Bollettin - Diocesi di Rimini
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<strong>Bollettin</strong>o<br />
Aprile - Giugno<br />
2012<br />
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<strong>Bollettin</strong>o<br />
Aprile - Giugno<br />
2012<br />
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In<strong>di</strong>ce<br />
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n. 2<br />
Atti del Vescovo .......................................................................................................................5<br />
Omelie ......................................................................................................................................... 7<br />
Lettere e messaggi ................................................................................................................. 37<br />
Decreti e Nomine ................................................................................................................... 45<br />
Visita Pastorale ......................................................................................................................59<br />
Diario del Vescovo ................................................................................................................ 83<br />
Attività del Presbiterio ........................................................................................................91<br />
Organismi Pastorali ...........................................................................................................129<br />
Avvenimenti Diocesani .....................................................................................................139
Atti del Vescovo<br />
• Omelie<br />
Anche noi "cristi come Lui - Per la Messa Crismale ...................................................... 7<br />
Il vertice dell'amore - Per la Messa in cena Domini ....................................................11<br />
Tutti amati fino all'estremo - Per il Venerdì Santo .....................................................14<br />
E' risorto per farci risorgere - Per la Veglia Pasquale .................................................18<br />
Perchè cercate tra i morti colui che è vivo? - Per la Messa <strong>di</strong> Pasqua ..................21<br />
Contemplando il bel Pastore - Per il Rinnovamento nello Spirito .........................23<br />
Vento <strong>di</strong> libertà e fuoco <strong>di</strong> carità - Per la Veglia <strong>di</strong> Pentecoste ...............................26<br />
Chiamati a rievangelizzare - Al termine della Veglia <strong>di</strong> Pentecoste .....................29<br />
Vieni Spirito Santo, vieni. Preghiera per la Pentecoste ..............................................32<br />
Eucaristia, bene comune per la Città - Per il Corpus Domini .................................34<br />
• Lettere e Messaggi<br />
Ai catechisti battesimali .......................................................................................................38<br />
Ai Sacerdoti per la festa del Sacro Cuore .......................................................................39<br />
Lettera ai Parroci <strong>di</strong> nuova nomina ..................................................................................42<br />
• Decreti e nomine............................................................................................45<br />
• Visita Pastorale .................................................................................................59<br />
• Diario del Vescovo ........................................................................................83
Anche noi "cristi" come Lui<br />
Omelia dal Vescovo nella messa Crismale<br />
<strong>Rimini</strong>, Basilica Cattedrale, 4 aprile 2012<br />
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Gli alti silenzi della nostra cattedrale trattengono e subito rilanciano la scena<br />
madre del terzo vangelo, una scena da contemplare con gli occhi del cuore.<br />
L'evangelista Luca dà la sensazione <strong>di</strong> averla voluta riprendere quasi al rallentatore,<br />
come per farcela partecipare in <strong>di</strong>retta. Così permette anche a noi <strong>di</strong><br />
entrare nella sinagoga <strong>di</strong> Nazaret per consentirci <strong>di</strong> ascoltare dal vivo la prima<br />
<strong>di</strong>chiarazione ufficiale del giovane profeta galileo, il cui nome era ormai sulla<br />
bocca <strong>di</strong> tutti, in verità più nei <strong>di</strong>ntorni che in patria. Rileggiamo il manifesto che<br />
riporta l'autopresentazione <strong>di</strong> Gesù e che ci è rimasto stampato <strong>di</strong>rettamente<br />
sul cuore: "Lo Spirito del Signore è sopra <strong>di</strong> me; per questo mi ha consacrato<br />
con l'unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio. Oggi si è<br />
compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato". La solenne liturgia in corso<br />
non è una rappresentazione mimata dell'evento che quel sabato accadde nel<br />
piccolo, oscuro villaggio della Galilea, ma è celebrazione del mistero luminoso<br />
<strong>di</strong> Gesù come il Cristo, il consacrato nello Spirito e suo inviato a proclamare<br />
l'anno <strong>di</strong> grazia del Signore.<br />
1. "Cristo" - lo ricor<strong>di</strong>amo - non è nome <strong>di</strong> persona, ma titolo attribuito a<br />
Gesù, per qualificarlo come il Messia. Letteralmente "Cristo" significa "consacrato".<br />
Di questa consacrazione la liturgia o<strong>di</strong>erna ci presenta la figura, l'evento,<br />
il sacramento. Infatti la consacrazione o unzione è una <strong>di</strong> quelle realtà - come<br />
l'Eucaristia e la Pasqua - che attraversano tutte e tre le fasi della storia della salvezza.<br />
E' presente nell'Antico Testamento come figura, nel Nuovo come evento<br />
e nel tempo della Chiesa come sacramento. La figura annuncia, anticipa e prepara<br />
l'evento, mentre il sacramento lo celebra, lo rende presente, lo prolunga<br />
fino a noi, e lo attualizza.<br />
Il brano <strong>di</strong> Isaia ci presenta l'unzione come figura: la consacrazione del Messia<br />
non viene effettuata con olio materiale, ma è una investitura che avviene<br />
per mezzo dello Spirito <strong>di</strong> Dio: "Lo Spirito del Signore è su <strong>di</strong> me; per questo mi<br />
ha consacrato con l'unzione".<br />
Il Nuovo Testamento non mostra esitazioni nel presentare Gesù come l'Unto<br />
o consacrato <strong>di</strong> Dio, nel quale tutte le unzioni antiche hanno trovato il loro<br />
compimento. Quando l'apostolo Pietro sta per battezzare il primo pagano della<br />
storia, il centurione Cornelio, riassume l'incipit dell'intera vicenda <strong>di</strong> Gesù con<br />
questa semplicissima <strong>di</strong>chiarazione: "Dio consacrò in Spirito Santo e potenza<br />
Omelie<br />
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<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Gesù <strong>di</strong> Nazaret" (At 10,38). Questo evento si verificò al Giordano, quando "il<br />
cielo si aprì e <strong>di</strong>scese sopra <strong>di</strong> lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una<br />
colomba, e venne una voce dal cielo: Tu sei il Figlio mio, l'amato; in te ho posto<br />
il mio compiacimento" (Lc 3,21s). Si può quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>re che, se nell'Incarnazione il<br />
Verbo "<strong>di</strong>viene" Gesù, nel battesimo al Giordano Gesù "<strong>di</strong>viene" il Cristo.<br />
Nella Chiesa l'unzione è presente come sacramento, che ripropone il segno<br />
preso dalla figura - l'unzione - e dall'evento del Giordano riproduce il significato.<br />
Ecco ad esempio quanto si legge in una antichissima catechesi mistagogica,<br />
rivolta ai neofiti:<br />
"Divenuti partecipi <strong>di</strong> Cristo, giustamente voi siete chiamati 'cristi', perché avete<br />
ricevuto il sigillo dello Spirito Santo (...). Dopo che Gesù fu battezzato nel Giordano<br />
e comunicò alle acque il profumo della sua <strong>di</strong>vinità, ne risalì e <strong>di</strong>scese personalmente<br />
su <strong>di</strong> lui lo Spirito Santo. Anche a voi, quando siete risaliti dalla piscina delle<br />
sacre fonti, fu conferito il crisma, che è figura <strong>di</strong> quello che unse Cristo, cioè dello<br />
Spirito Santo" (Catechesi mistagogiche, III, 1 - PG 33,1088).<br />
Questa unzione-consacrazione, come sappiamo, è presente interamente<br />
nei sacramenti della cresima e della unzione degli infermi, e come parte <strong>di</strong><br />
sacramenti, abbiamo l'unzione battesimale e l'unzione nel sacramento dell'or<strong>di</strong>ne,<br />
nel suo triplice grado dell'episcopato, del presbiterato e del <strong>di</strong>aconato.<br />
2. Vorrei innanzitutto parlare dell'unzione battesimale e crismale. Nel brano<br />
appena citato san Cirillo <strong>di</strong> Gerusalemme in buona sostanza <strong>di</strong>ceva che<br />
come Gesù <strong>di</strong>venne pienamente Cristo, cioè consacrato, per la sua unzione nel<br />
battesimo al Giordano, così i credenti in lui <strong>di</strong>ventano e sono chiamati 'cristi'<br />
cristiani, per la loro unzione, me<strong>di</strong>ante la quale partecipano alla unzione <strong>di</strong> Cristo.<br />
Cristiani, per i primi padri della Chiesa, non significava tanto "seguaci della<br />
dottrina <strong>di</strong> Cristo", come era per i pagani che, per primi, ad Antiochia dettero<br />
loro questo nome (cfr At 11,26), ma significava "unti, consacrati", a imitazione<br />
e per partecipazione della unzione <strong>di</strong> Cristo, il consacrato per eccellenza. "Per<br />
questo ci chiamiamo cristiani, perché siamo unti con l'olio <strong>di</strong> Dio" (Teofilo <strong>di</strong><br />
Antiochia, Ad Autolico, 1,12).<br />
La conseguenza che scaturisce da ciò è che abbiamo in noi lo stesso Spirito<br />
che fu in Gesù <strong>di</strong> Nazaret. Che gioia dà il pensiero che in me c'è lo stesso Spirito<br />
che era in Gesù, nei giorni della sua vita terrena; che colui che fu "il suo compagno<br />
inseparabile" (san Basilio) è ora anche il mio compagno inseparabile, il<br />
dolce ospite della mia anima. Quando sentiamo una ispirazione, è la voce <strong>di</strong><br />
Gesù che ci parla, ci consiglia, ci esorta attraverso il suo Spirito. Quando sentiamo<br />
il fiotto della preghiera che ci sgorga dal cuore, è lo Spirito <strong>di</strong> Gesù che prega<br />
in noi. Quando ci sentiamo spinti e sbilanciati nel donarci agli altri, a costo <strong>di</strong><br />
rinunce e <strong>di</strong> pesanti sacrifici, è lo Spirito Santo che forma in noi gli stessi sentimenti<br />
che furono in Cristo Gesù.<br />
Ecco il sacerdozio universale o comune, che ci unisce tutti, presbiteri, religiosi<br />
e laici. Nella costituzione Lumen gentium del Vaticano II, si legge:<br />
"Per la rigenerazione e l'unzione dello Spirito santo i battezzati vengono consacrati<br />
a formare un tempio spirituale e un sacerdozio santo per offrire, me<strong>di</strong>ante tutte<br />
le opere del cristiano, sacrifici spirituali... Tutti, quin<strong>di</strong>, i <strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong> Cristo, perse-<br />
Atti del Vescovo
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
verando nella preghiera e lodando Dio, offrono se stessi come vittima viva, santa,<br />
gra<strong>di</strong>ta a Dio" (LG 10).<br />
Tutta la vita, non soltanto alcuni frammenti <strong>di</strong> essa, costituisce la materia <strong>di</strong><br />
questa oblazione. Le gioie, non meno che i dolori. Gli impegni, non meno che<br />
le rinunce. Le angosce, non meno che le speranze. Sacrificio vivente è la vita <strong>di</strong><br />
un papà o <strong>di</strong> una mamma, spesa in mille piccole cose per i figli e la famiglia; è<br />
la giornata <strong>di</strong> un lavoratore o <strong>di</strong> una lavoratrice cristiana, con tutte le ansie, le<br />
fatiche e lo stress che il lavoro o la sua per<strong>di</strong>ta implica; è la vita <strong>di</strong> un giovane e<br />
<strong>di</strong> una giovane che devono affrontare tante lotte per non piegarsi alle seduzioni<br />
e ai ricatti del mondo; è la solitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> tanti anziani, il dolore <strong>di</strong> tanti ammalati,<br />
la <strong>di</strong>scriminazione <strong>di</strong> tanti immigrati, la miseria <strong>di</strong> tanta povera gente.<br />
3. Per finire, vorrei accennare alla unzione spirituale nella vita <strong>di</strong> noi consacrati<br />
nel sacramento dell'or<strong>di</strong>ne: vescovo, presbiteri, <strong>di</strong>aconi. Anche in questo<br />
passaggio parlo della unzione spirituale non tanto nella sua accezione oggettiva<br />
e sacramentale, ma nell'or<strong>di</strong>ne soggettivo e nel suo significato spirituale; quin<strong>di</strong><br />
dell'unzione spirituale come stile <strong>di</strong> vita. Nel Veni Creator lo Spirito Santo viene<br />
chiamato "unzione spirituale" perché - si legge in una antica parafrasi dell'inno<br />
"rende soavi e gioiose tutte le tribolazioni del mondo, secondo l'espressione che<br />
lo definisce riposo nella fatica e nella calura riparo: in labore requies, in aestu<br />
temperies" (Ps.-Bonaventura, Compen<strong>di</strong>o della verità teologica, 10).<br />
Quali sono i segni <strong>di</strong> questa unzione spirituale? Eccone alcuni: un parlare <strong>di</strong><br />
Gesù e del suo vangelo in cui si percepisce, per così <strong>di</strong>re, il fremito dello Spirito.<br />
Un annuncio che scuote, che convince <strong>di</strong> peccato, che fa ardere il cuore dei<br />
fratelli. Uno slancio nell'esercizio del ministero per cui non si ha paura <strong>di</strong> affrontare<br />
fatiche, <strong>di</strong> esporsi a rischi e pericoli, pur <strong>di</strong> testimoniare l'amore a Cristo, <strong>di</strong><br />
servire il regno <strong>di</strong> Dio e la sua Chiesa. Unzione spirituale è la determinazione<br />
ostinata ad offrire la vita senza stancarsi e senza pentirsi, nella convinzione che<br />
"la salvezza delle anime è la legge suprema della Chiesa". E' la passione o zelo<br />
apostolico per cui non guar<strong>di</strong>amo più alla nostra gratificazione o realizzazione,<br />
ma ci preoccupiamo solo <strong>di</strong> amare Gesù e <strong>di</strong> farlo amare. E' quella letizia interiore<br />
che ci sostiene anche nelle avversità, che ci rende forti ma mai duri e<br />
amari, ci rende dolci ma non arrendevoli e fiacchi. E' quella santa audacia che ci<br />
fa essere ar<strong>di</strong>mentosi ma non temerari, fiduciosi freschi positivi e mai lamentosi<br />
tristi e ripiegati. Unzione spirituale è quel sano e solido equilibrio che non ci fa<br />
pendolare tra la frustrazione degli insuccessi e la presunzione <strong>di</strong> mete definitivamente<br />
conseguite. E' quel pieno abbandono alla volontà <strong>di</strong> Dio che ci fa prendere<br />
bene ogni cosa, che permette <strong>di</strong> scorgere sempre in ogni situazione - nella<br />
buona e anche nella cosiddetta cattiva sorte - il lato buono, nella convinzione<br />
<strong>di</strong>sarmata e <strong>di</strong>sarmante che "non sono tanto gli avvenimenti ciò che conta nella<br />
vita, ma ciò che grazie ad essi si <strong>di</strong>venta" (E. Hillesum). Perché tutto - davvero<br />
tutto - è grazia! Questa adesione alla realtà non è facile. Presuppone un affidamento<br />
totale del vivere, che si matura soprattutto nel crogiolo del dolore e nella<br />
nu<strong>di</strong>tà del fallimento, in una parola nella croce. Il pieno e docile abbandono al<br />
<strong>di</strong>segno <strong>di</strong> Dio non è facile, ma è possibile, alla scuola <strong>di</strong> Gesù, seguendolo nel<br />
suo affidarsi alle mani forti e tenere del Padre, nell'ora decisiva della sua pa-<br />
Omelie<br />
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<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
squa. Prendere bene tutte le cose consente <strong>di</strong> gustare la vita proprio così com'è,<br />
riscattandola dalla vacuità e dal non-senso a cui l'insod<strong>di</strong>sfazione o il lamento<br />
finiscono per condannarla.<br />
Tra poco, consacrando l'olio che dovrà servire all'unzione battesimale e crismale<br />
e a quella per i vari gra<strong>di</strong> dell'or<strong>di</strong>ne sacro, il vescovo <strong>di</strong>rà:<br />
"Questa unzione li penetri e li santifichi, perché liberi dalla nativa corruzione<br />
e consacrati tempio della sua gloria, spandano il profumo <strong>di</strong> una vita santa".<br />
Che la scia <strong>di</strong> profumo, che parte dal Giordano, entra nella sinagoga <strong>di</strong> Nazaret,<br />
passa per il cenacolo e attraversa l'intera storia della salvezza, giunga fino<br />
a noi e si spanda per tutta la nostra santa e cara Chiesa riminese!<br />
Atti del Vescovo
Il vertice dell'amore<br />
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
L'eucaristia è bene<strong>di</strong>zione, comunione, sacrificio<br />
Omelia tenuta dal Vescovo nella Messa in cena Domini<br />
<strong>Rimini</strong>, Basilica Cattedrale, 5 aprile 2012<br />
C'è un sogno che abita il cuore <strong>di</strong> Dio. Dio è felicità, una felicità pura, assoluta,<br />
incontaminata. Dio dà felicità: non può trattenerla per sé, non vuole godersela<br />
da solo. Dio vuole felicità: già nelle relazioni con il Figlio e lo Spirito Santo<br />
si intravede che la felicità del Padre non è egocentrismo morboso, ma limpida,<br />
gratuita relazione d'amore. Ecco allora il sogno <strong>di</strong> Dio: dare vita a degli esseri<br />
con i quali entrare in intima comunione, generare dei figli sui quali riversare<br />
l'oceano <strong>di</strong> felicità che lui è e che lui ha. Il primo stralcio <strong>di</strong> questo "progettofelicità"<br />
è la creazione: il Padre onnipotente dà origine all'umanità per effondere<br />
il suo amore su tutte le creature e allietarle con gli splendori della sua luce. Non<br />
ha inventato gli umani come dei piccoli automi, più fred<strong>di</strong> dei robot, ma ha<br />
immesso nel nostro DNA un desiderio lancinante <strong>di</strong> piena, appagata felicità. E<br />
quando abbiamo smarrito la sua amicizia, non ci ha abbandonati in potere della<br />
morte, ma nella sua misericor<strong>di</strong>a ha mandato nella pienezza dei tempi il suo<br />
Figlio, l'Amato. Mai Gesù si è chiuso alle necessità e alle sofferenze dei fratelli,<br />
ma a tutti è venuto incontro per annunciare al mondo che Dio è Padre e ha cura<br />
<strong>di</strong> tutti i suoi figli, soprattutto dei piccoli, dei poveri, dei peccatori, degli esclusi.<br />
La sera in cui veniva tra<strong>di</strong>to, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano,<br />
se lo cinse attorno alla vita, e cominciò a lavare i pie<strong>di</strong> dei <strong>di</strong>scepoli.<br />
Poi prese del pane, rese grazie con la preghiera <strong>di</strong> bene<strong>di</strong>zione, lo spezzò e lo<br />
<strong>di</strong>ede ai suoi <strong>di</strong>scepoli.<br />
1. Il vangelo dell'ultima cena apre finestre sull'infinito e ci rivela tre nomi<br />
dell'eucaristia.<br />
Il primo è bene<strong>di</strong>zione o ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> grazie. Bene<strong>di</strong>ciamo il Signore perché<br />
nella santa cena ci si rivela come amore gratuito e sovrabbondante. Nel<br />
cenacolo fissiamo il nostro sguardo su un Dio che ci si mostra <strong>di</strong>verso, assolutamente<br />
ine<strong>di</strong>to, fuori dal comune. Secondo l'immaginario collettivo, se Dio<br />
apparisse in forma umana in mezzo a noi, toccherebbe a noi metterci al suo<br />
servizio. Invece qui nel cenacolo l'immagine <strong>di</strong> Dio ci si rovescia a 180 gra<strong>di</strong>: è<br />
lui che si mette in ginocchio davanti a noi, per lavarci i pie<strong>di</strong>. Ad<strong>di</strong>rittura non<br />
solo dà da mangiare a noi ("Tu provve<strong>di</strong> a noi il cibo a suo tempo", canta il<br />
salmo), ma si dà e si fa mangiare da noi. Un Dio che si consuma, che scompare<br />
nell'uomo, al punto che ognuno dovrebbe <strong>di</strong>re: "Non vivo più io, vive in me il<br />
Signore".<br />
Omelie<br />
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<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Pietro non riesce a capacitarsi che il Signore renda ai suoi <strong>di</strong>scepoli il servizio<br />
<strong>di</strong> uno schiavo e, quando tocca a lui, protesta: "Tu non mi laverai mai i<br />
pie<strong>di</strong>!". Simone non accetta che Gesù lo serva, come non accetta che il Signore<br />
<strong>di</strong>a la vita per lui: preferisce darla lui per il Signore. Pensa che il Signore stia sopra<br />
tutti per dominare, non sotto tutti per servire. Il primo dei Do<strong>di</strong>ci pensa che<br />
tocchi a lui <strong>di</strong> dover fare o dover dare qualcosa al Maestro. Poco prima Gesù gli<br />
aveva detto: "Non puoi seguirmi, per ora". E' sempre Gesù che deve precederci.<br />
Lui è geloso <strong>di</strong> questo primato: è il Signore che ci ama per primo. Pietro invece<br />
pretende <strong>di</strong> potere e dovere andare avanti al Maestro: "Io darò la mia vita per<br />
te!". E Gesù: "Tu darai la tua vita per me? Questa notte, prima che il gallo canti,<br />
mi rinnegherai tre volte". Pietro non ha capito che prima deve accogliere l'amore<br />
del Signore: soltanto dopo sarà capace <strong>di</strong> seguirlo, <strong>di</strong> amarlo a sua volta.<br />
Aveva ragione Joseph Ratzinger quando da giovane teologo scriveva: "L'uomo<br />
non raggiunge veramente se stesso tramite ciò che fa, bensì tramite ciò<br />
che riceve. Egli è tenuto ad attendere il dono dell'amore, e non può accogliere<br />
l'amore che sotto forma <strong>di</strong> gratuita elargizione". Ecco una "struttura" fondamentale<br />
dell'amore cristiano: la prevalenza del ricevere sul fare, la precedenza del<br />
dono gratuito sulla prestazione attiva. Noi invece siamo portati ad occuparci<br />
continuamente <strong>di</strong> noi stessi, <strong>di</strong> ciò che facciamo, <strong>di</strong> ciò che offriamo, delle nostre<br />
virtù e dei nostri <strong>di</strong>fetti. Invece il Signore desidera che oggi ci preoccupiamo<br />
<strong>di</strong> una cosa sola: <strong>di</strong> ricevere il suo amore, per la nostra gioia, per la gloria <strong>di</strong> Dio,<br />
per il bene <strong>di</strong> tutte le persone che ci sono vicine, <strong>di</strong> tutti i poveri che attendono<br />
un po' del nostro bene e dei nostri beni. Doman<strong>di</strong>amo oggi la grazia <strong>di</strong> essere<br />
attenti all'amore che il Signore ci offre, <strong>di</strong> capire che prima <strong>di</strong> tutto dobbiamo<br />
volgere la nostra attenzione a lui e non a noi stessi. Sì, è più importante che sia<br />
il Signore a lavare i pie<strong>di</strong> a noi che non noi a lavare i pie<strong>di</strong> a lui. Solo se gustiamo<br />
quanto è buono il Signore, allora saremo trasformati, anche senza accorgercene:<br />
la carità fraterna può germogliare solo da un cuore che ha provato quanto<br />
sia grande l'amore del Signore per noi e per gli altri. San Giovanni lo <strong>di</strong>ce nella<br />
sua prima lettera: "Dio è amore. Dio ci ha amati per primo. Se Dio ci ha amati,<br />
anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri".<br />
2. Un secondo nome dell'eucaristia è comunione. Nell'amore che si dona<br />
troviamo il principio <strong>di</strong> unità del mondo: il superamento <strong>di</strong> ogni egoismo, l'abbattimento<br />
<strong>di</strong> ogni separazione, l'azzeramento <strong>di</strong> ogni più dura contrapposizione.<br />
All'eucaristia finisce l'opera del Padre, che fin da principio vuole l'alleanza<br />
con tutta l'umanità: che si realizzi finalmente il regno <strong>di</strong> Dio! All'eucaristia finisce<br />
l'opera del Figlio, che vuole essere con noi per sempre, tutti i giorni, anche<br />
nei giorni del buio e della nebbia, anche nelle ore del dolore e del tormento,<br />
anche nell'ora della nostra morte. A vivere - se si riesce a vivere! - in tutta pienezza<br />
l'eucaristia, si è già nel regno. Un santo così pregava: "Signore, quel giorno<br />
che raggiungessi una vera, perfetta comunione con te e con i miei fratelli, in<br />
tutta la sua comprensione e capacità <strong>di</strong> trasformazione, portami con te, perché<br />
sarei già nel tuo regno". Ma quando uno può <strong>di</strong>re <strong>di</strong> avere "fatto" una perfetta<br />
comunione? All'eucaristia finisce l'opera dello Spirito Santo: "Poiché mangiamo<br />
lo stesso pane, noi formiamo lo stesso corpo". Per questo nell'invocazione allo<br />
Atti del Vescovo
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Spirito Santo dopo la consacrazione, preghiamo che "per la comunione al corpo<br />
<strong>di</strong> Cristo, lo Spirito Santo ci riunisca in un solo corpo". Il fine della storia è che<br />
tutto il genere umano si componga nell'amore, a cominciare dalla Chiesa che è<br />
il sacramento, la premessa e la promessa dell'unità <strong>di</strong> tutti figli <strong>di</strong> Dio che sono<br />
<strong>di</strong>spersi.<br />
3. Un terzo nome dell'eucaristia è sacrificio. Corpo offerto, sangue versato...<br />
Queste espressioni richiamano la miseria che avvelena il mondo: tutti gli<br />
oppressi, i violentati, i torturati, i crocifissi in tutte le maniere. Da tutto ciò si<br />
alza un immenso grido <strong>di</strong>sperato: perché l'uomo deve essere tanto <strong>di</strong>struttore<br />
dell'uomo? Grido <strong>di</strong> sangue: è l'appello alla rivincita e alla vendetta. Corpo<br />
offerto, sangue versato... Queste due espressioni prendono un altro colore nella<br />
persona <strong>di</strong> Gesù. Affermano l'amore, un amore possibile nonostante tutto.<br />
L'amore stesso <strong>di</strong> Dio! Non sono semplici immagini. Il giusto per eccellenza ha<br />
conosciuto l'abbandono, la tortura, una morte ignominiosa. Ma <strong>di</strong> una vita che<br />
gli era strappata, Gesù ne ha fatto una vita donata. Nel pasto eucaristico ha<br />
voluto affermare questa realtà. Ha voluto che fosse riaffermata ogni giorno, in<br />
un mondo <strong>di</strong> violenza, affinché per mezzo <strong>di</strong> essa conoscessimo il vero volto <strong>di</strong><br />
Dio e affinché <strong>di</strong>venisse la nostra vita.<br />
Nell'eucaristia è racchiuso il significato più profondo e completo della<br />
vita offerta in sacrificio: quella del Figlio <strong>di</strong> Dio fatto uomo, ma anche quella<br />
<strong>di</strong> chi, comunicando al santo mistero del corpo e del sangue <strong>di</strong> Cristo, <strong>di</strong>viene<br />
sacrificio perenne gra<strong>di</strong>to a Dio. Non si tratta <strong>di</strong> versare altro sangue né <strong>di</strong><br />
martoriare alcun corpo, né il proprio né quello <strong>di</strong> altri, ma <strong>di</strong> tendere con tutte<br />
le energie a fare della vita una "eucaristia", un memoriale gratuito <strong>di</strong> quanto è<br />
stato donato, e che deve trasparire veracemente, con volontà generosa e con<br />
spirito <strong>di</strong> autentico servizio, nelle nostre parole e nei nostri gesti. Offerta viva,<br />
appunto, e non <strong>di</strong> morte: a lode e gloria dell'unico Signore, perché tutta la nostra<br />
vita <strong>di</strong>venti un sacrificio <strong>di</strong> lode a lui gra<strong>di</strong>to.<br />
Preghiamo con le parole della liturgia:<br />
"Signore, Dio vivente,<br />
guarda il tuo popolo radunato intorno a questo altare,<br />
per offrirti il sacrificio della nuova ed eterna alleanza;<br />
purifica i nostri cuori,<br />
perché alla cena dell'Agnello<br />
possiamo pregustare la Pasqua eterna<br />
della Gerusalemme del cielo. Amen".<br />
Omelie<br />
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<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Tutti amati fino all'estremo<br />
La Croce: evento, mistero, messaggio<br />
Omelia tenuta dal Vescovo nel corso dell'azione liturgica del<br />
Venerdì Santo<br />
<strong>Rimini</strong>, Basilica Cattedrale, 6 aprile 2012<br />
Soffermiamoci qualche istante, fratelli e sorelle, per ascoltare l'invito che il<br />
Crocifisso ci rivolge dall'alto del patibolo: "O voi che passate per via, alzate lo<br />
sguardo e vedete se c'è un dolore grande come il mio" (Lam 1,12).<br />
1. La Croce è un evento, un mistero, un messaggio. E' innanzitutto un<br />
evento. Non è la ban<strong>di</strong>era <strong>di</strong> una ideologia dolorista; non è il simbolo <strong>di</strong> una<br />
rivoluzione sociale o politica; non è il <strong>di</strong>stintivo <strong>di</strong> una setta esagitata o <strong>di</strong><br />
una nicchia ristretta e faziosa; non è neppure la semplice cifra <strong>di</strong> una vita interamente<br />
e gratuitamente spesa nel totale dono <strong>di</strong> sé. La croce <strong>di</strong> Gesù è un<br />
avvenimento storico, reale e singolare, certo e documentabile: "fu crocifisso<br />
sotto Ponzio Pilato", un avvenimento <strong>di</strong> cui ci parlano anche storici ebrei, come<br />
Giuseppe Flavio, e romani, come Cornelio Tacito.<br />
La tentazione <strong>di</strong> "svuotare la parola della croce" (1Cor 1,17) è sempre in<br />
agguato. La morte in croce <strong>di</strong> Gesù è un fatto totalmente indubitabile perché<br />
totalmente ininventabile. Lo ha capito bene san Paolo, che definisce la Croce<br />
"scandalo per i giudei, stoltezza per i pagani" (1Cor 1,23). Per i giudei la Croce<br />
contrad<strong>di</strong>ce l'immagine <strong>di</strong> Dio, il quale coerentemente con la sua natura onnipotente<br />
- appunto, <strong>di</strong>vina! - non potrebbe che manifestarsi nei segni della potenza,<br />
cioè me<strong>di</strong>ante gesti sfolgoranti, risolutori, definitivi. E' questo lo schema<br />
normale, comunemente con<strong>di</strong>viso dall'attesa giudaica della venuta <strong>di</strong> Dio nella<br />
storia: tutto l'opposto della debolezza della Croce.<br />
Ma la Croce cozzava anche contro la visione religiosa e culturale dell'antichità<br />
nel suo complesso. Se per il giudeo la Croce rappresenta uno scandalo,<br />
un ostacolo insormontabile perché <strong>di</strong>ametralmente opposta allo stile <strong>di</strong> Dio <strong>di</strong><br />
cui parlano le Scritture, per il greco la Croce è stupi<strong>di</strong>tà totale e totale i<strong>di</strong>ozia,<br />
un assurdo al quadrato. Che un Dio <strong>di</strong>venti un uomo assumendone il <strong>di</strong>venire,<br />
i bisogni e i limiti, è per il greco una follia al cento per cento. Ma è follia<br />
ancora più folle che un Dio finisca sconfitto sulla Croce. Un Dio che appare<br />
"capovolto": non l'uomo che si svena per lui, ma lui per l'uomo. Una storia così<br />
spaventosa e raccapricciante nessuno, davvero nessuno! se la poteva neanche<br />
lontanamente immaginare.<br />
Di questo evento pren<strong>di</strong>amo la scena madre, quella dell'agonia al Getsemani.<br />
Qui ci viene svelata la passione interiore <strong>di</strong> Gesù. Mentre gli altri brani ci<br />
raccontano che cosa Gesù subisce, che cosa gli fanno, qui ci viene narrato che<br />
Atti del Vescovo
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
cosa Gesù prova nell'intimo insondabile del suo cuore. I vangeli sono sempre<br />
molto sobri nel rivelarci il mondo interiore <strong>di</strong> Gesù. Le poche volte in cui lo<br />
fanno meritano molta attenzione. Questo è uno <strong>di</strong> quei momenti.<br />
Per Gesù la passione non è solo crocifissione e morte; è il fallimento della<br />
sua missione, una missione drammaticamente spezzata: non solo incompiuta,<br />
ma miseramente fallita in un crack tragico e spaventoso. Si intuisce allora perché<br />
Gesù "cominciò a sentire paura e angoscia". Intanto il verbo "cominciare"<br />
vuol <strong>di</strong>re che questi sentimenti non sono roba <strong>di</strong> un minuto: durano a lungo,<br />
fino all'ultimo respiro. I due termini "paura e angoscia" sono sconcertanti: un<br />
Gesù così non si era mai visto. La "paura" in<strong>di</strong>ca il momento in cui si è sotto<br />
shock e si rimane impietriti, completamente paralizzati. L'angoscia traduce un<br />
termine che <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> per sé "spaesamento", come se Gesù <strong>di</strong> fronte al misterioso<br />
<strong>di</strong>segno <strong>di</strong> Dio si sentisse <strong>di</strong>sorientato, "spiazzato". La compagnia dei tre<br />
<strong>di</strong>scepoli - Pietro, Giacomo e Giovanni - allude alla scena della Trasfigurazione,<br />
ma ora la rivelazione è capovolta rispetto a quella sull'alto monte: là si vedeva<br />
un uomo inondato dalla gloria <strong>di</strong> Dio, qui il Figlio <strong>di</strong> Dio appare in tutta la nu<strong>di</strong>tà<br />
e la misera solitu<strong>di</strong>ne della sua umanità.<br />
Ma ciò che si specchia nell'anima desolata <strong>di</strong> Gesù è soprattutto la sua preghiera:<br />
"Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice! Però<br />
non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu". E' una preghiera semplice e intensa,<br />
dalla struttura classica: c'è l'invocazione del Padre, poi una professione <strong>di</strong> fede<br />
(tutto è possibile a te), poi una domanda (allontana da me questo calice) e poi<br />
da ultimo, la consegna, la resa, l'abbandono e l'obbe<strong>di</strong>enza (non ciò che voglio<br />
io, ma ciò che vuoi tu). Da evidenziare l'invocazione Abbà (Papà, Babbo caro),<br />
un modo infantile <strong>di</strong> chiamare il Padre. Proprio nel momento in cui Gesù pare<br />
inascoltato dal Padre, proprio sul punto <strong>di</strong> sperimentare il suo abbandono, lo<br />
chiama "Babbo", un nome tenerissimo che lascia trapelare la sua incrollabile<br />
fiducia nell'amore del Padre e la sua ferma volontà <strong>di</strong> abbandonarsi a lui, qualunque<br />
cosa capiti, anche l'evento terribile e catastrofico della crocifissione.<br />
Proprio come <strong>di</strong>rà prima <strong>di</strong> morire: "Padre, nelle tue mani affido la mia vita".<br />
Ben <strong>di</strong>verso l'atteggiamento <strong>di</strong> Socrate, che va impavido e imperturbabile<br />
incontro alla morte. Racconta Platone che mentre veniva preparata la cicuta,<br />
il maestro stava imparando a suonare un'aria sul flauto. "A che cosa ti servirà?",<br />
gli fu chiesto. "A sapere quest'aria prima <strong>di</strong> morire", fu la risposta. Per la<br />
sapienza greca il confronto è a tutto vantaggio <strong>di</strong> Socrate. Il modo in cui Gesù<br />
è morto è un insuperabile scandalo, indegno non solo <strong>di</strong> un figlio <strong>di</strong> Dio, ma<br />
anche semplicemente <strong>di</strong> un uomo saggio. Detto da un credente può sembrare<br />
paradossale: l'ideale è Socrate, non Gesù.<br />
"Tuttavia il mio Dio è Gesù. Socrate è l'eroe, è l'eccezione, non ogni uomo.<br />
Gesù invece nel Getsemani è ogni uomo. Socrate muore come vorremmo morire;<br />
Gesù muore come veramente si muore" (B. Maggioni).<br />
2. Ora passiamo dal piano dell'evento o della storia - "Cristo è morto" - per<br />
salire al piano del mistero o del significato dell'evento: : "per i nostri peccati",<br />
"per la nostra giustificazione". Ecco il mistero pasquale. Cristo non è morto<br />
per un incidente fortuito, non è morto per una tragica fatalità. E' morto per-<br />
Omelie<br />
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ché si è offerto liberamente alla sua passione, ed è morto per i nostri peccati.<br />
"Erano le nostre colpe che sopportava... il castigo che ci ridona la pace è su<br />
<strong>di</strong> lui; per le sue piaghe siamo stati guariti. Noi tutti eravamo sbandati come<br />
pecore, ognuno perso per la sua strada" (Is 53,4-5). Non ha pensato a salvare<br />
se stesso; non ha cercato <strong>di</strong> scendere dalla croce. Non ha salvato se stesso per<br />
salvare tutti noi.<br />
Ma per penetrare almeno un po' più a fondo nella verità - nel mistero! - <strong>di</strong><br />
queste affermazioni, facciamoci aiutare dal nostro santo Padre Benedetto XVI:<br />
"Nella passione <strong>di</strong> Gesù, tutto lo sporco del mondo viene a contatto con l'immensamente<br />
Puro, con l'anima <strong>di</strong> Gesù Cristo e così con lo stesso Figlio <strong>di</strong> Dio.<br />
Se <strong>di</strong> solito la cosa impura me<strong>di</strong>ante il contatto contagia ed inquina la cosa pura,<br />
qui abbiamo il contrario: dove il mondo, con tutta la sua ingiustizia e cn le sue<br />
crudeltà che lo inquinano, viene a contatto con l'immensamente Puro - là Egli, il<br />
Puro, si rivela al contempo il più forte. In questo contatto lo sporco del mondo<br />
viene realmente assorbito, annullato, trasformato me<strong>di</strong>ante il dolore dell'amore<br />
infinito. Siccome nell'uomo Gesù è presente il bene infinito, è ora presente ed<br />
efficace nella storia del mondo la forza antagonista <strong>di</strong> ogni forma <strong>di</strong> male, il bene<br />
è sempre infinitamente più grande <strong>di</strong> tutta la massa del male, per quanto essa sia<br />
terribile".<br />
Ecco dunque in che senso possiamo parlare <strong>di</strong> sacrificio <strong>di</strong> espiazione dei<br />
nostri peccati, da parte <strong>di</strong> Gesù. Non nel senso che da un Dio crudele venga<br />
chiesta al Figlio una espiazione infinita per potersi riconciliare con noi, ma è<br />
proprio il contrario: è il Padre che ci fa dono del Figlio, e il Figlio si è veramente<br />
donato ("abbandonato") a noi peccatori "mentre eravamo peccatori" (Gesù si<br />
è fatto nostro cibo!) e noi gli abbiamo addossato tutti i nostri peccati. E' l'intero<br />
genere umano con tutta la massa delle sue innumerevoli colpe a pesare,<br />
come una enorme piramide rovesciata, sulle spalle del Figlio. Ed è il Figlio che<br />
con tutta questa "male<strong>di</strong>zione" sta davanti al Padre e chiede perdono per noi<br />
peccatori: "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno". E' il Figlio<br />
che "fa suoi" questi peccati, come se proprio li avesse commessi lui, e perciò<br />
sperimenta fino in fondo la nostra "per<strong>di</strong>ta del Padre". E' contemporaneamente<br />
il Figlio che, dall'abisso <strong>di</strong> peccato in cui si è calato per amorosa obbe<strong>di</strong>enza<br />
al Padre, che abbandona nelle mani del Padre la sua vita, e così trasforma il<br />
grande No del nostro peccato nel Sì più grande della sua obbe<strong>di</strong>enza al Padre.<br />
3. Da qui scaturisce un solo messaggio: l'amore. Guardando il Crocifisso<br />
che muore per noi, possiamo capire il senso delle parole <strong>di</strong> Paolo: "Ci ha amati<br />
e ha dato se stesso per noi". Per noi, perciò significa non solo "per colpa<br />
nostra", ma anche "per amore nostro". E poiché Gesù ci ha amati non solo<br />
in senso collettivo, ma in senso <strong>di</strong>stributivo - ossia ha amato ognuno <strong>di</strong> noi,<br />
personalmente, singolarmente, irripetibilmente, allora possiamo passare dal<br />
"per noi" al "per me". Come afferma lo stesso Paolo: "Mi ha amato e ha dato<br />
se stesso per me" (Gal 2,20). Nel testo della lettera ai Corinti, Paolo specifica<br />
chi è questo "me": uno che l'ha perseguitato (1Cor 15,9); uno che l'ha o<strong>di</strong>ato.<br />
Ma chi <strong>di</strong> noi qui presenti non ha la sua storia <strong>di</strong> miseria da non dover <strong>di</strong>re "per<br />
Atti del Vescovo
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
me"? Una storia fatta <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>menti, <strong>di</strong> ostilità, <strong>di</strong> compromessi, <strong>di</strong> in<strong>di</strong>fferenze.<br />
Eppure il Crocifisso ha amato proprio me e ha dato se stesso anche per me.<br />
Lasciamoci allora trafiggere dalle parole dette da Gesù a un grande mistico:<br />
"Io ho pensato a te durante la mia agonia, per te ho versato quelle gocce <strong>di</strong><br />
sangue. Vuoi dunque che mi costi sempre il sangue della mia umanità senza<br />
che tu <strong>di</strong>a delle lacrime"?<br />
Omelie<br />
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È risorto per farci risorgere<br />
Dalla morte dell'idolatria alla vita nuova della fede<br />
Omelia tenuta dal Vescovo in occasione della Veglia Pasquale<br />
<strong>Rimini</strong>, Basilica Cattedrale, 8 aprile 2012<br />
Cristo è risorto. Non c'è notizia più interessante, più attuale, più importante<br />
e decisiva <strong>di</strong> questa. La risurrezione <strong>di</strong> Cristo è la notizia più interessante che<br />
mai ci sia stata, che mai ci sia e ci sarà nella storia, perché un avvenimento del<br />
genere non si era mai sentito a memoria d'uomo né mai più si sentirà fino alla<br />
fine del mondo. Questa è la più attuale <strong>di</strong> tutte le news, perché dopo duemila<br />
anni dal suo primissimo lancio - quel mattino del 9 aprile dell'anno 30 - non ha<br />
perduto un millesimo <strong>di</strong> freschezza rispetto alla prima volta. E si capisce: <strong>di</strong>re<br />
che Cristo è risorto, significa <strong>di</strong>re che è vivo oggi e che sarà vivo per sempre, e<br />
quin<strong>di</strong> non ci sarà epoca o generazione che non possa <strong>di</strong>rsi contemporanea a<br />
lui e alla sua irresistibile attrazione. "Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti<br />
a me". La risurrezione <strong>di</strong> Cristo è anche la notizia più importante e decisiva tra<br />
tutte, perché fa la <strong>di</strong>fferenza tra quanti la ritengono vera, la credono e vivono<br />
da risorti, e quanti invece non la credono e vivono come se Cristo fosse morto,<br />
sepolto, e niente più.<br />
Ma cosa significa che Cristo è risorto? Innanzitutto che è morto per amore<br />
nostro, e cioè che "ha dato la sua vita per noi". Ma se è anche risorto, l'espressione<br />
- "dare la vita" - non significa solo che Gesù <strong>di</strong> Nazaret ha sacrificato la sua<br />
esistenza per amore nostro, ma che ci ha anche comunicato tutta la sostanza<br />
della sua vita, facendola passare nella nostra, tanto che ognuno ne può fare l'esperienza<br />
e può ripetere con san Paolo: "Non sono più io che vivo, ma è Cristo<br />
che vive in me".<br />
La Pasqua - ha scritto s. Agostino - non si celebra a modo <strong>di</strong> anniversario,<br />
ma a modo <strong>di</strong> mistero. Nel linguaggio liturgico "mistero" non significa qualcosa<br />
<strong>di</strong> nebuloso e <strong>di</strong> oscuro, come una sorta <strong>di</strong> geroglifico indecifrabile, ma<br />
è una celebrazione che rende presente l'evento <strong>di</strong> cui si fa memoria. Non si<br />
tratta dunque <strong>di</strong> una pura, nostalgica commemorazione, ma <strong>di</strong> una vera e<br />
propria "azione", alla quale pertanto non si può assistere come spettatori o<br />
ascoltatori, ma bisogna parteciparvi, entrarvi dentro come veri e propri "attori".<br />
Attori non però nel senso teatrale o televisivo del termine. Infatti l'azione<br />
liturgica non è una rappresentazione mimata, ma una ri-presentazione, ossia<br />
una azione che rende presente qui e ora l'evento che si celebra. In questo<br />
senso si può parlare anche <strong>di</strong> attualizzazione, perché grazie allo Spirito Santo,<br />
tutto ciò che riguarda Gesù è e rimane perennemente attuale. Noi possiamo<br />
<strong>di</strong>re che oggi Cristo muore, oggi scende agli inferi, oggi Cristo risorge. Come<br />
Atti del Vescovo
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
<strong>di</strong>ciamo in ogni celebrazione eucaristica, dopo la consacrazione: "Ogni volta<br />
che mangiamo <strong>di</strong> questo e beviamo a questo calice, annunciamo la tua morte,<br />
Signore, proclamiamo la tua risurrezione, atten<strong>di</strong>amo la tua venuta". Riascoltiamo<br />
l'apostolo Paolo: "Quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo<br />
stati battezzati nella sua morte. Per mezzo del battesimo siamo stati dunque<br />
sepolti insieme con lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti<br />
per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una<br />
vita nuova" (Rm 6,3-4).<br />
Quando i catecumeni venivano battezzati con il rito per immersione,<br />
scendevano nu<strong>di</strong> nella vasca battesimale, venivano immersi nell'acqua e poi<br />
risalivano e venivano rivestiti della veste can<strong>di</strong>da. Questo rito esprimeva la verità<br />
dell'evento, anzi non solo la <strong>di</strong>ceva simbolicamente, ma la comunicava effettivamente.<br />
Essere battezzati nella morte <strong>di</strong> Cristo significa e realizza dunque<br />
questo: morire al peccato e vivere per Dio! Ripren<strong>di</strong>amo la lettura <strong>di</strong> san Paolo:<br />
"Per quanto riguarda la sua morte, egli morì al peccato una volta per tutte; ora<br />
invece per il fatto che egli vive, vive per Dio. Così anche voi consideratevi morti<br />
al peccato, ma viventi per Dio, in Cristo Gesù " (Rm 6,10-11).<br />
* * *<br />
Un altro modo per in<strong>di</strong>care la vita nuova generata in noi dal battesimo è<br />
l'espressione, sempre <strong>di</strong> san Paolo: "convertirsi dagli idoli per servire il Dio vivo<br />
e vero". (1Ts 1,9b). Vari sono gli idoli alla cui malefica seduzione siamo tutti<br />
esposti, in questo nostro Occidente obeso e depresso.<br />
Il primo è l'idolo del piacere, imposto dalla cultura edonista - in buona<br />
parte frutto della rivoluzione sessuale degli ultimi decenni - che svincola la<br />
sessualità da ogni norma morale oggettiva, riducendola spesso a gioco e consumo<br />
e indulgendo con la complicità dei mezzi <strong>di</strong> comunicazione sociale a<br />
una sorta <strong>di</strong> idolatria dell'istinto. E' sotto gli occhi <strong>di</strong> tutti il mare <strong>di</strong> sofferenze<br />
causato dalla <strong>di</strong>sgregazione della famiglia, dai sentimenti calpestati, dai coniugi<br />
abbandonati, dai figli contesi o lasciati soli, dalla <strong>di</strong>gnità della persona umana<br />
umiliata, dall'abbrutimento della pornografia, dall'aberrazione della pedofilia,<br />
da una società <strong>di</strong>ventata "senza cuore" (cfr Rm 1,31) per l'esaltazione del libero<br />
go<strong>di</strong>mento, insensibile alle sofferenze inflitte agli altri. Uno dei primi segni della<br />
trasfusione <strong>di</strong> nuova linfa che il vangelo della risurrezione immetteva nelle vene<br />
<strong>di</strong> un mondo decrepito e corrotto come quello pagano era la "buona notizia"<br />
della purezza, esaltando contemporaneamente sia la santità del matrimonio<br />
che quella della verginità.<br />
Un altro idolo è quello <strong>di</strong> un materialismo avido <strong>di</strong> possesso, <strong>di</strong>satteso<br />
verso le esigenze e le sofferenze dei più deboli e privo <strong>di</strong> ogni considerazione<br />
per lo stesso equilibrio delle risorse naturali. La crisi economico-finanziaria è il<br />
drammatico risultato <strong>di</strong> un economicismo insolente e <strong>di</strong> un esasperato utilitarismo<br />
che ha fatto del profitto il moloch a cui sacrificare ogni valore umano, perfino<br />
la <strong>di</strong>gnità delle persone, perfino la possibilità <strong>di</strong> sola sopravvivenza per intere<br />
popolazioni, fino al paradosso che pochi ricchi <strong>di</strong>ventano sempre <strong>di</strong> meno<br />
