la processione del Cristo morto… Era fatta <strong>di</strong> odori:<br />
dell’incenso, delle candele, dei fiori. E <strong>di</strong> suoni: le campane a lutto o a gloria, la<br />
banda musicale alle processioni, il coro devoto – magari con qualche enfatico<br />
svolazzo nasale - delle “Figlie <strong>di</strong> Maria”. Quella tra<strong>di</strong>zione religiosa era fatta<br />
anche <strong>di</strong> eventi straor<strong>di</strong>nari: le missioni al popolo, l’arrivo del vescovo, le prime<br />
comunioni e cresime. E quant’altro ancora, come oratorio, azione cattolica,<br />
colonie estive...<br />
Lettere e Messaggi<br />
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14<br />
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
Il mio imprinting<br />
In quegli anni ho ricevuto dalla famiglia e dalla parrocchia l’imprinting <strong>di</strong><br />
base che non si sarebbe più cancellato nella mia vita. Ho imparato che ognuno<br />
<strong>di</strong> noi viene al mondo per compiere una missione: unica, singolare, irripetibile.<br />
Una spina<br />
Al tempo della prima comunione pensavo che la mia missione sarebbe<br />
stata quella <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare prete. Non me ne rendevo perfettamente conto, ma<br />
il motivo <strong>di</strong> fondo era <strong>di</strong> poter stare più vicino a Dio, fino al punto da poterlo<br />
prendere tra le mani. Un film, per il quale si faceva a gomitate in quel tempo e<br />
che poi mi si sarebbe stampato per sempre nella memoria, fu Marcellino pane<br />
e vino. Mi sentivo interpretato dal protagonista, un piccolo bambino, irresistibilmente<br />
attratto da Gesù crocifisso. Quella can<strong>di</strong>da storia mi piantò in cuore<br />
una spina: se Gesù sulla croce mi aveva dato tutto, come non dargli anch’io<br />
una mano per salvare il mondo?<br />
In seminario<br />
Così, a un<strong>di</strong>ci anni, entrai in seminario: lì mi veniva detto, ripetuto e testimoniato<br />
che la vita è bella, se si spende per una causa grande e nobile. Ce n’era<br />
una più grande <strong>di</strong> quella <strong>di</strong> portare Dio alle anime e le anime a Dio? La “morale”<br />
che ci veniva inculcata puntava su una vita vissuta da eroi e da santi.<br />
Sogni e crisi<br />
Magari come padre Damiano, l’apostolo dei lebbrosi, che a Molokai aveva<br />
preso il contagio ed era morto <strong>di</strong> lebbra. Ricordo ancora l’enorme shock ricevuto<br />
dalla testimonianza <strong>di</strong> un vecchio missionario, espulso dalla Cina, che ci<br />
raccontò le torture subite e con stoica fierezza ci mostrava, alla luce <strong>di</strong> una<br />
torcia tascabile, il moncone <strong>di</strong> lingua che gli era rimasto dopo essersela tagliata<br />
da solo con una lametta da barba, per non tra<strong>di</strong>re il segreto della confessione.<br />
Come non sentirsi sbocciare in cuore il sogno <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare missionario e magari<br />
martire?<br />
Pericolo <strong>di</strong> rigetto<br />
Era però inevitabile che verso la fine dell’adolescenza arrivasse l’ora della<br />
crisi, sia per il fisiologico rigetto <strong>di</strong> contenuti non ben <strong>di</strong>geriti, sia per l’irrinunciabile<br />
bisogno <strong>di</strong> attivare un inventario personale dell’intero patrimonio etico ricevuto.<br />
Non credo <strong>di</strong> avere sempre interpretato bene il cristianesimo così come<br />
mi era stato proposto. Resta comunque vero che me ne ero fatto un’idea che<br />
prima o poi si sarebbe mostrata carente e impropria.<br />
È vita cristiana questa?<br />
Una fede concepita come un pacchetto <strong>di</strong> dottrine da professare non rischiava<br />
alla fine <strong>di</strong> spingermi per reazione verso l’agnosticismo? Un cristianesimo<br />
interpretato come un sistema <strong>di</strong> precetti e <strong>di</strong> <strong>di</strong>vieti non finiva per gettarmi<br />
in braccio a un doverismo asfissiante? Un cristianesimo ridotto a macchinoso<br />
complesso <strong>di</strong> riti e devozioni non minacciava <strong>di</strong> portarmi verso la deriva <strong>di</strong> un<br />
Atti del Vescovo
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
gretto formalismo? Il pericolo numero uno per me era però un altro. Non so<br />
bene se, anche qui, per una insufficiente presentazione da parte dei nostri<br />
educatori o per una <strong>di</strong>storta interpretazione da parte mia, la concezione della<br />
santità come “perfezione” morale mi stava facendo affondare nelle sabbie mobili<br />
<strong>di</strong> un perfezionismo estenuante.<br />
Fondamenta fragili<br />
Avevo l’impressione che l’intero e<strong>di</strong>ficio della mia vita morale franasse miseramente,<br />
perché fragile si andava <strong>di</strong>mostrando il “quadrilatero” su cui era<br />
fondato. Mi si era ficcato in testa questo gelido teorema: debbo compiere ogni<br />
sforzo (sacrifici) per eliminare i miei <strong>di</strong>fetti e <strong>di</strong>ventare “perfetto” (virtù); così<br />
potrò arricchire il mio tesoretto personale <strong>di</strong> “punti” davanti a Dio (meriti) e<br />
ottenere da lui un congruo premio.<br />
Crisi salutare<br />
Ma si può ridurre la vita spirituale ad una computisteria tanto avvilente<br />
quanto miope e puntigliosa? Sotto sotto, senza accorgermene, si stava infiltrando<br />
in me una mentalità che non era lontana dallo spirito farisaico <strong>di</strong> evangelica<br />
memoria. Più o meno stavo arrivando a pensare così: Dio è giustizia infinita;<br />
premia i buoni e castiga i cattivi. Se io sarò giusto con lui, lui sarà giusto con me.<br />
Se io con le buone azioni acquisterò dei titoli <strong>di</strong> merito davanti a lui, arriverò a<br />
<strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> una cospicua carta <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to per potere “incassare” il suo favore, e<br />
lui mi ricompenserà da par suo.<br />
Capii che…<br />
Il risultato appariva fallimentare su tutta la linea: anziché avvicinarmi a Dio,<br />
me ne sentivo sempre più respinto; anziché trovare pace e gioia, sperimentavo<br />
un <strong>di</strong>laniante conflitto con me stesso. No, non sarei mai riuscito a tenere Dio in<br />
pugno. E così rischiavo <strong>di</strong> “gettare l’acqua sporca con tutto il bambino”, ma più<br />
alto ancora era il rischio <strong>di</strong> buttare tutto all’aria. Scattava l’anno della maturità:<br />
molti miei compagni <strong>di</strong> seminario avevano già scelto <strong>di</strong> cambiare strada. E io<br />
cosa avrei deciso? Per mia grande fortuna arrivò un nuovo padre spirituale e il<br />
corso <strong>di</strong> esercizi da lui pre<strong>di</strong>cato fu per me una vera rivoluzione a 360°. Il panorama<br />
che mi si andava annebbiando, cominciò poco alla volta a riprendere <strong>di</strong><br />
nuovo luce e colore: capii che la fede non è l’adesione a un freddo, rigido co<strong>di</strong>ce<br />
morale; è piuttosto l’esperienza <strong>di</strong> una sequela ra<strong>di</strong>cale e totalizzante, il camminare<br />
<strong>di</strong>etro a Gesù. Capii che il cristianesimo si identifica totalmente con Cristo,<br />
e che Cristo non è un mitico personaggio del passato, ma un uomo in carne ed<br />
ossa in cui abita tutta la pienezza <strong>di</strong> Dio. (Col 2,9) Capii che Gesù mi aveva immensamente<br />
amato e che continuava gratuitamente e tenacemente ad amarmi.<br />
Capii che seguire Cristo è pensare come lui, amare come lui, vivere e agire<br />
come lui, e che “chi segue Cristo, l’uomo perfetto, <strong>di</strong>venta lui pure più uomo”.<br />
(GS 41) Capii che vivere da cristiano significava amarlo e metterlo al centro e al<br />
<strong>di</strong> sopra <strong>di</strong> tutto e <strong>di</strong> tutti. Capii che la morale cristiana è una morale <strong>di</strong> risposta<br />
all’amore preveniente e gratuito <strong>di</strong> Dio per me; capii che la preghiera non era<br />
un dovere da assolvere, ma un bisogno del cuore da sod<strong>di</strong>sfare; che il sacerdo-<br />
Lettere e Messaggi<br />
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<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
zio non era un premio alle mie doti o alle mie virtù, ma un carisma – un dono<br />
immeritato e gratuito - che mi veniva messo tra le mani perché io lo spendessi<br />
per il bene dei fratelli. E al termine del cammino formativo fui or<strong>di</strong>nato prete.<br />
Erano gli anni vivaci e tumultuosi – per me, in verità, molto fecon<strong>di</strong> - del dopo-<br />
Concilio. Non mancarono conflitti e ferite, ma la vita del prete mi appassionava.<br />
Prete tra i giovani<br />
Mi appassionava soprattutto il servizio ai giovani. Nell’insegnamento al liceo,<br />
in seminario, all’università. In parrocchia, per <strong>di</strong>eci anni come cappellano.<br />
Nella formazione personale e comunitaria, e nella <strong>di</strong>rezione spirituale. Fu una<br />
stagione intensa, complessa, ma felice. Poi, quando si comincia a veleggiare<br />
verso i quaranta, arrivò l’appuntamento con la croce: prima la lunga, penosa<br />
malattia <strong>di</strong> mia madre, provocata da lavori usuranti, svolti con la tenacia <strong>di</strong> una<br />
conta<strong>di</strong>na e la generosità <strong>di</strong> una casalinga. Poi la malattia <strong>di</strong> mio padre, causata<br />
dalla sfibrante assistenza alla mamma, mi rimisero davanti al messaggio del<br />
padre spirituale del seminario, che non mi si è mai cancellato dentro: “Amare<br />
silenziosamente, gratuitamente, nascostamente. Senza mettere la firma personale<br />
<strong>di</strong> proprietà, senza <strong>di</strong>rlo a nessuno, neppure a se stessi. Questo sì che è<br />
amore, quell’amore che, attraverso la morte <strong>di</strong> sé, porta in gestazione la vita<br />
<strong>di</strong> molti”.<br />
Nel frattempo mi sentivo pungere sempre più spesso da una domanda:<br />
ma dov’è il centuplo che il Signore promette a chi lascia padre, madre, casa e<br />
campi? Non riuscivo a decifrare bene la domanda: veniva da una sensazione<br />
<strong>di</strong> sterilità? da una fede piccola e meschina che voleva censire frutti concreti e<br />
vistosi risultati? oppure veniva da un desiderio, fattosi con il tempo più acuto, <strong>di</strong><br />
una più feconda paternità spirituale?<br />
Si andava avvicinando il venticinquesimo <strong>di</strong> sacerdozio, e con quell’anniversario<br />
sentivo che stava per scoccare l’ora <strong>di</strong> una nuova chiamata, prima ancora<br />
che a qualche nuovo servizio, a una consegna rinnovata della mia vita al<br />
Signore. Stavo imparando con una consapevolezza più lucida, sulla mia pelle<br />
che, <strong>di</strong>etro Cristo, bisogna perdere la vita per ritrovarla, ma facevo sempre più<br />
l’esperienza della mia fragilità. Mi venne in aiuto la piccola Teresa <strong>di</strong> Gesù Bambino<br />
e mi rimise in cuore il messaggio della <strong>di</strong>vina misericor<strong>di</strong>a: non siamo noi<br />
che ci possiamo innalzare fino a Dio; è Lui che si abbassa fino a noi e ci viene<br />
incontro sulla piccola via dell’infanzia evangelica, la via della gratitu<strong>di</strong>ne e della<br />
fiducia. Più che tentare <strong>di</strong> arrivare alla sua altezza, dobbiamo lasciarci prendere<br />
da Lui. Dobbiamo lasciarci sorprendere…<br />
Il secondo viaggio<br />
Cominciava il secondo viaggio. Impreve<strong>di</strong>bile e del tutto inattesa arrivò la<br />
chiamata a cambiare totalmente campo <strong>di</strong> ministero e andare a fare il rettore<br />
<strong>di</strong> seminario. Era un incarico ad alto rischio: il seminario mi appariva come un<br />
vecchio bastimento che si era incagliato e che prima o poi rischiava <strong>di</strong> colare<br />
a picco. L’incarico mi superava da tutte le parti. La situazione era scoraggiante<br />
sotto ogni aspetto: istituzionale, formativo, economico. Decisi <strong>di</strong> fidarmi del Signore<br />
e ancora una volta sperimentai che il Padre <strong>di</strong> Gesù <strong>di</strong> Nazaret è davvero<br />
Atti del Vescovo
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
un Dio affidabile: “non sempre sod<strong>di</strong>sfa le nostre attese, ma compie sempre le<br />
sue promesse”. (Bonhoeffer). Poi arrivò la chiamata a <strong>di</strong>ventare vescovo della<br />
piccola, magnifica <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Anagni-Alatri. Ricordo che il giorno dell’or<strong>di</strong>nazione<br />
mi furono rivolte le nove domande previste dal rito, riguardanti gli impegni<br />
del vescovo, che si aprivano tutte con un “Vuoi…?”. Mi sembrò <strong>di</strong> riascoltare<br />
per nove volte la domanda del Risorto a Simone <strong>di</strong> Giovanni: “Mi ami tu?”. Con<br />
un bel po’ <strong>di</strong> incoscienza e un pizzico <strong>di</strong> fede, risposi <strong>di</strong> sì. Fu, quella, la stagione<br />
della vita in cui l’intensità dell’esperienza risultò inversamente proporzionale<br />
alla sua durata: appena venti mesi dopo arrivò del tutto impreve<strong>di</strong>bile e<br />
imprevista la chiamata a lasciare quella bella, cara <strong>di</strong>ocesi, e andare a servire<br />
l’Azione Cattolica nazionale. Fu certamente uno dei tornanti più tormentati del<br />
mio viaggio nella vita. Dovetti vigilare su me stesso per non vivere quella nomina<br />
come un’altra delle sorprese <strong>di</strong> Dio nella mia vita. Nonostante il tumulto<br />
interiore, mi sembrò ancora una volta <strong>di</strong> avvertire la Voce: Mi ami tu? E mi affidai,<br />
convinto che Cristo non toglie nulla, ma dona tutto, e che non è dato nulla<br />
finché non si è dato tutto. Dopo sei anni, un’altra sorpresa: <strong>di</strong>ventare vostro<br />
vescovo. Accettai, sostenuto dalla certezza che ogni chiamata nella Chiesa è<br />
una missione, e perciò non è né un castigo né un premio, ma un dono. E venni<br />
in mezzo a voi “nel nome del Padre”. Il resto è cammino in corso…<br />
Io credo…<br />
4. Ora mi chiedo: qual è il lascito - in termini <strong>di</strong> esperienza cristiana - <strong>di</strong><br />
questa mia modesta storia personale? Lo esprimo in forma <strong>di</strong> credo.<br />
Io credo che noi umani non siamo come i cavalli da corsa o come i barboncini<br />
da passeggio o come i gatti persiani, i pappagalli, i criceti, che non sanno<br />
perché nascono, vivono, muoiono. E anche quando neanche noi sappiamo<br />
rispondere a questi perché, sappiamo però <strong>di</strong> non sapere, e questa “cosciente<br />
ignoranza” accende in noi la nostalgia dell’Assoluto.<br />
Io credo che noi nasciamo con qualcosa, che ci brucia dentro e ci inquieta:<br />
è la sete <strong>di</strong> essere amati e <strong>di</strong> amare. Siamo dei crepacci assetati <strong>di</strong> infinito: ogni<br />
uomo viene al mondo con un bisogno-desiderio sconfinato <strong>di</strong> felicità e con<br />
l’anelito ad un massimo <strong>di</strong> verità, <strong>di</strong> libertà, <strong>di</strong> fraternità. Nell’universo siamo<br />
un granello <strong>di</strong> polvere, ma aperto al mare, senza sponde, <strong>di</strong> un mistero sconfinato.<br />
Siamo una minuscola goccia <strong>di</strong> rugiada, in cui si riflette il cielo.<br />
Io credo che Gesù Cristo sia l’unico a poterci <strong>di</strong>re come è fatto Dio e ad<br />
accenderci le luci necessarie e più che sufficienti per illuminare la strada della<br />
salvezza, e per darci la forza e l’incontenibile gioia <strong>di</strong> percorrerla. Gesù ci ha<br />
detto che Dio non è una anonima centrale <strong>di</strong> energia, ma è Padre e ci ha creati<br />
per farci felici. Gesù ci ha detto che il Padre suo può fare per noi infinitamente<br />
<strong>di</strong> più <strong>di</strong> quanto possiamo domandare o desiderare, e che ci ha amati fino alla<br />
follia <strong>di</strong> darci il suo tesoro più geloso: il Figlio suo Gesù Cristo.<br />
Gesù ci ha detto che Dio ci ha creati liberi, ma la nostra libertà è stata indebolita<br />
dal peccato all’interno e con<strong>di</strong>zionata negativamente, all’esterno, da un<br />
ambiente <strong>di</strong>venuto opaco nei confronti dell’Amore e inquinato dall’egoismo.<br />
Il peccato inclina l’uomo a ripiegarsi su <strong>di</strong> sé, a chiudersi a Dio e ad affermarsi<br />
sopra gli altri, contro gli altri. Da questo peccato Dio viene offeso non perché<br />
Lettere e Messaggi<br />
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<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
toglie qualcosa a lui, ma perché fa male a noi.<br />
Il Signore Gesù ci comunica la potenza del suo Spirito e spezza le catene<br />
che ci tengono prigionieri delle passioni illusorie e ingannatrici. Ci rigenera a<br />
nuova vita, come veri figli <strong>di</strong> Dio. Certo, anche dopo la nostra rigenerazione<br />
rimangono attive in noi l’inclinazione interiore <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nata e l’influsso esteriore<br />
negativo, ma questi non sono più irresistibili. Si deve combattere, ma si può<br />
vincere.<br />
Io credo che Gesù, crocifisso e risorto, nella Chiesa ci fa dono del suo Spirito,<br />
il quale a sua volta trapianta in noi il cuore <strong>di</strong> Cristo: è il cuore nuovo, in cui<br />
pulsa la grazia, la vita <strong>di</strong> Dio nella nostra vita. Miracolo della grazia donata e mistero<br />
della nostra libertà liberata! “Non sono più io che vivo; è Cristo che vive in<br />
me”; (Gal 2,20) e tuttavia sono io che credo, amo, spero, opero ma grazie alla<br />
grazia. Lo Spirito Santo rende nuovo l’uomo e sostiene il cammino, ma è l’uomo<br />
nuovo che cammina. Operiamo il bene con le nostre mani, ma con la sua forza.<br />
2. Vivere da cristiani<br />
Qui sta la felicità<br />
5. Permettetemi <strong>di</strong> fare il punto del tracciato fin qui seguito. Il primo articolo<br />
della nostra fede non è: “io amo”, ma: “io credo in Dio Padre” che mi ha amato,<br />
mi ama e mi amerà sempre per primo. In quanto Padre, mi rigenera alla vita del<br />
Figlio. Non sono io il padre del mio nuovo io. La nuova nascita non è un’autogenerazione,<br />
ma una rigenerazione. Cristo si accoglie, non si merita. L’uomo nuovo<br />
vive la vita nuova, nell’amore. L’amore <strong>di</strong> Dio non comprime la mia libertà,<br />
ma la suscita, la sostiene e la <strong>di</strong>lata. Mi rende capace <strong>di</strong> vivere secondo l’unica<br />
legge del cristiano, l’amore. La vita nuova si esprime in scelte consapevoli non<br />
soggette agli istinti spontanei o alle pressioni esteriori. Una scelta non è positiva<br />
solo perché è una scelta o perché produce un piacere imme<strong>di</strong>ato: molti<br />
delitti sono decisioni volontarie, molte esperienze piacevoli sono <strong>di</strong>struttive. Il<br />
piacere non è un valore in sé, né un criterio legittimo <strong>di</strong> azione; è solo conseguenza<br />
<strong>di</strong> un obiettivo raggiunto e va considerato buono o cattivo secondo la<br />
qualità morale dell’obiettivo stesso. Una scelta è umana – ragionevole e sensata<br />
- solo se contribuisce alla vera e piena realizzazione della persona. Qui sta<br />
la felicità. Noi da sempre siamo alla ricerca <strong>di</strong> una pienezza per la nostra vita.<br />
Possiamo realizzarci solo se percorriamo la via dell’amore, l’unico bene che può<br />
appagare il nostro cuore.<br />
La via delle beatitu<strong>di</strong>ni<br />
Ecco la via cristiana alla felicità, quale si profila con particolare limpidezza<br />
nelle beatitu<strong>di</strong>ni evangeliche, riportate da Matteo. (5,1-10) Le beatitu<strong>di</strong>ni sono<br />
traiettorie <strong>di</strong> vita nuova, sentieri tracciati da Gesù per poter scalare la montagna<br />
della felicità. Una tentazione sempre in agguato per noi <strong>di</strong>scepoli è la tristezza.<br />
Ed è un peccato che gli altri, giustamente, non ci perdonano. Le beatitu<strong>di</strong>ni<br />
evangeliche ci forniscono gli anticorpi per premunirci o per guarire da questo<br />
brutto male.<br />
Atti del Vescovo
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
Prima <strong>di</strong> percorrere la via delle beatitu<strong>di</strong>ni all’interno <strong>di</strong> alcuni tra i più<br />
decisivi segmenti del nostro vissuto, ci resta una osservazione importante. Noi<br />
cristiani cre<strong>di</strong>amo che, attraverso Gesù, il Padre ha stabilito con la Chiesa un<br />
patto inossidabile <strong>di</strong> nuova ed eterna alleanza. Non è un nostro privilegio, ma<br />
una missione, per portare al mondo la civiltà dell’amore. Questa civiltà implica<br />
nei cristiani la tensione verso l’ideale irrinunciabile della santità. Dio merita <strong>di</strong><br />
attendersi dai cristiani, suoi alleati, un comportamento più-che-umano - come<br />
l’amore ai nemici, la fedeltà al matrimonio in<strong>di</strong>ssolubile, ecc. - e la società ha<br />
<strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> chiedere a chi si professa cristiano la coerenza anche su questi punti,<br />
che sono resi a noi possibili solo dalla grazia.<br />
Mi ripeto: non ho intenzione <strong>di</strong> presentarvi un mini-trattato sulla vita cristiana.<br />
Vengo ora piuttosto a proporvi, in rapida elencazione, una serie <strong>di</strong> punti<br />
e <strong>di</strong> spunti che in seguito dovranno essere ripresi, accuratamente esplorati e<br />
sapientemente tradotti in pedagogia <strong>di</strong> vita cristiana.<br />
1. Il lavoro e il denaro<br />
Beati i poveri in spirito,<br />
perché <strong>di</strong> essi è il regno dei cieli.<br />
Guar<strong>di</strong>amo a Gesù<br />
6. Partiamo dalla luce che deve rimanere costantemente accesa sul nostro<br />
orizzonte: con Cristo o senza Cristo cambia tutto.<br />
Guar<strong>di</strong>amo a Gesù. San Paolo ne pennella il ritratto con quattro parole: “da<br />
ricco che era si fece povero”. (2Cor 8,9) E Gesù stesso, ritornando a Nazaret,<br />
ritaglia il suo biglietto da visita da un passo del rotolo <strong>di</strong> Isaia: “Lo Spirito del<br />
Signore è sopra <strong>di</strong> me, e mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai poveri”.<br />
(Lc 4,18) Dopo aver fatto il falegname fino all’età <strong>di</strong> trent’anni circa, Gesù non<br />
conduce la sua vita pubblica come un asceta austero, alla maniera <strong>di</strong> Giovanni<br />
Battista: “mangia e beve”, (Mt 11,19) vive in mezzo alla gente, ha simpatia per il<br />
mondo. Ma il suo cuore è costantemente orientato al Padre: ricco solo del suo<br />
amore, Gesù non può non assumere una vita povera e itinerante, senza il calore<br />
<strong>di</strong> un nido, senza la protezione <strong>di</strong> un rifugio. (cfr Lc 9,58) Ma mette in guar<strong>di</strong>a<br />
dall’idolo maliardo della ricchezza: “Guardatevi dall’avi<strong>di</strong>tà: non sarà l’abbondanza<br />
dei beni a salvarvi la vita”. (cfr Lc 12,15)<br />
Attenzione all’avi<strong>di</strong>tà!<br />
La ricchezza <strong>di</strong>venta padrona, quando uno ripone in essa la misura del valore<br />
personale e la sicurezza della propria vita. La parabola del ricco stolto insegna:<br />
come può essere felice un uomo che vive solo e ripiegato, in un paesaggio<br />
senza volti e senza voci, e si è lasciato rubare l’anima fino a farsi totalmente<br />
cosificare dalla “roba”? E’ un ricco sfondato, senza nome e senza cuore, capace<br />
<strong>di</strong> declinare l’aggettivo possessivo solo puntando l’in<strong>di</strong>ce verso <strong>di</strong> sé: i miei raccolti,<br />
i miei magazzini, i miei beni, la mia vita… No, la felicità non si compra al<br />
mercato delle cose. Perciò, tolleranza-zero – <strong>di</strong>ce Gesù - con l’ansia per il futuro<br />
Lettere e Messaggi<br />
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e l’ossessione del benessere! (Mt 6,23-33)<br />
Agli inviati del Battista che vogliono rendersi conto della sua messianicità,<br />
Gesù non risponde <strong>di</strong>rettamente, ma rinvia alle sue opere, che riguardano la<br />
guarigione <strong>di</strong> ciechi, storpi, lebbrosi, sor<strong>di</strong>, ecc. Le ultime due opere vengono<br />
citate nell’or<strong>di</strong>ne: prima “i morti risuscitano”, poi “ai poveri è annunciato il Vangelo”.<br />
(Mt 11,5) Un amanuense del me<strong>di</strong>o evo, mentre ricopiava il brano, ha<br />
invertito l’or<strong>di</strong>ne, collocando per ultimo, quin<strong>di</strong> al vertice, quello che riteneva il<br />
miracolo più strabiliante: la risurrezione dei morti. In verità è l’evangelizzazione<br />
dei poveri il segno più decisivo della messianicità <strong>di</strong> Gesù.<br />
Povero per farci ricchi<br />
Che Gesù sia il Cristo, l’inviato <strong>di</strong> Dio, è provato dai miracoli, ma è la pre<strong>di</strong>lezione<br />
per i poveri – come le sue umili origini e la via della croce – a definire<br />
i contorni della sua origine <strong>di</strong>vina. Se si fosse limitato a guarire ciechi, storpi e<br />
sor<strong>di</strong> e non avesse evangelizzato i poveri, non solo sarebbe rimasta invariata la<br />
sua identità messianica, ma sarebbe restata intatta perfino la sua “struttura personale”<br />
<strong>di</strong> vero uomo e vero Dio. Ben <strong>di</strong>versa però sarebbe risultata l’immagine<br />
<strong>di</strong> Dio che ci avrebbe rivelato. Solo perché non si è mai chiuso alle necessità<br />
e alle sofferenze dei poveri, solo perché ha avuto sempre misericor<strong>di</strong>a per i<br />
peccatori, solo perché ha steso le braccia sulla croce in segno <strong>di</strong> amore spinto<br />
all’estremo, Gesù ha potuto annunciare al mondo che Dio è amante della vita,<br />
e non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva. Il Dio rivelato da<br />
Gesù povero, evangelizzatore dei poveri e crocifisso per amore dei peccatori,<br />
è il vero Dio, il Padre-Abbà, che ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio<br />
unigenito.<br />
Guar<strong>di</strong>amo alla Chiesa<br />
Ora guar<strong>di</strong>amo alla Chiesa. Il Concilio ha parlato della povertà della Chiesa<br />
utilizzando il modulo “come/così”: “Come Cristo ha compiuto la sua opera <strong>di</strong> redenzione<br />
attraverso la povertà e le persecuzioni, così pure la Chiesa è chiamata<br />
a prendere la stessa via per comunicare agli uomini i frutti della salvezza” (LG<br />
8) La povertà fa parte della natura della Chiesa, fa parte del suo essere prima<br />
che del suo agire. L’amore <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>lezione verso i poveri, più che un test morale<br />
(in<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> egoismo o <strong>di</strong> carità) costituisce un test teologico (rivelatore <strong>di</strong> una<br />
vera o <strong>di</strong> una falsa concezione <strong>di</strong> Dio). La Chiesa è e deve essere “come Cristo”.<br />
La povertà Gesù l’ha declinata nelle figure del servizio, della con<strong>di</strong>visione, della<br />
gratuità, dell’umiltà. Tutte parole maiuscole per <strong>di</strong>re che la povertà è stata da lui<br />
intesa e vissuta come rifiuto <strong>di</strong> cercare la gloria del mondo. Pur essendo uguale<br />
a Dio, si è umiliato fino a farsi servo (cfr Fil 2,6-11) e ha ostinatamente respinto<br />
la seducente tentazione <strong>di</strong> identificare la propria gloria con quella <strong>di</strong> Dio. Anche<br />
la Chiesa deve smascherare questo miraggio. In realtà, perché Dio risplenda, è<br />
necessario non oscurare la sua gloria piazzandosi davanti a lui, al primo posto,<br />
ma mettendosi da parte, tirandosi in<strong>di</strong>etro. La povertà è umiltà e l’umiltà rende<br />
la Chiesa trasparente alla luce <strong>di</strong> Cristo, luce del mondo. La povertà è verità e<br />
rende la Chiesa libera dai miraggi del potere e del successo mondano.<br />
Atti del Vescovo
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
Guar<strong>di</strong>amo a noi<br />
Ora guar<strong>di</strong>amo a noi. Dobbiamo seriamente esaminarci sulla beatitu<strong>di</strong>ne<br />
evangelica della povertà. Come la pensiamo? Come la viviamo? Quale<br />
Vangelo annunciamo? Mentre mi limito a rinviare al Compen<strong>di</strong>o della dottrina<br />
sociale della Chiesa e alla Caritas in veritate, mi permetto solo alcune veloci<br />
puntualizzazioni.<br />
- La povertà evangelica non è una vita nella miseria- che è un male e induce<br />
al peccato - ma nella sobrietà <strong>di</strong> vita, nella fattiva solidarietà con chi sta peggio<br />
<strong>di</strong> noi, e nel <strong>di</strong>stacco da ciò che ha prodotto. Il cristiano lotta contro la miseria<br />
per essere povero.<br />
- Non dobbiamo separare carità e liturgia: “Amore per i poveri e <strong>di</strong>vina liturgia<br />
vanno insieme. L’amore per i poveri è liturgia”. (Benedetto XVI, 1 ottobre 2008)<br />
- La proprietà privata è un bene - è “prolungamento della libertà umana” - (GS<br />
71) ma va considerata come uno strumento sottomesso al fine supremo: il<br />
bene comune.<br />
- Gli impren<strong>di</strong>tori cristiani non fanno del profitto personale o familiare il fine<br />
dell’impresa, ma si servo del mezzo del profitto per assicurare la permanenza<br />
a lungo termine dell’impresa, e così facendo, pera assicurare lavoro e salario<br />
equo ai <strong>di</strong>pendenti. Inoltre accettano che vi possano essere congiunture nelle<br />
quali la loro attività, salvo un giusto compenso per il proprio impegno, garantisca<br />
comunque lavoro e stipen<strong>di</strong>o ai <strong>di</strong>pendenti e servizi alla comunità.<br />
- Il metodo or<strong>di</strong>nario da seguire per risolvere i conflitti è la trattativa; lo sciopero<br />
è l’ultimo rime<strong>di</strong>o in caso <strong>di</strong> necessità. Ad ogni modo la lotta sindacale non è<br />
mai contro qualcuno, ma per la giustizia.<br />
- L’evasione fiscale è una forma <strong>di</strong> appropriazione indebita delle risorse, e soprattutto<br />
è una violazione del precetto della giustizia contributiva.<br />
- I cristiani celebrano la domenica partecipando alla Messa e osservando il riposo<br />
festivo in un clima conviviale <strong>di</strong> amicizia e <strong>di</strong> gioia.<br />
- L’ideale cristiano è l’economia <strong>di</strong> comunione: la circolazione dei beni materiali<br />
contribuisce alla e<strong>di</strong>ficazione della comunità: “E’ con i nostri patrimoni che <strong>di</strong>ventiamo<br />
fratelli”. (Tertulliano, Apologetico, 39,10)<br />
- Va tenuta sempre aperta la domanda sull’uso delle risorse economiche della<br />
comunità <strong>di</strong>ocesana, delle comunità parrocchiali, delle associazioni e movimenti<br />
ecclesiali.<br />
- La carità cristiana non punta solo sulla solidarietà, ma anche sulla fraternità. E<br />
va oltre la giustizia. La giustizia guarda ai <strong>di</strong>ritti degli altri, la carità alle loro necessità.<br />
All’abbraccio <strong>di</strong> Don Oreste il barbone non ha <strong>di</strong>ritto, ma ne ha bisogno.<br />
E il Don gli apre il cuore, le braccia, la casa.<br />
Lettere e Messaggi<br />
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<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
2. Il dolore e la misericor<strong>di</strong>a<br />
Beati coloro che sono nel pianto, perché saranno consolati.<br />
Beati i misericor<strong>di</strong>osi, perché troveranno misericor<strong>di</strong>a.<br />
7. Proclamare beati coloro che sono nel pianto è una <strong>di</strong>chiarazione paradossale<br />
che fa esplodere una contrad<strong>di</strong>zione in termini: come si fa ad essere felici<br />
se si piange, e come si fa a piangere se si è felici? Anche nel campo minato del<br />
dolore, il vangelo fa emergere la “<strong>di</strong>fferenza cristiana”: non è una formula, ma<br />
una persona: lui, il Signore Gesù.<br />
Gesù e il male<br />
Guar<strong>di</strong>amo ancora a Gesù. Di fronte al mistero del male Gesù non si pone<br />
come uno venuto a giustificarlo, ma come chi ha scelto <strong>di</strong> con<strong>di</strong>viderne il peso e<br />
<strong>di</strong> affrontarlo alla ra<strong>di</strong>ce. Gesù ci rivela un Dio che è il nostro più potente alleato:<br />
nessun male per quanto sconvolgente, nessun dolore per quanto lancinante può<br />
indurre il credente a prendere le <strong>di</strong>stanze o ad<strong>di</strong>rittura il congedo da Dio. Perché<br />
Gesù è la trasparenza della misericor<strong>di</strong>a del Padre: ci fa vedere con “fatti <strong>di</strong> vangelo”<br />
