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Bollettino<strong>Ottobre</strong> - <strong>Dicembre</strong>20114


Bollettino<strong>Ottobre</strong> - <strong>Dicembre</strong>20114


Bollettino Diocesano 2011 - n.4IndiceAtti del Vescovo........................................................................................................................5Omelie.......................................................................................................................................... 7Interventi...................................................................................................................................41Lettere e messaggi...................................................................................................................53Decreti e Nomine.................................................................................................................... 57Vis<strong>it</strong>a Pastorale.......................................................................................................................63Diario del Vescovo................................................................................................................. 85Attiv<strong>it</strong>à del Presb<strong>it</strong>erio........................................................................................................95Organismi Pastorali............................................................................................................105Avvenimenti Diocesani......................................................................................................123Necrologi.................................................................................................................................129


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Perché amo questa ChiesaPerché è la vigna innestata sulla vera v<strong>it</strong>e, CristoOmelia dal Vescovo in occasione della candidatura agli ordini sacridei seminaristi Stefano Battarra, Daniele Leoni, Andrea Scognamiglioe dell'aspirante al diaconato permanente, Mauro VanniRimini, 2 ottobre 2011Un cantico, r<strong>it</strong>agliato dal rotolo del grande Isaia, che abbiamo ascoltatonella 1.a lettura; un salmo, il n. 79, che abbiamo rec<strong>it</strong>ato con il versetto responsoriale:“La vigna del Signore è la casa d’Israele”; una storia, la parabola deivignaioli omicidi, riportata dal vangelo appena proclamato. Lamento ardentedi un innamorato deluso e trad<strong>it</strong>o, il celebre canto della vigna del profeta Isaiaracconta lo sfogo amaro di Dio nei confronti del popolo eletto, descr<strong>it</strong>to come“la sua piantagione prefer<strong>it</strong>a”. L’implacabile collera divina raggiunge l’apice dellosdegno nella strofa finale del canto, che, per riprodurre la sonor<strong>it</strong>à del testoebraico, si potrebbe rendere così: Dio “si aspettava il dir<strong>it</strong>to / ed ecco il del<strong>it</strong>to;// attendeva giustizia, / ed ecco invece nequizia”. Nel salmo responsoriale nonè più Dio a scagliare l’invettiva contro il popolo, ma è il popolo a indirizzare unasupplica angosciata a Dio per l’umiliante degrado della vigna, devastata e ridottaa una landa di ululati sol<strong>it</strong>ari: “Dio degli eserc<strong>it</strong>i, r<strong>it</strong>orna! / Guarda dal cielo evedi / e vis<strong>it</strong>a questa vigna, / proteggi il ceppo che la tua destra ha piantato, /il germoglio che ti sei coltivato”.71. Quando Dio viene colp<strong>it</strong>o al cuoreNella parabola dei vignaioli omicidi l’evangelista Matteo, come già avevafatto Marco, ricostruisce il racconto di Gesù sulla falsariga del cantico del profeta.Ma a un certo punto se ne distacca: il compimento della profezia non èmai la sua fotocopia esatta per filo e per segno. Nell’allegoria di Isaia il padronedella vigna si aspettava uva pregiata, e si è r<strong>it</strong>rovato invece uva scadente. Nellaparabola Gesù non fa questione di frutti buoni o cattivi, ma di rifiuto dei dir<strong>it</strong>tidel proprietario. I contadini non vogliono riconoscere il padrone come tale:fanno e disfanno come se la vigna fosse di loro proprietà. Ecco il peccato diIsraele: non consiste in una generica disobbedienza del popolo al suo Signore,ma in una colpa ben più grave: Israele ha caparbiamente risped<strong>it</strong>o i portavocedi Dio - i profeti - al loro m<strong>it</strong>tente e, alla fine, ha fatto fuori addir<strong>it</strong>tura il suoinviato speciale, il Messia.Da una parte sta dunque il tenace amore di Dio per Israele, dall’altra partesta l’altrettanto ostinato rifiuto da parte di Israele del suo Dio, un rifiuto te-Omelie


Bollettino Diocesano 2011 - n.4stardo e accan<strong>it</strong>o che di fronte al figlio ered<strong>it</strong>ario si fa livido, perfido, fino adarrivare alla spietata violenza estrema: “Uccidiamolo e avremo la sua ered<strong>it</strong>à”.C’è dunque un motivo in più per disfarsi del figlio: è la sua ident<strong>it</strong>à di figlio. “Logettarono fuori della vigna e lo uccisero”. Il confronto con la versione di Marco ciconsente una osservazione di notevole interesse: mentre là si legge che primalo uccisero e poi lo gettarono fuori della vigna (12,8), qui in Matteo la successioneè invert<strong>it</strong>a. Probabilmente non si tratta di un dettaglio fortu<strong>it</strong>o, ma di unr<strong>it</strong>occo calcolato, intenzionalmente costru<strong>it</strong>o dall’evangelista per offrire ai suoilettori una trasparente allusione a quanto sta per succedere a Gesù. “Conduciquel bestemmiatore fuori dall’accampamento - si legge nel Lev<strong>it</strong>ico (24,14) - etutta la comun<strong>it</strong>à lo lapiderà”. Venire uccisi dopo essere stati trascinati fuoridall’accampamento o dalla c<strong>it</strong>tà è la sorte dei bestemmiatori e degli adulteri.Anche il martire Stefano fu trascinato fuori dalla c<strong>it</strong>tà e poi lapidato. Così pureGesù, come si legge in un suggestivo passo della Lettera agli Ebrei (13,12): “persantificare il popolo con il proprio sangue, subì la passione fuori della portadella c<strong>it</strong>tà”.82. Perché amo questa ChiesaR<strong>it</strong>orniamo alla vigna. Nell’immaginario tradizionale questa metafora intensae altamente espressiva veniva ab<strong>it</strong>ualmente collegata alle vocazioni di specialeconsacrazione, di quanti come sacerdoti o religiosi e religiose si consideravanochiamati a lavorare appunto “nella vigna del Signore”. Ma Giovanni PaoloII ha esplic<strong>it</strong>amente ha allargato questa immagine ai cristiani laici, quando hadedicato loro l’appello di Gesù: “Andate anche voi a lavorare nella mia vigna”.Questa lettura “a banda larga” dell’immagine della vigna mi offre lo spunto perespormi al pungolo di una domanda provocante: perché amo la Chiesa e cirimango? Nella risposta vorrei intercettare l’onda lunga di papa Benedetto che,recentemente, durante il volo diretto in Germania ha dichiarato ai giornalistiche si può “capire” come, di fronte a c<strong>rimini</strong> quali gli abusi sui minori commessida sacerdoti, uno dica: “Questa non è la mia Chiesa”. Allo stesso tempo tuttavia“è importante stare nella Chiesa, che è la rete del Signore” e così “imparare asopportare anche gli scandali e a combattere questi abusi”.Allora, perché amo la Chiesa? Amo la Chiesa perché Cristo l’ha amata, nonperché l’abbia trovata amabile, ma l’ha resa amabile perché l’ha amata. Hadato se stesso per renderla santa e immacolata, e non perché già lo fosse.Amo questa Chiesa e ci rimango, perché Cristo ci rimane e non se ne separa, alpunto da formare con lei un solo corpo, un solo spir<strong>it</strong>o. Amo questa Chiesa emi auguro di restarci fino all’ultimo istante della mia povera v<strong>it</strong>a, quando sperodi morire come umile suo figlio. Amo questa Chiesa e non mi è mai neanchelontanamente passato per la testa di lasciarla, perché so per certo che Dio nonripudierà più la sua vigna e non ci sarà mai un “terzo Israele” dopo il popoloebraico e quello cristiano.Amo questa Chiesa e non mi straccio le vesti per la sporcizia che scopro inlei, dal momento che è pure la mia. Amo questa Chiesa e non mi risulta durosopportarne infedeltà e lentezze, dal momento che anch’essa sopporta me, coni miei insopportabili r<strong>it</strong>ardi e le mie stucchevoli, incresciose stupidaggini. AmoAtti del Vescovo


Bollettino Diocesano 2011 - n.4questa Chiesa perché in essa faccio l’esperienza rigenerante di essere perdonatodai miei peccati. Infatti “nulla può rimettere la Chiesa senza Cristo, ma Cristonon vuole rimettere nulla senza la Chiesa” (Isacco della Stella).Amo questa Chiesa, perché le miserie di ogni ordine e grado che l’hanno affl<strong>it</strong>tae che l’affliggono anche oggi, se lette in ottica di fede, paradossalmente neesaltano la credibil<strong>it</strong>à, perché sono come le ombre che dimostrano la presenzadel sole. Le tenebre più dense non hanno mai spento la luce della ver<strong>it</strong>à che laChiesa porta in sé. E le umiliazioni più cocenti, procuratele dai suoi avversari oprovocate dai suoi stessi peccati, possono provvidenzialmente diventare, grazieall’amore geloso ed esigente del suo Sposo, la via stretta e ripida perché daumiliata la Sposa diventi più umile e più credibile.Amo questa Chiesa e preferisco navigare il mare della v<strong>it</strong>a sulla sua barcafragile e fuori moda, perché - come ho fatto incidere nel mio stemma episcopale- è il grande pesce, Cristo, che la sorregge, è lo Spir<strong>it</strong>o che gonfia le suevele, è il Padre che la spinge verso il porto finale, è Maria la stella polare che letraccia la rotta. Sì, preferisco questa umile imbarcazione alle micidiali corazzateda guerra che seminano distruzione e morte. La preferisco pure alle superaccessoriatenavi da crociera, che vanno e vanno, ma da dove e verso dove piùnon sanno.3. A voi candidati al diaconato e al presb<strong>it</strong>eratoMa ora, prima di concludere questi pensieri, debbo onorare un deb<strong>it</strong>o contrattocon voi, Daniele, Stefano, Andrea, Marco nel momento di accettare il vostropropos<strong>it</strong>o. Voi sapete che il r<strong>it</strong>o di ammissione tra i candidati al diaconatoe al presb<strong>it</strong>erato manifesta pubblicamente l’orientamento vocazionale di coloroche aspirano agli ordini sacri. Mi ispiro pertanto ancora una volta al vangelodella vigna, che interpreto ora “a banda stretta”, per consegnarvi un messaggio,rivolto specificamente a voi, carissimi. E’ un augurio che spero non dimenticheretemai nel proseguire il vostro cammino formativo. Vi auguro di non farvi maicontagiare dalla “sindrome dei padroni” della vigna, ma di prepararvi ad esserelegali rappresentanti del suo unico proprietario e Signore, umili grati lieti collaboratoridel suo Figlio diletto, fedeli amministratori della porzione di vigna cheun giorno a Dio piacendo vi verrà affidata.Santa Maria del cammino vi guardi, vi custodisca e vi dedichi uno dei suoipiù dolci e teneri sorrisi.9Omelie


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Francesco:una missione di felic<strong>it</strong>àOmelia tenuta dal Vescovo nella Basilica Cattedrale inoccasione della festa di s. Francesco d’AssisiRimini, 4 ottobre 2011Il vangelo è un messaggio di gioia. Gesù è il primo evangelista, è il più fortee formidabile evangelizzatore. E’ lui che ha intonato quel cantus firmus dellapace e della gioia qual è il vangelo, e che poi i santi di generazione in generazionehanno ripreso facendovi eco con il “quinto vangelo” della loro v<strong>it</strong>a, e hannocontinuato nei secoli. Di quel canto Francesco d’Assisi è senz’altro l’esecutorepiù fedele e, insieme, l’interprete più originale.101. Senza stare a fare le lagne sulla nequizia di questi tempi - si sarebbe dettoin passato - “di morta fede e di empietà trionfante”, non c’ è dubbio che noiviviamo in una stagione di crisi acuta, vasta, pervasiva. Ecco, la prima cosa checi dice Francesco è di non aver paura della crisi. Perché dovremmo avere paura?La missione della Chiesa, il cammino delle nostre comun<strong>it</strong>à, la nostra stessav<strong>it</strong>a personale sono saldamente ancorate alla storia di Cristo. E la v<strong>it</strong>a di Gesùè stata segnata dalla crisi. In effetti la sua missione giunge alla crisi defin<strong>it</strong>ivanell’ultima Cena. A quel punto il Maestro di Nazaret era stato già scaricato dallefolle, stava per essere processato e condannato dal potere religioso e pol<strong>it</strong>ico, eora il suo stesso gruppo - i Dodici - è sul punto di esplodere: Giuda l’ha appenavenduto, Pietro sta per rinnegarlo, gli altri taglieranno ben presto la corda. Lav<strong>it</strong>a di Gesù è miseramente avviata verso il crack finale. Ma è proprio in quelmomento che Gesù compie il gesto più carico di speranza: prende il pane e ilcalice del vino, ne fa il segno reale della sua v<strong>it</strong>a e del suo sangue, e si donairreversibilmente ai discepoli e a tutta l’uman<strong>it</strong>à. Quando la comun<strong>it</strong>à sta perdisgregarsi, lui celebra una nuova alleanza.La Chiesa stessa è nata da una crisi e da una offerta d’amore: Gesù nonsolo trasforma il pane nel suo corpo, ma trasforma anche la violenza in perdono,tramuta la consegna per tradimento in un’autoconsegna d’amore. In ognieucaristia la Chiesa celebra e attualizza la memoria di questa crisi affrontata efelicemente superata. La Chiesa sa bene che seguire il suo Signore crocifissosignifica per lei anche passare attraverso delle crisi.Anche il tempo di Francesco d’Assisi è stato un tempo di profondi rivolgimenti,ma è proprio grazie alla testimonianza radicale e al fermento del suomessaggio se quella crisi, che poteva destabilizzare l’intera società e portare laChiesa che “era tutta in rovina” ad uno sfacelo totale, si è trasformata invece inuna inattesa e sorprendente occasione di rinnovamento.Atti del Vescovo


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Ecco il primo messaggio di Francesco: non avere paura della crisi. Non siamonoi i discepoli di colui che “ha vinto il mondo?”. E allora dobbiamo andareper il mondo - come rec<strong>it</strong>a la Regola - “in gioia e letizia”. Quest’anno si celebral’VIII centenario della fondazione dell’Ordine e dell’origine della missione francescana.Mi sembra di intuire che al cuore della vostra missione, carissime sorellee fratelli francescani, ci sia la gioia di Francesco e Chiara d’Assisi. Del restonessuno crederà a un predicatore che porti una buona notizia con una facciada funerale. Come ha scr<strong>it</strong>to Nietzsche: “Il discepolo di Cristo dovrebbe sembrareun redento”. Un frate o una suora triste non potrebbe far parte dell’Ordinefrancescano!2. E’ su questa “perfetta letizia” che vorrei qui brevemente riflettere con voi,religiose e religiosi, ma anche sacerdoti e fedeli laici, che vi rifer<strong>it</strong>e alla spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>àdel Poverello d’Assisi.E’ vero: le persone saranno attirate al vangelo se troveranno in noi una gioiaaltrimenti inspiegabile, che non avrebbe alcun senso se Dio non ci amasse, seGesù non fosse morto per noi e non fosse risorto per comunicarci il suo santoSpir<strong>it</strong>o. Francesco si portava dentro una fame acuta di v<strong>it</strong>a, una pungente setedi felic<strong>it</strong>à, un insopprimibile bisogno di amore. Dell’amore, in senso attivo epassivo, cioè di essere amato e di amare. E ha scoperto che al cuore della v<strong>it</strong>adi Dio sta una incontenibile gioia. Lo dico con le parole di un mistico medievale:“Il Padre sorride al Figlio e il Figlio sorride al Padre, e il sorriso genere piacere e ilpiacere genera gioia, e la gioia genera amore” (Meister Eckhart). Questo misticoafferma pure che la gioia di Dio è simile a quella di un cavallo che galoppa peril prato, scalciando in aria per puro divertimento.La gioia di Francesco è stata quella di un uomo povero che accoglieva ognicosa come un dono. Dal momento che non possedeva nulla, ha vissuto in unmondo di totale generos<strong>it</strong>à. Il mendicare è stato per lui ben più che un atteggiamentodi ingenua fiducia nella bontà altrui o di candido ottimismo. Era unmodo di stare al mondo, quel suo guardare con stupore i doni che Dio nella suamisericordia gli concedeva gratu<strong>it</strong>amente: pane e acqua, aria e luce, fratelli esorelle, caldo e perfino freddo, v<strong>it</strong>a e perfino morte. Francesco “ha insegnato lagrammatica della grat<strong>it</strong>udine” (G. Chesterton). Essere povero e mendicante eravivere in un mondo di doni, di fratelli e di sorelle, di frate sole, di sora acqua eaddir<strong>it</strong>tura di nostra sora morte corporale.La gioia francescana offre una sfida al nostro villaggio globale e al nostromondo postmoderno. Viviamo in un tempo che ha tristemente cancellato ognisogno di futuro. Io sono cresciuto all’interno di una cultura che ancora credevache l’uman<strong>it</strong>à stava andando verso il sole dell’avvenire e faceva del m<strong>it</strong>o dell’eternoprogresso la sua bandiera fiammante. Per alcuni si trattava del paradisocap<strong>it</strong>alista, per altri del paradiso socialista. Cinquant’anni dopo quei sogni sisono in gran parte rivelati illusori. La guerra fredda è fin<strong>it</strong>a, il muro di Berlino ècaduto, ma sono cadute anche le Torri Gemelle, e lo tsunami della crisi finanziariaha fatto piazza pul<strong>it</strong>a di m<strong>it</strong>i e utopie, e ha trasformato i sogni più radiosie i miraggi più ammalianti in altrettanti incubi spaventosi. Comunque se unvecchio mondo è fin<strong>it</strong>o, anche la storia è fin<strong>it</strong>a. Viviamo nella “generazione di11Omelie


Bollettino Diocesano 2011 - n.412oggi” (today’s generation), che ha una maledetta paura di pensare al domani.Francesco insegna: la perfetta letizia è possibile, se ci sentiamo amati daDio Padre, l’altissimo onnipotente e bon Signore, e se amiamo i fratelli in veracar<strong>it</strong>à. Possiamo essere felici se ci prendiamo cura della felic<strong>it</strong>à degli altri. Quandofrate Ranieri stava attraversando un momento di sofferenza atroce e di penosadepressione, aveva bisogno anche solo che Francesco gli dicesse che glivoleva bene, cosa che fece prontamente: “Frate Ranieri, carissimo figlio mio, ioti voglio bene di un amore speciale; io ti voglio bene più che a tutti i frati di questomondo”. Figli e figlie di Francesco e di Chiara, permettetemi una domanda:mostrate questa cura per i vostri fratelli e le vostre sorelle? E noi tutti apriamogli occhi del cuore per guardare i fratelli e le sorelle con gli occhi di Dio?Dicevo più su che il segreto della perfetta letizia francescana si trova nellagrat<strong>it</strong>udine: accogliere tutto come dono, anche la crisi, anche il disagio, perfinola prova, addir<strong>it</strong>tura il dolore. San Francesco ha insegnato non tanto con la lingua,ma con gesti simbolici, con comportamenti consapevoli e determinati, eperfino con atteggiamenti inconsci, al punto che “si potrebbe dire - ha scr<strong>it</strong>to ilCelano - che era diventato tutto lingua (per proclamare il vangelo)”. Ecco, sanFrancesco ha cap<strong>it</strong>o e insegnato con fatti di vangelo che non si dà opposizionetra l’amore per Dio e l’amore per le creature, dal momento che non si dà opposizionetra il Creatore e le creature. Piuttosto si dà opposizione tra l’amare lecreature con Dio e in Dio, e l’amarle senza Dio e contro Dio.Questa lezione ci riguarda tutti. La vorrei formulare con le parole di unapoesia di delicato candore francescano:Piangendo Francesco disse un giorno a Gesù:“Amo il sole, amo le stelle,amo Chiara e le sorelle,amo il cuore degli uomini,amo tutte le cose belle...O Signore, mi devi perdonare,perché te solo io vorrei amare”.Sorridendo il Signore gli rispose così:“Amo il sole, amo le stelle,amo Chiara e le sorelle,amo il cuore degli uomini,amo tutte le cose belle...O Francesco, non devi piangere più,perché io amo ciò che ami tu”.Atti del Vescovo


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Beati i m<strong>it</strong>iIn occasione della festa del beato Alberto Marvelli il Vescovoha scr<strong>it</strong>to anche quest'anno una lettera aperta alBeato per commentare la terza delle otto beat<strong>it</strong>udiniRimini, 5 ottobre 2011Caro Alberto,io non so bene come funzionino le cose lassù da voi, ma mi piace immaginareche ci debba pur essere da qualche parte nella Gerusalemme celeste unampio, comodo balcone dal quale - non saprei dire se a turno o tutti insieme- voi, beati, angeli e santi, vi potete affacciare per scrutare dall’alto l’intero panoramadel nostro minuscolo globo terrestre. Tu ricorderai certamente di averincontrato nella Divina Commedia - quando frequentavi qui, a Rimini, il LiceoClassico “Giulio Cesare” - quel verso in cui il sommo poeta descrive la terra,inquadrata in lontananza dal cielo, come “l’aiuola che ci fa tanto feroci”. Pensoche, se si trovasse a scrivere oggi il suo sovrumano poema, Dante userebbesenz’altro la stessa espressione, ma sarebbe costretto a cambiare la metaforadell’aiuola. Infatti il villaggio globale del terzo millennio non solo non rassomigliapiù a un incantevole giardino, ma semmai fa venire alla mente una giunglaferoce, che oltretutto, e soprattutto a causa del devastante degrado ambientale,risulta un pianeta sporco e inab<strong>it</strong>abile, un mondo sempre meno “mondo”e sempre più “in-mondo”, insomma un gigantesco immondezzaio, altro cheaiuola fior<strong>it</strong>a e verdeggiante!In effetti oggi sulla terra il tasso di violenza rispetto al passato remoto disecoli addietro, ma rispetto anche al passato prossimo degli anni della tuaesistenza terrena, è aumentato vertiginosamente, a livello esponenziale. Tuhai conosciuto gli orrori della seconda guerra mondiale, sei rimasto agghiacciatoper l’ecatombe dell’Olocausto, per le bombe atomiche sul Giappone. Poi,come sai, si è registrata una escalation progressiva di guerre civili e coloniali.Ogni giorno muoiono per fame e malattie infettive ben 26mila bambini, 1 ogn<strong>it</strong>re secondi, e nella sola Rimini si contano ogni anno oltre 800 aborti, in mediapiù di 2 al giorno.Oggi la violenza è globale. Tre delle più grandi multinazionali sono esportatricidi droga, armi e prost<strong>it</strong>uzione. E sono alimentate dall’immensa povertà ediseguaglianza del mondo, che spinge i contadini di tutto il pianeta a coltivarecocaina, eroina, e costringe milioni di donne e bambini a mettere in vend<strong>it</strong>ai loro organi. Qualche settimana fa abbiamo ricordato l’11 settembre 2001,quando questa violenza è esplosa davanti ai nostri occhi. Quel giorno la violenzaè entrata nelle nostre case.13Omelie


Bollettino Diocesano 2011 - n.414Ma c’è di più e di peggio. Quando i nostri fratelli e sorelle della Repubblicademocratica del Congo soffrono per via della guerra, questa si collega ai paesioccidentali che vendono armi in cambio di diamanti. La morte di milioni di personea causa dell’Aids è collegata alla resistenza delle industrie farmaceutichea produrre versioni più economiche che consentano ai poveri di acquistarle.Del resto un’ora di caos nel traffico, la coda allo sportello affollato, le cronachemetropol<strong>it</strong>ane, i tiggì sugli agguati a Kabul, nel Darfur o in Cecenia ci rendonoconsapevoli al riguardo.Allora mi domando: che cosa significa per noi cristianidel terzo millennio far risuonare il vangelo della terza beat<strong>it</strong>udine: “Beati im<strong>it</strong>i, perché avranno in ered<strong>it</strong>à la terra?”. Cosa ha voluto dire Gesù esaltandola beat<strong>it</strong>udine della m<strong>it</strong>ezza? M<strong>it</strong>i, pacifici, mansueti sono nella Bibbia gli umilie i poveri che non hanno né la volontà né i mezzi per farsi giustizia da soli.Gesù è il prototipo di questi m<strong>it</strong>i, al punto da poter esclamare: “Imparate dame, che sono m<strong>it</strong>e e umile di cuore”. Al suo tempo la Palestina era percorsa dafrem<strong>it</strong>i di violenza zelota verso le classi ricche del posto e verso i dominatoriromani. Zeloti e sicari erano i talebani del tempo. Gesù però rifiutò decisamenteogni sollec<strong>it</strong>azione in questo senso: fuggì quando vennero per farlo re, permetterlo a capo di un movimento di resistenza armata (Gv 6,15). A Pietro, nelGetsemani, disse: “Rimetti la spada nel fodero, perché chi di spada ferisce, dispada perisce” (Mt 26,52) rinunciando così a opporre qualsiasi resistenza allasua cattura. Alla violenza non oppose violenza; contrappose il martirio, cioè latestimonianza: “Sono venuto nel mondo per rendere testimonianza alla ver<strong>it</strong>à”(Gv 18,37).Tuttavia dobbiamo stare attenti a non strumentalizzare la parola di Gesù,il quale ha rifiutato, sì, la violenza in tutte le sue forme: non soltanto la violenzanella reazione della v<strong>it</strong>tima che la subisce, ma anche e prima ancora delresponsabile che la provoca. Ha pronunciato un no alla vendetta da parte dichi viene colp<strong>it</strong>o sulla guancia, ma prima ancora ha gridato un no molto piùtremendo alla violenza di chi colpisce sulla guancia.Caro Alberto, aiutami ora a leggere questa beat<strong>it</strong>udine della m<strong>it</strong>ezza conqualche brano di quel quinto vangelo, rappresentato dalla tua v<strong>it</strong>a.All’indomani della seconda guerra mondiale, scrivevi:«L’uomo ha perso il senso della propria dign<strong>it</strong>à, dimentica il valore dellav<strong>it</strong>a. Troppe violenze, conseguenza della guerra. Esempi dei campi di concentramentotedeschi, esempi nella v<strong>it</strong>a pratica di ogni giorno: assassini, furti, violenze,rapine, minacce, immoral<strong>it</strong>à dilagante ed imperante. R<strong>it</strong>ornare ai principicristiani ed umani di fratellanza. Non è con la spada che si risolvono le questioni,né con la violenza».Ma tu sapevi bene che per vincere fuori di sé il male con il bene, bisognasconfiggere la violenza dentro di sé. Nel tuo Diario annotavi:«Devo assolutamente vincere i miei scatti di impazienza, ed usare invececon tutti una amorevole pazienza, ed una car<strong>it</strong>à ardente. Prima di agire devopensare a quello che faccio, e devo altresì considerare come io mi sarei comportatotrovandomi nella tale occasione. Devo assolutamente perdere il viziodi giudicare il prossimo, se non voglio poi essere giudicato da Dio» (18 settembre1938).Atti del Vescovo


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Ed ecco come ti ha descr<strong>it</strong>to uno dei tuoi discepoli più fedeli, il nostro m<strong>it</strong>issimoe amatissimo don Fausto Lanfranchi:«Ha una spiccata personal<strong>it</strong>à; serio e affabile, riflessivo e insieme cordialmenteespansivo; sincero, generoso, sempre sereno e ottimista; ride e scherzavolentieri; dolce di modi; “con lui non si può bisticciare”. Sempre attento aglialtri e pronto a metterne in rilievo i pregi. Umile, non polemico, capace didifendere con calore le sue convinzioni, ma alieno da ogni atteggiamento digiudizio altezzoso, pronto invece ad aiutare tutti. Di lui colpisce soprattutto losguardo limpido e al tempo stesso penetrante e profondo, buono, che lo distingueda tutti gli altri giovani. Uno sguardo che pare vedere dentro, non pergiudicare, semmai per aiutare».Ma tu non sei mai stato un ingenuo buonista o un candido tenerone. Nonsopportavi soprusi o violenze, soprattutto se offendono la fede. R<strong>it</strong>enevi che sec’è un’aggressione, bisogna difendersi e reprimerla. Avevi braccia forti, ma piùforte era l’impeto del tuo cuore nel difendere il tuo m<strong>it</strong>e e dolcissimo Signore.Racconta il tuo biografo che un sabato, come al sol<strong>it</strong>o, tornavi da Bologna. Tidissero che alcuni giovinastri avevano fatto quello di cui da tempo si vantavano:distrutto il quadro del Sacro Cuore che era nella sala dell’Azione Cattolica.Tu ti proponesti di dar loro una buona lezione e intanto mettesti sub<strong>it</strong>o unaltro quadro. Il sabato seguente, mentre ti trovavi con i compagni sul piazzaledella chiesa, ti dicono: “Eccoli! Passano ora per strada”. In fretta ti togliesti lagiacca, li abbordasti con parole e piombasti loro addosso con una buona dosedi pugni “perché impariate a non far mai più queste cose!”.Caro Alberto, io non so se dopo ti sarai andato a confessare per quell’eccessodi zelo. Comunque penso che hai superato il test dell’eroic<strong>it</strong>à delle virtùumane e cristiane nel processo canonico alla Congregazione per le cause deisanti, perché devono aver interpretato quel gesto piuttosto caloroso come unaleg<strong>it</strong>tima difesa del tuo inerme buon Signore.Ora in conclusione, permettimi di tornare al nostro oggi. Oggi m<strong>it</strong>ezzaè parola “silenziata” nel linguaggio corrente, come lo sono le parole sorelle:umiltà, dolcezza, tolleranza, pazienza. Il nostro tempo si potrebbe definire lastagione dell’urlo, come si desume dai salotti televisivi, dai t<strong>it</strong>oloni dei giornali,dai roventi dibatt<strong>it</strong>i pol<strong>it</strong>ici. Addio tolleranza, non-violenza, addio dialogo. Haragione sempre chi vince e vince sempre il più forte. Per lo più si pensa chem<strong>it</strong>ezza e affini valgano solo dentro i recinti delle chiese. Fuori invece toccafare i conti con la realtà, e allora è tutta un’altra musica, o meglio è tutto - nonsussurri - ma urla e grida, lotta continua, spietata guerriglia urbana. Ma ciòche preoccupa e dispiace è che anche in casa nostra una sorta di paura dellam<strong>it</strong>ezza abbia contagiato perfino le chiese. Si è giunti a pensare che servono imuscoli forti anche tra cristiani della stessa parrocchia, tra cattolici dei diversischieramenti. Si grida “W il Papa!”, ma quanti sanno im<strong>it</strong>are la disarmata dolcezzadi Benedetto XVI, che sa far rimare così bene sever<strong>it</strong>à con amabil<strong>it</strong>à efermezza con pacatezza?Caro Alberto, permettimi una raccomandazione: abbi un occhio di riguardoper i nostri giovani cristiani. Aiutali a crescere vigorosi senza mai diventare violenti,benevoli senza mai diventare arrendevoli, pazienti senza mai diventare15Omelie


Bollettino Diocesano 2011 - n.4né indignati né rassegnati. Chiedi al tuo e nostro onnipotente, amabilissimoGesù di ottenere per tutti e ognuno di loro la grazia di una m<strong>it</strong>e fortezza e diuna forte m<strong>it</strong>ezza.Ti abbraccio.Tuo, di cuore16Atti del Vescovo


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Diaconi:professionisti del servizioOmelia tenuta dal Vescovo in occasione della ordinazionediaconale di Eugenio FacondiniRimini, Basilica Cattedrale, 8 ottobre 20111. Un inv<strong>it</strong>o a nozze: l’inv<strong>it</strong>o è firmato personalmente da Dio Padre, le nozzedicono lo sposalizio tra suo Figlio e la nostra povera uman<strong>it</strong>à, il banchettovorrebbe raccontare il vorticoso turbinio della festa, per il gran giorno inauguraledel regno di Dio. Tutto è pronto: lo sterminato salone - sfavillante di luci,addobbato per le grandi occasioni, copiosamente inondato dagli aromi e dagliodori forti che vengono dalle cucine della reggia - è stipato all’inverosimile dallelunghe tavolate magnificamente imband<strong>it</strong>e. Di minuto in minuto l’attesa siva facendo via via più nervosa: l’ora è passata, ma tutte le sedie continuano arestare desolatamente vuote: gli inv<strong>it</strong>ati hanno respinto l’inv<strong>it</strong>o al m<strong>it</strong>tente. Chetristezza! la festa allora andrà all’aria? Ecco la prima sorpresa: il rifiuto degli inv<strong>it</strong>atidelude il re e lo irr<strong>it</strong>a, ma non lo disarma. Il diniego dei conv<strong>it</strong>ati non arrestal’amore di Dio. Neanche Dio può restare solo. E sub<strong>it</strong>o rilancia l’inv<strong>it</strong>o. Ecco ilsecondo colpo di scena: il re dà ordine ai servi di andare ai crocicchi delle stradee di chiamare tutti, buoni e cattivi, a venire alle nozze. E così finalmente la salasi riempie. Ecco l’ultimo scoop: un inv<strong>it</strong>ato viene scoperto senza l’ab<strong>it</strong>o nuzialee il re lo fa espellere. Il r<strong>it</strong>rovarsi dentro la sala non è una garanzia per nessuno:non si va alla festa in tuta da lavoro; fuor di metafora bisogna essere in ordine,convert<strong>it</strong>i, vigilanti. Altrimenti la festa irrimediabilmente si guasta...172. L’ordinazione diaconale che ci apprestiamo a celebrare ci offre l’assist perevidenziare un elemento che rimane un po’ in secondo piano nella parabola,ed è il particolare dei servi del re. Si suppone che abbiano dovuto preparare ilpranzo e ora sono pronti per servirlo, ma, data l’emergenza, vengono sped<strong>it</strong>i arecap<strong>it</strong>are l’inv<strong>it</strong>o per le nozze del principe ered<strong>it</strong>ario.In effetti il fattore “servi-servizio” ricorre quasi sempre nei vangeli ogni voltache viene affrescata l’immagine del banchetto. Leggiamo nel vangelo di Luca:“Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi (è l’abbigliamento dei servi) ele lampade accese; siate simili a coloro che aspettano il padrone quando tornadalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano sub<strong>it</strong>o. Beati queiservi che il padrone al suo r<strong>it</strong>orno troverà ancora svegli; in ver<strong>it</strong>à io vi dico,si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli” (Lc12,35-37).Omelie


Bollettino Diocesano 2011 - n.418E quando durante l’ultima cena si scatena l’ennesima bagarre tra i discepolisu chi di loro sia da considerare il più grande, il Maestro prende in contropiedei Dodici e rovescia la domanda: “Chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve?Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui cheserve” (Lc 22,27). Se teniamo presente che la parola ebraica rabbì- maestro, letteralmenteandrebbe tradotta “mio grande”, e ricordiamo che toccava ai discepoliservire il maestro che sedeva a tavola, capiamo la risposta di Gesù: è lui ilvero maestro, il vero “grande”, proprio perché si mette dalla parte del discepoloe si fa servo, ossia umile e piccolo.L’esemplificazione plastica di questi messaggi sul servizio evangelico si hanella lavanda dei piedi, quando Gesù depone il mantello (il tallìt) del maestro,prende un asciugamano, se lo cinge attorno alla v<strong>it</strong>a e si mette ad espletarequel servizio che i discepoli rendevano al maestro quando rientrava in casa: ilpediluvio. Dopo aver fatto il giro dei discepoli, Gesù si riveste da maestro, indossaquindi nuovamente il tallìt, poi si mette a sedere - ossia “sale in cattedra”- e tiene la lezione:“Cap<strong>it</strong>e bene quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore,e d<strong>it</strong>e bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato ipiedi a voi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato un esempio,infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi. In ver<strong>it</strong>à, in ver<strong>it</strong>à io vidico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande dichi lo ha mandato. Sapendo queste cose, siete beati se le metterete in pratica”(Gv 13,13-17).3. Diacono, lo sappiamo, significa servo, e il camice che il diacono indossadice la sua volontà di essere e rimanere “a servizio” nella Chiesa, sempre e soloministro, appunto servo. Il colore bianco del camice richiama la veste candidadel battesimo, e indica il desiderio e l’impegno di voler prestare un servizioche resti incontaminato, non sporcato da alcuna macchia. Sì, perché in effetti ilrischio è serio: il rischio che il servizio venga macchiato da alcune pecche sullequali bisogna attentamente vigilare. Ecco due di queste possibili macchie.Una prima è il m<strong>it</strong>o ubriacante dell’efficienza. E’ la sindrome di Marta. L’evangelistar<strong>it</strong>rae Marta come “distolta per i molti servizi”. Al suo sfogo di recriminazionecontro la sorella Maria, beatamente accoccolata ai piedi del Signore,Gesù ricorda che il servizio non deve assillare al punto da far dimenticare l’ascolto.Forse Luca sta pensando alla comun<strong>it</strong>à di Gerusalemme che deve essereuna comun<strong>it</strong>à di servizio, ma anche - e soprattutto - di ascolto. Il servizio dellemense non è più importante dell’ascolto della Parola. Ed è curioso notare cheproprio a quel punto nel libro degli Atti si narra l’ist<strong>it</strong>uzione dei Sette che latradizione posteriore identificherà con i primi diaconi. Ma resta vero anche per idiaconi che il primo servizio lo devono rendere alla mensa della Parola, come sidesume dal fatto che il loro ministero specifico nella Messa è la proclamazionedel santo vangelo. Né si deve temere che il primato dell’ascolto induca a trascurarel’impegno storico per la cosiddetta “promozione umana”. Infatti non è ildiscepolo in ascolto che evade dalla storia, ma quello che si disperde in cose disuperficie. Il diacono annuncia una salvezza compiuta per noi da Gesù, non unaAtti del Vescovo


