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Bollettin - Diocesi di Rimini

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42<br />

<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />

Lettera ai Parroci <strong>di</strong> nuova<br />

nomina<br />

Carissimi tutti,<br />

tra pochi giorni entrerete nelle rispettive parrocchie, alle quali venite inviati<br />

dopo attento <strong>di</strong>scernimento e una volta effettuati tutti i passaggi che il vescovo<br />

deve compiere prima <strong>di</strong> arrivare a chiedere a un sacerdote <strong>di</strong> rinnovargli l'obbe<strong>di</strong>enza,<br />

promessa il giorno dell'or<strong>di</strong>nazione.<br />

Mentre vi confermo viva gratitu<strong>di</strong>ne per la generosa <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong>mostrata,<br />

vengo a pregarvi <strong>di</strong> qualche minuto <strong>di</strong> ascolto, per con<strong>di</strong>videre alcuni<br />

pensieri maturati nella preghiera e che oso pensare ispirati dal nostro "grande,<br />

sommo Sacerdote".<br />

1. Prendere bene questa nomina. Prenderla bene significa non prenderla<br />

né come un peso né come un premio, ma come un dono. Se la pren<strong>di</strong> come un<br />

peso o come una pena, allora dal primo giorno scatta inesorabile il conto alla<br />

rovescia, e così rischi <strong>di</strong> passare tutto il tempo a sospirare che arrivi l'ora <strong>di</strong> potertene<br />

liberare. Se la pren<strong>di</strong> come un premio, appena finita la luna <strong>di</strong> miele rischi<br />

<strong>di</strong> ricominciare subito a sognare il prossimo premio, ovviamente ancora più<br />

appetibile ed eccitante. Se invece la pren<strong>di</strong> come un dono, allora ti metti subito<br />

in pace e vivrai il ministero come missione e servizio, nella gratitu<strong>di</strong>ne e nella<br />

perfetta letizia, gli antidoti più efficaci contro le unghiate delle perfide gemelle:<br />

l'invi<strong>di</strong>a e la gelosia. Prendere bene una nomina - ossia riconoscere nella voce<br />

del vescovo l'eco della voce del Signore - consente <strong>di</strong> gustare questo passaggio<br />

della vita proprio così com'è, riscattandolo dalla vacuità, a cui l'amarezza frustrante<br />

dell'insod<strong>di</strong>sfazione o del lamento cronico finirebbero per condannarla.<br />

2. Ciò che veramente conta nel ministero sacerdotale - ormai lo sai bene,<br />

ma è bene ricordarlo in questo giro <strong>di</strong> boa - non è tanto quello che fai, ma quello<br />

che sei. Certo, noi pastori dobbiamo fare tante cose, ma tutto il nostro agire<br />

porta frutto soltanto se traduce il nostro essere profondamente uniti all'unico,<br />

vero Sacerdote: "essere strumenti <strong>di</strong> Cristo, bocca per la quale parla Cristo,<br />

mano attraverso la quale Cristo agisce" (Benedetto XVI). Ciò che veramente<br />

conta è poter <strong>di</strong>re come e con Cristo: "Ecco, io vengo, o Padre, per fare la tua<br />

volontà". E' questa volontà <strong>di</strong> Dio che deve venire a galla su tutto il resto. La<br />

carità pastorale ci fa mettere al primo posto la fedeltà al <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> Dio, e fa<br />

automaticamente retrocedere in classifica l'essere sani o ammalati, insegnare<br />

all'università o fare catechismo, guidare una parrocchia in città o in campagna,<br />

perfino vivere o morire.<br />

Atti del Vescovo

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