Bollettin - Diocesi di Rimini
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<strong>Bollettin</strong>o Diocesano 2012 - n.2<br />
quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata" (Ez 34,15s).<br />
Gesù si rivela come il pastore talmente innamorato del suo gregge da sballare<br />
i calcoli: se lascia le novantanove pecore nell'ovile per andare in cerca <strong>di</strong><br />
quella perduta, è segno che nella sua strana aritmetica uno è uguale a novantanove.<br />
Anzi c'è <strong>di</strong> più: questo Pastore considera la pecorella smarrita più importante<br />
<strong>di</strong> se stesso, al punto da offrire anche solo per quella il dono della propria<br />
vita. Così la metafora supera se stessa: quando mai si è visto in giro un pastore<br />
così? Ecco perché Gesù è il bel pastore: bello del fascino dell'amore, ci avvince<br />
con la sua sorprendente generosità e il suo incre<strong>di</strong>bile coraggio.<br />
2. Non possiamo però passare sotto silenzio quella sorta <strong>di</strong> allergia urticante<br />
che l'immagine del gregge provoca in noi, cristiani <strong>di</strong> oggi, e che si può riassumere<br />
in due obiezioni. La prima è espressa in questo dubbio: a noi che viviamo in<br />
una società ad alto tasso <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidualismo narcisista e autoreferenziale, l'immagine<br />
<strong>di</strong> una Chiesa 'gregge' non ci fa venire forse il sospetto <strong>di</strong> un collettivismo<br />
spersonalizzante?<br />
Possiamo stare sereni. Il nostro Pastore "chiama le sue pecore, ciascuna per<br />
nome" (Gv 10,3). E' vero che Gesù "ci ha amati e ha dato la sua vita per noi", ma<br />
il plurale 'noi' non è tanto un plurale collettivo, quanto piuttosto <strong>di</strong>stributivo: ci ha<br />
amati tutti e ciascuno, per nome, uno ad uno. Per questo san Paolo può <strong>di</strong>re: "Mi<br />
ha amato e ha dato se stesso per me" (Gal 2,20). Nella Chiesa lo Spirito ci fonde<br />
nell'unità, ma non ci confonde nell'uniformità. Entrando a far parte del suo gregge,<br />
non regre<strong>di</strong>amo nell'impersonale. Non rischiamo <strong>di</strong> perdere la nostra singolare,<br />
irripetibile, originalissima personalità, perché lo Spirito Santo mentre unisce<br />
tutti i credenti in Cristo, non li <strong>di</strong>fferenzia per numero, ma li <strong>di</strong>stingue per nome,<br />
e fa fiorire la varietà dei doni, delle vocazioni, dei servizi. L'unità da lui creata è<br />
comunione <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinti, non confusione <strong>di</strong> identici. Lo Spirito della Pentecoste non<br />
azzera le personalità, ma le promuove. Come si vede nel variegato campionario<br />
dei santi: tutti rassomigliano a Cristo, ma nessuno è intercambiabile con un altro.<br />
Teresa <strong>di</strong> Calcutta riproduce un Gesù al femminile, come Caterina da Siena, ma<br />
Teresa non è la copia conforme <strong>di</strong> Caterina. Il "Pastore grande delle pecore" (Ebr<br />
13,20), guarda i gigli dei campi e gli uccelli del cielo, ma per lui tu sei tu e vali<br />
molto <strong>di</strong> più dei fiori e dei passeri. Fin dal grembo <strong>di</strong> tua madre Dio Padre ha<br />
sillabato il tuo nome, e ti ha <strong>di</strong>segnato sulle palme delle sue mani (cfr Is 49,1.16).<br />
Tu sei prezioso ai suoi occhi, come nessun altro. E' solo "quando entriamo in<br />
rapporto personale con Cristo - afferma Benedetto XVI - che lui ci rivela la nostra<br />
identità e, nella sua amicizia, la Vita cresce e si realizza in pienezza".<br />
Chiamati uno ad uno e salvati insieme: così la Chiesa '<strong>di</strong>mostra' la santa<br />
Trinità, nel senso che si mostra come la sua insostituibile 'prolunga' sulla terra.<br />
Come in Dio le tre Persone sono perfettamente uguali, ma anche perfettamente<br />
<strong>di</strong>stinte e perciò perfettamente unite, così la Chiesa si presenta non come una<br />
somma <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui, ma come veramente è: una comunione <strong>di</strong> persone. La comunità<br />
cristiana non è una massa <strong>di</strong> anonimi o una folla <strong>di</strong> ignoti, ma una comunità<br />
<strong>di</strong> chiamati. Dal fatto che l'Uno è Trino, san Tommaso d'Aquino affermava che la<br />
comunione nell'unità si oppone alla <strong>di</strong>visione tra gli in<strong>di</strong>vidui, non alla pluralità<br />
delle persone (cfr S.Th. I, q.30, a.3, ad 3).<br />
Atti del Vescovo