cosa fa Dio <strong>di</strong> fronte al problema del male: lo combatte e lo vince. Gesù<br />
combatte la miseria della con<strong>di</strong>zione umana e la vince con la misericor<strong>di</strong>a. Si<br />
commuove <strong>di</strong> fronte ai malati, che gli si accalcano intorno, e li guarisce. Avvicina<br />
varie categorie <strong>di</strong> emarginati: i bambini, le donne, i lebbrosi, i peccatori segnati<br />
a <strong>di</strong>to, come pubblicani e prostitute. Non si limita a operare in prima persona,<br />
ma coinvolge i suoi <strong>di</strong>scepoli (Cfr Lc 9,1-6; 10,1-9) In<strong>di</strong>ca il Samaritano come<br />
modello <strong>di</strong> prossimo, che “vede e si commuove”. (Lc 10,25-37) Esige da tutti un<br />
serio impegno per la liberazione, sia pure parziale e provvisoria, da ogni forma<br />
<strong>di</strong> male, fino a quando non verrà la gloria del compimento totale.<br />
Ha amato e perdonato<br />
La vita <strong>di</strong> Gesù non è una marcia trionfale: conosce la fatica, il sudore, la<br />
delusione, l’angoscia, il tra<strong>di</strong>mento, l’ingiustizia, il dolore, la morte. Ma Gesù sa e<br />
sente che la sua vita è abbracciata dalla tenerezza del Padre. Certo, non gli viene<br />
risparmiata la croce, né lui la fugge per mettere al riparo la sua vita, ma si espone<br />
all’o<strong>di</strong>o dei nemici con lucida determinazione e <strong>di</strong>sarmata gratuità. Così conosce<br />
sulla sua pelle la trage<strong>di</strong>a della sofferenza, l’oscurità dell’agonia, la prova della<br />
fede, l’orrore <strong>di</strong> una morte violenta. Ma non cessa mai <strong>di</strong> fidarsi <strong>di</strong> Dio. Continua<br />
ostinatamente ad amare fino a perdonare, ad<strong>di</strong>rittura fino a giustificare i suoi<br />
carnefici (“non sanno quello che fanno”). Asse<strong>di</strong>ato dalla violenza, non è <strong>di</strong>ventato<br />
un violento; (1Pt 2, 23) aggre<strong>di</strong>to dal male, non è <strong>di</strong>ventato un malvagio.<br />
Ha fatto <strong>di</strong> una violenza totalmente ingiustificata l’occasione per una de<strong>di</strong>zione<br />
totalmente incon<strong>di</strong>zionata. Ha amato e perdonato.<br />
Noi e il male<br />
Ma cosa significa per noi sperimentare la beatitu<strong>di</strong>ne della croce e della<br />
misericor<strong>di</strong>a? Quando il cristiano si imbatte nella malattia, lotta per eliminarla.<br />
Se non gli è possibile guarire, cerca <strong>di</strong> vivere ugualmente; non si limita a so-<br />
Atti del Vescovo
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
pravvivere. Sperimentando la propria impotenza, il credente riconosce <strong>di</strong> essere<br />
ra<strong>di</strong>calmente bisognoso <strong>di</strong> salvezza. Si accetta come creatura povera e limitata<br />
e si affida totalmente a Dio. Imita Gesù Cristo. Abbraccia la croce per abbracciare<br />
il Crocifisso. In ogni situazione dolorosa, propria o altrui, il cristiano crede e<br />
testimonia la fede in un Dio che prende su <strong>di</strong> sé il peso della miseria umana,<br />
come fosse la propria. Dal più grande delitto – la crocifissione del Figlio – il Padre<br />
trae il bene più grande: la sua risurrezione e la nostra redenzione. Cristo “vince<br />
il peccato con la sua obbe<strong>di</strong>enza fino alla morte e vince la morte con la sua<br />
risurrezione”. (Salvifici Doloris, 14) Il cristiano crede che “tutto – anche il male<br />
ingiustamente subito, anche la malattia pazientemente sopportata - concorre al<br />
bene, per quelli che amano Dio”. (Rm 8,28) Quando poi sperimenta l’o<strong>di</strong>o dei<br />
nemici, il cristiano si sa chiamato da Dio ad amare. E amare non significa tollerare<br />
l’ingiustizia, ma nemmeno invocare la vendetta; significa perdonare.<br />
Una società da cui fosse cancellato il perdono, potrebbe indubbiamente essere<br />
giusta, ma gli uomini vi morirebbero <strong>di</strong> freddo. Non potrò mai <strong>di</strong>menticare<br />
la celebrazione del funerale <strong>di</strong> Vittorio Bachelet, assassinato dalle Brigate Rosse,<br />
quando il figlio Giovanni invocò il perdono sugli uccisori del papà. Molti <strong>di</strong> noi<br />
si portano nel cuore anche l’immagine <strong>di</strong> Giovanni Paolo che andò in carcere<br />
a portare il perdono al suo attentatore Alì Agca. Quando i cristiani compiono<br />
gesti così, impe<strong>di</strong>scono alla legge della giungla <strong>di</strong> celebrare i suoi trionfi, e fanno<br />
toccare con mano che la fede cristiana rende la società da infra-umana a insuperabilmente<br />
super-umana.<br />
Il mistero del dolore<br />
Ora debbo soffermarmi su una domanda che spesso mi viene rivolta soprattutto<br />
dai giovani, in occasione <strong>di</strong> immani catastrofi, come tsunami, terremoti e<br />
altri cataclismi. E’ l’enigma del male e del dolore innocente. Se Dio è Dio – ci si<br />
chiede smarriti - non poteva creare un mondo senza il male? La fede cristiana<br />
non rischiara l’intero orizzonte, ma offre uno spiraglio <strong>di</strong> luce, quale ci viene dalla<br />
croce e dal sepolcro vuoto del Crocifisso-Risorto. Possiamo articolare la riflessione<br />
nei seguenti passaggi.<br />
1. Quando decide <strong>di</strong> creare l’universo, Dio sa <strong>di</strong> correre il rischio <strong>di</strong> aprire al<br />
male la possibilità <strong>di</strong> entrare nel mondo. E’ il rischio dell’amore, che deve necessariamente<br />
scommettere sulla libertà. Dio crea angeli e uomini, e non può<br />
non crearli liberi, ma ciò inevitabilmente comporta che possano peccare. Agisce<br />
in modo simile a una madre, che, sia pure con intima sofferenza, espone il suo<br />
bambino al rischio <strong>di</strong> cadere a terra, perché impari a camminare. Nel correre<br />
il rischio della nostra libertà, Dio ha preferito ascoltare la voce del suo cuore,<br />
amante della vita e appassionato alla nostra felicità, piuttosto che la voce ricattatoria<br />
del male possibile. Se si fosse lasciato costringere dalla minaccia del male<br />
e avesse rinunciato a catturare al nulla le sue creature, allora sì che si sarebbe<br />
<strong>di</strong>mostrato in qualche modo connivente con il male. Quanto al mondo, Dio lo<br />
crea come mondo in <strong>di</strong>venire: non lo crea perfetto, ma perfettibile.<br />
2. Malauguratamente il rischio del male si è verificato. “Dio ha creato il mon-<br />
Lettere e Messaggi<br />
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<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
do per l’incorruttibilità, ma per l’invi<strong>di</strong>a del <strong>di</strong>avolo la morte è entrata nel mondo”.<br />
(Sap 2,23s) Dio però non è rimasto a guardare: non ha accettato il rischio<br />
sulla pelle dei suoi figli, ma ha mandato il Figlio a prendere su <strong>di</strong> sé miserie e<br />
debolezze, dolori e peccati, insomma tutto il male fisico e morale che c’è nel<br />
mondo. Questo non significa che solo il Figlio ci abbia amati, mentre il Padre<br />
se ne sarebbe rimasto felice e beato lassù in cielo. Anche il Padre ci ha amati,<br />
altrimenti che Padre sarebbe? Infatti dandoci il suo tesoro più caro – cosa ha il<br />
Padre <strong>di</strong> più caro del Figlio? - si rende anche lui vulnerabile e anche lui soffre<br />
la passione d’amore sofferta dal Figlio. Quin<strong>di</strong> possiamo e dobbiamo <strong>di</strong>re che<br />
anche il Padre soffre, in un modo per noi misterioso ma non meno reale.<br />
3. Il <strong>di</strong>scorso non termina sulla croce, con la morte <strong>di</strong> Gesù, ma si riapre con<br />
la sua risurrezione. L’ultima parola sul problema del male non ce l’ha la morte,<br />
ma il Dio della vita. Possiamo capire allora il tono <strong>di</strong> scherno che Paolo lancia<br />
all’ultimo nemico, quando sfida la morte: “Dov’è, o morte, la tua vittoria?”. (1Cor<br />
15,55) Su questo tema delicatissimo e drammatico don Carlo Gnocchi, ora beato,<br />
ha scritto apgine <strong>di</strong> una profon<strong>di</strong>tà e <strong>di</strong> una tenerezza senza pari. (Cfr C.<br />
Gnocchi, Il dolore innocente, Ancora 1999)<br />
3. La preghiera e la testimonianza<br />
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,<br />
perché saranno saziati.<br />
Beati i perseguitati per causa della giustizia,<br />
perché <strong>di</strong> essi è il regno dei cieli.<br />
La vita cristiana non è un fai-da-te<br />
8. La “giustizia” <strong>di</strong> cui i <strong>di</strong>scepoli del Signore hanno fame e sete, e per la<br />
quale vengono perseguitati, è la giustizia in senso biblico: è la volontà <strong>di</strong> Dio, e<br />
“questa è la volontà <strong>di</strong> Dio, la nostra santificazione”. (cfr. 1Ts 4,3)<br />
La vita, secondo la fede cristiana, non è un’avventura solitaria, un fai-da-te,<br />
calibrato sulle proprie forze e risorse. La vita è vocazione: risposta d’amore a una<br />
chiamata all’amore. Consentire a questa chiamata significa realizzare se stessi;<br />
negarsi all’amore che Cristo ci offre, significa perdere se stessi. Con il battesimo<br />
il Dio tre volte santo fa casa in noi: (Gv 14,23) entra nella nostra esistenza e la<br />
vive in noi. Ogni cristiano può <strong>di</strong>re con s. Paolo: “Non sono più io che vivo, ma<br />
Cristo vive in me”. (Gal 2,20) saliamo a un livello infinitamente superiore <strong>di</strong> vita;<br />
<strong>di</strong>ventiamo “partecipi della natura <strong>di</strong>vina”. (2Pt 1,4) Al nuovo modo <strong>di</strong> esistere<br />
consegue un nuovo modo <strong>di</strong> agire. Di fronte a Dio Padre non siamo più né orfani<br />
né schiavi né mercenari: siamo figli! La Chiesa, nostra madre, ci <strong>di</strong>chiara: “Siete<br />
santi! Siate santi!”. Questa vita filiale si esprime attraverso il <strong>di</strong>namismo delle<br />
virtù teologali: la fede, la speranza, la carità. La decisione del <strong>di</strong>scepolo <strong>di</strong> attuare<br />
la propria vita nella luce dell’amore a Dio e ai fratelli, specialmente ai più poveri,<br />
costituisce l’intenzione fondamentale che dà la sua impronta e il suo orientamento<br />
ai vari atteggiamenti e alle singole azioni.<br />
La santità è la perfezione della carità: è fare tutto “nel nome del Signore<br />
Atti del Vescovo
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
Gesù, rendendo per mezzo <strong>di</strong> lui grazie a Dio Padre”. (Col 3,17) Allora anche<br />
il nostro agire più abituale, come il mangiare e il bere, (1Cor 10,30) perfino il<br />
nostro quoti<strong>di</strong>ano con la sua normale ferialità e il suo immancabile grigiore si<br />
colora <strong>di</strong> vangelo, e la vita, anche la più or<strong>di</strong>naria, si fa straor<strong>di</strong>nariamente luminosa<br />
e bella.<br />
Pochi cristiani o poco cristiani?<br />
I nostri sono tempi <strong>di</strong> inquietu<strong>di</strong>ne forte, <strong>di</strong> acuta insod<strong>di</strong>sfazione. Non ci si<br />
accontenta più <strong>di</strong> formule rimasticate, <strong>di</strong> luoghi comuni, <strong>di</strong> convenzioni sociali.<br />
Si cercano risposte vere e profonde alle domande che ci si porta dentro. Questa<br />
sete <strong>di</strong> verità e <strong>di</strong> bellezza non può venire sod<strong>di</strong>sfatta dalla me<strong>di</strong>ocrità della vita<br />
dei cristiani, né da qualche spruzzata <strong>di</strong> buonismo. Vi ho già detto: il problema<br />
più grave oggi non è tanto il fatto che siamo pochi cristiani, ma che siamo poco<br />
cristiani. Il <strong>di</strong>scorso vale innanzitutto per noi pastori. E’ un problema <strong>di</strong> qualità,<br />
non <strong>di</strong> quantità. E la qualità non è data dall’organizzazione e dalle attività, ma<br />
dall’amore. Anime innamorate del Signore, povere e umili, miti e misericor<strong>di</strong>ose,<br />
limpide e forti, assetate <strong>di</strong> santità: queste anime convertono e <strong>di</strong>ssetano. Invece<br />
cristiani affamati <strong>di</strong> appariscenza, che si agitano, che trafficano, organizzano, o<br />
si cullano sulla propria efficienza e si addormentano sui propri privilegi, sono<br />
anime che spengono i fuochi dello Spirito e respingono i cercatori <strong>di</strong> Dio.<br />
Santità <strong>di</strong> popolo<br />
Oggi la nostra vecchia Europa ha un bisogno drammatico <strong>di</strong> ritrovare la sua<br />
anima, e questo recupero sarà possibile solo attraverso una nuova evangelizzazione.<br />
C’è bisogno <strong>di</strong> cristiani capaci <strong>di</strong> un annuncio franco e coraggioso, ma<br />
anche umile: la verità rivelata non è un vanto, ma un dono e una responsabilità.<br />
Dobbiamo offrirla con franchezza, senza ammorbi<strong>di</strong>menti, ma anche con umiltà,<br />
senza piglio inquisitore e alito fiammeggiante. Senza mai <strong>di</strong>menticare che testimoni<br />
cre<strong>di</strong>bili e attraenti sono quei cristiani che il vangelo, più che farlo sentire<br />
agli altri, glielo fanno leggere nella propria vita.<br />
Una vita santa non si costruisce sulle sabbie mobili <strong>di</strong> un perfezionismo ossessivo,<br />
ma viene plasmata dalla parola <strong>di</strong> Dio e dai sacramenti, viene coltivata<br />
dalla preghiera e accompagnata dalla <strong>di</strong>rezione spirituale. Per la preghiera, mi<br />
limito a rinviare alla mia lettera “Abbagliati dal suo volto” (2008). Qui sento <strong>di</strong><br />
dover ritornare su quell’irrinunciabile appuntamento spirituale qual è la Messa<br />
domenicale. Ripetere quanto vi ho già detto spesso a me non stanca e a voi<br />
forse può giovare: un cristiano che non partecipa fedelmente, attivamente e<br />
fruttuosamente alla Messa domenicale è un cristiano in fin <strong>di</strong> vita. In particolare<br />
vorrei rinnovare l’invito ad ogni comunità parrocchiale: meno Messe e più<br />
Messa! E rimettiamoci in ascolto della pressante raccomandazione del Concilio:<br />
“Bisogna fare in modo che il senso della comunità parrocchiale fiorisca (floreat)<br />
soprattutto nella celebrazione della Messa domenicale”. (SC 42)<br />
La santità non è un lusso. La vita spirituale non è un optional. “Tutti i fedeli<br />
<strong>di</strong> qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla<br />
perfezione della carità”. (LG 40) “Dio ci chiama tutti a questa unione intima con<br />
lui”: è l’unione “mistica”. (CCC 2014) Attraverso la via della croce (ascesi) siamo<br />
Lettere e Messaggi<br />
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<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
invitati e provocati a giungere gradatamente a vivere nella pace e nella gioia<br />
delle beatitu<strong>di</strong>ni.<br />
4. La comunione e la citta<strong>di</strong>nanza<br />
Beati i miti, perché avranno in ere<strong>di</strong>tà la terra.<br />
Beati gli operatori <strong>di</strong> pace, perché saranno chiamati figli <strong>di</strong> Dio.<br />
Prima <strong>di</strong> tutto fratelli<br />
9. I miti e gli operatori <strong>di</strong> pace sono persone <strong>di</strong> comunione, ma sono anche<br />
uomini e donne <strong>di</strong> forte impegno: sono “costruttori” <strong>di</strong> pace, non visionari. Sotto<br />
l’arco tematico <strong>di</strong> queste due beatitu<strong>di</strong>ni, dovrei trattare <strong>di</strong> tante questioni,<br />
che per esigenza <strong>di</strong> chiarezza raggruppo e <strong>di</strong>stribuisco su due versanti: la comunione<br />
nella Chiesa, e l’impegno civile sociale politico nella società. Anche qui<br />
mi limito solo ad alcuni spunti.<br />
Per quanto riguarda la comunione dentro la Chiesa, mi sembra opportuno<br />
rimandare alla mia lettera: Prima <strong>di</strong> tutto fratelli (2009). Ne riprendo solo l’ispirazione<br />
<strong>di</strong> fondo e alcuni passaggi. La comunione nella Chiesa nasce dall’alto:<br />
<strong>di</strong>scende dalla santa Trinità, passa per la croce, si riversa sul mondo. La comunione<br />
implica due movimenti: vivere all’interno, tra credenti, una profonda<br />
fraternità; uscire da questa fraternità per servire il mondo. Possiamo anche <strong>di</strong>re<br />
che tre sono i cerchi della comunione: all’interno della singola comunità; fra<br />
comunità e comunità; aperti al mondo. Se ne ricava che solo dalla comunione<br />
scaturisce un autentico slancio missionario. Infatti la missione non è possibile<br />
là dove la comunità è <strong>di</strong>visa fra membro e membro, fra gruppo e gruppo.<br />
La comunione vera, cre<strong>di</strong>bile, effettiva è sempre una comunione in cammino:<br />
non è uno stato più o meno i<strong>di</strong>lliaco, non è semplicemente appartenere a un<br />
gruppo, neanche mettersi seduti in cerchio con altri e stare bene assieme. La<br />
comunione deve essere insieme spirituale e visibile: non può non scaturire dalla<br />
con<strong>di</strong>visione della fede, speranza, carità, e <strong>di</strong> beni spirituali e materiali, sotto<br />
la guida dei pastori. Nella comunità cristiana il mistero pasquale del Signore è<br />
proclamato con la pre<strong>di</strong>cazione, attualizzato nell’eucaristia e nei sacramenti,<br />
vissuto nella carità. Per essere riconoscibile come segno davanti al mondo il<br />
popolo <strong>di</strong> Dio si deve vedere: deve configurarsi come comunità <strong>di</strong> fede, <strong>di</strong> preghiera<br />
e soprattutto <strong>di</strong> rapporti fraterni.<br />
Una comunione unica e plurale<br />
Vorrei anche ricordare che la comunione è nel profondo una realtà unica,<br />
ma si manifesta in forme <strong>di</strong>verse: un conto è vivere la comunione nella<br />
liturgia, un conto in parrocchia, un altro in casa e un altro ancora nell’ambiente<br />
<strong>di</strong> lavoro. Pretendere <strong>di</strong> vivere la medesima forma <strong>di</strong> comunione in ambienti e<br />
situazioni <strong>di</strong>verse è un grosso errore. Ci sono cristiani che pensano <strong>di</strong> ripetere<br />
lo schema “amicizia” dappertutto; altri che invece puntano sullo schema “famiglia”;<br />
altri sullo schema “convento”, “associazione” o “movimento”. Invito me e<br />
voi a sostare su questo passo <strong>di</strong> D. Bonhhoeffer: “Chi ama il proprio sogno <strong>di</strong><br />
comunione cristiana più della comunione cristiana effettiva, è destinato ad esse-<br />
Atti del Vescovo
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
re un elemento <strong>di</strong>struttore <strong>di</strong> ogni comunione cristiana, anche se è sincero, serio<br />
e pieno <strong>di</strong> abnegazione”. (D. BONHOEFFER, Vita comune, Brescia 2004, p. 22)<br />
L’ambito della citta<strong>di</strong>nanza<br />
Per l’ambito della citta<strong>di</strong>nanza, mi limito ad alcune proposizioni sintetiche.<br />
A nessuno è consentito rinunciare all’impegno politico, inteso come impegno<br />
per il progresso della civitas. Scopo dell’azione politica è la promozione del bene<br />
comune, un impegno che significa anzitutto rispettare le leggi, praticare la giustizia,<br />
pagare le tasse, c contribuire alla crescita della società civile. Bussola per<br />
l’impegno dei cattolici in politica è la dottrina sociale della Chiesa. Il cristiano che<br />
si impegna in politica deve essere anzitutto un costruttore <strong>di</strong> giustizia e deve promuovere<br />
quei valori che sono inscritti nella coscienza morale <strong>di</strong> ciascuno.<br />
Valori non negoziabili<br />
“Eccoli sinteticamente: la <strong>di</strong>gnità della persona umana, costituita ad immagine<br />
e somiglianza <strong>di</strong> Dio, e perciò irriducibile a qualsiasi con<strong>di</strong>zione e con<strong>di</strong>zionamento<br />
<strong>di</strong> carattere personale e sociale; la sacralità della vita dal concepimento<br />
fino alla morte naturale, inviolabile ed in<strong>di</strong>sponibile a tutte le strutture ed a tutti i<br />
poteri; i <strong>di</strong>ritti e le libertà fondamentali della persona: la libertà religiosa, la libertà<br />
della cultura e dell’educazione; la sacralità della famiglia naturale, fondata sul matrimonio,<br />
sulla legittima unione cioè fra un uomo e una donna, responsabilmente<br />
aperta alla paternità e alla maternità; la libertà <strong>di</strong> intrapresa culturale, sociale, e<br />
anche economica in funzione del bene della persona e del bene comune; il <strong>di</strong>ritto<br />
ad un lavoro <strong>di</strong>gnitoso e giustamente retribuito, come espressione sintetica<br />
della persona umana; l’accoglienza ai migranti nel rispetto della <strong>di</strong>gnità della loro<br />
persona e delle esigenze del bene comune; lo sviluppo della giustizia e la promozione<br />
della pace; il rispetto del creato” (Vescovi dell’Emilia Romagna, 28 febbraio<br />
2010). Tali valori non sono né negoziabili, né selezionabili.<br />
Chi ha responsabilità politiche e amministrative non può non avere a cuore il<br />
<strong>di</strong>sinteresse personale, il rifiuto della menzogna e della calunnia come strumento<br />
<strong>di</strong> lotta contro gli avversari, la fortezza per non cedere al ricatto del potente, la carità<br />
per assumere come proprie le necessità del prossimo, con chiara pre<strong>di</strong>lezione<br />
per gli ultimi, la preparazione tecnico-professionale richiesta dall’ufficio a cui si<br />
de<strong>di</strong>ca. La politica non permetta che si incancreniscano situazioni <strong>di</strong> ingiustizia<br />
per paura <strong>di</strong> contrad<strong>di</strong>re le posizioni forti. Si deve tagliare l’iniquo legame tra politica<br />
e affari. Siano facilitati gli strumenti <strong>di</strong> partecipazione dei citta<strong>di</strong>ni al processo<br />
decisionale che conducealle scelte fondamentali della vita comunitaria.<br />
5. Il cuore e gli affetti<br />
Beati i puri <strong>di</strong> cuore, perché vedranno Dio.<br />
Cosa è purezza <strong>di</strong> cuore<br />
10. Non so cosa possano aver capito i Do<strong>di</strong>ci la prima volta che Gesù ha pro-<br />
Lettere e Messaggi<br />
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clamato questa beatitu<strong>di</strong>ne. L’evangelista Matteo, nel riportare il Discorso della<br />
montagna, non segnala tra la folla la presenza <strong>di</strong> Maria, la madre. Ma verrebbe da<br />
pensare che quando o <strong>di</strong>rettamente il Figlio o i suoi <strong>di</strong>scepoli gliel’avranno riferita,<br />
lei si sarà specchiata in pieno in questa beatitu<strong>di</strong>ne, come si riflette una cima<br />
innevata in un limpido laghetto alpino. Per Maria, da brava donna ebrea, il cuore<br />
non in<strong>di</strong>cava innanzitutto la sede degli affetti, ma il nucleo pulsante dell’interiorità<br />
della persona, il centro dei pensieri, delle intenzioni, delle scelte decisive, là<br />
dove si gioca il rapporto profondo con Dio, con gli altri, con se stessi. Il contrario<br />
<strong>di</strong> un cuore limpido è un cuore sporco, quello da cui “provengono propositi malvagi,<br />
omici<strong>di</strong>, adultèri, impurità, furti, false testimonianze, calunnie”. (Mt 15,19)<br />
La purezza <strong>di</strong> cuore non si restringe alla sfera sessuale, ma certamente la<br />
comprende. E se è vero che la sessualità non è un segmento del soggetto umano,<br />
ma una <strong>di</strong>mensione fondamentale del suo essere, è irrinunciabile la domanda:<br />
che cosa significa per il cristiano vivere affettività e sessualità in Cristo? La cultura<br />
dell’amore, che si è affermata in Occidente, riven<strong>di</strong>ca alcune istanze senz’altro<br />
positive: la persona come soggetto libero, la pari <strong>di</strong>gnità dell’uomo e della donna,<br />
la procreazione responsabile. Tende però anche a ridurre l’amore a sod<strong>di</strong>sfazione<br />
in<strong>di</strong>viduale me<strong>di</strong>ante il possesso dell’altro; permette l’esercizio della sessualità<br />
fuori del matrimonio; vuole che esso sia consentito anche tra omosessuali; lo<br />
separa dalla procreazione e lo svincola da ogni norma, mantenendo solo la proibizione<br />
della violenza. In questo campo si va allargando sempre <strong>di</strong> più la forbice<br />
tra l’insegnamento della Chiesa e la sensibilità comune.<br />
La Chiesa è dalla parte dell’amore<br />
La Chiesa intende salvaguardare la piena verità dell’amore umano, secondo il<br />
<strong>di</strong>segno <strong>di</strong> Dio, alla luce della sua parola. Non vuole spegnere il fuoco dell’amore:<br />
vuole tenerlo acceso. Non vuole soffocarlo con una sfilza <strong>di</strong> no, asimmetrici e<br />
artificiosamente sovrapposti rispetto alla struttura profonda del cuore; vuole che<br />
anche in questo ambito delicato, determinante la vita delle persone e il cammino<br />
dell’umanità, possa risplendere la luce del grande Sì <strong>di</strong> Dio.<br />
Per contrassegnare l’altezza, l’ampiezza e la profon<strong>di</strong>tà dell’unione sessuale,<br />
la Bibbia usa a sorpresa un verbo profumato <strong>di</strong> tenerezza: “conoscere”. (Gen 4,1)<br />
In quel verbo si può riassumere tutta la “analisi antropologica” della sessualità,<br />
strutturata nelle seguenti proposizioni. La <strong>di</strong>stinzione dei sessi è voluta e benedetta<br />
da Dio. (Gen 1,27-31) La persona sessuata non basta a se stessa: “Non è<br />
bene che l’uomo sia solo”. (Gen 2,18) L’uomo e la donna sono per costituzione<br />
due “volti ri-volti” l’uno all’altro: “Né la donna è senza l’uomo, né l’uomo senza<br />
la donna” (1Cor 11,11) Il cuore umano non può vivere senza amore. La sessualità<br />
non è un puro fatto biologico, ma è capacità relazionale, linguaggio reciproco e<br />
comunicazione interpersonale. Tutto in noi spinge a non chiuderci nel bozzolo<br />
dell’io, invita a metterci in <strong>di</strong>alogo.<br />
A scuola da s. Paolo<br />
Chi ha declinato il vangelo dell’amore sessuale utilizzando il linguaggio più<br />
alto e, insieme, più corposo è stato s. Paolo. Da una parte egli vede l’amore tra lo<br />
sposo e la sposa come la parabola dell’amore tra Cristo e la Chiesa, (Ef 5, 21ss)<br />
Atti del Vescovo
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
dall’altra si è fortemente preoccupato <strong>di</strong> far cogliere la bellezza dell’amore in<br />
Cristo.<br />
Il vocabolario paolino è comune ai moralisti pagani, per esempio gli stoici.<br />
Anch’essi usavano due termini obbligati: enkrateia, che significa letteralmente<br />
“dominio <strong>di</strong> sé”, e il termine opposto, porneia, impurità, che deriva dal verbo<br />
pernemi, che, tradotto, significa “vendersi”. Anche la morale pagana esaltava il<br />
dominio <strong>di</strong> sé, ma solo in funzione dell’autopadronanza: la purezza era motivata<br />
e governata dal principio della “retta ragione”. Ma dentro questi vocaboli usuali,<br />
i cristiani mettevano un contenuto del tutto nuovo che scaturisce, come sempre,<br />
dal kerygma, dall’avvenimento centrale della fede: la morte e la risurrezione <strong>di</strong><br />
Cristo. Se si prende la catechesi paolina, contenuta in 1 Corinzi 6,12-20, si vede<br />
come per Paolo la motivazione - per cui non è lecito vendersi o <strong>di</strong>sporre del<br />
corpo a proprio piacimento (darsi all’impu<strong>di</strong>cizia: porneia) – è data dal fatto che,<br />
con il battesimo, il nostro corpo non ci appartiene più, perché noi non siamo più<br />
nostri, ma <strong>di</strong> Cristo. “Non sapete – scrive Paolo – che i vostri corpi sono membra<br />
<strong>di</strong> Cristo… e che non appartenete a voi stessi?”. (1Cor 6,15.19) La motivazione<br />
pagana, come si vede, è completamente rovesciata (ecco <strong>di</strong> nuovo il paradossale<br />
capovolgimento cristiano!): il valore supremo da tutelare non è più il dominio <strong>di</strong><br />
sé, ma il non-dominio <strong>di</strong> sé. La motivazione ultima della purezza è, dunque, che<br />
“Gesù è il Signore!”. La castità cristiana non consiste tanto nello stabilire il dominio<br />
della ragione sugli istinti, quanto nello stabilire il dominio <strong>di</strong> Cristo su tutta<br />
la persona, ragione e istinti. La purezza non è in funzione <strong>di</strong> me, ma <strong>di</strong> Cristo.<br />
Bisogna certo sforzarsi per acquisire il dominio <strong>di</strong> sé, ma per cederlo a Cristo. Se<br />
l’ideale della morale socratica era “conosci te stesso” e quello della morale stoica<br />
era “domina te stesso”, l’ideale della morale cristiana è “dona te stesso”. Occorre<br />
certo conoscersi e dominarsi, non semplicemente per possedersi, ma per donarsi.<br />
Siamo “membra <strong>di</strong> Cristo”: non possiamo perciò prostituire il corpo del Figlio<br />
<strong>di</strong> Dio. Commettendo impurità, commetterei un sacrilegio: farei violenza a Cristo,<br />
al fratello o alla sorella, a me stesso.<br />
La tenerezza si impara<br />
All’interno del matrimonio la castità <strong>di</strong>ce che l’amore degli sposi è un amore<br />
oblativo, gratuito, segnato dalla continua ricerca del bene reciproco, senza calcoli<br />
e senza interessi. Non si limita alla continenza sessuale; propriamente esprime<br />
la volontà <strong>di</strong> non ridurre l’altro ad oggetto da sfruttare egoisticamente. La castità<br />
non raffredda l’affettività: la tiene in quota. Non congela la sessualità: la mantiene<br />
in vita, e aiuta a viverla nella sua verità e tenerezza.<br />
Una testimonianza “profetica”<br />
Certo l’etica cristiana è un’etica profetica: pensiamo alla in<strong>di</strong>ssolubilità del<br />
matrimonio, ma anche alla sua fecon<strong>di</strong>tà. La fedeltà a questa “profezia” non è<br />
veri-ficabile entro i confini della “sola ragione”: non è però contro – bensì sopra<br />
– la ragione. Non è sempre strada facile, ma è per un matrimonio felice! Non<br />
possiamo ab<strong>di</strong>care alla nostra coscienza <strong>di</strong> membri del popolo <strong>di</strong> Dio, incaricati<br />
<strong>di</strong> far luce all’umanità, destinati a “splendere come astri nel mondo”. Se i cristiani,<br />
nell’orizzonte della nuova ed eterna alleanza, sono chiamati a camminare come<br />
avanguar<strong>di</strong>a dell’umanità redenta, dobbiamo pure ricordare che la nostra debo-<br />
Lettere e Messaggi<br />
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<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
lezza non può essere la misura del bene e del male. Non misuriamo sulle nostre<br />
gambe l’altezza della vetta da raggiungere. Non accorciamo a misura della nostra<br />
vista la profon<strong>di</strong>tà dell’orizzonte.<br />
Convivenza per prova?<br />
Vorrei toccare anche un altro tasto molto delicato, quello dei cosiddetti rapporti<br />
pre-matrimoniali e della “convivenza per prova”. Si sentono spesso i giovani<br />
<strong>di</strong>re “Non può essere peccato l’amore”. Ovviamente <strong>di</strong>verso è il rapporto <strong>di</strong> due<br />
persone che si stanno preparando al matrimonio da quello <strong>di</strong> due persone che<br />
non sono minimamente impegnate: un rapporto del genere sarebbe soltanto<br />
“una congiura <strong>di</strong> due corpi che approfittano della situazione”, scriveva Milan Kundera.<br />
Ma non possiamo rinunciare ad annunciare la bellezza della castità preconiugale.<br />
Quando incontro dei giovani cristiani che si stanno preparando con serietà<br />
al loro matrimonio, faccio sempre notare la variazione introdotta nella formula<br />
del consenso nel nuovo rito. Mentre fino a qualche anno fa, gli sposi <strong>di</strong>cevano: “Io<br />
prendo te”, ora invece <strong>di</strong>cono: “Io accolgo te”. Questo verbo traduce una grande<br />
bella verità: l’altro non è un oggetto da possedere, ma una persona da accogliere<br />
e da ospitare. Ma accogliere da chi? da Cristo! Se non si vuole ridurre il matrimonio<br />
a cerimonia puramente formale, ma si vuole celebrare un vero sacramento,<br />
i due non possono anticipare la stagione del dono. Che dono sarebbe se lo si<br />
strappa dalle mani del Donatore?<br />
La bellezza della verginità<br />
Vorrei <strong>di</strong>re ancora tante cose, ma sono già andato abbondantemente oltre i<br />
margini. Non posso rinunciare ad un pensiero almeno sulla verginità cristiana. Lo<br />
prendo al volo da don Giussani: “La verginità non è una rinuncia al mondo fatta<br />
a nome <strong>di</strong> Cristo; è scegliere Cristo per il mondo”. (Don Giussani)<br />
* * * * * * * * * * * *<br />
Carissimi,<br />
