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Bollettin - Diocesi di Rimini

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34<br />

<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />

Eucaristia, bene comune per la<br />

Città<br />

Omelia tenuta dal Vescovo al termine della processione<br />

del Corpus Domini<br />

<strong>Rimini</strong>, Arco <strong>di</strong> Augusto, 7 giugno 2012<br />

Davanti all’eucaristia proviamo immancabilmente stupore e tremore. Nel<br />

grande sacramento la realtà <strong>di</strong>vina si affaccia al nostro ristretto orizzonte come<br />

“mistero tremendo e affascinante”: tremendo, per la sua incontenibile potenza;<br />

affascinante, per la sua sconfinata misericor<strong>di</strong>a. Per fare spazio alla nostra libertà,<br />

Dio si mostra talmente immenso e illimitato da autolimitarsi in un pezzetto <strong>di</strong><br />

pane e in un sorso <strong>di</strong> vino, e si rivela talmente misericor<strong>di</strong>oso e benevolo da<br />

offrirsi, <strong>di</strong>sarmato, alla nostra fame e sete <strong>di</strong> infinito.<br />

Da duemila anni noi cristiani ci ostiniamo a credere che l’eucaristia sia tutto per<br />

noi: la riteniamo come la fonte e la foce, la base e il vertice, il punto <strong>di</strong> partenza<br />

e <strong>di</strong> pienezza del vissuto cristiano. La coscienza credente, quale si specchia<br />

nelle parole del vescovo <strong>di</strong> Roma, il santo padre Benedetto XVI, riconosce e<br />

professa che “l’unione con Cristo che si realizza nel sacramento ci abilita anche<br />

a una novità nei rapporti sociali” (Sacramentum caritatis, n. 89). E’ proprio sulla<br />

originalità sociale dell’eucaristia che ora vorrei brevemente sostare con voi,<br />

fratelli e sorelle nella comune fede cattolica, e con voi, <strong>di</strong>stinte Autorità, e donne<br />

e uomini tutti, <strong>di</strong> buona volontà.<br />

1. L’eucaristia inaugura la cultura del dono<br />

L’eucaristia non è una “simulata” dell’ultima cena né un’aggiunta o una<br />

riproduzione fotocopiata dell’unico irripetibile sacrificio <strong>di</strong> Cristo, offerto “una<br />

volta per tutte” (Ebr 7,27). L'eucaristia non è una sacra rappresentazione: è<br />

piuttosto una efficace ed effettiva ri-presentazione della Pasqua, non certo nel<br />

senso che l’evento della morte e della risurrezione <strong>di</strong> Cristo venga continuamente<br />

ripetuto o "mandato in onda", ma nel senso che la Pasqua del Signore viene<br />

puntualmente attualizzata, “rivissuta” e resa realmente presente nel sacramento.<br />

Il rilievo <strong>di</strong> questa verità è duplice, poiché la ricaduta della celebrazione eucaristica<br />

si verifica sia a livello personale che sul piano storico e sociale.<br />

Il <strong>di</strong>namismo pasquale che si attiva nell’eucaristia è tale che chi vi partecipa,<br />

mentre riceve il corpo e il sangue del Signore, viene chiamato ed è reso capace<br />

<strong>di</strong> lasciarsi espropriare <strong>di</strong> sé per appropriarsi della più vera e propria identità,<br />

quella <strong>di</strong> essere un cristiano-cristoforo, un portatore <strong>di</strong> Cristo, anzi un portato da<br />

Cristo. E’ la logica evangelica: per ritrovarsi bisogna donarsi, per salvarsi bisogna<br />

perdersi. La legge suprema dell’esistenza è il dono <strong>di</strong> se stessi. Nell’eucaristia<br />

Atti del Vescovo

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