Cantieri edili e investimenti per due miliardi di franchi

Perdi i capelli?
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LUGANO - BELLINZONA - LOCARNO - CHIASSO
NELLA SPERANZA
CHE ROBIN HOOD
NON ATTIVI
IL “PIANO S”
LILLO ALAIMO, direttore responsabile
Il senso di appartenenza alla
nazione, secondo l’autoritratto
che un campione di rossocrociati
ha fatto rispondendo a
un ampio sondaggio di L’Hebdo,
Der Bund e il Caffè, c’è e non c’è.
E quando c’è, è particolarmente
spiccato negli svizzero tedeschi,
quasi agli antipodi rispetto ai romandi.
I ticinesi stanno a metà.
Svizzeri sì, ma... Tra l’altro considerati,
dai propri connazionali,
se non un sud un po’ arretrato,
quantomeno un nord un po’ in
ritardo.
Ma al di là dell’indagine demoscopica,
ci sentiamo di dire che
lo “spirito di gruppo”, la difesa
degli interessi nazionali, s’impenna
quando in gioco entra il
benessere economico del Paese,
le fondamenta sulle quali si è costruito.
È comprensibile!
L’analisi
Una nuova teoria
alternativa
al libero mercato
LORETTA NAPOLEONI
La polemica
Ma è la politica, bellezza!
Donne protagoniste o da vetrina, tra Roma e Berna
A PAGINA 10
segue a pagina 2
Èfallito il socialismo e poco
dopo anche il neo liberismo
si è frantumato. Travolti da
questo cataclisma i governi usano
l’economia come i pompieri l’idrante,
gettano acqua dove c’è più
fuoco cercando di salvare il salvabile.
D’altronde il loro compito è
fermare l’avanzata delle fiamme
non ricostruire ciò che brucia. Ci
vorrebbero architetti e ingegneri
per farlo ma non ce ne sono disponibili.
Nessun governo ha infatti
sottomano una nuova teoria economica,
un modello da seguire
perchè per trent’anni ci si è adagiati
sul sistema creato dalla signora
Thatcher. Ed è questo il pericolo
vero della recessione, l’assenza
di un’alternativa al modello
del libero mercato.
segue a pagina 12
Mister Svizzera
Il glaronese
André
Reithebuch
spezza l’effetto
Obama
Lo sport
Copia in omaggio (in edicola Fr. 2.– /€ 1,35) In edicola Fr. 2.– / € 1,35
Domenica
3 maggio 2009
Settimanale di attualità, sport e cultura
caffe@caffe.ch www.caffe.ch
L’hockey
La Svezia
sulla strada
degli elvetici
verso i quarti
MASSIMO SCHIRA
ALLE PAGINE 16 e 17
Stadi e grattacieli, strade e ristrutturazioni ma anche biotecnologie, gli scenari che cambierano il cantone
Cantieri edili e investimenti
per due miliardi di franchi
UN FORTE intervento per sostenere l’economia.Tra investimenti
privati e pubblici il Ticino Grandi Opere metterà
in moto un mega cantiere di oltre due miliardi di
franchi. Stadi e grattacieli, porti turistici e poli fieristici,
alberghi e nuovi stabili, ristrutturazioni e centri culturali.
D’AGOSTINO ALLE PAGINE 2 e 3
Una fotografia esclusiva dei rossocrociati oltre soliti cliché
GALIMBERTI, GUENZI e ROCCHI BALBI ALLE PAGINE 42 e 43
LIDIA RAVERA
Da alcuni giorni in Italia non si
parla d’altro. Berlusconi,
anni 72 , due volte coniugato,
padre di 5 figli e nonno di un tot di
nipotini, ha messo insieme una lista
elettorale per i rappresentanti italiani
(e del suo partito) presso l’Unione
Europea, spigolando fra gli spogliatoi
di quel magico “altrove” che è il
grande circo della televisione commerciale.
SEGUE ALLE PAGINE 30 e 31
LOTTO SVIZZERO 1 9 19 27 35 44 • NUMERO COMPLEMENTARE 34 • JOKER 854353 • SUPERENALOTTO ITALIANO 2 25 31 38 45 84 • NUMERO JOLLY 24
L’allarame
Ti-Press
DA OLTRE 40 ANNI
Anno XV • Numero 17
TORREFAZIONE
DI CAFFÈ
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La politica
“Anche i 14enni delinquenti
devono essere messi in carcere”
TOLLERANZA zero contro la violenza. Lo chiede
l’Udc che ieri, sabato, a Berna ha organizzato una
assemblea straordinaria alla quale hanno partecipato
500 delegati di tutta la Confederazione. Tra
le proposte quella di un inasprimento delle pene,
l’espulsione automatica di stranieri che commettono
reati gravi e il carcere anche per i giovanissimi,
sin da 14 anni, e non solo stranieri, che commettono
crimini gravi. Dunate l’incontro non
sono mancati duri richiami contro la “troppa immigrazione”,
gli appelli a “regole certe”, ed è stato
pure ribadito che la Svizzera è ormai diventata
“una industria dell’asilo politico”.
GALIMBERTI A PAGINA 9
La società
Interventi urbanistici che cambieranno il volto del cantone,
incidendo su territorio e centri cittadini, dal grattacielo
in progettazione a Chiasso all’ area fieristico sportiva
di Lugano. Dove per il Ticino si aprono anche nuovi
scenari con le promettenti imprese biotecnologiche.
QUESTA SETTIMANA SU
WWW.CAFFE.CH
Primo piano
Video intervista
a Lidia Ravera
Cartolina
Video messaggio
a Giovanni Merlini
Intervallo
Detti e contraddetti
tra parentesi
L’alimentazione
Porco mondo,
quando
il virus
arriva dal cibo
ALLE PAGINE 11, 46 e 47
“Ticinesi originali, ma svizzeri così così”
Il fatto
Pizzino
Il dibattito
Come vivere
la nuova
incertezza
quotidiana
SANDRO CATTACIN
A PAGINA 41
Intervista clandestina al Caffè
La sfida animalista:
“Prossimo obiettivo,
il macello cantonale”
PROTETTI dall’anonimato gli attivisti
dell’Alf, il Fronte di liberazione animale,
hanno anticipato al Caffè le loro piani
d’azione. Dopo i danneggiamenti avvenuti
a Pasqua contro due macellerie e
un commerciante di pesci, gli “angeli liberatori”,
secondo alcuni, “terroristi”,
secondo altri, sono pronti a entrare
nuovamente in azione. Nel mirino,
hanno il nuovo macello cantonale, top
secret quando e come colpiranno. “Fino
a quando gli animali saranno oggetto di
sfruttamento e sofferenza - affermanosino
a quando continueranno a essere
uccisi per soddisfare il palato di viziati
consumatori o verranno squartati in
nome di una falsa scienza chiamata vivisezione,
o esibiti come oggetti in spettacoli
circensi degradanti, noi non ci daremo
pace”.
GALIMBERTI A PAGINA 11
Cresce la paura per la febbre
suina. E il valore delle azioni
per le case farmaceutiche.
GAA 6600 LOCARNO –– N. 17
9 7 7 1 6 6 0 9 6 8 9 0 0
1 7

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xxx
dalla prima pagina
SPERANDO
CHE ROBIN HOOD
NON ATTIVI
IL “PIANO S”
LILLO ALAIMO,
direttore responsabile
Quando in gioco c’è la
piazza finanziaria, le
sue banche, le società,
le sue norme, i suoi segreti.
I milioni di miliardi custoditi
nei caveau. Allora il
senso di appartenenza alla
nazione, magari anche al di
là di ogni principio, etica e
ideologia, spicca il volo.
Senza alcuna pretesa, ci sentiamo
di azzardare che una
buona fetta di interpellati, a
qualsiasi sondaggio risponderebbe
che la piazza finanziaria
non si tocca. Si limi un
po’ qua è un po’ là il segreto
bancario, si allenti qualche
bullone del caveau, ma non
si metta a repentaglio ciò che
ha fatto e fa il vero benessere
della nazione.
È comprensibile! Ma come è
comprensibile che, specialmente
in momenti di ristrettezze
come quelli che si
stanno attraversando, le nazioni
di mezzo mondo cerchino
in ogni modo di far
cassa. Con spinte protezionistiche
che alla lunga, come
accadde dopo la crisi del
1929, farebbero marcire
come metastasi il tessuto dei
rapporti commerciali internazionali,
e con operazioni
di recupero della montagna
di denaro sfuggita al fisco e
protetta da paradisi e purgatori
fiscali, da paradisi e purgatori
di segreti bancari.
È comprensibile! È comprensibile
il sanguigno ministro
delle finanze germaniche,
Peer Steinbrück, a caccia
dei miliardi sfuggiti all’erario
tedesco. Non cede
dinanzi all’offesa e arrabbiata
Confederazione: “Sono
tentato di scrivere alle banche
svizzere e chiedere
quante fondazioni, società e
trust hanno messo in piedi
per aiutare i cittadini tedeschi
ad aggirare il fisco”. La
domanda è legittima.
****
È pur vero, come afferma sul
Corriere del Ticino il finanziere
Tito Tettamanti, che
“l’obiettivo ultimo è annullare
la concorrenza che piccoli
Stati meglio amministrati
possono fare ai grandi
Stati spendaccioni e con amministrazioni
pletoriche e
inefficienti”. Sì, sarà pur vero,
e la Svizzera ha tutto il diritto
di rispondere picche agli
Stati Uniti, alla Germania, all’Ocse,
alla comunità mondiale,
a chiunque le chieda di
allentare il segreto bancario.
Può farlo, vestendo i panni di
un Robin Hood pronto ad
accogliere e a difendere con
i denti e le unghie i capitali
stranieri sfuggiti agli esosi e
ingiusti erari di “Stati spendaccioni
e con amministrazioni
pletoriche e inefficienti”.
Può farlo, ululando alla luna;
nessuno impone alla Svizzera
di cedere alle pressioni
degli Stati Uniti, della Germania,
dell’Ocse. La Confederazione
può tenere intatto
il segreto bancario, sostenendo
che mai e poi mai la
sua piazza finanziaria ha
aiutato cittadini stranieri a
frodare il fisco. Può farlo,
puntando il dito, come sta
accadendo, su altri paradisi
e altri purgatori, ricordando
le vergogne e le contraddizioni
altrui.
Può farlo! Come altri Paesi,
però, possono legittimamente
seguitare a dar la caccia
a quei contribuenti sfuggiti
al fisco. Esoso o non
esoso che sia.
E guerra fu! Fuori, come suggerisce
Tettamanti, il Piano
B. Tanto i veri rischi arrivano
solo al Piano S, Piano Suicidio.
alaimo@caffe.ch
L’ECONOMIA DEL FUTURO
Stadi e grattacieli. Strade e ristrutturazioni.
Anche nuove aziende. Ecco tutti gli scenari
urbanistici che cambieranno il cantone
LA TORRE
La futuristica costruzione
prevista a Melide
L’inchiesta
Ticino Grandi Opere,
nei prossimi tre anni
cantieri e investimenti
per 2 milardi di franchi
LIBERO D’AGOSTINO
Stadi e grattacieli, porti
turistici e poli fieristici,
alberghi e nuovi
stabili, ristrutturazioni
e centri culturali.
Il Ticino Grandi Opere,
tra investimenti privati e pubblici,
ha già messo in moto un
mega cantiere di oltre due miliardi
di franchi. E solo per gli interventi
più importanti, quelli
che contrassegneranno territorio
e centri cittadini, a volte anche
con un forte impatto simbolico
come il grattacielo in progettazione
di Chiasso o l’ area
fieristica sportiva di Lugano. Investimenti
che creeranno anche
un nuovo indotto e con un effetto
moltiplicatore per l’economia
cantonale, come spiega
l’economista Amalia Mirante:
“Più lavoro
significa meno
spese per lo Stato
in misure di
protezione sociale”
“Sono importanti per salvaguardare
l’occupazione, le opportunità
di lavoro per le imprese e
per redditi prodotti, il che significa
meno spese per lo Stato in
misure di protezione sociale”.
Il Ticino prossimo venturo cambia
volto. Si profila con nuovi
scenari urbani, magari, sottolineati
all’eccesso. Sembrano
troppi, ad esempio, due stadi, a
Bellinzona e a Lugano, per un
cantone di appena 327 mila abitanti,
che per di più ai campi di
calcio preferiscono le piste di
hockey, ma ci sono progettazioni
anche forti, come la torre
di cento metri, albergo e residenze
private, che sorgerà tra
via Comacini e via Volta a
Chiasso, quindi alla porta sud
del Ticino, o il polo culturale di
Lugano, con il Palace che assurge
a nuova icona cittadina.
“Certo, il Palace sarà un tassello
chiave nell’immagine della
nuova città - spiega l’architetto
Michele Arnaboldi, docente
all’Accademia di Mendrisio-.
Anche il grattacielo di Chiasso
sarà indubbiamente un ele-
LO STADIO
Bellinzona e Lugano due veri
stadi per il Ticino
Interventi che
creeranno anche
un ricco indotto
con nuova
occupazione
Il pubblico
36,6
milioni
BELLINZONA
Nuovo stabile amministrativo
IL GRATTACIELO
Una possibile forma per la
torre di Chiasso
L’ICONA
Il nuovo Palace immagine
simbolo di Lugano
mento caratterizzante. Tanto
più valido se saprà valorizzare i
riferimenti col territorio urbano
circostante, se realizzerà una dinamica
positiva con il resto
della cittadina per quel che riguarda
parcheggi, trasporti e
spazi verdi”.
Decine di milioni
nel pubblico e nel
privato per attività
sportive, turistiche
e commerciali
Investono i privati e investe lo
Stato. Il cantone della grande distribuzione
commerciale, in perenne
concorrenza con i super
discount d’oltre frontiera, vedrà
la Migros investire da quest’anno
al 2015 ben 65 milioni di
franchi, a cui andrebbero som-
Tra i progetti più importanti c’è il teleriscaldamento di Giubiasco
Anche le gru dello Stato
ora si mettono in moto
36
milioni
BELLINZONA
Risanamento del Pretorio
Nella mappa del mega cantiere Ticino si metteranno
in moto quanto prima anche le gru di
Stato. Trentasei milioni e 600 mila franchi per il
nuovo stabile amministrativo del Cantone, da costruire
a Bellinzona, altri 36 milioni sono previsti per
il risanamento del vecchio Pretorio di Bellinzona e 27
milioni per la ristrutturazione del Palazzo di Giustizia
di Lugano, un intervento che si attende da tempo, vi-
Nel pacchetto governativo pure
60 milioni per la nuova “centrale
di energia” che servirà 4.500 utenze
ste le pessime condizioni in cui si trova da anni l’edificio.
Sono questi solo alcuni degli interventi previsti, dal
2009 al 2015, dal piano anticrisi del governo, che punta
anche ad anticipare investimenti programmati da
tempo, per salvaguardare l’occupazione e creare indotto
dando una buona spinta all’edilizia. E ci sarebbe
27
milioni
LUGANO
Ristrutturazione palazzo giustizia
anche da aggiungere il miliardo per il mega cantiere
della “Tecnica ferroviaria” di Alptransit.
Ma nel pacchetto governativo sono previste anche altre
grandi opere, come il progetto per il teleriscaldamento
di Giubiasco, con una spesa che, calcolando
anche i contributi federali, toccherà i 60 milioni di
franchi, è fornirà energia a 4.500 utenze, case industrie
e serre agricole. Una tappa importante per quella
nuova politica energetica tratteggiata ormai da tutti
come uno dei futuri assi strategici dello sviluppo del
cantone. A cui saranno destinati anche altri crediti per
incentivare costruzioni e ristrutturazioni all’insegna
del risparmio energetico.
Spulciando tra le misure governative contro la recessione
ci sarebbero ancora i 5,2 milioni per la sistemazione
del fiume Cassarate, un cantiere che darà lavoro
per due, tre anni o i 5,6 milioni per la ristrutturazione
di Villa Emden alle isole di Brissago.
Degni di nota per importo e ricadute occupazionali,
sono pure gli investimenti programmati per la manutenzione
stradale.
l.d.a.
Ti-Press

L’intervista
Soddisfazione e speranze di Lotti, presidente degli industriali
“Ma che non si faccia ricerca
solamente fine a sè stessa!”
Daniele Lotti, da poco alla testa
dell’Associazione industrie ticinesi
(Aiti), guarda con soddisfazione
al nuovo polo biotecnologico che
nascerà nel Luganese. Ma auspica anche
relazioni con altri settori industriali,
per evitare che si faccia ricerca
fine a se stessa.
Lugano non più solo come piazza finanziaria,
ma anche come centro di
insediamento di aziende biotecnologiche
che promettono di regalare salute
e benefici all’umanità. Lei cosa ne
dice?
“Quando in Ticino si sviluppa un settore
legato ad un’attività economica
così di nicchia, noi non possiamo che
essere contenti. Come Aiti guardiamo
con soddisfazione all’insediamento di
aziende che hanno un retroterra scientifico
di un certo livello. Da parte nostra
possiamo ovviamente fornire qualche
aiuto, ma ricordiamoci che i rischi se li
accolleranno loro, e saranno loro a garantire
lo sviluppo di questo settore.
Pensa che industrie di questo tipo possano
avere un futuro grazie alle promesse
legate alla salute o abbiano anche
prospettive di altro tipo?
“Auspico che vengano sviluppate relazioni
con altre attività economiche, mi
riferisco ad esempio alle industrie farmaceutiche,
e che non si faccia solo ricerca
per la ricerca. Spero, insomma,
che le attività delle aziende biotecnologiche
possano integrarsi appieno con
tutto il settore industriale”.
Lugano si distingue ancora una volta
come motore economico del cantone.
È solo per una questione logistica, visto
che le industrie si insedieranno nei
pressi dello svincolo di Manno, o c’è
dell’altro?
“Lugano e il Sottoceneri in generale, si
sono sempre contraddistinti per spirito
imprenditoriale e una certa vivacità in
mati quelli previsti della Coop e
dalle nuove catene come Aldi e
Lidl che hanno anche puntato
decisamente sul Ticino.
Milioni, tanti milioni che, c’è da
sperare, non serviranno ad alimentare
rigurgiti protezionistici,
con rigide chiusure verso
ditte e lavoratori d’oltre confine,
perché se l’economia gira per
tutti, girerà ancora più forte rendendo
di più a tutti. “Attenzione
però – avverte Mirante- va bene
la concorrenza estera anche sul
mercato del lavoro, ma se si rispettano
i nostri livelli contrattuali.
Altrimenti diventa una
giungla e si distorce il meccanismo
stesso della libera concorrenza”.
In tanto fervore cantieristico rinascono
persino vecchi sogni,
come il rilancio delle Terme
d’Acquarossa, che con un progetto
da 90 milioni di franchi risorgeranno
grazie ad un hotel
da quattro stelle e a un centro
termale, che dovrebbero portare
nella valle oltre 300 mila
ospiti all’anno. Al turismo
guarda anche dalle sponde del
“Va bene la
concorrenza estera
solo se si
rispettano i nostri
livelli contrattuali”
Ceresio l’imprenditore Behgjet
Pacolli con la sua nuova Romantica.
Un contestato progetto
con diverse varianti su cui
si dovrebbe decidere quanto
prima, ma che nell’intenzione
di Pacolli dovrebbe avere il suo
fulcro nell’avveniristica torre di
75 metri disegnata da Zaha Hadid,
firma eccellente dell’architettura
mondiale. Pochi chilometri
più a sud, ancora sul lago,
si profila un altro grande cantiere,
200 milioni circa, per la sistemazione
degli attracchi lacuali
tra Riva San Vitale e Maroggia.
Ma nel Ticino Grandi Opere,
non ci sono solo mattoni, gru e
cemento, c’è anche tecnologia
avanzata come nel teleriscaldamento
di Giubiasco, energia pulita
per famiglie e aziende.
ldagostino@caffe.ch
questo ambito rispetto ad altre regioni
del Ticino. Però non bisogna neppure
dimenticare che, proprio nel settore
della ricerca biomedica, Bellinzona occupa
una posizione di tutto rispetto”.
Quello delle biotecnologie è un settore
di nicchia. Da una parte attirerà personale
qualificato, ma dall’altra non offrirà
molti posti di lavoro.
“A noi mancano spazi per insediare
realtà industriali di grandi
dimensioni. I terreni costano molto”
“È vero, però proprio perché si tratta di
un ramo particolarmente qualificato
dobbiamo essere soddisfatti per il fatto
che aziende di questo tipo abbiano
scelto il Ticino per il loro insediamento.
Inoltre bisogna tener presente che
mancano spazi per insidiare realtà industriali
di grandi dimensioni nel nostro
cantone, anche perché qui i terreni
costano parecchio”.
Oltre alla decina di aziende biotecnologiche
nel Luganese, lei accennava
anche all’Istituto di ricerca in biomedicina
di Bellinzona. In Ticino abbiamo
inoltre la banca delle cellule
staminali. Da un punto di vista aziendalistico
non si rischia un’ eccessiva
concentrazione?
“È un aspetto su cui mi è difficile prendere
posizione, perché si tratta di un
settore talmente specialistico che bisognerebbe
essere a conoscenza di
aspetti tecnici di cui francamente so
poco. Però ribadisco che spero si instauri
una collaborazione tra le diverse
aziende attive nel settore delle biotecnologie
e altre realtà industriali, proprio
per garantire uno sviluppo di più
ampio respiro”.
c.g.
La novità
E accanto alla piazza finanziaria
nasce la Lugano del biotech
Non solo cemento armato e
mattoni. Ma anche nuove
tecnologie, conoscenza e
innovazione. Ecco l’altro grande
cantiere Ticino. Qui non svettano le
gru, il futuro prende forma nell’aritmetica
binaria di bit e byte,
sbrilluccica nelle provette di sofisticati
laboratori di ricerca o nelle
avveniristiche macchine dell’industria
di punta. A trainare il cantone
della knowledges economy, l’economia
della conoscenza, è ancora
Lugano, con il suo nuovo Tecnopolo,
le aziende biotech e i servizi
di start-up per mettere sulla rampa
di lancio anche nuove imprese.
Aziende come la Telormedix, società
biofarmaceutica specializzata
nella ricerca di medicinali
contro il cancro, che ha fatto da
apripista per altre imprese, o la Senexta
Tuerapeutics, ricerca sull’Alzheimer,
la Nerutone, trattamento
del dolore, oppure come l’italiana
Newron, già quotata alla borsa
svizzera con i suoi farmaci contro
le malattie neurologiche, decisa ad
aprire una nuova azienda in città.
Dopo la Lugano del Cscs del super
Centro di calcolo scientifico, che
verrà rinnovato e ulteriormente
potenziato, accanto a quella fucina
di nuove imprese che sono diventati
alcuni settori dell’Usi, che ha
oggi pure un master risconosciuto
dalla Intel Corporation, o della
Supsi, che può vantare un centro
di competenza della Microsoft,
ecco la città biotech nel nuovo Tecnopolo,
diretto da Davide Gai.
Qualcosa di radicalmente diverso
da vecchi parchi tecnologici in cui
si assemblavano le più disparate
attività produttive. Qui la vocazione
sembra ben precisa: biotecnologia.
Sul Tecnopolo, i servizi di
start-up e la decina di nuove d’imprese
biotech, su quel nuovo scenario
imprenditoriale che si prospetta,
insomma per il Ticino, Gai
DANIELE LOTTI
Da poco
nominato
alla presidenza
dell’Aiti,
l’associazione
delle industrie
ticinesi
SUPSI
Centro
compentenza
Microsoft
a livello europeo
Servizi start-up e capitali di rischio per il polo dell’economia della conoscenza
L’iniziativa
è ottimista: “Credo che ormai ci
siano tutte le premesse affinché a
Lugano nasca un polo biotecnologico,
che ci sarà anche un marchio
ticinese in questo innovativo settore”.
Eccola la nuova frontiera
delle piccole aziende, dove si sviluppano
i farmaci del futuro, quelli
che cambieranno il corso della medicina.
Aziende, certo, con poco
personale, ma ben inserite in un
network internazionale di idee e
sperimentazioni e con un potenziale
di sviluppo enorme. Che in Ticino
possono già contare su retroterra
scientifico di tutto rispetto:
l’Istituto di ricerche biomediche,
l’Istituto oncologico della Svizzera
italiana, a Bellinzona, la Sviss stem
cells bank, la banca delle staminali,
nata dalla collaborazione tra il Laboratorio
di diagnostica molecolare
e il Cardiocentro di Lugano,
che oltre alla conservazione svolge
pure un’intensa attività di ricerca.
Strutture la cui eccellenza è ormai
riconosciuta in tutto il mondo. Ma
quello delle biotecnologie è un settore
che sta interessando anche
molte Istituzioni d’oltre confine. È
di pochi giorni fa la notizia della
nascita dell’Asse ticinese del biotech
(vedi articolo qui sotto).
l.d.a.
Tra Como e Varese un consorzio
dedicato alle scienze della vita
Alle biotecnologie si guarda
anche oltre confine. Poche
settimane fa è, difatti, nato
un partenariato tra le province di
Como, Varese, Milano, Pavia,
banche, imprenditori, ospedali e
università per creare un distretto
sulle Scienze e le tecnologie per
la vita. Si chiamerà “Asse ticinese
del Biotech”, ticinese nel senso di
fiume Ticino. L’iniziativa è stata
promossa dal Cresit, il Centro di
ricerca in economia, sanità, innovazione
e territorio dell’Università
dell’Insubria, attorno cui
si è costituito il comitato promotore
per il distretto biotech.Il comitato
rappresenta una rete di
imprese, istituzioni, centri di ricerca,
ospedali, una cinquantina
Ti-Press
di partner pubblici e privati, impegnati
nella valorizzazione di
quel tessuto di esperienze maturate
nel campo delle biotecnologie
per la salute umana e nelle
nuove tecnologie per l’ambiente.
Un distretto che
g e o g r a f i c a -
mente si snoda
lungo l’asse del
Ticino, da qui il
nome, da Varese
a Como, passando
per la filiera
della ricerca
e della
produzione farmaceutica milanese,
e dove sono presenti
aziende già affermate in questo
settore. Punto di forza del pro-
Le grandi opere
Ferrovia tecnica Alptransit
1,69 miliardi
Nuova Romantica
120/140 milioni
Fiera/Stadio di Lugano
100 milioni
Grattacielo Chiasso
80/100 milioni
Migros
65 milioni
Terme Acquarossa
90 milioni
Stazione Tilo Castione
42 milioni
Nuovo stadio Bellinzona
100 milioni
Porti turistici
200 milioni
Nuova amm. cantonale Pretorio Bellinzona
36,6 milioni
Palace di Lugano
129 milioni
36 milioni
Palazzo giustizia Lugano Teleriscaldam. Giubiasco
27 milioni 36 milioni
Investimenti totali (stima)
IRB
L’istituto di Bellinzona
è ormai riconosciuto come
centro di eccellenza
2,169 MILIARDI
La tecnologia di punta
SENEXTA
nuova azienda specializzata
nella ricerca per il
trattamento dell’Alzheimer
MASTER USI
Un master in progettazione di sistemi
riconosciuto dalla Intel Corporation
TELORMEDIX
società biofarmaceutica,
ricerca di medicinali per
curare il cancro, fa parte
del nuovo Tecnopolo
NEUROTUNE
specializzata nel
trattamento del
dolore, impresa
con base a
Zurigo e sede
nel Luganese
getto è la convinzione che le biotecnologie
e le scienze della vita
offrono ottime prospettive di sviluppo,
investendo differenti settori
produttivi. Difatti, le aziende
biotech attive sull’asse del Ticino
sono orientate
su diversi
sbocchi, dal
farmaceutico
alla plastica,
dalla sanità
a g r i c o l t u r a ,
unite per ora
nel comune
sforzo sulla ricerca
scientifica e l’innovazione
tecnologica che contraddistinguono
questo genere d’investimenti.
l.d.a.
Il caso
IL CAFFÈ 3 maggio 2009
3
I cinque assi
da giocare
nell’impresa
del futuro
Una tradizione farmaceutica
di qualità; buone
condizioni quadro; un
grande bacino di competenze;
centralità geografica e strutture
organizzative efficienti. Ecco i
cinque elementi chiave che per
Lorenzo Leoni fanno del Ticino
una delle localizzaioni ideali
per le imprese biotech. Lui con
la sua Telormedix, biofarmaceutica,
ha fatto da battistrada
ad altre aziende che oggi dal
Luganese puntano sul promettente
settore delle scienze della
vita.
Da Bioggio la Telormedix ha
coordinato diversi gruppi in
Europa e negli Usa impegnati
in progetti di ricerca per lo sviluppo
di una molecola, Tmx-
101, per la cura del tumore alla
vescica, ottenendo anche una
licenza esclusiva dalla University
California di San Diego.
“Credo il Ticino sia un’ottima
localizzazione per questo
nuovo genere d’imprese – dice-
Leoni-. Bisogna continuare a
promuovere e valorizzare i settori
tecnologicamente innovativi,
le aziende ad alto valore
aggiunto e quelle orientate
sulle biotecnologie. È su questo
che bisogna puntare”.
Non farlo sarebbe davvero una
grande occasione persa, secondo
Leoni, visto che il cantone
pare avere gli assi giusti
per poter scommettere sul biotech.
“C’è innanzitutto un fertile
retroterra farmaceutico –
spiega- che ha favorito la nascita
di industria di punta nel
cantone, e c’è poi la possibilità
di attingere direttamente alla
“C’è innanzitutto
un fertile retroterra
farmaceutico. Ha
favorito l’industria
di punta”
Lombardia e agli altri cantoni
per quelle competenze professionali
necessarie in questo
settore che è in continuo sviluppo”.
Per Leoni, insomma, il
Ticino offre tutta una serie di
opportunità che ne potrebbero
davvero fare un marchio internazionale
nella ricerca e nella
produzione biotecnologiche. “
È incoraggiante – osserva – che
oggi ci siano già una decina
d’imprese sulla rampa di lancio
e che altre seguiranno quanto
prima”. Alla nascita o all’arrivo
dall’estero di altre imprese, osserva
Leoni contribuiscono, indubbiamente
anche le vantaggiose
condizioni quadro del
Cantone, fisco, servizi amministrativi,
agevolazioni creditizie,
che per gli imprenditori rappresentano
sempre un criterio
fondamentale nella localizzazione
dell’impresa.“Da questo
punto di vista – aggiungecredo
sia pure molto importante
la centralità geografica
del cantone che facilita contatti
e spostamenti”. Ma c’è
pure qualcos’altro: “ Molti nostri
collaboratori arrivano da
Zurigo e sono stati felici di trasferirsi
in Ticino, attratti dal
clima, dalla natura e dall’ atmosfera
mediterranea. Tutte
cose che migliorano la qualità
della vita”. Ci sarebbero, dunque,
tutte le carte giuste per la
nascita di un polo biotech. Basta
sapersele giocare.
l.d.a.