come vedete, questi temi non sono trattati in modo esauriente e approfon<strong>di</strong>to.<br />
Vi ripeto: a me interessava semplicemente impostare una riflessione, che in<br />
seguito dovrà essere necessariamente ripresa e rilanciata. Avremo davanti a noi<br />
un intero decennio per farlo: il decennio de<strong>di</strong>cato alla “urgenza educativa”.<br />
Sono sicuro che Maria <strong>di</strong> Nazaret non si darà pace fino a quando non ci decideremo<br />
a prendere Gesù dalle sue braccia e a dargli tutto il posto che merita nella<br />
nostra comunità <strong>di</strong>ocesana e nella nostra storia.<br />
Aiutatemi a pregarla: “Santa Maria, Madre <strong>di</strong> Dio, pren<strong>di</strong> tu la nostra vita e riconsegnacela<br />
trasfigurata nella vita del tuo Figlio”.<br />
Che il Signore sia davanti a voi per guidarvi, <strong>di</strong>etro a voi per <strong>di</strong>fendervi, accanto a<br />
voi per accompagnarvi, custo<strong>di</strong>rvi e consolarvi.<br />
Vi bene<strong>di</strong>co tutti, con tutto il cuore<br />
<strong>Rimini</strong>, 6 agosto 2010, Trasfigurazione del Signore<br />
Atti del Vescovo<br />
+ Francesco Lambiasi
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
Dio ama chi dona con gioia<br />
Omelia tenuta nel corso della liturgia funebre<br />
per le esequie <strong>di</strong> Don Filippo Di Grazia<br />
<strong>Rimini</strong>, cattedrale, 12 agosto 2010<br />
“Lode a te, o Cristo!”. Il Signore ci ha parlato: siano rese grazie a lui, perché<br />
la sua parola è balsamo per la piaga che ogni volta la morte riapre nel nostro<br />
cuore ferito; è luce per i nostri passi stanchi e incerti, fin quando non ci arde il<br />
cuore alla voce del Risorto e all’ascolto delle Scritture.<br />
Il Signore ci ha parlato e ci ha piantato nell’animo tre semi <strong>di</strong> luce: Dio ama<br />
chi dona con gioia. Benedetto l’uomo che teme il Signore. Se il chicco <strong>di</strong> grano,<br />
caduto in terra, muore, produce molto frutto. L’ispirazione per la scelta dei<br />
brani da cui sono ricavate rispettivamente queste tre parole, mi è venuta dalla<br />
data del ‘santo viaggio’ <strong>di</strong> don Filippo, deceduto l’altro ieri, festa <strong>di</strong> san Lorenzo,<br />
per la cui celebrazione la liturgia proponeva appunto questi tre brani. Ritengo<br />
che, lette alla luce del cero pasquale, queste parole ispirate lascino emergere<br />
in filigrana, <strong>di</strong>etro il volto <strong>di</strong> san Lorenzo, il profilo interiore del nostro caro Don<br />
Filippo.<br />
1. Il quadro della vicenda umana e cristiana <strong>di</strong> questo fratello è circoscritto<br />
nella cornice breve <strong>di</strong> poche date.<br />
Don Filippo Di Grazia era nato a Catania nel 1924. A <strong>di</strong>ciott’anni lasciò la città<br />
natale con l’incarico <strong>di</strong> istruttore nel collegio F.I.E (Figli degli Italiani all’Estero)<br />
<strong>di</strong> Montepulciano. Dalla sua terra natale si portava <strong>di</strong>etro il fuoco <strong>di</strong> un<br />
carattere ardente, generoso, passionale, sensibilissimo. La Romagna <strong>di</strong>venne la<br />
sua seconda patria da quando, nel 1948 iniziò ad insegnare, dapprima a Montecodruzzo,<br />
in una scuoletta <strong>di</strong> campagna, e poi a <strong>Rimini</strong>, nella frazione <strong>di</strong> Castellabate.<br />
Aveva il genio del formatore: insegnava educando, educava testimoniando.<br />
Così ha formato innumerevoli schiere <strong>di</strong> maestri e maestre, che hanno<br />
costituito il nerbo della scuola elementare riminese per decenni. Ma ha anche<br />
insegnato un metodo e soprattutto, è stato maestro <strong>di</strong> uno stile, <strong>di</strong> uno spirito<br />
educativo – fatto <strong>di</strong> ingre<strong>di</strong>enti forti, come rispetto, affetto, servizio, gioia – uno<br />
spirito che si estrinsecò, negli anni successivi, in iniziative che hanno lasciato<br />
il segno. Fece parte, sotto l’egida della Compagnia <strong>di</strong> San Paolo, <strong>di</strong> un gruppo<br />
<strong>di</strong> laici, formato dalle figure più prestigiose del cattolicesimo riminese, quali<br />
Maria Massani, Ester Pasquinelli, Bruna Paolini e molti altri. Con Maria Massani<br />
ebbe un rapporto <strong>di</strong> profonda e vicendevole stima e collaborazione, che si è<br />
concretizzato nella realizzazione comune della Casa della Gioventù Stu<strong>di</strong>osa <strong>di</strong><br />
cui fu il primo Direttore. Nel 1956, quando sentiva impellente il richiamo alla<br />
vita sacerdotale, che non aveva potuto abbracciare negli anni dell’adolescenza a<br />
causa delle <strong>di</strong>fficoltà provocate dalle vicende familiari e dalla guerra, dopo una<br />
Omelie<br />
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32<br />
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
breve parentesi politica, entrò in seminario e fu or<strong>di</strong>nato sacerdote nel giugno<br />
del 1959. Era stato un uomo prestato alla politica, ma conservò sempre forte<br />
il senso <strong>di</strong> responsabilità nell’agire per la promozione del bene comune, con<br />
un’attenzione particolare per il mondo dell’infanzia e della gioventù. Da subito,<br />
come sacerdote, è emersa la sua grande cor<strong>di</strong>alità con i ragazzi, il suo saper<br />
stare con i bambini.<br />
La vocazione <strong>di</strong> educatore lo portò a intraprendere, appena or<strong>di</strong>nato sacerdote,<br />
insieme a Don Oreste Benzi, il progetto <strong>di</strong> attenzione ai preadolescenti<br />
che fino a quel momento non godevano <strong>di</strong> una specifica considerazione pedagogica.<br />
Insieme istituirono il Consultorio Psicopedagogico per adolescenti ed<br />
insieme si accinsero alla realizzazione della Casa Madonna delle Vette <strong>di</strong> Alba<br />
<strong>di</strong> Canazei. Si recarono negli USA per raccogliere i fon<strong>di</strong> necessari. Negli anni<br />
successivi, per le sue doti intellettuali e la sua solida cultura nel campo delle<br />
scienze umane, filosofia, pedagogia e teologia, <strong>di</strong>venne un punto <strong>di</strong> riferimento<br />
per singoli e comunità sia in Italia, sia all’estero. Mise a <strong>di</strong>sposizione la sua casa<br />
privata per farne la sede <strong>di</strong> una comunità <strong>di</strong> quattro sacerdoti appena or<strong>di</strong>nati,<br />
consapevole del valore della fraternità in Cristo. La sua passione per i viaggi,<br />
iniziata nel 1950 con frequenti soggiorni in Germania, lo ha portato in giro<br />
per il mondo, arricchendosi <strong>di</strong> nuove esperienze, che hanno contribuito alla<br />
sua vasta apertura mentale. Per anni ha partecipato ai Consigli Mon<strong>di</strong>ali delle<br />
Chiese in qualità <strong>di</strong> osservatore accre<strong>di</strong>tato. E’ stato in In<strong>di</strong>a, dove ha venduto<br />
ogni suo bene personale (orologio, macchina fotografica, ecc) per vivere come<br />
i <strong>di</strong>seredati <strong>di</strong> Calcutta. Ha insegnato morale professionale alla Scuola Convitto<br />
per Infermiere Professionali, acquisendo una sensibilità particolare per i temi<br />
dell’etica, che ne facevano un’autorità in materia.<br />
Dopo un lungo periodo d’insegnamento della teologia morale al Seminario<br />
Regionale <strong>di</strong> Bologna e <strong>di</strong> ecumenismo nel Seminario Diocesano <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong>, per<br />
anni ha insegnato nell’Università Francescana in Palestina. E’ stato Assistente<br />
dell’UCIIM contribuendo all’arricchimento professionale e spirituale dei docenti<br />
delle scuole me<strong>di</strong>e <strong>di</strong> cui ha fatto anch’egli parte avendo insegnato storia e filosofia<br />
nel Liceo Einstein <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong>. Negli ultimi anni si è de<strong>di</strong>cato all’accoglienza<br />
degli ultimi, gli albanesi, mettendo a <strong>di</strong>sposizione tutte le sue risorse umane<br />
ed economiche. Fino all’ultimo ha coltivato nella sua abitazione una intensa<br />
“amicizia” nel Signore con persone <strong>di</strong> ogni con<strong>di</strong>zione, come confessore e come<br />
preparatore dei giovani alla esaltante, impegnativa esperienza del matrimonio<br />
cristiano.<br />
2. In occasione dell’arrivo <strong>di</strong> sorella morte per Don Filippo, ho ricevuto molte<br />
testimonianze, che impastate con la parola <strong>di</strong> Dio, mi aiutano a modellare un<br />
suo profilo interiore, cercando <strong>di</strong> coglierne il testamento spirituale, in particolare<br />
per noi sacerdoti.<br />
Abbiamo ascoltato: Dio ama chi dona con gioia. Cosa ha donato Don Filippo?<br />
Ha donato luce, ha donato pace e gioia. Un prete, suo figlio spirituale, lo<br />
scolpisce così: “Don Filippo è stato anzitutto uomo del <strong>di</strong>alogo: credo si possa<br />
affermare che non sapeva cosa è il pregiu<strong>di</strong>zio. Vedeva in ogni essere umano<br />
una stupenda creatura <strong>di</strong> Dio e quin<strong>di</strong> era convinto che in tutti ci fosse un tesoro<br />
Atti del Vescovo
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
magari nascosto da scoprire e far brillare. Per questo motivo don Filippo è stato<br />
uomo <strong>di</strong> frontiera o, meglio, uomo-cerniera tra opposti apparentemente inconciliabili.<br />
I suoi tesori erano i ragazzi che accoglieva: ne parlava come fossero<br />
figli suoi e per loro si affaticava e, spesso, soffriva. Soffriva per le ‘cantonate’ che<br />
talvolta prendeva, perché rischiava l’ingenuità, quell’ingenuità tipica dei giusti,<br />
che mettono sempre gli altri prima <strong>di</strong> se stessi e non sanno cosa è il calcolo.<br />
Don Filippo è stato uomo <strong>di</strong> cultura: la sua biblioteca personale è sempre stata<br />
ricca <strong>di</strong> testi <strong>di</strong> scienze religiose e <strong>di</strong> scienze ‘laiche’. Ha insegnato e trasmesso<br />
il suo sapere e la sua ricerca sia a livello accademico sia, in modo forse ancora<br />
più penetrante anche se più nascosto, a livello personale, nei lunghi <strong>di</strong>aloghi<br />
che intesseva con le persone che lo andavano a trovare”. L’autografo con cui<br />
Don Filippo firmava i suoi gesti <strong>di</strong> carità era la gioia. Scrive un amico: “Ricorda<br />
quel suo ridere compiaciuto, spesso autoironico, espansivo, quasi adolescenziale<br />
che coinvolgeva l’intera persona?”.<br />
Abbiamo acclamato: Beato l’uomo che teme il Signore. Il timore del Signore<br />
non è la paura della sua ira, ma è il timore <strong>di</strong> mancargli <strong>di</strong> rispetto, <strong>di</strong> non<br />
accogliere la sua misericor<strong>di</strong>a. Don Filippo è stato un innamorato del Signore<br />
e <strong>di</strong> ogni creatura umana, soprattutto dei poveri, poveri <strong>di</strong> beni e poveri del<br />
bene grande della pace, e del bene più grande: la fede. E’ stato profondamente<br />
prete: si è speso fino all’ultimo istante <strong>di</strong> luci<strong>di</strong>tà nel suo ministero, soprattutto<br />
attraverso la confessione e la <strong>di</strong>rezione spirituale. Sempre irrequieto, mai seduto,<br />
si è dato agli altri, soprattutto ai più poveri rimettendoci spesso <strong>di</strong> persona.<br />
Chi teme il Signore, dona largamente ai poveri. L’esegesi <strong>di</strong> questo salmo Don<br />
Filippo l’ha fatta non con stu<strong>di</strong> e lezioni cattedratiche, ma con fatti <strong>di</strong> vangelo.<br />
Un altro figlio spirituale attesta: “Amava la verità con una lealtà ostinata e la<br />
affermava, pur se scomoda, non accettando compromessi. L’architrave portante<br />
della sua anima era la carità; una carità asciutta - molto intenerita nella vecchiaia<br />
- concreta, esigente, <strong>di</strong>screta, sapiente, provocatrice, gioiosa”<br />
Se il chicco <strong>di</strong> grano muore, produce molto frutto: è parola del Signore.<br />
Anche Don Filippo ha dovuto imparare a perdere, ha dovuto allenarsi a marcire,<br />
come il chicco <strong>di</strong> grano. Ho sbagliato: ha dovuto imparare a rinascere, a risorgere.<br />
Leggo ancora dal mazzo delle testimonianze: “Don Filippo è stato un uomo<br />
mite, sempre pronto al sorriso anche quando le cose non andavano bene, mai<br />
a<strong>di</strong>rato anche quando ce ne sarebbe stato motivo; anzi, a<strong>di</strong>rato qualche volta sì,<br />
quando si trovava <strong>di</strong> fronte all’ingiustizia e al sopruso nei confronti dei più poveri<br />
dei suoi figli”. E questo è il lascito spirituale che ho il dovere <strong>di</strong> girare a tutto<br />
il nostro presbiterio. Vivere è dare vita. Essere attaccati alla propria vita è invece<br />
<strong>di</strong>struggersi. E non dare è già morire. Farci chicchi <strong>di</strong> grano caduto, lontano dai<br />
riflettori e dalla ribalta, senza smania <strong>di</strong> visibilità e <strong>di</strong> riconoscimenti. Seminati<br />
nella terra arida <strong>di</strong> questa società desertificata. Il prete non è il propagan<strong>di</strong>sta<br />
<strong>di</strong> una idea; è il testimone <strong>di</strong> una persona.<br />
Non posso chiudere questi pensieri, senza deporre sull’altare il contributo<br />
della mia testimonianza personale: un contributo piccolo, ma dettato dal cuore.<br />
Ho avuto la fortuna <strong>di</strong> incontrare e <strong>di</strong> seguire da vicino Don Filippo nell’ultimo<br />
tratto del suo cammino. Da lui mi sono sentito amato, accolto e intimamente<br />
compreso. Quando lo incontravo con frequenza settimanale, provavo la sen-<br />
Omelie<br />
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<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
sazione <strong>di</strong> trovarmi davanti a un patriarca che stava <strong>di</strong>ventando bambino e mi<br />
risuonavano nell’animo le parole del Signore: “Se non vi convertirete e non<br />
<strong>di</strong>venterete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli”. Temeva, invecchiando<br />
<strong>di</strong> perdere il ben dell’intelletto. Verrebbe da <strong>di</strong>re che il suo grande Amico,<br />
Gesù <strong>di</strong> Nazaret, non lo abbia accontentato, visto che prima <strong>di</strong> Natale lo ha<br />
fatto scivolare in coma, dove è rimasto in questi nove lunghi mesi. Ma il Signore<br />
quando non ci accontenta, no lo fa per donarci <strong>di</strong> meno, ma per donarci <strong>di</strong> più.<br />
Lui è fatto così e tratta così i suoi amici: il pane della pace “al suo pre<strong>di</strong>letto<br />
egli lo dà nel sonno” (cfr Sal 127). A quanti andavano a salutarlo, Filippo dava<br />
l’impressione <strong>di</strong> dormire, “come un bambino in braccio a sua madre”, e da quel<br />
sonno profondo ne riemergeva solo per un sorriso rapido e dolce. Questo mi ha<br />
detto Don Filippo: anche i preti sanno morire. Anche noi an<strong>di</strong>amo incontro alla<br />
morte con la nostra poca verità, ma avvolti dalla grande verità <strong>di</strong> Gesù Cristo.<br />
Don Filippo mi ha detto: Gesù è amore che seduce. E mi attira, dolcemente<br />
implacabile, verso la mia casa, verso la mia gioia.<br />
Atti del Vescovo<br />
+ Francesco Lambiasi
Salvezza: non questione<br />
<strong>di</strong> numeri, ma <strong>di</strong> cuore<br />
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
Omelia tenuta dal Vescovo nel corso della celebrazione eucaristica<br />
per l’apertura del Meeting 2010<br />
<strong>Rimini</strong>, 22 agosto 2010<br />
1. Dio è Padre, ma il suo è un cuore <strong>di</strong> madre. Lo aveva confidato il Signore<br />
stesso a Israele, cinque secoli prima <strong>di</strong> Cristo, per bocca <strong>di</strong> Isaia, nel cui rotolo è<br />
scritto: Si <strong>di</strong>mentica forse una mamma del suo bambino, così da non commuoversi<br />
per il figlio delle sue viscere? (Is 49,15).<br />
Ma solo Gesù poteva <strong>di</strong>rci fino a che punto si spinge il cuore materno <strong>di</strong><br />
Dio Padre: fino al punto da sognare per i suoi figli la felicità più appagante che<br />
si possa pensare, anzi fino al punto da preparare per essi un pieno <strong>di</strong> felicità<br />
straripante, quale non si possa neanche lontanamente immaginare. Per questo<br />
il Padre, volendo realizzare il capolavoro della sua arte creatrice – l’uomo - lo<br />
ha dotato <strong>di</strong> “quella natura che ci spinge a desiderare cose gran<strong>di</strong>: il cuore”. E<br />
ha apposto in calce al cuore il suo autografo: il desiderio della felicità, <strong>di</strong> una<br />
felicità a misura dei figli <strong>di</strong> Dio, incontaminata, interminabile, in<strong>di</strong>struttibile; una<br />
felicità umana, corposamente umana, non meno che <strong>di</strong>vina. Il nome più appropriato<br />
a questo desiderio <strong>di</strong> felicità è desiderio <strong>di</strong> Dio. Ogni cucciolo d’uomo<br />
viene al mondo, portandosi incorporato nel suo Dna la nostalgia della Patria. In<br />
effetti il desiderio <strong>di</strong> Dio, che ci arde in cuore, non ce lo siamo dato noi: viene da<br />
Lui. E’ un desiderio che comincia all’accusativo e non al nominativo. Desidero<br />
Dio perché Dio desidera la mia felicità. Per questo ha acceso in me la sete <strong>di</strong> Lui.<br />
Non possiamo erigerci presuntuosamente a creatori del desiderio, ma siamo<br />
chiamati ad essere umilmente testimoni stupefatti dell’avvenimento.<br />
E l’avvenimento è accaduto: Gesù è venuto a comunicarci che non siamo<br />
fatti solo <strong>di</strong> terra; siamo fatti anche <strong>di</strong> cielo. E’ venuto a confidarci che la nostra<br />
felicità raggiungerà il massimo quando Dio sarà tutto in tutti e noi suoi figli saremo<br />
in comunione tutti con tutti: Verranno da oriente e da occidente, da settentrione<br />
e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno <strong>di</strong> Dio. Nell’o<strong>di</strong>erna<br />
sequenza evangelica Gesù <strong>di</strong>pinge la felicità con i colori squillanti della festa:<br />
una sconfinata sala strapiena; una mensa imban<strong>di</strong>ta; un brulichio <strong>di</strong> volti, <strong>di</strong><br />
moltitu<strong>di</strong>ni, <strong>di</strong> linguaggi; un vorticoso intrecciarsi <strong>di</strong> arrivi, <strong>di</strong> abbracci, <strong>di</strong> canti,<br />
<strong>di</strong> danze. Una festa senza fine: lo Spirito <strong>di</strong> Dio, nel cuore <strong>di</strong> ognuno; il Figlio <strong>di</strong><br />
Dio, che passa a servire i commensali; il Padre, che gode una gioia straripante<br />
perché vede radunati in casa tutti i suoi figli, ritornati finalmente fratelli, capaci<br />
<strong>di</strong> perdonarsi e <strong>di</strong> fare festa tutti insieme.<br />
2. Torniamo al cuore. Minuscola particella del creato, il cuore dell’uomo è<br />
come una goccia <strong>di</strong> rugiada che riflette l’intera volta del cielo. O, se si vuole,<br />
nell’intero universo il cuore è come un granello <strong>di</strong> polvere, aperto al mare, sen-<br />
Omelie<br />
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<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
za sponde, <strong>di</strong> un mistero sconfinato. E’ come una voragine senza fondo, come<br />
un crepaccio riarso <strong>di</strong> Assoluto: un baratro è l’uomo e il suo cuore un abisso<br />
(Sal 64,10). Circoscritto nei suoi limiti, illimitato nelle sue aspirazioni, il cuore<br />
umano risulta malato <strong>di</strong> una patologia grave: il narcisismo. Il peccato delle origini<br />
ha ferito il cuore dell’uomo, facendolo ripiegare su se stesso e illudendolo<br />
<strong>di</strong> poter trovare una felicità tutta per sé, senza Dio e senza gli altri. Ma essere<br />
felici da soli non è <strong>di</strong>fficile: è impossibile. Se vivere è con<strong>di</strong>videre la vita – è<br />
con-vivere - la felicità è nella convivialità delle <strong>di</strong>fferenze. Se la vita terrena non<br />
viene vissuta come un allenamento a mangiare tutti assieme – il mangiare da<br />
soli è <strong>di</strong> una inconsolabile tristezza e <strong>di</strong> una noia ammorbante – quando l’uomo<br />
cade vittima del miraggio <strong>di</strong> poter essere felice da solo, si autocondanna all’infelicità.<br />
Per questo Omero, da qualche parte, <strong>di</strong>ce che l’uomo è “il più infelice <strong>di</strong><br />
quanti animali respirano sulla terra”.<br />
3. Acuto esploratore delle abissali profon<strong>di</strong>tà del cuore umano, Don Giussani<br />
ha messo magistralmente in luce la <strong>di</strong>namica del desiderio della felicità. Lo<br />
ha fatto con un racconto che verrebbe da intitolare “la parabola della piazza”.<br />
Un gruppo <strong>di</strong> gente si ritrova a parlare nella piazzetta del villaggio. Passa uno, si<br />
ferma a parlare con loro, <strong>di</strong>cono: “Quest’uomo è meraviglioso”. Scocca la scintilla<br />
del desiderio: il desiderio che quell’uomo lì rimanga, che quell’uomo lì metta<br />
a posto le faccende <strong>di</strong> casa, che quell’uomo lì risponda a urgenze, emergenze,<br />
attese. La fede nasce come riconoscimento <strong>di</strong> una Presenza eccezionale: Cristo.<br />
L’esperienza dell’incontro con la sua presenza fa scaturire nel cuore dell’uomo<br />
un desiderio circa il futuro: il desiderio che le attese più alte si compiano.<br />
Ma come può questo desiderio <strong>di</strong>ventare speranza, incrollabile certezza che il<br />
desiderio nel futuro si compirà? La certezza che questo accadrà può derivare<br />
soltanto dalla fede, “solo in quanto uno si abbandona, si fida e si abbandona<br />
alla Presenza che la fede ha in<strong>di</strong>cato”. Insomma il desiderio non è autogarantito<br />
contro l’infortunio <strong>di</strong> non avverarsi, ma <strong>di</strong>venta sicuro <strong>di</strong> sé, che cioè si attui<br />
quello che il cuore desidera perché la grande Presenza non solo ha suscitato il<br />
desiderio, ma ha promesso che si compirà. Infatti la grande Presenza coincide<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto e <strong>di</strong> fatto con la grande Promessa (Si può vivere così?, pp. 188-194).<br />
4. Facciamo un ultimo passo. La domanda posta a Gesù era: Sono pochi<br />
quelli che si salvano? Gesù non risponde sul numero dei salvati, ma sulle con<strong>di</strong>zioni,<br />
che si riassumono in una sola, irrinunciabile: bisogna sforzarsi <strong>di</strong> passare<br />
per la porta stretta. La porta del Regno è fatta con le assi che vengono dall’albero<br />
della croce, ma è stretta, perché ha per misura quella del Dio fatto bambino.<br />
Ecco la con<strong>di</strong>zione per passare per la porta stretta: <strong>di</strong>ventare come bambini,<br />
farsi piccoli; lasciare fardelli e bagagli; sgonfiarsi <strong>di</strong> presunti meriti e <strong>di</strong> immaginari<br />
titoli <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to; alleggerirsi <strong>di</strong> ansie, affanni e angosce; svuotarsi <strong>di</strong> rabbie,<br />
sgombrarsi <strong>di</strong> amarezze. Altrimenti ci sentiremo <strong>di</strong>re: “Voi, non so <strong>di</strong> dove siete”.<br />
Ma come, tutta la vita a cercarti, ad ascoltarti, a celebrarti, e ora tu ci allontani?<br />
Niente da fare: possiamo bussare quanto vogliamo, ma la porta rimane ineluttabilmente<br />
chiusa, desolatamente sprangata. Come fare allora per essere<br />
riconosciuti dal Signore? Io vengo riconosciuto da lui, se lui potrà specchiarsi in<br />
me, se nel mio cuore troverà tracce e riflessi del Figlio, fatto piccolo bambino,<br />
Atti del Vescovo
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
se leggerà nel mio cuore “gli stessi sentimenti <strong>di</strong> Cristo Gesù”. Ricor<strong>di</strong>amo la<br />
lezione <strong>di</strong> Nicodemo: uno non può rinascere quando è vecchio. Forse <strong>di</strong>versi<br />
tra <strong>di</strong> noi debbono onestamente ammettere: “Io sono ancora giovane, Signore,<br />
ma sono tanto vecchio dentro al cuore”. Tutti abbiamo bisogno <strong>di</strong> un cuore <strong>di</strong><br />
fanciullo, ma nessuno è capace <strong>di</strong> procurarselo da sé. Eppure il comando del<br />
Signore è inesorabile: Se non vi convertirete e non <strong>di</strong>venterete come bambini,<br />
non entrerete nel regno dei cieli (Mt 18,3). Solo il Padre nostro che è nei cieli<br />
può trapiantare in noi il cuore del Figlio fatto bambino. E il bambino sa <strong>di</strong> non<br />
meritarsi nulla, e accoglie tutto come dono. Infatti il regno <strong>di</strong> Dio non è un privilegio<br />
per pochi raccomandati <strong>di</strong> lusso; è un dono. E un dono non si merita,<br />
ma si accoglie. Chi non accoglie il regno <strong>di</strong> Dio come l’accoglie un bambino,<br />
non entrerà in esso (Lc 18,17). Solo chi è mite e umile <strong>di</strong> cuore come Gesù, può<br />
desiderare cose gran<strong>di</strong>.<br />
A fare sintesi <strong>di</strong> questi pensieri ci può aiutare ancora Don Giussani: “Quel<br />
più che ognuno desidera, quel più vago ma urgente, quel più ignoto, spesso o<br />
normalmente incosciente (…) <strong>di</strong>venta una realtà altrettanto pesabile, familiare,<br />
chiara, come una persona con cui si faccia <strong>di</strong>alogo continuamente a mensa, con<br />
cui si viva sotto lo stesso tetto, si mangi, si <strong>di</strong>scorra” (La familiarità con Cristo,<br />
pp. 178s).<br />
Nel messaggio inviato ai promotori e ai partecipanti <strong>di</strong> questo Meeting, il<br />
Card. Segretario <strong>di</strong> Stato ricorda che “in uno dei suoi momenti <strong>di</strong> preghiera,<br />
San Tommaso d’Aquino sentì il Signore Crocifisso <strong>di</strong>rgli: ‘Hai scritto bene <strong>di</strong><br />
me Tommaso; che cosa desideri?’. ‘Nient’altro che Te’, fu la risposta del Santo<br />
dottore. ‘Nient’altro che Te’. Imparare a pregare è imparare a desiderare e, così,<br />
imparare a vivere”.<br />
+ Francesco Lambiasi<br />
Omelie<br />
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38<br />
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
A scuola <strong>di</strong> furbizia evangelica<br />
Omelia sul vangelo della Domenica 25.a T.O. (C) per la can<strong>di</strong>datura al<br />
<strong>di</strong>aconato e al presbiterato <strong>di</strong> Eugenio Facon<strong>di</strong>ni e Francesco Fronzoni, e al<br />
<strong>di</strong>aconato permanente <strong>di</strong> Giorgio Pieri, Davide Carroli, Raul Maria Papini e<br />
Roberto Antonini<br />
<strong>Rimini</strong>, Cattedrale, 19 settembre 2010<br />
Ammettiamolo francamente: una lezione <strong>di</strong> furbizia così, da rabbi Gesù, non<br />
ce la saremmo proprio aspettata. In effetti nell’immaginario collettivo continua<br />
a circolare del Nazareno il cliché <strong>di</strong> un maestro tollerante, tenerone e buonista,<br />
pre<strong>di</strong>catore <strong>di</strong> una bontà caramellosa, <strong>di</strong> una fraternità smielata, fatta <strong>di</strong> abbracci,<br />
sospiri e <strong>di</strong> spora<strong>di</strong>che buone azioni, varie ed eventuali. Ora è vero che Gesù è<br />
l’agnello mansueto condotto al macello, ma è anche il leone vittorioso della tribù<br />
<strong>di</strong> Giuda. E’ vero che manda i suoi <strong>di</strong>scepoli come pecore in mezzo ai lupi e li vuole<br />
can<strong>di</strong><strong>di</strong> come colombe, ma li esige anche astuti come serpenti (Mt 10,16). Ed<br />
è proprio questo vocabolo astuti, che ricorre – nella formula sostantivata “astuzia”<br />
- nel nostro brano, anche se reso nella traduzione italiana con il sinonimo<br />
“scaltrezza”: “Il padrone lodò quell’amministratore <strong>di</strong>sonesto, perché aveva agito<br />
con scaltrezza”.<br />
1. Certo, per noi che ancora ci lecchiamo le labbra per la dolcezza <strong>di</strong>stillataci<br />
in cuore dal vangelo del Padre misericor<strong>di</strong>oso <strong>di</strong> domenica scorsa, la parabola<br />
dell’amministratore corrotto e scellerato - una delle più shockanti <strong>di</strong> tutto il<br />
vangelo - ci spiazza completamente. Probabilmente Gesù si rifà a qualche scandalo<br />
che si era verificato a quel tempo. Oggi i giornali avrebbero forse riportato<br />
il fattaccio in cronaca nera con il titolo: “Corruzione e falso in bilancio – e poi<br />
all’occhiello - Còlto in flagrante amministratore delegato <strong>di</strong> una grossa azienda”.<br />
In effetti quel farabutto ha imbrogliato due volte: ha <strong>di</strong>lapidato il patrimonio che<br />
avrebbe dovuto amministrare con accortezza, e per giunta ha falsato i registri <strong>di</strong><br />
cassa. Ma ciò che sconcerta è la conclusione <strong>di</strong> questa brutta storia <strong>di</strong> truffa aggravata:<br />
l’elogio del padrone per la scaltrezza del suo spregiu<strong>di</strong>cato commercialista,<br />
un elogio sottoscritto da Gesù stesso con l’aggiunta <strong>di</strong> quella tagliente staffilata: “I<br />
figli <strong>di</strong> questo mondo verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce”.<br />
Bisogna però fare attenzione: nel comportamento obiettivamente immorale<br />
dell’amministratore non viene lodata la sua <strong>di</strong>sonestà, ma la scaltrezza nel gestire<br />
una situazione gravemente compromessa. Non vengono elogiate le mani<br />
sporche del truffal<strong>di</strong>no, ma l’astuzia del suo cervello furbo e fino. Commenta un<br />
autore me<strong>di</strong>evale: “Il Signore non loda l’agire iniquo dell’amministratore, ma la<br />
sua accortezza. Non lo loda per la frode che ha attuato, ma per l’espe<strong>di</strong>ente con<br />
il quale ha provveduto al suo futuro (Bruno <strong>di</strong> Segni, PL 420C).<br />
Ecco, la lezione è servita: sulla strada della sua sequela, Gesù ci vuole svegli,<br />
intelligenti, determinati. Con un atomo in più <strong>di</strong> coraggio, oseremmo <strong>di</strong>re: ci vuole<br />
furbi. In fondo è come se Gesù si domandasse a voce alta: “Chi vince davvero<br />
Atti del Vescovo
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
nel gioco in borsa della vita?”, e tagliasse corto: “Vince chi ha più amici, non chi<br />
ha più sol<strong>di</strong>”. Infatti l’amministratore intraprendente, una volta scoperto dal padrone,<br />
non recede dal suo tentativo <strong>di</strong> truffa, ma commette un falso in bilancio.<br />
Non cambia la tattica, cambia la strategia: imbroglia ancora il padrone, ma non<br />
per impinguare il proprio capitale, quanto piuttosto per procurarsi degli amici.<br />
Quali amici? i poveri, “perché essi vi accolgano nelle <strong>di</strong>more eterne”. Infatti sono i<br />
poveri che hanno le chiavi del Regno. Come insegna quel racconto dei chassi<strong>di</strong>m,<br />
i saggi ebrei <strong>di</strong>spersi nell’esilio. Un uomo, dopo aver tanto peregrinato nella sua<br />
vita, finalmente arrivò alla porta del cielo, e bussò. “Che cerchi?”, chiese la Voce,<br />
da <strong>di</strong>etro alla porta. L’uomo rispose: “Vorrei entrare”. “Vattene, vattene - <strong>di</strong>sse la<br />
Voce - perché io mi sono nascosto nei poveri. Va’ a farti dare da loro la chiave per<br />
aprire ed entrare”.<br />
2. Un giorno Gesù era uscito turbato e molto amareggiato dall’incontro con<br />
quel giovane ricco, che aveva fatto la faccia scura al suo pressante, dolce invito a<br />
lasciare tutto per seguirlo, e i <strong>di</strong>scepoli erano rimasti <strong>di</strong> stucco alle parole del Maestro:<br />
“E’ più facile a un cammello passare per la cruna <strong>di</strong> un ago, che a un ricco<br />
entrare nel regno <strong>di</strong> Dio”. A quel punto il primo dei Do<strong>di</strong>ci – Simon Pietro - aveva<br />
affermato a bocca rotonda, gonfiando petto e muscoli: “Ecco, noi abbiamo lasciato<br />
tutto e ti abbiamo seguito”. E aveva posto, senza falsi pudori, una domanda<br />
<strong>di</strong>plomaticamente scorretta: “Che cosa ne avremo in cambio?”. Neanche quella<br />
volta Gesù si era risparmiato. Avrebbe potuto fulminare Simone o perlomeno<br />
strattonarlo con cipiglio sdegnoso: “Pietro, Pietro, non ti vergogni ad essere così<br />
venale? Non lo sai che chi viene <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> me, deve essere pronto a perdere la<br />
vita e tutti suoi averi e perfino i beni più cari?”. No, Gesù preferisce un’altra strada:<br />
si pone sulla stessa lunghezza d’onda <strong>di</strong> Simone bar Jonas e si <strong>di</strong>mostra molto<br />