e sempre più ricchi, e moltissimi poveri <strong>di</strong>ventano sempre <strong>di</strong> più e sempre più<br />
Omelie<br />
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poveri. Oggi i cristiani sono chiamati a fare scelte concrete ispirate a sobrietà, a<br />
senso della misura e a un doveroso freno dei propri desideri.<br />
Il terzo idolo è l'idolo del libertarismo, ossia <strong>di</strong> una concezione vistosamente<br />
deformata della libertà, sottratta al suo costitutivo rapporto con la verità e<br />
con la norma morale. Chi non vede a quali abnormi conseguenze <strong>di</strong> ingiustizia<br />
e persino <strong>di</strong> violenza porta, nella vita dei singoli e dei popoli, l'uso <strong>di</strong>storto della<br />
libertà? Una libertà concepita come assenza <strong>di</strong> vincoli degenera in in<strong>di</strong>vidualismo<br />
eretto a idolatria, anche perché sganciato da ogni esigenza <strong>di</strong> solidarietà e<br />
<strong>di</strong> responsabilità.<br />
Preghiamo con le parole <strong>di</strong> un grande scrittore del secolo scorso, convertito<br />
al cattolicesimo: "Sii benedetto, mio Dio, che mi hai liberato dagli idoli, e che fai<br />
sì che io non adori che Te solo, e non invece Iside e Osiride, o la Giustizia, o il<br />
Progresso, o la Verità, o la Divinità, o l'Umanità, o le leggi della Natura, o l'Arte,<br />
o la Bellezza... o il Vuoto lasciato dalla tua assenza" (P. Claudel).<br />
Atti del Vescovo
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Perché cercate tra i morti colui<br />
che è vivo?<br />
E' risorto, cammina con noi, ci precede "in Galilea"<br />
Omelia del Vescovo tenuta nella messa del giorno <strong>di</strong> Pasqua<br />
<strong>Rimini</strong>, Basilica Cattedrale, 8 aprile 2012<br />
Tutto era miseramente finito quel 14 <strong>di</strong> nisan a Gerusalemme sul Calvario<br />
all'ora nona, quando il Crocifisso "dando un forte grido, spirò". Lo mettono concordemente<br />
in evidenza le testimonianze <strong>di</strong> Matteo, <strong>di</strong> Marco e <strong>di</strong> Luca: il nostro<br />
Salvatore era morto così. Tutto finito? No, con quel grido a gran voce tutto era<br />
ricominciato. In effetti l'uomo che muore, si spegne stremato dall'agonia, con<br />
respiri sempre più lenti e più flebili. Invece l'ultimo segno <strong>di</strong> vita del Figlio <strong>di</strong><br />
Dio è il grido trionfale <strong>di</strong> una vittoria annunciata, che si <strong>di</strong>spiegherà in pienezza<br />
la mattina <strong>di</strong> Pasqua e si realizzerà progressivamente nella vita ecclesiale e nel<br />
crescere in noi della grazia <strong>di</strong>vina. Il suo non è il rantolo del moribondo, ma il<br />
grido del neonato: mentre muore alla vita terrena, Cristo rinasce alla vita nuova<br />
e <strong>di</strong>viene "spirito datore <strong>di</strong> vita" (1Cor 15,45).<br />
A quello del venerdì santo fa eco il grido <strong>di</strong> stupefatta sorpresa del mattino<br />
<strong>di</strong> Pasqua: è risorto, non è qui!<br />
Non è nella schiera dei potenti della storia, che per quanto si siano o siano<br />
stati pateticamente <strong>di</strong>chiarati immortali, non sono riusciti a sconfiggere l'ultima<br />
Nemica, la morte, e nessuno li ha mai visti uscire gloriosi e trionfanti dai mausolei<br />
in cui sono stati rinchiusi e imbalsamati.<br />
Non è nella serie variopinta degli illustri sapienti e insigni maestri dell'umanità:<br />
per quanto possano brillare ancora le loro dotte teorie, nessuno li ha mai<br />
visti scendere vivi e vegeti dall'alto pie<strong>di</strong>stallo dei loro monumenti.<br />
Non è nella trafila dei gran<strong>di</strong> benefattori dell'umanità: per quante malattie<br />
siano riusciti a debellare, per quante provvidenziali scoperte abbiano siglato,<br />
per quante geniali invenzioni abbiano escogitato, un bel giorno sono andati a<br />
finire anch'essi, come tutti, nel registro dei defunti, e non ne sono stati mai più<br />
cancellati.<br />
Non è nella compagnia dei gran<strong>di</strong> fondatori <strong>di</strong> religione, che ormai giacciono<br />
nella polvere e nessuno <strong>di</strong> loro può <strong>di</strong>re come lui: "Io ero morto, ma ora vivo<br />
per sempre e ho potere sopra la morte e sopra gli inferi" (Ap 1,17-18).<br />
Non è qui. E' risorto. Ma dov'è adesso? Lontano da noi, ci verrebbe da <strong>di</strong>re.<br />
Lontano dal nostro cielo che ha tanto amato? dalla nostra terra in cui, tra la gramigna<br />
della malizia, ha seminato il grano della pace? lontano dalla nostra carne<br />
<strong>di</strong> cui si è rivestito, dalle nostre malattie che pure si è addossato?<br />
E' risorto. Non è qui. Ma non è fuggito da noi, da questo nostro mondo im-<br />
Omelie<br />
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pastato <strong>di</strong> grandezza e <strong>di</strong> miseria, da questa nostra umanità che ci espone alla<br />
fragilità e ci sbilancia nell'infinito. Non si è reso irreperibile ai nostri tormenti,<br />
alle scommesse dell'amore, ai rischi degli affetti, al sudore del lavoro, alla monotonia<br />
del quoti<strong>di</strong>ano. Non si è rifugiato sul Tabor dove non si può non <strong>di</strong>re:<br />
"E' bello stare qui". No! lui se ne sta giù nelle nostre pianure, invase da palu<strong>di</strong><br />
e pantani, dove le strade sono più trafficate e sdrucciolevoli, e i testacoda della<br />
speranza sono più impreve<strong>di</strong>bili e pericolosi.<br />
Ora lui sta con noi più <strong>di</strong> prima. Perché non è reperibile solo in Palestina,<br />
ma dovunque l'uomo lotta, soffre e spera. Perché non è solo ieri che è venuto<br />
ad abitare in mezzo a noi, ma è oggi. Senza più i limiti del tempo e i con<strong>di</strong>zionamenti<br />
dello spazio. La risurrezione del Nazareno ci regala una presenza eterna.<br />
Proprio perché è risorto non ci lascia più: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni,<br />
sino alla fine del mondo". Proprio perché è salito in cielo e vive nell'amore del<br />
Padre, rimane con noi, e in questo stesso abbraccio stringe tutti e ciascuno <strong>di</strong><br />
noi. Entrando nella sovra-storia, non si chiama fuori dalla nostra storia, ma si<br />
fa contemporaneo a ogni avvenimento, compagno <strong>di</strong> viaggio <strong>di</strong> ogni cammino,<br />
interlocutore attuale <strong>di</strong> ogni esistenza. Eternamente presente, ci conduce per<br />
mano, ci costituisce popolo, ci fa sua Chiesa. E ripete: "questo è il mio corpo", e<br />
"io ti assolvo", e assicura che ogni bicchiere d'acqua donato "l'avrete dato a me".<br />
La grazia della Pasqua è <strong>di</strong> risorgere con lui, <strong>di</strong> morire al peccato e <strong>di</strong> non<br />
vivere più per noi stessi, ma per lui che è morto e risorto per noi. Ma per vivere<br />
già quaggiù da risorti, dobbiamo vivere come lui: non dobbiamo scappare<br />
dal mondo, rifugiarci negli eremi, chiuderci nelle sagrestie, de<strong>di</strong>carci a raffinate<br />
esperienze <strong>di</strong> turismo spirituale. Dobbiamo certo cercare le cose <strong>di</strong> lassù, che<br />
però non sono le cose che stanno appese sotto il cielo o sospese a mezz'aria,<br />
ma sono i valori alti e gran<strong>di</strong> - quelli che chiamiamo valori "superiori" - le realtà<br />
che colmano la nostalgia <strong>di</strong> infinito che ci abita nel cuore.<br />
Oggi - lo sappiamo, ma troppo spesso ce ne <strong>di</strong>mentichiamo - non basta più<br />
una fede professata nei cenacoli chiusi dentro le chiese, una fede ridotta alla<br />
frequenza a riti e funzioni sacre, scaduta a pratica abitu<strong>di</strong>naria <strong>di</strong> devozioni e<br />
precetti. Oggi i cristiani devono stare là, "in Galilea", dove lui ci ha preceduto,<br />
dove la vita sembra scivolare su un piano inclinato verso lo strapiombo del nulla<br />
e la notizia della risurrezione appare una droga alienante o un dolciastro sciroppo<br />
consolatorio. Là, "in Galilea", attestati sulle frontiere della vita e della morte,<br />
i cristiani devono stare con fedeltà, con passione e con gioia. Con grande gioia.<br />
Per <strong>di</strong>mostrare che incontrare il Risorto significa trovare un tesoro, non perdere<br />
un capitale. Per mostrare con fatti <strong>di</strong> vangelo che non c'è vita più umana <strong>di</strong><br />
quella cristiana.<br />
Nell'accadere degli eventi, nelle tappe del nostro destino terreno, dentro<br />
ogni occasione <strong>di</strong> gioia e dentro ogni dolore, noi possiamo chiamarlo: "Gesù".<br />
"Sono qui, sono risorto e sono sempre con te", lui ci risponde. Questa è l'autentica<br />
esperienza <strong>di</strong> Pasqua. E solo una Pasqua vera può essere veramente una<br />
buona Pasqua.<br />
Atti del Vescovo
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Contemplando il bel Pastore<br />
Nel suo gregge non veniamo né spersonalizzati né<br />
deresposabilizzati<br />
Omelia tenuta dal Vescovo nel corso della santa Eucaristia<br />
celebrata alla Convocazione del rinnovamento nello Spirito<br />
<strong>Rimini</strong>, Basilica Cattedrale, 28 aprile 2012<br />
Fortissimo, tenerissimo Gesù! Un giorno, a Gerusalemme, in una polemica<br />
rovente ingaggiata dai farisei, gli fu sbattuta in faccia dalla rissosa controparte<br />
la domanda ultimativa: "Ma tu, tu chi sei?" (cfr Gv 8,25). E' curioso notare che<br />
quando l'interrogativo sulla propria identità gli viene posto in modo subdolo e<br />
aggressivo, la replica <strong>di</strong> Gesù risulta piuttosto sfuggente. Ma non ci si può sottrarre<br />
alla domanda fatale: chi è Gesù <strong>di</strong> Nazaret? Certo, non vogliamo cadere<br />
nell'abbaglio <strong>di</strong> pretendere <strong>di</strong> essere noi a dettargli la carta <strong>di</strong> identità o a consegnargli<br />
la chiave dell'insondabile mistero che lo abita. Ci si deve arrendere:<br />
Cristo conosce la cristologia infinitamente <strong>di</strong> più <strong>di</strong> quanto non la conoscano<br />
i cristologi! Non resta perciò che mettersi in ascolto delle sue limpide, categoriche<br />
<strong>di</strong>chiarazioni, come le ben sette autodesignazioni - presenti nel quarto<br />
vangelo - che iniziano tutte con la formula solenne: "Io-Sono", e vengono etichettate<br />
dagli esegeti come "io-sono pre<strong>di</strong>cativi": "Io sono il pane della vita...<br />
la luce del mondo... la porta... il buon pastore... la risurrezione e la vita... la via,<br />
la verità e la vita... la vite vera".<br />
1. Misterioso, ma tutt'altro che enigmatico, Gesù rivela il segreto della sua<br />
più intima e autentica personalità a chi è ben <strong>di</strong>sposto ad ospitarlo nel proprio<br />
cuore. Nel brano evangelico proclamato poco fa, il Maestro si specchia nella metafora<br />
a lui più cara, quella del pastore, e si mette a tessere il suo più fedele autoritratto,<br />
servendosi <strong>di</strong> due fili robusti, che fanno da trama e da or<strong>di</strong>to all'intera<br />
figura: il filo della fortezza del pastore e quello della sua ineguagliabile tenerezza.<br />
Gesù è il bel pastore, bello perché forte e tenero insieme. Con indomito<br />
coraggio <strong>di</strong>fende le sue pecorelle dagli artigli dei lupi, le protegge dai meschini<br />
interessi e dalle brame fameliche del mercenario - non per nulla pecunia si fa<br />
derivare da pecus! - e le tutela dalle losche trame e dagli agguati insi<strong>di</strong>osi <strong>di</strong><br />
ladri e briganti. Ma il nostro Pastore è bello anche perché è tenerissimo, mite<br />
e dolce <strong>di</strong> cuore. Mentre Gesù si racconta, scorrono in <strong>di</strong>ssolvenza le immagini<br />
pennellate dal profeta Isaia: "Ecco, come un pastore egli fa pascolare il gregge<br />
/ e con il braccio lo raduna; / porta gli agnellini sul petto / e conduce dolcemente<br />
le pecore madri" (Is 40,11). O quelle, non meno toccanti, del profeta<br />
Ezechiele: "Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare.<br />
Oracolo del Signore Dio. Andrò in cerca <strong>di</strong> quella perduta e ricondurrò all'ovile<br />
Omelie<br />
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<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata" (Ez 34,15s).<br />
Gesù si rivela come il pastore talmente innamorato del suo gregge da sballare<br />
i calcoli: se lascia le novantanove pecore nell'ovile per andare in cerca <strong>di</strong><br />
quella perduta, è segno che nella sua strana aritmetica uno è uguale a novantanove.<br />
Anzi c'è <strong>di</strong> più: questo Pastore considera la pecorella smarrita più importante<br />
<strong>di</strong> se stesso, al punto da offrire anche solo per quella il dono della propria<br />
vita. Così la metafora supera se stessa: quando mai si è visto in giro un pastore<br />
così? Ecco perché Gesù è il bel pastore: bello del fascino dell'amore, ci avvince<br />
con la sua sorprendente generosità e il suo incre<strong>di</strong>bile coraggio.<br />
2. Non possiamo però passare sotto silenzio quella sorta <strong>di</strong> allergia urticante<br />
che l'immagine del gregge provoca in noi, cristiani <strong>di</strong> oggi, e che si può riassumere<br />
in due obiezioni. La prima è espressa in questo dubbio: a noi che viviamo in<br />
una società ad alto tasso <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidualismo narcisista e autoreferenziale, l'immagine<br />
<strong>di</strong> una Chiesa 'gregge' non ci fa venire forse il sospetto <strong>di</strong> un collettivismo<br />
spersonalizzante?<br />
Possiamo stare sereni. Il nostro Pastore "chiama le sue pecore, ciascuna per<br />
nome" (Gv 10,3). E' vero che Gesù "ci ha amati e ha dato la sua vita per noi", ma<br />
il plurale 'noi' non è tanto un plurale collettivo, quanto piuttosto <strong>di</strong>stributivo: ci ha<br />
amati tutti e ciascuno, per nome, uno ad uno. Per questo san Paolo può <strong>di</strong>re: "Mi<br />
ha amato e ha dato se stesso per me" (Gal 2,20). Nella Chiesa lo Spirito ci fonde<br />
nell'unità, ma non ci confonde nell'uniformità. Entrando a far parte del suo gregge,<br />
non regre<strong>di</strong>amo nell'impersonale. Non rischiamo <strong>di</strong> perdere la nostra singolare,<br />
irripetibile, originalissima personalità, perché lo Spirito Santo mentre unisce<br />
tutti i credenti in Cristo, non li <strong>di</strong>fferenzia per numero, ma li <strong>di</strong>stingue per nome,<br />
e fa fiorire la varietà dei doni, delle vocazioni, dei servizi. L'unità da lui creata è<br />
comunione <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinti, non confusione <strong>di</strong> identici. Lo Spirito della Pentecoste non<br />
azzera le personalità, ma le promuove. Come si vede nel variegato campionario<br />
dei santi: tutti rassomigliano a Cristo, ma nessuno è intercambiabile con un altro.<br />
Teresa <strong>di</strong> Calcutta riproduce un Gesù al femminile, come Caterina da Siena, ma<br />
Teresa non è la copia conforme <strong>di</strong> Caterina. Il "Pastore grande delle pecore" (Ebr<br />
13,20), guarda i gigli dei campi e gli uccelli del cielo, ma per lui tu sei tu e vali<br />
molto <strong>di</strong> più dei fiori e dei passeri. Fin dal grembo <strong>di</strong> tua madre Dio Padre ha<br />
sillabato il tuo nome, e ti ha <strong>di</strong>segnato sulle palme delle sue mani (cfr Is 49,1.16).<br />
Tu sei prezioso ai suoi occhi, come nessun altro. E' solo "quando entriamo in<br />
rapporto personale con Cristo - afferma Benedetto XVI - che lui ci rivela la nostra<br />
identità e, nella sua amicizia, la Vita cresce e si realizza in pienezza".<br />
Chiamati uno ad uno e salvati insieme: così la Chiesa '<strong>di</strong>mostra' la santa<br />
Trinità, nel senso che si mostra come la sua insostituibile 'prolunga' sulla terra.<br />
Come in Dio le tre Persone sono perfettamente uguali, ma anche perfettamente<br />
<strong>di</strong>stinte e perciò perfettamente unite, così la Chiesa si presenta non come una<br />
somma <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui, ma come veramente è: una comunione <strong>di</strong> persone. La comunità<br />
cristiana non è una massa <strong>di</strong> anonimi o una folla <strong>di</strong> ignoti, ma una comunità<br />
<strong>di</strong> chiamati. Dal fatto che l'Uno è Trino, san Tommaso d'Aquino affermava che la<br />
comunione nell'unità si oppone alla <strong>di</strong>visione tra gli in<strong>di</strong>vidui, non alla pluralità<br />
delle persone (cfr S.Th. I, q.30, a.3, ad 3).<br />
Atti del Vescovo
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
3. Infine affrontiamo brevemente l'altro sospetto che grava sulla metafora<br />
del gregge, il sospetto <strong>di</strong> gregarismo, termine <strong>di</strong>spregiativo che deriva appunto<br />
da 'gregge' e in<strong>di</strong>ca atteggiamenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza remissiva e <strong>di</strong> supina passività.<br />
Vale anche qui quanto già detto: il gregge del bel Pastore è un gregge<br />
speciale. La metafora vuole in<strong>di</strong>care una cor<strong>di</strong>ale docilità nei confronti <strong>di</strong> Cristo,<br />
non una rassegnata inerzia nella comunità cristiana. Quella del gregge è<br />
metafora tutt'altro che deresponsabilizzante. In effetti la Chiesa è un gregge <strong>di</strong><br />
pecore, non un branco <strong>di</strong> pecoroni. Nella Chiesa del buon Pastore vige, certo,<br />
una "comunione gerarchica", ma anche i pastori or<strong>di</strong>nati sono e restano prima<br />
<strong>di</strong> tutto dei battezzati; perciò sono e restano doppiamente <strong>di</strong>pendenti da Cristo:<br />
in quanto battezzati e in quanto or<strong>di</strong>nati. Gli 'anziani-pastori' stiano piuttosto<br />
attenti a "non sorvegliare il gregge perché costretti, né per vergognoso<br />
interesse, né spadroneggiando sulle persone" (cfr 1Pt 5,2s). In effetti, in forza<br />
dell'unico e identico battesimo, nella Chiesa siamo tutti pecore. Tutti i cristiani,<br />
dal papa al più recente dei battezzati, possiedono il motivo della vera grandezza<br />
non tanto nel rivestire questo o quell'incarico nella comunità cristiana,<br />
quanto nell'essere dei battezzati. Il titolo della vera <strong>di</strong>gnità per me non è quello<br />
<strong>di</strong> essere vescovo, ma quello <strong>di</strong> essere cristiano. Prima <strong>di</strong> tutto siamo tutti<br />
pecore, e perciò dei redenti per grazia, e per grazia siamo dei 'corredentori'.<br />
Da qui <strong>di</strong>scende la legge della corresponsabilità nella Chiesa. Tutti sono<br />
corresponsabili <strong>di</strong> tutti nell'azione salvifica, e quin<strong>di</strong> tutti i battezzati, senza<br />
eccezioni, sono chiamati a partecipare in qualche forma al servizio pastorale,<br />
in necessaria e coor<strong>di</strong>nata cooperazione con quelli che sono pastori per ministero.<br />
Nessuno può essere considerato puramente un destinatario dell'azione<br />
pastorale. Qualunque sia il nostro servizio - ministri or<strong>di</strong>nati, genitori, educatori,<br />
catechisti e altri operatori pastorali - siamo tutti chiamati a servire, nella<br />
logica e nello stile del bel Pastore: la logica e lo stile del dono a fondo perduto.<br />
Oggi celebriamo la Giornata Mon<strong>di</strong>ale <strong>di</strong> preghiera per le vocazioni sacerdotali.<br />
Preghiamo perché molti giovani rispondano alla chiamata del bel Pastore<br />
con umile, grata e incon<strong>di</strong>zionata generosità. A loro de<strong>di</strong>chiamo il pensiero<br />
del Papa: "E' bello sapere che Gesù ti cerca, fissa il suo sguardo su <strong>di</strong> te, e con<br />
la sua voce inconfon<strong>di</strong>bile <strong>di</strong>ce anche a te: Seguimi!".<br />
Omelie<br />
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<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Vento <strong>di</strong> libertà e fuoco <strong>di</strong> carità<br />
Lo Spirito Santo anima della Chiesa<br />
Catechesi tenuta dal Vescovo nel corso della Veglia Diocesana <strong>di</strong><br />
Pentecoste<br />
<strong>Rimini</strong>, Piazza Cavour, 26 maggio 2012<br />
Quella mattina <strong>di</strong> Pentecoste dell'anno 30 a Gerusalemme si u<strong>di</strong>rono a<br />
ciel sereno due tuoni assordanti. Il primo squarciò l'aria all'improvviso, come<br />
un vento fragoroso che si abbatte gagliardo, e sembrò voler squassare il cenacolo<br />
dove si trovavano riuniti Pietro con Maria e gli altri <strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong> Gesù.<br />
La casa fu tutta riempita da un turbine vorticoso, ma non crollò. Il secondo<br />
boato rintronò nel cuore <strong>di</strong> una folla straripante che si era nel frattempo riunita<br />
lì intorno, quando Pietro con gli Un<strong>di</strong>ci si alzò in pie<strong>di</strong> e "a voce alta"<br />
proclamò:<br />
"Sappia dunque con certezza tutta la casa d'Israele che Dio ha costituito<br />
Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso. All'u<strong>di</strong>re queste cose si<br />
sentirono trafiggere il cuore e <strong>di</strong>ssero a Pietro e agli altri apostoli: Che cosa dobbiamo<br />
fare, fratelli? E Pietro <strong>di</strong>sse loro: Convertitevi e ciascuno <strong>di</strong> voi si faccia<br />
battezzare nel nome <strong>di</strong> Gesù Cristo, per il perdono dei peccati, e riceverete il<br />
dono dello Spirito Santo" (At 2,36-38).<br />
Ora mi domando con voi, sorelle e fratelli tutti: cosa significa celebrare<br />
questa veglia nell'anno de<strong>di</strong>cato dalla nostra <strong>Diocesi</strong> al battesimo? Significa<br />
prendere sul serio le parole gridate da Pietro in quella prima Pentecoste della<br />
storia cristiana: "Convertitevi e fatevi battezzare". Ma mi domando ancora: se<br />
noi siamo già stati battezzati e il battesimo non può essere reiterato, come ci<br />
può riguardare in prima persona il messaggio lanciato da Pietro? Significa forse<br />
che noi qui riuniti stasera siamo chiamati a immergerci con un tuffo nostalgico<br />
nel passato per commemorare un evento confinato nella notte della nostra<br />
infanzia? Certamente no. Non a rievocare, ma a rivivere il nostro battesimo<br />
siamo chiamati in questa santa veglia, e a lasciarci battezzare "nello Spirito<br />
Santo". L'espressione battesimo nello Spirito l'ha inventata Gesù, quando <strong>di</strong>sse:<br />
"Giovanni ha battezzato in acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo,<br />
fra non molti giorni" (At 1,5). Con questa espressione Gesù alludeva a quanto<br />
si sarebbe verificato <strong>di</strong> lì a pochi giorni: l'evento della Pentecoste. Il battesimo<br />
nello Spirito, nell'intenzione <strong>di</strong> Gesù, è proprio la Pentecoste. Ripercorriamo<br />
allora i due simboli attraverso i quali lo Spirito Paraclito si è reso presente quel<br />
giorno nel cenacolo: il vento e il fuoco.<br />
1. Alla scuola <strong>di</strong> "frate vento" impariamo che la vita cristiana è la vita più<br />
umana che ci sia, perché lo Spirito Santo è il vento che libera la nostra libertà<br />
Atti del Vescovo
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
dall'egoismo, dalla paura, dall'illusione. In effetti, scrive san Paolo, "dove c'è lo<br />
Spirito del Signore, c'è libertà" (2Cor 3,17).<br />
Il vento dello Spirito ci libera dall'egoismo, perché ci fa incontrare colui che<br />
è vissuto da uomo totalmente libero e può donarci la sua libertà. I <strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong><br />
Gesù sono liberi perché hanno come unica legge il comandamento dell'amore.<br />
Sono liberi perché amano quello che fanno e fanno solo quello che amano.<br />
Lo Spirito <strong>di</strong> Gesù ti fa amare gli altri, al punto che dopo averli incontrati, essi<br />
restano più liberi, e tu meno schiavo. Nel battesimo sei stato reso libero perché<br />
lo Spirito ti aiuta a donarti ai fratelli senza pretendere <strong>di</strong> possederli. Sei libero<br />
quando ami la libertà del tuo prossimo più della tua. Sei libero perché quando<br />
regali la tua libertà a Dio e ai poveri, sei più libero <strong>di</strong> uno che è costretto a gestirsela<br />
in proprio. Sei libero perché quando lasci lo Spirito libero <strong>di</strong> sprigionarsi<br />
in te, allora solo l'amore è capace <strong>di</strong> incatenarti.<br />
Lo Spirito del Risorto ci libera dalla paura: dalla paura <strong>di</strong> Dio, perché il Dio<br />
<strong>di</strong> Gesù non si pentirà mai <strong>di</strong> avermi creato libero. Se Dio mi cerca dopo il mio<br />
smarrimento, non è per incenerirmi, ma per salvarmi. Se Dio è Padre forte e<br />
tenero, non posso credere che la mia vita sia sotto la minaccia implacabile dei<br />
fulmini scagliati da un Giove perennemente infuriato, ma rientra in un <strong>di</strong>segno<br />
d'amore, pensato apposta per me. Lo Spirito del Signore mi libera dalla madre<br />
<strong>di</strong> tutte le paure, la paura della morte, perché me la fa vedere come una<br />
sorella che mette fine al primo tempo della vita, e mi introduce nel secondo,<br />
infinitamente più ra<strong>di</strong>oso e felice, quando non ci sarà più né lutto, né dolore,<br />
né pianto, ma pace e gioia nello Spirito Santo. Lo Spirito del Signore mi libera<br />
dalla paura della mia fragilità, perché mi fa sentire amato da un Dio pastore che<br />
si intenerisce per la pecora malata, stanca, incinta. Lo Spirito del Signore mi<br />
libera dalla paura del dolore, perché mi convince che quando sono attanagliato<br />
nella prova, la sua voce grida dentro <strong>di</strong> me e mi <strong>di</strong>ce: stai risorgendo. Lo Spirito<br />
Santo mi libera dall'angoscia del passato, dall'ansia del futuro, perché il passato<br />
è sotto il segno della sua misericor<strong>di</strong>a, il presente è stretto nell'abbraccio della<br />
sua tenerezza, il futuro sotto l'arcobaleno della sua provvidenza.<br />
2. Alla scuola <strong>di</strong> "frate focu" impariamo che lo Spirito Santo è lo stesso<br />
amore che circola tra il Padre e il Figlio, e ricor<strong>di</strong>amo che questo stesso amore<br />
è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo (cfr Rm 5,5).<br />
Questo fuoco ci libera dalla impotenza <strong>di</strong> amare, perché ci fa sentire amati.<br />
Tutte le religioni insegnano il comandamento dell'amore, ma nel senso che è<br />
l'uomo che deve amare Dio. Solo il cristianesimo fonda questo comandamento<br />
sull'avvenimento primor<strong>di</strong>ale: è Dio che ci ha amati per primo (cfr 1Gv 4,9-10).<br />
Tutte le religioni comandano che l'uomo deve sacrificarsi per Dio; solo il<br />
cristianesimo insegna invece che è Dio che si è sacrificato per l'uomo. Il movimento<br />
è capovolto. Non sono i <strong>di</strong>scepoli che hanno lavato i pie<strong>di</strong> al Maestro:<br />
questo, tutto sommato, sarebbe abbastanza ovvio. E' il Signore che ha lavato<br />
i pie<strong>di</strong> ai <strong>di</strong>scepoli: questo è davvero sorprendente. Ma non basta, come ci fa<br />
capire Paolo: Dio ci ha amati quando gli eravamo ancora ostili. "Dio <strong>di</strong>mostra<br />
il suo amore verso <strong>di</strong> noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è<br />
morto per noi" (Rm 5,8).<br />
Omelie<br />
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<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
La fede nell'amore che Dio ha per noi e che ha <strong>di</strong>mostrato con la prova<br />
inconfutabile della croce, fonda l'amore per il prossimo non solo nel senso che<br />
lo rende comprensibile, ma anche nel senso che lo fa <strong>di</strong>ventare concretamente<br />
praticabile. E' quanto afferma Gesù dopo la lavanda dei pie<strong>di</strong>: "Se io ho lavato i<br />
pie<strong>di</strong> a voi, anche voi dovete lavarvi i pie<strong>di</strong> gli uni gli altri: Come io ho amato voi,<br />
anche voi, dovete amarvi gli uni gli altri". L'in<strong>di</strong>cativo della fede precede e fonda<br />
l'imperativo dell'amore. Siamo tutti dentro la stretta dell'amore <strong>di</strong>vino. Dio non<br />
ama l'uomo per essere da lui glorificato, ma perché l'uomo viva. Dio non ama<br />
l'uomo perché l'uomo è amabile, ma per renderlo tale. Ami quando non ami<br />
l'altro perché ne hai bisogno, ma ne hai bisogno perché lo ami.<br />
L'amore libera dalla competizione: non solo fa passare dall'innato egocentrismo<br />
all'alterità, ma permette a questo rapporto <strong>di</strong> funzionare, <strong>di</strong> non impennarsi<br />
in contrapposizione, <strong>di</strong> non rovesciarsi in conflitto. Poiché l'uomo è desiderio<br />
insaziato <strong>di</strong> essere amato, l'altro uomo gli appare come possibile concorrente<br />
nel ricevere amore, e quin<strong>di</strong> scatta nell'io la necessità <strong>di</strong> competere e <strong>di</strong> essere<br />
vincenti. A questo punto la carità assume la forma della 'giustizia'. Mentre nella<br />
tra<strong>di</strong>zione occidentale la giustizia è dare a ognuno secondo il suo <strong>di</strong>ritto, nella<br />
Bibbia è dare a ciascuno secondo il suo bisogno. Così l'agape sovverte la legge<br />
del conflitto - homo homini lupus - per instaurare la legge della fraternità. "La<br />
povertà dell'altro, che vedevo come minaccia per la povertà mia, e da cui mi<br />
<strong>di</strong>fendevo affilando le armi, <strong>di</strong>venta l'oggetto primario della mia responsabilità,<br />
il peso da portare, il compito da affrontare" (A. Rizzi).<br />
Il Paraclito ci comunica la vita <strong>di</strong>vina, ci consente una esistenza veramente<br />
e pienamente umana, nel vento della libertà, nel fuoco dell'amore, nell'acqua<br />
della fecon<strong>di</strong>tà.<br />
Siamo venuti qui questa sera, nella piazza maggiore della città, non per<br />
<strong>di</strong>rci o farci <strong>di</strong>re bravi. Non per contarci né per mostrare i muscoli, ma essenzialmente<br />
per pregare. Lasciamoci afferrare dalla potenza dello Spirito del Risorto<br />
e preghiamo insieme: "Vieni, Spirito Santo, vieni!".<br />
Atti del Vescovo
Chiamati a rievangelizzare<br />
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Formare nuovi cenacoli per il 'primo annuncio'<br />
Messaggio del Vescovo al termine della Veglia <strong>di</strong> Pentecoste<br />
<strong>Rimini</strong>, Piazza Cavour, 26 maggio 2012<br />
"C'è una vita più umana <strong>di</strong> quella cristiana?": questa domanda che ha ispirato<br />
e punteggiato il nostro anno pastorale de<strong>di</strong>cato al battesimo, in buona analisi<br />
grammaticale la si <strong>di</strong>rebbe una domanda retorica, dove il punto interrogativo<br />
lascia intuire una risposta scontata: è ovvio che per noi cristiani no, non c'è,<br />
non ci può essere una vita più umana <strong>di</strong> quella cristiana. Ma a pensarci bene,<br />
si tratta <strong>di</strong> una domanda provocante, e provocante non solo per i non cristiani,<br />
ma anzitutto per noi che ci riteniamo e ci professiamo tali. Perché quell'interrogativo<br />
ci si ritorce contro e si potrebbe tradurre così: riusciamo noi cristiani a<br />
<strong>di</strong>mostrare con fatti <strong>di</strong> vita vissuta che la fede in Gesù Cristo ci rende effettivamente<br />
più umani?<br />
1. Nella lettera pastorale dell'anno scorso - Giovani, dove sta la felicità? - ho<br />
raccontato sette <strong>di</strong> quelli che Luigi Accattoli chiamerebbe "fatti <strong>di</strong> vangelo".<br />
In una cultura che ospedalizza forzosamente il malato e legittima l'aborto <strong>di</strong><br />
una creatura a cui è stata <strong>di</strong>agnosticata una grave patologia, la storia <strong>di</strong> Chiara,<br />
madre <strong>di</strong> una bambina con fibrosi cistica, la storia <strong>di</strong> Andrea, giovane papà che<br />
con sua moglie hanno accolto come un dono la nascita della sesta figlia, colpita<br />
dalla sindrome <strong>di</strong> Down, e la storia del piccolo Lorenzo, nato nonostante l'invito<br />
dei me<strong>di</strong>ci ad abortire, sono una prova che il messaggio cristiano riconosce e<br />
promuove la piena <strong>di</strong>gnità umana anche <strong>di</strong> creature, le cui menomazioni - in<br />
una società che si voglia 'civile' - non meritano un <strong>di</strong> meno, ma un <strong>di</strong> più <strong>di</strong><br />
rispetto e <strong>di</strong> attenzione.<br />
In una cultura che idolatra la bellezza fisica, il fitness, il wellness e quant'altro,<br />
ma poi considera il corpo umano destinato solo ad occupare un loculo al cimitero<br />
o a <strong>di</strong>ventare un mucchietto <strong>di</strong> polvere dopo essere passato per il forno<br />
crematorio, la fede nella risurrezione testimoniata da Giorgio al funerale della<br />
giovane figlia Marta, o l'estremo saluto <strong>di</strong> Matteo alla giovane sposa, morta a 29<br />
anni, <strong>di</strong>cono che la speranza della risurrezione abilita a sperimentare la morte<br />
come un passaggio sereno alla felicità senza fine.<br />
Oltre la storia <strong>di</strong> Massimo, che a 34 anni lascia il suo stu<strong>di</strong>o dentistico ben<br />
avviato, per andare in Africa a collaborare con Marilena Pesaresi, la visita pastorale<br />
mi sta facendo riempire un dossier fitto <strong>di</strong> testimonianze controcorrente:<br />
in una cultura che esalta la sod<strong>di</strong>sfazione sessuale, dei giovani che si preparano<br />
al matrimonio scegliendo il cammino arduo ma affascinante della castità<br />
Omelie<br />
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<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
pre-matrimoniale; in una cultura che guarda con sospetto e timore forestieri<br />
e immigrati, delle famiglie che si offrono per accogliere fratelli meno fortunati<br />
e case-famiglia che si aprono per dare un focolare a chi non ce l'ha; sposi e<br />
genitori che partono per attività missionarie, portandosi insieme anche i figli...<br />
questi e tanti altri casi <strong>di</strong> testimonianza <strong>di</strong> vivibilità del vangelo delle betatitu<strong>di</strong>ni,<br />
permettono ad altri credenti e a non credenti non solo <strong>di</strong> sentir parlare <strong>di</strong><br />
Gesù, ma quasi <strong>di</strong> farlo vedere e <strong>di</strong> toccare con mano.<br />
2. Cari Fratelli e Sorelle, se è vero che la crisi che ferisce le nostre città e<br />
paesi è una crisi spirituale e morale, se è vero che stiamo <strong>di</strong>lapitando gli ultimi<br />
spiccioli dell'immenso patrimonio che l'alleanza del cristianesimo e dell'umanesimo<br />
aveva accumulato in Europa, non possiamo non sintonizzarci con papa Benedetto:<br />
dobbiamo ritornare ad evangelizzare. La Chiesa che esce dal cenacolo<br />
è una Chiesa missionaria. Il libro degli Atti degli apostoli lo racconta in lungo e in<br />
largo, ma al vangelo secondo Marco basta una riga per <strong>di</strong>re che i <strong>di</strong>scepoli "partirono<br />
e annunciarono il vangelo dappertutto, mentre il Signore agiva insieme<br />
con loro e confermava la Parola con i segni che l'accompagnavano" (Mc 16,20).<br />
Evangelizzare, ecco la nostra missione: annunciare, celebrare, testimoniare l'amore<br />
<strong>di</strong> Dio, che per mezzo <strong>di</strong> Gesù Cristo vuole salvare tutti gli uomini.<br />
Con l'ardore e l'audacia dei testimoni appassionati del loro Signore crocifisso<br />
e risorto, sì il messaggio cristiano ha incen<strong>di</strong>ato tutto il bacino del Me<strong>di</strong>terraneo<br />
e si è <strong>di</strong>ffuso velocemente sulle vie dell'impero romano, soprattutto<br />
per l'impegno spontaneo dei credenti, da persona a persona. Nessuno si tirava<br />
in<strong>di</strong>etro. Ancora nel II secolo un filosofo pagano, Celso, pensando <strong>di</strong> scre<strong>di</strong>tare<br />
la nuova religione, osserva che tra i suoi <strong>di</strong>vulgatori abbondando "cardatori <strong>di</strong><br />
lana, calzolai, lavandai, gente senza istruzione e <strong>di</strong> maniere grossolane" (Contro<br />
Celso, 3,55,5). Sebbene i mezzi <strong>di</strong> trasporto e <strong>di</strong> comunicazione fossero ben<br />
poca cosa, l'annuncio evangelico raggiunse in breve tempo i confini del mondo<br />
allora conosciuto e arrivò anche da noi ad Ariminum. "E si trattava della religione<br />
<strong>di</strong> un uomo morto in croce, 'scandalo per gli ebrei e stoltezza per i pagani'.<br />
Alla base <strong>di</strong> un tale <strong>di</strong>namismo missionario c'era la santità dei primi cristiani e<br />
delle prime comunità" (Red. Missio, 90).<br />
3. Anche oggi è tempo <strong>di</strong> evangelizzazione. C'è da fare un grande lavoro<br />
<strong>di</strong> costruzione <strong>di</strong> una nuova umanità, dentro e attorno a noi. Dalla chiesa alla<br />
piazza, dall'altare alla strada. Anche le nostre città e paesi, frazioni e quartieri<br />
possono assomigliare a deserto, desolazione e solitu<strong>di</strong>ne. Hanno bisogno <strong>di</strong><br />
amore e perdono. Hanno sete <strong>di</strong> vangelo. C'è tanta non-umanità in giro; una<br />
non-umanità generata da non risposta a bisogni primari, quali cibo, vestito,<br />
salute, casa, lavoro, stu<strong>di</strong>o. E' una povertà generata da non risposta a bisogni<br />
relazionali a causa <strong>di</strong> solitu<strong>di</strong>ne, abbandono, trascuranza, <strong>di</strong>menticanza. E' una<br />
povertà causata da non senso, da non valore dato alla propria vita e all'altrui:<br />
droga, alcol, spericolatezze, gioco d'azzardo, shopping compulsivo, <strong>di</strong>pendenza<br />
da lavoro, cyber<strong>di</strong>pendenza. E' una povertà provocata dalla crisi economicofinanziaria<br />
che sta paurosamente intaccando non solo singole persone, ma interi<br />
nuclei familiari.<br />
Atti del Vescovo
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Fratelli e sorelle, lo Spirito ci chiama a ritornare sul Calvario, a sbirciare dentro<br />
la tomba vuota: potremo intravvedere una luce, sarà come ritrovare il nostro<br />
essere uomini, sarà come riscoprire che Dio ha una parola <strong>di</strong> salvezza anche<br />
per noi, su <strong>di</strong> noi. Lo Spirito Santo ci convoca <strong>di</strong> nuovo al cenacolo, ci invita a<br />
lasciarci abbracciare dal Crocifisso-Risorto, a lasciarci riempire dal suo amore.<br />
Il Papa ci ricorda che il rinnovamento del mondo passa per il rinnovamento<br />
della nostre comunità e il rinnovamento delle nostre comunità passa per il rinnovamento<br />
della fede. Ecco le sua testuali parole: "Il rinnovamento della fede<br />
deve essere la priorità nell'impegno della Chiesa ai nostri giorni". L'altro ieri ha<br />
detto a noi vescovi che dobbiamo ritornare "noi stessi per primi a una profonda<br />
esperienza <strong>di</strong> Dio". Una profonda relazione con Dio, personale e comunitaria, è<br />
il seme della fede che sposta le montagne e fa camminare gli alberi.<br />
Ora lasciatemi confidare un sogno che in occasione dell'in<strong>di</strong>zione dell'anno<br />
della fede mi si è andato facendo via via più insistente. Ecco il sogno: che<br />
in ogni parrocchia si <strong>di</strong>a vita almeno a un cenacolo <strong>di</strong> vangelo: la formula l'ho<br />
imparata dall'amico vescovo, Giancarlo Bregantini, ma viene da don Pino Puglisi.<br />
Un cenacolo <strong>di</strong> vangelo dovrebbe essere un piccolo nucleo <strong>di</strong> adulti e <strong>di</strong><br />
giovani che si sentono chiamati dal Signore a sperimentare - in comunione con<br />
la Chiesa <strong>di</strong>ocesana e con quella universale - la vivibilità e la bellezza della fede<br />
cristiana, nei territori del vissuto: la famiglia e gli affetti, il lavoro e la festa, la<br />
fragilità e il dolore, l'educazione e la vocazione, la citta<strong>di</strong>nanza e la passione<br />
per il bene comune. In <strong>di</strong>verse delle nostre parrocchie ho incontrato realtà del<br />
genere, magari sotto altro nome. Se queste esperienze nasceranno non per volontà<br />
<strong>di</strong> uomo, ma saranno generate dallo Spirito della Pentecoste, certamente<br />
si moltiplicheranno e aiuteranno le nostre comunità a rigenerarsi per rifare così<br />
il tessuto civile e sociale delle nostre città e paesi. Aiutatemi a pregare perché<br />
là dove questi cenacoli sono presenti si moltiplichino, e là dove ancora sono<br />
assenti, che nascano e si <strong>di</strong>ffondano.<br />
Omelie<br />
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32<br />
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Vieni, Spirito Santo, vieni!<br />
Preghiera per la Pentecoste<br />
Vieni, Spirito Santo:<br />
tu sei il vento della Libertà.<br />
Riconosciamo il dono grande che Gesù ci ha fatto:<br />
vivere da figli scelti e amati dal Padre,<br />
non da schiavi, né da orfani abbandonati.<br />
Ma quante volte le ombre della paura e della tristezza<br />
minacciano questo dono, dentro e fuori <strong>di</strong> noi!<br />
Eppure nella risurrezione del Crocifisso<br />
ci hai svelato il segreto della vera libertà:<br />
una fiducia senza riserve e senza ricatti<br />
nell'amore tenero e gratuito del Padre.<br />
Ma se questa verità si annebbia,<br />
la nostra libertà si aggroviglia.<br />
Vieni, santo Soffio <strong>di</strong> Dio,<br />
per l'incrollabile fede <strong>di</strong> Maria,<br />
vieni, e la terra ti sorriderà.<br />
Vieni, Spirito Santo:<br />
tu sei il fuoco dell'Amore.<br />
Le tante cose belle che crei nell'universo<br />
non le tieni per te, ma le doni a tutti noi.<br />
Nella vicenda <strong>di</strong> Gesù <strong>di</strong> Nazaret<br />
ci apri la via che porta alla vita.<br />
E la via è questa: non vivere da egoisti<br />
chiusi e ripiegati su noi stessi,<br />
ma come Gesù aperti al Padre e ai fratelli,<br />
soprattutto ai poveri e agli esclusi.<br />
Nella Chiesa ci raduni in comunione<br />
per farci artefici <strong>di</strong> fraternità e <strong>di</strong> pace.<br />
Ma se il tuo fuoco non ci riscalda,<br />
la nostra carità si raffredda.<br />
Vieni, Fiamma d'amore dolce e tenace,<br />
per l'umile obbe<strong>di</strong>enza <strong>di</strong> Maria,<br />
vieni, e il nostro cuore arderà.<br />
Atti del Vescovo
Vieni, Spirito Santo:<br />
tu sei l'acqua della Vita.<br />
Dal mare senza fondo e senza sponde<br />
dell'onnipotente e misericor<strong>di</strong>osa Trinità,<br />
dal petto squarciato del Trafitto risorto,<br />
<strong>di</strong>scen<strong>di</strong>, incontenibile fiume <strong>di</strong> pietà:<br />
lava sporcizie, cancella brutture,<br />
trascina inerzie, irriga in<strong>di</strong>fferenze,<br />
<strong>di</strong>sseta solitu<strong>di</strong>ni e brucianti amarezze.<br />
Perché se la tua grazia non ci ricrea,<br />
la nostra umanità non si rinnova.<br />
Vieni, Fonte <strong>di</strong> bellezza e <strong>di</strong> bontà,<br />
vieni, seme <strong>di</strong> perfetta letizia,<br />
per la materna tenerezza <strong>di</strong> Maria,<br />
vieni, e ogni deserto fiorirà.<br />
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Omelie<br />
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34<br />
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Eucaristia, bene comune per la<br />
Città<br />
Omelia tenuta dal Vescovo al termine della processione<br />
del Corpus Domini<br />
<strong>Rimini</strong>, Arco <strong>di</strong> Augusto, 7 giugno 2012<br />
Davanti all’eucaristia proviamo immancabilmente stupore e tremore. Nel<br />
grande sacramento la realtà <strong>di</strong>vina si affaccia al nostro ristretto orizzonte come<br />
“mistero tremendo e affascinante”: tremendo, per la sua incontenibile potenza;<br />
affascinante, per la sua sconfinata misericor<strong>di</strong>a. Per fare spazio alla nostra libertà,<br />
Dio si mostra talmente immenso e illimitato da autolimitarsi in un pezzetto <strong>di</strong><br />
pane e in un sorso <strong>di</strong> vino, e si rivela talmente misericor<strong>di</strong>oso e benevolo da<br />
offrirsi, <strong>di</strong>sarmato, alla nostra fame e sete <strong>di</strong> infinito.<br />
Da duemila anni noi cristiani ci ostiniamo a credere che l’eucaristia sia tutto per<br />
noi: la riteniamo come la fonte e la foce, la base e il vertice, il punto <strong>di</strong> partenza<br />
e <strong>di</strong> pienezza del vissuto cristiano. La coscienza credente, quale si specchia<br />
nelle parole del vescovo <strong>di</strong> Roma, il santo padre Benedetto XVI, riconosce e<br />
professa che “l’unione con Cristo che si realizza nel sacramento ci abilita anche<br />
a una novità nei rapporti sociali” (Sacramentum caritatis, n. 89). E’ proprio sulla<br />
originalità sociale dell’eucaristia che ora vorrei brevemente sostare con voi,<br />
fratelli e sorelle nella comune fede cattolica, e con voi, <strong>di</strong>stinte Autorità, e donne<br />
e uomini tutti, <strong>di</strong> buona volontà.<br />
1. L’eucaristia inaugura la cultura del dono<br />
L’eucaristia non è una “simulata” dell’ultima cena né un’aggiunta o una<br />
riproduzione fotocopiata dell’unico irripetibile sacrificio <strong>di</strong> Cristo, offerto “una<br />
volta per tutte” (Ebr 7,27). L'eucaristia non è una sacra rappresentazione: è<br />
piuttosto una efficace ed effettiva ri-presentazione della Pasqua, non certo nel<br />
senso che l’evento della morte e della risurrezione <strong>di</strong> Cristo venga continuamente<br />
ripetuto o "mandato in onda", ma nel senso che la Pasqua del Signore viene<br />
puntualmente attualizzata, “rivissuta” e resa realmente presente nel sacramento.<br />
Il rilievo <strong>di</strong> questa verità è duplice, poiché la ricaduta della celebrazione eucaristica<br />
si verifica sia a livello personale che sul piano storico e sociale.<br />
Il <strong>di</strong>namismo pasquale che si attiva nell’eucaristia è tale che chi vi partecipa,<br />
mentre riceve il corpo e il sangue del Signore, viene chiamato ed è reso capace<br />
<strong>di</strong> lasciarsi espropriare <strong>di</strong> sé per appropriarsi della più vera e propria identità,<br />
quella <strong>di</strong> essere un cristiano-cristoforo, un portatore <strong>di</strong> Cristo, anzi un portato da<br />
Cristo. E’ la logica evangelica: per ritrovarsi bisogna donarsi, per salvarsi bisogna<br />
perdersi. La legge suprema dell’esistenza è il dono <strong>di</strong> se stessi. Nell’eucaristia<br />
Atti del Vescovo
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Cristo mi tira fuori <strong>di</strong> me, mi attira verso <strong>di</strong> sé, <strong>di</strong> modo che “non sono più io che<br />
vivo, ma è lui che vive in me”. Come il cuore umano assume il sangue dalle vene,<br />
lo ricambia nei polmoni, e lo restituisce <strong>di</strong> nuovo ossigenato alle arterie, così il<br />
cuore eucaristico <strong>di</strong> Cristo assume la mia umanità, i miei pensieri, i miei affetti,<br />
le mie scelte, insomma tutto il mio vissuto, e me lo riconsegna trasformato<br />
nella struttura eucaristica <strong>di</strong> una nuova umanità. Poiché nel pane consacrato<br />
è scolpito il volto inconfon<strong>di</strong>bile <strong>di</strong> Cristo, e vi si specchia il volto specifico del<br />
cristiano, nella sua misura più alta, quella della santità.<br />
2. L’originalità sociale dell’eucaristia<br />
Ma quanto si verifica in uno, si verifica in tutti e in ognuno dei partecipanti al sacro<br />
rito: “nella comunione sacramentale io vengo unito al Signore come tutti gli altri<br />
comunicanti” (Deus caritas est, n. 14). “Poiché partecipiamo allo stesso pane,<br />
formiamo lo stesso corpo”, fusi, senza essere confusi, in una sola esistenza. Ecco<br />
