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Ai miei ragazzi Non entri chi non è matematico - Liceo Classico "G ...

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Pagina 2 Λογος<br />

Don Luigi Giussani: fedelissima unità, instancabile apertura<br />

Sacerdote lombardo fondatore del movimento<br />

di “Comunione e Liberazione”,don Giussani nasce<br />

a Desio, un piccolo paese della Brianza, dove nacque<br />

anche papa Pio XI. Luigi Giussani era di famiglia<br />

povera ma che aveva una grande dignità e<br />

un immenso rispetto per l’altro:il padre, che<br />

aveva simpatie per il movimento socialista trasmette<br />

al figlio un acuto senso della giustizia e<br />

l’esigenza di rendersi sempre ragione di ciò che<br />

accade; la madre invece, era dotata di una fede<br />

concreta e gli insegna ad amare Dio con semplicità<br />

e a stupirsi ogni giorno della bellezza del<br />

creato. Forse per l’educazione ricevuta o forse<br />

per inclinazione naturale egli viene ricordato<br />

come “uno che amava la vita”dall’erede designato<br />

da lui stesso alla guida di questo movimento:<br />

don Julian Carròn. Carròn dice in<br />

un’intervista:“Don Giussani amava la vita fino al<br />

particolare:dalla musica, alle gite, ai pranzi, agli<br />

scherzi. Molti lo hanno seguito per l’impatto che<br />

suscitava in loro la sua umanità: era tutto investito<br />

di una intensità per me sconosciuta. Aveva la<br />

capacità di ascoltare, di immedesimarsi con la<br />

realtà dell’altro, una capacità di giudizio vero e<br />

tenero, forse proprio per questo egli rese il cristianesimo<br />

come qualcosa di avvincente.”<br />

Ad undici anni entra in seminario: sarà un’esperienza<br />

importantissima per la sua vita e in cui egli<br />

si interesserà ad autori come Giacomo Leopardi,<br />

Paul Claudel, Alessandro Manzoni ed ascolterà<br />

Donizetti, Chopin, Beethoven. Così viene toccato<br />

dalla bellezza;infatti dirà Ratzinger quando, il 24<br />

febbraio 2005 , celebrerà la messa per la sua<br />

morte nel duomo di Milano “Don Giussani fu toccato,anzi<br />

ferito dal desiderio della bellezza, ma<br />

<strong>non</strong> una bellezza qualsiasi o una banale ma la<br />

BELLEZZA stessa, quella infinita che proviene<br />

direttamente da Dio”.<br />

L’impeto missionario di questo sacerdote si rivolse<br />

ai giovani nel mondo della scuola agli inizi<br />

degli anni ’50. In quegli anni, la religiosità si sentiva<br />

ancora molto ed era radicata nella società<br />

civile: infatti Azione Cattolica riesce a radunare<br />

decine di migliaia di persone. Pio XII governa con<br />

autorevolezza e carisma, ma in realtà moralismo<br />

e formalismo allontanano i giovani dalla fede ,<br />

presto sopraggiungerà l’era del consumismo in<br />

cui la fede verrà ritenuta una cosa estranea alla<br />

vita, al lavoro, alla famiglia. Sono questi gli anni in<br />

cui Don Giussani decide di buttarsi fra i giovani e<br />

nel 1954 andrà ad insegnare religione al Berchet<br />

di Milano, culla della classe dirigente milanese<br />

ma anche laboratorio delle idee liberali,marxiste,<br />

radicali del paese. Questo <strong>è</strong> un momento decisivo,<br />

inizia qualcosa di nuovo: dopo poco tempo si<br />

raduna intorno a Giussani un piccolo gruppo di<br />

studenti , primo nucleo di quello che sarà GS<br />

(Gioventù Studentesca) e poi CL (Comunione e<br />

Liberazione). Nei dieci minuti di intervallo si riunivano<br />

per parlare, tra di loro c‘era una solidarietà<br />

stupefacente. L’iniziativa del Don Gius era<br />

quella di “reinventare quotidianamente e personalmente<br />

la Chiesa”, che altrimenti sarebbe<br />

diventata uno schema, uno stereotipo, clericalismo-moralismo<br />

. Egli vuole mostrare la ragionevolezza<br />

della fede, il suo punto di partenza erano<br />

i desideri e le esigenze umane dei suoi <strong>ragazzi</strong>.<br />

Una di loro ha detto di lui: “La cosa eccezionale<br />

del Don Gius era che egli <strong>non</strong> ci voleva dare Gesù<br />

Cristo, egli ci voleva dare la felicità, ma il bello era<br />

che ci accorgevamo che la felicità era proprio<br />

Gesù Cristo! Chi avrebbe potuto rispondere al<br />

nostro desiderio di bellezza, di infinito se <strong>non</strong><br />

Lui?”. Egli si riuniva con i suoi <strong>ragazzi</strong> in un incontro<br />

settimanale <strong>chi</strong>amato RAGGIO (l’attuale<br />

Scuola di Comunità) che consisteva in un<br />

momento di riunione in cui l’accesso era libero a<br />

tutti: professori, alunni, ebrei, atei... Si discuteva di<br />

fatti d’attualità, della bellezza,<br />

della giustizia, di alcuni passi<br />

del vangelo e ognuno interveniva<br />

quando e se voleva, proprio<br />

per l’impatto che quello<br />

che viveva in quel momento<br />