più esperto <strong>di</strong> lui nel gestire la partita doppia del dare e dell’avere. Da una parte<br />
elenca quasi con spietata precisione tutta la colonna delle rinunce del <strong>di</strong>scepolo,<br />
e dall’altra allinea i fattori della colonna dei ricavi. Ma non <strong>di</strong>ce: Chi viene <strong>di</strong>etro<br />
<strong>di</strong> me, rinuncia ai beni nell’al<strong>di</strong>quà e guadagna tutti i beni dell’al<strong>di</strong>là. Oppure:<br />
chi perde questa vita, ne guadagna l’altra. No, Gesù <strong>di</strong>ce chiaro e tondo, con un<br />
linguaggio <strong>di</strong>retto, che rasenta la crudeltà: Chi rinuncia a casa o fratelli o sorelle o<br />
madre o padre o figli o campi, riceve “già ora, in questa vita, cento volte tanto”, e<br />
poi la vita eterna nel tempo che verrà. Lo esprimeva molto bene un canto <strong>di</strong> anni<br />
ad<strong>di</strong>etro: Esci dalla tua terra e va’: “La rete sulla spiaggia abbandonata / l’han<br />
lasciata i pescatori / son partiti con Gesù. / La folla che osannava se n’è andata<br />
/ ma il silenzio una domanda / sembra ai Do<strong>di</strong>ci portar: / Quello che lasci tu lo<br />
conosci / ma il tuo Signore cosa ti dà? / Il centuplo quaggiù e l’eternità: / parola<br />
<strong>di</strong> Gesù”.<br />
Carissimi Eugenio e Francesco, can<strong>di</strong>dati al <strong>di</strong>aconato e al presbiterato. Carissimi<br />
Giorgio, Davide, Raoul, Roberto, can<strong>di</strong>dati al <strong>di</strong>aconato permanente. Voi<br />
sapete in chi avete posto la vostra speranza, su chi avete investito il vostro futuro.<br />
Non abbiate paura: la sequela <strong>di</strong> Gesù non è strada <strong>di</strong> morte ma <strong>di</strong> vita, non è<br />
povertà ma ricchezza, non è per<strong>di</strong>ta ma guadagno. E’ una rinuncia alla vita e a<br />
tutto per guadagnare Vita e Tutto: due parole, le ultime, che in questo secondo<br />
giro meritano l’iniziale maiuscola.<br />
Omelie<br />
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<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
Voi oggi ci restituite una lezione <strong>di</strong> saggezza e <strong>di</strong> vera furbizia, genuinamente<br />
evangelica. Voi sapete che c’è più gioia nel dare che nel ricevere. Continuate a<br />
<strong>di</strong>re ai vostri fratelli, amici e colleghi e compagni che non c’è libertà più grande <strong>di</strong><br />
chi, la libertà, non se la tiene per sé, ma la dona per amore. Che non c’è esistenza<br />
più bella <strong>di</strong> chi non vive a proprio uso e consumo o cerca <strong>di</strong> sfruttare la vita a proprio<br />
tornaconto e piacimento, ma <strong>di</strong> chi la fa fruttare per la salvezza del mondo.<br />
Fratelli carissimi, confermate <strong>di</strong> rinunciare al successo del vostro Io, e scegliete<br />
sempre Dio come vostro successo. Voi sapete che il Signore non ci vuole come<br />
dei robot alla ricerca della sconfitta. Voi credete che Dio non è un concorrente<br />
pericoloso per la nostra vera felicità, per la piena e autonoma realizzazione della<br />
nostra personalità. Fate bene i vostri calcoli. Mettete a bilancio il centuplo evangelico.<br />
Date tutto, senza se e senza ma. E riceverete Dio come vostro Tutto.<br />
Atti del Vescovo<br />
+ Francesco Lambiasi
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
Lettera al Presbiterio<br />
per l’inizio dell’Anno Pastorale<br />
Carissimi,<br />
con l’inizio <strong>di</strong> settembre, siamo ormai sul punto <strong>di</strong> riprendere il ritmo or<strong>di</strong>nario<br />
del nostro cammino pastorale. Dai tanti contatti <strong>di</strong>retti o in<strong>di</strong>retti avuti<br />
con voi, mi risulta che per molti l’estate anche quest’anno è stata caratterizzata<br />
dal servizio ai turisti e ai vari campi-scuola, ma spero che per tutti abbia comportato<br />
anche qualche, almeno breve, frammento <strong>di</strong> <strong>di</strong>stensione e <strong>di</strong> ricarica.<br />
Vengo ora a proporvi alcuni appuntamenti della prossima agenda.<br />
E’ in corso <strong>di</strong> pubblicazione la Lettera Pastorale, dal titolo Fare i cristiani,<br />
con cui ho voluto riprendere l’imprescin<strong>di</strong>bile questione della evangelizzazione<br />
e della educazione alla fede, e rispondere alla domanda: cosa significa e<br />
comporta essere veri <strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong> Gesù risorto e come formare cristiani maturi<br />
e adulti? La Lettera non presenta dettagliate in<strong>di</strong>cazioni pastorali: ci aiuteranno<br />
in questo gli “Orientamenti” della Chiesa Italiana, <strong>di</strong> prossima pubblicazione,<br />
e le proposte degli Uffici pastorali <strong>di</strong>ocesani. La Lettera si articola in due parti,<br />
corrispondenti al duplice senso <strong>di</strong> “formare i cristiani” e <strong>di</strong> “comportarsi da<br />
cristiani”.<br />
Per quanto riguarda la prossima festa <strong>di</strong> S. Gaudenzo, vorremmo caratterizzarla<br />
anche quest’anno come inizio dell’anno pastorale. Pertanto la vigilia<br />
(mercoledì 13 ottobre) saranno invitati i consigli pastorali per lanciare il<br />
tema dell’anno, sia in generale sulla vita cristiana (tema fondativo) sia nelle<br />
sue coniugazioni sul piano del primo annuncio e su quello della educazione.<br />
Alla Messa <strong>di</strong> San Gaudenzo (giovedì 14 ottobre) verrà dato il “mandato” ai<br />
catechisti e agli educatori, con modalità che verranno precisate quanto prima.<br />
Ricordo che a novembre si svolgerà a Loreto la Quattro giorni <strong>di</strong> Loreto<br />
per la formazione permanente dei Presbiteri, da lunedì 22 al giovedì 25<br />
novembre p.v. sul tema: “Iniziazione cristiana e famiglia”. In allegato potrete<br />
trovare il programma più dettagliato. Per la cura nella preparazione e per<br />
l’esperienza e la competenza dei relatori, ma soprattutto per la preziosa opportunità<br />
<strong>di</strong> fraternità “residenziale” e <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione, l’affido alla preghiera <strong>di</strong><br />
tutti, alla partecipazione <strong>di</strong> molti<br />
Già da ora informo che il prossimo incontro <strong>di</strong> presbiterio si terrà il 22<br />
ottobre p.v., come <strong>di</strong> consueto presso il Seminario.<br />
Lettere e Messaggi<br />
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<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
Con l’augurio e la preghiera che il Signore ravvivi ogni giorno in noi la gioia<br />
<strong>di</strong> essere suoi amici e <strong>di</strong>scepoli, l’impegno <strong>di</strong> coltivare questo dono e la passione<br />
<strong>di</strong> comunicarlo agli altri, affido ognuno <strong>di</strong> voi e le vostre comunità alla Sua<br />
grazia e alla Sua bene<strong>di</strong>zione.<br />
<strong>Rimini</strong>, 28 agosto 2010<br />
Atti del Vescovo<br />
+ Francesco Lambiasi
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
Per la ripresa della catechesi<br />
Lettera ai Parroci<br />
Carissimi,<br />
sta per iniziare il nuovo anno pastorale che ha come tema: E’ in te la sorgente<br />
della vita. Con Cristo o senza Cristo cambia tutto. Come si ricordava<br />
nella presentazione delle linee programmatiche già inviate a suo tempo, questo<br />
tema <strong>di</strong> fondo si intreccia con due aspetti fondamentali della vita della Chiesa:<br />
il primo annuncio del Vangelo e la sfida educativa. Questi temi riguardano da<br />
vicino l’ambito della catechesi, nel quale tutte le parrocchie, anche le più piccole,<br />
sono impegnate. La catechesi, infatti, fa parte della cosiddetta “pastorale<br />
or<strong>di</strong>naria” che costituisce l’asse principale della vita delle nostre comunità e che<br />
non va assolutamente intesa come una pastorale <strong>di</strong> basso profilo.<br />
Proprio in questo anno 2010 ricorre il 40^ anniversario della pubblicazione<br />
de “Il rinnovamento della catechesi”, il cosiddetto “documento <strong>di</strong> base”, che<br />
ha veicolato nel campo della catechesi le istanze innovatrici del Vaticano II ed<br />
ha aperto, <strong>di</strong> fatto, la stagione dei piani pastorali della CEI. In quest’occasione,<br />
come è noto, la Commissione episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio<br />
e la catechesi ha pubblicato una lettera dal titolo Annuncio e catechesi per la<br />
vita cristiana, nella quale vengono riproposte le linee fondamentali del documento<br />
<strong>di</strong> base, purtroppo rimaste, almeno in parte, lettera morta.<br />
Il n. 200 dello stesso Rinnovamento della catechesi ricordava che “prima<br />
sono i catechisti e poi i catechismi; anzi, prima ancora sono le comunità ecclesiali”.<br />
In altre parole, il rinnovamento della catechesi è strettamente legato al<br />
rinnovamento della vita cristiana e ne è contemporaneamente espressione e<br />
fattore determinante. Ne consegue che dovremo de<strong>di</strong>care spazio e attenzione<br />
rinnovata, sia a livello parrocchiale che <strong>di</strong>ocesano, alla riflessione sulla catechesi<br />
nelle nostre comunità e alla formazione dei catechisti.<br />
Come già è stato scritto, l’Ufficio Pastorale della <strong>Diocesi</strong> propone in questo<br />
anno <strong>di</strong> curare la formazione anche dei catechisti a livello zonale o vicariale.<br />
L’Ufficio Catechistico ha pre<strong>di</strong>sposto alcune schede <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione dei contenuti<br />
della suddetta lettera sui 40 anni del Documento <strong>di</strong> base: ritengo che sarebbe<br />
prezioso anche in vista del rinnovamento delle comunità cristiane assimilare le<br />
linee fondamentali <strong>di</strong> tali documenti. Ciò a prescindere dal tipo <strong>di</strong> catechesi e<br />
dall’età degli stessi destinatari.<br />
Vi invito pertanto a promuovere nella vostra zona pastorale un breve corso<br />
per catechisti, anche rimandando per questo l’inizio dell’anno catechistico.<br />
Sono convinto che iniziare un po’ più tar<strong>di</strong> (ad esempio a novembre o in Avvento)<br />
gli incontri coi fanciulli e i ragazzi, sarebbe ampiamente ripagato dalla<br />
Lettere e Messaggi<br />
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<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
crescita sul piano spirituale, pedagogico e metodologico dei catechisti. Il mandato<br />
ai catechisti che avrò la gioia <strong>di</strong> dare in occasione della solennità <strong>di</strong> San<br />
Gaudenzo ai rappresentanti <strong>di</strong> ogni parrocchia e comunità si inserisce proprio<br />
in questo contesto formativo.<br />
Insieme a ciò sarebbe assolutamente utile e fruttuoso incontrare i genitori<br />
nelle modalità che voi ritenete più opportune. Il coinvolgimento delle famiglie è<br />
una delle con<strong>di</strong>zioni in<strong>di</strong>spensabili perché il cammino dei fanciulli e dei ragazzi<br />
sia serio e utile.<br />
Vi sono grato per l’attenzione e per la fruttuosa collaborazione<br />
<strong>Rimini</strong>, 6 settembre 2010<br />
Atti del Vescovo<br />
+ Francesco Lambiasi
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
Lettera aperta agli studenti<br />
Per l’inizio dell’Anno Scolastico 2010-2011<br />
Carissimi,<br />
anche quest’anno la riapertura delle scuole è per me un’occasione preziosa<br />
per rivolgervi una parola cor<strong>di</strong>ale e sincera perché l’anno scolastico sia ricco <strong>di</strong><br />
buoni frutti e <strong>di</strong> belle esperienze.<br />
Ho incontrato molti <strong>di</strong> voi, durante l’estate. Vi ho trovati nelle iniziative delle<br />
parrocchie e dei gruppi ecclesiali, impegnati nelle proposte <strong>di</strong> formazione e<br />
<strong>di</strong> volontariato, carichi della gioia del con<strong>di</strong>videre e dello stare insieme. Vi ho<br />
incrociati per strada, persi in mille pensieri e altrettanti abbracci e confidenze<br />
da spartire con gli amici. Vi ho visti talvolta soli, dubbiosi, insod<strong>di</strong>sfatti da un<br />
mondo non all’altezza dei vostri sogni più belli.<br />
E ora si ricomincia, all’apparenza sempre uguali ma in realtà cambiati rispetto<br />
anche solo a qualche mese fa. Ritorna quello scorrere dei giorni e degli<br />
eventi che talvolta rischiamo <strong>di</strong> tener fuori, a <strong>di</strong>stanza, mentre è proprio lì che<br />
possiamo incontrare il senso delle cose, <strong>di</strong> noi stessi, della bellezza <strong>di</strong> vivere.<br />
È stato proprio alla vostra età che si <strong>di</strong>radarono per me le nebbie sul futuro,<br />
e che la fede cristiana mi si mostrò in<strong>di</strong>ssolubilmente legata alla libertà,<br />
all’amore, alla verità <strong>di</strong> me stesso e <strong>di</strong> tutto ciò che esiste. Altri tempi, <strong>di</strong>rete voi.<br />
Sì, ma non sono poi così <strong>di</strong>verse le domande, i desideri, le paure, il bisogno <strong>di</strong><br />
non sentirsi inutili o soli e <strong>di</strong> venire riconosciuti e apprezzati per quello che si è.<br />
Viviamo in un mondo che cambia a ritmo incalzante, ma ciò che costruite ora<br />
della vostra personalità, i punti fermi che decidete <strong>di</strong> fissare nel cammino, vi<br />
accompagneranno per sempre.<br />
Di scuola si parla prevalentemente per evidenziarne i problemi, le mancanze,<br />
le <strong>di</strong>fficoltà. Si tratta <strong>di</strong> aspetti reali, a cui non ci dobbiamo abituare. Ma voi<br />
potete dare anche un’immagine <strong>di</strong>versa <strong>di</strong> quelle ore passate fra compiti e interrogazioni.<br />
Nelle aule scolastiche si concentrano i sogni, i timori, le speranze,<br />
le fatiche <strong>di</strong> una generazione che, nonostante tutto, resta troppo spesso invisibile<br />
agli occhi <strong>di</strong> gran parte del mondo adulto. O filtrata dalle lenti deformanti<br />
delle generalizzazioni e del pregiu<strong>di</strong>zio.<br />
Da quest’anno la nostra Chiesa vuole de<strong>di</strong>care una speciale attenzione e<br />
impegno al compito educativo, ma non può farlo pienamente senza <strong>di</strong> voi, se<br />
manca il vostro contributo a rendere le nostre scuole, le parrocchie, la città luoghi<br />
favorevoli alla crescita, all’incontro, alla ricerca <strong>di</strong> ciò che è bene per tutti. C’è<br />
una lezione <strong>di</strong> responsabilità, <strong>di</strong> giustizia, <strong>di</strong> rispetto, <strong>di</strong> fraternità che ciascuno<br />
può offrire, al <strong>di</strong> là dei ruoli e dell’età.<br />
Nella lettera che ho in<strong>di</strong>rizzato alla comunità cristiana riminese ho voluto<br />
Lettere e Messaggi<br />
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<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
soffermarmi sulla via cristiana alla felicità: quella che proclama beati i puri <strong>di</strong><br />
cuore, i misericor<strong>di</strong>osi, gli assetati <strong>di</strong> giustizia e <strong>di</strong> pace. Una scelta, come quelle<br />
a cui anche voi siete chiamati, è umana solo se contribuisce alla vera realizzazione<br />
della nostra autentica e piena umanità: “Qui sta la felicità. Noi da sempre<br />
siamo alla ricerca <strong>di</strong> una pienezza per la nostra vita, ma possiamo realizzarci<br />
solo se percorriamo la via dell’Amore, l’unico bene che può appagare il nostro<br />
cuore”.<br />
Su questi temi sono sicuro <strong>di</strong> incontrare anche la vostra ricerca e la possibilità<br />
<strong>di</strong> camminare insieme. Siate certi che la nostra Chiesa guarda a ognuno <strong>di</strong><br />
voi con simpatia e fiducia e vi sa capaci <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> cose.<br />
<strong>Rimini</strong>, 14 settembre 2010<br />
Atti del Vescovo<br />
+ Francesco Lambiasi
Messaggio augurale<br />
a S.E. Mons. Pietro Sambi<br />
Per il 25º dell’Or<strong>di</strong>nazione Episcopale<br />
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
Eccellenza Reveren<strong>di</strong>ssima e Carissima,<br />
nella lieta ricorrenza del XXV <strong>di</strong> Or<strong>di</strong>nazione Episcopale, voglia gra<strong>di</strong>re il mio<br />
ricordo più affettuoso con i sensi della stima più sincera e della più cor<strong>di</strong>ale<br />
gratitu<strong>di</strong>ne, con l’assicurazione della preghiera mia personale e dell’intero presbiterio<br />
riminese<br />
dev.mo e aff.mo<br />
+ Francesco Lambiasi<br />
Eccellenza,<br />
Vivamente ringrazio per i gra<strong>di</strong>ti auguri e soprattutto per le preghiere nella ricorrenza<br />
della mia Or<strong>di</strong>nazione Episcopale nel Duomo <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong> il 9 novembre<br />
1985, festa della De<strong>di</strong>cazione della Basilica Lateranense, “omnium ecclesiarum<br />
urbis et orbis caput et mater”. Cio’ rendeva evidente la chiamata all’universalita’<br />
nel mio servizio alla Chiesa. Della decina <strong>di</strong> Vescovi allora presenti, nessuno e’<br />
piu’ tra i viventi, eccetto l’Or<strong>di</strong>inante principale, il Card. Tomko. E dopo 25 anni,<br />
e’ tempo che anch’io abbia la barca pronta per il trasloco. Mi viene in mente<br />
l’esortazione <strong>di</strong> San Francesco, ormai prossimo alla morte, ai suoi fraticelli: cominciamo<br />
a fare del bene, perche’ finora ne abbiamo fatto poco!<br />
Il suo breve soggiorno a Sogliano ha lasciato una grande impressione nella gente<br />
per la sua semplicita’ ed affabilita’.<br />
Al presbiterio riminese il mio fraterno ricordo nella preghiera.<br />
Cor<strong>di</strong>almente.<br />
+ Pietro Sambi<br />
Lettere e Messaggi<br />
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<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
Agenda del Vescovo<br />
LUGLIO<br />
Atti del Vescovo<br />
venerdì 2 Pomeriggio<br />
Marola (RE) – incontro vescovi CEER<br />
Sera<br />
Salesiani – S.Messa, “La Luce nella Notte Rosa”<br />
sabato 3 Mattino<br />
Clarisse - S.Messa<br />
Sera<br />
Montefiore - S.Messa, ingresso nuovo parroco<br />
domenica 4 Mattino<br />
Sogliano - S.Messa, ingresso nuovo parroco<br />
Pomeriggio<br />
Porto Canale - Festa del Mare<br />
martedì 6 Sera<br />
S.Mauro Mare - S.Messa, memoria <strong>di</strong> S.Maria<br />
Goretti<br />
mercoledì 7 u<strong>di</strong>enze<br />
giovedì 8 Sera<br />
Verucchio - S.Messa, ingresso nuovo parroco<br />
sabato 10 Sera<br />
Gemmano - S.Messa, ingresso nuovo parroco<br />
domenica 11 fino a lunedì 12, a Saludecio, presso la Casa<br />
<strong>di</strong> Spiritualità "Don Domenico Masi",<br />
me<strong>di</strong>tazioni su "CHIAMATI AD AMARE.<br />
La famiglia secondo la Parola <strong>di</strong> Dio"<br />
Mattino<br />
Saludecio - S.Messa, ingresso nuovo parroco<br />
Sera<br />
Padulli - S.Messa, ingresso nuovo parroco
AGOSTO<br />
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
martedì 3 e mercoledì 4 Assisi (PG)– campo vocazionale giovani<br />
sabato 7 Carpegna (PU) – S.Messa, con la parrocchia<br />
Montalbano <strong>di</strong> S.Giovanni in Marignano<br />
domenica 8 Sera<br />
Riccione, Porto Canale – S.Messa, festa<br />
Madonna del Mare<br />
martedì 10 Sera<br />
Riccione, S.Lorenzo – S.Messa, festa patrono<br />
mercoledì 11 Pomeriggio<br />
Clarisse – S.Messa, festa s.Chiara<br />
giovedì 12 Mattino<br />
Cattedrale – S.Messa, funerale don Filippo Di<br />
Grazia<br />
domenica 15 Mattino<br />
Saiano – S.Messa<br />
Pomeriggio<br />
Viserba – S.Messa<br />
Sera<br />
Riccione, Gesù Redentore – S.Messa,<br />
evangelizzazione <strong>di</strong> strada<br />
martedì 17 Loreto (AN), convegno Ordo Virginum<br />
domenica 22 Mattino<br />
<strong>Rimini</strong> Fiera – S.Messa, Meeting per l’Amicizia<br />
tra i Popoli<br />
Sera<br />
Misano Mare – S.Messa, festa Maria Regina<br />
degli Apostoli<br />
mercoledì 25 u<strong>di</strong>enze<br />
venerdì 27 Ginestreto (PU), ritiro delle madri superiore<br />
delle Maestre Pie<br />
sabato 28 Sera<br />
Cattolica – S.Messa, festa del mare<br />
domenica 29 Mattino<br />
Torriana – S.Messa, festa patrono<br />
da lunedì 30 a mercoledì<br />
1 settembre Assisi (PG) – ritiro seminaristi<br />
Agenda<br />
49
50<br />
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
SETTEMBRE<br />
Atti del Vescovo<br />
martedì 1 Mattino<br />
Firenze - ritiro del clero dell'Arci<strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong><br />
Firenze<br />
giovedì 2 Sera<br />
Ospedaletto – S.Messa, inse<strong>di</strong>amento coparroci<br />
venerdì 3 u<strong>di</strong>enze<br />
sabato 4 Mattino<br />
Cattedrale – S.Messa, partenza campo ACg<br />
domenica 5 Carpineto Romano – S.Messa, visita pastorale <strong>di</strong><br />
Sua Santità Benedetto XVI<br />
martedì 7 u<strong>di</strong>enze<br />
mercoledì 8 Calalzo <strong>di</strong> Cadore (BL) – giornata comune<br />
campo ACg<br />
venerdì 10 u<strong>di</strong>enze<br />
sabato 11 Mattino<br />
u<strong>di</strong>enze<br />
Pomeriggio<br />
Ist. Valloni – S.Messa, festa S.Croce<br />
Coriano – S.Messa, inse<strong>di</strong>amento co-parroci<br />
domenica 12 Mattino<br />
S.Rita – S.Messa<br />
Pomeriggio<br />
Cerasolo - S.Messa, inse<strong>di</strong>amento co-parroci<br />
lunedì 13 Mattino<br />
Curia – Consiglio Episcopale<br />
Seminario – Consiglio Presbiterale<br />
Pomeriggio<br />
Seminario – Vicari Foranei<br />
Sera<br />
S.Maria del Monte – S.Messa
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
martedì 14 Mattino<br />
u<strong>di</strong>enze<br />
Sacramora – saluto inizio anno scolastico agli<br />
studenti e consegna messaggio<br />
Sera<br />
Sala Manzoni – incontro con i partecipanti al<br />
pellegrinaggio <strong>di</strong>ocesano<br />
mercoledì 15 u<strong>di</strong>enze<br />
giovedì 16 Mattino<br />
Reggio Emilia – relazione in assemblea per<br />
presbiteri e <strong>di</strong>aconi<br />
venerdì 17 Mattino<br />
<strong>Rimini</strong> – visita al centro fiscale ACLI<br />
Sera<br />
Riccione, SS.Angeli Custo<strong>di</strong> - S.Messa, festa<br />
parrocchiale<br />
sabato 18 Mattino<br />
Curia - Collegio Consultori<br />
Pomeriggio<br />
Montetauro - cresime<br />
Seminario - incontro con i <strong>di</strong>aconi<br />
domenica 19 Mattno<br />
Valle Avellana - cresime<br />
<strong>Rimini</strong>, Riconciliazione - festa delle famiglie<br />
Pomeriggio<br />
Cattedrale - S.Messa, can<strong>di</strong>dature al <strong>di</strong>aconato<br />
e al presbiterato<br />
lunedì 20 Sera<br />
Curia - primo incontro corso catechisti<br />
da martedì 21 a domenica 26 Pellegrinaggio <strong>di</strong>ocesano in Giordania e al Sinai<br />
da lunedì 27 a giovedì 30 Roma, Consiglio Episcopale Permanente CEI<br />
Agenda<br />
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Attività del Presbiterio<br />
• “Tre giorni” del Presbiterio:<br />
7-8-9 giugno 2010 "Annunciare il Vangelo<br />
del Matrimonio e della Famiglia"
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<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
Relazione <strong>di</strong> S.E. Mons. Enrico<br />
Solmi Vescovo <strong>di</strong> Parma<br />
Il foglio che avete o che avrete in mano vede un attimo la sintesi del mio<br />
intervento che presentato qui ha un titolo impegnativo: Fondamenti teologici<br />
della nuzialità, nello stesso tempo ha un valore paragonabile a un sonnifero<br />
ecc. Ecco ho preferito mettere questo titolo: Sacramento più antico.<br />
Sono contento che il tema del matrimonio e della famiglia sia stato contestualizzato<br />
bene per la nostra realtà emiliana e riminese. Perché noi adesso<br />
parlando <strong>di</strong> matrimonio, <strong>di</strong> Sacramento, <strong>di</strong> spiritualità dobbiamo avere davanti<br />
queste famiglie. Io ho davanti a me l’immagine molto semplice <strong>di</strong> una vecchia<br />
signora a cui avevano tolto la sua vecchia vigna. Ci doveva venire una strada,<br />
e ,mentre il geometra del comune metteva i suoi picchetti bianchi e rossi,lei<br />
girava sotto la vigna, teneva in mano un grappolo d’uva e girava intorno. Certamente<br />
una conoscenza più precisa <strong>di</strong> quella vigna sotto tanti profili l’aveva<br />
quel geometra. Ma li c’è una altra conoscenza: fatta <strong>di</strong> ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> vita, della casa<br />
vicina che stava abbandonando per una casa migliore, ma non era dove si era<br />
sposata e via <strong>di</strong> questo genere. Noi dobbiamo guardare le famiglie con questi<br />
occhi. Certamente ci serve l’occhio del sociologo che fa una ra<strong>di</strong>ografia, ma ci<br />
serve l’occhio del cuore perché noi a queste famiglie siamo mandati e , anche<br />
loro, queste famiglie sono mandate a noi presbiterio preti, insieme siamo la<br />
famiglia <strong>di</strong> Dio che è la Chiesa.<br />
Mi piace pensare a due brani del Magistero. Uno mi pare che sia nella<br />
“Gau<strong>di</strong>um e spes” al numero 50, dove si parla dei Presbiteri che debbono approfon<strong>di</strong>re<br />
la conoscenza dei temi della famiglia anche attraverso esperti per<br />
aiutare le famiglie. L’altro brano l’ho preso da un documento prezioso anche se<br />
ormai lontano nel tempo dalla CEI: , al<br />
numero 19: che <strong>di</strong>ce che gli sposi debbono offrire ai presbiteri “una cor<strong>di</strong>ale<br />
amicizia attraverso la quale sostenerli nell’esercizio e nel compimento della<br />
loro vocazione”. Ci mettiamo quin<strong>di</strong> in una reciprocità <strong>di</strong> attenzione, <strong>di</strong> premura,<br />
e <strong>di</strong> aiuto. Riconosciamo anche un altro fatto, parlo almeno per me: noi<br />
preti gran parte della nostra sapienza umana l’abbiamo ricevuta in famiglia . E<br />
tante vocazioni, non <strong>di</strong>co tutte, sono nate da quell’incontro con il Signore che<br />
è avvenuto attraverso nostra madre, nostro padre e attraverso il clima che la<br />
famiglia ci ha donato. Comunque sia al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> questa trasmissione spirituale<br />
c’è anche una trasmissione <strong>di</strong> sapienza che ci è venuta dalla famiglia, caso mai<br />
da una famiglia sana, da una famiglia povera forse, ma legata insieme da valori<br />
importanti. E nello stesso tempo, oggi anche noi preti incontriamo la famiglia<br />
ferita, non c’è bisogno <strong>di</strong> andare tanto lontano perché qualche ferita la trovia-<br />
Attività del Presbiterio
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
mo forse anche dentro le nostre famiglie <strong>di</strong> origine. Un nipote, una persona<br />
che abbiamo nel cuore che si è separato, un dolore. Qua si apre anche una<br />
prospettiva e una domanda sulle con<strong>di</strong>zioni delle famiglie che sono e restano<br />
il luogo nel quale il Signore chiama anche al presbiterato. Forse abbiamo dei<br />
sacerdoti, li avremo,che non hanno avuto alle spalle una famiglia unita, che ne<br />
portano anche dei dolori con i quali dovranno fare i conti. Ma tutto questo ci<br />
aiuta anche a cogliere un fatto importante:le famiglie, tutte le famiglie, comprese<br />
quelle ferite,quelle spezzate, quelle <strong>di</strong>sastrate, sono la nostra famiglia, la<br />
nostra comunità. La comunità parrocchiale, la comunità della Chiesa. E sono<br />
loro la nostra chiesa. C’è una immagine biblica che mi piace applicare qui. La<br />
famiglia <strong>di</strong> Pietro nella quale Gesù entra nella sua giornata biblica a Cafarnao.<br />
La prima persona che viene messa davanti al Signore è la cosi detta suocera <strong>di</strong><br />
Pietro, che è ammalata, ha la febbre, è la parte debole <strong>di</strong> quella famiglia, subito<br />
è messa davanti al Signore. Il Signore le va incontro, forse anche superando<br />
quella tenda che nelle case ebraiche separava il giorno dalla notte, il luogo degli<br />
uomini e delle donne. E la tocca. Partecipa Lui stesso <strong>di</strong> questa malattia, e questa<br />
donna, subito dopo si mise a servirli. E’ l’atteggiamento della <strong>di</strong>aconia, del<br />
servizio scaturito dall’incontro con il Signore. Ecco noi siamo mandati da questi<br />
e anche questi sono mandati a noi.<br />
Prima <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare Vescovo, sono stato, per una decina <strong>di</strong> anni,con una<br />
famiglia ;nel frattempo ero responsabile della pastorale famigliare con una coppia;<br />
inoltre sono stato <strong>di</strong>rettore del Consultorio <strong>di</strong>ocesano che è una grossa<br />
realtà. Bene io posso dare testimonianza che proprio tante <strong>di</strong> queste famiglie<br />
ferite, mi hanno insegnato molto. Mi hanno insegnato tanto a partire dalla loro<br />
testimonianza, dal loro esserci, anche a partire dalla loro fede. Che non è venuta<br />
meno nonostante a volte <strong>di</strong> situazioni molto tragiche. Ecco, quin<strong>di</strong> noi abbiamo<br />
davanti questo mondo che è il nostro mondo, al quale il Signore ci manda,<br />
siamo contenti <strong>di</strong> vivere in questo mondo.<br />
Bene allora parlare <strong>di</strong> Sacramento, parlare <strong>di</strong> spiritualità, <strong>di</strong> morale è incontrare<br />
queste famiglie e annunciare loro il Vangelo del matrimonio.<br />
Innanzitutto faccio una riflessione : il sacramento del matrimonio come<br />
ogni altro sacramento è dono <strong>di</strong> Dio, e ha all’origine una chiamata. Questo lo<br />
<strong>di</strong>ce chiaramente “Lumen Gentium”. Una chiamata <strong>di</strong> Dio agli sposi, che assume<br />
le forme dell’incontro che gli sposi hanno tra <strong>di</strong> loro quando si vedono dei<br />
misteriosi intrecci della vita umana per la prima volta. Caso mai non lo sanno<br />
neanche loro perché si vogliono bene, scatta qualche cosa e inizia un percorso<br />
<strong>di</strong> avvicinamento tra le due persone. Un percorso che una volta prendeva il<br />
nome <strong>di</strong> fidanzamento, e che aveva i suoi riti anche sociali. Penso a quelle ritualità<br />
che c’erano nella nostra terra; “l’ha preso in casa”, questa notizia si <strong>di</strong>ffondeva<br />
da cascinale in cascinale , per <strong>di</strong>re che era roba seria. Fino ai momenti attuali<br />
dove sostanzialmente sembra che tutto questo non ci sia più. Ma in realtà la<br />
<strong>di</strong>namica <strong>di</strong> quel fidarsi reciprocamente l’uno dell’altro, è una <strong>di</strong>namica quanto<br />
mai presente, quanto mai necessaria, e quanto mai richiesta anche oggi.<br />
Proprio oggi, venendo qui in macchina ho ricevuto una telefonata <strong>di</strong> una<br />
,mamma iperpreoccupata dei suoi figli, che giustificava il fatto che il suo figlio,<br />
già separato, andasse a convivere. Mi <strong>di</strong>ceva :” ha preso una tale scoppola la<br />
Tre giorni<br />
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<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
prima volta che questa volta ci vuole provare “. Ora quale è l’oggetto <strong>di</strong> questa<br />
prova ? E’ la fiducia che mi posso fidare <strong>di</strong> te. Tra l’altro avendo ancora addosso<br />
i livi<strong>di</strong> della prima esperienza. Socialmente anche all’interno delle persone più<br />
pie entra l’idea che sia accettabile la convivenza. Dico semplicemente che la<br />
richiesta della fiducia, del sapere se mi posso fidare <strong>di</strong> te, è una richiesta presente<br />
anche oggi. C’è quin<strong>di</strong> una vocazione, una chiamata che prima <strong>di</strong> tutto è<br />
la chiamata della vita, la chiamata umana. Dove due persone si incontrano e verificano<br />
in un qualche modo se si possono fidare reciprocamente. La domanda<br />
è sulla capacità <strong>di</strong> stare in pie<strong>di</strong>. Sulla capacità <strong>di</strong> essere uomini e donne capaci<br />
<strong>di</strong> proseguire un cammino insieme perché umanamente maturi. Quando c’è<br />
un annullamento, tanti riferimenti, tante motivazioni vanno proprio in questa<br />
<strong>di</strong>rezione. Questi non erano psicologicamente, umanamente pronti. Tu sei in<br />
grado <strong>di</strong> stare in pie<strong>di</strong> da sola? O da solo? E <strong>di</strong> iniziare con me questo cammino?<br />
Ma nello stesso tempo è anche una chiamata cristiana.<br />
Chiamata cristiana significa che quell’incontro apparentemente soltanto<br />
relazionale, umano è in realtà una chiamata <strong>di</strong> Dio. Perché Dio ci crea a sua<br />
immagine e somiglianza, Lui che è comunione del Padre, del Figlio e dello<br />