la valenza sociale dell’eucaristia. La Pasqua <strong>di</strong> Gesù ha depositato nel terreno<br />
accidentato della storia il seme <strong>di</strong> una forza trasformante che mo<strong>di</strong>fica la realtà<br />
intera, immettendovi un capitale smisurato <strong>di</strong> energia <strong>di</strong>vina. La celebrazione<br />
eucaristica fa passare la Pasqua <strong>di</strong> Gesù nella nostra esistenza, e così siamo<br />
contagiati dal suo amore, <strong>di</strong>ventiamo contemporanei alla sua “ora”, veniamo<br />
coinvolti nella <strong>di</strong>namica oblativa della sua donazione. Per esprimere la potenza<br />
efficace dell‘eucaristia, papa Benedetto ha utilizzato più volte l’immagine della<br />
“fissione nucleare”. “La conversione sostanziale del pane e del vino nel corpo e<br />
nel sangue <strong>di</strong> Cristo pone dentro la creazione il principio <strong>di</strong> un cambiamento<br />
ra<strong>di</strong>cale, come una sorta <strong>di</strong> ‘fissione nucleare’ (…) portata nel più intimo<br />
dell’essere, un cambiamento destinato a suscitare un processo <strong>di</strong> trasformazione<br />
della realtà, il cui termine ultimo sarà la trasfigurazione del mondo intero, fino<br />
a quella con<strong>di</strong>zione in cui Dio sarà tutto in tutti” (Deus caritas est, n. 13). In<br />
questa prospettiva il comandamento dell’amore non risulta un dovere imposto<br />
o un obbligo derivato, ma la spontanea, interiore fioritura dell’evento pasquale<br />
che si rinnova nell’eucaristia. L’amore ci è comandato perché prima ci è donato.<br />
La configurazione architettonica della nostra città, con la cattedrale e il palazzo<br />
comunale al centro, e con le varie chiese incastonate nel tessuto urbano,<br />
restituisce plasticamente una immagine della realtà sociale, centrata attorno<br />
alla <strong>di</strong>mensione religiosa, còlta in stretta connessione con quella civile. Questa<br />
icona emblematica trasmette due messaggi: il primo, che i cristiani non<br />
sognano l’egemonia sulla città, ma non possono rinunciare ad esserne l’anima<br />
e il fermento; secondo, che nel <strong>di</strong>alogo rispettoso e positivo tra la comunità<br />
ecclesiale e quella civile si tutela una sana e serena “laicità”. Laicità infatti non<br />
significa in<strong>di</strong>fferenza dello Stato <strong>di</strong> fronte al fatto religioso, ma garanzia da parte<br />
dello Stato per la salvaguar<strong>di</strong>a della libertà <strong>di</strong> religione (cfr Corte Costituzionale,<br />
sentenza n. 203/1989). Pertanto laicità ed eucaristia non si rapportano in<br />
proporzione inversa, per cui a fronte <strong>di</strong> un <strong>di</strong> più <strong>di</strong> fede ci sarebbe un <strong>di</strong> meno<br />
<strong>di</strong> laicità. Infatti la cultura eucaristica genera un nuovo modo <strong>di</strong> pensare e <strong>di</strong><br />
vivere, percepibile anche al <strong>di</strong> là dei confini espressamente ecclesiali. L'eucaristia<br />
trasmette un segnale forte <strong>di</strong> un umanesimo integrale e plenario, rappresentabile<br />
nella figura <strong>di</strong> una ellisse a due fuochi, la persona e la famiglia.<br />
Omelie<br />
35
36<br />
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
La cultura eucaristica richiede a noi cristiani <strong>di</strong> essere non i cortigiani dei potenti,<br />
ma i servitori dei poveri; ricorda ai responsabili della cosa pubblica che occorre<br />
dare gambe a quel piano strategico con cui si è voluto <strong>di</strong>segnare il futuro della<br />
città nel segno della solidarietà e della fraternità, e all'insegna <strong>di</strong> una pacifica e<br />
civile convivenza; esige che il baricentro della nuova <strong>Rimini</strong> sia il bene comune<br />
e non il profitto dei pochi o il privilegio dei pochissimi a spese dei molti, dei<br />
moltissimi. Nessuno ci può strappare dal cuore la tenace persuasione del<br />
potenziale umanizzante <strong>di</strong> questo vangelo. E nessuno abbia paura: è solo per<br />
amore della città e <strong>di</strong> quanti non credono o credono <strong>di</strong>versamente, che noi<br />
dobbiamo e vogliamo fare la nostra parte perché nella nostra città si instauri la<br />
civiltà dell’amore, la cultura dell’accoglienza, della con<strong>di</strong>visione, della fraternità.<br />
In particolare vorrei richiamare il valore civile e umano, oltre che ecclesiale,<br />
della domenica, giorno libero, festivo, speciale, che va preservato dall'obbligo<br />
invadente del lavoro, del vendere e del comprare. Unisco pertanto la mia voce a<br />
quella <strong>di</strong> Benedetto XVI, <strong>di</strong> altri vescovi e del mondo del lavoro per incoraggiare<br />
cattolici e uomini <strong>di</strong> buona volontà a <strong>di</strong>re no alla liberalizzazione selvaggia degli<br />
orari dei negozi nei giorni <strong>di</strong> domenica. Noi riteniamo che "commercializzare" la<br />
domenica sia offendere la <strong>di</strong>gnità dell'uomo, della famiglia, delle lavoratrici e dei<br />
lavoratori. Vorrei essere chiaro: la nostra denuncia contro la profanazione della<br />
domenica è motivata non solo dal fatto che una domenica così violentata non è<br />
cristiana, ma anzitutto perché non è umana, perché è idolatra, immorale e ingiusta.<br />
Ora preghiamo per la nostra Città:<br />
O Dio nostro Padre, nelle tue mani sono le speranze dei popoli e i <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> ogni<br />
uomo; ascolta la preghiera che ti rivolgiamo per la nostra Città: fa' che fiorisca la<br />
giustizia e la concor<strong>di</strong>a, e per l'onestà dei citta<strong>di</strong>ni e la saggezza dei governanti<br />
si promuova una pace duratura, il progresso sociale e la libertà religiosa. Amen.<br />
Atti del Vescovo
Lettere e Messaggi
38<br />
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Ai catechisti battesimali<br />
e dell’iniziazione cristiana<br />
degli adulti<br />
<strong>Rimini</strong>, 6 maggio 2012<br />
Cari catechisti,<br />
anzitutto il mio cor<strong>di</strong>ale saluto e la sincera gratitu<strong>di</strong>ne per il prezioso servizio<br />
che state svolgendo nelle vostre comunità parrocchiali per la preparazione dei<br />
genitori al battesimo dei loro bambini e degli adulti ai sacramenti dell’iniziazione<br />
cristiana.<br />
Il vostro è un servizio nuovo nella Chiesa, impensabile fino a poco tempo fa<br />
eppure così importante e cruciale. In questo anno de<strong>di</strong>cato al battesimo molti <strong>di</strong><br />
voi hanno partecipato alla scuola <strong>di</strong>ocesana per operatori pastorali e tutti avete<br />
collaborato in modo responsabile coi vostri sacerdoti, in particolare, perché<br />
l’inizio della vita cristiana dei bambini sia una riscoperta della fede anche per gli<br />
adulti. La nostra <strong>di</strong>ocesi si sta impegnando in un nuovo progetto <strong>di</strong> iniziazione<br />
cristiana dei bambini e dei ragazzi: il battesimo è la porta che introduce nella<br />
Chiesa e nella vita da risorti e la sua preparazione e celebrazione, insieme alla<br />
pastorale che ne segue, è fondamentale per la stessa vita cristiana.<br />
Come certamente sapete, sabato 26 maggio vivremo come Chiesa <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong><br />
la Veglia <strong>di</strong> Pentecoste. Questo evento, che costituisce il momento più importante<br />
<strong>di</strong> questo anno pastorale de<strong>di</strong>cato al battesimo, vedrà in particolare voi<br />
catechisti battesimali e dell’iniziazione cristiana degli adulti come protagonisti.<br />
In piazza Cavour, al termine <strong>di</strong> questo forte momento <strong>di</strong> comunione ecclesiale,<br />
avrò la gioia <strong>di</strong> affidarvi a nome della nostra Chiesa il “mandato” per il vostro<br />
servizio: si tratterà <strong>di</strong> un momento semplice ma estremamente importante e<br />
significativo.<br />
Pertanto vi invito caldamente a partecipare. Desidererei che tutta la nostra<br />
Chiesa si stringesse a voi col suo affetto e la preghiera, perché possiate sentirvi<br />
sostenuti da tutti nel vostro apprezzato ministero.<br />
Vi saluto con affetto e gratitu<strong>di</strong>ne e vi bene<strong>di</strong>co<br />
Atti del Vescovo
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Lettera ai Sacerdoti per la festa<br />
del Sacro Cuore<br />
A tutti i Confratelli del Presbiterio Diocesano<br />
Carissimi,<br />
avevo in animo <strong>di</strong> scrivervi questa mia in tempo, prima della festa del Sacro<br />
Cuore, ma non ce l'ho fatta. Mi auguro comunque che vi arrivi oggi stesso, Giornata<br />
- per noi - <strong>di</strong> santificazione sacerdotale. Per essere più breve e sintetico, ho<br />
pensato <strong>di</strong> enumerare i pensieri che mi fanno ressa nel cuore e che mi preme<br />
con<strong>di</strong>videre con tutti e ciascuno <strong>di</strong> voi.<br />
1. Tutto è grazia. Anche noi viviamo incalzati dall'angoscia <strong>di</strong> quanto è accaduto,<br />
esposti ai sobbalzi <strong>di</strong> ciò che accade, in<strong>di</strong>fesi dall'ansia <strong>di</strong> ciò che potrebbe<br />
accadere. Ci ritroviamo feriti o minacciati da quanto non avremmo voluto o non<br />
vorremmo che accadesse. Ci sentiamo aggre<strong>di</strong>ti e impulsivamente aggressivi.<br />
Ma se in noi vibra un palpito <strong>di</strong> fede, allora riaffiora dai gorghi dell'animo in subbuglio<br />
la parola <strong>di</strong> Gesù, come un salvagente che aiuta a non fare naufragio: "Se<br />
non vi convertirete e non <strong>di</strong>venterete come i bambini, non entrerete nel regno<br />
dei cieli" (Mt 18,3). Questo è l'unico passo in tutto il vangelo dove la conversione<br />
viene fatta rimare da Gesù con il <strong>di</strong>ventare (non ritornare!) bambini.<br />
Penso che ciò che il Signore ci chiede oggi sia uno spirito <strong>di</strong> grande semplicità<br />
e fiducia. Ci chiede - e prima ancora ci dona! - gli occhi del cuore <strong>di</strong> un<br />
bambino, che si sente amato e riesce a vedere sempre nelle cose il lato buono,<br />
e<strong>di</strong>ficandoci e incoraggiandoci a vicenda e non lasciando spazio a pensieri<br />
negativi e a sentimenti o atteggiamenti <strong>di</strong>struttivi. Ci è domandato - e prima<br />
ancora ci è offerto - un impulso ad aderire alla realtà, semplicemente, obiettivamente,<br />
senza doppiezze, senza strabismi. Con intelligenza spirituale. In ogni<br />
avvenimento è incisa una voce da ascoltare, una parola da decifrare. Non si<br />
tratta <strong>di</strong> una tecnica, <strong>di</strong> una strategia da apprendere; è una sapienza da ospitare,<br />
un'arte da custo<strong>di</strong>re.<br />
E' l'arte della eulabeia, parola greca che si ritrova nella Lettera agli Ebrei<br />
(5,7-10) quando si inciampa nel ritratto drammatico <strong>di</strong> Gesù, là nel giar<strong>di</strong>no<br />
degli ulivi, in preda al panico, per il sopraggiungere della sua "ora". In quell'ora<br />
tremenda il suo cuore si abbandona all'onda in piena <strong>di</strong> un'angoscia mortale,<br />
con "forti grida e lacrime", e lui - il Figlio! - ha dovuto "imparare l'obbe<strong>di</strong>enza<br />
dalla sofferenza" ed è stato "esau<strong>di</strong>to per la sua eulabeia", vocabolo che nella<br />
Bibbia CEI veniva tradotto con "pietà", ma ora, nella nuova versione, viene reso<br />
molto più fedelmente con "pieno abbandono". In quell'ora, l'ora dello strazio<br />
Lettere e Messaggi<br />
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40<br />
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
più atroce e del più cocente fallimento, Gesù si è "abbandonato" al Padre e proprio<br />
in quell'ora è stato "proclamato da Dio sommo sacerdote". E' stato il pieno<br />
abbandono il baricentro del servizio sacerdotale <strong>di</strong> Gesù.<br />
Mi domando con voi: nell'ora della croce chiedo al santo Paraclito <strong>di</strong> ricordarmi<br />
la parola del vangelo: "se il chicco <strong>di</strong> grano non muore..."? Prego, anche<br />
"con forti grida e lacrime", per accogliere la grazia del santo abbandono? Mi<br />
sento sacerdote solo nell'ora del successo - quale sarà poi questo successo?! - o<br />
anche nell'ora del limite, della frustrazione, dell'incorrispondenza, in una parola<br />
della croce? Credo che "non sono tanto gli avvenimenti che contano nella vita,<br />
ma ciò che grazie ad essi si <strong>di</strong>venta" (E. Hillesum)? Credo che "tutto concorre al<br />
bene, per quelli che amano Dio" (Rm 8,28)?<br />
Ecco, la fede è l'abbandono umile e fiducioso, senza con<strong>di</strong>zioni e senza<br />
riserve, in caduta libera, come e con Gesù, tra le braccia del Padre. Ed è la fedeabbandono<br />
la misura oggettiva del nostro vero peso <strong>di</strong> fronte a Dio, e della<br />
nostra vera statura sacerdotale, la fede e niente altro che la fede. Ammoniva s.<br />
Francesco d'Assisi: "Tanto vale l'uomo davanti a Dio, quanta fede ha, e niente<br />
più".<br />
Se non viviamo all'altezza <strong>di</strong> questo orizzonte, arriviamo al massimo alla<br />
statura dell'uomo "psichico" <strong>di</strong> cui parla san Paolo (1Cor 2,14), ma non arriveremo<br />
mai alla misura alta dell'uomo "spirituale", una misura <strong>di</strong> cui tanti nostri<br />
fedeli e anime consacrate ci offrono una testimonianza tangibile e palpabile.<br />
Perdutamente affidarsi, gratuitamente riceversi, gioiosamente donarsi: questa<br />
è la fede che ci dona non solo l'autorità dei presbiteri, ma l'autorevolezza dei<br />
padri e maestri nella fede.<br />
2. La mia preghiera <strong>di</strong> Vescovo per voi. Permettetemi <strong>di</strong> confidarvi quanto<br />
vado <strong>di</strong>cendo in questo periodo al Signore. Non scandalizzatevi, ma debbo<br />
riba<strong>di</strong>re che più vado avanti con gli anni, e più mi rendo conto <strong>di</strong> non saper<br />
pregare. Comunque in questi giorni mi riesce più facile la preghiera <strong>di</strong> ringraziamento.<br />
Sì, ringrazio il Padre <strong>di</strong> ogni consolazione per le immancabili sorprese<br />
che ancora non si stanca <strong>di</strong> riservarci. In particolare per le ultime tre. In or<strong>di</strong>ne<br />
<strong>di</strong> tempo, la prima è stata la Veglia <strong>di</strong> Pentecoste. Senza scadere nella retorica<br />
stonata <strong>di</strong> un fatuo trionfalismo, possiamo <strong>di</strong>re che la risposta è stata ampia,<br />
corale, festosa. Certo non tutto è stato perfetto, ma lasciate confessare a uno<br />
come me - che pecca molto <strong>di</strong> perfezionismo in pensieri, parole, opere ed<br />
omissioni - che anche l'esperienza del limite, vissuta con maturità e con un<br />
pizzico <strong>di</strong> sana autoironia, ci fa bene. Anche questa è grazia! Continuo a lodare<br />
il Signore anche per l'esperienza della TreGiorni: oltre che consolato, ne sono<br />
rimasto assai e<strong>di</strong>ficato. Siamo riusciti a parlare <strong>di</strong> argomenti scottanti senza...<br />
scottarci e senza ferirci. Ve l'ho detto e permettetemi <strong>di</strong> ripeterlo: in questi casi<br />
anche lo stile non è questione <strong>di</strong> forma, ma <strong>di</strong> sostanza. E così è stato veramente.<br />
In attesa <strong>di</strong> riprenderne le conclusioni per concretizzarle operativamente,<br />
vi chiedo ora <strong>di</strong> aiutarmi a tenere in alto i nostri cuori, perché è cosa buona e<br />
giusta rendere grazie al Signore per il comportamento dei confratelli chiamati<br />
a ricoprire nuovi incarichi pastorali: ho incontrato in loro un atteggiamento <strong>di</strong><br />
vera obbe<strong>di</strong>enza, che è tale quando non la si vive come l'esecuzione <strong>di</strong> un or<strong>di</strong>-<br />
Atti del Vescovo
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
ne, ma come la conformazione a Cristo il cui cibo è stato <strong>di</strong> fare la volontà del<br />
Padre. E come non commuoversi quando l'obbe<strong>di</strong>enza, prima ancora <strong>di</strong> essere<br />
liberamente assicurata, viene spontaneamente offerta al Vescovo, pronti ad andare<br />
là dovunque fosse più necessario e opportuno? L’obbe<strong>di</strong>enza, saldamente<br />
fondata sulla roccia della fede da parte dei Pastori, sa educare anche le comunità<br />
ad accettare serenamente un avvicendamento, pur se comprensibilmente<br />
doloroso.<br />
3. "Teniamo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la<br />
porta a compimento" (Eb 12,2). Stiamo andando verso l'Anno della fede, che<br />
per noi, Chiesa riminese, coinciderà con l'Anno della confermazione, e quin<strong>di</strong> lo<br />
vivremo come l'Anno della confermazione della fede. Non potremo non porci<br />
nuovamente la domanda <strong>di</strong> Loreto '08: che ne è della mia fede <strong>di</strong> prete? La<br />
domanda ce la porremo questa volta, nel prossimo mese <strong>di</strong> novembre (Loreto,<br />
19-23), con l'aiuto del nostro Don Vanni, Arcivescovo <strong>di</strong> Urbino, nel corso degli<br />
esercizi spirituali. Aiutiamoci a vicenda perché ognuno faccia il possibile e l'impossibile<br />
per non mancare a questo appuntamento della grazia. Forse per più<br />
d'uno <strong>di</strong> noi il Signore è da tempo in agguato e ci aspetta proprio là, per porci<br />
la domanda <strong>di</strong> fuoco: "Mi ami tu?".<br />
Io andrò in esercizi spirituali la prossima settimana, insieme agli altri vescovi<br />
della regione. Inutile <strong>di</strong>rvi che vi porterò nella mia povera preghiera, come vi<br />
ho portato alla Grotta <strong>di</strong> Massabielle, la scorsa settimana insieme a 400 pellegrini<br />
della <strong>Diocesi</strong> e all'Unitalsi dell'Emilia-Romagna.<br />
Sono sicuro che il pensiero dei nostri fratelli delle zone terremotate non ci<br />
stia lasciando in pace. Ieri il vescovo <strong>di</strong> Carpi, Mons. Cavina, ci ha chiesto un aiuto<br />
per attrezzare i campi degli sfollati <strong>di</strong> strutture polivalenti per la celebrazione<br />
della Messa e le attività pastorali. Aiutiamoli!<br />
Mi auguro che nei mesi estivi possiamo trovare qualche scampolo <strong>di</strong> tempo<br />
per un po' <strong>di</strong> riposo fisico e <strong>di</strong> ristoro culturale e spirituale.<br />
Tra poco andrò a Casa del Clero per celebrare la Giornata <strong>di</strong> santificazione<br />
sacerdotale con i nostri confratelli anziani e malati.<br />
Ricevete ora il mio saluto più grato e colmo <strong>di</strong> affetto, accompagnato da<br />
una grande bene<strong>di</strong>zione<br />
<strong>Rimini</strong>, 15 giugno 2012<br />
Festa del S. Cuore <strong>di</strong> Gesù<br />
Lettere e Messaggi<br />
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<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Lettera ai Parroci <strong>di</strong> nuova<br />
nomina<br />
Carissimi tutti,<br />
tra pochi giorni entrerete nelle rispettive parrocchie, alle quali venite inviati<br />
dopo attento <strong>di</strong>scernimento e una volta effettuati tutti i passaggi che il vescovo<br />
deve compiere prima <strong>di</strong> arrivare a chiedere a un sacerdote <strong>di</strong> rinnovargli l'obbe<strong>di</strong>enza,<br />
promessa il giorno dell'or<strong>di</strong>nazione.<br />
Mentre vi confermo viva gratitu<strong>di</strong>ne per la generosa <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong>mostrata,<br />
vengo a pregarvi <strong>di</strong> qualche minuto <strong>di</strong> ascolto, per con<strong>di</strong>videre alcuni<br />
pensieri maturati nella preghiera e che oso pensare ispirati dal nostro "grande,<br />
sommo Sacerdote".<br />
1. Prendere bene questa nomina. Prenderla bene significa non prenderla<br />
né come un peso né come un premio, ma come un dono. Se la pren<strong>di</strong> come un<br />
peso o come una pena, allora dal primo giorno scatta inesorabile il conto alla<br />
rovescia, e così rischi <strong>di</strong> passare tutto il tempo a sospirare che arrivi l'ora <strong>di</strong> potertene<br />
liberare. Se la pren<strong>di</strong> come un premio, appena finita la luna <strong>di</strong> miele rischi<br />
<strong>di</strong> ricominciare subito a sognare il prossimo premio, ovviamente ancora più<br />
appetibile ed eccitante. Se invece la pren<strong>di</strong> come un dono, allora ti metti subito<br />
in pace e vivrai il ministero come missione e servizio, nella gratitu<strong>di</strong>ne e nella<br />
perfetta letizia, gli antidoti più efficaci contro le unghiate delle perfide gemelle:<br />
l'invi<strong>di</strong>a e la gelosia. Prendere bene una nomina - ossia riconoscere nella voce<br />
del vescovo l'eco della voce del Signore - consente <strong>di</strong> gustare questo passaggio<br />
della vita proprio così com'è, riscattandolo dalla vacuità, a cui l'amarezza frustrante<br />
dell'insod<strong>di</strong>sfazione o del lamento cronico finirebbero per condannarla.<br />
2. Ciò che veramente conta nel ministero sacerdotale - ormai lo sai bene,<br />
ma è bene ricordarlo in questo giro <strong>di</strong> boa - non è tanto quello che fai, ma quello<br />
che sei. Certo, noi pastori dobbiamo fare tante cose, ma tutto il nostro agire<br />
porta frutto soltanto se traduce il nostro essere profondamente uniti all'unico,<br />
vero Sacerdote: "essere strumenti <strong>di</strong> Cristo, bocca per la quale parla Cristo,<br />
mano attraverso la quale Cristo agisce" (Benedetto XVI). Ciò che veramente<br />
conta è poter <strong>di</strong>re come e con Cristo: "Ecco, io vengo, o Padre, per fare la tua<br />
volontà". E' questa volontà <strong>di</strong> Dio che deve venire a galla su tutto il resto. La<br />
carità pastorale ci fa mettere al primo posto la fedeltà al <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> Dio, e fa<br />
automaticamente retrocedere in classifica l'essere sani o ammalati, insegnare<br />
all'università o fare catechismo, guidare una parrocchia in città o in campagna,<br />
perfino vivere o morire.<br />
Atti del Vescovo
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
3. Il peso specifico <strong>di</strong> un prete è dato dalla sua fede, come insegna san<br />
Paolo: ognuno valuti se stesso "secondo la misura <strong>di</strong> fede" che gli è stata partecipata<br />
da Dio (Rm 12,3). E la fede è un grande amore: più fede ho, più mi<br />
sentirò amato dal Signore, e più amore riverserò nei confronti delle persone<br />
che mi sono affidate. In ogni situazione, soprattutto se complessa e complicata,<br />
in ogni relazione, specialmente quelle ad alta tensione, il primo passo deve<br />
partire da me. E il primo passo è sempre un atto <strong>di</strong> fede-carità. Credere per<br />
un prete significa "vedersi sempre con gli occhi <strong>di</strong> Cristo" (PdV 73). Significa<br />
lasciarsi abitare, lasciarsi vivere e agire dall’unico, vero Sacerdote.<br />
4. Trasparenza <strong>di</strong> Cristo. Gli uomini del nostro tempo ci chiedono non tanto<br />
<strong>di</strong> parlare loro <strong>di</strong> Cristo, ma <strong>di</strong> farglielo vedere. Quin<strong>di</strong>, più che <strong>di</strong>mostrare agli<br />
altri l'esistenza storica <strong>di</strong> Gesù, il massimo impegno <strong>di</strong> un prete sarà quello<br />
<strong>di</strong> mostrare loro Gesù, nella propria esistenza. La cre<strong>di</strong>bilità del prete è tutta<br />
questione <strong>di</strong> trasparenza. Ma il massimo <strong>di</strong> trasparenza non si ha quando il<br />
sacerdote vive isolato. Soltanto vivendo in comunione con il vescovo e con il<br />
presbiterio, il sacerdote può lasciar trasparire il Signore che parla e opera attraverso<br />
<strong>di</strong> lui: “Dove sono due o tre...”.<br />
5. Vivere il presbiterio per vivere il presbiterato. Il prete non può fare il battitore<br />
libero o il pioniere isolato. “Nessun presbitero è in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> realizzare<br />
a fondo la propria missione se agisce da solo e per proprio conto”: è scritto nel<br />
Concilio (PO 8). “Nessun presbitero”: quin<strong>di</strong> neanche io, neanche tu. Perciò è<br />
più importante vivere l'unità nel presbiterio, piuttosto che buttarsi a capofitto<br />
da soli nel ministero. Meglio poco ma uniti, che molto ma <strong>di</strong>suniti. Meglio<br />
mezz’ora <strong>di</strong> adorazione insieme, che una intera da soli. Parola <strong>di</strong> s. Ignazio <strong>di</strong><br />
Antiochia: “preferite sempre la forma comunitaria”.<br />
6. Successi e fallimenti: sempre “grazie”. Anche tu hai <strong>di</strong>ritto ad essere felice,<br />
ma la felicità evangelica non si compra a prezzi stracciati. E’ la felicità delle<br />
beatitu<strong>di</strong>ni, e la si trova sempre in Via della Croce. Tu non lavori in proprio, ma<br />
"per conto Terzi", per conto dei santissimi Tre: se registri dei successi, il merito<br />
non è tuo, e dunque ringrazia la santa Trinità, e leccati le labbra, come faceva<br />
s. Francesco quando lodava l’Altissimo. Ma ringrazia il tuo dolcissimo Signore<br />
anche nei fallimenti, perché così puoi provare a Dio che lavori per lui e non per<br />
te. Tu hai scelto Dio, non le cose <strong>di</strong> Dio.<br />
7. Puntare sulla corresponsabilità. Lo ha chiesto il Vescovo <strong>di</strong> Roma alla sua<br />
<strong>Diocesi</strong>: occorre cambiare mentalità riguardo al modo <strong>di</strong> trattare i laici, "passando<br />
dal considerarli 'collaboratori' del clero a riconoscerli realmente corresponsabili<br />
dell'essere e dell'agire della Chiesa, favorendo il consolidarsi <strong>di</strong> un laicato<br />
maturo e impegnato" (26 maggio 2009).<br />
8. Ardere, non bruciarsi. Sento <strong>di</strong>re che Don Oreste Benzi, riferendosi alla<br />
vita del prete, condensava tutto in un verbo solo: strapazzarsi per le anime.<br />
Ma <strong>di</strong>ceva pure che il Signore non vuole dei facchini che sgobbano per lui, ma<br />
Lettere e Messaggi<br />
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<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
degli innamorati che vivano con lui, in lui. Oggi si parla sempre più spesso <strong>di</strong><br />
burnout, che si potrebbe definire la "sindrome del buon samaritano deluso". Si<br />
era partiti con tanto slancio nel de<strong>di</strong>care la propria vita ad aiutare il prossimo, e<br />
si finisce per ritrovarsi svuotati <strong>di</strong> energie e completamente spenti. Un rime<strong>di</strong>o<br />
efficace? Vivere il ministero come luogo <strong>di</strong> santità, "ravvivando il dono <strong>di</strong> Dio<br />
che è in noi" (2Tm 1,6) ogni giorno, come fosse il giorno dell'or<strong>di</strong>nazione.<br />
9. Reverendo, per favore sorrida! Dobbiamo riconoscerlo: in casa nostra<br />
girano troppi musi lunghi, troppi volti scuri. Se cre<strong>di</strong>amo che Cristo è risorto,<br />
perché assumiamo l'aria da funerale in corso? Madre Teresa, con sottile ironia,<br />
annotava che certi preti vanno in giro con una faccia che sembra <strong>di</strong>re: "Guardate<br />
cosa mi hanno fatto!". Se per un cristiano la tristezza è peccato da accusarsi<br />
in confessione, per un prete è sacrilegio. Quando i giovani vedono sacerdoti<br />
ripiegati, scontenti e perennemente insod<strong>di</strong>sfatti, non sceglieranno certo la<br />
strada del seminario come possibilità bella e appagante per la loro vita.<br />
10. Verso la pienezza. L'autorealizzazione è un miraggio che prima o poi<br />
si traduce in incubo, e fa strage anche in casa nostra. Se <strong>di</strong>venta l'unico vero<br />
scopo dei miei sforzi e la con<strong>di</strong>zione previa della mia <strong>di</strong>sponibilità a servire, io<br />
sono perduto. Alla sera della vita, la gioia più grande sarà quella <strong>di</strong> accorgersi<br />
con stupore <strong>di</strong> avere ricevuto la pienezza del centuplo già in questa vita. E poi <strong>di</strong><br />
sentirsi <strong>di</strong>re dal padrone della vigna: "Ora entra nella gioia del tuo Signore".<br />
Vi bene<strong>di</strong>co con un sentito augurio, che si fa subito preghiera alla Madre<br />
del "Pastore grande delle pecore", perché vi sorrida e vi avvolga con la sua<br />
tenerezza materna<br />
<strong>Rimini</strong>, 21 giugno 2012<br />
Atti del Vescovo
Decreti e Nomine
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Atti del Vescovo
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Decreti e nomine<br />
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Visita Pastorale
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<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Visita pastorale a Viserbella<br />
Prot. VFL2012/9<br />
<strong>Rimini</strong>, 8 marzo 2012<br />
Carissimo Don Benito,<br />
Carissimi Collaboratori e Fedeli tutti<br />
della Parrocchia Santa Maria Assunta in Viserbella,<br />
come vi avevo accennato al momento del congedo da voi, con questa lettera<br />
desidero ritornare sull'esperienza della visita pastorale, svoltasi nella vostra<br />
parrocchia nei giorni dal 30 gennaio al 4 febbraio 2012.<br />
Ricorderete che nella veglia <strong>di</strong> apertura, vi avevo riproposto l'esperienza pastorale<br />
vissuta da Gesù stesso con i suoi <strong>di</strong>scepoli, nei termini <strong>di</strong> una fraternità<br />
in cammino. In effetti il buon Pastore, nella sua sapiente pedagogia, evita due<br />
scogli nei quali noi invece rischiamo continuamente <strong>di</strong> incagliarci: sia quello <strong>di</strong><br />
de<strong>di</strong>care la nostra cura pastorale ai "vicini" <strong>di</strong>menticando i "lontani", sia quello<br />
<strong>di</strong> inseguire i lontani finendo per perdere anche i vicini. E' vero: nella classifica<br />
dei gran<strong>di</strong> maestri, Gesù non è tanto una testa <strong>di</strong> serie, ma il fuori-serie, e<br />
non solo per l'imparagonabile originalità dei contenuti, ma anche per l'assoluta<br />
novità dello stile e del metodo seguito. Infatti all'inizio dell'attività messianica<br />
egli <strong>di</strong>ede origine a quella che a tutti gli effetti si può ben definire una "fraternità<br />
in cammino". Scelse i Do<strong>di</strong>ci - annota puntualmente l'evangelista Marco<br />
- "perché stessero con lui e per mandarli a pre<strong>di</strong>care" (Mc 3,14). Ma tranne la<br />
breve parentesi del tirocinio missionario, Gesù è sempre con i suoi <strong>di</strong>scepoli e<br />
va continuamente in giro con loro ad annunciare la buona novella del regno <strong>di</strong><br />
Dio. Alla fine, quando prima della sua ascensione al cielo, li invia nel mondo a<br />
"fare <strong>di</strong>scepoli tutti i popoli", non li lascia soli, ma li accompagna con la forza<br />
del suo Spirito e con la commovente tenerezza del suo invincibile amore: "Ed<br />
ecco - <strong>di</strong>ce loro - io sono con voi fino alla fine del mondo" (Mt 28,20). Ogni<br />
comunità cristiana non è altro che questo: un nucleo <strong>di</strong> cristiani che con Gesù<br />
risorto rendono presente la sua Chiesa nell'ambito <strong>di</strong> un determinato territorio.<br />
Corrisponde la vostra parrocchia a questa figura <strong>di</strong> Chiesa? La risposta esatta<br />
la possiede solo il Signore, ma noi conosciamo i criteri per fare <strong>di</strong>scernimento<br />
sulla effettiva vitalità <strong>di</strong> una comunità cristiana, come la vostra. Il beato Giovanni<br />
Paolo II - nell'esortazione apostolica per l'inizio del Millennio - ce ne ha<br />
ricordati sette. Il primo è rappresentato dalla prospettiva in cui deve porsi tutto<br />
il cammino pastorale: è il criterio della santità, come la misura alta della vita<br />
cristiana. Per questa pedagogia della santità occorre che ogni comunità - ecco<br />
il secondo criterio - faccia della educazione alla preghiera un punto qualificante<br />
della programmazione pastorale. "Quanto gioverebbe che nelle comunità<br />
Atti del Vescovo
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
parrocchiali ci si adoperasse perché tutto il clima fosse pervaso <strong>di</strong> preghiera!"<br />
(NMI 34). Il terzo criterio è quello <strong>di</strong> porre il massimo impegno nella celebrazione<br />
della domenica come giorno speciale della fede, dando particolare rilievo<br />
alla Eucaristia domenicale, "da vivere non solo per assolvere a un precetto, ma<br />
come bisogno <strong>di</strong> una vita cristiana veramente consapevole e coerente" (ivi, 36).<br />
Un rinnovato impegno - è il quarto criterio - è richiesto alle comunità cristiane<br />
per proporre in modo suadente ed efficace la pratica del sacramento della riconciliazione.<br />
"E' necessario - scriveva quel grande Papa - che i Pastori si armino<br />
<strong>di</strong> maggior fiducia, creatività e perseveranza nel presentare questo sacramento<br />
e nel farlo valorizzare". Un quinto criterio è il rispetto <strong>di</strong> un principio essenziale<br />
della visione cristiana della vita: il primato della grazia. In effetti l'azione pastorale<br />
va attentamente salvaguardata dalla tentazione che la insi<strong>di</strong>a: quella <strong>di</strong><br />
pensare che i risultati <strong>di</strong>pendano dalla nostra capacità <strong>di</strong> fare e <strong>di</strong> programmare.<br />
Ma il primato della santità e della preghiera non è concepibile che a partire da<br />
un rinnovato ascolto della parola <strong>di</strong> Dio, soprattutto attraverso la pratica della<br />
lectio <strong>di</strong>vina, personale e comunitaria. Infine occorre che in ogni comunità si<br />
riaccenda lo slancio delle origini per affrontare con coraggio e indomito ardore<br />
l'opera della nuova evangelizzazione.<br />
Torno alla domanda iniziale: a che punto è la vostra comunità parrocchiale<br />
nel cammino verso questo ideale? In tutta sincerità davanti a Dio a me sembra<br />
<strong>di</strong> poter rispondere così. Ho trovato, venendo da voi, un nucleo <strong>di</strong> fedeli<br />
- bambini, giovani, adulti, anziani - che si sanno e si sentono amati dal Signore<br />
Gesù e desiderano con tutto il cuore rispondere alla sua chiamata a rendergli<br />
testimonianza nei normali ambiti <strong>di</strong> vita. Che cosa occorre allora? Occorre concretamente<br />
ripartire da Cristo e da lui attingere un rinnovato slancio nella vita<br />
cristiana. Non si tratta quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> inventare un nuovo programma, dal momento<br />
che il programma è quello <strong>di</strong> ieri e <strong>di</strong> sempre, e si incentra in Cristo stesso.<br />
Per questo vi esorto a valorizzare tutte le occasioni formative offerte dalla<br />
<strong>Diocesi</strong> - come ad esempio la Scuola per Operatori Pastorali - e vi raccomando<br />
<strong>di</strong> stringere la collaborazione con le parrocchie vicine, in modo che la vostra comunità<br />
sia sempre <strong>di</strong> più una scuola <strong>di</strong> fede e <strong>di</strong> preghiera, un focolare <strong>di</strong> amore<br />
fraterno e <strong>di</strong> carità verso i poveri, una palestra in cui ci si allena alla vita buona<br />
del Vangelo, un centro propulsivo <strong>di</strong> irra<strong>di</strong>azione e <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione dell'unico nome<br />
sotto il cielo in cui c'è salvezza: quello del Signore Gesù.<br />
Nei giorni della visita pastorale mi avete raccontato le non poche e tutt'altro<br />
che lievi <strong>di</strong>fficoltà che vi affliggono: una configurazione territoriale che comprime<br />
il vostro territorio tra il mare e la ferrovia, senza ulteriori possibilità <strong>di</strong><br />
sviluppo; la chiusura, per carenza <strong>di</strong> alunni, della scuola elementare; il limitato<br />
numero degli abitanti con l'esodo forzato <strong>di</strong> giovani e operatori economici, e<br />
con l'inevitabile invecchiamento della popolazione; la carenza <strong>di</strong> strutture e<br />
<strong>di</strong> spazi per le attività pastorali, formative e ricreative; la "doppia velocità" del<br />
ritmo annuale, dovuta alla doppia stagione: quella turistica dell'estate, e quella<br />
residenziale del resto dell'anno. Ma mi avete riconosciuto con sincera umiltà<br />
che il limite più preoccupante è soprattutto quello <strong>di</strong> una fede languida e abitu<strong>di</strong>naria<br />
e <strong>di</strong> una deludente risposta alle proposte della parrocchia. Ammettete<br />
però che il grigiore abituale è rischiarato da raggi <strong>di</strong> luce che vi permettono <strong>di</strong><br />
Visita Pastorale<br />
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<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
affrontare e portare a termine alcuni servizi in<strong>di</strong>spensabili, quali l'impegno assiduo<br />
e tenace nella catechesi, gli atti amministrativi e il ren<strong>di</strong>conto economico<br />
annuale, la cor<strong>di</strong>ale vicinanza ad anziani e ammalati, l'impegno per il decoro e<br />
la pulizia della chiesa.<br />
In conclusione, permettetemi Fratelli e Sorelle carissimi, <strong>di</strong> <strong>di</strong>rvi con le parole<br />
<strong>di</strong> Gesù: Comunità cristiana <strong>di</strong> Viserbella, alzati e cammina! Duc in altum!<br />
***************************************************************************<br />
Al Rev. Sac. Don BENITO MONTEMAGGI<br />
e alla Comunità della Parrocchia<br />
<strong>di</strong> Santa Maria Assunta in Viserbella<br />
RIMINI<br />
Atti del Vescovo
Visita pastorale alla parrocchia<br />
S. Vicinio a Viserba<br />
Prot. VFL2012/10<br />
<strong>Rimini</strong>, 9 marzo 2012<br />
Carissimo Don Giuliano,<br />
Carissimi Collaboratori e Fedeli tutti<br />
della Parrocchia San Vicinio in Viserba,<br />
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
in preparazione alla vista pastorale nella vostra parrocchia, è stato <strong>di</strong>ffuso<br />
un volantino dove l'evento della visita veniva definito "occasione <strong>di</strong> grazia, <strong>di</strong><br />
consolidamento della fede e <strong>di</strong> rinnovamento della vita cristiana. Sono parole<br />
molto impegnative, prese dal decreto <strong>di</strong> in<strong>di</strong>zione della Visita. A <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong><br />
qualche tempo, mi viene da chiedermi se non ci sia una netta sproporzione<br />
tra una meta così alta e un mezzo - quello della Visita - piuttosto modesto nel<br />
tempo e nelle esperienze che lo hanno caratterizzato. Sì, carissimi, il margine<br />
della sproporzione tra l'ideale e il reale, tra i gran<strong>di</strong> orizzonti del regno <strong>di</strong> Dio<br />
e i nostri piccoli passi, è sempre molto ampio, e solo la grazia del Signore può<br />
colmarlo. Ma non è stato proprio quanto abbiamo sperimentato nella vostra<br />
parrocchia, nei giorni dal 16 al 21 gennaio? Se non pren<strong>di</strong>amo come metro<br />
quello mondano dell'efficienza né quello effimero e labile <strong>di</strong> una fumosa appariscenza,<br />
ma assumiamo come unità <strong>di</strong> misura la pagina evangelica del seme<br />
che germoglia e cresce sotto terra, non possiamo che ringraziare il Signore per<br />
quanto in quei giorni benedetti ha seminato e che - fi<strong>di</strong>amoci! - sta certamente<br />
già germogliando.<br />
Rileggendo la relazione sulla vita della parrocchia, tu, Don Giuliano, parti<br />
dall'esperienza che ha segnato la tua vita, quella dei 12 anni <strong>di</strong> missione in<br />
Brasile e affermi che al tuo rientro in <strong>di</strong>ocesi ti sei accorto "<strong>di</strong> essere tornato<br />
in terra <strong>di</strong> missione" e precisi con serena onestà: "la prima terra <strong>di</strong> missione è<br />
proprio la mia persona, perché ritrovi ogni giorno la <strong>di</strong>sponibilità a lasciarmi<br />
trasformare dall'azione della grazia <strong>di</strong> Dio che continuamente opera attraverso<br />
la sua parola, i sacramenti, la vita <strong>di</strong> tanti testimoni, l'amicizia cristiana, ciò che<br />
accade".<br />
La situazione socio-culturale della parrocchia l'avete efficacemente descritta<br />
come "periferia della periferia", come una "area-dormitorio" in cui si è<br />
registrato un notevole incremento demografico, dovuto all'inserimento <strong>di</strong> numerose<br />
nuove famiglie, con tutti i problemi pastorali che ne conseguono. Ma<br />
non vi siete arresi né siete partiti da progetti prefabbricati.<br />
Alla <strong>di</strong>stanza appaiono chiare le vie che il Signore vi ha aperto. La prima<br />
è quella della comunione. In effetti anch'io ho potuto respirare un clima <strong>di</strong><br />
armonia e <strong>di</strong> fraternità cristiana all'interno del nucleo della comunità. Mi ha<br />
Visita Pastorale<br />
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<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
colpito vedere come persone <strong>di</strong> sensibilità spirituali <strong>di</strong>verse - quali il Movimento<br />
dei Focolari, Comunione e Liberazione, Agesci, Papa Giovanni ecc. - sono<br />
unite nell'unica comunità cristiana, collaborano serenamente nei vari servizi<br />
della catechesi, del coro, dei gruppi <strong>di</strong> preghiera, della Caritas. Ma proprio<br />
questa apertura reciproca all'interno - il "clima <strong>di</strong> famiglia, come voi lo chiamate<br />
- permette <strong>di</strong> coinvolgere una cerchia molto più ampia <strong>di</strong> persona, come si<br />
può sperimentare in occasione della festa patronale, del presepe vivente, della<br />
"tombola <strong>di</strong> famiglia", <strong>di</strong> altre feste e pellegrinaggi.<br />
L'altra via per il cammino della comunità è quella della missione. Avete<br />
sperimentato come l'iniziazione cristiana "è stata la porta per entrare in rapporto<br />
con i genitori". Inoltre l'esperienza <strong>di</strong> questi anni vi ha confermato che la<br />
comunicazione della fede ha come via privilegiata la testimonianza da persona<br />
a persona. In concreto, oltre esperienze tra<strong>di</strong>zionali - quali, ad esempio, la bene<strong>di</strong>zione<br />
alle famiglie - state proponendo incontri quin<strong>di</strong>cinali per adulti per<br />
l'educazione alla fede - coltivate i due gran<strong>di</strong> "assi" della comunione: quello del<br />
legame con il Vescovo e la <strong>Diocesi</strong> e quello del Papa e della Chiesa universale,<br />
e questa comunione la esprimete anche in <strong>di</strong>mensione missionaria, sia con la<br />
celebrazione della Giornata Missionaria Mon<strong>di</strong>ale che con la giornata <strong>di</strong>ocesana<br />
per la missione in Albania, come pure attraverso le adozioni a <strong>di</strong>stanza, il<br />
sostegno a varie missioni.<br />
Mi sembra che queste due gran<strong>di</strong> vie - della comunione e della missione<br />
- meritino <strong>di</strong> essere proseguite con fedeltà, passione e umile coraggio. Per<br />
questo cerco <strong>di</strong> declinare alcuni possibili passi concreti.<br />
Ritengo che il notevole impegno nel creare un clima spirituale <strong>di</strong> vera comunità<br />
cristiana sempre più intenso e coinvolgente sia da coltivare, puntando<br />
sulla meta più alta, quella crocifiggente e beatificante dell'unità "a misura della<br />
santa Trinità", "perché il mondo creda". E' quella spiritualità della comunione<br />
che il beato Giovanni Paolo II ci ha richiamato all'inizio del Millennio e che ci<br />
richiede <strong>di</strong> sentire il fratello "come uno che mi appartiene", vedere innanzitutto<br />
ciò che c'è <strong>di</strong> positivo nell'altro, respingere le tentazioni egoistiche che continuamente<br />
ci insi<strong>di</strong>ano e generano competizione, <strong>di</strong>ffidenza, gelosie.<br />
Inoltre occorre intensificare il cammino sulla strada <strong>di</strong> una pastorale progressivamente<br />
sempre più integrata. L'esperienza della Caritas interparrocchiale<br />
mi sembra un "modello" che meriti <strong>di</strong> essere tenuto presente anche in altri<br />
campi, come ad esempio quello della pastorale familiare, giovanile, scolastica,<br />
sanitaria. Non dobbiamo scoraggiarci: il cammino è lungo, ma l'abbiamo intrapreso<br />
e, con l'aiuto del Signore, dobbiamo proseguirlo. Del resto, se è vero che<br />
la parrocchia autosufficiente è morta, è altrettanto vero che tra qualche tempo<br />
non saremo più in grado <strong>di</strong> assicurare la presenza <strong>di</strong> un sacerdote per ogni<br />
parrocchia. Sarà necessario affidare allo stesso parroco più comunità - come<br />
del resto sta già avvenendo da <strong>di</strong>versi anni - ma non si tratterà <strong>di</strong> operazioni <strong>di</strong><br />
mera aggregazione numerica, solo se ci convertiremo "non ad una formula ma<br />
ad una Persona", se vivremo un'autentica spiritualità <strong>di</strong> comunione e perseguiremo<br />
<strong>di</strong>namiche efficacemente integrative.<br />
In questa prospettiva risulta in<strong>di</strong>spensabile proseguire l'impegno <strong>di</strong> formazione<br />
<strong>di</strong> laici maturi che possano svolgere "i compiti nella Chiesa e nel mondo<br />
Atti del Vescovo
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
con la loro azione per l'evangelizzazione e la santificazione degli uomini". Infine,<br />
da quanto ho visto, ritengo maturi i tempi perché si possa promuovere<br />
la costituzione <strong>di</strong> un Consiglio pastorale parrocchiale, tenendo presente l'autorevole<br />
raccomandazione del beato Giovanni Paolo II, contenuta nello stesso<br />
testo su citato.<br />
Vi auguro <strong>di</strong> proseguire il cammino intrapreso e per questo vi assicuro la<br />
mia preghiera, accompagnata da una grande, affettuosa bene<strong>di</strong>zione<br />
***************************************************************************<br />
Al Rev. Sac. Don GIULIANO RENZI<br />
e alla Comunità della Parrocchia<br />
<strong>di</strong> San Vicinio in Viserba<br />
VISERBA DI RIMINI<br />
Visita Pastorale<br />
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<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Visita pastorale alla parrocchia<br />
<strong>di</strong> Santa Maria delle Grazie<br />
in Fiumicino<br />
Prot. VFL2012/20<br />
<strong>Rimini</strong>, 25 giugno 2012<br />
Carissimo Don Gerardo,<br />
Carissimi Collaboratori e Fedeli tutti<br />
della Parrocchia Santa Maria delle Grazie in Fiumicino,<br />
mentre vi scrivo, ho sotto gli occhi la foto singolare pubblicata su ilPonte,<br />
dove appare in bella mostra la geometria pulita dell'armoniosa facciata della<br />
vostra chiesa-santuario, coperta dalla neve dei giorni imme<strong>di</strong>atamente precedenti<br />
la Visita Pastorale. Questa can<strong>di</strong>da immagine mi si sovrappone a quella,<br />
<strong>di</strong> derivazione biblica e spesso ricorrente nelle tue parole, caro Don Gerardo, <strong>di</strong><br />
“Galilea delle genti”, per in<strong>di</strong>care che la vostra parrocchia è al confine tra due<br />
<strong>di</strong>ocesi (la nostra e quella vicina <strong>di</strong> Cesena) e frazionata in due comuni (quello<br />
<strong>di</strong> Savignano e l’altro, <strong>di</strong> Gatteo). In verità l’accostamento tra le due immagini<br />
risulta piuttosto stridente: l’icona del santuario <strong>di</strong>ce una fede rocciosa, ra<strong>di</strong>cata,<br />
<strong>di</strong> antica tra<strong>di</strong>zione. Quella <strong>di</strong> Galilea delle genti <strong>di</strong>ce invece un territorio dove<br />