aveva suscitato in lui. Il movimento<br />

di GS cresce: la proposta<br />

di Don Gius era molto più affascinante<br />

di quelle parroc<strong>chi</strong>ali<br />

spesso fondate su un moralismo.<br />

I “giessini” provano entusiasmo<br />

per questa nuova esperienza;<br />

si vedono spesso in<br />

momenti di studio, di gio<strong>chi</strong>, di<br />

amicizie, di preghiere e<br />

canti.Tutto rapportato a Dio. In<br />

una delle sue interviste Giussani dice “La fede per<br />

quanto <strong>è</strong> bella e grande investe il soggetto intero<br />

tanto che determina la personalità dell’uomo<br />

in tutto ciò che fa. Attenti! La religione <strong>non</strong> <strong>è</strong> un<br />

cielo che si apre sopra e lontano da noi, <strong>è</strong> una<br />

vibrazione della terra!”. In quegli anni partono<br />

anche moltissimi missionari per il Brasile e successivamente<br />

il movimento da lui fondato si<br />

espanderà fino a raggiungere tutti i<br />

continenti:era infatti troppo bello e troppo grande<br />

quello che avevano vissuto e lo volevano portare<br />

dovunque. Quando sopraggiunse la tempesta<br />

del ’68 anche il movimento rimase coinvolto.<br />

Gli studenti scioperando, occupando scuole e<br />

addirittura scontrandosi tra loro, vogliono<br />

mostrare le loro esigenze di riforma della scuola,<br />

ma anche della società. Sono anni in cui l’ideologia<br />

marxista si diffonde tanto che nel 68 travolge<br />

anche i giessini che presto abbandoneranno<br />

tutto militando in queste azioni di riforma .È una<br />

crisi profonda. Le difficoltà <strong>non</strong> si fermano qui:<br />

l’Arcivescovo di Milano impose a Giussani di<br />

abbandonare la guida del movimento e di andare<br />

in America formalmente per approfondire gli<br />

studi di teologia. Don Gius <strong>è</strong> caratterizzato da<br />

un‘obbedienza radicale, come Maria,“la Madre<br />

del si”.<br />

Privi di una guida i giessini perdono l’orientamento.<br />

Ma Giussani <strong>non</strong> dispera, appena tornato<br />

ricomincia tutto da capo!<br />

“ Ci mise insieme per cercare di dare una risposta<br />

alle nostre esigenze che la politica <strong>non</strong> riusciva a<br />

comprendere ed esaudire. Ti faceva gustare<br />

l’istante proprio per queste sue continue provocazioni<br />

a vivere intensamente il reale”. Cosi egli<br />

rifonda la sua opera.<br />

Gli viene riconosciuto da tutti il fatto che ha<br />

influito profondamente sulla società e sulla <strong>chi</strong>esa,<br />

per la sua statura morale e intellettuale <strong>è</strong><br />

molto amato, tuttavia egli verrà anche molto criticato<br />

forse per la sua <strong>chi</strong>arezza, forse per la<br />

determinazione con cui diceva certe cose o forse<br />

proprio per quello che diceva .Seguendolo molti<br />

sceglievano per la loro vita la strada della castità,<br />

molti quella da missionari, trasmetteva una fede<br />

solida espressa in una operosità, <strong>non</strong> a caso per<br />

lui lo scetticismo era un “disimpegno della realtà”.<br />

Egli invita a guardare la realtà con gli oc<strong>chi</strong> di un<br />

bambino, senza preconcetti. Il culmine della<br />

ragionevolezza umana <strong>è</strong> quello che lui <strong>chi</strong>ama “il<br />

senso religioso”: “la sete di bellezza, di verità, di<br />

felicità <strong>è</strong> il CUORE. Noi tutti giudi<strong>chi</strong>amo in base<br />

a cose, più o meno superficialmente, magari<br />

senza neanche accorgersene, ma <strong>è</strong> cosi! E <strong>non</strong> si<br />

Don Giussani ai tempi del “Berchet”<br />

possono mica togliere, le hai dentro per sempre,<br />

puoi ignorarle ma le hai dentro.”Solo con l’avvento<br />

al trono di papa Giovanni Paolo II , si poterono<br />

ricomporre i rapporti tra don Giussani ,CL e<br />

la <strong>chi</strong>esa, proprio per questa sintonia che c’era<br />

tra i due. Dirà don Julian Carròn che questo papa<br />

“abbracciava tutta l’esperienza del movimento”.<br />

In 50 anni don Gius <strong>non</strong> si era mai risparmiato e<br />

dalla sua fede era scaturito un popolo: il movimento<br />

di Comunione e Liberazione, generando<br />

opere straordinarie educative e caritative, mentre<br />

il morbo di Parkinson lo consumava a poco a<br />

poco, lo stesso male di Woitila. Don Gius era<br />

pronto per il grande incontro, come ultimo desiderio<br />

vuole che gli si canti per l’ultima volta la<br />

canzone simbolo di Gs “Noi <strong>non</strong> sappiamo <strong>chi</strong><br />

era”. Muore mentre migliaia di persone si riuniscono<br />

intorno a lui. Il 22 febbraio 2005 e a celebrare<br />

la S. Messa <strong>è</strong> il card. Ratzinger futuro pontefice<br />

BenedettoXVI.<br />

Maria Pia Cossignani 1 A

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