Prof. Jean Paul Lieggi - Diocesi di Rimini
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Convegno nazionale<br />
dei Delegati <strong>di</strong>ocesani per l’Ecumenismo<br />
LE ANTICHE CHIESE ORIENTALI<br />
UN QUADRO STORICO TRA ORIGINI E SVILUPPI ECUMENICI CONTEMPORANEI<br />
<strong>Prof</strong>. <strong>Jean</strong> <strong>Paul</strong> <strong>Lieggi</strong><br />
0. PREMESSA: LA DENOMINAZIONE<br />
Ancona, 2 marzo 2010<br />
Con la denominazione <strong>di</strong> “Antiche Chiese Orientali” ci si riferisce alle Chiese <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione<br />
alessandrina, siro-occidentale, siro-orientale ed armena.<br />
Si tratta delle seguenti Chiese:<br />
<strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione alessandrina<br />
• la Chiesa copta<br />
• la Chiesa etiopica<br />
• la Chiesa eritrea<br />
<strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione siro-occidentale<br />
• la Chiesa siro-ortodossa<br />
• la Chiesa malankarese<br />
<strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione armena<br />
• la Chiesa apostolica armena<br />
[tutte queste chiese sono denominate anche “Chiese ortodosse orientali”]<br />
<strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione siro-orientale<br />
• la Chiesa assira dell’Oriente.<br />
Queste Chiese non sono in piena in piena<br />
comunione né con la chiesa <strong>di</strong> Roma né con le Chiese<br />
ortodosse <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione bizantina.<br />
Ciascuna <strong>di</strong> queste Chiese ha conosciuto, nel corso<br />
dei secoli, il ristabilimento, da parte <strong>di</strong> alcuni dei suoi<br />
fedeli, della piena comunione con Roma, dando vita così<br />
alle Chiese orientali cattoliche:<br />
<strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione alessandrina<br />
• la Chiesa copta cattolica<br />
• la Chiesa etiopica cattolica<br />
<strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione siro-occidentale<br />
• la Chiesa siro cattolica<br />
• la Chiesa maronita<br />
• la Chiesa malankarese cattolica<br />
<strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione armena<br />
• la Chiesa armena cattolica<br />
<strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione siro-orientale<br />
• la Chiesa caldea<br />
• la Chiesa malabarese.
Le Antiche Chiese Orientali 2<br />
1. IL QUADRO STORICO<br />
1.1. Gli antefatti storici e il retroterra teologico<br />
a) fondamento apostolico<br />
b) la nascita delle <strong>di</strong>verse tra<strong>di</strong>zioni teologiche e spirituali<br />
la lettura e interpretazione della Scrittura<br />
il mistero trinitario<br />
1.2. Le origini storiche delle <strong>di</strong>visioni delle Antiche Chiese Orientali:<br />
le controversie cristologiche del V secolo<br />
a) le posizione <strong>di</strong> Nestorio e <strong>di</strong> Cirillo;<br />
b) la comprensione “equivoca” <strong>di</strong> physis: per alcuni era sinonimo <strong>di</strong> ousia (gli<br />
antiocheni), per altri <strong>di</strong> hypostasis (gli alessandrini);<br />
c) una sequenza “altalenante” <strong>di</strong> scelte conciliari da Efeso al Costantinopolitano II;<br />
d) la scelta <strong>di</strong> Efeso porta ad una <strong>di</strong>visione all’interno della chiesa antiochena<br />
la Chiesa assira (siro-orientale, ad est dell’Eufrate), che si definisce “chiesa<br />
d’Oriente”, non accolse Efeso, ed è per questo che è stata denominata<br />
nestoriana. Comunque, si deve precisare che già nel 424 la Chiesa <strong>di</strong> Seleucia-<br />
Ctesifonte aveva decretato la piena autonomia da Antiochia. Solo nel 484 il<br />
concilio <strong>di</strong> Beth-Lapat adottò la cristologia nestoriana. Tale chiesa venera<br />
Nestorio come santo;<br />
la chiesa siro-occidentale, seguendo l’accordo fatto dal vescovo Giovanni con<br />
Cirillo nel 433, accolse Efeso;<br />
e) la formula dogmatica <strong>di</strong> Calcedonia causa ulteriori <strong>di</strong>visioni tra le Chiese, in<br />
quanto alcune non la accettano.<br />
Si tratta della chiesa …<br />
• egiziana, denominata copta (dal greco aigyptos = Egitto, che <strong>di</strong>venta<br />
qibt in arabo e coptus in latino 1 ), che rifiuta la formula calcedonese<br />
perché la considera nestoriana;<br />
• siro-occidentale. «Pur orientata per mentalità al duofisismo, ricusò il<br />
concilio <strong>di</strong> Calcedonia: per quanto i raffinati prodotti della teologia<br />
più ellenizzata fossero potuti penetrare da queste parti, non si può<br />
che leggere nella scelta complessiva il grido <strong>di</strong> in<strong>di</strong>gnazione contro<br />
la tirannia politica e fiscale della corte bizantina» 2 ;<br />
• armena, che solo nel VI secolo rigetta formalmente e ufficialmente il<br />
concilio <strong>di</strong> Calcedonia. Ancora una volta le ragioni sono da ricercare<br />
nelle vicende politiche: «La svolta decisiva in senso antibizantino e,<br />
quin<strong>di</strong>, anticalcedonita degli armeni ci sembra in gran parte dovuta<br />
alla politica giustinianea che segnò la solenne proclamazione delle<br />
intenzioni bizantine sull’Armenia, tese praticamente a fare <strong>di</strong> questa<br />
una provincia dell’Impero» 3 .<br />
Per questo furono definite “monofisite” ma in realtà si deve <strong>di</strong>stinguere il<br />
monofismo reale (quello <strong>di</strong> Eutiche) dal monofismo verbale (si pensi soprattutto<br />
a Severo, patriarca <strong>di</strong> Antiochia).<br />
1 Cf. M. SHERIDAN, Le Chiese della tra<strong>di</strong>zione alessandrina: copta, etiopica, eritrea, in Credere Oggi 25 (2005) n. 147, p. 21.<br />
Questo fascicolo della rivista Credere Oggi, il n. 147, è interamente de<strong>di</strong>cato alle Antiche Chiese Orientali [da ora in poi<br />
lo in<strong>di</strong>cherò semplicemente con CredOg]. Da qui sono presi anche la cartina a pag. 1 <strong>di</strong> questi fogli (cf. CredOg, p. 150)<br />
e il prospetto della situazione attuale delle Chiese orientali a pag. 4 <strong>di</strong> questi fogli (cf. CredOg, p. 149).<br />
2 F. CARCIONE, Le Antiche Chiese Orientali, in CredOg, p. 13.<br />
3 L.B. ZEKIYAN, L’armenia e gli armeni, E<strong>di</strong>zioni Guerini e Associati, Milano 2000, pp. 118-119, citato da R.<br />
KENDIRJIAN, La tra<strong>di</strong>zione ecclesiale armena, in CredOg, p. 82.
Le Antiche Chiese Orientali 3<br />
Una minoranza delle Chiese alessandrine e antiochene accolse il concilio: i<br />
fedeli furono definiti melkiti per l’accettazione della linea dell’imperatore e<br />
<strong>di</strong>edero vita al patriarcato greco-ortodosso <strong>di</strong> Alessandria e <strong>di</strong> Antiochia.<br />
Nel V secolo, sulla tomba del monaco Marone, sorge la chiesa maronita, <strong>di</strong><br />
tra<strong>di</strong>zione siro-occidentale, che «rappresentò in Oriente l’unico caso <strong>di</strong><br />
un’opzione calcedonese non fagocitata dal rito bizantino» 4 . Questa chiesa<br />
non ha mai rotto la comunione con la Chiesa <strong>di</strong> Roma.<br />
1.3. Precisazione dell’identità e sviluppo <strong>di</strong> queste Chiese<br />
a) Le Chiese alessandrine e siro-occidentali<br />
Nel 542 o 543 il patriarca <strong>di</strong> Alessandria Teodosio or<strong>di</strong>nò Giacomo Baradeo vescovo <strong>di</strong><br />
Edessa e questi viaggiò per tutto l’Oriente per provvedere ai bisogni pastorali dei noncalcedoniani<br />
or<strong>di</strong>nando numerosi vescovi (per questo tale Chiesa fu anche denominata giacobita) 5 .<br />
La conquista dell’Egitto da parte degli arabi nel 641-642 (nel 635 era caduta nelle loro<br />
mani la Persia e nel 636 Antiochia) mise fine ad ogni tentativo <strong>di</strong> recuperare i non-calcedonesi.<br />
b) Le altre Chiese <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione alessandrina: la Chiesa etiopica e quella eritrea<br />
c) La Chiesa assira<br />
d) Le Chiese in In<strong>di</strong>a<br />
I fedeli in<strong>di</strong>ani che aderirono al cristianesimo per l’attività missionaria che la Chiesa<br />
persiana realizzò in Malabar, soprattutto nel VI e VII secolo, furono anche detti “cristiani <strong>di</strong> san<br />
Tommaso” ed erano legati canonicamente e liturgicamente alla Chiesa siro-orientale.<br />
Nel XVI secolo i missionari portoghesi imposero l’interruzione dei rapporti <strong>di</strong> queste<br />
Chiese con la Chiesa assira, l’adozione del rito latino e la soppressione dello stato metropolitano<br />
autonomo della sede dei cristiani <strong>di</strong> san Tommaso (sinodo <strong>di</strong> Diamper nel 1599).<br />
Dopo <strong>di</strong>verse traversie, il 20 febbraio 1700 papa Innocenzo XII eresse il vicariato<br />
apostolico <strong>di</strong> Malabar per i cattolici orientali, ponendoli sotto la giuris<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> “Propaganda<br />
Fide”. Prima <strong>di</strong> quella data, «arrivate a Roma notizie sugli eventi tragici [che si stavano<br />
consumando in In<strong>di</strong>a], papa Alessandro VII (1655-1667) mandò due commissari apostolici italiani:<br />
padre Giuseppe <strong>di</strong> Santa Maria (Sebastiani) e padre Giacinto <strong>di</strong> San Vincenzo, entrambi<br />
carmelitani scalzi […] il 22 febbraio 1659 Giuseppe <strong>di</strong> Santa Maria raggiunse Roma e sottopose a<br />
“Propaganda Fide” il suo rapporto sulla chiesa in<strong>di</strong>ana. Su raccomandazione della Congregazione<br />
il papa decise <strong>di</strong> nominarlo vescovo titolare <strong>di</strong> Hierapolis e <strong>di</strong> rimandarlo in Malabar come<br />
commissario apostolico […] concedendogli ampie facoltà per affrontare la situazione in loco. […]<br />
Falliti tutti i tentativi <strong>di</strong> riconciliazione, l’1 febbraio 1663 mons. Giuseppe pubblicamente e<br />
definitivamente scomunicò il falso vescovo Mar Tommaso dalla chiesa cattolica» 6 . Tommaso negli<br />
anni 1648-1649, quando era arci<strong>di</strong>acono dei cristiani <strong>di</strong> San Tommaso, aveva scritto delle lettere a<br />
Roma e ad alcuni patriarchi orientali, descrivendo i torti subiti; non ricevendo alcun cre<strong>di</strong>to, il 3<br />
gennaio 1653 decise, con un gruppo <strong>di</strong> sacerdoti e fedeli, <strong>di</strong> non obbe<strong>di</strong>re più al vescovo latino e il<br />
22 maggio dello stesso anno fu consacrato metropolita da do<strong>di</strong>ci sacerdoti che gli imposero le<br />
mani. Dopo la scomunica del 1663, Mar Tommaso allacciò «rapporti con il patriarca della chiesa<br />
siro-ortodossa <strong>di</strong> Antiochia, chiamata nel corso della storia monofisita, pre-calcedonese, giacobita,<br />
antica orientale e siro-occidentale» 7 e nacque così la chiesa ortodossa malankarese. Il suo primo<br />
vescovo consacrato validamente fu Mar Tommaso VI, consacrato nel gennaio 1772 da due vescovi<br />
siro-ortodossi, che dopo la consacrazione prese il nome <strong>di</strong> Mar Dionisio I.<br />
4 CARCIONE, p. 14.<br />
5 Cf. M. AL-JAMIL, Le Chiese <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione siro-occidentale, in CredOg, p. 58.<br />