4
IL CAFFÈ 3 maggio 2009
Inferiore a 80 cm
120 – 200 cm
200 – 300 cm
Superiore a 300
La neve in Svizzera
Altezza della neve a 2000 metri
PAOLO MILLEMACI,
geologo
Giubiasco, Vedeggio,
Val di Soi, Frasco,
Preonzo, Chironico
... ecco alcuni
luoghi del Ticino
esposti al
pericolo naturale. Dopo la valanga
in Valle Bedretto e lo
smottamento che ha investito
Morcote, il Caffè traccia la
mappa delle zone a rischio frane
ed esondazioni nel Cantone.
Qualche settimana fa gli esperti
federali hanno lanciato il preallarme
alluvione, soprattutto
nella Svizzera tedesca.
In Ticino c’è ancora molta neve,
soprattutto alle quote più alte,
ma ciònonostante, grazie alla
morfologia del territorio, la Svizzera
italiana è maggiormente al
riparo da alluvioni o straripamenti
di fiumi. Inoltre, le autorità
sembrano avere la situa-
zione dei corsi d’acqua sotto
controllo con una mappatura
quasi completata, un monitoraggio
dei luoghi più a rischio e
sistemi di allarme ed evacuazione
preparati, appunto, dagli
esperti cantonali.
La popolazione ricorda ancora il
disastro, del 13 luglio 2008 a
Giubiasco, quando i torrenti Vallascia
e Fossato, straripati a seguito
di un temporale anomalo,
provocarono paura e danni ingenti.
Ci fu anche una vittima a
Biasca per un dramma simile
nell’ottobre di due anni fa. Si
calcola che in trent’anni, tra il
1972 e il 2002, la fattura per allagamenti,
frane e colate di fango
è stata di 1,8 miliardi di franchi.
Fenomeni abbastanza usuali nel
Ticino per l’elevata piovosità e le
caratteristiche geologiche del
territorio. Proprio per questo
ogni anno vengono eseguiti diversi
progetti di “premunizione”
per ridurre il grado di pericolo;
là dove il rischio è elevato si
giunge anche a vietare lo sviluppo
di nuovi insediamenti per
la popolazione. E la situazione
non tende certo a migliorare.
Anzi. I dati sulle precipitazioni -
raccolti ed elaborati da Meteo
Svizzera - evidenziano come
lungo il versante Sudalpino vi è
stato, negli ultimi decenni, un
aumento dell’intensità delle
piogge con conseguente estremizzazione
degli eventi atmosferici.
D’altro canto il territorio cantonale
ricade in una delle aree più
piovose della Svizzera. Tutte le
perturbazioni provenienti da
sud terminano la loro corsa contro
la catena alpina.
Il Ticino sembra essere attrezzato
a fronteggiare l’allarme
maltempo, da anni esiste un
LA MAPPA DEI PERICOLI
Con l’inizio della stagione delle piogge, scattano gli allarmi
per le aree più insicure. Mentre dal Cantone assicurano che...
La frana
di Chironico
Ha un volume di 600.000 mila
metricubi e si sposta fino
a 10 cm all’anno. Minaccia
limitatamente Chironico.
A scadenza semestrale
si esegue il controllo
dei movimenti
La valle
Rovana si sposta
Il fianco sinistro della valle
si muove da 2 a diversi cm
al mese con franamenti che
minacciano Cerentino. Eseguiti
un canale per raccogliere
le acque di superficie
e interventi forestali
196 km
Superficie
interessata
dalle valanghe
2
342 km
Superficie
interessata
dalle frane
2
E la terra ci frana da sotto i piedi,
ecco le zone a rischio idrogeologico
censimento dei pericoli naturali
e delle situazioni più a rischio
per la popolazione. “È stato il
primo Cantone, già nel 1990, a
dotarsi di una legge specifica sui
pericoli naturali - spiega l’ingegnere
Andrea Salvetti, dell’Ufficio
corsi d’acqua -. Entro il 2011
saranno completate le carte
delle pericoli di tutta la Sviz-
Le piene
nella Val Soi
Il pericolo riguarda la
formazione di colate detritiche
innescate dalle intense
precipitazioni. Minacciata la
strada comunale Torre-Dangio
e alcuni edifici. È stato
predisposto un sistema di
monitoraggio e di
allarme
La valanga
di Frasco
La valanga ha raggiunto
Frasco nel 1951 e potrebbe
rifarlo. Installati apparecchi
per rilevare lo strato nevoso.
Attivato un piano di
sicurezza che prevede
l’evacuazione
Piene del Lago
Verbano
Esondazione dei comuni
rivieraschi, in particolare
di Locarno. Eseguiti: nel 2006
la mappa “zone esondazione”,
interventi sulle abitazioni
a rischio e un sistema
Superficie
di allerta
interessata dagli
alluvionamenti
67 km 2
15%
la superficie di
insediamento toccata
da pericoli naturali
“Finora abbiamo
realizzato circa il
70% dei Piani delle
Zone di pericolo
della regione”
zera, concernenti le piene dei
corsi d’acqua, le valanghe, le
frane e i processi relativi alla caduta
di massi”. E per quanto riguarda
le carte per le piene dei
corsi d’acqua, dovremmo essere
a buon punto: “In Ticino abbiamo
realizzato circa il 70% dei
Piani delle Zone di Pericolo”. Il
lavoro di vigilanza degli inge-
gneri è costante, così pure gli interventi
sui corsi d’acqua. E per i
prossimi anni diversi lavori sono
già in cantiere. “Sono previsti interventi
lungo i fiumi Cassarate,
Laveggio e Vedeggio - aggiunge
Salvetti -. Lungo il fiume Ticino è
stata recentemente aumentata
l’altezza degli argini nella tratta
Bellinzona e Sementina”.
@ www.ti.ch
www.meteosvizzera.ch
L’intervista
“Seicento chilometri quadrati di pericolo”
Così si protegge la popolazione quando la montagna si muove
Al momento attuale le aree più pericolose
in Ticino sono le frane di
Cerentino, Preonzo, Chironico e
Val Pontirone. Così la geologa Lorenza
Re spiega come l’Ufficio pericoli naturali,
incendi e progetti della Sezione
forestale, gestisce questi problemi.
La domanda sorge spontanea, quante
persone sono in pericolo?
“Non è possibile sapere quanta popo-
lazione è effettivamente esposta al pericolo,
perché la situazione di potenziale
pericolo è estremamente variabile
e legata all'evoluzione nel tempo
dell'attività del fenomeno”.
Ma potete prevenire una frana?
“Le diverse azioni di controllo, pre-allarme
ed evacuazione vengono concretizzate
al momento dell'emergere
della crisi. I dati di fine 2008 indicano
La mappa
dei luoghi
più a rischio
In val Pontirone
la terra cede
Dal 2006 la montagna
si è spostata di tre metri,
sotto c’è il nucleo di
Biborgo. Interventi per
stabilizzare la frana e
drenare le acque in
eccesso
che globalmente il territorio esposto a
pericolo ha una superficie di 600 chilometri
quadri: il 31% concerne il pericolo
valanghe, l’11% i fenomeni alluvionali
e il 5% le frane. Rispetto alla superficie
occupata stabilmente dagli insediamenti
umani (pari al 4% della
superficie totale del Cantone) le zone
di pericolo minacciano il 15% delle
aree urbanizzate”.
“ Le zone pericolose minacciano il 15% delle aree
urbane. Ma la situazione è estremamente variabile e
legata all’evoluzione dell’attività dei fenomeni”
La frana
di Preonzo
Valanga di roccia di 1 milione
di metricubi con movimento
in accelerazione. Minacciate
la zona industriale e la
cantonale. Realizzate
strutture di contenimento
della frana
Che cosa si sta facendo per minimizzare
o eliminare il pericolo?
“Grazie agli studi di accertamento
delle zone di pericolo avviati in Ticino
da alcuni decenni e alla documentazione
raccolta sugli eventi catastrofici
storici (buzza di Biasca, frana di Peccia,
di Campo Valle Maggia, del Motto
d'Arbino, del Sasso Rosso, ecc.) la conoscenza
su questo tipo di fenomeni
Le precipitazioni durante l’anno
Medie mensili elaborate su trent’anni
Gennaio 66 mm
Febbraio
66 mm
Marzo
Aprile
Maggio
Giugno
Luglio
Agosto
Settembre
Ottobre
Novembre
Dicembre
79 mm
Fonte: eurometeo.com / rilevamento 1961–1990
115 mm
153 mm
195 mm
182 mm
165 mm
184 mm
172 mm
183 mm
135 mm
di instabilità è apprezzabile. Ha permesso
da un lato la loro identificazione
e dall'altro l'acquisizione di quegli elementi
che ne consentono il controllo
dell'attività. Di fronte infatti a movimenti
di versante così imponenti è
raro poter operare con interventi di
protezione strutturali (vedi sistemazione
della frana di Campo Valle Maggia),
mettendo cioè in atto opere di stabilizzazione,
proprio perché confrontati
con cause del dissesto troppo
estese o non sufficientemente conosciute
e pure per questioni strettamente
economiche”.
Dunque quale soluzione resta?
Si ricorre sostanzialmente a interventi
di mitigazione del rischio non strutturali,
ossia a sistemi di monitoraggio
che da un lato consentono un approfondimento
delle conoscenze del fenomeno
e dall'altro la gestione delle situazioni
di emergenza”.
Quindi, nessuna operazione invasiva,
ma tenete sotto controllo le zone a rischio...
“Queste tecniche di monitoraggio mi-
ALLUVIONE
Un’immagine emblematica
dell’alluvione che ha colpito Locarno
nel 2000; qui sotto, la fuoriuscita
del lago a Lugano nel 2002
E per i centri urbani attraversati
da fiumi, se l’acqua dovesse tracimare
chi avvisa la popolazione
dei rischi? Questi sono i dubbi
che, soprattutto nella stagione
delle piogge, possono togliere il
sonno a molte persone. Ma l’ingegnere
tranquillizza: “In tutti i
paesi attraversati da corsi d’acqua,
nel caso di evento eccezionale,
autorità, polizia e protezione
civile vigilano sull’evoluzione
e se il caso lo richiede intervengono
a tutela della
popolazione”.
Questo in teoria, ma in pratica,
nei luoghi più a rischio, si sono
introdotte anche misure più
specifiche: “In alcuni comuni
(Bedano, Biasca, Blenio), coinvolti
da eventi ricorrenti, l’autorità
comunale ha provveduto ad
organizzare, o lo sta facendo,
delle strutture di allerta, monitoraggio
e piani di evacuazione
- spiega indicando come l’Ufficio
corsi d’acqua abbia un ruolo
importante -. Supporta la creazione
di questi presidi territoriali,
tramite la consulenza tecnica
sui sistemi di monitoraggio,
la definizione degli scenari
attesi e altre indicazioni utili per
la predisposizione di un piano
di allarme completo”.
Intanto, tornando ai rischi per la
popolazione, ai tempi di evacuazione
non sembrano esserci
tempi di reazione precisi. “La
maggior parte dei bacini imbriferi
ha una superficie ridotta e
pertanto i tempi di risposta
sono brevi - commenta -. Non è
possibile generalizzare ed indicare
delle precipitazioni pericolose,
molto dipende anche
dall’umidità del terreno e
quindi dalle precipitazioni registrate
nelle settimane o nei mesi
precedenti”.
rano essenzialmente a rilevare gli spostamenti
in superficie (misure topografiche
tradizionali, apparecchi laser
e radar) o in profondità, l'apertura di
fratture in superficie, le pressioni idrostatiche.
In parallelo a questi sistemi
che consentono il controllo dell'attività
della frana possono essere monitorati
anche altri parametri, come le
precipitazioni, i deflussi, le portate
delle sorgenti che permettono di approfondire
le conoscenze sull'evoluzione
del fenomeno e di fornire elementi
utili alla predisposizione dell'allarme
(ad esempio con la definizione
di soglie di innesco)”.
E quando qualcosa nella frana si dovesse
muovere ?
“Se una frana mostra segnali significativi
di movimento, a livello cantonale e
comunale ci si attiva per incrementare
l'attività di controllo e monitoraggio e
per predisporre opportuni piani di allarme
ed evacuazione. È implicito che
a fronte di fenomeni così estesi, in caso
di forte attività l'obiettivo della sicurezza
è mirato alla popolazione”.

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IL CAFFÈ 3 maggio 2009
8 MONDO
Spuntano particolari
agghiaccianti dopo
l’impiccagione
della giovane
pittrice iraniana
Un’ultima, disperata telefonata.
Un ultimo, pietoso desiderio
prima del patibolo. Delara Darabi,
23 anni, appassionata di pittura e
accusata d’omicidio, è riuscita a
chiamare la famiglia pochi minuti
prima di morire. “Mi impiccano
tra poco, fate qualcosa, vi prego”.
Poi il silenzio. A mettere attorno al
collo la corda che s’è stretta mortalmente
è stato il figlio della vittima
di un delitto compiuto
quando Delara aveva soltanto 17
anni. È un dettaglio agghiacciante
quello affiorato poche ore dopo
l’esecuzione della giovane iraniana
per la quale ha protestato
mezzo mondo. Inutilmente.
Delara Darabi, che era nata a
Rasht, sul Mar Caspio, è stata condannata
e ammazzata per un omicidio
che è stato compiuto
quando lei era appunto ancora
minorenne. Era il 2003 e la ragazza
era entrata in casa di una cugina
del padre, Mahin (58 anni),
insieme al fidanzato, Amir Hossain.
La donna venne trovata uccisa
a coltellate. Subito si pensò a
una rapina e il cerchio delle indagini
si strinse sul fidanzato di Delara.
Ma secondo quanto hanno
riportato in questi anni i giornali,
fu il ragazzo che allora aveva 19
anni, a chiedere a Delara di assumersi
le responsabilità perché era
minorenne e non poteva essere
condannata. Una mossa probabilmente
studiata a tavolino dal legale
del giovane. Ma dopo il processo
di primo grado Delara ritrattò
sperando che i giudici tenessero
conto che nel frattempo
Teheran aveva ratificato la Convenzione
delle Nazioni unite per i
diritti dell’infanzia che vieta
Pantaloni
lino/cotone
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Set, T-shirt
con bermuda
puro cotone
17. 90
ESTOVESTSUDNORD di LUIGI BONANATE
Ormai nessuno dubita che i primi
cento giorni di Obama siano ben
più promettenti di quelli che ebbe
a disposizione Napoleone. I successi di
questo inizio-presidenza sono già molti,
tanto più che alcune delle sue iniziative
più spettacolari (nei confronti dell'Iranregno
del male, della ex o nuovamente
grande Russia, della declinante Cuba, dei
cambi di strategia in Afghanistan e in Iraq)
sono servite a lenire i brividi che hanno attraversato
la schiena del nuovo presidente
che non ha fatto in tempo a insediarsi che
sotto il suo scranno scoppiava la più tremenda
bomba finanziaria del capitalismo
da più di mezzo secolo in qua. Obama l'ha
affrontata supportando le decisioni di politica
(economica) interna con la politica
estera, più spettacolare e coinvolgente.
Vestito
49. 90
a
a
Donna
Magliette
viscosa
14. 90
Donna
Pantaloni
capri
cotone
24. 90
Chiama i genitori
prima del patibolo
espressamente la pena di morte
per i minori. Un tentativo inutile:
l’Iran punisce le bambine dai 9
anni in su e i bambini dai 15. Così
Delara è stata condannata prima
a tre anni e 50 frustate per la rapina
insieme al fidanzato, poi con
altre 20 frustate per “relazione illecita”
e infine a morte per l’omicidio.
A nulla è valso il risultato
dell’autopsia della vittima, dove
veniva fuori che a uccidere la
donna era una persona che utilizzava
prevalentemente la mano destra
mentre la giovane giustiziata
era mancina. Una prova importante,
scartata perché in Iran i giudici
possono condannare per “in-
L’IMBARAZZANTE
SILENZIO DELL’UE
SU BARAK OBAMA
Ma la presidenza Obama sembra dotata
anche di un'altra curiosa e importante
funzione: è come se la sua intraprendenza
avesse l'effetto di offuscare o far dimenticare
gli altri protagonisti. Nel confronto, il
suo predecessore oggi appare persino ridicolo:
le differenze tra la ottusa e testardamente
sbagliata politica estera di Bush
e quella originale e multilaterale di
Obama sono clamorose. Analogo è il caso
con l'Europa: lo dice lo scollamento che si
è determinato tra la nuova presidenza
Chiasso-Serfontana, Lugano
Centro Lugano Sud, S. Antonino
tuizione”. E a nulla è servito accogliere
le richieste dei familiari
della cugina del padre che avevano
chiesto una piena confessione
e un pentimento.
In questi anni Delara è rimasta in
carcere dove ha cercato di dipingere
con materiale che le veniva
spedito da mezzo mondo, da
quando diverse associazioni umanitarie
e dei diritti umani si sono
interessati alla sua vicenda. Due
anni fa, in preda a una profonda
crisi, s’è tagliata le vene (ma era
stata salvata). Poi la morte. Quella
di Delara Darabi è l’esecuzione
numero 140 dall’inizio dell’anno
in Iran.
americana e la vecchia Europa, i cui leader
paiono infastiditi da tanta effervescenza.
È strano che non ci sia dato di sapere
quale sia davvero il giudizio dell'Unione
Europea su questo suo nuovo e principale
interlocutore. Il silenzio dell'Unione è imbarazzante,
come se i suoi membri si fossero
inspiegabilmente rinchiusi in loro
stessi. Diventata più grande, è sempre
meno efficiente? Forse questo sarà in futuro
un problema: l'Unione Europea ha
tutte le carte per essere il più valido e solido
alleato degli Stati Uniti, ma negli ultimi
mesi ha cercato di farsi dimenticare,
come se non sapesse che cosa fare di
fronte alla crisi. Anche questo hanno prodotto
i 100 giorni di Obama: mettere in
difficoltà chi non sa stare al suo passo.
@
www.amnesty.org
www.savedelara.com
www.vatican.va
Guantanamo
È mistero sulla sorte
dei reclusi illegali
Il capo del Dipartimento della difesa
americano ha ammesso che
le autorità federali cominciato
ad essere seriamente preoccupate
per la sorte dei detenuti di
Guantanamo. Il carcere di sicurezza
Usa con sede a Cuba, infatti,
verrà smantellato per decisione
di Obama, ma non si sa
come risolvere la situazione di un
centinaio di reclusi. Si tratta di
quelli segregati clandestinamente
negli anni e che non possono,
in base alla legge internazionale,
né essere giudicati, né
estradati in un altro Paese. Il segretario
della Difesa Robert Gates,
ha spiegato al Senato americano
che, giuridicamente, i Paesi
d’origine dei reclusi potrebbero
ora opporsi al loro trasferimento.
Dei 241 detenuti a Guantanamo,
per circa 100 il destino riserva
solo incertezze.
Vaticano
Il Papa pellegrino
in Terra Santa
Benedetto XVI sarà “pellegrino di
pace” in Terra Santa. È stato lo
stesso Pontefice a confermare,
nel discorso ai membri della Papal
Foundation, ricevuti in
udienza in Vaticano, che dall’8 al
15 maggio, avrà il “privilegio” di
visitare la Terra santa presentandosi
“Come pellegrino di pace in
un luogo sacro alle tre religioni
monoteistiche”, ha spiegato il-
Papa ricordando un Paese che “da
più di sessant’anni è piagato dalla
violenza e dall’ingiustizia”. Il Papa
sarà in Giordania e Israele, con visite
e funzioni religiose a Nazareth,
Gerusalemme e Betlemme
dove incontrerà il presidente dell’Autorità
nazionale palestinese.

@
www.ps-ticino.ch
www.plrt.ch
www.caffe.ch
I partiti
CLEMENTE MAZZETTA
Pacchetto anticrisi: il Ps annuncia
che non accetterà lo sgravio fiscale
di mezzo punto sugli utili
delle imprese proposto dal governo,
è pronto anche a lanciare
un referendum abrogativo. E i
partiti di centro che fanno? Ribattono,
chiedendo di rendere definitiva
l’aliquota dell’8,5%. Classico
contropiede quello che Ppd
e Plrt hanno deciso di giocare
sulle misure anticicliche prepa-
Per liberali radicali e pipidini
il taglio dell’imposta limitato
a due anni serve a ben poco
rate dal governo di fronte all’attacco
del Ps (il primo pacchetto,
che prevede misure per circa 90
milioni, fra cui appunto questo
sconto di mezzo punto fiscale dal
9 all’8,5%, per due anni - nel 2010
e nel 2011-, sarà discusso a giugno).
Un contropiede che costringerà
i socialisti, di nuovo in
difesa. Sulla linea degli sgravi.
Nell’ultima seduta della Gestione
si è fatta strada indatti una nuova
ipotesi di lavoro fra i partiti di
centro, Plrt e Ppd. Quella di rendere
definitivo il taglio fiscale,
osteggiato dal Ps. Qualcosa in più
che un’ipotesi. Christian Vitta, capogruppo
Plrt, spiega perché: “Il
taglio di mezzo punto fiscale è
una misura importante, un segnale
per le nostre aziende che
bisogna incentivare a fare utili –
dice –, soprattutto per quando ripartirà
l’economia. Altrimenti
LA POLITICA
Si profila uno scontro con i socialisti che si oppongono alla riduzione dell’aliquota sugli utili delle aziende
“Sgravi fiscali permanenti”
lo chiedono il Ppd e il Plrt
GRAN
CONSIGLIO
Plrt e Ppd a
braccetto contro
il Ps per difendere
il piano anticrisi
del governo
avremmo l’assurdo di una misura
che non servirà a nessuno o che
gioverà solo a pochi in questo
tempo di crisi, e che, quando potrebbe
essere veramente utile
sarà tolta. Ritengo inoltre che non
sia una misura eccessiva: ricordo
che i Grigioni sono scesi dal 7% al
5,5%. È però sufficiente ad allinearci
con la percentuale d’imposta
Proposta shock dell’Udc in una riunione straordinaria a Berna
“Si mettano in carcere
anche i quattordicenni
autori di reati gravi”
CORRADO GALIMBERTI
Su immigrazione, asilo e criminalità
l’Udc non ha intenzione di mollare.
E punta sempre più in alto, per
caratterizzarsi come l’unico partito
in grado di garantire ordine e sicurezza
in Svizzera. L’ultima proposta
scaturita dall’assemblea straordinaria
convocata ieri, sabato, a
Berna, per discutere di un giro di
vite su asilanti e criminalità, non
mancherà di fare discutere: i democentristi
vogliono che i ragazzi che
hanno commesso reati gravi finiscano
dritti in galera non appena
hanno compiuto i 14 anni. Ma onde
I delegati potrebbero
lanciare un’iniziativa
popolare per
stroncare la
criminalità giovanile
evitare accuse di discriminazione e
xenofobia, i democentristi hanno
messo le mani avanti: “Ovviamente,
anche se gran parte dei crimini
vengono commessi da stranieri,
la prigione per i minorenni la
chiediamo per tutti i cittadini che
vivono in questo Paese, e non solo
per quelli stranieri– puntualizza al
Caffè il deputato Toni Bortoluzzi –.
La nostra è solo una proposta. Se
governo e parlamento non vorranno
saperne, beh, allora valuteremo
l’eventuale lancio di una iniziativa
popolare”.
I democentristi si sono detti più che
mai determinati a esigere dal consiglio
federale e dal parlamento anche
altre norme più severe in tema
di criminalità, sottolineando che,
dati alla mano, quella straniera è diventata
un problema innegabile.
“Negli ultimi mesi la situazione si è
ulteriormente deteriorata – sottolinea
Bortoluzzi-. Altrimenti non
avremmo convocato un congresso
straordinario su questo tema. I cittadini
hanno bisogno di maggior sicurezza,
è un diritto elementare,
ma in Svizzera, ormai, è sempre più
messa in pericolo da chi non rispetta
la legge”. Bortoluzzi am-
PIERRE
RUSCONI
TONI
BERTOLUZZI
Sul carcere ai
minorenni,più
prudente il
presidente
dell’Udc ticinese,
drastico
Bortoluzzi
Ti-Press
mette che la situazione della criminalità
che ha per protagonisti i minorenni
non è un problema grave
come in altri Paesi, la Germania, ad
esempio, dove il dibattito scalda gli
elettori a ogni tornata politica. “Ma
non bisogna aspettare – obietta -
che la situazione diventi ingestibile
come in altri Paesi per cercare di
porre dei rimedi”.
Un invito ad usare con attenzione
misure così severe con i minorenni
arriva invece dal presidente Udc
Pierre Rusconi: “Sono tendenzialmente
favorevole, ma si rischia di
bruciare la vita a un ragazzo. Per-
La destra sollecita
anche un deciso giro
di vite nell’attuale
politica federale
sul diritto d’asilo
tanto andrebbero applicate con
moderazione”.
Un’ altra proposta scaturita dall’assemblea
riguarda l’espulsione dei
criminali straneri che hanno commesso
gravi reati. Non è una novita,
web
www.caffe.ch La cartolina
Al presidente del partito liberale radicale
Giovanni Merlini, il Caffè ha inviato una
Cartolina virtuale (vedi sul sito www.caffe.ch),
rubrica che da qualche tempo invita i destinatari a
rispondere attraverso il giornale e internet. La
domanda rivolta al presidente sollecitava una
reazione a quanti sostengono che nel suo partito
sia in atto una lotta di potere, soprattutto per quel
che riguarda le rivendicazioni di IdeaLiberale. Ma
non solo. Considerando anche l’importanza del
sindaco di Lugano Giorgio Giudici, da cui
dipendono molto anche le scelte politiche in Ticino,
non sembra che tutto ciò sia un’anomalia per il
partito ma anche per il Paese, per il quale il Plrt
dice di essere la locomotiva trainante?
Qui accanto la risposta.
della Confederazione, proprio
dell’8,5%”.
Ragionamenti analoghi anche da
parte del capo gruppo ppd Paolo
Beltraminelli: “Misure di questo
tipo hanno senso e sono significativi
da un punto di vista economico
se strutturali, non se durano
due anni soltanto. Per questo
sono favorevole – e ne discute-
ma l’Udc ha tenuto a ribadire la
propria posizione.
Alla luce dell’estensione della libera
circolazione delle persone a Romania
e Bulgaria, l’Udc continua a temere
una massiccia ondata non
solo di immigrati rumeni e bulgari,
ma anche di criminali. E per questo
ha chiesto di ridiscutere una revisione
degli accordi di libera circolazione.
I delegati che si sono alternati alla
tribuna hanno chiesto un giro di
vite anche su un altro tema caro alla
destra, ovvero i problemi che gene-
remo – per renderle definitive”. Su
questa posizione Plrt e Ppd sono
pressati a destra da Lega e Udc,
che vorrebbero misure fiscali ancor
più incisive. “Per rendere il
cantone fiscalmente attrattivo
dovremmo abbassare l’aliquota
al 6%, altro che 8,5%”, sostiene Attilio
Bignasca, capogruppo della
Lega, che è scettico sull’effettiva
utilità del pacchetto anticrisi:
“Sono troppe quelle misure e
troppo dispersive: ne bastavano
10 fatte bene”.
Critico anche Gabriele Pinoja, capogruppo
dell’Udc: “A prescindere
che le misure anticrisi proposte
sono troppo leggere - sostiene
–, sono contrario ad aliquote
fiscali transitorie: devono
essere ridotte e per un periodo di
tempo medio lungo”. L’Udc aveva
già proposto di ridurre l’aliquota
al 7%, poi all’8% e di ridurre le imposte
per i ceti meno abbienti.
“Non dimentichiamo – aggiunge
Pinoja - che quel mezzo punto era
stato concordato fra governo, settori
economici e sindacali alla
luce del bilancio 2008, che si pensava
fosse in rosso mentre si è
chiuso positivamente”. Che la
competitività fiscale sia un elemento
chiave per il Ticino è opinione
anche del governo secondo
cui, però, “interventi più incisivi
sulle aliquote delle imposte non
possono per ora entrare in considerazione,
viste le difficoltà che
ancora caratterizzano le finanze
pubbliche” . Nel campo socialista
invece la proposta di ridurre l’aliquota
sull’utile alle aziende non
può essere accettata come misura
anticiclica: “Perché favorisce le
imprese che non si trovano in
crisi, visto che fanno utili - spiega
Manuele Bertoli presidente del Ps
-; questa riduzione farà per di più
mancare allo Stato una cinquantina
di milioni, 30 al cantone e 20
ai comuni” .Se passasse la riduzione
dell’aliquota fiscale, sarà
referendum.
cmazzetta@caffe.ch
Il presidente del Plrt Giovanni Merlini risponde al videomessaggio del Caffè
N
on ci vedo alcuna
anomalia. In ogni par-
tito di una certa di-
mensione si sviluppano
confronti che possono assumere
anche le sembianze di
una lotta di potere. Ma non è
con questa chiave di lettura
che va interpretata l’iniziativa
dei nostri amici di IdeaLiberale.
La loro preoccupazione per una
certa erosione di consensi sulla
destra non deve essere ignorata.
Importante è però che gli indirizzi
del Plr vengano discussi
e votati nel comitato cantonale
rerebbe quella che è stata definta l’
“industria dei rifugiati”. Visto il
coinvolgimento di molti asilanti in
reati particolarmente gravi, come
lo spaccio di droga, ai democentristi
non basta più l’inasprimento
della legge messa a punto tempo fa
ed entrata in vigore a partire dal
2008. “Quando una norma non riesce
ad arginare un fenomeno,
quella norma sarà anche la migliore
del mondo, ma significa che
non è più sufficiente” hanno ribadito
più delegati nel corso dell’assemblea.
cgalimberti@caffe.ch
“IdeaLiberale? Non solo lotta di potere”
e nel congresso. Non deve
essere un confronto a distanza,
sui giornali o alla TV.
Quanto al sindaco di Lugano,
indipendentemente da
chi lo sarà nel 2012, il suo
ruolo è destinato ad essere
sempre più strategico, vista la
funzione di polo trainante della
città.
Cordialmente,
Giovanni Merlini
Ti-Press
IL CAFFÈ 3 maggio 2009
9
La curiosità
La sinistra
radicale
ha trovato
un nuovo
“allenatore”
L’altra sinistra, il Ticino alternativo
che vuole aprire
una nuova discussione
politica, dare voce alla
contrapposizione sociale,
ha trovato… un nuovo allenatore.
È Roberto Morinini,
già allenatore del Lucerna
e ancor prima del
Lugano, il coordinatore
del movimento, che annovera
fra i suoi promotori
l’ex consigliere nazionale
Franco Cavalli, l’economista
Christian Marazzi, il
leader dell’Mps Pino Sergi,
per citare i maggiori esponenti,
legati in modo significativo
a esperienze
politiche.
Dopo l’incontro a Bellinzona
del mese scorso- una
sessantina i partecipanti -
, è in programma un
nuovo appuntamento. Indicativamente
nella seconda
metà di maggio. E
questa volta si dovrebbe
passare a qualcosa di più
strutturato e organizzato
rispetto all’improvvisazione
del primo momento.
E proprio per chiamare a
raccolta le persone e per
meglio caratterizzarsi in
senso ideologico, verrà
realizzato in tempi brevi
un sito internet, con tanto
di forum di discussione.
Magari non voluta, in pratica
questa è la risposta a
quello che è successo
sull’ala destra dello schieramento
socio-politico ticinese,
quello della cosiddetta
Rosa dei venti che
con Idealiberale, il proprio
manifesto e sito internet, è
stato in grado di costrin-
L’ex ct del Lucerna
Roberto Morinini
scende in campo
con il movimento
Cavalli-Sergi
gere il Plrt a scendere a
patti.
Sarà così anche per il Ps? Il
presidente Manuele Bertoli,
minimizza: ha dichiarato
di non saperne
niente. “Se dall’incontro di
Bellinzona fosse uscito
qualcosa di importante, di
significativo l’avrei saputo
– ha detto al Caffè –; mi
pare che per ora tutto taccia”.
Tacciano anche i diretti interessati.
I promotori,
dopo la lunga intervista
pubblicata dal Caffè a
Franco Cavalli che spiegava
che il movimento
non voleva affatto essere
contro il Ps, ma “rompere
gli schemi e gli steccati sociali
seguendo e valorizzando
quello che è avvenuto
alle Officine di Bellinzona
l’anno scorso, suscitando
un dibattito più
aperto e partecipato”,
hanno preferito rinviare
qualsiasi dichiarazione.
“Date, incontri: tutto sarà
reso noto attraverso il nostro
sito”, ha spiegato Morinini.
Pazienza, dunque.
Ma già si intravede un possibile
campo di battaglia
comune. La raccolta di
firme per il referendum
contro l’abbattimento fiscale
di mezzo punto sugli
utili delle aziende previsto
nel pacchetto anticrisi del
governo. Il Ps, che sostanzialmente
aveva condiviso
le misure del Consiglio di
Stato, è infatti intenzionato
ad opporsi a questo
nuovo sconto fiscale.
c.m.