è in gioco non la conservazione, ma la trasmissione della fede. In effetti la Galilea<br />
fu lo scenario della prima fase della pre<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> Gesù, e da lì cominciò<br />
pure il “secondo inizio” dell’avventura cristiana, quello dell’invio in missione<br />
degli apostoli da parte del Risorto. Forse più che una sovrapposizione tra le due<br />
immagini – ripeto: parrocchia-santuario e parrocchia-missione – si potrebbe<br />
arrivare a una reciproca integrazione, se si pensa alla chiesa-santuario come la<br />
fucina della missione. Ed è proprio questa l’immagine sintetica che vi affido, per<br />
riconsegnarvi il grande obiettivo per il vostro cammino spirituale e pastorale:<br />
fare del santuario il cuore della missione cristiana, nel vostro territorio. Ecco<br />
dunque: la parrocchia santuario missionario.<br />
Ma prima <strong>di</strong> ritornare su questa immagine ideale, vorrei ripercorrere brevemente<br />
il tracciato che il Signore ci ha donato <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre in quei giorni<br />
in<strong>di</strong>menticabili. Come sempre, un momento toccante nell’agenda del Vescovo<br />
è stata la visita ai malati: il palpare con mano la fede dei fratelli e sorelle infermi<br />
e la carità con cui vengono assistiti fa pensare al grande capitale <strong>di</strong> fede che<br />
queste care persone costituiscono per le nostre comunità. Dovremmo quin<strong>di</strong><br />
domandarci come fare perché non si sentano ai margini della vita parrocchiale,<br />
come essere loro più vicini e come valorizzarli <strong>di</strong> più. Non sono infatti i<br />
“piccoli”<strong>di</strong> cui parla il vangelo?<br />
Un pomeriggio ho avuto modo <strong>di</strong> visitare anche le fabbriche FAIT e<br />
Atti del Vescovo
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
PLAST.E.A.: sono rimasto colpito dall’apprezzamento della presenza del Vescovo<br />
che hanno espresso impren<strong>di</strong>tori e operai. Anche qui penso che, come<br />
comunità cristiana, possiamo e dobbiamo fare qualcosa <strong>di</strong> più, per ricucire<br />
quell’alleanza tra Chiesa e mondo del lavoro, che soprattutto sotto il pontificato<br />
<strong>di</strong> Giovanni Paolo II, ha vissuto un momento <strong>di</strong> felice sintonia. Ora la crisi finanziaria<br />
sta affliggendo tante industrie e tantissime famiglie. La situazione non<br />
può e non deve assolutamente lasciarci in pace.<br />
Ho riscontrato anche un buon ascolto presso i genitori dei bambini del<br />
catechismo: esco da questi incontri sempre molto consolato nel vedere che<br />
i genitori si confermano nell’idea che Dio "fa bene" ai bambini. Ne esco però<br />
anche incalzato da una domanda: non è pensabile offrire loro – oltre che un<br />
percorso aperto a tutti, con ritmi necessariamente più lenti – un cammino <strong>di</strong><br />
fede, più coinvolgente e con ritmi più impegnativi, rivolto in particolare a quanti<br />
intendono riscoprire la bellezza della vita cristiana?<br />
Molto intenso è stato anche l’incontro con i due organismi <strong>di</strong> partecipazione:<br />
il Consiglio Pastorale parrocchiale e quello per gli Affari Economici. Me ne<br />
sono riportato dentro il ricordo <strong>di</strong> adulti maturi e sensibili, che quando vengono<br />
sollecitati a ri-scegliere Gesù e la sua Chiesa come ragioni <strong>di</strong> vita e <strong>di</strong> impegno,<br />
sono poi motivati e <strong>di</strong>sponibili a seguire itinerari <strong>di</strong> formazione ancora più solida<br />
e mirata. Di gente così abbiamo impellente bisogno, più del pane. E’ proprio<br />
vero: le nostre comunità hanno grande bisogno <strong>di</strong> laici che non siano dei semplici<br />
esecutori e neanche solo dei buoni collaboratori, ma delle persone che si<br />
muovono in un’orbita <strong>di</strong> vera e piena corresponsabilità.<br />
Prima <strong>di</strong> concludere questa veloce, ma spero non inutile, rivisitazione dei<br />
momenti più rilevanti che hanno punteggiato il fitto programma della Visita<br />
Pastorale, mi fa piacere anche ricordare i vari momenti <strong>di</strong> preghiera che abbiamo<br />
vissuto noi due, carissimo Don Gerardo, momenti che ho letteralmente<br />
gustato e da cui sono rimasto profondamente e<strong>di</strong>ficato, perché mi hanno dato<br />
modo <strong>di</strong> percepire le pulsazioni <strong>di</strong> fede del tuo buon cuore <strong>di</strong> sacerdote fedele<br />
e generoso, innamorato <strong>di</strong> Gesù e fortemente appassionato al cammino della<br />
sua Chiesa.<br />
Carissimi, permettetemi ora <strong>di</strong> tornare sull’immagine della vostra parrocchia<br />
come santuario missionario. Mi riaggancio al vangelo della celebrazione<br />
conclusiva. Era la liturgia vespertina della II Domenica <strong>di</strong> Quaresima, con il racconto<br />
della Trasfigurazione. Ho concentrato il messaggio finale nell’espressione:<br />
“Ripartire da Cristo nella e con la Chiesa”, e vi <strong>di</strong>cevo che occorre dar vita in ogni<br />
parrocchia a piccoli gruppi <strong>di</strong> cristiani innamorati <strong>di</strong> Cristo e trasfigurati dalla sua<br />
luce, che siano missionari nei loro quartieri, nei condomini, nei posti <strong>di</strong> lavoro o<br />
<strong>di</strong> impiego, dappertutto. In effetti l’esperienza della missione non è nuova per<br />
te, caro Don Gerardo, che dopo <strong>di</strong>versi anni vissuti nella missione della Guaira,<br />
in Venezuela, ormai da circa venti anni ti ritrovi a fare il parroco in quello che è<br />
a tutti gli effetti territorio <strong>di</strong> missione, non solo per i non pochi immigrati provenienti<br />
dall’Africa e dall’Est Europa, ma soprattutto per gli stessi abitanti della<br />
parrocchia, nei quali la fede va risvegliata ed efficacemente rinnovata. In te<br />
sento battere forte il cuore del missionario, e lo sento anche nelle iniziative più<br />
varie. Per esempio, nella visita alle famiglie per la bene<strong>di</strong>zione pasquale, alla<br />
Visita Pastorale<br />
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<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
fine <strong>di</strong> ogni incontro per nucleo familiare, inviti le persone a radunarsi tutti insieme<br />
la sera stessa presso la casa <strong>di</strong> una famiglia della via che offre l’ospitalità<br />
per un incontro sulla parola <strong>di</strong> Dio. Ci vedo l'atteggiamento del missionario che<br />
prende lo spunto da una pratica tra<strong>di</strong>zionale per orientarla in senso missionario.<br />
Vi affido perciò questo messaggio del Papa: “Pro<strong>di</strong>gatevi a ridar vita in parrocchia<br />
ai piccoli gruppi o centri <strong>di</strong> ascolto <strong>di</strong> fedeli che annunciano Cristo e la<br />
sua Parola, luoghi dove sia possibile sperimentare la fede, esercitare la carità,<br />
organizzare la speranza. Sarebbe importante se questo metodo pastorale trovasse<br />
efficace applicazione anche nei luoghi <strong>di</strong> lavoro, oggi da evangelizzare<br />
con una pastorale <strong>di</strong> ambiente ben pensata, poiché per l’elevata mobilità sociale<br />
la popolazione vi trascorre gran parte della giornata” (Alla <strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong> Roma,<br />
26 maggio 2009).<br />
Vi auguro <strong>di</strong> proseguire il cammino intrapreso e per questo vi assicuro la<br />
mia preghiera, accompagnata da una grande, affettuosa bene<strong>di</strong>zione<br />
***************************************************************************<br />
Al Rev. Sac. Don GERARDO ROCCHI<br />
e alla Comunità della Parrocchia<br />
<strong>di</strong> Santa Maria delle Grazie<br />
FIUMICINO DI SAVIGNANO<br />
Atti del Vescovo
Visita pastorale a S. Giovanni<br />
in Compito<br />
Prot. VFL2012/21<br />
<strong>Rimini</strong>, 25 giugno 2012<br />
Carissimo Don Vittorio,<br />
Carissimi Collaboratori e Fedeli tutti<br />
della Parrocchia <strong>di</strong> San Giovanni in Compito,<br />
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
la Visita Pastorale è la stessa dappertutto, eppure in ogni parrocchia si colora<br />
<strong>di</strong> alcune sfumature tipiche e del tutto ine<strong>di</strong>te. Anche da voi è stato così:<br />
una visita fondamentalmente uguale a quella <strong>di</strong> tante altre parrocchie, eppure<br />
già dall’inizio si annunciava davvero originale. Non mi era mai capitato <strong>di</strong> cominciarne<br />
una con una visita al cimitero, ma non credo <strong>di</strong> andare sopra le righe<br />
se leggo quel breve, ma raccolto momento <strong>di</strong> preghiera, vissuto insieme con un<br />
cospicuo numero <strong>di</strong> fedeli, tra le tombe dei vostri cari defunti, come la certezza<br />
con<strong>di</strong>visa da una comunità cristiana <strong>di</strong> essere un popolo <strong>di</strong> pellegrini in cammino<br />
verso la patria: la grande casa del Padre dei cieli.<br />
Ed è con altrettanto affetto trasfigurante che mi piace leggere anche l'altra<br />
visita, che subito dopo ha avuto luogo, quella al museo archeologico, dove reperti<br />
e cimeli <strong>di</strong> un lungo passato trasmettono la percezione <strong>di</strong> una comunità<br />
civile ed ecclesiale che non ha <strong>di</strong>menticato le sue antichissime ra<strong>di</strong>ci, <strong>di</strong> cui<br />
porta le tracce perfino nel nome. Infatti il toponimo Compito deriva dal latino<br />
"compitum", che significa "bivio, crocicchio" e rimanda ai tempi <strong>di</strong> Giulio Cesare,<br />
il quale proprio dalle vostre parti avrebbe tratto il dado fatale e si sarebbe<br />
deciso a passare il celebre Rubicone.<br />
Questo intreccio tra passato e futuro lo intravedo emblematicamente<br />
espresso anche nelle due chiese della parrocchia: la pieve <strong>di</strong> san Giovanni in<br />
Compito, risalente al settimo secolo, sui resti <strong>di</strong> un antico tempio pagano, e<br />
quella costruita nel nuovo quartiere del "Cesare" nel 1981 e intitolata, sulla<br />
scia del Vaticano II, a Maria Madre della Chiesa, poi detta “Cuore Immacolato<br />
<strong>di</strong> Maria”.<br />
Ecco allora la prima immagine che ho intercettato <strong>di</strong> voi: una parrocchia<br />
che vive con passione il suo presente, e si colloca tra un passato ancora vivo e<br />
un futuro già anticipato. In una parola, una comunità cristiana tra il "già" della<br />
memoria e il "non-ancora" della speranza. Permettetemi <strong>di</strong> domandarvi: vi ci<br />
ritrovate in questo ritratto?<br />
Ma ciò che mi ha fortemente impressionato stando presso <strong>di</strong> voi nei giorni<br />
dal 21 al 25 febbraio 2012 è stato il clima che si respira nella parrocchia,<br />
contrassegnato dalla umanità schietta e cor<strong>di</strong>ale del Parroco: la premurosa,<br />
attenzione ai poveri, la sollecita e delicata cura spirituale dei malati, l'apertura<br />
Visita Pastorale<br />
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<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
lieta e gratuita ai cosiddetti lontani, mi fa pensare ad una casa dalle porte costantemente<br />
aperte per accogliere quelli che continuano a venire e per andare<br />
da quanti ormai non vengono più. Permettetemi un'altra domanda: vi sembra,<br />
questa, una immagine più ideale che reale della vostra comunità? Se così fosse,<br />
non scoraggiatevi nel percorrere la strada, anche se lunga e <strong>di</strong>fficile, verso<br />
una meta - quella, ripeto, <strong>di</strong> una parrocchia "casa-famiglia" - tanto attraente e<br />
appassionante.<br />
Un altro momento per lo più insolito in una visita pastorale l'abbiamo vissuto<br />
insieme la sera del venerdì 24 febbraio, con la liturgia penitenziale celebrata<br />
al "Cesare" insieme alle altre parrocchie della zona. Il colpo d'occhio quella sera<br />
era emozionante: vedere gruppi <strong>di</strong> fedeli con i rispettivi parroci confluire in una<br />
chiesa della zona pastorale mi restituiva una terza immagine della vostra e delle<br />
altre comunità parrocchiali del territorio, quella <strong>di</strong> una Chiesa che si riconosce<br />
peccatrice e si sa costantemente abbracciata dalla tenerissima misericor<strong>di</strong>a del<br />
buon Pastore. Quella liturgia penitenziale mi <strong>di</strong>ceva pure che il futuro che ci attende<br />
- quello <strong>di</strong> una drastica <strong>di</strong>minuzione del clero, ma anche, preve<strong>di</strong>bilmente,<br />
delle attuali masse <strong>di</strong> fedeli - non va temuto come una sciagura nefasta e irreparabile,<br />
ma va intercettato come una sfida, certamente ardua e assai impegnativa,<br />
ma che potremo vincere se ci convertiremo, decidendo <strong>di</strong> passare da un cristianesimo<br />
<strong>di</strong> quantità ad uno <strong>di</strong> qualità. Come mi capita <strong>di</strong> <strong>di</strong>re spesso, il problema<br />
che affligge la cristianità nel nostro Occidente obeso e depresso, non è tanto il<br />
fatto che siamo pochi cristiani, ma che siamo poco cristiani. Che ne pensate <strong>di</strong><br />
questa <strong>di</strong>agnosi? la vedete confacente alla situazione della vostra parrocchia?<br />
Come ho detto anche alle altre parrocchie viciniori, nutro grande speranza<br />
nel vostro frequente incontro collegiale, <strong>di</strong> voi sacerdoti della zona pastorale.<br />
Vi ho visto fortemente convinti del fatto che il <strong>di</strong>sagio più grave che possa<br />
affliggere oggi un prete è la solitu<strong>di</strong>ne: umana e pastorale. Di qui la vostra<br />
tenace fedeltà all'incontro collegiale, la cui frequenza - a seguito <strong>di</strong> una mia<br />
pressante raccomandazione - avete deciso <strong>di</strong> accelerare, passando dall'incontro<br />
quin<strong>di</strong>cinale a quello settimanale. Con<strong>di</strong>vido con voi parroci la certezza che<br />
dei preti che pregano, <strong>di</strong>alogano e mangiano assieme non solo sono al riparo<br />
dalla piaga scandalosa <strong>di</strong> conflitti e polemiche insanabili, ma, oltre che dare<br />
una testimonianza <strong>di</strong> comunione d'anima, avanzano a gran<strong>di</strong> passi sulla strada<br />
<strong>di</strong> una corresponsabilità pastorale <strong>di</strong>ventata ormai l'unica soluzione praticabile<br />
perché i tanti focolari <strong>di</strong> vangelo ancora accesi nelle nostre terre non solo non<br />
si spengano, ma si propaghino ulteriormente. Allora, facendo il verso a una<br />
formula fisica, possiamo serenamente affermare che forse un giorno avremo<br />
meno "massa", ma più "energia".<br />
Per questo è in<strong>di</strong>spensabile investire nella formazione dei laici perché <strong>di</strong>ventino<br />
credenti adulti e maturi, capaci <strong>di</strong> portare la bella notizia del vangelo<br />
nei territori del vissuto: casa, lavoro, scuola, ospedale ecc. In questo senso apprezzo<br />
con intima gioia i tentativi che state portando avanti per offrire ai ragazzi<br />
un'esperienza almeno settimanale <strong>di</strong> oratorio, e ai genitori percorsi <strong>di</strong> catechesi<br />
e <strong>di</strong> riscoperta della fede. Come pure guardo con tanta fiducia ai due gruppi<br />
<strong>di</strong> spiritualità familiare che potranno <strong>di</strong> un prossimo futuro <strong>di</strong>ffondersi ulteriormente<br />
per un favorevole processo <strong>di</strong> gemmazione.<br />
Atti del Vescovo
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Carissimi, stiamo per aprire l'Anno della Fede ch in <strong>di</strong>ocesi coinciderà con<br />
l'Anno della Confermazione e che perciò vivremo sinteticamente come Anno<br />
della confermazione della Fede. Vi affido perciò questo messaggio capitale che<br />
ricevo dal nostro amatissimo papa Benedetto e rilancio a tutta la vostra bella e<br />
cara comunità: "Il rinnovamento della fede deve essere la priorità nell'impegno<br />
della Chiesa ai nostri giorni".<br />
Vi saluto e vi bene<strong>di</strong>co <strong>di</strong> cuore, con grande affetto, assicurandovi la mia<br />
preghiera e affidandomi alla vostra<br />
***************************************************************************<br />
Al Rev. Sac. Don VITTORIO MANCINI<br />
e alla Comunità della Parrocchia<br />
<strong>di</strong> San Giovanni in Compito<br />
SAVIGNANO SUL RUBICONE<br />
Visita Pastorale<br />
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<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Visita pastorale a Natività <strong>di</strong> Maria<br />
in Castelvecchio<br />
Prot. VFL2012/22<br />
<strong>Rimini</strong>, 28 giugno 2012<br />
Carissimo Don Giampaolo,<br />
Carissimi Collaboratori e Fedeli tutti<br />
della Parrocchia della Natività <strong>di</strong> Maria in Castelvecchio,<br />
nella relazione per la Visita Pastorale – che si è svolta presso la vostra parrocchia<br />
dal 13 al 18 febbraio scorso – mi avete presentato la vostra comunità<br />
come “aperta e accogliente, caratterizzata da una fede semplice e fervida”. Ad<br />
onore del vero, debbo <strong>di</strong>re che vi conoscevo già così, in base ai ripetuti e intensi<br />
momenti <strong>di</strong> incontro vissuti in precedenza, ma nei giorni della Visita questa immagine<br />
sintetica mi si è fatta ancora più nitida, anzi si è ulteriormente arricchita<br />
<strong>di</strong> aspetti, <strong>di</strong>mensioni, dettagli, più in concreto <strong>di</strong> nomi, <strong>di</strong> volti e <strong>di</strong> voci. Mi<br />
sono così confermato nella conclusione che “riformare una parrocchia si può”.<br />
Prima <strong>di</strong> offrirvi qualche orientamento ideale e alcune in<strong>di</strong>cazioni concrete<br />
per il cammino futuro, vorrei fare memoria grata <strong>di</strong> quei giorni benedetti, vissuti<br />
da me e da voi con gioia profonda, con sentita gratitu<strong>di</strong>ne e intima sintonia <strong>di</strong><br />
menti e <strong>di</strong> cuori.<br />
Anche se è passato <strong>di</strong>verso tempo – più <strong>di</strong> quanto non avrei voluto, e sinceramente<br />
ve ne chiedo scusa – mi si è stampato nella memoria il fotogramma<br />
del primo momento previsto in agenda: la celebrazione, in chiesa, del lucernario<br />
e dei vespri. C’era molta neve accumulata fuori, nella piazzetta antistante,<br />
ma il clima assorto e vibrante dell’assemblea liturgica raccolta all'interno mi<br />
restituiva il mosaico policromo <strong>di</strong> una parrocchia “a misura <strong>di</strong> Concilio”. Immagine<br />
che subito veniva ampiamente confermata dalla cena con una ottantina <strong>di</strong><br />
operatori pastorali, dove ho percepito il respiro <strong>di</strong> una grande, serena e unita<br />
famiglia parrocchiale, gioiosamente esercitata nel vivere come “un corpo solo e<br />
un solo spirito”. La veglia <strong>di</strong> apertura che è seguita – preparata con cura e molto<br />
partecipata – mi ha fatto esclamare con profonda vibrazione del cuore: “Meglio<br />
<strong>di</strong> così non si poteva incominciare!”. Un altro particolare del ricco menù della<br />
Visita che mi ha favorevolmente impressionato è stato l'aver messo all'inizio<br />
<strong>di</strong> ogni giornata la celebrazione delle lo<strong>di</strong>. Come non intercettare il messaggio<br />
che ne traspariva? e cioè che la liturgia non è un'appen<strong>di</strong>ce eccessiva né una<br />
superflua cornice nella vita <strong>di</strong> una parrocchia, ma ne costituisce il cuore pulsante,<br />
pena la riduzione del corpo della comunità a gelido cadavere, in avanzato<br />
sta<strong>di</strong>o <strong>di</strong> decomposizione.<br />
Un incontro che mi ha coinvolto in modo molto intenso è stata la mattinata<br />
<strong>di</strong> giovedì 16 febbraio, vissuta insieme con gli altri preti della zona pastorale.<br />
Atti del Vescovo
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Di quell'incontro riporto la data precisa, perché era il giorno del vostro raduno<br />
quin<strong>di</strong>cinale: nel fissare il programma della Visita, avevo voluto che in quella<br />
settimana non solo non si interrompesse questa bella consuetu<strong>di</strong>ne da voi<br />
avviata già da alcuni anni, ma ho visto questa esperienza talmente nutriente e<br />
stimolante che alla fine vi ho proposto <strong>di</strong> intensificarne il ritmo e <strong>di</strong> dare scadenza<br />
settimanale all’incontro. Lasciatemi aggiungere subito che quando vi ho<br />
rivisto qualche tempo dopo in centro <strong>di</strong>ocesi e mi avete detto <strong>di</strong> aver preso sul<br />
serio quel mio suggerimento, ho benedetto il Signore e l’ho pregato che presto<br />
possiate fare qualche altro passo avanti sulla strada <strong>di</strong> una fraternità sacerdotale<br />
ancora più convinta, matura e contagiosa nel presbiterio. Ho anche chiesto al<br />
Signore che quanto prima possiate dar vita a una pastorale <strong>di</strong> zona sempre più<br />
intelligentemente e operativamente integrata, fino a costituire una vera unità<br />
pastorale.<br />
A questo punto mi rendo conto che sono appena all’inizio della rilettura<br />
del percorso vissuto nella settimana della Visita Pastorale, e se dovessi riprendere<br />
e commentare tutti gli eventi in programma, questa lettera rischierebbe<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare un papiro interminabile. Passo perciò a tracciare una immagine<br />
emblematica che, mentre racconta la vostra situazione presente, riesca a trascrivere<br />
l'ideale attrattivo <strong>di</strong> parrocchia che vi portate in cuore. E' l'immagine <strong>di</strong><br />
una parrocchia come laboratorio del Concilio.<br />
In effetti vi ho visto incamminati sulla strada della costruzione <strong>di</strong> una comunità,<br />
cristiana, fondata sui quattro piloni delle costituzioni conciliari: quella sulla<br />
Chiesa (la Lumen Gentium), quella sulla liturgia (la Sacrosanctum Concilium);<br />
la Dei Verbum (sulla <strong>di</strong>vina rivelazione) e la Gau<strong>di</strong>um et Spes (sul rapporto<br />
Chiesa-Mondo). Ecco, dal clima che ho respirato in mezzo a voi, dai racconti <strong>di</strong><br />
Don Giampaolo, dai <strong>di</strong>aloghi con molti collaboratori e fedeli, ho percepito una<br />
volontà tenace <strong>di</strong> corrispondere alla chiamata del Signore a riformare la vostra<br />
parrocchia sul modello conciliare <strong>di</strong> un'autentica comunità cristiana, che non<br />
si stanca <strong>di</strong> tenere lo sguardo fisso su Gesù, che traduce l'amore ardente per<br />
lui in vicinanza alle membra più deboli del suo Corpo - come i malati, i poveri,<br />
i piccoli, gli immigrati. Una comunità che si <strong>di</strong>sseta abbondantemente alle<br />
sorgenti della grazia - parola <strong>di</strong> Dio e liturgia - e si esercita instancabilmente<br />
nel riproporre a tutti il "primo annuncio" del vangelo. Perciò ho goduto nel<br />
sapere che seguite con gusto e con frutto il fitto programma formativo della<br />
parrocchia: ogni lunedì, veglia <strong>di</strong> preghiera per gli ammalati; il martedì, incontro<br />
<strong>di</strong> formazione dei catechisti; al mercoledì, la scuola della Parola; ogni giovedì,<br />
incontro dei giovani delle scuole superiori; il venerdì, incontro dei giovani adulti;<br />
il sabato, le confessioni. Anche il calendario mensile risulta assai denso: una<br />
domenica al mese: rosario-vespro-adorazione; un'altra domenica, incontro del<br />
gruppo sposi; una terza domenica, incontro bambini e genitori del catechismo.<br />
Frequenti ritiri spirituali punteggiano il calendario annuale, mentre l'estate viene<br />
offerta una vacanza estiva per famiglie, e si registra una buona partecipazione<br />
ai campi scuola dell'Agesci e dell'AC.<br />
Mi domando: qual è il segreto <strong>di</strong> un ritmo così serrato e <strong>di</strong> una vitalità tanto<br />
<strong>di</strong>namica e fruttuosa della vostra parrocchia? La risposta che mi do è molto<br />
semplice, ma non mi sembra affatto semplicista. Un fattore è senz'altro la no-<br />
Visita Pastorale<br />
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<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
tevole tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> preghiera e <strong>di</strong> accompagnamento spirituale che ha visto<br />
in don Silvano Rughi un protagonista umile e instancabile, un vero servo del<br />
Signore e della santa Chiesa. Il suo avvicendamento con don Giampaolo nella<br />
guida della parrocchia vi sta facendo avanzare sulla strada <strong>di</strong> una generosa e<br />
convinta fedeltà al cospicuo patrimonio spirituale e pastorale ricevuto, mentre<br />
potete giovarvi ora del prezioso aiuto <strong>di</strong> una guida autorevole, saggia e <strong>di</strong> forte<br />
tempra spirituale come quella <strong>di</strong> Don Giampaolo. Un terzo fattore è la vostra<br />
<strong>di</strong>sponibilità a perseguire con coraggio la scelta della conversione missionaria<br />
del volto della vostra comunità parrocchiale. Vi incoraggio pure a valorizzare<br />
sempre <strong>di</strong> più la nutrita offerta formativa della <strong>Diocesi</strong>. Con l'aiuto del parroco -<br />
sempre molto sensibile alle proposte del centro <strong>di</strong>ocesano - rafforzate il vostro<br />
legame con il Vescovo, seguite le sue in<strong>di</strong>cazioni, in particolare quelle che ora vi<br />
richiamo schematicamente, ma che costituiscono il grande orizzonte del nostro<br />
cammino ecclesiale. Mi riferisco alle in<strong>di</strong>cazioni legate alla pastorale integrata,<br />
al rinnovamento dell'iniziazione cristiana, tenendo presenti due preziose in<strong>di</strong>cazioni,<br />
relative all'anima e al modello dell'azione pastorale. La prima è dei<br />
Vescovi italiani, che negli Orientamenti per il decennio in corso, hanno riba<strong>di</strong>to:<br />
"Il primo annuncio della fede rappresenta l'anima <strong>di</strong> ogni azione pastorale" (n.<br />
40). La seconda è del Papa, il quale nella esortazione post-sinodale Verbum<br />
Domini raccomanda <strong>di</strong> tenere presente il catecumenato degli adulti, come il<br />
modello <strong>di</strong> ogni azione pastorale e perciò <strong>di</strong> "incrementare la pastorale biblica<br />
non in giustapposizione con altre forme della pastorale, ma come animazione<br />
biblica dell'intera pastorale", sia or<strong>di</strong>naria che straor<strong>di</strong>naria (n. 73).<br />
Non posso chiudere questa lettera senza rivolgere il pensiero che la vostra<br />
comunità è stata grembo fecondo <strong>di</strong> vocazioni coniugali, sacerdotali, missionarie,<br />
come quella del giovane Dr. Massimo Migani. Questo mi fa pensare che anche<br />
nel prossimo futuro il Signore ci vorrà donare altre numerose e qualificate<br />
vocazioni, <strong>di</strong> cui la nostra Chiesa potrà godere a lungo.<br />
Vi saluto e vi bene<strong>di</strong>co <strong>di</strong> cuore, con grande affetto, assicurandovi la mia<br />
preghiera e affidandomi alla vostra<br />
***************************************************************************<br />
Al Rev. Sac. Don GIAMPAOLO BERNABINI<br />
e alla Comunità della Parrocchia <strong>di</strong> Castelvecchio<br />
SAVIGNANO SUL RUBICONE<br />
Atti del Vescovo
Visita pastorale alla parrocchia<br />
<strong>di</strong> S. Mauro Vescovo<br />
Prot. VFL2012/23<br />
<strong>Rimini</strong>, 28 giugno 2012<br />
Carissimo Don Sanzio,<br />
Carissimi Collaboratori e Fedeli tutti<br />
della Parrocchia <strong>di</strong> San Mauro Vescovo,<br />
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
la visita pastorale è sempre un evento <strong>di</strong> grazia: non avevo dubbi che lo<br />
sarebbe stata anche per voi. Ma già subito al termine, e ora a <strong>di</strong>versi mesi dai<br />
giorni in cui si è svolta – dal 6 al 10 marzo 2012 - debbo <strong>di</strong>re, e lo <strong>di</strong>co davvero<br />
con memoria grata e lieta, che effettivamente la realtà ha superato con ampio<br />
margine ogni possibile attesa. Non sto esagerando e non ho alcuna intenzione<br />
<strong>di</strong> compiacervi, ma ho il dovere <strong>di</strong> aiutarvi a leggere il vostro presente<br />
per sostenere il cantus firmus della lode al Signore – non a noi, ma a lui solo<br />
gloria! - e per consegnarvi alcune in<strong>di</strong>cazioni che spero vi risultino utili per il<br />
cammino prossimo futuro.<br />
La vostra si presenta come una comunità numericamente piuttosto consistente,<br />
con i suoi 8mila abitanti, servita finora da due sacerdoti, due <strong>di</strong>aconi,<br />
<strong>di</strong>versi ministri e molti operatori pastorali. Vi siete autodefiniti una "comunità<br />
viva, ma ancora con tanta strada da fare". E in effetti è così, se ad esempio<br />
pren<strong>di</strong>amo la liturgia, uno degli specchi più onesti per cogliere l’immagine<br />
reale della parrocchia. La celebrazione eucaristica nelle vostre assemblee è<br />
preparata e ben curata, quale azione del popolo <strong>di</strong> Dio, riunito per annunciare<br />
la morte del Signore e proclamare la sua risurrezione. Ma riconoscete con<br />
sincerità che “il numero degli assenti è preoccupante”.<br />
Così è per la catechesi, settore nel quale da tempo state investendo molto.<br />
Da vari anni vengono coinvolti i genitori dei bambini dalla I alla III elementare,<br />
con incontri a cadenza mensile, e da quest’anno, anche quelli <strong>di</strong> IV. State<br />
lavorando al progetto <strong>di</strong>ocesano <strong>di</strong> rinnovamento dell’iniziazione cristiana; un<br />
gruppo <strong>di</strong> genitori prepara i genitori al battesimo dei loro figli. Ma anche voi<br />
siete afflitti dal fenomeno - <strong>di</strong>ffuso un po’ sul tutto territorio nazionale – della<br />
forbice che continua ad allargarsi tra i bambini che frequentano il catechismo<br />
e quelli che partecipano alla Messa domenicale. E quanti ragazzi interpretano<br />
la cresima come il sacramento dell’ad<strong>di</strong>o o come il capolinea, e non invece<br />
come una tappa – significativa, certo, ma non definitiva - del cammino <strong>di</strong><br />
fede. Riconoscete che nell’impianto catechistico “il sapore è del tutto ancora<br />
scolastico, ma cambiare è più facile a farsi che a <strong>di</strong>rsi”. Concordo, ma permet-<br />
Visita Pastorale<br />
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<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
tetemi <strong>di</strong> osservare subito che quello che fa più <strong>di</strong>fficoltà non è tanto il fatto<br />
che si usino denominazioni <strong>di</strong> tipo scolastico – come “classe”, “anno”, “libro”<br />
<strong>di</strong> catechismo – ma che la mentalità soggiacente induca famiglie e bambini a<br />
pensare che come la domenica e in estate non si va a scuola, così in parrocchia,<br />
la domenica o d'estate, non si va più a Messa... Non sto pensando ovviamente<br />
a soluzioni <strong>di</strong> tipo nominalistico, anzi con<strong>di</strong>vido con voi la convinzione<br />
che il <strong>di</strong>scorso sia ampio, complesso e meriti <strong>di</strong> essere declinato con serietà<br />
e grande delicatezza. Ci ritornerò in conclusione.<br />
Sul grande versante della carità opera in maniera stabile un Centro <strong>di</strong><br />
ascolto, un Centro <strong>di</strong> aiuto alla vita, e un gruppo-missioni. Anche in questo<br />
campo ho riscontrato vitalità e vivacità. C'è però da domandarsi: la Caritas<br />
svolge davvero la sua primaria funzione pedagogica, o rischia <strong>di</strong> appiattirsi su<br />
ruoli <strong>di</strong> supplenza e <strong>di</strong> servizi assistenziali?<br />
Non vorrei ora passare sotto silenzio l’impegno profuso e le notevoli risorse<br />
che investite nel campo dei giovani e delle famiglie, ma vedo che lo<br />
spazio mi si va riducendo. Mi piace però rilevare che voi siete una delle poche<br />
parrocchie dotate <strong>di</strong> un Centro Giovani, come oratorio e punto <strong>di</strong> incontro per<br />
molti gruppi. E potete giovarvi anche della magnifica risorsa della Casa <strong>di</strong> Piz<br />
Meda, nonché della presenza <strong>di</strong> vari gruppi-famiglia e <strong>di</strong> varie aggregazioni<br />
ecclesiali, come l’Azione Cattolica, l’AGESCI, il Rinnovamento nello Spirito, i<br />
Gruppi <strong>di</strong> evangelizzazione, il gruppo del Vangelo e altri ancora.<br />
Mi rendo conto che questa mia rilettura della felice esperienza della visita<br />
pastorale rischia <strong>di</strong> risultare troppo svelta e alla fin fine <strong>di</strong> peccare per <strong>di</strong>fetto.<br />
Vorrei perciò ritornare sull’affermazione iniziale, in cui vi esprimevo gioia e<br />
gratitu<strong>di</strong>ne per avermi fatto incontrare una comunità tutt’altro che ferma e<br />
ripiegata, ma anzi orientata, almeno a livello <strong>di</strong> <strong>di</strong>sponibilità, verso il grande<br />
orizzonte della missione. Per questo potete <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> non pochi, preziosi<br />
talenti. Il primo è la presenza <strong>di</strong> Don Sanzio, un prete che mi colpisce sempre<br />
per la sua gioia <strong>di</strong> essere prete, per la sua passione sanguigna nel servire con<br />
generosità ed entusiasmo la vostra comunità, per la sua capacità <strong>di</strong> ascolto<br />
e <strong>di</strong> valorizzazione delle persone. Un altro talento cospicuo che fa parte del<br />
capitale della vostra parrocchia è il clima che vi si respira, un clima fatto <strong>di</strong><br />
fede – penso in particolare ai malati, ma anche a tanti adulti e ai non pochi<br />
giovani che vivono la gioia <strong>di</strong> essere <strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong> Gesù, nella Chiesa – un clima<br />
fatto <strong>di</strong> forte senso <strong>di</strong> appartenenza alla parrocchia, alla nostra <strong>di</strong>ocesi - “Il<br />
nostro cuore batte a <strong>Rimini</strong>, in tutto e per tutto”, avete scritto - in uno spirito<br />
<strong>di</strong> piena, leale fedeltà al Papa e alla Chiesa cattolica.<br />
E’ vero che nel frattempo ho dovuto chiedervi <strong>di</strong> rinunciare al servizio <strong>di</strong><br />
don Stefano Bellavista, per poterlo destinare alla parrocchia <strong>di</strong> Verucchio, ma<br />
penso che anche questa “restituzione” deponga a favore della vostra maturità<br />
<strong>di</strong> fede. In fondo non è vero – e don Stefano lo ha riconosciuto con intima<br />
gioia – che avete contribuito ad arricchire la sua formazione? E non è vero<br />
che voi per primi – voi giovani in particolare - avete potuto giovarvi della sua<br />
testimonianza e del suo prezioso ministero, e che ora vi sentite più motivati e<br />
impegnati nell’assumere con maggiore <strong>di</strong>sponibilità quei servizi che spettano<br />
a voi laici in modo specifico?<br />
Atti del Vescovo
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
In conclusione, vorrei consegnarvi una immagine sintetica della vostra comunità,<br />
una immagine che <strong>di</strong>ca insieme l’ideale che vi appassiona e l’orizzonte<br />
verso il quale siete incamminati. Ecco, vedo la vostra parrocchia come una<br />
comunità "cenacolo e palestra". Il cenacolo <strong>di</strong>ce l’in<strong>di</strong>spensabile comunione<br />
che deve scorrere nel nucleo più interno della comunità, perché esso sia segno<br />
vivo della presenza del Signore in un determinato territorio. “Da questo vi<br />
riconosceranno come miei <strong>di</strong>scepoli: se avrete amore gli uni per gli altri”. Tra<br />
<strong>di</strong> voi ho respirato un clima <strong>di</strong> unità e <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo, ma, come è risaputo, dobbiamo<br />
continuamente vigilare perché ogni scelta, ogni atteggiamento, ogni<br />
risposta sia improntata a quella spiritualità <strong>di</strong> comunione, che è come l’ossigeno<br />
per una comunità ecclesiale: senza la stima reciproca, la sopportazione<br />
vicendevole, il perdono e la riconciliazione fraterna una comunità boccheggia<br />
e prima o poi finisce per implodere.<br />
Ho detto anche 'comunità-palestra': non solo per i giovani – scouts, sportivi,<br />
studenti, fidanzati – che riuscite ad aggregare, ma perché l’aggregazione<br />
alla fin fine risulterebbe sterile e infruttifera se non fosse accompagnata da<br />
una cre<strong>di</strong>bile, intensa, accurata opera educativa. Permettetemi perciò <strong>di</strong> incoraggiarvi<br />
ad aggiornare il vostro progetto formativo, perché il Centro-Giovani<br />
e tutta la filiera delle iniziative e attività del ricco menù del vostro programma<br />
possano esprimere il loro notevole potenziale, al fine <strong>di</strong> “educare alla vita<br />
buona del vangelo”.<br />
Penso al cenacolo-palestra anche per incitarvi a porre mano a quella nuova<br />
evangelizzazione a cui il Papa e i Vescovi continuamente ci richiamano.<br />
Ritengo che San Mauro Pascoli rappresenti da una parte uno scenario interessante,<br />
dove risulta quanto mai urgente l’apertura missionaria non solo nei<br />
confronti dei tanti immigrati, ma anche dei molti cristiani che non credono<br />
più e che consapevolmente o meno avvertono il bisogno <strong>di</strong> riscoprire la bellezza<br />
della fede cristiana. Dall’altra la vostra parrocchia può costituire un laboratorio<br />
creativo e adeguato, dove i fedeli si possano formare e trasformare<br />
in veri ed efficaci missionari della fede.<br />
Per questo è in<strong>di</strong>spensabile ripartire da Cristo e dal primo annuncio del<br />
vangelo; riscoprire l’istanza generativa - e non solo trasmissiva – della catechesi;<br />
riformulare in senso catecumenale il cammino <strong>di</strong> iniziazione cristiana;<br />
restituire alla pastorale biblica il ruolo, che le compete, <strong>di</strong> animazione <strong>di</strong> tutta<br />
la pastorale.<br />
Scusatemi se vi butto così <strong>di</strong> getto queste in<strong>di</strong>cazioni, ma vi so attenti e<br />
<strong>di</strong>sponibili per intenderle in modo non riduttivo e per riuscire a declinarle con<br />
intelligenza spirituale e creatività pastorale. In questo vi sarà <strong>di</strong> aiuto, oltre<br />
alla pastorale <strong>di</strong> zona – primo livello della pastorale integrata – anche il centro<br />
<strong>di</strong>ocesano con il Vescovo e i suoi collaboratori, in prima persona.<br />
Sono sicuro che vorrete riflettere e pregare su questa mia lettera-messaggio,<br />
all'interno del Consiglio Pastorale, come in altri organismi e realtà<br />
ecclesiali, e dopo averla opportunamente preparata, anche in una eventuale<br />
assemblea parrocchiale. Per una comune utilità, potrebbe risultare opportuno<br />
uno scambio reciproco <strong>di</strong> queste lettere "dopo la visita pastorale" con le altre<br />
parrocchie della vostra zona pastorale.<br />
Visita Pastorale<br />
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<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Vi saluto e vi bene<strong>di</strong>co <strong>di</strong> cuore, con grande affetto, assicurandovi la mia<br />
preghiera e affidandomi alla vostra<br />
***************************************************************************<br />
Al Rev. Sac. Don SANZIO MONALDINII<br />
e alla Comunità della Parrocchia <strong>di</strong> S. Mauro Vescovo<br />
SAN MAURO PASCOLI<br />
Atti del Vescovo
Visita pastorale a S. Lucia<br />
<strong>di</strong> Savignano<br />
Prot. VFL2012/24<br />
<strong>Rimini</strong>, 28 giugno 2012<br />
Carissimo Don Pierpaolo,<br />
Carissimi Membri del Consiglio Pastorale Parrocchiale<br />
Carissimi Collaboratori e Fedeli tutti<br />
della Parrocchia <strong>di</strong> Santa Lucia in Savignano,<br />
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
mi succede spesso <strong>di</strong> pensare che se la visita pastorale non ci fosse, bisognerebbe<br />
inventarla. Mi è capitato <strong>di</strong> <strong>di</strong>rlo tra me e me anche durante - e specialmente<br />
al termine - della visita effettuata da voi, nei giorni dal 14 al 17 marzo<br />
2012. So bene, per esperienza ormai collaudata, che <strong>di</strong> per sé la visita pastorale<br />
non aggiunge chissà quali e quanti altri elementi al quadro <strong>di</strong> una comunità<br />
che il vescovo può essersi già fatto in altre occasioni. E’ comunque certo che la<br />
visita pastorale consente un colpo d’occhio panoramico, e non settoriale, sulla<br />
vita or<strong>di</strong>naria della comunità. E’ ovvio che il programma della visita preveda<br />
anche eventi straor<strong>di</strong>nari, ma sono questi due fattori – organicità della visione<br />
complessiva e or<strong>di</strong>narietà <strong>di</strong> vita della comunità – a fare la <strong>di</strong>fferenza con altre<br />
visite motivate da circostanze particolari, come potrebbero essere la celebrazione<br />
della cresima o la partecipazione a una festa patronale.<br />
La domanda sintetica che ora mi pongo è: quale figura <strong>di</strong> parrocchia mi<br />
ha restituito la visita alla vostra bella e cara comunità? Voi <strong>di</strong> Savignano conservate<br />
la ricchezza <strong>di</strong> una antica e solida tra<strong>di</strong>zione cristiana, frutto dell'opera<br />
<strong>di</strong> pastori illuminati, <strong>di</strong> famiglie impegnate, <strong>di</strong> laici <strong>di</strong> specchiata vita morale<br />
e <strong>di</strong> forte e convinto impegno apostolico. Mi ha impressionato la presenza<br />
e la vivacità dei gruppi (ben 52!) <strong>di</strong> varie associazioni con finalità formative,<br />
quali, in particolare, l’Azione Cattolica, l’AGESCI, e <strong>di</strong> altri gruppi con scopi<br />
prevalentemente spirituali, quali l’Apostolato della preghiera, il Gruppo delle<br />
vedove, il Gruppo “Padre Pio”, la Legio Mariae ecc. Disponete <strong>di</strong> strutture <strong>di</strong><br />
tutto rispetto, come il Centro Giovani, e il grande cinema parrocchiale. Avete<br />
fondato anche una ra<strong>di</strong>o collegata con quella <strong>di</strong>ocesana: Ra<strong>di</strong>oIcaroRubicone.<br />
Molto ampio è anche il ventaglio degli ambiti formativi: catechistico, liturgico,<br />
caritativo, sportivo ecc.<br />
Dovrei ora passare in rassegna il dossier <strong>di</strong> incontri, colloqui, celebrazioni<br />
che hanno costituito il fitto programma della visita, ma dovrei scrivervi una<br />
lettera a parte, solo per questo motivo. Mi debbo limitare a segnalare soltanto<br />
alcune realtà che fanno ormai parte della storia <strong>di</strong> Savignano, e non solo: la<br />
Cassa Rurale Romagna Est - nata nell'ufficio parrocchiale nel 1904 - il Merlara, il<br />
Solco, la Comunità <strong>di</strong> Montetauro, che oggi è presente da voi con l'Associazione<br />
Visita Pastorale<br />
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<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Italia-Cina. Passo quin<strong>di</strong> rapidamente ad alcune riflessioni sintetiche e a qualche<br />
prospettiva concreta.<br />
Come tutte le parrocchie, anche voi avete risentito del fenomeno della secolarizzazione.<br />
Il momento presente si caratterizza per un drastico ri<strong>di</strong>mensionamento<br />
numerico dei fedeli e per una varietà <strong>di</strong> situazioni che vanno da<br />
quanti si limitano a una adesione alla fede <strong>di</strong> stampo tra<strong>di</strong>zionale – e in qualche<br />
modo devozionale – a quanti partecipano alla vita ecclesiale in modo convinto<br />
e attivo. A fronte <strong>di</strong> fedeli che continuano ad allontanarsi dalla frequentazione<br />
dell’eucaristia domenicale, ce ne sono altri che si stanno riavvicinando. La molteplicità<br />
dei gruppi rappresenta una risorsa cospicua, purché ci si cauteli dal<br />
pericolo della frammentazione, altrimenti la parrocchia rischia <strong>di</strong> rassomigliare<br />
più a un arcipelago <strong>di</strong> isolotti che non a una grande famiglia, in cui si realizza la<br />
preghiera <strong>di</strong> Gesù: “che tutti siano uno”.<br />
Voi siete ben consapevoli che ora urge porre mano alla nuova evangelizzazione,<br />
ripartendo dal primo annuncio del vangelo, e per questo occorre<br />
rinnovare la vita cristiana degli adulti e aiutarli a superare una visione troppo<br />
in<strong>di</strong>vidualista e devozionale della fede. Ma ammettete con <strong>di</strong>sarmante onestà:<br />
“Tuttavia questa chiarezza <strong>di</strong> obiettivi non si traduce, per ora, in gran<strong>di</strong> iniziative”.<br />
Ho apprezzato molto che, per la preparazione alla visita pastorale, avete<br />
<strong>di</strong>ffuso, letto e assimilato il libro <strong>di</strong> E. Biemmi, Il secondo annuncio. Che si chiami<br />
primo o secondo, l’annuncio del vangelo è in effetti l'insostituibile premessa<br />
da garantire per puntare sulla conversione missionaria della parrocchia. Sappiamo<br />
quanto in passato la parrocchia si facesse carico della cura delle anime e<br />
della conservazione della fede. Oggi invece è urgente che la parrocchia si ponga<br />
al servizio della nascita e della rinascita della fede. E allora?<br />
Un primo passo l’avete già in<strong>di</strong>viduato: è quello della cosiddetta pastorale<br />
integrata. Se in passato la parrocchia poteva assumere da sola la cura delle anime<br />
presenti sul territorio, oggi è ormai finito il tempo della parrocchia autosufficiente,<br />
soprattutto in or<strong>di</strong>ne al suscitamento della fede o quantomeno al risveglio<br />
della stessa. Solo parrocchie “in rete”, in uno slancio <strong>di</strong> pastorale d’insieme,<br />
possono farsi carico del gravoso compito della nuova evangelizzazione nel più<br />
ampio territorio della zona o dell’unità pastorale. Ora, è da tempo che voi parroci<br />
e <strong>di</strong>aconi della zona pastorale <strong>di</strong> Savignano, del Cesare, <strong>di</strong> Castelvecchio, <strong>di</strong><br />
San Mauro-Pascoli e Fiumicino siete in cammino per dar vita a una zona pastorale<br />
dove si coltivi una intensa spiritualità <strong>di</strong> comunione per mettere in atto una<br />
pastorale <strong>di</strong> nuova evangelizzazione. Al riguardo ho appreso con piacere che<br />
dopo la visita pastorale avete incominciato a incontrarvi non più con frequenza<br />
quin<strong>di</strong>cinale, ma ogni settimana, per riflettere, pregare, con<strong>di</strong>videre il pranzo.<br />
Gradualmente sarà bene intensificare anche i momenti <strong>di</strong> incontro a livello <strong>di</strong><br />
Consigli Pastorali e <strong>di</strong> vari gruppi o settori: giovani, famiglie, malati eccetera.<br />
Un altro passo da non trascurare – ma anche questo l’avete già avviato – è<br />
quello della riforma della iniziazione cristiana. Nell’iniziazione la Chiesa madre<br />
genera i suoi figli e rigenera se stessa; esprime il suo volto missionario verso chi<br />
non ha fede e verso le nuove generazioni. Da alcuni anni avete intrapreso un<br />
percorso <strong>di</strong> rinnovamento globale: avete in programma <strong>di</strong> svolgere la catechesi<br />
Atti del Vescovo
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
dai tre ai sette anni <strong>di</strong> età con il metodo del Buon Pastore e <strong>di</strong> procedere, dai<br />
sette ai <strong>di</strong>eci anni, al completamento della iniziazione cristiana con impostazione<br />
catecumenale, intensificando il coinvolgimento dei genitori. Dal 2005 è da<br />