6 P. PALLATH, Le Chiese Orientali dell’In<strong>di</strong>a, in CredOg, pp. 101-102.<br />
7 Ivi, p. 105.
Le Antiche Chiese Orientali 4<br />
e) La Chiesa armena<br />
Fondamentale per la storia del popolo armeno, e quin<strong>di</strong> della chiesa armena, è la battaglia<br />
<strong>di</strong> Avarayr (451) dove moltissimi armeni persero la vita per resistere all’invasione persiana che<br />
mirava ad assimilare culturalmente e religiosamente le popolazioni conquistate. Fu questo evento,<br />
o meglio il martirio vissuto dal popolo, a far sì che «l’annuncio cristiano, già penetrato nella<br />
compagine politica e sociale del paese con la conversione ufficiale del regno, già assimilato nel<br />
patrimonio culturale della nazione con la creazione del proprio alfabeto e la conseguente<br />
formazione <strong>di</strong> una letteratura cristiana e nazionale a un tempo, raggiunge il ra<strong>di</strong>camento più<br />
profondo nella coscienza collettiva del popolo» 8 .<br />
1.4. I rapporti con la Chiesa <strong>di</strong> Roma<br />
a) Le Chiese siro-orientali<br />
I primi tentativi <strong>di</strong> ristabilimento dell’unione con Roma furono fatti dal missionario<br />
francescano Giovanni da Montecorvino (1247-1328). Un ristabilimento ufficiale della comunione<br />
con Roma fu sancito nel 1552; «la parte cattolica prese il nome <strong>di</strong> chiesa caldea (denominazione data<br />
da papa Eugenio IV al concilio <strong>di</strong> Firenze [nella Bene<strong>di</strong>ctus sit Deus del 1445], mentre quella<br />
rimasta in<strong>di</strong>pendente preferì il nome <strong>di</strong> chiesa assira o d’Oriente» 9 .<br />
C’è un patriarca caldeo in modo ininterrotto dal 1783. Uno strappo nei rapporti tra Chiesa<br />
Caldea e Roma si ebbe in occasione del Vaticano I quando il patriarca Giuseppe VI Audo si schierò<br />
con gli anti-infallibilisti; strappo ricucito dall’intenso lavoro ecumenico del patriarca Elia XIV e <strong>di</strong><br />
papa Leone XIII, culminato con la lettera enciclica Orientalium <strong>di</strong>gnitas del 1895 10 .<br />
b) Le Chiese siro-occidentali<br />
c) Le Chiese alessandrine<br />
d) La Chiesa armena<br />
e) Le Chiese orientali cattoliche in In<strong>di</strong>a<br />
8 KENDIRJIAN, pp. 80-81.<br />
9 P. NAJIM, Le Chiese gemelle d’Oriente: la Chiesa assira e la Chiesa caldea, in CredOg, p. 37.<br />
10 Per celebrarne il centenario Giovanni Paolo II ha scritto la lettera apostolica Orientale lumen il 2 maggio 1995.
Le Antiche Chiese Orientali 5<br />
1.5. Una lezione per l’ecumenismo<br />
a) Sullo stile e lo spirito del confronto teologico e del <strong>di</strong>alogo ecumenico<br />
La ricerca ecumenica «si sforza <strong>di</strong> entrare nell’ottica dell’altro, <strong>di</strong> capirla per quanto è<br />
possibile con simpatia e consonanza. È una <strong>di</strong>sputa all’incontrario, una <strong>di</strong>sputa d’amore, in cui le<br />
parti cercano <strong>di</strong> capire e giustificare non il proprio punto <strong>di</strong> vista, ma quello del loro interlocutore.<br />
Un tale sforzo e un tale metodo, lungi dall’essere un romanticismo infondato, si fondano su<br />
principi evangelici e cattolici largamente accettati» 11 . E tali principi possono essere così<br />
enumerati 12 :<br />
certezza che lo Spirito Santo protegge l’integrità della testimonianza della<br />
fede della Chiesa<br />
riconoscimento dell’apostolicità delle Chiese dell’Oriente,<br />
ricorso alla tra<strong>di</strong>zione in<strong>di</strong>visa qualora le <strong>di</strong>verse tra<strong>di</strong>zioni avessero assunto<br />
posizioni apparentemente contrad<strong>di</strong>ttorie,<br />
capacità <strong>di</strong> leggere la propria tra<strong>di</strong>zione particolare all’interno <strong>di</strong> tutta la sua<br />
storia e non solo degli ultimi o più <strong>di</strong>ffusi sviluppi.<br />
b) Liberarsi dai con<strong>di</strong>zionamenti esterni e dalle logiche estranee alla fede<br />
c) Fondare tutto sulla conoscenza reciproca e sull’ecumenismo spirituale, nella<br />
prospettiva <strong>di</strong> un ecumenismo del Popolo <strong>di</strong> Dio<br />
L’esito delle unioni ufficiali sancite al concilio <strong>di</strong> Firenze con le <strong>di</strong>verse Chiese orientali<br />
mostra la necessità <strong>di</strong> porre qui il fondamento <strong>di</strong> ogni <strong>di</strong>alogo ecumenico. Lo mette in luce con<br />
estrema luci<strong>di</strong>tà lo storico domenicano padre Gerardo Cioffari:<br />
Le carenze dell’ecumenismo teologico risaltano tutte dalla vicenda del concilio <strong>di</strong> Firenze del<br />
1439. In quel concilio l’approccio teologico fu umanamente perfetto. Il <strong>di</strong>alogo era intenso, e così le<br />
<strong>di</strong>spute e le controversie. La libertà <strong>di</strong> espressione era garantita, fino al punto da portare a vivaci<br />
contrasti. Domenicani e francescani facevano tutto il possibile affinché le sessioni che si tenevano nelle<br />
loro chiese fossero confortevoli e i documenti, anche rari, a <strong>di</strong>sposizione delle due parti. I Greci erano<br />
rappresentati da uomini <strong>di</strong> grande cultura come Bessarione, Isidoro <strong>di</strong> Kiev, Giorgio Scholario e Marco<br />
<strong>di</strong> Efeso. Non mancavano rappresentanti <strong>di</strong> altre chiese, come quella russa. Al termine <strong>di</strong> un anno <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>spute e <strong>di</strong>aloghi, con pochissime eccezioni (importante quella <strong>di</strong> Marco <strong>di</strong> Efeso) tutti firmarono la<br />
pace e l’unione ecclesiale. Si cantò il Te Deum e si annunciò a tutti: Si allietino i cieli ed esulti la terra. Ma<br />
l’esultanza non durò a lungo. Il papa non fu in grado, come i papi dei secoli precedenti, <strong>di</strong> spingere i<br />
principi a prendere le armi e <strong>di</strong>fendere Costantinopoli. La città nel 1453 cadeva rovinosamente nelle<br />
mani <strong>di</strong> Maometto II il Conquistatore. Un evento che <strong>di</strong>ede fiato alle trombe dei nemici dell’unione.<br />
Infatti, sembrava ovvio che il Signore avesse punito gli ortodossi greci che avevano tra<strong>di</strong>to la fede<br />
piegandosi all’unione con l’eretica Chiesa <strong>di</strong> Roma. E mentre in Russia si sviluppava la teoria <strong>di</strong> Mosca<br />
terza Roma, nel mondo bizantino si alternavano patriarchi favorevoli e contrari all’unione, finché ai primi<br />
del Cinquecento l’estraneazione delle due Chiese ristabilì de facto la <strong>di</strong>visione. Era fallito, dunque,<br />
persino il più grande sforzo <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo nella storia della Chiesa. L’insegnamento del concilio <strong>di</strong> Firenze è<br />
questo: Il <strong>di</strong>alogo teologico e delle gerarchie ecclesiastiche è necessario, ma insufficiente. Qualsiasi riunione<br />
teologica o gerarchica è destinata a fallire. Per rendere efficace il <strong>di</strong>alogo teologico è necessario<br />
preventivamente ristabilire il rispetto, la carità e la fiducia reciproca tra i fedeli delle rispettive<br />
confessioni. È necessario cioè l’ecumenismo del Popolo <strong>di</strong> Dio. Ma affinché il popolo <strong>di</strong> Dio cresca nella<br />
sensibilità ecumenica deve conoscere i cristiani <strong>di</strong> altre confessioni, stare a contatto gomito a gomito.<br />
Solo così capirà che le reciproche calunnie dei secoli scorsi non avevano alcun fondamento 13 .<br />
11 R. TAFT, Messa senza consacrazione? Lo storico accordo sull’Eucaristia tra la Chiesa cattolica e la Chiesa assira d’Oriente<br />
promulgato il 26 ottobre 2001, in Divinitas 47 (2004) num. spec., p. 81.<br />
12 Cf. ivi, pp. 81-82.<br />
13 G. CIOFFARI, S. Nicola e la sua Basilica nel movimento ecumenico attuale, in Nicolaus 35 (2008) p. 24.
Le Antiche Chiese Orientali 6<br />
2. I DIALOGHI ECUMENICI CONTEMPORANEI<br />
2.1. Il <strong>di</strong>alogo ecumenico e i suoi frutti<br />
2.2. Le <strong>di</strong>chiarazioni comuni<br />
a) In <strong>di</strong>alogo con la Chiesa armena<br />
Dichiarazione comune riguardo la ricerca della piena unità <strong>di</strong> Paolo VI e del<br />
catholicos <strong>di</strong> Etchmiadzin Vasken I del 12 maggio 1970.<br />
Dichiarazione comune <strong>di</strong> Giovanni Paolo II e del catholicos Karekin I del 13<br />
<strong>di</strong>cembre 1996.<br />
Dichiarazione comune <strong>di</strong> Giovanni Paolo II e del catholicos <strong>di</strong> Cilicia Aram I<br />
del 1997.<br />
b) In <strong>di</strong>alogo con la Chiesa copta<br />
Dichiarazione comune <strong>di</strong> Paolo VI e <strong>di</strong> papa Shenouda III del 10 maggio 1973.<br />
La Commissione mista approvò nel 1988 una breve formula cristologica che<br />
riassumeva l’essenza della Dichiarazione comune del 1973.<br />
c) In <strong>di</strong>alogo con le Chiese <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione siro-occidentale<br />
Dichiarazione comune <strong>di</strong> Giovanni Paolo II e del patriarca siro-ortodosso<br />
Ignatius Zakka I del 23 giugno 1984.<br />
• Vi si afferma che le due chiese professano la stessa fede in Cristo.<br />
• «Un brano importante della Dichiarazione comune riguarda la<br />
collaborazione pastorale: […]. Per la prima volta nell’ecumenismo<br />
contemporaneo la chiesa cattolica e un’altra chiesa accettavano<br />
reciprocamente e autorizzavano una tale possibilità» 14 .<br />
La commissione mista per il <strong>di</strong>alogo tra la Chiesa cattolica e la Chiesa<br />
ortodossa siro-malankarese ha elaborato un Accordo dottrinale cristologico,<br />
approvato dalle autorità delle due chiese e reso pubblico il 3 giugno 1990.<br />
d) In <strong>di</strong>alogo con la Chiesa assira<br />
Dichiarazione cristologica comune <strong>di</strong> Giovanni Paolo II e del patriarca della<br />
Chiesa assira dell’Oriente dell’11 novembre 1994.<br />
• È interessante mettere a confronto questa Dichiarazione e il suo stile<br />
con il contenuto e lo stile della Bene<strong>di</strong>ctus sit Deus (1445).<br />
• Significative sono anche le parole che Giovanni Paolo II de<strong>di</strong>cò alla<br />
Dichiarazione pochi giorni dopo la firma: «Il <strong>di</strong>alogo sereno e<br />
approfon<strong>di</strong>to con i fratelli della chiesa assira dell’Oriente ha<br />
permesso <strong>di</strong> superare le incomprensioni che si verificarono in<br />
occasione <strong>di</strong> tale concilio [quello <strong>di</strong> Efeso] e oggi con<strong>di</strong>vi<strong>di</strong>amo la<br />
gioia <strong>di</strong> constatare che al <strong>di</strong> là <strong>di</strong> accenti teologici <strong>di</strong>fferenziati, unica<br />
è la nostra fede in Cristo, vero Dio e vero uomo, e ugualmente<br />
grande è il nostro amore per Maria, sua Madre santissima» 15 .<br />
Successivamente «il 15 agosto 1997 il patriarca Mar Dinkha IV (assiro) e il<br />
patriarca Mar Raphael I Bidawid (caldeo) il 15 agosto 1997 hanno ratificato<br />
un Decreto sinodale congiunto per la promozione dell’unità, firmato dai membri<br />
dei sino<strong>di</strong> <strong>di</strong> entrambe le chiese.<br />
14 J. BONNY, Il <strong>di</strong>alogo ecumenico tra la Chiesa cattolica e le Antiche Chiese dell’Oriente, in CredOg, pp. 115-116.<br />