IL CAFFÈ 3 maggio 2009
10 LA CRONACA
Ha ventidue anni
il rossocrociato
più bello, 192
centimetri di
fascino nazionale
formato export
CORRADO GALIMBERTI
EZIO ROCCHI BALBI
Fotoservizio G. PUTZU (Ti-Press)
Per un attimo l’effetto Obama stava
per irrompere prepotentemente
sul palco del padiglione Conza di
Lugano, poi un urlo ha accolto André
Reithebuch mister Svizzera
2009. L’incredibile rimonta dell’
“abbronzato” vallesano Delamarque
Gomes de Barros, ripescato
nella votazione finale l’ha portato
ad un passo dalla vittoria, abbracciato
al 22enne glaronese campione,
192 centimetri di muscoli e
fascino. Giusto segnalare, ma solo
per la cronaca, il terzo e quarto posto
ai basilesi Giovanni Romeo e
Dominik Haevel. Com’è giusto registrare
che i due ticinesi, Elia Pallone
e Umberto Cavallaro non
sono praticamente mai stati in partita,
eliminati al primo e secondo
turno di votazione.
Un padiglione Conza pieno all’inverosimile
ha seguito con un tifo
da stadio l’elezione di Mister Svizzera
e la diretta televisiva nazionale
ha amplificato l’effetto evento, soprattutto
grazie ad una scenografia
ed una regia tecnologicamente
avanzate, che hanno saputo trasformare
nel formato 16:9 l’arena
in un fondale hollywoodiano. L’effetto
spettacolo è stato sigillato
dalle performances canore di Alain
Clark, Paolo Meneguzzi e - soprat-
Hai visto
il nuovo
sito
del Caffè?
Aggiornato.
Il nuovo sito del Caffè è costantemente
sull’attualità. Locale, nazionale
o internazionale, le notizie di primo piano
si trovano bene in evidenza
Citofonare a...
Una nuova rubrica tutta da ascoltare.
Una sorta di “scampanellata”
al personaggio di turno con una,
massimo due domande su un tema
preciso. Basta premere un pulsante,
e al citofono rispondono...
La sessuologa e il veterinario
Filo diretto per i lettori con la sessuologa
Linda Rossi e con il veterinario Stefano
Boltri. Basta un clic per mettersi
in contatto e avere le risposte
alle domande sulla vostra vita intima
o sulla salute dei vostri animali
LA STAR
Guest star
della serata
il cantautore
Zucchero che
credeva di
essere a Miss
Svizzera
LA SUSPENSE
Andrè
Reithebuch
esulta accanto
al vallese
Delmarque
che gli ha
conteso il
titolo fino
all’ultimo voto
André spezza l’effetto Obama
Delmarque ha conteso al glaronese il titolo di Mister Svizzera
I ticinesi Elia Pallone e
Umberto Cavallaro eliminati
al primo e secondo turno
tutto - dalla guest star Zucchero
che ha palleggiato la scena con la
complicità del conduttore Matteo
Pelli. “Sono venuto perchè avevo
capito che era Miss Svizzera - ha
scherzato il cantautore che ha devoluto
il suo cachet ai terremotati
di Abruzzo -, se sapevo di trovarmi
tutti ‘sti uomini non venivo”. Tra
campanacci e truppe di supporter,
bardati con tanto di t-shirt elettorali
si è consumato l’atto finale di
LO SPETTACOLO
In piccolo
Matteo Pelli e
Christa
Rigozzi,
animatori della
serata al
padiglione
Conza
una selezione “naturale” che, quest’anno,
ha visto inizialmente candidati
più di 450 ragazzi rossocrociati.Casting
su casting, selezione
dopo selezione che ha ristretto la
rosa a 70 aspiranti, alla finale si
sono ritrovati in sedici. I più belli,
provenienti da undici cantoni diversi,
tutti giovani ed aitanti visto
che l’età media è di 25 anni e l’altezza
1,86 metri. Ognuno di loro
aveva avuto la possibilità di “mettere
fieno in cascina”, facendosi notare
nella lunga tournée che ha
portato alla finalissima luganese. È
da febbraio, infatti, che i più belli
del Paese si esibivano in discoteche
e club con un’estenuante marcia a
tappe promozionale. Non è un
caso che, visto l’impegno di dimensioni
atletiche, che il gruppone
sia stato coinvolto fin dall’inizio
in un vero e proprio “ritiro per
allenamento” a Interlaken, dove
sono stati loro impartiti consigli di
foto-shootings, coreografia, di styling
e, soprattutto, di rapporti con i
temuti media.
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EuroPride
Per un mese
Zurigo
sarà la capitale
dell’orgoglio gay
È cominciato ieri, sabato, a
Zurigo e durerà sino al 7 giugno
l’EuroPride 09, che
quest’anno festeggia il
40esimo anniversario della
battaglia degli omosessuali
per il riconoscimento dei loro
diritti e la lotta contro ogni
forma di discriminazione. In
città si attendono almeno 50
mila gay e lesbiche da tutta
Europa e nell’ultimo fine settimana
del festival interverrà
ufficialmente anche Corine
Mauch, nuovo sindaco di Zurigo
e lesbica dichiarata.
È la prima volta che la Svizzera
ospita l’EuroPride che celebra
quest’anno la sua sedicesima
edizione. Fitto il cartellone del
festival: rappresentazioni teatrali,
concerti, film, tavole rotonde,
feste di quartiere, gare
sportive, cerimonie religiose e
visite guidate. Una grande festa
mobile dell’orgoglio gay
che si concluderà con una sfilata
e una festa popolare nel
vecchio centro storico di Zurigo.
Alla conclusione del festival
sarà presente anche il
sindaco Mauch che darà alla
rassegna il crisma dell’ufficialità
politica. Anche se non
sono mancate le polemiche.
Gli organizzatori dell’Euro
Pride hanno, difatti, denunciato
alla magistratura il presidente
dell’associazione Familienlobby,
per aver fatto
una campagna contro la manifestazione,
inviando migliaia
di lettere, giudicate discriminatorie
e omofobiche,
agli sponsor del festival. l.d.a.
A ogni ora del giorno guardo e ascolto
il Ticino, la Svizzera e il mondo
Caffè Multimedia
La realtà da guardare
e da ascoltare. Una sezione
tutta nuova del sito che
raccoglie i video realizzati
dalla redazione. Ecco
finalmente la televisione
nell’era di internet!
Ogni giorno alle 10.30 i commenti
in video dalla redazione
Videointervista ai massimi esperti
sui temi caldi
Messaggio con invito di risposta
sul giornale al personaggio di turno
Una o due volte al giorno un “video
stacco” ironico e pungente

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www.DirectAction.info
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I Lehman people
‘Abbiamo
vinto contro
il gigante
Credit Suisse’
“I miei guai sono cominciati
nel marzo del 2007. Mio padre
mi aveva regalato circa 30 mila
franchi e io li ho versati sul mio
conto. In banca mi hanno proposto
di investirli in prodotti finanziari
della Lehman Brothers.
Mi sono fidato, poi inatteso
e devastante è arrivato il
crack”. Parla A. R., 50 anni, uno
dei tanti ticinesi che sono riusciti
a farsi parzialmente risarcire
dal Credit Suisse. “E questo
anche grazie all’Acsi, l’associazione
consumatrici e consumatori
della Svizzera italiana”.
Allo sportello gli avevano detto
di non lasciare i soldi sul conto.
“E spiegato che avrei avuto
qualcosa in più rispetto ai tassi.
Volevo semplicemente trovare
un modo per preservare i miei
risparmi in modo che rimanessero
ai miei figli”, riprende. “Invece
un giorno mi chiama il responsabile
della filiale del Credit
Suisse e mi dice che i soldi
non ci sono più, che in America
la Lehman è fallita. Ma è possibile
un fatto del genere? È possibile
che esperti, professionisti
della finanza ai quali ho affidato
i miei soldi, mi diano una
notizia del genere?”.
Da qui sono partite le trattative.
“In banca ci hanno detto di
aspettare e con una lettera
hanno scritto che si sarebbero
occupati di noi, che loro non
erano responsabili e si scusavano.
Ma non ci hanno dato
grandi speranze. Così ho saputo
che l’Acsi si era mossa. Mi
sono messo in contatto con i
dirigenti che ci hanno inviato i
moduli e fatto da tramite con
l’associazione romanda. Con il
loro avvocato abbiamo firmato
tutte le deleghe e finalmente
dopo mesi è arrivata la proposta
del Credit Suisse: ci hanno
acquistato i titoli per 22 mila e
400 franchi. In pratica abbiano
perso quasi 8mila franchi. Ci è
andata bene. Cosa mi ha insegnato
questa vicenda? Che innanzitutto
non bisogna mai arrendersi,
bisogna sempre sperare
e andare avanti. E poi mi
ha insegnato che non bisogna
fidarsi di nessuno. Anche se alla
fine ho capito che anche la mia
banca era stata fregata”.
MACCHIE
di DARIO ROBBIANI
Il titolista della Rsi è un buontempone.
“Contesto” non è sinonimo
di contrasto, ossia di opinioni
a confronto. “La festa mobile”
per i non letterati rimane la
giostra che si sposta da San Provino
a San Martino. “Giù le mani
dalla quintina” è la tombola truccata
da quiz. “Svizzera e dintorni”
si allarga al Senegal e all’Egitto.
Ma parlate come mamma.
LA CRONACA
Incontro semiclandestino con gli irriducibili attivisti dell’Alf, il Fronte di liberazione animale
Gli animalisti:
“Colpiremo
il macello
cantonale!”
CORRADO GALIMBERTI
La ragazza sbuca all’improvviso
da un angolo. Sorride a un amico
che si gratta un orecchio. È il segnale.
Poi i due entrano in un bar.
Eccoli, gli attivisti dell’Animal liberation
Front (Alf ), che il Caffè
ha incontrato alla periferia di
Bellinzona. Dopo i danneggia-
menti avvenuti a Pasqua contro
due macellerie e un commerciante
di pesci, gli “angeli liberatori”,
secondo alcuni, i “terroristi”,
secondo altri, si concederanno
un po’ di tempo prima di
entrare nuovamente in azione.
Ma torneranno a colpire, assicurano,
non c’è il minimo dubbio. E,
nel mirino, hanno il nuovo macello
cantonale. “Fino a quando
gli animali saranno sfruttati, sino
a quando continueranno a essere
uccisi per soddisfare il palato di
viziati consumatori e verranno
squartati in nome di una falsa
scienza chiamata vivisezione, o
esibiti in spettacoli circensi, noi
non ci daremo pace. E non ne daremo
a chi è implicato in tutto
questo. Qualcuno, ad esempio,
non penserà che il nuovo macello
potrà sterminare senza pagare
dazio, vero?”. Ormai le azioni dell’Alf
non sono più episodi sporadici.
Da Lugano a Zurigo, passando
per Losanna e Basilea, si
susseguono senza sosta. “Purtroppo
non siamo al livello della
Gran Bretagna – si lamenta la ragazza
-. Dove si fanno incursioni
in laboratori di vivisezione dotati
dei più sofisticati sistemi di allarme
e si liberano centinaia di
animali ogni anno. Ma un giorno
ci arriveremo”. Oltre ai danneggiamenti
a macellerie e pelletterie,
a sud delle Alpi gli attivisti Alf
hanno incendiato due furgoni
per il trasporto della carne, liberato
alcuni animali allo zoo di
Magliaso, aperto le gabbie della
falconeria di Locarno, acceso un
fumogeno durante uno spettacolo
del circo Nock. “Non ci fermeremo
mai”, assicura l’altro attivista.
Ma su quando, e come colpiranno,
non si sbottonano. “Dipende
da diversi fattori – spiega
la ragazza-. Dalla disponibilità di
altri attivisti in Svizzera tedesca e
dalla complessità dell’azione”.
Uno degli elementi che crea più
problemi alla polizia nelle indagini
è la totale mancanza di organigrammi
e gerarchie nel movi-
mento. “Ci capita di leggere sui
quotidiani di azioni compiute da
altri -assicura l’attivista-. Azioni
di cui neppure noi sappiamo
nulla”. La ragazza posa il boccale
di birra e ride: “Quanti siamo?
Meno di quanti vorremmo, ma
più di quanti vorrebbe il procuratore
pubblico Perugini. Siamo
difficili da individuare perché
siamo persone normali, che si al-
“I violenti non siamo noi, ma chi sgozza
un capretto, chi squarta esseri viventi in
nome della falsa scienza, la vivisezione”
zano la mattina presto per andare
a lavorare, che hanno fidanzati,
mogli e figli a cui vogliono bene.
Gente che crede in un ideale ed è
disposta a rischiare la prigione”.
L’azione di cui gli attivisti ticinesi
vanno più orgogliosi è l’attacco
allo zoo, messo a punto nel 2007.
“Infrangere le vetrine di una macelleria
mira a colpire economicamente
una categoria, e a lanciare
un messaggio: fare il macellaio
non conviene. Ma non ci di-
la polemica
Elogio ai medici ticinesi e stoccata
a Santésuisse, gli assicuratori malattie.
Giorgio Merlani, medico
cantonale, assicura: “In Ticino
grazie anche alla disponibilità dei
medici siamo pronti a fronteggiare
eventuali problemi sanitari
per il virus H1N1. Spiace soltanto
che davanti all’allarme per l’influenza
suina Santésuisse abbia
sentito solo il bisogno di sottolineare
l’aumento dei costi per le
casse malati”.
Per ora in Ticino non sono stati segnalati
nemmeno casi sospetti di
influenza suina, comunque il
piano antipandemico, messo a
punto qualche anno fa per l’aviaria,
il virus dei polli, è stato immediatamente
riorientato per combattere
l’H1N1. Mercoledì scorso
Merlani ha incontrato il consiglio
direttivo dell’Ordine dei medici
che ha offerto la sua immediata
disponibilità qualora dovesse diventare
operativo il dispositivo
antipandemico predisposto dal
Cantone. “ Se si dovesse presentare
la necessità – spiega Merlani
vertiamo, non siamo volgari teppisti.
Liberare un gufo chiuso in
gabbia e vederlo librarsi in cielo,
beh, quella è un’altra cosa. Non la
si può descrivere”.
Per chi ha lanciato un appello a rinunciare
alla violenza hanno la
risposta pronta. “Saremmo noi i
violenti? Noi che scriviamo assas-
sini su una macelleria e non chi,
ad esempio, sgozza un capretto?
Metteremo lo spray nel cassetto
quando certi soggetti deporranno
i ganci e i coltelli con cui tolgono
la vita a esseri senzienti che non
hanno fatto nulla per meritare la
morte”.
cgalimberti@caffe.ch
IL CAFFÈ 3 maggio 2009
11
‘Tutti mobilitati contro l’H1N1
ma Santésuisse pensa ai soldi’
- i medici sono pronti ad assicurare
un picchetto di 24 ore su 24
nei pandicentri, organizzati in Ticino,
inoltre sono anche disposti
a chiudere il pomeriggio i loro
ambulatori per curare a domicilio
eventuali casi sospetti che non
possono essere ospedalizzati”. Insomma,
i medici ticinesi dopo
che in Svizzera sono stati segnalati
ben 19 casi sospetti di virus
H1N1, sono pronti a scendere in
campo per affiancare le strutture
Sicuri di non poter pagare meno tasse
con la formula previdenziale giusta?
Per l’influenza suina duro attacco del medico cantonale agli assicuratori malattia
GIORGIO
MERLANI
Il medico
cantonale
critica
Santésuisse
“PORCO MONDO”
Nel quarto fascicolo
una panoramica
dedicata alle
pandemie scatenate
negli allevamenti
ALLE PAGINE 46 e 47
Polemiche a Orselina
Fedeli...
arrabbiati
per i lavori
al Santuario
I lavori non sono ancora cominciati
ma già monta la
protesta. Nel Santuario
della Madonna del Sasso, a
Orselina, nei giorni scorsi è
soltanto iniziato il trasloco
di tutte le opere d’arte e
della mobilia. Ma il restauro
si annuncia lungo, almeno
due anni. E in tutto questo
periodo resterà chiuso. Un
provvedimento che non
piace ai fedeli. In diversi si
stanno organizzando per
chiedere, anche attraverso
una raccolta di firme, al Dipartimento
del territorio e
all’Ufficio dei beni culturali
di trovare una soluzione. E
anche il Municipio di Locarno,
nonché la società
che gestisce la funicolare
potrebbero nei prossimi
giorni prendere posizione
in questo senso. Gli ultimi
lavori nello sperone di roccia
terrazzato dove si trova
santuario, fondato dal francescano
Bartolomeo Piatti e
meta ogni anno di migliaia
di pellegrini, venne ristrutturato
per l’ultima volta nel
1980. Per quasi due anni
vennero eseguiti i lavori
all’esterno e poi si passò ai
locali interni: la chiesa
venne chiusa a blocchi e
solo per pochi mesi non fu
accessibile.
m.sp.
sanitarie cantonali per fronteggiare
il rischio pandemia. Una disponibilità
ammirevole, secondo
Merlani, visto il ruolo che possono
giocare i medici di famiglia
nel fronteggiare l’influenza suina.
Se per ora in Ticino non c’è motivo
di allarme concreto, non si
può di certo sottovalutare il fatto
che l’Oms, l’Organizzazione mondiale
della sanità, abbia recentemente
alzato la soglia di pericolo
dell’H1N1, mentre la presenza del
virus è stata ormai accertata anche
in molti Paesi europei.
Al medico cantonale ha lasciato
invece l’amaro in bocca la posizione
degli assicuratori malattia:
“ Al contrario dei medici –afferma-
Santésuisse ha affrontato
l’ allarme pensando esclusivamente
all’inevitabile aumento
dei costi che questa emergenza
comporta”. Intanto il Cantone ha
anche attivato un sito online
(www.ti.ch/influenzasuina) con
tutte le informazioni e gli aggiornamenti
sull’evoluzione della malattia.
l.d.a.

IL CAFFÈ 3 maggio 2009
12 ECONOMIA
MAURO SPIGNESI
L’idea sembrava buona: 30 milioni
per far ripartire le aziende
provvisoriamente in difficoltà. È
uno dei provvedimenti del Piano
anticrisi, pensato per chi non riesce
più ad avere crediti. Garanzie
minime e istruttorie rapidissime,
era stato promesso. Che fine
hanno fatto i soldi? Congelati in
attesa dei tempi della politica che
evidentemente non combaciano
con quelli dell’impresa. “Chi ha
avuto bisogno si è rivolto alle banche”,
spiega Stefano Modenini, direttore
dell’Aiti. E le altre società,
quelle che hanno avuto difficoltà
a farsi fare un prestito perché
molti istituti sono diventati più rigidi?
“Per loro - riprende Modenini
- era stato pensato appunto il
pacchetto di 30 milioni”. Che resta
bloccato in attesa del via libera
del parlamento. Calcolando i
tempi tecnici se ne parlerà a luglio.
Pazienza se invece agli imprenditori
questi finanziamenti
occorrono subito. A Banca Stato
fanno sapere d’essere pronti, e
d’aver già ricevuto qualche richiesta.
“Anche qualche industria s’è
fatta avanti - spiega ancora Modenini
- soprattutto in previsione di
nuovi investimenti”. Il clima è
dunque di attesa.
C’è poi un altro rischio: “Tenendo
conto dell’importo previsto se arriveranno
tre, quattro progetti di
grande spessore il contributo finirà
in fretta”, osserva il direttore
dell’Aiti. Ecco perché si stanno già
studiando strategie per mettersi
in fila in attesa che si apra la cassaforte.
Come? “Abbiamo già
avuto incontri con Banca Stato”,
spiega Claudio Gianettoni, responsabile
del Glati, il Gruppo lavoro
artigianato Ticino, che ha sostituito
la commisione cantonale
(raggruppa 4 associazioni di categoria,
300 aziende e 500 artigiani).
“Vogliamo stabilire in partenza
una serie di regole in modo tale
che una volta presentata la domanda
venga approvata rapidamente”,
aggiunge Gianettoni:
“Stiamo mettendo a punto un’
analisi della situazione attuale e
delle sofferenze, spesso legate alle
COSCIENZA ECOLOGICAALL’INSEGNA DELLA SICUREZZA.
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Sugli aiuti alle aziende
si rischia la beffa
Per gli imprenditori tempi lunghi
e pochi i soldi del fondo anticrisi
difficoltà di mercato, ma anche a
carenze di distribuzione e marketing
per l’artigianato”. La crisi?
“Esiste ma è arrivato il momento
di osservarla da un altro punto di
vista: le difficoltà ci devono obbligare
a reinventarci il modo di
stare sul mercato”. Sempre sul
fronte crisi: “Per la verità il commercio
sino a oggi ha lavorato con
le banche come sempre e ha sofferto
relativamente, anzi direi che
ha resistito bene reggendo l’impatto
delle difficoltà dei mercati
IL PIANO
Per il fondo
speciale di 30
milioni si
aspetta
l’approvazione
parlamentare,
ma molte
imprese
hanno
bisogno oggi
di aiuti
finanziari
che fino allo scorso settembre
ha fatto da cornice alla no-
L’economia
stra vita quotidiana poggiava su questo
principio, professato a gran voce per un
decennio dal governo della signora di ferro.
Ma i pilastri ideologici della rivoluzione
thatcheriana hanno iniziato ad alzarsi ben
prima della sua elezione a primo ministro
il 3 maggio del 1979. E di rivoluzione si
tratta, la Thatcher soleva ripetere che l’economia
è solo uno strumento per cambiare
il modo di vedere il mondo. In un’Inghilterra
fiaccata dalle politiche assistenzialiste
del partito laburista, la dottrina neo-liberista
incoraggia l’iniziativa privata. Nascono
come funghi dopo una notte di pioggia
le piccole imprese. A facilitarne la
rinascita è l’abbattimento delle aliquote fi-
finanziari internazionali. E questo
ci fa ben sperare anche nel futuro”,
afferma Alberto Menasce,
presidente di Federcommercio
(900 imprese e 15 mila dipendenti):
“Per quanto riguarda il
Piano anticrisi, l’unico confronto
che abbiamo cominciato con il
governo è quello sugli orari
d’apertura dei neogozi. Non so se
qualche ditta ha già presentato richiesta
per aiuti, ma non credo.
Penso che attendano si compia
interamente l’iter parlamentare”.
UNA NUOVA TEORIA ECONOMICA
DOPO 30 ANNI DI THATCHERISMO
scali, quella più elevata si dimezza al 40%,
e la privatizzazione dei beni dello stato. Per
anni la Gran Bretagna vende i suoi gioielli:
scuole, parchi, ospedali, persino i trasporti
e la telefonia finisce in mano ai privati. Le
casse dello stato si gonfiano e la politica
monetaria diventa un esercizio contabile,
proprio come aveva suggerito il guru del
neo-liberismo, Milton Friedman, l’economista
più ammirato dalla signora di ferro.
L’era in cui si stampava carta moneta pervia
andare avanti il carrozzone dello Stato
è finita e con lei le ondate di inflazione galoppante.
Chi beneficia maggiormente delle nuove
politiche è però la finanza. Con il Big Bang
la Thatcher apre le porte della City di Londra
ai banchieri europei e americani. Un
misto di sgravi fiscali, incentivi monetari e
il rilassamento dei controlli trasforma la
capitale inglese nella piazza affari più dinamica
ed ambita del mondo. È l’inizio
della deregulation.
Cavallo di battaglia del nuovo sistema economico
diventa la privatizzazione, un vero
e proprio virus. Da Londra le banche internazionali
ne guidano il contagio intascando
cifre da capogiro per le loro consulenze.
Il modello thatcheriano si presenta come
@
www.aiti.ch
www.ti.ch
www.parliament.uk
NUMERI di LORETTA NAPOLEONI
segue dalla prima
lo schema economico della globalizzazione,
un modello però che funziona solo
in alcuni paesi e che non resiste al test del
tempo. In Russia crea la casta degli oligarchi,
in America da vita agli abusi finanziari
che hanno trascinato l’economia mondiale
nella recessione, persino in Gran Bretagna
l’eredità della Thatcher è il caos economico.
Quale la soluzione? Non il colpo di spugna
che tutti i governi sembrano prediligere: innalzamento
delle aliquote fiscali, creazione
dal nulla di carta moneta, nazionalizzazioni
e potenziamento del sistema sociale.
L’alternativa non può essere il ritorno al socialismo
ma una nuova teoria economica.
Una che funzioni per i prossimi trent’anni
fino alla prossima crisi. L’economia non è
una scienza esatta e la teoria perfetta non
esiste.
DRIVe significa guidare nel pieno rispetto
dell’ambiente – senza rinunciare ai
standard di sicurezza. Grazie ai miglioramenti
effettuati sui motori, i modelli
DRIVe dispongono dei valori di CO2 più
bassi della loro classe. Volvo è addirittura
riuscita a mantenere intatta la guida
sportiva della Volvo XC60 ed il comfort da
fuoristrada della Volvo XC70. Un giro di
prova vi sorprenderà per tutta la sportività
che è in grado di offrirvi con una guida
nel pieno rispetto dell’ambiente.
Drive. Coscienza ecologicaall’insegna
della sicurezza.
*Prezzo netto non vincolante della Volvo XC60 2.4D FWD con trasmissione manuale: CHF 47000.–. 175 CV (129 kW). Consumo in ciclo misto (a norma 1999/100/UE): 6,0 l/100 km. Emissioni di CO2: 159 g/km (204 g/km: la media di tutti i modelli nuovi). Categoria d’efficienza energetica: A.
Ti-Press
Commercio estero
Le esportazioni
non perdono
in competitività
Leggendo i dati sembra d’essere a
bordo di un’altalena. Da una parte
si scende, dall’altra si sale. Ma la
bilancia del commercio estero in
Svizzera non è poi così negativa.
Secondo il rapporto del primo trimestre
di quest’anno le esportazioni
sono scese del 13 per cento e
anche le importazioni sono calate
del 4.3 per cento. Ma accanto a
questo dato ne arriva un altro
complessivamente positivo: la
Confederazione mantiene ancora
una buona competitivà. Le esportazioni
dell’agroalimentare segnano
un più 2.1 per cento, e nella
tecnologia medica si cresce del
14.5 per cento. Lieve flessione invece
per l’industria farmaceutica,
che si è attestata a meno 1.6 per
cento.

@ www.locarno.ch
www3.ti.ch/DI/sw/struttura/di/
EZIO ROCCHI BALBI
Coinvolgere asilanti e rifugiati in
lavori d’utilità pubblica di vario genere,
incluso la pulizia di sentieri e
riali. Un’iniziativa già adottata da
Lugano e Chiasso, e che ora cerca
spazio anche a Locarno grazie a
una mozione del consigliere comuna
verde Pierluigi Zanchi indirizzata
al . “Il mio non vuole essere
un gesto simbolico, ma concreto –
dice al Caffè Zanchi che ha raccolto
altri dieci consiglieri cofirma-
Il vicesindaco
Pelli: “Preferisco
dare un impiego
ai nostri giovani
disoccupati”
tari della sua mozione -, perchè gli
stessi richiedenti asilo mi hanno
confermato come un loro coinvolgimento,
oltre ad assicurare dignità
e offrire un minimo di integrazione,
aiuterebbe a risolvere
molti problemi, dalla gestione
della sicurezza al lavoro clandestino,
in nero”.
In controtendenza sul tema, invece,
la città di Lugano, che pure
aveva avuto un ruolo pionieristico,
dieci anni fa, nell’affidare lavori di
ATTUALITÀ
Il caso
La cassa disoccupazione
lo tiene in balia
per quattro mesi…
ma niente indennità
UNA ROSA A...
Marco
Solari
IL CAFFÈ 3 maggio 2009
13
Richiedenti l’asilo occupati in mansioni di pubblica utilità, l’esempio di Chiasso fa scuola negli altri centri, mentre Lugano fa marcia indietro
Ci sono voluto quattro mesi prima che la Cassa
cantonale di disoccupazione gli dicesse che non
aveva diritto alle indennità. La domanda l’aveva
presentata a fine dicembre, la risposta l’ha ricevuta
solo il 30 aprile. Ma non è solo questo il risvolto
assurdo nel caso di Franco Ferraro, 53 anni,
di cui 30 di lavoro sulle spalle come cuoco e ristoratore
nel Luganese, sempre puntuale nel pagare
i contributi sociali, disoccupazione compresa, e
mai disoccupato sino al novembre scorso. “La
prima volta nella mia vita che sono rimasto senza
lavoro - dice - e ho avuto bisogno delle indennità,
mi hanno chiuso la porta in faccia. È assurdo”.
Per la Cassa cantonale di disoccupazione Ferraro
è un lavoratore indipendente, visto che figurava
nella società che gestiva il suo ultimo ristorante,
quindi niente indennità. “Mi hanno detto di cancellarmi
dalla società, che nel frattempo è fallita,
e l’ho fatto. Per quattro messi sono andato avanti
e indietro dall’ufficio della Cassa a portare documenti,
perché mi dicevano sempre che mancava
qualcosa. Ho presentato buste paga, per dimostrare
che ero un dipendente della società, le ricevute
dei contributi sociali che pagavo regolar-
La singolare vicenda di un cuoco
luganese rimasto senza lavoro
che non riceve nessuna indennità
FRANCO
FERRARO
È stato
anche il
cuoco della
nazionale di
calcio
italiana
mente, le notifiche della tassazione. Più di così
che dovevo fare. Ma non è servito a niente, perché
secondo loro tutto questo non dimostra che
ero un lavoratore dipendente”.
Il bello è che Ferraro, molto noto negli ambienti
della ristorazione per essere stato anche cuoco
della Nazionale di calcio italiana, sperava di beneficiare
nelle indennità di disoccupazione per
un mese soltanto. Giusto il tempo di riorganizzarsi
un po’ e aprire il suo nuovo ristorante, l’Enoteca
Camino a Ruvigliana: “Ma questa mia volontà
di rimettermi subito in pista, di non stare
con le mani in mano pare che abbia complicato
le cose per la Cassa di disoccupazione. E che dovevo
fare? Dovevo approfittare uno, due anni dei
soldi pubblici, C’è qualcosa che non va in questo
sistema”. Ora Ferraro ha ripreso la sua attività a
Ruvigliana con un nuovo locale che promette
molto bene, e si augura solo una cosa: “Di non
avere mai più a che fare con uffici di collocamento
e casse di disoccupazione”.
l.d.a.
ROSA & CACTUS
Il presidente di Ticino Turismo col
suo progetto Gottardo 2020 ha
conquistato tutti. L’uomo che ha
inventato il Settecentesimo sa
che la Svizzera ha bisogno di
nuove grandi visioni per uscire
finalmente dal tunnel.
LA ROSA E IL CACTUS
SONO OFFERTI DA
UN CACTUS A...
Eros
Mellini
Perchè un cantone che manda
un elicottero per salvare una
capra sui monti non trova un’area
per gli zingari? La risposta del
deputato Udc” La capra é nostra,
agli zingari nessuno ha detto di
venire da noi”.
Piazza Muraccio, Locarno
Tel. 091 751 72 31- Fax 091 751 15 73
pubblica utilità ai rifugiati. “Li abbiamo
impiegati nei percorsi vita,
nella pulizia dei sentieri; ricordo
che ci è capitato di impiegarne 25
in un colpo solo – conferma il vicesindaco
luganese Erasmo Pelli -,
ma nella situazione che stiamo attraversando
non me la sento di appoggiare
l’iniziativa. Bisogna rendersi
conto del rovescio della medaglia,
cioè della possibilità che
delle opportunità di lavoro possano
far comodo ai ticinesi. Mi dispiace,
ma oggi se devo scegliere di
affidare un lavoro di tre o quattro
mesi tra un asilante e uno dei nostri
giovani preferisco aiutare i nostri”.
“Ma se è da anni che stanziamo
milioni per i giovani luganesi; solo
nel preventivo 2007 abbiamo stanziato
1,5 milioni per i lavori giovanili
– contesta Giuliano Bignasca,
«Consulenza previdenziale e ottimizzazione fiscale.
Parola mia.»
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Ti-Press
“Mettiamo al lavoro
i rifugiati e gli asilanti”
municipale luganese e presidente
della Lega di ticinesi -. Invece
l’idea di affidare lavori d’utilità
pubblica agli asilanti è giusta e non
è un caso che proprio Lugano sia
stata la prima a farlo. È un’iniziativa
importante anche perchè permette
di identificarli meglio, soprattutto
se ospitati tutti insieme,
in un campo. L’importante, però, è
che ci siano dei capisquadra a controllarli,
perchè nessuno pretende
che s’ammazzino di lavoro, ma che
almeno lavorino, se no succede
come per i forestali in Calabria...”.
Nella capitale, invece, il tema è diventato
d’attualità dopo l’ospitalità
offerta ai profughi eritrei “sfrattati”
da Lugano. “Il tema è di stretta
attualità e personalmente penso
sia meglio vedere rifugiati occupati
in lavori di pubblica utilità anziche
ciondolare per la città - dice
il sindaco di Bellinzona Brenno
Martignoni -. Approvo l’idea, anche
se sono decisioni da prendere
a livello federale, cantonale e infine
comunale”. “È giusto che lavorino,
almeno finchè ci sono - ribadisce
Roberta Pantani, municiplae
leghista di Chiasso -, perchè abbiamo
una petizione con 400 firme
per togliere il centro asilanti dalla
città”. Anche a Locarno comunque,
coi tempi necessari all’iter legislativo,
l’eventuale decisione in
merito è la da venire, “Ma non importa,
perchè il problema di asilanti
e rifugiati non sparisce certo
tra un anno – aggiunge il consigliere
verde Zanchi -. Piuttosto è da
sottolineare come la proposta sia
veramente super partes; basta vedere
che i firmatari rappresentano
tutti i partiti”.
erocchi@caffe.ch
Le agenzie generali della vostra regione: www.allianz-suisse.ch/agenzie
Aarau: Kurt W. Ineichen Altdorf: Peter Arnold Basilea: Elio Merola • Dietmar Rambacher Bellinzona: Dewis Piccinali Berna: Peter Kofmehl • Maurer & Pizzimenti AG Bienne: Martin Wittwer Brugg: Herbert
Wiederkehr Burgdorf: Stephan Aeberhardt Chiasso: Renzo Zanotta Coira: Werner Bär • Thomas M. Bergamin Delémont: Philippe Membrez Dietikon: Beat Weilenmann Frauenfeld: Erich Marte Friburgo:
Daniel Eltschinger • Romain Wohlhauser Füllinsdorf BL: Markus Burgunder Ginevra: Jean-Pierre Cathrein • Carmine Cucciniello • Laurent Ischi • Maurice Reynaud/Raymond Sartor • Yvon Voland Horgen: André
Huber Kloten: Eduard Tellenbach Köniz: Massimo Galluccio Kreuzlingen: Silvio Müller Lachen: Gerhard Vogt Langenthal: Martin Zellweger Locarno: Giulio Farei-Campagna Losanna: Alain Rochat Lucerna: Dr. Guido
Nauer • Edgar Villiger Lugano: Renzo Quadri Martigny: Christophe Gross Meilen: Gianluca Ablondi Montreux: Eric Marchal Neuchâtel: Pascal Schlaeppi Nyon: Pascal Eyer Olten: Ulrich Gatschet Payerne: Marcel
Marguet Rapperswil: Max Wildi San Gallo: Dominik Hundsbichler • Thomas Jacob Sciaffusa: Urs Züst Sion: Anselme Mabillard Soletta: Walter Stalder Stans: Hans von Holzen Sursee: Josef Weber
Svitto: Fredy Inderbitzin Thun: Jürg Heiniger • Fred Schneider Uster: Heinz Ernst Vaduz: Gerd Thöny Visp: Beat Moll Wettingen: Richard Frei Wil SG: Kurt Blank Winterthur: Peter Maurer Wohlen:
Peter Deubelbeiss Worb: Beat Gimmel Zugo: Arthur Brühlmann • Fritz Schumpf AG Zurigo Città: Hans-Rudolf Eugster Zurigo Enge: Ivano Greco Zurigo Nord: Markus Hablützel Zurigo Ovest: Roland Ueltschi