Spirito. E non crea per la solitu<strong>di</strong>ne, ma crea per la comunione. Allora noi possiamo<br />
cogliere in quell’incontro umano già la ra<strong>di</strong>ce possibile <strong>di</strong> un incontro<br />
voluto da Dio e che alla fine fa riferimento all’incontro <strong>di</strong> Cristo con la sua<br />
Chiesa. C’è una chiamata umana che ha al suo interno, per chi è battezzato, la<br />
chiamata cristiana. L’essere l’uno per l’altro nella unione, nella logica <strong>di</strong> Cristo<br />
con la Chiesa. E qui si pone certamente dal punto <strong>di</strong> vista pastorale e non solo<br />
un grave problema che è il problema della coscienza che due giovani o meno<br />
giovani, battezzati, hanno <strong>di</strong> chiedere il sacramento del matrimonio. Quale sia<br />
la coscienza <strong>di</strong> quello che vanno a fare.<br />
Quin<strong>di</strong> ci sono due no<strong>di</strong> problematici anche se da un punto <strong>di</strong> vista teologico<br />
sono molto chiari. Il fatto che ci troviamo davanti ad una persona battezzata,<br />
che ha ricevuto il dono della fede, e a questo dono tenta <strong>di</strong> corrispondere con<br />
se stesso, con i doni che ha avuto, con la percezione che ha del dono della fede,<br />
che gli è stato dato. Con quell’insieme <strong>di</strong> sostegni, <strong>di</strong> aiuti che lo hanno educato<br />
alla fede.<br />
Qui ci sarebbe un capitolo da iniziare, ma che non voglio assolutamente<br />
farlo, su come quegli incontri siano anche una occasione <strong>di</strong> ripresa della fede.<br />
Ad<strong>di</strong>rittura qualcheduno lo vede in quegli incontri l’opportunità <strong>di</strong> un primo<br />
annuncio. Anche se non va mai <strong>di</strong>menticato, a mio parere, che la ripresa della<br />
fede è in vista della celebrazione <strong>di</strong> un sacramento. Quin<strong>di</strong> chiamata alla fede.<br />
La “Familiaris consortio”, parla espressamente <strong>di</strong> una accoglienza della Chiesa,<br />
<strong>di</strong> quella persona nella sua con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> fede . Così come è. Poi c’è l’invito ad<br />
una maturazione anche attraverso un percorso personalizzato rivolto loro dalla<br />
comunità cristiana attraverso il <strong>di</strong>alogo con un presbitero, con una coppia <strong>di</strong><br />
sposi. E l’accettazione <strong>di</strong> quanto loro chiedono, il sacramento del matrimonio<br />
; sempre che in modo esplicito e chiaro o con una condotta che sia altrettanto<br />
chiara loro <strong>di</strong>cano <strong>di</strong> no a quello che la Chiesa intende per matrimonio.<br />
Comunque una chiamata umana, una chiamata cristiana, una chiamata nella<br />
fede. E’ una chiamata a partecipare della Chiesa, ad essere Chiesa. In una<br />
Attività del Presbiterio
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
realtà, in una missione che è loro propria . Io credo che “Lumen Gentium” 11<br />
vada fortemente riletto oggi quando si <strong>di</strong>ce che i coniugi nella chiesa hanno un<br />
loro proprio posto. E attraverso il dono che è stato loro offerto nel Sacramento<br />
sono vera ecclesia domestica. Qui inviterei a riprendere in mano un bellissimo<br />
testo della Cei che è “Comunione e comunità nella Chiesa domestica” del “81<br />
dove si precisa bene l’entità <strong>di</strong> questa chiesa domestica che accoglie dalla grande<br />
Chiesa, dalla Chiesa locale, i doni che la Chiesa offre. Il dono della Parola, dei<br />
Sacramenti, della guida, della carità. Li accoglie, li vive in un modo particolare<br />
proprio al suo interno. E poi, per così <strong>di</strong>re, li rimanda alla Chiesa arricchiti anche<br />
da un senso <strong>di</strong> famiglia, che tanto serve per le nostre <strong>di</strong>ocesi, per le nostre<br />
parrocchie.<br />
Qui credo che si innesti prima che sotto un profilo funzionale, in un modo<br />
intrinseco, quella riflessione che farete sull’Iniziazione cristiana e la famiglia.<br />
Sia pure considerando come sono messe le famiglie circa la fede. Esse sono e<br />
restano comunque la comunità, il luogo dove il bambino percepisce il senso del<br />
mistero. Il senso della vita, del suo nascere del suo morire. Il senso, il significato<br />
da dare alla gran<strong>di</strong> domande. Quin<strong>di</strong> questa chiamata è una chiamata alla<br />
famiglia perché offra alla chiesa la sua presenza e il suo contributo. Io trovo in<br />
questa chiamata una delle opportunità pastorali principali e alla mercé <strong>di</strong> tutti. I<br />
primi operatori <strong>di</strong> pastorale famigliare, sono quelle coppie, quelle famiglie che<br />
coscienti del dono che hanno ricevuto e non si tirano in<strong>di</strong>etro nell’accostare,<br />
anche nella quoti<strong>di</strong>anità più umile, le altre famiglie. Parlando loro con la vita e<br />
con la Parola <strong>di</strong> Dio.<br />
Quin<strong>di</strong> c’è questa vocazione umana e cristiana alla fede e alla Chiesa che<br />
<strong>di</strong>venta fondamentale per poter celebrare il Sacramento del matrimonio. Qui<br />
ci troviamo in una con<strong>di</strong>zione unica e privilegiata rispetto a tutto un insieme<br />
e rispetto agli altri sacramenti. Ho preso, e lo faccio vedere volentieri, un libro<br />
<strong>di</strong> Giorgio Campanini, “Il Sacramento antico” che in realtà riprende una parola<br />
<strong>di</strong> Giovanni Paolo II° che parlava del sacramento più antico. Il matrimonio è<br />
già presente nella stessa creazione <strong>di</strong> Dio che crea l’uomo a sua immagine e<br />
somiglianza e lo crea maschio e femmina e lo crea per la comunione e la procreazione.<br />
E allora questo sacramento più antico, configura in se tutte queste<br />
vocazioni, e ci consente <strong>di</strong> entrare in <strong>di</strong>alogo con tutte le persone del mondo.<br />
Perché create da Dio sentano la chiamata alla relazione, all’amore, l’uomo per<br />
la donna, la donna per l’uomo. Sentano la chiamata alla comunione <strong>di</strong> vita e<br />
alla generazione. Parlare del Sacramento del matrimonio e considerare tutta<br />
questa <strong>di</strong>mensione.<br />
Tutto questo mondo <strong>di</strong> relazione <strong>di</strong>venta un ponte, tra la Chiesa e il mondo,<br />
<strong>di</strong>venta un ponte tra la realtà naturale e la realtà della redenzione, <strong>di</strong>venta<br />
quella possibilità <strong>di</strong> essere ovunque, con un annuncio vero attraverso gli sposi<br />
che vivono questi doni, e con l’annuncio del Sacramento del matrimonio. Poi<br />
è chiaro che questo fa parte della tra<strong>di</strong>zione della chiesa. Il Concilio <strong>di</strong> Trento<br />
parla <strong>di</strong> un triplice movimento: assunzione della realtà naturale, purificata da<br />
Cristo, elevata per una vita <strong>di</strong> santità.<br />
Tre passaggi essenziali che <strong>di</strong>cono la novità, la specificità e la <strong>di</strong>versità del<br />
sacramento del matrimonio. E consentono <strong>di</strong> capire questa forte relazione, che<br />
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<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
consente <strong>di</strong> mettere il Sacramento in <strong>di</strong>alogo con tutti.<br />
Ma la percezione che c’è da parte <strong>di</strong> molti del Sacramento del matrimonio,<br />
è <strong>di</strong> una realtà che <strong>di</strong> fatto è cerimoniale, dove è tanto che vengano a chiedere<br />
<strong>di</strong> sposarsi, lo chiedono nell’imminenza delle nozze, per preparare la cerimonia.<br />
Invece l’elemento fondante <strong>di</strong> tutto questo insieme <strong>di</strong> chiamate che viene<br />
accolto, purificato elevato per una vita <strong>di</strong> santità,sta nel fatto che gli sposi si<br />
donano l’uno all’altro, l’alleanza nuziale, celebrata con gesti e parole per una<br />
vita ricolma del dono e della grazia del Signore. E questo gli sposi loro lo celebrano<br />
nel Sacramento del matrimonio, in stretta connessione con quanto<br />
hanno celebrato il giorno del Battesimo; e questo porta ad una vita rinnovata,<br />
una vita nuova, nella quale loro hanno, e vi prego <strong>di</strong> andare a vedere “Familiaris<br />
consortio” 13, una novità <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> comunione a due, la coppia, nella quale si<br />
scambiano il pu<strong>di</strong>co amore coniugale. Che è un amore, totale, fedele, fecondo.<br />
Ecco questo percorso colloca il Sacramento del matrimonio da un lato all’interno<br />
della nostra prospettiva teologica, dall’altro lato vede nel Sacramento del<br />
matrimonio l’opportunità <strong>di</strong> un <strong>di</strong>alogo, <strong>di</strong> una relazione , <strong>di</strong> un incontro con<br />
tutte le persone perché chiamate da Dio alla comunione, alla relazione, all’amore.<br />
Questo sacramento, questo dono, certamente si concretizza nella Chiesa<br />
attraverso anche alcuni percorsi , più propriamente etici, morali, dello stile <strong>di</strong><br />
vita : è la vita nello Spirito.<br />
Io credo che parlare <strong>di</strong> spiritualità sia parlare della vita dello Spirito, che il<br />
Signora dona alla sua Chiesa e ad ogni credente. Nel riferimento essenziale del<br />
battesimo che è la fonte comune del percorso <strong>di</strong> santità per ognuno <strong>di</strong> noi. E<br />
noi siamo santi. Nella comunione col Padre, col Figlio nello Spirito come compimento<br />
del percorso <strong>di</strong> santità. Quella comunione che sarà piena nell’incontro<br />
con il Signore. Noi ci troviamo quin<strong>di</strong> davanti ad un percorso che ha una fonte<br />
e una foce comune. Data dall’essere battezzati. Questo percorso e questa fonte,<br />
logicamente si configurano nei doni che il Signore dà. Siamo qui presbiteri,<br />
persone religiose, sposi, ma ognuno <strong>di</strong> noi ha ricevuto dal Signore doni propri,<br />
particolari. I doni che misteriosamente ci ha dato e che configurano il nostro<br />
percorso spirituale. Ma non <strong>di</strong>mentichiamoci che anche un percorso <strong>di</strong> spiritualità<br />
è un percorso che può essere segnato dal nostro NO. E dal nostro peccato.<br />
E il peccato crea ostacolo alla vita dello Spirito. Dette queste che sono elementi<br />
essenziali, c’è certamente un proprium degli sposi in questo percorso che credo<br />
sia molto più percepibile dagli sposi che non la stessa parola spiritualità. Questo<br />
proprium lo si evince dalla vita stessa degli sposi, il Sacramento del matrimonio<br />
crea una realtà nuova che è la <strong>di</strong>namica <strong>di</strong> coppia, della relazione. La spiritualità<br />
non potrà fare a meno dell’essere relazione. Cioè dell’essere l’uno per l’altro e<br />
del crescere quoti<strong>di</strong>anamente nell’amore. Questo vale nel percorso del fidanzamento,<br />
questo vale nel percorso del matrimonio. E’ quin<strong>di</strong> una realtà a due, che<br />
è chiamata a crescere. Certamente in quanto battezzati, ognuno ha la propria<br />
vita <strong>di</strong> fede, ognuno vi corrisponde come può, e quanto può. Ma nel momento<br />
in cui i due <strong>di</strong>ventano sposi, questa vita <strong>di</strong> fede si configura anche come coppia.<br />
Dobbiamo riconoscere la possibilità <strong>di</strong> una spiritualità propria degli sposi e<br />
dovrei tacere, fare parlare gli sposi, fatta <strong>di</strong> relazione con tutte le <strong>di</strong>fficoltà, che<br />
ha un luogo preciso, che è la casa. Dove le persone, marito e moglie, creano la<br />
Attività del Presbiterio
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
loro relazione, fanno nascere la loro famiglia. Ed è quin<strong>di</strong> una spiritualità fatta<br />
delle realtà della vita che vivono. Ad esempio la preghiera.<br />
E’ un incontro con la Parola, ma non secondo i sette-otto gra<strong>di</strong> della Lectio<br />
<strong>di</strong> Guido il Certosino. Un incontro con la parola come coppia, ci si confronta, ci<br />
si chiede cosa <strong>di</strong>ce questa Parola, che cosa ci <strong>di</strong>ce, che cosa ci chiede. Voglia il<br />
cielo che ogni tanto questo si estenda ai figli. E questo <strong>di</strong>venta spiritualità della<br />
famiglia. E’ una preghiera fatta <strong>di</strong> vita, dove la vita è la vita <strong>di</strong> tutti i giorni. Fatta<br />
<strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> grazia. Di rendere grazia per quello che c’è, per quello che<br />
succede, per gli eventi, ma anche nelle situazioni concrete. Fatta <strong>di</strong> richiesta <strong>di</strong><br />
perdono, il perdono in famiglia è un fatto fondamentale, un perdono chiesto,<br />
un perdono offerto, il rimetterci in una via nuova che è la via della riconciliazione.<br />
Ma anche attraverso il superamento o il vivere nella logica della fede,<br />
i momenti <strong>di</strong> crisi. Dove la crisi non è mai la morte <strong>di</strong> tutto. Ma la crisi è un<br />
momento <strong>di</strong> passaggio.<br />
Allora c’è una ascesi propria nella famiglia che vuol <strong>di</strong>re anche accettarsi gli<br />
uni, gli altri, accettare le persone, vivere quoti<strong>di</strong>anamente la fedeltà, c’è anche<br />
perché no una mistica della famiglia. La mistica è cogliere in un modo connaturale<br />
la presenza <strong>di</strong> Dio come dono <strong>di</strong> Dio. Io credo che a volte gli sposi aiutino<br />
noi preti anche a capire questo. Una esperienza particolare, forte attraverso le<br />
quali si capisce che Dio è tra <strong>di</strong> loro. Ho davanti a me l’immagine <strong>di</strong> una vecchia<br />
persona, che poi ho avuto modo <strong>di</strong> seguire fino alla morte. Questa donna molto<br />
semplice, suo marito all’ospedale quando lui era prossimo a morire le <strong>di</strong>ceva<br />
“va a casa, riposati, sei sempre qui” Questa tale <strong>di</strong>ceva “No, io sto qui, se vuoi<br />
parliamo, se non vuoi tacciamo, ma io sono qui, tu fai quello che puoi, io ti<br />
guardo”. Siamo andato ad Ars, quasi tutti in questo Anno Sacerdotale, sono le<br />
stesse parole <strong>di</strong> quel famoso conta<strong>di</strong>no.<br />
Ecco questo <strong>di</strong>scorso chiede un appello molto forte alla Chiesa, alla comunità<br />
cristiana, alla parrocchia. Chiede a noi preti <strong>di</strong> essere in grado <strong>di</strong> capirlo e<br />
<strong>di</strong> avvertire che se c’è un modo <strong>di</strong> una spiritualità presbiterale non solo è lecito<br />
ma importante riconoscere l’esistenza <strong>di</strong> una spiritualità della coppia e della famiglia,<br />
forse presente dove anche dove noi non avremmo più atteso che ci sia.<br />
Io ho seguito dei gruppi <strong>di</strong> separati, <strong>di</strong> <strong>di</strong>vorziati, e vi confesso che ho trovato a<br />
volte una capacità acuta <strong>di</strong> entrare nella Parola <strong>di</strong> Dio, che non ho visto in altre<br />
parti. E così ho trovato una de<strong>di</strong>zione, una capacità <strong>di</strong> entrare nel perdono che<br />
io come vescovo non mi ritrovo ancora. Non è un nostro benigno acconsentimento<br />
accettare il fatto che ci sia una spiritualità della famiglia. E’ percepire<br />
una realtà che è data dal Sacramento, E’ in qualche modo anche aiutare perché<br />
questo sia possibile; creare opportunità perché gli sposi siano insieme a pregare.<br />
E’ più facile <strong>di</strong>re “facciamo il ritiro per gli adulti” che “facciamo il ritiro per gli<br />
sposi”. Quin<strong>di</strong> c’è tutto un genere <strong>di</strong> servizio che poi gli sposi stessi fanno nei<br />
nostri confronti. Aiutandoci a organizzare bene queste cose. Ma c’è anche un<br />
percorso attraverso il quale la spiritualità degli sposi aiuta noi preti a rimanere<br />
fedeli nella nostra vocazione. E potrei <strong>di</strong>re le persone consacraste. Attraverso<br />
un esempio, la testimonianza, perché no, anche attraverso uno stimolo al bene.<br />
Davanti a una sposa e al suo sposo che hanno tre figli piccoli e che si alzano prima<br />
la mattina per pregare insieme, a volte mi vergogno. Ma ancor più <strong>di</strong>ventano<br />
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<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
anche uno stimolo alla nostra vita <strong>di</strong> prete quando hanno acquisito la carità e la<br />
maturità <strong>di</strong> venirci a <strong>di</strong>re: Don, sai che se vai avanti così stai sbagliando. Sai che<br />
non hai più tempo per pregare! Sai che ti stai allontanando dalla tua vocazione.<br />
Questo è frutto <strong>di</strong> un percorso.<br />
Quin<strong>di</strong> è il Sacramento del matrimonio che sotto un percorso <strong>di</strong> spiritualità<br />
fonda un percorso nel quale gli sposi in quanto tali sono impegnati. E che fonda<br />
anche la bellezza della Chiesa, che come <strong>di</strong>ceva san Francesco <strong>di</strong> Sales all’inizio<br />
della filotea è quel bel giar<strong>di</strong>no dove ci sono tutti questi fiori che crescono innaffiati<br />
dalla stessa acqua che è lo Spirito Santo. Qui si innesta, come naturale<br />
conseguenza, il tema della morale coniugale, familiare. Nel retaggio <strong>di</strong> molti , è<br />
ancora presente una morale casistica, o una morale legata sostanzialmente alle<br />
questioni della sessualità e della genitalità, domande anche serie che poi troppo<br />
enfatizzate sono andate a finire nella regola del pendolo. Una volta erano<br />
tutte lì, adesso sembra che tutta questa <strong>di</strong>namica sia sparita. Ma che cosa significa<br />
la morale coniugale, matrimoniale, se non a quel <strong>di</strong>re <strong>di</strong> vivere il dono che è<br />
stato dato. Cito “ Evangelizzazione e Sacramento del matrimonio” n. 53 : Il Sacramento<br />
del matrimonio fonda le più ra<strong>di</strong>cali impegnative esigenze e le più antiche<br />
aspirazioni spirituali della coppia e della famiglia chiamata a raggiungere<br />
la santità cristiana. Questa è una prospettiva profondamente conciliare perché<br />
se ricordate, quando si prende in esame lo stu<strong>di</strong>o della morale nel seminario si<br />
<strong>di</strong>ce che la morale deve essere tesa ad illustrare l’altezza della vocazione dei fedeli<br />
in Cristo e il loro obbligo <strong>di</strong> portare frutto nella carità per la vita del mondo.<br />
E quin<strong>di</strong> la prospettiva che tiene profondamente insieme l’anelito spirituale e la<br />
vita morale in una unità <strong>di</strong> vita che è la vita del cristiano. Che è lo stile <strong>di</strong> vita <strong>di</strong><br />
chi ha incontrato il Signore. E vive questo SI a seconda della propria vocazione.<br />
Quella vocazione che è innestata sul Battesimo. Allora si parla <strong>di</strong> morale matrimoniale,<br />
cioè come stile <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> una coppia cristiana. Una coppia che unisce<br />
profondamente insieme il dato spirituale che deve necessariamente <strong>di</strong>ventare<br />
concreto nella carità che è carità coniugale, che è vita nella quale i doni del<br />
matrimonio sono vissuti. E questa carità questo vivere quoti<strong>di</strong>ano ha bisogno<br />
necessariamente della forza, della motivazione e del fine nella vita spirituale. La<br />
vita morale e la vita spirituale, si richiamano a vicenda e sono necessarie l’una<br />
all’altra. La vita degli sposi si innesta profondamente su quelle chiamate umane<br />
<strong>di</strong> umanità, <strong>di</strong> relazione che abbiamo visto precedentemente. Allora parlare <strong>di</strong><br />
spiritualità e <strong>di</strong> morale coniugale significa chiedere agli sposi come vivono la<br />
loro relazione, che tempi danno alla possibilità <strong>di</strong> stare insieme, come tengono<br />
a bada il problema del lavoro, come tengono a bada le tentazioni <strong>di</strong> un mondo<br />
che ti mette davanti sempre degli idoli, come riescono a formulare insieme i<br />
loro giu<strong>di</strong>zi, come riescono a <strong>di</strong>alogare, a parlare. Tutto questo è insieme vita<br />
nello spirito perché il fermarsi a pregare nello stesso tempo <strong>di</strong>venta vita morale.<br />
Sarebbe interessante allargare questo tema nuziale, sponsale, alla vita della<br />
famiglia. Che richiede un passaggio interiore, e che pone anche la domanda<br />
se esista una teologia della famiglia. Se per gli sposi abbiamo il riferimento al<br />
Sacramento del matrimonio, il tema della famiglia va collocato qui nell’intreccio<br />
delle generazioni; le generazioni che ci hanno generato e le generazioni che gli<br />
sposi generano, quin<strong>di</strong> i figli, offrire l’educazione, il percorso <strong>di</strong> iniziazione cri-<br />
Attività del Presbiterio
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
stiana, Tutto questo quin<strong>di</strong> non è un qualcosa <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso rispetto al dono che è<br />
stato dato, al sacramento. Al contrario. E’ il Sacramento che <strong>di</strong>venta stile <strong>di</strong> vita.<br />
E questo percorso, non è neanche una cosa ad intra nella famiglia o ad intra<br />
nella Chiesa. Perché certamente è una realtà che vede coinvolti gli sposi e la comunità<br />
cristiana, per poi aprirsi su tutto il mondo. C’è una immagine che credo<br />
sia bella, che è quella della porta <strong>di</strong> casa, che da un lato separa, e deve separare,<br />
deve separare perché ci sia in casa la possibilità <strong>di</strong> un incontro, marito, moglie<br />
figli, le generazioni. Ma questa porta si spalanca anche o si socchiude a volte<br />
al mondo; ed è anche una delle porte più forti, più efficaci, che come Chiesa<br />
noi apriamo nei confronti <strong>di</strong> tutti. Se per gli sposi è vero che il matrimonio è un<br />
Sacramento, è altrettanto vero, verso gli altri, che il matrimonio è un Vangelo.<br />
Cioè è una bella notizia, e gli sposi cercheranno <strong>di</strong> far vedere con la vita che<br />
ci si può voler bene. In una vita a due uniti da un patto, da una alleanza. E che<br />
questa vita è nell’amore coniugale, totale, unico, fedele, fecondo. E che questo<br />
non ti chiude, non ti limita, ma al contrario ti dà vita. Ti realizza, ti mette in<br />
una con<strong>di</strong>zione piena e vera <strong>di</strong> vita. E questo gli sposi lo possono <strong>di</strong>re con una<br />
comunità <strong>di</strong> vita dove le fragilità del mondo sono le loro fragilità e le fatiche <strong>di</strong><br />
tutti sono le loro fatiche. Qui c’è un <strong>di</strong> più, un quid che è negli sposi, perché noi<br />
preti certamente questo lo annunciamo, ma lo annunciamo con una vocazione<br />
un ministero nostro proprio.<br />
L’accostarsi o il lasciarsi accostare dalla gente per <strong>di</strong>ventare una bussola.<br />
Voi siete <strong>di</strong> mare, forse l’avete anche usata. Certamente vi hanno detto che<br />
serve anche non solo per trovare la <strong>di</strong>rezione, ma anche per <strong>di</strong>re dove siamo<br />
e tante famiglie, tanti sposi, tanti conviventi che si incontrano nella situazioni<br />
più quoti<strong>di</strong>ane hanno bisogno che qualcheduno si fermi, regali loro un po’ <strong>di</strong><br />
tempo e consenta loro <strong>di</strong> capire dove siamo. E poi da qui ci potrà essere anche<br />
dove an<strong>di</strong>amo. Quin<strong>di</strong> mostrare che ci si può ancora voler bene e che siamo qui<br />
e possiamo camminare.<br />
Tre giorni<br />
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<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
La famiglia oggi e il suo<br />
contesto socio culturale<br />
Ufficio Diocesano per la Pastorale della Famiglia<br />
ALCUNI DATI<br />
Tipologie familiari ( confronto 2000-2008)<br />
Persone sole +42,5<br />
Coppie coniugate +8,7<br />
Coppie coniugate e figli –4,5<br />
Monogenitore e figli +30,4<br />
Matrimoni religiosi nel 2000 n° 1124 nel 2009 n° 744<br />
Tipo <strong>di</strong> matrimonio 60% religioso ;40% rito civile<br />
Questi dati sono abbastanza complessi e si prestano a interpretazioni varie.<br />
Alcune elementi emergono pero’ con una certa evidenza.<br />
1. L’aumento costante dei single<br />
2. Il trend persistente del figlio unico<br />
3. Il lieve incremento della natalità favorito solo dalla presenza <strong>di</strong> famiglie<br />
extra comunitarie.<br />
4. L’aumento delle coppie <strong>di</strong> fatto, così ripartite:<br />
• Il 3% <strong>di</strong> tipo ideologico, cioè per scelta voluta in modo stabile;<br />
• Le coppie cosiddette “<strong>di</strong> prima generazione”, cioè fidanzati che convivono<br />
in vista del matrimonio, civile o religioso;<br />
• Le coppie <strong>di</strong> “seconda unione” (<strong>di</strong>vorziati) <strong>di</strong> cui alcune poi si sposano<br />
ci vilmente.<br />
5. L’aumento delle famiglie “monogenitoriali”, cioè <strong>di</strong> coppie che si separano,<br />
per cui i figli restano con un solo genitore. Queste persone separate,<br />
da soli o con figli, sono quelle che spesso vanno incontro a seri problemi<br />
economici.<br />
6. La mancanza <strong>di</strong> politiche famigliari efficaci. L’Italia è fra gli ultimi paesi in<br />
Europa per l’attenzione alla famiglia :devolve solo l’1% del PIL nazionale,<br />
rispetto al 2,5 <strong>di</strong> Francia e Germania e al 3,6 dei paesi del Nord Europa.<br />
Inoltre la pressione fiscale sulla famiglia in Italia è più alta rispetto agli<br />
altri paesi europei. (Nel nostro paese sono più alti gli incentivi per la<br />
rottamazione <strong>di</strong> auto ed elettrodomestici che non incentivi per fare figli)<br />
• Sulla evoluzione e la trasformazione delle strutture familiari hanno<br />
avuto un peso <strong>di</strong>versi fenomeni, quali:<br />
Attività del Presbiterio
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
• un progressivo aumento del red<strong>di</strong>to me<strong>di</strong>o e delle <strong>di</strong>sponibilità economiche<br />
delle famiglie;<br />
• la riduzione delle nascite. Si rileva un vertiginoso calo delle nascite.<br />
L’Italia è uno dei paesi con la natalità più bassa. Sono in costante<br />
aumento le famiglie con un solo figlio e sempre più rare le famiglie<br />
con tre o più figli. In altre nazioni comunque si riscontrano tassi <strong>di</strong><br />
natalità più alti e un contemporaneo aumento delle separazioni;<br />
• il ritardo nel passaggio alla vita adulta, che incide nei tempi <strong>di</strong> formazione<br />
della famiglia, spostandoli nel tempo poiché vengono subor<strong>di</strong>nati<br />
all’affermazione professionale, alla stabilità del red<strong>di</strong>to,<br />
alla sicurezza dell’abitazione. Vi è oggi una permanenza sempre più<br />
lunga dei figli nella casa dei genitori, finalizzata alla realizzazione del<br />
progetto <strong>di</strong> vita in<strong>di</strong>viduale o legata alle <strong>di</strong>fficoltà nel raggiungimento<br />
dell’in<strong>di</strong>pendenza economica o nel reperimento <strong>di</strong> un’abitazione. Il<br />
40% dei giovani tra i 25 e i 34 anni vive ancora in famiglia.<br />
• l’emancipazione femminile, con un nuovo ruolo della donna rispetto<br />
al lavoro, alla vita ed alla cultura;<br />
• maggiori possibilità <strong>di</strong> spostamenti e <strong>di</strong> contatti sociali;<br />
• l’emergere <strong>di</strong> una mentalità fortemente in<strong>di</strong>vidualistica, che tende<br />
ad esasperare i bisogni degli in<strong>di</strong>vidui a scapito degli obiettivi <strong>di</strong><br />
gruppo. Del resto quasi tutti i me<strong>di</strong>a (TV, cinema, giornali) propongono<br />
modelli <strong>di</strong> realizzazione personale centrati sul singolo.<br />
In sintesi:<br />
Oggi le coppie che si sposano sono “più” innamorate rispetto alle precedenti<br />
generazioni; sono più innamorate ma più fragili. Una fragilità attribuibile ai<br />
seguenti fattori:<br />
Concetto <strong>di</strong> libertà intesa in senso in<strong>di</strong>vidualistico<br />
Mancanza <strong>di</strong> progetti <strong>di</strong> vita con<strong>di</strong>visi non solo su gran<strong>di</strong> ideali ma sulla ferialità<br />
della vita: uso del tempo, dei sol<strong>di</strong>, degli spazi, educazione dei figli, amicizie<br />
ecc<br />
Incapacità <strong>di</strong> gestire i conflitti non come la fine della storia ma come risorsa:<br />
occasione per fare il “punto” e riprecisare e rilanciare il cammino <strong>di</strong> coppia<br />
Incapacità <strong>di</strong> conciliare le legittime esigenze personali con quelle della vita<br />
<strong>di</strong> coppia.<br />
Scarsa “manutenzione della coppia”: lavoro quoti<strong>di</strong>ano sulla relazione, ascolto<br />
<strong>di</strong>alogo, perdono, accoglienza…e questo innanzitutto per la mancanza <strong>di</strong> tempi<br />
riservati alla coppia anche senza figli.; ciò porta a non avere la percezione del<br />
<strong>di</strong>sagio fino a quando non scoppia la crisi.<br />
Contemporaneamente gli stessi fenomeni hanno anche portato alla crescita<br />
dell’instabilità familiare: quin<strong>di</strong>ci anni fa si scioglieva in Italia un matrimonio ogni<br />
<strong>di</strong>eci, ora uno ogni quattro; nell’Italia settentrionale si sfalda un matrimonio su<br />
tre; nei paesi anglosassoni uno ogni due. La durata me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> un matrimonio, oggi<br />
in Italia, è <strong>di</strong> 13 anni.<br />
L’instabilità coniugale poi, oltre a mo<strong>di</strong>ficare la struttura familiare e il corso <strong>di</strong><br />
vita dei soggetti <strong>di</strong>rettamente e in<strong>di</strong>rettamente coinvolti, provoca cambiamenti<br />
Tre giorni<br />
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<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
anche nella situazione residenziale e finanziaria, con conseguenze spesso tanto<br />
problematiche da portare a forme <strong>di</strong> impoverimento e vulnerabilità economica.<br />
Dietro a questi numeri c’è una cultura, un modo <strong>di</strong> vivere e <strong>di</strong> percepire la<br />
realtà, un’antropologia.Qualcosa che segna un cambiamento epocale, enorme.<br />
Ve<strong>di</strong>amo alcuni aspetti particolari.<br />
1) E’ cambiato il rapporto fra la legge e il sentimento, fra regole e sentimenti.<br />
E’ il sentimento, l’amore che fa il matrimonio, ma è la legge che lo custo<strong>di</strong>sce,<br />
lo protegge, lo mette al riparo da tante insi<strong>di</strong>e. Oggi prevale il sentimento personale<br />
rispetto alla regola.<br />
2) Il fatto che dai sentimenti, dalla relazione, si pretende il massimo della<br />
gratificazione, per cui non appena il rapporto incontra qualche ostacolo, è percepito<br />
come inutile, fallimentare, si preferisce “mollare”.<br />
3) L’attuale cultura tende a privilegiare il mutamento continuo, il cambiamento,<br />
la reversibilità delle scelte, più che la stabilità; il ritornare continuamente<br />
sui propri passi… la trasformazione continua.<br />
4) La privatizzazione dei sentimenti, l’amore è avvertito come personale, che<br />
non ha valenza pubblica, sociale; ha un valore solo per sé, per la persona.<br />
5) Soggettivismo, cioè il porre se stessi e il proprio sentire, come unico riferimento.<br />
Il vedere le proprie esigenze come assolute e vedere l’altro solo in<br />
riferimento a se stessi, per la propria felicità.<br />
6) L’esasperazione del concetto <strong>di</strong> libertà, come un assoluto, come sganciata<br />
da ogni altro riferimento. La libertà è importantissima ma se sganciata dalla verità,<br />
dal bene comune, implode in se stessa.<br />
7) Il matrimonio ha perso l’aggancio alla trascendenza, ad altri valori più<br />
gran<strong>di</strong>, che gli davano consistenza: Dio, il Vangelo, la famiglia, il costume sociale.<br />
E’ come un quadro in cui i personaggi non hanno più sfondo.<br />
In passato, i vecchi comunisti, anche se il loro matrimonio era in crisi, stavano<br />
lì, con <strong>di</strong>gnità.<br />
8) Tutto questo ha portato a una crisi delle relazioni, società dei legami liqui<strong>di</strong>,<br />
dei legami fragili. Per cui i giovani avvertono che i legami e le relazioni degli<br />
adulti sono insignificanti, non sono né da imitare né da rigettare, sono insignificanti,<br />
li lasciano in<strong>di</strong>fferenti.<br />
9) Emerge una mentalità sempre più in<strong>di</strong>vidualista, che tende a esasperare<br />