15 Messaggio all’Angelus del 13 novembre 1994, cit. da NAJIM, nota 29 a p. 49.
Le Antiche Chiese Orientali 7<br />
2.3. Una lezione per l’ecumenismo<br />
Distinguere adeguatamente il contenuto della fede dalla sua formulazione<br />
Giovanni XXIII fece <strong>di</strong> questa prospettiva l’orientamento fondamentale dei lavori del<br />
Vaticano II. Di una <strong>di</strong>sarmante chiarezza sono, infatti, le parole che pronunciò nel <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong><br />
apertura del Concilio.<br />
3. LE RICCHEZZE TEOLOGICHE E SPIRITUALI<br />
DELLE ANTICHE CHIESE ORIENTALI<br />
3.1. Un caso emblematico: l’anafora <strong>di</strong> Addai e Mari<br />
E’ una delle tre anafore prescritte dalla Chiesa assira per la celebrazione dell’eucaristia (con<br />
quella <strong>di</strong> Nestorio e quella <strong>di</strong> Teodoro <strong>di</strong> Mopsuestia).<br />
La sua particolarità è la mancanza delle parole dell’Istituzione (a <strong>di</strong>fferenza delle anafore <strong>di</strong><br />
Nestorio e <strong>di</strong> Teodoro nelle quali ci sono).<br />
a) Il problema posto alla teologia latina dell’Eucaristia<br />
Per la teologia latina la particolarità dell’Anafora costituisce un serio problema, in quanto<br />
considera le parole dell’Istituzione come essenziali per la vali<strong>di</strong>tà del sacramento. Ne è una riprova<br />
il fatto che i missionari latini costrinsero i caldei e i malabaresi ad inserirle nell’anafora.<br />
b) Il pronunciamento autorevole del magistero della Chiesa cattolica<br />
Il 20 luglio 2001 il Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani ha<br />
emanato un documento, elaborato unitamente alla Congregazione per la Dottrina della Fede e alla<br />
Congregazione per le Chiese Orientali, dal titolo: Orientamenti per l’ammissione all’Eucaristia fra la<br />
chiesa caldea e la chiesa assira dell’Oriente. Il testo, pubblicato il 26 ottobre dello stesso anno con un<br />
articolo che ne chiarisce il contesto, il contenuto e l’applicazione pratica delle <strong>di</strong>sposizioni ivi<br />
contenute, rappresenta «un decreto epocale […] che riconosce la vali<strong>di</strong>tà del sacrificio eucaristico<br />
celebrato secondo la redazione originale dell’Anafora <strong>di</strong> Addai e Mari, ossia senza le parole<br />
dell’Istituzione» 16 .<br />
C’è chi lo ritiene «il più importante documento magisteriale cattolico dal Vaticano II in<br />
poi» 17 o chi giu<strong>di</strong>ca il risultato raggiunto «un autentico miracolo, vera opera dello Spirito<br />
Santo» 18 .<br />
c) Il carattere pastorale degli Orientamenti<br />
d) La rilevanza teologica degli Orientamenti<br />
16 TAFT, p. 76.<br />
17 Ivi, p. 77.<br />
18 C. GIRAUDO, L’anafora degli apostoli Addai e Mari: la “gemma orientale” della lex oran<strong>di</strong>, in Divinitas 47 (2004) num.<br />
spec., pp. 122-123. Questo articolo riprende per intero, con piccoli ampliamenti ed un più ricco apparato critico,<br />
l’articolo già pubblicato dall’autore con il titolo Addai e Mari, l’anafora della Chiesa d’Oriente: «ortodossa» anche senza le<br />
parole istituzionali, in Rivista liturgica 89 (2002) pp. 205-215.
Le Antiche Chiese Orientali 8<br />
e) L’invito rivolto al ministro della Chiesa assira<br />
È una <strong>di</strong>sposizione che merita <strong>di</strong> essere positivamente accolta per la rilevanza ecumenica<br />
che assume. Infatti, «da un punto <strong>di</strong> vista ecumenico, può essere un’espressione corretta <strong>di</strong> rispetto<br />
fraterno per i membri <strong>di</strong> altre Chiese che ricevono la Santa Comunione nella Chiesa assira<br />
dell’Oriente e sono abituati, secondo la tra<strong>di</strong>zione teologica e canonica della propria Chiesa, ad<br />
ascoltare la recita delle parole dell’Istituzione in ogni preghiera eucaristica» 19 .<br />
3.3. Una lezione per l’ecumenismo<br />
a) Non assolutizzare il proprio punto <strong>di</strong> vista e la propria prospettiva teologica<br />
La storia della recezione dell’Anafora <strong>di</strong> Addai e Mari mostra che i liturgisti e i pastori non<br />
furono in grado e non si preoccuparono <strong>di</strong> «spogliarsi della loro forma mentis incapace <strong>di</strong> mettersi<br />
alla scuola della lex oran<strong>di</strong>» 20 .<br />
b) Cogliere la <strong>di</strong>versità come ricchezza<br />
Particolarmente viva al riguardo resta la lezione conciliare <strong>di</strong> UR 17.<br />
Giovanni Paolo II se ne è fatto eco. Vent’anni dopo la promulgazione del Decreto<br />
conciliare, «nella visita alla chiesa <strong>di</strong> Bari il 26 febbraio 1984, incontrando il metropolita ortodosso<br />
<strong>di</strong> Myra Krisostomos Kostantini<strong>di</strong>s nella cripta della Basilica <strong>di</strong> san Nicola, il papa pronunciò un<br />
<strong>di</strong>scorso sulla vocazione ecumenica della Chiesa:<br />
Il Vescovo <strong>di</strong> Roma viene pellegrino al sepolcro del santo vescovo <strong>di</strong> Myra e in lui rende<br />
omaggio alla Chiesa d’Oriente. L’unità è il frutto maturo dello Spirito; essa è la forma che soltanto<br />
l’amore può dare alla vita: essa non è assorbimento e neppure fusione. Le due chiese sorelle, d’Oriente e<br />
d’Occidente, oggi comprendono che senza un ascolto reciproco delle ragioni profonde che sottendono in<br />
ciascuna la comprensione <strong>di</strong> ciò che la caratterizza, senza un dono reciproco dei tesori della genialità, <strong>di</strong><br />
cui ciascuna è portatrice, la Chiesa <strong>di</strong> Cristo non può manifestare la piena maturità <strong>di</strong> quella forma<br />
ricevuta all’inizio del Cenacolo. L’univa via percorribile passa per la <strong>di</strong>latazione della mente e del cuore,<br />
che ogni incontro presuppone.<br />
Il completamento auspicato nella con<strong>di</strong>visione della “<strong>di</strong>fferente interpretazione delle fonti<br />
comuni” (Y. Spiteris) non fa altro che porre in maggior risalto la sovrabbondante e multiforme<br />
ricchezza del mistero <strong>di</strong> Cristo» 21 .<br />
Una decina d’anni dopo, nella Lettera apostolica Orientale lumen ha ripreso il testo<br />
conciliare e l’ha commentato con meravigliosa profon<strong>di</strong>tà.<br />
19 L’Osservatore Romano, 26 ottobre 2001<br />
20 GIRAUDO, p. 120. La necessità che la teologia, e <strong>di</strong> conseguenza la prassi pastorale, si metta alla scuola della lex<br />
oran<strong>di</strong> è ben espressa nelle pagine seguenti dallo stesso Giraudo: «Possiamo affermare che, con questa <strong>di</strong>chiarazione, la<br />
sistematica occidentale del secondo millennio si arrende all’evidenza – ma si arrende con l’onore delle armi! –, quasi a<br />
<strong>di</strong>re: “Abbiamo esagerato con le nostre assolutizzazioni e incon<strong>di</strong>zionate certezze, con i nostri sistematici sospetti, con<br />
le nostre facili esclusioni. Abbandoniamo dunque la guida assoluta delle nostre teste pensanti, rimettiamoci con fiducia<br />
alla scuola della lex oran<strong>di</strong>! Sarà essa a <strong>di</strong>rci che cosa l’Eucaristia è, e come la Chiesa <strong>di</strong> sempre la fa”» (ivi, p. 123).<br />
21 J.P. LIEGGI, Elementi <strong>di</strong> una teologia ecumenica al servizio dell’incontro tra Oriente e Occidente, in Credere Oggi 29 (2009)<br />
n. 174, pp. 130-131.