*) 2-"& ( & +"). 0* !%" &’ (&* !*(+ $)*
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3 maggio 2009 IL CAFFÈ
LUI&LEI
Dopo la bruciante
sconfitta ai rigori
contro la Lettonia
ai mondiali,
la nazionale
rossocrociata
guidata da Mark
Streit rincorre il suo
traguardo minimo
contro una Svezia
battibile, ma...
SUGLI SPALTI
Non fraintendiamo. Nessuno
vuole “eliminare” gli
sportivi che cadono nel
vortice del doping come Robespierre
faceva con gli avversari
politici - a suon di ghigliottina -
negli anni che succedettero alla
Rivoluzione francese. Però il
caso della positività di un atleta,
di un uomo, come Davide Rebellin
alle Olimpiadi di Pechino
(Cera, Epo di terza generazione)
fa riflettere ancor più rispetto ad
altri casi, tutto sommato, attesi.
E spinge a dire che è venuto il
di MASSIMO SCHIRA
SERVE UN “ROBESPIERRE” DELL’ANTIDOPING
momento di far paura agli atleti
- ciclisti in particolare, ma non
solo - che decidono di barare.
Basta andare su YouTube e vedersi
il video del 2001 proprio di
Rebellin che chiede l’Epo per
rendersi conto di come siano
tutti bugiardi quando si professano
innocenti. Far loro paura,
come ai tempi del Terrore di Robespierre.
Con la minaccia di essere
squalificati a vita al primo
errore. Fuori da tutti gli sport e
da tutto quel che ruota attorno.
Sponsor e contratti compresi!
Il personaggio
Il volto del Challenger
“La Lugano
del tennis è...
Montecarlo”
A PAGINA 22
Assalto
(disperato)
ai
Il tema
Il fenomeno
“hooligans”
spaventa anche
la Svizzera
A PAGINA 23
quarti
ALLE PAGINE 14 e 15
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il Ticino, la Svizzera e il mondo
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Il ciclismo
Novità nella lotta al doping
Il passaporto
biologico
contro i bari
A PAGINA 21
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RISULTATI
E CLASSIFICHE
HOCKEY
MONDIALI 2009
Risultati
Francia-Lettonia 1-7
Russia-USA 4-1
Cechia-Slovacchia 8-0
Finlandia-Bielorussiad.r. 1-2
CALCIO
SUPER LEAGUE
Risultati
Basilea-Sion 2-2
Lucerna-Aarau 4-0
GC-Bellinzona oggi 16.00
NE Xamax-Zurigo oggi 16.00
YB-Vaduz
Classifica
martedì 18.45
Zurigo 30 66
Basilea 31 66
YB 30 58
GC 30 42
Aarau 31 37
Bellinzona 30 33
NE Xamax 30 31
Lucerna 31 30
Sion 31 30
Vaduz 30 22
CHALLENGE
LEAGUE
Risultati
Chx-de-Fds-Locarno 1-3
Winterthur-Sciaffusa 1-3
Gossau-Yverdon 0-4
Losanna-Concordia 2-3
Servette-Wohlen 0-0
Lugano-S.Nyonnais 4-0
Wil-S.Gallo oggi 15.00
Thun-Bienne lun. 20.10
CHX-DE-FDS 1
LOCARNO 3
RETI
7’ Senger 0-1; 25’ Bouamri 1-1;
32’ Senger 1-2; 80’ Senger 1-3
LOCARNO
Di Benedetto, Osella, Riccio, Ziccardi,
Ciana, Reyes, Stoller, Kuhl,
Ajide, Senger, Gimenez (74’ Pollini)
NOTE
Charrière, 420 spettatori
LUGANO 4
S.NYONNAIS 0
RETI
27’ Pauchard (aut) 1-0; 67’ Valente
2-0; 71’ Schirinzi; 79’ Perrier 4-0
LUGANO
Proietti, Thrier, Montandon, Denicola,
Preisig, Da Silva (70’ Schirinzi), Moresi
(62’ Viapiana), Maggetti, Perrier,
Laborde (67’ Fabiano), Valente
NOTE
Cornaredo, 865 spettatori
Classifica
S.Gallo 25 68
Lugano 26 64
Yverdon 26 44
Wil 25 40
Bienne 25 40
Wohlen 26 37
Concordia 26 34
Winterthur 26 33
Losanna 26 32
Chx-de-Fds 26 32
Thun 25 31
Sciaffusa 26 30
S.Nyonnais 26 25
Servette 26 22
Locarno 26 20
Gossau 26 19
34a CAMPIONATO
ITALIANO
giornata
Bologna-Reggina 1-2
Inter-Lazio 2-0
Catania-Milan oggi 15.00
Fiorentina-Torino 15.00
Juventus-Lecce 15.00
Palermo-Cagliari 15.00
Roma-Chievo 15.00
Siena-Napoli 15.00
Udinese-Atalanta 15.00
Genoa-Sampdoria 20.30
MOTO GP
GP SPAGNA
Griglia di partenza
1. Jorge Lorenzo SPA
2. Daniel Pedrosa SPA
3. Casey Stoner AUS
4. Valentino Rossi ITA
5. Randy De Puniet FRA
6. Loris Capirossi ITA
7. Colin Edwards USA
I MONDIALI DI HOCKEY
I protagonisti
RALPH KRÜGER
Stavolta il tecnico
rossocrociato rischia
davvero grosso. Ad un
anno dai Giochi di
Vancouver un’uscita
prematura nel mondiale
di casa potrebbe
davvero costargli molto
caro...
MASSIMO SCHIRA
La rincorsa ai quarti di finale
della nazionale svizzera
ai mondiali di “casa”
a Berna e Kloten è ad una
svolta. Per raggiungere il
traguardo che tutti - alla
vigilia - consideravano come il minimo
indispensabile bisognerà battere
la Svezia quest’oggi, domenica
oppure gli Usa, domani, lunedì. La
sconfitta ieri, sabato, di americani e
della Francia, offre infatti una seconda
chance ai rossocrociati. Ma
occorre fare un passo alla volta. Tentando,
dapprima, di battere gli svedesi.
Una situazione oggettivamente difficile,
malgrado a sostegno degli elvetici
sia arrivato anche un illustre ex
- per di più proprio svedese - della
panchina rossocrociata, John Slettvoll.
Il “mago” ha infatti dichiarato
“urbi et orbi” che la sua Svezia è
quanto mai battibile con attenzione
difensiva e contropiede. Addirittura
la peggiore degli ultimi 25 anni, secondo
l’ex allenatore del Lugano. Ma
pur sempre Svezia rimane e considerando
i problemi evidenziati dalla
Svizzera nella partita contro la Lettonia,
c’è decisamente di che preoccuparsi.
Spesso nei momenti di difficoltà le
fredde statistiche aiutano a tracciare
un quadro più preciso della situazione.
Contro i lettoni, gli elvetici
hanno collezionato una quarantina
di tiri, riuscendo però a passare una
sola volta. Tra le squadre qualificate
al girone intermedio, quella di Ralph
Krüger è stata la seconda con il peggior
attacco con sei sole reti realizzate.
Solo la Francia ha avuto un bilancio
offensivo più deficitario. Andando
oltre i numeri, i motivi di questa
sterilità sono abbastanza chiari.
Le occasioni non mancano - basti
pensare alla partita contro la Russia
-, ma a far difetto è il lavoro “sporco”
davanti alla gabbia avversaria. Nello
“slot”, dove si scherma la visuale al
portiere, ma si prendono anche dei
gran colpi. Ci vuole più predisposizione
alla “sofferenza”, insomma. Sul
banco degli imputati soprattutto elementi
“fisici” come Sprunger, Paterlini,
Ziegler e fors’anche Gardner, da
cui certamente ci si attendeva di più
in questo particolare esercizio.
Tornando ad aspetti più strettamente
statistici, si apre il capitolo legato
a capitan Mark Streit. Se il difensore
dei New York Islanders doveva
essere l’arma in più di una nazionale
già di per sé solida, allora l’utilizzo
che il tecnico fa del giocatore è assolutamente
sconsiderato. In quattro
partite Streit ha infatti giocato per
114 minuti e 2 secondi. Il che significa
che, in media, è stato sul ghiaccio
per 28 minuti e 30 secondi ogni
partita. Quasi metà gara. Un utilizzo
che ha dell’assurdo e che non influisce
probabilmente in modo positivo
nemmeno sul resto della squadra
La Svizzera
Contro i forti svedesi i
rossocrociati si giocano
il primo ‘atout’ mondiale
Le partite
MARK STREIT
28 minuti in pista
contro la Francia, 27
contro la Germania, 24
contro la Russia e 34 (!)
contro la Lettonia. Se
non è spremere un
giocatore questo...
Krüger sta forse
esagerando. E lui paga
I quarti di finale
obiettivo minimo
per non deludere
‘‘
Accuse a Krüger
La gestione di un
uomo come Streit e
alcune scelte fanno
finire il tecnico sul
banco degli imputati.
E anche i risultati...
Autentica “lezione di russo”
ieri, sabato per gli americani
nel big match della serata
ai mondiali. E la vittoria 4-1
dei campioni in carica deve rallegrare
anche la Svizzera, visto che
la sconfitta degli americani offre
ai rossocrociati una seconda
“chance” di qualifica ai quarti anche
nello scontro diretto di domani,
lunedì, proprio contro gli
Usa.
Con in pista tutti i nuovi arrivati -
Pavelski (San José) per gli americani
e Zherdev (New York Rangers)
per i russi - gli Usa hanno
iniziato bene, portandosi subito
in vantaggio e rendendo la partita
spettacolare. Ma hanno poi dovuto
cedere ad un autentico uragano
russo, capace di chiudere il
primo terzo sul 3-1, sfruttando
“esautorata” di importanti responsabilità.
Oltre che, evidentemente, sul
giocatore. Sfruttate all’inverosimile,
anche le energie di un atleta abituato
a sforzi intensi e ripetuti in breve
tempo, vengono meno. Sul ghiaccio
lo si vede e nelle statistiche si paga in
moneta sonante. Streit, giocoforza,
va perdendo in lucidità.
Sul banco degli imputati non può,
quindi, che finire il tecnico e, con lui,
molte delle sue scelte. A meno di un
anno dai Giochi di Vancouver, infatti,
il fallimento nel mondiale casalingo
sarebbe decisamente difficile da digerire.
Anche perché, tutto sommato,
la Svizzera della gestione Krüger
da 10 anni non va oltre il sesto
posto (nel lontano 2000) e da nove
(!) non fa meglio - ma peggio sì... -
dell’ottavo nel tor-
neo iridato. Possiamo
ancora
riunciare a giocatori
come Riesen e
Von Arx e puntare
ugualmente a traguardi
ambiziosi?
I numeri, al momento,
dicono il
contrario. Forse
dopo 12 anni è venuto
il momento
di trovare altre
strade per far crescere ancora la nazionale.
È una decisione “calda” che
sarà sulla scrivania del nuovo presidente
di Swiss Ice Hockey, Philippe
Gaydoul. Anche se tutti, ad ogni
buon conto, sperano in un colpo di
coda, in una vittoria contro Svezia o
Usa e in una qualifica ai quarti... Si a
pure sofferta. mschira@caffe.ch
YANNICK WEBER
La new entry del
mondiale rossocrociato
promette davvero bene.
Buona presenza sul
ghiaccio (molti minuti
anche per lui) e
spigliatezza in power
play. Ancora qualche
fallo di troppo.
SERVE UNA GARA PERFETTA
Per battere i quotati svedesi,
la Svizzera deve disputare una
partita offensiva e senza errori
MARTIN GERBER
Quasi perfetto nelle
quattro partite finora
disputate. Tranquillo
come pochi altri, riesce
a dare sicurezza a tutto
il reparto. Anche
quando qualcuno
stecca qualche giocata.
E non capita di rado...
Americani a lezione di... russo
I campioni in carica vincono e offrono una seconda chance agli elvetici
“SLAVA” BYKOV
Con il mitico Bykov in panchina
la Russia è tornata ad essere la
macchina “perfetta” del passato
peraltro alla perfezione il power
play e portandosi sul 4-1 già all’inizio
del periodo centrale.
Chiudendo, di fatto, i discorsi.
Tanto che la Russia si è poi accontentata
di abbassare il ritmo.
La Finlandia di Petteri Nummelin
ha invece affrontato la sorprendente
Bielorussia, che si è confermata
avversario particolarmente
ostico, impegnando a fondo i
nordici, portandosi in vantaggio
al quinto secondo di gioco e resistendo
sull’1-0 fino al pareggio di
Niskala (assist di Nummelin) ca-
JULIEN SPRUNGER
Un campionato da
leader nel club, alla sua
età, si paga, perché
manca la capacità di
gestire gli sforzi. E al
mondiale le fatiche di
Sprunger col Friborgo
vengono a galla. Lui,
invece, affonda...
Ti-Press
duto oltre metà partita. Alla fine,
poi, a vincere è stata proprio la
Bielorussia per 2-1, dopo i rigori.
Nelle due partite del pomeriggio,
invece, agevoli successi per la Repubblica
Ceca e la Lettonia. Nel
derby contro la Slovacchia vinto
per 8-0, la cechia ha chiuso i conti
già nel primo tempo, concluso
sull’eloquente parziale di 4-0. Da
notare come i cechi abbiano già
schierato gli ultimi due arrivati
dalla Nhl, Patrick Elias (New Jersey)
e Milan Michalek (San José)
entrambi, peraltro, in rete contro
i malcapitati cugini slovacchi. Vittoria
anche per la Lettonia, che ha
battuto nettamente la Francia per
7-1 e confermandosi candidata
da tener d’occhio anche per i
quarti di finale. m.s.

Gli avversari
Vita da americano
a San Pietroburgo
ROBERT ESCHE
Dopo aver
calcato le
prestigiose
piste della Nhl
si è trasferito
in Russia
a Kazan
La Svezia
Se c’è un giocatore, un uomo,
che in questo momento impersona
l’hockey svedese è
certamente il capitano della nazionale
delle tre corone, che la
Svizzera affronta oggi, domenica,
ai mondiali di Berna. Un uomo capace
di essere convocato anche
quando giocava in seconda divisione.
Uno che dopo aver giocato
nella Nhl ed essere diventato capitano
degli Islanders di New York è
tornato alle origini, in quel Rögle
che aveva dato il via alla sua carriera
e, parallelamente, pure a
quella di suo fratello Jörgen. Questo
giocatore è Kenny Jönsson,
leader carismatico della Svezia di
Bengt-Ake Gustafsson e uomo
d’esperienza dei gialloblù. “Non
chiedetemi quanti mondiali ho
giocato – spiega sorridendo al
Caffè -. Otto, nove forse. Ma sono
numeri a cui non bado molto per
la verità. Sono uno che si concentra
soprattutto sull’impegno sul
ghiaccio. Dove mi diverto ancora
MASSIMO SCHIRA
La storia personale e sportiva di Robert
Esche, portiere della selezione
statunitense - avversaria domani,
lunedì, della Svizzera - è davvero di
quelle da raccontare. Nato a Whitesboro,
stato di New York ha avuto
una buona carriera in Nhl (186 partite tra
Phoenix e Philadelphia). Ma questo, stavolta, è
un dettaglio nella storia di questo particolare
giocatore. Istrionico quanto basta sul ghiaccio
– del resto è un portiere – Esche è un personaggio
tranquillo e generoso
fuori dalla pista. Tanto da
aver istituito una fondazione,
la “Save of the day
foundation” per aiutare le
persone in difficoltà nella
sua cittadina natale a cui
dedica gran parte del suo
tempo libero. Nonostante
la vita di Robert “Chico”
Esche sia quella di un americano
a San Pietroburgo
(allo Ska), dove è arrivato
dopo una prima stagione
russa al Bars Kazan. “Certo,
è una scelta particolare per
un americano - spiega
Esche -. Però dopo due
anni ne sono molto contento.
È un’esperienza che mi sta dando moltissimo
anche sul piano umano”.
Come mai ha accettato le proposte dalla Russia
lasciando la Nhl?
“Beh, volevo una nuova sfida. E questa mi è
sembrata di quelle importanti”.
Dopo due anni, che bilancio trae?
“Tecnicamente il campionato russo è terrificante
per l’alto livello. Veramente impressionante.
La Khl sta crescendo molto. In questo
sono soddisfatto”.
E sotto il profilo “sociale”?
“Sia a Kazan, sia ora a San Pietroburgo tutti mi
trattano davvero bene. Giocatori, staff e società
mi aiutano ad essere parte del gruppo. Un
gruppo eccezionale”.
Vive solo in Russia?
“No, con la famiglia. Mia moglie e i miei figli
sono con me”.
Sono felici della sua scelta?
“Sì, anche se non è stata una scelta semplice
sotto questo aspetto. Ci sono tante cose da imparare,
un nuovo stile di vita da adottare. Però
è una bella sfida anche questa. E anche la mia
famiglia si trova molto bene a San Pietroburgo”.
Con lo “Ska” lavora anche Ivano Zanatta
quale “secondo” di Barry Smith. Come si trova
con l’ex tecnico del Lugano?
“È un allenatore eccezionale, oltre che una persona
straordinaria. Fa il suo lavoro in modo serio,
ma è sempre attento a noi giocatori. Mi
trovo a meraviglia con Ivano”.
Ai mondiali con i suoi Stati Uniti a cosa puntate?
“È chiaro che tutti sono qui per vincere l’oro.
Quindi ci proviamo anche noi”.
È il vero obiettivo degli Usa?
“Non ci siamo posti traguardi precisi. Prendiamo
partita per partita cercando di vincerle
tutte”.
Delle avversarie cosa dice?
“Il livello è molto alto e non ci sono squadre
battute in partenza”.
In che condizioni psico fisiche vede i suoi
Stati Uniti?
“Stiamo bene. C’è voglia di ottenere un risultato.
All’inizio contro la Lettonia però è stata
dura. Abbiamo sofferto molto. Però poi abbiamo
ingranato la marcia giusta, dimostrando
ciò di cui siamo capaci”.
mschira@caffe.ch
Il capitano della “nave” vichinga
Il veterano svedese Kenny Jönsson tra carriera ed obiettivi
davvero molto”.
A quasi 35 anni, Jönsson – un autentico
armadio di oltre 1 metro e
90 a cui vanno aggiunti 10 centimetri
circa di pattini, con lo
sguardo da vichingo – ha maturato
enorme esperienza internazionale,
ma non rinuncerebbe per
nulla al mondo alla convocazione
della sua nazionale. “Prima di
tutto è un onore vestire questa
maglia – osserva -. Poi i mondiali
sono sempre una manifestazione
che mi stimola. Chiaramente il
‘feeling’ migliora se ci sono anche
i risultati”. E, a proposito degli
obiettivi della sua Svezia, il due
volte campione olimpico e campione
mondiale aggiunge: “Ci
siamo detti che l’importante per
noi è rimanere in corsa per le medaglie.
Poi è chiaro: ad un certo
KENNY JÖNSSON
È il simbolo della sua
nazionale. Dopo la Nhl è
tornato nel club d’origine
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La storia sportiva ed umana
del portiere degli Usa, Robert Esche.
Dalla sua fondazione alla... Russia
punto ci sono partite ad eliminazione
diretta dove può succedere
di tutto. Sbagli un dettaglio e sei
fuori. Perché il livello è molto alto”.
Partita senza grandissime stelle
della National Hockey League, la
Svezia è una specie di “oggetto misterioso”
a questo mondiale. Un
aspetto importante anche secondo
capitan Jönsson. “Molte
cose da qui ai quarti di finale potranno
ancora cambiare, perché
eventuali inserimenti di giocatori
modificherebbero le potenzialità
di molte squadre – afferma -. Infatti
nella prima parte del torneo è
difficile capire chi ha potenzialità
per andare fino in fondo. Per
quanto riguarda la mia squadra,
trovo che stiamo giocando un
hockey molto offensivo, che ci fa
avere molte occasioni da rete. E
7 GIORNI
IN 3 MINUTI
IL CALCIO
Il Manchester vince l’andata
Barça e Chelsea senza reti
L’andata delle semifinali della Champion’s
League ha registrato lo 0-0 tra
Barcellona e Chelsea, mentre il Manchester
United ha battuto 1-0 l’Arsenal.
Nelle semifinali di Uefa
l’Amburgo vince a Brema
Le semifinali di andata di Coppa Uefa
sorridono all'Amburgo, che si impone a
Brema contro il Werder per 1-0. Pari 0-0
nel derby ucraino tra Dinamo e Shakhtar.
ALTRI SPORT
Davide Rebellin positivo
alle Olimpiadi di Pechino
Tra i sei atleti trovati positivi ai test approfonditi
alle Olimpiadi di Pechino c’è
anche il ciclista italiano Davide Rebellin,
medaglia d’argento nella gara in linea.
IL CAFFÈ 3 maggio 2009
17
Ti-Press
questo significa che stiamo anche
giocando bene”.
Uno degli aspetti più controversi
del mondiale è rappresentato
dalla presenza di 16 nazionali
nella prima fase. Una situazione
che porta a risultati come il 9-0 tra
Canada ed Ungheria o il 7-1 della
Svezia contro l’Austria. “Non
penso sia un problema – evidenzia
Jönsson -, perché è un bene per
l’hockey. Un sistema che aiuta a
crescere anche le piccole. Avere
tante squadre da tutto il mondo
mi piace”.
Anche a livello personale, il mondiale
di Kenny Jönsson si profila
particolarmente soddisfacente.
“Ho concluso il campionato con il
Rögle nel migliore dei modi sotto
il profilo fisico e atletico – precisa
il numero 29 svedese -. Per questo
mi sento particolarmente bene
anche qui al mondiale. In perfetta
forma, insomma, per lottare fino
in fondo per la medaglia d’oro”.
m.s.
Basta rifornimenti e budget
limitato per la F1 del futuro
Nuovi cambiamenti in vista in Formula1.
La federazione prevede infatti di sospendere
i rifornimenti per limitare i costi di
trasporto e limitare il budget generale.
Daniel Albrecht si riprende
e vuole tornare sugli sci
Ottime notizie dall’Inselspital di Berna.
Daniel Albrecht è pronto a lasciare
l’ospedale della capitale per tornare a
casa e forse presto anche sugli sci.
La licenza per il campionato
concessa a tutte le squadre
La Lega hockey ha concesso la licenza a
tutte le squadre di Serie A. Solo il Langnau
dovrà fornire ulteriori garanzie entro
l’estate. Tutto ok per le ticinesi.

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‘‘ rudimentali
MARCO BARON
Il ticinese d’adozione
ha all’attivo 199
convocazioni in Nhl e
ha giocato anche
nell’Ambrì Piotta
Le conseguenze
Con le prime
protezioni si
evitavano i tagli.
Non però i traumi
MASSIMO SCHIRA
Fotoservizio C. Reguzzi/Ti-Press
Gente strana i portieri
di hockey. Bizzarri,
spesso istrionici.
Ma che ci
mettono sempre…
la faccia. Se non ne
siete convinti, allora la mostra
dedicata alla storia delle maschere
di protezione organizzata
a margine del mondiale a
Berna è una visita obbligata. Il
Caffè l’ha visitata con una guida
d’eccezione, uno che tra quegli
strani oggetti al confine tra l’artigianato
e l’avanguardia tecnologica
ci ha passato molti anni.
Marco Baron, 199 partite in National
Hockey League, nella
parte del cicerone si trasforma
in autentica enciclopedia del
ruolo del portiere. “Non si può
non cominciare dal mitico Jacques
Plante – dice indicando la
vetrina dedicata ad uno dei miti
della gabbia -. Lui è stato il
primo a decidere di proteggersi
la faccia dai dischi”. Una scelta,
Da Jacques Plante
a Jonas Hiller,
l’evoluzione di uno
dei simboli degli
estremi difensori
in quegli anni, non apprezzata
da tutti. Segno di mancanza di
coraggio, secondo alcuni. Gente
strana, appunto, i portieri.
La visita continua tra aneddoti
di una carriera e autentiche
chicche da museo. Come la
prima maschera di Alfio Molina.
Assolutamente artigianale e con
addirittura il nome Molina scavato
sulla fronte. Una prima
personalizzazione. “Prendere
una discata in faccia con una
mascherina così non era molto
diverso dal non averla – osserva
Baron -. Ti proteggevano magari
dai tagli, ma le commozioni cerebrali
erano all’ordine del
giorno”. I modelli esposti sono
molti, ma ad attirare l’attenzione
di Baron è soprattutto una
maschera… “Questa è quella di
Rogie Vachon – spiega con un
filo di emozione -, il mio mito…
Se sono diventato un portiere è
grazie a lui”.
Il percorso mostra l’evoluzione
dei modelli e dei materiali, dai
primi timidi tentativi fino alla
produzione su larga scala, per
terminare con le ultime novità.
Come la maschera di Jonas Hiller
ad Anaheim. “Ho giocato con
gran parte di queste maschere –
racconta l’ex portiere dell’Ambrì
-, modificandole spesso anche
a casa se non andavano a
pennello. Erano modellate sulla
mia faccia, ma molte volte sono
intervenuto con la lima e la sega
per il metallo per togliere dei difetti”.
La visita prosegue tra miti e leggende…
“Chico” Resch, Jirhi
Holecek, Vladislav Tretiak, Jerry
Ceeves: “Ecco, lui è stato il mio
primo allenatore in Nhl – aggiunge
Baron osservando la
strana maschera bianca con disegnate
innumerevoli cicatrici a
pennarello -. Quelle cicatrici
erano il suo marchio di fabbrica.
I MONDIALI DI HOCKEY
Le maschere più importanti della storia dell’hockey in mostra a
margine dei mondiali. Visita “guidata” con l’ex Nhl Marco Baron
Ad ognuna nuova sul volto, la
aggiungeva anche sulla maschera.
In realtà non credo abbia
subito tutte quelle ferite. Diciamo
che ha alimentato un po’
la leggenda”. Poi Baron si ferma
ad una vetrina in particolare. La
scruta attentamente. “Qui
avrebbe potuto esserci la mia di
maschera – afferma divertito -,
perché quella lì (indica con insistenza,
ndr) è quella di Markus
Larry Huras
Show
Non si è ancora completamente
insediato alla guida
del Berna, ma Larry Huras
nella capitale è già “one man
show”. Un autentico uomo
ovunque, da bordo pista alla
sala stampa. Stringe mani,
dispensa sorrisi, chiede informazioni
fin sul più piccolo
dettaglio del giocatore meno
noto del torneo. Non si sottrae
a foto ricordo e battute ai
bambini. Dove trovi il tempo
per fare tutto, lui solo lo sa.
Attenti: Larry “Potter” è tornato…!
Mattson, un finlandese con cui
ho giocato a Los Angeles nel
1983 e 1984. Eravamo compagni
di squadra e lui usava proprio
quella maschera”.
Non mancano neppure le osservazioni
tecniche sull’evoluzione
dei “caschi” da portiere. Baron
sottolinea come col tempo le
maschere diventino più aguzze
e più lunghe verso il basso, per
proteggere il collo. “Per deviare
IL CAFFÈ 3 maggio 2009
19
Quando il portiere
ci mette…
faccia
la
All’allenamento
come a teatro
L’allenamento della Russia, dopo
un paio di giorni di campionati del
mondo, è diventato un vero e proprio
evento. Vuoi per la presenza
di una delle superstar di questo
mondiale, Ilya Kovalchuk, vuoi per
il fascino che un allenatore come
“Slava” Bykov continua ad esercitare
su tutto l’ambiente. Ma a
spingere a sfidare anche il freddo
pungente attorno alla pista d’allenamento
è soprattutto lo spettacolo
di giocatori inarrivabili quando
si tratta di velocità e tecnica. Silenzio,
pattina la Russia, anche se
poi quando si tratta di interviste, il
gelo passa dalla pista all’attitudine
di gran parte dei giocatori russi…
il disco si è scelto di evitare le
maschere troppo piatte sulla
faccia – spiega – e di cercare di
Dall’artigianato puro si è passati alla
produzione industriale, per arrivare a
pezzi di alta tecnologia fatti su misura
Taccuino mondiale
non far arrivare il disco sul collo.
Io stesso sono stato vittima di
un incidente alla gola. Mi hanno
Tra sponsor
e Accademia
La federazione svizzera di
hockey ha approfittato della
vetrina mondiale per annunciare
due importanti notizie
che riguardano il futuro. La
prima è il prolungamento fino
al 2013 dell’accordo di sponsorizzazione
con PostFinance.
La seconda è il lancio del progetto
per un’Accademia di
formazione dei giovani giocatori,
degli allenatori e degli arbitri
rossocrociati. Un’iniziativa
che vedrà la luce il prossimo
autunno sotto la direzione
di Ueli Schwarz.
portato d’urgenza all’ospedale e
operato… Poi ho scelto anche io
il para-gola”.
L’ultima osservazione è riservata
alla maschera di Jimmy
Craig, portiere americano del
“miracolo” Usa ai Giochi di Lake
Placid nel 1980 contro i russi.
“Lui è stato un mio rivale – conclude
Baron – e non l’ho mai potuto
soffrire…”.
mschira@caffe.ch
Le critiche
di “monsieur
le président”
René Fasel, da 15 anni presidente
della Federazione internazionale
di hockey, è nato a Friborgo.
Ai mondiali in Svizzera, insomma,
è una sorta di padrone
di casa. Tanto da non risparmiarsi
neppure le battute “da
derby” con il suo segretario generale,
che è tedesco. Ma “monsieur
le président” non risparmia
le critiche allo stato delle piste
elvetiche. “In Europa ci sono impianti
con altri standard. Che
sono migliori di quelli svizzeri. È
necessario fare maggiori sforzi
per migliorare”, ha tuonato il
presidente Fasel.

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SOSTANZE E CONTROLLI
Mentre emergono sempre nuove
sostanze, i controlli antidoping si
diversificano, ma per la soluzione...
MASSIMO SCHIRA
Dal 2008 i ciclisti con
una licenza professionistica
- quindi
tutti i principali attori
sul circuito internazionale
della
bicicletta, circa 700 atleti per una
trentina di squadre - hanno adottato
il cosiddetto “passaporto biologico”.
Si tratta dell’ultima novità
nella lotta al doping, novità che
nelle prossime settimane dovrebbe
portare alle prime, importanti,
conseguenze dopo l’annuncio
del Cio sui sei casi positivi agli
ultimi Giochi olimpici tra cui
quello clamoroso di Davide Rebellin.
Secondo l’Unione ciclistica internazionale,
infatti, il team di ricercatori
che sta analizzando i dati
raccolti con i corridori è ormai
pronto a divulgare i nomi di coloro
a cui sono stati riscontrati valori
anomali. Lo scorso anno erano 23 i
“sospetti” - sottoposti a controlli
supplementari e più approfonditi
da parte dell’antidoping, ma i
nomi e gli esiti dei test non erano
mai stati resi noti. Il numero dei ciclisti
“marcati stretti” attualmente,
invece, non è stato rivelato. Ma di
cosa si tratta esattamente quando
si parla di passaporto biologico e,
soprattutto, sarà il modo giusto
per combattere il flagello doping?
Il passaporto in realtà è costituito
da una banca dati elettronica che
raccoglie valori divisi in quattro
precise categorie. In primo luogo
si tratta dei risultati dei test delle
urine effettuati sui singoli ciclisti e
quelli dei test sanguigni. Da questi
risultati si ottengono i due “profili”.
Quello ematologico, una sorta
di “sintesi” dei risultati di tutti i
controlli sul sangue, e quello sugli
steroidi ricavato analizzando queste
particolari sostanze presenti
nelle urine sul medio periodo. Si
tratta, nel complesso, della
somma dei controlli durante le
gare, prima o dopo le competizioni,
nei periodi di allenamento e
i test a sorpresa. Verifiche per cui i
corridori devono essere disponibili
365 giorni l’anno - notificando
alla federazione anche tutti gli
spostamenti -, 24 ore su 24.
A differenza del passato, i dati raccolti
- soprattutto nel profilo ematico
- permetteranno all’antidoping
di effettuare dei paragoni con
il profilo “normale” dell’atleta e
non più di ricercare la singola sostanza
proibita partendo da basi
statistiche rilevate sulla popolazione.
In questo modo tutte le va-
CICLISMO E DOPING
Sportivi
in gara
‘passaporto’
con il
Il caso Rebellin ai
Giochi di Pechino
rilancia il discorso
della lotta alle
sostanze proibite
Tutti i valori fisiologici dei ciclisti sotto controllo attraverso
un gruppo di scienziati che osservano le variazioni inspiegabili
LA BATTAGLIA DI MC QUAID
Il presidente dell’Unione ciclistica
internazionale, Pat Mc Quaid da
tempo è in prima linea
Pronta ad entrare in
vigore l’ultima novità
nella lotta al doping
riazioni significative dei parametri
sanguigni dei corridori potranno
essere associate a manipolazioni.
Se un atleta sta effettuando
il doping sanguigno le variazioni
sono impossibili da
mascherare, così come è impossibile
mantenere il sangue “truccato”
per molto tempo. I sistemi
d’analisi utilizzati, peraltro, sono
molto simili a quelli che la medicina
forense usa per determinare
le similitudini nei casi giudiziari.
dei dubbi, ma non
preclusioni a priori. “Ho
Sarebbe ora di porre
fine ad anni di follia irrefrenabile
nel ciclismo. Però bisogna ancora
chiarire molte cose anche sul passaporto
biologico. Forse troppe
per crederci veramente”. È prudente,
ma al contempo possibilista
il professor Alessandro Donati,
uno dei massimi esperti al mondo
in materia di doping, nel commentare
l’avvicinarsi della vera introduzione
del nuovo sistema scelto
dall’Uci per combattere gli abusi.
“I parametri scelti per i controlli
vanno esaminati con attenzione -
dice - per capire cosa è considerato
irregolare. A che punto i valori
ematici diventano anomalia…
Questo è il punto centrale da chiarire
per poter dire se la scelta è finalmente
responsabile. Se si è deciso
di dire basta al doping”.
Professore, non crede che con
tutti quei dati gli esperti potranno
dare risposte “blindate”?
“Prima di poterlo dire, mi piacerebbe
sapere quanti e quali parametri
vengono applicati nei controlli”.
Sangue e steroidi saranno passati
al setaccio…
“…ma le cose da tenere sotto osservazione
sono una moltitudine.
Dalla presenza o meno di ormoni
alla capacità di trasporto dell’ossigeno.
Mi chiedo se sarà un passo
completo e serio”.
Da cosa potremo capire se le
cose sono davvero cambiate?
“Sarà semplicissimo. Guardate le
velocità con cui si affrontano le salite,
le velocità medie e le medie
sulle cronometro piatte. Il tempo
non mente. Se non si abbassano,
L’ULTIMO CASO
Proprio questa settimana l’annuncio
della positività dell’argento alle
olimpiadi, l’italiano Davide Rebellin
Qualora le prove di manipolazione
del sangue risultassero sufficienti,
gli esperti raccomanderebbero
all’Uci di aprire una procedura
disciplinare nei confronti
dell’atleta. Analogamente, partendo
dalle analisi sulle urine - le
più “classiche” nei controlli antidoping
- viene tracciato un profilo
degli steroidi complementare alla
consueta ricerca delle sostanze
proibite. Attraverso questo tipo di
analisi, vengono registrate le va-
ALESSANDRO DONATI
È uno dei massimi
esperti a livello
mondiale di sostanze
dopanti e sport
riazioni nei valori di steroidi endogeni
(autonomi nell’organismo,
naturali) e nel testosterone.
Siamo dunque vicini ad una svolta
decisiva nella lotta al doping? Difficile
dirlo, anche se i presupposti
scientifici sono estremamente
avanzati. Secondo la stessa Uci -
che investe circa 3 milioni di Euro
annui nel progetto - si tratta di un
notevole passo avanti, soprattutto
per l’adozione del metodo della
“detezione indiretta”, per l’uso di
moderni e sofisticati utensili statistici
nella valutazione dei casi e
per il numero di test effettuati. A
restare aperte, invece, diverse
questioni legali. Perché - purtroppo
- molto spesso chi bara usa
tutte le armi disponibili per difendersi.
Il prossimo passo dell’antidoping,
insomma, sarà quello di
creare una chiara base legale a livello
internazionale. Una legge
adottata da quanti più atleti possibili.
mschira@caffe.ch
Uno dei massimi esperti mondiali di antidoping giudica le recenti scelte nel mondo del ciclismo
GLI STEROIDI
ANABOLIZZANTI
Una delle
sostanze
protagoniste
anche dei
traffici di
sostanze sono
gli steroidi
“I parametri non sono chiari!
Finiamola con questa follia”
non è cambiato proprio nulla”.
Si profilano anche problemi giuridici
quando saranno annunciati
i primi dopati, che ne dice?
“Dico che mancherà la prova provata
dell’avvenuto doping. Mancherà
l’oggetto stesso del contendere.
La materia stessa”.
Come completare questa scelta
dell’Uci?
“Vorrei dire che questa scelta è il
minimo che potesse essere fatto.
Per migliorarla servono ancor più
controlli a sorpresa e una lunga lista
di parametri chiari e accettati da
tutti”.
Ora i corridori saranno forse fermati
per la protezione della loro
salute. Non è un bene?
“Bisognerebbe discuterne con i
manager e i medici delle squadre.
Fissando con loro, in comune, i livelli
per poter intervenire con una
sospensione per proteggere la salute.
Spingiamo i medici a fare proposte
concrete”.
Perché?
“So che sarebbero molto, molto
prudenti nelle loro risposte. Perché
altrimenti svelerebbero i punti
chiave da tenere sotto stretta osservazione.
Riuscire a mettere tutti
d’accordo sulle regole sarebbe un
buon punto di partenza: se vuoi
correre, accetta le norme. Invece
oggi…” m.s.
Ti-Press
IL CAFFÈ 3 maggio 2009
21
Il futuro
Ma il primo
caso positivo
sarà già
determinante
Le basi per il funzionamento
del passaporto biologico
sono ormai poste. Eppure,
per stessa ammissione dell’Unione
ciclistica internazionale,
la fase attuale è quanto mai
delicata. Come mai? Nella complessità
del problema, la risposta
è piuttosto semplice. Se sotto il
profilo scientifico i risultati delle
analisi sulle banche dati saranno
ineccepibili e inattaccabili, sotto
quello giuridico la situazione è
ancora tutta in divenire. Ma andiamo
con ordine.
Oggi i corridori professionisti
sono sottoposti ad una serie abbastanza
impressionante di controlli
da parte dell’Uci o delle autorità
antidoping nazionali e internazionali.
Basti pensare che
un corridore come Lance Armstrong
- al rientro dopo qualche
anno di “pausa”, quindi non
un corridore di primissima fascia
per i suoi risultati recenti - da inizio
anno ha subito 24 controlli,
17 dei quali direttamente da
parte dell’Uci. E se si calcola che
i corridori inseriti nel progetto
passaporto biologico sono circa
700, ecco che la quantità di dati
disponibile è davvero enorme.
Ad analizzarla sotto il profilo
scientifico, infatti, l’Uci ha nominato
una commissione indipendente
di esperti composta da 9
professionisti di altissimo livello
Le autorità di
controllo vogliono
evitare i probabili
problemi giuridici
delle nuove regole
internazionale che discutono dei
singoli casi. Non si tratta però di
una commissione con ruoli decisionali.
Se vengono riscontrate
anomalie, infatti, gli esperti si limitano
a delle “raccomandazioni”,
anche perché non conoscono
il nome di chi sta dietro i
dati che analizzano. Dispongono
solamente di codici. Le conclusioni
rigorosamente scientifiche
della commissione vengono poi
trasmesse all’antidoping che
procede a far diventare il codice
un nome concreto. Da questo
punto parte la procedura ordinaria
come per ogni caso di doping,
per così dire, tradizionale.
Ora, il problema si porrà al primo
caso concreto. E sarà un problema
legato alle possibilità di difesa
dell’atleta scoperto attraverso
il passaporto biologico. Il
corridore, infatti, potrebbe non
riconoscere il sistema di analisi
sul lungo periodo e contestarne
l’utilizzo. Perché non si tratterà
più di scovare un caso di doping
concreto, bensì di procedere da
valori anomali, senza però provare
la presenza e l’uso di sostanze
proibite. Al primo caso, insomma,
l’Uci vuole arrivare in
una posizione assolutamente
inattaccabile. m.s.