Bollettino Diocesano 2011 - n.4salvezza compiuta da noi, in memoria o in onore di Gesù. Questa ver<strong>it</strong>à noninduce a sminuire l’impegno, ma a fondarlo e a viverlo con piena dedizione.Una seconda macchia che rischia di deturpare il camice del diacono si potrebbechiamare la “sindrome del mercenario”. E’ la malattia del figlio maggiore,di cui si parla nella parabola del padre misericordioso. Ricordiamo: la rabbia delprimogen<strong>it</strong>o è data dall’odioso confronto con il fratello minore. Mentre quel disgraziatoha combinato una caterva di disastri e tuttavia è stato serv<strong>it</strong>o, river<strong>it</strong>oe trattato con tutti gli onori, “io - sbotta lui con il padre - ti servo da tanti annie non ho mai disobbed<strong>it</strong>o a un tuo comando, e tu non mi hai dato un caprettoper far festa con i miei amici” (Lc 15,29). Il peccato del figlio non è stato quellodi aver fatto il suo dovere, ma di averlo fatto con un cuore da salariato e non dafiglio, come risulta dal fatto che ora sbatte spudoratamente in faccia al padrel’estratto-conto. Insomma è un figlio che rifiuta di partecipare alla festa per ilfratello perduto e r<strong>it</strong>rovato, r<strong>it</strong>enendola ingiusta, addir<strong>it</strong>tura un torto fatto allasua “giustizia”, alla sua obbedienza e al suo lavoro. Quindi, pensa, se il trasgressoreè trattato a quel modo, a che serve essere giusti?L’antivirus per questa tentazione insidiosa è la gratu<strong>it</strong>à. E’ la gratu<strong>it</strong>à chepermette di trasformare la fedeltà in dono e non in puntigliosa rivalsa, l’obbedienzain gioia e mai in penoso dovere, la fatica in cordiale solidarietà e non inuna ragione di schifiltosa separazione.4. Ci sarebbero altre macchie da esaminare, oltre l’efficientismo e il mercantilismo,e si tratta ancora di altri “ismi” seducenti e tossici, come il narcisismomorboso e autoreferenziale, il v<strong>it</strong>timismo eternamente scontento, petulante eborbottone, eccetera. Ma forse ora è il caso di voltare pagina con queste bruttecopie di diaconi-servi, per dedicarci ad un breve sguardo contemplativo di unaicona pos<strong>it</strong>iva del servizio, Maria di Nazaret, l’immagine più vicina al modelloperfetto, Gesù, il servo del Signore, e la più vicina a noi.E’ sorprendente notare che l’appellativo di “serva del Signore” non troviposto nella lunga serie delle l<strong>it</strong>anie lauretane, dove il t<strong>it</strong>olo mariano prefer<strong>it</strong>oè piuttosto quello di regina. Eppure l’appellativo di “serva” è l’unico che Mariasi sia dato da sola e per ben due volte. La prima, quando chiude il circu<strong>it</strong>o deldialogo con Gabriele, l’inviato speciale di Dio, mandato a recap<strong>it</strong>arle quel messaggioda capogiro: concepire e generare il Messia. In risposta all’angelo che l’avevaossequiata con la qualifica strabiliante di “piena di grazia”, Maria favorisceil suo biglietto da vis<strong>it</strong>a: “Eccomi, sono la serva del Signore”. La seconda volta,quando dopo essere stata fregiata da Elisabetta con il t<strong>it</strong>olo più vertiginoso peruna donna ebrea - quello di “Madre del Signore” - Maria intona il Magnificat eafferma che Dio “ha guardato l’umiltà della sua serva”. E’ questo appellativo,così autoreferenziato, che mi fa osare di rivolgere a Maria questa preghiera perte, carissimo Eugenio, per tutti i diaconi, non solo quelli permanenti, ma ancheper quei ministri ordinati ai quali né il presb<strong>it</strong>erato e neanche l’episcopato possonocancellare il diaconato.“Santa Maria, serva del Signore, tu che ti sei consegnata anima e corpo a luie sei entrata come umile domestica nel casato del figlio di Davide, ammetticialla scuola di quel diaconato permanente di cui sei stata impareggiabile maestrae coerente, gioiosa testimone.19Omelie


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Santa Maria, serva della Parola, serva a tal punto che, oltre ad ascoltarla ecustodirla nel tuo cuore, l’hai accolta incarnata nel tuo grembo, non ti stancaredi ricordarci che solo se ci sentiremo sempre e soltanto poveri servi, solo sequalsiasi cosa tuo Figlio ci dirà noi la faremo, solo allora potremo partecipareal banchetto nuziale, dove lui stesso ci farà accomodare a mensa e passerà aservirci.Santa Maria, serva della Chiesa, che dopo esserti dichiarata ancella di Diosei corsa a farti ancella di Elisabetta, donaci i tuoi occhi vigili e il tuo limpidocuore per intercettare sotto le ment<strong>it</strong>e spoglie dei poveri e degli oppressi la velata,trasparente presenza del gran Re. E aiutaci a credere che è meglio esseretrattati da figli che non da dipendenti, e da figli gratu<strong>it</strong>amente amati, anziché daburocrati fiscalmente risarc<strong>it</strong>i o, peggio, da mercenari venali e profumatamenteripagati. Tu regina e serva, tu che regni servendo e servi regnando, sii tu benedettafra tutte le donne, di generazione in generazione, e benedetto sia il fruttodel tuo grembo, nei secoli dei secoli. Amen”.20Atti del Vescovo


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Il battesimo:trasparenza di piena uman<strong>it</strong>àMessaggio del Vescovo per la festa di san GaudenzoRimini, 14 ottobre 2011C’è una v<strong>it</strong>a più umana di quella cristiana? Noi crediamo che no, non c’è.Certo, la sequela di Gesù domanda una conversione radicale, con tutta unaimpegnativa sequenza di cambiamenti faticosi e sofferti. Richiede distacchi dolorosie duri allenamenti. Esige serietà e piena concentrazione. Vuole coerenza,fedeltà collaudata e rodata disciplina, intesa etimologicamente come stile div<strong>it</strong>a del discepolo. In una parola il vangelo è e resta croce. Ma è anche risurrezione.Perciò è e resta una bella notizia. Anzi, la notizia più sorprendente eappagante. Se accetti di scommettere la v<strong>it</strong>a sul vangelo, perdi uno e guadagnicento. Vendi le tue cianfrusaglie e compri la perla preziosa. Ti privi del tuomagro gruzzoletto per cui hai dovuto sputare sangue e sudore, e così diventiil fortunato proprietario del campo, dove hai scoperto per incanto un tesoroda favola. Sì, quella cristiana è una v<strong>it</strong>a risolta con formula piena, la formuladelle “tre b”: è la v<strong>it</strong>a più bella, buona, beata, purché vissuta con umiltà e gratostupore, senza se e senza ma. Una v<strong>it</strong>a praticata da discepoli innamorati, nonda portaborse depressi, da facchini stressati, o da mercenari svenduti e perennementearrabbiati. Ma là dove non si fanno sconti alla radical<strong>it</strong>à evangelica, ilcentuplo promesso da Gesù splende in tutta la sua straripante interezza.1. Io non so, sorelle e fratelli miei carissimi, come sia avvenuta la primaevangelizzazione a Rimini. Mi piace però pensare che quando Gaudenzo vi arrivò,probabilmente qualche scintilla del gran fuoco del vangelo che da circatre secoli stava incendiando le coste del Med<strong>it</strong>erraneo, doveva essere già rimbalzatanell’Ariminum del tempo. L’aveva portata un mercante di passaggio? ouna nobile patrizia data in sposa a qualche funzionario imperiale? oppure unesperto, rinomato chirurgo venuto qui ad impiantare la sua domus, con tantodi clinica e di studio annesso? Comunque sia, quando - probabilmente sul finiredella persecuzione di Diocleziano - Gaudentius sbarcò sul nostro lido ovi arrivò per la Via Aemilia, una sia pur piccola comun<strong>it</strong>à cristiana doveva giàessere stata avviata. Ora, non c’è bisogno di affidarsi a fantasie stravaganti perimmaginare come il giovane vescovo abbia impostato la sua missio apostolica.Penso che due in particolare siano state le risorse della strategia pastorale dalui adottata: la predicazione e la testimonianza. L’obiettivo di s. Gaudenzo eraquello di mostrare che il vangelo è pienezza di uman<strong>it</strong>à. Doveva perciò dimostrareche nessun dio è più umano del Dio cristiano - ecco l’evangelizzazione - e21Omelie


Bollettino Diocesano 2011 - n.422poteva farlo in modo credibile e attraente solo attraverso la testimonianza dilaici battezzati, i quali con la loro v<strong>it</strong>a potevano mostrare che la fede cristiana ètrasparenza di piena uman<strong>it</strong>à. In una parola Gaudenzo doveva poter risponderea due domande, che i riminesi pagani e idolatri rivolgevano ai primi cristiani:ma è proprio vero che questa vostra nuova fede risponde ai bisogni profondidell’uomo? e che questa risposta è più convincente e soddisfacente di quellastoica o di quella epicurea?Assumiamo questi interrogativi e proviamo a rispondervi, ponendo sub<strong>it</strong>osul tappeto una questione preliminare: di che cosa ha bisogno l’uomo di ieri edi sempre, quello delle palaf<strong>it</strong>te e dei grattacieli, dei graff<strong>it</strong>i rupestri e degli ipadpiù sofisticati?2. L’uomo ha fame di v<strong>it</strong>a, è l’unico animale al mondo che avverte la mortecome una ingiustizia odiosa, insopportabile. Gesù non si è dichiarato una sortadi “pronto soccorso”, ma si è autocertificato come la v<strong>it</strong>a, da lui qualificata spessocome eterna, un aggettivo con due significati. Denota la durata della v<strong>it</strong>a.Gesù dona una v<strong>it</strong>a che vince la morte, una v<strong>it</strong>a senza fine, in contrapposizioneall’esistenza effimera e caduca che sembra invece essere il nostro irrimediabiledestino. E poi l’aggettivo “eterna” denota la qual<strong>it</strong>à della v<strong>it</strong>a: dono di Cristonon è una v<strong>it</strong>a qualsiasi, ma la stessa v<strong>it</strong>a di Dio partecipata all’uomo, una v<strong>it</strong>ariusc<strong>it</strong>a e compiuta, in contrapposizione all’esistenza frammentaria e ripet<strong>it</strong>iva,che continuamente ci delude. Con Cristo la v<strong>it</strong>a non è più, come direbbeQohelet, un inutile, frustrante girare in tondo. Senza Cristo la v<strong>it</strong>a non è più v<strong>it</strong>a.Senza di lui, certo si può esistere, ma non vivere. Una riga prima dell’incip<strong>it</strong> delnostro brano evangelico, Gesù afferma perentoriamente: “Io sono venuto perchéabbiano la v<strong>it</strong>a e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10).Ma per vivere, noi abbiamo bisogno di amore. Siamo fatti per sentirci amatie per amare. Come risponde la fede a questo bisogno più v<strong>it</strong>ale dell’aria,dell’acqua, del pane? Non con teorie fredde e astratte, o con vaghe, nebbioseutopie, ma con una storia reale, puntuale e concretissima: la storia di Gesù, natoin Betlemme di Giudea quando ad Ariminum si stava cominciando a innalzarel’arco di Augusto, e crocifisso morto risorto quando, sempre ad Ariminum, sistava finendo di costruire il ponte di Tiberio. Tutte le religioni, poteva dire Gaudenzoe possiamo ripetere anche noi, dicono che l’uomo deve servire Dio, chedovrebbe baciargli i piedi se lui si degnasse di apparirgli, che dovrebbe perfinostrisciare pancia a terra per adorarlo, e dovrebbe finanche togliersi il pane dibocca per dimostrargli la sua sottomissione o per ottenere la sua sospirata, salatissimaprotezione. Ma solo il cristianesimo annuncia un Dio che è sceso daltrono, si è spogliato della sua gloria, si è rivelato, ma come capovolto rispettoal senso comune. E’ venuto in persona tra di noi non a farsi lavare i piedi, ma alavare i nostri, e ci ha amati fino a farsi crocifiggere per noi. Abbiamo ascoltatopoco fa: Gesù è il buon pastore. Per cinque volte nel brano evangelico ricorre ilverbo offrire: “Io offro la mia v<strong>it</strong>a”. A lui importano le pecore, tutte, l’una comele novantanove. E’ il pastore innamorato del gregge: offre la v<strong>it</strong>a e soffre damorire fintanto che soffre ogni sua pecora. Non ce la fa a stare bene da solo,con i beati, nei pascoli del cielo, e scende nella nostra valle oscura perché amapassare il suo cielo sulla terra fino a quando non ha messo in salvo ogni pecoraAtti del Vescovo


Bollettino Diocesano 2011 - n.4del suo gregge. E’ un pastore fanatico della nostra dign<strong>it</strong>à: ci tratta da pecorelle,non da pecoroni.3. Per poter conoscere l’amore, l’uomo ha bisogno di incontrare la ver<strong>it</strong>à.Solo Gesù dice: “Io sono la ver<strong>it</strong>à”.Gesù lo può ben dire, perché quello che dicee che fa, la sua stessa persona sono la perfetta trasparenza di Dio, tanto dapoter assicurare a Filippo: “Chi vede me, vede il Padre”. (Gv 14,9). In Gesù il Dioinvisibile si è fatto palpabile e accessibile, rivelandosi con il volto dell’amore,della solidarietà, del gratu<strong>it</strong>o dono di sé. Presentandosi come la ver<strong>it</strong>à, Gesù simostra come lo specchio in cui l’uomo non solo può scoprire come è fatto Dio,ma anche come siamo fatti noi. Ecco al riguardo un luminoso pensiero di Pascal:“All’infuori di Cristo non sappiamo né che cos’è la nostra v<strong>it</strong>a né che cos’èla nostra morte né che cos’è Dio né che cosa siamo noi”.Se incontra la ver<strong>it</strong>à, all’uomo si spalanca l’orizzonte della libertà. Lo hadetto Gesù: “La ver<strong>it</strong>à vi farà liberi” (Gv 8,32). Lo spazio della libertà - e nonla sua negazione - è l’appartenenza all’unico Signore. Chi adora il vero Dio epiega le sue ginocchia davanti a Cristo, è più facilmente in grado di sottrarsialla schiav<strong>it</strong>ù seducente e soffocante dei molti idoli. Se è vero che la libertànon si realizza nel ripiegamento morboso sul proprio io, ma nel limpido donodi sé, allora si comprende che il fiore della libertà sboccia e cresce sulla terradella giustizia, della solidarietà e della volontaria consegna di sé. E la certezzache la piena realizzazione si trova nel mondo futuro libera l’uomo dall’ansia delpossesso, dall’affannosa ricerca del piacere, dall’illusione di trovare pienezza eappagamento in cose che non possono offrirla: condizione, questa, non soltantoper conoscere la libertà, ma per gustare veramente la bellezza delle creature.4. Noi abbiamo sete di v<strong>it</strong>a, di amore, di ver<strong>it</strong>à, di libertà, di bellezza. In unaparola abbiamo fame di senso e di speranza. Ci portiamo in cuore un sogno difelic<strong>it</strong>à e di futuro. A questa sete di Assoluto, a questo bisogno di Infin<strong>it</strong>o, noicristiani diamo un volto e un nome: il volto di Dio, il nome di Gesù Cristo. Main concreto come e da che cosa si distinguono i cristiani nella v<strong>it</strong>a quotidianacome nelle grandi svolte della v<strong>it</strong>a? A questa domanda ha riposto un testo moltoantico, la Lettera a Diogneto. Io non so, sorelle e fratelli miei, se san Gaudenzoconoscesse questo testo. Penso però che se fosse vissuto ai nostri giorni, visi sarebbe ispirato e forse avrebbe risposto così.“I cristiani non si distinguono dagli altri uomini né per terr<strong>it</strong>orio, né perlingua, né per vest<strong>it</strong>o”. Ma si riconoscono. Da che cosa dunque si riconoscono?I cristiani si riconoscono da come vivono il quotidiano. Ab<strong>it</strong>ano case incondomini o in quartieri, come tutti, ma non fanno della casa l’idolo della lorov<strong>it</strong>a. Le loro case si riconoscono dal clima che vi si respira, dalla sobrietà dell’arredo,dalla funzional<strong>it</strong>à alla famiglia numerosa e all’osp<strong>it</strong>al<strong>it</strong>à, dalla presenza disegni religiosi, con la Bibbia e il Crocifisso in bella evidenza. I cristiani coltivanobuoni rapporti con il vicinato e non mostrano alcuna propensione alle l<strong>it</strong>i dicondominio o alle cause civili. Inoltre i cristiani sperimentano, come tutti, cheogni giornata è una corsa contro il tempo. Il lavoro, il traffico, le anticamere, lecode prosciugano le riserve della pazienza, azzerano le risorse della gratu<strong>it</strong>à,sclerotizzano l’elastic<strong>it</strong>à nell’affrontare contrattempi e imprevisti. Ma riuscendo23Omelie


Bollettino Diocesano 2011 - n.424a trovare il tempo per la v<strong>it</strong>a di fede, come la preghiera e l’attenzione ai poveri,i cristiani riescono a vivere la fede nel tempo, e affrontando ogni giornata comefosse l’ultima, sono sempre in attesa del Signore che viene, e di conseguenzasono liberi e sciolti nell’uso dei beni terreni.I cristiani si riconoscono da come vivono il lavoro. I discepoli di Cristo lavoranocome tutti, ma lavorano per vivere, non vivono per lavorare. Sono liberidall’ansia di produrre e dall’avid<strong>it</strong>à di possedere. Non sacrificano al lavoro ibeni primari, come l’armonia nella coppia, l’attenzione ai figli, l’assistenza aigen<strong>it</strong>ori anziani. Se sono imprend<strong>it</strong>ori, tengono sempre presente che l’uomoviene prima del lavoro e il lavoro prima del cap<strong>it</strong>ale. Oltre al giusto trattamentoeconomico, assicurano ai lavoratori una dign<strong>it</strong>osa qual<strong>it</strong>à della v<strong>it</strong>a e li trattanocome corresponsabili dell’impresa. Se sono lavoratori, non cadono nella piagadell’assenteismo e, in caso di lotta sindacale, non si schierano contro qualcuno,ma sempre e solo per la giustizia.I cristiani si riconoscono da come vivono il rapporto con i soldi. Il denaroè un pessimo padrone, ma può essere un buon serv<strong>it</strong>ore, purché lo si usi condistacco, purché si viva con sobrietà, si ev<strong>it</strong>ino scorciatoie nel guadagno, mondan<strong>it</strong>ànella spesa. Se invece, avendo di che mangiare, di che vestire e una casada ab<strong>it</strong>are, i cristiani non sono contenti, è segno che qualcosa nella loro fedenon va. I cristiani sanno che, se non pagano le tasse, violano il settimo comandamentoche vieta di rubare, e sono coscienti che occorre il massimo scrupolonella pronta e piena retribuzione dei dipendenti. Ma soprattutto sanno che ilsuperfluo dei ricchi è il necessario dei poveri.I cristiani si riconoscono da come vivono gli affetti. I discepoli di Cristo noncedono né alle sessuomanie né alle sessuofobie. Sanno che l’amore tra l’uomoe la donna è uno dei più grandi doni di Dio e viene da lui consacrato nel sacramentodel matrimonio. Scelgono di sposarsi “nel Signore” e solo nel matrimonior<strong>it</strong>engono lec<strong>it</strong>o il pieno esercizio della v<strong>it</strong>a sessuale, ma si dissociano daogni forma di disprezzo per le ragazze madri, i divorziati risposati, i conviventi,gli omosessuali. I cristiani rispettano e difendono la v<strong>it</strong>a: per questo dicono noall’aborto e all’eutanasia.I cristiani si riconoscono da come vivono la fragil<strong>it</strong>à. Non si illudono népretendono che la protezione del Signore li risparmi dalle prove della v<strong>it</strong>a, dallacroce di lim<strong>it</strong>i, di crisi, dalla malattia e dalla morte, ma non disperano mai, anzisi abbandonano al misterioso ma sempre benevolo disegno del Padre, nellacertezza che Dio può ricavare un bene infin<strong>it</strong>amente più grande anche dal malepiù atroce. Credono che “tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio” (Rm8,28).I cristiani si riconoscono da come vivono la festa e ogni domenica. Per lorola domenica non è il week-end, ma il giorno del Signore. Le vacanze di Pasquanon sono l’occasione per andare in crociera, ma per partecipare in chiesa allapassione e risurrezione di Gesù, e per rivivere il loro battesimo. Con il ripososettimanale noi cristiani dedichiamo il tempo all’incontro con il Signore e con lacomun<strong>it</strong>à cristiana nell’eucaristia; facciamo spazio alla comunione in famiglia,alla relazione con il creato, alla solidarietà con i poveri.Infine i cristiani si riconoscono da come vivono la passione e l’impegnoAtti del Vescovo


Bollettino Diocesano 2011 - n.4per la c<strong>it</strong>tadinanza. Il sentirsi pellegrini in cammino verso la Gerusalemme celestenon li rende lat<strong>it</strong>anti o indifferenti circa le sorti della c<strong>it</strong>tà terrena. Sannodi essere obbligati in coscienza a osservare le leggi giuste, a partecipare responsabilmentealla v<strong>it</strong>a civile sociale e pol<strong>it</strong>ica, a contribuire al bene comune,per la cresc<strong>it</strong>a integrale di ogni uomo e dell’intera società. Quando assumonodemocraticamente responsabil<strong>it</strong>à pol<strong>it</strong>iche e amministrative, hanno a cuore ildisinteresse personale; rifiutano concussione, corruzione e voto di scambio;non cedono al ricatto dei poteri forti e di quelli occulti; fanno proprie le necess<strong>it</strong>àdei poveri; non ricorrono alla menzogna e alla calunnia come strumento dilotta contro gli avversari; rispettano tutti, a cominciare dai fratelli nella fede cheappartengono ad altri schieramenti.In conclusione, noi cristiani crediamo che “chi segue Cristo, l’uomo perfetto,si fa lui pure più uomo” (GS 22).R<strong>it</strong>orna allora la domanda iniziale: c’è una v<strong>it</strong>a più umana di quella cristiana?Che san Gaudenzo ci aiuti a mostrare a quanti cercano Dio nelle nostreterre che la v<strong>it</strong>a cristiana è bella, buona, beata, proprio perché è la più umana.Buon nuovo anno pastorale, santa Chiesa di Dio che vivi in Rimini!25Omelie


Bollettino Diocesano 2011 - n.4In memoria di Marco SimoncelliOmelia pronunciata dal Vescovo in occasione dei funeralidi Marco SimoncelliCoriano, 27 ottobre 201126Vorrei accostarmi al vostro dolore, carissimi papà Paolo e mamma Rossella,carissime Martina e Kate, e vorrei farlo con tutta la tenerezza che voimer<strong>it</strong>ate e con il garbo di cui sono capace. Chi vi parla, non ha vissuto il dolorelacerante che vi brucia in cuore, ma permettetemi di venire a voi con l’abbracciodi tutti, con la preghiera di molti.Vi confesso che, per il groviglio dei sentimenti che mi si arruffano in cuore,ho fatto fatica a trovare le parole più giuste per questo momento. Fatemi c<strong>it</strong>areallora quelle del nostro piccolo, grande Don Oreste Benzi. Il giorno che morì,il 2 novembre di quattro anni fa, di fronte alla sua salma appena composta,trovammo scr<strong>it</strong>te sul suo libretto, Pane quotidiano, questo pensiero profetico:“Nel momento in cui chiuderò gli occhi a questa terra, la gente che sarà vicinodirà: è morto. In realtà è una bugia. Sono morto per chi mi vede, per chi sta lì,ma in realtà la morte non esiste perché appena chiudo gli occhi a questa v<strong>it</strong>a,li apro all’infin<strong>it</strong>o di Dio”. So di condividere con voi, spero con tutti, questa incrollabilecertezza: quando un nostro amico non vive più, vive di più.Ora, carissime sorelle, fratelli e amici, fate sottoscrivere anche a me le paroledi papà Paolo: “Dicono che Dio trapianti in cielo i fiori più belli, per nonfarli appassire. Credo che sia così”. Passatemi un pennarello per far firmareanche a me lo striscione dei tantissimi amici: “Marco, ora insegna agli angeliad impennare”. Fatemi rileggere ad alta voce le parole r<strong>it</strong>rovate ieri sul libro delnostro PuntoGiovane di Riccione, dove all’età di 18 anni, Marco aveva partecipatoa una settimana di convivenza con i suoi compagni di liceo. Durante queigiorni aveva scr<strong>it</strong>to: “Sono stato il ‘folletto’ - così si chiama, da noi, il ragazzoche prega per un altro durante la convivenza - più scandaloso che la storiaricordi. Non ti prometto che pregherò per te in futuro, perché sicuramente mene dimenticherei. Però lo farò questa sera, prima di andare a letto e cercheròdi fare in modo che la mia preghiera valga anche per tutte le volte che non ladirò”. Negli stessi giorni una compagna di classe gli aveva scr<strong>it</strong>to: “Quando hoscoperto che saresti stato tu il mio ‘protetto’ sono stata contenta. Tu, a differenzadi molti altri, sei uno che non pretende dagli altri”.Personalmente ho incontrato Marco una volta sola, l’8 dicembre dell’annoscorso, alla cresima della sorella Martina, ma ora che ho scoperto la sua schiettezzae la sua bontà schiva e delicata, mi prende un amaro rimpianto: quellodi non aver provato a diventargli amico. Sono sicuro che un amico così libero,Atti del Vescovo


Bollettino Diocesano 2011 - n.4trasparente, generoso, non mi avrebbe respinto per il solo fatto di essere ioanziano o vescovo, anzi con lui avrei potuto anche discutere e perfino l<strong>it</strong>igare,di quelle belle l<strong>it</strong>igate che si possono fare solo tra amici.Ma adesso, fratelli miei, permettetemi che mi senta anch’io percuotere ilcuore da quella domanda inesorabile: perché Marco si è schiantato domenicascorsa alle 9,55 sull’asfalto dell’autodromo di Sepang? Io non posso cavarmelaora con risposte preconfezionate, reperibili sulla bancarella delle formulepronte per l’uso. Sì, alle volte noi credenti pensiamo di svignarcela con l’allusioneenigmatica a una indecifrabile volontà di Dio. Ci ripetiamo, instancabili:“è la volontà di Dio”, e non ci rendiamo conto che, sbandierando parole senzacuore, rischiamo di far bestemmiare il suo santo nome. Il mio animo si ribellaall’idea volgare di un Dio che si autodenomina “amante della v<strong>it</strong>a”, che mi sirivela come il Dio che “ha creato l’uomo per l’immortal<strong>it</strong>à” (Sap 2,23”) e poisi apposta dietro la curva per sorprendermi con un colpo gobbo o una vilerappresaglia. Permettetemi di ridire sottovoce a me e a voi qual è questa benedettavolontà di Dio, non con parole mie, ma con le parole pronunciate ungiorno da suo Figlio, sotto i cieli alti e limpidi della Palestina, mentre a Riminisi stava ultimando il ponte di Tiberio: “Questa è la volontà di colui che mi hamandato. Che io non perda nulla di quanto mi ha dato, ma lo risusc<strong>it</strong>i nell’ultimogiorno” (Gv 6,39).Datemi un po’ del vostro coraggio e aiutatemi ad abbinare, a quello diMarco, il nome dolcissimo del Maestro mio e vostro. Voi lo conoscete: il suonome non è di quelli che condannano a morte; lui si chiama Gesù, che significa“Dio-Salva”. Dove stava allora Gesù-Dio-Salva in quell’istante fatale in cui ilcorpo di Marco ha cessato di vivere? Stava là, pronto per impedire che Marcocadesse nel baratro del nulla e per dargli uno “strappo” alla volta del cielo. Sì,Gesù è il nome benedetto del Figlio di Dio che ha prefer<strong>it</strong>o me, te, ognuno dinoi viventi, tra la sterminata folla degli esseri ibernati nell’abisso del niente.Gesù è il nome del Figlio di Dio, mandato dal Padre come inviato speciale sullaterra, non a fare prediche sul dolore e sulla morte, ma a condividere la nostrafragil<strong>it</strong>à, fino a morirne. E’ il nome del Figlio di Dio che si è lasciato inchiodaresu una croce per stringerci tutti nel suo immenso, tenerissimo abbraccio, e ciha offerto il segno più grande dell’amore: dare la v<strong>it</strong>a per i fratelli. Gesù nonè venuto a tenere corsi di etica sul dolore né a salvarci dal dolore, ma ci hasalvati nel dolore - perché lo ha riemp<strong>it</strong>o di senso - e lo ha fatto con il suosangue innocente. Gesù è il nome del Figlio di Dio che ci ha amati con l’amorepiù incredibile e ha defin<strong>it</strong>ivamente sconf<strong>it</strong>to la morte con la sua risurrezione.Perciò è sempre là, all’imbocco del tunnel della morte, pronto per afferrarci eportarci a godere la gioia senza più se e senza più ma.Gesù, che registra sul suo diario perfino un bicchiere d’acqua fresca datocon amore, domenica scorsa stava là a dire a Marco: “Grazie, per tutte le volteche mi hai abbracciato nei fratellini disabili della Piccola Famiglia di Montetauro.Grazie, Marco, per tutte le volte che mi hai fatto divertire tanto, comequando hai partecipato alla gara delle karatelle nella festa patronale della tuaparrocchia. Grazie, perché tutte le volte che hai fatto queste cose ai miei fratellipiù piccoli, tu le hai fatte a me”.27Omelie


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Ora, permettimi, caro Marco, di rivolgermi direttamente a te. La sera primadella gara hai detto che desideravi vincere il gran premio per salire sul gradinopiù alto del podio, perché lì ti avrebbero visto meglio tutti. A noi ora addoloranon riuscire a vederti, ma ci dà pace e ci fa provare un brivido di gioia la speranzadi saperci inquadrati da te, dal podio più alto che ci sia. Lasciaci alloradire un’ultima semplicissima parola: Addio, Marco. E’ una parola scomposta daldolore, ricomposta dalla speranza: a-Dio!28Atti del Vescovo


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Cristiani laici:profeti del quotidianoOmelia tenuta dal Vescovo nel corso della s. Messa perle Aggregazioni LaicaliBasilica Cattedrale, 25 novembre 2011Tra il fondamento e il compimento: è qui che si colloca il cammino delcristiano nella storia, nel suo spessore tridimensionale di passato, presente,futuro. Qualcuno dice che è il presente lo spazio proprio dei laici cristiani, unpresente che si distende tra la memoria del passato (carisma tipico dei pastori)e l’attesa del futuro (specifico carisma dei religiosi). Ma se è vero che il battesimoè il tratto identificativo di base di ogni discepolo di Cristo - sia laico, siapastore, sia consacrato - allora si deve dire che ogni cristiano laico, in quantobattezzato, vive immerso nel grande fiume dell’amore che attraversa la storia.E dunque anche ai cristiani laici appartiene la memoria del passato come purel’attesa del futuro, ma questa memoria e questa attesa i fedeli laici sono chiamatia viverle nel presente: “Annunciamo la tua morte, o Signore; proclamiamola tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta”.291. Il rischio per tutti noi credenti è quello di dimenticare sia da dove veniamoche verso dove siamo diretti; ed è per questo che la parola del Signore,ci sollec<strong>it</strong>a continuamente a vigilare, a non andare in letargo, e per questo cipungola continuamente ci esorta con tre verbi all’... in-fin<strong>it</strong>o: ricordare, vigilare,attendere. Vigilare, ricordando l’evento della prima venuta del Signore; attenderel’evento della sua ultima venuta.“Osservate la pianta di fico e tutti gli alberi - ci ha detto il Signore -: quandogià germogliano, cap<strong>it</strong>e da voi stessi, guardandoli che l’estate è vicina”.Oggi, penultimo giorno dell’Anno l<strong>it</strong>urgico, la Chiesa chiude il cerchio: ci far<strong>it</strong>ornare alla foce del fiume della storia per sbilanciarci verso il suo estuario.Non per nulla proprio da domani sera l’Anno l<strong>it</strong>urgico riprenderà il suo corsocominciando proprio dal messaggio evangelico di questa sera. Abbiamo quindiuna oscillazione pendolare: dall’evento di duemila anni fa al compimento finale,e dal compimento all’evento.Per noi che rischiamo di vivere di solo presente - life is now! ripete ammiccanteuno slogan della pubblic<strong>it</strong>à televisiva - la l<strong>it</strong>urgia apre una breccianel muro del tempo, perché possiamo guardare oltre. Ma quando il presentediventa il frammento puntiforme, non affonda più le radici nell’evento e nonsi sbilancia più verso il frutto del compimento, allora il fine della storia diventaineluttabilmente la fine totale, una fine drammatica e desolante. Detto con altraOmelie


Bollettino Diocesano 2011 - n.4metafora: senza la visione periscopica della storia, un presente che non trasformacontinuamente la massa del passato in energia di futuro, diventa uno zero,e la storia uno zibaldone di storie abort<strong>it</strong>e e azzerate.302. In pos<strong>it</strong>ivo, la fede cristiana ci ricorda che la fine sarà un... inizio senzafine: Cristo verrà per l’ultima volta “con grande potenza e gloria”. La sua manifestazionesarà il traguardo di ogni esistenza umana e di tutta la storia: il Crocifisso-Risortodarà senso a tutto e chiarirà il senso di tutto. Verrà come “giudice deivivi e dei morti, cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o da Dio” (At 10,42): allora crollerà lo scenario falso espietato di questo mondo, apparirà Cristo come il vero Vinc<strong>it</strong>ore nella lotta tra ilbene e il male, e tutti “saremo giudicati sull’amore” (san Giovanni della Croce).“Ciascuno raccoglierà quello che ha seminato. Chi semina nella sua carne,dalla carne raccoglierà corruzione; chi semina nello Spir<strong>it</strong>o, dallo Spir<strong>it</strong>o raccoglieràv<strong>it</strong>a eterna” (Gal 6,7-8). L’egoismo causa la morte; la car<strong>it</strong>à genera la v<strong>it</strong>a.E così “saremo sempre con il Signore” (1Ts 4,17), in piena armonia con Dio, congli altri, con noi stessi: nella gioia perfetta si acquieterà finalmente il desideriosconfinato del nostro cuore perennemente inquieto, spesso ripiegato sull’effimero,ma pur sempre spalancato sull’infin<strong>it</strong>o. Allora sarà la fine: una festa senzafine, il giorno senza tramonto.Questa fede è tutt’altro che alienante: “l’attesa delle ultime cose implical’impegno per le penultime” (Bonhoeffer). La salvezza nella storia e oltre lastoria fonda l’original<strong>it</strong>à dell’atteggiamento cristiano nei confronti delle realtàterrene. Rispetto al non credente, il cristiano ha motivi ancora più forti per impegnarsinel costruire la “civiltà dell’amore”: “Il cristiano che trascura i suoi impegn<strong>it</strong>emporali, trascura i suoi doveri verso il prossimo, anzi verso Dio stesso,e mette in serio pericolo la propria salvezza eterna”: ecco una delle perle piùpreziose dello scrigno del concilio Vaticano II (GS 43). Attendere con speranza efiducia il pieno compimento dell’umano “travaglio” significa rimboccarsi le manicheper l’azione. “Il cristiano è sempre come seduto sul bordo estremo dellasua sedia. Seduto su quello che dispone di un appoggio sicuro: la speranza.All’estremo bordo della sedia, perché è pronto ad alzarsi e a pagare di persona”(G. Danneels). Chiaro e limpido: il sofà del “mollaccione” non si addice all’arredodi casa di un cristiano doc.L’Eucaristia è il viatico che ci dà la sicurezza di partecipare fin da ora allarealtà della v<strong>it</strong>a nuova, e “ci prepara il frutto di una etern<strong>it</strong>à beata”. Preghiamoperché ogni giorno attendiamo la manifestazione gloriosa del Signore: fiduciosinella speranza, operosi nella car<strong>it</strong>à.3. Riandiamo al tema dell’anno pastorale in corso: “Immersi nel Suo amore.C’è una v<strong>it</strong>a più umana di quella cristiana?”.La memoria del passato, l’attesa del compimento, la vigilanza nel presenterendono la nostra storia una divina avventura, e perciò ne fanno la storia piùumana.Quando la v<strong>it</strong>a è illuminata da questa certezza, allora diventa un pellegrinaggio,non un fortunoso vagabondaggio, e neanche una più o meno piacevoleg<strong>it</strong>a turistica: quindi non dobbiamo mai illuderci di essere già arrivati e nonAtti del Vescovo


