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Bollettin - Diocesi di Rimini

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<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />

ché si è offerto liberamente alla sua passione, ed è morto per i nostri peccati.<br />

"Erano le nostre colpe che sopportava... il castigo che ci ridona la pace è su<br />

<strong>di</strong> lui; per le sue piaghe siamo stati guariti. Noi tutti eravamo sbandati come<br />

pecore, ognuno perso per la sua strada" (Is 53,4-5). Non ha pensato a salvare<br />

se stesso; non ha cercato <strong>di</strong> scendere dalla croce. Non ha salvato se stesso per<br />

salvare tutti noi.<br />

Ma per penetrare almeno un po' più a fondo nella verità - nel mistero! - <strong>di</strong><br />

queste affermazioni, facciamoci aiutare dal nostro santo Padre Benedetto XVI:<br />

"Nella passione <strong>di</strong> Gesù, tutto lo sporco del mondo viene a contatto con l'immensamente<br />

Puro, con l'anima <strong>di</strong> Gesù Cristo e così con lo stesso Figlio <strong>di</strong> Dio.<br />

Se <strong>di</strong> solito la cosa impura me<strong>di</strong>ante il contatto contagia ed inquina la cosa pura,<br />

qui abbiamo il contrario: dove il mondo, con tutta la sua ingiustizia e cn le sue<br />

crudeltà che lo inquinano, viene a contatto con l'immensamente Puro - là Egli, il<br />

Puro, si rivela al contempo il più forte. In questo contatto lo sporco del mondo<br />

viene realmente assorbito, annullato, trasformato me<strong>di</strong>ante il dolore dell'amore<br />

infinito. Siccome nell'uomo Gesù è presente il bene infinito, è ora presente ed<br />

efficace nella storia del mondo la forza antagonista <strong>di</strong> ogni forma <strong>di</strong> male, il bene<br />

è sempre infinitamente più grande <strong>di</strong> tutta la massa del male, per quanto essa sia<br />

terribile".<br />

Ecco dunque in che senso possiamo parlare <strong>di</strong> sacrificio <strong>di</strong> espiazione dei<br />

nostri peccati, da parte <strong>di</strong> Gesù. Non nel senso che da un Dio crudele venga<br />

chiesta al Figlio una espiazione infinita per potersi riconciliare con noi, ma è<br />

proprio il contrario: è il Padre che ci fa dono del Figlio, e il Figlio si è veramente<br />

donato ("abbandonato") a noi peccatori "mentre eravamo peccatori" (Gesù si<br />

è fatto nostro cibo!) e noi gli abbiamo addossato tutti i nostri peccati. E' l'intero<br />

genere umano con tutta la massa delle sue innumerevoli colpe a pesare,<br />

come una enorme piramide rovesciata, sulle spalle del Figlio. Ed è il Figlio che<br />

con tutta questa "male<strong>di</strong>zione" sta davanti al Padre e chiede perdono per noi<br />

peccatori: "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno". E' il Figlio<br />

che "fa suoi" questi peccati, come se proprio li avesse commessi lui, e perciò<br />

sperimenta fino in fondo la nostra "per<strong>di</strong>ta del Padre". E' contemporaneamente<br />

il Figlio che, dall'abisso <strong>di</strong> peccato in cui si è calato per amorosa obbe<strong>di</strong>enza<br />

al Padre, che abbandona nelle mani del Padre la sua vita, e così trasforma il<br />

grande No del nostro peccato nel Sì più grande della sua obbe<strong>di</strong>enza al Padre.<br />

3. Da qui scaturisce un solo messaggio: l'amore. Guardando il Crocifisso<br />

che muore per noi, possiamo capire il senso delle parole <strong>di</strong> Paolo: "Ci ha amati<br />

e ha dato se stesso per noi". Per noi, perciò significa non solo "per colpa<br />

nostra", ma anche "per amore nostro". E poiché Gesù ci ha amati non solo<br />

in senso collettivo, ma in senso <strong>di</strong>stributivo - ossia ha amato ognuno <strong>di</strong> noi,<br />

personalmente, singolarmente, irripetibilmente, allora possiamo passare dal<br />

"per noi" al "per me". Come afferma lo stesso Paolo: "Mi ha amato e ha dato<br />

se stesso per me" (Gal 2,20). Nel testo della lettera ai Corinti, Paolo specifica<br />

chi è questo "me": uno che l'ha perseguitato (1Cor 15,9); uno che l'ha o<strong>di</strong>ato.<br />

Ma chi <strong>di</strong> noi qui presenti non ha la sua storia <strong>di</strong> miseria da non dover <strong>di</strong>re "per<br />

Atti del Vescovo

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