voi attivo il gruppo dei catechisti battesimali. Al riguardo mi domando con voi:<br />
sarebbe possibile coinvolgere maggiormente la comunità parrocchiale, nella<br />
preparazione e celebrazione del battesimo, prevedendo un cammino <strong>di</strong> almeno<br />
qualche mese? Prima della celebrazione battesimale, si potrebbero espletare<br />
alcuni riti, per esempio in una domenica durante una messa <strong>di</strong> orario la<br />
richiesta dei genitori e la presentazione dei bambini che verrebbero battezzati<br />
in una domenica successiva.<br />
Permettetemi <strong>di</strong> aggiungere tre in<strong>di</strong>cazioni conclusive. L’orizzonte del cambiamento<br />
pastorale per una parrocchia missionaria è ambizioso e assai esigente.<br />
Non possiamo illuderci: occorrerà passione, pazienza e tanto sacrificio. Dobbiamo<br />
convincerci che ormai il tempo delle masse e dei gran<strong>di</strong> numeri è alle<br />
nostre spalle. I perio<strong>di</strong> migliori per l’evangelizzazione sono stati quelli in cui si<br />
sono messe all’opera delle minoranze profetiche. E’ importante perciò che nella<br />
parrocchia si formi un nucleo <strong>di</strong> cristiani convinti e contenti <strong>di</strong> esserlo, innamorati<br />
<strong>di</strong> Gesù, appassionati alla vita della Chiesa, con il fuoco della missione nel<br />
cuore, capaci <strong>di</strong> contagiare lo stupore e la gioia della fede nei vari territori del<br />
vissuto: famiglia, condominio, lavoro, festa, fragilità ecc. Se questo nucleo vivrà<br />
la misura alta della vita cristiana – la santità – inevitabilmente si propagherà e<br />
si formeranno altri “cenacoli del vangelo” che punteggeranno il territorio della<br />
parrocchia. Saranno come dei capillari che porteranno nei quartieri e nei caseggiati<br />
il sangue della parola <strong>di</strong> Dio e riporteranno al cuore della parrocchia la vita<br />
e i fatti <strong>di</strong> vangelo che si vivono nel territorio.<br />
Un’altra in<strong>di</strong>cazione riguarda la celebrazione della domenica come sorgente<br />
e vertice della vita parrocchiale. E’ vero che il numero dei partecipanti alla<br />
Messa domenicale si è ridotto <strong>di</strong> molto, ma è pur vero che sono sempre <strong>di</strong> più<br />
<strong>di</strong> quanti frequentano gruppi e associazioni varie. Si tratta dei fratelli che qualche<br />
volta con una leggera punta <strong>di</strong> ironia noi chiamiamo i cristiani della domenica.<br />
Ora, se è vero che l’eucaristia è alimento della vita ecclesiale e ra<strong>di</strong>ce vitale<br />
della missione, non dovremmo adoperarci con maggiore intelligenza creativa e<br />
con una dose in più <strong>di</strong> audacia pastorale per dare una tonalità evangelizzatrice<br />
alla celebrazione, curandone <strong>di</strong>gnità e bellezza, intelligibilità e coinvolgimento,<br />
in modo che sia veramente efficace e fruttuosa?<br />
La terza in<strong>di</strong>cazione riguarda la pastorale vocazionale. La vostra parrocchia<br />
è stata in passato una vera miniera <strong>di</strong> vocazioni sacerdotali, religiose, missionarie<br />
e laicali. Ho fiducia che un terreno così fertile riprenderà a fiorire e a<br />
fruttificare. Ma il Signore ha bisogno della vostra <strong>di</strong>sponibilità e collaborazione:<br />
dategli una mano!<br />
Prima <strong>di</strong> congedarmi da voi, consentitemi un'ultima raccomandazione. Vorrei<br />
proporvi due esercizi molto semplici. Il primo è quello <strong>di</strong> riflettere insieme<br />
su questa lettera nei vari organismi <strong>di</strong> partecipazione e <strong>di</strong> <strong>di</strong>scernimento, specialmente<br />
nel Consiglio Pastorale e, perché no? in una Assemblea <strong>di</strong> inizio d'anno.<br />
L'altro esercizio è quello <strong>di</strong> scambiarvi le lettere, come questa, 'dopo-visita',<br />
con le parrocchie della vostra zona pastorale e <strong>di</strong> rifletterci insieme.<br />
Visita Pastorale<br />
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<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Ora vi saluto con tanta gratitu<strong>di</strong>ne per la vostra accoglienza cortese e cor<strong>di</strong>ale,<br />
e per la grande ricchezza <strong>di</strong> esperienze che ho vissuto con voi. Lasciate<br />
che affi<strong>di</strong> al Signore quel potenziale <strong>di</strong> futuro, fatto <strong>di</strong> testimonianza <strong>di</strong> fede e<br />
<strong>di</strong> slancio missionario, che ho percepito presso <strong>di</strong> voi.<br />
Vi affido alla tenerissima protezione <strong>di</strong> Maria e chiedo alla vostra patrona, s.<br />
Lucia, <strong>di</strong> donarvi un sorriso <strong>di</strong> fiducia e <strong>di</strong> grande audacia apostolica.<br />
Vi bene<strong>di</strong>co <strong>di</strong> cuore tutti e ciascuno<br />
***************************************************************************<br />
Al Rev. Sac. Don PIERPAOLO CONTI<br />
e alla Comunità della Parrocchia <strong>di</strong> Santa Lucia<br />
SAVIGNANO SUL RUBICONE<br />
Errata corrige n. 1/2012.<br />
A pag. 46 nel titolo corretto è: Visita pastorale alla Parrocchia Nostra Signora a del Sacro<br />
Cuore <strong>di</strong> Igea Marina<br />
A pag. 49 nel titolo corretto è: Visita pastorale alla Parrocchia Nostra Signora <strong>di</strong> Fatima<br />
a Rivabella<br />
Atti del Vescovo
Diario del Vescovo
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<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Diario del Vescovo<br />
APRILE<br />
Atti del Vescovo<br />
Domenica 1 Mattino<br />
Cattedrale - S.Messa, domenica delle Palme<br />
Pomeriggio<br />
Marina Centro - Via Crucis, organizzata da CL<br />
SETTIMANA SANTA<br />
Lunedì 2 Mattino<br />
Bologna - Conferenza Episcopale dell'Emilia<br />
Romagna<br />
Pomeriggio<br />
Ospedale - Ritiro <strong>di</strong> Pasqua<br />
Torre Pedrera - S.Messa, in memoria <strong>di</strong> Carla<br />
Ronci<br />
Sera<br />
S. Agostino – me<strong>di</strong>tazione quaresimale<br />
Martedì 3 Mattino<br />
Salesiani - relazione per le Comunità Salesiane<br />
Officine FS - S.Messa<br />
Mercoledì 4 Mattino<br />
Seminario - Giornata Presbiterale<br />
Pomeriggio<br />
Cattedrale - S.Messa crismale<br />
Giovedì 5 Pomeriggio<br />
Cattedrale - S.Messa in coena Domini<br />
Venerdì 6 Mattino<br />
Vecciano/Cerasolo - Via Crucis, organizzata<br />
dall'ACg<br />
Pomeriggio<br />
Cattedrale - Liturgia della Passione<br />
Sera<br />
Cattedrale – conclusione Via Crucis delle<br />
parrocchie del centro
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Sabato 7 Mattino<br />
Clarisse - Ora della Madre<br />
Pomeriggio<br />
Carcere - Visita e preghiera<br />
Sera<br />
Cattedrale - Veglia Pasquale e S.Messa<br />
solenne nella notte <strong>di</strong> Pasqua<br />
Domenica 8 Domenica <strong>di</strong> Pasqua Mattino<br />
Sogliano, Carmelitane - S.Messa<br />
Cattedrale - S.Messa solenne nel giorno <strong>di</strong><br />
Pasqua<br />
Pomeriggio<br />
parrocchia Cristo Re – S.Messa<br />
Lunedì 9 Mattino<br />
S.Martino in Riparotta - cresime<br />
da martedì 10 a giovedì 12 Siena - Seminario <strong>di</strong> formazione sulla Direzione<br />
Spirituale<br />
da giovedì 12 a venerdì 13 Napoli - Convegno dei Rettori dei Seminari<br />
Maggiori<br />
Sabato 14 Mattino<br />
Caritas - presentazione rapporto annuale<br />
Pomeriggio<br />
Cattedrale - S.Messa<br />
Miramare - S.Messa, professioni solenni Sorelle<br />
dell'Immacolata<br />
Domenica 15 Mattino<br />
Viserbella - cresime<br />
Pomeriggio<br />
S.Agostino - Pellegrinaggio "Oltre le sbarre"<br />
(saluto iniziale)<br />
Cattedrale - cresime parrocchia san Giuseppe al<br />
Porto<br />
da lunedì 16 a sabato 21 Visita Pastorale alla Parrocchia <strong>di</strong> S.Agata<br />
(Fabbrica)<br />
Martedì 17 Sera<br />
Seminario - Scuola della Parola<br />
Diario del Vescovo<br />
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<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Atti del Vescovo<br />
Giovedì 19 Pomeriggio<br />
S.Maria in Cerreto – S.Messa esequiale<br />
per Padre Settimio Maroncelli<br />
Venerdì 20 Mattino<br />
Curia - Vicari Foranei<br />
Pomeriggio<br />
Curia - Consulta per la Scuola<br />
Sera<br />
Curia - Consiglio Pastorale Diocesano<br />
Sabato 21 Mattino<br />
Miramare - S.Messa, apertura Capitolo Generale<br />
delle Sorelle dell'Immacolata<br />
Domenica 22 Mattino<br />
Riconciliazione - cresime<br />
Cattolica - cresime<br />
Pomeriggio<br />
Curia - incontro con i neofiti<br />
Rivazzurra - cresime<br />
Lunedì 23 Sera<br />
Curia - Consulta delle Aggregazioni Laicali<br />
da martedì 24 a sabato 28 Visita Pastorale a Poggio Berni<br />
Mercoledì 25 Mattino<br />
Stella Maris, Riccione - cresime<br />
Venerdì 27 Mattino<br />
Seminario - Incontro formativo per il presbiterio<br />
Sabato 28 Pomeriggio<br />
<strong>Rimini</strong>Fiera - S.Messa, Convocazione Nazionale<br />
Rinnovamento nello Spirito<br />
Domenica 29 Mattino<br />
Poggio Berni - cresime<br />
S.Lorenzo, Riccione - cresime<br />
Pomeriggio<br />
S.Giustina - cresime
MAGGIO<br />
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Lunedì 30 Sera<br />
Cristo Re - Veglia <strong>di</strong> preghiera per la Giornata<br />
del Lavoro<br />
Martedì 1 maggio Mattino<br />
Coriano - S.Messa<br />
Riccione – inaugurazione e bene<strong>di</strong>zione statua<br />
beato Giovanni Paolo II<br />
Mercoledì 2 Pomeriggio<br />
S.Girolamo - S.Messa, anniversario Sandra<br />
Sabattini<br />
da Giovedì 3 a Sabato 5 Visita Pastorale a Santa Giustina<br />
Domenica 6 Mattino<br />
Savignano, parr. S.Lucia – cresime<br />
Lunedì 7 Pomeriggio<br />
Corpolò – Tra<strong>di</strong>tio con il Cammino<br />
Neocatecumenale<br />
da Martedì 8 a Sabato 1 Visita Pastorale a San Vito<br />
Martedì 8 Mattino<br />
Clarisse - apertura Capitolo Generale<br />
Mercoledì 9 Pomeriggio<br />
Sala San Gaudenzo - Incontro con i Dirigenti<br />
Scolastici<br />
Cattedrale - S.Messa<br />
Giovedì 10 Mattino<br />
Clarisse - Capitolo Generale<br />
Venerdì 11 u<strong>di</strong>enze<br />
Domenica 13 Mattino<br />
San Martino dei Molini - cresime<br />
Sogliano - cresime<br />
Riccione, parr. S.Martino - cresime<br />
Diario del Vescovo<br />
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<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
da Lunedì 14 a Sabato 19 Visita Pastorale a Santarcangelo<br />
Atti del Vescovo<br />
Martedì 15 Pomeriggio<br />
Clarisse – S.Messa<br />
Seminario - Scuola della Parola<br />
Mercoledì 16 Mattino<br />
Seminario – Consiglio Episcopale<br />
Seminario - Consiglio Presbiterale<br />
Venerdì 18 Mattino<br />
Seminario - incontro del Presbiterio<br />
Domenica 20 Mattino<br />
S.Mauro Pascoli - cresime<br />
S.Ermete - cresime<br />
Colonnella - cresime (in Cattedrale)<br />
da Lunedì 21 a Venerdì 25 Assemblea Generale CEI a Roma<br />
Sabato 26 Pomeriggio<br />
Tavoleto - cresime<br />
Sera<br />
<strong>Rimini</strong>, piazza Cavour - Veglia <strong>di</strong> Pentecoste<br />
Domenica 27 Mattino<br />
S .Agata (Fabbrica) - cresime<br />
Borghi - cresime<br />
S.Giuliano - cresime<br />
Lunedì 28 Pomeriggio<br />
S.Giovanni in Galilea - S.Messa<br />
Martedì 29 Valle Avellana - Direttori degli Uffici Pastorali<br />
Mercoledì 30 u<strong>di</strong>enze<br />
Giovedì 31 u<strong>di</strong>enze<br />
Pomeriggio<br />
Riccione, parrocchia Ss.Angeli Custo<strong>di</strong> - S.Messa
GIUGNO<br />
Domenica 3 Mattino<br />
Mondaino - cresime<br />
Saludecio - cresime<br />
Pomeriggio<br />
S.Maria in Cerreto - cresime<br />
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
da Lunedì 4 a Mercoledì 6 Seminario 3 giorni del Presbiterio Diocesano<br />
Lunedì 4 Sera<br />
Consiglio pastorale Diocesano<br />
Giovedì 7 Sera<br />
S.Agostino e Arco d'Augusto - Celebrazione<br />
Corpus Domini<br />
da Venerdì 8 a Lunedì 11 Pellegrinaggio Diocesano a Lourdes<br />
Mercoledì 13 Mattino<br />
Assemblea Associazione "Zavatta"<br />
Giovedì 14 Pomeriggio<br />
u<strong>di</strong>enze<br />
Curia - Progetto Culturale<br />
Venerdì 15 Pomeriggio<br />
Bologna - Incontro Vescovi per l'Ufficio<br />
Catechistico Regionale<br />
Sabato 16 Mattino<br />
Bologna - Convegno Catechistico Regionale<br />
Domenica 17 Mattino<br />
Villa Verucchio - cresime<br />
Pomeriggio<br />
Montefiore - cresime<br />
Mercoledì 20 Mattino<br />
Seminario - incontro Equipe Educatori Seminario<br />
Giovedì 21 Pomeriggio<br />
Ospedale, ingresso nuovo cappellano<br />
Sera<br />
San Raffaele, ingresso nuovo Parroco<br />
Venerdì 22 u<strong>di</strong>enze<br />
Diario del Vescovo<br />
89
90<br />
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Atti del Vescovo<br />
Sabato 23 Pomeriggio<br />
Convento Santo Spirito - incontro Gruppo Istituti<br />
Secolari<br />
Sera<br />
Rivabella, ingresso nuovo parroco<br />
Domenica 24 Pomeriggio<br />
Coriano - S.Messa, memoria beata Elisabetta<br />
Renzi<br />
S.Giovanni Battista, festa parrocchiale<br />
Martedì 26 Carpi, visita del papa nelle zone terremotate<br />
Venerdì 29 Mattino<br />
Bologna – Conferenza Episcopale dell’Emilia<br />
Romagna<br />
Sera<br />
Borghi (San Cristoforo), ingresso nuovo parroco<br />
Sabato 30 Pomeriggio<br />
Miramare, ingresso nuovo parroco<br />
Sera<br />
Riccione, parr. S.Martino - incontro con le<br />
famiglie
Attività del Presbiterio<br />
Consiglio Presbiterale Diocesano .....................................................................................92<br />
Tre Giorni del Presbiterio 2012 ..........................................................................................94
92<br />
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Consiglio Presbiterale<br />
Diocesano<br />
Sesta riunione - 13 marzo 2012<br />
Assenti don Danilo Manduchi, don Piergiorgio Farina, don Giuseppe Maioli<br />
Il Vescovo propone una me<strong>di</strong>tazione sulla “carità pastorale”: 2Cor 12,11-15.<br />
I segni del vero apostolo sono :una pazienza a tutta prova (in greco non rassegnazione<br />
ma pazienza ), poi vengono i pro<strong>di</strong>gi ed i miracoli.<br />
1. Una coerenza senza riserve, la carità pastorale è un amore gratuito e <strong>di</strong>sinteressato,<br />
<strong>di</strong>ce S. Paolo “io non vi sono stato <strong>di</strong> peso”<br />
2. Un amore ra<strong>di</strong>cale, lasciarsi annullare ”consumerò me stesso”<br />
3. Un amore impetuoso, vissuto con slancio ”ben volentieri mi pro<strong>di</strong>gherò”.<br />
L’ amore <strong>di</strong> Cristo non ci spinge, ma ci possiede. Tre sono i caratteri <strong>di</strong> questo<br />
amore:<br />
1. Totalità, <strong>di</strong>ce il sacerdote nella celebrazione eucaristica “per voi e per tutti”<br />
2. Intensità: se non vive il sacerdote la <strong>di</strong>mensione sponsale, più che celibe è<br />
scapolo.<br />
3. Responsabilità: sorgente e centro della carità spirituale è l’ Eucarestia. Diceva<br />
von Balthasar: non ho mai celebrato con superficialità, sempre con stupore eucaristico.<br />
Giovanni Paolo II: l’ Eucarestia è il principio <strong>di</strong> unità nel ministero, porta alla carità<br />
pastorale.<br />
Che senso avrebbe la povertà, il celibato, l’obbe<strong>di</strong>enza, senza l’amore?<br />
Al termine della riflessione il Vescovo ci ha presentato il nuovo Rito delle Esequie,<br />
pubblicato a fine Gennaio, che entrerà in vigore da Novembre. Nel comune <strong>di</strong><br />
<strong>Rimini</strong>, scelsero nel 2000 in 64 la cremazione, nel 2011 ben 332. Il fenomeno è<br />
in aumento.<br />
Infine il Vescovo ci ha presentato una sintesi delle risposte dei sacerdoti al questionario<br />
sulla pastorale integrata.<br />
Buona la risposta: 79 scritte, quasi tutte personali. Le fasce <strong>di</strong> età:<br />
25-35 (5),<br />
36-45 (10),<br />
45-55 (13),<br />
55-65 (24),<br />
66-75 (20),<br />
oltre i 75 (4),<br />
2 dai religiosi.<br />
Attività del Presbiterio
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Risposte buone per i contenuti, ricchezza <strong>di</strong> precisazioni, e <strong>di</strong> proposte. Buono il<br />
tono. Apprezzamento per l’iniziativa, risposte me<strong>di</strong>tate, non frettolose ma equilibrate.<br />
1. Cosa pensi della pastorale integrata? Globalmente positiva ,necessaria, in<strong>di</strong>spensabile<br />
,che arriva in ritardo. Bisogno <strong>di</strong> gradualità, flessibilità, rispetto delle<br />
persone e delle comunità.<br />
2. Elementi essenziali da custo<strong>di</strong>re: la Parola domenicale, la carità, la ministerialità:<br />
<strong>di</strong>acono e ministri la territorialità della parrocchia. Apertura alle associazioni e<br />
movimenti, sottolineatura dell’ Azione Cattolica.<br />
3. Quale <strong>di</strong>sponibilità al progetto? personale 10-15 sacerdoti. Alcuni con riserva,<br />
con<strong>di</strong>vido ma non sono pronto alla mia età.<br />
4 Figura del sacerdote: Configurato a Cristo pastore. Valorizzare i sacerdoti anziani,<br />
perplessità sul tempo del cappellanato. Non imporre la coabitazione.<br />
5. Percorso: <strong>di</strong>sponibilità, gradualità, concretezza. Itinerario con tappe progressive<br />
.Già nel Seminario porre le basi. Il presbitero appartiene alla chiesa universale,<br />
ma non c’è un presbiterio universale.<br />
Culmine <strong>di</strong> questa preparazione e cammino in una assemblea <strong>di</strong>ocesana.<br />
14 Marzo ore 9:30<br />
Assenti, don Danilo Manduchi, don Lanfranco Bellavista, don Giuseppe Maioli,<br />
don Marcello Zammarchi.<br />
Don Biagio: cammino iniziato non adesso, ora accentuato, attivare un processo,<br />
una commissione <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o che formuli una proposta organica al presbiterio<br />
Don Pierpaolo <strong>di</strong>sponibilità, non solo un cammino dall’ alto coinvolgendo solo il<br />
presbiterio.<br />
Don Giuseppe: coinvolgere i consigli pastorali.<br />
Don Roberto Battaglia :punto <strong>di</strong> riferimento l’ anno della fede. Flessibilità<br />
Don Mario: <strong>di</strong>fferenziare la vita comunitaria insieme dal ruolo parroco-cappellano<br />
Don Piergiorgio: pastorale integrata, scelta della <strong>di</strong>ocesi ad una urgenza. Non si<br />
riesce più a rispondere a tutte le necessità. Valorizzazione della ministerialità: in<br />
particolare i <strong>di</strong>aconi e poterli sostenere anche economicamente.<br />
Don Enzo: <strong>di</strong>mensione umana del sacerdote. Stima gli uni verso gli altri.<br />
Don Luigi: il questionario e il cammino fatto darlo per acquisito, in<strong>di</strong>viduare ora<br />
gli elementi essenziali <strong>di</strong> una comunità missionaria, mappa del territorio (tutti i<br />
sacerdoti prendano visione in una prospettiva decennale)<br />
Don Tarcisio: alla tre giorni occasione <strong>di</strong> una conversione spirituale, che fare delle<br />
strutture esistenti ?<br />
Don Maurizio: prima mattinata della tre giorni, più che un <strong>di</strong>scorso tecnico, storia<br />
della nostra <strong>di</strong>ocesi con i suoi pregi e limiti.<br />
Don Fiorenzo: necessità <strong>di</strong> formazione dei laici. I laici possono <strong>di</strong>re e fare molto<br />
<strong>di</strong> più nella nostra chiesa.<br />
Infine alcuni avvisi:<br />
26 maggio Veglia unitaria <strong>di</strong> Pentecoste<br />
19-23 novembre a Loreto ritiro spirituale per i presbiteri guidato da S.E. Mons.<br />
Giovanni Tani<br />
Il prossimo consiglio presbiterale sarà Mercoledì 16 Maggio.<br />
Incontri e ritiri<br />
93
94<br />
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Tre Giorni del Presbiterio 2012<br />
4- 6 giugno 2012<br />
La Pastorale integrata nella nostra <strong>Diocesi</strong><br />
Attività del Presbiterio<br />
STRUMENTO DI LAVORO<br />
-I-<br />
IL QUADRO DI RIFERIMENTO<br />
Dalla spiritualità <strong>di</strong> comunione alla pastorale d'insieme<br />
1. La Chiesa è comunione<br />
La Chiesa nella sua più intima, autentica identità è la comunione della<br />
carità con Cristo, il Figlio <strong>di</strong> Dio, e attraverso <strong>di</strong> lui con il Padre nello Spirito.<br />
E‟ un mistero d‟amore, che si prolunga nella comunione fraterna <strong>di</strong> credenti<br />
battezzati con un solo, identico battesimo, e si manifesta in modo visibile e<br />
tangibile nella con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> beni materiali, culturali e spirituali. “La categoria<br />
<strong>di</strong> comunione sta nel cuore dell‟autoconoscenza della Chiesa, in quanto<br />
mistero dell‟unione personale <strong>di</strong> ogni uomo con la Trinità <strong>di</strong>vina e con gli altri<br />
uomini, iniziata dalla fede” 1 . Tutto ciò che siamo e facciamo entra in questa<br />
circolazione <strong>di</strong> carità: il lavoro delle madri e dei padri <strong>di</strong> famiglia, la sofferenza<br />
dei malati, il gioco dei bambini, l‟attenzione degli educatori, il ministero dei<br />
pastori e dei <strong>di</strong>aconi, la preghiera dei religiosi, l‟impegno degli studenti, la<br />
creazione degli artisti, il servizio dei volontari, la saggezza dei politici… Nella<br />
Chiesa ognuno è abbastanza ricco per poter dare, e tutti siamo abbastanza<br />
poveri per poter ricevere. Nel corpo mistico <strong>di</strong> Cristo tutti sono preziosi, anche<br />
gli emarginati, gli anziani, i malati; anzi “le membra ch sembrano più deboli<br />
sono le più necessarie; e se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme;<br />
e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui” (1Cor<br />
12,22.26).<br />
2. La comunione <strong>di</strong>scende dalla Trinità<br />
La santa Trinità è la fonte prima, il modello più alto e la meta ultima della<br />
comunione. Pertanto “la spiritualità della comunione significa innanzitutto uno<br />
sguardo del cuore portato sul mistero della Trinità, e la cui luce va colta anche<br />
sul volto dei fratelli che ci stanno accanto” 2 . Infatti nella santa Trinità le tre Persone<br />
<strong>di</strong>vine sono perfettamente uguali, perfettamente <strong>di</strong>stinte, perfettamente<br />
unite. Ognuna è con le altre, per le altre, nelle altre. Quin<strong>di</strong> si dovranno giu<strong>di</strong>care<br />
come anti-trinitarie le relazioni umane che pongono gli uni senza gli altri,<br />
contro gli altri, sopra gli altri.
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
3. La Chiesa nasce a Pasqua<br />
La comunione nella Chiesa <strong>di</strong>scende dalla Trinità, e passa sempre per la<br />
via della Pasqua. Nel battesimo e nella vita che ne sgorga, non viviamo più<br />
per noi stessi, ma Cristo vive in noi: moriamo al nostro egoismo e assumiamo<br />
gli stessi sentimenti del Crocifisso-Risorto. Sono sentimenti <strong>di</strong> umiltà: Gesù<br />
“da ricco che era si fece povero per noi” (2Cor 8,9); <strong>di</strong> gratuità: “non ritenne<br />
un privilegio l‟essere come Dio, ma svuotò se stesso” (Fil 2,6); <strong>di</strong> carità: “ci ha<br />
amati e ha dato se stesso per noi” (Ef 5,2); <strong>di</strong> perdono: “mentre eravamo ancora<br />
peccatori, Cristo è morto per noi” (Rm 5,8). Concretamente questi sentimenti<br />
“cristiani” inaugurano nelle relazioni vicendevoli il pronome <strong>di</strong> reciprocità - “gli<br />
uni gli altri” - che ricorre in lungo e in largo nelle lettere paoline: “accoglietevi gli<br />
uni gli altri”, “perdonatevi gli uni gli altri”; "gareggiate nello stimarvi a vicenda";<br />
"portate gli uni i pesi degli altri", ecc. Papa Benedetto ha scolpito il profilo della<br />
Chiesa-comunione con rara efficacia: “La Chiesa è un corpo, non una corporazione.<br />
Non è una organizzazione, ma un organismo” 3 . La comunione nella<br />
Chiesa non si regge sull‟equilibrio delle forze e sul compromesso tra interessi<br />
contrastanti, ma sul reciproco dono <strong>di</strong> sé, a somiglianza delle Persone <strong>di</strong>vine.<br />
Una comunità <strong>di</strong>venta figura storica e limpida trasparenza della Trinità nella<br />
misura in cui la carità tra i cristiani risplende visibilmente.<br />
4. La Chiesa particolare<br />
La Chiesa è una e universale. Nel NT la parola Chiesa serve per in<strong>di</strong>care sia<br />
la comunità dei credenti <strong>di</strong>ffusa su tutta la terra, sia la comunità locale che risiede<br />
in una città, sia l‟assemblea riunita materialmente in un luogo. Le Chiese<br />
particolari, per quanto “parti dell‟unica Chiesa <strong>di</strong> Cristo” 4 , hanno con il tutto,<br />
cioè con la Chiesa universale, un peculiare rapporto <strong>di</strong> “mutua interiorità” 5 : in<br />
ogni Chiesa particolare “è veramente presente e opera la Chiesa <strong>di</strong> Cristo, una,<br />
santa, cattolica e apostolica” 6 . Ma né la Chiesa particolare è un “frammento”<br />
<strong>di</strong> quella universale, né la Chiesa universale è una “somma” o una “federazione”<br />
<strong>di</strong> Chiese particolari. La Chiesa universale esiste e si manifesta “nelle<br />
e a partire dalle” Chiese particolari, e queste nascono ed esistono “nella e a<br />
partire dalla” Chiesa universale” 7 . Ogni fedele, me<strong>di</strong>ante la fede e il battesimo,<br />
è inserito “imme<strong>di</strong>atamente” nella Chiesa universale, “anche se l‟ingresso e<br />
la vita nella Chiesa universale si realizzano necessariamente in una Chiesa<br />
particolare” 8 . Solo la <strong>di</strong>ocesi viene chiamata Chiesa particolare in senso pieno,<br />
perché solo essa è immagine e presenza adeguata della Chiesa universale, in<br />
quanto ne possiede tutti gli elementi costitutivi: la parola rivelata, i sacramenti,<br />
la successione apostolica vissuta in comunione con il Collegio episcopale<br />
“insieme con il suo Capo il Romano Pontefice, e mai senza <strong>di</strong> esso” 9 . In essa si<br />
manifesta e si fa presente la Chiesa <strong>di</strong> Cristo, una santa cattolica e apostolica.<br />
Pertanto la <strong>di</strong>ocesi non si riduce a una organizzazione giuri<strong>di</strong>ca o a una circoscrizione<br />
amministrativa, ma è vera comunità <strong>di</strong> credenti.<br />
5. Un unico presbiterio <strong>di</strong>ocesano<br />
Nella <strong>di</strong>ocesi “i presbiteri con il loro vescovo costituiscono un unico presbiterio”<br />
10 . L‟esortazione apostolica post-sinodale Pastores dabo vobis, ha<br />
Incontri e ritiri<br />
95
96<br />
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
richiamato “la connotazione essenzialmente „relazionale‟ del presbitero”.<br />
Egli infatti “è inserito sacramentalmente nella comunione con il vescovo e<br />
con gli altri presbiteri per servire il popolo <strong>di</strong> Dio. (…) In questo contesto<br />
l‟ecclesiologia <strong>di</strong> comunione <strong>di</strong>venta decisiva per cogliere l‟identità del presbitero,<br />
la sua originale <strong>di</strong>gnità, la sua vocazione e missione nel popolo <strong>di</strong> Dio<br />
e nel mondo” (n. 12). La conseguenza è che il ministero or<strong>di</strong>nato possiede<br />
una ra<strong>di</strong>cale forma comunitaria: può essere assolto solo nella piena comunione<br />
dei presbiteri con il vescovo, si deve tradurre in una fraternità sacerdotale<br />
affettiva ed effettiva, e può essere “assunto solo come un’opera collettiva”<br />
(ivi, 17).<br />
Nella prospettiva della pastorale d‟insieme tradurre tale forma comunitaria<br />
in alcune forme <strong>di</strong> vita comune tra presbiteri può aiutare molto i presbiteri<br />
stessi e le comunità ecclesiali loro affidate a costruire legami <strong>di</strong> comunione<br />
oltre le affermazioni <strong>di</strong> principio. A tale proposito vale l‟esortazione della Presbyterorum<br />
or<strong>di</strong>nis: “sia incoraggiata fra [i presbiteri] una certa vita comune o<br />
una qualche comunità <strong>di</strong> vita, che può naturalmente assumere forme <strong>di</strong>verse,<br />
in rapporto ai <strong>di</strong>fferenti bisogni personali o pastorali: può trattarsi, cioè, <strong>di</strong> coabitazione,<br />
là dove è possibile, oppure <strong>di</strong> una mensa comune, o almeno <strong>di</strong><br />
frequenti e perio<strong>di</strong>ci raduni” 11 .<br />
Si inserisce qui una breve parola sulla incar<strong>di</strong>nazione nella <strong>di</strong>ocesi. Non<br />
si tratta <strong>di</strong> un vincolo <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne puramente canonico e <strong>di</strong>sciplinare, ma <strong>di</strong> un<br />
valore qualificante il profilo spirituale del presbitero <strong>di</strong>ocesano. Concretamente<br />
l‟incar<strong>di</strong>nazione <strong>di</strong>ce l‟appartenenza e la de<strong>di</strong>cazione del sacerdote alla Chiesa<br />
<strong>di</strong>ocesana fino al dono della vita. Normalmente questa de<strong>di</strong>cazione si traduce<br />
nel servizio pastorale a una comunità parrocchiale o a un settore della vita<br />
ecclesiale. Altre ispirazioni o riferimenti ad altre tra<strong>di</strong>zioni spirituali e ogni altro<br />
carisma che entri a far parte <strong>di</strong> una esistenza sacerdotale o si affianchi ad essa<br />
– come può essere il caso <strong>di</strong> società <strong>di</strong> vita apostolica o <strong>di</strong> movimenti ecclesiali<br />
che accolgono al loro interno anche sacerdoti – sono chiamati ad arricchire<br />
la vita dei presbiteri <strong>di</strong> preziosi doni spirituali e a rafforzare l‟appartenenza<br />
all‟unico presbiterio <strong>di</strong>ocesano (ivi, 31).<br />
6. L’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong>aconale<br />
L‟or<strong>di</strong>ne dei <strong>di</strong>aconi nella Chiesa locale è il punto <strong>di</strong> riferimento per l'esercizio<br />
della <strong>di</strong>aconia. La comunità dei <strong>di</strong>aconi è chiamata ad essere luogo <strong>di</strong><br />
crescita e sviluppo delle vocazioni ministeriali e <strong>di</strong>aconali.<br />
Me<strong>di</strong>ante l'imposizione delle mani del vescovo e la specifica preghiera<br />
<strong>di</strong> consacrazione, il <strong>di</strong>acono riceve una peculiare configurazione a Cristo che,<br />
per amore del Padre, si è fatto l'ultimo e il servo <strong>di</strong> tutti (cfr. Mc 10,43-45; Mt<br />
20,28; 1Pt 5,3). La grazia sacramentale dà ai <strong>di</strong>aconi la forza necessaria per<br />
servire il popolo <strong>di</strong> Dio nella "<strong>di</strong>aconia" della liturgia, del vangelo e della carità,<br />
in comunione con il vescovo e il suo presbiterio (cfr. CCC, 1588). In virtù<br />
del sacramento ricevuto, viene impresso un carattere spirituale indelebile, che<br />
segna il <strong>di</strong>acono in modo permanente e proprio come ministro <strong>di</strong> Cristo. Egli<br />
deve mostrare un forte senso <strong>di</strong> unità con il successore <strong>di</strong> Pietro, con il vescovo<br />
e il presbiterio della Chiesa per il servizio della quale è stato or<strong>di</strong>nato e<br />
Attività del Presbiterio
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
incar<strong>di</strong>nato. E' <strong>di</strong> grande importanza per la formazione dei fedeli che il <strong>di</strong>acono,<br />
nell'esercizio delle funzioni assegnategli, promuova un'autentica ed effettiva<br />
comunione ecclesiale.<br />
7. Aggregazioni Laicali al servizio della Comunione<br />
Il coinvolgimento <strong>di</strong> associazioni e movimenti nella nuova articolazione territoriale<br />
dell‟unica Chiesa particolare, ha come primo e fondamentale obiettivo<br />
la comunione tra i laici che, pur rispondendo a carismi e a vocazioni <strong>di</strong>verse,<br />
riconoscono e testimoniano una comune vocazione missionaria. Questo spirito<br />
<strong>di</strong> comunione avrà come frutto quello <strong>di</strong> una azione missionaria che saprà<br />
incontrare gli uomini e le donne <strong>di</strong> oggi nelle situazioni <strong>di</strong> vita che incontrano.<br />
Come i <strong>di</strong>scepoli inviati a due a due in situazioni e a persone <strong>di</strong>verse tornano<br />
all‟unico Pastore per con<strong>di</strong>videre gioia dell‟incontro fatto con il mondo, così è<br />
necessario che l‟Unità Pastorale accolga e valorizzi la missione coor<strong>di</strong>nata fatta<br />
sul territorio dalle aggregazioni laicali e che queste facciano riferimento al responsabile<br />
delegato dal vescovo.<br />
La Consulta <strong>di</strong>ocesana delle aggregazioni laicali già da anni sperimenta un<br />
cammino <strong>di</strong> comunione. Su questo modello, e in collegamento con la Segreteria<br />
della Consulta, è possibile un suo imme<strong>di</strong>ato coinvolgimento per verificare<br />
la presenza nei territori delle <strong>di</strong>verse Aggregazioni Laicali in modo da coinvolgerle<br />
localmente per una missione a partire dagli ambiti <strong>di</strong> vita presenti sul<br />
territorio rispettivamente della UP o della ZP.<br />
8. La vita consacrata<br />
Una comunità cristiana che valorizza i doni del Signore per l‟evangelizzazione,<br />
non può <strong>di</strong>menticare la vita consacrata e il suo ruolo nella testimonianza del<br />
Vangelo. Non si tratta <strong>di</strong> chiedere ai consacrati cose da fare, ma piuttosto che<br />
essi siano ciò che il carisma <strong>di</strong> ciascun istituto rappresenta per la Chiesa, con<br />
il richiamo alla ra<strong>di</strong>ce della carità e alla destinazione escatologica, espresso<br />
me<strong>di</strong>ante i consigli evangelici <strong>di</strong> povertà, castità e obbe<strong>di</strong>enza. Questa forma<br />
<strong>di</strong> vita non si chiude in se stessa, ma si apre alla comunicazione con i fratelli.<br />
Ogni parrocchia <strong>di</strong>a spazio alle varie forme <strong>di</strong> vita consacrata, accogliendo in<br />
particolare il dono <strong>di</strong> cammini <strong>di</strong> preghiera e <strong>di</strong> servizio. Ne valorizzi le <strong>di</strong>verse<br />
forme, riconosca la de<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> tante donne consacrate, che nella catechesi<br />
o nella carità hanno costruito un tessuto <strong>di</strong> relazioni che continua a fare della<br />
parrocchia una comunità 12 .<br />
9. Il servizio pastorale<br />
La <strong>di</strong>ocesi è dunque il fondamentale soggetto pastorale e missionario. Ad<br />
essa devono fare riferimento tutti i fedeli e le loro molteplici aggregazioni, quali<br />
le parrocchie, le comunità religiose, le associazioni, i movimenti, le piccole comunità,<br />
i gruppi. Concretamente il vescovo, con la cooperazione del presbiterio<br />
e dei <strong>di</strong>aconi, e con l‟opportuna consultazione <strong>di</strong> altre componenti ecclesiali,<br />
stabilisce alcuni obiettivi, linee e impegni comuni, evitando però l‟uniformità<br />
che tutto appiattisce, lasciando spazio alla creatività e originalità dei vari soggetti.<br />
Da parte loro, le parrocchie e le aggregazioni <strong>di</strong> fedeli devono guardar-<br />
Incontri e ritiri<br />
97
98<br />
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
si dalla tentazione dell‟autosufficienza e, pur attuando esperienze proprie <strong>di</strong><br />
formazione e <strong>di</strong> apostolato, devono rimanere aperte al <strong>di</strong>alogo rispettoso e<br />
cor<strong>di</strong>ale, lasciando spazio per momenti <strong>di</strong> incontro e <strong>di</strong> collaborazione con altre<br />
realtà 4<br />
ecclesiali. La carità esige sia che si valorizzino i carismi particolari sia che si<br />
costruisca una unità pastorale concreta a livello <strong>di</strong>ocesano. Tra le associazioni<br />
ha un rilievo particolare l‟Azione Cattolica, che “per la sua de<strong>di</strong>zione stabile alla<br />
Chiesa <strong>di</strong>ocesana e per la sua collocazione all‟interno della parrocchia, deve<br />
essere attivamente promossa in ogni parrocchia” 13 .<br />
10. Dalla <strong>di</strong>ocesi alla parrocchia<br />
All‟interno della <strong>di</strong>ocesi riveste una fondamentale importanza la parrocchia,<br />
comunità <strong>di</strong> fedeli che <strong>di</strong>morano in un territorio, idonea a celebrare<br />
l‟eucaristia, guidata da ministri or<strong>di</strong>nati in qualità <strong>di</strong> collaboratori del vescovo.<br />
La parrocchia è il nucleo fondamentale nella vita quoti<strong>di</strong>ana della <strong>di</strong>ocesi, in<br />
cui nessuno è escluso, nessuno è privilegiato; tutti, a cominciare dai sacerdoti,<br />
sono impegnati effettivamente a rifuggire da autonomie particolaristiche e da<br />
protagonismi elitari. La parrocchia è una scelta storica della chiesa, ma non è<br />
una pura circoscrizione amministrativa, una ripartizione meramente funzionale<br />
della <strong>di</strong>ocesi: essa è “la forma storica privilegiata della localizzazione della<br />
Chiesa particolare” 14.<br />
11. Il rinnovamento della parrocchia<br />
La parrocchia rimane oggi istituzione necessaria e preziosa, ma le attuali<br />
con<strong>di</strong>zioni culturali ed ecclesiali ne richiedono un profondo rinnovamento,<br />
anche perché la singola parrocchia non risulta più autosufficiente e in grado<br />
<strong>di</strong> assumersi, da sola, la missione <strong>di</strong> comunicare e <strong>di</strong> vivere il Vangelo dentro<br />
le forme della vita quoti<strong>di</strong>ana. Occorre pertanto ri<strong>di</strong>segnare con determinazione<br />
più consapevole il suo volto missionario, rivedendone l'agire pastorale,<br />
per concentrarsi con maggiore consapevolezza e determinazione sulla scelta<br />
fondamentale dell'evangelizzazione.<br />
Il Convegno ecclesiale <strong>di</strong> Verona del 2006 ci ha fornito con chiarezza il<br />
quadro del contesto culturale nel quale siamo chiamati a vivere ed operare<br />
e ci ha invitato a convertire l‟impegno pastorale e missionario cogliendo le<br />
domande <strong>di</strong> salvezza che salgano dall‟uomo contemporaneo ed interpellano<br />
la comunità cristiana chiamata a favorire l‟incontro con il Signore risorto. Alcune<br />
<strong>di</strong> queste domande sono nuove perché nascono dalle mutate con<strong>di</strong>zioni<br />
<strong>di</strong> vita dell‟uomo post-moderno. Tali domande richiedono risposte e proposte<br />
<strong>di</strong>verse da quelle che molti <strong>di</strong> noi erano abituati a dare. "La saggezza pastorale<br />
suggerirà gli opportuni adattamenti e i passaggi necessari per renderli praticabili,<br />
tenendo conto della storia passata e delle possibilità del presente. Il<br />
<strong>di</strong>scernimento richiede generosità apostolica e intelligenza pastorale, volontà<br />
<strong>di</strong> partecipare a un processo che ci vede tutti insieme impegnati e la prudenza<br />
<strong>di</strong> misurare ogni cosa sulle situazioni locali. Ogni vescovo saprà assumersi la<br />
responsabilità delle decisioni, con il suo clero e con quanti ne sostengono il<br />
<strong>di</strong>scernimento negli organismi <strong>di</strong> partecipazione" 15 .<br />
Attività del Presbiterio
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
12. La pastorale integrata<br />
La spiritualità <strong>di</strong> comunione richiamata nei vari testi del magistero non può<br />
rimanere un enunciato, ma esige <strong>di</strong> tradursi in scelte pastorali precise.<br />
Il Convegno <strong>di</strong> Verona del 2006 ci ha in<strong>di</strong>cato nella pastorale integrata<br />
la via per declinare la spiritualità <strong>di</strong> comunione. “Si tratta in primo luogo <strong>di</strong><br />
un‟espressione e <strong>di</strong> una verifica concreta della comunione, che non si riduce<br />
mai a un‟azione in<strong>di</strong>fferenziata e accentrata, ma – in un contesto <strong>di</strong> effettiva<br />
unità nella Chiesa particolare – riconosce il valore delle singole soggettività e<br />
fa leva sulla loro maturità ecclesiale. Tutto ciò non è possibile se non nasce<br />
ed è alimentato dalla consapevolezza che la comunione è dono <strong>di</strong> Dio, opera<br />
della sua iniziativa che rigenera la persona in Cristo e pone gli uomini in una<br />
nuova relazione tra loro. Alla base della pastorale “integrata”, dunque, sta quella<br />
“spiritualità <strong>di</strong> comunione” che precede le iniziative concrete e purifica la<br />
testimonianza dalla tentazione <strong>di</strong> cedere a competizioni e personalismi” 13 . La<br />
pastorale integrata rappresenta la via concreta che viene in<strong>di</strong>cata alla Chiesa<br />
del nostro tempo per vivere la spiritualità e la pastorale <strong>di</strong> comunione.<br />
Essa prevede due livelli da tenere presenti contemporaneamente.<br />
- Il primo livello potremmo sintetizzarlo con due parole: valorizzazione e<br />
sinergie. Pastorale integrata è il vivere la Chiesa e la sua missione sapendo valorizzare<br />
tutte le espressioni, le ministerialità, i carismi e le vocazioni della Chiesa<br />
che vive in un contesto sia questo un territorio o un “ambiente <strong>di</strong> vita” (scuola,<br />
università, lavoro, sanità, giustizia, …), costruendo delle sinergie che aiutino a<br />
non <strong>di</strong>sperdere le risorse e a convergere sul comune obiettivo missionario pur<br />
con stili e attenzioni <strong>di</strong>verse. Questo livello sarà sempre più da verificare e da<br />
richiamare per vivere in modo significativo l‟esperienza <strong>di</strong> Chiesa nella sinfonia<br />
delle sue espressioni.<br />
- Il secondo livello della pastorale integrata è quello specificamente territoriale;<br />
essa, a partire dalle parrocchie, costruisce e propone progressivamente<br />
un‟azione pastorale unitaria che sia il risultato <strong>di</strong> un <strong>di</strong>scernimento con<strong>di</strong>viso<br />
e della messa in comune <strong>di</strong> varie risorse, prima fra le quali quella dei sacerdoti<br />
e dei <strong>di</strong>aconi, poi degli operatori pastorali e le strutture pastorali. Tale scelta<br />
risulta storicamente necessaria sia per i cambiamenti in atto nel modo <strong>di</strong> vivere<br />
il territorio, sia per la <strong>di</strong>minuzione del numero dei presbiteri. La Pastorale<br />
integrata non va solo e prima <strong>di</strong> tutto nella <strong>di</strong>rezione dell‟aggregazione delle<br />
comunità, tantomeno verso l‟accorpamento; essendo la sua finalità missionaria,<br />
l‟integrazione dovrà salvaguardare la capillarità <strong>di</strong> una presenza ecclesiale<br />
significativa.<br />
Nel rispetto pieno della logica integrativa sarà quin<strong>di</strong> opportuno pensare<br />
l‟articolazione della comunità parrocchiale in comunità ecclesiali <strong>di</strong> base<br />
intese come focolari <strong>di</strong> evangelizzazione presenti capillarmente nel territorio<br />
dell‟Unità Pastorale. “Si tratta <strong>di</strong> gruppi <strong>di</strong> cristiani a livello familiare o <strong>di</strong> ambiente<br />
ristretto, i quali s'incontrano per la preghiera, la lettura della Scrittura,<br />
la catechesi, per la con<strong>di</strong>visione dei problemi umani ed ecclesiali in vista <strong>di</strong><br />
un impegno comune. [Tali comunità] sono un segno <strong>di</strong> vitalità della chiesa,<br />
strumento <strong>di</strong> formazione e <strong>di</strong> evangelizzazione, valido punto <strong>di</strong> partenza per<br />
una nuova società fondata sulla «civiltà dell'amore». Tali comunità decentrano<br />
Incontri e ritiri<br />
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<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
e articolano la comunità parrocchiale, a cui rimangono sempre unite. In esse<br />
il singolo cristiano fa un'esperienza comunitaria, per cui anch'egli si sente un<br />
elemento attivo, stimolato a dare la sua collaborazione all'impegno <strong>di</strong> tutti. In<br />
tal modo esse sono strumento <strong>di</strong> evangelizzazione e <strong>di</strong> primo annunzio e fonte<br />
<strong>di</strong> nuovi ministeri, mentre, animate dalla carità <strong>di</strong> Cristo, offrono anche un'in<strong>di</strong>cazione<br />
circa il modo <strong>di</strong> superare <strong>di</strong>visioni…” 14 .<br />
Attività del Presbiterio<br />
-II-<br />
IL PERCORSO CHE CI ATTENDE<br />
La nostra <strong>di</strong>ocesi da molti anni si interroga su quali siano le modalità più<br />
adeguate per avviare que-sto percorso. Molti incontri del presbiterio e del Consiglio<br />
presbiterale sono stati de<strong>di</strong>cati a questo scopo; sono state avviate alcune<br />
sperimentazioni e compiute alcune scelte che hanno visto l‟aggregazione <strong>di</strong><br />
alcune piccole parrocchie. Nel 2004 il vescovo Mariano De‟ Nicolò ha firmato<br />
la nota pastorale sulle Zone Pastorali che ha dato nuovi spunti per il cammino<br />
verso una pastorale <strong>di</strong> comunione.<br />
Ora ci troviamo nella situazione <strong>di</strong> compiere un nuovo passo in avanti.<br />
L‟esigenza <strong>di</strong> provvedere in modo nuovo alla cura pastorale del territorio e <strong>di</strong><br />
sottolineare maggiormente la con<strong>di</strong>visione dell‟impegno missionario della nostra<br />
Chiesa <strong>di</strong>ocesana, ci provoca ad avviare un processo <strong>di</strong> cam-biamento che<br />
ha l‟obiettivo <strong>di</strong> rafforzare la presenza e la testimonianza cristiana nel territorio<br />
e negli ambienti <strong>di</strong> vita della <strong>Diocesi</strong>.<br />
È evidente, però che tale processo <strong>di</strong> cambiamento non può partire che da<br />
un cammino <strong>di</strong> conversione personale ed ecclesiale che deve coinvolgere tutti 16 .<br />
Conversione personale significa ricordare che ognuno <strong>di</strong> noi è chiamato a<br />
ri<strong>di</strong>re il suo „sì‟ al Signore e a rimettere in gioco la sua vita, ciascuno secondo<br />
la sua personale vocazione.<br />
Si tratta <strong>di</strong> accogliere nuovamente quell‟invito del Signore che domanda ai<br />
suoi <strong>di</strong>scepoli <strong>di</strong> rinnegare sé stessi e <strong>di</strong> prendere sulle spalle la Croce (Cfr. Lc<br />
9,23) Ognuno è responsabile della propria conversione personale e corresponsabile<br />
della conversione dei fratelli.<br />
Conversione ecclesiale significa ricuperare un senso <strong>di</strong> corresponsabilità<br />
verso tutta intera la <strong>Diocesi</strong>. Occorre guardare oltre il proprio recinto e la propria<br />
esperienza <strong>di</strong> impegno ecclesiale, superando i campanilismi ed acquisendo un<br />
senso <strong>di</strong> responsabilità globale nell‟impegno missionario e verso la vita ecclesiale<br />
<strong>di</strong> tutta la <strong>Diocesi</strong>, partecipando fattivamente al ministero del Vescovo.<br />
Tale corresponsabilità si attua mettendo in atto un <strong>di</strong>scernimento che ci<br />
aiuti ad in<strong>di</strong>viduare le scelte prioritarie e gli atteggiamenti fondamentali che investono<br />
la nostra Chiesa. Tale <strong>di</strong>scernimento deve essere compiuto in uno stile<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo rispettoso, capace <strong>di</strong> ascoltare tutti, ma anche capace <strong>di</strong> compiere<br />
delle scelte senza causare <strong>di</strong>visioni e lacerazioni.<br />
Tutto questo, come è evidente, richiede un profondo ra<strong>di</strong>camento spirituale<br />
e una grande fiducia nell‟azione dello Spirito che ci aiuta a custo<strong>di</strong>re<br />
l‟unità e contemporaneamente ci spinge con forza e determinazione (parresia)<br />
all‟impegno per l‟annuncio e la missione.