i bisogni e le esigenze del singolo, della persona, a scapito del gruppo, della<br />
coppia, della famiglia. Quasi tutti i me<strong>di</strong>a propongono modelli <strong>di</strong> realizzazione<br />
del singolo, della persona.<br />
10) L’emancipazione della donna, le nuove possibilità lavorative e <strong>di</strong> guadagno<br />
economico che le donne hanno attualmente, è quin<strong>di</strong> la possibilità <strong>di</strong> auto<br />
mantenersi, autodeterminarsi, (oh, questo è un bene.)<br />
A fronte <strong>di</strong> tutto questo possiamo fare tre considerazioni<br />
L’istituto del matrimonio in Italia, come immagine tiene ancora, nonostante<br />
il <strong>di</strong>sastro della famiglia (almeno rispetto ad altri paesi europei) ma poi non<br />
funziona.<br />
Attività del Presbiterio
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
Il problema: far vedere che ciò che noi annunciamo sulla famiglia, il Vangelo<br />
della famiglia (fedeltà, in<strong>di</strong>ssolubilità, fecon<strong>di</strong>tà) è per il vero bene dell’uomo,<br />
corrisponde al bene dell’uomo, non è teologia astratta o norme fatte a tavolino.<br />
Questo è più cha mai il tempo del primo annuncio, il nuovo annuncio, il<br />
senso dello sposarsi alla luce della fede.<br />
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<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
Gruppi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o<br />
Tracce per il lavoro in gruppi<br />
“ Una responsabilità comune : la responsabilità <strong>di</strong> questa ampia e articolata<br />
pastorale per la crescita della coppia e della famiglia riguarda tutti e ciascuno<br />
nella comunità cristiana e chiama in causa la stessa comunità cristiana in quanto<br />
tale.<br />
Senza soffermarci qui sul compito particolare dei vescovi, dei presbiteri, dei<br />
religiosi e delle religiose, dei <strong>di</strong>aconi permanenti, inten<strong>di</strong>amo richiamare innanzitutto<br />
che «ogni Chiesa locale e, in termini più particolari, ogni comunità parrocchiale<br />
deve prendere più viva coscienza della grazia e della responsabilità<br />
che riceve dal Signore in or<strong>di</strong>ne a promuovere la pastorale della famiglia» . Di<br />
conseguenza, «ogni piano <strong>di</strong> pastorale organica, ad ogni livello, non deve mai<br />
prescindere dal prendere in considerazione la pastorale della famiglia» . Ogni<br />
<strong>di</strong>ocesi e ogni parrocchia, perciò, nell’elaborazione del proprio progetto pastorale<br />
ed educativo non tralascino <strong>di</strong> prendere in attenta considerazione la coppia e la<br />
famiglia e la loro crescita” .<br />
ITINERARI DI PREPARAZIONE AL MATRIMONIO<br />
Dal Direttorio <strong>di</strong> Pastorale Familiare<br />
“ Proprio perché itinerari educativi e <strong>di</strong> fede, gli incontri non si riducano a cicli<br />
<strong>di</strong> lezioni o <strong>di</strong> conferenze. Essi siano momenti <strong>di</strong> evangelizzazione e <strong>di</strong> catechesi,<br />
aprano alla preghiera e alla vita liturgica, orientino e spronino alla carità, sappiano<br />
anche coinvolgere e interessare i fidanzati così da aiutarli e stimolarli a fare<br />
una significativa esperienza <strong>di</strong> fede e <strong>di</strong> vita ecclesiale. Non si tralasci neppure <strong>di</strong><br />
valorizzare l’apporto che i fidanzati stessi possono offrire per una più adeguata<br />
azione pastorale. Di conseguenza, a livello metodologico, non ci si esima dalla<br />
proposta completa e sistematica dei contenuti, dei valori e delle mete. Non si tralasci<br />
neppure <strong>di</strong> proporre esperienze forti <strong>di</strong> preghiera, eventuali momenti <strong>di</strong> ritiro<br />
o <strong>di</strong> esercizi spirituali, la partecipazione alle celebrazioni liturgiche e in particolare<br />
all’Eucaristia, l’accostamento al sacramento della Penitenza, esperienze e gesti<br />
significativi <strong>di</strong> carità. Nello stesso tempo, i singoli incontri siano condotti contemplando<br />
<strong>di</strong>verse attività, quali: l’ascolto dei presenti, l’esposizione dei contenuti, il<br />
lavoro <strong>di</strong> gruppo, la preghiera, il <strong>di</strong>alogo in coppia e in gruppo. A tale riguardo<br />
risultano decisive sia la <strong>di</strong>sponibilità delle coppie <strong>di</strong> sposi a “farsi carico” <strong>di</strong> una<br />
o due coppie <strong>di</strong> fidanzati lungo tutto il cammino <strong>di</strong> preparazione, sia la presenza<br />
<strong>di</strong> una équipe educativa che agisca in modo unitario e sia veramente capace <strong>di</strong><br />
accompagnare e <strong>di</strong> animare “.<br />
Attività del Presbiterio
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
PASTORALE DELLE COPPIE-FAMIGLIE GIOVANI<br />
La situazione delle giovani coppie<br />
Particolari cure pastorali devono essere de<strong>di</strong>cate innanzitutto alle coppiefamiglie<br />
giovani, anche al fine <strong>di</strong> favorire il loro più pieno inserimento nella<br />
comunità cristiana e il non facile passaggio dal mondo dei giovani a quello<br />
degli adulti.<br />
Se, infatti, la cura pastorale della famiglia consiste nell’«impegno <strong>di</strong> tutte le<br />
componenti della comunità ecclesiale locale nell’aiutare la coppia a scoprire e<br />
a vivere la sua nuova vocazione e missione», non è <strong>di</strong>fficile comprendere che<br />
tutto questo «vale soprattutto per le giovani famiglie, le quali, trovandosi in un<br />
contesto <strong>di</strong> nuovi valori e <strong>di</strong> nuove responsabilità, sono più esposte, specialmente<br />
nei primi anni <strong>di</strong> matrimonio, ad eventuali <strong>di</strong>fficoltà, come quelle create<br />
dall’adattamento alla vita in comune o dalla nascita dei figli» .<br />
Spesso la nostra pastorale è vigile nella preparazione dei giovani al matrimonio,<br />
ma questi, una volta sposati, corrono il rischio <strong>di</strong> allontanarsi o <strong>di</strong> rimanere<br />
ai margini della comunità cristiana o comunque <strong>di</strong> non esservi presenti<br />
e operanti con i doni e la missione ad essi affidati dal sacramento del matrimonio.<br />
E’ anche questa una costatazione che mette in risalto come le giovani<br />
coppie abbiano il <strong>di</strong>ritto e la necessità <strong>di</strong> una specifica attenzione pastorale, <strong>di</strong><br />
cui innanzitutto ogni comunità parrocchiale deve farsi carico.<br />
Sono necessari, perciò, coraggio e creatività perché la comunità cristiana<br />
sia sempre più in grado <strong>di</strong> accogliere, accompagnare e aiutare le giovani<br />
coppie, riconoscendole e valorizzandole come soggetti attivi della loro stessa<br />
crescita.<br />
Si tratta, innanzitutto, <strong>di</strong> accogliere. Questo comporta che nella comunità<br />
si <strong>di</strong>a un posto ai giovani sposi, si riconosca e si apprezzi il messaggio <strong>di</strong> vita<br />
e <strong>di</strong> speranza che è in loro per il fatto stesso che ci sono, si veda in essi una<br />
risorsa per la comunità cristiana e per la società, si valorizzino le potenzialità<br />
umane e spirituali iscritte nella singolarità della loro esperienza. Nello stesso<br />
tempo, perché l’accoglienza sia autentica e contrassegnata da realismo, è necessario<br />
andare alla ricerca delle giovani coppie, che spesso tendono a rinchiudersi<br />
in se stesse o comunque fanno fatica ad aprirsi alla comunità; come pure<br />
occorre rispettare i tempi della loro crescita, senza intrusioni, e soprattutto<br />
senza pretendere servizi pastorali o sociali per i quali la coppia giovane non è<br />
ancora matura o che potrebbero in qualche modo indebolirne la compattezza.<br />
Insieme e inscin<strong>di</strong>bilmente è doveroso accompagnarsi a tutte le giovani<br />
coppie, per aiutarle a riconoscere nella fede e a vivere nella concretezza <strong>di</strong> ogni<br />
giorno la loro vocazione e missione, superando anche le <strong>di</strong>fficoltà che sono <strong>di</strong><br />
intralcio e <strong>di</strong> ostacolo alla loro crescita.<br />
A tale scopo, gli itinerari <strong>di</strong> fede siano il più possibile impostati come riflessione<br />
mistagogica, cioè come proposta in grado <strong>di</strong> aiutare i giovani sposi<br />
a “fare memoria” del dono e della grazia ricevuti nel giorno del matrimonio.<br />
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I GRUPPI FAMILIARI<br />
Per la crescita della coppia e della famiglia, a livello pastorale, si richiede<br />
anche la messa in atto <strong>di</strong> alcune iniziative in grado sia <strong>di</strong> suscitare e sostenere<br />
la loro responsabilità e il loro impegno, sia <strong>di</strong> esprimere e <strong>di</strong> alimentare costantemente<br />
e stabilmente la cura e la sollecitu<strong>di</strong>ne della Chiesa verso <strong>di</strong> esse.<br />
Con vera saggezza pastorale e in docile obbe<strong>di</strong>enza a Cristo Signore, nella<br />
comunità cristiana siano, innanzitutto, promossi, riconosciuti e valorizzati i<br />
gruppi familiari e ci si adoperi perché siano sempre più «luogo <strong>di</strong> crescita nella<br />
fede e nella spiritualità propria dello stato coniugale; momento <strong>di</strong> apertura alla<br />
vita parrocchiale e comunitaria; stimolo al servizio pastorale nella Chiesa e<br />
all’impegno nella società civile» .<br />
Costituiti dal libero ritrovarsi insieme delle comunità coniugali e familiari in<br />
quanto tali, sotto la guida responsabile <strong>di</strong> coppie animatrici adeguatamente<br />
preparate e mantenendo un costante e fraterno confronto con i presbiteri,<br />
questi gruppi non sono solo il frutto <strong>di</strong> pur legittime esigenze <strong>di</strong> natura psicologica<br />
e sociologica, ma affondano le loro ra<strong>di</strong>ci in motivazioni <strong>di</strong> natura tipicamente<br />
ecclesiale e profondamente cristologica: sono, a loro modo, segno e<br />
realizzazione della Chiesa e frutto <strong>di</strong> una risposta delle coppie e delle famiglie<br />
cristiane ad una chiamata del Signore; introducono «nella comunità ecclesiale<br />
uno stile più umano e più fraterno <strong>di</strong> rapporti personali che rivelano la <strong>di</strong>mensione<br />
familiare della Chiesa» .<br />
I SEPARATI<br />
La comunità cristiana, a iniziare dai sacerdoti e dalle coppie <strong>di</strong> sposi più<br />
sensibili, si faccia loro vicina con attenzione, <strong>di</strong>screzione e solidarietà:<br />
- riconosca il valore della testimonianza <strong>di</strong> fedeltà <strong>di</strong> cui soprattutto il coniuge<br />
innocente si fa portatore, accettando anche la sofferenza e la solitu<strong>di</strong>ne che la<br />
nuova situazione comporta ;<br />
- sostenga il coniuge separato, soprattutto se innocente, nella sua pena e solitu<strong>di</strong>ne<br />
e lo inviti con carità e prudenza a partecipare alla vita della comunità:<br />
gli sarà così più facile superare la non infrequente tentazione <strong>di</strong> ritirarsi da<br />
tutto e da tutti per ripiegarsi su se stesso ;<br />
- pro<strong>di</strong>ghi loro stima, comprensione, cor<strong>di</strong>ale solidarietà e aiuti concreti, specialmente<br />
nei momenti in cui si fa più forte in essi la tentazione <strong>di</strong> passare<br />
dalla solitu<strong>di</strong>ne al <strong>di</strong>vorzio e al matrimonio civile ;<br />
- li aiuti a «coltivare l’esigenza del perdono propria dell’amore cristiano<br />
e la <strong>di</strong>sponibilità all’eventuale ripresa della vita coniugale anteriore» .<br />
La loro situazione <strong>di</strong> vita non li preclude dall’ammissione ai sacramenti: a<br />
modo suo, infatti, la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> separati è ancora proclamazione del valore<br />
dell’in<strong>di</strong>ssolubilità matrimoniale. Ovviamente, proprio la loro partecipazione<br />
ai sacramenti li impegna anche ad essere sinceramente pronti al perdono e<br />
<strong>di</strong>sponibili a interrogarsi sulla opportunità o meno <strong>di</strong> riprendere la vita coniugale<br />
.<br />
Attività del Presbiterio
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
LE SITUAZIONI IRREGOLARI<br />
Il riferimento all’atteggiamento pastorale <strong>di</strong> Gesù e la sua riproposizione<br />
nell’oggi esigono, da parte della Chiesa, che si abbia a sviluppare un’azione<br />
pastorale accogliente e misericor<strong>di</strong>osa verso tutti.<br />
E’ in<strong>di</strong>spensabile, quin<strong>di</strong>, un’attenta opera <strong>di</strong> <strong>di</strong>scernimento, capace <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere<br />
adeguatamente tra le varie forme <strong>di</strong> irregolarità matrimoniale e tra<br />
i <strong>di</strong>versi elementi che stanno alla loro origine. «Sarà cura dei pastori e della<br />
comunità ecclesiale conoscere tali situazioni e le loro cause concrete, caso per<br />
caso» : non certo per esprimere un giu<strong>di</strong>zio positivo o tollerante circa la “irregolarità”,<br />
ma per giungere ad una valutazione morale obiettiva della responsabilità<br />
delle persone, per in<strong>di</strong>viduare adeguati interventi e cure pastorali e per<br />
suggerire concreti cammini <strong>di</strong> conversione.<br />
Perché possa essere accogliente e misericor<strong>di</strong>osa, l’azione pastorale dovrà<br />
comprendere insieme l’aspetto dell’assistenza e quello della prevenzione.<br />
Senza dubbio, è necessario intervenire nei casi <strong>di</strong> vera e propria crisi e offrire<br />
contributi puntuali e specifici per cercare <strong>di</strong> risanare, o almeno <strong>di</strong> avviare ad<br />
un qualche miglioramento, le situazioni matrimoniali irregolari. Ma ancora più<br />
importante e in<strong>di</strong>spensabile è svolgere un’azione preventiva: attraverso una<br />
sapiente e incisiva opera educativa, non <strong>di</strong>sgiunta da congrue forme <strong>di</strong> intervento<br />
sulle strutture sociali, occorre promuovere le con<strong>di</strong>zioni che possono garantire<br />
il retto sorgere e svilupparsi del matrimonio e della famiglia. In questo<br />
contesto appare quanto mai opportuna una seria preparazione al matrimonio .<br />
In tale ottica, la pastorale verso quanti si trovano in situazioni matrimoniali<br />
irregolari sarà tanto più vera ed efficace quanto più inserita organicamente<br />
nell’intera pastorale familiare. Essa «s’inserisce come un momento particolare<br />
della più ampia sollecitu<strong>di</strong>ne che la Chiesa è chiamata a vivere nei riguar<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
coloro che si preparano al matrimonio o in esso già vivono, ed ha come suo<br />
primario obiettivo <strong>di</strong> attuare un più deciso intervento per prevenire, nei limiti<br />
del possibile, i fallimenti matrimoniali e le altre situazioni irregolari e per sostenere<br />
le coppie nei momenti <strong>di</strong> crisi» . Ne segue che il rinnovamento della<br />
pastorale coniugale e familiare è gesto genuino <strong>di</strong> carità anche verso quanti<br />
vivono in situazioni matrimoniali irregolari.<br />
CURA PASTORALE DEI FIDANZATI<br />
Si rivela, perciò, urgente e necessaria una più attenta cura pastorale dei<br />
fidanzati, vissuta attraverso la quoti<strong>di</strong>anità <strong>di</strong> scelte, proposte, iniziative: non limitate<br />
al tempo che precede imme<strong>di</strong>atamente la celebrazione del matrimonio,<br />
ma capaci <strong>di</strong> valorizzare tutto il tempo del fidanzamento.<br />
Essa va attuata in stretta sintonia con la pastorale giovanile e vocazionale<br />
e deve essere preceduta da attenzioni e iniziative rivolte a quanti, pur senza<br />
essere ancora fidanzati, cominciano ad assumere atteggiamenti paragonabili a<br />
quelli dei fidanzati stessi.<br />
Tre giorni<br />
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<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
E’ un compito che riguarda e interpella ogni comunità cristiana e, in particolare,<br />
ogni parrocchia. Pur con i cambiamenti a cui abbiamo accennato, il<br />
tempo che intercorre tra la decisione <strong>di</strong> sposarsi con quella determinata persona<br />
e l’effettiva celebrazione delle nozze ha anche oggi una sua autonomia e<br />
un suo valore: in tal senso le parrocchie, le realtà giovanili, le <strong>di</strong>verse comunità<br />
ecclesiali vedono oggi la presenza <strong>di</strong> non poche coppie <strong>di</strong> giovani fidanzati. Per<br />
questo i fidanzati stessi, i presbiteri, gli animatori e i catechisti, i responsabili<br />
delle associazioni, dei gruppi e dei movimenti devono sentirsi impegnati a<br />
conoscere meglio caratteristiche, opportunità e problemi propri del tempo del<br />
fidanzamento. A tale scopo sono utili momenti <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, <strong>di</strong> confronto, <strong>di</strong> me<strong>di</strong>tazione,<br />
<strong>di</strong> preghiera, valorizzando anche <strong>di</strong>verse competenze presenti sul<br />
territorio. Occorre soprattutto mantenere vivo il contatto e il <strong>di</strong>alogo con tutti<br />
questi giovani in coppia e, quando si fosse allentato, occorre ristabilirlo. C’è<br />
bisogno <strong>di</strong> de<strong>di</strong>care tempo per conoscere come essi vivono la loro esperienza<br />
e per aiutarli a viverla bene.<br />
Attività del Presbiterio
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
Sintesi dei lavori dei gruppi<br />
<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o<br />
Pastorale voce del verbo accompagnare. E’ questa la nota comune emersa<br />
dai gruppi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o. Per tutto il punto <strong>di</strong> partenza è stato<br />
Il riaffermare la soggettività della comunità cristiana così come è delineata<br />
dal Direttorio <strong>di</strong> Pastorale Familiare ( N.° 8 ) : “La responsabilità <strong>di</strong> questa ampia<br />
e articolata pastorale per la crescita della coppia e della famiglia riguarda<br />
tutti e ciascuno nella comunità cristiana e chiama in causa la stessa comunità<br />
cristiana in quanto tale”. Si è poi preso per mano una coppia che ha il volto <strong>di</strong><br />
tutte le nostre coppie, ci si è messi al suo fianco per camminare insieme fin dal<br />
suo formarsi.<br />
La preparazione dei Fidanzati non può limitarsi ai 6/8 incontri del corso<br />
prematrimoniale, ma deve prevedere una formazione remota ( importanza del<br />
rapporto con la pastorale giovanile -, una prossima e una imme<strong>di</strong>ata. I corsi<br />
devono quin<strong>di</strong> progressivamente trasformarsi in percorsi. Itinerari <strong>di</strong> fede in cui<br />
a partire dal punto in cui sono i ragazzi, accogliendo e valorizzando l’umano, si<br />
annuncia il Vangelo del Matrimonio: è la relazione dei due che con la Grazia <strong>di</strong><br />
Dio <strong>di</strong>venta sacramento del Suo amore. In questo percorso i ragazzi hanno bisogno<br />
<strong>di</strong> coppie formate che camminano con loro, capaci <strong>di</strong> ascolto, <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo, <strong>di</strong><br />
accompagnamento; capaci <strong>di</strong> essere il volto sorridente della Chiesa. I nostri due<br />
amici come tanti oggi - l’80% delle coppie che fanno i corsi prematrimoniali<br />
convivono – dopo alcuni anni <strong>di</strong> convivenza ,hanno deciso <strong>di</strong> sposarsi.<br />
Nasce una giovane coppia. Le giovani coppie sono una ricchezza delle<br />
nostre comunità. E’ necessario rispettare e accompagnare questi primi anni che<br />
sono i più fragili e i più importanti nella costruzione della vita a due. Ma come<br />
incontrarli? Una grande opportunità è quando nasce un figlio, la catechesi pre<br />
e post battesimale; creare con loro relazioni significative, luoghi e momenti<br />
aggregativi. Fare in modo che si sentano accolti, desiderati, amati da quella<br />
famiglia più grande che è la comunità cristiana.<br />
In questo senso una grande risorsa sono i Gruppi Sposi. Un luogo dove la<br />
coppia in qualunque fase della vita sia, può ri/scoprire la bellezza e la specificità<br />
della propria vocazione, fare un cammino spirituale come coppia, in quanto<br />
coppia;con<strong>di</strong>videre con altri sposi le gioie e le fatiche dell cammino coniugale<br />
e familiare, trovare e donare sostegno. E’ importante che il gruppo- per evitare<br />
il rischio della chiusura e della autoreferenzialità- abbia chiaro gli obiettivi: aiutare<br />
ogni coppia a scoprire la propria vocazione e la propria ministerialità nella<br />
Tre giorni<br />
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<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
Chiesa e nel mondo.<br />
Il figlio dei nostri due amici è <strong>di</strong>ventato grande e inizia il catechismo in parrocchia.<br />
E’ il tempo della Iniziazione Cristiana. I genitori lo mandano volentieri<br />
anche perché pensano che l’educazione alla fede sia un dovere della Chiesa.<br />
Come comunità cristiana ci poniamo alcune domande: come possiamo coinvolgere<br />
i genitori in questo <strong>di</strong>fficile compito e come dare loro consapevolezza<br />
<strong>di</strong> essere loro i primi catechisti dei loro figli? Come fare quando si è in presenza<br />
<strong>di</strong> una coppia separata o <strong>di</strong>vorziata risposata? Un serio problema educativo è<br />
l’assenza –non solo fisica- del padre. E’ ormai imprescin<strong>di</strong>bile stabilire una alleanza<br />
educativa tra Famiglia e Comunità Cristiana. E’ possibile pensare ad un itinerario<br />
<strong>di</strong> tipo catecumenale per i genitori che chiedono il battesimo del figlio,<br />
momento in cui comincia il cammino della iniziazione cristiana? Si potrebbero<br />
sperimentare alcuni itinerari. E’ fondamentale che le famiglie incontrino una<br />
comunità “ bella”, calda e accogliente, in cui è bello andare con i propri figli. La<br />
parrocchia che vuole promuovere un’efficace iniziazione cristiana dei fanciulli<br />
e dei ragazzi non può fare a meno dell’apporto educativo specifico dei genitori,<br />
né sostituirsi ad essi, ma deve valorizzare il loro ministero <strong>di</strong> evangelizzazione.<br />
La famiglia è la prima palestra per fare esperienza dell’amore <strong>di</strong> Dio, che i figli<br />
incontrano poi nei sacramenti dell’iniziazione cristiana. Essa ha il compito <strong>di</strong><br />
“togliere il velo”, perché i figli percepiscono la stretta relazione che intercorre<br />
tra il sacramento dell’Eucaristia e la vita familiare: “Parola-Mensa-Fraternità”<br />
da una parte e “Dialogo-Tavola-Relazioni sponsali e familiari” dall’altra.<br />
I nostri due amici non ce l’hanno fatta, dopo <strong>di</strong>eci anni <strong>di</strong> matrimonio e<br />
due figli, hanno deciso <strong>di</strong> separarsi e fanno parte della grande schiera <strong>di</strong> persone<br />
che vivono in situazioni <strong>di</strong>fficili e irregolari.( oggi in Italia una coppia su<br />
quattro salta e la durata me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> un matrimonio è <strong>di</strong> 13 anni). La realtà delle<br />
separazioni e dei <strong>di</strong>vorzi è sempre più presente nelle nostre comunità. Ormai<br />
non è più confinata in alcune categorie <strong>di</strong> persone o in alcuni ambienti: essa<br />
attraversa credenti e non credenti, matrimoni appena iniziati e matrimoni <strong>di</strong><br />
lunga durata. E’ una realtà <strong>di</strong> sofferenza che non può interessare e interrogare<br />
le comunità cristiane.<br />
Anzi, le comunità stesse devono chiedersi se nella loro prassi pastorale non<br />
ci sia una qualche colpa o carenza. Possono sentirsi tranquille in coscienza,<br />
le nostre comunità, su come avviene la preparazione al matrimonio? Possono<br />
ritenersi tranquille, in coscienza sul modo con cui accompagnano le coppie<br />
sposate, soprattutto quelle più giovani, nel loro cammino d’amore e <strong>di</strong> fede?<br />
Queste domande autocritiche non possono certamente coprire tutte le cause <strong>di</strong><br />
tanti fallimenti matrimoniali. Ma devono darci una spinta per ripensare la nostra<br />
pastorale matrimoniale e familiare.<br />
E’ quanto mai importante annunciare e praticare come comunità cristiana,<br />
il vangelo della misericor<strong>di</strong>a; accompagnare un annuncio <strong>di</strong> verità sulle situazioni<br />
alla carità accogliente verso le persone. Aiutare le persone che vivono in<br />
situazioni <strong>di</strong>fficili e irregolari a uscire dalla solitu<strong>di</strong>ne e dai pregiu<strong>di</strong>zi, facendo<br />
loro conoscere la posizione della chiesa e costruendo relazioni significative a<br />
partire dal positivo che c’è in ogni situazione; formare coppie capaci <strong>di</strong> ascolto<br />
e <strong>di</strong> accompagnamento. Educare tutta la comunità in quanto è la comunità<br />
Attività del Presbiterio
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
intera il soggetta della pastorale. In riferimento alle persone che vivono in<br />
situazioni “irregolari” irreversibili – i <strong>di</strong>vorziati risposati ,è fondamentale far<br />
capire loro che in forza del battesimo e <strong>di</strong> una fede mai rinnegata loro continuano<br />
a fare parte della Chiesa e che loro possono godere della Grazia <strong>di</strong> Dio<br />
attraverso vie non sacramentali: la preghiera, la Parola <strong>di</strong> Dio, la partecipazione<br />
alla vita liturgica-pastorale della comunità cristiana, una vita <strong>di</strong> carità; attraverso<br />
il fare parte del corpo mistico <strong>di</strong> Cristo che è la Chiesa.<br />
In riferimento alle persone separate o <strong>di</strong>vorziate che desiderano rimanere<br />
fedeli al loro matrimonio,non scegliendo quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> formare una seconda<br />
unione, la comunità cristiana, “a iniziare dai sacerdoti e dalle coppie <strong>di</strong><br />
sposi più sensibili, si faccia loro vicina con attenzione, <strong>di</strong>screzione e solidarietà:<br />
- riconosca il valore della testimonianza <strong>di</strong> fedeltà <strong>di</strong> cui il coniuge si fa portatore,<br />
accettando anche la sofferenza e la solitu<strong>di</strong>ne che la nuova situazione<br />
comporta ;<br />
- sostenga il coniuge separato, nella sua pena e solitu<strong>di</strong>ne e lo inviti con carità e<br />
prudenza a partecipare alla vita della comunità: gli sarà così più facile superare<br />
la non infrequente tentazione <strong>di</strong> ritirarsi da tutto e da tutti per ripiegarsi su se<br />
stesso ;<br />
- pro<strong>di</strong>ghi loro stima, comprensione, cor<strong>di</strong>ale solidarietà e aiuti concreti, specialmente<br />
nei momenti in cui si fa più forte in essi la tentazione <strong>di</strong> passare dalla<br />
solitu<strong>di</strong>ne al <strong>di</strong>vorzio e al matrimonio civile ;<br />
- li aiuti a «coltivare l’esigenza del perdono propria dell’amore cristiano e la <strong>di</strong>sponibilità<br />
all’eventuale ripresa della vita coniugale anteriore» .<br />
La loro situazione <strong>di</strong> vita non li preclude dall’ammissione ai sacramenti: a<br />
modo suo, infatti, la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> separati è ancora proclamazione del valore<br />
dell’in<strong>di</strong>ssolubilità matrimoniale “.<br />
La nostra coppia chiede <strong>di</strong> essere aiutata a vivere la propria ministerialità<br />
anche nel partecipare alla vita della società.<br />
Le famiglie sono una risorsa fondamentale anche per la vita sociale. Sono il<br />
luogo <strong>di</strong> costruzione della personalità delle nuove generazioni e l’ambito in cui<br />
meglio che in ogni altro è possibile contrastare la cultura in<strong>di</strong>vidualistica <strong>di</strong>ffusa<br />
così prepotentemente e potentemente dai me<strong>di</strong>a. La famiglia deve riprendere<br />
il suo posto come soggetto centrale e fondamentale sia nella Chiesa che nella<br />
società ; le comunità cristiane sono chiamate a sostenere le famiglie in questo<br />
loro essere “fermento”, ridando all’aspetto sociale, un posto non marginale<br />
nell’azione pastorale e riacquistando una capacità <strong>di</strong> annuncio con linguaggi<br />
evangelicamente comprensibili per le famiglie.<br />
Bisogna che le famiglie ne prendano coscienza, vivano la loro “paternità/<br />
maternità” anche nei confronti della comunità civile e attuino anche fuori della<br />
parrocchia la “pastorale del contagio”, cioè incidano sulla realtà sociale con lo<br />
stile familiare (attenzione primaria alle relazioni interpersonali, gratuità, corresponsabilità).<br />
Occorre recuperare l’autonomia e la soggettività della famiglia<br />
come “formazione sociale” dotata <strong>di</strong> una sua originarietà, <strong>di</strong> una sua autonomia,<br />
<strong>di</strong> un suo potere contrattuale. Alla stagione dei <strong>di</strong>ritti degli in<strong>di</strong>vidui da<br />
un lato e delle collettività dall’altro deve succedere la stagione dei <strong>di</strong>ritti delle<br />
comunità interme<strong>di</strong>e, prima fra tutte la famiglia. Si tratta, <strong>di</strong> recuperare la fami-<br />
Tre giorni<br />
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<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
glia nella sua capacità <strong>di</strong> relazione sociale, nel presupposto che spetti ad essa il<br />
fondamentale ruolo <strong>di</strong> educatrice alla socialità.<br />
La prima e fondamentale funzione- insieme “pubblica” e “privata”- è<br />
quella <strong>di</strong> essere luogo fondativi e rivelativi dell’alterità e dunque, della socialità.<br />
La relazione uomo-donna e poi quella genitori-figli e, infine, dei fratelli fra<br />
<strong>di</strong> loro, sono tutte fondamentali esperienze <strong>di</strong> incontro con l’altro e <strong>di</strong> riconoscimento<br />
dell’altro. Per questo è necessario superare la tentazione dell’assenteismo<br />
nei confronti della realtà sociale per arrivare ad una presenza incisiva<br />
capace <strong>di</strong> intervenire nei vari problemi con una visione cristiana e capace <strong>di</strong><br />
mettere al centro <strong>di</strong> ogni azione sociale la famiglia ..Una ministerialità sociale<br />
che nasce dalla Grazia del Sacramento del matrimonio<br />
Attività del Presbiterio
Organismi pastorali
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<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
Incontro sulla pastorale<br />
del turismo<br />
Situazione e linee emerse<br />
Ai sacerdoti e agli operatori della pastorale del turismo<br />
Cari amici,<br />
mercoledì scorso 30 giugno si è svolto, come annunciato, un incontro informale<br />
e aperto per <strong>di</strong>alogare sulla pastorale del turismo. Abbiamo creduto <strong>di</strong><br />
fare cosa utile e gra<strong>di</strong>ta mandando a tutti il verbale con le linee emerse in detto<br />
incontro.<br />
Chie<strong>di</strong>amo anche la cortesia <strong>di</strong> inviare in segreteria <strong>di</strong>ocesana le eventuali<br />
iniziative che già in questa estate si fanno nelle parrocchie per i turisti o anche<br />
per i residenti (momenti <strong>di</strong> festa, iniziative liturgiche e <strong>di</strong> preghiera, pellegrinaggi,<br />
momenti ricreativi e culturali ecc.). Infatti ci sembra importante che venga<br />
conosciuta la ricchezza presente nella nostra Chiesa anche in questo campo. La<br />
segreteria <strong>di</strong>ocesana provvederà poi a far conoscere ciò che si è programmato,<br />
in modo che <strong>di</strong>venti ricchezza per tutti.<br />
Vi ringrazio per l’attenzione e vi auguro una buona estate!<br />
Organismi Pastorali<br />
Don Tarcisio Giungi<br />
Quali obiettivi per la pastorale del turismo?<br />
* Offrire dei segni e creare occasioni per annunciare il Vangelo agli ospiti.<br />
* Non lasciare soli gli operatori del turismo: essi portano il peso maggiore<br />
<strong>di</strong> un lavoro non sempre umanizzante.<br />
* Offrire riflessioni (lettura della situazione) e stimoli alla comunità cristiana.<br />
• Quale immagine <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong> e riviera ha il turista che viene? Si accorge<br />
della presenza <strong>di</strong> una comunità cristiana? Esistono in <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong>verse<br />