Le Antiche Chiese Orientali 9<br />
I.<br />
In Egitto, nella Libia e nella Pentapoli sia mantenuta<br />
l’antica consuetu<strong>di</strong>ne per cui il vescovo <strong>di</strong> Alessandria<br />
abbia autorità su tutte quelle provincie, come è<br />
consuetu<strong>di</strong>ne anche per il vescovo <strong>di</strong> Roma.<br />
Ugualmente ad Antiochia e nelle altre provincie siano<br />
conservati alle chiese i loro privilegi.<br />
(can 6 del concilio <strong>di</strong> Nicea; COD 8-9)<br />
II.<br />
<strong>Prof</strong>essiamo perciò il signore nostro Gesù Cristo, il<br />
Figlio <strong>di</strong> Dio, l’Unigenito, Dio perfetto e uomo<br />
perfetto per anima razionale e corpo, nato dal Padre<br />
prima dei tempi secondo la <strong>di</strong>vinità, e negli ultimi<br />
giorni egli stesso per noi e per la nostra salvezza nato<br />
da Maria Vergine secondo l’umanità, consustanziale al<br />
Padre secondo la <strong>di</strong>vinità e consustanziale con noi<br />
secondo l’umanità. Infatti è avvenuta l’unione <strong>di</strong> due<br />
nature (duvo ga;r fuvsewn e{nwsi").<br />
Perciò professiamo un solo Cristo, un solo Figlio, un<br />
solo Signore. Secondo questo concetto dell’unione<br />
senza confusione, professiamo la santa Vergine Madre<br />
<strong>di</strong> Dio (qeotovkon), perché il Dio Logos si è incarnato e<br />
si è fatto uomo e per questo concepimento ha unito a<br />
sé il tempio che ha assunto da lei.<br />
Quanto alle espressioni che gli evangelisti e gli<br />
apostoli riferiscono al Signore, sappiamo che quegli<br />
uomini che parlavano <strong>di</strong> Dio alcune le hanno<br />
considerate in comune, riferendole all’unico prosopon,<br />
altre invece le hanno <strong>di</strong>vise, riferendole alle due<br />
nature, e ci hanno trasmesso quelle degne <strong>di</strong> Dio<br />
secondo la <strong>di</strong>vinità <strong>di</strong> Cristo e quelle umili secondo la<br />
sua umanità.<br />
(Formula <strong>di</strong> unione del 433)<br />
III.<br />
Dichiarazione comune <strong>di</strong> Giovanni Paolo Il<br />
e del catholicos degli Armeni Karekin I<br />
(Roma, 13 <strong>di</strong>cembre 1996)<br />
Mentre si accingono a concludere il loro solenne<br />
incontro, nella profonda convinzione del suo<br />
significato particolare per la continuità delle relazioni<br />
tra la Chiesa cattolica e la Chiesa apostolica armena,<br />
sua santità papa Giovanni Paolo II, vescovo <strong>di</strong> Roma, e<br />
sua santità Karekin I, patriarca supremo e catholicos <strong>di</strong><br />
tutti gli armeni, rendono umilmente grazie al Signore<br />
e Salvatore Gesù Cristo che ha permesso loro<br />
d’incontrarsi nel suo amore, per pregare insieme, per<br />
un fecondo <strong>di</strong>battito sul loro comune desiderio <strong>di</strong><br />
ricercare una più perfetta unità nello Spirito Santo, e<br />
per uno scambio <strong>di</strong> vedute sul modo secondo il quale le<br />
loro chiese possono dare una più efficace testimonianza<br />
DOCUMENTAZIONE<br />
al Vangelo in un mondo che va verso un nuovo<br />
millennio nella storia della salvezza.<br />
Papa Giovanni Paolo II e il catholicos Karekin I<br />
prendono atto della profonda comunione spirituale che<br />
già li unisce, e unisce i vescovi, il clero e i fedeli delle<br />
loro chiese. Si tratta <strong>di</strong> una comunione con ra<strong>di</strong>ci<br />
profonde nella comune fede nella Trinità santa e<br />
vivificante, fede proclamata dagli apostoli e trasmessa<br />
attraverso i secoli dai tanti padri e dottori della chiesa,<br />
da vescovi, sacerdoti, martiri alla loro sequela. Essi<br />
constatano con gioia che i recenti sviluppi delle<br />
relazioni ecumeniche e le <strong>di</strong>scussioni teologiche,<br />
condotte in spirito <strong>di</strong> amore cristiano e <strong>di</strong> fratellanza,<br />
hanno <strong>di</strong>ssipato molti dei malintesi ere<strong>di</strong>tati dalle<br />
controversie e dai <strong>di</strong>ssensi del passato. Tali <strong>di</strong>aloghi e<br />
incontri hanno preparato una salubre situazione <strong>di</strong><br />
comprensione reciproca e il ristabilimento <strong>di</strong> una più<br />
profonda comunione spirituale basata sulla fede<br />
comune nella santa Trinità, che le due chiese hanno<br />
con<strong>di</strong>viso e con<strong>di</strong>vidono per mezzo del vangelo <strong>di</strong><br />
Cristo e nella santa tra<strong>di</strong>zione della chiesa.<br />
Essi prendono atto con particolare sod<strong>di</strong>sfazione del<br />
grande progresso compiuto dalle loro chiese nella loro<br />
comune ricerca dell’unità in Cristo, il verbo <strong>di</strong> Dio<br />
fatto carne. Dio perfetto nella sua <strong>di</strong>vinità, uomo<br />
perfetto nella sua umanità, la sua <strong>di</strong>vinità è unita alla<br />
sua umanità nella persona dell’unigenito Figlio <strong>di</strong> Dio,<br />
in una unione che è reale, perfetta, senza confusione,<br />
senza alterazione, senza <strong>di</strong>visione, senza forma <strong>di</strong><br />
separazione alcuna. La realtà <strong>di</strong> questa fede comune in<br />
Gesù Cristo e nella stessa successione del ministero<br />
apostolico è stata a volte oscurata o ignorata. Fattori<br />
linguistici, culturali e politici hanno in sommo grado<br />
contribuito all’insorgere <strong>di</strong> quelle <strong>di</strong>vergenze<br />
teologiche che hanno trovato espressione nella loro<br />
terminologia <strong>di</strong> formulazione delle loro dottrine. Sua<br />
santità papa Giovanni Paolo II e sua santità Karekin I<br />
hanno espresso la ferma convinzione che, in virtù della<br />
comune e fondamentale fede in Dio e in Gesù Cristo, e<br />
quale risultato della presente <strong>di</strong>chiarazione, le<br />
controversie e le deplorevoli <strong>di</strong>visioni a volte derivate<br />
dai mo<strong>di</strong> <strong>di</strong>vergenti <strong>di</strong> esprimere tale fede, non<br />
dovrebbero più continuare a influire negativamente<br />
sulla vita e la testimonianza della chiesa oggi. Essi<br />
<strong>di</strong>chiarano umilmente davanti a Dio il loro dolore per<br />
queste controversie e <strong>di</strong>ssensi, nella determinazione <strong>di</strong><br />
estirpare dalla mente e dalla memoria delle loro chiese<br />
l’amarezza, le reciproche recriminazioni, e persino<br />
l’o<strong>di</strong>o che si sono manifestati in passato, e che possono<br />
ancora oggi velare le relazioni veramente fraterne e<br />
genuinamente cristiane tra le autorità e i fedeli <strong>di</strong><br />
entrambe le chiese, specie nel modo in cui tali relazioni<br />
sono andate sviluppandosi in tempi recenti.
Le Antiche Chiese Orientali 10<br />
IV.<br />
Non siamo noi eretici o scismatici, come voi credete,<br />
ma siamo ortodossi, secondo la confessione dei nostri<br />
Padri spirituali, ed anatematizziamo per nome tutti gli<br />
eretici: Ario, Macedonio, Nestorio, Eutiche e tutti<br />
quelli che pensano come loro. Infatti, anche se <strong>di</strong>ciamo<br />
una la natura <strong>di</strong> Cristo, che vi pare sia eutichiano, però<br />
vi aggiungiamo: inconfusa. Se non <strong>di</strong>cessimo<br />
inconfusa, sarebbe un’eresia abominevole. Esattamente<br />
come quando voi <strong>di</strong>te “due nature”, che è simile a<br />
quanto <strong>di</strong>ceva Nestorio, ma aggiungete in<strong>di</strong>vise. Se<br />
non aggiungeste “in<strong>di</strong>vise” <strong>di</strong>cendo due le nature,<br />
sarebbe un’eresia abominevole. Invece, mentre noi<br />
<strong>di</strong>ciamo una la natura inconfusa, voi <strong>di</strong>te due le nature<br />
in<strong>di</strong>vise. Ed unico e ugualmente corretto è il senso <strong>di</strong><br />
ambedue le espressioni.<br />
(lettera del catholicos Movses III Tatevatsi,<br />
del vescovo Khacatur Kesaratsi e del vardapet Aristakes<br />
a papa Urbano VIII, 17 agosto 1626)<br />
V.<br />
Noi cre<strong>di</strong>amo che il nostro Signore, Dio e Salvatore<br />
Gesù Cristo, il Logos incarnato, è perfetto nella sua<br />
<strong>di</strong>vinità e perfetto nella sua umanità. Egli ha reso la<br />
sua umanità una cosa sola con la sua <strong>di</strong>vinità, senza<br />
commistione né mescolanza, né confusione. La sua<br />
<strong>di</strong>vinità non si è separata dalla sua umanità neppure<br />
per un momento o un battito <strong>di</strong> ciglia. Al tempo<br />
stesso, noi anatematizziamo le dottrine sia <strong>di</strong> Nestorio<br />
sia <strong>di</strong> Eutiche.<br />
(Formula breve sulla cristologia,<br />
12 febbraio 1988)<br />
VI.<br />
Dichiarazione comune <strong>di</strong> Giovanni Paolo II e<br />
del Patriarca siro d’Antiochia Moran Mar Ignatius<br />
Zakka I Iwas (Roma, 23 giugno 1984)<br />
Il Santo Padre e il Patriarca siro ortodosso d’Antiochia<br />
Sua Santità Moran Mar Ignatius Zakka I Iwas, hanno<br />
sottoscritto la seguente <strong>di</strong>chiarazione comune:<br />
1. Sua Santità Giovanni Paolo II, Vescovo <strong>di</strong> Roma,<br />
Papa della Chiesa cattolica e sua Santità Moran Mar<br />
Ignatius Zakka I Iwas, Patriarca d’Antiochia e <strong>di</strong> tutto<br />
l’Oriente, Capo supremo della Chiesa siro ortodossa<br />
universale, si inginocchiano in tutta umiltà <strong>di</strong> fronte al<br />
trono esaltato e magnificato <strong>di</strong> nostro signore Gesù<br />
Cristo, rendono grazia per questa mirabile opportunità<br />
che è stata loro concessa <strong>di</strong> incontrarsi insieme nel suo<br />
amore, per rafforzare ancora <strong>di</strong> più le relazioni tra le<br />
nostre due Chiese sorelle, la Chiesa <strong>di</strong> Roma e la<br />
Chiesa siro ortodossa d’Antiochia, relazioni già<br />
eccellenti, grazie all’iniziativa intrapresa in comune da<br />
sua Santità <strong>di</strong> felice memoria, papa Paolo VI e sua<br />
Santità <strong>di</strong> felice memoria, Moran Mar Ignatius Jacoub<br />
III.<br />
2. È solenne desiderio <strong>di</strong> sua Santità Giovanni Paolo II<br />
e <strong>di</strong> sua Santità Zakka I, <strong>di</strong> <strong>di</strong>latare l’orizzonte della<br />
loro fraternità e affermare, così facendo, le modalità<br />
della profonda comunione spirituale che li unisce ed<br />
unisce i prelati, il clero e i fedeli <strong>di</strong> entrambe le loro<br />
Chiese, per consolidare questi legami <strong>di</strong> fede, speranza<br />
e carità e progre<strong>di</strong>re nella ricerca <strong>di</strong> una completa e<br />
comune vita ecclesiale.<br />
3. Innanzitutto, sua Santità Giovanni Paolo II e sua<br />
Santità Zakka I confessano la fede delle loro due<br />
Chiese, fede formulata dal Concilio <strong>di</strong> Nicea del 325<br />
d.C., comunemente conosciuto come “Credo <strong>di</strong> Nicea”.<br />
Essi comprendono oggi che le confusioni e gli scismi<br />
avvenuti tra le loro Chiese nei secoli successivi, in<br />
nessun modo intaccano o toccano la sostanza della<br />
loro fede, poiché tali confusioni e scismi avvennero<br />
solo a causa <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenze nella terminologia e nella<br />