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
1. Il <strong>di</strong>scernimento pastorale compiuto in occasione della Visita Pastorale<br />
del Vescovo<br />
Veniamo da un tempo <strong>di</strong> grazia che ha visto (o vedrà in tempi stretti) la<br />
visita del Vescovo a tutte le parrocchie della nostra <strong>Diocesi</strong>. La Visita Pastorale<br />
è stata per tutti una grande occasione <strong>di</strong> <strong>di</strong>scer-nimento e <strong>di</strong> riflessione<br />
sull‟impegno pastorale e missionario delle nostre comunità. Abbiamo avuto<br />
l‟opportunità <strong>di</strong> vedere con gli occhi della fede i doni che il Signore ci ha concesso<br />
e - con gli stessi occhi – le fatiche e le debolezze che caratterizzano il<br />
nostro attuale impegno ecclesiale.<br />
Tale verifica deve portare frutto nelle nostre comunità, interrogarci su come<br />
possiamo camminare per valorizzare tutti i doni che il Signore ci ha concesso<br />
e superare i limiti che la situazione concreta ci presenta. La speranza si deve<br />
coniugare con il realismo. Ciò che non ci è concesso è la rassegnazione che<br />
considera i limiti insuperabili e rinnega il <strong>di</strong>namismo della Grazia, la stessa<br />
Grazia capace <strong>di</strong> far fiorire il deserto e ridare vita anche alle ossa aride (Cfr. Is<br />
35,1; Ez 37,9-10).<br />
C‟è una responsabilità che siamo chiamati a vivere noi oggi, per consentire<br />
l‟esperienza della fede alle generazioni che ci seguiranno: la responsabilità è<br />
nostra e <strong>di</strong> questo tempo.<br />
2. Un processo graduale verso l’integrazione pastorale per accompagnare<br />
le nostre comunità nel cammino dei prossimi anni<br />
Posto che la Pastorale Integrata è una scelta operata dalla nostra <strong>Diocesi</strong><br />
per rispondere alle esigenze della cura pastorale del territorio e alla missione<br />
nello stesso, occorre riconoscere che tale processo dovrà essere attuato<br />
secondo modalità <strong>di</strong>fferenti che tengano presenti le reali con<strong>di</strong>zioni del contesto.<br />
Ci proponiamo <strong>di</strong> configurare il percorso ipotetico che ogni comunità<br />
potrebbe realizzare per strutturare un itinerario verso una vera pastorale<br />
integrata. L‟obiettivo è quello <strong>di</strong> arrivare, pur con tempi e modalità <strong>di</strong>verse,<br />
alle Unità pastorali. Il percorso sarà verificato in corso <strong>di</strong> realizzazione e dovrà<br />
sempre tenere presente l‟orizzonte ideale rappresentato dalla pastorale<br />
integrata.<br />
a. Le Zone Pastorali (ZP): una collaborazione pastorale stabile tra parrocchie<br />
in territorio omogeneo<br />
Le parrocchie in territorio omogeneo sono quelle che insistono sul territorio<br />
<strong>di</strong> un comune o <strong>di</strong> co-muni limitrofi, che usufruiscono <strong>di</strong> uno stesso comprensorio<br />
scolastico o che hanno già servizi terri-toriali comuni.<br />
A tali parrocchie si chiede <strong>di</strong> costituire una collaborazione pastorale stabile<br />
in alcuni settori pastorali (per esempio: Caritas, Catechesi degli Adulti, Apostolato<br />
Biblico, Iniziazione Cristiana, Pastorale Giovanile, Iniziative culturali, …).<br />
Tali collaborazioni dovrebbero essere scelte dopo un lavoro <strong>di</strong> <strong>di</strong>scernimento<br />
che preveda il coinvolgimento dei consigli pastorali parrocchiali e <strong>di</strong> altri soggetti<br />
ecclesiali presenti sul territorio delle parrocchie (associazioni, movimenti,<br />
scuole cattoliche, comunità <strong>di</strong> vita religiosa, …). A tali collaborazioni occorrerà<br />
dare una certa stabilità per far crescere un tessuto connettivo che favorisca<br />
l‟integrazione delle comunità almeno a certi livelli. Può essere opportuna la<br />
Incontri e ritiri<br />
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<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
costituzione <strong>di</strong> una “segreteria stabile” che garantisca la continuità della collaborazione<br />
e il raccordo con le singole parrocchie.<br />
Sarà opportuno prevedere annualmente un paio <strong>di</strong> incontri dei consigli<br />
pastorali riuniti per verificare e far procedere tale collaborazione che potrebbe<br />
essere progressivamente allargata anche ad altri settori.<br />
Questo livello <strong>di</strong> integrazione può essere considerato possibile a tutte le<br />
comunità del territorio <strong>di</strong>o-cesano.<br />
b. L’unità pastorale (UP): parrocchie in territorio omogeneo che scelgono <strong>di</strong><br />
con<strong>di</strong>videre un pro-getto organico <strong>di</strong> pastorale.<br />
L'unità pastorale è un insieme <strong>di</strong> parrocchie <strong>di</strong> un'area territoriale omogenea,<br />
stabilmente costituito dal Vescovo per assolvere in modo più efficace alla<br />
missione evangelizzatrice della Chiesa attraverso una collaborazione pastorale<br />
organica. Le parrocchie pur collaborando organicamente rimangono dei soggetti<br />
definiti; esse potranno essere strutturate secondo forme <strong>di</strong>verse: essere<br />
affidate ad un unico presbitero, avere ognuna il proprio parroco o essere presiedute<br />
in solido da un piccolo collegio <strong>di</strong> presbiteri.<br />
La specificità delle UP consiste perciò nella stabile cooperazione fra parrocchie<br />
in vista <strong>di</strong> una evangelizzazione più efficace del territorio in base ad un<br />
progetto organico <strong>di</strong> pastorale.<br />
Le unità pastorali possono trovare una molteplicità <strong>di</strong> forme, ma vi sono<br />
alcuni elementi che non dovrebbero mai mancare:<br />
- La nomina da parte del Vescovo <strong>di</strong> un presbitero coor<strong>di</strong>natore per tutte le<br />
parrocchie dell'unità pa-storale.<br />
- La progettazione e programmazione pastorale comune da parte <strong>di</strong> tutte le<br />
parrocchie dell'unità pa-storale.<br />
- L'istituzione <strong>di</strong> un gruppo ministeriale stabile, formato da presbiteri, <strong>di</strong>aconi,<br />
persone consacrate e laici. Il gruppo ministeriale ha il compito <strong>di</strong> proporre al<br />
Consiglio dell'UP problemi particolarmente urgenti e coor<strong>di</strong>nare la realizzazione<br />
dei progetti decisi da tale Consiglio, cercando <strong>di</strong> coinvolgere la corresponsabilità<br />
<strong>di</strong> tutti.<br />
- La costituzione <strong>di</strong> un Consiglio dell'UP, chiamato ad essere luogo <strong>di</strong> conoscenza,<br />
confronto e co-or<strong>di</strong>namento della pastorale delle singole comunità<br />
parrocchiali che avranno ognuna il proprio con-siglio pastorale parrocchiale e<br />
a formulare il programma pastorale comune offrendo obiettivi e linee d'azione<br />
per tutte le parrocchie dell'unità pastorale.<br />
Questo livello <strong>di</strong> integrazione dovrebbe essere considerato possibile a tutte<br />
le comunità del territorio <strong>di</strong>ocesano in un periodo <strong>di</strong> me<strong>di</strong>o termine.<br />
3. I no<strong>di</strong> e le questioni urgenti da affrontare nella prospettiva<br />
della Pastorale integrata<br />
a. Un progetto <strong>di</strong> pastorale integrata per un territorio: quali i punti <strong>di</strong> riferimento<br />
e le linee <strong>di</strong> svi-luppo? Come avviare una progettazione missionaria sul<br />
territorio a partire dalle risorse presenti at-tualmente nelle comunità ecclesiali<br />
coinvolte?<br />
Attività del Presbiterio
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Ogni progetto deve partire dai fondamenti dell‟esperienza ecclesiale che<br />
vanno ricuperati e riaffer-mati in prospettiva missionaria, tenendo presenti le<br />
effettive risorse pastorali del territorio e le esi-genze a breve, me<strong>di</strong>o e lungo<br />
termine.<br />
I fondamenti <strong>di</strong> un‟esperienza ecclesiale del territorio sono: 8<br />
+ la Parola <strong>di</strong> Dio proclamata e ascoltata nella tra<strong>di</strong>zione della Chiesa (secondo<br />
le in<strong>di</strong>cazioni del magistero conciliare e post-conciliare);<br />
+ la liturgia vissuta come culmine e fonte della vita della realtà ecclesiale<br />
<strong>di</strong> quel territorio (secondo le in<strong>di</strong>cazioni del magistero conciliare e post-conciliare);<br />
+ una testimonianza evangelica significativa e capillare che abbia come<br />
soggetto l‟intera comunità ecclesiale capace <strong>di</strong> <strong>di</strong>venire nel territorio sale e luce<br />
(secondo le in<strong>di</strong>cazioni del magistero conciliare e post-conciliare);<br />
+ una presenza ministeriale significativa, articolata e organica capace annunciare<br />
il Vangelo e <strong>di</strong> a-nimare la vita della comunità ecclesiale <strong>di</strong> quel territorio.<br />
b. La corresponsabilità <strong>di</strong> tutti i battezzati - secondo la <strong>di</strong>versità delle vocazioni,<br />
dei ministeri e dei carismi – nell’attuazione <strong>di</strong> una pastorale integrata in<br />
un territorio: Una conversione pastorale come quella proposta nella pastorale<br />
integrata, non può essere pensata solo a livello <strong>di</strong> presbiterio o <strong>di</strong> collegi presbiterali.<br />
Una chiave <strong>di</strong> volta per la progettazione e l‟attuazione progressiva <strong>di</strong><br />
una pastorale integrata - nelle varie forme - richiede il coinvolgimento fattivo<br />
degli organismi <strong>di</strong> partecipazione già esistenti e la costituzione <strong>di</strong> organismi<br />
nuovi adatti alla nuova prospettiva missionaria e pastorale che si adotta. Ci si<br />
riferisce al Consiglio Pastorale <strong>di</strong> UP, ognuno secondo la fisionomia della scelta<br />
operata, e al gruppo ministeriale dell‟UP. Occorre avere ben chiare le fisionomie<br />
<strong>di</strong> tali organismi perché siano i primi ambiti in cui si esprime fattivamente la<br />
corresponsabilità <strong>di</strong> tutti i battezzati nella missione della Chiesa nel rispetto<br />
delle vocazioni, dei ministeri e dei carismi <strong>di</strong> ognuno e <strong>di</strong> ognuna delle realtà<br />
che compongono la comunità ecclesiale.<br />
c. Le figure ministeriali nel gruppo ministeriale <strong>di</strong> UP; la loro scelta, il loro<br />
impegno e la loro formazione: Il gruppo ministeriale è composto da figure <strong>di</strong>verse<br />
con vocazioni e ministeri <strong>di</strong>versi. Esso si articola al suo interno secondo il<br />
criterio della responsabilità effettivamente con<strong>di</strong>visa nella <strong>di</strong>stinzione dei ruoli.<br />
Un ruolo ministeriale tipico lo svolgono i ministri or<strong>di</strong>nati (presbiteri e <strong>di</strong>aconi)<br />
che, in questa pro-spettiva, nel loro servizio sono chiamati a sottolineare<br />
più la <strong>di</strong>mensione collegiale, che la responsabilità in<strong>di</strong>viduale verso la comunità.<br />
Accanto i ministri or<strong>di</strong>nati nel gruppo ministeriale possono trovare spazio<br />
delle persone consacrate che, in virtù della loro speciale vocazione, rappresentano<br />
un dono prezioso fatto alla Chiesa per la testimonianza profetica <strong>di</strong> vita<br />
offerta.<br />
Per quanto concerne la presenza dei laici, l‟orizzonte si allarga alle tante<br />
forme <strong>di</strong> servizio competente svolto all‟interno della Chiesa e, in quanto parte<br />
della Chiesa, nel mondo.<br />
Incontri e ritiri<br />
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<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Un ruolo particolare potranno averlo i lettori e gli accoliti, così come alcuni<br />
catechisti o educatori; un‟attenzione particolare sarà assegnata alla vocazione<br />
coniugale e a coloro che operano nel mondo della scuola, del sociale,<br />
dell‟economia, della sanità e dell‟educazione.<br />
Il criterio fondamentale <strong>di</strong> <strong>di</strong>scernimento per la scelta dei componenti<br />
del gruppo <strong>di</strong>rettivo dovrà es-sere l‟attitu<strong>di</strong>ne a seguire un lavoro <strong>di</strong> pastorale<br />
d‟insieme ed una effettiva competenza nell‟ambito del servizio pastorale proprio,<br />
così come la <strong>di</strong>sponibilità a garantire un impegno stabile nel tempo.<br />
Un ruolo decisivo, nei prossimi tempi, sarà affidato alla formazione <strong>di</strong> tali<br />
figure ministeriali. Per tale formazione non dovranno essere lesinate risorse<br />
economiche ne‟ <strong>di</strong> tempo, riconoscendo in tale percorso <strong>di</strong> formazione un investimento<br />
importantissimo per la riuscita del progetto <strong>di</strong> pastorale integrata<br />
nelle sue varie e progressive concretizzazioni. A tale formazione sarà chiamato<br />
a collaborare sia l‟Ufficio Pastorale Diocesano che l‟Istituto Superiore <strong>di</strong> Scienze<br />
Religiose.<br />
Qualora la comunità richieda ad un membro del gruppo ministeriale un<br />
impegno a tempo pieno, do-po l‟opportuno <strong>di</strong>scernimento, si potrà prevedere<br />
anche un forma <strong>di</strong> remunerazione per tale impegno pastorale così come oggi è<br />
riconosciuto ai presbiteri o ad alcuni servizi parrocchiali.<br />
d. Le strutture e l’amministrazione <strong>di</strong> una UP: un capitolo non secondario<br />
è dato dalla gestione amministrativa <strong>di</strong> queste nuove realtà ecclesiali che<br />
si vengono a formare. Le situazioni possono essere molto <strong>di</strong>verse, ma alcuni<br />
elementi <strong>di</strong> fondo sembrano chiariti anche dall‟esperienza <strong>di</strong> altre <strong>di</strong>ocesi.<br />
In ogni parrocchia il parroco e legale rappresentante è responsabile ultimo<br />
dell‟amministrazione e della gestione dei beni mobili ed immobili della parrocchia.<br />
L‟UP potrà dotarsi <strong>di</strong> strutture comuni o le varie parrocchie potranno<br />
concorrere alla manutenzione <strong>di</strong> un bene <strong>di</strong> uso comune; in ogni caso questo<br />
avviene con il consenso dei rispettivi parroci confermato dai CPAE <strong>di</strong> ogni parrocchia.<br />
Per operazioni più impegnative sembra opportuno costituire soggetti<br />
giuri<strong>di</strong>ci in<strong>di</strong>pendenti che prevedano il concorso regolamentato dei soggetti<br />
parrocchiali.<br />
Può essere opportuno costituire la figura <strong>di</strong> un economo <strong>di</strong> UP e qualora<br />
se ne ravvisi l‟esigenza anche un CPAE <strong>di</strong> UP che collaborino con il moderatore<br />
della UP nella gestione economica <strong>di</strong> questa realtà ecclesiale complessa.<br />
Ulteriori specificazioni andranno compiute caso per caso con la consulenza<br />
dell‟economato <strong>di</strong>oce-sano.<br />
NOTE<br />
1 Congregazione per la dottrina della fede, Communionis notio – in seguito<br />
CN - (1992), 3 (EV 13/1776).<br />
2 Giovanni Paolo II, Novo Millennio ineunte, 43.<br />
3 U<strong>di</strong>enza generale del 10 <strong>di</strong>cembre 2008.<br />
4 Concilio Vaticano II, Christus Dominus, 6.<br />
5 Giovanni Paolo II, Discorso alla Curia Romana, 20 <strong>di</strong>cembre 1990.<br />
6 Concilio Vaticano II, Christus Dominus, 11; cfr. Lumen gentium, 26.<br />
Attività del Presbiterio
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
7 Pio XII, Mystici Corporis, AAS 35 (1943), 211; Concilio Vaticano II, Lumen<br />
gentium, 23; CN, 9 (EV 13/1789).<br />
8 CN, 10 (EV 13/1790).<br />
9 CN, 13 (EV 13/1796)<br />
10 Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 28; cfr. anche Presbyterorum or<strong>di</strong>nis,<br />
8.<br />
11 Concilio Vaticano II, Presbyterorum or<strong>di</strong>nis, 8.<br />
12 CEI, Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, 12.<br />
13 CEI, Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia, 11.<br />
14 Ivi, 3.<br />
15 CEI, Il volto missionario..., 5.<br />
13 CEI, “Rigenerati per una speranza viva (1 Pt 1,3): testimoni del grande “sì” <strong>di</strong><br />
Dio all’uomo." Nota pastorale dell’Episcopato italiano dopo il 4° Convegno<br />
Ecclesiale Nazionale, 25<br />
14 Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, 51<br />
16 Le note che seguono sono ispirate all‟intervento introduttivo del Vescovo<br />
nel Consiglio Presbiterale del 16 maggio 2012<br />
Incontri e ritiri<br />
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<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
INTERVENTO INTRODUTTIVO DEL VESCOVO<br />
4 giugno 2012<br />
a – La nuova evangelizzazione oggi<br />
Il messaggio del Papa Giovanni XXIII nell’aprire il Concilio 50 anni fa: “perché<br />
l’annuncio del vangelo oggi sia efficace".<br />
Lo richiamava anche Benedetto XVI a noi Vescovi nell’assemblea della CEI<br />
del 24.05 u.s.: presentare la pienezza e la purezza della verità cristiana. C’è la<br />
crisi del secolarismo e quin<strong>di</strong> della fede: è l’emergenza dei nostri giorni. Crisi<br />
della fede è abbandono della fede, ma anche allontanamento dalla verità e<br />
integrità della fede.<br />
Si chiedeva il Papa: "Quale l’atteggiamento <strong>di</strong> noi pastori? Sguardo riconoscente<br />
per il grano buono che cresce; ma anche riflessione seria, rinnovamento<br />
della qualità della fede; ritornare noi per primi alla genuinità della fede, essere<br />
testimoni in prima persona. La prima con<strong>di</strong>zione per parlare <strong>di</strong> Dio è parlare<br />
con Dio".<br />
Nel mio intervento nella Veglia <strong>di</strong> Pentecoste ho riba<strong>di</strong>to: Anche oggi è tempo<br />
<strong>di</strong> nuova evangelizzazione, nelle chiese e nelle piazze, nelle case e nei luoghi<br />
<strong>di</strong> lavoro. Oggi Ci sono tante situazioni <strong>di</strong> povertà, non solo materiale ma anche<br />
povertà <strong>di</strong> relazioni, <strong>di</strong> valori spirituali.<br />
Questo prossimo anno pastorale sarà l’anno della cresima e l’anno della<br />
fede. "Il rinnovamento della fede dev’essere la priorità nell'impegno della Chiesa<br />
dei nostri giorni" (Benedetto XVI, U<strong>di</strong>enza alla Congregazione della Fede, 27<br />
febbraio 2012).<br />
Occorre ripartire dal primo annuncio, il cuore dell’annuncio cristiano: "Cristo<br />
è morto e risorto per tutti, anche per te".<br />
L'annuncio ad gentes per l’implantatio Ecclesiae. Come nasce e cresce una<br />
comunità cristiana? Hanno un ruolo fondamentale i laici: “Cum tota Ecclesia natura<br />
sua sit missionaria et opus evangelizationis habendum sit fundamentale officium<br />
populi Dei, christifideles laici omnes, propriae responsabilitatis conscii, partem suam<br />
in opere missionali assumant” (CJC, can. 781).<br />
b – La nuova evangelizzazione nella nostra <strong>di</strong>ocesi<br />
- Anno 2007: “Sogno la Chiesa dei cinque talenti” (la lettera <strong>di</strong> saluto alla Chiesa<br />
<strong>di</strong> <strong>Rimini</strong> in occasione del mio ingresso). Al primo posto in<strong>di</strong>cavo lo splendore<br />
della verità. La verità cristiana è il primo atto <strong>di</strong> amore verso <strong>di</strong> noi: Dio ci <strong>di</strong>ce<br />
chi è (cfr. la Solennità della SS. Trinità, celebrata ieri). “La Trinità è la nostra<br />
economia".<br />
- Anno 2008: abbiamo celebrato l’Assemblea <strong>di</strong>ocesana: "Vogliamo vedere Gesù<br />
- Contemplare il suo volto per mostrarlo a tutti”. E’ il tema della Novo Millennio<br />
Ineunte che abbiamo cercato <strong>di</strong> far risuonare per noi. Sempre nel 2008: le due<br />
settimane del Presbiterio a Loreto (102 presenze)sul tema: La fede del prete.<br />
Dobbiamo ricordare con gratitu<strong>di</strong>ne quel momento: “Ravviva il dono <strong>di</strong> Dio che<br />
Attività del Presbiterio
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
è in te, per l'imposizione delle mie mani" (2Tm 1,4). Poi l’Anno Sacerdotale, con<br />
la finalità già espressa in PdV: "che ogni prete si veda con gli occhi <strong>di</strong> Cristo".<br />
- Anno 2009: Lettera ai presbiteri: Prima <strong>di</strong> tutto fratelli. Siamo un unico Presbiterio:<br />
non ci può essere uniformità tra <strong>di</strong> noi, ma unanimità sì. La comunione,<br />
strada in<strong>di</strong>spensabile per l’annuncio del vangelo: una premessa che non è mai<br />
scontata.<br />
- Anno 2010: Lettera pastorale Fare i cristiani, un titolo e un tema, con il duplice<br />
significato: formare i cristiani e vivere da cristiani.<br />
Si concludeva così il primo triennio:<br />
- Cristo (contemplazione)<br />
- Chiesa (comunione)<br />
- Cristiano (missione).<br />
Iniziava poi il primo anno del decennio degli Orientamenti pastorali della Chiesa<br />
Italiana sulla educazione: Educare alla vita buona del vangelo.<br />
Abbiamo celebrato il Convegno <strong>di</strong>ocesano sull’educazione (marzo 2011) e abbiamo<br />
impostato il triennio sulla Iniziazione Cristiana:<br />
2011-2012: il Battesimo<br />
2012-2013: la Confermazione<br />
2013-2014: l’Eucaristia.<br />
c - La pastorale integrata<br />
Ho costituito la Commissione, con preti, <strong>di</strong>aconi, laici (che oggi termina il suo<br />
lavoro).<br />
“Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia”: è il documento<br />
della CEI che fa il passaggio da NMI all’impegno pastorale <strong>di</strong> oggi.<br />
Promozione <strong>di</strong> una spiritualità <strong>di</strong> comunione. Preti più pronti alla collaborazione<br />
nell’unico Presbiterio, impegnati a formare e a dare responsabilità ai laici.<br />
Sono scelte che ci chiedono anche fatiche e tagli dolorosi: nei prossimi sei anni<br />
avremo un massimo <strong>di</strong> 13 Or<strong>di</strong>nazioni sacerdotali, mentre altri 32 sacerdoti<br />
<strong>di</strong>venteranno ultrasettantacinquenni.<br />
Lo strumento <strong>di</strong> lavoro che avete ricevuto riporta:<br />
il quadro <strong>di</strong> riferimento<br />
il percorso compiuto.<br />
In questi giorni siamo chiamati a fare un passo ulteriore<br />
- ascoltando i contributi degli incontri nei Vicariati<br />
- attraverso il lavoro nei Laboratori<br />
- attraverso gli interventi in assemblea e le conclusioni del Vescovo.<br />
Incontri e ritiri<br />
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108<br />
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Venerdì’ 25 maggio 2012 si è tenuta la riunione <strong>di</strong> tutti i vicariati della nostra<br />
<strong>Diocesi</strong>. L’obiettivo della riunione era la presentazione e l’esame dello “Strumento<br />
<strong>di</strong> lavoro” elaborato dalla Commis-sione <strong>di</strong>ocesana per la pastorale integrata e la<br />
verifica della proposta <strong>di</strong> mappatura delle unità pasto-rali elaborata dalla stessa<br />
commissione.<br />
In questo intervento proviamo a proporre una sintesi sistematica dei contributi<br />
pervenuti dai vari vi-cariati, per valorizzare quanto in quella sede è stato <strong>di</strong>scusso<br />
ed elaborato.<br />
In generale, da quanto emerge dai contributi inviati, si può affermare che<br />
la <strong>di</strong>scussione ed il con-fronto sia stato portato avanti in modo costruttivo ed<br />
intelligente in tutti i vicariati; non mancano e-lementi <strong>di</strong> tensione che testimoniano<br />
sia la passione <strong>di</strong> chi parla in riferimento all’oggetto della <strong>di</strong>-scussione, sia le<br />
<strong>di</strong>fficoltà che vengono riconosciute al processo pastorale che è stato proposto.<br />
Pro-viamo a procedere per punti.<br />
1. Riguardo alla proposta della pastorale integrata e delle unità<br />
pastorali<br />
Molti preti della <strong>Diocesi</strong> avevano già avuto occasione <strong>di</strong> esprimersi<br />
personalmente in occasione dei questionari inviati a gennaio dal Vescovo. La<br />
proposta dunque non rappresenta una novità.<br />
- Molti reputano tale proposta e tale orientamento come inelu<strong>di</strong>bile a causa della<br />
progressiva <strong>di</strong>minuzione del numero dei preti della nostra <strong>Diocesi</strong> e dell’esigenza<br />
<strong>di</strong> una conversione missionaria della nostra pastorale. Non si nascondono le<br />
fatiche e le esigenze <strong>di</strong> conversione personale e pastorale che tale prospettiva<br />
presenta, ma si conferma l’in<strong>di</strong>rizzo come necessa-rio e urgente.<br />
- Altri preti ritengono questa proposta troppo razionale e poco rispettosa delle<br />
<strong>di</strong>namiche spi-rituali che emergono dalla comunità e dalla vita delle persone;<br />
viene ritenuta un’operazione compiuta dall’alto sulla testa dei preti e della gente<br />
e pertanto destinata a fallire.<br />
- Vengono anche portate molte osservazioni sulle zone particolari che aiutano<br />
a comprendere come tale proposta nella vita delle comunità incontrerà non<br />
poche <strong>di</strong>fficoltà a causa dei campanilismi presenti e dell’impostazione pastorale<br />
incentrata unicamente sulla messa. Questa circostanza dovrà prevedere cammini<br />
<strong>di</strong>fferenziati attenti alle situazioni reali delle <strong>di</strong>verse zone.<br />
- In quasi tutti gli interventi emerge il timore <strong>di</strong> ridurre tale conversione<br />
pastorale ad un’operazione <strong>di</strong> aggregazione delle comunità, con gravi per<strong>di</strong>te<br />
Attività del Presbiterio<br />
SINTESI DEI CONTRIBUTI<br />
DAGLI INCONTRI DI VICARIATO<br />
4 giugno 2012
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
sul piano del rapporto con la gente; in molti hanno colto come l’integrazione<br />
debba necessariamente coniugarsi con la scelta della capillarità, salvaguardata<br />
solamente da un orizzonte missionario.<br />
- In molti interventi emerge la preoccupazione <strong>di</strong>ffusa <strong>di</strong> una salvaguar<strong>di</strong>a della<br />
figura del presbitero nella sua <strong>di</strong>mensione umana e spirituale; la prospettiva<br />
dell’integrazione porta chiaramente con sé il timore <strong>di</strong> un aumento insostenibile<br />
dell’impegno richiesto con una conseguente rarefazione del tempo da de<strong>di</strong>care<br />
alle relazioni personali e alla <strong>di</strong>mensione spi-rituale. In altri interventi si<br />
riconosce come la prospettiva della pastorale integrata rappresenti invece una<br />
grossa opportunità per uscire da una visione “presbiterocentrica” della pastorale<br />
allargando la collaborazione e la con<strong>di</strong>visione dell’impegno pastorale sia tra<br />
presbiteri, sia con i <strong>di</strong>aconi e le altre figure ministeriali che saranno coinvolte.<br />
2. Il processo <strong>di</strong> attuazione: alcune attenzioni da tenere presenti<br />
La parola d’or<strong>di</strong>ne ricorrente in ogni intervento è gradualità. Ad essa vengono<br />
accostate una serie <strong>di</strong> espressioni che esprimono l’esigenza che su tale prospettiva<br />
emerga una posizione autorevole del Vescovo e della <strong>Diocesi</strong>, che faccia uscire<br />
la PI dallo spontaneismo e dall’approssimazione. Intra-prendere questa via<br />
rappresenta una scelta epocale che richiederà pazienza e gradualità, ma anche<br />
grande determinazione sull’obiettivo. Ciò comporta:<br />
- Una “presenza” chiara e non delegabile del Vescovo; è Lui che deve dare<br />
autorevolezza e consistenza alle scelte delle ZP e delle UP definendo la figura del<br />
moderatore e accompa-gnando il cammino progressivo <strong>di</strong> maturazione <strong>di</strong> queste<br />
nuove e composite realtà ecclesiali. Le modalità concrete andranno definite.<br />
- Un coinvolgimento reale del laicato delle nostre comunità; la scelta della PI non<br />
può essere compiuta dai preti, ma deve coinvolgere le parrocchie nei consigli<br />
pastorali e nelle altre realtà consultive. Con tutta la comunità sarà importante<br />
definire l’orizzonte missionario <strong>di</strong> tale impegno ed evidenziare la corresponsabilità<br />
che tale prospettiva pastorale richiede.<br />
- Permanendo il rispetto per ogni comunità parrocchiale, dovrà anche essere<br />
chiaro che la pa-storale integrata non potrà risultare dalla somma (anche se<br />
algebrica) delle attività e dell’impostazione corrente, ma richiederà un nuovo<br />
progetto pastorale pensato, realizzato e verificato puntualmente. L’orizzonte<br />
nella nuova evangelizzazione e della testimonianza, così come la prossimità agli<br />
ambiti antropologici evidenziati dal Convegno <strong>di</strong> Verona, potranno e dovranno<br />
rappresentare i nostri nuovi punti <strong>di</strong> riferimento.<br />
- Nella programmazione del percorso <strong>di</strong> ogni ZP o UP sarà opportuno definire in<br />
dettaglio come procedere e quali ambiti pastorali coinvolgere progressivamente<br />
affinché sia evidente il cammino che si sta compiendo. Sembra opportuno<br />
arrivare in tempi definiti alla con<strong>di</strong>visione economica tra le parrocchie della ZP.<br />
3. Questioni da approfon<strong>di</strong>re e da chiarire nel confronto e nel<br />
<strong>di</strong>scernimento comune <strong>di</strong> questi giorni<br />
Dall’analisi dello “Strumento <strong>di</strong> lavoro” presentato ai preti emergono alcune<br />
questioni da approfon-<strong>di</strong>re e da chiarire anche nel lavoro comune <strong>di</strong> questi giorni.<br />
- Una questione riguarda il ruolo e la posizione dei <strong>di</strong>versi preti all’interno della<br />
Incontri e ritiri<br />
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<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
UP in riferi-mento al moderatore. Se lui è il Legale Rappresentante (il parroco), gli<br />
altri che cosa sono? Come si configura il loro ruolo ministeriale nella comunità?<br />
Anche dal punto <strong>di</strong> vista del CDC come si configura questa problematica?<br />
- Va ancora definita meglio la relazione che intercorre tra UP e comunità <strong>di</strong><br />
vita tra presbiteri; per alcuni questo legame risulta necessario e imme<strong>di</strong>ato per<br />
favorire una reale pastorale <strong>di</strong> comunione, per altri (molti <strong>di</strong> più) risulta invece<br />
un ostacolo che mette in grave <strong>di</strong>fficoltà.<br />
- Come si coinvolgono in questo processo le comunità religiose che guidano<br />
delle parrocchie? Come coniugare affinità spirituali personali dei presbiteri ed<br />
esigenze pastorali <strong>di</strong> cura del territorio?<br />
- Ancora sembra opportuno definire chi siano queste nuove figure ministeriali<br />
da porre accanto ai presbiteri: i <strong>di</strong>aconi? I ministri istituiti? Altri animatori <strong>di</strong><br />
comunità? Dalla scelta che viene compiuta ne emergono cammini <strong>di</strong>fferenti e<br />
prospettive <strong>di</strong> chiesa <strong>di</strong>verse. Diversi saranno anche i processi <strong>di</strong> <strong>di</strong>scernimento<br />
ed i cammini formativi proposti.<br />
- Anche riguardo agli organi collegiali previsti (gruppo ministeriale, CPP, CPUP)<br />
occorre chiarire meglio la situazione. Qual è il ruolo e la funzione del gruppo<br />
ministeriale in riferi-mento al CPUP? In alcune realtà non potrebbe essere<br />
sufficiente il secondo? Ha senso man-tenere dei CPP quando si costituiscono<br />
le ZP o le UP?<br />
- Anche la scelta delle comunità <strong>di</strong> base (o focolai <strong>di</strong> evangelizzazione o cenacoli<br />
<strong>di</strong> vangelo) deve essere approfon<strong>di</strong>ta e meglio definita. A molti appare come<br />
una prospettiva necessaria per salvaguardare la prospettiva missionaria della PI<br />
e la capillarità, altri hanno timore <strong>di</strong> una eccessiva frammentazione.<br />
Come ogni sintesi, anche questa avrà penalizzato la ricchezza delle posizioni<br />
personali che però po-tranno essere ricuperate nel <strong>di</strong>battito che segue.<br />
Attività del Presbiterio<br />
don Andrea Turchini
SINTESI DEI LAVORI<br />
DEI GRUPPI DI STUDIO<br />
5 giugno 2012<br />
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
LABORATORIO 1<br />
IL PROcEssO DIOcEsANO VERsO LA PAsTORALE INTEGRATA<br />
E LE UNITà PAsTORALI<br />
SINTESI DEL LAVORO DI LABORATORIO<br />
- Presenze: 16 sacerdoti.<br />
- Clima sereno e <strong>di</strong> lavoro vero.<br />
1. ALCUNI CONTENUTI E NOTE DI METODO DA TENERE PRESENTI<br />
NEL PROCESSO DIOCESANO.<br />
a. Chiarire bene lo stile della comunione pastorale, dove il termine<br />
“comunione” fa riferimento al dono che ci viene fatto da Dio stesso <strong>di</strong><br />
partecipare alla sua stessa vita e alla forza del suo S. Spirito. La pastorale trae<br />
la sua origine da questa comunione che ci unisce a Dio Trinità e si manifesta<br />
nell’accoglienza reciproca tra noi, senza mortificare i doni e le particolari strade<br />
che lo Spirito apre ad ognuno <strong>di</strong> noi, La <strong>di</strong>namica della comunione dà lo<br />
stile della vita cristiana che trova nella relazione tra noi atteggiamenti, sempre<br />
da ricercare e da purificare, improntati a sincerità, rispetto, mitezza, fiducia,<br />
capacità <strong>di</strong> riconoscere il bene che il Signore suscita nei fratelli. Questo stile<br />
<strong>di</strong> vita <strong>di</strong> comunione dovrà essere continuamente richiamato se non vogliamo<br />
correre invano nell’impegno per la PI e le UP.<br />
b. Il cammino <strong>di</strong> PI e delle UP richiede la presenza <strong>di</strong> adulti nella fede:<br />
solamente chi fa esperienza <strong>di</strong> comunione <strong>di</strong> vita con Gesù ha la possibilità<br />
<strong>di</strong> una reale apertura alla comunione verso i fratelli, sacerdoti e laici. Occorre<br />
che le comunità parrocchiali aprano al loro interno veri ambiti, “cenacoli del<br />
Vangelo” in cui gioire della vita nuova in Cristo e del comune cammino <strong>di</strong> vita<br />
cristiana con i fratelli”. In questo cammino <strong>di</strong> fede occorre vivere le <strong>di</strong>mensioni<br />
fondamentali dell’esperienza cristiana: l Parola, l’Eucaristia, la comunione con<br />
il Vescovo e l’intero presbiterio. Tutto questo sarà sempre all’insegna della<br />
gradualità, poiché questo cammino non si esaurirà mai, e il suo compimento<br />
arriverò a noi come dono <strong>di</strong> Dio al termine della nostra vita. La pastorale<br />
<strong>di</strong>ocesana, guidata dal Vescovo, trova la sua fonte e le sue energie nella Chiesa,<br />
Mistero <strong>di</strong> comunione con Dio e con gli uomini. Chi è unito a Cristo sperimenta<br />
la vita della Chiesa nella sua unità, nel grande dono della apostolicità, della<br />
cattolicità come apertura generosa, attenta e evangelizzante verso tutti.<br />
c. Occorre definire bene la figura del sacerdote moderatore delle UP, lo stile<br />
Incontri e ritiri<br />
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<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
del suo servizio, il rapporto con gli altri sacerdoti dell’UP. Gran parte del clima<br />
tra i sacerdoti e tra gli operatori delle UP <strong>di</strong>penderà anche dall’autorevolezza<br />
del moderatore e dalla sua capacità <strong>di</strong> guida all’interno <strong>di</strong> un clima <strong>di</strong> vera<br />
comunione fraterna.<br />
ALCUNI PASSAGGI<br />
- In <strong>di</strong>ocesi (oppure nei vicariati o nelle UP preventivate) assemblee plenarie<br />
con i consigli pastorali parrocchiali, con gli operatori, per presentare il cammino<br />
della nostra chiesa in riferimento alla costituzione delle UP.<br />
- Valorizzare momenti <strong>di</strong> forte spiritualità per attingere forza e stile per una<br />
comunione <strong>di</strong> vita cristiana forte e accogliente delle <strong>di</strong>verse realtà ecclesiali,<br />
dei <strong>di</strong>versi cammini parrocchiali, dei <strong>di</strong>versi carismi, per convergere in un<br />
medesimo cammino pastorale.<br />
- Valorizzare momenti comuni, a livello <strong>di</strong>ocesano, vicariale, zonale, per il<br />
<strong>di</strong>scernimento sulle nuove urgenze <strong>di</strong> evangelizzazione che il Signore ci apre<br />
in questo nostro tempo.<br />
- Tenere presente il cammino verso le U:P: nella collocazione dei sacerdoti nei<br />
<strong>di</strong>versi uffici <strong>di</strong>ocesani.<br />
- Nelle parrocchie rinsaldare la vita dei CPP e dei CPAE, per in<strong>di</strong>viduare persone<br />
e ambiti capaci <strong>di</strong> vera partecipazione e missione.<br />
- Sembra opportuno che il Vescovo si avvalga <strong>di</strong> un ambito stabile <strong>di</strong> persone<br />
che lo affianchino nel compito <strong>di</strong> accompagnare, <strong>di</strong>scernere, consolidare il<br />
cammino e l’impianto delle nuove UP.<br />
Attività del Presbiterio<br />
LABORATORIO 2<br />
LE ZONE PAsTORALI: DA DOVE PARTIRE?<br />
16 presenze (13 preti – 2 religiosi – 1 <strong>di</strong>acono)<br />
• Clima <strong>di</strong> ascolto e <strong>di</strong>alogo costruttivo; fondamentale con<strong>di</strong>visione della scelta<br />
delle Zone Pastorali con un impostazione territoriale (quin<strong>di</strong> non ‘elitaria’) da<br />
farsi in tutta la <strong>Diocesi</strong>.<br />
• Fondamentale per la riuscita dal progetto è che il Vescovo e i preti ci credano<br />
davvero e siano <strong>di</strong>sponibili alla necessaria conversione<br />
Alcune premesse:<br />
1. Aver chiaro e ben presente che la finalità/motivazione delle zone Pastorali<br />
è la nuova evangelizzazione, intesa come ‘servizio alla fede’ in 2 sensi: sia<br />
come “custo<strong>di</strong>re la fede” nella nostra gente (tra<strong>di</strong>zioni, fede semplice degli<br />
anziani, cura della religiosità popolare,..); sia nel senso <strong>di</strong> annunciare/proporre<br />
la fede a chi è alla ricerca <strong>di</strong> Dio e in generale <strong>di</strong> tutti gli abitanti del territorio.<br />
2. Mantenere la necessaria capillarità <strong>di</strong> presenza pastorale sul territorio,<br />
sia sostenendo la vita cristiana delle piccole comunità ex-parrocchie, sia<br />
realizzando articolazioni sul territorio (Centri <strong>di</strong> Ascolto del Vangelo, Comunità<br />
ecclesiali <strong>di</strong> base; Cenacoli del Vangelo,..)… contemperando la capillarità con
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
momenti significativi <strong>di</strong> unità/aggregazione <strong>di</strong> più Comunità.<br />
3. Acquisire un nuovo sguardo sui confratelli e sui laici che fanno riferimento<br />
a movimenti o spiritualità specifiche (CL, Catecumenali, Papa Giovanni XXIII,<br />
Focolarini, RnS,..), riconoscendoli come un dono e una ricchezza al fine <strong>di</strong> far<br />
crescere l’unica Chiesa e servire la stessa e unica missione.<br />
4. Ci sia un sostegno esplicito da parte del Vescovo <strong>di</strong>rettamente o tramite<br />
un suo delegato delle varie esperienze <strong>di</strong> zona Pastorale in atto o da crearsi.<br />
Quali passi operativi possono essere utili e necessari per realizzare le Zone<br />
Pastorali?<br />
1. Innanzitutto creare relazioni <strong>di</strong> conoscenza, stima e con<strong>di</strong>visione<br />
spirituale e pastorale coi preti viciniori, attraverso una pluralità <strong>di</strong> forme<br />
(pranzo in comune, preghiera sulla Parola <strong>di</strong> Dio e revisione <strong>di</strong> vita, riflessione<br />
culturale e pastorale..): è la base in<strong>di</strong>spensabile per ogni sviluppo ulteriore, per<br />
alimentare motivazioni comuni e sentirsi sostenuti dai confratelli.<br />
2. Sensibilizzare i Consigli Pastorali Parrocchiali a questa prospettiva unitaria,<br />
e coinvolgere anche altri soggetti (associazioni e movimenti e religiosi presenti<br />
nella zona) per ‘leggere’ la realtà del territorio al fine <strong>di</strong> cogliere la ‘domande<br />
<strong>di</strong> evangelizzazione’ che attendono una risposta migliore.<br />
3. In<strong>di</strong>viduare, a livello <strong>di</strong> Zona pastorale, alcuni aspetti o ambiti pastorali<br />
su cui intervenire con iniziative comuni (es. Caritas, Catechesi dell’iniziazione,<br />
Pastorale Giovanile e Famigliare, Pastorale <strong>di</strong> ambiente (scolastica, della salute,<br />
delle fabbriche,..)<br />
4. Creazione <strong>di</strong> una “segreteria zonale” (a cui partecipano rappresentanti <strong>di</strong><br />
ogni parrocchia) con il compito <strong>di</strong> dare concretezza e continuità alle in<strong>di</strong>cazioni<br />
emerse, coor<strong>di</strong>nando le iniziative scelte.<br />
5. Coinvolgere i laici che già fanno un cammino <strong>di</strong> fede e che collaborano<br />
con il parroco nei vari ambiti pastorali (es. catechisti, ministri della liturgia,<br />
animatori giovanili, volontari caritas,..), a ritrovarsi tra persone delle varie<br />
parrocchie per creare legami <strong>di</strong> amicizia, vivere momenti <strong>di</strong> formazione e<br />
pensare alcuni gesti/iniziative comuni.<br />
(P.S. l’or<strong>di</strong>ne dei punti può essere anche <strong>di</strong>verso!)<br />
Come <strong>di</strong>cevamo, è fondamentale che i preti e le comunità si sentano<br />
sostenuti e accompagnati<br />
dal Vescovo personalmente e attraverso un suo delegato (o Commissione).<br />
In concreto:<br />
a) il Vescovo designi in ogni zona Pastorale un prete referente (o<br />
‘moderatore’) responsabile del cammino unitario, eventualmente su<br />
in<strong>di</strong>cazione dei confratelli ( e se viene trasferito ne venga nominato un altro).<br />
b) Ci siano occasioni perio<strong>di</strong>che in cui i ‘moderatori’ <strong>di</strong> ogni Zona si<br />
confrontino con il Vescovo e/o i suoi collaboratori<br />
c) Ogni anno, de<strong>di</strong>care un incontro presbiterio per raccontare e verificare il<br />
cammino reale nelle zone pastorali.<br />
N.B.<br />
Occorre che ci proiettiamo fin d’ora nella situazione che si verrà a creare<br />
tra 5-10 anni in modo da preparare le nostre comunità al realizzarsi delle<br />
Incontri e ritiri<br />
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<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Unità Pastorali (es. superamento del campanilismo, collaborazione tra i vari<br />
ambiti pastorali, formazione <strong>di</strong> figure ministeriali, stima e collaborazione con<br />
i vari movimenti/associazioni laicali presenti sul territorio,..). La necessaria<br />
‘gradualità’ non deve giustificare una sostanziale immobilità, ma porsi dentro<br />
un cammino reale gia fin d’ora..<br />
Attività del Presbiterio<br />
LABORATORIO 3<br />
LE FIGURE MINIsTERIALI NELLA PAsTORALE INTEGRATA<br />
La PI richiede l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> figure ministeriali che affianchino i presbiteri<br />
e i <strong>di</strong>aconi nell’opera <strong>di</strong> evangelizzazione e nella pastorale missionaria. Poiché<br />
la PI ha una prospettiva non aggregativa, ma vuole valorizzare la logica della<br />