Bollettino Diocesano 2011 - n.4possiamo mai dimenticarci di dove siamo diretti. Perché il Signore viene!La v<strong>it</strong>a che ci è donata è la più umana perché ci attrezza per il “santo viaggio”con un equipaggiamento leggero, con la “bisaccia del pellegrino”, mun<strong>it</strong>adell’essenziale, per cui ci muoviamo di tappa in tappa, non ci spostiamo di poltronain poltrona. Perché il Signore viene!La v<strong>it</strong>a cristiana è la più umana perché ci fa considerare gli altri – familiari,amici, colleghi – nostri compagni di pellegrinaggio: quindi ci fa amare ognunocome un fratello avuto in dono senza mai bramare di possedere alcuno comeproprietà privata; ci fa servire tutti, ma non asservire nessuno. Perché il Signoreviene!La v<strong>it</strong>a cristiana è la più umana perché ci fa r<strong>it</strong>enere la salute, il lavoro, ildenaro, il divertimento per quello che sono: non come privilegi da difendere,ma come doni da condividere; come dei mezzi utili per il pellegrinaggio, noncome le mete ultime del cammino. Perché il Signore viene!La v<strong>it</strong>a cristiana è la più umana perché ci porta a compiere il servizio checi è richiesto, come fosse l’ultimo, ma sempre come “servi inutili”: con i fianchicinti e le lucerne accese. E sempre pronti a ripiegare le tende per andare là dovesiamo chiamati, senza accasarci mai da nessuna parte, fin quando non arriveremoal giorno beato dell’incontro defin<strong>it</strong>ivo. Perché il Signore viene!La v<strong>it</strong>a cristiana è la più umana perché ci fa guardare al futuro non come aun fato incombente e implacabile, né come ad un destino fortu<strong>it</strong>o, volubile ecapriccioso; ci fa sperare che la sofferenza, la malattia, la morte e tutte le catastrofi,naturali o sociali, non siano l’ultima parola della storia.La v<strong>it</strong>a cristiana è la più umana perché ci aiuta a ricevere, guardare e onorarele creature “come se al presente uscissero dalle mani di Dio” (GS 35); ciconvince pure – secondo una ard<strong>it</strong>a espressione – che vale la pena piantare unseme oggi, anche se si sapesse che il mondo finirà domani (Lutero).La v<strong>it</strong>a cristiana è la più umana perché è la più laica: fa di voi laici i profetidel quotidiano, che vivono con semplic<strong>it</strong>à, senza chiasso, senza integralismi ofondamentalismi il Vangelo nella v<strong>it</strong>a di tutti i giorni.Intanto, nell’attesa di nuovi cieli e nuova terra, ogni seguace di Cristo prosegueil suo pellegrinaggio verso la patria. Esorta s. Agostino: “Canta dunquecome il viandante, canta e cammina, senza deviare, senza indietreggiare, senzavoltarti. Qui canta nella speranza, lassù canterai nel possesso. Questo è l’alleluiadella strada, quello l’alleluia della patria”.Maran athà: il Signore viene. Maranà tha: vieni, Signore Gesù!31Omelie


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Rivolti verso il VoltoOmelia tenuta dal Vescovo in occasione della professioneperpetua di Sr Serena Vasconi della Congregazionedelle Suore Francescane dell'Immacolata di PalaganoVilla Verucchio, 4 dicembre 201132Due voci attraversano il campo ud<strong>it</strong>ivo del vangelo appena proclamato: lavoce aspra e tagliente di Giovanni Battista e quella non meno asciutta ma felicedell’evangelista Marco. Giovanni annuncia la venuta dell’Atteso; Marco proclamal’ident<strong>it</strong>à del Venuto. Il Battista grida la buona notizia dell’arrivo imminentedi Uno “più forte di lui”. L’evangelista comunica il lieto messaggio o “vangelo”di quell’Uno ormai venuto in mezzo a noi: è Gesù, il Messia (Cristo), il Figlio diDio in persona. Ambedue richiedono la conversione, ambedue reclamano chesi prenda sul serio l’evento prossimo venturo o già avvenuto. Ma per il primo laconversione richiesta a quanti accorrevano al Giordano è la condizione perchél’incontro con il Messia accada. Per l’altro, l’evangelista, la conversione è piuttostola conseguenza del fatto che l’evento è già accaduto. Oggi carissimi fratellie sorelle, a queste due voci, se ne aggiunge una terza. Non è una voce “fuoricampo”: è la voce di suor Serena, che davanti a questa assemblea, prometteoggi un sì totale, senza calcoli e senza riserve, senza pretese e senza rimpianti,insomma senza se e senza ma. Oggi questa nostra sorella dichiara solennementeil suo sì radioso e raggiante, al suo unico Sposo e Signore.1. Cara suor Serena, mi hai raccontato che la tua v<strong>it</strong>a trascorreva tranquilla- come quella di tanti altri nel tuo paesino, Guastalla, nella bassa reggiana - trafamiglia, scuola, parrocchia, calcio e danza classica. Poi hai cominciato ad avvertireche tutto questo non ti bastava. Come mai? eppure si trattava di cosetutt’altro che brutte e cattive. Ma né l’onestà e neanche la bontà ci regalano lafelic<strong>it</strong>à. Tu ti portavi dentro un’arsura bruciante: eri assetata di un amore puro,incontaminato, assoluto. Negli anni in cui una ragazza custodisce in corpo e incuore la promessa della donna che sarà, devi avere sperimentato la spina dell’inappagamentoe deve averti preso la vertigine del nulla. A che serve amare, lavorare,sacrificarsi - ti sarai detta - se poi la morte mi fa lo sgambetto dietro unacurva e in un attimo mi scippa tutto quello che ho amato, scoperto, sognato efaticosamente costru<strong>it</strong>o? Stavi per dare ragione ad Emil Cioran, filosofo rumeno,il quale a propos<strong>it</strong>o della morte, ha scr<strong>it</strong>to: “Non c’è un altro problema. Non hofatto niente nella mia v<strong>it</strong>a proprio perché ero al tempo stesso liberato e paralizzatoda quel pensiero della morte. Non si può avere un mestiere quando sipensa alla morte; si può soltanto vivere come ho vissuto io, al margine di tutto,Atti del Vescovo


Bollettino Diocesano 2011 - n.4come un parass<strong>it</strong>a”. No, finire per vivere “al margine di tutto, come un parass<strong>it</strong>a”,a te proprio non andava.Fu allora che ti raggiunse una notizia, la buona notizia. Non fu una formulaferrea, troppo gelida e dura per accendere il cuore. Non fu un sogno al cardiopalmoche, appena apri gli occhi alla v<strong>it</strong>a, ti si scioglie tra le mani come uncubetto di ghiaccio. Fu una bella notizia, la più bella, questa: che Uno ti avevaamato e aveva sacrificato la sua v<strong>it</strong>a per salvare la tua. Fu allora che ti lasciastiabbagliare dal suo Volto e incontrasti l’amore. Me lo hai raccontato tu: “E’ statoil fermarmi per tanto tempo davanti al Crocifisso della mia chiesa a farmi apprenderel’amore con il quale ero amata, e come questo amore era superioreall’amore stesso per un ragazzo. L’amore di Cristo ha superato l’amore per unacreatura!”. E come per ogni folgorazione d’amore, tu ti porti tatuata sul cuore ladata dell’incontro fatale: era il 4 ottobre 2002.E la morte? La morte è un fatto della v<strong>it</strong>a. In my beginning is my end (Nelmio inizio è la mia fine). E’ stato così anche per lui, il tuo amatissimo Sposocrocifisso, l’unico tra i fondatori di grandi religioni a morire martire, ma senzaneanche l’aureola del martirio. Sì, lui è morto per dare tutto, e tutto ha dato.Neanche il suo corpo ha tenuto per sé, neanche l’ultima stilla di sangue ha trattenuto:Prendete, mangiate; prendete, bevete. Perché il tuo Amato è fatto così:non chiede sacrifici per sé, ma sacrifica se stesso per te. Ma è anche l’unico adessere tornato vivo dal regno dei morti, ed è tornato a noi più vivo di prima.Gesù di Nazaret è realmente e corporalmente risorto, e perciò di lui tu non solopuoi dire: “Mi ha amato con un cuore di carne e ha dato se stesso per me”, ma:“Anche oggi mi ama con cuore d’uomo e mi amerà ancora, domani e tutti igiorni, fino al mio ultimo respiro”. Non dub<strong>it</strong>arne mai: lui non farà della tua v<strong>it</strong>auna fine, ma il passaggio per una v<strong>it</strong>a senza fine: In my end is my beginning(Th. S. Eliot).2. Quel giorno fatale, il tuo giorno più lungo prima di questo di oggi davveroindimenticabile, tu hai aperto il guscio della tua piccola conchiglia e vi ha vistodentro brillare la perla preziosa: la perla del segreto della v<strong>it</strong>a. Il segreto è l’amoredi Gesù. Ti sei sent<strong>it</strong>a amata, gratu<strong>it</strong>amente e teneramente amata dal tuoAmato; hai creduto al suo amore; ti sei buttata tra le sue braccia in uno slanciovertiginoso e gli hai sussurrato tra lacrime di gioia: “Prima di conoscere te, ionon esistevo”. E cosi hai sperimentato quanto siano vere anche per te quellesue parole che non passeranno mai, anche quando il cielo e la terra passeranno:“Serena, io sono venuto perché tu abbia la v<strong>it</strong>a e l’abbia in pienezza” (cfr Gv10,10). Deve essere stato proprio così: lui ha pronunciato il tuo nome e tu haiprovato a pelle il brivido dell’innamoramento. Di schianto hai realizzato che latua v<strong>it</strong>a non si sarebbe più impantanata nella palude della noia, non si sarebbepiù persa tra le sabbie mobili di una specie di anoressia esistenziale, non sarebbepiù discesa ineluttabilmente verso il baratro del nulla. Anzi hai visto la tuav<strong>it</strong>a risalire la china e “scorrere verso l’alto” (Giovanni Paolo II). Perché la veravecchiaia è l’egoismo; la sclerosi più grave è l’indurimento del cuore; la pares<strong>it</strong>otalmente irrecuperabile è il congelamento dell’anima.Quel giorno fortunato tu, suor Serena carissima, hai mosso i primi passi sulsentiero ripido della conversione. Domanda: ma come ci si converte? Risposta:33Omelie


Bollettino Diocesano 2011 - n.434la conversione è tutta questione di cuore. Dunque ci si converte come ci siinnamora. E quando una ragazza come te si innamora di uno Sposo di sanguecome Gesù, allora davanti a sé non si ha più il miraggio della nostra piccolapoltrona, del nostro nido caldo dorato, mentre fuori di noi geme il pianto deidepressi e urla il dolore dei disperati. Così hai fin<strong>it</strong>o per innamorarti dei poveri,gli amici dello Sposo, i suoi prediletti. E amando loro, hai messo la tua fragilespalla sotto la loro croce, ma a quel punto hai trovato il tesoro, il favoloso tesorodella gioia. Allora hai dato via tutto, hai scommesso sull’amore del tuo Gesù, einvagh<strong>it</strong>a di lui, hai scoperto che croce non è uguale a meno v<strong>it</strong>a, meno amore,meno felic<strong>it</strong>à. Hai invece indovinato la formula magica dell’appagamento: “piùDio è uguale a più Io”.Così la pianticella della tua giovane v<strong>it</strong>a ha cominciato a fiorire. A propos<strong>it</strong>omi torna qui alla mente quanto scriveva Dietrich Bonhoeffer, nel carcere diTegel, prima di venire impiccato dai nazisti. Scriveva: “Non ci interessa una v<strong>it</strong>ache non faccia fiorire l’umano. Un divino cui non corrisponda il rigoglio dell’umano,non mer<strong>it</strong>a che ad esso ci dedichiamo”.Mi hai anche scr<strong>it</strong>to: “In questi tre anni a Villa Verucchio, l’immersione nelquotidiano di tante famiglie e di tanti ragazzi ha realizzato il dono di Dio nellamia v<strong>it</strong>a: il desiderio di spendermi per gli altri per condividere con ciascuno laricchezza che ho conosciuto e sperimentato. La chiamata di Dio è per stare conlui e per andare verso i fratelli, e se questa passione è davvero dono suo, sonocerta che ne permetterà la realizzazione”.Queste parole raccontano il tuo sogno, ma dicono pure la nostra preghiera.Sogno e preghiera nutr<strong>it</strong>e dalla grande, indefettibile promessa: “Nulla mai potràsepararci dall’amore di Cristo”, ha scr<strong>it</strong>to s. Paolo, ma questa è la ver<strong>it</strong>à di Diosulla tua v<strong>it</strong>a. Nulla - mai: due parole minuscole, ma firmate dal tuo Sposo acaratteri di sangue e che a noi, cara suor Serena, ci fanno fare salti di gioia. Beatate che hai creduto! Fortunata te che ti sei lasciata sedurre dal Volto del piùbello tra i figli dell’uomo e non hai più potuto fare a meno di seguirlo. Lasciache ti diciamo anche noi: nulla mai ti potrà separare dal Suo amore. Aiutaci adaugurarti: nulla mai guasti la tua festa! E sarà festa anche per tutti noi.Atti del Vescovo


Bollettino Diocesano 2011 - n.4L'incanto del NataleLo stupore di diventare figliOmelia tenuta dal Vescovo nella Messa della Notte di NataleRimini, Basilica Cattedrale, 2011Nel presepe classico della tradizione <strong>it</strong>aliana c’è un personaggio che nonpuò assolutamente mancare: lo stupìto. E’ un pastorello che tiene la mano a visierasugli occhi: viene generalmente posizionato su una collinetta di muschio,e guarda incantato, a deb<strong>it</strong>a distanza, la scena stupefacente della nativ<strong>it</strong>à. Nellessico cristiano, alla voce stupore si trova un rimando: “vedi alla voce Natale”.E’ così: a Natale non ci si imbatte in un Dio che incute terrore, semina panico,scaglia implacabile folgori e fulmini, come un Giove eternamente infuriato chestringe in una mano un fascio di saette fiammeggianti, sempre pronte per l’uso.No, il primo messaggio che l’angelo rivolge ai pastori sommersi dalla luce chepiove dal cielo e intimor<strong>it</strong>i per quello spettacolo grandioso è invece rassicurante:“Non temete: ecco vi annuncio una grande gioia”. E il segno per identificarequel neonato come il Salvatore Messia e Signore, non è una serie infin<strong>it</strong>a dieffetti speciali. Il segno è piuttosto un normalissimo bebé, “avvolto in fasce,adagiato in una mangiatoia”, né più né meno come un cucciolo qualunque diuna qualunque coppia di pastori appena nato: tenero e fragile come loro, chedorme e succhia il latte come loro, che come loro ha per culla una ordinaria,semplicissima mangiatoia.351. Di Dio non dobbiamo avere più pauraPassano gli anni, ma del Natale non riusciamo a stancarci. Non è forseperché la ricorrenza risveglia in noi sentimenti di tenerezza, di misericordia, difiducia? Certo, ma a me sembra che il motivo di tanto fascino sia ancora più profondo:il Natale viene puntualmente a ricordarci che di Dio non dobbiamo averepaura. Un bambino incute forse terrore a qualcuno? No, perché può guardartisolo dal basso. E’ chi ci guarda dall’alto in basso che ci mette paura. Ecco il misterodel Natale: Dio non è un sovrano altezzoso che ci guarda dall’alto del suoirraggiungibile piedistallo. Scende nel nostro abisso. “Per noi uomini discese dalcielo”, anzi è sceso ancora più giù di tutti noi, ed è venuto a dirci: “Non abbiatepaura. Io sono nato per voi. Non abbiate paura: il Padre mio vi ama”.Questa è la lieta notizia del Natale: Dio è nostro Padre e noi siamo i suoifigli. Parola di Gesù! “Guardate quale grande amore ci ha dato il Padre peressere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!”, scrive sbigott<strong>it</strong>o l’apostoloGiovanni. Sono parole percorse da una vertigine mozzafiato, quasi di incredulasorpresa: “quale grande amore!”. In effetti quello di Dio Padre è un amore cosìgrande che più grande non si può. Lo stupore è dovuto al fatto che l’attributodi Padre sia per Dio non uno dei tanti che gli si possano o debbano attribuire -Omelie


Bollettino Diocesano 2011 - n.4come l’Infin<strong>it</strong>o, l’Immenso, l’Eterno, l’Onnipotente eccetera - ma che Padre siail suo nome proprio, e che noi siamo suoi figli per davvero!Noi cristiani siamo talmente ab<strong>it</strong>uati a dire e a ridire che siamo figli di Dio,che ormai questa formuletta è diventata una sorta di chewing-gum che piùsi mastica e più perde sapore. Quando si dice l’ab<strong>it</strong>udine: è proprio vero chela nemica mortale dello stupore è l’assuefazione. Per farci capire la grandezzasmisurata e l’indicibile bellezza dell’essere figli di Dio, san Paolo ci sbalordisceulteriormente facendoci ascoltare lo stesso grido di Gesù, il quale, quando pregava,si rivolgeva a Dio chiamandolo Abbà, Papà mio, Babbo caro. Ecco la provache siamo figli, esplode Paolo: è il fatto che quel grido di tenerezza lanciato daGesù - Abbà - ora risuona nei nostri cuori. La conclusione che ne tira l’Apostoloè abbagliante: quindi non siamo più schiavi. Nemmeno di Dio siamo più schiavi!Comportarci da schiavi nei suoi confronti è cosa che lo colpisce al cuore e lo offendea morte. Vivere da figli o invece da schiavi fa una bella differenza. Questadifferenza la si onora già dal tono di voce che usiamo per parlare di Dio o perparlare a Dio. Se Dio viene creduto come Padre-Papà, allora il tono di voce diràaffidamento a lui. Se invece Dio viene pensato come un Faraone, allora la vocedirà assoggettamento. Il Faraone è uno che rende schiavi. E lo schiavo è unoal quale il Faraone toglie la v<strong>it</strong>a, perché ai suoi occhi non è nessuno. Oppurequalcuno, gliela toglie, per eccesso di zelo, volendo così compiacere il Faraone.362. Solo il Dio di Gesù è veramente PadreTra il tenero affidamento di un figlio al babbo e l’assoggettamento sottomessodi un servo al suo signore scorre tutta la differenza che fa del cristianesimouna religione unica, talmente originale da essere diversa da tutte le altre.Il Dio cristiano è del tutto originale rispetto alle divin<strong>it</strong>à pagane. E’ vero che ilatini chiamavano Giove, Jupp<strong>it</strong>er - nome che deriva da Zeus Pater - ma intendevanoper “padre” l’autor<strong>it</strong>à superiore, e niente più. Ad esempio, in Omero, nellostesso verso Giove è invocato insieme come “nostro padre e sovrano supremo”(Odissea, 1,45). Del resto, appena si pensi a ciò che significava nel mondo latinola figura severa del paterfamilias, che aveva dir<strong>it</strong>to di v<strong>it</strong>a o di morte su tutti isingoli membri del gruppo familiare - dalla moglie agli schiavi - ci si rende contoche l’antich<strong>it</strong>à ignorava anche la sola idea di una figura paterna esclusivamenteconnotata dalla bontà, ma vi congiungeva sempre quella di potere.Il Dio cristiano è originale rispetto all’Islam. Secondo il Corano, Allàh non hamai generato nessuno. Nell’elenco tradizionale dei Novantanove Nomi di Allàh,quello di Padre è totalmente assente. E’ vero che ogni sura del Corano inizia conla formula “Nel nome di Allàh clemente e misericordioso (ar-Rachmàn waar-Rachìm)”, ma la clemenza e la misericordia qui invocate non sono quelle di unpadre affettuoso, bensì quelle di un sovrano benevolo.Il Dio cristiano è originale anche rispetto al Dio ebraico: il Dio di Mosè, diDavide, di Isaia, per quanto clemente e misericordioso, è pur sempre un Dio chequando viene a vis<strong>it</strong>are la creazione, i monti si sciolgono come cera, e nessunopuò vederlo senza rimanerne tramort<strong>it</strong>o. Gesù invece ci presenta un Dio in cui lapatern<strong>it</strong>à - una patern<strong>it</strong>à tenera e misericordiosa, addir<strong>it</strong>tura “materna” - è assolutamenteprimaria: basti pensare alla parabola del figlio prodigo, che dovrebbeAtti del Vescovo


Bollettino Diocesano 2011 - n.4essere meglio etichettata del padre misericordioso, in cui la bontà del padre nonha lim<strong>it</strong>i, neanche le sfacciate pretese di un figlio snaturato, neanche il suo comportamentodepravato, neanche il suo - alla fin fine - interessato ravvedimento.3. Giovani, aiutateci a fissare la stella di NatalePermettetemi ora, fratelli e sorelle, di dedicare in conclusione un pensieroai giovani. Lo sappiamo: i giovani di oggi si sentono orfani. Si percepiscono disorientatiin universo illim<strong>it</strong>ato, si r<strong>it</strong>rovano soli e smarr<strong>it</strong>i nel villaggio globale.I maestri del nulla hanno loro insegnato che discendono dalla scimmia e sonodestinati ad andare a finire nella buia voragine dello zero assoluto. E i giovanisono le v<strong>it</strong>time più esposte e più indifese di questa catastrofica crisi finanziariache sta scippando loro un futuro all’altezza di una piena uman<strong>it</strong>à.Vorrei allora rivolgermi ai giovani cristiani e lanciare questo messaggio dall’umilee povera capanna di Betlemme.Cari giovani, da troppi anni il Natale in Occidente era diventato il Natale deldell’abbondanza extra-large, del consumismo godereccio, addir<strong>it</strong>tura dello sprecopiù sfacciato. Ora voi avete la possibil<strong>it</strong>à di far vedere a noi adulti che di frontea questa crisi non siete rassegnati. Magari sarete pure giustamente indignati, mavi sent<strong>it</strong>e anz<strong>it</strong>utto impegnati a coglierne le opportun<strong>it</strong>à e a raccoglierne le sfideche essa rilancia, per riscoprire valori come la speranza, la sobrietà, la solidarietà.D<strong>it</strong>eci con il linguaggio dei comportamenti coerenti e con il lessico dei fatticoncreti che non è Natale per chi fa tragedie per non riuscire a fare bella figuracon i regali dispendiosi degli altri anni. Non è Natale per chi si commuove allatelevisione di fronte ai bambini ridotti a pelle e ossa per il dramma della fame,e poi è scontento di una tavolata meno affollata di prelibatezze. Non è Nataleper chi ha paura di andare in giro senza vest<strong>it</strong>i griffati all’ultima moda, ma con lescarpe e i jeans dell’anno scorso e con il vecchio modello di telefonino.Ma soprattutto fateci vedere che siete ancora capaci di lasciarvi afferrare daquel brivido di stupore che ci regala il Natale di Gesù, lo stupore di quanti lohanno accolto e nel battesimo sono stati immersi nel suo amore, sono diventatifigli di Dio e si riconoscono fratelli nel suo nome. Fateci vedere con fatti di vangeloche credete nella possibil<strong>it</strong>à di realizzare la società del gratu<strong>it</strong>o, come hannodimostrato gli “angeli del fango” nei giorni dell’alluvione di Genova, come cihanno fatto toccare con mano i giovani della GMG di Madrid, così come ci stannofacendo vedere i tantissimi giovani impegnati nel mondo delle associazionie del volontariato, come pure i non pochi giovani di talento che stanno dandoil loro contributo ad uscire dal tunnel della crisi non per tornare alla s<strong>it</strong>uazioneprecedente, ma per cambiare rotta e avviarci verso la società del bene comunee dell’economia di comunione.La gioia del Natale sia la prova del nove della vostra fiducia e la luce dellastella cometa aiuti voi - e noi adulti attraverso di voi - a non tenere la testa bassa,nemmeno quando è buio.37Omelie


Bollettino Diocesano 2011 - n.4"Vediamo questo avvenimento"Natale: cosa è accaduto, come e perché?Omelia pronunciata dal Vescovo nella Messa del giorno di NataleRimini, Basilica Cattedrale, 25 dicembre 201138Qual è il sentimento più appropriato per il Natale, forse la paura? No, dicerto. E’ vero che le profezie annunciavano che quando Dio sarebbe venuto avis<strong>it</strong>are la terra, le montagne avrebbero tremato, gli abissi si sarebbero sconvolti,sarebbe scoppiato l’uragano. Ma il messaggio dell’angelo ai pastori è tutt’altroche allarmante: “Non temete, non abbiate paura”. Non è certamente il sacro terrorela risposta al messaggio del Natale. Sarà allora il ricordo struggente di unainfanzia perduta, di una pace impossibile, di una innocenza irrecuperabile? No, aNatale non siamo condannati ad ammalarci di malinconia. L’angelo questa notteci ha annunciato “una grande gioia”, e la gioia sta alla nostalgia come il giubilosta al rimpianto. La reazione giusta di fronte alla Parola fatta carne, davanti a quelbambino avvolto in fasce e adagiato nella mangiatoia, è lo stupore, che i pastoriprovano come un brivido a pelle e che contagiano a quanti incontrano: “Tuttiquelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori”. Sì, è lo stuporela reazione proporzionata all’evento stupefacente del Natale. Altrimenti rischiamodi cadere nella stanca, passiva ripet<strong>it</strong>iv<strong>it</strong>à di una routine piatta e annoiata.Tentiamo allora di “vedere questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere”,come dicono i pastori di Betlemme, ponendoci alcune domande checi aiutano a scavare nel messaggio del Natale.1. Che cosa è realmente avvenuto a Natale?A una lettura di superficie si dovrebbe dire che è avvenuto poco, infin<strong>it</strong>amentetroppo poco. Se si rappresentano in scala i 4,5 miliardi di anni di v<strong>it</strong>a dellaterra con un anno solare, si osserva che i mammiferi vi compaiono solo a metàdicembre, un protouomo verso le nove di sera del 31 dicembre, l’homo sapiensuna decina di minuti prima di mezzanotte, il sapiens sapiens tre minuti prima dicapodanno e la civiltà neol<strong>it</strong>ica durante l’ultimo minuto. Socrate, Alessandro Magnoe Gesù Cristo si accalcano nell’ultima manciata di secondi. Quindi la nasc<strong>it</strong>adi Gesù di Nazaret, riportata in questa scala, occuperebbe appena un millesimodi secondo. E se ogni millesimo di secondo si può paragonare a un microscopicogranellino di sabbia tra i miliardi di miliardi di granellini che compongono lasconfinata distesa della storia, allora si potrebbe dire che nel meccanismo perfettamenteoliato del sistema è caduto un granello infin<strong>it</strong>esimale, ma sufficientea cambiare il corso dell’uman<strong>it</strong>à.Abbiamo ascoltato: “Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò suoFiglio, nato da donna, nato sotto Legge, per riscattare quelli che erano sotto lalegge, perché ricevessimo l’adozione a figli” (Gal 4,4). In modo ancora più scul-Atti del Vescovo


Bollettino Diocesano 2011 - n.4toreo l’evangelista Giovanni proclama: “Il Verbo si fece carne e venne ad ab<strong>it</strong>arein mezzo a noi” (Gv 1,14).Ecco che cosa è avvenuto a Natale: Dio è finalmente venuto in mezzo a noi.L’atteso non ha portato r<strong>it</strong>ardo, il promesso è arrivato puntualissimo. Se questoè vero, allora è altrettanto vero che ormai tutto cambia.A Natale cambia l’indirizzo di Dio: la sua residenza non è più a Gerusalemme,nel sacro recinto del magnifico tempio ricostru<strong>it</strong>o da Erode, ma a Betlemme,in Galilea, e perciò sotto ogni lat<strong>it</strong>udine della terra, dovunque nasce vive lotta espera un figlio d’uomo.A Natale cambia il senso della storia: non verso una inarrestabile decadenza,ma verso una pienezza insuperabile. E cambiano i protagonisti degli eventi checontano veramente: chi decide il destino dell’uomo non è l’imperatore di Romae neanche suo figlio, ma quel piccolo bambino che è appena nato fragile e poveroa Betlemme. La storia riparte dagli ultimi.A Natale cambia il canale di comunicazione tra Dio e l’uomo: Dio non parlapiù attraverso i profeti, ma tram<strong>it</strong>e il Figlio fatto uomo. “Dio che molte volte e indiversi modi nei tempi antichi aveva parlato per mezzo dei profeti, ultimamente,in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio” (Ebr 1,1s).2. Come è avvenuto?Se Natale è quell’evento che realmente è, come è avvenuto quanto è avvenuto?Se a Natale Gesù ci ha portato Dio, come ce lo ha portato? Se a Natale inGesù ci ha parlato Dio, come ci ha parlato? Dobbiamo rispondere: non da Dio.Il Figlio di Dio ci ha parlato di Dio, ci ha portato Dio, ma non da Dio, bensì dauomo. “Pur essendo nella condizione di Dio, non r<strong>it</strong>enne un privilegio l’esserecome Dio, ma svuotò se stesso, diventando simile agli uomini” (Fil 2,6s). SeGesù fosse venuto da Dio, non si sarebbe fatto capire, non si sarebbe fatto realmenteintercettare. E’ venuto in forma di uomo, ma in quale di forma di uomoè venuto?Se fosse toccato a Mosè preparare il protocollo della sua vis<strong>it</strong>a, forse loavrebbe immaginato come un generale invincibile, capace di sbaragliare tutti ifaraoni del mondo, impegnato a tagliare in due tutti i mari della terra per farvipassare all’asciutto gli umiliati, i poveri e gli oppressi.Se fosse toccato a Giovanni Battista dettargli l’agenda, probabilmente loavrebbe fatto venire come un giudice inflessibile, che insedia il tribunale di Dioper fare pulizia nella sua aia e incenerire le erbacce della sporcizia umana confuoco inestinguibile.Se fosse toccato a rabbi Gamaliele, il maestro di Saulo di Tarso, forse loavrebbe fatto venire come un rabbi erud<strong>it</strong>o e ben ferrato, che distribuisce pilloledi saggezza dall’alto della sua cattedra magistrale a discepoli affamati di regole edi rubriche, per non incorrere neanche nell’infrazione più minuziosa.Se fosse toccato a Caifa, forse gli avrebbe fissato un protocollo esatto e meticolosoper un sommo sacerdote d.o.c. che si voglia scrupolosamente impeccabilesotto il profilo della più puntigliosa pur<strong>it</strong>à r<strong>it</strong>uale e cultuale.Se fosse toccato a Simone lo Zelota, forse gli avrebbe scr<strong>it</strong>to il copione delMessia, certo, ma di un Messia che avrebbe dovuto spodestare la coorte romana39Omelie


Bollettino Diocesano 2011 - n.4agli ordini di Ponzio Pilato, per restaurare il glorioso regno di Israele.Niente di tutto questo. Il Figlio di Dio è apparso in mezzo a noi non da Dio,ma da uomo, anzi “assumendo una condizione di servo, facendosi obbedientefino alla morte e a una morte di croce” (Fil 2,7.8). “Da ricco che era, si è fattopovero” per noi (2Cor 8,9). E’ venuto come un piccolo bambino, inerme e bisognosodi tutto. Un bambino come tanti, che i pastori devono poter riconoscerecome fosse un loro figlio, il quale, quando nasceva, veniva “avvolto in fasce edeposto in una mangiatoia”, quindi senza alcun tratto strabiliante da esibire. Lostraordinario del Natale è il paradosso che la manifestazione del divino si privadi ogni straordinarietà.403. Perché è avvenuto?Lo ripeteremo tra poco, in ginocchio: “per noi uomini e per la nostra salvezzadiscese dal cielo”. Gesù si è fatto come noi per farci come lui. Si è un<strong>it</strong>o al destinodi ogni uomo per associare ogni uomo al proprio destino. L’evento dell’incarnazioneè la prova del nove del più gratu<strong>it</strong>o amore da parte di Dio, che “ha tantoamato il mondo da dare il suo Figlio unigen<strong>it</strong>o”. E l’assoluta gratu<strong>it</strong>à della venutadi Gesù in mezzo a noi è ulteriormente confermata dal “sacrificio” che questa“operazione” gli è costata, come canta estasiato s. Alfonso: “Ahi quanto ti costòl’avermi amato!”.Non possiamo però dimenticare che l’evento del Natale sia un evento datato,non solo all’origine ma anche nella ricorrenza. Il Natale è avvenuto più di duemilaanni fa in uno dei periodi più crudi della storia, ma anche oggi la sua ricorrenzacade in un momento drammatico, a causa della devastante crisi finanziaria.Non c’è Natale senza gioia, ma è possibile la gioia in questo Natale? Se lochiediamo al nostro beato Alberto Marvelli, ci potrebbe rispondere che anche gliultimi Natali della sua v<strong>it</strong>a sono stati particolarmente cr<strong>it</strong>ici. Erano i Natali dellaguerra, dei bombardamenti aerei e navali che hanno distrutto Rimini al 90%, procurandooltre mille v<strong>it</strong>time civili. Poi sono venuti gli anni difficili e pesanti della ricostruzionee Alberto è stato l’ingegnere manovale della car<strong>it</strong>à. Cosa ha permessoad Alberto di esprimere tanta solidarietà, sia a livello individuale che ecclesiale epol<strong>it</strong>ico? A mio avviso sono stati due fattori: la coscienza di appartenere al popolodi Dio, la gioia come frutto della car<strong>it</strong>à cristiana.Gesù non è venuto ad aprire un’accademia di devoti, ma per fare di noi il suopopolo. A noi popolo di Dio in cammino tocca testimoniare il plus-valore dellafede nel messaggio del Natale, che è questo: Dio è Padre e sa far convergere albene tutto, anche le prove più dure. Gesù è il Signore della storia e, se ci lasciamoguidare da lui, abbiamo motivo di sperare nel futuro. Noi siamo tutti figli dell’unicoPadre e siamo chiamati ad essere la luce del mondo.La gioia del Natale dunque è possibile, purché le nostre lampade abbiano aportata di mano l’ossigeno della fede, il combustibile della car<strong>it</strong>à, la scintilla dellasperanza. Che questa fiamma riaccesa a Natale non si spenga mai più: nel nostrocuore, nella nostra c<strong>it</strong>tà, nel nostro paese, nel mondo intero.Atti del Vescovo


Interventi del Vescovo


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Messaggio del Vescovoalle Autor<strong>it</strong>à C<strong>it</strong>tadineper la festa di san GaudenzoIntervento del Vescovo in occasione dell’inaugurazionedella nuova sede della Libreria La PaginaRimini, 23 settembre 201142Distinte Autor<strong>it</strong>à, Illustri Signori, Gentili Signore!Ancora una volta la festiv<strong>it</strong>à del santo Patrono della nostra c<strong>it</strong>tà ci offrela grad<strong>it</strong>a, preziosa occasione per riflettere insieme su problemi e prospettiveriguardanti aree di comune interesse, che non possono non vedere noi, t<strong>it</strong>olaridi cariche pubbliche - pur nei rispettivi amb<strong>it</strong>i e ai vari livelli di responsabil<strong>it</strong>à- sensibili e interessati al bene delle persone, famiglie, gruppi e comun<strong>it</strong>à, chesiamo chiamati a servire.Ma prima di entrare in argomento, permettetemi di condividere con voiun pensiero breve, ma ponderato sul valore non solo religioso, ma anche civiledella festiv<strong>it</strong>à patronale. Se è vero che ogni festa non assolve semplicementeuna funzione pratica, per altro non trascurabile, come può essere il bisognodi riposo, di svago o di scambio - si pensi per esempio a una vacanza o a unafiera - ma riveste un pregnante significato simbolico, allora è da ricordare l’altovalore ident<strong>it</strong>ario che assume una festa patronale. Mi spiego con un riferimentodiretto al nostro patrono. Celebrare san Gaudenzo per noi riminesi significariconoscere nel fondatore della nostra Chiesa locale non solo un modello diuman<strong>it</strong>à compiuta, ma anche il portatore di un ideale di c<strong>it</strong>tà a misura d’uomo,una comun<strong>it</strong>à civile, tollerante, solidale, accogliente. Se teniamo presente cheGaudenzo proveniva da Efeso, quindi da un’area di lingua greca, che poi si èfatto cristiano e, dopo aver soggiornato a Roma, è approdato a Rimini, alloranella sua persona e nella sua storia noi vediamo come concentrato un mondodi simboli, di valori, di risorse, le cui radici affondano nei tre colli – il Partenone,il Gòlgota, il Campidoglio - su cui è costru<strong>it</strong>a la nostra civiltà europea. Trasferirela ricorrenza di s. Gaudenzo, come di s. Ambrogio, di s. Petronio, di s. Apollinare,alla domenica seguente, equivale a scolorire quella festiv<strong>it</strong>à, di fatto a trascurarla:a che pro? quanto effettivamente ci si guadagna? a chi giova oscurare latradizione da cui veniamo, indebolire le radici della nostra cultura, frammentareil nucleo del patrimonio di un ethos condiviso?Avrete certamente saputo che in occasione della festa del beato A. Marvelliho consegnato ai giovani della Diocesi una lettera pastorale, di cui mi è grad<strong>it</strong>ofarvi omaggio al termine di questo incontro. Ho pensato di scrivere direttamenteai nostri giovani, perché me li vedo troppo spesso dipinti come disincantati,cinici, delusi, pragmatici, ma che, ogni volta che li incontro, li r<strong>it</strong>rovo sempreAtti del Vescovo