cultura e a causa delle varie formule adottate da<br />
<strong>di</strong>fferenti scuole teologiche per esprimere lo stesso<br />
argomento. Conseguentemente, non troviamo oggi<br />
nessuna base reale per le tristi <strong>di</strong>visioni e per gli scismi<br />
che avvennero poi tra <strong>di</strong> noi circa la dottrina<br />
dall’incarnazione. Con le parole e nella vita, noi<br />
confessiamo la vera dottrina su Cristo nostro Signore,<br />
malgrado le <strong>di</strong>fferenze nell’interpretazione <strong>di</strong> questa<br />
dottrina che sorsero all’epoca del Concilio <strong>di</strong><br />
Calcedonia.<br />
4. Pertanto desideriamo riaffermare solennemente la<br />
nostra professione <strong>di</strong> fede comune nell’incarnazione <strong>di</strong><br />
nostro signore Gesù Cristo, come hanno affermato nel<br />
1971 papa Paolo VI e il patriarca Moran Mar Ignatius<br />
Jacoub III. Essi negarono che vi fossero delle<br />
<strong>di</strong>fferenze nella fede da loro confessata nel mistero del<br />
Verbo <strong>di</strong> Dio <strong>di</strong>venuto carne e fatto uomo. A nostra<br />
volta noi confessiamo che egli si è incarnato per noi,<br />
assumendo un vero corpo e un’anima razionale. Egli<br />
ha con<strong>di</strong>viso in tutto la nostra umanità eccetto il<br />
peccato. Noi confessiamo che il nostro Signore e<br />
nostro Dio, il nostro salvatore e re <strong>di</strong> ogni cosa, Gesù<br />
Cristo, è perfetto Dio quanto alla sua <strong>di</strong>vinità e<br />
perfetto uomo quanto alla sua umanità. In lui la sua<br />
<strong>di</strong>vinità è unita alla sua umanità. Quest’unione è reale,<br />
perfetta, senza mescolanza o commistione, senza<br />
confusione, senza alterazione, senza <strong>di</strong>visione, senza la<br />
minima separazione. Egli che è Dio eterno e<br />
in<strong>di</strong>visibile, è <strong>di</strong>ventato visibile nella carne e ha preso<br />
la forma <strong>di</strong> un servo. In lui umanità e <strong>di</strong>vinità sono<br />
unite in un modo reale, perfetto, in<strong>di</strong>visibile e<br />
inseparabile, e in lui tutte le sue proprietà sono<br />
presenti e attive.<br />
5. Poiché abbiamo la stessa concezione <strong>di</strong> Cristo,<br />
confessiamo anche la stessa concezione del suo<br />
mistero. Incarnato, morto e <strong>di</strong> nuovo risorto, il nostro<br />
Signore, Dio e Salvatore ha trionfato sul peccato e<br />
sulla morte. Per mezzo <strong>di</strong> lui, durante il tempo che va<br />
dalla Pentecoste alla sua seconda venuta, periodo che è<br />
anche la fase ultima del tempo, è dato all’uomo <strong>di</strong> fare<br />
l’esperienza della nostra creazione, il regno <strong>di</strong> Dio,<br />
lievito trasformatore (cf. Mt 13, 33), già presente in<br />
mezzo a noi. Per questo, Dio ha scelto un nuovo<br />
popolo, la sua Chiesa santa che è il corpo <strong>di</strong> Cristo. Per<br />
mezzo della parola e per mezzo dei sacramenti, lo<br />
Spirito Santo agisce nella Chiesa per chiamare ognuno<br />
<strong>di</strong> noi e farci membri del corpo <strong>di</strong> Cristo. Coloro che<br />
credono sono battezzati nello Spirito Santo, nel nome<br />
della Santa Trinità, per formare un solo corpo e,<br />
attraverso il sacramento dell’unzione della Cresima<br />
(Confermazione), la loro fede è resa perfetta e
Le Antiche Chiese Orientali 11<br />
rafforzata dallo stesso Spirito.<br />
6. La vita sacramentale trova nella santa Eucaristia il<br />
suo compimento e il suo vertice, in modo tale che è<br />
attraverso l’Eucaristia che la Chiesa realizza e rivela la<br />
sua natura nel modo più profondo. Attraverso la santa<br />
Eucaristia, l’evento della Pasqua <strong>di</strong> Cristo si <strong>di</strong>lata su<br />
tutta la Chiesa. Attraverso il santo Battesimo e la<br />
Cresima, infatti, i membri <strong>di</strong> Cristo sono uniti dallo<br />
Spirito Santo, sono innestati sul Cristo; e attraverso la<br />
santa Eucaristia la Chiesa <strong>di</strong>venta ciò che essa è<br />
destinata ad essere attraverso il Battesimo e la<br />
Cresima. Per mezzo della comunione con il Corpo e il<br />
Sangue <strong>di</strong> Cristo, i fedeli crescono in questa misteriosa<br />
<strong>di</strong>vinizzazione che, attraverso lo Spirito Santo, fa sì<br />
che abitino nel Figlio come figli del Padre.<br />
7. Gli altri sacramenti che la Chiesa cattolica e la<br />
Chiesa siro ortodossa d’Antiochia hanno in comune in<br />
un’unica e stessa successione del ministero apostolico,<br />
cioè i Sacri Or<strong>di</strong>ni, il Matrimonio, la Riconciliazione<br />
dei penitenti e l’Unzione degli infermi, convergono<br />
verso quella celebrazione della santa Eucaristia che è il<br />
fulcro della vita sacramentale e la massima espressione<br />
visibile della comunione ecclesiale. Questa comunione<br />
dei cristiani tra <strong>di</strong> loro e delle Chiese locali raccolte<br />
attorno ai loro legittimi vescovi, si realizza<br />
nell’assemblea comunitaria che confessa la stessa fede,<br />
che tende nella speranza verso il mondo che verrà,<br />
nell’attesa del ritorno del Salvatore ed è unita dallo<br />
Spirito Santo che abita in essa con un amore che non<br />
viene mai meno.<br />
8. Dal momento che essa è la massima espressione<br />
dell’unità cristiana tra i fedeli e tra i vescovi e i<br />
sacerdoti, la santa Eucaristia non può ancora essere<br />
celebrata tra noi. Una tale celebrazione presuppone<br />
una completa identità <strong>di</strong> fede, identità <strong>di</strong> fede che<br />
ancora non esiste fra <strong>di</strong> noi. Alcune questioni, in<br />
effetti, necessitano ancora <strong>di</strong> essere risolte per quanto<br />
si riferisce alla volontà del Signore per la sua Chiesa,<br />
come anche per quanto riguarda implicazioni<br />
dottrinali e particolari canonici delle tra<strong>di</strong>zioni proprie<br />
alle nostre comunità, che sono rimaste troppo a lungo<br />
nella separazione.<br />
9. La nostra identità <strong>di</strong> fede, per quanto non ancora<br />
completa, ci permette tuttavia <strong>di</strong> prevedere la<br />
collaborazione tra le nostre Chiese nella cura<br />
pastorale, in situazioni che, al giorno d’oggi, sono<br />
frequenti, sia a causa della <strong>di</strong>spersione dei nostri fedeli<br />
attraverso il mondo, sia per le precarie con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />
questa <strong>di</strong>fficile epoca. Non è raro il fatto che i nostri<br />
fedeli trovino moralmente o materialmente impossibile<br />
accedere ad un sacerdote della loro propria Chiesa. Nel<br />
desiderio <strong>di</strong> venire incontro alle loro necessità e<br />
avendo a mente il loro vantaggio spirituale, li<br />
autorizziamo, in tali casi, e quando ne hanno bisogno,<br />
a chiedere i sacramenti della Penitenza, dell’Eucaristia<br />
e dell’Unzione degli infermi a sacerdoti legittimi<br />
dell’una o l’altra delle nostre due Chiese sorelle. Dalla<br />
collaborazione pastorale dovrebbe logicamente<br />
derivare la collaborazione nella formazione dei<br />
sacerdoti e nell’educazione teologica. Si incoraggiano i<br />
vescovi a promuovere una compartecipazione nelle<br />
strutture <strong>di</strong> educazione teologica, ogni qual volta essi<br />
lo giu<strong>di</strong>chino possibile. Nel fare questo, non<br />
<strong>di</strong>mentichiamo certo che è nostro dovere fare ancora<br />
tutto ciò che è nelle nostre capacità per realizzare la<br />
piena comunione visibile tra la Chiesa cattolica e la<br />
Chiesa siro ortodossa d’Antiochia, e imploriamo<br />
incessantemente il nostro Signore <strong>di</strong> accordarci<br />
quell’unità che è la sola a permetterci <strong>di</strong> dare al mondo<br />
una testimonianza del Vangelo concorde e unanime.<br />
10. Ringraziando il Signore che ci ha permesso questo<br />
incontro nella gioia consolante della fede che abbiamo<br />
in comune (cf. Rm 1, 12) e che ci ha permesso <strong>di</strong><br />
proclamare davanti al mondo il mistero della Persona<br />
del Verbo incarnato e della sua opera <strong>di</strong> salvezza,<br />
fondamento incrollabile <strong>di</strong> questa fede comune, ci<br />
impegniamo solennemente a fare tutto ciò che ci sarà<br />
possibile per rimuovere gli ultimi ostacoli che si<br />
frappongono ancora alla piena comunione tra la Chiesa<br />
cattolica e la Chiesa siro ortodossa <strong>di</strong> Antiochia, per<br />
far sì che, con un solo cuore e con una sola voce, noi<br />
possiamo pre<strong>di</strong>care la parola che è: “la vera luce che<br />
illumina ogni uomo” e “dà il potere <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare figli <strong>di</strong><br />
Dio ai credenti nel suo nome” (cf. Gv 1, 9-12).<br />
VII.<br />
Dichiarazione Cristologica comune<br />
tra la Chiesa Cattolica<br />
e la Chiesa Assira dell’Oriente (11 novembre 1994)<br />
Sua Santità Papa Giovanni Paolo Il, Vescovo <strong>di</strong> Roma<br />
e Papa della Chiesa cattolica e Sua Santità Mar Dinkha<br />
IV, Catholicos-Patriarca della Chiesa assira<br />
dell’Oriente, rendono grazia a Dio che ha ispirato loro<br />
questo nuovo incontro fraterno.<br />
Essi lo considerano un passo fondamentale del<br />
cammino verso la piena comunione che dovrà essere<br />
ristabilita tra le loro Chiese. In effetti, essi possono,<br />
d’ora in poi, proclamare insieme davanti al mondo la<br />
loro fede comune nel mistero dell’Incarnazione.<br />
Quali ere<strong>di</strong> e custo<strong>di</strong> della fede ricevuta dagli Apostoli,<br />
così come essa è stata formulata dai nostri Padri<br />
comuni nel Simbolo <strong>di</strong> Nicea, noi confessiamo un solo<br />
Signore Gesù Cristo, figlio unigenito <strong>di</strong> Dio, nato dal<br />
Padre prima <strong>di</strong> tutti i secoli, il quale, giunta la<br />
pienezza dei tempi, è <strong>di</strong>sceso dal cielo e si è fatto uomo<br />
per la nostra salvezza. Il Verbo <strong>di</strong> Dio, la seconda<br />
Persona della Santa Trinità, per la potenza dello<br />
Spirito Santo si è incarnato assumendo dalla Santa<br />
Vergine Maria un corpo animato da un’anima<br />
razionale, con la quale egli fu in<strong>di</strong>ssolubilmente unito<br />
sin dal momento del suo concepimento.<br />
Perciò il nostro Signore Gesù Cristo è vero Dio e vero<br />
uomo, perfetto nella sua <strong>di</strong>vinità e perfetto nella sua<br />
umanità, consustanziale con il Padre e consustanziale<br />
con noi in ogni cosa, eccetto il peccato. La sua <strong>di</strong>vinità<br />
e la sua umanità sono unite in un’unica persona, senza<br />
confusione né cambiamento, senza <strong>di</strong>visione né<br />
separazione. In lui è stata preservata la <strong>di</strong>fferenza delle<br />
nature della <strong>di</strong>vinità e dell’umanità, con tutte le loro<br />
proprietà, facoltà ed operazioni. Ma lungi dal<br />
costituire “un altro e un altro”, la <strong>di</strong>vinità e l’umanità<br />
sono unite nella persona dello stesso ed unico Figlio <strong>di</strong><br />
Dio e Signore Gesù Cristo, il quale è l’oggetto <strong>di</strong> una<br />
sola adorazione.