22
IL CAFFÈ 3 maggio 2009
MASSIMO SCHIRA
Per 18 anni ha calcato i
più prestigiosi campi
da tennis del mondo a
fianco dei più grandi
campioni di questo
sport. Da Wimbledon
agli Us Open, passando per i Giochi
olimpici e la Coppa Davis,
Giorgio Tarantola ha vegliato sullo
scriversi di pagine importanti della
storia dello sport. E non poteva essere
altrimenti, visto che di professione
è libraio e il negozio di Sesto
San Giovanni - nel milanese - è una
tradizione di famiglia dal lontano
1859. Dallo scorso anno Tarantola
è direttore del Challenger tennistico
di Lugano e sta facendo ulteriormente
crescere questo importante
torneo. “Sono convinto che
Lugano abbia grandi potenzialità
- spiega -, perché tutte le componenti
per avere successo sono al
loro posto. Dal budget all’organizzazione,
fino all’attrattività. Da milanese
potrei dire che Lugano è un
po’ la mia Montecarlo. E lo è anche
sotto il profilo del potenziale di
crescita come torneo di tennis”. È
il primo capitolo del “libro” di una
chiacchierata tra tennis e… letteratura.
Citi, a memoria, qualche nome di
giocatori che ha arbitrato...
“Lendl, Becker, Sampras, Agassi,
Nadal… Ah, già, Federer, non devo
dimenticare Federer”.
Come mai dopo 18 anni a così alto
livello è arrivato a Lugano?
“Altri tornei mi avevano già cercato
in precedenza. Però non era il momento
giusto. Avevo ancora voglia
di viaggiare”.
Come mai poi ha cambiato idea?
“La proposta di Lugano è arrivata
al momento ideale. Quando avevo
ormai deciso di tornare ad occuparmi
della libreria di famiglia. La
proposta è arrivata nel momento
TENNIS E DINTORNI
Il personaggio Giorgio
L’ex arbitro sui più prestigiosi campi mondiali
tra presente e futuro del torneo in riva al Ceresio
“La Lugano del tennis
è la mia… Montecarlo”
Il direttore del Challenger tra libri e campioni
giusto e, soprattutto, dalla città
giusta”.
È per questo che per Lugano ha
subito lavorato tanto intensamente?
“Certo, perché credo molto nello
sviluppo di questo torneo. Lugano
- inoltre - rappresenta, in un certo
senso, la qualità di vita che vorrei”.
Ma lei non lavora solo per il torneo
in riva al Ceresio. Vero?
“Esatto. Come spesso capita, una
porta che si apre, ne fa aprire altre.
Così sono arrivate le proposte del
Challenger di Monza e di Alessandria.
Altri due tornei con cui collaboro”.
Offerte che prima non poteva accettare...
“Anche se avessi voluto, il lavoro di
arbitro professionista non si conciliava
con quello di direttore. Non
si può una settimana pagare un
giocatore e quella successiva giudicarlo”.
Tornando, brevemente, alla sua
carriera di arbitro, come ha vissuto
il rapporto con i campioni?
“Dall’inizio della mia attività molte
cose sono cambiate. All’inizio gli
arbitri non erano ben organizzati
come oggi. E la personalità di giocatori
come McEnroe o Nastase
prendeva spesso il sopravvento”.
In che direzione è andata l’Atp per
risolvere questo problema?
“In modo molto intelligente ha
creato un gruppo di arbitri professionisti
che seguisse i giocatori per
tutta la stagione. Si è così creata
una fiducia reciproca che ha molto
migliorato le cose”.
Si è reso l’arbitro più rispettato,
perché più riconoscibile?
“Esattamente. Anche perché con
questo sistema un arbitro si è trovato
a dirigere lo stesso giocatore
per 50, 100 volte in un anno. Si è
creato certamente un rapporto
molto diverso rispetto al passato
GIORGIO
TARANTOLA
Dal 2008 è
direttore del
torneo
Challenger di
Lugano
tra arbitro e giocatore”.
Per passare ai campi del Challenger
2009, in cartellone tra il 6 e il
14 giugno. La crescita di qualità
continuerà?
“Questo lo posso assicurare già sin
d’ora. Nel senso che fino al 18
maggio non sapremo i nomi degli
iscritti. Ma avremo di certo tra 10
e 15 Top-100. Il triplo rispetto allo
scorso anno”.
Un altro importante passo avanti,
insomma.
“E c’è di più. Perché la scelta di seguire
direttamente il torneo del
Roland Garros a Parigi è pagante.
La dimostrazione sta nel fatto che
avremo un ‘cut off’ - cioè la classifica
del peggiore in campo - tra
l’Atp 120 e 130. Esattamente come
al Roland Garros. Tutti giocatori
che arriveranno a Lugano dopo
aver giocato a Parigi”.
Una crescita graduale che conti-
“Per il 2009 credo che avremo
tra 10 e 15 Top-100. E un livello
molto, molto alto in generale”
io sono
i miei figli che
reinventano
il mondo più
volte al giorno
Prima. Libertà per i vostri figli
e costi sotto controllo per voi.
nuerà?
“Me lo auguro e, al contempo, ne
sono certo. Perché stiamo lavorando
bene. Con la consapevolezza
che non si può diventare
grandi da un anno all’altro. Bisogna
lavorare gradualmente. Perché
per avere a Lugano un Top-10, magari
un Federer, il Challenger non
basta...”
Qualcuno ha azzardato l’ipotesi
di spostare, in futuro, il torneo
alla pista della Resega per una migliore
logistica. Che ne dice?
“Impossibile. Ipotesi infondata.
Prima di tutto perché la licenza del
torneo appartiene al Tennis club
Lugano. Che ha i suoi campi al
Tarantola
La scheda
Nome
Giorgio Tarantola
Professione
Libraio
Nello sport
Direttore del
Challenger Lugano
Carriera
sportiva
Per 18 anni arbitro
professionista nei
tornei di tennis
dell’Atp mondiale
Partite
oltre 1.500
Tornei
Tutti i maggiori
Altre attività
Direttore del
Challenger a Monza
Curiosità
particolari
Ha arbitrato anche
alle Olimpiadi di
Atlanta nel 1996 e
in Coppa Davis
@
www.challengerlugano.ch
www.atpworldtour.com
Lido. E su quei campi, quindi, si
gioca e si giocherà anche in futuro”.
Da una vita lei è immerso tra tennis
e libri. Se dovesse scegliere un
“libro della vita”?
“(ride) Mi ha colto in fallo. Difficile
dire, ne ho molti in testa... Direi allora
‘Il profumo’, del tedesco Patrick
Süskind. Un romanzo che mi
ha segnato molto. Ma non è legato
alla mia professione”.
E il rapporto sport-letteratura?
“Non è granché. Faccio fatica a ricordare
un buon libro di sport e di
tennisi in particolare... Forse c’è
solo Gianni Clerici”.
mschira@caffe.ch

@ www.football.ch
it.wikipedia.org/wiki/Hooligan
LA STRAGE
DI BRUXELLES
Nel maggio del
1985 Juventus-
Liverpool finisce in
tragedia a Bruxelles.
39 i morti per un
crollo nello stadio
LA TRAGEDIA
DI SHEFFIELD
Nell’aprile del 1989
crolla una parte
dello stadio del
Wednesday a
Sheffield. Addirittura
96 i morti
MASSIMO SCHIRA
La violenza dei gruppi
di hooligan spaventano
anche i campionati
svizzeri. Ticino
compreso. Basta
guardare alla cronaca
a margine degli incontri delle
scorse settimane. Dalla Super
League con i problemi dopo
Bellinzona-Lucerna fino addirittura
alla Prima Lega, con la
vergognosa “calata” dei tifosi del
Baden sul Comunale di Chiasso.
“Questo problema ci preoccupa
da tempo - spiega Edmond Isoz,
direttore della Swiss Football
League -. La Lega calcio e i club,
però, sono società private,
quindi non possono sanzionare
direttamente le persone, se non
con un divieto d’accesso allo
stadio. Spostando quindi spesso
il problema hooligans da dentro
a fuori le strutture. È solo lo
Stato a poter intervenire davvero”.
La semplice consapevolezza di
essere di fronte ad un problema
da risolvere, dunque, non basta.
Il responsabile
sicurezza del
campionato:
“L’alcol negli stadi
va proibito e...”
Ne è fermamente convinto anche
Ulrich Pfister, responsabile
del settore sicurezza dell’Associazione
Svizzera di calcio. “Si
tratta di trovare un equilibrio tra
repressione e prevenzione - sottolinea
Pfister - con un lavoro
coordinato con la polizia che
inizia dall’identificazione dei
violenti. Il guaio è che la prevenzione
necessita di tempi piuttosto
lunghi. Non è una soluzione
che si può mettere in atto dalla
sera alla mattina”. Uno dei temi
più dibattuti in questo momento
è anche il legame tra alcol
allo stadio e violenza. “La
mia opinione personale (che
non coinvolge al momento Sfl e
Asf, ndr) è che per le partite a rischio
l’alcol dentro lo stadio
vada proibito. Perché si tratta di
uno dei più importanti fattori
scatenanti la violenza”.
Secondo le osservazioni “sul
campo” svolte da Pfister, infatti,
nel 99% dei casi i protagonisti di
episodi di violenza sono pesantemente
sotto l’effetto dell’alcol.
Di qui l’idea di vietarne la
distribuzione per le gare più delicate
sotto l’aspetto della sicurezza.
“È chiaro che per i club si
tratta anche di un discorso economico,
di sponsor e distribuzione
delle bevande - sottolinea
Pfister -. Non si tratta di non
vendere alcolici, bensì di evitare
CALCIO E VIOLENZA
L’esperto
ricordiamo di loro
quando la cronaca re- “Ci
gistra scontri dentro e
fuori lo stadio. Allora si discute, si
fanno le solite polemiche e poi ci
si dimentica di tutto. Al massimo
scattano squalifiche e qualche
denuncia. Poi il ciclo ricomincia
senza mai cercare di capire cosa
c’è dietro questi fenomeni”.
Pippo Russo è nato ad Agrigento
e insegna Sociologia dello sport
all’Università di Firenze, ha
scritto il saggio “L’invasione dell’ultracalcio”,
ed è considerato
PIPPO RUSSO
Insegna
Sociologia
dello sport
all’Università
di Firenze
Il caso
IL CAFFÈ 3 maggio 2009
23
Strategie e preoccupazioni per la crescita del tifo violento nei tornei elvetici
La violenza
hooligans
degli
sulla Svizzera
gli eccessi”.
A chi obietta che nella stragrande
maggioranza dei casi gli
esagitati arrivano allo stadio già
ubriachi, Pfister obietta che la
pesante assunzione di alcol interrotta
dal divieto nello stadio
porta ad uno stato di apatia, e
Pippo Russo: “Tutto lo sport è
paese, ma bisogna indagare
dietro i singoli episodi”
uno dei massimi esperti di tifoserie.
Professore la violenza non conosce
confini. Pochi giorni fa è ritornata
anche Ticino. Si può parlare
di una radice comune?
“Non solo tutto il mondo è paese,
ma anche tutto lo sport è paese.
Gli scontri non succedono soltanto
nel calcio ma anche
nell’hockey mi pare. E questo dipende
soprattutto dalla cultura
sportiva di ogni realtà, questo è
un fenomeno globale, perché è lo
specchio di una società”.
In Svizzera, a guardare bene, non
c’è la violenza di altri paesi europei.
Eppure ci sono contaminazioni
preoccupanti, perché?
“Bisogna capire che i gruppi di ti-
non di aggressività. “Il problema
non è quello dei ‘nuclei’ della
violenza - aggiunge l’esperto di
sicurezza -: quelli sono composti
da 5-6 elementi che solitamente
non sono ubriachi, ma
sotto l’effetto di droghe come
cocaina e speed. Questi, se re-
Uno dei massimi specialisti di tifo spiega le dinamiche dietro gli ultras
“Fenomeno globale
che è specchio
di un’intera società”
fosi, sono espressione di un antagonismo
sociale diffuso. Quasi
sempre fanno parte di un movimento
collettivo che viene dal
basso, arrivano da realtà spesso
marginali, ed esprimono a modo
stano circoscritti, possono essere
tenuti facilmente sotto
controllo. Le difficoltà cominciano
quando si creano le dinamiche
di gruppo. Quando l’alcol
spinge altre persone ad aggregarsi
al nucleo di violenti. Solidarizzano,
per così dire”.
loro una forma di conflitto sociale
ed esigenze inespresse, che alcune
volte degenerano in violenza”.
Se anni fa si poteva pensare a
movimenti spontanei, oggi si as-
In questo senso, l’individuazione
di gare a rischio e il conseguente
divieto per l’alcol dentro
- e magari anche attorno - allo
stadio rappresenterebbe una
soluzione accettabile. Del resto
ai recenti Europei in Austria e
Svizzera è stata adottata proprio
questa strategia. E gli incidenti
sono stati molto limitati. La
palla, insomma, sembra ora
passare più che altro nel campo
istituzionale. Gli esempi per
dare risposte concrete all’aumento
dei casi di violenza a
margine di eventi sportivi non
mancano. Dal divieto per le tifoserie
di recarsi in trasferta per
partite particolarmente delicate
- una scelta ultimamente spesso
attutata in Italia - all’obbligo di
firma in polizia o magistratura
per quei tifosi noti alle autorità
per essere particolarmente pericolosi.
In modo tale da essere
reperibili nel giorno e nell’ora in
cui si disputano le partite, come
successo sovente in Inghilterra,
Paese “modello” per la lotta al
fenomeno hooligans.
mschira@caffe.ch
siste a offensive di gruppi sempre
più organizzati e strutturati,
capaci di stare sulla piazza con
un addestramento da guerriglia.
“C’è anche questo aspetto. Ma bisogna
capire che l’ultrà crede in
valori condivisi come lealtà, identità,
fedeltà ai colori della squadra”.
Però tra un gruppo e l’altro c’è
una forte rivalità, non crede?
“Sì ma quando c’è da scontrarsi
con la polizia, vista come simbolo
dello Stato, si crea una alleanza
trasversale”.
Tra gli ultras ci sono anche insospettabili,
ragazzi tranquilli che
si trasformano. Come è possibile?
“La nostra è una società che crea
solitudine, ecco perché si cercano
momenti di partecipazione sociale,
legami forti. In pratica ci si
unisce per condividere un progetto.
Poi arriva la violenza, che è
una stortura”.
Sino a dove si arriverà?
“In Sudamerica se un arbitro non
concede un rigore alla squadra di
casa gli sparano un colpo di pistola
dalla tribuna”.
E da noi?
“Bisogna trovare misure adatte.
Quelle messe in campo sino ad
oggi evidentemente non hanno
funzionato. Bisogna rompere il
legame pericoloso tra società
sportive e gruppi organizzati. E ci
vuole tanta pazienza, educazione
e rispetto. Su questo bisogna insistere
a cominciare dalla scuola”.
m.sp.
IL MOTTO INGLESE
NEGLI ANNI OTTANTA
Se sei un maschio
inglese e ti piace il
football allora devi
essere un hooligan
ubriaco. È anche
parte di un film con
Eliah Wood
LE ORIGINI STORICHE
DEL NOME
il termine hooligan
comparve per la
prima volta nel 1898
in una denuncia
della polizia di
Londra
Linea dura
allo Stadio
del Lido
H
a deciso di dire basta con
forza ed intransigenza Ste-
fano Gilardi, presidente del
Football Club Locarno all’indomani
degli scontri all’esterno dello Stadio
del Lido dopo la partita dello scorso
sabato contro il Servette. Dall’incontro
con le forze dell’ordine promosso
dallo stesso Gilardi è infatti
emersa la precisa volontà di fare
piazza pulita sugli spalti dello stadio
in riva al Verbano. “Siamo stufi di pagare
multe alla federazione per questi
comportamenti - spiega Gilardi -
e stufi di avere a che fare con la violenza.
Sono atti che da tempo condanniamo,
ma ora passiamo dalle
parole ai fatti”.
Costantemente sotto pressione da
parte dell’organo centrale della
Swiss Football League, il Club ha de-
STEFANO GILARDI
Il presidente del
Locarno in prima
linea contro i
gruppi di esagitati
ciso di reagire. “Lo stadio è di proprietà
del comune, ma il regolamento
dice che durante le partite diventa
di diritto privato - osserva il
presidente dei bianchi -. Quindi le
responsabilità vanno gestite dalla
società”. Ragion per cui si è deciso
di applicare con il maggior zelo
possibile le ordinanze federali
emesse per gli Europei del 2008.
“Stiamo procedendo al riconoscimento
dei responsabili - prosegue
Gilardi -. Una volta fugati tutti i
dubbi procederemo alla diffida formale
di questi elementi che mi rifiuto
di chiamare tifosi. Potrebbe
esserci per loro anche il dovere di
firma in polizia durante le partite.
Se non rispettassero questa diffida,
scatterebbero misure ben più severe.
Fino alle procedure civili e penali.
Oltre che all’interdizione per
tutti gli stadi svizzeri di tutti gli
sport”.
Gilardi sottolinea come un Club
che fa del settore giovanile il suo
fiore all’occhiello debba mandare
un segnale forte al proprio pubblico
e alla società civile in generale.
“Credo sia un nostro obbligo
quello di mantenere sicuro, accogliente
e frequentabile il Lido - afferma
ancora il presidente -. È peraltro
una richiesta precisa che
viene dalla base. Non possiamo
permettere che un gruppuscolo rovini
il piacere di andare allo stadio
ad altre ottocento persone circa.
Faremo di tutto per estirpare questi
violenti”. m.s.