Bollettino Diocesano 2011 - n.4più pul<strong>it</strong>i, più sani, più assetati di felic<strong>it</strong>à, e anche più liberi e più veri di quantoi media e un certo cliché del mondo adulto vorrebbero far credere. Proprio ainostri giovani riminesi vorrei dedicare la riflessione che in questa edizione dellafesta patronale, vengo a condividere con voi.Innanz<strong>it</strong>utto vorrei dire quello che la nostra Chiesa sta facendo e intendefare con i nostri giovani e per i nostri giovani. La nostra ordinaria attiv<strong>it</strong>à formativarisulta varia e molteplice, disegnata com’è su un tappeto di incontri dicatechesi e attiv<strong>it</strong>à di oratorio, di gruppi associativi e di volontariato, di campiscuola,di strutture educative come le molte scuole par<strong>it</strong>arie di matrice cattolicacon circa 1.500 iscr<strong>it</strong>ti, di centri di formazione quali l’ENAIP, conv<strong>it</strong>ti univers<strong>it</strong>ari,il Centro Univers<strong>it</strong>ario Diocesano (il C.U.D.), l’Ist<strong>it</strong>uto Superiore di Scienze Religiose,il PuntoGiovane di Riccione, senza dimenticare il consistente potenzialeeducativo rappresentato dal nostro Centro delle Comunicazioni Sociali con il-Ponte, RadioIcaro, IcaroRiminiTV, e altro - molto altro - ancora. Inoltre nei mesiscorsi abbiamo dato v<strong>it</strong>a a un convegno sulla sfida educativa - a cui diversi deipresenti hanno partecipato - per impostare il cammino di questo decennio,secondo le indicazioni dei Vescovi <strong>it</strong>aliani.Non facciamo fatica a riconoscere quanto un’attiv<strong>it</strong>à così intensa ed estesaabbia un cospicuo valore sociale aggiunto, in quanto è mirata a formare nonsolo dei cristiani adulti e maturi, ma anche dei c<strong>it</strong>tadini liberi e forti. Questaattiv<strong>it</strong>à si può riassumere nell’immagine della Cattedrale, simbolo eloquentedel molto che la Chiesa ha da ricevere dai giovani e del molto che ha da offrireloro. E’ importante che la Cattedrale sia e resti idealmente sempre aperta,perché la soglia di ingresso sia trans<strong>it</strong>abile in senso bidirezionale, per dire aigiovani che sono dentro: “andate in C<strong>it</strong>tà” e a quelli che sono fuori: “entrate inChiesa”. Per i giovani, entrare in Chiesa significa riconoscere che le domandedel cuore umano e i problemi della convivenza civile hanno una ineliminabiledimensione spir<strong>it</strong>uale e trascendente. L’uomo e Dio non sono in alternativa o inproporzione inversa, ma stanno insieme: se l’uomo perde Dio, perde se stesso;se r<strong>it</strong>rova se stesso, r<strong>it</strong>rova Dio. Nello stesso tempo, per i giovani della C<strong>it</strong>tà,entrare in Chiesa significa misurarsi con la statura di Cristo – l’uomo nuovo, ilpiù umano che ci sia - specchiarsi nella sua storia, aprirsi al suo mistero. Significaanche interrogare la Chiesa sul suo messaggio e sulla coerenza della suatestimonianza. Sì, interrogarla cr<strong>it</strong>icamente anche sulle sue manchevolezze e sucerti comportamenti poco cristiani e poco umani, da parte di chi dovrebbe precederetutti con l’esempio “perché non venga nascosto l’autentico volto di Dio”(cfr GS 19). D’altra parte, per i giovani “entrare in C<strong>it</strong>tà” significa riversarsi nellestrade, come dice il Vangelo, e chiamare ciechi, storpi, sordi, per inv<strong>it</strong>are tuttial banchetto del Regno. Significa, fuor di metafora, vincere la paura che parlaredi poveri, di disoccupati, di immigrati senza casa o senza lavoro, di drogati odi depressi, sia fare il verso al linguaggio di moda, prendere la tangente delladenuncia demagogica, fare del sociologismo gratu<strong>it</strong>o, tradire Cristo per l’uomo.Entrare nella C<strong>it</strong>tà significa piuttosto non chiudersi in sagrestia, ma battersiperché la C<strong>it</strong>tà sia più civ<strong>it</strong>as, più civile e ab<strong>it</strong>abile, perché l’uomo sia più uomo,perché i giovani siano più giovani, perché il mondo sia più “mondo”.Ora permettetemi di riflettere con voi sul rapporto giovani e pol<strong>it</strong>ica. In43Interventi


Bollettino Diocesano 2011 - n.444genere si dice: i giovani sono disaffezionati dalla pol<strong>it</strong>ica. Domandiamoci: di chiè la colpa? Se “disaffezionati” è un verbo al passivo, chi è il soggetto attivo eresponsabile di questa disaffezione?La prima cosa da fare per rest<strong>it</strong>uire ai giovani i loro sogni e il loro futuro èbonificare la palude da questa malaria che ci sta ammorbando tutti. Infatti lacrisi che sta mietendo v<strong>it</strong>time soprattutto tra i giovani, prima che finanziaria epol<strong>it</strong>ica, è una crisi morale. E’ vero: ad inquinare l’aria del cielo di Rimini sonoanche le nubi tossiche che vengono dall’area nazionale e internazionale - con loscandaloso degrado etico, quale si evince dall’andazzo di chi dovrebbe renderecredibile la pol<strong>it</strong>ica e invece la rende sempre più nauseante per la gente onestae operosa. Ma chi ci impedisce di attivare noi, qui a Rimini, delle iniziative che insenso metaforico potremmo chiamare “anti-smog”? Penso in concreto al superamentodella logica dello scambio, della rend<strong>it</strong>a, e dell’appartenenza. In altreparole, deve cessare quel logoro costume che misura il valore delle persone edelle iniziative sulla base di quanto “portano” in termini di consenso elettoraleo sul fatto di essere legate a cordate di “amici”.Inoltre si dovrà ampliare la funzione dei Comuni nella lotta all’evasionefiscale, che quindi dovrà coordinarsi con l’ agenzia delle entrate e la guardiadi finanza al fine di individuare i redd<strong>it</strong>i occultati. Come incentivo, nel recentedecreto anticrisi, è previsto che la total<strong>it</strong>à delle somme recuperate a bilanciosia destinato ai Comuni, tenuto conto che tali intro<strong>it</strong>i saranno considerati al difuori del calcolo del patto di stabil<strong>it</strong>à interno per gli enti locali. Questa stradaci pare debba essere percorsa con equilibrio e determinazione, non es<strong>it</strong>ando,per paura di perdere consenso elettorale, a intervenire su gruppi e lobby chedell’evasione fiscale hanno fatto un’ab<strong>it</strong>udine consolidata.Si dovrà superare anche la subcultura della rend<strong>it</strong>a per attivare il circu<strong>it</strong>ovirtuoso di una impresa non più im<strong>it</strong>ativa ma innovativa: è, questo, uno deimodi per rivolgersi ai giovani della nostra c<strong>it</strong>tà sollec<strong>it</strong>andone la creativ<strong>it</strong>à, l’impegnoe l’intelligenza. Essere innovativi vuol dire infatti battere strade nuove,facendo crescere la società. E come non vedere nei giovani i principali attori diquella innovazione di cui sentiamo così fortemente il bisogno?Tra le questioni che richiedono attenta e costante vigilanza, insieme adenergici provvedimenti preventivi e, laddove necessario, repressivi, è certamentel’ormai dimostrata presenza pluriennale nel nostro terr<strong>it</strong>orio di organizzazionicriminali di stampo mafioso. Le notizie di cronaca giudiziaria recentementeemerse ci dicono di questa inquietante presenza, che attenta al tessuto sanodell’economia locale precludendone un reale sviluppo e, cosa altrettanto grave,minacciando di avvelenare il cuore e la mente della nostra comun<strong>it</strong>à con l’ideologiaviolenta del denaro e del potere fini a se stessi e del disprezzo assolutoper la v<strong>it</strong>a umana. R<strong>it</strong>enere che un tale fenomeno non possa realmente attecchirenel nostro terr<strong>it</strong>orio rischia di essere una pericolosa sottovalutazione dellecapac<strong>it</strong>à adattative della piovra e del potere di corruzione di cui questa disponegrazie alle ingenti risorse finanziarie di cui è proprietaria, e che risultano estremamenteappetibili in tempi di crisi economica e morale.In pos<strong>it</strong>ivo, il tema “giovani e pol<strong>it</strong>ica” implica, a mio avviso, due scelteirrinunciabili: fare pol<strong>it</strong>ica con i giovani e fare pol<strong>it</strong>iche per i giovani. E’ urgenteAtti del Vescovo


Bollettino Diocesano 2011 - n.4promuovere una pol<strong>it</strong>ica con i giovani, senza slogan e al di là delle appartenenzepart<strong>it</strong>iche. Papa Benedetto non si stanca di ripetere – l’ha fatto ancoradomenica scorsa a Reggio Calabria – che l’Italia ha bisogno di «una nuovagenerazione di uomini e donne capaci di promuovere non tanto interessi diparte, ma il bene comune». Fare la pol<strong>it</strong>ica con i giovani non significa buttarenel mezzo nomi nuovi, quando le idee e soprattutto i giochi e i sistemi di potererestano gli stessi. Non dimentichiamo mai che Rimini è ripart<strong>it</strong>a dopo la guerracon pol<strong>it</strong>ici come Alberto Marvelli, l’Italia con padri cost<strong>it</strong>uenti appena ventenni.Fare pol<strong>it</strong>ica con i giovani non significa però cadere in giovanilismi facili eirresponsabili: i giovani sono sempre più svegli di quanto noi adulti pensiamo,e si rendono ben conto se dietro le nostre parole c’è una volontà reale di ascoltarli,di confrontarsi e mettersi davvero in gioco per le loro giuste esigenze, perle loro proposte e dunque per la loro v<strong>it</strong>a. Coinvolgere i giovani nella pol<strong>it</strong>icasignifica valorizzarli e sostenerli nella v<strong>it</strong>a quotidiana: perché – lo sappiamo - sifa pol<strong>it</strong>ica dal basso, sul luogo di lavoro, nel modo di vivere la famiglia, le relazioni,l’accoglienza del povero e del diverso. In tutti questi amb<strong>it</strong>i, le idee e leesperienze dei giovani possono aiutarci. Quanti di loro, ad esempio, impegnatiregolarmente nel volontariato, smentiscono l’idea di “bamboccioni” che se nefanno certi adulti.Ma i giovani oggi, come sempre, hanno bisogno di modelli. Mi mette tristezzasentire in bocca a ragazzi che manifestano in questo autunno caldo (nonsolo in senso meteorologico) - anche se per motivi giusti - slogan vecchi didecenni, ered<strong>it</strong>ati da ideologie – dell’una come dell’altra parte pol<strong>it</strong>ica – chenon esistono più nel mondo reale, sconf<strong>it</strong>te dai fatti e dalla storia. Ancora, pensiamoa cosa è successo quando è morto Steve Jobs: le sue parole, le sue ideesono rimbalzate da una parte all’altra del pianeta, grazie anche ai giovani, che lehanno postate su Facebook o su Tw<strong>it</strong>ter. Non entro nel mer<strong>it</strong>o di questa figura,che ha sicuramente rivoluzionato il mondo della tecnologia negli ultimi 30 anni.Questi fenomeni, però, la dicono lunga su quanto i giovani sentano il bisognodi guide ideali e vicine. Figure che purtroppo mancano nel panorama pol<strong>it</strong>ico eculturale del nostro Paese. O se ci sono, non hanno spazio.Il mondo adulto nel suo insieme, quello della pol<strong>it</strong>ica, dell’economia, dell’educazionee della società civile, deve avere il coraggio di proporre ai giovanimete alte, un ideale di v<strong>it</strong>a buona, che ponga al centro il valore integrale dellapersona umana e l’impegno disinteressato per il bene comune. Questa propostaper essere credibile richiede però di essere, più che predicata, praticata conscelte personali e collettive serie e coerenti.Vorrei ora passare ad un’altra considerazione. Snocciolare numeri è unapratica arida e può risultare sterile se non consideriamo i volti e le storie che cisono dietro e danno “carne” a questi numeri. Però, è un fatto che negli ultim<strong>it</strong>re anni è aumentato in modo esponenziale il numero di giovani riminesi emigratiall’estero in cerca di fortuna. Molti di loro hanno una laurea. Perché vannovia? Sicuramente perché qui non trovano il lavoro. Ma anche perché le loro ideenon trovano spazio in questo terr<strong>it</strong>orio. Gli ultimi dati Istat parlano di un 10%di disoccupati tra i 25 e i 34 anni in provincia a fine 2010, percentuale che siè quasi raddoppiata in 6 anni. Una tendenza simile riguarda la fascia d’età più45Interventi


Bollettino Diocesano 2011 - n.446bassa (15-24 anni), anche se in quel caso la percentuale di disoccupati è più deldoppio. D’altra parte, quest’anno la nostra univers<strong>it</strong>à accoglierà il 20% di matricolein più rispetto all’anno passato. Questo significa che nonostante la crisi, igiovani continuano a sperare e a sognare il futuro. Alla nostra comun<strong>it</strong>à spettaaccogliere quelli che vengono da fuori. A questo propos<strong>it</strong>o, è da accogliere conestremo favore il recente accordo tra univers<strong>it</strong>à, comune e agenzia delle entratecontro gli aff<strong>it</strong>ti in nero agli studenti. Ed è nostro comp<strong>it</strong>o sforzarci perché siail nostro terr<strong>it</strong>orio a offrire opportun<strong>it</strong>à di lavoro per i nostri giovani. La primafonte di ricchezza economica per Rimini è il turismo? Allora, attiviamoci perchéin quel campo si aprano maggiori e nuove opportun<strong>it</strong>à. Nel film “The socialnetwork” (sulla storia del fondatore di Facebook), il rettore di Harvard diceche «i migliori studenti di Harvard non sono quelli che quando escono di qu<strong>it</strong>rovano lavoro, ma quelli che quando escono si inventano un lavoro». E allora,diamo v<strong>it</strong>a a una concreta sinergia tra scuola e mondo del lavoro, tra univers<strong>it</strong>à,amministrazioni e imprese, perché ci sia davvero spazio a Rimini per questa creativ<strong>it</strong>à.Ne consegue una partecipazione che, ben al di là della condivisione deifrutti del lavoro, dovrebbe comportare un’autentica dimensione comun<strong>it</strong>aria alivello di progetti, di iniziative e di responsabil<strong>it</strong>à. I giovani devono pensare, ideare,osare. Gli adulti devono dare loro spazio e risorse per realizzarli. Apriamo aRimini un laboratorio di idee, di progetti, di realizzazioni virtuose. Diamo cred<strong>it</strong>o,anche finanziario, alle loro proposte. «La bassa cresc<strong>it</strong>a dell’Italia negli ultimianni è anche riflesso delle sempre più scarse opportun<strong>it</strong>à offerte alle giovanigenerazioni di contribuire allo sviluppo economico e sociale con la loro capac<strong>it</strong>àinnovativa, la loro conoscenza, il loro entusiasmo», ha detto pochi giorni fal’ormai ex-governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi.Non posso tralasciare qui un cenno alla questione univers<strong>it</strong>à di Rimini. Inscr<strong>it</strong>tonell’alveo fondamentale della conoscenza e della cultura, senza dellequali un popolo, una comun<strong>it</strong>à civile, non hanno possibil<strong>it</strong>à di cresc<strong>it</strong>a, il temadel Polo Scientifico Didattico di Rimini e delle sue prospettive di sviluppo rappresentaun punto di attenzione cruciale per la nostra c<strong>it</strong>tà. La Diocesi stessa,cogliendone tutto il rilievo, ha negli anni stabil<strong>it</strong>o, attraverso le proprie articolazioni,un pos<strong>it</strong>ivo rapporto con la sede univers<strong>it</strong>aria. Il radicamento sul terr<strong>it</strong>orio,il potenziamento della ricerca, l’auspicata presenza di qualificati dipartimenti,la proficua integrazione con il tessuto culturale locale, le esigenze di studenti edocenti cost<strong>it</strong>uiscono alcuni dei più importanti punti di lavoro su cui Rimini èchiamata a rispondere in maniera corale. Non si tratta di difendere un vessillo,ma di affermare – rendendone possibile la continu<strong>it</strong>à e l’incremento - la presenzaattiva e reale di uno strumento che definirei essenziale per la formazionedei giovani. Tutti sappiamo quanto complessi siano i problemi da affrontare ei percorsi da compiere; sono sicuro che un impegno convinto e comune potràconsentire di individuare soluzioni adeguate per una evoluzione pos<strong>it</strong>iva dell’insediamentounivers<strong>it</strong>ario riminese.Un’altra delicata e complessa questione che mer<strong>it</strong>a almeno un passaggioda parte mia, è la questione Carim. Nell’attuale s<strong>it</strong>uazione economica riminesenon si può tacere il rilievo del rapporto tra mondo produttivo e mondo del cred<strong>it</strong>o.In tale contesto, la fase di temporanea difficoltà attraversata dal maggioreAtti del Vescovo


Bollettino Diocesano 2011 - n.4ist<strong>it</strong>uto bancario locale contribuisce ad acuire le preoccupazioni per le prospettivedi sviluppo economico e finanziario della comun<strong>it</strong>à e del terr<strong>it</strong>orio riminese.Come non auspicare, allora, che la C<strong>it</strong>tà e la Provincia – nelle loro componentieconomiche, culturali, sociali ed ist<strong>it</strong>uzionali - sappiano mettere in comune tuttele loro migliori energie, in ausilio della Fondazione Cassa di Risparmio, perdifendere e accompagnare fuori dalle cr<strong>it</strong>ic<strong>it</strong>à contingenti gli strumenti che, storicamente,si sono rivelati più utili per aiutare la cresc<strong>it</strong>a di famiglie, operatori,imprese del terr<strong>it</strong>orio riminese? È un metodo di mutual<strong>it</strong>à che appartiene allamigliore tradizione di questa terra e che dobbiamo sempre più riscoprire edalimentare per attraversare e superare le difficoltà di questa stagione.Chi vi parla si rende conto di quanto pesino sulla possibil<strong>it</strong>à di iniziativa e dipromozione degli Enti locali i tagli nei fondi governativi, previsti dalla manovrafinanziaria. Eppure siamo consapevoli che la difficoltà nel reperire risorse nonpuò essere invocata come giustificazione per l’inazione e la mancata assunzionedelle proprie responsabil<strong>it</strong>à, né può giustificare il venire meno del doveredi un’amministrazione attenta al bene comune e capace di scelte coraggioseed oneste. Proprio le s<strong>it</strong>uazioni di difficoltà possono, anzi, debbono diventare,l’occasione per superare sprechi ed inefficienze, puntare all’essenziale investendosu ciò che davvero conta, intraprendere con determinazione quella nuovae promettente via dell’amministrazione condivisa che vede nella sussidiarietàcircolare (cioè la triangolazione tra enti pubblici, business commun<strong>it</strong>y e organizzazionidella società civile sia per la co-progettazione sia per la co-produzionedei servizi di qual<strong>it</strong>à sociale) una promettente e nuova pista di lavoro culturalee pol<strong>it</strong>ico. Questo è importante non solo perché in periodi di crisi la flessibil<strong>it</strong>àdella società civile e la sua capac<strong>it</strong>à di mobil<strong>it</strong>are risorse aggiuntive permettonodi dare una risposta a bisogni che altrimenti rimarrebbero inevasi, ma soprattuttoperché vediamo che solo una mobil<strong>it</strong>azione corale ed una comun<strong>it</strong>ariaassunzione di responsabil<strong>it</strong>à ci consentirà di superare le difficoltà e guardare alfuturo con fiducia.In tal senso, il recente Piano Strategico del Comune di Rimini rappresentaun esempio riusc<strong>it</strong>o di forum deliberativo, al quale hanno attivamente partecipatoe contribu<strong>it</strong>o numerosi rappresentanti della società civile, delle aggregazionilaicali cattoliche e delle diverse associazioni di volontariato, nel tentativodi garantire con coerenza l’elaborazione di orientamenti e proposte, offrire uncontributo specifico alla costruzione del bene comune, favorendo una culturadella riconciliazione e della solidarietà. Tale lavoro va continuato e salutiamocon favore il nuovo impulso dato al Piano in questi mesi, augurandoci chequanto prima si passi alla “fase 2”, quella delle decisioni concrete e attuative.47Noi adulti, spesso con nostalgia, disincanto, delusione e forse anche rassegnazione,diciamo che i giovani sono il futuro, Chiediamo loro di sognare ancheper noi. Buttarsi, osare, puntare verso l’orizzonte per superarlo dovrebbe esserenel loro Dna. La realtà, però, sempre più spesso taglia le gambe a questi sogni.Perché “col diploma non vai da nessuna parte”, si dice. “Perché dopo 13 annidi scuola, 5 di univers<strong>it</strong>à, specializzazioni e abil<strong>it</strong>azioni, al massimo troverai chiè disponibile a farti fare uno stage gratu<strong>it</strong>o, senza possibil<strong>it</strong>à di assunzione”. LeInterventi


Bollettino Diocesano 2011 - n.4gambe a questi sogni dobbiamo allora mettercele anche noi. Dare fiducia: incoraggiare,consigliare. Perché i giovani hanno bisogno di guide: a livello umano eprofessionale oltre che spir<strong>it</strong>uale. Oggi c’è bisogno di coraggio, anche se moltescelte sono dominate dalla paura: paura di sbagliare, paura delle conseguenze,paura più in generale di un futuro incerto e poco roseo. Un cantautore moltoamato dai giovani, Jovanotti, nell’ultimo singolo scrive: “Ho due chiavi per lastessa porta. Per aprire al coraggio e alla paura”.Che nella nostra C<strong>it</strong>tà si chiuda la porta alla paura e si apra alla speranza eal coraggio!Rimini, 14 ottobre 201148Atti del Vescovo


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Comunicato circa l'Oasi S. R<strong>it</strong>a,di CasininaIn local<strong>it</strong>à San Leo di Aud<strong>it</strong>ore (PU), nel terr<strong>it</strong>orio della parrocchia di Casinina(al confine con Mercatale di Sassocorvaro, della Diocesi di San Marino-Montefeltro), la signora Dionisia Salucci e la sua famiglia, t<strong>it</strong>olari di un laboratoriodi pasta fresca, accanto a questo hanno costru<strong>it</strong>o una celletta in onoredi S. R<strong>it</strong>a.Successivamente vi sono state collocate altre immagini sacre (la Madonna,il Sacro Cuore, il Cristo morto...). E’ stata collocata anche una grande croce ecostru<strong>it</strong>a una “piscina” (con acqua che dalle ultime analisi di laboratorio è statadichiarata potabile, mentre all’inizio non lo era).Tutto questo si dice dovuto a presunte apparizioni e rivelazioni alla signoraSalucci, raccontate in diversi opuscoli da lei scr<strong>it</strong>ti e fatti pubblicare.Viene pure detto che questi opuscoli sono stati esaminati dal VescovoLuigi Negri, senza nessuna osservazione o riserva dottrinale. Ma il Vicario Generale,Mons. Elio Cicioni ha precisato che il Vescovo non ha mai dato alcunaapprovazione.49In questi anni, e soprattutto in questo ultimo periodo, si è sviluppato unnotevole afflusso di fedeli, non solo per pregare ma anche, comprensibilmente,per il racconto e l’attesa di possibili guarigioni. E’ stata celebrata diversevolte l’Eucaristia, il 22 di ogni mese, in onore di S. R<strong>it</strong>a (poiché il 22 maggioS. R<strong>it</strong>a viene festeggiata nella chiesa parrocchiale, in questa local<strong>it</strong>à da alcunianni viene festeggiata il secondo sabato di giugno).Mercoledì scorso, 19 ottobre, il Vescovo, dopo aver esaminato gli opuscoli,dopo aver sent<strong>it</strong>o il parroco e diverse altre testimonianze, ha incontrato lasignora Salucci.Il Vescovo ha sottolineato che il suo comp<strong>it</strong>o, in questo momento e sempre,è di garantire l’autentic<strong>it</strong>à di un cammino di fede; non deve né approvarené reprimere, ma vigilare, per ev<strong>it</strong>are forme ambigue di religios<strong>it</strong>à e che sicreino illusorie attese di fatti straordinari e di guarigioni.A conclusione del colloquio lungo e disteso, il Vescovo ha fissato alcunipunti precisi:1. La Messa può essere celebrata una volta all’anno, in occasione dellaInterventi


Bollettino Diocesano 2011 - n.4festa di S. R<strong>it</strong>a e dal parroco. Nessun altro sacerdote è autorizzato acelebrare.2. La gente può fermarsi a pregare, come davanti ad ogni immagine sacranelle edicole: ma non può essere organizzato nessun momento pubblico.3. Nella celletta rimarrà unicamente l’immagine di S. R<strong>it</strong>a, a cui è dedicata:vanno quindi tolte le numerose altre immagini che vi si trovano.4. Sarà interrotto l’accesso alla piscina. L’acqua sarà usata esclusivamentedalla famiglia Salucci.La signora Salucci ha accolto con disponibil<strong>it</strong>à le indicazioni del Vescovo el’inv<strong>it</strong>o a continuare un cammino di fede, negli elementi fondamentali che laChiesa ci indica (Parola, Sacramenti, Magistero...). La signora, assieme al mar<strong>it</strong>o,frequenta il Cammino neocatecumenale presso la Parrocchia del Porto, diPesaro.Il parroco, e anche gli altri sacerdoti, hanno il comp<strong>it</strong>o di curare e verificare,che ci si attenga con correttezza a queste indicazioni.Rimini 21 ottobre 201150Atti del Vescovo


Bollettino Diocesano 2011 - n.4"Educare al lavoro dign<strong>it</strong>oso"Saluto del Vescovo ai partecipanti al Convegnonazionale dei Direttori diocesani della Pastoraledel lavoroOnorata e lieta di osp<strong>it</strong>are il vostro Convegno, la nostra Diocesi, nel nuovoanno pastorale appena avviato con la festa del patrono San Gaudenzo, in lineacon le indicazioni della CEI per il decennio in corso, ha lanciato l’Anno del Battesimocon questo slogan: “Immersi nel Suo amore”, con il sottot<strong>it</strong>olo in forma didomanda: “C’è una v<strong>it</strong>a più umana di quella cristiana?”. Questo interrogativo èispirato al passo della Gaudium et Spes: “Chi segue Cristo, l’uomo perfetto, si falui pure più uomo” (n. 41). Nella Lettera a Diogneto si afferma testualmente: “Icristiani non si distinguono dagli altri uomini né per terr<strong>it</strong>orio, né per lingua, néper vest<strong>it</strong>o”. Ma si riconoscono. Da che cosa dunque si riconoscono?I cristiani si riconoscono da come vivono il quotidiano, da come vivono gliaffetti, la fragil<strong>it</strong>à, la festa, la partecipazione alla v<strong>it</strong>a della c<strong>it</strong>tà. Si riconosconoanche da come vivono il lavoro. I discepoli di Cristo lavorano come tutti, malavorano per vivere, non vivono per lavorare. Sono liberi dall’ansia di produrree dall’avid<strong>it</strong>à di possedere. Non sacrificano al lavoro i beni primari, come l’armonianella coppia, l’attenzione ai figli, l’assistenza ai gen<strong>it</strong>ori anziani. Se sonoimprend<strong>it</strong>ori, tengono sempre presente che l’uomo viene prima del lavoro e illavoro prima del cap<strong>it</strong>ale. Oltre al giusto trattamento economico, assicuranoai lavoratori una dign<strong>it</strong>osa qual<strong>it</strong>à della v<strong>it</strong>a e li trattano come corresponsabilidell’impresa. Se sono lavoratori, non cadono nella piaga dell’assenteismo e, incaso di lotta sindacale, non si schierano contro qualcuno, ma sempre e solo perla giustizia.L’ideale cristiano è l’economia di comunione: la circolazione dei beni materialicontribuisce alla edificazione della comun<strong>it</strong>à: “E’ con i nostri patrimoni chediventiamo fratelli” (Tertulliano, Apologetico, 39,10). La car<strong>it</strong>as in ver<strong>it</strong>ate dei etra i cristiani non punta solo sulla solidarietà, ma anche sulla fratern<strong>it</strong>à. E va oltrela giustizia. La giustizia guarda ai dir<strong>it</strong>ti degli altri, la car<strong>it</strong>à alle loro necess<strong>it</strong>à.All’abbraccio di Don Oreste Benzi il barbone non ha dir<strong>it</strong>to, ma ne ha bisogno.E il “Don” gli apre il cuore, le braccia, la casa...51Nel loro recente convegno dei primi del settembre scorso, tenuto a Castelgandolfo,le Acli hanno parlato di lavoro “scomposto”. A “scomporre” il lavoroè la precarizzazione dei percorsi lavorativi, la moltiplicazione delle condizionigiuridico contrattuali, l’immaterial<strong>it</strong>à dei prodotti e dei cap<strong>it</strong>ali, l’individualizza-Interventi


Bollettino Diocesano 2011 - n.4zione dell’esperienza. Ma è soprattutto il fatto che il lavoro fatica sempre più ar<strong>it</strong>rovare il suo significato cristiano, che è profondamente umano. A confermarequanto il lavoro sia davvero “scomposto” sono arrivati i dati forn<strong>it</strong>i dall’Ires,l’ist<strong>it</strong>uto di ricerca delle Acli. Fissata come retribuzione media giornaliera di unlavoratore dipendente la quota di € 82, si scopre che un dirigente guadagna340 euro in più al giorno, un quadro ne percepisce 111, un impiegato 6. Unoperaio, invece, in tasca un salario giornaliero di 16 euro inferiore alla media,un apprendista ben 31 euro sotto la media. I manager percepiscono all’anno128.000 euro in più degli operai. Poi c’è il lavoro sommerso. Sono irregolari12 posti di lavoro su 100 (18% al Sud, 27% in Calabria). E le grandi imprese?Mentre in Germania sono lo 0,5% e in Gran Bretagna lo 0,4%, in Italia sono unesile 0,1%. Quasi un lavoratore su quattro (23%) è occupato non a orario pienoo a tempo indeterminato. Due milioni e 700.000 persone (il 12%) lavorano atempo parziale, l’11% è atipico. Il lavoro a tempo parziale interessa di più ledonne (1 milione e 800.000). Il 48% dei lavoratori atipici ha fra i 30 e i 49 anni.In Italia i disoccupati di lunga durata (almeno 24 mesi) superano il 45% deltotale dei disoccupati.Passare dal lavoro scomposto e indecente ad educare al lavoro decente edign<strong>it</strong>oso si deve. Vi auguro che questi giorni di convegno ci aiutiate tutti anchea capire perché e come si può.52Rimini, 25 ottobre 2011Atti del Vescovo


Lettere e Messaggi


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Lettera del Vescovo ai sacerdotiper la festa di san GaudenzoAi Sacerdoti,ai Diaconi, alle Persone consacrate, ai Fedeli laici della Diocesi54Cari Fratelli e Amici,mancano ormai pochi giorni alla solenn<strong>it</strong>à di San Gaudenzo, patrono dellanostra Diocesi. Con questa celebrazione daremo solennemente inizio al nuovoAnno Pastorale che la grazia del Signore ci concede per avanzare sulla stradadella conversione personale e comun<strong>it</strong>aria, e per mostrare che, “immersi nel suoamore” col Battesimo, possiamo vivere un’esistenza pienamente umana. Desiderorinnovare a voi personalmente e alle vostre comun<strong>it</strong>à un caloroso inv<strong>it</strong>o apartecipare ad un appuntamento così importante per la nostra Chiesa. Ricordoi momenti:Domenica 9 ottobre, alle ore 21, in Cattedrale, concerto di musica sacra:Missa Pacis (Amintore Galli).Giovedì 13 ottobre, alle ore 21, in sala Manzoni: Assemblea dei consiglipastorali parrocchiali per la presentazione del nuovo anno, con il tema chene offre l’ispirazione centrale e i momenti principali che ne scandiranno il percorso.Sarà anche l’occasione per presentare in modo sintetico ai laici il lavorodi riflessione in corso nella nostra Diocesi sull’Iniziazione Cristiana, che si apreanche ad alcune sperimentazioni. In questa occasione, come lo scorso anno,verrà distribu<strong>it</strong>o il libretto di presentazione degli Uffici Pastorali e il calendariodei prossimi mesi. La partecipazione sia al completo di ogni Consiglio o almenodi larghe delegazioni.Venerdì 14 ottobre, alle ore 17.30, in Cattedrale: Concelebrazione Eucaristicanella solenn<strong>it</strong>à del santo patrono. In questa l<strong>it</strong>urgia verrà richiamato ilBattesimo nel quale siamo nati a v<strong>it</strong>a nuova. Anche quest’anno sarà consegnataai partecipanti una pagella con la preghiera composta appos<strong>it</strong>amente, che verràrec<strong>it</strong>ata coralmente dai presenti.Prima della Concelebrazione, dalle 15.30 alle 17, c’è la possibil<strong>it</strong>à di vistarela nuova sede della Libreria Diocesana La Pagina, in via Mentana 24, e di r<strong>it</strong>irareAtti del Vescovo


Bollettino Diocesano 2011 - n.4il primo volume della Storia della Chiesa Riminese, offerto in omaggio a tutti isacerdotiLa solenn<strong>it</strong>à di San Gaudenzo è l’occasione attraverso cui la nostra Chiesa sir<strong>it</strong>rova e si manifesta nella sua un<strong>it</strong>à: che il senso della Diocesi fiorisca nel cuoredi tutti i pastori e i fedeli della comun<strong>it</strong>à cristiana riminese!Vi aspetto con il forte desiderio di rivedervi, e vi benedico di cuoreRimini, 3 ottobre 201155Lettere e Messaggi


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Inv<strong>it</strong>o alla settimanadi fratern<strong>it</strong>à presb<strong>it</strong>erale56Il primo dono che come presb<strong>it</strong>erio diocesano siamo chiamati ad offrire ainostri fratelli e sorelle battezzati, e in particolare ai fedeli che ci sono affidati, èla testimonianza della nostra comunione fraterna.Lo sappiamo: la comunione non è un idillio sdolcinato né un vago sentimento:è fare spazio ai fratelli, portando “i pesi gli uni degli altri”, respingendo letentazioni egoistiche che continuamente ci insidiano e generano competizione,diffidenza, gelosie. Ancora una volta ci mettiamo in ascolto della Novo MillennioIneunte: “Prima di promuovere iniziative concrete occorre programmareuna spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à della comunione, facendola emergere in tutti i luoghi dove siplasma l’uomo e il cristiano, dove si educano i ministri dell’altare, i consacrati,gli operatori pastorali”, quindi anche nel presb<strong>it</strong>erio (n. 43).Prima di tutto fratelli: fu la conclusione delle due settimane di Loreto2008. Ma fu molto di più di un enunciato programmatico. Si è trattato di unastrada che il Signore ci ha riaperto e che abbiamo sperimentato anche neglianni successivi come una esperienza buona, praticabile, concreta. Molti l’hannodefin<strong>it</strong>a una grazia. E come tale la vogliamo rivivere anche quest’anno.Vengo pertanto a proporla a tutti e a ciascuno dei confratelli.Vi aspetto e vi benedico di cuore1 novembre 2011Atti del Vescovo


Decreti e Nomine


Vis<strong>it</strong>a Pastorale


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Vis<strong>it</strong>a pastorale a Viserba MonteProt. VFL2011/69Rimini, 26 dicembre 201164Carissimo Don Roberto,Cari Membri del Consiglio Pastorale,Cari Fedeli,nello scrivervi a distanza di circa due mesi dalla vis<strong>it</strong>a pastorale - che si èsvolta nella vostra parrocchia dal 18 al 23 ottobre 2011 - rivivono dentro di mele emozioni già provate le prime volte che sono venuto presso di voi, in varieoccasioni.La sera dell'apertura della vis<strong>it</strong>a, mentre percorrevo in macchina le stradedel quartiere per avvicinarmi alla vostra chiesa di Santa Maria Vergine, percepivodi nuovo quella sensazione di spersonalizzante anonimato che sempre siavverte quando ci si trova in una zona di periferia, cresciuta in fretta, in cosìbreve tempo. In effetti, in questi sessanta anni circa, la zona ha registrato unmassiccio processo di urbanizzazione che ne ha completamente riconfiguratola pianta e ridisegnato il volto. Mi avete raccontato che soltanto quindici anni fa,percorrendo la statale da Rimini per Ravenna, all'altezza di Viserba si potevanoscorgere campi coltivati a ortaggi e una lunga catena di alberghi a ridosso dellaspiaggia. Solo una piccola chiesetta sovrastata da un cavalcavia indicava il luogodi culto per i contadini sparsi sul terr<strong>it</strong>orio. Nel giro degli ultimi quindici anni,la zona ha registrato una trasformazione radicale con la rapida costruzione dinuovi insediamenti, con enormi palazzi e una sproporzionata dens<strong>it</strong>à ab<strong>it</strong>ativa.Il boom edilizio ha fatto quadruplicare il numero dei residenti, con tutti i problemiche questi fenomeni comportano. Nuove famiglie, famiglie giovani, dicui diverse ancora incomplete, nuclei di persone che ancora rimangono legatein gran parte alla loro realtà di origine: è da prevedere che la somma di questifattori richiederà ancora molto tempo prima che il processo di socializzazionepossa dirsi sufficientemente consolidato. Ed è fin troppo facile prevedere chesotto il profilo pastorale bisognerà lavorare molto per costruire un forte sensodi appartenenza e una nuova ident<strong>it</strong>à religiosa.Una volta arrivati nella piazzetta davanti alla vostra chiesa, si ha un gradevolecolpo d'occhio con la veduta del parco giochi per i bambini, e questo mirichiama alla mente non solo la presenza delle molte famiglie giovani che ab<strong>it</strong>anonel quartiere, ma anche la spiccata attenzione della parrocchia ai più piccoli,cosa che non può non rallegrare chi per la prima volta si avvicina alla chiesa.Nel parco giochi mi pare di poter ravvisare una sorta di biglietto da vis<strong>it</strong>a dellacomun<strong>it</strong>à cristiana che sembra volere così rilanciare a tutti le parole di Gesù:"Lasciate che i bambini vengano a me". Un'analoga impressione di inv<strong>it</strong>ante ac-Atti del Vescovo