capillarità, occorre pensare a delle figure che collaborino strettamente con i<br />
ministri or<strong>di</strong>nati.<br />
A. I PUNTI DEL CONFRONTO SULLA MINISTERIALITA’<br />
1. L’immagine <strong>di</strong> Chiesa<br />
Prima delle figure ministeriali occorre ricuperare l’immagine <strong>di</strong> Chiesa che è<br />
a fondamento <strong>di</strong> tale prospettiva. È l’immagine della Chiesa-Comunione che ci<br />
ha consegnato il Concilio Vaticano II.<br />
Dire Chiesa-Comunione significa avere dei punti <strong>di</strong> riferimento molto precisi<br />
sugli elementi che co-stituiscono la Chiesa.<br />
Essa è convocata dalla Parola <strong>di</strong> Dio, manifestata nell’Eucaristia - soprattutto<br />
quando è presieduta dal vescovo circondato dal presbiterio -, aperta alla<br />
missione, in <strong>di</strong>alogo con il mondo.<br />
La Chiesa è la comunità <strong>di</strong> coloro che, chiamati alla sequela, hanno aderito<br />
nella fede a Cristo e, me<strong>di</strong>ante il battesimo, sono <strong>di</strong>venuti membra del suo<br />
corpo. La comunità dei battezzati vive e mani-festa molteplici vocazioni,<br />
ministeri e carismi per l’e<strong>di</strong>ficazione del corpo <strong>di</strong> Cristo e per la missione nel<br />
mondo.<br />
2. Tutti i battezzati corresponsabili<br />
L’immagine <strong>di</strong> Chiesa evocata ci richiama ad una comunità in cui tutti<br />
battezzati sono corresponsa-bili della missione della Chiesa.<br />
Il Vescovo nella sua introduzione del primo giorno ricordava il Decreto<br />
Conciliare Ad gentes che tratta <strong>di</strong> questa particolare unzione missionaria dei<br />
laici:<br />
Grande importanza hanno per il raggiungimento <strong>di</strong> questi obiettivi, e perciò<br />
vanno partico-larmente curati, i laici, cioè i fedeli che, incorporati per il battesimo<br />
a Cristo, vivono nel mondo. Tocca proprio a loro, penetrati dello Spirito <strong>di</strong><br />
Cristo, agire come un fermento nelle realtà terrene, animandole dall'interno ed<br />
or<strong>di</strong>nandole in modo che siano sempre secondo il Cristo.<br />
Non basta però che il popolo cristiano sia presente ed organizzato nell'ambito
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
<strong>di</strong> una nazione; non basta che faccia dell'apostolato con l'esempio: esso è<br />
costituito ed è presente per annunziare il Cristo con la parola e con l'opera ai<br />
propri connazionali non cristiani e per aiutarli ad accoglierlo nella forma più<br />
piena.<br />
Inoltre, per la costituzione della Chiesa e lo sviluppo della comunità cristiana,<br />
sono necessari vari tipi <strong>di</strong> ministero, che, suscitati nell'ambito stesso dei<br />
fedeli da una aspirazione <strong>di</strong>vina, tutti debbono <strong>di</strong>ligentemente promuovere<br />
e rispettare: tra essi sono da annoverare i compiti dei sacerdoti, dei <strong>di</strong>aconi<br />
e dei catechisti, e l'Azione cattolica. Parimenti i religiosi e le religiose, per<br />
stabilire e rafforzare il regno <strong>di</strong> Cristo nelle anime, come anche per estenderlo<br />
ulteriormente, svolgono un compito in<strong>di</strong>spensabile sia con la preghiera, sia con<br />
l'attività esterna. AG 15.<br />
Ci ren<strong>di</strong>amo conto che solo all’interno <strong>di</strong> uno stile veramente corresponsabile,<br />
in cui tutti i battezzati si sentono partecipi <strong>di</strong> questa missione, può essere fatto<br />
il <strong>di</strong>scorso particolare della ministerialità<br />
3. Diverse vocazioni e <strong>di</strong>versi ministeri<br />
Nella nostra Chiesa <strong>di</strong>ocesana non partiamo da zero perché da molti anni<br />
vengono coinvolti e for-mati vari ministri. Risultano numerose le ministerialità<br />
nuove e antiche che accompagnano i presbiteri nella nostra Chiesa. Pensiamo<br />
al migliaio e più <strong>di</strong> ministri straor<strong>di</strong>nari della Comunione, agli accoliti e ai lettori.<br />
Pensiamo ai nuovi catechisti battesimali.<br />
Molte <strong>di</strong> queste figure ministeriali occorre ricuperarle nella prospettiva<br />
missionaria e della respon-sabilità nella comunità. Occorre rinforzare la loro<br />
formazione in una prospettiva <strong>di</strong> maggiore stabilità e integralità. A questo<br />
proposito sarà opportuno che in tutte le parrocchie si compia un attento <strong>di</strong>scernimento<br />
per in<strong>di</strong>viduare coloro che potrebbero essere coinvolti ed aiutati a<br />
maturare in questa prospettiva.<br />
Per quanto riguarda nuove ministerialità, sarà opportuno un <strong>di</strong>scernimento<br />
attento per chiamare al servizio quelle persone che non solo sono generose, ma<br />
che, essendo stimate dalla comunità ed e-semplari per lo stile <strong>di</strong> vita ecclesiale,<br />
possono essere in<strong>di</strong>cate come primi corresponsabili dei pre-sbiteri e dei <strong>di</strong>aconi<br />
nell’animazione delle unità pastorali.<br />
Un <strong>di</strong>scorso a parte va compiuto per i <strong>di</strong>aconi, realtà emergente della nostra<br />
Chiesa <strong>di</strong>ocesana, ma ancora misconosciuta e poco valorizzata nelle sua tipica<br />
esperienza vocazionale e ministeriale.<br />
Risulta evidente che la prospettiva <strong>di</strong> una multiforme ministerialità aiuterà<br />
anche noi presbiteri a precisare il nostro compito più specifico senza <strong>di</strong>sperdere<br />
energie in tante questioni che non ci com-petono <strong>di</strong>rettamente.<br />
4. Diversità <strong>di</strong> ministeri per <strong>di</strong>verse situazioni ecclesiali<br />
Dal nostro confronto è emerso che occorrerà valutare una pluralità <strong>di</strong> ministeri<br />
nelle <strong>di</strong>verse situa-zioni ecclesiali e che <strong>di</strong>versi dovranno essere i percorsi <strong>di</strong><br />
formazione.<br />
Sinteticamente ci sembra <strong>di</strong> poter <strong>di</strong>re che esiste una <strong>di</strong>fferenza significativa<br />
Incontri e ritiri<br />
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116<br />
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
tra comunità che vivo-no in un contesto urbano e comunità che vivono nel<br />
contesto rurale.<br />
Nel primo caso i ministeri chiamati alla corresponsabilità nell’UP saranno<br />
prevalentemente persone capaci <strong>di</strong> un lavoro comune all’interno <strong>di</strong> organismi<br />
<strong>di</strong> raccordo e <strong>di</strong> animazione dell’UP. Saranno i rappresentati delle comunità<br />
parrocchiali che insieme ai presbiteri e ai <strong>di</strong>aconi animeranno i settori della<br />
pastorale e saranno i garanti <strong>di</strong> uno stile comunionale.<br />
Nel secondo caso invece le figure ministeriali saranno prevalentemente<br />
persone singole (<strong>di</strong>aconi, accoliti, lettori, catechisti, religiosi) o coppie <strong>di</strong> sposi<br />
chiamate a <strong>di</strong>ventare un punto <strong>di</strong> riferimento locale per le piccole comunità<br />
che compongono una unità pastorale, garantendo quella capillarità <strong>di</strong> presenza<br />
ecclesiale e missionaria che è richiesta dalla PI. Il modello più volte evocato è<br />
quello del ca-techista nel villaggio dei paesi <strong>di</strong> missione.<br />
In questa prospettiva sarà importante avere chiara la situazione in cui si è<br />
chiamati a servire e a por-tare l’annuncio evangelico.<br />
5. Un cammino davvero ministeriale: dal <strong>di</strong>scernimento alla formazione<br />
permanente<br />
Ogni cammino ministeriale passa fondamentalmente attraverso tre tappe<br />
fondamentali.<br />
a. Il <strong>di</strong>scernimento vocazionale. È la prospettiva che ci custo<strong>di</strong>sce in una<br />
<strong>di</strong>mensione ecclesiale e <strong>di</strong> fede e ci impe<strong>di</strong>sce <strong>di</strong> scadere in logiche <strong>di</strong> reclutamento<br />
funzionale. Le nostre comunità in quanto parrocchie, ZP o UP devono <strong>di</strong>ventare<br />
comunità che generano vocazioni, tutte le vocazioni. Il <strong>di</strong>scernimento compete<br />
ai responsabili della comunità aiutati dalla comunità stessa.<br />
b. La formazione ministeriale. Questa normalmente viene affidata alla <strong>Diocesi</strong>,<br />
anche se non è una prospettiva esclusiva. Tale formazione ministeriale dovrà<br />
comprendere tutte le <strong>di</strong>men-sioni della formazione: dalla formazione umana a<br />
quella spirituale; dalla formazione ad una fede pensata e fondata sulla Scrittura<br />
alla formazione alle competenze pastorali e ministeriali proprie.<br />
c. La formazione permanente. La formazione ministeriale rappresenta sempre<br />
la formazione i-niziale che non può mai essere considerata sufficiente. Occorre<br />
avviare dei seri percorsi <strong>di</strong> formazione permanente che dovranno avvenire<br />
nel contesto della comunità ecclesiale <strong>di</strong> ap-partenenza e <strong>di</strong> servizio. Appare<br />
fondamentale che la comunità non sia solo l’ambito dell’esercizio del lavoro<br />
pastorale, ma possa essere anche quello dell’autorigenerazione. Tale prospettiva<br />
è valida ovviamente anche per noi presbiteri.<br />
6. La prospettiva missionaria della ministerialità<br />
Uno dei pericoli più <strong>di</strong>ffusi tra coloro che già esercitano il ministero è quello<br />
<strong>di</strong> pensare il proprio servizio in un orizzonte prevalentemente intra-ecclesiale.<br />
La prospettiva della PI deve portare invece a considerare come preponderante<br />
la <strong>di</strong>mensione mis-sionaria e della prossimità. La prima ci rimanda al primo<br />
annuncio e alla nuova evangelizzazione, la seconda ci richiama gli ambiti<br />
antropologici in<strong>di</strong>cati dal Convegno <strong>di</strong> Verona come riferimenti principali<br />
dell’azione pastorale e missionaria.<br />
Attività del Presbiterio
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Nella prospettiva della prossimità, come in quella dell’annuncio, un compito<br />
ministeriale particolare può essere esercitato dalle coppie degli sposi e dalle<br />
famiglie, costituiti sacramentalmente in comu-nità domestica e chiamati a<br />
testimoniare la comunione nella famiglia e tra le famiglie che compon-gono la<br />
comunità cristiana.<br />
B. QUATTRO PUNTI CALDI SU CUI E’ NECESSARIO APPROFONDIRE<br />
ULTERIOR-MENTE IL NOSTRO CONTRIBUTO<br />
Nella seconda parte del nostro laboratorio abbiamo in<strong>di</strong>viduato, tra i tanti<br />
emersi, quattro punti sui quali ci sembra possibile fin da ora, proporre qualche<br />
passo in avanti nella prospettiva della PI.<br />
1. Valorizzare i ministeri già presenti<br />
Occorre fare attenzione alla crescente clericalizzazione dei ministeri tra i<br />
laici; essi a volte <strong>di</strong>vengono un riconoscimento personale o ad<strong>di</strong>rittura un modo<br />
per affermare se stessi nella comunità. Occorre fare un salto qualitativo nella<br />
formazione sia spirituale, sia teologica, sia pastorale.<br />
I ministeri devono <strong>di</strong>venire animatori <strong>di</strong> comunità e non semplici esecutori.<br />
Può essere opportuna una pausa <strong>di</strong> riflessione per rivedere la situazione che ci<br />
troviamo <strong>di</strong> fronte. L’ufficio liturgico sta pensando ad una revisione della proposta<br />
formativa.<br />
Nel frattempo è importante mettere in rete le esperienze positive per favorire<br />
il riferimento ad alcuni modelli concreti.<br />
2. Rilanciare il Diaconato permanente<br />
Il richiamo alla corresponsabilità pensato per tutti i battezzati, a maggior<br />
ragione dovrebbe coinvol-gere la relazione tra presbiteri e <strong>di</strong>aconi.<br />
La situazione reale della nostra <strong>Diocesi</strong>, seppur migliorata, non sembra<br />
testimoniare una consapevo-lezza circa la figura del <strong>di</strong>acono nelle nostre<br />
comunità. Il rischio più <strong>di</strong>ffuso è quello <strong>di</strong> considerarlo un sostituto del prete<br />
senza apprezzare la sua peculiarità ministeriale.<br />
Il ministero <strong>di</strong>aconale va rilanciato come oggetto <strong>di</strong> riflessione teorica insieme<br />
con i preti.<br />
Occorre creare ambiti or<strong>di</strong>nari <strong>di</strong> formazione e confronto comune tra <strong>di</strong>aconi<br />
e presbiteri.<br />
Nella prospettiva della PI, del <strong>di</strong>aconato occorre valorizzare la presenza<br />
capillare e locale.<br />
Questo ministero, per essere significativo, chiede <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare più numeroso.<br />
3. La formazione: quale formazione?<br />
Il tema della formazione ci coinvolge da <strong>di</strong>versi anni. Lo scorso anno abbiamo<br />
de<strong>di</strong>cato la tre giorni a questo tema. La prospettiva della PI ce lo rimanda come<br />
urgente e necessario soprattutto a favore <strong>di</strong> queste figure ministeriali.<br />
Occorre definire bene alcuni livelli <strong>di</strong> formazione rendendoli accessibili anche<br />
in loco.<br />
Incontri e ritiri<br />
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118<br />
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
È importante, in primo luogo, conoscere i percorsi formativi che la nostra<br />
<strong>Diocesi</strong> mette a <strong>di</strong>sposi-zione; conoscerli nella loro tipicità e caratteristica. Non<br />
tutti i percorsi sono in<strong>di</strong>cati per tutti. Non possiamo pensare ad una formazione<br />
standard.<br />
- La prima formazione è quella che avviene nella comunità ecclesiale; è<br />
la formazione alla fede e alla vita ecclesiale. Ogni comunità è chiamata a<br />
<strong>di</strong>ventare ambito <strong>di</strong> formazione soprattutto per gli adulti e per coloro chiamati<br />
a corresponsabilità missionaria. Noi siamo i primi formatori della nostra gente.<br />
Non possiamo delegare tale impegno.<br />
- Ci sarà poi una formazione svolta congiuntamente con gli Uffici pastorali.<br />
Tale formazione, come è già stato detto, deve essere integrale e non solo<br />
per competenze. Le comunità che in-viano per la formazione devono essere<br />
consapevoli <strong>di</strong> quale sia la proposta formativa previ-sta.<br />
- Un ruolo specifico lo svolge l’ISSR “A.Marvelli” che erroneamente viene<br />
considerato ambito <strong>di</strong> formazione elitaria. Stiamo stu<strong>di</strong>ando percorsi <strong>di</strong> accesso<br />
<strong>di</strong>fferenziato per i nostri ope-ratori pastorali per permettere loro <strong>di</strong> godere <strong>di</strong> un<br />
livello formativo approfon<strong>di</strong>to nelle <strong>di</strong>-scipline che a noi sembrano più rilevanti.<br />
- Occorre pensare anche ad una formazione più laboratoriale in stile <strong>di</strong> tirocinio,<br />
che permetta ai nostri operatori pastorali <strong>di</strong> valorizzare le risorse formative in un<br />
continuo confronto con la realtà pastorale in cui sono chiamati ad operare. Su<br />
questo punto siamo ancora molto alle prime armi.<br />
4. Un modello teorico <strong>di</strong> animatore <strong>di</strong> comunità all’interno <strong>di</strong> una UP<br />
A mo’ <strong>di</strong> esempio abbiamo provato a tracciare l’identikit <strong>di</strong> questa figura<br />
ministeriale perché pos-siamo cominciare a visualizzarla e a coniugarla con<br />
alcune esigenze concrete.<br />
- La figura ministeriale che abbiamo presente è una persona (o una coppia)<br />
matura nella fede e con una “umana normalità”;<br />
- È una persona o una coppia stimata dalla gente;<br />
- Capace <strong>di</strong> uno spirito ecclesiale che la porta ad amare tutta la Chiesa e a servire<br />
la propria comunità nell’UP senza <strong>di</strong>ventarne un partigiano;<br />
- Capace <strong>di</strong> vivere una comunione autentica con i ministri or<strong>di</strong>nati (presbiteri e<br />
<strong>di</strong>aconi);<br />
- In possesso <strong>di</strong> alcune competenze specifiche in alcuni aspetti pastorali.<br />
Quale formazione ci sembra necessaria? Alcune linee ipotetiche:<br />
- Formazione spirituale significativa, fondata sull’ascolto orante della Parola <strong>di</strong><br />
Dio;<br />
- Formazione teologica fondata sui documenti del Concilio Vaticano II;<br />
- Formazione alle competenze pastorali.<br />
LABORATORIO 4<br />
sTILE DI VITA PREsBITERALE NELLA LOGIcA DELLA PAsTORALE INTEGRATA<br />
I lavori sono iniziati con la lettura <strong>di</strong> un documento, in cui appariva evidente<br />
la sollecitu<strong>di</strong>ne dei pastori della nostra Chiesa verso la fraternità dei presbiteri.<br />
Attività del Presbiterio
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Dalla lettura <strong>di</strong> LG 28, PO 8 e PDV 17 emerge che questo aspetto sia considerato<br />
dal CVII un elemento essenziale! Questo ci induce a guardare alla nostra vita e alle<br />
scelte che attendono la nostra Chiesa con fiducia e non in <strong>di</strong>fesa dei propri spazi<br />
<strong>di</strong> autonomia; accogliere la grazia offertaci per vivere pienamente il ministero<br />
della grazia che ci è stato affidato.<br />
L'attenzione al termine della lettura è stata imme<strong>di</strong>atamente catalizzata dal<br />
<strong>di</strong>scorso sulla "relazione amicale" nella comunità presbiterale: come tenere<br />
conto che all'amicizia siamo chiamati, per vocazione, ma che non per forza nelle<br />
nostre relazioni riusciamo a crearla?<br />
Detto che siamo stati tutti concor<strong>di</strong> nel <strong>di</strong>re che l'amicizia sia essenziale ad<br />
una collaborazione proficua, (ma non intesa come elezione puramente affettiva!)<br />
ci siamo chiesti come favorirla. Sono sorte due in<strong>di</strong>cazioni fondamentali:<br />
• che si <strong>di</strong>ano alla nostra vita degli spazi (anche luoghi fisici, oltre che temporali)<br />
opportuni a creare una relazione amicale: se ci si riduce a dover con<strong>di</strong>videre solo il<br />
lavoro pastorale, con le fatiche, le vedute spesso <strong>di</strong>fferenti quando non gli scontri<br />
per la posizione da occupare, è <strong>di</strong>fficile <strong>di</strong>ventare amici! Occorrono momenti <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>stensione insieme, ma soprattutto momenti <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione spirituale costanti<br />
e profon<strong>di</strong>. Occorre una casa idonea alla vita insieme.<br />
• che vengano sollecitati e poi accolti i desideri <strong>di</strong> con<strong>di</strong>videre la vita presbiterale.<br />
Ci sono casi nella nostra storia <strong>di</strong> cui i protagonisti ci portano memoria <strong>di</strong><br />
esperienze nate dalla<br />
preghiera insieme, da un progetto scelto insieme, da una sintonia che è stata<br />
accolta come dono <strong>di</strong> grazia e che sono state presentate al vescovo, che con gioia<br />
le ha accolte e ha <strong>di</strong>sposto che si realizzassero, e queste hanno portato frutto.<br />
"Sono cose che non si possono imporre!" (esperienza riportata da d.Giancarlo<br />
Del Bianco del periodo vissuto con d.Luigi Ricci)<br />
Si è poi rilevato come fosse essenziale dar inizio alla vita comune con<br />
la redazione <strong>di</strong> una Regola <strong>di</strong> Vita. Già il mettersi a costruirla e con<strong>di</strong>viderla<br />
pre<strong>di</strong>spone a creare un clima <strong>di</strong> amicizia! Perché si mette in chiaro che si tende<br />
insieme alla costruzione <strong>di</strong> un progetto <strong>di</strong> vita. Poi una regola <strong>di</strong> vita custo<strong>di</strong>sce<br />
la fraternità, è un metro per la verifica, fa essere attenti all'altro.. non nel senso<br />
del vigile, ma dell'amico! Ti fa mettere in comune e conoscere le esigenze <strong>di</strong><br />
ciascuno. "Una regola è importante più che il moderatore!"<br />
Si è parlato quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> una visione della casa ideale: come un luogo <strong>di</strong> attrazione,<br />
dove si con<strong>di</strong>vide una vita evangelica vera che è testimonianza e segno della<br />
bellezza <strong>di</strong> Dio tra noi. Una casa aperta all'accoglienza <strong>di</strong> varie situazioni, che può<br />
far toccare con mano il Vangelo che abbiamo incontrato. Si è citata la frase <strong>di</strong> un<br />
monaco che <strong>di</strong>ce: "Ho passato una vita a rincorrere la gente, ora è la gente che<br />
viene a rincorrere me"<br />
Fondamentalmente in tutta la <strong>di</strong>scussione ci si è trovati tutti concor<strong>di</strong> su un<br />
nodo fondamentale della vita del presbitero:<br />
Occorre mettere al centro la persona e non le strutture.<br />
Se si persegue una logica <strong>di</strong> unione delle parrocchie, e le si affida allo stesso<br />
parroco, se si aumentano i gravami burocratico-amministrativi e le incombenze<br />
pastorali (strutture<br />
organizzative, incontri <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento etc.) la vita del prete si prosciuga e<br />
Incontri e ritiri<br />
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120<br />
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
questo va a detrimento anche dell'efficienza che implicitamente o esplicitamente<br />
si ricercava.<br />
Se invece si accetta <strong>di</strong> rivedere il rapporto prete - parrocchia e <strong>di</strong> mettere<br />
al centro la cura della persona del prete, questi sarà fecondo e in grado <strong>di</strong> fare<br />
sbocciare frutti <strong>di</strong> santità intorno a lui.<br />
LABORATORIO 5<br />
LE scELTE PRIORITARIE PER UNA PAsTORALE DI EVANGELIZZAZIONE.<br />
Presenti 22 preti<br />
Dialogo intenso e costruttivo.<br />
Tutti i presenti concordano nell’affermare che ci troviamo <strong>di</strong> fronte ad un momento<br />
molto importante per la nostra chiesa <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong>.<br />
1)Alcuni hanno sottolineato la gradualita’ del cambiamento, altri invece<br />
ne sentono l’urgenza e avvertono la parola gradualita’ come un alibi per non<br />
cambiare.<br />
Per cambiare è necessario un tempo prolungato <strong>di</strong> riflessione, <strong>di</strong> silenzio,<br />
soprattutto <strong>di</strong> ascolto. E’ <strong>di</strong>fficile cambiare mentre si è in corsa, travolti dalla<br />
pastorale or<strong>di</strong>naria.<br />
2) Qualcuno ritiene pressoché impossibile un vero cambiamento fino a<br />
quando la Chiesa viene guidata da una forma <strong>di</strong> potere quasi assoluto, che come<br />
tutte le forme <strong>di</strong> potere tende ad auto conservarsi. La maggior parte dei preti vive<br />
all’interno <strong>di</strong> questa struttura <strong>di</strong> potere e tende a conformarsi, uniformarsi.<br />
Risulta che l’ottica <strong>di</strong> fondo per attuare il cambiamento è la prospettiva<br />
missionaria.<br />
Occorre lasciarci interpellare e guidare dalle domande, dalle attese, dalle<br />
critiche dell’uomo <strong>di</strong> oggi, praticando un ascolto affettuoso, attento, premuroso<br />
e mite.<br />
3) La vita comune dei preti insieme ai laici può <strong>di</strong>ventare un modello <strong>di</strong> vita<br />
ecclesiale. per la figura del prete sono state proposte tre immagini, quella del<br />
conta<strong>di</strong>no che lavora senza sapere quale sarà il raccolto, quella del pastore che ha<br />
a cuore l’unità e le relazione che sono all’interno del gregge, quella del pescatore<br />
che affronta l’avventura e il rischio. La capillarità dell’azione intesa a far nascere<br />
piccola comunità <strong>di</strong> base o cenacoli del Vangelo intesi come luoghi <strong>di</strong> ascolto<br />
della Parola, <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> vita, <strong>di</strong> carità e <strong>di</strong> festa, come una piccola Chiesa,<br />
luogo <strong>di</strong> esperienza ecclesiale completa.<br />
4) Un’attenzione agli ambiti <strong>di</strong> vita e alle situazioni in cui vive la gente,alle<br />
domande e ai bisogni più avvertiti: gli affetti, le fragilità, il lavoro, la pace, l’ecologia,<br />
l’economia. Occorre anche affrontare i gran<strong>di</strong> temi della cultura: bioetica, me<strong>di</strong>a,<br />
citta<strong>di</strong>nanza, educazione…<br />
Attività del Presbiterio
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
5) Per questo è necessaria la formazione <strong>di</strong> fedeli laici preparati, appassionati<br />
e competenti. Si tratta <strong>di</strong> inventare nuove ministerialità, equipe <strong>di</strong> pastorale<br />
sociale, culturale, caritativa, sanitaria. Qualcuno ha fatto notare che anche in<br />
questo senso la vita comune dei preti può essere una risorsa, poiché un prete da<br />
solo <strong>di</strong>fficilmente può affrontare la complessità della cultura <strong>di</strong> oggi.<br />
6) LA programmazione <strong>di</strong> eventi forti, quasi come provocazione,<br />
testimonianze, eventi dal sapore profetico, che fanno intravedere una Chiesa<br />
<strong>di</strong>versa, non scontata, che sorprende.<br />
7) Un’attenzione particolare agli stranieri che sono in mezzo a noi. Questi<br />
potrebbero costituire come una specie <strong>di</strong> banco <strong>di</strong> prova per le nostre comunità.<br />
Il fatto che manca quasi completamente una pastorale missionaria verso gli<br />
stranieri ci <strong>di</strong>ce davvero come le nostre Chiese non sono ancora attrezzate bene<br />
per affrontare la sfida della missione.<br />
8) Il nuovo progetto <strong>di</strong> iniziazione cristiana può costituire un terreno su cui<br />
lavorare per intraprendere parte del cambiamento che dobbiamo affrontare<br />
LABORATORIO 6<br />
LE STRUTTURE DELLA PASTORALE E L'AMMINISTRAZIONE DEI BENI NELLA<br />
PROSPETTIVA DELLA PASTORLAE INTEGRATA<br />
SULL’OBIETTIVO DI UNA MAGGIORE INCISIVITA’ MISSIONARIA DELLA<br />
CHIESA<br />
L’obiettivo principale della UP (una maggiore incisività missionaria) è un<br />
punto delicato nel quale stare attenti a non fare passi falsi per non svuotarne il<br />
significato.<br />
Infatti “parrocchia” (= vicino alla gente) è proprio il concetto essenziale <strong>di</strong><br />
ogni incisività missionaria. E’ questa vicinanza che aiuta davvero la gente a vivere<br />
nella fede. Altrimenti c’è il rischio <strong>di</strong> fare una Chiesa <strong>di</strong> èlite, abbandonando una<br />
ere<strong>di</strong>tà preziosa della Chiesa italiana: quella <strong>di</strong> essere Chiesa <strong>di</strong> popolo !<br />
Cancellare la parrocchia e mettere tutto insieme è un passo falso !<br />
Occorre allora senz’altro seguire i nostri vescovi e fare questo cammino verso<br />
le UP attraverso la pastorale integrata costruendo una “struttura” aperta della<br />
“organizzazione” per fare passi in avanti, ma anche con la possibilità rapida <strong>di</strong><br />
fare passi in<strong>di</strong>etro, qual’ora se ne ravvedesse la necessità.<br />
Dal punto <strong>di</strong> vista amministrativo, dunque, lasceremmo quasi tutto come è.<br />
Facciamo passi pastorali ma non giuri<strong>di</strong>ci o strutturali.<br />
Incontri e ritiri<br />
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122<br />
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
SUI PASSI POSSIBILI PER PERSEGUIRE L’OBIETTIVO:<br />
Occorre preparare la gente, in particolare quella delle piccole frazioni, ad un<br />
cammino <strong>di</strong> pastorale integrata, in modo <strong>di</strong> cambiare mentalità sui campanilismi<br />
ma avendo attenzione alle giuste valorizzazioni del loro ambito. Uscire dallo<br />
schema “parrocchia autoreferenziale” non può e non deve farci perdere <strong>di</strong> vista<br />
il grande valore della territorialità.<br />
Per fare passi decisi verso una maggiore incisività della missione della Chiesa,<br />
occorre dare strumenti concreti ai seguenti criteri:<br />
• con<strong>di</strong>videre le scelte con la gente: meglio una decisione sola, ma presa<br />
insieme, che <strong>di</strong>eci, ma scelte dal solo prete.<br />
• accoglienza: le strutture della Chiesa non sono “del prete”, ma casa <strong>di</strong> tutti.<br />
Disponibilità concreta per la vita della gente (compleanni, feste, ecc.)<br />
• trasparenza nell’uso <strong>di</strong> denaro e affari.<br />
• essenzialità e scelta dei poveri.<br />
• legalità.<br />
• dare in affitto o uso le strutture inutilizzate.<br />
Per fare passi decisi verso la UP già da ora si potrebbero fare i seguenti passi<br />
concreti:<br />
1. collaborazioni e iniziative pastorali comuni fra le parrocchie<br />
2. progettualità con<strong>di</strong>visa fra le parrocchie che evidenzi la presenza della<br />
Chiesa e la responsabilità in solido del territorio<br />
3. intercambiabilità dei preti<br />
4. servizi in comune fra le parrocchie (strutture, personale, automezzi,<br />
macchine ufficio, ecc.)<br />
5. declassazione <strong>di</strong> alcune realtà rispetto ad altre prioritarie, ma dentro a logica<br />
<strong>di</strong> fraternità<br />
E’ possibile mettere passi preziosi verso la UP (camminando verso forme da<br />
stu<strong>di</strong>arsi più precisamente <strong>di</strong> perequazione fra le parrocchie) anche dal punto<br />
<strong>di</strong> vista amministrativo economico, presentando il proprio bilancio realistico e<br />
veritiero con tutte le entrate e le uscite. Qualora vi fosse saldo attivo il CPAE<br />
dovrebbe destinare una percentuale, magari da loro stessi decisa, verso le<br />
parrocchie in passivo e/o in <strong>di</strong>fficoltà, in accordo con la <strong>Diocesi</strong>.<br />
SUGLI OPERATORI PASTORALI:<br />
1. Se la pastorale integrata è scelta necessaria affinchè la parrocchia riscopra<br />
la duplice motivazione della sua esistenza come luogo <strong>di</strong> educazione alla fede<br />
e luogo dove si vive la comunità ecclesiale, occorre che noi preti convertiamo la<br />
nostra mentalità alla in<strong>di</strong>spensabilità della medesima pastorale integrata come<br />
progetto comune per perseguire questa duplice motivazione. Sarebbe giusto –al<br />
limite- se anche un prete arrivasse a onestamente <strong>di</strong>re: “ Capisco che è giusto<br />
fare così ! Io purtroppo non me la sento ! Rimetto quin<strong>di</strong> il mio mandato al<br />
vescovo, che prenderà le decisioni più opportune a servizio del Popolo <strong>di</strong> Dio.”<br />
2. Anche in relazione alle strutture parrocchiali è necessario prevedere il<br />
Attività del Presbiterio
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
futuro con una precisa mappatura per programmare i luoghi nei quali, essendo<br />
preve<strong>di</strong>bile la presenza <strong>di</strong> operatori pastorali, fare interventi <strong>di</strong> ristrutturazione e<br />
adeguamento.<br />
3. Nella destinazione dei preti occorre passare da una logica <strong>di</strong> risposta al<br />
bisogno della singola parrocchia a quella della previa e concordata <strong>di</strong>sponibilità<br />
a lavorare in rete con i confratelli del territorio in progetti comuni.<br />
4. Nelle ZP e nelle UP il moderatore ha senso solo sul piano pastorale, non<br />
su quello giuri<strong>di</strong>co. Il moderatore è infatti figura inadeguata ad assumersi le<br />
responsabilità legate al compito <strong>di</strong> parroco per tutte le singole parrocchie.<br />
5. La pastorale integrata è occasione preziosa anche per dare concretezza alla<br />
necessaria e doverosa attenzione e al rispetto per i preti anziani, che potranno<br />
così continuare a dare il loro in<strong>di</strong>spensabile contributo alla missione della Chiesa<br />
sia come testimonianza che come apostolato.<br />
6. Occorre che ci poniamo insieme le domande che nascono dalla<br />
appartenenza <strong>di</strong> alcuni confratelli a movimenti ecclesiali: a volte questa è, <strong>di</strong><br />
fatto, obiezione concreta alla pastorale integrata, preferendo invece la scelta <strong>di</strong><br />
lavorare in sinergia e sintonia con chi vive la stessa propria esperienza.<br />
Incontri e ritiri<br />
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124<br />
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
INTERVENTO CONCLUSIVO DEL VESCOVO<br />
6 giugno 2012<br />
Bene<strong>di</strong>co il Signore per voi e con voi per questa Tre Giorni, che non ha deciso<br />
il Vescovo da solo, ma assieme a voi: una tre giorni senza presenze esterne,<br />
per l’esigenza <strong>di</strong> un momento <strong>di</strong> lavoro comune. Gratitu<strong>di</strong>ne mia a tutti e a<br />
ciascuno <strong>di</strong> voi; amarezza che ci sia ancora qualche se<strong>di</strong>a vuota. Gratitu<strong>di</strong>ne al<br />
Consiglio Presbiterale e alla Commissione. Vedremo poi come accompagnare<br />
questo cammino.<br />
Riassumo il mio intervento in tre punti:<br />
Certezze da con<strong>di</strong>videre<br />
Atteggiamenti da maturare<br />
Scelte da operare.<br />
I – Certezze da con<strong>di</strong>videre<br />
a - La comunione è grazia, è dono. Dobbiamo ricordarlo, dobbiamo ri<strong>di</strong>rcelo<br />
con fatti <strong>di</strong> vita: “Se il Signore non costruisce la casa…”. Siamo povera gente,<br />
<strong>di</strong> cui il Signore non si è ancora stancato. La comunione fraterna è dono<br />
che lo Spirito Santo ha promesso: dev’essere invocato, ascoltato, custo<strong>di</strong>to. Né<br />
fideismo che porta alla passività, né pelagianesimo che ci fa <strong>di</strong>re: “Ce la possiamo<br />
fare da soli”.<br />
La coscienza del dono non favorisce la nostra pigrizia, ma stimola la nostra<br />
collaborazione. E’ un dono che ci libera, perché ci responsabilizza. L’amore genera<br />
anche l’impegno.<br />
La fede non può vivere senza una regola; così la comunità si dà anche delle<br />
strutture. Anche il dovere fa parte dell’amore, anche l’obbe<strong>di</strong>enza.<br />
In questa prospettiva salviamo tutto, non per compromesso, ma attraverso un<br />
giusto rapporto tra spirito e struttura.<br />
I due rischi nella Chiesa:<br />
- spiritualismo <strong>di</strong>sincarnato<br />
- struttura senza spirito.<br />
Non pren<strong>di</strong>amo carisma nel senso “corinzio”; carisma non <strong>di</strong>ce <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne, ma<br />
dono.<br />
b – Il presbiterato è un dono da ravvivare.<br />
“Simone <strong>di</strong> Giovanni, mi ami tu?” (2 Tim 1)<br />
Il dono <strong>di</strong> Dio è in te, ma non è per te, per la tua realizzazione, bensì per la<br />
Chiesa, per il mondo.<br />
Occorre vigilare sul rischio del narcisismo.<br />
Il ministero si attua in una forma comunitaria: lo <strong>di</strong>ce il Concilio, lo ricorda il<br />
Attività del Presbiterio
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Papa. Dobbiamo misurarci con questa verità, non possiamo <strong>di</strong>viderci tra “comunitaristi”<br />
e non. Forse che don Mauro Evangelisti non vive una profonda comunione<br />
con il Signore, con la Chiesa, con il Vescovo, con i confratelli?! Eppure<br />
non vive sotto lo stesso tetto con altri sacerdoti.<br />
Questa coscienza <strong>di</strong> comunione deve generare il mio impegno.<br />
Nella nostra <strong>di</strong>ocesi c’è un grande dono: che la gente ci vuole bene, la nostra<br />
presenza è apprezzata e richiesta (molto più che in altre <strong>di</strong>ocesi!): e nonostante<br />
tutti gli scandali che <strong>di</strong>amo!<br />
Questa prospettiva “presbiterio-parrocchia” non è alternativa all’altra "presbitero-parrocchia".<br />
c – “Parrocchia, nostra ostinazione” (don Mazzolari). Nel senso <strong>di</strong> questi giorni:<br />
non nostra fissazione. Ne riconosciamo la forza e la debolezza. La parrocchia <strong>di</strong><br />
Zaccheo, Maddalena… <strong>di</strong> chi chiede il funerale e ci crede così così… Ma questi<br />
fratelli ci sono affidati, ci chiedono ancora queste cose.<br />
Quando vengo in Visita Pastorale, vedo tanti “fiorellini” in quello che si sarebbe<br />
detto un deserto, che mi commuovono e che forse voi non vedete. Questo<br />
'monitoraggio del Vescovo vuole essere un servizio e un incoraggiamento a voi.<br />
II – Atteggiamenti da maturare<br />
a – La fede. Anno delle fede, della conversione: soprattutto per noi preti. Ogni<br />
giorno ri<strong>di</strong>re il sì. Puntare sulla santità. Abbiamo già delle opportunità: il ministero.<br />
E il ministero è il cammino della nostra santificazione. La nostra Messa,<br />
la Liturgia delle Ore… sono la strada della nostra santificazione? Come esce la<br />
gente dalle nostre omelie, dalle nostre celebrazioni?<br />
Gli Esercizi Spirituali. Tu, fratello, che da qualche anno non vivi questa proposta,<br />
pren<strong>di</strong> sul serio questa offerta. Metterla già in agenda, per il novembre p.v., con<br />
don Tani, a Loreto..<br />
b – La carità pastorale, la fraternità: è cosa <strong>di</strong> cuore, prima che <strong>di</strong> casa.<br />
Il Vescovo è e si sente impegnato a favorire questa vita, nelle varie forme possibili.<br />
c – Atteggiamento <strong>di</strong> preghiera. Preghiera per le vocazioni.<br />
Gratitu<strong>di</strong>ne verso il Seminario, ma ricordando che noi tutti come Presbiterio<br />
siamo il Seminario, ambito in cui nascono e si formano le vocazioni. Cosa avverte<br />
un giovane seminarista, vedendo la vita <strong>di</strong> noi preti?<br />
d –La formazione permanente. Ci ritorneremo.<br />
III – Scelte da operare<br />
a – Scelta del Presbiterio: una telefonata a chi celebra un anniversario <strong>di</strong> or<strong>di</strong>nazione…<br />
Partecipazione ai Prebiterii, ai Vicariati (che, con le zone pastorali, non scompa-<br />
Incontri e ritiri<br />
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iono, anzi hanno un ruolo ancora più importante.<br />
Ora finisce il lavoro della Commissione, ma dovremo pensare ad uno strumento<br />
analogo per l’accompagnamento.<br />
Sta per finire la Visita Pastorale: è il caso <strong>di</strong> una seconda visita per zone pastorali?<br />
b – Anno della fede, della Confermazione: due cose non in opposizione. Il rinnovamento<br />
della fede è la scelta prioritaria della Chiesa oggi. Quin<strong>di</strong> il prossimo<br />
sarà Anno della Confermazione della fede.<br />
Il Consiglio Presbiterale esaminerà la proposta <strong>di</strong> un’Assemblea dei CPP.<br />
c – Non ho ancora completato i contatti per i prossimi avvicendamenti. Ringrazio<br />
per la <strong>di</strong>sponibilità datami spontaneamente da alcuni Ad altri l’ho chiesta e<br />
l’ho trovata prontamente.<br />
Sosteniamoci a vicenda, nella preghiera, nell’evitare giu<strong>di</strong>zi amari. Ho cercato<br />
<strong>di</strong> ispirare le scelte ai criteri <strong>di</strong> cui abbiamo parlato in questi giorni, ma anche<br />
all’attenzione a situazioni personali.<br />
Vi chiedo <strong>di</strong> pregare per questo.<br />
Attività del Presbiterio
Organismi Pastorali<br />
Verbale Consiglio Pastorale Diocesano 20 aprile 2012 .......................................... 128
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Consiglio Pastorale Diocesano<br />
Verbale della riunione del 20 aprile 2012<br />
Presenti:, Paolo Guiducci, Stefano Morolli, Stefano Giannini, don Luigi Ricci,<br />
Roberto Soldati, Liana Calzecchi, Valentina Donati, Silvano Perazzini, Roberto<br />
Cesarini, Ivan Pesaresi, Anna Cicchetti, Sr. Paola Rado, don Renzo Gradara,<br />
Belletti <strong>di</strong>ac. Alberto, Roberto Manzelli, Fabbri Denis Navetta Veris, Primo Fonti,<br />
Padre Fernando Taccone,<br />
Assenti: Stefano Coveri, Don Antonio Moro, Luciano Chicchi, Concettina <strong>di</strong><br />
Filippo, Giuseppe Pronti, Guiduzzi Francesco, Padre Donato Santini, Anna Maria<br />
Annibali, Paolo Mancuso, Franco Casalboni, Rossano Guerra, Alberto Cenci,<br />
Natalino Valentini<br />
Or<strong>di</strong>ne del giorno: Riflessioni sulla Pastorale Integrata e contributi possibili<br />
del Consiglio Pastorale Diocesano (CPD). Quale lavoro con i Consigli Pastorali<br />
Parrocchiali (CPP)<br />
1) Verifica del triennio <strong>di</strong> attività del CPD e suggerimenti per il CPD da<br />
costituire. Riflettere sul metodo e le modalità con cui sono stati affrontate le<br />
tematiche dal CPD, su quali siano stati i meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> lavoro più efficaci e produttivi,<br />
sull’opportunità degli incontri formativi sia nella loro sostanza che nel modo<br />
con cui sono stati proposti.<br />
2) Relazione sul ruolo dei laici nella PI <strong>di</strong> don Tarcisio Giungi, per continuare<br />
ad approfon<strong>di</strong>re il tema del prossimo anno oltre che quello della tre giorni dei<br />
preti, all’interno della quale è stata fissata l’ultima riunione <strong>di</strong> questo organo, in<br />
modo che la riflessione ed il <strong>di</strong>scernimento del cpd uscente possano essere <strong>di</strong><br />
ausilio anche per il nuovo CPD.<br />
Il Vescovo Francesco guida la preghiera iniziale a partire dal vangelo del<br />
giorno.<br />
Introduzione<br />
Anna Cicchetti spiega la struttura della serata e l’or<strong>di</strong>ne del giorno.<br />
Vengono ricordati i temi trattati durante questo mandato:<br />
a) la crisi economica<br />
b) la famiglia<br />
c) la pastorale integrata<br />
d) il ruolo dei cristiani in politica (CPD straor<strong>di</strong>nario in occasione delle elezioni<br />
amministrative)<br />
In particolare, la segreteria propone <strong>di</strong> riflettere sul metodo e le modalità<br />
Organismi Pastorali
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
con cui sono stati affrontate le tematiche dal CPD (es. <strong>di</strong>visione del lavoro in<br />
gruppi, giorno scelto per incontrarsi e orari), su quali siano stati i meto<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
lavoro più efficaci e produttivi (sintesi scritte, <strong>di</strong>battiti), sull’opportunità degli incontri<br />
formativi sia nella loro sostanza che nel modo con cui sono stati proposti.<br />
Anna Cicchetti: esperienza nuova affrontata con timore, faticosa ma che<br />
oggi colgo essere stata una straor<strong>di</strong>naria possibilità <strong>di</strong> crescita. Sottolinea tre<br />
aspetti:<br />
1) qualità dei rapporti umani creatisi all’interno del CPD:<br />
a) quanto abbiamo partecipato? Presenza sempre costante al <strong>di</strong> là dei problemi<br />
legati ai <strong>di</strong>versi calendari. Partecipazione seria.<br />
b) Tipo <strong>di</strong> coinvolgimento: ognuno si è speso con quello che aveva, in libertà<br />
ma anche con serietà. L’impegno nel CPD non è stato un impegno in più tra<br />
gli altri. Abbiamo creato un ambiente “produttivo”.<br />
c) Rispetto delle persone: ciascuno <strong>di</strong> noi ha espresso in modo schietto, a<br />
volte anche duro il pro proprio pensiero, ma sempre nel rispetto del pensiero<br />
dell’altro sia per quanto riguarda i contenuti che nel linguaggio. Questo ha fatto<br />