IL CAFFÈ 3 maggio 2009
24 LO SPORT
Il calcio
Il ginocchio sinistro di Vincenzo
Rennella, che verrà operato domenica
a Genova dal professor
Priano, destava qualche preoccupazione
in più del modesto Stade
Nyonnais, che aveva racimolato
un misero punticino negli ultimi
quattro turni, ma alla fine la ventesima
vittoria stagionale del Lugano
ieri, sabato, è stata più laboriosa
di quanto dica il 4-0 finale.
I bianconeri di Simone Boldini,
privati del loro gioiellino italofrancese,
hanno proposto il colombiano
Laborde al fianco di Valente,
ma l’inedita coppia d’attacco
ha faticato a trovare la via
della rete, tanto che il vantaggio,
caduto al 28’ sul primo affondo in
area vodese, è stato propiziato da
una spettacolare capocciata-autogol
di Pauchard, che voleva mettere
in angolo un ponte di Thrier.
Il Lugano, a lungo incitato e rimproverato
dal suo tecnico italiano,
ha dato l’impressione di aver accusato
la notizia dell’operazione di
Rennella (e fors’anche quella relativa
alla pesante squalifica di due
anni inflitta a Baldo, presente in
tribuna), tanto da muoversi goffo
e impacciato per tutto il primo
tempo. Nella ripresa sono arrivati
i gol di Valente, Schirinzi e Perrier,
molto belli, che hanno dato ampio
colore ad una prestazione comunque
a singhiozzo. Le parole di Rennella,
partito proprio sabato per la
clinica Montallegro di Genova,
sono quelle che contano di più.
“L’operazione era inevitale e sono
sereno. In tre settimane dovrei tornare
in forma per essere al massimo
nelle partite cruciali. Voglio la
promozione con questo Lugano!”.
Senger rilancia i bianchi
Dopo due pareggi è arrivata la
prima vittoria dell’era Bordoli.
Espugnando per 3-1 la Charrière di
La Chaux-de-Fonds, il Locarno ha
abbandonato l’ultimo posto in
Successo laborioso
dei bianconeri che
vincono 4-0, ma si
preoccupano di
più per Rennella
classifica e continua a sperare
nella salvezza. “Tre punti d’oro –
commenta raggiante l’allenatore
dei bianchi – che danno soprattutto
morale ai ragazzi, che si sono
battuti con grande coraggio. La fiducia
in noi stessi è aumentata e finalmente
siamo stati premiati con
il risultato pieno!”.
Passato in vantaggio con Senger
già al 7’, abile ad infilare un invito
di Kuhl, il Locarno ha saputo reagire
anche quando Bouarmi ha pareggiato
al 25’, e lo stesso Senger ha
segnato il 2-1 su assist di Ciana.
Lugano “ok” senza forzare,
il Locarno ritrova i tre punti
BIANCONERI
SECONDI
Il Lugano
mantiene
saldamente
il secondo
posto in
classifica
dietro il
San Gallo
L’attaccante argentino ha poi firmato
la tripletta che ha sancito il
preziosissimo 3-1. “E pensare che
soffre di uno stiramento – sottolinea
Bordoli – perché gli infortuni
sono un’altra componente che ci
rende dura la vita in questo finale.
Ma la squadra dimostra grande
cuore e sa stringere i denti”.
FUORI CAMPO
Dopo l’eliminazione delle squadre italiane
dalle maggiori competizioni
europee si è aperto il consueto dibattito
sui motivi della superiorità inglese. Chi
ha avuto occasione di vedere ultimamente
le partite del campionato inglese - come il
recente 4-4 tra Liverpool e Arsenal - si è senz’altro
accorto di come il ritmo del gioco sia
particolarmente elevato. Mentre nel campionato
di Serie A a prevalere è sempre
l’aspetto tattico, dove gli italiani rimangono
assoluti maestri, nella Premiership sono la
freschezza fisica, la tecnica e la velocità a
prevalere.
E questo è il motivo per cui, attualmente
l’agonismo degli inglesi sta superando la
tattica degli italiani. Velocità e tecnica sono
oggi i due elementi fondamentali per pun-
‘‘
Livio Bordoli
“La fiducia cresce e
finalmente siamo
stati premiati con un
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I bianchi, che non vincevamo dal
lontano 8 marzo scorso (3-1 sul
Concordia), hanno ora un calendario
favorevole per agguantare
in 14° posto che vale la salvezza:
tre partite su quattro al Lido
(Thun, Winterthur e Wil) e scontro
diretto a Gossau, scivolato sul
fondo dopo la scoppola con
L’AGONISMO
INGLESE BATTE
PURE LA TATTICA
tare a vincere una competizione di grande
importanza. Ridurre la differenza tra le due
grandi realtà calcistiche soltanto ad una
questione di budget, insomma, sarebbe un
errore. Alla base c’è anche una questione di
cultura.
Tutti, infatti, rimarcano come, molto spesso,
in Inghilterra il pubblico applaude anche
quando la sua squadra perde. Il pubblico
vuole spettacolo allo stadio e compagini che
l’Yverdon! Il Servette, bloccato in
casa dal Wohlen, è ad un sol
punto e quindi tutto è ancora
possibile. “Per me – conclude l’allenatore
dei bianchi – esiste un
unico impegno, il prossimo. Vogliamo
prendere una partita alla
volta e sperare anche nel sostegno
del nostro pubblico”. ro.c.
di PIERLUIGI TAMI
si affrontino a viso aperto. Quindi con alti
ritmi di gioco e grande intensità agonistica.
Nel quarto di finale contro il Manchester
United, ad esempio, l’Inter - che è squadra
rodata e dall’ottimo tasso tecnico - è riuscita
a reggere il ritmo solo in una delle due partite.
La differenza sta proprio in questo: le
inglesi sono abituate a giocare in questo
modo. Le italiane - e chi segue da vicino il
campionato lo sa bene - molto meno. Nella
Serie A spesso l’intensità del gioco è mediobassa,
mentre la grande partita sotto questo
profilo rappresenta l’eccezione. E non si
tratta neppure di una maggiore o migliore
preparazione fisica, quanto di una maggior
attitudine e abitudine a questo tipo di gioco.
Un gioco che piace al pubblico e che viene
premiato dalle vittorie e dagli applausi.
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In Sudamerica
Giocatore
sputa al rivale
“È il virus...”
Clima da psicosi collettiva
per la febbre suina nella
notte tra venerdì e ieri, sabato,
a margine delle partite
di Copa Libertadores in Sudamerica
in cui erano in
campo le squadre messicane.
I cileni dell'Everton,
affrontavano i messicani del
Chivas Guadalajara nella
partita di ritorno degli ottavi
(1-1 e cileni fuori dalla
Copa). Protagonista il difensore
messicano Hector Reynoso,
che all'89' della partita
ha tossito e sputato in faccia
all'attaccante cileno Sebastian
Penco, minacciando di
contagiarlo con l'influenza
suina. Le prossime partite di
Chivas e San Luis nella Copa,
anche alla luce di questo
evento, sono state rinviate a
data da stabilirsi, visto che la
federazione messicana non
è riuscita a trovare ospitalità
per le gare fuori dal
Paese che è alle prese con
l’emergenza epidemia. I
match d'andata erano previsti
inizialmente per il 6
maggio, mentre quelli di ritorno
erano in programma
il 12 e il 14. r.s.
Il ciclismo
Kreuziger
prenota
il Romandia
Arrivo movimentato con
protagonisti i due ultimi
vincitori del Tour de Suisse
ieri, sabato, nella penultima
tappa del Tour de Romandie
decisa sulle alture attorno a
Sainte-Croix, sede d’arrivo
della frazione. Sullo strappo
conclusivo si sono infatti
presentari Roman Kreuziger
e Vladimir Karpets. Alla vista
della “flamme rouge” dell’ultimo
chilometro, però, a
salutare la concorrenza è
stato il giovane talento della
Repubblica Ceca, che ha saputo
resistere anche al ritorno
di Taramae. Tappa e
maglia per il trionfatore nel
Tour de Suisse dello scorso
anno e, quel che più conta,
successo nel Romandia prenotato.
Il corridore della Liquigas
si annuncia come
grande protagonista anche
al Giro. Quest’oggi, domenica,
conclusione con la
tappa tra Aubonne e Ginevra,
che dovrebbe sorridere
ai velocisti e non modificare
gli esiti della classifica
generale. Le salite, infatti,
sono inserite a metà percorso.
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Il tennis
JORGE LORENZO
A Jerez lo spagolo, dopo la
vittoria di Motegi, fa sua la
prima pole position
della stagione
LO SPORT
Roger Federer
butta al vento
la finale di Roma
ROGER
FEDERER
Niente
rivincita del
basilese
contro
Djokovic
Roger Federer butta letteralmente al vento la
possibilità di entrare nell’atto conclusivo del
Masters Series di Roma. In semifinale il basilese,
ieri, sabato, è stato sconfitto da Novak
Djokovic per 4-6, 6-3, 6-3, in due ore e dieci
minuti di gioco. L’incontro del Foro Italico
rappresentava per l’elvetico una sorta di rivincita,
dal momento che era stato proprio il
serbo ad eliminarlo allo stesso stadio della
competizione nel torneo sul cemento di
Miami. In finale va anche il “solito”
Rafa Nadal.
Una partita che è cominciata al
meglio per il renano che è riuscito
a mettere alle strette il numero
tre del mondo, trovando
alla sesta palla di break, nel
nono gioco, il punto decisivo
per chiudere vittoriosamente il
primo set per 6-4. Galvanizzato
dal successo della prima frazione
di gioco, Federer è subito
riuscito a strappare in entrata il servizio a Djokovic
per portarsi sul 2-0. Un game dopo ci si
è messa la pioggia di mezzo. Un’interruzione
di circa un’ora che ha permesso al serbo di ricaricare
le pile, anche se Federer, tornato in
campo, ha confermato il proprio servizio. A
questo punto si è spenta improvvisamente la
luce del basilese che ha perso cinque giochi
consecutivi, permettendo al serbo di far suo il
secondo set per 6-3. La frazione decisiva è
stata la perfetta fotocopia del secondo set.
In finale il serbo, detentore del titolo di Roma
se la vedrà contro Rafael Nadal. Il maiorchino
in semifinale non ha lasciato scampo a Fernando
Gonzales battuto per 6-3, 6-3. m.m.
In televisione
DOMENICA 3 MAGGIO
10.55 LA 2
Motomondiale: GP Spagna
13.25 RAI 3
Maratona d’Europa
15.05 LA 2
100 anni FC Locarno
16.00 LA 2
Hockey su ghiaccio: CM
18.05 RAI 2
90° minuto (serie A)
19.30 LA 2
La domenica sportiva
20.05 LA 2
Hockey su ghiaccio: CM
LUNEDÌ 4 MAGGIO
12.00 RAI 3
Rai sport notizie
12.55 La 7
Sport 7. Notiziario sportivo
13.00 Italia 1
Studio sport. Notiziario sportivo
18.10 RAI 2
TG sport. Notiziario sportivo
20.00 LA 2
Hockey su ghiaccio: Campionati Mondiali
MARTEDÌ 5 MAGGIO
12.00 RAI 3
Rai sport notizie
12.55 La 7
Sport 7. Notiziario sportivo
13.00 Italia 1
Studio sport. Notiziario sportivo
18.10 RAI 2
TG sport. Notiziario sportivo
MERCOLEDÌ 6 MAGGIO
12.00 RAI 3
RAI sport notizie
12.55 La 7
Sport 7. Notiziario sportivo
13.00 Italia 1
Studio sport. Notiziario sportivo
16.00 LA 2
Hockey su ghiaccio: Mondiali (quarti finale)
18.10 RAI 2
TG sport. Notiziario
GIOVEDÌ 7 MAGGIO
12.00 RAI 3
Sport notizie
12.55 La 7
Sport 7. Notiziario
13.00 Italia 1
Studio sport
18.10 RAI 2
TG sport
20.10 LA 2
Hockey su ghiaccio: Mondiali (quarti finale)
20.45 TeleTicino
Fuorigioco
VENERDÌ 8 MAGGIO
12.00 RAI 3
Sport notizie
12.55 La 7
Sport 7. Notiziario
13.00 Italia 1
Studio sport
16.00 LA 2
Hockey su ghiaccio: Mondiali (semifinali)
SABATO 9 MAGGIO
13.00 Italia 1
Studio sport
13.25 RAI 2
Dribbling
13.55 LA 2
Automobilismo F1: GP di Spagna (qual.)
15.55 RAI 3
Sabato sport
IL CAFFÈ 3 maggio 2009
25
Nella sfida iberica di Jerez il pilota della Yamaha
ha la meglio sul connazionale della Honda Pedrosa
In Spagna la spunta Lorenzo
A Jerez la sfida spagnola tra Jorge Lorenzo
e Daniel Pedrosa (Honda) è andata
al pilota della Yamaha. La qualifica
andata in scena, ieri, sabato, sul tracciato
iberico è stata spettacolare con i
due padroni di casa che hanno battagliato
fino all’ultimo giro per conquistare
la pole position del Gran Premio
di Spagna. “Ero molto motivato - ha
esordito Lorenzo - venerdì abbiamo
avuto qualche problema, completamente
risolto in qualifica, guidavo la
moto come volevo. Spero che durante
la gara ci sia meno vento perchè credo
che siamo in grado di ottenere almeno
un posto sul podio”.
La prima battaglia è andata così a Lorenzo,
ma ci si aspetta la pronta risposta
di Pedrosa che cercherà in tutti i
modi di prendersi la rivincita. Tra i due
litiganti potrebbe quindi approfittarne
Casey Stoner che con la sua Ducati
scatterà dal terzo e ultimo posto della
prima fila della griglia di partenza. “In
questi ultimi giorni - ha commentato
l’australiano - abbiamo sperimentato
diverse soluzioni sia sulla moto che sui
pneumatici. Non abbiamo trovato le
soluzioni giuste che speriamo di risolvere
in vista della gara. Importante è
comunque essere tornati in Europa per
poter lavorare in condizioni normali”.
Quarto posto per Valentino Rossi che
Una giornata da dimenticare per
Thomas Lüthi che a Jerez partirà
dall’ottavo posto in griglia
non può essere soddisfatto di stare dietro
al compagno di squadra. “Era andata
molto meglio venerdì - ha detto il
pesarese - come velocità. In qualifica
non eravamo comunque a posto e non
ho potuto spingere a fondo. Con la
gomma morbida al posto di migliorare
le cose sono andate ancora peggio.
DOMINIQUE
AEGERTER
Ottimo sesto
posto per
lo svizzero
Andavo matto
Sono preoccupato in vista della gara. Il
warm-up sarà fondamentale per metterci
una pezza”.
Nella 125 la pole è andata a Julian Simon
(Aprilia) che ha avuto la meglio su
il compagno di squadra Bradley Smith.
Ottima sesta posizione per Dominique
Aegerter (Derbi) che ha così dimostrato,
come a Motegi, di esser in un
buon momento di forma. Per i colori elvetici
c’è inoltre da segnalare il ritorno
di Randy Krummenacher (Aprilia) che
è tornato tra i primi quindici. Lo zurighese
dell’Aprilia ha fatto segnare il tredicesimo
tempo.
Nella quarto di litro il miglior tempo è
stato fatto segnare da Alex Debon
(Aprilia) che ha preceduto Hector Barbera
(Aprilia ) e Marco simoncello (Gilera).
Una giornata da dimenticare per
Thomas Lüthi (Aprilia) che ha ottenuto
l’ottavo posto. A proposito della 250, la
Fia ha ufficializzato che la Moto2 verrà
introdotta nel 2010. m.m.
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IL CAFFÈ 3 maggio 2009
26 MOTORI
SERGIO FRASCHINA
Saalfelden. La maggior
parte dei costruttori applicano
una sigla ai loro
modelli più spinti e dal
carattere sportivo. Per
Ford questa sigla è “RS”.
Ma era da ormai sette anni che la
filiale europea del colosso americano
non lo proponeva più. Oggi
è invece cosa fatta, con un modello
che arriva a sfidare supersportive
come la VW Golf R32,
l’Audi S3, la Mitsubishi Lancer
Evo e la Subaru Impreza WRX STI.
Con un vantaggio però: un prezzo
inferiore 5’000 franchi e oltre. I
suoi dati non lasciano adito a
dubbi: il motore è il conosciuto,
ma ampiamente rivisto, 2’500
Tutti i costruttori
assegnano una
sigla ai modelli
sportivi; ora per
la casa Usa è “RS”
Duratec 5 cilindri turbo in grado
di erogare di 305 CV a 6500 giri e
con una coppia di 440 Nm a 2300
giri, coppia che resta costante
fino ai 4500 giri. Questo consente
alla RS di passare da 0 a 100 km/h
in 6secondi e di raggiungere una
velocità massima di 263 km/h. Il
cambio manuale è a sei rapporti,
gestito da una frizione rinforzata
mentre della precedente RS troviamo
il differenziale Quaife a
slittamento limitato. Totalmente
nuovo è invece il sistema di sospensioni
anteriori, a cui è affidato
il compito di gestire coppia
e potenza del propulsore evitando
i tipici comportamenti
delle trazioni anteriori. I pneumatici
sono dei Continental di
235/35/19, mentre per fermarsi ci
si affida a due dischi anteriori
ventilati da 336 mm e due posteriori
da 302 mm. L’estetica è,
come le prestazioni, senza compromessi.
Il posteriore è caratterizzato
da un ampio spoiler e dal
doppio scarico cromato, i passaruota
allargati ospitano cerchi in
lega da 19”, mentre l’anteriore è
dominato dall’ampia griglia di
raffreddamento e dalle due prese
d’aria sul cofano per l’estrazione
del calore. Gli interni sono ricchi
di particolari racing, dalla pedaliera
in alluminio all’inserto in
carbonio nella consolle centrale
ai sedili Recaro. La dotazione di
sicurezza prevede 6 airbag, gestione
elettronica grazie a ABS-
EBD e ESP-TCS e i fari allo xeno.
Per il comfort sono presenti il
clima bi-zona, radio Sony e vetri
posteriori oscurati. Provata prima
sulla pista del “Sicherheitszentrum”
austriaco di Saalfelden e
poi sulle strade della regione del
Pinzgau, questa nuova RS si è dimostrata
non solo estremamente
potente e elastica ma anche
molto sicura, con un assetto sempre
facilmente controllabile e una
eccellente frenata. Unico piccolo
neo: malgrado il differenziale a
slittamento limitato, forti accelerazioni
si riportano nel volante.
Ma è questione di abitudine:
come in tutte le vetture con molta
potenza occorre trattare l’acceleratore
con rispetto e tenere ben
saldo il volante in mano. Il prezzo
base è di 51’900 franchi.
Una nuova Ford sportiva
scattante
e
IMPRESSIONI
D I G U I D A
Citroën multifunzionale di straordinaria praticità
Dopo più di due lustri di onorato
servizio, con oltre 1 milione
di esemplari venduti, il
pratico Berlingo della Citroën è stato
completamente rinnovato lo scorso
anno. Recentemente abbiamo
avuto occasione di sottoporre la versione
HDi, dotata di turbodiesel, a
una prova su strada. La prima cosa
che colpisce, oltre ad un design
molto moderno e accattivante che
segue il nuovo corso dello stile Citroën,
è il maggior spazio disponibile
rispetto alla precedente versione.
Il nuovo Berlingo è più lungo
di 24 cm (4.38 metri), mentre è più
largo di 8, oltre a vantare un passo di
3.5 cm più lungo, grazie alla piattaforma
derivata da quella della C4 Picasso.
Questa nuova architettura si
traduce in un bagagliaio di 675 litri
che possono addirittura arrivare a
3’000 se viene rimossa la seconda
fila di sedili, con una lunghezza del
piano pari a 2 metri. Per caricare oggetti
ancor più lunghi, si può però
anche reclinare in avanti lo schienale
del passeggero anteriore. Al bagagliaio
si può accedere senza aprire
Dopo due lustri il
pratico Berlingo è
stato rinnovato
completamente il portellone posteriore,
ma sollevando il lunotto.
Nell’abitacolo sono numerosi i vani
portaoggetti, come quello sopra i
passeggeri anteriori da 12.5 litri oltre
ai due compartimenti rimovibili
al centro delle due file di sedili, sotto
i quali ci sono altri due comparti da
senza
compromessi
Un’auto dinamica
e potente dopo sette anni
sfida i “big” del settore
8.5 litri. Per le piccole esigenze quotidiane,
invece, ci sono sparsi qua e
là un mare di vani portaoggetti. Tra
questi ultimi merita un cenno il cosiddetto
Modutop, che arreda la
parte interna del tetto con ripiani e
cassettini vari. In alternativa, lo spazio
in altezza si può sfruttare anche
con barre orizzontali che permettono
“soppalcare” l’abitacolo e di
trasportare sopra la testa dei passeggeri
oggetti lunghi fino 2 metri,
come per esempio sci. Un plauso va
al nuovo motore HDi di 1.6 litri, che
vanta un sistema di iniezione di seconda
generazione e un turbo a geometria
variabile in grado di assicurare
una potente coppia già da 1250
giri, abbinato a un cambio a 5 rapporti.
Insomma, una vettura multifunzioni
di straordinaria praticità e
dal prezzo interessante. s.f.
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La sportiva
Ibiza e León Cupra
sempre “informali”
SEAT sarà una delle grandi protagoniste
dell’imminente “Salón Internacional
del Automóvil de Barcelona”,
in calendario dal 9 al 17
maggio. La marca spagnola presenterà
infatti in anteprima mondiale
due dei suoi più sportivi modelli:
da un canto la nuova Ibiza
FR, modello che coniuga design e
carattere dinamico ad elevate prestazioni;
dall’altro la nuova León
CUPRA 2009, compatta caratterizzata
da un’estetica ancora più
muscolosa e da importanti modifiche
esterne e interne.
L’alta gamma
La Opel ti Insigna
a montare i cavalli
DOPO la versione familiare
Sports Tourer, arriva anche la
OPC, con un’iniezione di cavalli
(325) e un V6 di 2.8 litri ritoccato
dalla divisione sportiva di Rüsselsheim,
abbinato a un cambio
manuale a sei rapporti. La velocità
massima è di 250 km/h limitati
elettronicamente, mentre
l’accelerazione da 0 a 100 avviene
in 6 secondi. L’Insignia OPC
adotta la trazione integrale e ha
subito notevoli aggiornamenti al
telaio e alle sospensioni, allo
sterzo e all’impianto frenante.
LA SCHEDA
CITROEN Berlingo 1.6 HDi
Motore 4 cilindri turbodiesel
Cilindrata (ccm) 1560
Cambio manuale a 5 rapporti
CV 110 a 4000 giri
Coppia max 260 a 1750 giri
Velocità massima 173 (casa)
Consumi (l/100 km) 8.1 (test)
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Nel 2009 copertine dell’artista Agnese Z’graggen
RISTORAZIONE E ALBERGHERIA
Pagina a cura di
GastroSuisse e GastroTicino
USI e Merlot su TicinoVino Wein
’edizione primaverile di TicinoVino Wein, rivista trimestrale dedi-
L cata alla cultura enologica e gastronomica del Cantone, apre
con i due studi commissionati all’Università della Svizzera italiana
dal settore vitivinicolo e prosegue con le visite alle cantine: spazio
all’attività della ditta Corti di Balerna e a due “piccole” produzioni
(Ramelli di Gudo, specializzato anche nella creazione di barbatelle,
e Favini di Salorino, già premiato, nonostante la giovane
età, al concorso nazionale svizzero). Si parla anche di Corrado
Barenco, ex cronista parlamentare da Berna (questa volta nelle vesti
di distillatore) e di produzioni gastronomiche quali il formaggio
stagionato in grotta, l’aceto di lamponi, i cereali, gli asparagi. Ricette,
interviste, abbinamenti cibo-vino, oltre alle news e all’invito
a visitare il territorio, con incursioni sul Generoso, in Onsernone e
nel Luganese, completano il sommario. La rivista, edita da Rezzonico
a Locarno, è in italiano e tedesco, e ampiamente illustrata. Le
copertine 2009 sono opera dell’artista Agnese Z’graggen.
“Ti.or”, ecco i gioielli dell’orto ticinese
Il nuovo marchio commerciale FOFT garantisce origine e qualità alle verdure
La Federazione Orto-Frutticola
Ticinese (FOFT) ha deciso di
varare due progetti, fondamentali
per il proprio futuro. Da una
parte la costruzione di una modernissima
centrale di distribuzione
che entrerà in funzione tra poche
settimane, e dall’altra il lancio di
una nuova immagine che diffonda
a 360° il valore aggiunto e la
qualità delle verdure ticinesi. Oggi
ci concentriamo sul nuovo logo
“ti.or, marchio con il quale la
FOFT e i propri partner, commercializzeranno
la verdura ticinese
di qualità. “ti.or” intende rafforzerà
inoltre il contatto tra la produzione,
consumatori e ristorazione:
scegliendo un prodotto “ti.or” si
avrà la sicurezza di trovare un ortaggio
di qualità, sano e genuino.
“ti.or” racchiude in quattro lettere
tutto il patrimonio di valori, tradizioni,
lavoro, passione, sapori,
profumi, genuinità e freschezza,
che rende unico e prezioso l’orto
ticinese. “ti.or” ha il pregio di legare
in modo indissolubile, il prodotto
al proprio territorio, aggiungendo
proprio alle nostre
verdure una connotazione positiva
data dal gioco di sensazioni
che porta il consumatore a pensare
all’oro.
Nel nuovo logotipo “ti.or” - elaborato
da Giovanni Sciucchetti
della Key Design di Cadenazzo -
è evidente il riferimento al Ticino:
nell’acronimo “ti” e nella scelta
dei colori. Il primo messaggio che
emerge osservando il marchio sugli
imballaggi o sui prodotti, è
che la verdura in oggetto è “ticinese”.
Il richiamo al Ticino, caratterizzerà
maggiormente la provenienza
delle nostre verdure sul
mercato della Svizzera interna,
dove il nostro Cantone ha un’immagine
positiva per quanto riguarda
il clima, il territorio, l’accoglienza
la simpatia.
La seconda parte del marchio
Il direttore
Paolo Bassetti
e il presidente
Carlo Belossi
con il nuovo
marchio
Disponibile “Utile Attesa” con la Tipografia Bassi
Il sottopiatto allena la mente
l comune “sottopiatto” di carta
Iutilizzato in pizzerie e ristoranti
cambia formula. La nuova versione
“Utile Attesa” ospita alcuni
“giochi per la mente”: quiz, rebus,
rompicapi di nuova concezione
richiamano l’attenzione del
cliente sul foglio stesso, valorizzando
la visibilità degli inserzionisti
e permettono al commensale di
ingannare l’attesa in modo utile e
divertente. Al centro del sottopiatto
vi è uno spazio “allena-mente”
che ospita esercizi di abilità mentale
e visiva studiati anche per favorire
l’interazione e la sfida tra i
mette in evidenza in modo forte
“or”. “or” come “orto”, ma anche
“or” come “oro”. Oro, innanzitutto
come sinonimo di “prezioso”:
gli ortaggi sono quindi paragonati
ai gioielli. E qui ancora torna il
sentimento della passione, del calore,
della positività. I gioielli di
una boutique (che alla fine 5non
è altro che l’orto ticinese) dove
chiunque può entrare con la certezza
di trovare prodotti di qualità
a prezzi concorrenziali. Inoltre,
commensali. I giochi sono studiati
da un esperto di “esercizi per la
mente”: il consulente Roberto Provana,
inventore dell’Eudoku, la
versione a colori del celebre Sudoku,
presentato a Locarno 3 anni
fa all’Ospedale regionale La
Carità, promosso dalla multinazionale
3M. Il copyright e la produzione
del sottopiatto “Utile Attesa”
rappresentano una esclusiva
della Tipografia Bassi di Locarno,
alla quale possono essere richiesti
gratuitamente dai ristoranti interessati
(0917516171, info@bassi-tbl.ch).
“oro” e gioielli, conducono, quindi,
in modo quasi automatico, a
considerare l’elemento della “qualità”.
Proprio la qualità, infatti, è
da sempre un elemento cardine
della filosofica produttiva degli associati
alla FOFT. Qualità che poi
è discriminante assoluta, nelle decisioni
dei grandi distributori; una
qualità che deve essere prerogativa
non solo dei prodotti, ma anche
dei servizi logistici e di marketing.
Ecco dunque ancora una conferma
della necessità di realizzare
la centrale di distribuzione e di varare
un’immagine moderna e nel
contempo rassicurante.
Terzo elemento caratterizzante il
nuovo marchio è il “.”, il “punto”,
che graficamente sarà rappresentato
da un pomodoro. Il punto-pomodoro,
qui, sta a significare la
centralità, l’assieme, l’indissolubile
legame tra territorio e prodotto. e
la volontà della FOFT di essere il
“punto di riferimento” per chi sceglie
la verdura. Il “punto” simboleggia
anche un elemento di centralità:
la nuova centrale di distribuzione.
Una struttura moderna
che unisce i produttori, centralizza,
consegna e lavora il prodotto;
prodotto che è quindi al centro del
Cantone e nel cuore della produzione.
La qualità del prodotto “ti”
passa dunque per la centrale di distribuzione
e il consumatore lì ritrova
la verdura “or” di qualità.
a.p.
Iscrivetevi al nuovo progetto per valorizzare ristoranti e prodotti tipici con gadget informativi e promozione
Tutti i sapori del Ticino a tavola in un unico “brand”
Sapori del Ticino in tavola è un progetto
che nasce su iniziativa della Conferenza
agroalimentare del Cantone Ticino, con
la collaborazione di Gastro Ticino, con l’intento
di rafforzare il coinvolgimento dei ristoratori
nella valorizzazione dei prodotti tipici.
Gli obiettivi che si prefigge il progetto sono
quelli di favorire l’incremento generalizzato
sul consumatore della conoscenza dei prodotti
tipici attraverso la valorizzazione della
loro applicazione nella gastronomia e di
promuovere il coinvolgimento attivo dei produttori
nella diffusione della conoscenza dei
prodotti propri presso i ristoratori.
Il ristoratore parte del progetto riceve una se-
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GASTROTICINO - Via Gemmo 11 - 6900 Lugano
Tel. 091 961 83 11 - Fax 091 961 83 25 - www.gastroticino.ch
È chiesto un contributo di fr. 100.- (iva esclusa) per i soci,
e fr. 200.- (iva esclusa) per i non soci, per quattro apparizioni.
OFFERTE SCRITTE CON INDICAZIONE DELLA CIFRA
NON SONO DATE INFORMAZIONI TELEFONICHE
rie di supporti e gadget per visibilizzare all’interno
del proprio esercizio: adesivo per
ingresso; targa; pergamena con decalogo
sottoscritto; prospetto promozionale; guida. I
ristoratori parte del progetto riceveranno
inoltre newsletter elettroniche annue di informazione
sui prodotti agroalimentari ticinesi.
Per quanto riguarda la promozione nei confronti
del consumatore si procederà attraverso:la
costante diffusione e informazione attraverso
i media, sia generalisti che specializzati;
l’attivazione e l’aggiornamento costante
dell’informazione attraverso diversi
portali internet del settore (www.ticino.ch;
www.ristoranti.ch, la stampa di una guida
(bilingue italiano-tedesco, tiratura: 25’000
copie minimo) ai prodotti tipici del nostro territorio,
comprendente l’elencazione dei ristoranti
aderenti e dei rivenditori e distributori
di prodotti agroalimentari ticinesi; la promozione
durante le numerose attività divulgative
finanziate e coordinate dalla Conferenza
agroalimentare del Cantone Ticino, si sul territorio
cantonale che al di fuori dei confini
dello stesso.
I ristoratori interessati a partecipare al progetto
sono pregati di contattare al più presto
(ultimi giorni) l’Ufficio stampa di GastroTicino
(Alessandro Pesce, 091-961.83.11; alessandro.pesce@sunrise.ch).
SEI SOCIO? RISPARMI TEMPO E DENARO E HAI PIÙ SERVIZI.
DIVENTARE SOCI CONVIENE !!
L’unione fa la forza!
La tua iscrizione in qualità di socio rafforzerà ulteriormente la
nostra Federazione e ci aiuterà a difendere maggiormente i
tuoi diritti.
Vantaggi economici e meno burocrazia!
Se sei socio hai la possibilità di conteggiare con la nostra
Cassa di compensazione AVS GastroSuisse. Con un unico
rendiconto vengono conteggiate AVS, disoccupazione, assegni
familiari, assicurazione malattia e assicurazione infortuni.
La richiesta di pagamento di questi contributi è posticipata alla
fine del trimestre senza interessi. Chi è socio, inoltre, può
beneficiare anche di vantaggi, come previsto dalla nostra
Cassa Pensione GastroSuisse.
Una comunicazione di successo!
GastroTicino si è dotata di un Ufficio Stampa & PR per una
comunicazione efficace e tempestiva. Anche i soci, secondo
determinate modalità, hanno la possibilità di far capo a un
servizio oggi indispensabile, che può curare anche eventi e
fornire consulenze in diversi ambiti.
Gratis su internet
Se sei socio sarai inserito gratuitamente nel primo motore di
ricerca completo degli esercizi pubblici ticinesi, sul sito di TicinoTurismo
(www.ticino.ch), e su www.ristoranti.ch. Notizie
su GastroTicino e la vostra professione anche su www.gastroticino.ch.
Consulenza giuridica
Per i problemi di ordinaria amministrazione, il socio ha diritto
a una consulenza giuridica gratuita sulla Legge esercizi pubblici,
contratto collettivo di lavoro e altri contratti, risparmiando
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Marco Garbani (091-961.83.11 oppure inviare mail a info@gastroticino.ch).
Corsi di perfezionamento
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modici - aiuta a soddisfare meglio le sempre crescenti
esigenze della clientela. Avete richieste, idee o suggerimenti?
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De Sena (091-961.83.11).
Agenda News
ULTIMI GIORNI PER ISCRIZIONI… DI GUSTO
La Settimana del Gusto tornerà quest’anno
dal 17 al 27 settembre. Gli esercenti che fossero
interessati a organizzare un evento durante
la Settimana del Gusto
sono invitati a proporlo
al più presto, contattando
Alessandro Pesce, all’Ufficio
stampa di GastroTicino,
telefonando al numero
091-961.83.11 oppure
inviando un mail ad alessandro.pesce@sunrise.ch.
Per i ristoratori, l’iniziativa
rappresenta un’occasione
per farsi conoscere e
coinvolgere nuova clientela.
I ristoranti saranno promossi sui
media e su una guida che sarà distribuita in
tutta la Svizzera.
L’abuso di alcol
ISCRIZIONI:
GastroTicino - Casella postale 70
6903 Lugano
091 961 83 11
presenta:
SCEF 045
Obiettivi fornire ai partecipanti informazioni
concernenti la problematica delle
dipendenze nella nostra società, in
particolare sul consumo abusivo di alcol
Programma durante il corso vengono trattati due aspetti
principali concernenti il problema del
consumo di alcol: consumo giovanile di alcol
e strumenti per la protezione della gioventù.
Suggerimenti su come comportarsi di fronte
a situazioni di abuso
Insegnante Pelin Kandemir Bordoli, Vincenza Guarnaccia
Radix Svizzera Italiana, prevenzione delle
dipendenze e promozione della salute
Date lunedì 4 maggio 2009, 14.30-17.30
Costo CHF 50.00
Corso di sicurezza “PECOS”
Obiettivi ottenere il certificato di persona di contatto
in materia di sicurezza
Programma soluzione settoriale in materia di sicurezza
per esercenti e albergatori, come applicare
la sicurezza nel proprio esercizio, apprendere
le direttive, garantire la sicurezza sul posto
di lavoro
Insegnante Ing. Sergio Marchetti
Date venerdì 8 maggio 2009,
08.30-12.00 e 13.30-16.00
Costo CHF 290.00 soci / CHF 330.00 non soci
(CHF 50.00 manuale sulla sicurezza)
Attestato certificato di PECOS
Igiene e sicurezza alimentare
Obiettivi capire e conoscere i requisiti minimi di legge
riguardanti l’igiene, la buona prassi di
preparazione degli alimenti (BPF) e l’analisi
di rischi e pericoli che possono insorgere
nella catena di preparazione delle pietanze
(HACCP e Manuale di Autocontrollo) al fine di
garantire la qualità e la sicurezza degli
alimenti preparati e ridurre il rischio di
possibili intossicazioni. Illustrare in maniera
pratica le problematiche più frequenti in fatto
di igiene e sicurezza degli alimenti negli
esercizi pubblici e indicare come risolverle
nel modo più semplice
Programma perché sempre più igiene, i batteri, i modi
di contaminazione, le malattie veicolate da
alimenti, alimenti a rischio, l’igiene personale,
la buona pratica di preparazione, manuale
autocontrollo; perché la legge lo richiede
Insegnante Beatrice Fasana Arnaboldi, dipl. Ing. Lm
ETHZ e Fabio Domeniconi, docente Scuola
Esercenti
Date lunedì 11 maggio 2009,
Refresh: 12 maggio 2009 (solo pomeriggio)
Orari 8.30-12.00 e 13.30-16.00
Costo CHF 200.00 soci/CHF 250.00 non soci
Refresh: CHF 100.00 soci/
CHF 150.00 non soci
Media
I soci ricevono gratuitamente per sé e per i propri clienti, il
settimanale "Il Caffè della Domenica" e la rivista “Ristora Magazine”.
A questo proposito segnalateci iniziative, notizie e
curiosità. I soci possono contattare l’Ufficio stampa per prendere
un appuntamento sia per l’iscrizione gratuita ai siti internet
che per un articolo su Il Caffè.
Materiale per i soci
Il segretariato di GastroTicino invierà ai soci che ne faranno
richiesta, contratti di lavoro, listini prezzi, buste paga e altro
materiale a prezzo modico.
GastroTicino, Segretariato Via Gemmo 11, 6900 Lugano
Telefono 0041-91-961.83.11
Fax 0041-91-961.83.25
E-mail info@gastroticino.ch
Orari di apertura:
Lunedì-venerdì: 8.00-12.00 13.00-17.00
chiuso martedì e giovedì pomeriggio

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M9 2 8HEC5CDCH@

3 maggio 2009 IL CAFFÈ
LEI&LUI
PATRIZIA GUENZI
CLEMENTE MAZZETTA
La politica spettacolo, quella che
scommette tutto sulla (bella) presenza,
che punta sull’audience, che si
avvale dei media, della tv in particolare,
con Silvio Berlusconi, che guarda
più alle forme delle candidate, che
alla loro formazione, ha fatto un nuovo deciso
passo avanti: il “velinismo”. Ovvero le candidate
giovani e carine, che sfondano prima in tv e poi
in politica sostanzialmente per l’aspetto. Come
Mara Carfagna, la top model diventata ministro
del suo gabinetto. Attenti però ad un’esecrazione
superficiale. “Stiano semplicemente assistendo
alla radicalizzazione di un fenomeno,
presente in alcuni paesi più di altri, che mutua
modalità, logiche, schemi e visibilità proprio
del mondo dello spettacolo, dello sport, della
musica, e li trasferisce pari pari in quello della
politica”, sottolinea Oscar Mazzoleni, direttore
dell’Osservatorio della vita politica.
QUESTA SETTIMANA SU WWW.CAFFE.CH
Post scriptum
Video commento
sul fatto del giorno
Intervallo
I fatti riletti con
un pizzico di ironia
Sesso e amore
La sessuologa
risponde ai lettori
Qua la zampa
Risposte e consigli
del veterinario
È politica,
bellezza
Show girl e attricette per attrarre elettori.
Così la donna rischia
di tornare elemento ornamentale
Primo Piano
Intervista videu Facebook
a Davide Gai
Citofonare a...
Le risposte degli esperti
al web pulsante del Caffè
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www.caffe.ch
Qua la zampa
Il veterinario
del Caffè,
Stefano Boltri,
risponde
online alle
domande
dei lettori
PER COMINCIARE
IL REGALO PIÙ BELLO? TANTA PAZIENZA
La trovata, diciamo così, non è
poi ‘sto granché di rivoluzionario.
Una signora non più
giovanissima, del North Caroline,
piacente, stile borghese, dopo aver
letto la Bibbia, ha deciso cosa regalare
al quarantesimo compleanno
del suo consorte. In sostanza, ha
preso alla lettera le parole di Paolo
ai Galati che recita “…il frutto dello
spirito è l’amore, la gioia, la pace,
la pazienza”. Così, per 365 giorni,
gli ha concesso altrettanti incontri
amorosi.
Giustamente, c’è chi s’è chiesto se
LIDIA RAVERA
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Lui
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Da tre giorni in Italia non si parla
d’altro. Berlusconi, anni 72 , due
volte coniugato, padre di 5 figli e
nonno di un tot di nipotini, ha
messo insieme una lista elettorale
per i rappresentanti del nostro
Paese (e del suo partito) presso l’Unione Europea,
spigolando fra gli spogliatoi di quel magico
“altrove” che è il grande circo della televisione
commerciale. Ha inserito, in posizioni preminenti,
giovani donne dall’aspetto fulgido quanto
standardizzato: tettone, vitini, culetti da premio.
Una era una letterina, un’altra una letteronza
(sembra un insulto ma non credo che lo sia, a
volte certe sfumature ci sfuggono) , una era un’
attricetta, una era una finalsita al concorso di
Miss Puglia , una era carina e scartata da “Il
Grande Fratello” (ma in Italia, se non ti recicla
un reality c’è sempre un Parlamento pronto ad
accoglierti) e un’altra aveva fatto “Elisa di Rivombrosa”
(celebre fiction in costume).
segue a pagina 30 segue a pagina 31
di PATRIZIA GUENZI
davvero si sia trattato di un regalo.
Che dire? La protagonista ne è più
che convinta, tanto da averne fatto
pure un libro, “365 Nights. A memori
of Intimacy”. Forse per mettere
nero su bianco, diciamo così…
le performances coniugali. Ma
l’autrice è entusiasta. Ora il marito
è molto più attento a lei, più consapevole.
Inoltre, si sente realizzato
e lei più giovane. Piccolo particolare:
a lui non è mai stata data la
parola. Ci sa tanto che sia andato a
rileggersi le parole di Paolo e preso
alla lettera l’ultima: la pazienza.