iniziative portate avanti specialmente dalle parrocchie <strong>di</strong> mare ma<br />
sono scollegate e poco conosciute. Il centro <strong>di</strong>ocesi dovrebbe offrire<br />
stimoli, riflessioni e linee e collegare le <strong>di</strong>verse iniziative. E’ importante<br />
tuttavia il principio della sussi<strong>di</strong>arietà, lasciando ampia libertà alle<br />
singole comunità e mettendosi al loro servizio.<br />
• L’obiettivo delle <strong>di</strong>verse iniziative deve essere anzitutto l’annuncio del<br />
Vangelo sia ai turisti che ai residenti. E’ importante in tal senso interrogarsi<br />
sul “linguaggio” usato e sulle stesse proposte. A quale target<br />
<strong>di</strong> persone ci rivolgiamo con le nostre proposte? Alla luce <strong>di</strong> questi in-
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
terrogativi occorre ripensare appunto alle proposte e alle iniziative che<br />
vengono fatte dalle parrocchie (ad es. i pellegrinaggi).<br />
• Valorizzare lo strumento del teatro/musical ad esempio per presentare<br />
le figure <strong>di</strong> Marvelli, Carla Ronci ecc.<br />
• Alcune iniziative saranno a livello <strong>di</strong>ocesano, altre a livello zonale. Ad<br />
esempio è importante valorizzare in alcune zone della <strong>di</strong>ocesi l’esperienza<br />
della Evangelizzazione <strong>di</strong> strada e <strong>di</strong> spiaggia. Curare i momenti<br />
liturgici e <strong>di</strong> preghiera (ad es. lo<strong>di</strong> in spiaggia). Creare una sorta <strong>di</strong> “animazione”<br />
<strong>di</strong> spiaggia per i bambini?<br />
• Accanto alle iniziative per i turisti deve esserci l’attenzione per gli operatori<br />
del turismo. Molti <strong>di</strong> essi sono cattolici praticanti: occorre avere<br />
cura <strong>di</strong> loro e non lasciarli soli.<br />
• Un primo lavoro da fare è sul piano culturale. In tal senso occorre fare<br />
tesoro del lavoro <strong>di</strong> riflessione fatto in <strong>di</strong>ocesi in un recente passato e<br />
rimetterlo in circolo. In particolare:<br />
• Il documento del CPD del 1992<br />
• Gli atti del Convegno internazionale in collaborazione con l’università<br />
e con la S. Sede (“Turismo dal volto umano”, 2000).<br />
• L’eventi “il lavoro e la festa”, in preparazione al convegno <strong>di</strong> Verona<br />
del 2006.<br />
• Sempre sul piano culturale è importante il lavoro fatto dal Gris in alcune<br />
parrocchie.<br />
• Quale comunità cristiana incontrano i turisti? Più ra<strong>di</strong>calmente, come<br />
mantenere viva la comunità anche nella stagione turistica? La mentalità<br />
della “stagione” con<strong>di</strong>ziona le comunità e ad<strong>di</strong>rittura i preti. Occorre<br />
lavorare per superare la frattura tra la “stagione turistica” e l’“anno”.<br />
• Per quanto riguarda il soggetto promotore: è preferibile una equipe<br />
con un responsabile, all’interno dell’Ufficio <strong>di</strong> Pastorale Sociale, anziché<br />
creare un nuovo ufficio.<br />
• Mettere in rete le <strong>di</strong>verse iniziative delle parrocchie e delle zone in<br />
questo campo: fin da questa estate è bene far conoscere le esperienze.<br />
• Far circolare il documento del 2006 in preparazione al convegno<br />
<strong>di</strong> Verona.<br />
30 giugno 2010<br />
Organismi Pastorali<br />
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<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
“È in te la sorgente della vita”<br />
Con Cristo o senza Cristo cambia tutto<br />
1. Il tema dell’anno<br />
L’anno pastorale che si apre, dopo quello imperniato sulla Contemplazione<br />
del volto <strong>di</strong> Cristo (2008.09) e quello sulla Chiesa comunione (2009.10, sarà<br />
de<strong>di</strong>cato alla VITA CRISTIANA,<br />
Una domanda fondamentale è sottesa alla programmazione pastorale del<br />
prossimo anno: Cosa significa oggi essere cristiani? Se il secondo polo della<br />
frase (essere cristiani) è perennemente valido, il primo (oggi) suggerisce l’urgenza<br />
e la concretezza della domanda.<br />
Come ogni anno uno slogan richiama il tema:<br />
Organismi Pastorali<br />
“È in Te la sorgente della vita”<br />
Con Cristo o senza Cristo cambia tutto<br />
Come sempre lo slogan è attinto dalla Sacra Scrittura e ad esso viene aggiunta<br />
una frase evocativa: la frase del Salmo 36 ricorda che per il credente la<br />
vita parte da Dio; davvero Egli è la sorgente della vita. In tal senso lo slogan può<br />
essere collegato ad un’altra frase del Primo Testamento: “Nulla <strong>di</strong>sprezzi <strong>di</strong> quanto<br />
hai creato, o Signore che ami la vita” (cfr. Sap,. 11,26). La vita, ogni vita, trova<br />
in Dio la sua sorgente, il suo significato e la sua <strong>di</strong>rezione.<br />
La frase in sottotitolo <strong>di</strong> papa Benedetto, nella sua semplicità e imme<strong>di</strong>atezza,<br />
ci ricorda che la vita stessa è qualificata dalla fede in Gesù Cristo: davvero con<br />
o senza Lui tutto cambia. Si tratta quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> dare un nome concreto a Dio che<br />
ama la vita. Il Vangelo non mortifica la vita, ma la esalta.<br />
Tale tema non è astratto, ma fondativo. Non si tratta ovviamente <strong>di</strong> de<strong>di</strong>care<br />
un anno alla vita cristiana (sarebbe assurdo perché questa <strong>di</strong>mensione, come le<br />
precedenti, è sempre valida), ma <strong>di</strong> richiamare in particolare la concretezza della<br />
fede nel Signore Gesù.<br />
Cosa significa “essere cristiani” si coniuga oggi con due attenzioni particolari<br />
da tenere presenti: la necessità del primo annuncio e il tema della sfida educativa.<br />
Le motivazioni <strong>di</strong> tali attenzioni sono chiare ma è bene ripeterle:<br />
• Il primo annuncio è esigito dalla situazione in cui oggi anche la nostra<br />
Chiesa vive. Va certamente chiarito cosa si intende con l’espressione<br />
“primo annuncio”. Non può essere inteso come un annuncio dato una<br />
volta per sempre, ma come elemento <strong>di</strong> fondo da riprendere e coniugare<br />
nella vita cristiana. La priorità, insomma, non sta sul piano crono-
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
logico ma su quello teologico. In tal senso può essere inteso anche<br />
come “evangelizzazione”. Tuttavia oggi appare urgente anche un “primo<br />
annuncio” in senso stretto: a tale annuncio è necessario e urgente porre<br />
mano. Le iniziative della nostra <strong>Diocesi</strong> in questo anno vogliono costituire<br />
un richiamo a non dare per scontato che tutti siano cristiani (quasi in una<br />
sorta <strong>di</strong> identificazione tra dato etnico e dato religioso) e ancor meno a<br />
pensare che chi è battezzato sia anche stato evangelizzato. Non si tratta<br />
<strong>di</strong> un tema nuovo, ma troppo spesso l’azione pastorale nelle nostre comunità<br />
stenta a farne una priorità e si procede come si è sempre fatto.<br />
La vita cristiana, sulla quale in questo anno vogliamo riflettere e lavorare,<br />
dovrebbe costituire insieme la testimonianza capace <strong>di</strong> suscitare domande<br />
in chi non crede e l’approdo per chi, grazie all’annuncio, aderisce a<br />
Cristo Signore.<br />
• La sfida educativa, richiamata dal papa, costituisce l’attenzione fondamentale<br />
che i vescovi italiani ci invitano ad avere in questo secondo decennio<br />
del secolo. Si tratta <strong>di</strong> sfida, appunto, perché l educazione delle<br />
giovani generazioni (che è sempre stato un elemento fondamentale e<br />
naturale in tutte le culture) trova oggi troppo spesso incapaci coloro<br />
che dovrebbero educare, in primis i genitori, e ad<strong>di</strong>rittura talvolta risulta<br />
assente nelle loro preoccupazioni. Gli orientamenti CEI che dovrebbero<br />
essere prossimamente pubblicati costituiranno il filo conduttore per il<br />
cammino del decennio appena iniziato. In questo anno pastorale che si<br />
apre vorremmo anzitutto prendere concretamente coscienza della fondamentale<br />
importanza della posta in gioco e, inoltre, cominciare a riflettere<br />
come Chiesa sul nostro apporto per far crescere uomini e cristiani.<br />
LE INIZIATIVE PRINCIPALI<br />
Il tema dell’anno verrà solennemente annunciato dal Vescovo alla <strong>Diocesi</strong> in<br />
occasione della solennità <strong>di</strong> San Gaudenzo: Mercoledì 13 ottobre, alle 21, in sala<br />
Manzoni: presentazione del tema dell’anno ai sacerdoti e ai consigli pastorali parrocchiali.<br />
Il tema sarà ripreso nella solenne liturgia <strong>di</strong> San Gaudenzo, il 14 ottobre.<br />
• L’evento dell’anno pastorale sarà costituito da un convegno <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o<br />
che introduca la grande tematica della educazione. Si svolgerà nei giorni:<br />
31 marzo, 1 e 2 aprile.<br />
• Pubblicazione dei sussi<strong>di</strong> per i tempi forti dell’anno liturgico: Avvento/Natale<br />
e Quaresima/Pasqua. Il tema della “vita cristiana” sarà tenuto<br />
presente anche in questi sussi<strong>di</strong>, con l’attenzione a farne uno strumento<br />
<strong>di</strong> evangelizzazione e <strong>di</strong> educazione alla fede. I sussi<strong>di</strong> saranno ad opera<br />
dell’intero Ufficio Pastorale.<br />
• Il sussi<strong>di</strong>o per lAvvento e il Natale verrà presentato domenica 7 novembre;<br />
quello per la Quaresima e il Tempo Pasquale, domenica 20 febbraio.<br />
• Settimana biblica: dal 18 al 21 ottobre, sul Vangelo <strong>di</strong> Marco.<br />
• Scuola <strong>di</strong>ocesana <strong>di</strong> formazione per operatori pastorali: dal 18 ottobre<br />
al 13 <strong>di</strong>cembre.<br />
• Settimana <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o per il clero: Loreto, 22-26 novembre. Tema: la famiglia<br />
e l’I.C. dei fanciulli e ragazzi.<br />
Organismi Pastorali<br />
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<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
2. Calendario dell’Anno Pastorale 2010-2011<br />
SETTEMBRE 2010<br />
Da sabato 4 a sabato 11: Campo Scuola ACG Diocesana<br />
Martedì 14: il Vescovo incontra gli Studenti delle Scuole<br />
Secondarie <strong>di</strong> 2° Grado<br />
Dal 21 al 28: Pellegrinaggio Diocesano in Giordania<br />
Monte Sinai guidato dal Vescovo<br />
Mercoledì 22: Solennità della de<strong>di</strong>cazione della Basilica<br />
Cattedrale (ore 17,30)<br />
Venerdì 24 Inizio attività <strong>di</strong>dattica triennio ISSR<br />
OTTOBRE 2010<br />
Domenica 3: Or<strong>di</strong>nazioni <strong>di</strong>aconali<br />
(Basilica Cattedrale, ore 17.30)<br />
Lunedì 4: Festa <strong>di</strong> S. Francesco<br />
(Basilica Cattedrale, ore 21)<br />
Martedì 5: Festa liturgica del beato Alberto Marvelli<br />
(S. Messa ore 17,30, chiesa <strong>di</strong> S. Agostino)<br />
Inizio attività <strong>di</strong>dattica specialistiche ISSR<br />
Domenica 10 Concerto musica sacra<br />
(Basilica Cattedrale, ore 21)<br />
Mercoledì 13: Assemblea in sala Manzoni<br />
per consegna Orientamenti CEI<br />
Giovedì 14, ore 17.30: Solennità <strong>di</strong> San Gaudenzo.<br />
Concelebrazione in Basilica Cattedrale<br />
Da lunedì 18/10<br />
a lunedì 13/12: Corso Diocesano Operatori Pastorali<br />
Lunedì 18-giovedì 21: Settimana biblica<br />
Venerdì 22: Veglia Missionaria<br />
Sabato 23: Prolusione anno accademico ISSR<br />
(prof. Verdon), ore 17.30, Sala Manzoni .<br />
Domenica 24: Giornata missionaria Mon<strong>di</strong>ale<br />
NOVEMBRE 2010<br />
Domenica 7: Presentazione sussi<strong>di</strong>o pastorale<br />
Avvento/Natale<br />
Lunedì 22-giovedì 25: Quattro giorni <strong>di</strong> aggiornamento<br />
per il Clero a Loreto<br />
Domenica 28: Inizio Avvento<br />
DICEMBRE 2010<br />
Domenica 5: Giornata per il Seminario<br />
Sabato 11: Luce nella notte<br />
Lunedì 13 o mercoledì 15 : Incontro <strong>di</strong> Spiritualità per le persone<br />
impegnate in ambito sociale e politico<br />
Organismi Pastorali
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
Venerdì 31 Veglia <strong>di</strong> Preghiera <strong>di</strong> fine anno per la Giornata<br />
Mon<strong>di</strong>ale della Pace<br />
GENNAIO 2011<br />
Sabato 1: Giornata Mon<strong>di</strong>ale della pace<br />
Giovedì 6: Messa dei popoli<br />
Domenica 16: Giornata “migrantes”<br />
Martedì 18-martedì 25: Settimana <strong>di</strong> preghiera per l’unità dei cristiani<br />
Domenica 30: Giornata per la Promozione Umana in Missione<br />
e della Missione Diocesana in Albania<br />
Convegno catechisti<br />
Data da stabilire: <strong>Rimini</strong> for Africa. Serata per la Missione<br />
<strong>di</strong> Mutoko<br />
FEBBRAIO 2011<br />
Mercoledì 2: Giornata della vita consacrata<br />
Domenica 6: Giornata per la Vita<br />
Venerdì 11: Giornata del Malato<br />
Conferenza pubblica dell’Azione Cattolica<br />
Diocesana<br />
Domenica 20: Presentazione sussi<strong>di</strong>o pastorale<br />
Quaresima/Pasqua<br />
Azione Cattolica – Assemblea elettiva<br />
e programmatica<br />
MARZO 2011<br />
Mercoledì 9: Le Ceneri. Celebrazione penitenziale<br />
in Cattedrale.<br />
Sabato 12, 19, 26 e 2, 9/4: Luce nella notte<br />
Domenica 13, ore 15: Incontro cresiman<strong>di</strong> e genitori<br />
col Vescovo (zona nord)<br />
Domenica 20, ore 15: Incontro cresiman<strong>di</strong> e genitori<br />
col Vescovo (città)<br />
Domenica 27: Incontro cresiman<strong>di</strong> e genitori<br />
col Vescovo (zona sud)<br />
Da lunedì 14/3<br />
a lunedì 11/4: Me<strong>di</strong>tazioni quaresimali a S. Agostino<br />
APRILE 2011<br />
Giovedì 31/3 - sabato 2: Convegno <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o sulla educazione<br />
Domenica 3: Assemblea ministri istituiti e istituzione<br />
ministeri liturgici<br />
Giornata salvaguar<strong>di</strong>a del creato<br />
Sabato 16 ore 15.45: Messa <strong>di</strong>sabili in cattedrale. GMG <strong>di</strong>ocesana<br />
Mercoledì 20: Ritiro del presbiterio e Messa crismale<br />
Organismi Pastorali<br />
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82<br />
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
Venerdì 22: Venerdì Santo. Via Crucis<br />
giovanissimi (Promossa dall’AC)<br />
Sabato 23, veglia pasquale: Sacramenti Iniziazione Cristiana adulti<br />
in cattedrale<br />
Venerdì 29: Veglia per festa 1^ maggio<br />
MAGGIO 2011<br />
Martedì 4: S. Messa per la Scuola. Precede<br />
la Celebrazione l’incontro <strong>di</strong> Mons. Lambiasi<br />
con i Dirigenti Scolastici.<br />
Sabato 7: Festa Madonna della pietà (detta dell’Acqua)<br />
Venerdì 13, ore 21: Veglia <strong>di</strong> preghiera per le vocazioni<br />
Sabato 14: Or<strong>di</strong>nazioni presbiterali (?)<br />
Domenica 15: Giornata vocazioni.<br />
Consacrazione Ordo Virginum (?)<br />
GIUGNO 2011<br />
Sabato 11: Veglia <strong>di</strong> Pentecoste<br />
Giovedì 23 Solennità del Corpus Domini.<br />
LUGLIO 2011<br />
Domenica 3: Festa del mare<br />
3. Presentazione degli Uffici Pastorali e calendario<br />
delle attività interne<br />
Nota <strong>di</strong> lettura: le iniziative dei singoli uffici o servizi già inserite nella programmazione<br />
generale perché <strong>di</strong> grande rilevanza, non vengono ripetute.<br />
UFFICIO CATECHISTICO<br />
Sede<br />
Via IV Novembre, 35 - 47921 <strong>Rimini</strong><br />
tel 0541-1835105 - fax 0541-1835125<br />
e mail: ucd@<strong>di</strong>ocesi.rimini.it<br />
Direttore<br />
don Giuseppe Giovanelli<br />
Finalità<br />
L’Ufficio Catechistico Diocesano coor<strong>di</strong>na, sostiene, promuove le attività<br />
<strong>di</strong> evangelizzazione e <strong>di</strong> catechesi e presta una specifica attenzione alla preparazione<br />
dei catechisti, compresi quelli per persone in situazioni particolari <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>sabilità.<br />
Mantiene gli opportuni contatti con l’Ufficio Catechistico Nazionale e con<br />
gli analoghi organismi delle <strong>Diocesi</strong> che appartengono alla Regione Ecclesiastica<br />
dell’Emilia Romagna.<br />
Organismi Pastorali
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
Nello svolgimento dei suoi compiti, l’Ufficio Catechistico Diocesano è coa<strong>di</strong>uvato<br />
da più commissioni composte da esperti e si avvale <strong>di</strong> una collaborazione<br />
composta da <strong>di</strong>versi coor<strong>di</strong>natori parrocchiale per la catechesi.<br />
Attività<br />
• Corso <strong>di</strong>ocesano <strong>di</strong> formazione per nuovi catechisti, all’inizio dell’anno<br />
pastorale. I temi: L’identità del catechista (20.9); la metodologia<br />
del catechista (27.9); l’elaborazione <strong>di</strong> un percorso (4.10); i destinatari<br />
della catechesi (11.10) sempre alle ore 20,30.<br />
• Corso <strong>di</strong> formazione per tutti i catechisti, a livello zonale, sulla Lettera<br />
CEI nel 40^ del Documento <strong>di</strong> base.<br />
• Possibilità <strong>di</strong> partecipare come studenti ospiti ad alcuni corsi presso l’IS-<br />
SR<br />
• Gita per catechisti: domenica 24 ottobre.<br />
• Incontri mensili coi responsabili parrocchiali della catechesi (date da stabilire)<br />
UFFICIO LITURGICO<br />
Sede<br />
Via IV Novembre, 35 - 47921 <strong>Rimini</strong><br />
e mail: uld@<strong>di</strong>ocesi.rimini.it<br />
oppure:<br />
c/o Parrocchia S. Maria Mater Admirabilis<br />
V.le Gramsci, 39 - 47838 - Riccione<br />
tel.0541606577 – fax 0541698217<br />
Direttore<br />
Don Matteo Donati<br />
E mail: donmatteodonati@gmail.com<br />
Finalità<br />
L’ufficio liturgico ha lo scopo <strong>di</strong> promuovere, sostenere, incentivare la riforma<br />
liturgica voluta dal Concilio Vaticano II; per questo si è dato alcuni ambiti<br />
<strong>di</strong> formazione, quali il corso <strong>di</strong> preparazione per coloro che ricevono i ministeri,<br />
l’organizzazione <strong>di</strong> alcuni appuntamenti <strong>di</strong>ocesani per la formazione permanente<br />
dei ministri istituiti, il far circolare idee e riflessioni attraverso piccoli<br />
strumenti cartacei e\o elettronici, organizzare convegni o momenti <strong>di</strong> formazione.<br />
Collaborazione<br />
L’Ufficio collabora con l’Istituto Superiore <strong>di</strong> Scienze Religiose “A Marvelli”.<br />
Con esso ha attivato anche il “Corso <strong>di</strong> operatore <strong>di</strong> pastorale liturgica”.<br />
Frequentando i corsi <strong>di</strong> teologia sacramentaria e liturgia, attivati dall’Istituto<br />
stesso e organizzati in modo tale che possono essere seguiti anche da chi<br />
non fosse iscritto all’intero corso <strong>di</strong> laurea, si offre la possibilità ad operatori<br />
Organismi Pastorali<br />
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<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
pastorali, ministri, membri dei gruppi liturgici e chi avesse un interesse personale,<br />
<strong>di</strong> acquisire un buon bagaglio <strong>di</strong> conoscenze che gli consentono <strong>di</strong> vivere<br />
e comunicare con maggior intensità il mistero <strong>di</strong> Cristo che si fa incontro al suo<br />
popolo attraverso i sacramenti.<br />
Attività<br />
• Formazione permanente ministeri liturgia. Tema: La Settimana Santa.<br />
Date: 5/12; 13/2; 6/3; 3/4.<br />
• Formazione ministri da istituire. Date: 26/10; 2, 9, 16, 23/11. Incontro<br />
sul rito: 25/3<br />
Possibilità <strong>di</strong> partecipare come studenti ospiti ad alcuni corsi presso l’ISSR.<br />
CARITAS<br />
Sede<br />
Via Madonna della Scala,7 – 47921 <strong>Rimini</strong><br />
Tel 0541 26040- Fax 0541 24826<br />
Ufficio presso la Curia <strong>di</strong>ocesana:<br />
Via IV Novembre,35 - 47921 <strong>Rimini</strong><br />
Tel 0541 1835165<br />
e mail: caritas@caritas.rimini.it<br />
sito: www.caritas.rimini.it<br />
Direttore:<br />
Don Renzo Gradara<br />
e mail <strong>di</strong>rettore@caritas.rimini.it<br />
Presidente Associazione <strong>di</strong> Volontariato “ Madonna della Carità”:<br />
Gloria Lisi<br />
Presidente Cooperativa sociale “Madonna della Carità :<br />
Pietro Borghini<br />
Finalità<br />
La Caritas è l’organismo pastorale che ha il compito <strong>di</strong> animare, coor<strong>di</strong>nare<br />
e promuovere la testimonianza della carità, con particolare attenzione ai poveri<br />
e con prevalente funzione pedagogica.<br />
Oltre alla gestione dei servizi, attuata attraverso la Cooperativa Madonna<br />
della carità e l’Associazione dei volontari, la Caritas <strong>di</strong>ocesana è impegnata ad<br />
“ascoltare, osservare, <strong>di</strong>scernere per animare e agire”, stimolando la crescita delle<br />
Caritas parrocchiali e interparrocchiali, offrendo elementi <strong>di</strong> conoscenza e proposte<br />
alle istituzioni perché siano date risposte concrete ed efficaci ai bisogni dei<br />
poveri, proponendo occasioni e strumenti <strong>di</strong> formazione agli operatori pastorali<br />
sui temi della giustizia, della pace e della solidarietà.<br />
La Caritas <strong>di</strong>ocesana <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong> svolge i suoi servizi attraverso <strong>di</strong>ciassette<br />
settori operativi.<br />
Organismi Pastorali
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
Settori:<br />
1. Centro <strong>di</strong> ascolto<br />
Servizi <strong>di</strong>: Mensa, docce, <strong>di</strong>stribuzione vestiario e alimenti, consegna pasti<br />
a domicilio, accoglienza notturna, telefono della solidarietà<br />
2. Osservatorio: rapporto annuale sulle povertà<br />
3. Centro Servizi Immigrati<br />
4. Migrantes: servizio pastorale agli immigrati<br />
5. Progetti <strong>di</strong> solidarietà internazionale<br />
6. Operazione “CUORE”<br />
7. Associazione “FAMIGLIE INSIEME”<br />
8. Formazione e stu<strong>di</strong>o<br />
9. Servizio civile - Volontariato<br />
10. Coor<strong>di</strong>namento Caritas parrocchiali<br />
11. Centro educativo Caritas: per i figli degli immigrati e Rom<br />
12. Ufficio stampa e Segreteria<br />
13. SPRAR: sistema <strong>di</strong> protezione per richiedenti asilo e rifugiati<br />
14. “SCARP DE TENIS“: il mensile della strada<br />
Attività<br />
• Incontri Caritas parrocchiali. 3 ottobre: presentazione e consegna tema<br />
pastorale. Tra ottobre e <strong>di</strong>cembre: 11 incontri zonali in date da stabilire.<br />
• Mostra presepi nel mondo: 4/12-6/1<br />
• Giornate conclusive concorsi scolastici: 21/12 e 5/3<br />
• Formazione:<br />
• Referenti parrocchiali: presentazione e consegna del tema, 16 settembre.<br />
Da ottobre incontro <strong>di</strong> formazione ultimo martedì <strong>di</strong> ogni<br />
mese.<br />
• Volontari e operatori: 3 incontri in Avvento e 3 in Quaresima.<br />
• Per tutti: 21/10 (ritiro Avvento); 31/3 (ritiro Quaresima); 26/11<br />
(giornata Medaglia miracolosa).<br />
UFFICIO PASTORALE FAMILIARE<br />
Sede:<br />
Via IV Novembre 35 – 47921 <strong>Rimini</strong><br />
Tel 0541.1835107<br />
mail: upf@<strong>di</strong>ocesi.rimini.it<br />
sito: www.pastoralefamigliarimini.it<br />
Aperta: martedì e giovedì dalle 09.00 alle 12.30<br />
Direttore : Coniugi Cesare e Rita Giorgetti<br />
Tel. 0541.930938 Cell. 3299537234<br />
email: cesare.giorg@virgilio.it<br />
Assistente: don Giampaolo Bernabini<br />
Tel.0541.945264 cell.3393883651<br />
Organismi Pastorali<br />
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86<br />
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
Finalità<br />
L’Ufficio ha come obiettivo quello <strong>di</strong> aiutare le parrocchie e le realtà ecclesiali<br />
a promuovere la pastorale della famiglia secondo le in<strong>di</strong>cazioni del Magistero.<br />
“La Chiesa, ….illuminata, guidata e sostenuta dallo Spirito Santo, in gioiosa<br />
fedeltà al mandato ricevuto, avverte con freschezza sempre rinnovata, l’urgente<br />
responsabilità <strong>di</strong> annunciare, celebrare e servire l’autentico “ Vangelo del matrimonio<br />
e della famiglia”. (DPF 8 ) “Una pastorale familiare autentica non potrà<br />
mai fare a meno <strong>di</strong> annunciare, celebrare e servire il “ Vangelo del matrimonio e<br />
della famiglia” in tutti i suoi contenuti. La Chiesa intera lo annuncerà nella pre<strong>di</strong>cazione,<br />
con la catechesi e attraverso la testimonianza; lo celebrerà nella liturgia<br />
e con la grazia dei sacramenti; lo servirà con le <strong>di</strong>verse iniziative e strutture <strong>di</strong> sostegno<br />
e <strong>di</strong> promozione che appariranno più opportune e più urgenti.”( DPF 17 ).<br />
Settori:<br />
FIDANzATI<br />
Referenti : Caterina e Doriano Ventrucci tel.0541.735218<br />
Obiettivo: curare la formazione degli animatori dei corsi prematrimoniali.<br />
Aiutare e sostenere comunità parrocchiali nella preparazione al matrimonio<br />
GRUPPI FAMIGLIA<br />
Referenti : Rita e Cesare Giorgetti tel.: 0541.930938. cell.:3299537234<br />
Obiettivo : curare la formazione delle coppie-guida; proporre itinerari <strong>di</strong> spiritualità<br />
coniugale; favorire il collegamento tra il gruppo sposi, la parrocchia<br />
e la <strong>di</strong>ocesi. Organizzare perio<strong>di</strong>camente gli esercizi spirituali per sposi e<br />
fidanzati.<br />
FAMIGLIA E BIBBIA<br />
Referenti : Clau<strong>di</strong>a e Franco Casadei tel.: 0541.624399<br />
Obiettivo :aiutare gli sposi e le comunità a ri/scoprire la Parola <strong>di</strong> Dio come<br />
fondamento della vocazione e spiritualità coniugale.<br />
SITUAzIONI DIFFICILI E IRREGOLARI<br />
Referente : <strong>di</strong>ac. Cesare Giorgetti Cell.: 3299537234<br />
Obiettivo : formazione degli operatori pastorali e delle comunità parrocchiali;<br />
proposta <strong>di</strong> itinerari <strong>di</strong> spiritualità per coloro che vivono in situazioni<br />
<strong>di</strong>fficili e irregolari.<br />
SESSUALITà E REGOLAzIONE NATURALE DELLA FERTILITà<br />
Referente : Bettina Magrini cell. 3331425205<br />
Obiettivo : educazione all’amore e all’affettività per ragazzi, animatori dei<br />
gruppi giovani e giovani coppie. Corsi base per la conoscenza e l’utilizzo dei<br />
“Meto<strong>di</strong> Naturali”. Consulenze per le coppie.<br />
NUOVI STILI DI VITA<br />
Referente : Grazia Gerini tel. 0541.612267<br />
Organismi Pastorali
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
Obiettivo: <strong>di</strong>ffondere e far crescere nelle famiglie e nelle comunità, la cultura<br />
della sobrietà, giustizia, pace, commercio equo-solidale, consumo responsabile<br />
… Preparazione della giornata <strong>di</strong>ocesana della “Salvaguar<strong>di</strong>a del<br />
Creato” (insieme a Caritas Diocesana e Ufficio <strong>di</strong> Pastorale sociale.).<br />
“NOI”: CENTRO DI ASCOLTO E ORIENTAMENTO PER LE FAMIGLIE<br />
Referente: dott. Sergio De Vita<br />
Segreteria tel: 0541.1835151 (aperta mart. e giov. 9-12; ven. 15,30-18)<br />
Obiettivo:<br />
NOI svolge un servizio gratuito <strong>di</strong> ascolto, orientamento e accompagnamento;<br />
è aperto alle famiglie e a tutti coloro che richiedono, anche singolarmente,<br />
un aiuto nelle <strong>di</strong>fficoltà, in particolare quelle che mettono a rischio<br />
l’armonia e l’unità della vita familiare.<br />
A tal fine si avvale <strong>di</strong> una rete <strong>di</strong> servizi e <strong>di</strong> professionisti a costi contenuti,<br />
appositamente selezionati, che operano in vari ambiti tra cui quello psicologico,<br />
educativo, me<strong>di</strong>co, giuri<strong>di</strong>co, pastorale e socio-assistenziale.<br />
Il servizio è gestito dalla Associazione “ Forum per la Famiglia”, in stretta collaborazione<br />
con L’Ufficio <strong>di</strong> Pastorale Familiare.<br />
CASA DI SPIRITUALITà DI SALUDECIO<br />
Referenti : Suor Vittoria tel.: 0541.981664 e Cesare Giorgetti 3299537234<br />
E’ il luogo per tutte le famiglie perché possano:<br />
• ri/scoprire la bellezza della propria vocazione;<br />
• avere del tempo da de<strong>di</strong>care alla propria coppia;<br />
• avere uno spazio per <strong>di</strong>alogare, pregare, riflettere;<br />
• riprendere in mano la propria relazione quando ci si trova in un momento<br />
<strong>di</strong> “stanchezza”;<br />
• partecipare a ritiri, esercizi spirituali...<br />
ll materiale: l’Ufficio si sta dotando <strong>di</strong> una biblioteca e <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> video<br />
sempre inerente alla famiglia e alla pastorale familiare.<br />
Ogni commissione è <strong>di</strong>sponibile per incontri nelle parrocchie e nei vicariati<br />
Le schede per gli incontri <strong>di</strong> formazione sono scaricabili dal sito: www.<br />
pastoralefamigliarimini.it<br />
Attività<br />
• Incontro referenti parrocchiali e responsabili dei gruppi sposi per presentazione<br />
del programma: 24/9. Presentazione Giornata per la vita:<br />
21/1<br />
• Corso per fidanzati in <strong>di</strong>ocesi: novembre, febbraio, maggio, luglio.<br />
• Incontri vari <strong>di</strong> spiritualità familiare. Divorziati risposati e conviventi:<br />
4/12; 12/3. Separati e <strong>di</strong>vorziati soli: 9/10, 13/11, 11/12, 15/1, 12/2,<br />
12/3, 16/4, 15/5. Esercizi spirituali per coppie: 30-31/10, 27-28/11, 29-<br />
30/1, 26-27/2, 26-27/3, giugno.<br />
• Festa <strong>di</strong>ocesana per fidanzati: 13 febbraio.<br />
Organismi Pastorali<br />
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88<br />
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
UFFICIO PASTORALE GIOVANILE<br />
Sede<br />
c/o Seminario Vescovile “Don Oreste Benzi”<br />
v. Covignano 259 - 47923 <strong>Rimini</strong><br />
tel. 0541 752301<br />
e mail: pgrimini@gmail.com<br />
Direttore<br />
don Cristian Squadrani<br />
cell. 328 7557885<br />
Finalità<br />
L’Ufficio si riunisce con le varie rappresentanze delle <strong>di</strong>verse realtà giovanili<br />
della <strong>di</strong>ocesi per confrontarsi, pensare e orientare in modo comune la pastorale<br />
giovanile. È luogo <strong>di</strong> elaborazione <strong>di</strong> principi guida e <strong>di</strong> confronto sulle questioni<br />
importanti ed emergenti sul mondo giovanile e sulla la vita dei giovani.<br />
Si organizzano anche momenti ed appuntamenti che siano occasione <strong>di</strong><br />
con<strong>di</strong>visione e <strong>di</strong> incontro tra i giovani provenienti dai <strong>di</strong>versi ambiti <strong>di</strong> appartenenza<br />
ecclesiale. Speciale cura si ha nel proporre itinerari e appuntamenti <strong>di</strong> formazione<br />
per educatori (che si svolge con cadenza annuale) o su altre attività che<br />
non vogliono mai essere solo momenti isolati, ma anche occasioni <strong>di</strong> riflessione<br />
o <strong>di</strong> concretizzazione delle linee guida che emergono dal Progetto Diocesano <strong>di</strong><br />
Pastorale Giovanile e dal lavoro dell’Ufficio stesso nelle sue riunioni.<br />
Strumenti<br />
Si serve <strong>di</strong> una News Letter per comunicare con centinaia <strong>di</strong> giovani<br />
Attività<br />
• Formazione educatori: 8, 15, 22, 29/1<br />
UFFICIO DIOCESANO VOCAZIONI<br />
Sede<br />
c/o Seminario Vescovile “Don Oreste Benzi”<br />
via Covignano 259 - 47923 <strong>Rimini</strong><br />
tel. 0541-752301 - fax. 0541-752530<br />
e mail: mail@seminario.rn.it<br />
Direttore: don Andrea Turchini<br />
Finalità<br />
Il Centro Diocesano Vocazioni (CDV) ha la finalità <strong>di</strong> richiamare e sostenere<br />
le comunità cristiane della <strong>Diocesi</strong> (parrocchie, associazioni, movimenti, comunità<br />
religiose) a mettere al centro dell’azione educativa e pastorale l’attenzione<br />
alla vocazione <strong>di</strong> ogni battezzato, in qualsiasi età e situazione <strong>di</strong> vita.<br />
A tal fine il CDV promuove e sostiene iniziative, itinerari e sussi<strong>di</strong> che possano<br />
aiutare le comunità cristiane della <strong>Diocesi</strong> a sostenere questa attenzione.<br />
Organismi Pastorali
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
Collaboratori<br />
Il CDV ha al suo interno alcune équipes che elaborano e sostengono gli<br />
itinerari e i sussi<strong>di</strong> rivolti ai ragazzi e ragazze impegnati nel cammino dell’Iniziazione<br />
Cristiana e ai giovani.<br />
Un particolare impegno negli ultimi anni è stato rivolto alla produzione <strong>di</strong><br />
sussi<strong>di</strong> che sostengono la preghiera per le vocazioni.<br />
Contatti<br />
Il rettore o uno degli altri sacerdoti del Seminario possono essere contattati<br />