Le Antiche Chiese Orientali 12<br />
Cristo pertanto non è un “uomo come gli altri” che Dio<br />
avrebbe adottato per risiedere in lui ed ispirarlo, come<br />
è il caso dei giusti e dei profeti. Egli è invece lo stesso<br />
Verbo <strong>di</strong> Dio, generato dal Padre prima della<br />
creazione, senza principio per quanto è della sua<br />
<strong>di</strong>vinità, nato negli ultimi tempi da una madre, senza<br />
un padre, per quanto è della sua umanità. L’umanità<br />
alla quale la Beata Vergine Maria ha dato la nascita è<br />
stata sempre quella dello stesso Figlio <strong>di</strong> Dio. Per<br />
questa ragione la Chiesa assira dell’Oriente eleva le<br />
sue preghiere alla Vergine Maria quale “Madre <strong>di</strong><br />
Cristo nostro Dio e Salvatore”. Alla luce <strong>di</strong> questa<br />
stessa fede, la tra<strong>di</strong>zione cattolica si rivolge alla<br />
Vergine Maria quale “Madre <strong>di</strong> Dio” e anche quale<br />
“Madre <strong>di</strong> Cristo”. Noi riconosciamo la legittimità e<br />
l’esattezza <strong>di</strong> queste espressioni della stessa fede e<br />
rispettiamo la preferenza che ciascuna Chiesa dà ad<br />
esse nella sua vita liturgica e nella sua pietà.<br />
Tale è l’unica fede che noi professiamo nel mistero <strong>di</strong><br />
Cristo. Le controversie del passato hanno condotto ad<br />
anatemi pronunciati nei confronti <strong>di</strong> persone o <strong>di</strong><br />
formule. Lo Spirito del Signore ci accorda <strong>di</strong><br />
comprendere meglio oggi che le <strong>di</strong>visioni così<br />
verificatesi erano in larga parte dovute a malintesi.<br />
Tuttavia, prescindendo dalle <strong>di</strong>vergenze cristologiche<br />
che ci sono state, oggi noi confessiamo uniti la stessa<br />
fede nel Figlio <strong>di</strong> Dio che è <strong>di</strong>ventato uomo perché noi,<br />
per mezzo della sua grazia, <strong>di</strong>ventassimo figli <strong>di</strong> Dio.<br />
D’ora in poi, noi desideriamo testimoniare insieme<br />
questa fede in Colui che è Via, Verità e Vita,<br />
annunciandola nel modo più idoneo agli uomini del<br />
nostro tempo e affinché il mondo creda nel Vangelo <strong>di</strong><br />
Salvezza.<br />
Il mistero dell’Incarnazione che noi professiamo<br />
insieme non è una verità astratta ed isolata. Esso<br />
riguarda il Figlio <strong>di</strong> Dio inviato per salvarci.<br />
L’economia della salvezza, che ha la sua origine nel<br />
mistero della comunione della Santa Trinità - Padre,<br />
Figlio e Spirito Santo - è portata a compimento<br />
attraverso la partecipazione a questa comunione,<br />
secondo la grazia, nella Chiesa una, santa, cattolica e<br />
apostolica, Popolo <strong>di</strong> Dio, Corpo <strong>di</strong> Cristo e Tempio<br />
dello Spirito.<br />
I credenti <strong>di</strong>ventano membra <strong>di</strong> questo corpo<br />
attraverso il sacramento del Battesimo, per il cui<br />
tramite, per mezzo dell’acqua e dell’azione dello<br />
Spirito, essi rinascono come creature nuove. Essi sono<br />
confermati dal sigillo dello Spirito Santo, che il<br />
sacramento dell’unzione conferisce. La loro comunione<br />
con Dio e tra loro è pienamente realizzata dalla<br />
celebrazione dell’unica offerta <strong>di</strong> Cristo nel sacramento<br />
dell’eucaristia. Tale comunione è ristabilita per i<br />
membri peccatori della Chiesa quando essi sono<br />
riconciliati con Dio e gli uni con gli altri per mezzo del<br />
sacramento del Perdono. Il sacramento<br />
dell’or<strong>di</strong>nazione al ministero sacerdotale nella<br />
successione apostolica è garante, in ogni Chiesa locale,<br />
dell’autenticità della fede, dei sacramenti e della<br />
comunione.<br />
Vivendo <strong>di</strong> questa fede e <strong>di</strong> questi sacramenti, le<br />
Chiese cattoliche particolari e le Chiese assire<br />
particolari possono, <strong>di</strong> conseguenza, riconoscersi<br />
reciprocamente come Chiese sorelle. Per essere piena e<br />
totale, la comunione presuppone l’unanimità per<br />
quanto riguarda il contenuto della fede, i sacramenti e<br />
la costituzione della Chiesa. Poiché tale unanimità, alla<br />
quale ten<strong>di</strong>amo, non è stata ancora raggiunta, non<br />
possiamo purtroppo celebrare insieme l’eucaristia che<br />
è il segno della comunione ecclesiale già pienamente<br />
ristabilita.<br />
Tuttavia, la profonda comunione spirituale nella fede e<br />
la reciproca fiducia che già esistono tra le nostre<br />
Chiese, ci autorizzano d’ora in poi a considerare come<br />
sia possibile testimoniare insieme il messaggio<br />
evangelico e collaborare in particolari situazioni<br />
pastorali, tra le quali, e in modo speciale, nel campo<br />
della catechesi e della formazione dei futuri sacerdoti.<br />
Rendendo grazia a Dio che ci ha concesso <strong>di</strong> riscoprire<br />
ciò che già ci unisce nella fede e nei sacramenti, ci<br />
impegniamo a fare tutto il possibile per rimuovere<br />
quegli ostacoli del passato che impe<strong>di</strong>scono ancora il<br />
raggiungimento della piena comunione tra le nostre<br />
Chiese, per poter rispondere meglio all’appello del<br />
Signore per l’unità dei suoi <strong>di</strong>scepoli, una unità che<br />
deve essere evidentemente espressa in modo visibile.<br />
Per superare tali ostacoli, costituiamo un comitato<br />
misto per il <strong>di</strong>alogo teologico tra la Chiesa cattolica e<br />
la Chiesa assira dell’Oriente.<br />
VIII.<br />
Sia benedetto Dio (Bene<strong>di</strong>ctus sit Deus), Padre del signore<br />
nostro Gesù Cristo, Padre misericor<strong>di</strong>oso e Dio <strong>di</strong> ogni<br />
consolazione (2Cor 1,3) che accompagna con molti e<br />
gran<strong>di</strong> favori, e concede esito più felice <strong>di</strong> quanto noi<br />
meritiamo al nostro anelito per la salvezza del popolo<br />
cristiano e alle continue attività con cui cerchiamo <strong>di</strong><br />
favorirla, come è proprio del nostro ufficio pastorale, e<br />
nella misura in cui ci è concesso dall’alto.<br />
Dopo aver celebrata l’unione della Chiesa orientale<br />
con quella occidentale nel concilio ecumenico<br />
fiorentino e dopo il ritorno degli Armeni, dei Giacobiti<br />
e dei popoli della Mesopotamia, abbiamo inviato il<br />
nostro venerabile fratello Andrea, arcivescovo <strong>di</strong><br />
Kolossi, in Oriente e all’isola <strong>di</strong> Cipro, perché con la<br />
sua pre<strong>di</strong>cazione e l’esposizione dei decreti riguardanti<br />
la loro unione e il loro ritorno, confermasse nella fede<br />
ricevuta i Greci, gli Armeni e i Giacobiti residenti in<br />
quelle terre, e, secondo le nostre esortazioni e<br />
ammonimenti, cercasse <strong>di</strong> ricondurre alla vera fede<br />
quelli <strong>di</strong> altre sette lontani dalla vera dottrina (quos ex<br />
aliis sectis a vera doctrina alienos), seguaci <strong>di</strong> Nestorio o<br />
<strong>di</strong> Macario.<br />
Tutto questo egli lo eseguì con somma <strong>di</strong>ligenza, in<br />
forza della sua sapienza e delle altre virtù ricevute da<br />
Dio, datore <strong>di</strong> ogni grazia. Infatti dopo varie e<br />
molteplici <strong>di</strong>scussioni, eliminò finalmente dai loro<br />
cuori anzitutto ogni impura dottrina nestoriana, che<br />
asseriva Cristo essere un semplice uomo e la<br />
beatissima Vergine non la madre <strong>di</strong> Dio ma la madre<br />
del Cristo, poi gli errori <strong>di</strong> Macario d’Antiochia, uomo<br />
<strong>di</strong> somma empietà, il quale, pur professando che Cristo<br />
è vero Dio e vero uomo, tuttavia asseriva esservi in lui<br />
solo la volontà e l’operazione <strong>di</strong>vina lasciando poco<br />
spazio alla sua umanità.
Le Antiche Chiese Orientali 13<br />
Con l’aiuto <strong>di</strong> Dio egli convertì i nostri venerabili<br />
fratelli Timoteo, metropolita dei Caldei, che fino a quel<br />
momento nell’isola <strong>di</strong> Cipro erano chiamati nestoriani<br />
in quanto seguaci <strong>di</strong> Nestorio, ed Elia, vescovo dei<br />
Maroniti, che nello stesso regno era ritenuto<br />
contaminato con tutta la sua nazione dalle dottrine <strong>di</strong><br />
Macario, e lo riportò alla vera fede con tutto il popolo<br />
e i chierici dell’isola <strong>di</strong> Cipro a lui soggetti. A questi<br />
prelati e a tutti i loro fedeli, egli trasmise la fede e la<br />
dottrina che la Chiesa sacrosanta ha sempre coltivato e<br />
osservato e essi l’accolsero con somma venerazione, in<br />
una pubblica e solenne assemblea delle <strong>di</strong>verse nazioni<br />
del regno, svoltasi nella chiesa metropolitana <strong>di</strong> Santa<br />
Sofia.<br />
Dopo ciò i Caldei mandarono fino a noi il predetto<br />
Timoteo, loro metropolita, e anche Elia, vescovo dei<br />
Maroniti, ci mandò un inviato perché entrambi<br />
rendessero la solenne professione <strong>di</strong> fede secondo la<br />
dottrina della Chiesa romana, quella fede che per<br />
l’aiuto del Signore e l’autorità del beato Pietro<br />
apostolo è rimasta sempre incontaminata. Infatti<br />
davanti a noi, in questa sacra congregazione generale<br />
del concilio ecumenico lateranense, il metropolita<br />
Timoteo, con venerazione e devozione, professò quella<br />
stessa fede e dottrina, prima nella sua lingua caldea<br />
trodotta in greco, e poi ritradotta dal greco al latino,<br />
con queste parole: «Io Timoteo, arcivescovo <strong>di</strong> Tarso,<br />
metropolita dei Caldei <strong>di</strong> Cipro, per me e per tutte le<br />
popolazioni a me affidate nell’isola <strong>di</strong> Cipro <strong>di</strong>chiaro e<br />
prometto solennemente a Dio immortale, Padre, Figlio<br />
e Spirito Santo, e a te, santissimo e beatissimo padre,<br />
Eugenio IV papa, e a questa sacrosanta apostolica sede<br />
e a questa santa e venerabile congregazione, che per<br />
l’avvenire rimarrò sempre nella tua obbe<strong>di</strong>enza e in<br />
quella dei tuoi successori e della sacrosanta chiesa<br />
romana, in quanto unica madre e capo <strong>di</strong> tutte le altre<br />
chiese.<br />
Allo stesso modo prometto che in avvenire sempre<br />
crederò e professerò che lo Spirito Santo procede dal<br />
Padre e dal Figlio, come insegna e professa la santa<br />
Chiesa romana; che in avvenire crederò sempre e<br />
riconoscerò in Cristo due nature, due volontà, una<br />
ipostasi e due operazioni; che in avvenire confesserò e<br />
approverò sempre e tutti i sette sacramenti della<br />
Chiesa romana, come essa li crede, insegna e pre<strong>di</strong>ca;<br />
che in avvenire non userò olio nella santa eucaristia;<br />
che in avvenire crederò, confesserò, pre<strong>di</strong>cherò e<br />
insegnerò sempre tutto ciò che crede, confessa,<br />
insegna e pre<strong>di</strong>ca la sacrosanta Chiesa romana e che<br />
tutto quello che essa riprova, colpisce con anatema e<br />
condanna, anch’io lo riprovo, lo colpisco con anatema e<br />
lo condannerò sempre anche in futuro, specialmente le<br />
empietà e le bestemmie del pericolosissimo eresiarca<br />
Nestorio, e ogni altra eresia che si manifesti contro<br />
questa santa, cattolica e apostolica Chiesa. […]».<br />
[…] Nessuno, d’ora in poi, potrà definire eretici il<br />
metropolita dei Caldei, il vescovo dei Maroniti e il<br />
clero e i popoli loro affidati o qualcuno tra essi, o<br />
in<strong>di</strong>care come Nestoriani i Caldei. Se qualcuno<br />
trasgre<strong>di</strong>rà questa nostra <strong>di</strong>sposizione, coman<strong>di</strong>amo<br />
che sia scomunicato […].<br />
(Bolla <strong>di</strong> unione dei Caldei e dei Maroniti <strong>di</strong> Cipro<br />
Bene<strong>di</strong>ctus sit Deus, 7 agosto 1445; COD 589-591)<br />
IX.<br />
Lo scopo principale <strong>di</strong> questo concilio non è la<br />
<strong>di</strong>scussione <strong>di</strong> questo o quel tema della dottrina<br />
fondamentale della chiesa, in ripetizione <strong>di</strong>ffusa<br />
dell’insegnamento dei padri e dei teologi antichi e<br />
moderni quale si suppone sempre ben presente e<br />
familiare allo spirito.<br />
Per questo non occorreva un concilio. Ma dalla<br />
rinnovata, serena e tranquilla adesione a tutto<br />
l’insegnamento della chiesa nella sua interezza e<br />
precisione, quale ancora splende negli atti conciliari<br />
del Tridentino e del Vaticano I, lo spirito cristiano,<br />
cattolico e apostolico del mondo intero, attende un<br />
balzo innanzi verso una penetrazione dottrinale e una<br />
formazione delle coscienze; è necessario che questa<br />
dottrina certa e immutabile, che deve essere<br />
fedelmente rispettata, sia approfon<strong>di</strong>ta e presentata in<br />
modo che risponda alle esigenze del nostro tempo.<br />
Altra cosa è infatti il deposito stesso della fede, vale a <strong>di</strong>re le<br />
verità contenute nella nostra dottrina, e altra cosa è la<br />
forma con cui quelle vengono enunciate, conservando ad<br />
esse tuttavia lo stesso senso e la stessa portata.<br />
Bisognerà attribuire molta importanza a questa forma<br />
e, se sarà necessario, bisognerà insistere con pazienza<br />
nella sua elaborazione; e si dovrà ricorrere ad un modo<br />
<strong>di</strong> presentare le cose che più corrisponda al magistero,<br />
il cui carattere è preminentemente pastorale.<br />
(GIOVANNI XXIII, Discorso Gaudet mater ecclesia<br />
nella solenne apertura del concilio, 11 ottobre 1962 22 )<br />
X.<br />
Orientamenti per l’ammissione all’Eucaristia<br />
fra la Chiesa caldea e la Chiesa assira dell’Oriente<br />
(Roma, 20 Luglio 2001)<br />
Data la situazione <strong>di</strong> grande in<strong>di</strong>genza <strong>di</strong> molti fedeli<br />
caldei e assiri, nei loro paesi d’origine e nella <strong>di</strong>aspora,<br />
la quale impe<strong>di</strong>sce a molti <strong>di</strong> loro una normale vita<br />
sacramentale secondo la propria tra<strong>di</strong>zione, e nel<br />
contesto ecumenico del <strong>di</strong>alogo bilaterale fra la Chiesa<br />
cattolica e la Chiesa assira dell'Oriente, è stato<br />
richiesto <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre per l'ammissione all'Eucaristia fra<br />
la Chiesa caldea e la Chiesa assira dell'Oriente. La<br />
richiesta è stata dapprima esaminata dalla Commissione<br />
congiunta per il Dialogo teologico fra la Chiesa cattolica e<br />
la Chiesa assira dell'Oriente. I presenti orientamenti<br />
sono stati successivamente elaborati dal Pontificio<br />
Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani in<br />
accordo con la Congregazione per la Dottrina della Fede<br />
e la Congregazione per le Chiese Orientali.<br />
1. Necessità pastorale<br />
La richiesta <strong>di</strong> ammissione all'Eucaristia fra la Chiesa<br />
caldea e la Chiesa assira dell'Oriente è connessa alla<br />
particolare situazione geografica e sociale nella quale<br />
vivono attualmente i loro fedeli. A causa <strong>di</strong> svariate e a<br />
volte drammatiche circostanze, molti fedeli assiri e<br />
22 EV 1, 54* - 55* (il corsivo è mio). Questo testo è stato<br />
esplicitamente ripreso da Giovanni Paolo II nella lettera enciclica Ut<br />
unum sint del 25 maggio 1995 (cf. n. 18; EV 14, 2700).