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BARBARA MATERA
Ex valletta televisiva e aspirante Miss
Italia è in corsa alle Europee col Pdl
PATRIZIA GUENZI
CLEMENTE MAZZETTA
La politica spettacolo,
quella che scommette
tutto sulla (bella) presenza,
che punta sull’audience,
che si avvale
dei media, della tv
in particolare, con Silvio Berlusconi,
che guarda più alle forme
delle candidate, che alla loro formazione,
ha fatto un nuovo deciso
passo avanti: il “velinismo”.
Ovvero le candidate giovani e carine,
che sfondano prima in tv e
poi in politica sostanzialmente
per l’aspetto. Come Mara Carfagna,
la top model diventata ministro
del suo gabinetto. Attenti
però ad un’esecrazione superficiale.
“Stiano semplicemente assistendo
alla radicalizzazione di
un fenomeno, presente in alcuni
paesi più di altri, che mutua modalità,
logiche, schemi e visibilità
proprie del mondo dello spettacolo,
dello sport, della musica, e
li trasferisce pari pari in quello
della politica”, sottolinea Oscar
Mazzoleni, direttore dell’Osservatorio
della vita politica.
“È un meccanismo per cui concetti
di bello/ brutto, accettabile
/non accettabile dello star system
sono applicati al sistema
politico. C’è un utilizzo e una valorizzazione
della sfera privata,
del corpo - femminile ma anche
maschile -, basti pensare alle immagini
di Obama in costume da
bagno, pubblicate dai maggiori
quotidiani solo poco tempo fa,
come mezzo per raccontare un
politico. Per farlo accettare a più
larghi strati di popolazione, per
imporlo, per legittimarlo”.
Tutto è politica. Ironia della
sorte, come dicevano i contestatori
del ’68: anche il privato è politica.
O parafrasando lo scrittore
Mc Luhan: nel villaggio globale
“l’immagine è il messaggio”. “Il
privato, ovvero come l’uomo politico
vive, come veste, ma anche
cosa mangia – aggiunge Mazzoleni
ricordando Obama fotografato
in un fast food – diventa un
messaggio che ne rafforza l’immagine:
serve per dimostrare
che, nelle sue abitudini è un cittadino
come tutti gli altri. Un’immagine
che si gioca all’interno di
filtri massmediatici e popolari,
un’interazione composita fra
media e politici”.
Insomma non si inventa nulla, si
porta solo alle estreme conseguenze
un meccanismo consolidato.
“Berlusconi che fa? In questo
caso trasporta gli schemi, il
modo con cui la donna è vista
nel mondo dello spettacolo, della
moda, in quello della politica
come se queste stesse caratteristiche
facessero di per sé un
buon politico”.
Ma il “velinismo” di Berlusconi
SALA
D’ATTESA
L’INCHIESTA
Le liste di Berlusconi per le Europee
rilanciano la polemica sulle istituzioni
trasformate in gossip e spettacolo
LARA COMI
Candidata da Silvio Berlusconi la
bocconionana con tesi sul Milan A.c.
È la politica,
bellezza!
Show girl e attricette per attrarre
elettori. Così la donna rischia
di tornare elemento ornamentale
rilancia anche uno stereotipo
femminile che vede le donne solo
come “bella presenza”, e che lascia
agli uomini il potere vero di
decidere e comandare. “Indubbiamente
veicolare questo tipo
d’immagine sottintende un criterio
di valore, esprime il concetto
di come la donna deve presentarsi
in politica - conclude Mazzoleni
-. Ovvero, è più importante
la bella presenza che un solido
curriculum politico. Cosa
che ha provocato quel corto circuito
nel dibattito politico in italia”.
E che in Ticino, nel campo
delle donne in politica, ha suscitato
una profonda avversione.
Chiedere a una bella ragazza
come Greta Gysin – giovane
esponente in Gran Consiglio
dei Verdi, studentessa in
scienze politiche all’università di
Zurigo - quanto conti l’aspetto fisico
in politica è scontato. È una
sincera lei, e senza problemi ammette
che sì, aiuta eccome. “Sarebbe
naïf sostenere il contrario.
Ma così è in ogni ambito, non
solo in politica”.
Un bel vantaggio, quindi, partire,
come lei, con un viso e un fisico
piacevoli?
“Non lo nego. Ma poi devi dimostrare
di saper lavorare, indipendentemente
dal tuo aspetto estetico”.
Che però conta. Oggi più di
ieri…
“Una volta c’era un altro tipo di
attenzione, di mediatizzazione.
Oggi, ad esempio la tv gioca un
ruolo determinante nel focaliz-
“Purtroppo se la politica diventa
spettacolo non può che andare
incontro a queste situazioni che
nuociono alla stessa politica”, fa
presente Olga Cippà, presidente
dell’Associazione donne del Plrt.
“Si tratta di un passo indietro non
solo nell’ambito della parità
uomo donna, ma della politica
nel suo insieme dove debbono
contare le belle teste più che i bei
corpi”, chiarisce Monica Duca
Widmer (deputata Ppd), già presidente
del parlamento. Non
solo. “Questo uso del corpo femminile
in politica, dimostra poco
rispetto per quelle donne che
hanno fatto carriera con le pro-
“Essere carine
aiuta all’inizio,
poi si sgomita!”
GIOVANI
E CARINE
Greta Gysin
(sopra), 25 anni,
granconsigliere
dei Verdi,
studentessa
in scienze della
comunicazione
e il deputato udc
al Nazionale,
Natalie Rickly
LICIA RONZULLI
Infermiera anestesista, ha assistito
Berlusconi dopo un lifting.
prie capacità e il proprio lavoro –
incalza Maristella Polli (deputata
Plrt) -: tutto ciò è avvilente!”. Per
Anna Biscossa, già presidente del
Ps, “Promuovere le donne in politica
serve per cambiare, ma non
devono avere solo il merito di es-
zare l’attenzione solo lì, sull’esteriorità
principalmente e poco sui
valori di una persona”.
Uno che cavalca molto bene
quest’onda è Silvio Berlusconi:
convinto che le curve facciano
pigliare più voti. Una mossa intelligente?
“Non direi. Non puoi puntare
tutto solo sulla bellezza. Mentre il
premier italiano sembra incurante
di soggetti forse meno dotati
fisicamente ma sicuramente
con più numeri”.
Così la politica si svuota di signi-
sere carine. Altrimenti si rischia
l’affossamento della politica proprio
attraverso le donne, che invece
si vogliono promuovere”.
Roberta Pantani, della Lega, si ribella
a questo criterio, doppiamente
discriminatorio: “Alle
ficato, si svilisce. O no?
“Passa un messaggio completamente
bagliato”.
E la donna diventa, anche in politica,
un oggetto…
“Infatti. Un po’ come fece, anni
fa, Bignasca proponendo Sandy
Balestra, ovvero puntando su
tutto fuorché sulle abilità politiche”.
Tuttavia, non si può nemmeno
penalizzare una donna e sbarrarle
la strada perché è carina?
“Certo che no, darle comunque
l’opportunità di dimostrare le sue
capacità”.
E se riesce, come c’è riuscita lei,
in seguito la strada è tutta in discesa?
“Mica tanto. La penalizzazione
arriva dopo. Sei giovane e carina
ma capisci poco è, in sostanza, il
pensiero di molti. Ecco perché
ora mi tocca sgomitare di più”.
p.g.
donne che si occupano di politica
non dovrebbe venir ‘richiesta’
anche la bellezza. Certo l’impatto
di una bella donna è notevole:
si può essere eletta per le
qualità estetiche. Ma sono convinta
che durerebbe poco, se poi
Il caso/1 Greta Gysin, giovane esponente in gran Consiglio dei Verdi, racconta il suo esordio in politica. “Ma una chance anche ad una di bell’aspetto va data”
Attento Ferdi
Francesca bella e furba
ECCOLO lì, schiaffato sulla copertina
di DiPiù: Ferdi Berisa (22), vincitore
del Grande Fratello 9: “Ora voglio la
felicità con Francesca e la laurea in
medicina”, dice. Il ragazzo di origine
rom, che ha sempre parlato del suo
triste passato, nella casa ha trovato
anche l’amore: Francesca Fioretti
(23). Bella e furba, quest’ultima, visto
che, anche se entrata in ritardo nel
gioco, ha centrato bene il concorrente
vincitore. E ora, pure lei, potrà godersi
i 300mila euro della vittoria.
elaborazione cer
Lo sapevate che
il seno della D’Urso...
“HO 51 ANNI e sono come
mamma mi ha fatta”. L’importante
rivelazione (öhhhh) è di Barbara
D’Urso che affida a Gente le sue
considerazioni su una particolare
parte del suo corpo: il seno. “È difficile
da credere, ma il mio seno è
tutto vero. Quasi un miracolo: sta
su di natura”, ci spiega. Presente in
tv con “Lo show dei record”, la frivola
presentatrice non trascura
nemmeno i particolari: “Si muove,
non è statico”.
Anna Falchi pentita
ricusa l’unica sua dote
ANCHE Anna Falchi (37) ha accettato
di posare senza un filo di
trucco - così come, su una celebre
rivista francese, hanno fatto alcune
delle donne più belle del mondo -
sulla copertina di Chi. Questa volta
è un pochino più vestita. Si racconta
“senza veli”, in compenso.
Ringrazia l’ex marito Ri cucci “ha
tutelato la nostra privacy” e ammette:
“Sono dovuta ripartire da
zero”. E ancora: “Proteggo la mia
pelle non prendo sole da 9 anni”.

Le protagoniste
dietro non c’è sostanza”.
Analogamente Pelin Kandemir
Bordoli, deputata Ps: “La bellezza
è importante. Ma l’elettorato
vuole progetti, riposte, contenuti,
sostanza non si accontenta
dell’aspetto gradevole”. Concetto
Natalie Rickli, 33 anni,
già da quasi un decennio
in politica, è sorpresa
dalle domande sulla relazione
tra politica e aspetto
fisico. E le giudica quasi incomprensibile
Giovane e carina. Pensa che
queste caratteristiche l’abbiano
aiutata, almeno all’inizio
della sua carriera politica?
Non direi, non penso che la
bellezza sia un criterio su cui i
cittadini fannno affidamento
quando scelgono un candidato.
Prima di venire eletta in
Consiglio nazionale sono
stata cinque anni in consiglio
comunale a Winterthur. Ma mi
hanno votata per le mie idee,
non per il mio aspetto.
Non pensa che però, qualche
elettore, possa essere attirato
anche dall’ aspetto gradevole
di un candidato?
condiviso anche da Silvia Torricelli,
candidata leghista nel 2008
per il governo: “L’aspetto fisico
aiuta, ma non dev’essere determinante.
Può essere un valore
aggiunto, ma poi ci vuole la sostanza.
Certo, è difficile abbattere
“Quello che conta
sono le vere capacità”
Mah, può darsi, ma non penso
sia queolo che spinge a votare
una determinata persona. In
ogni caso questo potrebbe valere
anche per gli uomini. Per-
ché, almeno mi par di capire,
tutto questo discorso viene
sempre e solo fatto in relazione
alla bellezza delle
donne. Ma non bisogna dimenticare
che ci sono anche
elettrici del gentil sesso.
il clichè bella e oca, ma non
escluderei una candidata a priori
solo perché è avvenente. Mettiamola
alla prova, invece, diamole
una chance”.
pguenzi@caffe.ch
cmazzetta@caffe.ch
Il caso/2 Per l’udc Natalie Rickli in politica essere belli non è un criterio di valutazione
Tutti concentrati solo ed
esclusivamente su proposte
politiche e progetti concreti?
Credo di sì. Non riesco a capire
come l’aspetto fisico
possa giocare un ruolo determinante
in politica. In parlamento
ci sono deputati e deputate
di aspetto gradevole,
ma sono lì solo grazie alle loro
idee e alla capacità di portarle
avanti. c.g.
QUA LA ZAMPA La domanda La risposta
web
NILDE IOTTI
Prima donna a presiedere
la Camera dei deputati in
Italia dal 1978 al 1992
HILLARY
CLINTON
Da avvocato
a first lady, a
candidata alla
Casa Bianca;
ora a fianco
di Obama
MICHELINE CALMY-REY
È stata la seconda donna,
dopo Ruth Dreifuss,
presidente della Svizzera
Su WWW.CAFFE.CH
è possibile inviare dei messaggi
al veterinario del Caffè
IRENE PIVETTI
Ex leghista, a 31 anni è
stata la più giovane
presidente di Montecitorio
MARGARET
THATCHER
L’ex Lady di
ferro ha
governato il
Regno
Unito con
polso fermo
EVELINE WIDMER-SCHLUMPF
Eletta consigliere federale
contro Christoph Blocher e
il suo stesso partito, l’Udc
Ho un cane pastore tedesco che
compie 10 anni il mese prossimo.
Osservo che è diventato molto
pigro, corre poco ed inizia a rinunciare
a salire in macchina (parliamo di 60
centimetri dal suolo…) Ho
l’impressione che gli faccia male l’anca
sinistra. Cosa posso fare? Ho visto che
in Scandinavia utilizzano uno spray al
cortisone quando gli “Husky”
zoppicano. Viene spruzzato con una
pompetta (tipo siringa) in bocca al
cane. Esiste qualcosa di simile da
utilizzare anche per il mio cane lupo?
ANGELA MERKEL
Da deputata della ex Ddr a
prima donna eletta a capo
del governo germanico
CRISTINA
KIRCHNER
Esclusa
Isabel
Perón,
primo
presidente
argentino
donna
eletto
DORIS LEUTHARD
Attuale ministro
dell’economia, ed ex
presidente nazionale Ppd
“Non penso che la fisicità sia un criterio su
cui i cittadini facciano affidamento quando
devono scegliere il loro candidato”
Purtroppo per i nostri amici, gli
anni scorrono molto rapidamente,
ed in genere noi “umani”
fatichiamo a comprendere questo problema
legato alla biologia.
Il cane pastore tedesco è tra le razze più
colpite da problemi a carico del treno
posteriore. Tali patologie colpiscono
soprattutto le articolazioni di anca e
ginocchio. Nel caso specifico, data l’età
del soggetto, la razza, ed in mancanza
La scrittrice
L’analisi di Lidia Ravera sul “Berlusconismo” e i nuovi scenari istituzionali
Ecco il Reality da Palazzo
con letterine e letteronze
a rappresentare gli elettori
PRIMO
PIANO
videointervista
a Lidia Ravera
su
www.caffe.ch
LIDIA RAVERA
Da tre giorni in Italia non si parla
d’altro. Berlusconi, anni 72 , due
volte coniugato, padre di 5 figli e
nonno di un tot di nipotini, ha messo insieme
una lista elettorale per i rappresentanti
del nostro Paese (e del suo partito)
presso l’Unione Europea, spigolando
fra gli spogliatoi di quel magico “altrove”
che è il grande circo della
televisione commerciale. Ha inserito, in
posizioni preminenti, giovani donne dall’aspetto
fulgido quanto standardizzato:
tettone, vitini, culetti da premio. Una era
una letterina, un’altra una letteronza
Una visione del
mondo che prevede
maschi alfa, con
contorno di femmine
zeta, bellone”
(sembra un insulto ma non credo che lo
sia, a volte certe sfumature ci sfuggono) ,
una era un’ attricetta, una era una finalsita
al concorso di Miss Puglia , una era
carina e scartata da “Il Grande Fratello”
(ma in Italia, se non ti recicla un reality
c’è sempre un Parlamento pronto ad accoglierti)
e un’altra aveva fatto “Elisa di
Rivombrosa” (celebre fiction in costume).
A noi (noi donne comuni) è sembrata
una iniziativa alquanto bizzarra: è
questa la presenza femminile nel mondo
della politica? Un drappello di disponibili
ben carrozzate? Non una intellettuale,
non una donna di pensiero o di
scienza? Come mai? Perché “l’importante
e essere giovani e belle” e il resto si
vedrà? Tutte le madri di figlie studiose
con un accenno di scoliosi da tavolino si
sono depresse: dunque la mia bambina
dottoranda in economia politica resterà
a fare la cameriera in un pub? E’ la politica,
bellezza hanno risposto gli “image
maker” del Partito della Licenza. La politica
oggi, la politica nel tempo dell’apparenza
e della visibilità, della bella presenza
e della totale disponibilità. Ci
siamo rimaste un po’ male,noi donne,
ma, come si dice a Roma, abbiamo “abbozzato”.
Tanto a rimanerci male siamo
di notizie più precise, sono propenso a
sospettare una patologia di tipo artrosico
a carico dell’articolazione dell’anca
che va a limitare in modo più o
meno evidente i normali movimenti
dell’animale. Prima di iniziare una terapia,
sarebbe opportuno effettuare
una visita con eventuale radiografia
per escludere la presenza di altre patologie.
Nel caso venisse confermata una
artrosi si deve impostare una terapia
IL CAFFÈ 3 maggio 2009
31
abituate. Chi invece non ha abbozzato
per niente, è Veronica Berlusconi, quella
che, se a suo marito riesce il colpaccio finale,
diventerà la nostra First Lady. Ha
detto, Veronica, quello che tutte abbiamo
pensato: che è uno sconcio, che
quelle signorine sono il divertimento
dell’imperatore, che sono ciarpame
senza pudore e che il suo caro marito
dovrebbe piantarla di andare alle feste di
compleanno delle starlette diciottenni
(tal Noemi, una che lo chiama “papi” ed
è figlia dell’ex-autista di Bettino Craxi)
dopo aver “mancato” i diciott’anni delle
sue figlie “pur essendo stato invitato”. Si
è scatenato un putiferio mediatico. Il
mio telefono bruciava, avrei potuto friggerci
un uovo, tante erano le richieste di
una mia opinione, da parte di quelli che
la saevano già. Allora, signora Ravera,
deve divorziare la signora Veronica? Ma
chi se ne frega! Vi pare normale che nel
bel mezzo di una crisi epocale i più importanti
quotidiani dedichino quattro
pagine al matrimonio di un anziano irriducibile
galletto e della sua giustamente
infastidita consorte cinquantenne?
Berlusconi incarna perfettamente
quell’interruzione dell’evoluzione
del maschio umano che va sotto il
nome di “macho” da bar sport. La sua visione
del mondo prevede maschi alfa,
ricchi e potenti, con contorno di femmine
“zeta”, bellone e subalterne. Naturalmente,
dopo la levata di scudi della
sua signora, ha ridotto a tre i “volti
nuovi” ed è disposto a giurare che hanno
una collezione di lauree conseguite nelle
più prestigiose università. Resta il fatto
che vengono dritte dritte dal retrobottega
della tivvù commerciale e che si
sono fatte notare per le misure dei loro
corpi e non per la vastità del loro pensiero.
O del loro impegno. Andranno a
Strasburgo? Andranno a Bruxelles?
di STEFANO BOLTRI stefano.boltri.doc@alice.it
L’artrosi colpisce soprattutto i “tedeschi”
medica adeguata. In genere, il cortisone
da lei citato è da escludere come
prima scelta perché i corticosteroidi
hanno effetti collaterali negativi se
usati per periodi prolungati.
Esistono in commercio molti farmaci
antinfiammatori che possono venire
usati per periodi prolungati, magari in
associazione a protettori della cartilagine
articolare che hanno anch’essi
proprietà antinfiammatorie.

Le protagoniste
dietro non c’è sostanza”.
Analogamente Pelin Kandemir
Bordoli, deputata Ps: “La bellezza
è importante. Ma l’elettorato
vuole progetti, riposte, contenuti,
sostanza non si accontenta
dell’aspetto gradevole”. Concetto
Natalie Rickli, 33 anni,
già da quasi un decennio
in politica, è sorpresa
dalle domande sulla relazione
tra politica e aspetto
fisico. E le giudica quasi incomprensibile
Giovane e carina. Pensa che
queste caratteristiche l’abbiano
aiutata, almeno all’inizio
della sua carriera politica?
Non direi, non penso che la
bellezza sia un criterio su cui i
cittadini fannno affidamento
quando scelgono un candidato.
Prima di venire eletta in
Consiglio nazionale sono
stata cinque anni in consiglio
comunale a Winterthur. Ma mi
hanno votata per le mie idee,
non per il mio aspetto.
Non pensa che però, qualche
elettore, possa essere attirato
anche dall’ aspetto gradevole
di un candidato?
condiviso anche da Silvia Torricelli,
candidata leghista nel 2008
per il governo: “L’aspetto fisico
aiuta, ma non dev’essere determinante.
Può essere un valore
aggiunto, ma poi ci vuole la sostanza.
Certo, è difficile abbattere
“Quello che conta
sono le vere capacità”
Mah, può darsi, ma non penso
sia queolo che spinge a votare
una determinata persona. In
ogni caso questo potrebbe valere
anche per gli uomini. Per-
ché, almeno mi par di capire,
tutto questo discorso viene
sempre e solo fatto in relazione
alla bellezza delle
donne. Ma non bisogna dimenticare
che ci sono anche
elettrici del gentil sesso.
il clichè bella e oca, ma non
escluderei una candidata a priori
solo perché è avvenente. Mettiamola
alla prova, invece, diamole
una chance”.
pguenzi@caffe.ch
cmazzetta@caffe.ch
Il caso/2 Per l’udc Natalie Rickli in politica essere belli non è un criterio di valutazione
Tutti concentrati solo ed
esclusivamente su proposte
politiche e progetti concreti?
Credo di sì. Non riesco a capire
come l’aspetto fisico
possa giocare un ruolo determinante
in politica. In parlamento
ci sono deputati e deputate
di aspetto gradevole,
ma sono lì solo grazie alle loro
idee e alla capacità di portarle
avanti. c.g.
QUA LA ZAMPA La domanda La risposta
web
NILDE IOTTI
Prima donna a presiedere
la Camera dei deputati in
Italia dal 1978 al 1992
HILLARY
CLINTON
Da avvocato
a first lady, a
candidata alla
Casa Bianca;
ora a fianco
di Obama
MICHELINE CALMY-REY
È stata la seconda donna,
dopo Ruth Dreifuss,
presidente della Svizzera
Su WWW.CAFFE.CH
è possibile inviare dei messaggi
al veterinario del Caffè
IRENE PIVETTI
Ex leghista, a 31 anni è
stata la più giovane
presidente di Montecitorio
MARGARET
THATCHER
L’ex Lady di
ferro ha
governato il
Regno
Unito con
polso fermo
EVELINE WIDMER-SCHLUMPF
Eletta consigliere federale
contro Christoph Blocher e
il suo stesso partito, l’Udc
Ho un cane pastore tedesco che
compie 10 anni il mese prossimo.
Osservo che è diventato molto
pigro, corre poco ed inizia a rinunciare
a salire in macchina (parliamo di 60
centimetri dal suolo…) Ho
l’impressione che gli faccia male l’anca
sinistra. Cosa posso fare? Ho visto che
in Scandinavia utilizzano uno spray al
cortisone quando gli “Husky”
zoppicano. Viene spruzzato con una
pompetta (tipo siringa) in bocca al
cane. Esiste qualcosa di simile da
utilizzare anche per il mio cane lupo?
ANGELA MERKEL
Da deputata della ex Ddr a
prima donna eletta a capo
del governo germanico
CRISTINA
KIRCHNER
Esclusa
Isabel
Perón,
primo
presidente
argentino
donna
eletto
DORIS LEUTHARD
Attuale ministro
dell’economia, ed ex
presidente nazionale Ppd
“Non penso che la fisicità sia un criterio su
cui i cittadini facciano affidamento quando
devono scegliere il loro candidato”
Purtroppo per i nostri amici, gli
anni scorrono molto rapidamente,
ed in genere noi “umani”
fatichiamo a comprendere questo problema
legato alla biologia.
Il cane pastore tedesco è tra le razze più
colpite da problemi a carico del treno
posteriore. Tali patologie colpiscono
soprattutto le articolazioni di anca e
ginocchio. Nel caso specifico, data l’età
del soggetto, la razza, ed in mancanza
La scrittrice
L’analisi di Lidia Ravera sul “Berlusconismo” e i nuovi scenari istituzionali
Ecco il Reality da Palazzo
con letterine e letteronze
a rappresentare gli elettori
PRIMO
PIANO
videointervista
a Lidia Ravera
su
www.caffe.ch
LIDIA RAVERA
Da tre giorni in Italia non si parla
d’altro. Berlusconi, anni 72 , due
volte coniugato, padre di 5 figli e
nonno di un tot di nipotini, ha messo insieme
una lista elettorale per i rappresentanti
del nostro Paese (e del suo partito)
presso l’Unione Europea, spigolando
fra gli spogliatoi di quel magico “altrove”
che è il grande circo della
televisione commerciale. Ha inserito, in
posizioni preminenti, giovani donne dall’aspetto
fulgido quanto standardizzato:
tettone, vitini, culetti da premio. Una era
una letterina, un’altra una letteronza
Una visione del
mondo che prevede
maschi alfa, con
contorno di femmine
zeta, bellone”
(sembra un insulto ma non credo che lo
sia, a volte certe sfumature ci sfuggono) ,
una era un’ attricetta, una era una finalsita
al concorso di Miss Puglia , una era
carina e scartata da “Il Grande Fratello”
(ma in Italia, se non ti recicla un reality
c’è sempre un Parlamento pronto ad accoglierti)
e un’altra aveva fatto “Elisa di
Rivombrosa” (celebre fiction in costume).
A noi (noi donne comuni) è sembrata
una iniziativa alquanto bizzarra: è
questa la presenza femminile nel mondo
della politica? Un drappello di disponibili
ben carrozzate? Non una intellettuale,
non una donna di pensiero o di
scienza? Come mai? Perché “l’importante
e essere giovani e belle” e il resto si
vedrà? Tutte le madri di figlie studiose
con un accenno di scoliosi da tavolino si
sono depresse: dunque la mia bambina
dottoranda in economia politica resterà
a fare la cameriera in un pub? E’ la politica,
bellezza hanno risposto gli “image
maker” del Partito della Licenza. La politica
oggi, la politica nel tempo dell’apparenza
e della visibilità, della bella presenza
e della totale disponibilità. Ci
siamo rimaste un po’ male,noi donne,
ma, come si dice a Roma, abbiamo “abbozzato”.
Tanto a rimanerci male siamo
di notizie più precise, sono propenso a
sospettare una patologia di tipo artrosico
a carico dell’articolazione dell’anca
che va a limitare in modo più o
meno evidente i normali movimenti
dell’animale. Prima di iniziare una terapia,
sarebbe opportuno effettuare
una visita con eventuale radiografia
per escludere la presenza di altre patologie.
Nel caso venisse confermata una
artrosi si deve impostare una terapia
IL CAFFÈ 3 maggio 2009
31
abituate. Chi invece non ha abbozzato
per niente, è Veronica Berlusconi, quella
che, se a suo marito riesce il colpaccio finale,
diventerà la nostra First Lady. Ha
detto, Veronica, quello che tutte abbiamo
pensato: che è uno sconcio, che
quelle signorine sono il divertimento
dell’imperatore, che sono ciarpame
senza pudore e che il suo caro marito
dovrebbe piantarla di andare alle feste di
compleanno delle starlette diciottenni
(tal Noemi, una che lo chiama “papi” ed
è figlia dell’ex-autista di Bettino Craxi)
dopo aver “mancato” i diciott’anni delle
sue figlie “pur essendo stato invitato”. Si
è scatenato un putiferio mediatico. Il
mio telefono bruciava, avrei potuto friggerci
un uovo, tante erano le richieste di
una mia opinione, da parte di quelli che
la saevano già. Allora, signora Ravera,
deve divorziare la signora Veronica? Ma
chi se ne frega! Vi pare normale che nel
bel mezzo di una crisi epocale i più importanti
quotidiani dedichino quattro
pagine al matrimonio di un anziano irriducibile
galletto e della sua giustamente
infastidita consorte cinquantenne?
Berlusconi incarna perfettamente
quell’interruzione dell’evoluzione
del maschio umano che va sotto il
nome di “macho” da bar sport. La sua visione
del mondo prevede maschi alfa,
ricchi e potenti, con contorno di femmine
“zeta”, bellone e subalterne. Naturalmente,
dopo la levata di scudi della
sua signora, ha ridotto a tre i “volti
nuovi” ed è disposto a giurare che hanno
una collezione di lauree conseguite nelle
più prestigiose università. Resta il fatto
che vengono dritte dritte dal retrobottega
della tivvù commerciale e che si
sono fatte notare per le misure dei loro
corpi e non per la vastità del loro pensiero.
O del loro impegno. Andranno a
Strasburgo? Andranno a Bruxelles?
di STEFANO BOLTRI stefano.boltri.doc@alice.it
L’artrosi colpisce soprattutto i “tedeschi”
medica adeguata. In genere, il cortisone
da lei citato è da escludere come
prima scelta perché i corticosteroidi
hanno effetti collaterali negativi se
usati per periodi prolungati.
Esistono in commercio molti farmaci
antinfiammatori che possono venire
usati per periodi prolungati, magari in
associazione a protettori della cartilagine
articolare che hanno anch’essi
proprietà antinfiammatorie.

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LA POLEMICA
Quando
la
violenza
PATRIZIA GUENZI
La croce bianca stampata
sul passaporto elvetico
sta perdendo
candore e i suoi contorni
si mescolano
sempre più al colore
dominante, il rosso, richiamando
la tragedia. Rosso come il sangue.
Rosso, come il colore della violenza.
Lo stesso, sboccato dalle ferite
di Samuele Giorgi - svizzero -,
infertegli da Sebastian Schneider -
svizzero -, all’esterno del bar Mascotte
di Chiasso. I fatti risalgono
a poco più di una settimana fa. Eppure,
il clamore - poco - suscitato
da quest’ultimo episodio di cronaca
nera non ha avuto niente a
che vedere con il coro di indignazione
sollevato, nel febbraio di un
anno fa, dall’uccisione a Locarno
di Damiano Tamagni per mano di
tre ragazzi di origine croata. L’indomani,
una settimana dopo, un
mese dopo, sei mesi dopo, un
anno dopo, si è continuato - si
continua e si continuerà regolarmente
- a parlarne, a ricordarne
nel dettaglio i fatti, la dinamica, riportando
pareri, opinioni, giudizi
più o meno autorevoli. E sorge il
dubbio - ma è quasi una certezza
- che l’indignazione nella popolazione
sia maggiore nel caso in cui
gli autori di un delitto sono di origine
straniera. In poche parole,
quando a delinquere è uno svizzero
d.o.c. la musica cambia. I toni
si smorzano, l’impeto emozionale
non travalica la ragione. “Sono
chiaramente riflessi xenofobi ancora
molto radicati, difficili da eliminare”,
premette il sociologo
Gaetano Romano, professore all’università
di Lucerna. E spiega:
“Ma parlare di popolazioni con un
Dna più portato alla violenza è una
bestemmia”. “Niente di più ridicolo
credere che la delinquenza
abbia un passaporto”, rincara Furio
Ravera, psichiatra e psicotera-
“Sono riflessi
xenofobi ancora
molto radicati,
molto difficili
da eliminare”
peuta milanese. Ma intanto, a
Chiasso, il Centro asilanti solleva
sempre più mugugni.E c’è chi ne
pretenderebbe la chiusura.
Ironia della sorte, pochi giorni
dopo la richiesta del deputato udc
Eros Mellini e del gran consigliere
leghista Lorenzo Quadri affinché
polizia e media indichino la nazionalità
degli autori di reati, c’è scappata
la tragedia in cui, però, sia vittima
che autore sembrerebbero
essere al cento per cento figli di
Mamma Elvezia. Cittadini del posto,
insomma, proprio come accaduto
qualche settimana fa a qualche
chilometro da noi, a Varese: gli
autori delle coltellate, picconate,
fino all’occultamento nel giardino
di casa di un 17enne - restyling di
“Arancia meccanica” - sono ragazzi
lombardi, nati e cresciuti a
Varese. “C’è un sistema valoriale e
un’incapacità di valutare i propri
gesti. Fino in fondo. Tant’è che, ad
esempio, i ragazzi si presentano
davanti agli inquirenti sprezzanti,
senza la percezione della gravità
del loro atto”, spiega ancora Furio
Ravera.
Insomma, una violenza senza passaporto.
“È troppo comodo pen-
IL CAFFÈ 3 maggio 2009
33
Coltelli, spranghe, pugni
e calci. Uno scenario
sempre più inquietante.
E i protagonisti
non sono sempre
e solo stranieri
non ha passaporto
sare che sia solo l’’altro’, il diverso,
lo straniero in questo caso, capace
di delinquere, di non rispettare
cose e persone, di rubare, picchiare,
uccidere, stuprare, violentare
- riprende lo psichiatra -.
Troppo comodo pensare che gli
stranieri siano potenzialmente più
delinquenti di noi”. D’altro canto,
da un punto di vista globale il resto
del mondo è tutto straniero. “In
una situazione, come la nostra, di
A LOCARNO
La vetrina,
in Città Vecchia, che
ha fatto da sfondo al
pestaggio
di Damiano Tamagni
Il fenomeno
“La lama è l’arma del crimine
per eccellenza qui in Svizzera”
Un’attrazione pericolosa quella per i coltelli.
La lama è l’arma del crimine numero uno in
Svizzera. Ferisce nove volte di più e uccide
due volte di più delle armi a fuoco. Secondo le statistiche
federali, 487 persone sono state ferite intenzionalmente
da un’arma bianca nel 2007. E solo
quest’anno, i coltelli hanno già causato la morte di
66 persone, mentre 35 sono state uccise da un’arma
da fuoco. Le ferite più frequenti sono alle braccia e
alle mani. l fenomeno preoccupa, visto che riguarda
anche anche i giovani.
Secondo un recente studio, condotto a Ginevra dall’Associazione
Païdos, che aiuta i bambini e gli adolescenti
in difficoltà, il 25 per cento dei 199 giovani,
tra i 15 e i 20 anni, interrogati dice di possedere un
coltello. Tra questi, il 60 per cento confessa di portarlo
occasionalmente, il 40% sovente, soprattutto
nelle serate in città. Soprattutto per proteggersi. Intanto,
alcuni politici hanno prontamente sottolineato
come, nell’ambito delle discussioni sulla
nuova legge sulle armi – entrata in vigore lo scorso
12 dicembre -, quelle bianche non sono state prese
abbastanza in considerazione, privilegiando quelle
da fuoco. Mentre il Partito socialista, i Verdi e diverse
associazioni hanno appena depositato un’iniziativa
corredata da 107mila firme per reclamare “la
protezione nei confronti della violenza delle armi”.
Martin Killias, famoso criminologo svizzero, a “Le
Matin” si è detto convinto che non esistano solu-
altissima mobilita è normale che
si venga in contatto con lo straniero
- conferma Gaetano Romano
-. Anche se, da un certo
punto di vista, è vero che il tasso di
criminalità degli stranieri, in svizzera,
è più alto. Ma è spiegabile
con la presenza di persone, in
maggioranza maschi, in una certa
fascia d’età, in cui la criminalità, in
generale, è più accentuata, più
presente rispetto a quella che è, in-
A CHIASSO
L’esterno del bar
Mascotte, in
via Galli, dove
Samuele Giorgi è
stato accoltellato
vece, la struttura della popolazione
svizzera”. E aggiunge: “In sostanza,
correggendo questi dati
statistici la delinquenza sarebbe
distribuita in egual misura tra svizzeri
e non”. Delinquenza, da non
sottovalutare, che va combattuta
da tutti, con uno sforzo comune.
“Inizia sin da piccoli, in famiglia, il
tono di voce, il turpiloquio, la microviolenza
condominiale”, conclude
Ravera. pguenzi@caffe.ch
zioni efficaci al problema. Se non una polizia che,
sistematicamente, fa controlli e, in presenza di
un’arma, e quindi anche di un coltello, proceda all’immediato
arresto del detentore. Un sistema che
scoraggerebbe notevolmente il porto d’armi non
autorizzato, oltre a scongiurare tragedie. Tesi,
quella di Killias, che trova riscontro nelle parole di
molti politici. Géraldine Savary, consigliera agli
Stati, ad esempio, sostiene questo genere di sanzione:
mettere al fresco, per una notte, la persona
Martin Killias: “La polizia deve
arrestare chi è in possesso di
un’arma senza autorizzazione”
presa in possesso di un coltello durante una lite.
Sempre su “Le Matin”, il dottor Nicolas Schreyer, del
centro interdisciplinare delle urgenze al Chuv, ha
fatto due anni fa uno studio: in un anno, 11 casi di
ferite gravi avevano necessitato di un intervento
chirurgico. Epiricamente, abbiamo l’impressione
che queste lesioni siano aumentate. Intanto, nel
nostro paese la vendita di coltelli è libera. Chiunque
può entrare in un negozio e portarsi a casa una
lama lunga anche quindici centimetri. E sempre di
più se lo tengono nel cruscotto dell’auto. Non si sa
mai.
Ti-Press

