Bollettin - Diocesi di Rimini
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<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
più atroce e del più cocente fallimento, Gesù si è "abbandonato" al Padre e proprio<br />
in quell'ora è stato "proclamato da Dio sommo sacerdote". E' stato il pieno<br />
abbandono il baricentro del servizio sacerdotale <strong>di</strong> Gesù.<br />
Mi domando con voi: nell'ora della croce chiedo al santo Paraclito <strong>di</strong> ricordarmi<br />
la parola del vangelo: "se il chicco <strong>di</strong> grano non muore..."? Prego, anche<br />
"con forti grida e lacrime", per accogliere la grazia del santo abbandono? Mi<br />
sento sacerdote solo nell'ora del successo - quale sarà poi questo successo?! - o<br />
anche nell'ora del limite, della frustrazione, dell'incorrispondenza, in una parola<br />
della croce? Credo che "non sono tanto gli avvenimenti che contano nella vita,<br />
ma ciò che grazie ad essi si <strong>di</strong>venta" (E. Hillesum)? Credo che "tutto concorre al<br />
bene, per quelli che amano Dio" (Rm 8,28)?<br />
Ecco, la fede è l'abbandono umile e fiducioso, senza con<strong>di</strong>zioni e senza<br />
riserve, in caduta libera, come e con Gesù, tra le braccia del Padre. Ed è la fedeabbandono<br />
la misura oggettiva del nostro vero peso <strong>di</strong> fronte a Dio, e della<br />
nostra vera statura sacerdotale, la fede e niente altro che la fede. Ammoniva s.<br />
Francesco d'Assisi: "Tanto vale l'uomo davanti a Dio, quanta fede ha, e niente<br />
più".<br />
Se non viviamo all'altezza <strong>di</strong> questo orizzonte, arriviamo al massimo alla<br />
statura dell'uomo "psichico" <strong>di</strong> cui parla san Paolo (1Cor 2,14), ma non arriveremo<br />
mai alla misura alta dell'uomo "spirituale", una misura <strong>di</strong> cui tanti nostri<br />
fedeli e anime consacrate ci offrono una testimonianza tangibile e palpabile.<br />
Perdutamente affidarsi, gratuitamente riceversi, gioiosamente donarsi: questa<br />
è la fede che ci dona non solo l'autorità dei presbiteri, ma l'autorevolezza dei<br />
padri e maestri nella fede.<br />
2. La mia preghiera <strong>di</strong> Vescovo per voi. Permettetemi <strong>di</strong> confidarvi quanto<br />
vado <strong>di</strong>cendo in questo periodo al Signore. Non scandalizzatevi, ma debbo<br />
riba<strong>di</strong>re che più vado avanti con gli anni, e più mi rendo conto <strong>di</strong> non saper<br />
pregare. Comunque in questi giorni mi riesce più facile la preghiera <strong>di</strong> ringraziamento.<br />
Sì, ringrazio il Padre <strong>di</strong> ogni consolazione per le immancabili sorprese<br />
che ancora non si stanca <strong>di</strong> riservarci. In particolare per le ultime tre. In or<strong>di</strong>ne<br />
<strong>di</strong> tempo, la prima è stata la Veglia <strong>di</strong> Pentecoste. Senza scadere nella retorica<br />
stonata <strong>di</strong> un fatuo trionfalismo, possiamo <strong>di</strong>re che la risposta è stata ampia,<br />
corale, festosa. Certo non tutto è stato perfetto, ma lasciate confessare a uno<br />
come me - che pecca molto <strong>di</strong> perfezionismo in pensieri, parole, opere ed<br />
omissioni - che anche l'esperienza del limite, vissuta con maturità e con un<br />
pizzico <strong>di</strong> sana autoironia, ci fa bene. Anche questa è grazia! Continuo a lodare<br />
il Signore anche per l'esperienza della TreGiorni: oltre che consolato, ne sono<br />
rimasto assai e<strong>di</strong>ficato. Siamo riusciti a parlare <strong>di</strong> argomenti scottanti senza...<br />
scottarci e senza ferirci. Ve l'ho detto e permettetemi <strong>di</strong> ripeterlo: in questi casi<br />
anche lo stile non è questione <strong>di</strong> forma, ma <strong>di</strong> sostanza. E così è stato veramente.<br />
In attesa <strong>di</strong> riprenderne le conclusioni per concretizzarle operativamente,<br />
vi chiedo ora <strong>di</strong> aiutarmi a tenere in alto i nostri cuori, perché è cosa buona e<br />
giusta rendere grazie al Signore per il comportamento dei confratelli chiamati<br />
a ricoprire nuovi incarichi pastorali: ho incontrato in loro un atteggiamento <strong>di</strong><br />
vera obbe<strong>di</strong>enza, che è tale quando non la si vive come l'esecuzione <strong>di</strong> un or<strong>di</strong>-<br />
Atti del Vescovo