Bollettino Diocesano 2011 - n.4coglienza ai ragazzi e ai giovani si riceve anche dai campi da gioco e dagli spaziverdi che si trovano di fianco alla chiesa parrocchiale.Questa grad<strong>it</strong>a impressione di familiar<strong>it</strong>à e di cordiale apertura viene confermataentrando nella vostra bella chiesa luminosa e accogliente. Quella sera,prima di cominciare la veglia di apertura della vis<strong>it</strong>a pastorale, l'occhio mi è cadutosu un grande cartellone dove vengono riportate di volta in volta le foto conil fiocco rosa o azzurro dei bambini battezzati lungo l'anno: un segno di delicataattenzione ai nuovi membri della comun<strong>it</strong>à, che mi piacerebbe fosse presentein ogni chiesa che dispone del fonte battesimale.Ma ora, per sviluppare alcuni pensieri sulla s<strong>it</strong>uazione e sulle prospettivepastorali della vostra comun<strong>it</strong>à, vorrei prendere come traccia un passaggio contenutonella relazione sintetica, che r<strong>it</strong>engo pienamente condivisibile: "tanto èstato fatto, ma molto resta ancora da fare".Nell'elenco delle tante cose già fatte o almeno bene avviate, r<strong>it</strong>engo chevadano evidenziate le seguenti. Innanz<strong>it</strong>utto ho riscontrato uno sforzo convintoper creare un tessuto umano abbastanza integrato. Si sa: non è facile armonizzareesigenze e sensibil<strong>it</strong>à dei primi nuclei ab<strong>it</strong>ativi con quelle dei nuoviarrivati; non è neppure semplice assicurare una impostazione un<strong>it</strong>aria e integratadell'anno pastorale con la doppia stagione, estiva e invernale; resta poidifficile anche da voi, come dappertutto in questi tempi, il dialogo tra le diversegenerazioni. Sono problemi, questi, comuni anche a tante altre parrocchie checondividono con voi ansie pastorali, impegni e sforzi tesi a rendere vivibile eaccogliente l'hab<strong>it</strong>at umano dei propri fedeli.In questo senso un sottile, ma tenace filo di collegamento è rappresentatodal giornalino con i suoi cinque numeri all'anno e con più di ottanta messaggeriche ne curano la distribuzione più capillare possibile, casa per casa. Al riguardomi viene da pensare che in una parrocchia, tutto - anche i gesti più minuti, anchele iniziative apparentemente più modeste, proprio tutto - purché pensatocon intelligente creativ<strong>it</strong>à e curato con una briciola d'amore, può risultare utileallo scopo di inf<strong>it</strong>tire la trama connettiva del tessuto parrocchiale.Inoltre sono rimasto colp<strong>it</strong>o dalla cura puntuale e dall'impegno intenso chela comun<strong>it</strong>à parrocchiale investe nella catechesi sacramentale dei bambini edei ragazzi. Si parte dalla seconda elementare e si arriva fino alla terza media.Ogni gruppo di catechismo, oltre che della presenza delle catechiste, si avvaleanche dell'aiuto di ragazzi del dopo cresima; il cammino ha una sua dinamicacelebrativa, che può essere r<strong>it</strong>mata sia da un sacramento come la prima confessione,sia dalla consegna del Rosario in seconda elementare o la consegnadel credo in quinta o la presentazione dei candidati alla cresima in secondamedia. Grande visibil<strong>it</strong>à viene data alla presenza dei ragazzi nella celebrazioneeucaristica domenicale, al punto che, se qualcuno è assente, il suo posto rimanevolutamente vuoto per far comprendere l'importanza della presenza di tuttialla santa Messa.Da sottolineare anche lo sforzo di arrivare alle famiglie, sia con gli incontriin vista della celebrazione del battesimo, sia con il coinvolgimento dei gen<strong>it</strong>oridei bambini e dei ragazzi di catechismo, sia con la preparazione dei fidanzati almatrimonio, un amb<strong>it</strong>o nel quale insieme al parroco, si dedica in modo parti-65Vis<strong>it</strong>a Pastorale


Bollettino Diocesano 2011 - n.466colare il diacono Doriano, che con la sposa segue anche un gruppo di famigliee un altro di giovani coppie.Se ora sorvolo sugli amb<strong>it</strong>i della l<strong>it</strong>urgia e della car<strong>it</strong>à, non è solo perchémi sono apparsi impostati e ben curati, ma anche perché vorrei dare almenoun po' di spazio all'urgenza della nuova evangelizzazione, la frontiera che dovràvedere ancora più convinte e impegnate le nostre comun<strong>it</strong>à parrocchiali neiprossimi anni. Mi avete raccontato di vari tentativi già sperimentati e purtroppofall<strong>it</strong>i in passato, come i centri del vangelo nelle diverse zone, o come i gruppidi dopo cresima per i ragazzi. È la fatica di coinvolgere le fasce anagrafiche chepiù hanno bisogno di essere stimolate e aiutate in percorsi di riscoperta dellafede. R<strong>it</strong>engo che il punto di partenza possa essere proprio quel nucleo di cristianiche sono gli operatori pastorali, i collaboratori più stretti e motivati, adultidisponibili a seguire <strong>it</strong>inerari di rievangelizzazione per aiutarli a diventare a lorovolta evangelizzatori nei vari ambienti di v<strong>it</strong>a. Su questo fronte una mobil<strong>it</strong>azionedi tutta la parrocchia con opportune iniziative - come r<strong>it</strong>iri spir<strong>it</strong>uali, missionepopolare, pellegrinaggi ecc. - , con un articolata riflessione del ConsiglioPastorale, con un percorso formativo per "formare i formatori", forse potrebberappresentare una serie di risorse da valorizzare.Come sappiamo, l'urgenza della nuova evangelizzazione è un nodo pastoralecon il quale tutte le parrocchie hanno la necess<strong>it</strong>à di misurarsi. R<strong>it</strong>engoquindi importante che almeno i Parroci viciniori, possibilmente con i loro ConsigliPastorali, si confrontino e cerchino assieme possibili interventi e opportunipercorsi.Carissimi, ora vi saluto con le parole di s. Paolo: "In conclusione, fratelli,quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile,quello che è onorato, ciò che è virtù e mer<strong>it</strong>a lode, questo sia oggetto deivostri pensieri" (Fil 4,8).Vi benedico di cuore, vi assicuro la mia preghiera e mi affido alla vostra***************************************************************************Al Rev. Sac. Don ROBERTO COSTANTINIe alla Comun<strong>it</strong>à Parrocchiale di s.Maria VergineViserba MonteAtti del Vescovo


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Vis<strong>it</strong>a pastorale alla parrocchiadel Sacro Cuore a BellariaProt. VFL2011/70Rimini, 28 dicembre 2011Carissimi Don Tonino e Don Davide,Carissimo diacono Alberto,Carissimi Membri del Consiglio Pastorale,Carissimi Operatori Pastorali e Fedeli tuttidella Parrocchia del Sacro Cuore, in Bellaria Mare,nel riandare con cuore memore e grato alla vis<strong>it</strong>a pastorale, che si è svoltanella vostra parrocchia dal 24 al 29 ottobre 2011, il primo sentimento che mivibra forte nell’intimo è quello della lode al Signore e del rendimento di grazie.Permettetemi di dirvelo con le parole di s. Paolo: “Rendo grazie al mio Dio ognivolta che mi ricordo di voi. Sempre, quando prego per voi, lo faccio con gioia amotivo della vostra cooperazione per il Vangelo” (Fil 1,3s). Benedico il Signoreperché ci siete, per quello che fate, e soprattutto per quello che siete.Mi è rimasto stampato nel cuore il ricordo della veglia di apertura dellavis<strong>it</strong>a, la sera del 24 ottobre. Eravate riun<strong>it</strong>i fuori della chiesa, abbiamo accesole candele dal cero pasquale, e siamo entrati cantando. Arrivati in chiesa mi hacolp<strong>it</strong>o il segno del pozzo d’acqua nel presb<strong>it</strong>erio, con lo slogan dell’anno pastorale,ispirato al battesimo: “Immersi nel Suo amore. C’è una v<strong>it</strong>a più umanadi quella cristiana?”. Quel primo fotogramma della vis<strong>it</strong>a mi ha detto che sietee volete essere una comun<strong>it</strong>à pasquale: battezzata nel sangue del Crocifisso,riun<strong>it</strong>a nell’eucaristia attorno al Risorto, per poi disperdersi nella c<strong>it</strong>tà e portarea tutti la luce del suo Vangelo. Da quella prima sera ho cominciato a sentirmisgorgare dal cuore una lunga l<strong>it</strong>ania di grazie, che ora mi piace riprendere econdividere con voi.Rendo grazie al Signore anz<strong>it</strong>utto per la v<strong>it</strong>a di fratern<strong>it</strong>à tra voi preti, cheho avuto modo di assaporare nei giorni della vis<strong>it</strong>a pastorale. Fin da quandoè venuto don Davide come nuovo cappellano in canonica, ho visto instaurars<strong>it</strong>ra voi sacerdoti un rapporto amicale e fraterno, in cui le differenze di età,sensibil<strong>it</strong>à ed esperienza convergono nel creare una relazione improntata avera comunione umana e presb<strong>it</strong>erale. Nel frattempo, da qualche mese, DonClaudio che già condivideva con voi i pasti, è venuto ad ab<strong>it</strong>are in canonica,e così tra voi tre si va registrando quel circolo virtuoso - “dalla condivisionedella spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à alla spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à della condivisione” - alimentato da momentidi spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à e di dialogo fraterno. Ogni giorno condividete un’ora di preghierae il pranzo in comune; una volta a settimana, il mercoledì, vi incontrate perriflettere, verificare e progettare insieme; una volta al mese, vi r<strong>it</strong>rovate per una67Vis<strong>it</strong>a Pastorale


Bollettino Diocesano 2011 - n.468giornata di r<strong>it</strong>iro spir<strong>it</strong>uale. R<strong>it</strong>engo che questa vostra fratern<strong>it</strong>à sia il vero motoredella v<strong>it</strong>a della comun<strong>it</strong>à parrocchiale; e la presenza di Don Claudio mi fasperare con fiducia che anche le altre due parrocchie a lui affidate entrerannopresto nel cerchio più ampio della zona pastorale.Rendo grazie al Signore per il riflesso che di tale comunione presb<strong>it</strong>eraleho avuto la gioia di intercettare nella v<strong>it</strong>a della comun<strong>it</strong>à parrocchiale, a varistrati e in diversi amb<strong>it</strong>i, come nell’incontro degli operatori pastorali, in cui mihanno molto colp<strong>it</strong>o due aspetti particolari: da una parte l’ampiezza dell’orizzonte,che va dalla catechesi battesimale all’animazione l<strong>it</strong>urgica alle frontiereavanzate, e spesso sguarn<strong>it</strong>e, delle nuove povertà; e dall’altra parte l’un<strong>it</strong>arietàdell’impostazione progettuale, che viene raccordata attorno ai tre amb<strong>it</strong>i classicidella Parola, della L<strong>it</strong>urgia e della Car<strong>it</strong>à.Rendo ancora grazie al Signore per il clima spir<strong>it</strong>uale che si è formato eva sensibilmente crescendo nella vostra parrocchia. Diverse persone si sonomesse in cammino per riscoprire la bellezza della fede e per mettersi a disposizionedei fratelli che condividono un’analoga esigenza. Anche il termometrodella sensibil<strong>it</strong>à missionaria ha registrato una decisa impennata - come si puòvedere dallo sviluppo dei 26 Gruppi biblici, con la presenza di circa 240 personeche si incontrano nelle case - e questo fa ben sperare per una rispostamatura e generosa al mandato della nuova evangelizzazione, che rappresentala nuova frontiera per le nostre comun<strong>it</strong>à cristiane.Rendo grazie al Signore anche per la presenza delle équipes di animazionedei quartieri e per la rete dei messaggeri che passano mensilmente di casa incasa per consegnare la “lettera” della parrocchia: si tratta di uno strumentosemplice e umile di annuncio del messaggio cristiano che permette alla comun<strong>it</strong>àdi far fronte al rischio dell’anonimato e aiuta a tessere rapporti stretti ediretti con gli ab<strong>it</strong>anti del terr<strong>it</strong>orio.Carissimi, la l<strong>it</strong>ania della grat<strong>it</strong>udine dovrebbe continuare oltre, ma mi fermoqui, senza non avervi prima detto che se mi sono dilungato, è perché ilservizio di confermare i fratelli nella fede che compete al Vescovo, mi chiededi dirvi con serena, fiduciosa franchezza evangelica: “Coraggio! la strada perla conversione missionaria della vostra parrocchia è felicemente intrapresa.Andate avanti nel nome del Signore!”.Passo ora a richiamare alcune prospettive che attendono da voi un ulterioreimpegno per essere una comun<strong>it</strong>à all’altezza dell’ideale cristiano e delleurgenze dei tempi correnti.La prima è la spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à di comunione. La parrocchia non è una pura circoscrizioneamministrativa, ma è casa e scuola di comunione in un terr<strong>it</strong>orio, incui si vigila costantemente per ev<strong>it</strong>are il pericolo numero uno che attenta allabuona salute della comun<strong>it</strong>à: l’individualismo, con tutta la ostile corte di altripericolosi “ismi” da esso generati: protagonismo, el<strong>it</strong>arismo, corporativismo,antagonismo. Una parrocchia che non vive una costante “tensione un<strong>it</strong>iva”,prima o poi diventa un arcipelago di isolotti, separati e concorrenti, e si r<strong>it</strong>roveràminacciata da due possibili derive: da una parte la spinta a fare dellaparrocchia una comun<strong>it</strong>à autoreferenziale, in cui ci si accontenta di r<strong>it</strong>rovarsiinsieme, coltivando rapporti ravvicinati e rassicuranti; dall’altra la percezioneAtti del Vescovo


Bollettino Diocesano 2011 - n.4della parrocchia come centro di servizi per l’amministrazione dei sacramenti,dando per scontata la fede in quanti la richiedono.La seconda è la scelta convinta ed effettiva della pastorale integrata. Se èvero che è ormai fin<strong>it</strong>o il tempo della parrocchia autosufficiente, un profondoripensamento dell’attuale organizzazione parrocchiale richiede di ev<strong>it</strong>are unalogica puramente aggregativa - che si lim<strong>it</strong>a ad accorpare parrocchie vicine - edi favorire invece una logica integrativa, che cerca di mettere le parrocchie inrete. Anche questo obiettivo vi vede già in cammino, insieme alle altre dueparrocchie di s. Mauro Mare e di Bellaria Monte, per arrivare ad una viva e dinamicazona pastorale, come risulta da alcuni settori, quali la pastorale familiare,la pastorale giovanile e quella sociale. Un segno eloquente che tale camminoè già pos<strong>it</strong>ivamente avviato, lo abbiamo avuto con l’assemblea congiunta deiConsigli Pastorali delle tre rispettive parrocchie, durante la vis<strong>it</strong>a, e in quellasede, oltre a verificare insieme le condizioni di possibil<strong>it</strong>à per un camminoprogressivamente un<strong>it</strong>ario delle tre comun<strong>it</strong>à parrocchiali, abbiamo anche stabil<strong>it</strong>oalcuni cr<strong>it</strong>eri per il nuovo orario delle sante Messe festive.Infine l’urgenza della nuova evangelizzazione. Oggi noi cristiani viviamo inmezzo a pervasivi processi di scristianizzazione, che generano indifferenza eagnosticismo, mentre i consueti percorsi di trasmissione della fede risultano innon pochi casi impraticabili. Occorre ripartire dal primo annuncio del Vangelodi Gesù Cristo. Non si tratta di fare piazza pul<strong>it</strong>a dell’esistente, anzi semmai divalorizzarlo e di orientarlo verso questa direzione, innervando di primo annuncioogni azione pastorale. Penso per esempio all’azione che ancora aggrega ilmaggior numero di fedeli: la Messa domenicale. Non si tratta minimamentedi eliminarla o di ridurla a semplice cornice di una catechesi approfond<strong>it</strong>a o diuna lectio divina, ma di prepararla e di celebrarla in modo tale che l’eucaristiapossa generare una comun<strong>it</strong>à cristiana che sia effettivamente adulta, consapevole,riconoscibile, e perciò evangelizzante. Su questo fronte mi aspetto moltoda voi, mentre vi assicuro la mia vicinanza e il sostegno del centro diocesano.Carissimi, prima di salutarvi, permettetemi di ricordarvi alcuni impegni chevi ho richiamato a conclusione della vis<strong>it</strong>a pastorale. Ispirandomi al vangelodi quella Domenica - secondo Matteo 23,1-11, in cui Gesù rimprovera aspramentescribi e farisei di incoerenza e ipocrisia - vi ho inv<strong>it</strong>ato a rinnovare lavostra professione di fede, incoraggiandovi a dire alcuni no e alcuni sì. No alcristianesimo delle parole, sì a quello dei fatti; quindi no all’incoerenza, sì allatestimonianza. No al cristianesimo dell’ab<strong>it</strong>udine, sì a quello della scelta. Noal cristianesimo dello scenario, sì a quello dell’autentic<strong>it</strong>à. Che questo vangelovi sproni a testimoniare che non c’è obiettivamente v<strong>it</strong>a più umana di quellacristiana!Al termine di quella Messa ci sentivamo tutti ardere il cuore, e tu, Don Tonino,visibilmente commosso, a nome di Don Davide e dell’intera comun<strong>it</strong>à, hairivolto al Vescovo parole schiette di grat<strong>it</strong>udine, che ora mi dovete permetteredi ricambiare con altrettanta intens<strong>it</strong>à e sincera commozione.Vi auguro di essere sempre più una comun<strong>it</strong>à parrocchiale, quale mi avetedetto che volete essere: “attenta all’insieme della proposta cristiana, impegnatasul fronte della nuova evangelizzazione, capace di valorizzare la colla-69Vis<strong>it</strong>a Pastorale


Bollettino Diocesano 2011 - n.4borazione corresponsabile dei laici, contrassegnata da uno stile evangelico diservizio e di accoglienza”. Ve lo auguro di cuore e per questo vi assicuro la miapreghiera, mentre vi saluto con una benedizione particolarmente affettuosa***************************************************************************Al Rev. Sac. Don ANTONIO BRIGLIADORIe alla Comun<strong>it</strong>à Parrocchiale del Sacro Cuore di GesùBellaria70Atti del Vescovo


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Vis<strong>it</strong>a pastorale alla parrocchiadi S. Margher<strong>it</strong>a a BellariaProt. VFL2011/71Rimini, 28 dicembre 2011Carissimo Don Claudio,Carissimo diacono Doriano,Carissimi Fratelli e Sorelle del Consiglio Pastorale,Carissimi Fedeli tuttidella Parrocchia di Santa Margher<strong>it</strong>a, in Bellaria Monte,in preparazione alla vis<strong>it</strong>a pastorale nella vostra parrocchia - svoltasi neigiorni dal 31 ottobre al 6 novembre 2011 - mi avete presentato attraverso larelazione sintetica una serie di “foto in movimento” del cammino della vostracomun<strong>it</strong>à. In esse, con linguaggio n<strong>it</strong>ido e obiettivo, mi avete elencato le notepos<strong>it</strong>ive e insieme le fatiche e le difficoltà della s<strong>it</strong>uazione che state vivendo,senza tralasciare alcune prospettive che vi vedono già in cammino. Nei giornidella vis<strong>it</strong>a ho avuto modo di verificare come quella serie di flash combacianofedelmente con la realtà oggettiva. Mi lim<strong>it</strong>o pertanto a sfogliare con voi alcunepagine di quella sorta di album che mi porto nel cuore, passando velocementein rassegna i fotogrammi che r<strong>it</strong>engo più significativi.Tra le note pos<strong>it</strong>ive, che contrassegnano il vostro cammino, ho riscontratole seguenti. Un Consiglio Pastorale un<strong>it</strong>o, coeso, che “pensa” al cammino d<strong>it</strong>utta la comun<strong>it</strong>à, attraverso un costante esercizio di discernimento che aiuti avigilare attentamente sulla s<strong>it</strong>uazione in corso, a progettare con lungimiranzagli obiettivi del cammino e a verificarne l’effettivo conseguimento in modo serenoe costruttivo. Una équipe di catechiste motivate, appassionate, disponibili,aperte al confronto con altre catechiste delle parrocchie vicine, e desiderose diesplorare vie nuove per proporre una esperienza di educazione alla fede, chesia coinvolgente e incisiva per la v<strong>it</strong>a concreta di bambini e ragazzi. Un gruppodi uomini generosi e impegnati che organizza feste e vari momenti aggregativi.Un gruppetto di persone che si dedicano alla pulizia della chiesa. Un nucleo dicoppie che si incontra mensilmente per un cammino di spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à familiare. Ungruppo missionario che organizza viaggi in paesi di missione. Una folta squadradi postini che svolgono il servizio di collegamento tra la parrocchia e le famiglie.Una filodrammatica che ogni anno mette in scena una commedia dialettale,il cui ricavato va per la parrocchia e le sue esigenze. Un nutr<strong>it</strong>o gruppo di professorie insegnanti che portano avanti un doposcuola gratu<strong>it</strong>o per bambini eragazzi.Nei giorni della vis<strong>it</strong>a sono rimasto favorevolmente colp<strong>it</strong>o in particolare dalcordiale e schietto clima di famiglia cristiana, che si respira nelle celebrazioni71Vis<strong>it</strong>a Pastorale


Bollettino Diocesano 2011 - n.472l<strong>it</strong>urgiche, animate da un bel coro, preparato, gioioso e coinvolgente, che aiutaa celebrare in modo attivo, consapevole e fruttuoso. Nella santa eucaristiaconclusiva ho sperimentato come la gente esca dalle vostre celebrazioni conun cuore che arde e con tanta letizia sul volto. Inoltre, anche se non ho avutomodo di parteciparvi direttamente, godo ancora nel sapere che ogni mercoledìmattina si fa l’adorazione eucaristica dalle 6.00 alle 8.00. R<strong>it</strong>engo che questo siaun bel segno per tutta la comun<strong>it</strong>à, perché non venga mai meno quello stuporeeucaristico, senza il quale la celebrazione della Messa rischia drammaticamente- e forse con più coraggio dovremmo dire “sacrilegamente” - di... “andare inautomatico”!Sempre nell’amb<strong>it</strong>o delle note pos<strong>it</strong>ive, vorrei incoraggiarne in modo particolaredue. La prima è quella del Centro estivo, in collaborazione con la parrocchiadi Bellaria, e la seconda è l’attiv<strong>it</strong>à di volontariato nel commercio equosolidale,nella vend<strong>it</strong>a di prodotti da terreni confiscati alla mafia, nel serviziodella car<strong>it</strong>à.Con franchezza evangelica voi avete messo in risalto anche fatiche e difficoltà,che mettono alla prova il vostro coraggio e la tenuta della vostra fedeltà. Leenuncio schematicamente per riprenderle tra poco in modo più diffuso. Sonosoprattutto tre: un defic<strong>it</strong> di comunione, dovuto a individualismo, a indifferenzageneralizzata, a chiusura e diffidenza; una carenza nell’apertura missionaria enella passione per un annuncio gioioso e coraggioso del vangelo; una scars<strong>it</strong>àdi ministri ist<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i, come lettori, accol<strong>it</strong>i, ministri per la comunione eucaristica,scars<strong>it</strong>à dovuta a una generale fatica ad assumere responsabil<strong>it</strong>à all’interno dellacomun<strong>it</strong>à, un fenomeno, questo, che denota una “clero-dipendenza” per cuici si aspetta passivamente tutto dal prete.Tra le prospettive che mi avete presentato, vorrei sottolineare - primo - lapartecipazione piena alla zona pastorale, in comunione, collaborazione e corresponsabil<strong>it</strong>àcon le altre due parrocchie di san Mauro Mare e di Bellaria Mare;secondo, la spinta missionaria soprattutto nei confronti di ragazzi, giovani enuove famiglie.Prima di rilanciare alcuni messaggi che già in quei giorni vi ho anticicipato,vorrei r<strong>it</strong>ornare su alcuni momenti che abbiamo vissuto insieme. La cena con ilgruppo famiglie e con i rispettivi bambini, in un’atmosfera serena e armoniosami ha fatto pensare quanto ci sia bisogno di sostenere oggi le famiglie cristianein un percorso di formazione permanente che le aiuti a vivere la grazia del sacramento,in un contesto di grande fragil<strong>it</strong>à e fatica a livello di coppie e di nucleifamiliari. Inoltre l’incontro con una decina di giovani del “gruppo Afrika”, in casadi Rolando e Lucia, che mi ha fatto toccare con mano quanto bene faccia ai nostriragazzi andare a vedere come vivono i giovani cristiani nei paesi di missione.Un altro momento di grande intens<strong>it</strong>à e partecipazione è stata la festa con i tantissimigiovani di tutta la zona pastorale, con un vivace confronto sul tema dellaLettera Pastorale: “Giovani, dove sta la felic<strong>it</strong>à”. Ma è stata soprattutto la Messaconclusiva a cost<strong>it</strong>uire il momento clou dell’intera vis<strong>it</strong>a pastorale, non solo perla gran massa di gente che vi ha partecipato, ma soprattutto perché non si trattavaaffatto di una “massa” anonima e frammentata, ma perché si percepiva ilcuore pulsante di una assemblea eucaristica centrata su Cristo Signore.Atti del Vescovo


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Passo ora ad alcune brevi indicazioni per il cammino che vi attende. Debboperò premettere che questa parte della presente Lettera è praticamente identicaa quella della Lettera inviata alla comun<strong>it</strong>à parrocchiale di s. Mauro Mare.Il motivo di questa scelta è facilmente comprensibile. Le due comun<strong>it</strong>à condividonolo stesso contesto geografico, sociale e culturale; inoltre sono affidateambedue alla tua guida un<strong>it</strong>aria, con l’assistenza dello stesso Diacono; fannoambedue parte, insieme alla parrocchia del sacro Cuore in Bellaria Mare, dellastessa zona pastorale; tutt’e tre insieme le comun<strong>it</strong>à stanno percorrendo uncammino di progressiva integrazione, verso una comun<strong>it</strong>à pienamente e, a suotempo, anche formalmente un<strong>it</strong>a.Mi domando: quali passi concreti sono necessari perché questo camminonon risponda a una logica puramente aggregativa, ma ad una che sia veramenteintegrativa?La prima condizione assolutamente imprescindibile è la presenza di sacerdotiche si siano lasciati afferrare completamente da Gesù e che ogni giorno gliriconsegnino la v<strong>it</strong>a per non spadroneggiare sul gregge di Dio, ma piuttosto per“pascerlo volentieri, come piace a lui, non per vergognoso interesse, ma conanimo generoso, non come padroni delle persone loro affidate, ma facendosimodelli del gregge” (cfr 1Pt 5,2ss). Inoltre, se questi confratelli realizzano, conl’aiuto del Signore e in piena comunione con il Vescovo, una piccola fratern<strong>it</strong>àapostolica, allora si può nutrire fondata fiducia nella testimonianza di quell’essereuno in Cristo che diventa il segnale più convincente “perché il mondocreda”.La seconda condizione è che in ogni parrocchia si ponga mano ad una pastorale“a modo di Gesù buon pastore”. Mi spiego: vedo alle volte parroci chesi sentono in tensione tra una pastorale per “i pochi ma buoni”, con il rischio didimenticare poi che la parrocchia è fatta per tutti i battezzati che vivono nel suoterr<strong>it</strong>orio. Oppure una pastorale che vorrebbe arrivare a tutti, con il rischio poidi perdere i vicini e di non raggiungere i lontani. Anche in questo la pastoraledel Buon Pastore rimane paradigmatica ed esemplare: Gesù si è dedicato allaformazione dei Dodici, ma per farli diventare una “fratern<strong>it</strong>à in cammino”. Nondovremmo noi puntare a fare altrettanto, con la luce e la forza dello Spir<strong>it</strong>o delPastore supremo? Se in ogni parrocchia si cost<strong>it</strong>uisce un nucleo di cristiani chesiano credenti e credibili e facciano da liev<strong>it</strong>o per la cresc<strong>it</strong>a di tutta la comun<strong>it</strong>à;se concretamente abbiamo piccole comun<strong>it</strong>à cristiane che vanno in chiesaper “fare il pieno” di fede e poi portano la fede nei loro ambienti di v<strong>it</strong>a: non èquesto che determina la conversione missionaria della parrocchia?La terza condizione è che si imposti un cammino di vera pastorale integrata,ricordando che l’integrazione riguarda sia gli operatori pastorali che i variamb<strong>it</strong>i della pastorale, così come l’ha defin<strong>it</strong>a autorevolmente papa Benedetto.Su questo argomento, come sapete, sta lavorando da tempo una appos<strong>it</strong>aCommissione diocesana, e appena possibile verranno offerte indicazioni utili eopportune risorse, di cui certamente vi potrete servire.Accenno velocemente ad altre condizioni altrettanto imprescindibili. Unaè senz’altro la cura e la formazione del laicato, indirizzata sia alla cresc<strong>it</strong>a dellaqual<strong>it</strong>à testimoniale della fede cristiana, sia alla promozione di varie figure mi-73Vis<strong>it</strong>a Pastorale


Bollettino Diocesano 2011 - n.4nisteriali e di una adeguata capac<strong>it</strong>à di servizio ecclesiale. Particolare attenzioneva assicurata anche a quell’insost<strong>it</strong>uibile organismo di partecipazione ecclesiale,quale è il Consiglio Pastorale, come spazio di progettazione e di verifica pastorale.A questo propos<strong>it</strong>o mi auguro che quanto prima maturino le condizioniper dar v<strong>it</strong>a un Consiglio Pastorale di zona.Lo spazio che mi resta lo voglio utilizzare per indirizzarvi un augurio e dedicarviuna grande benedizione. L’augurio ve lo formulo con le parole di s. Paolo:“Dal punto a cui siete arrivati, continuate ad andare avanti come avete fattofinora” (Fil 3,16). E vi benedico con tenero affetto di fratello nel battesimo e dipadre nella fede***************************************************************************Al Rev. Sac. Don CLAUDIO COMANDUCCIe alla Comun<strong>it</strong>à Parrocchiale di s.Margher<strong>it</strong>aBellaria74Atti del Vescovo


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Vis<strong>it</strong>a pastorale a S. Mauro a MareProt. VFL2011/72Rimini, 28 dicembre 2011Carissimi Don Claudio e Don Ivo,Carissimo diacono Doriano,Carissimi Membri del Consiglio Pastorale,Carissimi Fedeli tutti,della Parrocchia di s. Maria Goretti, in san Mauro Mare,la vis<strong>it</strong>a pastorale effettuata nella vostra parrocchia nei giorni dal 31 ottobreal 5 novembre 2011, mentre mi ha confermato l’immagine globalmente buona,che me ne ero già fatta nelle varie brevi vis<strong>it</strong>e precedenti, mi ha dato modo distarvi vicino con una presenza più distesa e in un momento per voi particolare,iniziato con il passaggio nella guida della parrocchia da Don Mirco Mignani adon Claudio Comanducci, in qual<strong>it</strong>à di Amministratore parrocchiale.Quella di s. Maria Goretti è una parrocchia giovane per la sua storia, poichéè nata nel 1963, e contenuta nella sua consistenza numerica, poiché conta solo2.400 residenti. Nell’elencare i doni che la parrocchia sta vivendo, voi giustamenteavete messo in rilievo i sacerdoti che vi hanno o vi stanno guidando.Anz<strong>it</strong>utto Don Ivo Rossi, il parroco fondatore ed emer<strong>it</strong>o, sacerdote umile, generosoe molto attivo, che ha lasciato il segno non solo con le opere - dalla chiesaalla scuola materna alla canonica - ma soprattutto con la testimonianza di unav<strong>it</strong>a totalmente donata al Signore e dedicata con fedeltà, passione e gioia, ancoraoggi, alla vostra comun<strong>it</strong>à. Nell’ottobre 2002 gli subentrò Don Mirco Mignani,giovane prete di notevole sensibil<strong>it</strong>à relazionale e dotato anche di buona comunicativa.Don Mirco si è trovato ad eserc<strong>it</strong>are il ministero in una fase di forteespansione urbanistica con una cresc<strong>it</strong>a demografica imponente, da un annoall’altro. Attraverso la vis<strong>it</strong>a alle famiglie nel periodo delle benedizioni pasquali,ha sempre cercato il contatto con i nuovi nuclei familiari. Inoltre vi ha aiutato adallargare l’orizzonte della v<strong>it</strong>a parrocchiale a quello più ampio della v<strong>it</strong>a diocesana.Vi ha anche aiutato a crescere nell’attenzione verso i poveri con la nasc<strong>it</strong>adella Car<strong>it</strong>as interparrocchiale.Attualmente state valorizzando un altro grande dono: mentre continua lapresenza solerte e disponibile di Don Ivo, potete fruire della guida esperta egenerosa di Don Claudio e della vicinanza del diacono Doriano. Mi ha colp<strong>it</strong>o ilfatto che nell’elencare i doni di cui gode la vostra parrocchia, mi abbiate presentatodelle persone, ma non è forse vero che sacerdoti e diaconi sono i doni piùgrandi che il Signore possa assicurare a una comun<strong>it</strong>à cristiana? Permettetemia questo punto di esprimere tutta la mia più viva grat<strong>it</strong>udine, colma di stima75Vis<strong>it</strong>a Pastorale


Bollettino Diocesano 2011 - n.476e di sincero affetto, a Don Claudio, che ha accettato di dedicarsi anche a voi,come padre, guida e sostegno nel vostro cammino di fede, insieme ai suoi amatiparrocchiani di Bellaria Monte. Colgo l’occasione per rinnovare i sentimentidi cordiale apprezzamento anche nei vostri confronti, perché lo avete accoltocon gioia come un umile servo del Signore e del suo regno. Voi vi siete sent<strong>it</strong>idi esprimere grat<strong>it</strong>udine al Vescovo per le decisioni adottate a vostro riguardo,per il dono della presenza di Don Ivo fra voi, di Don Claudio e del diacono Doriano.Mentre ricambio la vostra riconoscenza, vi raccomando caldamente dicorrispondere con fiducia e generosa disponibil<strong>it</strong>à alle indicazioni dell’AmministratoreParrocchiale, che - so che lo credete - sono e saranno sempre ispirateal vostro vero bene, secondo lo spir<strong>it</strong>o evangelico e la sapienza illuminata dellasanta Madre Chiesa.Altri doni che la parrocchia sta vivendo sono il discreto numero di catechistee di ministri ist<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i che sono sorti fra voi, come pure i bei momenti di festavissuti in buona armonia con tutti.Tra le fatiche e le difficoltà più gravi, ho riscontrato quelle legate al nuovocontesto urbanistico e sociale, e determinate in particolare, oltre che dallatumultuosa cresc<strong>it</strong>a demografica già richiamata, anche dall’apertura del centrocommerciale “Iper-Rubicone”, a Capanni, nel 1992, che ha letteralmentesconvolto il tessuto umano, culturale ed economico della vostra zona. A ciò vaaggiunto sia il fenomeno di una massiccia immigrazione dal Meridione e daPaesi extraeuropei, sia la mobil<strong>it</strong>à del lavoro e degli interessi commerciali chehanno trasformato il terr<strong>it</strong>orio in una grande “zona-dorm<strong>it</strong>orio”. A ciò va aggiuntala chiusura della scuola elementare, nel 1995, e la dispersione dei bambiniin vari plessi scolastici, distribu<strong>it</strong>i su quattro comuni diversi, con la conseguentedisgregazione delle relazioni, anche di semplice vicinato.Tali mutamenti hanno fatto registrare preoccupanti ricadute sulla realtà dellaparrocchia, che è diventata, come avete scr<strong>it</strong>to, “più simile a una collettiv<strong>it</strong>àche a una comun<strong>it</strong>à”. Un altro fenomeno che non può non preoccupare ancheil Vescovo è la fatica a passare da una fede puramente devozionale a una fedematura, consapevole, missionaria.Tra i progetti che mi avete presentato, apprezzo e benedico l’impegno perla vis<strong>it</strong>a alle famiglie - impegno che, visto il carico pastorale che grava sullespalle di Don Claudio e di Doriano, non potrà non essere condiviso da ministriist<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i e laici preparati. Inoltre r<strong>it</strong>engo che una maggiore attenzione alla zona diCapanni sarà concretamente possibile assicurarla a condizione di quella fattivacollaborazione appena richiamata. Altrettanto sarà possibile per quanto riguardala preparazione dei catechisti battesimali e per continuare la collaborazionetra le parrocchie che state sperimentando in vari campi, come quello moltopos<strong>it</strong>ivo della pastorale giovanile di zona, di cui si sta occupando con grandepassione, disponibil<strong>it</strong>à e competenza il nostro caro Don Davide.Passo ora ad alcune brevi indicazioni per il cammino che vi attende. Debboperò premettere che questa parte della presente Lettera è praticamente identicaa quella della Lettera inviata alla comun<strong>it</strong>à parrocchiale di Bellaria Monte.Il motivo di questa scelta è facilmente comprensibile. Le due comun<strong>it</strong>à condividonolo stesso contesto geografico, sociale e culturale; inoltre sono affidateAtti del Vescovo