Le Antiche Chiese Orientali 14<br />
caldei hanno lasciato il loro paese d’origine e sono<br />
emigrati in Me<strong>di</strong>o Oriente, in Scan<strong>di</strong>navia, in Europa<br />
occidentale, in Australia e in Nord America. Poiché, in<br />
una <strong>di</strong>aspora tanto estesa, ciascuna comunità locale<br />
non può <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> un sacerdote, numerosi fedeli<br />
caldei e assiri si trovano in una situazione <strong>di</strong> necessità<br />
pastorale per quanto riguarda l'amministrazione dei<br />
Sacramenti. Documenti ufficiali della Chiesa cattolica,<br />
come il Co<strong>di</strong>ce dei Canoni delle Chiese Orientali, can. 671,<br />
§2-§3 e il Direttorio per l'Applicazione dei Principi e delle<br />
Norme sull’Ecumenismo, n. 123, stabiliscono norme<br />
speciali per tali situazioni.<br />
2. Riavvicinamento ecumenico<br />
La richiesta è anche connessa all'attuale processo <strong>di</strong><br />
riavvicinamento ecumenico in atto fra la Chiesa<br />
cattolica e la Chiesa assira dell'Oriente. Con la<br />
Dichiarazione comune cristologica, firmata nel 1994 da<br />
Papa Giovanni Paolo II e dal Patriarca Mar Dinkha<br />
IV, è stato risolto il principale problema dogmatico fra<br />
la Chiesa cattolica e la Chiesa assira dell'Oriente. Di<br />
conseguenza, anche il riavvicinamento ecumenico fra<br />
la Chiesa caldea e la Chiesa assira dell'Oriente è<br />
prevenuto ad una ulteriore fase <strong>di</strong> sviluppo. Il 29<br />
novembre 1996, il Patriarca Mar Raphaël Bidawid e il<br />
Patriarca Mar Dinkha IV hanno firmato un elenco <strong>di</strong><br />
proposte comuni nell’intento <strong>di</strong> pervenire al<br />
ristabilimento della piena unità ecclesiale fra le due<br />
ere<strong>di</strong> storiche dell'antica Chiesa dell'Oriente. Il 15<br />
agosto 1997 i Sino<strong>di</strong> delle due Chiese hanno approvato<br />
tale programma e lo hanno confermato con un<br />
«Decreto Sinodale Congiunto». I due Patriarchi hanno<br />
approvato, con l’appoggio dei rispettivi Sino<strong>di</strong>,<br />
un'ulteriore serie <strong>di</strong> iniziative volte a promuovere il<br />
progressivo ristabilimento della loro unità ecclesiale.<br />
La Congregazione per le Chiese Orientali e il Pontificio<br />
Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani<br />
incoraggiano tale processo.<br />
3. L'Anafora <strong>di</strong> Addai e Mari<br />
La principale questione per la Chiesa cattolica nei<br />
riguar<strong>di</strong> dell’accoglimento della richiesta, si riferiva al<br />
problema della vali<strong>di</strong>tà dell'Eucaristia celebrata con<br />
l'Anafora <strong>di</strong> Addai e Mari, una delle tre Anafore<br />
tra<strong>di</strong>zionalmente in uso nella Chiesa assira<br />
dell'Oriente. L’Anafora <strong>di</strong> Addai e Mari è singolare in<br />
quanto, da tempo immemorabile, essa è adoperata<br />
senza il racconto dell’Istituzione. Poiché la Chiesa<br />
cattolica considera le parole dell'Istituzione<br />
Eucaristica parte costitutiva e quin<strong>di</strong> in<strong>di</strong>spensabile<br />
dell'Anafora o Preghiera Eucaristica, essa ha condotto<br />
uno stu<strong>di</strong>o lungo e accurato sull'Anafora <strong>di</strong> Addai e<br />
Mari da un punto <strong>di</strong> vista storico, liturgico e teologico,<br />
al termine del quale, il 17 gennaio 2001, la<br />
Congregazione per la Dottrina della Fede è giunta alla<br />
conclusione che quest'Anafora può essere considerata<br />
valida. Sua Santità Papa Giovanni Paolo II ha<br />
approvato tale decisione. La conclusione a cui si è<br />
giunti si basa su tre principali argomenti.<br />
In primo luogo, l'Anafora <strong>di</strong> Addai e Mari è una delle<br />
più antiche anafore, risalente ai primor<strong>di</strong> della Chiesa.<br />
Essa fu composta e adoperata con il chiaro intento <strong>di</strong><br />
celebrare l'Eucaristia in piena continuità con l'Ultima<br />
Cena e secondo l'intenzione della Chiesa. La sua<br />
vali<strong>di</strong>tà non è mai stata ufficialmente confutata, né<br />
nell'Oriente né nell'Occidente cristiani.<br />
In secondo luogo, la Chiesa cattolica riconosce la<br />
Chiesa assira dell'Oriente come autentica Chiesa<br />
particolare, fondata sulla fede ortodossa e sulla<br />
successione apostolica. La Chiesa assira dell'Oriente ha<br />
anche preservato la piena fede eucaristica nella<br />
presenza <strong>di</strong> nostro Signore sotto le specie del pane e<br />
del vino e nel carattere sacrificale dell'Eucaristia.<br />
Pertanto, nella Chiesa assira dell'Oriente, sebbene essa<br />
non sia in piena comunione con la Chiesa cattolica, si<br />
trovano «veri sacramenti, soprattutto, in forza della<br />
successione apostolica, il sacerdozio e l'Eucaristia»<br />
(Unitatis re<strong>di</strong>ntegratio, n. 15).<br />
Infine, le parole dell'Istituzione Eucaristica sono <strong>di</strong><br />
fatto presenti nell'Anafora <strong>di</strong> Addai e Mari, non in<br />
modo narrativo coerente e ad litteram, ma in modo<br />
eucologico e <strong>di</strong>sseminato, vale a <strong>di</strong>re che esse sono<br />
integrate in preghiere successive <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong><br />
grazie, lode e intercessione. Infine, le parole<br />
dell'Istituzione Eucaristica sono <strong>di</strong> fatto presenti<br />
nell'Anafora <strong>di</strong> Addai e Mari, non in modo narrativo<br />
coerente e ad litteram, ma in modo eucologico e<br />
<strong>di</strong>sseminato, vale a <strong>di</strong>re che esse sono integrate in<br />
preghiere successive <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> grazie, lode e<br />
intercessione.<br />
4. Orientamenti per l'ammissione all'Eucaristia<br />
Considerando: la tra<strong>di</strong>zione liturgica della Chiesa<br />
assira dell'Oriente; la chiarificazione dottrinale circa la<br />
vali<strong>di</strong>tà dell'Anafora <strong>di</strong> Addai e Mari; il contesto<br />
attuale in cui vivono i fedeli assiri e caldei; le relative<br />
norme previste nei documenti ufficiali dalla Chiesa<br />
cattolica; il processo <strong>di</strong> riavvicinamento fra la Chiesa<br />
caldea e la Chiesa assira dell'Oriente, si formulano le<br />
seguenti <strong>di</strong>sposizioni:<br />
1. In caso <strong>di</strong> necessità, i fedeli assiri possono<br />
partecipare a una celebrazione caldea della Santa<br />
Eucaristia e ricevere la Santa Comunione; parimenti, i<br />
fedeli caldei per i quali è fisicamente o moralmente<br />
impossibile accostarsi ad un ministro cattolico,<br />
possono partecipare a una celebrazione assira della<br />
Santa Eucaristia e ricevere la Santa Comunione.<br />
2. In entrambi i casi, i ministri assiri e caldei celebrano<br />
la Santa Eucaristia secondo le prescrizioni e i costumi<br />
liturgici della loro propria tra<strong>di</strong>zione.<br />
3. Quando dei fedeli caldei partecipano a una<br />
celebrazione assira della Santa Eucaristia, il ministro<br />
assiro è caldamente incoraggiato a introdurre<br />
nell'Anafora <strong>di</strong> Addai e Mari le parole dell'Istituzione,<br />
secondo il benestare espresso dal Santo Sinodo della<br />
Chiesa assira dell'Oriente.<br />
4. Le suddette considerazioni sull'uso dell'Anafora <strong>di</strong><br />
Addai e Mari e i presenti orientamenti per<br />
l'ammissione all'Eucaristia, si intendono esclusivamente<br />
per la celebrazione eucaristica e per<br />
l'ammissione all'Eucaristia dei fedeli della Chiesa<br />
caldea e della Chiesa assira dell'Oriente, a motivo della<br />
necessità pastorale e del contesto ecumenico sopra<br />
menzionati.
