Bollettin - Diocesi di Rimini
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<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
Lettera ai Parroci <strong>di</strong> nuova<br />
nomina<br />
Carissimi tutti,<br />
tra pochi giorni entrerete nelle rispettive parrocchie, alle quali venite inviati<br />
dopo attento <strong>di</strong>scernimento e una volta effettuati tutti i passaggi che il vescovo<br />
deve compiere prima <strong>di</strong> arrivare a chiedere a un sacerdote <strong>di</strong> rinnovargli l'obbe<strong>di</strong>enza,<br />
promessa il giorno dell'or<strong>di</strong>nazione.<br />
Mentre vi confermo viva gratitu<strong>di</strong>ne per la generosa <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong>mostrata,<br />
vengo a pregarvi <strong>di</strong> qualche minuto <strong>di</strong> ascolto, per con<strong>di</strong>videre alcuni<br />
pensieri maturati nella preghiera e che oso pensare ispirati dal nostro "grande,<br />
sommo Sacerdote".<br />
1. Prendere bene questa nomina. Prenderla bene significa non prenderla<br />
né come un peso né come un premio, ma come un dono. Se la pren<strong>di</strong> come un<br />
peso o come una pena, allora dal primo giorno scatta inesorabile il conto alla<br />
rovescia, e così rischi <strong>di</strong> passare tutto il tempo a sospirare che arrivi l'ora <strong>di</strong> potertene<br />
liberare. Se la pren<strong>di</strong> come un premio, appena finita la luna <strong>di</strong> miele rischi<br />
<strong>di</strong> ricominciare subito a sognare il prossimo premio, ovviamente ancora più<br />
appetibile ed eccitante. Se invece la pren<strong>di</strong> come un dono, allora ti metti subito<br />
in pace e vivrai il ministero come missione e servizio, nella gratitu<strong>di</strong>ne e nella<br />
perfetta letizia, gli antidoti più efficaci contro le unghiate delle perfide gemelle:<br />
l'invi<strong>di</strong>a e la gelosia. Prendere bene una nomina - ossia riconoscere nella voce<br />
del vescovo l'eco della voce del Signore - consente <strong>di</strong> gustare questo passaggio<br />
della vita proprio così com'è, riscattandolo dalla vacuità, a cui l'amarezza frustrante<br />
dell'insod<strong>di</strong>sfazione o del lamento cronico finirebbero per condannarla.<br />
2. Ciò che veramente conta nel ministero sacerdotale - ormai lo sai bene,<br />
ma è bene ricordarlo in questo giro <strong>di</strong> boa - non è tanto quello che fai, ma quello<br />
che sei. Certo, noi pastori dobbiamo fare tante cose, ma tutto il nostro agire<br />
porta frutto soltanto se traduce il nostro essere profondamente uniti all'unico,<br />
vero Sacerdote: "essere strumenti <strong>di</strong> Cristo, bocca per la quale parla Cristo,<br />
mano attraverso la quale Cristo agisce" (Benedetto XVI). Ciò che veramente<br />
conta è poter <strong>di</strong>re come e con Cristo: "Ecco, io vengo, o Padre, per fare la tua<br />
volontà". E' questa volontà <strong>di</strong> Dio che deve venire a galla su tutto il resto. La<br />
carità pastorale ci fa mettere al primo posto la fedeltà al <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> Dio, e fa<br />
automaticamente retrocedere in classifica l'essere sani o ammalati, insegnare<br />
all'università o fare catechismo, guidare una parrocchia in città o in campagna,<br />
perfino vivere o morire.<br />
Atti del Vescovo