Bollettino Diocesano 2011 - n.4ambedue alla tua guida un<strong>it</strong>aria, con l’assistenza dello stesso Diacono; fannoambedue parte, insieme alla parrocchia del sacro Cuore in Bellaria Mare, dellastessa zona pastorale; tutt’e tre insieme le comun<strong>it</strong>à stanno percorrendo uncammino di progressiva integrazione, verso una comun<strong>it</strong>à pienamente e, a suotempo, anche formalmente un<strong>it</strong>a.Mi domando: quali passi concreti sono necessari perché questo camminonon risponda a una logica puramente aggregativa, ma ad una che sia veramenteintegrativa?La prima condizione assolutamente imprescindibile è la presenza di sacerdotiche si siano lasciati afferrare completamente da Gesù e che ogni giorno gliriconsegnino la v<strong>it</strong>a per non spadroneggiare sul gregge di Dio, ma piuttosto per“pascerlo volentieri, come piace a lui, non per vergognoso interesse, ma conanimo generoso, non come padroni delle persone loro affidate, ma facendosimodelli del gregge” (cfr 1Pt 5,2ss). Inoltre, se questi confratelli realizzano, conl’aiuto del Signore e in piena comunione con il Vescovo, una piccola fratern<strong>it</strong>àapostolica, allora si può nutrire fondata fiducia che essi saranno segno e fermentodi quella piena un<strong>it</strong>à in Cristo, che diventa il segnale più convincenteperché tutta la comun<strong>it</strong>à cristiana sia “una” e “perché il mondo creda”.La seconda condizione è che in ogni parrocchia si ponga mano ad una pastorale“a modo di Gesù buon pastore”. Mi spiego: vedo alle volte parroci chesi sentono in tensione tra una pastorale per “i pochi ma buoni”, con il rischio didimenticare poi che la parrocchia è fatta per tutti i battezzati che vivono nel suoterr<strong>it</strong>orio. Oppure una pastorale che vorrebbe arrivare a tutti, con il rischio poidi perdere i vicini e di non raggiungere i lontani. Anche in questo la pastoraledel Buon Pastore rimane paradigmatica ed esemplare: Gesù si è dedicato allaformazione dei Dodici, ma per farli diventare una “fratern<strong>it</strong>à in cammino”. Nondovremmo noi puntare a fare altrettanto, con la luce e la forza dello Spir<strong>it</strong>o delPastore supremo? Se in ogni parrocchia si cost<strong>it</strong>uisce un nucleo di cristiani chesiano credenti e credibili e facciano da liev<strong>it</strong>o per la cresc<strong>it</strong>a di tutta la comun<strong>it</strong>à;se concretamente abbiamo piccole comun<strong>it</strong>à cristiane che vanno in chiesaper “fare il pieno” di fede e poi portano la fede nei loro ambienti di v<strong>it</strong>a: non èquesto che determina la conversione missionaria della parrocchia?La terza condizione è che si imposti un cammino di vera pastorale integrata,ricordando che l’integrazione riguarda sia gli operatori pastorali che i variamb<strong>it</strong>i della pastorale, così come l’ha defin<strong>it</strong>a autorevolmente papa Benedetto.Su questo argomento, come sapete, sta lavorando da tempo una appos<strong>it</strong>aCommissione diocesana, e appena possibile verranno offerte indicazioni utili eopportune risorse, di cui certamente vi potrete servire.Accenno velocemente ad altre condizioni altrettanto imprescindibili. Unaè senz’altro la cura e la formazione del laicato, indirizzata sia alla cresc<strong>it</strong>a dellaqual<strong>it</strong>à testimoniale della fede cristiana, sia alla promozione di varie figure ministerialie di una adeguata capac<strong>it</strong>à di servizio ecclesiale. Particolare attenzioneva assicurata anche a quell’insost<strong>it</strong>uibile organismo di partecipazione ecclesiale,quale è il Consiglio Pastorale, come spazio di progettazione e di verifica pastorale.A questo propos<strong>it</strong>o mi auguro che quanto prima maturino le condizioniper dar v<strong>it</strong>a a un Consiglio Pastorale di zona.77Vis<strong>it</strong>a Pastorale


Bollettino Diocesano 2011 - n.4“Per il resto, fratelli - vi dico con s. Paolo - siate gioiosi, tendete alla perfezione,fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e ilDio dell’amore e della pace sarà con voi” (2Cor 13,11).Vi saluto con grande affetto e vi benedico di vero cuore***************************************************************************Al Rev. Sac. Don CLAUDIO COMANDUCCIe alla Comun<strong>it</strong>à Parrocchiale di s.Maria GorettiSan Mauro Mare78Atti del Vescovo


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Vis<strong>it</strong>a pastorale a BordonchioProt. VFL2011/73Rimini, 31 dicembre 2011Carissimo Don Enzo,Carissimi Membri del Consiglio Pastorale,Carissimi Fedeli tuttidella parrocchia di S. Martino in Bordonchio,quando la sera del 9 novembre 2011 abbiamo dato inizio alla vis<strong>it</strong>a pastorale- che si sarebbe protratta fino al 12 novembre successivo - nell’entrare nellavostra splendida nuova chiesa, mi sono sent<strong>it</strong>o raggiungere di soprassalto da trepensieri che sub<strong>it</strong>o vi ho comunicato. Il primo l’ho ricavato dal luogo, appuntodalla chiesa come immagine trasparente della comun<strong>it</strong>à cristiana: “Voi - ricordoche vi dissi - siete le pietre vive della santa Chiesa di Dio. Come avete rinnovatoil luogo di culto, a che punto siete con il rinnovamento della comun<strong>it</strong>à parrocchiale?”.Il secondo pensiero lo presi dalla data: quel giorno si celebrava la festadella dedicazione della basilica di san Giovanni in Laterano, madre di tutte leChiese del mondo, e la vis<strong>it</strong>a avrebbe avuto al centro la festa del vostro patrono,s. Martino. Perciò vi domandai: “A che punto siete nel coltivare il vincolodi comunione con la Chiesa di Roma, con la Chiesa di Rimini e con la vostracomun<strong>it</strong>à parrocchiale?”. Il terzo pensiero l’ho derivato dall’obiettivo della vis<strong>it</strong>apastorale, e perciò vi posi la domanda: “Siete consapevoli che in questi giornidovremo fare degli esercizi spir<strong>it</strong>uali di discernimento del disegno di Dio sulcammino della vostra fede?”.Nei giorni successivi ho avuto modo di constatare personalmente di quantidoni, talenti e risorse lo Spir<strong>it</strong>o Santo vi abbia arricch<strong>it</strong>o. Il dono più grande èla fede ricevuta nel battesimo e vissuta nei vari amb<strong>it</strong>i della testimonianza cristiana.Il sentirci amati a priori da Dio, “a prescindere” da ogni nostro mer<strong>it</strong>o odemer<strong>it</strong>o, ci fa riconoscere l’infin<strong>it</strong>a misericordia di Dio Padre, ci rende umili egrati, ci fa crescere nella fiducia, ci aiuta a vivere la nostra v<strong>it</strong>a come un cantodi lode all’Amore che ci ha creati, redenti, santificati. Questo dono di base favorisceanche una diversa lettura di quelli che, guardati a occhio nudo, senza lelenti correttive della fede, potrebbero sembrare solo problemi e grandi rischi,come ad esempio l’intenso sviluppo demografico che ha caratterizzato la storiarecente della vostra parrocchia. Fate bene a interpretare questo fenomenocome dono, “in quanto può aumentare le potenzial<strong>it</strong>à della parrocchia”. Ma, aquesto punto, la l<strong>it</strong>ania dei doni potrebbe diventare più lunga di un rosario. Neriprendo alcuni: la presenza di Don Emanuele, sacerdote congolese di grandespessore umano e sacerdotale; la fiducia della gente nei confronti della parroc-79Vis<strong>it</strong>a Pastorale


Bollettino Diocesano 2011 - n.480chia; la richiesta pressoché totale dei gen<strong>it</strong>ori per i sacramenti dell’iniziazionecristiana dei loro figli; la rinasc<strong>it</strong>a dell’Azione Cattolica e la v<strong>it</strong>al<strong>it</strong>à dell’AGESCIper la formazione dei ragazzi e dei giovani; l’ingresso in seminario del vostrocarissimo Alessandro; e altri doni ancora. Da ultimo, le strutture logistiche: se25 anni fa la vostra parrocchia non aveva quasi nulla, oggi potete disporre diuna nuova chiesa imponente e solenne come una cattedrale, di un più chedecoroso teatro, di una spaziosa sala per feste, di campi sportivi, nonché diaule e strutture necessarie per la v<strong>it</strong>a pastorale di una parrocchia di notevolidimensioni come la vostra.Ma con parresia evangelica, durante i giorni della vis<strong>it</strong>a, mi avete fattoleggere anche i problemi e le difficoltà, con cui vi state fronteggiando da diversotempo. Una prima s<strong>it</strong>uazione problematica è rappresentata dalla “doppiaveloc<strong>it</strong>à” della comun<strong>it</strong>à cristiana: da una parte c’è la vasta “comun<strong>it</strong>à battesimale”,a cui appartiene la stragrande maggioranza dei fedeli, e dall’altra lapiccola “comun<strong>it</strong>à eucaristica” formata da coloro che partecipano all’eucaristiadomenicale. Un’altra difficoltà è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a dal turismo stagionale che condizionapesantemente la v<strong>it</strong>a di molte famiglie. Inoltre siete interessati anche voidal massiccio fenomeno della immigrazione con i circa 500 stranieri. Anche ladrammatica s<strong>it</strong>uazione creatasi con la crisi finanziaria mondiale ha dolorosericadute sulla v<strong>it</strong>a di tanta gente. Infine siete anche voi affl<strong>it</strong>ti dalla difficoltà acoinvolgere i giovani, che appaiono sempre più isolati e lontani dai nostri messaggi:come risaldare la catena della trasmissione della fede?Ora mi piacerebbe ripercorrere l’agenda della vis<strong>it</strong>a pastorale, rileggere ilf<strong>it</strong>to dossier di appunti che mi sono riportato a casa, rivedere volti e vissutiincontrati in quei giorni benedetti, ma preferisco dare spazio a qualche riflessionee a tentare alcune risposte.Innanz<strong>it</strong>utto va tenuto presente che le difficoltà e i problemi con cui vidibattete sono comuni a tante parrocchie <strong>it</strong>aliane, anzi a tutto il nostro Occidentedi vecchia cristian<strong>it</strong>à, che qualcuno chiamerebbe ormai post-cristiano, eche invece a me francamente sembra di dover chiamare pre-cristiano. Certo, las<strong>it</strong>uazione in corso appare contrassegnata da pesanti fenomeni culturali negativi,quali l’individualismo libertario, il nichilismo etico, il relativismo valorialeecc. Ma se è vero che tutti questi e altri ancora sono sintomi di un allontanamentoa veloc<strong>it</strong>à esponenziale della cultura attuale dal messaggio cristiano,non è forse altrettanto vero che è possibile anche un’altra lettura della realtà inatto? Quella di chi legge questa realtà in proiezione opposta: come sfide chepossono diventare opportun<strong>it</strong>à, come piste di sbocco non come vicoli ciechi,come segrete invocazioni di salvezza magari inconsapevoli e non come chiusureirreversibili di ogni circu<strong>it</strong>o di comunicazione. E’ vero che i percorsi del nonsenso hanno fatto precip<strong>it</strong>are tanta gente fino a toccare il punto più basso delbaratro del nulla, ma - fatte le deb<strong>it</strong>e proporzioni - non si viveva in una condizioneculturale simile alla nostra quando il cristianesimo nascente cominciòa incendiare le c<strong>it</strong>tà del bacino med<strong>it</strong>erraneo? Allora bisogna concludere cheforse mai come oggi la comun<strong>it</strong>à umana ha avuto un disperato bisogno di unmessaggio di salvezza che annunci la v<strong>it</strong>toria di Gesù Risorto sulla morte eprometta una liberazione possibile dalle sabbie mobili del non-senso. Ha det-Atti del Vescovo


Bollettino Diocesano 2011 - n.4to bene chi ha scr<strong>it</strong>to: “Tutti i tempi non si equivalgono, ma tutti i tempi sonotempi cristiani, e ve n’è uno che per noi praticamente li supera tutti: il nostro.Per questo tempo sono le nostre risorse native, le nostre grazie di oggi e didomani, per esso quindi lo sforzo che risponde a queste risorse e a questegrazie” (A.D. Sertillanges).Questo, carissimi, mi pare il punto possibile di svolta: una rinnovata fiduciadei credenti nella capac<strong>it</strong>à salvifica del vangelo, insomma un cred<strong>it</strong>o confermatonella forza magnetica della fede. Ha ragione papa Benedetto quandoafferma che la crisi della nostra cristian<strong>it</strong>à è una drammatica crisi di fede. Senon si riaccendono focolai di fede nelle nostre comun<strong>it</strong>à parrocchiali, non èpossibile alcuno slancio missionario, non si rivela praticabile alcuna strategiapastorale, non si farà mai il passaggio da un cristianesimo di convenzione auno di convinzione, e da una parrocchia “centro di servizi” a una parrocchiafuoco di irradiazione del vangelo. Ecco la sfida che ci è davanti: ci crediamo cheil braccio del Signore non si è accorciato, che la fede donataci nel battesimoè bella e possibile anche oggi, che il cristianesimo non ha imboccato il vialedel tramonto, che non c’è v<strong>it</strong>a più umana di quella cristiana? E’ una sfida che ilSignore non vuole vincere senza di noi e che noi non possiamo vincere senzadi lui.Non posso chiudere questa lettera senza tornare su un problema che miavete posto e sul quale vi debbo una risposta più pacata e pensata di quellache vi ho dato in quei giorni: la questione della collocazione del tabernacolo.E’ una questione tutt’altro che marginale, da non sottovalutare affatto, perchéne va di quel bene prezioso che cost<strong>it</strong>uisce un segno distintivo di una chiesacattolica rispetto, ad esempio, a una evangelica. Se non si sta alla indicazionedel messale romano - che vuole il tabernacolo “in una parte della chiesa assaidign<strong>it</strong>osa, insigne, ben visibile, ornata decorosamente e adatta alla preghiera”,la presenza “vera, reale e sostanziale” di Gesù nel tabernacolo rischia di diventareper molti - a cominciare dai bambini - una idea astratta e affermarne laver<strong>it</strong>à nelle prediche o al catechismo sarebbe gettare parole al vento. Pertantovi raccomando di tenere nel deb<strong>it</strong>o conto la chiara e inequivocabile indicazionedi Benedetto XVI: “Nelle nuove chiese è bene predisporre la cappella delSantissimo Sacramento in prossim<strong>it</strong>à del presb<strong>it</strong>erio; ove ciò non sia possibile,è preferibile s<strong>it</strong>uare il tabernacolo nel presb<strong>it</strong>erio, in luogo sufficientementeelevato, al centro della zona absidale, oppure in altro punto ove sia ugualmenteben visibile” (Sacramentum Car<strong>it</strong>atis, n. 69).Carissimi, ci sarebbero ancora molte altre cose da riprendere e da approfondire,ma mi fermo qui. Ho cercato di andare al cuore delle questioni e didirvi quanto ho r<strong>it</strong>enuto fondamentale e più rilevante. Vi posso chiedere difarne oggetto di un’assemblea parrocchiale e di qualche seduta del ConsiglioPastorale, in modo da riferirmi per lettera - possibilmente entro il prossimonovembre, a un anno dalla vis<strong>it</strong>a pastorale - quanto avete maturato nel vostrodiscernimento comun<strong>it</strong>ario?Infine permettetemi di rinnovarvi la più sincera e cordiale grat<strong>it</strong>udine perl’accoglienza e l’attenzione che mi avete riservato. Mi avete detto e scr<strong>it</strong>to checonsiderate un dono prezioso la presenza del Vescovo come “un padre, un81Vis<strong>it</strong>a Pastorale


Bollettino Diocesano 2011 - n.4maestro, un amico”. Vi chiedo una preghiera perché lo sia veramente e ognigiorno di più, per voi e per tutta la nostra bella Diocesi che il Signore ha volutoaffidarmi.Anch’io vi assicuro la mia povera preghiera e vi benedico di cuore, tutti eciascuno.Vostro nel Signore***************************************************************************Al Rev. Sac. Don ENZO GOBBIe alla Comun<strong>it</strong>à Parrocchiale di s.Martino di BordonchioIGEA MARINA82Atti del Vescovo


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Vis<strong>it</strong>a pastorale a Torre PedreraProt. VFL2011/74Rimini, 31 dicembre 2011Carissimo Don Giancarlo, Carissimo Don CiroCarissimi Fedeli delle Parrocchiedella Beata Vergine del Carmine in Torre Pedrerae di San Giovanni Battista in Bagno,la vis<strong>it</strong>a pastorale è sempre una benedizione: per il Vescovo, anz<strong>it</strong>utto,perché gli permette di conoscere più da vicino e in modo globale e organico lav<strong>it</strong>a ordinaria delle comun<strong>it</strong>à parrocchiali; ma anche per la parrocchia perchéla stimola a stringere il suo legame di comunione con il Vescovo, e attraversodi lui, con tutta la Chiesa diocesana. L'obiettivo fondamentale della vis<strong>it</strong>a è erimane quello di confermare i fratelli nella fede, incoraggiandoli a ripartire daCristo, e di incrementare nelle comun<strong>it</strong>à ecclesiali la passione e l'impegno perla nuova evangelizzazione.A distanza di qualche tempo dalla vis<strong>it</strong>a pastorale effettuata dal 14 al 19novembre 2011, nelle vostre parrocchie di Torre Pedrera e di s. Giovanni inBagno - giuridicamente distinte e pastoralmente un<strong>it</strong>e - mi domando con voi:quali elementi stanno caratterizzando il vostro cammino? a che punto è il processodi rinnovamento della parrocchia? quali prospettive si aprono per il camminoprossimo futuro?Un dato in premessa è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o dalla storia e dalla configurazione delledue parrocchie in oggetto. Di fatto, pur essendo nate in periodi e contesti diversi,le due realtà hanno sempre interag<strong>it</strong>o tra di loro, per cui l'unificazionepastorale non ha riscontrato tensioni e difficoltà. Si deve anche aggiungere chela venerabile Carla Ronci rimane una figura che ha segnato l'ident<strong>it</strong>à e ha un<strong>it</strong>ole due comun<strong>it</strong>à di Torre e di Bagno.Il cammino pastorale risente della stagione turistica, durante la quale sicerca di accogliere i forestieri e i villeggianti, ma è da settembre a maggio chel'attiv<strong>it</strong>à ordinaria interessa soprattutto i residenti. Si comincia a settembre conuna vacanza estiva per famiglie, molto partecipata, sulle Dolom<strong>it</strong>i; si proseguesul filo dell'anno l<strong>it</strong>urgico, r<strong>it</strong>mato da feste e tempi forti; ci si dedica all'attiv<strong>it</strong>àdel catechismo per bambini e ragazzi, cercando di coinvolgere anche i gen<strong>it</strong>ori;nel tempo di Quaresima viene curata la vis<strong>it</strong>a alle famiglie con la benedizionepasquale.Particolare attenzione mer<strong>it</strong>a l'attiv<strong>it</strong>à dei nove centri di ascolto che aggreganocomplessivamente un centinaio di persone durante il periodo invernale,come pure è mer<strong>it</strong>evole di nota la rinasc<strong>it</strong>a dell'Azione Cattolica (dal 1994) in83Vis<strong>it</strong>a Pastorale


Bollettino Diocesano 2011 - n.484cui si cura la v<strong>it</strong>a interiore, per una v<strong>it</strong>a pienamente umana e cristiana, nutr<strong>it</strong>adi preghiera e di grazia sacramentale.Dal 1999 è attivo il "campetto parrocchiale" per il tempo libero e lo sport deiragazzi e il riposo degli adulti. Da un anno circa le Suore Orsoline hanno chiusola loro casa, mentre la Scuola Materna parrocchiale è passata in gestione allaKaris Foundation di CL.Un'altra realtà che accompagna la parrocchia di Torre Pedrera e di riflessoquella di s. Giovanni in Bagno è il Circolo ricreativo che funge da r<strong>it</strong>rovo per tantepersone anziane che possono così coltivare amicizie e contatti fra di loro.Dall'insieme mi sembra che emerga l'impegno e la fatica nel risponderealle sfide della secolarizzazione e di una sempre più pervasiva scristianizzazione,come del resto avviene in molte parrocchie in Italia. La presenza valida e pos<strong>it</strong>ivadi un parroco ormai non più giovane, affiancata dalla vicinanza preziosa e ancoradisponibile dell'ultranovantenne don Ciro, ha bisogno di essere sostenuta da unmaggior numero di laici cristiani adulti e maturi nella fede, in modo che la "scossa"del primo annuncio del vangelo venga trasmessa ai tanti fratelli che in modoconsapevole o - forse più spesso - inconsapevole chiedono o hanno comunquebisogno di riscoprire la bellezza e la vivibil<strong>it</strong>à della fede cristiana.Prima di concludere, mi permetto di cogliere l'occasione per inv<strong>it</strong>are il parrocoe amministratore parrocchiale a tener conto delle indicazioni di caratterel<strong>it</strong>urgico che allego a parte.Caro Don Giancarlo, ho visto che la gente le vuole bene e la circonda di rispettoe di molto affetto. Insieme ai suoi amati fedeli prego il Signore perché lasostenga con il suo Spir<strong>it</strong>o di fortezza, continui a darle luce e pace per servire ilpopolo che le ha affidato con quell'amore e quella car<strong>it</strong>à di cui ha bisogno e cosìcondurre tutte le persone delle due comun<strong>it</strong>à all'eterna salvezza.La prego di salutarmi con tanto affetto il carissimo Don Ciro, tutti i collaboratori,i membri del Consiglio Pastorale, gli ammalati, e tutti i suoi cari fedeli. Lasaluto anch'io con sincera stima, con tanto affetto e fraterna cordial<strong>it</strong>à.Suo di vero cuore, nel Sommo ed eterno Sacerdote***************************************************************************Al Rev. Sac. Don GIANCARLO ROSSIe alle Comun<strong>it</strong>à Parrocchiali della Beata Vergine del Carmine in Torre Pedrerae di San Giovanni Battista in BagnoTORRE PEDRERAAtti del Vescovo


Diario del Vescovo


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Diario del VescovoottobreSabato 1MattinoClarisse - S. MessaPomeriggioS. Andrea in Besanigo - S. Messa86Domenica 2MattinoSpadarolo - cresimeCattedrale - S. Messa, “Congrosso” AssociazionePapa Giovanni XXIIIPomeriggioSantarcangelo - battesimiS. Fortunato - S. Messa, candidature agli ordiniLunedì 3Martedì 4Mercoledì 5Giovedì 6MattinoBologna - Conferenza Episcopale dell’EmiliaRomagnaSeraSala Manzoni - Settimana BiblicaSeraCattedrale - S. Messa, festa di S. FrancescoMattinoCuria - Collegio ConsultoriPomeriggioS. Agostino - S. Messa, festa del beato AlbertoMarvelliSeraSala Manzoni - Settimana BiblicaPomeriggioRivazzurra - S. MessaSeraSala Manzoni - Settimana BiblicaAtti del Vescovo


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Venerdì 7Sabato 8Domenica 9Martedì 11PomeriggioUdienzeSeraSala Manzoni - Settimana BiblicaPomeriggioCattedrale - S. Messa, ordinazioni diaconaliMattinoSalesiani - cresimeCelle - cresimePomeriggioCar<strong>it</strong>as - assemblea Car<strong>it</strong>as parrocchialiRiccione, parr. Ss. Angeli Custodi - battesimiSeraCattedrale - Missa Pacis,concerto di musica sacraSeraFaenza - incontro catechisti <strong>diocesi</strong> di FaenzaMercoledì 12MattinoCuria - Vicari foranei87Giovedì 13Venerdì 14Sabato 15Domenica 16SeraSala Manzoni - Assemblea dei consigli pastoraliparrocchialiMattinoParr. San Gaudenzo - S. MessaPomeriggiosala S. Gaudenzoincontro con le Autor<strong>it</strong>à C<strong>it</strong>tadineCattedrale - S. Messa,solenn<strong>it</strong>à di san GaudenzoPomeriggioPalacongressi - inaugurazioneMattinoSan Mauro Mare - cresimeSan Giovanni in Galilea - cresimePomeriggioBordonchio - S. Messa, festa un<strong>it</strong>aria ACDiario del Vescovo


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Da Lunedì 17 a Domenica 23Lunedì 17Martedì 18Mercoledì 19Venerdì 21Vis<strong>it</strong>a Pastorale a Viserba MontePomeriggioS. Agostino - S. Messa, scuole Maestre PieUdienzeSeraSeminario - Scuola della ParolaMattinoUdienzeSeraCuria - Consiglio Pastorale DiocesanoMattinoSeminario – Presb<strong>it</strong>erioBellaria – intervento al convegno AIFOSeraCattedrale - Veglia Missionaria88Domenica 23MattinoViserba Monte - cresimePomeriggioCampo don Pippo -Festa diocesana della FamigliaCattedrale - cresime parr. San GaudenzoDa Lunedì 24 a Sabato 29Martedì 25Mercoledì 26Giovedì 27Vis<strong>it</strong>a Pastorale a BellariaMattinoCelle - funeralePomeriggioRimini, hotel Continental - Convegno CEIdei Direttori Diocesani della Pastorale SocialePomeriggioCappella Univers<strong>it</strong>ariaS. Messa, inizio Anno AccademicoPomeriggioCoriano - funeraleCattedrale - S. Messa, Convegno CEIdei Direttori Diocesani della Pastorale SocialeAtti del Vescovo


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Venerdì 28Domenica 30Da Lunedì 31 ottobrea Domenica 6 novembreSeraSeminario - Prolusione ISSRMattinoBellaria monte - cresimeScacciano – cresimePomeriggioParr. RiconciliazioneGruppi di preghiera Padre PioSeraImola - incontro Vescovi della RomagnaVis<strong>it</strong>a Pastorale a Bellaria Montee San Mauro MarenovembreMartedì 1Mercoledì 2MattinoRivabella - cresimePalacongressi - S. Messa,Conferenza Animatori R.n.S.PomeriggioCim<strong>it</strong>ero - S. Messa89Venerdì 4Sabato 5Domenica 6Da Lunedì 7 a Sabato 13Lunedì 7Roma - Convegno per il 70° Anniversario dellaPontificia Opera per le Vocazioni SacerdotaliMattinoParma - S. Messa, in memoriadel beato Mons. ConfortiPomeriggioSeminario - Presentazione sussidioAvvento-NataleBorghi - S. Messa, riapertura chiesa S.CristoforoVis<strong>it</strong>a Pastorale a BordonchioMattinoRimini, hotel Sporting - Corso RegionaleInsegnanti di ReligioneDiario del Vescovo


Bollettino Diocesano 2011 - n.490Lunedì 7Martedì 8Giovedì 10Venerdì 11Domenica 13Da Lunedì 14 a Sabato 19Lunedì 14PomeriggioSeminario - Scuola Diocesana OperatoriPastoraliPomeriggioAnagni – funeraleSeraSeminario - Consiglio Presb<strong>it</strong>eraleMattinoUdienzeSeraCuria - Consulta per la ScuolaMattinoRiccione - S. Messa, festa san MartinoMattinoS. Agostino - cresimeVis<strong>it</strong>a Pastorale a Torre PedreraPomeriggioCattolica, hotel Royal - S. Messa,con la Fratern<strong>it</strong>à Jesus Car<strong>it</strong>asMartedì 15Mercoledì 16Giovedì 17SeraSeminario - Scuola della ParolaUdienzePomeriggioClarisse - S. MessaPomeriggioRiccione, S. Lorenzo – funeraleVenerdì 18 e Sabato 19Domenica 20Bologna - Convegno Regionale UfficioCatechistico e Ufficio Pastorale FamiliareMattinoSantarcangelo - cresimePomeriggioSacramora - cresimeAtti del Vescovo


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Da Lunedì 21 a Giovedì 24Loreto - r<strong>it</strong>iro presb<strong>it</strong>eraleVenerdì 25Sabato 26Domenica 27Lunedì 28PomeriggioLibreria Pagina - Lectura DantisSeraCattedrale - S. Messa,con le Aggregazioni LaicaliMattinoMaestre Pie - R<strong>it</strong>iro USMI-GIS-CIISPomeriggioSaludecio – 2-giorni teologica FUCIMattinoParr. Riconciliazione - catechesi conRinnovamento nello Spir<strong>it</strong>oCattedrale - S. Messa. I Domenica di AvventoPomeriggioVerucchio - S. Messa, UNITALSISeraS. Agnese - incontro con la GIOCPomeriggioSala Manzoni - Corso di aggiornamentoper Insegnati di Religione91Martedì 29SeraRegina Pacis - presentazione lettera pastoraleper la Zona PastoralenovembreMercoledì 30Giovedì 1Venerdì 2PomeriggioCuria - Consiglio EpiscopaleSeraCuria - Presidenza ACPomeriggioCuria – incontro Progetto CulturaleMattinoBologna - incontro Vescoviper il Seminario RegionalePomeriggioUdienzeDiario del Vescovo


Bollettino Diocesano 2011 - n.492Sabato 3Domenica 4Da Lunedì 5 a Sabato 10Martedì 6Mercoledì 7Giovedì 8Venerdì 9Sabato 10Domenica 11Da Lunedì 12 a Domenica 18Lunedì 12MattinoClarisse - S. MessaPalazzo Ghetti – presentazione volumesu Padre TosiSeraConvento Santo Spir<strong>it</strong>o – S. MessaMattinoCattedrale - S. Messa, II di AvventoPomeriggioVilla Verucchio - S. Messa, professione solenneSeraSeminario - incontro Vescovi della RomagnaVis<strong>it</strong>a Pastorale a Igea MarinaPomeriggioSeminario - Incontro di Spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>àper le persone impegnate in pol<strong>it</strong>icaMattinoUdienzeMattinoMaestre Pie - S. Messa, con il Cenacolodella Ss.Trin<strong>it</strong>àMater Admirabilis - cresimePomeriggioMisano Mare - cresimeMattinoUdienzeMattinoPalacongressi - celebrazioni lodicon Cl Univers<strong>it</strong>ariSeraPaolotti - La Luce nella NotteMattinoCattedrale - S. Messa, III di AvventoVis<strong>it</strong>a Pastorale a S. Martino in RiparottaPomeriggioENAIP, viale Valturio - S. MessaAtti del Vescovo


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Martedì 13Mercoledì 14Venerdì 16Sabato 17Domenica 18Lunedì 19Martedì 20Mercoledì 21MattinoUdienzePomeriggioOspedale - S. Messa e incontro con gli operatorie i pazientiSavignano - S. MessaSeraSeminario - Scuola della ParolaPomeriggioSan Gaudenzo - funeraleMattinoSeminario - Incontro di Presb<strong>it</strong>erioPomeriggioChiesa dei Servi - S. Messa, per la Fondazionesan GiuseppeSeraCuria - Consiglio Pastorale DiocesanoMattinoITC Valturio - incontro con gli studentiMorciano - incontro preti giovaniMattinoCattedrale - S. Messa, IV di AvventoCar<strong>it</strong>as - pranzoPomeriggioCentro c<strong>it</strong>tà - Presepe vivente organizzatodalla Karis FoundationSeraCattedrale - rappresentazione musicalemed<strong>it</strong>ata in preparazione al Santo NatalePomeriggioSeminario - S. Messa, Ufficio per la Pastoraledella ScuolaSeraCuria - Consiglio Diocesano ACMattinoCattedrale - S. Messa, con le Forze dell’OrdinePomeriggioTeatro degli Atti - Cerimonia Sigismondo d’OroMattinoTribunale - S. Messa93Diario del Vescovo


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Mercoledì 21Giovedì 22Venerdì 23Sabato 24PomeriggioRiccione, parr. San Martino – funeraledon Pietro CanniniMattinoUdienzeChiesa dei Servi - S. Messa,con i dipendenti comunaliPomeriggioMisano - inaugurazione Car<strong>it</strong>as interparrocchialeMattinoCasa del Clero - S. MessaPomeriggioCasa Circondariale - S. MessaArco d’Augusto - presepe ENAIPNotteCattedrale - S. Messa solenne nella nottedi Natale94Domenica 25 Natale del Signore MattinoCattedrale - S. Messa solenne nel giornodi NataleDa Lunedì 26 a Venerdì 30Fatima, pellegrinaggio con i seminaristiSabato 31PomeriggioCattedrale - S. Messa, con canto del “Te Deum”NotteClarisse - S. Messa, Veglia per la PaceAtti del Vescovo


Attiv<strong>it</strong>à del Presb<strong>it</strong>erioConsiglio Presb<strong>it</strong>erale Diocesano......................................................................................96Consiglio Presb<strong>it</strong>erale............................................................................................................99Inv<strong>it</strong>o r<strong>it</strong>iro presb<strong>it</strong>erio....................................................................................................... 102Settimana di fratern<strong>it</strong>à presb<strong>it</strong>erale............................................................................... 103


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Consiglio Presb<strong>it</strong>eraleDiocesanoSeconda Riunione 20112 Maggio ore 16:30 In SeminarioTutti i Membri sono presenti96Dopo la preghiera prende la parola Mons. Vescovo:1. Quest’anno ha concluso la vis<strong>it</strong>a pastorale di altri due vicariati: Corianoe Valmarecchia. I sacerdoti vis<strong>it</strong>ati non dimostrano né tristezza né pentimento, illoro servizio è all’insegna della fedeltà.2. L’incontro dei cresimandi-gen<strong>it</strong>ori col Vescovo (il 14-21-28 Marzo) è statoun piccolo passo avanti, grazie alla risposta massiccia. Si è rilevato che nel 1°e nel 3° incontro la sala Manzoni, per il numero dei partecipanti, non era adeguata;va inoltre migliorata la proposta da fare ai ragazzi.3. Nella notte di Pasqua il Vescovo ha confer<strong>it</strong>o il Santo Battesimo a ben 23catecumeni e prossimamente sarà confer<strong>it</strong>o l’ Ordine Sacro a 3 giovani.4. Bisogna ridefinire i cr<strong>it</strong>eri di distribuzione del clero della nostra <strong>diocesi</strong>.dopo Loreto 2009. Il quadro teologico è una ecclesiologia di comunione, unaspir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à di comunione che deve impregnare ogni settore della v<strong>it</strong>a della chiesa.5. Una comunione pasquale: la Chiesa viene dalla Trin<strong>it</strong>à, dallo svincolo delCalvario. Dobbiamo stimarci a vicenda, imparando a perdere. Ogni confratello èdue volte fratello: nel Battesimo e nell’Ordine Sacro.6. Fratern<strong>it</strong>à concretamente vissuta, non attivismo (L.G 28, P.O. 17), ident<strong>it</strong>àdel Presb<strong>it</strong>ero sacramentalmente un<strong>it</strong>o al Vescovo e al Presb<strong>it</strong>erio.Necess<strong>it</strong>à di una rilettura non funzionale ma carismatica dell’ incardinazione.7. P.O.8: v<strong>it</strong>a fraterna del Presb<strong>it</strong>erio (coab<strong>it</strong>azione, mensa comune, frequentiperiodici incontri).8. Pastorale integrata: integrare in un unico cammino le diverse dimensionidel lavoro ,le capac<strong>it</strong>à e inclinazioni, riequilibrio dei carichi di lavoro.9. Nei prossimi 7 anni, cioè entro il 2018, 34 sacerdoti arriveranno ai 75anni, mentre ci saranno solo 11 ordinati.10. In una ecclesiologia di comunione sarà coinvolto il Presb<strong>it</strong>erio, le zonepastorali, i vicariati, i laici in questo processo. Quale ruolo deve svolgere il Consigliopastorale diocesano?11. Incontro prossimo coi vicari foranei. Uno strumento: una Commissioneche aiuti il Consiglio presb<strong>it</strong>erale con funzione di studio. Come comporla? Solosacerdoti o anche laici?Attiv<strong>it</strong>à del Presb<strong>it</strong>erio