Le Antiche Chiese Orientali 15<br />
XI.<br />
Anafora <strong>di</strong> Addai e Mari<br />
- La grazia del Signore nostro [Gesù Cristo, e l’amore <strong>di</strong> Dio Padre,<br />
e la comunione dello Spirito Santo sia con tutti noi, ora e in ogni<br />
tempo, e nei secoli dei secoli!]!<br />
- Amen.<br />
- In alti siano le vostre menti!<br />
- A te [sono], Dio [<strong>di</strong> Abramo e <strong>di</strong> Isacco e <strong>di</strong> Israele, re lodabile].<br />
- L’oblazione a Dio, Signore <strong>di</strong> tutti, viene offerta!<br />
- È conveniente e giusto.<br />
È degno <strong>di</strong> lode da tutte le nostre bocche<br />
e <strong>di</strong> confessione da tutte le nostre lingue<br />
il Nome adorabile e lodabile del Padre e del Figlio<br />
[e dello Spirito Santo,<br />
che creò il mondo nella sua grazia,<br />
e i suoi abitanti nella sua pietà,<br />
e redense gli uomini nella sua clemenza,<br />
e fece una grande grazia ai mortali.<br />
La tua grandezza, Signore, adorano mille migliaia<br />
[<strong>di</strong> [esseri] superiori<br />
e <strong>di</strong>ecimila miria<strong>di</strong> <strong>di</strong> Angeli,<br />
le schiere <strong>di</strong> [esseri] spirituali, ministri <strong>di</strong> fuoco e <strong>di</strong> spirito,<br />
insieme ai Cherubini e ai Serafini santi<br />
lodano il tuo Nome,<br />
vociferando e lodando [incessantemente<br />
e gridando l’uno all’altro e <strong>di</strong>cendo]:<br />
Santo, santo, [santo è il Signore Dio potente;<br />
pieni sono il cielo e la terra delle sue lo<strong>di</strong>.<br />
Osanna nei luoghi eccelsi e osanna al Figlio <strong>di</strong> David!<br />
Benedetto colui che viene e verrà nel nome del Signore.<br />
Osanna nei luoghi eccelsi!]<br />
E con queste potenze celesti<br />
[ti confessiamo, Signore,<br />
anche noi tuoi servi deboli e infermi e miseri,<br />
perché facesti a noi una grande grazia che non si più pagare:<br />
poiché rivestisti la nostra umanità<br />
per vivificarci attraverso la tua <strong>di</strong>vinità,<br />
ed elevasti la nostra oppressione,<br />
e rialzasti la nostra caduta,<br />
e risuscitasti la nostra mortalità,<br />
e rimettesti i nostri debiti,<br />
e giustificasti la nostra con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> peccato,<br />
e illuminasti la nostra mente,<br />
e superasti, Signore nostro e Dio nostro, i nostri avversari,<br />
e facesti risplendere la debolezza della nostra natura inferma<br />
con le misericor<strong>di</strong>e abbondanti della tua grazia.<br />
E per tutti [i tuoi aiuti e le tue grazie verso <strong>di</strong> noi<br />
ti ren<strong>di</strong>amo lode e onore e confessione e adorazione,<br />
ora e in ogni tempo, e nei secoli dei secoli. Amen.<br />
Tu, Signore,<br />
[nelle tue molte misericor<strong>di</strong>e,<br />
<strong>di</strong> cui non riusciamo a parlare,<br />
fa’ memoria buona <strong>di</strong> tutti i padri retti e giusti<br />
che furono gra<strong>di</strong>ti <strong>di</strong>nanzi a te<br />
nella commemorazione del corpo e sangue del tuo Cristo,<br />
che ti offriamo sopra l’altare puro e santo<br />
come tu ci insegnasti;<br />
e conce<strong>di</strong> a noi la tua tranquillità e la tua pace<br />
per tutti i giorni del mondo,<br />
affinché tutti gli abitanti della terra conoscano<br />
che tu sei Dio, il solo vero Padre,<br />
e tu mandasti il Signore nostro Gesù Cristo, Figlio tuo e <strong>di</strong>letto tuo;<br />
e lui stesso, Signore nostro e Dio nostro,<br />
ci insegnò nel suo vangelo vivificante<br />
tutta la purità e santità dei profeti e degli apostoli,<br />
e dei martiri e dei confessori,<br />
e dei vescovi e dei presbiteri e dei ministri,<br />
e <strong>di</strong> tutti i figli della santa Chiesa cattolica,<br />
che furono segnati con il segno vivo del battesimo santo.<br />
E anche noi, Signore,<br />
tuoi servi deboli e infermi e miseri,<br />
che siamo radunati e stiamo <strong>di</strong>nanzi a te in questo momento,<br />
abbiamo ricevuto nella tra<strong>di</strong>zione la figura che viene da te,<br />
giacché ci allietiamo e lo<strong>di</strong>amo, ed esaltiamo e commemoriamo,<br />
e celebriamo e facciamo questo mistero grande e tremendo<br />
della passione e morte e resurrezione<br />
[del Signore nostro Gesù Cristo.<br />
Venga, Signore, lo Spirito tuo santo,<br />
e riposi sopra questa oblazione dei tuoi servi,<br />
e la bene<strong>di</strong>ca e la santifichi,<br />
affinché sia per noi, Signore,<br />
per l’espiazione dei debiti e per la remissione dei peccati,<br />
e per la grande speranza della resurrezione dai morti,<br />
e per la vita nuova nel regno dei cieli<br />
con tutti coloro che furono gra<strong>di</strong>ti <strong>di</strong>nanzi a te.<br />
E per tutta la tua economia mirabile verso <strong>di</strong> noi<br />
ti confessiamo e ti lo<strong>di</strong>amo incessantemente,<br />
nella tua Chiesa redenta nel sangue prezioso del tuo Cristo,<br />
con bocche aperte e a volti scoperti,<br />
rendendo [lode e onore e confessione e adorazione<br />
al Nome tuo vivo e santo e vivificante,<br />
ora e in ogni tempo, e nei secoli dei secoli.<br />
Amen.<br />
XII.<br />
La Costituzione Pastorale “sulla Chiesa nel mondo<br />
contemporaneo” consta <strong>di</strong> due parti, ma è un tutto<br />
unitario. Viene detta “pastorale” appunto perché sulla<br />
base <strong>di</strong> principi dottrinali intende esporre<br />
l’atteggiamento della Chiesa in rapporto al mondo e<br />
agli uomini d’oggi. Pertanto, né alla prima parte<br />
manca l’intenzione pastorale, né alla seconda<br />
l’intenzione dottrinale. (GS, nota 1; EV 1, p. 1253)<br />
XIII.<br />
Nell’indagare la verità rivelata in Oriente e in<br />
Occidente furono usati meto<strong>di</strong> e prospettive <strong>di</strong>verse<br />
per giungere alla conoscenza e alla confessione delle<br />
realtà <strong>di</strong>vine (ad <strong>di</strong>vina cognoscenda et confitenda). Non<br />
fa quin<strong>di</strong> meraviglia che alcuni aspetti del mistero<br />
rivelato siano talvolta percepiti in modo più adatto e<br />
posti in miglior luce dall’uno che non dall’altro,<br />
cosicché si può <strong>di</strong>re allora che quelle varie formule<br />
teologiche non <strong>di</strong> rado si completino, piuttosto che<br />
opporsi. (UR 17; EV 1, 553)<br />
XIV.<br />
La mia mente si volge al patrimonio cristiano<br />
dell'Oriente. Non intendo descriverlo né interpretarlo:<br />
mi metto in ascolto delle Chiese d'Oriente che so<br />
essere interpreti viventi del tesoro tra<strong>di</strong>zionale da esse<br />
custo<strong>di</strong>to. Nel contemplarlo appaiono ai miei occhi<br />
elementi <strong>di</strong> grande significato per una più piena ed<br />
integrale comprensione dell'esperienza cristiana e,<br />
quin<strong>di</strong>, per dare una più completa risposta cristiana<br />
alle attese degli uomini e delle donne <strong>di</strong> oggi. […]<br />
Voglio qui avvicinarmi con rispetto e trepidazione<br />
all'atto <strong>di</strong> adorazione che esprimono queste Chiese,<br />
piuttosto che in<strong>di</strong>viduare questo o quel punto<br />
teologico specifico, emerso nei secoli in<br />
contrapposizione polemica nel <strong>di</strong>battito tra Occidentali<br />
e Orientali.<br />
L'Oriente cristiano fin dalle origini si mostra<br />
multiforme al proprio interno, capace <strong>di</strong> assumere i<br />
tratti caratteristici <strong>di</strong> ogni singola cultura e con un<br />
sommo rispetto <strong>di</strong> ogni comunità particolare. Non<br />
possiamo che ringraziare Dio, con profonda<br />
commozione, per la mirabile varietà con cui ha<br />
consentito <strong>di</strong> comporre, con tessere <strong>di</strong>verse, un<br />
mosaico così ricco e composito.<br />
(GIOVANNI PAOLO II, Orientale lumen n. 5)
BIBLIOGRAFIA<br />
ALCUNE PISTE<br />
PER L’APPROFONDIMENTO<br />
In generale sull’Oriente Cristiano<br />
F. CARCIONE, Le Chiese d’Oriente. Identità, patrimonio e quadro storico generale, San Paolo, Cinisello Balsamo 1998<br />
L’autore de<strong>di</strong>ca alle Antiche Chiese Orientali le pp. 178-267, dopo aver presentato nelle pagine<br />
precedenti le origini della cristianità orientale e le Chiese <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione bizantina.<br />
E.G. FARRUGIA (ed.), Dizionario enciclope<strong>di</strong>co dell’Oriente cristiano, Pontificio Istituto Orientale, Roma 2000<br />
In generale sulle Antiche Chiese Orientali<br />
Fascicolo n. 147 <strong>di</strong> Credere Oggi 25 (2005) n. 3: è interamente de<strong>di</strong>cato alle Antiche Chiese Orientali.<br />
E’ possibile leggerne il sommario, l’e<strong>di</strong>toriale e l’articolo introduttivo sul sito internet della rivista:<br />
http://www.credereoggi.it/upload/2005/sommario147.asp .<br />
Sulle questioni teologiche legate alla definizione del concilio <strong>di</strong> Calcedonia<br />
e le sue conseguenze ecclesiali<br />
A. DUCAY (ed.), Il concilio <strong>di</strong> Calcedonia 1550 anni dopo, LEV, Città del Vaticano 2003<br />
Raccoglie gli atti del Simposio svoltosi presso la Pontificia Università della Santa Croce nel 2001.<br />
Le <strong>di</strong>verse relazioni hanno presentato la dottrina cristologica <strong>di</strong> Calcedonia, i suoi fondamenti biblici,<br />
il valore e i limiti della formulazione dogmatica del concilio, la sua ricezione ecclesiale e la storia dei<br />
conflitti e della riconciliazione che ne sono nati.<br />
Sull’anafora <strong>di</strong> Addai e Mari<br />
La rivista Divinitas ha de<strong>di</strong>cato tutto un fascicolo (47 [2004] numero speciale, pp. 1-285) agli Orientamenti del 2001.<br />
Nei <strong>di</strong>versi contributi si presenta innanzitutto uno status quaestionis e si da’ spazio successivamente al<br />
<strong>di</strong>battito suscitato dal documento del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani.<br />
SITI WEB<br />
Dalle pagine del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani:<br />
• documenti del <strong>di</strong>alogo con le Chiese Ortodosse Orientali:<br />
http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/chrstuni/sub-index/index_ancientoriental-ch_it.htm<br />
• documenti del <strong>di</strong>alogo con la Chiesa Assira dell’Oriente:<br />
http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/chrstuni/sub-index/index_eastassyrian_it.htm<br />
Tra i siti segnalati nel fasc. <strong>di</strong> Credere Oggi (cf. pp. 147-148) si raccomanda la consultazione <strong>di</strong>:<br />
• http://www.pro-oriente.at/?site=ka000204<br />
Pagina de<strong>di</strong>cata alle Antiche Chiese Orientali all’interno del sito (tutto in tedesco!) della<br />
Fondazione “Pro Oriente” <strong>di</strong> Vienna. Contiene una presentazione delle <strong>di</strong>verse Chiese,<br />
informazioni circa la loro gerarchia e in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> siti specifici per ciascuna <strong>di</strong> esse.<br />
• http://www.cnewa.org/generalpg-verus.aspx?pageID=184<br />
Pagina dell’agenzia CNEWA (che si occupa dell’aiuto alle Chiese orientali) de<strong>di</strong>cata alla<br />
presentazione delle Chiese Orientali con il rimando al testo fondamentale <strong>di</strong> Ronald Roberson e<br />
alcuni importanti dati statistici che riguardano queste Chiese.<br />
Racccomando la consultazione <strong>di</strong> http://it.wikipe<strong>di</strong>a.org/wiki/Chiese_orientali_antiche :<br />
è la voce de<strong>di</strong>cata alle “Antiche Chiese Orientali” in Wikipe<strong>di</strong>a.<br />
E’ davvero ben fatta e contiene riman<strong>di</strong> ad ulteriori voci per ciascuna delle Chiese,<br />
all’interno delle quali si possono trovare le in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> ulteriori siti web.<br />
Per la presenza in Italia delle Antiche Chiese Orientali: http://www.cesnur.org/religioni_italia/chiese_ortodosse.htm