dal lunedì al venerdì dalle ore 8 alle 13 e dalle 14 alle 20; il sabato dalle 8 alle 13.<br />
Attività<br />
• Settimana vocazionale: <strong>di</strong>stribuita nel corso dell’anno in date da destinarsi.<br />
Incontri vocazionali: come gli anni scorsi, con date da destinarsi.<br />
UFFICIO PASTORALE SOCIALE<br />
Se<strong>di</strong>:<br />
Via IV Novembre, 35 - 47921 <strong>Rimini</strong><br />
c/o Parrocchia S. Maria Annunziata<br />
Via Flaminia, 96 - 47923 <strong>Rimini</strong><br />
tel.: 0541384545 - cell.: 3280767165<br />
E mail: upsrimini@libero.it<br />
Direttore<br />
Don Antonio Moro<br />
Finalità dell’Ufficio<br />
L’annuncio che la Chiesa è chiamata a fare nella storia si riassume in un’affermazione<br />
centrale: Dio ti ama, Cristo è venuto per te, per te Cristo è “Via, Verità,<br />
Vita”. Questo messaggio centrale del Vangelo, comunicato in ogni forma <strong>di</strong><br />
annuncio, viene considerato nella pastorale sociale in rapporto agli ambiti del<br />
lavoro, dell’economia e della politica. La pastorale sociale, che si pone all’interno<br />
del più ampio contesto della missione della Chiesa come una sua importante<br />
<strong>di</strong>mensione, si propone <strong>di</strong> evangelizzare il sociale ponendo in rapporto con il<br />
Vangelo <strong>di</strong> Gesù la vita e l’attività umana nel lavoro, nell’economia e nella politica,<br />
e ricavando dal Vangelo stesso i loro significati più profon<strong>di</strong> Quando si tratta<br />
<strong>di</strong> pastorale sociale, non ci si muove in un ambito <strong>di</strong> semplice azione e organizzazione<br />
<strong>di</strong> iniziative, ma ci si trova impegnati, innanzitutto, nella riflessione<br />
sui contenuti e sulle modalità con cui la Chiesa deve esprimere il suo essere e<br />
compiere la sua missione nella forma più adeguata ed efficace dentro la storia e<br />
il territorio in cui vive. (Evangelizzare il sociale n. 6-7).<br />
Settori<br />
Lavoro, Politica, Economia, Salvaguar<strong>di</strong>a del creato, Giustizia e pace, Turismo.<br />
Organismi Pastorali<br />
89
90<br />
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
Collaboratori<br />
Per ogni settore si sta tentando <strong>di</strong> formare delle commissioni.<br />
Attività<br />
• Ambito politico-sociale:<br />
• Mercoledì 27 ottobre, ore 21: “Cattolici nell’Italia <strong>di</strong> oggi” (dopo la<br />
settimana sociale a Reggio Calabria, prof. Patriarca?)<br />
• Mercoledì 3 novembre, ore 21: “Da Reggio Calabria a <strong>Rimini</strong>” (interventi<br />
dei partecipanti alla settimana sociale)<br />
• Lunedì 13 o mercoledì 15 <strong>di</strong>cembre: incontro spirituale per politici<br />
(don M. Toso?)<br />
• Ambito lavoro-economia-finanza<br />
• Febbraio-marzo: incontri <strong>di</strong> formazione su “Un’impresa chiamata lavoro”<br />
• Ambito salvaguar<strong>di</strong>a del creato<br />
• <strong>Settembre</strong>: incontro per presentare il tema dell’anno<br />
• Giovedì 2 <strong>di</strong>cembre: incontro <strong>di</strong> formazione sul tema dell’acqua<br />
• Gennaio: conferenza pubblica in collaborazione con la facoltà teologica<br />
• Febbraio: formazione sul Campo missionario<br />
• Marzo: incontro <strong>di</strong> preghiera ecumenica<br />
UFFICIO PASTORALE DELLA SALUTE<br />
Sede<br />
via IV Novembre 35 – 47921 <strong>Rimini</strong><br />
e mail: info@pastoraledellasalute.org<br />
Direttore:<br />
don Gianmario Baldassarri<br />
c/o Ospedale “Infermi”, Viale Settembrini 2 – 47922 <strong>Rimini</strong><br />
tel./fax: 0541 386531 cell.: 3391446900<br />
e mail: gianmario.baldassarri@gmail.com<br />
Finalità<br />
L’Ufficio Diocesano per la Pastorale della Salute ha il compito:<br />
• <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are le linee pastorali <strong>di</strong>ocesane nel campo della sanità,<br />
• <strong>di</strong> sensibilizzare la comunità cristiana ai temi della malattia e della sofferenza,<br />
• <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nare le iniziative riguardanti la formazione e l’aggiornamento<br />
delle persone che operano nel settore sanitario,<br />
• <strong>di</strong> seguire i progetti locali in materia sanitaria,<br />
• <strong>di</strong> formare gli operatori pastorali che svolgono il loro ministero a contatto<br />
con gli ammalati,<br />
• <strong>di</strong> collaborare con le associazioni <strong>di</strong> volontariato che operano in questo<br />
campo<br />
Organismi Pastorali
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
• <strong>di</strong> promuovere iniziative finalizzate a migliorare l’assistenza ai malati,<br />
con particolare attenzione alle persone sole, emarginate, con patologie<br />
che richiedono cure particolari.<br />
L’Ufficio è composto, oltre che dal Direttore, da una Consulta che raccoglie<br />
persone attive nell’azione pastorale: operatori sanitari, ministri, rappresentanti<br />
delle associazioni <strong>di</strong> volontariato.<br />
La Consulta si riunisce mensilmente per riflettere, programmare e gestire i<br />
temi e le iniziative dell’Ufficio.<br />
All’Ufficio afferisce anche la Commissione Diocesana <strong>di</strong> Bioetica: riunisce<br />
esperti e rappresentanti degli ambiti scientifici, professionali e pastorali che costituiscono<br />
la bioetica. La finalità principale della Commissione è quella della<br />
ricerca, dello stu<strong>di</strong>o e del confronto finalizzati all’informazione e alla formazione,<br />
sia in ambito ecclesiale, sia nel contesto sociale, culturale e politico del nostro<br />
territorio.<br />
Programma <strong>di</strong> lavoro per l’anno pastorale 2010-2011<br />
1. Ultimare la strutturazione e iniziare la sperimentazione del collegamento<br />
fra ospedali,case <strong>di</strong> riposo/cura e parrocchie.<br />
2. Incontri <strong>di</strong> formazione dei delegati parrocchiali/animatori della pastorale<br />
della salute.<br />
3. Formazione e comunione con i cappellani ospedalieri.<br />
4. Commissione <strong>di</strong> bioetica: una sempre maggiore definizione e strutturazione.<br />
Attività:<br />
• 16 Ottobre 2010: Convegno Regionale <strong>di</strong> Pastorale della Salute a Cesena<br />
• Incontri con ministri per la liturgia (date e temi da stabilire)<br />
• Domenica 23 gennaio: incontro delegati parrocchiali in preparazione<br />
alla Giornata del malato<br />
• 11 Febbraio 2011: Giornata Mon<strong>di</strong>ale del Malato.<br />
ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE<br />
Attività:<br />
• Giovedì 16 <strong>di</strong>cembre: me<strong>di</strong>tazione teologica col Vescovo<br />
• Venerdì 21 gennaio: conferenza pubblica “Lo stato attuale del <strong>di</strong>alogo<br />
ecumenico”<br />
SERVIZIO COMUNICAZIONI SOCIALI<br />
Sede<br />
Via IV Novembre, 35<br />
47921 <strong>Rimini</strong><br />
oppure<br />
Parrocchia S. Maria Assunta<br />
V. Pedrelli, 2 - 47853 - Coriano<br />
Organismi Pastorali<br />
91
92<br />
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
tel. 0541657167<br />
E mail: egbriglia@alice.it<br />
Direttore<br />
don Egi<strong>di</strong>o Brigliadori<br />
Finalità<br />
Il Servizio Comunicazioni Sociali si <strong>di</strong>fferenzia dagli Uffici Pastorali in quanto<br />
si propone come servizio ad essi e alla comunità <strong>di</strong>ocesana. Non ha, cioè, un<br />
proprio programma pastorale, ma si pone al servizio <strong>di</strong> tutti i programmi.<br />
Come in<strong>di</strong>cato dal Direttorio delle Comunicazioni Sociali della CEI, a questo<br />
Servizio “compete il coor<strong>di</strong>namento e l’animazione dei me<strong>di</strong>a attraverso un’attenta<br />
progettazione, la formazione degli operatori e la promozione <strong>di</strong> sinergie”.<br />
(D. C. S. n° 191).<br />
Inoltre il Direttorio stesso in<strong>di</strong>ca l’Ufficio <strong>di</strong>ocesano delle Comunicazioni Sociali<br />
come “luogo <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento, comunicazione e <strong>di</strong>alogo. La sua azione<br />
coinvolge tutta la comunità ecclesiale. Sarà suo compito ispirare e proporre un<br />
piano <strong>di</strong> comunicazione sociale organico e integrato, a partire dalle reali potenzialità<br />
della <strong>di</strong>ocesi. Sarà al servizio dell’evangelizzazione come soggetto attivo<br />
sul territorio nella realizzazione del progetto culturale orientato in senso cristiano”.<br />
(D.C.S. n° 190).<br />
Impegni specifici<br />
LA NEwSLETTER<br />
Su incarico del Vescovo e per conto dell‘Ufficio Pastorale Diocesano, cura la<br />
Newsletter come servizio <strong>di</strong> informazione per tutti gli operatori pastorali della<br />
<strong>Diocesi</strong>. Si propone come strumento <strong>di</strong> comunione fra tutte le esperienze ecclesiali<br />
nel vari settori della pastorale.<br />
IL COMITATO EDITORIALE<br />
Fa riferimento a questo Servizio Diocesano il Comitato E<strong>di</strong>toriale, costituito<br />
dal Vescovo a favore e a coor<strong>di</strong>namento dei <strong>di</strong>versi me<strong>di</strong>a <strong>di</strong>ocesani: settimanale,<br />
ra<strong>di</strong>o, televisione, newsrimini... Non interferisce sull’autonomia e responsabilità<br />
dei singoli Direttori responsabili, ma si propone <strong>di</strong> verificare con loro la corretta<br />
linea e<strong>di</strong>toriale, in sintonia con le <strong>di</strong>rettive della CEI e del nostro Vescovo.<br />
SERVIZIO DIOCESANO PER IL PROGETTO CULTURALE<br />
Sede<br />
Via IV Novembre, 35 - 47921 <strong>Rimini</strong> (RN)<br />
tel. 0541.1835114 – Fax 0541.24024<br />
E mail progettoculturale@<strong>di</strong>ocesi.rimini.it<br />
Referente:<br />
Dott. Prof Maurizio Mussoni<br />
Via Ristori, 19 - 47923 <strong>Rimini</strong> (RN)<br />
cell. 347.5978745 – E mail maurizio@stu<strong>di</strong>omussoni.com<br />
Organismi Pastorali
Segretario<br />
Prof. Alfio Rossi<br />
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
Finalità<br />
La finalità per cui il Progetto Culturale è chiamato ad operare è animare<br />
la Pastorale della cultura, ed in particolare il rapporto tra la fede, che ispira<br />
l’antropologia cristiana, e la situazione culturale contemporanea, con una <strong>di</strong>stinzione<br />
in due livelli:<br />
le gran<strong>di</strong> aree tematiche, per se stesse inter<strong>di</strong>sciplinari, che toccano i contenuti<br />
fondamentali della fede nel loro impatto con i no<strong>di</strong> più vivi del pensiero<br />
e dell’ethos contemporanei;<br />
i temi emergenti <strong>di</strong> volta in volta nel <strong>di</strong>battito culturale e nella vita sociale,<br />
a cui appare necessario offrire risposte evangelicamente illuminate, che orientino<br />
il pensare e l’agire comune dei cristiani e li rendano capaci <strong>di</strong> entrare in<br />
<strong>di</strong>alogo con tutti.<br />
Riferimenti utili<br />
Sito web del Servizio Nazionale per il Progetto Culturale: www.progettoculturale.it<br />
Sito web del Servizio Diocesano per il Progetto Culturale: in allestimento.<br />
UFFICIO DIOCESANO PER LA PASTORALE SCOLASTICA E<br />
L’INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA<br />
Sede: Via IV Novembre, 35 – 47921 <strong>Rimini</strong><br />
tel. 0541.1835161 - fax 0541.1835122<br />
E mail: uds@<strong>di</strong>ocesi.rimini.it<br />
Direttore: Don Mirko Van<strong>di</strong><br />
L’Ufficio Scuola della <strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong> si occupa dell’Insegnamento della Religione<br />
Cattolica (IRC) delle scuole <strong>di</strong> ogni or<strong>di</strong>ne e grado presenti sul suo territorio<br />
e della Pastorale Scolastica Diocesana.<br />
Compiti dell’Ufficio sono:<br />
• curare i rapporti con gli insegnanti specialisti (Insegnanti <strong>di</strong> Religione),<br />
gli Insegnanti <strong>di</strong> classe della scuola dell’infanzia e primaria idonei e <strong>di</strong>sponibili<br />
all’insegnamento della religione cattolica, gli IdR della scuola<br />
secondaria <strong>di</strong> 1° e 2° grado;<br />
• proporre alle autorità scolastiche competenti la nomina degli IdR;<br />
• curare la formazione professionale e spirituale degli IdR con corsi <strong>di</strong><br />
aggiornamento perio<strong>di</strong>ci e iniziative mirate.<br />
I collaboratori<br />
• Responsabile <strong>di</strong> legislazione scolastica: Prof. Perez Francesco<br />
• Commissione Aggiornamento per la Scuola dell’Infanzia e la Scuola<br />
Organismi Pastorali<br />
93
94<br />
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
Primaria: Prof.ssa Annalisa Tundo, Prof.ssa Anna Paola Balducci, Prof.<br />
ssa Mirella Fabbri.<br />
• Commissione Aggiornamento per la Scuola Secondaria: Prof. Francesco<br />
Perez, Prof.ssa Monica Forziati, Prof.ssa Alessandra Renzi, Prof.ssa Sabrina<br />
Lodovichetti<br />
Organismi <strong>di</strong> Pastorale Scolastica<br />
• Consulta <strong>di</strong>ocesana per la pastorale scolastica:<br />
Presidente: S.E.R. Mons. Francesco Lambiasi<br />
Segretario: don Mirko Van<strong>di</strong><br />
Membri nominati secondo le modalità previste dallo Statuto <strong>di</strong>ocesano<br />
della medesima: n° 30<br />
UFFICIO MISSIONARIO DIOCESANO E PONTIFICIE OPERE MISSIONARIE<br />
Segreteria: (aperta il martedì e il mercoledì dalle 9 alle 12)<br />
Via IV Novembre,35 - 47921 <strong>Rimini</strong><br />
tel. 0541-1835109<br />
e mail: missioni@<strong>di</strong>ocesi.rimini.it<br />
oppure<br />
Parrocchia Santa Maria<br />
Via Tonini 14 - 47922 Viserba Di <strong>Rimini</strong><br />
Tel. 345-5155888 / 0541-738315 aldo-fonti@alice.it<br />
Direttore: Don Aldo Fonti<br />
Collaboratori:<br />
Sig.ra Gina Farini tel. 331 4715406 / 0541-733042 (casa)<br />
Fiandri Sr.Cristina tel. 0541 781080 /delfina.fiandri@sofmedsolution.com<br />
Finalità<br />
L’Ufficio Missionario Diocesano è l’organismo pastorale istituito dal Vescovo<br />
al fine <strong>di</strong> promuovere e sostenere, anche in collaborazione con altri enti e organismi,<br />
l’impegno missionario della comunità ecclesiale <strong>di</strong>ocesana sul territorio<br />
e nel mondo.<br />
L’Ufficio agisce in stretta collaborazione con gli altri uffici <strong>di</strong>ocesani nell’elaborazione<br />
e attuazione dei programmi <strong>di</strong> pastorale unitaria, specialmente con<br />
Caritas, Migrantes e l’Ufficio<br />
<strong>di</strong>ocesano per l’ecumenismo.<br />
ATTIVITÀ SPECIFICHE<br />
• Ottobre missionario (giornata missionaria mon<strong>di</strong>ale 24/10)<br />
• Scuola <strong>di</strong> missiologia<br />
• Campo lavoro (9 - 10 aprile 2011)<br />
• Viaggi missionari <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione<br />
Organismi Pastorali
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
Ufficio Pastorale Diocesano<br />
Itinerario formativo<br />
Ai Sacerdoti e Diaconi<br />
Ai Religiosi e Religiose<br />
Agli Operatori Pastorali<br />
Oggetto: Scuola Diocesana per Operatori Pastorali<br />
<strong>Rimini</strong>, 10 <strong>Settembre</strong> 2010<br />
È ormai alle porte il nuovo Anno Pastorale con tutta la ricchezza dei suoi<br />
momenti e delle iniziative a livello parrocchiale, zonale e <strong>di</strong>ocesano.<br />
Una delle <strong>di</strong>mensioni più importanti perché ci sia un vero cammino del<br />
popolo <strong>di</strong> Dio è la formazione ai <strong>di</strong>versi livelli, tra cui quella delle tante persone<br />
che in svariati mo<strong>di</strong> operano nella pastorale. Avere operatori pastorali motivati<br />
e formati è con<strong>di</strong>zione in<strong>di</strong>spensabile per la crescita della comunità cristiana e<br />
per l’annuncio del Vangelo.<br />
La nostra <strong>Diocesi</strong> ha una ricca tra<strong>di</strong>zione in proposito: da alcuni decenni<br />
vengono organizzati i corsi per operatori pastorali, assai frequentati e positivi.<br />
Lo scorso anno si è avviato un nuovo progetto globale <strong>di</strong> formazione che si<br />
articola in <strong>di</strong>versi livelli:<br />
• L’esperienza ecclesiale or<strong>di</strong>naria<br />
• La formazione <strong>di</strong> base a livello parrocchiale o zonale<br />
• La “Scuola Diocesana per Operatori Pastorali”<br />
• La formazione teologica e la cultura religiosa (ISSR)<br />
La Scuola Diocesana Per Operatori Pastorali, impostata con la durata <strong>di</strong> un<br />
biennio, è stata organizzata recependo alcune intuizioni del Convegno Ecclesiale<br />
<strong>di</strong> Verona, tra cui il superamento ad alcuni livelli della tra<strong>di</strong>zionale articolazione<br />
per ambiti pastorali a favore della sottolineatura dell’unitarietà della persona<br />
e della vita cristiana, prima ancora della specificità dell’impegno. Di conseguenza<br />
essa, dopo una lezione magisteriale comune, prevede un momento seminariale<br />
articolato in tre gran<strong>di</strong> aree trasversali: l’evangelizzazione, la testimonianza<br />
della carità e la cultura/formazione.<br />
Dopo un’attenta verifica, si apre il secondo anno <strong>di</strong> questo progetto con<br />
alcune variazioni e miglioramenti. La scuola è così destinata anzitutto a coloro<br />
che già hanno frequentato la prima parte e completano il percorso.<br />
Tuttavia è possibile e importante allargare la proposta anche ad altre persone,<br />
tenendo comunque presente che non si tratta <strong>di</strong> una scuola <strong>di</strong> base (che dovrebbe<br />
essere organizzata nelle parrocchie e nelle zone pastorali), ma <strong>di</strong> un<br />
Organismi Pastorali<br />
95
96<br />
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
livello superiore che presuppone una qualche formazione pastorale <strong>di</strong> base.<br />
Fatte queste dovute precisazioni, invitiamo a <strong>di</strong>vulgare la proposta, perché<br />
nelle comunità siano sempre più gli operatori formati e motivati. Il depliant allegato<br />
illustra il piano del corso <strong>di</strong> questo anno (sulla base del fascicolo “Progetto<br />
sulla formazione permanente” pubblicato lo scorso anno) e offre le in<strong>di</strong>cazioni<br />
concrete.<br />
Augurando un buon inizio <strong>di</strong> anno pastorale, saluto con amicizia<br />
Organismi Pastorali<br />
don Tarcisio Giungi<br />
(Vicario Episcopale per la Pastorale)
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
Ufficio Liturgico Diocesano<br />
Itinerario formativo per i Ministri Istituiti o da istituire<br />
Ai Parroci<br />
Ai Superiori/E degli Istituti Religiosi<br />
Ai Can<strong>di</strong>dati e ai Ministri Istituiti<br />
<strong>Rimini</strong>, 7 settembre 2010<br />
All’inizio dell’anno pastorale desideriamo presentare l’itinerario che l’Ufficio<br />
liturgico offre per la formazione dei ministri istituiti e da istituire.<br />
PER COLORO CHE DEVONO RICEVERE IL MINISTERO DI:<br />
ACCOLITO, LETTORE, MINISTRO STRAORDINARIO DELLA COMUNIONE<br />
L’accesso al ministero è consentito se si segue uno dei due itinerari <strong>di</strong> formazione<br />
qui sotto riportati:<br />
1. La partecipazione a un piccolo corso che vuole offrire i fondamenti<br />
della liturgia, approfon<strong>di</strong>re come educare una comunità cristiana allo<br />
spirito della celebrazione e come vivere il servizio alle persone ammalate.<br />
Il corso si svolgerà presso il Seminario Vescovile <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong> nelle<br />
seguenti date:<br />
Martedì 26 ottobre dalle ore 21 alle 22.30<br />
Martedì 2 novembre dalle ore 21 alle 22.30<br />
Martedì 9 novembre dalle ore 21 alle 22.30<br />
Martedì 16 novembre dalle ore 21 alle 22.30<br />
Martedì 23 novembre dalle ore 21 alle 22.30<br />
Domenica 5 <strong>di</strong>cembre dalle 15 alle 17.30<br />
Domenica 13 febbraio dalle 15 alle 17.30<br />
Domenica 6 marzo dalle 15 alle 17.30<br />
Domenica 3 aprile: dalle 15 alle 17.30 (in Sala Manzoni) a seguire, alle ore<br />
17.30 istituzione ministeri<br />
Questi ultimi quattro incontri sono aperti anche ai ministri già istituiti.<br />
Venerdì 25 marzo alle ore 21.00 presso la Cattedrale <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong> ci saranno<br />
le prove generali per coloro che riceveranno il ministero domenica 3 aprile.<br />
Organismi Pastorali<br />
97
98<br />
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
2. L’altro itinerario <strong>di</strong> formazione possibile era già stato presentato l’anno<br />
pastorale passato; esso è un po’ più impegnativo in termini <strong>di</strong> tempo,<br />
ma può essere un’ occasione per un ulteriore approfon<strong>di</strong>mento. Tale<br />
itinerario consiste nel frequentare almeno in parte il corso sulla teologia<br />
dei sacramenti o quello sulla liturgia che vengono attivati<br />
all’interno dell’Istituto <strong>di</strong> Scienze Religiose. Il corso sulla teologia dei<br />
sacramenti è <strong>di</strong> 20 lezioni, quello <strong>di</strong> Liturgia <strong>di</strong> 16 lezioni (per ognuno<br />
1h 40 min. settimanali).<br />
Non si richiedono particolari preparazioni culturali; infatti le lezioni, pur essendo<br />
all’interno <strong>di</strong> un corso istituzionale <strong>di</strong> teologia, verranno impostate in<br />
maniera tale che possono essere comprese anche da chi non frequenta tutti i<br />
corsi dell’Istituto <strong>di</strong> Scienze Religiose o da chi non ha una particolare preparazione<br />
teologica. Qui <strong>di</strong> seguito riportiamo le date e gli orari dei due corsi:<br />
Organismi Pastorali<br />
GENNAIO gio 13 Teologia Sacramentale<br />
gio 20 Teologia Sacramentale<br />
gio 27 Teologia Sacramentale<br />
FEBBRAIO gio 3 Teologia Sacramentale<br />
gio 10 Teologia Sacramentale<br />
gio 17 Teologia Sacramentale<br />
mer 23 Teologia Sacramentale<br />
gio 24 Teologia Sacramentale<br />
MARzO gio 3 Teologia Sacramentale<br />
mer 9 Le Ceneri<br />
gio 10 Teologia Sacramentale<br />
mer 16 Teologia Sacramentale<br />
gio 17 Teologia Sacramentale<br />
gio 24 Teologia Sacramentale<br />
gio 31 Teologia Sacramentale<br />
APRILE gio 7 Teologia Sacramentale<br />
mer 13 Teologia Sacramentale<br />
gio 21 Vacanze Pasquali<br />
ven 22 Vacanze Pasquali<br />
ven 29 Teologia Sacramentale<br />
MAGGIO ven 6 Teologia Sacramentale<br />
ven 13 Teologia Sacramentale<br />
ven 20 Teologia Sacramentale
MARzO mer 23 Liturgia<br />
ven 25 Liturgia<br />
ven 4 Liturgia<br />
mer 9 Le Ceneri<br />
ven 11 Liturgia<br />
mer 16 Liturgia<br />
ven 18 Liturgia<br />
ven 25 Liturgia<br />
APRILE ven 1 Liturgia<br />
ven 8 Liturgia<br />
ven 15 Liturgia<br />
gio 21 Vacanze Pasquali<br />
ven 22 Vacanze Pasquali<br />
ven 29 Liturgia<br />
MAGGIO ven 6 Liturgia<br />
ven 13 Liturgia<br />
ven 20 Liturgia<br />
ven 27 Liturgia<br />
GIUGNO mer 1 Liturgia<br />
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
Le lezioni <strong>di</strong> Teologia dei sacramenti e <strong>di</strong> liturgia si svolgeranno dalle ore<br />
20.45 alle 22.25<br />
Ricor<strong>di</strong>amo che:<br />
• per accedere al ministero <strong>di</strong> Lettore e Accolito è richiesta la partecipazione<br />
a due anni <strong>di</strong> corsi, in seguito avverrà l’istituzione. Per i Ministri<br />
straor<strong>di</strong>nari della Comunione il conferimento del mandato avverrà<br />
dopo un anno <strong>di</strong> corso e ci si impegnerà a seguire quello successivo.<br />
• Coloro che hanno frequentato l’anno scorso la Scuola per Operatori<br />
Pastorali continuano il secondo anno della medesima e sono invitati<br />
anche alla formazione specifica nella quattro domeniche pomeriggio<br />
le cui date abbiamo riportato sopra.<br />
• Per le iscrizioni sia all’itinerario normale che al corso attivato dall’ Istituto<br />
Superiore <strong>di</strong> Scienze Religiose occorre dare la propria adesione,<br />
compilando anche i fogli allegati, e farli pervenire alla Segreteria Diocesana<br />
all’attenzione del sig. Marco Baldelli, ENTRO E NON OLTRE IL<br />
15 OTTOBRE.<br />
Organismi Pastorali<br />
99
100<br />
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
PER I MINISTRI GIA’ ISTITUITI<br />
E I MEMBRI DEI GRUPPI LITURGICI PARROCCHIALI<br />
Si offre la possibilità <strong>di</strong> alcuni incontri <strong>di</strong> formazione a livello <strong>di</strong>ocesano per<br />
tutti coloro che sono ministri già istituiti. Il tema su cui si rifletterà quest’anno<br />
è la Settimana Santa: pertanto si prenderà in esame il documento PREPARAzIONE<br />
E CELEBRAzIONE DELLE FESTE PASQUALI. Congregazione per il culto<br />
<strong>di</strong>vino - (16 gennaio 1988). E’ un documento ben fatto e agibile per cogliere il<br />
significato e offrire alcune in<strong>di</strong>cazioni per celebrare nel giusto spirito il cuore <strong>di</strong><br />
tutto l’anno liturgico. Ad ogni incontro si affronta una celebrazione del triduo,<br />
precisamente:<br />
5 <strong>di</strong>cembre: la quaresima e la settimana santa<br />
13 febbraio: la messa del crisma e la messa in coena domini<br />
6 marzo: il venerdì santo<br />
3 aprile: la veglia pasquale<br />
Come già esposto sopra gli incontri si svolgeranno dalle ore 15 alle 17.30 in<br />
Seminario, eccetto l’ultimo incontro che avverrà in sala Manzoni.<br />
La formazione verrà curata quest’anno anche con la trasmissione a tutti<br />
i ministri del foglio “Fons et culmen” che ovviamente verterà sulla settimana<br />
santa e su alcuni aspetti circa il compito dei ministri. Per chi non avesse ancora<br />
comunicato in Segreteria il proprio in<strong>di</strong>rizzo <strong>di</strong> posta elettronica al fine <strong>di</strong> ricevere<br />
questo piccolo strumento è pregato <strong>di</strong> mettersi in contatto con la stessa<br />
Segreteria Diocesana.<br />
Organismi Pastorali<br />
Don Matteo Donati<br />
Direttore Ufficio Liturgico Diocesano
Avvenimenti Diocesani
102<br />
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
Luce nelle Notte Rosa<br />
Ufficio Diocesano per la Pastorale Giovanile<br />
<strong>Rimini</strong>, 1 luglio 2010<br />
Nella Chiesa <strong>di</strong> S. Maria Ausiliatrice (più comunemente conosciuta come<br />
chiesa dei Salesiani) in piazza Marvelli a <strong>Rimini</strong>, durante la Notte Rosa <strong>di</strong> venerdì<br />
2 luglio, si svolgerà “La Luce nella notte”.<br />
Tale appuntamento, che caratterizza già da alcuni anni i sabati <strong>di</strong> quaresima<br />
del centro storico della città, per la prima volta è proposto anche in occasione<br />
della tra<strong>di</strong>zionale manifestazione <strong>di</strong> inizio luglio.<br />
Alle 21.30 è in programma la S. Messa <strong>di</strong> apertura presieduta dal vescovo <strong>di</strong><br />
<strong>Rimini</strong> Francesco Lambiasi, alla quale seguirà l'adorazione in chiesa fino a circa<br />
le ore 02.30. All'esterno della chiesa dei Salesiani sarà pre<strong>di</strong>sposto un tendone<br />
dove ci si potrà incontrare, salutare e <strong>di</strong>alogare con i passanti.<br />
Alcuni giovani presenteranno l'iniziativa, all'esterno della chiesa, invitando i<br />
coetanei e i passanti a fermarsi per un momento <strong>di</strong> preghiera in chiesa, <strong>di</strong> confronto<br />
o <strong>di</strong> saluto sotto il tendone.<br />
I giovani che animeranno dentro e fuori dalla chiesa la nottata, indosseranno<br />
una maglietta realizzata ad hoc. Per in<strong>di</strong>viduare la “mascotte” che appare<br />
sulle magliette, è stato organizzato un concorso creativo tra i giovani della<br />
<strong>di</strong>ocesi. Vincitori sono risultati tre ragazzi della parrocchia <strong>di</strong> Castelvecchio <strong>di</strong><br />
Savignano: Janette, Caterina e Stefano. “A loro va il nostro grazie e le nostre<br />
congratulazioni!” ha detto il <strong>di</strong>rettore dell’Ufficio Diocesano <strong>di</strong> Pastorale Giovanile,<br />
don Cristian Squadrani durante la premiazione, avvenuta mercoledì 30<br />
giugno presso il Palazzo Marvelli <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong>.<br />
“L'iniziativa non è né un'alternativa alla Notte Rosa né una collaborazione<br />
con essa: - prosegue il 36enne don Squadrani - ci siamo chiesti che cosa ci fosse<br />
<strong>di</strong> strano ad essere presenti, come giovani, con ciò che è nostro specifico: la<br />
fede in Gesù Cristo che è comunione con Dio e tra noi, testimonianza e dono<br />
per gli altri. Il tutto vissuto nel clima della festa che caratterizza la nottata”.<br />
Avvenimenti Diocesani<br />
don Cristian Squadrani,<br />
Direttore
Inizio Anno Scolastico<br />
Ufficio Diocesano per la Pastorale Scolastica<br />
e l’Insegnamento della Religione Cattolica<br />
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
<strong>Rimini</strong>, 13 settembre 2010<br />
Martedì 14 settembre, alle ore 12,00 presso la Chiesa <strong>di</strong> San Vicinio (Sacramora<br />
– Via Giordano, 2) <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong> S.E. Mons. Francesco Lambiasi, Vescovo<br />
<strong>di</strong> <strong>Rimini</strong>, ha incontrato gli studenti delle Scuole Secondarie <strong>di</strong> II° Grado del<br />
territorio della <strong>Diocesi</strong>, in occasione dell’inizio dell’Anno Scolastico.<br />
In questa circostanza il Vescovo, come già lo scorso anno, ha consegnato<br />
un messaggio agli studenti presenti e, tramite loro e gli Insegnanti <strong>di</strong> Religione,<br />
anche a tutti gli altri.<br />
don Mirko Van<strong>di</strong>,<br />
Direttore<br />
Avvenimenti <strong>di</strong>ocesani<br />
103
Necrologi
106<br />
<strong>Bollettino</strong> Diocesano 2010 - n.3<br />
Don Filippo Di Grazia<br />
Fu or<strong>di</strong>nato sacerdote il 21 giugno 1959 da Mons, Emilio Biancheri.<br />
Aveva il <strong>di</strong>ploma <strong>di</strong> maestro e laurea in filosofia, per cui il suo curriculum seminaristico<br />
fu molto breve.<br />
Aveva curato al sua formazione spirituale nell’Associazione Maestri Cattolici e<br />
partecipando al Gruppo collaboratori della Compagnia <strong>di</strong> San Paolo ( <strong>di</strong> don<br />
Magni e don Gandolfo ).<br />
In questi ambiti <strong>di</strong> impegno e <strong>di</strong> servizio era nata la sua vocazione sacerdotale.<br />
Ricoprì <strong>di</strong>versi incarichi pastorali: Vice rettore nel Seminario Vescovile, Direttore<br />
dell’Ufficio Catechistico Diocesano, parroco <strong>di</strong> Santa Rita in <strong>Rimini</strong>.<br />
Ma i suoi incarichi nelle strutture <strong>di</strong>ocesane ebbero sempre breve durata.<br />
La sua passione e vocazione era l’insegnamento, per il quale era portato e<br />
godeva <strong>di</strong> particolari doti <strong>di</strong> chiarezza. Sapeva comunicare e creare sintonia coi<br />
suoi alunni.<br />
Insegnò per molti anni morale professionale al Convitto Infermiere e filosofia al<br />
Liceo Scientifico. Fu insegnante nel Seminario <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong>, <strong>di</strong> Bologna ed ebbe un<br />
corso perio<strong>di</strong>co <strong>di</strong> insegnamento anche a Gerusalemme, dove si recava spesso.<br />
A volte l’insegnamento gli fu causa <strong>di</strong> <strong>di</strong>spiaceri, perché non tutti apprezzarono<br />
il suo metodo e le sue aperture mentali.<br />
Amava viaggiare, ma non per svago o evasione: desiderava incontrare altri<br />
popoli, culture e fe<strong>di</strong> religiose. Fu un convinto assertore dell’ecumenismo: partecipò<br />
a Upsala, nel 1968, all’Assemblea del concilio Ecumenico delle Chiese.<br />
Pur non essendo strutturato in incarichi <strong>di</strong>ocesani, svolse un grande apostolato<br />
nella <strong>Diocesi</strong>, sempre pronto ad accogliere persone che ricorrevano ai<br />
suoi consigli e alla sua <strong>di</strong>rezione spirituale, specialmente persone sofferenti nel<br />
corpo e nello spirito: trovavano in lui un attento ascoltatore e consigli <strong>di</strong> vita.<br />
Nella sua casa accolse, per anni, alcuni giovani stranieri: palestinesi, polacchi,<br />
albanesi e li aiutò a laurearsi o a sistemarsi nel lavoro. La sua attenzione<br />
ai poveri fu una costante della sua vita, specialmente per coloro che subivano<br />
ingiustizie.<br />
Necrologi<br />
Amava il suo sacerdozio e <strong>di</strong>ffondeva un senso <strong>di</strong> ottimismo e serenità
Direttore responsabile: Baffoni don Redeo<br />
Sped. in abbonamento postale 70%<br />
Filiale <strong>di</strong> Forlì<br />
Direz. Amministr.: Curia Vescovile, via IV Novembre, 35<br />
<strong>Rimini</strong> – Tel. 0541. 24244<br />
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Con approvazione ecclesiastica<br />
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