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Viene lasciata la parola agli interventi.Don Piergiorgio Farina: insistere su una ecclesiologia di comunione; nellaprossima settimana del Presb<strong>it</strong>erio a Loreto (principi teologici e spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à).Finora passi avanti pochi, solo tentativi senza un progetto comune. Bisognaguardare al bene della pastorale, ma anche a non demotivare le persone aquello che possono dare.Don Andrea Turchini: atteggiamento di delega dei preti più anziani, allasoglia dei 75 anni: ”ci penserete voi”. Cr<strong>it</strong>eri comuni da accogliere.Don Aldo Amati: Noi siamo in missione: “pescatori di uomini”. Missione epersona in funzione della missione. C’è un nucleo bello, partecipe. Ma avanza laperiferia ecclesiale, avanza un incredul<strong>it</strong>à diffusa, sul piano formativo: educarsiad un maggior impegno.Don Dino Paesani: si avverte che un cambiamento è necessario. Granderisorsa è la famiglia, e laici formati (prezios<strong>it</strong>à del nostro Ist<strong>it</strong>uto di Scienze religiose)Don Biagio Della Pasqua: piano sacramentale, recuperare la realtà dellaChiesa particolare. Su cosa è radicata, su cosa nasce. Sul piano spir<strong>it</strong>uale, vivereil dato teologico: una spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à trin<strong>it</strong>aria. Necess<strong>it</strong>à della formazione culturale:decifrare le vie nel nostro mondo; laboratori che aprano prospettive nuove. C’èun laicato che viene per es. all’ ist<strong>it</strong>uto di Scienze religiose, ma non è mandatodalle parrocchie.Don Giuseppe Maioli: rendersi conto della strada già fatta. I nostri problemisi respirano ovunque. La Chiesa, per testimoniare Cristo, implica l’ esperienzadella persona e della comun<strong>it</strong>à. Maggior attenzione alla v<strong>it</strong>a e alle s<strong>it</strong>uazioni.Don Fiorenzo Baldacci: commissione non solo intra-presb<strong>it</strong>erio; molto megliocon l’esperienza di v<strong>it</strong>a dei laici Come dice don Dino, commissione mistacon le famiglie.Don Maurizio Fabbri: Esigenza dei preti di non condividere solo un pasto,ma condividere la passione pastorale, la valutazione delle esperienze fatte e diquelle in corso. Maggior comunicazione.Don Marcello Zammarchi: passaggio epocale. La svolta epocale ci deve essere.Tanti diaconi permanenti, non solo sul piano numerico. La commissionecolga le luci delle nostre comun<strong>it</strong>à, recuperi il loro fascino. Se no, la stanchezzarischia di offuscare la felic<strong>it</strong>à.Don Stefano Sargolini: non la pastorale al primo posto, nella destinazionedei sacerdoti, ma il cr<strong>it</strong>erio della fratern<strong>it</strong>à.Don Fabrizio Uraldi: coinvolgere il più possibile i sacerdoti. Valorizzare l’opportun<strong>it</strong>àdi Loreto, facendo due turni.Don Roberto Battaglia: sostenere la fede dei preti. Appartenenza a Cristo.Ogni confratello è affidato l’uno all’altro. Commissione all’interno del ConsiglioPresb<strong>it</strong>erale.Don Danilo Manduchi: conciliare le esigenze della missione e le esigenzedelle persone, chiedendo alle persone, nel terr<strong>it</strong>orio, diverse tipologie di pastoraleintegrata.Infine la proposta della maggioranza è una Commissione con un numero97Incontri e r<strong>it</strong>iri


Bollettino Diocesano 2011 - n.4approssimativo di 3-5 preti nominati dal Consiglio Presb<strong>it</strong>erale e 2-3 preti nominatidal Vescovo. Il Consiglio resta diviso circa il coinvolgimento o no dei laicinella Commissione.Votazione: 20 Votanti don Gianpaolo Bernabini 7 voti; don Biagio DellaPasqua 6 voti; don Piergiorgio Farina 6 voti; don Andrea Turchini 4 voti; Mons.Dino Paesani 4 voti.98Attiv<strong>it</strong>à del Presb<strong>it</strong>erio


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Consiglio Presb<strong>it</strong>eraleTerza riunione 2011 - 14 Settembre - In SeminarioTutti i Membri sono presenti.Dopo la preghiera ed una riflessione di mons. Vescovo, prende la parola d.Andrea Turchini, presentando una sintesi del Convegno Diocesano sull’educazione:”Educare alla v<strong>it</strong>a buona del vangelo”. In particolare il Vescovo nelle sueconclusioni al convegno ha rilanciato tale impegno:“La prima consapevolezza riguarda il perché dobbiamo educare. Rispondiamo:perché si deve e perché si può! Educare si deve, perché l’uomo non cresce nési sviluppa da solo; fin dalla nasc<strong>it</strong>a ha bisogno di essere accompagnato… Perquesto obbiettivo irrinunciabile, risultano decisivi e determinanti tre luoghi: lafamiglia, la parrocchia, la scuola". Dopo il Convegno sull’Educazione si sonoincontrati insieme su questo tema il Consiglio Presb<strong>it</strong>erale ed il Consiglio PastoraleDiocesano il 2 maggio scorso.Al termine, dopo aver enucleato 3 punti, si mantiene aperta la riflessione sull’iniziazionecristiana nei prossimi tre anni, domandandosi dopo il Convegno:Come procedere da questo punto? Quale riflessione e quali linee d’azione?Terminata la presentazione prende la parola d. Dino Paesani: viene comunicatoil lavoro svolto ,nel periodo estivo dalla commissione diocesana sulla PastoraleIntegrata.Punto di riferimento per partire con la riflessione rimane la nota del 2004 sulleZone Pastorali.Occorre porre attenzione ai fondamenti: la questione è prima di tutto di naturaspir<strong>it</strong>uale! Le fonti della pastorale di comunione sono la Parola, l’Eucarestia, lacar<strong>it</strong>à fraterna e aperta al mondo. Affermare l’ideale su cui dobbiamo convergeretutti: le un<strong>it</strong>à pastorali per una nuova pastorale missionaria sul terr<strong>it</strong>orio. Iprimi referenti da coinvolgere e formare sono i presb<strong>it</strong>eri. Fratern<strong>it</strong>à e collegial<strong>it</strong>à.La formazione delle comun<strong>it</strong>à e degli operatori pastorali: Parola, L<strong>it</strong>urgia,Discernimento comun<strong>it</strong>ario. L’esigenza di un accompagnamento paterno dellenuove esperienze che nascono. L’attenzione agli amb<strong>it</strong>i di v<strong>it</strong>a umana e agliambienti di v<strong>it</strong>a sociale.Alcuni punti rimangono aperti e occorre svilupparli ulteriormente, sia a livello dicommissione che di organi collegiali:• Il rapporto tra un<strong>it</strong>à pastorale e singole parrocchie• Quale percorso per una formazione sulla Parola di Dio, che diventi fon-99Incontri e r<strong>it</strong>iri


Bollettino Diocesano 2011 - n.4te per una v<strong>it</strong>a comun<strong>it</strong>aria e per l’annuncio missionario?• Quale percorso per una formazione l<strong>it</strong>urgica, che diventi fonte per unav<strong>it</strong>a comun<strong>it</strong>aria e per la testimonianza di car<strong>it</strong>à?• Quali nuove ministerial<strong>it</strong>à occorre susc<strong>it</strong>are o riconoscere per la composizionedelle équipe missionarie nelle un<strong>it</strong>à pastorali?• Infine Don Dino Paesani sottolinea come la Commissione, che il Vescovoha voluto, è semplice strumento del Consiglio Presb<strong>it</strong>erale, perchéquesto possa condividere con il Vescovo, il Vicario Generale e il Vicarioper la pastorale l’impegno della chiesa di annunciare il vangelo ad ognicreatura.100Alcuni interventi:• Don Pierpaolo Conti: sostegno alla pastorale attuale, stando attenti allezone pastorali;• Don Giuseppe Maioli: come visibil<strong>it</strong>à ecclesiale l’equipe è la guida, ma ilsacerdote? La comunione nella chiesa non è identificabile con l’ equipe.• don Piergiorgio Farina: pastorale integrata, non come frutto di ingegneria,ma per il crollo del modello di cristian<strong>it</strong>à. Ci vuole un modello piùluminoso di chiesa: le l<strong>it</strong>urgie parrocchiali feriali non sono più così.• Mons. Aldo Amati: rapporto tra presidenza e sinodal<strong>it</strong>à. Nel monasterola responsabil<strong>it</strong>à ultima è dell’ abate. La comunione di v<strong>it</strong>a tra più sacerdotiha bisogno di un punto di riferimento.Al termine della relazione di Don Dino Paesani, il Vescovo ha sottolineato l’importanza dei temi trattati, che dovranno essere comunicati nei prossimi Presb<strong>it</strong>eri.Prende la parola d. Tarcisio Giungi, Vicario per la pastorale, per presentare ilprogetto Iniziazione Cristiana dei bambini e ragazzi.1. Perchè un cambiamento nella prassi di Iniziazione Cristiana? È cambiata lasocietà e gli amb<strong>it</strong>i generativi della fede (famiglie, scuole, paese) non generanoe non accompagnano più. La catechesi si trova sola a dover sopportare il pesodella nasc<strong>it</strong>a stessa della fede.2. A che punto siamo in <strong>diocesi</strong>? Nella scorsa primavera è sorta una equipe cheha lavorato per molti mesi e continuerà a lavorare. Per conoscerne i frutti e glistrumenti per la sensibilizzazione e la formazione.3. Cosa occorre perché questo nuovo progetto di Iniziazione Cristiana possaavere successo, pur senza nascondersi le difficoltà e senza avere risolto tutti iproblemi?Un clima generale di simpatia e disponibil<strong>it</strong>à a ricercare, anche se non tuttiper il momento si potranno mettere in gioco direttamente (si tratta appuntodi sperimentazioni).Un lavoro di sensibilizzazione delle comun<strong>it</strong>àUna adeguata formazione dei catechisti, più direttamente coinvolti: catechistibattesimali e altri catechisti.Conclude la sua relazione d. Tarcisio con alcune domande.Attiv<strong>it</strong>à del Presb<strong>it</strong>erio


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Quale clima si respira in <strong>diocesi</strong> e specialmente tra i preti in ordine a questoprogetto?Quali avvertenze dobbiamo avere per non fare “un buco nell’acqua”?Come ci sentiamo interpellati nei vicariati e nelle zone pastorali ? Qualipassi dovremmo fare tutti perché si possa avviare un reale cambiamento?Si è lasciata la parola ad alcuni interventi:Don Piergiorgio Farina: sconcerto tra preti e catechisti. Reazione non così pos<strong>it</strong>iva.La cresima è stata presentata fino ad oggi come tappa di una raggiuntamatur<strong>it</strong>à cristiana e pedagogica. Cosa fare dei catechismi?Don Biagio Della Pasqua: ha incontrato le esperienze di Brescia e di Milano. ABrescia vi è stata una preparazione di 3 anni con i sacerdoti e i catechisti, conpropri testi.A Milano è stata lanciata troppo in fretta; questa <strong>diocesi</strong> soffre della crisi degliOratori.Don Aldo Fonti: la famiglia non genera, non accompagna più. Bisogna formarele famiglie e trovare tra loro chi ha un dono, un carisma.Don Pierpaolo Conti: due anni di formazione con i preti nelle varie zone. Catechisti:sottolineare non solo il cambiamento, che genera paura, ma manca ilcoinvolgimento spir<strong>it</strong>uale.Al termine del dibatt<strong>it</strong>o e dei vari interventi d.Tarcisio ha ribad<strong>it</strong>o di non averfretta ,e che solo alcune parrocchie per ora iniziano a sperimentare.Prende la parola il Vescovo: bisogna curare la comunicazione. Bisogna partireda una conversione pastorale-spir<strong>it</strong>uale. Non dobbiamo seguire il modello scolastico.Dobbiamo recuperare le motivazioni, r<strong>it</strong>ornare alle sorgenti, andare inprofond<strong>it</strong>à : misurarci con il cambiamento101Incontri e r<strong>it</strong>iri


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Settimana di fratern<strong>it</strong>àpresb<strong>it</strong>eraleSi è svolta a Loreto dal 21 al 24 novembre presso la Casa di Spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à Salesianala Settimana di fratern<strong>it</strong>à Presb<strong>it</strong>erale dal t<strong>it</strong>olo “La comunionepresb<strong>it</strong>erale. Condivisione di v<strong>it</strong>a e azione pastorale”102Il programmaLunedì 21ore 10,30: Introduzioneore 11: “La Pastorale integrata”A cura della Commissione Diocesanaore 16: Ora mediaore 16,15: Discussione in Assembleaore 18,30: Vespro e S. MessaMartedì 22ore 8: Celebrazione delle Lodiore 9,15: “La grazia della relazione: dalla spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à della condivisione allacondivisione della spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à”ore 11,30: S. Messaore 16: Ora mediaore 16,15: “Relazione interpersonale e formazione permanente: docil<strong>it</strong>asrelationalis”ore 17: Gruppi di studioore 18,30: Vespro e S. MessaMercoledì 23ore 8: Celebrazione delle Lodiore 9,15: “Lo stile relazionale presb<strong>it</strong>erale e le sue caratteristiche”ore 11: S. Messa al Santuario di Loretoore 16: Gruppi di studioore 17: Discussione in Assembleaore 19: VesproGiovedì 24ore 8: Celebrazione delle Lodiore 9,15: Conclusioni del VescovoAttiv<strong>it</strong>à del Presb<strong>it</strong>erio


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Giovedì 24Dialogo in Assembleaore 11,30: S. Messaore 12,30: PranzoOre 13,30: PartenzaL’Animatore della settimana è stato AMEDEO CENCINI, sacerdote canossiano.Ha consegu<strong>it</strong>o la licenza in scienze dell’educazione all’Univers<strong>it</strong>à Salesiana e ildottorato in psicologia all’Univers<strong>it</strong>à Gregoriana; si è poi specializzato in psicoterapiaall’Ist<strong>it</strong>uto Superiore di Psicoterapia anal<strong>it</strong>ica. Docente e formatore, hascr<strong>it</strong>to numerose opere, tra le quali ricordiamo una trilogia sul celibato sacerdotalee religioso, una trilogia sulla v<strong>it</strong>a comune e una trilogia sulla formazionepermanente.Dal 1995 è consultore della Congregazione per gli Ist<strong>it</strong>uti di V<strong>it</strong>a Consacrata ele Società di V<strong>it</strong>a Apostolica.103Incontri e r<strong>it</strong>iri


Bollettino Diocesano 2011 - n.4104Attiv<strong>it</strong>à del Presb<strong>it</strong>erio


Organismi PastoraliConsiglio Pastorale Diocesano 19 ottobre 2011....................................................... 106Consiglio Pastorale Diocesano 19 ottobre 2011....................................................... 115


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Consiglio Pastorale DiocesanoVerbale del primo incontro dell’anno pastorale 2011/12in data 19 ottobre 2011Sala Santa ColombaPresenti: Anna Cicchetti, Sr. Paola Rado, don Renzo Gradara*, don LuigiRicci**, Belletti diac. Alberto, Roberto Manzelli, Stefano Coveri*, Soldati Roberto,Franco Casalboni, Liana Calzecchi, Fabbri Denis, Valentina Donati*, RossanoGuerra, Silvano Perazzini, Roberto Cesarini, Don Antonio Moro*, Anna MariaAnnibali, Paolo Guiducci, Paolo Mancuso, Stefano Morolli, Stefano Giannini NavettaVeris**[*] presenti solo nella prima parte[**] presenti solo nella seconda parte106Assenti: Luciano Chicchi, Concettina di Filippo, Giuseppe Pronti, PrimoFonti, Natalino Valentini, Guiduzzi Francesco, Ivan Pesaresi, Alberto Cenci, PadreDonato SantiniOrdine del giorno: Riflessioni sulla Pastorale Integrata e contributi possibilidel CPDIl Vescovo Francesco guida la preghiera iniziale.Riflessione a partire dal versetto di San Paolo: “Offr<strong>it</strong>e voi stessi a Dio comeviventi tornati dai morti”. Questo siamo diventati con il battesimo. Noi abbiamogià fatto l’esperienza della morte e della resurrezione. Già con sepolti con Cristonella vasca battesimale che è per noi sepolcro e Madre. Battesimo è anticipo diun compimento che vedremo nella v<strong>it</strong>a eterna ma che già comincia nella v<strong>it</strong>aterrena. Offr<strong>it</strong>e a Dio, ma per gli Ebrei si potevano offrire solo animali vivi, quindipossiamo offrire noi stessi e non animali che con noi e con i nostri peccatinon centrano niente. Possiamo invece offrire la nostra v<strong>it</strong>a da cristiani risorti.Che questo anno del battesimo non sia solo un anno durante il quale ogni tantoparliamo di Battesimo, in cui lo si celebra e lo si archivia, ma sia un anno diriscoperta per aiutare i nostri fratelli a riscoprirlo. Il Battesimo fa la differenza,una differenza che con il tempo si è scolor<strong>it</strong>a per cui tanti cristiani si ispirano albuon senso piuttosto che al Vangelo, tanti hanno ridotto il cristianesimo ad uncomportamento onesto, anche buono magari, ma dove non brilla più la “differenzacristiana”.Organismi Pastorali


Bollettino Diocesano 2011 - n.4IntroduzioneVescovo fa una breve introduzione al tema della Pastorale integrata sul qualeil CPD lavorerà in questo anno, sulle ragioni della ist<strong>it</strong>uzione della Commissioneper la Pastorale Integrata a partire dalla lettera con la quale l’ha indetta.La parrocchia rimane il dato fondamento e il suo punto di partenza. Ne sonoil rinnovamento missionario. Promozione di una spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à di comunione (chenon nasce “per decreto” ma dallo Spir<strong>it</strong>o). La comunione è un dato imprescindibileper il suo rinnovamento. Integrati sia gli operatori pastorali che i diversisettori della pastorale in un quadro ampio. Il ridistribuire il clero e delle parrocchiene è solo una delle conseguenze. Perché non sia una semplice ingegneriaecclesiastica, occorre attivare un processo che su questo coinvolga l’intero popolodi Dio (presb<strong>it</strong>eri e laici). Il vescovo ricorda anche i nomi dei componentila commissione per la pastorale integrata che hanno comp<strong>it</strong>i di studio, di propostae di animazione.Svolgimento dei lavori:Stefano Giannini introduce tecnicamente lo svolgimento della serata .Don Andrea Turchini espone la sua relazione (riportata in fondo a questoverbale)L’intervento termina alle 21:35.Spazio agli interventi che aiutano a chiarire prima della suddivisione neidue gruppi di lavoroCondivisione a partire dalle domande.107Don Renzo Gradara: distinzione tra “un<strong>it</strong>à pastorali”, cioè la strategia pastorale,e “pastorale integrata”, cioè il come vivere la dimensione pastorale con ciòche comporta per la v<strong>it</strong>a della comun<strong>it</strong>à cristiana. La Pastorale Integrata non èda mettere in relazione solo con le un<strong>it</strong>à pastorali, ma essa va attuata sia a livellodella parrocchia che a livello diocesano. Nell’ultimo CPD abbiamo detto che apartire dal Convegno sull’educazione, la dimensione e la prospettiva educativadella nostra pastorale rientra nella PI e ne è prospettiva fondamentale. Essa èstimolata dallo strumento dell’Ufficio Pastorale. Nella Nota pastorale del 2004ci sono già prospettive ed embrioni della PI già presenti nel terr<strong>it</strong>orio, magari inun terr<strong>it</strong>orio non sempre ben defin<strong>it</strong>o ma che comunque esiste: corsi per ministrie catechisti a livello vicariale e tra parrocchie lim<strong>it</strong>rofe. Ci sono ad esempi leesperienze come le Car<strong>it</strong>as interparrocchiali. Ci sono quindi molti elementi chesi possono valorizzare in ottica meglio defin<strong>it</strong>a. Chiarire quindi comp<strong>it</strong>o del CPDe il ruolo delle aggregazioni laicali. Buona la loro presenza a livello diocesanoma non sempre integrabili a livello di zona.(Il Vescovo ci lascia alle 20:20 per la Vis<strong>it</strong>a Pastorale)Don Andrea Turchini: il lavoro del CPD dovrebbe prendere atto di questenuove realtà che per i preti sono già più conosciute oppure delle esperienzedelle zone pastorali già avviate. Il grosso lavoro è essenzialmente culturale, dicultura comun<strong>it</strong>aria. Le nostre realtà sono proiettate nella prospettiva di difen-Organismi Pastorali


Bollettino Diocesano 2011 - n.4dere l’esistente, cioè quando ci sono dei problemi, vediamo che le cose nonvanno bene, ma tendiamo ad attestarci sull’esistente in modo rassicurante piuttostoche pensare a come rivedere la realtà per vivere in modo pos<strong>it</strong>ivo questasfida. nei confronti delle prassi pastorali siamo di fronte ad una sfida, a partiredalla quale il CPD deve aiutare a pensare come aiutare le comun<strong>it</strong>à ad uscire dauna logica difensiva dell’esistente verso una logica che coglie questa s<strong>it</strong>uazionecr<strong>it</strong>ica come una opportun<strong>it</strong>à per rilanciare l’impegno missionario. Inoltre il CPDpotrebbe affrontare l’esigenza ed il tema delle “nuove ministerial<strong>it</strong>à”. In altre<strong>diocesi</strong> sono state individuate delle “coppie o famiglie ministeriali” a cui è stataaffidata l’animazione di una comun<strong>it</strong>à parrocchiale all’interno di una un<strong>it</strong>à pastorale.È possibile andare in questa prospettiva? Inoltre, se andiamo verso unaPI, la terr<strong>it</strong>orial<strong>it</strong>à che si esprimerà nella un<strong>it</strong>à pastorale, come vivrà la l<strong>it</strong>urgiache di per sé ad una comun<strong>it</strong>à concreta, una realtà comun<strong>it</strong>aria che assume unaforma diversa da quella alla quale siamo ab<strong>it</strong>uati.108Roberto Soldati: se vogliamo essere missionari per portare la Parola doveancora non c’è o dove è andata persa, dobbiamo avere la capac<strong>it</strong>à di fare vedereche essere cristiani è una cosa bella. Spesso nelle nostre chiese oggi questonon è evidente. Se andiamo fuori senza una gioia evidente e convincente, lodobbiamo fare per ascoltare la v<strong>it</strong>a delle persone con modal<strong>it</strong>à nuove. I nostrioperatori pastorali devono avere coscienza di questa gioia per poterla portarealla gente. Chiediamoci se siamo innovativi o siamo ancora ancorati a modellidi troppo tempo fa.Fabbri Denis: vedere le esperienze in atto in altre <strong>diocesi</strong> per valutarne gliaspetti negativi e pos<strong>it</strong>ivi.Stefano Coveri: attenti a che questo non sia un atto di ingegneria pastoralesolamente. Nasce da una necess<strong>it</strong>à che chiede risposte, ma la necess<strong>it</strong>à nondeve essere l’unico binario che detta le scelte. La società è cambiata e va versol’abbattimento delle barriere verso un allargamento terr<strong>it</strong>oriale e quello globale(associazioni sempre meno locali). La PI funzionerà se si arriva a costruire unacomun<strong>it</strong>à nell’Un<strong>it</strong>à Pastorale ampia. Le parrocchie se funzionano non sonosolo strutture ma diventano comun<strong>it</strong>à parrocchiali. Servirà una nuova ident<strong>it</strong>àallargata degli operatori pastorali. Non dobbiamo solo superare il campanilismo,ma cambiare il campanile.Don Antonio Moro: già nella nota pastorale del 2004 si richiamava un lavorosugli amb<strong>it</strong>i di v<strong>it</strong>a che nelle parrocchie fa fatica a decollare. Recupero delrapporto tra associazioni parrocchia e movimenti. Questo è un possibile amb<strong>it</strong>odi impegno del CPD.Pausa 20:40Ripresa dei lavori alle ore 22:30Organismi Pastorali


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Gruppi:Silvano Perazzini(Sala Uffici Pastorali)Belletti Diac. AlbertoStefano Morolli,Franco CasalboniPaolo MancusoPaolo GuiducciFabbri Denis (fa il verbale)Soldati RobertoRossano GuerraStefano Giannini (fa il verbale)(Sala Santa Colomba)Sr. Paola Radodon Luigi RicciLiana CalzecchiAnna Maria AnnibaliRoberto CesariniAnna CicchettiRoberto ManzelliVeris NavettaDomande per il lavoro nei gruppi:• Che cosa il CPD può fare a livello diocesano e a livello zonale/parrocchialeper aiutare lo sviluppo di questo percorso sulla pastorale integrata?• Come contribuire a formare una mental<strong>it</strong>à che sostenga la logica dellapastorale integrata? Su quali punti ci sembra importante insistere?Quali nodi individuiamo perché le comun<strong>it</strong>à progrediscano in questaprospettiva?Il lavoro dei due gruppi verrà raccoltoI gruppi terminano la propria attiv<strong>it</strong>à alle 22:30 e si incontrano in plenariaper la preghiera conclusiva guidata dal vicario Don Luigi Ricci.109Termine dei lavori alle ore 22:40CONSIGLIO PASTORALE DIOCESANO19 ottobre 2011La scelta della Pastorale integrata coinvolge molte <strong>diocesi</strong> <strong>it</strong>aliane e non solo.L’idea della pastorale integrata va di pari passo in quasi tutte le esperienze diocesanecon la cost<strong>it</strong>uzione di Un<strong>it</strong>à Pastorali (UP) che sono così defin<strong>it</strong>e:“L’un<strong>it</strong>à pastorale è nuovo soggetto pastorale, riconosciuto nel progettopastorale diocesano, che fa riferimento a un’area terr<strong>it</strong>oriale che ha caratteri diomogene<strong>it</strong>à, nella quale sono presenti più comun<strong>it</strong>à parrocchiali impegnate inmodo un<strong>it</strong>ario e organico in una azione pastorale espressa con ministerial<strong>it</strong>àdiverse, con la guida di uno o più presb<strong>it</strong>eri, al fine di un’efficace azione missionarianel terr<strong>it</strong>orio e di risposta ai suoi problemi”.Si può sub<strong>it</strong>o dire che le UP esprimono il risultato della coniugazione armonicadi quattro istanze: la comunione, la ministerial<strong>it</strong>à, la missione e il terr<strong>it</strong>orio,tipiche della Chiesa fin dagli inizi, con la necess<strong>it</strong>à di venire incontro al proble-Organismi Pastorali


Bollettino Diocesano 2011 - n.4ma della diminuzione numerica del clero.Tale coniugazione è realizzata in realtà molto diversificate: c<strong>it</strong>tà, centri urbanicon s<strong>it</strong>uazioni di omogene<strong>it</strong>à comuni a più parrocchie; comuni e valli conframmentazioni di frazioni e paesi, ma con uguali problematiche sociali; categorieparticolari di persone; più parrocchie un<strong>it</strong>e in solido con lo stesso parroco, risorsedi persone più o meno vicine e che condividono la mental<strong>it</strong>à soggiacente,strutture adeguate o da rimettere in sesto o da valorizzare meglio….Il carattere di “specific<strong>it</strong>à” di questo soggetto viene senza dubbio dal “qualificante”riferimento alla comunione, alla ministerial<strong>it</strong>à e alla missione (già puntidi forza di altre esperienze pastorali simili, non solo immediatamente dopoil Vaticano II°) ma, in particolare, dall’attenzione all’ “omogene<strong>it</strong>à” (non soloalla vicinanza tra parrocchie) del terr<strong>it</strong>orio inteso come hab<strong>it</strong>at umano sintesidi dimensioni simboliche-culturali (panorami, edifici, luoghi particolari, radici,legami affettivi…), strumentali-economiche (funzioni e servizi, come la scuola,la san<strong>it</strong>à, il commercio, l’occupazione, il tempo libero per cui si ha mobil<strong>it</strong>àe flussi di popolazione all’interno di un’area ben defin<strong>it</strong>a), ist<strong>it</strong>uzionali-sociali(lo stanziamento residenziale con le sue reti sia primarie – famiglia, parentela,amici – sia secondarie -associazioni, ist<strong>it</strong>uzioni rappresentative, tra cui eccelle ilcomune o il consorzio fra più comuni) religiose… e non solo e primariamentecome confine geografico1. (don Giovanni Villalta, Diocesi di Torino)110Le un<strong>it</strong>à pastorali, con denominazioni diverse, sono state avviate nel 1992in circa 100 delle 224 <strong>diocesi</strong> <strong>it</strong>aliane. Fin dalle prime realizzazioni il COP hadedicato convegni e seminari di studio (Assisi 93; Bertinoro nel 1999; Anagni2001; Verona 2003; Assisi 2005) per seguirne gli sviluppiAnche la 60^ settimana nazionale dal t<strong>it</strong>olo. “ Nuove forme di comun<strong>it</strong>àcristiana” (Como 2010) è stata dedicata alla valutazione di questo cammino.Viene confermata la valid<strong>it</strong>à della parrocchia, ma si coglie l’urgenza di unprofondo rinnovamento: si deve passare dall’idea che il terr<strong>it</strong>orio appartienealla parrocchia, all’idea che la parrocchia è in missione in un terr<strong>it</strong>orio.Se il punto di partenza, quasi ovunque, è stato il vistoso calo dei sacerdoti,ci si è ben presto convinti che si richiedeva un impegno pastorale globale ondeev<strong>it</strong>are la frammentarietà, la sovrapposizione e, a volte, la contrapposizionedegli interventi pastorali promossi dai diversi soggetti sul medesimo terr<strong>it</strong>orio.Emerge come l’un<strong>it</strong>à pastorale prima di interessare una realtà geograficasuppone una coraggiosa scelta pastorale in forza della quale si valorizzanopiù e meglio tutti gli operatori pastorali che sono già all’opera. Parlando dioperatori pastorali il discorso si allarga a tutti i battezzati, perché partecipi delministero sacerdotale, profetico e regale di Cristo. Ci si interroga su quali nuoviministeri necess<strong>it</strong>ino per la missione sul terr<strong>it</strong>orio e sul modo di promuoverli;o meglio sul modo di individuarli e riconoscerli dal momento che è lo Spir<strong>it</strong>o asusc<strong>it</strong>arli.L’inv<strong>it</strong>o di Gesù, a pregare il Padrone della Messe perché mandi operai nellasua Messe, è valido non solo per le vocazioni sacerdotali, missionarie e reli-1 Cfr. G. CAPRARO, Verso una presenza più articolata di comun<strong>it</strong>à cristiane sul terr<strong>it</strong>orio,in AaVv., Un<strong>it</strong>à pastorali.Quale…,op.c<strong>it</strong>., 82-83.Organismi Pastorali


Bollettino Diocesano 2011 - n.4giose, ma anche per tutti gli operatori pastorali necessari alla missione dellaChiesa.Le ricerche statistiche hanno un valore lim<strong>it</strong>ato, ma sono pur sempre motivodi riflessione. L’ultima ricerca sulla religios<strong>it</strong>à degli <strong>it</strong>aliani (Garelli 2010) fragli altri dati: coloro che: credono in Dio, frequentano settimanalmente la Messa,hanno fiducia nella Chiesa, sono il 18%;coloro che: non credono in Dio, non frequentano la Messa, non pregano,non hanno fiducia nella Chiesa, sono il 12%.Tra questi due estremi c’è quel 70% che rappresenta la maggior parte dellanostra gente.Poi rimane sempre vero che la Missione della Chiesa si rivolge a tutti.Il Cammino che ci aspetta non è nuovo, non è ancora da cominciare, nonci trova protagonisti isolati, ma camminiamo assieme a tutta la chiesa <strong>it</strong>alianae non solo.E’ necessario che ci armiamo di pazienza, di fiducia, di perseveranza sicuriche i primi passi sono già stati mossi e i frutti nel futuro non mancheranno.Il cambiamento in atto non dipende da noi, non possiamo decidere di arrestarlo;siamo chiamati a viverlo, a riconoscere i segni dei tempi e a individuarei passi possibili per noi.E’ un cammino che necess<strong>it</strong>a la collaborazione di tutti indipendentementedall’età e dalle caratteristiche personali (nessuno è superato o non necessario).La Commissione, che il Vescovo ha voluto, è semplice strumento del ConsiglioPresb<strong>it</strong>erale, perché questo possa condividere con il Vescovo, il Vicariogenerale e il Vicario per la pastorale l’impegno della chiesa di Annunciare ilVangelo ad ogni creatura.111I lavori della CommissioneDa quando è stata cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a, la commissione si è riun<strong>it</strong>a in cinque occasionied ha cercato di impostare il lavoro che ci attende. Il punto di riferimento perpartire con la riflessione rimane la nota pastorale del 2004 sulle Zone Pastorali.Dal confronto vissuto in questi quattro primi incontri della commissione èemerso quanto segue:- attenzione ai fondamenti/1: la questione è prima di tutto di natura spir<strong>it</strong>uale!Parlare di Pastorale Integrata [PI] – come affermato dal Vescovo fin dalprimo incontro - ci riporta a pensare come concretizzare la spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à di comunionein questo tempo della v<strong>it</strong>a della Chiesa. Non si tratta di ripetere deglienunciati, ma di rendere concreta questa essenziale dimensione della v<strong>it</strong>a dellaChiesa che tante volte ci siamo sent<strong>it</strong>i richiamare.Se il primato è spir<strong>it</strong>uale coloro che sono chiamati a condividere l’esperienzadella PI e a dare forma ad esperienze ecclesiali che vadano in questadirezione, devono condividere uno stile di v<strong>it</strong>a spir<strong>it</strong>uale attento ai fondamenti.In questo senso la dimensione oggettiva della proposta deve coniugarsi conl’attenzione alle persone e alla loro concreta disponibil<strong>it</strong>à a mettersi in gioco.Organismi Pastorali


Bollettino Diocesano 2011 - n.4112- attenzione ai fondamenti/2: le fonti della pastorale di comunione (integrata)> la Parola, l’Eucaristia, la car<strong>it</strong>à fraterna e aperta al mondo.Parlare delle fonti significa riconoscere che la PI non è un’opera di ingegneriapastorale, come a volte si teme, ma è la risposta ad un v<strong>it</strong>a ecclesiale apertaall’accoglienza dei grandi doni di Dio: la Parola di Dio, l’Eucaristia, la car<strong>it</strong>àfraterna e aperta al mondo. È a partire da un’esperienza di v<strong>it</strong>a nutr<strong>it</strong>a in modosignificativo da questi doni che può nascere una spir<strong>it</strong>ual<strong>it</strong>à di comunione e tradursiin concreto una pastorale di comunione (integrata). Lavorare sull’essenzialeè fondamentale perché sol<strong>it</strong>amente ciò che ci divide è soprattutto ciò cheè relativo (dall’assolutizzazione del relativo nascono i campanilismi), mentresull’essenziale siamo chiamati ad essere un<strong>it</strong>i “a priori” (NMI 45).- affermare l’ideale su cui convergere tutti: le un<strong>it</strong>à pastorali per una nuovapastorale missionaria sul terr<strong>it</strong>orio.L’obiettivo non è la collaborazione tra le parrocchie o gli altri soggetti ecclesiali,ma una vera PI che sul terr<strong>it</strong>orio si esprime nella forma dell’Un<strong>it</strong>à Pastoraleguidata – nel rispetto delle diverse vocazioni e dei diversi ministeri - da un’equipemissionaria formata da preti, diaconi, religiosi e laici impegnati. Versoquesto ideale occorre impegnarsi a camminare tutti.Non in tutte le realtà terr<strong>it</strong>oriali sarà possibile realizzare immediatamentel’ideale; occorrerà dunque mettere in atto alcune forme di integrazione (più checollaborazione almeno nelle intenzioni) che facciano progredire verso l’ideale.- i primi referenti da coinvolgere e formare sono i presb<strong>it</strong>eri. Fratern<strong>it</strong>à ecollegial<strong>it</strong>à.Occorre aiutare a tradurre in concreto gli enunciati della comunione presb<strong>it</strong>erale,della fratern<strong>it</strong>à sacerdotale e della dimensione collegiale del presb<strong>it</strong>erio.Occorre aiutare a ricuperare e a condividere in modo cosciente gli elementidella fratern<strong>it</strong>à presb<strong>it</strong>erale prima e al di là di ogni possibile convivenza. I pretidevono essere aiutati a ricuperare la responsabil<strong>it</strong>à di presiedere collegialmenteuna comun<strong>it</strong>à impegnata nell’evangelizzazione del terr<strong>it</strong>orio e capace dicoinvolgere tutti i credenti, con tutti i carismi, le vocazioni e i ministeri. In questosenso – l’argomento va approfond<strong>it</strong>o con cura – anche se può essere utileconservare tutte le parrocchie come stazioni di evangelizzazione, si pensa utilesuperare la destinazione di un parroco per ogni parrocchia, formando piuttostodei collegi di presb<strong>it</strong>eri che insieme ad altri ministri animino l’evangelizzazionedel terr<strong>it</strong>orio. Occorre ev<strong>it</strong>are ogni tentazione di fuga individualistica ed autoreferenzialeche vanificherebbe il cammino di comunione e di integrazione.Per questa formazione occorre valorizzare i momenti della v<strong>it</strong>a del presb<strong>it</strong>erio(incontri di vicariato, assemblee, r<strong>it</strong>iri) puntando molto sulla qual<strong>it</strong>à dellaproposta (Cfr. Proposta degli incontri di questo anno).- la formazione delle comun<strong>it</strong>à e degli operatori pastorali: Parola, L<strong>it</strong>urgia,Discernimento comun<strong>it</strong>ario.Un cammino ecclesiale di PI non può procedere senza una serio progetto diformazione delle comun<strong>it</strong>à e degli operatori pastorali che tenga presenti quest<strong>it</strong>re pilastri della formazione anche se è necessario concretizzarne e specificarnele modal<strong>it</strong>à concrete. L’obiettivo di tale formazione è giungere ad una corresponsabil<strong>it</strong>àministeriale in vista dell’annuncio e della missione.Organismi Pastorali