<strong>di</strong> questo CPD una vera comunità <strong>di</strong> persone, <strong>di</strong> cristiani che vivono una bella<br />
esperienza. Ognuno ha portato se stesso prima <strong>di</strong> qualsiasi idea, ha dato testimonianza<br />
con la propria presenza <strong>di</strong> cosa significhi camminare insieme in un<br />
cammino <strong>di</strong> fede, <strong>di</strong> vita. Ciascuno ha portato la propria umanità e personalità,<br />
con le proprie competenze, i propri limiti, ma mettendo tutto se stesso.<br />
2) analisi dei temi e dei problemi affrontati: molti argomenti ed eterogenei<br />
tra loro. Temi scottanti e faticosi per quanto riguarda l’analisi. Molte volte abbiamo<br />
rischiato <strong>di</strong> cadere sul banale per l’ampiezza dei temi e per la loro complessità,<br />
con il rischio <strong>di</strong> affrontarli in maniera superficiale. Ma questo, per la metodologia<br />
che abbiamo utilizzato (prima in plenaria, poi con il lavoro a gruppi) ci<br />
ha aiutato a fare sintesi dei singoli aspetti. Spesso il Vescovo ci ha richiamato<br />
al “<strong>di</strong>scernimento” come obiettivo principale dei nostri incontri. Questo ci ha<br />
aiutato a focalizzarci sui problemi senza parlare in maniera generica del tutto.<br />
Un punto <strong>di</strong> forza è stato anche quello della risonanza che il CPD è riuscito a<br />
dare. Il problema affrontato non si è risolto solo al nostro interno, ma lo si è<br />
portato anche all’esterno coinvolgendo anche persone esperte (ve<strong>di</strong> l’incontro<br />
con il prof. Stefano Zamagni in sala Manzoni, al convegno sull’educazione, con<br />
i responsabili della Pastorale della Famiglia, con il Consiglio Presbiterale, con i<br />
referenti del Piano Strategico <strong>Rimini</strong> Venture 2027. Tutti incontri che ci hanno<br />
abituati ad avere una visione d’insieme. La competenza delle persone che ci<br />
hanno aiutato a formarci, ha dato un contributo notevole alla qualità del nostro<br />
lavoro perché mi ha aiutato ad affrontare la fatica <strong>di</strong> entrare nel giusto metodo<br />
<strong>di</strong> lavoro che si doveva dare questo CPD.<br />
3) Il metodo: il metodo <strong>di</strong> lavoro ed il modo <strong>di</strong> organizzare tecnicamente<br />
l’incontro che si scelgono hanno un ruolo fondamentale per arrivare all’obiettivo.<br />
C’è stata la fatica <strong>di</strong> capire che tipo <strong>di</strong> taglio dare all’incontro, con il rischio <strong>di</strong><br />
non riuscire a fare sintesi degli interventi dei singoli. Io per prima come Segretaria<br />
infatti spesso mi trovavo ad in<strong>di</strong>care un tema che si decideva in Segreteria,<br />
ma poi non si capiva come si sarebbe dovuto affrontare (questo è stato un pun-<br />
Organismi Pastorali<br />
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to <strong>di</strong> debolezza). Nel tempo siamo cresciuti a partire da un buon lavoro interno<br />
della Segreteria e questa crescita ha portato ad un buon lavoro nell’ultimo anno<br />
(schema più produttivo: relazione <strong>di</strong> un esperto del tema affrontato, seguito dal<br />
lavoro a gruppi) che permette a tutti <strong>di</strong> intervenire e riesce a declinare il problema<br />
in tutti i possibili aspetti che nella plenaria finale permette un confronto ed<br />
un <strong>di</strong>battito che costruiscono la sintesi finale.<br />
Punto <strong>di</strong> miglioramento: la proposta per il nuovo CPD è <strong>di</strong> de<strong>di</strong>care maggior<br />
tempo ad una programmazione a lungo termine e fornire strumenti per arrivare<br />
alla riunione preparati e consapevoli.<br />
Fabbri Denis: esperienza nuova fatta insieme a mio marito e senza sapere<br />
cosa mi sarebbe aspettato. Bella esperienza per quanto riguarda la conoscenza<br />
con le persone e il metodo del lavoro a piccoli gruppi che mi ha dato la possibilità<br />
<strong>di</strong> intervenire con la consapevolezza <strong>di</strong> costruire qualcosa. Le nostre fatiche<br />
non sono state vane ed il nostro lavoro, quando è stato comunicato all’esterno,<br />
ha avuto risonanza. A volte ho fatto fatica ma sono stati tre anni positivi. Vorremmo<br />
anche chiedere al vescovo: “le siamo stato d’aiuto?”<br />
Roberto Manzelli: seconda esperienza <strong>di</strong> CPD. Invito accolto con titubanza<br />
vista l’esperienza precedente per la sua impostazione “riminese” e non pienamente<br />
<strong>di</strong>ocesana. In questa seconda esperienza invece mi sono sentito “parte<br />
della <strong>di</strong>ocesi”.<br />
Possiamo <strong>di</strong>videre le attività che abbiamo svolto in due parti: la prima è<br />
quella <strong>di</strong> verificare come abbiamo fatto le cose e capire che tipi <strong>di</strong> miglioramenti<br />
dobbiamo apportare. Importante continuare a lavorare a piccoli gruppi e per<br />
commissioni che permettono <strong>di</strong> conoscerci e <strong>di</strong> fare un lavoro approfon<strong>di</strong>to.<br />
Nell’arco del triennio abbiamo migliorato molto il nostro modo <strong>di</strong> lavorare. Apprezzata<br />
molto l’accoglienza, cor<strong>di</strong>alità e profon<strong>di</strong>tà delle persone nel lavoro e<br />
nella partecipazione ai gruppi.<br />
Punto <strong>di</strong> miglioramento:Siamo stati invece lacunosi nella verifica che dobbiamo<br />
fare sulla gente della nostra <strong>di</strong>ocesi in riferimento alle cose che abbiamo<br />
fatto. Belli i documenti sulla crisi economica, ma non abbiamo verificato che<br />
impatto ha avuto sulla nostra <strong>di</strong>ocesi. non accontentarsi <strong>di</strong> generare documenti<br />
ma verificarne anche l’impatto per capire le fonti <strong>di</strong> successo e <strong>di</strong> insuccesso<br />
della nostra azione e del nostro <strong>di</strong>scernimento. Da verifiche fatte personalmente,<br />
su certi temi che abbiamo affrontato la ricaduta è stata pressoché nulla. Così<br />
come siamo cresciuti nella qualità del lavoro interno, così dovremo crescere<br />
creando dei momenti che servano a verificare che impatto ha il nostro lavoro<br />
all’esterno.<br />
Liana Calzecchi: nel lavoro sulla famiglia il lavoro è stato grande e non si<br />
riusciva ad arrivare ad una sintesi. Anche la risonanza all’esterno non è stata<br />
evidente.<br />
Roberto Soldati: abbiamo costruito tra noi un rapporto famigliare. Dobbiamo<br />
però riprendere la domanda su quale sia il compito del CPD. Deve essere un<br />
Organismi Pastorali
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
organismo che genera input per i CPP? Punto <strong>di</strong> miglioramento: quanto affrontiamo<br />
in CPD deve avere ricaduta nei CPP. Poi occorre che ci siano in<strong>di</strong>cazioni<br />
che <strong>di</strong>rigono in una certa <strong>di</strong>rezione in<strong>di</strong>cata dal CPD e che poi ci si possa attendere<br />
anche un ritorno per verificare in che <strong>di</strong>rezione lavorano le parrocchie.<br />
Suor Paola Rado: esperienza positiva nel CPD dopo l’esperienza <strong>di</strong> quello<br />
<strong>di</strong> Bari. Clima famigliare che da spazio al <strong>di</strong>alogo. La metodologia è stata buona:<br />
positivo il lavoro a piccoli gruppi e l’invito <strong>di</strong> esperti sui singoli argomenti.<br />
Sarebbe stato meglio se i temi affrontati seguissero un criterio <strong>di</strong> unitarietà e<br />
meno frammentati per poter seguire meglio l’argomento. Positivo avere le date<br />
degli incontri all’inizio dell’anno e ricevere l’odg con l’oggetto della serata che ci<br />
ha aiutato ad arrivare preparati. Abbiamo cercato <strong>di</strong> vivere nella ricchezza della<br />
<strong>di</strong>versità <strong>di</strong> ciascun componente il CPD che proveniva da <strong>di</strong>verse esperienze<br />
civili ed ecclesiali. Buono il metodo del <strong>di</strong>scernimento comunitario. Ciascuno<br />
nell’esprimersi non rifletteva solo il proprio gruppo o movimento <strong>di</strong> appartenenza,<br />
ma teneva presente l’intero panorama ecclesiale <strong>di</strong>ocesano. Ognuno<br />
aveva in mente il bene della <strong>di</strong>ocesi, non solo il proprio riferimento <strong>di</strong>retto.<br />
Punto <strong>di</strong> miglioramento: Sarebbe stato bello proporre un incontro ogni tanto<br />
con un tempo prolungato <strong>di</strong> una mezza giornata o una giornata intera nella<br />
quale affrontare a fondo un tema che poteva necessitare <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>menti.<br />
Paolo Guiducci: ho iniziato questa esperienza con titubanza perché non sapevo<br />
cosa aspettarmi. Mi ha colpito ed accompagnato il principio che abbiamo<br />
seguito fin dall’inizio “uniti nell’essenziale, capaci <strong>di</strong> convergere sull’opinabile”<br />
perché <strong>di</strong>ce il modo corretto <strong>di</strong> vivere nella Chiesa. Abbiamo visto questo principio<br />
declinato anche negli argomenti più complessi tipo le la politica e le elezioni<br />
amministrative. Belli e utili al <strong>di</strong>scernimento sono stati i momenti formativi con<br />
esperti. La metodologia utilizzata ha funzionato. Una <strong>di</strong>fficoltà è stata quella del<br />
collegamento con le parrocchie. Nonostante la buona volontà, è stato <strong>di</strong>fficile<br />
trasferire nel locale i contenuti trattati.<br />
Primo Fonti: Punto <strong>di</strong> miglioramento: come fare rifluire il lavoro fatto nelle<br />
nostre realtà è uno dei temi più importanti? Non siamo stati efficaci e per questo<br />
occorre pensare qualcosa <strong>di</strong> nuovo nella modalità.<br />
Valentina Donati: quanto <strong>di</strong>ce Primo deve essere preceduto da un lavoro <strong>di</strong><br />
riflessione nelle comunità parrocchiali. Riflettiamo su temi molto vasti senza esserne<br />
esperti e mi chiedo quanto i documenti che produciamo possano essere<br />
utili a realtà che non hanno contribuito alla elaborazione.<br />
<strong>di</strong>ac. Alberto Belletti: due passaggi: siamo cresciuti. La prima riflessione<br />
che abbiamo fatto è stata quella sulla crisi economica e quelle volte nelle quali<br />
ci siamo incontrati fuori dagli ambienti <strong>di</strong>ocesani sono stati <strong>di</strong>sertati. Meglio<br />
lavorare rimanendo qui in <strong>di</strong>ocesi nella stessa serata senza altri appuntamenti.<br />
Rapporto tra le persone è cresciuto molto. È emersa la <strong>di</strong>ocesanità. Anche per<br />
me il problema è stato quello della scarsa ricaduta pastorale nelle comunità<br />
parrocchiali.<br />
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Silvano Perazzini: dopo l’esperienza negativa del CPD precedente, il lavoro<br />
<strong>di</strong> questo mandato è stato entusiasmante grazie alla collaborazione e al clima<br />
creato grazie a tutti. Concordo su quanto detto: clima <strong>di</strong> famiglia favorevole, sul<br />
metodo, ma importante è portare una risonanza del nostro lavoro a coloro che<br />
rappresentiamo. Nel movimento mi è stato facile, mentre è più <strong>di</strong>fficile farlo<br />
passare nelle parrocchie. Verificare se lo strumento comunicativo informatico<br />
o cartaceo siano efficaci come l’incontro personale. Punto <strong>di</strong> miglioramento:<br />
Andare a comunicare <strong>di</strong>rettamente e <strong>di</strong> persona le cose importanti nei vari CPP<br />
delle parrocchie.<br />
Roberto Cesarini: Il riporto nelle parrocchie è facile laddove è presente un<br />
consigliere del CPD. Verificare se inserire organi interme<strong>di</strong> che possano fare da<br />
tramite verso i CPP. Buono il lavoro della segreteria e dei verbali inviati per tempo.<br />
Don Luigi Ricci: fin dai primi incontri del CPD, chi veniva qui partecipava con<br />
una “passione <strong>di</strong> Chiesa” e questo rappresenta la vera competenza <strong>di</strong> questo<br />
gruppo <strong>di</strong> persone. Dopo tre anni questa sensazione primitiva è stata confermata,<br />
oltre ad essere <strong>di</strong>ventata una esperienza significativa. Il compito del CPD<br />
è quello <strong>di</strong> fare una “lettura sapienziale” <strong>di</strong> questo momento in cui la Chiesa è<br />
chiamata ad annunciare il Vangelo come possiamo annunciare il Vangelo nel<br />
nuovo contesto in cui ci troviamo oggi? Il problema della comunicazione effettivamente<br />
esiste (comunicazioni sui me<strong>di</strong>a <strong>di</strong>ocesani, i verbali sul bollettino)<br />
Stefano Giannini: sono in linea con quanto detto da Anna per il lavoro “in<br />
sintonia” nella segreteria del CPD. L’argomento della comunicazione è il più<br />
delicato, anche nella scelta <strong>di</strong> ciò che effettivamente deve essere comunicato<br />
<strong>di</strong>rettamente, ci sono tanti canali e la comunicazione. È stata una esperienza<br />
davvero bella.<br />
21:00 dopo la pausa per la cena, riprendono i lavori con la relazione <strong>di</strong> don<br />
Tarcisio Giungi<br />
(ve<strong>di</strong> allegato)<br />
Vescovo:<br />
1) La finalità del CPD. Lo statuto è la nostra bussola: dal Co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> Diritto<br />
Canonico: al CPD spetta, sotto l’autorità del Vescovo, ricercare valutare e presentare<br />
proposte concrete in or<strong>di</strong>ne alle attività pastorali della <strong>di</strong>ocesi. non ha<br />
quin<strong>di</strong> un compito organizzativo o <strong>di</strong> programmazione. Il CPD è organo e strumento<br />
<strong>di</strong> comunione. A <strong>di</strong>fferenza del Consiglio presbiterale che ha il compito<br />
<strong>di</strong> collaborare con il vescovo nel governo della <strong>di</strong>ocesi, il CPD è un organo <strong>di</strong><br />
assistenza al vescovo in or<strong>di</strong>ne all’attività pastorale della <strong>di</strong>ocesi con particolare<br />
attenzione al <strong>di</strong>scernimento circa gli aspetti più rilevanti della vita <strong>di</strong>ocesana, in<br />
rapporto con il territorio e temi <strong>di</strong> peculiare importanza e attualità. Nello stendere<br />
e sottoscrivere il nostro statuto, ne abbiamo visti altri nei quali prevale la<br />
presenza della parola “stu<strong>di</strong>o”, o “stu<strong>di</strong>are”. Noi non l’abbiamo inserita perché<br />
non chiarisce molto i concetti <strong>di</strong> cui sopra, ed abbiamo preferito il concetto <strong>di</strong><br />
“<strong>di</strong>scernimento” comunitario.<br />
Organismi Pastorali
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2) Il metodo: mi è sembrato buono quello che abbiamo seguito. Altre <strong>di</strong>ocesi<br />
covocano il CPD <strong>di</strong> sabato o domenica pomeriggio. Non è da escludere <strong>di</strong><br />
svolgere anche il nostro nelle giornate <strong>di</strong> sabato, al mattino in cui si può fare in<br />
modo congiunto col Consiglio Presbiterale.<br />
3) Lo spirito: è quello della Comunione come nella frase nella quale Giovanni<br />
Paolo II parla degli “organismi <strong>di</strong> Comunione” nei quali si punta ad essere<br />
uniti nell’essenziale e <strong>di</strong> convergere nell’opinabile.<br />
4) La comunicazione: il CPD ha un ruolo <strong>di</strong> esemplarità in una stagione<br />
in cui la voglia <strong>di</strong> partecipazione è molto bassa, sia dentro che fuori la Chiesa.<br />
Questo è un fattore <strong>di</strong> preoccupazione. La comunicazione è importante in<br />
or<strong>di</strong>ne alla comunione. In vista del prossimo Consiglio Pastorale dovremmo<br />
vedere come comunicare <strong>di</strong> più, sia a livello ufficiale (bollettino <strong>di</strong>ocesano che<br />
ha più un ruolo <strong>di</strong> archivio, quin<strong>di</strong> vedere come utilizzare in modo agile i me<strong>di</strong>a<br />
<strong>di</strong>ocesani). È importante che i primi destinatari della nostra comunicazione<br />
siano i CPP. Dobbiamo aiutare il vescovo nella comunicazione verso i CPP che<br />
solitamente latitano anche per motivazioni <strong>di</strong> carattere ideologico sulla loro<br />
utilità. Quando una parrocchia va in crisi, se si è impiantato un CPP che prega e<br />
fa <strong>di</strong>scernimento con il parroco, questo è veramente <strong>di</strong> grande aiuto.<br />
5) La sede: dovremmo curare <strong>di</strong> più questo aspetto legato al luogo, forse<br />
la sala Santa Colomba non aiuta a creare il giusto clima. Occorre verificare alternative.<br />
6) Veniamo alla domanda che mi avete posto: “il CPD ha aiutato il vescovo?”:<br />
vi rispondo:”si, mi ha aiutato”. Anche io ero nuovo <strong>di</strong> questa esperienza<br />
perché nella mia prima <strong>di</strong>ocesi dove sono stato non ho fatto in tempo a costituirlo.<br />
Ho avuto un grande aiuto dalla segreteria, e sento che avrei dovuto aiutarvi<br />
<strong>di</strong> più. Il mio rischio è <strong>di</strong> non arrivare “concentrato sul pezzo”. Facciamo tesoro<br />
<strong>di</strong> questa esperienza per arrivare alla costituzione del nuovo CPD. Se ci fossero<br />
in<strong>di</strong>cazioni da inserire nello Statuto, le possiamo valutare. La nostra scelta è stata<br />
quella <strong>di</strong> un Consiglio “non pletorico” per non fare fatica e per avere un tempo<br />
proporzionato ai partecipanti, ma se ci sono proposte, le possiamo valutare.<br />
Don Tarcisio Giungi viene invitato ad un contributo per la riflessione su “Il<br />
ruolo dei laici nella Pastorale integrata”. Si allega il testo dell’intervento.<br />
Al termine della relazione viene lasciato spazio a interventi e domande:<br />
Padre Fernando: mi viene in mente al documento “Il volto missionario delle<br />
parrocchie in un mondo che cambia” che va ripreso sul serio e assunto come un<br />
progetto. Sensibilizzare tutte le parrocchie su questo documento perché <strong>di</strong>venti<br />
un documento vivo. Puntare su una Chiesa missionaria ra<strong>di</strong>cata nel battesimo.<br />
Utilizzare anche i religiosi per <strong>di</strong>vulgare il documento. Puntare sul far nascere<br />
nuove vocazioni e soprattutto le nuove ministerialità <strong>di</strong> impronta missionaria.<br />
Il vescovo: il documento citato “Il volto missionario delle parrocchie in un<br />
mondo che cambia” è la griglia che il vescovo ha assunto per la visita pastorale<br />
che sta facendo alle parrocchie.<br />
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Silvano Perazzini: un grosso contributo possono darlo i Movimenti, per<br />
questa loro struttura variegata, quin<strong>di</strong> abituati a cercare la Comunione pur non<br />
essendo conviventi nello stesso territorio. Il vescovo nel prossimo incontro della<br />
Consulta delle Aggregazioni Laicali proprio su questo tema potrà <strong>di</strong>rci qualcosa<br />
<strong>di</strong> più dettagliato sul ruolo specifico dei Movimenti.<br />
Don Renzo Gradara: importante legare cambiamenti in atto a nomi nuovi.<br />
Pastorale integrata non è una cosa nuova se non nel piano territoriale e strutturale<br />
che comporta. La PI è quello che avremmo dovuto fare fino ad adesso, nel<br />
senso che l’Ufficio Pastorale Diocesano che riunisce i Direttori dei vari Uffici Pastorali<br />
ha lo scopo <strong>di</strong> portare avanti e stimolare una “integrazione” della pastorale,<br />
non nell’ottica <strong>di</strong>retta <strong>di</strong> un cambiamento strutturale in una determinata<br />
zona, ma per la vita pastorale <strong>di</strong> tutta la <strong>di</strong>ocesi. Ultimamente su questo punto<br />
stiamo sperimentando <strong>di</strong>fficoltà: l’Ufficio Pastorale in realtà ha perso un po’ la<br />
sua funzione <strong>di</strong> stimolo nella prospettiva <strong>di</strong> una pastorale integrata. Un altro<br />
aspetto è quello della “pastorale integrale”. Gli uffici pastorali dovrebbero aiutare<br />
le comunità cristiane a vivere la testimonianza cristiana nella sua integralità<br />
anche attraverso una “struttura integrata”. Una <strong>di</strong>fficoltà obiettiva che va tenuta<br />
presente è la situazione dei nostri preti. Chi ha dai 65 anni in su forse non ha<br />
l’ottica della PI strutturale per la quale sono richiesti gran<strong>di</strong> cambiamenti <strong>di</strong> vita.<br />
Anche per i religiosi ed i Movimenti viene richiesto un cambiamento ra<strong>di</strong>cale.<br />
Stefano Giannini: fondamentale per i laici è educare pian piano il laici delle<br />
nostre comunità a prendere coscienza del fatto che i cambiamenti ai quali andremo<br />
incontro siano provvidenziali piuttosto che accidentali. Fare in modo <strong>di</strong><br />
prendere coscienza <strong>di</strong> dover avere cura <strong>di</strong> una comunità più grande che è quella<br />
<strong>di</strong>ocesana: se c’è una <strong>di</strong>fficoltà in una comunità parrocchiale, questa riguarda<br />
tutti, ci coinvolgono e sono una opportunità ed una responsabilità grande per<br />
ciascuna comunità. Coltivare e preparare uno spirito <strong>di</strong> comunione che allarga il<br />
respiro rispetto alla comunità più piccola o alla comunità parrocchiale. Cercare<br />
<strong>di</strong> fare in modo che i cambiamenti non solo possano essere compresi, ma ci<br />
si prepari ad un accompagnamento responsabile. La conversione che i nostri<br />
preti richiamano per se stessi sarà facilitata se ci sarà una conversione dei laici.<br />
Quando avvengono infatti dei cambiamenti <strong>di</strong> sacerdoti nelle comunità, quello<br />
che fa soffrire i nostri preti è un atteggiamento immaturo <strong>di</strong> noi laici nell’affrontare<br />
il momento del cambiamento che umanamente è sempre un momento <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>fficoltà e <strong>di</strong> bilanci positivi e negativi. Ma se una comunità matura ed allarga<br />
l’orizzonte al <strong>di</strong> là dell’ombra del proprio campanile, il compito <strong>di</strong> ciascuno è<br />
reso più facile e la testimonianza stessa della comunità è resa più vera. Laddove<br />
una comunità fa fatica a capire i cambiamenti che ci sono e ad accompagnare<br />
un percorso <strong>di</strong>verso che viene chiesto al proprio sacerdote ed alla comunità,<br />
quello è il sintomo che qualcosa non è stato costruito a dovere. La comunione<br />
della quale ci riempiamo la bocca non è arrivata al cuore. Dobbiamo lavorare<br />
affinché il ruolo delle Aggregazioni Laicali sia significativo con ciascuna le proprie<br />
peculiarità con grossi frutti da cogliere.<br />
Organismi Pastorali
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Ivan Pesaresi: le <strong>di</strong>fficoltà dei campanilismi sono pesanti sia per i parroci<br />
che per i laici. Con i ragazzi siamo stati precursori <strong>di</strong> questo cambiamento facendo<br />
attività insieme ad altre parrocchie. Ci sono stati tanti vantaggi come<br />
quello dell’evitare l’isolamento. Gli adulti hanno più <strong>di</strong>fficoltà, ma i ragazzi che<br />
sono il nostro futuro hanno bisogno <strong>di</strong> orizzonti ampi e per loro il cambiamento<br />
è più facile. Riguardo alla composizione del nuovo CPD, sarebbe bello potesse<br />
essere più “giovane”, in modo da essere più aperte al cambiamento.<br />
Conclusione dei lavori da parte del Vescovo:<br />
Una immagine: durante la visita pastorale a San Lorenzo in Correggiano,<br />
(una piccola parrocchia unita ad un’altra piccola parrocchia che è San Salvatore),<br />
la prima sera c’era l’accensione della lampada. Si erano presentati con due<br />
lampade, perché erano due parrocchie. Allora le ho accese e le ho accostate<br />
perché facessero una sola fiamma. Quel gesto “ha parlato “ e l’ho ripreso anche<br />
nella lettera al termine della visita pastorale. Questa è la <strong>di</strong>rezione verso cui<br />
an<strong>di</strong>amo: non matematica unione <strong>di</strong> forze, ma dare segno dell’unità e della<br />
comunione. Oggi una parrocchia autosufficiente non ha più spazio, sarebbe<br />
“morta”. Per l’evangelizzazione non possiamo guardare il piccolo perimetro del<br />
campanile. Ora siamo sotto la pressione del saldo negativo tra preti che vengono<br />
meno (per età, malattia, ecc..) e or<strong>di</strong>nazioni sacerdotali. In due anni arriveranno<br />
ai 75 anni ben 25 preti (e certamente non or<strong>di</strong>neremo altrettanti preti).<br />
Questo lo possiamo vivere come frustrazione e<br />
rassegnazione, o lo possiamo vivere come una sfida, trasformando con la<br />
fede le sfide in opportunità.<br />
Una esperienza: una delle cose che mi colpisce nella visita pastorale è che<br />
ci sono già delle esperienze <strong>di</strong> integrazione. Ma siamo in ritardo perché stiamo<br />
imboccando il sentiero <strong>di</strong> questo cammino solo in questo tempo anche se in<br />
continuità con un percorso in essere per alcuni aspetti. Seneca <strong>di</strong>ceva: “non è<br />
che non osiamo perché le cose sono <strong>di</strong>fficili, ma le cose sono <strong>di</strong>fficili perché noi<br />
non osiamo. E chi più del credente, che sa <strong>di</strong> poter scommettere sulla fedeltà <strong>di</strong><br />
Dio, è chiamato ad osare? È importante che le cose della fede le trattiamo con<br />
fede. Se le trattiamo semplicemente con la ragione ed il sentimento, non ne<br />
veniamo fuori finendo per male<strong>di</strong>re il tempo che ci troviamo a vivere e <strong>di</strong> non<br />
assumerci la responsabilità <strong>di</strong> vivere ed abitare questo tempo.<br />
In questo ringraziamo don Tarcisio che ci ha fatto un in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> questa importante<br />
fase <strong>di</strong> sensibilizzazione. In questo i laici hanno un ruolo insostituibile:<br />
è più efficace una parola vostra a i fratelli che ci stanno accanto che un decreto<br />
del vescovo. È importante stabilire una strategia comunicativa per non rischiare<br />
<strong>di</strong> dare messaggi <strong>di</strong>storti dovuti a campagne me<strong>di</strong>atiche pretenziose.<br />
Il Vescovo ricorda gli appuntamenti che sono in agenda:<br />
• La veglia <strong>di</strong> Pentecoste, sabato 26 maggio in Piazza Cavour. Raggruppamento<br />
in quattro parrocchie della città e poi si confluirà in Piazza Cavour<br />
con la consegna del mandato ai catechisti battesimali. È un appuntamento<br />
per tutto il popolo della <strong>di</strong>ocesi per pregare e vivere il l’evento della Pente-<br />
Organismi Pastorali<br />
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136<br />
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
coste per proclamare la nostra fede nel cuore della città.<br />
• Il pellegrinaggio <strong>di</strong> 70 capi e 370 ragazzi 18-21 anni al campo <strong>di</strong> concentramento<br />
<strong>di</strong> Mauthausen.<br />
• C’è stato il pellegrinaggio della AGXXIII al carcere domenica scorsa<br />
• La convocazione del RnS della prossima settimana<br />
• Gli esercizi Spirituali dell’AC e quelli in atto <strong>di</strong> CL<br />
• Il pellegrinaggi <strong>di</strong> giugno a Lourdes con l’UNITALSI<br />
• La prossima riunione sarà all’interno della tre giorni dei preti, il 4 giugno<br />
alle ore 21:00<br />
Preghiera conclusiva.<br />
Termine dei lavori alle ore 22:45<br />
Organismi Pastorali
Avvenimenti Diocesani<br />
Settimana santa e celebrazioni pasquali 2012 .......................................................... 138<br />
Liturgia Eucaristica con le persone <strong>di</strong>sabili ................................................................. 140<br />
Veglia <strong>di</strong> Pentecoste ........................................................................................................... 141<br />
Corpus Domini ................................................................................................................... 143<br />
Pellegrinaggio Diocesano a Lourdes ............................................................................ 144
138<br />
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Settimana Santa e celebrazioni<br />
pasquali<br />
La Settimana Santa 2012 si è aperta Lunedì santo con il Vescovo <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong><br />
impegnato prima con la Conferenza Episcopale dell’Emilia Romagna, poi nel<br />
pomeriggio con il ritiro <strong>di</strong> Pasqua all’Ospedale “Infermi” <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong> e infine presiedendo<br />
la celebrazione della S. Messa in memoria della Venerabile<br />
riminese Carla Ronci, a Torre Pedrera.<br />
Alle ore 21 in S. Agostino, a <strong>Rimini</strong>, mons. Francesco Lambiasi ha tenuto<br />
l’incontro conclusivo delle “Me<strong>di</strong>tazioni Quaresimali” dal titolo: “La vita eterna:<br />
«Credo la risurrezione della carne, la vita eterna»”<br />
Martedì 3 aprile mons. Francesco Lambiasi ha presieduto la tra<strong>di</strong>zionale S.<br />
Messa alle Officine Fs <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong>.<br />
Mercoledì 4 aprile i sacerdoti della <strong>Diocesi</strong> si sono ritrovati presso il Seminario<br />
“don Oreste Benzi” insieme al vescovo Francesco Lambiasi che terrà il<br />
ritiro per il clero riminese. Alle 15,30 si è svolta in Basilica Cattedrale la Messa<br />
del Crisma. Una celebrazione unica in tutto l’anno liturgico: è presieduta dal<br />
Vescovo ed è concelebrata da tutti i sacerdoti, sia <strong>di</strong>ocesani che religiosi. In<br />
essa vengono benedetti gli olii per la celebrazione dei sacramenti: l’olio dei<br />
catecumeni (usato nei riti preparatori del Battesimo), l’olio degli Infermi (per il<br />
sacramento dell’Unzione dei malati), e il Crisma (usato nel rito del Battesimo,<br />
della Cresima, nelle Or<strong>di</strong>nazioni presbiterali ed episcopali). Durante la Messa il<br />
Vescovo ha rivolto la sua omelia soprattutto ai sacerdoti, che in tale occasione<br />
hanno rinnovato le promesse della loro or<strong>di</strong>nazione. I sacerdoti si sono preparati<br />
alla celebrazione della Messa del Crisma con una mattinata <strong>di</strong> ritiro e <strong>di</strong><br />
preghiera in Seminario.<br />
Giovedì santo, 5 aprile, alle ore 18 in Basilica Cattedrale si è celebrata la<br />
Messa nella Cena del Signore, memoriale dell’Ultima Cena e dell’istituzione<br />
dell’Eucaristia e del sacerdozio. Il Vescovo ha compiuto il gesto <strong>di</strong> Gesù ai suoi<br />
apostoli: la lavanda dei pie<strong>di</strong> a do<strong>di</strong>ci sacerdoti e seminaristi.<br />
Venerdì santo, 6 aprile, i Giovani dell’Azione Cattolica <strong>di</strong> tutta la <strong>Diocesi</strong><br />
hanno svolto la Via Crucis, dal titolo “Punta in alto”. La traccia delle riflessioni<br />
ha avuto come filo conduttore la lettura <strong>di</strong> alcuni momenti significativi della<br />
Passione dal vangelo secondo Marco. Il percorso, sud<strong>di</strong>viso in tappe, animate<br />
dai giovani e accompagnate dal Vescovo Francesco Lambiasi e dall'Assistente<br />
<strong>di</strong>ocesano dei giovani <strong>di</strong> Azione Cattolica don Daniele Giunchi. Partenza presso<br />
Avvenimenti Diocesani
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
la chiesetta <strong>di</strong> Vecciano e l'arrivo dopo pranzo presso la chiesa <strong>di</strong> Cerasolo,<br />
dove si è svolta la celebrazione della Passione del Signore.<br />
Alle ore 18 il Vescovo ha presieduto in Basilica Cattedrale la liturgia della<br />
Passione del Signore.<br />
Sabato santo 7 aprile nella Chiesa <strong>di</strong> S. Bernar<strong>di</strong>no, alle 10, si è cantata<br />
l’“Ora della Madre”: una preghiera in canto, della tra<strong>di</strong>zione cristiana orientale,<br />
in cui si rivive la speranza della Madonna in trepida attesa della risurrezione del<br />
Figlio. Ha partecipato anche il Vescovo.<br />
Alle 22,30, in Basilica Cattedrale, il Vescovo ha presiduto la solenne Veglia<br />
Pasquale nella notte santa. Il Vescovo ha conferito i sacramenti dell’Iniziazione<br />
Cristiana a una decina <strong>di</strong> catecumeni giovani e adulti <strong>di</strong> varie nazionalità.<br />
Alla Domenica della Santa Pasqua il Vescovo ha celebrato la S. Messa alle<br />
ore 8.30 presso il Monastero S. Maria della Vita delle sorelle carmelitane.<br />
Il Vescovo ha presiduto in Basilica Cattedrale la Messa Solenne <strong>di</strong> Pasqua<br />
alle ore 11.<br />
Avvenimenti <strong>di</strong>ocesani<br />
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<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Liturgia eucaristica con le<br />
persone <strong>di</strong>sabili<br />
In occasione della Celebrazione Eucaristica della Domenica in Albis sabato<br />
14 aprile 2012 alle ore 15.30, nella Basilica Cattedrale <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong>, il Vescovo <strong>di</strong><br />
<strong>Rimini</strong> mons. Francesco Lambiasi ha incontrato le persone <strong>di</strong>versamente abili,<br />
le loro famiglie, le associazioni e gli operatori.<br />
L’appuntamento vuole essere un segno <strong>di</strong> accoglienza da parte <strong>di</strong> tutta la<br />
comunità cristiana <strong>di</strong>ocesana per valorizzare le ricchezze umane <strong>di</strong> ciascuna<br />
persona.<br />
È la prosecuzione <strong>di</strong> un percorso iniziato assieme già da qualche anno.<br />
Ad accompagnare la liturgia il Coro dei movimenti <strong>di</strong>ocesani.<br />
Avvenimenti Diocesani
Veglia <strong>di</strong> Pentecoste<br />
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Si è svolta sabato 26 maggio la Veglia <strong>di</strong> Pentecoste <strong>di</strong>ocesana. La veglia è<br />
iniziata alle 20 da quattro chiese del centro <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong> da cui sono partiti quattro<br />
cortei confluiti in piazza Cavour.<br />
La veglia <strong>di</strong> Pentecoste, la prima organizzata in piazza, non è nata come<br />
<strong>di</strong>mostrazione <strong>di</strong> forza. Non era un’occasione per contarsi, e neppure - semplicemente<br />
–un buon motivo per trovarsi tutti assieme. Non una chiamata alle<br />
armi, alla quale rispondere «obbe<strong>di</strong>sco» ma un’occasione <strong>di</strong> Chiesa per vivere<br />
con un cuore solo e un’anima sola la <strong>di</strong>scesa dello Spirito Santo ed accogliere -<br />
oggi come allora – il dono dei suoi doni.<br />
Uomini e donne, giovani e anziani, ragazzi e adulti provenienti da ogni parte<br />
della <strong>Diocesi</strong> <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong>: la partecipazione è stata corale. E il colpo d’occhio<br />
stupendo.<br />
Quante persone hanno riempito piazza Cavour? Quattromila circa. Tutti e<br />
ciascuno sabato hanno risposto all’invito del Vescovo Francesco. C’era una domanda<br />
a cui rispondere, “C’è una vita più umana <strong>di</strong> quella cristiana?”, c’era<br />
una veglia da vivere per chiedere il dono dello Spirito Santo, quello che ha<br />
trasformato gli apostoli impauriti in intrepi<strong>di</strong> annunciatori. Non a caso il Pastore<br />
della Chiesa riminese ha lanciato un accorato appello all’evangelizzazione, a<br />
non tenere nascosto Cristo, il tesoro che si è incontrato, che si è ricevuto. “Nel<br />
cristianesimo si è ribaltato quanto avviene nelle altre religioni: non è l’uomo<br />
che va verso Dio ma è Dio che cerca l’uomo, che si piega verso <strong>di</strong> lui”.<br />
Parrocchie, comunità, religiosi, associazioni,movimenti e aggregazioni laicali:<br />
in piazza Cavour ci sono davvero tutti. I cortei provenienti dalle chiese<br />
<strong>di</strong> San Gaudenzo, San Nicolò e San Giuliano sono arrivati in piazza, preceduti<br />
dalle croci astili in tempo utile, accolti dal canto dei tre cori (aggregazioni laicali,<br />
pastorale giovanile e Punto Giovane). Chi ha ritardato è stato San Giovanni<br />
Battista. L’inizio della Veglia si è così spostato alle 21.15 e il prima pensiero del<br />
Vescovo è stato per il Pontefice:<br />
“Vorrei che questo saluto salisse in alto e arrivasse al nostro amatissimo<br />
Papa Benedetto XVI”.<br />
Dopo la lettura degli Atti degli Apostoli, la preghiera è <strong>di</strong>ventata teatro grazie<br />
ai centri <strong>di</strong>urni della Fraternità della Papa Giovanni XXIII, una danza che traduce<br />
la <strong>di</strong>scesa dello Spirito Santo sugli apostoli nel cenacolo, al termine della<br />
quale ci si è scambiati il segno della pace. “Dopo aver incontrato i cristiani, chi<br />
non crede deve sentirsi ancora più libero” ha detto il Vescovo nel corso del suo<br />
primo intervento. Tocca al giornalista e scrittore Luigi Accattoli, decano dei va-<br />
Avvenimenti <strong>di</strong>ocesani<br />
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<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
ticanisti italiani e autore del fortunato Cerco fatti <strong>di</strong> Vangelo. È stato provocato<br />
dalla visione <strong>di</strong> alcuni video <strong>di</strong> cristiani riminesi. Elisabetta e Ulisse hanno un<br />
figlio ed uno in arrivo.<br />
La crisi li ha toccati ma loro si sono arricchiti con la preghiera e il sorriso. “I<br />
cristiani sono come gli altri, - ha detto Elisabetta - ma hanno una marcia in più:<br />
la speranza”. “La speranza in un Dio Padre che ci ama come figli” ha rilanciato<br />
Accattoli. Enrico e Annalisa sono una coppia <strong>di</strong> Viserba. Lui è senza lavoro da<br />
mesi. “Il tempo non te lo regala nessuno oggi, è più prezioso dell’oro. Io ne ho<br />
approfittato per de<strong>di</strong>care tempo a un amico che avevo trascurato, Gesù. Ed è<br />
stata la cosa più importante che ho fatto”. “Fare del bene, anche attraverso il<br />
denaro è più facile – ha rilanciato Accattoli – che destinare del tempo a chi sai<br />
che non potrà mai ridartelo in<strong>di</strong>etro”.<br />
Il popolo della piazza è silenzioso e partecipe.<br />
Terzo modulo, arrivano sul video le testimonianze <strong>di</strong> Lauretta e Marco, ricercatrice<br />
universitaria lei e cuoco lui. “Quando a 24 anni ho detto che mi sarei<br />
sposata mi prendevano per matta: – racconta Lauretta – «Perché non vai a<br />
convivere?» Ma anche nella convivenza non c’è mai la certezza che lui non ti<br />
tra<strong>di</strong>sca. E il «per sempre» è la cosa più straor<strong>di</strong>naria che puoi avere”. Sul “per<br />
sempre” si è soffermato con entusiasmo Accattoli. Qui il giornaslista ha parlato<br />
<strong>di</strong> amore senza riserve, senza barriere, senza alzare paratie. Senza separazione<br />
dei beni tra gli sposi, senza conti e vacanze separati, senza segreti che l’altro<br />
non può vivere.<br />
L’ultima testimonianza è <strong>di</strong> Matteo. La moglie è morta a 29 anni: “Chi andava<br />
a trovare Li<strong>di</strong>a in ospedale entrava nell’angoscia, e usciva nella pace”. “Questi<br />
sono fatti <strong>di</strong> Vangelo – è emozionato Accattoli – e sono contagiosi, portano il<br />
contagio del Vangelo”.<br />
In questa Veglia Maria non è la convitata <strong>di</strong> pietra. In<strong>di</strong>cando l’immagine<br />
miracolosa della Vergine che muove gli occhi <strong>di</strong> S. Chiara e presente sul palco, il<br />
Vescovo ha introdotto un fuori programma. Tutti in pie<strong>di</strong> a cantare Salve Regina<br />
e per giunta in latino! “Ma i giovani non lo sanno” frenava qualcuno <strong>di</strong>etro al<br />
palco. La risposta è arrivata dalla piazza che ha cantato ad una sola voce. Mons.<br />
Lambiasi nell’intervento finale – citando più volte don Oreste Benzi e papa Benedetto<br />
XVI – ha riba<strong>di</strong>to la necessità per i cristiani dell’evangelizzazione.<br />
In questi mesi <strong>di</strong> visita pastorale si è imbattuto in tanti fatti <strong>di</strong> vangelo, tanti<br />
da comporre un prezioso e vitale dossier.<br />
Da qui la proposta: che in ogni parrocchia nasca e si sviluppi un “Cenacolo<br />
del Vangelo”, ragazzi e uomini in grado <strong>di</strong> vivere e testimoniare l’amore <strong>di</strong> Cristo<br />
per l’uomo in ogni ambito. Il mandato ai circa duecento catechisti battesimali<br />
(nuova forma <strong>di</strong> ministerialità presente nella Chiesa) e ai catechisti per l’Iniziazione<br />
Cristiana degli adulti, è stato l’ultimo gesto della Veglia. Un po’ naif ma<br />
vitale. D’altra parte non è lo Spirito che non si riesce a contenere?<br />
Avvenimenti Diocesani<br />
Paolo Guiducci
Corpus Domini 2012<br />
<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Giovedì 7 giugno si è svolta la tra<strong>di</strong>zionale, solenne processione citta<strong>di</strong>na<br />
del Corpus Domini presieduta dal Vescovo <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong> Francesco Lambiasi.<br />
Alle ore 20.30, S. Messa concelebrata presieduta dal Vescovo, presso la<br />
Chiesa <strong>di</strong> San’Agostino in <strong>Rimini</strong> seguita dalla processione che si è snodata<br />
lungo via Sigismondo, piazza Cavour, corso d’Augusto, per terminare con la<br />
bene<strong>di</strong>zione solenne all’Arco d’Augusto intorno alle ore 22.<br />
Il Vescovo Francesco Lambiasi ha pronunciato l’Omelia alla città – come<br />
sempre in tale occasione – al termine della processione del Corpus Domini.<br />
La celebrazione è stata accompagnata dal canto del Coro della parrocchia<br />
<strong>di</strong> S. Agostino.<br />
Durante la processione hanno guidato il canto e le preghiere le Sorelle<br />
Povere <strong>di</strong> Santa Chiara (suore Clarisse), collegate dal Monastero Natività <strong>di</strong><br />
Maria <strong>di</strong> via San Bernar<strong>di</strong>no <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong> alla processione attraverso un impianto<br />
apposito.<br />
Avvenimenti <strong>di</strong>ocesani<br />
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<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Pellegrinaggio <strong>di</strong>ocesano<br />
a Lourdes<br />
Da soli si corre più forte, insieme si va più lontano. Sembra lo slogan adottato<br />
dal pellegrinaggio <strong>di</strong>ocesano che – in collaborazione con Unitalsi e l’organizzazione<br />
tecnica <strong>di</strong> Ariminum Agenzia Viaggi – quest’anno ha come meta<br />
Lourdes. Il caratteristico treno bianco, quello che trasporta i malati accompagnati<br />
da tanti volontari, è già partito dalla stazione <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong> il 6 giugno: vi farà<br />
ritorno il 12 giugno. A bordo ci sono 100 riminesi, guidati da don Gianmario<br />
Baldassarri, Direttore dell’Ufficio Diocesano per la Pastorale della Salute. Sul<br />
treno speciale sono saliti anche 400 emiliano-romagnoli dell’Unitalsi.<br />
I circa 300 pellegrini in aereo hanno preso il volo invece l’8 giugno dall’aeroporto<br />
internazionale <strong>di</strong> <strong>Rimini</strong> “Federico Fellini” a bordo <strong>di</strong> due voli charter,<br />
per atterrare a Tarbes, lo scalo <strong>di</strong> Lourdes.<br />
Avvenimenti Diocesani
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