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Quale formazione per nutrirsi della Parola e farla divenire Parola di v<strong>it</strong>a?Quale formazione per una l<strong>it</strong>urgia viva che divenga per i singoli e per lacomun<strong>it</strong>à culmen et fons?Quale formazione per vivere un efficace discernimento comun<strong>it</strong>ario nellacomun<strong>it</strong>à che, interpretando i segni dei tempi e le domande di salvezza possaorientare l’impegno missionario ed educativo?- l’esigenza di un accompagnamento paterno delle nuove esperienze chenasconoNon è difficile pensare che tutto questo non costi molta fatica alle comun<strong>it</strong>àe ai presb<strong>it</strong>eri stessi. Sarà dunque fondamentale pensare ad un percorsodi accompagnamento che possa mon<strong>it</strong>orare e verificare il cammino delle realtàche partono verso una PI. Si vede anche importante “mon<strong>it</strong>orare” la s<strong>it</strong>uazionepersonale dei preti sia sul piano umano che su quello spir<strong>it</strong>uale per sostenerlinel far crescere la fratern<strong>it</strong>à sacerdotale.- l’attenzione agli amb<strong>it</strong>i di v<strong>it</strong>a umana e agli ambienti di v<strong>it</strong>a socialeL’impegno sul terr<strong>it</strong>orio non può far dimenticare gli ambienti di v<strong>it</strong>a neiquali è altresì necessario proporre un’evangelizzazione: la famiglia, ambienti delmondo giovanile, del mondo del lavoro, della sofferenza e del tempo libero…Da un attento discernimento comun<strong>it</strong>ario ispirato dalla Parola e nutr<strong>it</strong>o dall’Eucaristia,nascerà un impegno per l’annuncio e le testimonianza del vangelo intutti gli ambienti di v<strong>it</strong>a.Come procede il lavoro della commissione?à arrivare ad una definizione chiara e approfond<strong>it</strong>a di cosa sia l’Un<strong>it</strong>à pastoraleper: chiarire bene l’ideale verso cui si sta camminando; aiutare le realtàzonali che già hanno attuato forme di collaborazione e sinergia a procederenel cammino verso l’ideale riconoscendo cosa ancora manchi; avere chiaro unmodello di comun<strong>it</strong>à ecclesiale impegnata nella missione sul terr<strong>it</strong>orio su cuiformare le varie ministerial<strong>it</strong>à che dovranno sorgere.à verificare le esperienza più significative realizzate in Italia negli ultimi 10anni per evidenziare gli elementi di forza e gli elementi di debolezza che hannofatto fallire o hanno reso vano l’intento iniziale (Brescia, Milano, Torino, Lodi,Piacenza, Cesena, Vicenza …).à studiare insieme ai preti attualmente in servizio pastorale la propostache era stata fatta dai vicariati nel 2003-2005 tempo in cui si era disegnatauna mappa possibile per la cost<strong>it</strong>uzione delle Zone Pastorali (dopo la nota del2004); verificare se quella mappa è ancora realistica, cosa sia effettivamentepart<strong>it</strong>o in questi anni, quali difficoltà sono insorte o quali resistenze si sonomanifestate perché partisse qualcosa nella direzione di una pastorale integrata.Dopo la fase di studio - sempre insieme ai preti ed ai consigli pastoraliparrocchiali - disegnare una road map che progetti il percorso da svolgere neiprossimi 4-5 anni (considerando i passaggi intermedi) per arrivare alla cost<strong>it</strong>uzionedelle UP nelle varie zone del terr<strong>it</strong>orio diocesano.à accompagnamento delle esperienze nate di recente (Coriano, Bellaria,Riccione Mare, Cattolica): si tratta di esperienze nate dopo il 2010 e già part<strong>it</strong>e113Organismi Pastorali


Bollettino Diocesano 2011 - n.4nell’ottica dell’zona pastorale/un<strong>it</strong>à pastorale. La partenza non è stata facile danessuna parte; si tratta di accompagnare queste esperienze e sostenerle nelleeventuali difficoltà.à ministerial<strong>it</strong>à e formazione: la questione è cruciale perché la PI non èuna cosa che riguarda solo i preti; è urgente individuare alcune ministerial<strong>it</strong>ànuove che si collocano accanto a quelle già esistenti per sostenere e svilupparela PI e le UP; accanto ai diaconi, ai ministri ist<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i, ai ministri straordinari dellacomunione, ai catechisti dell’IC; … ai catechisti battesimali (in formazione daquest’anno), … forse è importante individuare alcune ministerial<strong>it</strong>à che nasconoproprio per la UP nella prospettiva della missione, del servizio al terr<strong>it</strong>orio,alle famiglie, agli ammalati, per l’animazione della Parola, della L<strong>it</strong>urgia, dellaCultura, dell’Ecumenismo, dei giovani …; sarà importante creare reti virtuosetra tutti coloro che sono già impegnati sul terr<strong>it</strong>orio (scuole cattoliche, comun<strong>it</strong>àreligiose, associazioni e movimenti) nel rispetto della vocazione e del carismadi ognuno, ma impegnati in un’unica missione che è quella della Chiesa.114Questioni aperte da sviluppare sia in commissione che in altri amb<strong>it</strong>icollegiali• Il rapporto tra un<strong>it</strong>à pastorale e singole parrocchie• Quale percorso per una formazione sulla Parola di Dio che diventi fonteper una v<strong>it</strong>a comun<strong>it</strong>aria e per l’annuncio missionario?• Quale percorso per una formazione l<strong>it</strong>urgica che diventi fonte per unav<strong>it</strong>a comun<strong>it</strong>aria e per la testimonianza di car<strong>it</strong>à?• Quali nuove ministerial<strong>it</strong>à occorre susc<strong>it</strong>are o riconoscere per la composizionedelle équipe missionarie nelle un<strong>it</strong>à pastorali?Alcune domande per il lavoro di questa sera:• Che cosa il CPD può fare a livello diocesano e a livello zonale/parrocchialeper aiutare lo sviluppo di questo percorso sulla pastorale integrata?• Come contribuire a formare una mental<strong>it</strong>à che sostenga la logica dellapastorale integrata? Su quali punti ci sembra importante insistere?Quali nodi individuiamo perché le comun<strong>it</strong>à progrediscano in questaprospettiva?Organismi Pastorali


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Consiglio Pastorale DiocesanoVerbale del lavoro del Gruppo 1 sulla Pastorale Integratain data 19 ottobre 2011Sala Santa ColombaDomande per il lavoro di gruppo:• Che cosa il CPD può fare a livello diocesano e a livello zonale/parrocchialeper aiutare lo sviluppo di questo percorso sulla pastorale integrata?• Come contribuire a formare una mental<strong>it</strong>à che sostenga la logica dellapastorale integrata? Su quali punti ci sembra importante insistere?Quali nodi individuiamo perché le comun<strong>it</strong>à progrediscano in questaprospettiva?Gruppo coordinato da Stefano Giannini (fa il verbale)(presso Sala Santa Colomba)Sr. Paola Radodon Luigi RicciLiana CalzecchiAnna Maria AnnibaliRoberto CesariniAnna CicchettiRoberto ManzelliVeris Navetta115Roberto Cesarini: Esperienza delle parrocchie di Mater Admirabilis, GesùRedentore e San Giuseppe. Le cose vanno bene, la cosa è estremamente pos<strong>it</strong>iva.Mi sono r<strong>it</strong>rovato nella relazione di don Andrea che descrive i passi cheanche noi abbiamo fatto. Le fondazioni sono importanti. Per 3 o 4 anni si èlavorato sulle fondazioni (agevolati dal fatto che don Matteo aveva già chiaraunaa prospettiva nuova essendo nuovo anche lui). Parola, Eucaristia e Car<strong>it</strong>àsono state il fulcro della sua pastorale. Siamo part<strong>it</strong>i dalla Parola: una lectio divinasettimanale sempre più partecipata, la scr<strong>it</strong>tura med<strong>it</strong>ata pian piano ci haformato. Poi si è iniziato a pensare a progettare iniziative fatte in comune conle parrocchie vicine, oltre che fare discernimento insieme tra consigli pastorali.Ci sono certo state contestazioni e obiezioni. Il nuovo campanile diventa GesùCristo. Abbiamo dovuto fare lo sforzo di passare da una fede pensata ad unafede pensata. Una volta che si è ben sicuri dei fondamenti, sul relativo si puòragionare. Le parole “zona” o “un<strong>it</strong>à” pastorale non ci sono piaciute ed abbiamodeciso insieme che il termine più corretto poteva essere “comun<strong>it</strong>à pastorale”,Organismi Pastorali


Bollettino Diocesano 2011 - n.4che nel termine è ancora più impegnativo. Il nome con cui chiami le cose, non èindifferente! Abbiamo fatto la scelta di pensare un nuovo nome, che portasse apensare alla Missione (il vescovo Francesco: “riccionesi, usc<strong>it</strong>e dalle sacrestie”).Il nome doveva essere diverso da quelli delle parrocchie, che ora è “Sacra Famiglia”(Mater – Giuseppe – Gesù). Ora tutti si sentono appartenere al nuovonome della comun<strong>it</strong>à pastorale. Su questo si è cominciato a costruire, a partiredalla unione dei catechismi nel prossimo anno; la comunione dei sacerdotianche come effettiva convivenza dei sacerdoti. Un problema è la celebrazionel<strong>it</strong>urgica. Deve esser comun<strong>it</strong>aria, ma banalmente c’è un problema di spazi. IlCPD può fare un lavoro di risonanza e culturale. Confronto di esperienze. Unpresidio sulle esperienze che si fanno. Se vogliamo partire dalle esperienzeprecedenti in questo campo, possiamo prendere in considerazione le prime comun<strong>it</strong>à,le quali si vedevano nelle case per andare incontro alla gente e perchénon avevano spazi e ambienti a disposizione.Liana Calzecchi: l’esperienza vissuta nei lavori del Convegno sull’educazioneci dice che serve un<strong>it</strong>à di intenti sulla l<strong>it</strong>urgia.116Don Luigi Ricci: le resistenze maggiori anche sui giornali sono state fattesolo dai lontani, mentre è stato importantissimo il contributo e la reazione chivive la comun<strong>it</strong>à nota che non viene a mancare niente ma c’è un di più. Perquesto il ruolo e la testimonianza dei laici è fondamentale.Stefano Giannini: per aiutarmi a pensare in grande al cammino che ciaspetta per integrare la pastorale nelle un<strong>it</strong>à pastorali, mi chiedo: ma se oggidovessimo arrivare in un terr<strong>it</strong>orio in cui non c’è niente, cosa faremmo? Di qualiministerial<strong>it</strong>à nuove avremmo bisogno e quali coglieremmo? A cosa dobbiamofare fronte in un dato terr<strong>it</strong>orio per costruire la comun<strong>it</strong>à che lì vive? Questo ragionamentomi aiuta a liberarmi da categorie predefin<strong>it</strong>e che mi renderebberodifficile pensare in modo nuovo.Veris Navetta: Essendo difficile coprire le zone coi sacerdoti che ci sarannoe non si potranno più possibili orari delle messe così frequenti. Saremo portatia condividere le iniziative che vengono proposte sul terr<strong>it</strong>orio della un<strong>it</strong>à pastoralesenza rimanere più collegati ad una organizzazione prettamente terr<strong>it</strong>orialeo campanilistica.Anna Maria Annibali: fare una pastorale negli ambienti di v<strong>it</strong>a, con la necess<strong>it</strong>àdi formare operatori pastorali di tipo nuovo. Case protette, ospedali,ecc, in cui sarà significativamente diverso e farà la differenza avere un operatorecristiano o meno. Tutte le pastorali che noi abbiamo sono comprese negliambienti di v<strong>it</strong>a ma non abbiamo ancora operatori pastorali pronti a questo.Impegnarsi a pensare come fare l’annuncio nel quotidiano di coloro che nonhanno tempo di andare in parrocchia se non annunciarlo li dove vivono? Non èsolo celebrare ma stare accanto e accompagnare.Organismi Pastorali


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Liana Calzecchi: La Consulta lavora già in questo senso da parte di alcunigruppi. Integrare il carisma e l’operativ<strong>it</strong>à di questi gruppi specifici. Alcuni aggregazionipiù piccole stanno esaurendosi ma occorre recuperare il loro specificoattraverso il coinvolgimento delle persone che ne hanno vissuto il carisma.Suor Paola Rado: parrocchie a volte possono apparire come semplici conten<strong>it</strong>oridi iniziative in competizione tra loro. Questo è a causa della povertàspir<strong>it</strong>uale, nell’incapac<strong>it</strong>à di andare alle radici della propria vocazione particolare,incapac<strong>it</strong>à di elaborare progetti pastorali condivisi. Un progetto pastoraledeve essere espressione di un impegno e di una visione comun<strong>it</strong>ari, e contestualizzatonello specifico terr<strong>it</strong>orio. Occorre una educazione alla condivisionee all’integrazione. Punto nodale è il coinvolgimento del laicato. Superare la logicadella delega riconoscendo il valore e la specific<strong>it</strong>à della vocazione laicaleattribuendo anche le giuste responsabil<strong>it</strong>à. L’impegno dei laici costante e consacrificio è fondamentale. Una parrocchia vicina alla gente, nell’ascolto dei molteplicibisogni. Ogni battezzato deve riconoscere l’urgenza dell’annuncio e dellamissionarietà senza delegarlo ai “sol<strong>it</strong>i” della parrocchia.Liana Calzecchi: RnS e altri movimenti sono chiamati mettersi a disposizionea pensare e a farsi carico del cammino del post cresima. Può essere questauna pista per i Movimenti, nella quale anche non agire separati ma collaborando?Roberto Manzelli: il CPD deve generare una prassi per le parrocchie percreare una mental<strong>it</strong>à nuova e definire con quali strumenti raggiungere questoobiettivo. Identificare come essere propos<strong>it</strong>ivi per promuovere i fondamentinelle comun<strong>it</strong>à che possano così favorire un clima recettivo. Fare un piccolodocumento-strumento come linee guida per le parrocchie per recuperare i fondamentidel cammino della comun<strong>it</strong>à cristiana.117Roberto Cesarini: la rappresentativ<strong>it</strong>à del CPD ci può essere quella di cost<strong>it</strong>uiregruppetti di lavoro da inviare nei CPP per avviare il percorso di accompagnamentoe di tutor, per avviare uno scambio di esperienze.Navetta Veris: nelle parrocchie si sa che stiamo affrontando la questionedella PI, quindi ci si attende una proposta significativa. Essere testimoni e missionarianche verso coloro che non sono cristiani ed essere in questo una propostadi v<strong>it</strong>a “parlante” per le nuove generazioni o le nuove etnie.Don Luigi Ricci: in 7 anni, avremo 10 preti in più e 35 preti supereranno i75 anni d’età. Lo spir<strong>it</strong>o e l’attuazione di una PI non è necessaria solo per aggregarele parrocchie, ma è una grossa opportun<strong>it</strong>à soprattutto per quelle realtàparrocchiali molto grandi che hanno la necess<strong>it</strong>à di avere un nuovo approcciocon la realtà variegata delle persone sul terr<strong>it</strong>orio e negli ambienti di v<strong>it</strong>a.Stefano Giannini: partire non tanto dall’emergenza (la mancanza di sacer-Organismi Pastorali


Bollettino Diocesano 2011 - n.4doti e le immediate conseguenze dirette) ma dall’interrogarci su quale conversionepastorale e missionaria ci viene richiesta per fare incontrare Cristo con gliuomini e le donne di oggi. Come adeguarci al mondo che cambia?Anna Cicchetti: la pastorale univers<strong>it</strong>aria è un amb<strong>it</strong>o di annuncio importantesoprattutto per le persone extracomun<strong>it</strong>arie o <strong>it</strong>aliani fuori sede (per studioo lavoro). CPD deve maturare uno spir<strong>it</strong>o di condivisione e di dialogo, non diimposizione verso la realtà delle comun<strong>it</strong>à che sono sul terr<strong>it</strong>orio, periferia dallaquale non si può prescindere.Suor Paola Rado: per contribuire a creare una mental<strong>it</strong>à nuova, imparare daVerona. Central<strong>it</strong>à e valorizzazione della persona e dei rapporti interpersonali.1) esigenza di lavorare in rete. 2) non essere tentati a personalizzazioni e competizioniche tradiscono la comunione ecclesiale. 3) verifica e discernimentosu come è vissuta la comunione nella parrocchia. lavorare da soli, verifica dicome si vive la comunione nella parrocchia, quali punti individuare. 4) qualinodi individuare perché la comunione prosegua, percorso non aggregativo maintegrativo, non insieme di persone qualsiasi ma in vista dell’un<strong>it</strong>à verso progetticomuni. 5) Coinvolgimento del laicato. 6) sforzo comune su progetti dimissionarietà e apertura al terr<strong>it</strong>orio.118Don Luigi Ricci: il punto 6 è il vero nodo: passare da una pastorale di conservazionee di sacramentalizzazione ad una pastorale di Annuncio e di testimonianza.Anna Maria Annibali: oggi le nuove piazze sono i centri commerciali. Vedocome sbagliato il non avere un punto di incontro, una chiesa in una piazzacome quella, così importante per la gente. Ci sono persone che si fermerebberovolentieri e che non hanno la possibil<strong>it</strong>à concreta di raggiungere una chiesa eche vivrebbero questa come una possibil<strong>it</strong>à.Don Luigi Ricci: Discorso complesso quello dei centri commerciali, perchéfiniremmo per mettere nel pacchetto della spesa e del cinema anche la messao il momento di preghiera.Relazione Gruppo di lavoro n°2 coordinato da Silvano Perazzini (SalaUffici Pastorali)Silvano PerazziniBelletti Diac. AlbertoStefano MorolliFranco CasalboniPaolo MancusoPaolo GuiducciFabbri Denis (fa il verbale)Organismi Pastorali


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Soldati RobertoRossano GuerraSi è richiamato i partecipanti a tenere ben presente le domande che sonostate poste, in modo particolare quale sia la strategia corretta per sensibilizzarele ns. comun<strong>it</strong>à.In un primo momento sono state chiar<strong>it</strong>e, da parte di vari consiglieri, le esigenzeper cui si è arrivati ad avere bisogno della PI: mancanza di vocazioni , necess<strong>it</strong>àdi risposte a 360° ai bisogni delle persone che si rivolgono alla Chiesa.Roberto Soldati: è necessario riunire la comun<strong>it</strong>à tenendo presente le distinzioni,la divers<strong>it</strong>à dei carismi, scoprire che qualunque sia il carisma che ciascunaha deve essere vissuto all’interno della comun<strong>it</strong>à.Riscoprire l’un<strong>it</strong>à della persona (lavoro, figli, ecc) che però deve essere accoltaall’interno della parrocchia o della UP. Ad es. utilizzare una pastorale trasversale(un argomenta che riguarda tutti).Casalboni: al di là della formula usate, UP o PI , l’uomo di oggi aspetta Cristo,cosciente o meno. Non è un obiettivo programmato, ma ins<strong>it</strong>o nell’uomo;la risposta può arrivare nelle forme più disparate.In parrocchia, nei movimenti, la gente rimane colp<strong>it</strong>a quando vede un’uman<strong>it</strong>àconvinta. Lo Spir<strong>it</strong>o è fantasioso, quindi è necessario tenere aperta questafinestra e non tentare di ingabbiarlo in schemi preconfezionati.La chiesa è come una famiglia, guardiamo le nostre divers<strong>it</strong>à, i nostri problemi:questa divers<strong>it</strong>à diventa ricchezza.Speriamo che l’obiettivo non dia quello di uniformare la pastorale della Diocesi.C’è da domandarsi come mai , dopo 7 anni, che è stata fatta la propostadelle “zone pastorali” nulla o poco sia cambiato. Ci sono terr<strong>it</strong>orial<strong>it</strong>à parrocchialimolto disomogenee, per cui non si può pensare che la UP possa esseredata solo dall’area geografica. Anche dal convegno di Verona, nei i 5 amb<strong>it</strong>i, sierano date delle indicazioni, ma probabilmente c’è la difficoltà che il cambiamentodeve passare attraverso i sacerdoti. Bisogna quindi rispettare i tempinecessari al presb<strong>it</strong>erio per adeguarsi alla proposta.119E’ comunque un lavoro che va al di là delle ns. capac<strong>it</strong>à umane, veramentedobbiamo fidarci di Dio. Non servono regole da seguire, ma ci vuole molto altro,è necessario entrare nella concretezza, esempio che possiamo portare nelle ns.comun<strong>it</strong>à. Puntare sui giovani, pongono meno resistenza alle nov<strong>it</strong>à, ad esserelegati alla propria parrocchia. E’ un’esperienza che deve nascere dal basso.Ev<strong>it</strong>are forzature, dare prospettive per il futuro, far crescere la corresponsabil<strong>it</strong>àdei laiciDenis : porta l’esperienza della propria zona pastorale: Le parrocchie di ReginaPacis, Cristo Re, San Giovanni e Colonnella stanno condividendo progetticomuni: catechesi, gruppi giovanili, comunione fra i sacerdoti che si r<strong>it</strong>rovano aOrganismi Pastorali


Bollettino Diocesano 2011 - n.4pranzo e condividono le proprie esperienze.Il coordinatore richiama a restare davanti alla domanda.La Pastorale della comunione non è un vest<strong>it</strong>o che si prende dall’armadio,va costru<strong>it</strong>a, I sacerdoti devono testimoniare questa comunione. I laici possonoe devono contribuire , forse potrebbero essere loro a decidere le zone pastorali,amb<strong>it</strong>i in cui pensare a lavorare insieme.Necessaria una formazione specifica per i sacerdoti, coinvolgere i movimentiche sono “sopra” le parrocchie , vivono realtà più ampie.Pensare a organizzare incontri di formazione in <strong>diocesi</strong> per laici già impegnatinelle varie attiv<strong>it</strong>à pastorali, che poi facciano da “rete” nei confronti dellacomun<strong>it</strong>à.Lavorare con i giovani , ascoltarli, qualunque sia la pastorale dobbiamo farein modo che si incontrino con Cristo. Loro sono in grado di mettere in crisi tuttele grandi sovrastrutture che la Chiesa ha.120Noi stessi ci sentiamo chiamati a portare all’interno dei ns. consigli pastoralila nov<strong>it</strong>à della PI, nello stesso tempo dobbiamo ascoltare i problemi della genti,cosa la parrocchia, la Diocesi può fare per loro.C’è bisogna di fare esperienze alle persone, proporre cose buone (momentidi preghiera) da fare in parrocchie lim<strong>it</strong>rofe. Aiutare i ns. sacerdoti a farecomunione, farli innamorare delle proposte fatte dai laici se buone.Dove si crea un buon rapporto fra il sacerdote e la propria comun<strong>it</strong>à bisognamantenerlo , dalla nasc<strong>it</strong>a alla morte. Queste un<strong>it</strong>à pastorali non vanno adiscap<strong>it</strong>o delle persone , è necessario che sacerdoti stia a contatto col terr<strong>it</strong>orio.Pensare alla formazione di nuovi ministeri laici che siano di aiuto/supportoai sacerdoti. Ad es. nella vis<strong>it</strong>a agli ammalati, nella gestione dei documenti,nell’accoglienza delle famiglie …..ecc.Verificare sul terr<strong>it</strong>orio quali sono le esigenze comuni a più parrocchie.Iniziare già da ora, in parrocchie lim<strong>it</strong>rofa qualche attiv<strong>it</strong>à che faccia conoscerefra di loro le comun<strong>it</strong>à (animazione culturale).Organismi Pastorali


Avvenimenti DiocesaniFesta del beato Alberto Marvelli..................................................................................... 124Iniziative per la Solenn<strong>it</strong>à di San Gaudenzo.............................................................. 125Scuola Diocesana Operatori Pastorali 2012................................................................ 127Don Pietro Cannini ............................................................................................................ 129


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Festa del beato AlbertoMarvelli122In occasione della festa del beato, il Vescovo di Rimini Francesco Lambiasiha presieduto la celebrazione eucaristica presso la chiesa di Sant’Agostino, incentro storico, a Rimini, mercoledì 5 ottobre alle ore 17.30.In questa chiesa riposano i resti mortali dell’ingegnere della car<strong>it</strong>à riminese,proclamato beato da papa Giovanni Paolo II a Loreto il 5 settembre 2004.La Chiesa propone Marvelli come modello di “sant<strong>it</strong>à nel quotidiano” per icristiani del terzo millennio. Giovanni paolo II, in occasione della vis<strong>it</strong>apastoralea Rimini nel 1982, aveva affermato di lui: “Ha mostrato come, nel mutare de<strong>it</strong>empi e delle s<strong>it</strong>uazioni, i laici cristiani sappiano dedicarsi senza riserve alla costruzionedel regno di Dio nella famiglia, nel lavoro, nellacultura, nella pol<strong>it</strong>ica,portando il Vangelo nel cuore della società”.In occasione della festa, mons. Lambiasi ha presentato e consegnato ufficialmentealla Chiesa riminese la Lettera Pastorale 2011, dal t<strong>it</strong>olo “Giovani, dovesta la felic<strong>it</strong>à?” è indirizzata ai giovani e ai loro educatori: gen<strong>it</strong>ori,insegnanti,educatori e guide spir<strong>it</strong>uali. La Lettera è stata stampata in 15.000 copie.L’Azione Cattolica diocesana è stata presente per la celebrazione dell’Impegnoe ha animato la l<strong>it</strong>urgia. Il coro interparrocchiale “Sant’Agostino” ha guidatoi canti.Avvenimenti Diocesani


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Solenn<strong>it</strong>à di San GaudenzoVenerdì 14 ottobre si è celebrata la solenn<strong>it</strong>à di San Gaudenzo, patronodella C<strong>it</strong>tà e della Diocesi di Rimini.Nel Santo Vescovo e Martire si r<strong>it</strong>rovano le radici della storia cristiana dellanostra terra. La festa di San Gaudenzo segna inoltre l’inizio ufficiale del nuovoanno pastorale.La ricorrenza di San Gaudenzo vescovo e patrono della Diocesi è anchel’occasione in cui la Chiesa riminese rinnova l’espressione del suo affetto alsuo Vescovo, mons. Francesco Lambiasi.In occasione della Solenn<strong>it</strong>à di San Gaudenzo, la Diocesi di Rimini organizzauna serie di iniziative correlate alla festa del Santo Patrono.In preparazione alla Solenn<strong>it</strong>à, sabato 8 ottobre, alle ore 17.30, in BasilicaCattedrale, il Vescovo di Rimini Francesco Lambiasi ha ordinato un nuovo diaconoin previsione del sacerdozio. Si tratta del 42 enne riminese don EugenioFacondini.Domenica 9 ottobre, alle ore 21, è stata proposta per la prima volta inBasilica Cattedrale “Missa Pacis”, di Amintore Galli, in collaborazione con laFondazione Cassa di Risparmio di Rimini e sotto la direzione artistica di GianandreaPolazzi. La “Missa” è stata interpretata dall’Orchestra dell’Ist<strong>it</strong>uto Musicale“Giovanni Lettimi”, diretta da Filippo Maria Caramazza, e dal Coro LiricoC<strong>it</strong>tà di Rimini “Amintore Galli”, diretto dal Maestro Matteo Salvemini.123Giovedì 13 ottobre, in Sala Manzoni (presso la Diocesi), alle ore 21, siè slvolta l’assemblea pubblica dei Consigli Pastorali Parrocchiali. Si tratta delsecondo appuntamento con i CPP. In tale occasione è stato consegnato il programmapastorale 2011/2012 della Diocesi. Un breve video ha presentato l’attiv<strong>it</strong>àpastorale del nuovo anno. Il Vescovo di Rimini terrà una breve med<strong>it</strong>azionesull’anno battesimale e il sacramento del battesimo, mentre l’assistentedell’Ufficio Pastorale per la Famiglia don Giampaolo Bernabini illustrerà il lavorodell’equipe sull’iniziazione cristiana.Venerdì 14 ottobre, solenn<strong>it</strong>à di San Gaudenzo, Vescovo e martire, Patronodella C<strong>it</strong>tà e della Diocesi di Rimini, in Basilica Cattedrale alle 17.30 solenneconcelebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo Francesco. Al termine dellaAvvenimenti diocesani


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Comunione Eucaristica è stata letta (e distribu<strong>it</strong>a tra i fedeli) la preghiera compostadal Vescovo per questo anno pastorale.In precedenza, alle ore 16.30 in Sala San Gaudenzo, presso la Diocesi,tradizionale incontro del Vescovo di Rimini con le Autor<strong>it</strong>à c<strong>it</strong>tadine. In questaoccasione, monsignor Francesco Lambiasi ha consegnato personalmente alleAutor<strong>it</strong>à presenti alcuni documenti:- Discorso del Santo Padre Benedetto XVI al Reichstag di Berlino, del 22settembre 2011- Prolusione del Cardinale Presidente della CEI Card. Bagnasco al ConsiglioEpiscopale Permanente del 26 settembre 2011- Estratto del Documento Conclusivo del Consiglio Episcopale Permanentedel 29 settembre 2011.124Avvenimenti Diocesani


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Scuola Diocesana OperatoriPastorali 2012Dal 7 novembre al 12 dicembre si è svolta la scuola diocesana per operatoripastorali che si colloca come terzo livello di formazione della nostra Diocesia cui rimandiamo.I destinatari di questa scuola sono quegli operatori pastorali che hanno giàacquis<strong>it</strong>o una formazione di base nel loro settore di servizio e coloro per i qualiè previsto che la formazione avvenga specificatamente in questo am¬b<strong>it</strong>o (ministridella comunione, mini¬steri ist<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i, catechisti battesimali...).I partecipanti alla Scuola per operatori pastorali normalmente vengono inviatidalle rispettive comun<strong>it</strong>à e non partecipano a t<strong>it</strong>olo puramente personale.La scuola si inserisce in un progetto Triennale che accompagna il pianopastorale della Diocesi: nel 2011 dedicato al Battesimo, nel 2012 alla Confermazione,nel 2013 all'Eucarestia.Come ogni anno il corso è stato diviso in due parti: una prima parte un<strong>it</strong>ariarivolta a tutti i corsisti, una seconda parte più specifica a seconda dei settoridi impegno.1252011: anno del BattesimoIl riferimento assunto per la parte comune al corso è il R<strong>it</strong>o per l'IniziazioneCristiana degli Adulti (RICA) nella sua scansione temporale.Programma7 novembreMons. Francesco LambiasiIl Battesimo: immersi nel suo amore. Annunciare la bella notizia della v<strong>it</strong>a cristiana14 novembredon Giampaolo BernabiniEvangelizzazione e primo annuncio: susc<strong>it</strong>are la fede in Gesù Cristo21 novembredon Gianmario BaldassarriIngresso nel catecumenato: il discepolato nella comun<strong>it</strong>à cristianaAvvenimenti diocesani


Bollettino Diocesano 2011 - n.428 novembrediac. Luigi BianchiniGli scrutini: l'impegno del cristiano nel mondo5 dicembredon Andrea TurchiniLa mistagogia: l'accompagnamento nella formazione permanente del cristiano12 dicembredon Tarcisio GiungiIl catecumenato modello della formazione cristiana (<strong>it</strong>inerari per fanciulli, giovani,famiglie)Laboratori di formazionea. Catechisti battesimali > d. G. Bernabinib. Ministri straordinari della Comunione > d. G. Baldassarri - d. M. Donatic. Pastorale biblica e della l<strong>it</strong>urgia: accol<strong>it</strong>i e lettori > d. M. Donati e d. G. Baldassarrid. Catechesi dell'Iniziazione cristiana: il nuovo progetto > d. G. Giovanellie. Annuncio e accompagnamento di s<strong>it</strong>uazioni famigliari difficilio irregolari > diac. C. Giorgetti126Avvenimenti Diocesani


Bollettino Diocesano 2011 - n.4Don Pietro CanniniNecrologioPer mezzo secolo è stato il cappellano dell’ospedale di Riccione. Un puntodi riferimento e sostegno spir<strong>it</strong>uale per migliaia di pazienti e per i loro familiari.Don Pietro Cannini, 92 anni, se n’è andato in cielo, la notte di domenica 18dicembre, proprio all’ospedale “Ceccarini” che dal 1962 era diventato anche lasua casa. Era stato ricoverato il giorno precedente, ancora in forza e lucidissimocome sempre. Ma il suo cuore non ha retto.Grande la commozione in c<strong>it</strong>tà. Non c’è, infatti, riccionese che non l’avesseconosciuto, apprezzandone soprattutto la discrezione, il rispetto, la grandefede e la disponibil<strong>it</strong>à.Di passo lesto, con la stola al collo e Gesù nelle ostie consacrate che stringevaal petto, a qualsiasi ora del giorno e della notte correva in tutti i repartidov’era chiamato. Sotto certi aspetti era un prete di frontiera.Come testimoniano medici e infermieri, non si tirava mai indietro, neppurequando era necessario dare una mano per altri lavori. Don Cannini, 60 anni disacerdozio alle spalle, aveva celebrato l’ultima messa nella cappella dell’ospedale,sempre affollata, lo scorso 26 giugno, per cedere il passo a don AngeloRubaconti, parroco di Misano. Poche settimane prima tutto il personale del“Ceccarini” assieme al direttore Romeo Giannei, aveva organizzato un momentodi festa per lui. Don Pietro per l’occasione aveva portato la sua ultimatestimonianza di fede che aveva toccato tutti.“Voglio fare un duplice ringraziamento. - aveva esord<strong>it</strong>o - Il primo, verticale,va a Dio che mi ha conservato la v<strong>it</strong>a così a lungo e mi ha dato tantidoni per condurre la missione evangelica. Ho trascorso la mia v<strong>it</strong>a prima per ibambini, poi per i poveri, gli anziani e gli ammalati, qui in ospedale, e quandoc’era bisogno, a Casa Serena.Il secondo grazie, orizzontale, va alle persone. I miei sessant’anni di sacerdozioli ho spesi in comune collaborazione, mai uno screzio con nessuno.In questo ospedale ci siamo sempre aiutati reciprocamente in tutto e con rispetto”.In sala per l’addio tanta emozione, ma don Pietro si era lasciato convinceredal vescovo Monsignor Francesco Lambiasi, che mercoledì nell’affollata chiesadi San Martino, ha celebrato le esequie con tanti altri sacerdoti, a concedersi ilmer<strong>it</strong>ato riposo nella Casa del Clero di Rimini.Nato a Vecciano (Coriano), dov’erano venuti alla luce anche gli altri suoidieci fratelli, don Cannini aveva cantato messa nel 1952. Era stato cappellano127Necrologi


Bollettino Diocesano 2011 - n.4per due anni a Scacciano (Misano), e per altri quattro nella parrocchia di SanMartino.Il suo spir<strong>it</strong>o missionario, che l’ha sempre spinto con energia a offrire confortoe assistenza spir<strong>it</strong>uale, anche nei momenti più drammatici, è stato sempreapprezzato da chiunque ha avuto la fortuna di conoscerlo. Come pure queltenue sorriso che sapeva regalare a chi si fermava a parlare con lui. Doti riconosciuteda tutti, tant’è che anche il Rotary Club Riccione-Cattolica, sotto la presidenzadi Orazio Motolese, gli conferì il premio “Paul Harris”, assegnato pureal latinista del Vaticano don Guglielmo Zannoni, scomparso qualche anno fa.Nives Concolino128Avvenimenti Diocesani


Direttore responsabile: Baffoni don RedeoSped. in abbonamento postale 70%Filiale di ForlìDirez. Amministr.: Curia Vescovile, via IV Novembre, 35Rimini – Tel. 0541.24244Pubblicazione TrimestraleCon approvazione ecclesiasticaProgetto grafico e impaginazione - KaleidonStampa: Tipol<strong>it</strong>o Garattoni - Rimini

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