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IL FENOMENO
Vietato nell’amministrazione cantonale. Bandito in molti uffici.
Facebook divide il mondo del lavoro. E dopo il caso del capo
della “federale”, anche la polizia cantonale lo mette in discussione
i
PERSONAGGI
PAOLO
DUCA
Capitano
Ambrì Piotta
MATTEO
PELLI
Conduttore
tv
JULIEN
VAUCLAIR
Lugano
hockey
MARCO
BORRADORI
Politico
VINCENZO
RENNELLA
Bomber
Fc Lugano
IGNAZIO
CASSIS
Politico
EZIO ROCCHI BALBI
Alcuni vip ticinesi
su Facebook,
Myspace o Twitter
Un mezzo semplice,
immediato, l’ideale
per comunicare
online, ma anche
un buco della serratura
virtuale dal
quale spiare e farsi spiare. Facebook,
tra i social network, è il più
utilizzato nel pianeta, anche se si
moltiplicano gli allarmi per tutte le
nuove problematiche - dalla diffusione
dell’identità allo scarso concetto
di privacy - che ha fatto sorgere.
Uno strumento così “pubblico”
che, inevitabilmente, rischia
di mandare in frantumi quei presupposti
di opportunità che, almeno
in certi ruoli, dovrebbero essere
ben presenti. Problema che
non si pone per i tanti vip ticinesi
online, personaggi dello sport,
dello spettacolo o della politica; da
Lara Gut a Ignazio Cassis, da Matteo
Pelli a Christa Rigozzi, da Norman
Gobbi a Paolo Duca.
Ha invece fatto clamore, la presenza
tra gli internauti dediti al social
networking del responsabile ticinese
della polizia federale, Flavio
Gibellini. Come segnalato dal Caffè
il superpoliziotto non solo è stato
convocato a Berna per giustificare
la sua presenza in un web-spot
pubblicitario (in compagnia di una
collega, pure agente) per l’hotel a
quattro stelle Diamond Olivella, di
Beghjet Pacolli, ma è stato individuato
tra i milioni di utenti Facebook
col nickname “Serpico volante”.
“Il guaio è che, a quanto
pare, nell’elenco delle ‘amicizie’
collegate allo stesso sito figurano
anche nostri agenti - sottolinea Romano
Piazzini, comandante della
polizia cantonale -. Per il prossimo
8 maggio, infatti, è stata indetta
una riunione che ha all’ordine del
giorno il tema dell’opportunità di
essere presenti o frequentare social
network di questo tipo. Non si
tratta di censurare o limitare la libertà
personale, soprattutto negli
orari fuori servizio, ma probabilmente
la cosa ci costringerà a monitorare
questa presenza sul web,
perchè l’argomento è molto delicato”.
La riservatezza è una delle prerogative
di non poche attività professionali,
pubbliche o private che
siano, ma è difficile pretenderla da
uno strumento - come internet -
che ha fatto della sua massima
apertura agli utenti l’arma vincente.
“Non si può fare un elenco
per i nostri funzionari, aggiornabile
in continuazione come solo il
web sa fare, dei siti che è ‘sconsigliato’
frequentare - confida al
Caffè, coperto dall’anonimato, il
manager di un importante istituto
RUBENS
BERTOGLIATI
Ciclista
CHRISTA
RIGOZZI
Ex miss
Svizzera
BEATRICE
LUNDMARK
Atleta
NORMAN
GOBBI
Politico
LARA GUT
Sciatrice
MAURIZIO
CANETTA
Responsabile
cultura tv Rsi
IL CAFFÈ 3 maggio 2009
35
Il rischio di mettere la faccia
(pubblica) nel social network
di credito -. La riservatezza è una
conditio sine qua non per la nostra
attività e deve essere mantenuta;
che sia al bar o in un forum poco
importa. Le regole si conoscono e
quello che si viene a sapere sul lavoro,
sul lavoro deve restare”. Tra i
tanti paletti all’uso
dei social network,
però, c’è anche il rischio
di quanto finirebbe
in pasto ai media,
e non è un caso
che - come confermato
dal sito uffi-
ciale dell’Aia - agli arbitri di calcio
italiani sia stato severamente vietato
l’uso di Facebook. Senza trascurare
i motivi di etichetta, di bon
ton istituzionale tanto cari al cancelliere
dello Stato Giampiero Gianella,
autore di un prontuario
comportamentale, una specie di
Chat, blog e forum online
ormai tutti esclusi dagli uffici
Forse non è la prima a perder il posto
di lavoro per “colpa” di Facebook, ma
la 31enne basilese ha sicuramente il
primato di essere la prima svizzera licenziata
perchè sorpresa a chattare... a casa.
Come ha rivelato “20 minuten” la donna è
stata sorpresa in pieno networking mentre
era assente per malattia, dopo aver giustificato
la sua assenza dall’ufficio assicurativo
della Nationale Suisse per emicranie
che le impedivano di restare al compu-
ter, perché aveva bisogno di stare al buio.
“È questo abuso di fiducia - ha detto la società
dopo averla rintracciata online, in
contatto con una serie di “amici” -, più che
l’attività su Facebook che ha portato all’interruzione
del contratto di lavoro”.
L’’uso quotidiano di social network spesso
è prolungato e si stima che il 23% arriva
fino all’ora al giorno e uno su dieci si collega
fino a due ore. Guaio peggiore per
quel 13% che questo tempo lo consuma
sul posto di lavoro. Non c’è da stupirsi
quindi se molte aziende del Ticino (reda-
L’ARTICOLO
DEL CAFFÈ
Sul Caffè della
scorsa settimana
l’agente federale in
Ticino ‘pizzicato’
sul social network
“Il rispetto della riservatezza
è uno dei doveri di servizio per
tutti i dipendenti dello Stato”
PRIMO
PIANO
videointervista
a Davide Gai
www.caffe.ch
I provvedimenti
vademecum da seguire in occasione
di eventi speciali, incontri internazionali
eccetera. “Il rispetto
della riservatezza è uno dei doveri
di servizio - aggiunge Giorgio Battaglioni,
direttore della Divisione
della giustizia -. Concetto che vale
in tribunale come per tutti i collaboratori;
le norme ci sono e devono
essere seguite da tutti i dipendenti”.
Resta il fatto che, come
fenomeno, più che l’abuso è l’uso
stesso dei social network che suscita
ancora perplessità. “Il tema ci
è ben presente nella sua complessità
e qualche riflessione sull’uso di
di strumenti come Facebook, Myspace,
ma vale anche per blog, forum
e chat-line, dovremo farlo al
più presto - ammette Diego Erba,
direttore della Divisione scuola -.
Sono strumenti relativamente
nuovi e sarà opportuno mettere in
evidenza le eventuali controndicazioni;
anche se per il momento la
nostra attenzione è rivolta agli studenti
perchè si confida che i docenti
si comportino da adulti...”.
erocchi@caffe.ch
zione del Caffè inclusa) hanno interdetto
ai propri dipendenti l’accesso web a questo
tipo di siti. È stato l’Ente ospedaliero
cantonale a inaugurare, mesi fa, la nuova
frontiera dell’online proibito. “In realtà
non abbiamo tolto nulla; ci siamo limitati
a non concedere l’accesso a certi siti -
spiega Piero Luraschi, direttore del personale
Eoc -. Quelli pornografici, quelli che
permettono di scaricare musica e film, per
i social network. Tutti indirizzi che non
“Siti pornografici, o che permettono di scaricare
musica e film, come quelli alla ricerca di nuove
amicizie, non c’entrano nulla con il lavoro”
hanno nulla a che vedere con l’attività lavorativa”.
Iniziativa che è stata allargata,
dai primi di aprile, a tutti i dipendenti dell’amministrazione
pubblica consegnando
al Ticino il primato della dichiarazione di
guerra a Facebook. “Forse Turgovia ci ha
preceduto di qualche settimana, ma già
Lugano aveva adottato limitazioni di questo
tipo - spiega al Caffè Verena Vizzardi,
capo della Sezione risorse umane del Cantone
-, ma il web deve essere usato come
un normale strumento di lavoro e in ufficio
non si può abusarne”.
Anno di gestione 2008 della Mobiliare.
Nonostante la crisi sui mercati
finanziari oltre 100 milioni per
i clienti.
Attualmente la Mobiliare è l’unico grande gruppo assicurati-
vo di proprietà esclusiva di una cooperativa. Il suo operato è
orientato verso gli interessi della clientela alla quale vengono
ridistribuite parti delle eccedenze, e non solo nel settore
vita come comunemente avviene. Fino alla metà dell’anno
saranno le PMI nostre clienti a godere di una riduzione del
20% dei premi; poi verranno avvantaggiati i clienti privati con
un’analoga riduzione dei premi delle assicurazioni per le
economie domestiche.
Solvenza garantita
Grazie a risultati tecnici eccellenti, per l’anno di gestione
2008 la Mobiliare ha ottenuto un utile consolidato di 27,6
mio. di franchi (anno precedente 340,9 mio. di franchi)
nonostante le perdite registrate negli affari finanziari a causa
della crisi generalizzata dei mercati. Con le sue forti basi
di capitale proprio di 2,53 mia. di franchi ed una Solvenza I
del 434% il Gruppo Mobiliare si assicura il primo posto fra
gli assicuratori elvetici.
La Mobiliare aumenta la quota di mercato
Gli affari non vita hanno raggiunto un volume di premi di 2,11
mia. di franchi, consentendo per il quarto anno consecutivo
una crescita superiore alla media del mercato. L’aumento del
2,4% è particolarmente soddisfacente anche a fronte di un
mercato praticamente stagnante (crescita dello 0,3%).
Leader nelle assicurazioni di rischio sulla vita
La Mobiliare ha confermato la propria posizione di leader
sia nella riassicurazione delle istituzioni di previdenza sia
nelle polizze assicurative di rischio sulla vita per i privati. La
crescita del 6,8% è notevolmente superiore a quella del mer-
cato delle assicurazioni sulla vita (2,7%). Registriamo inoltre
forti tassi di crescita nelle assicurazioni sull’incapacità lavo-
rativa e in quelle collegate a fondi d’investimento finanziate
con i premi periodici.
Altre informazioni
Versamenti agli assicurati nel
settore non-vita
mio. CHF
00/01
01/02
05/06
06/07
125
100
Sede principale non-vita: Mobiliare Svizzera Società d’assicurazioni SA,
Bundesgasse 35, 3001 Berna, telefono 031 389 61 11, www.mobi.ch
Sede principale vita: Mobiliare Svizzera Società d’assicurazioni sulla
vita SA, Chemin de la Redoute, 1260 Nyon 1, telefono 022 363 94 94,
www.mobi.ch
Oppure presso l’agenzia generale della Mobiliare
nelle sue vicinanze
07/08
08/09
09/10
75
50
25
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IL CAFFÈ 3 maggio 2009
TEMPO LIBERO
Concorsi e...
...giochi
I Sudoku del Caffè
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facile
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1
Le mamme, giustamente, visto che
è la loro festa, saliranno in funivia
gratis, ma saranno in dieci ad avere
la possibilità d’accompagnare
(sempre gratis) la propria mamma
partecipando al concorso del Caffè.
L’occasione è offerta dall’iniziativa
“Cardada in festa”, che domenica 10
maggio ha in programma “mamma
senza frontiere”. Sarà un’ottima occasione
per riscoprire Cardada/Cimetta,
facilmente accessibili anche
per le famiglie con i bambini in carrozzina.
Non si può mancare di visitare
la passerella, che si trova
come un balcone sul golfo del Locarnese
e ammirare la vista mozzafiato
sul Lago Maggiore e le Valli cir-
Burro.Tutto il resto non è naturale.
Perché il burro contiene solo panna e nessun additivo.
Domande? www.burro.ch
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costanti. Sul percorso ludico, che si
snoda lungo oltre un chilometro, si
incontrano giochi per tutte le età e
mentre i più piccoli si potranno divertire
nel villaggio indiano con
tende, un fortino di legno e quattro
totem, gli adulti possono percorrere
a piedi nudi il sentiero plantare
nelle vicinanze.
Sugli Helsana running walking
trails si trovano appositi pannelli
che forniscono utili indicazioni
sulla tecnica. Nel bosco attorno a
Cardada c’è pure un percorso
d’orientamento per ragazzi e uno
per adulti con 10 punti di controllo
fissi. La pista circolare per mountain
bike di difficoltà media, è raggiungibile
sia da Cardada (solo funivia)
sia da Cimetta (funivia e seggiovia).
Una seggiovia a due posti vi porta
da Cardada a Cimetta, dove, sul
promontorio più alto, è stato allestito
un osservatorio geologico con
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difficile
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molto difficile
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@ www.cardada.ch
www.caffe.ch
È qui la festa e con la mamma!
Dieci risalite sulla funivia Orselina Cardada in palio
Il 10 maggio si trasforma in
una specialissima domenica
con musica, giochi e premi
COSA SI VINCE
Dieci risalite sulla funivia Orselina
Cardada per la festa di “mamma
senza frontiere” del 10 maggio
COME SI VINCE
Inviare una mail entro giovedì 7
maggio a
marketing@rezzonico.ch con i
propri dati e la parola “mamma”
vista sulla regione a 360 gradi, che
spazia dal delta della Maggia (il
punto più basso della Svizzera) al
Monte Rosa (il punto più alto della
Confederazione). Perché non riscoprire
tutto questo durante la festa
del 10 maggio “Mamma senza frontiere
– Cardada in festa”?
Per l’occasione, le mamme (accompagnate
dalla propria famiglia) possono
salire gratuitamente fino ad
Orselina, mentre il biglietto per
adulti costerà 15 franchi e 5 per i ragazzi.
Anche per la funicolare Locarno-Madonna
del Sasso le
mamme viaggiano gratis, e chi si
reca alla festa di Cardada beneficerà
del 50% di sconto sul biglietto.
Anche vincere i dieci biglietti gratis
messi in palio dal Caffè non può essere
più facile, visto che basterà inviare
una mail, entro giovedì 7 maggio,
con “mamma” come oggetto a
marketing@rezzonico.ch e incrociare
le dita.
Condizioni generali: i collaboratori de ‘Il Caffè’, delle società partner e le loro famiglie non possono partecipare. I vincitori saranno avvertiti personalmente. I premi non sono convertibili in denaro. Ogni ricorso alle vie legali è escluso.
Partecipando ai concorsi ci autorizzate ad utilizzare i vostri dati a fini pubblicitari.
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Ai lettori
Per assoluta
mancanza
di spazio,
il cruciverba
non può
essere
pubblicato

@
www.maxmarafashiongroup.com
www.luisabeccaria.it
www.rosato.it
LINDA D’ADDIO
Ancora una volta la
primavera sboccia
sulla moda femminile.
Ancora una
volta perché ormai il
tema dei fiori non è
più una novità piuttosto una costante
delle passerelle dedicate
alle prime giornate miti e soleggiate.
Qualcuno l’ha definito “flower
power” a sottolineare quanto
questo trend predomini sugli altri
stili; qualcun altro ha citato il
fiore quale espressione di un romanticismo
ritrovato; altri, infine,
hanno inneggiato alle
stampe floreali quale simbolo
indiscusso di quegli anni Settanta
sempre più spesso citati
nei corsi e ricorsi della moda.
Fatto sta che, comunque lo
si interpreti, il trend floreale
non è mai passato
di moda da quando Arthur
Lasenby Liberty aprì
il suo primo magazzino a
Londra nel 1874 facendo
conoscere a tutto il
mondo quelle caratteristiche
stampe che richiamavano
l’Art Nouveau.
Proprio in quel negozietto,
che portava il suo
nome, iniziò a promuovere
i tessuti per arredamento
a fiori e capi di abbigliamento
con le stesse
fantasie.
Quelle stesse fantasie sono
state riproposte nei nuovi
modelli di questa primavera
estate, rivisitate e rinnovate
su tutti i capi del guardaroba
femminile, sugli accessori e
persino nella lingerie.
La fantasia a fiori viene declinata
in infinite versioni e stili.
Ci sono fiori stampati o ricamati,
fantasie piccole e grandi,
nette e sfumate, cangianti, delicate,
setose ed eleganti. Oltre alle
classiche stampe e agli effetti tridimensionali
il trend floreale si
rinnova rispetto alle passate riedizioni
soprattutto nelle versioni
applicate per un nuovo gusto romantico.
Ognuno potrà interpretare il
mood di stagione adattandolo al
proprio stile e alla propria personalità
perché i fiori abbelliscono
intere mise o semplici dettagli e si
ritrovano ovunque. Non c’è stilista
che abbia rinunciato a farli sfilare,
magari solo accennandoli
con una piccola margherita. È
dunque d’obbligo indossarli nei
mesi a venire. Le inguaribili romantiche
opteranno per gli abiti
o per le gonne a fiori, stampate e
delicate per il giorno, brillanti e ricamate
per la sera. Le più giovani
preferiranno i fiorellini sui piccoli
pezzi del guardaroba quali gilet,
tute, shorts, piccole camicie e minigonne.
Non mancano le stravaganze
del total look, i colori accessi
e gli abbinamenti multifloreali
per chi vuole rompere i tradizionali
canoni del buon gusto.
Chi, infine, non osa più di tanto
può accennare alla fantasia con
un piccolo dettaglio, borsa o
astina di occhiali che sia.
Fiorellini discreti per il
tailleur di Jo No Fui.
UTILE&NUOVO
Gli accessori
La bella stagione arreda
con allegria casa e giardino
NON APPENA arrivano le prime giornate
calde, balconi e terrazzi rivivono. Da Manor
potete scoprire con piacere gli accessori adatti
per portare il sole e l’allegria dentro e fuori
casa. Ci sono gli eleganti portacandele in
vetro, le stoviglie ed i vassoi colorati di Zak
designs, le fioriere stone e silver e gli arredi
da esterno. Passate da Manor e sentirete
subito tutta l’energia che vi regala la
primavera.
SHOPPING E MODA
Flowers
Stampati, applicati e ricamati sbocciano su intere mise oppure
in piccoli dettagli del guardaroba di primavera
TOTAL LOOK
È un tutt’uno il
tailleur
pantalone di
Max Mara con
il sabot con
tacco a cono.
ROMANTICA
Sposa i toni tenui
la stampa di Luisa
Beccaria sull’abito
in voile abbinato
al giacchino in
pizzo.
La marca
Decisamente romantica e bon
ton la fantasia tono su tono, nella
gamma del grigio, dell’abito con
frange sciolte di Giorgio Armani,
impeccabile per una serata od un
cocktail di tardo pomeriggio. Altrettanto
delicata la stampa di
rose della gonna in voile di Luisa
Beccaria abbinata ad un maxicardigan
in pizzo. Le rose sono applicate
sull’abito tubino in chiffon
beige di Fendi, sui fianchi dell’abito
in pizzo di Giambattista
Vialli, sulla scollatura del dress di
Francesco Scognamiglio, sulle
maniche del modello di Lorenzo
Riva e sulle spalle del vestito blu
di Moschino.
Sono micro i fiorellini della camicia
annodata in vita di Cacharel e
sul minidress di Kenzo by Antonio
Marras.
Decisamente stravagante il total
look di Max Mara che veste della
stessa fantasia tuta, borsa e
persino sabot.
Le stampe ed i ricami a motivi
floreali seducono anche
gli accessori. Che sia un
semplice particolare, un inserto,
un ricamo oppure
una stampa si ritrovano
dappertutto. L’interpretazione
più estrema tocca sicuramente
ai turbanti firmati
Junya Watanabe: sono
dei cesti colmi di fiori secchi
quelli che sfilano sui capi
delle modelle in perfetto
stile “black mamie”. I fiori
sono applicati sulla miniclutch
a tracolla di Roberto
Cavalli e sulle sporte in paglia
proposte da molte griffe
e marchi di accessori. Anche
Aigle, marchio precursore
nella lavorazione della gomma da
quando fu fondato nel 1853, calzato
da diverse generazioni di
francesi con il classico modello
marinaro a strisce, non ha disatteso
le aspettative con le ultime
proposte floreali. Si chiama Madrine
Flower il modello Mary Jane
di Bally in vernice a fiori, con cinturino
alla caviglia, punta arrotondata
e plateau.
IL CAFFÈ 3 maggio 2009
37
I gioielli
Riscoprire il fascino vintage dell’oro rosa
e dei nuovi preziosi ispirati alla primavera
Per i vostri prodotti preferiti
un unico nome e al miglior prezzo
M-CLASSIC racchiude sotto un’unica marca i vostri prodotti
preferiti ovvero i classici prodotti Migros con il miglior rapporto
qualità/prezzo. Riuniti finalmente sotto un unico nome questi
prodotti si presentano ora sotto una veste moderna che riporta
comunque la vecchia denominazione per consentire a tutti di
riconoscerli e ritrovarli senza difficoltà. I primi prodotti M-Classic
sono disponibili presto in tutte le filiali Migros e presso i rivenditori
di articoli Migros senza alcuna variazione di prezzo! Potete
trovare una panoramica dettagliata delle date di introduzione dei
prodotti M-Classic sul sito: www.migros.ch/m-classic.
DETTAGLI
Decisamente
stravagante il
cappello che orna
la testa della
modella di Junya
Watabnabe.
Ricorda i canestri
stile “black
mamie”.
Dopo anni di gioielli lineari dal design pulito
e minimale ritorna una ventata di romanticismo
anche nei preziosi. Sembrano
recuperati dai portagioie delle nonne le
creazioni delle ultime collezioni che spesso riscoprono
il piacere dei vecchi materiali e dei
temi più tradizionali donando ai nuovi modelli
un tocco assolutamente vintage.
Ritornano l’oro rosa, che non si vedeva da anni,
il classico oro giallo e le perle, tanto amate dalle
grandi donne di un tempo. Si rivedono gli smalti
colorati, i fiori e classiche pietre quali l’ametista,
la giada e l’onice.
È dedicata alla principessa Grace di Monaco, che
amava le perle ed era un’icona del bon-chic, la
collezione di Mimi gioielli, Grace. Oltre alle perle
viola negli anelli si ritrova il romanticismo del
fiore, in onice, ed il fascino retrò dell’oro rosa.
Il fiore caratterizza anche i preziosi del marchio
di alta gioielleria Schreiber. L’anello in oro
bianco e giallo con pavé di diamanti monta una
grossa margherita mentre gli orecchini a forma
di fiore sono in oro bianco, zaffiri rosa e diamanti.
È un omaggio alla primavera la collezione Bouquet
di Rosato Gioielli. Gli anelli e gli orecchini a
forma di fiore, in oro rosa e smalti colorati, utilizzano
i diamanti come dettagli.
Il prodotto
BOUQUET
È un omaggio alla
primavera la
collezione di preziosi
di Rosato Gioielli. Gli
anelli e gli orecchini
sono a forma di
fiore, in oro rosa e
smalti colorati, e
utilizzano i diamanti
come dettagli.
È dedicata all’orchidea, simbolo di sensualità e
femminilità, una delle collezioni più famose di
Cartier, Caresse d’Orchidées.
Oltre ai preziosi anche le griffe del pret-a-porter
fanno sfilare sulle passerelle collane, bracciali,
orecchini e spille ispirate al tema floreale, che si
abbinano perfettamente agli abiti romantici e ai
tessuti ricamati di questa primavera/estate. La
bigiotteria, in questo caso, sperimenta materiali
e tessuti del tutto nuovi ed insoliti; dalla maglia
di metallo al pvc, dal raso al tessuto, dal nichel
alla pelle, nulla è precluso.
Un macrofiore turchese spicca sul bracciale in
pvc Melanie di Fornarina.
Sono in tessuto di metallo le rose dell’anello di
Simoni Alessandro. Metallo dorato e tessuto per
il bracciale di Lilla Bluma. È a forma di ghirlanda
la collana con fiori in nichel di Blumarine. Sono
in smalto colorato, invece, i fiori delle collane a
giro di Chanel. È in pelle fucsia la spilla a forma
di camelia di Liu Jo. È componibile il bracciale
con boccioli di rosa, Tedora.
I giardini inglesi, infine, ispirano la linea gioielli
di Burberry. I fiori tradizionali inglesi, narcisi,
crochi, mughetti e bucaneve, sono in ottone verniciato
a mano e si ritrovano sulle collane, sui
pendenti, sui braccialetti e sugli
anelli.
Informazione pubblicitaria
Il detersivo rispettoso dell’ambiente
che garantisce un bucato brillante
NEI NEGOZI Coop potete trovare Ariel Excel Gel e
fare il bucato con un occhio di riguardo per l’ambiente.
Durante la sua produzione, infatti, vengono consumati il
30% in meno di energia ed il 40% in meno di acqua.
Ariel Excel Gel riduce, inoltre, l’imballaggio del 14% ed
impiega minori mezzi di trasporto (- 40%) rispetto ai
tradizionali detersivi liquidi. Anche in casa Ariel Excel
Gel consente di risparmiare in quanto svolge la sua
azione pulente già a 15°C. Potrete così lavare a
temperature fredde con risultati brillanti!

VIAGGIARE
Pagina a cura di
AutoPostale Regione Ticino
e Ferrovie Federali Svizzere
A Lucerna tra i parchi e il famoso ponte medievale
Si moltiplicano le offerte per visitare la Svizzera centrale, i suoi laghi e le montagne
La Svizzera da scoprire un mese
alla volta. A maggio tocca alla
regione centrale, un paradiso
che offre panorami mozzafiato, natura
incontaminata e una città-gioiello
come Lucerna. Le Ffs lanciano
una serie di promozioni. Si comincia
con la montagna del Rigi, ideale
luogo di villeggiatura per chi vuole
rilassarsi. Qui non ci sono auto
perché vige il divieto di circolazione:
l’aria è limpida e il paesaggio
stupendo con vista sulle Alpi, la
Svizzera centrale e i laghi. Alla meta
si arriva grazie alla ferrovia a
cremagliera da Vitznau e Goldau,
o in funivia da Weggis. Dal 30
maggio al 28 settembre inoltre viene
messa in attività la locomotiva a
vapore. L’offerta delle Ffs prevede il
50 per cento di sconto sul viaggio
in treno fino a Weggis, Vitznau o
Arth-Goldau (andata e ritorno) e
poi sui treni a cremagliera da Vitznau
e Arth-Goldau o in funivia da
Weggis. Oltre a queste agevolazioni
è previsto un buono da 10 franchi
da consumare in alcuni ristoranti.Ed
ecco il Museo Svizzero dei
Trasporti, la più grande (e anche la
più famosa) esposizione di questo
genere della Confederazione. Si
conserva una vasta collezione di
carrozze, auto, treni, battelli e persino
razzi, oltre ad attrazioni come
simulatori di volo o il sommergibile
originale di Piccard “Mésoscaphe”.
Nel museo dei trasporti è inoltre inserito
il Media-Factory che permette
ai visitatori di simulare le fasi tipiche
della comunicazione (selezione,
produzione e distribuzione) così
da farli diventare dei veri e propri
creatori di media nell'era digitale.
L’offerta delle Ffs prevede il viaggio
in treno fino a Lucerna, il trasferimento
in bus oppure in battello e
l’ingresso al museo con il 30 per
cento di sconto. Terza “portata” del
menù servito dalle Ffs è il Pilatus.
Sembra di stare in cima al mondo
quando si raggiunge la cima. Con
la più ripida ferrovia a cremagliera
del mondo da Alpnachstadt o con
la cabinovia e la funivia da Kriens
si tocca quota duemila metri. Indescrivibile
il panorama sulle rinomate
cime delle Alpi, oltre a una vista
unica su Lucerna e sui laghi. Per le
famiglie c’è tutto quello che si desi-
dera, dal parco giochi per bambini
alle aree picnic e piazzole per una
grigliata in compagnia. L’offerta
delle Ffs prevede lo sconto del 30
Il Programma
Maggiori
informazioni
Stazioni Ffs
Rail Service 0900 300 300
(CHF 1.19/min.)
24 ore su 24
www.ffs.ch/scoprire
RAFFAELLO A URBINO 29 MAGGIO - 1 GIUGNO 2009
Prezzo: Fr. 740.– per persona in camera doppia
Venerdì 29 maggio partenza
06.30 Ascona autosilo
06.35 locarno Ffs
07.00 Bellinzona Ffs
07.30 Lugano Ffs (lato buffet)
07.45 Balerna Centro Breggia
Arrivo a Pesaro nel pomeriggio e visita del centro.
2° giorno partenza per Urbino, visita guidata alla mostra “Raffaello a Urbino”
nel pomeriggio visita della città. Rientro a Pesaro.
3° giorno Partenza per San Marino e visita guidata. Gita a Fano per la cena libera.
4° giorno Mattino libero e rientro in Ticino in serata.
Informazioni e prenotazioni
AutoPostale Svizzera SA - Regione Ticino - Viaggi e Vacanze - Viale Stazione 33 - 6501 Bellinzona
Tel. +41 (0)58 448 36 36 Fax +41 (0)58 667 34 45
www.autopostale.ch/ti
per cento sul tragitto in treno con
trasferimento in pullman e ferrovia
di montagna, oltre a un buono da
10 franchi da consumare nel risto-
Rossini a Pesaro e Raffaello a Urbino con Autopostale Ticino
La mostra su Raffaello a Urbino è l’occasione
giusta per scoprire capolavori artistici di immenso
valore e per visitare una zona d’Italia ricca
di fascino e di storia. Ecco perché AutoPostale Ticino
organizza un viaggio dal 29 maggio al 1° giugno.
L’arrivo è a Pesaro dove è prevista una visita
guidata con la centrale piazza del Popolo, adornata
dalla magnifica Fontana dei Tritoni e dei Cavalli
Marini, sorge il rinascimentale Palazzo Ducale,
fatto erigere da Alessandro Sforza nel XV secolo
ed ampliato dai Della Rovere. Vicino al Palazzo
Ducale si trova, con gli arredamenti originali, la
casa natale di Gioacchino Rossini.
Il secondo giorno è in programma la partenza per
Urbino - altra capitale di bellezza - dove si svolge
la visita guidata alla mostra su Raffaello che si
svolge fino al 12 luglio.
La rassegna ricostruisce l’ambito artistico-culturale
in cui si formerà il giovane Raffaello e nel quale
opera il padre, Giovanni Santi, pittore dei duchi e
letterato, che è a capo di una ricca e fiorente bottega,
oltre che autore della famosa Cronaca nella
quale esprime importanti giudizi sui pittori a lui
ErgoLuxe ®
di notte –
Energia di giorno
rante del Pilatus Kulm. Natura tutta
da scoprire anche a Goldau. Liberi,
in mezzo a enormi massi di roccia,
gli animali vivono nel loro ambiente.
In questo paradiso crescono e si
riproducono numerose specie animali
in un mix di fauna e flora che i
visitatori possono scoprire in ogni
stagione dell’anno ma che trova
proprio in primavera il suo momento
più rigoglioso. Ci sono orsi e lupi
che convivono in un’oasi unica nel
suo genere. L’offerta delle Ffs prevede
il 30 per cento di sconto sul
viaggio in treno e sull’ingresso al
parco. Grande novità nel programma
dellle Ffs è il girotondo sullo
Stanserhorn, ad un’altezza di
1.900 metre, dove si trova il ristorante
ruotante della regione di Lucerna.
Questo gioiello dell’architettura
moderna offre ai suoi ospiti numerose
voluttà culinarie e un singolare
panorama costituito di 100 km
di catena alpina e 10 laghi svizzeri.
L’offerta delle Ffs prevede il viaggio
in treno fino a Stans (ferrovia di
montagna) con sconto del 30 per
Fate il pieno di energia super con BICO. BICO ErgoLuxe ®
è il primo materasso
al mondo che aiuta a rigenerare il corpo in modo ottimale durante il
sonno. La mattina si ha l’impressione di aver fatto una bellissima dormita, ci
si sente perfettamente riposati e carichi di energia. Provate di persona il
confort di riposo assoluto! Fino al 31 maggio 2009 potete approfittare
del bonus di promozione di CHF 200.– per materasso ErgoLuxe ®
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www.bico.ch.
Per un sonno sano e profondo. ®
contemporanei. La mostra, allestita nel Salone del
Trono e nelle sale dell’appartamento della Duchessa
del Palazzo Ducale (sede della Galleria nazionale
delle Marche), presenta i capolavori giovanili
di Raffaello, 20 dipinti e 19 disegni originali, messi
in rapporto alla pittura del padre e di altri pittori
vicini alla fase giovanile della sua formazione ad
Urbino, 32 dipinti e 10 disegni. Dopo aver visitato
la mostra, la comitiva va alla scoperta di Urbino in
cui il Palazzo Ducale rappresenta il bene storicoartistico
di maggiore rilievo, eretto nel 1465, sotto
la commissione del duca Federico.
Terminato il breve tour nella pittoresca cittadina rinascimentale,
si torna a Pesaro. E da qui, la mattina
del terzo giorno, si va a San Marino dove è in
programma la visita guidata. Ci sono molti motivi
per entrare in questa speciale Repubblica dove il
tempo sembra che si sia fermato. Shopping, paesaggio,
gastronomia, filatelia e numismatica, manifestazioni,
eventi, monumenti, musei, opere d'arte
e luoghi turistici. Per la serata, poi, la comitiva
scende verso la riviera con passeggiata e cena libera
a Fano, cittadina di un certo fascino.
Realizzato in
collaborazione con
Centro per la medicina
del lavoro, l’ergonomia
e l’igiene AG
cento e buono per una consumazione
al ristorante girevole.
Restando agli scenari naturali non
si può non citare il Wanderweg
Nord del Gottardo cioè il sentiero
nord che parte da Goschenen e arriva
fino a Erstfeld. Sulla strada verso
il villaggio ferroviario di Erstfeld
si ammira il più alto ponte delle Ffs
passando oltre il bunker del vecchio
Consiglio federale. Si osservano,
inoltre, i tunnel elicoidali con punti
panoramici per scattare foto. Non
resta, infine, che visitare la città
principale della Svizzera centrale
che è Lucerna. Famosa in tutto il
mondo per il Kapellbrucke (Ponte
della Cappella) realizzato in legno
in epoca medievale. Nell’isola pedonale
del centro storico spiccano
le case antiche decorate con gli affreschi
che fanno da cornice alle
piazze. Inoltre che possiede un’offerta
RailAway, un Abb. Generale o
un Abb. Metà prezzo, nel mese di
maggio può usufruire del 50 per
cento di sconto per il pernottamento
in alcuni alberghi.
Un affascinante viaggio in Italia alla scoperta dei tesori e della cultura delle Marche con tappa anche a San Marino
60˚
Bico «Wool Wash»
(Si raccomanda di utilizzare
detersivi per capi in lana)
Zone ergonomiche di alleggerimento
e di sostegno

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ANTONINO MICHIENZI
Basta bere tre bicchieri
di vino al giorno per
raddoppiare il rischio
di sviluppare, dopo i
60 anni, un tremore
essenziale, non legato
cioè a una malattia come il Parkinson,
ma involontario e fastidioso.
A rivelarlo è uno studio condotto
da un gruppo di ricercatori dell’Ospedale
Universitario “12 de
Octubre” di Madrid e pubblicato
sul Journal of Neurology Neurosurgery
and Psychiatry.
“Il tremore essenziale è uno dei
più comuni disordini neurologici”,
spiegano gli autori, che ripercorrono
le tappe della loro scoperta.
“Il meccanismo sottostante non è
chiaro, tuttavia diversi indizi derivanti
dalla pratica clinica e da
studi di imaging neurologico
fanno pensare che sia un disordine
del cervelletto”, la zona del
cervello che sovraintende al movimento,
alla coordinazione e all’equilibrio.
“Recenti studi postmortem - proseguono
gli scienziati - hanno dimostrato
che esistono dei cambiamenti
patologici nel cervelletto di
persone con tremore essenziale”.
Questi riguardano soprattutto una
specifica popolazione cellulare, le
cellule di Purkinje.
“Date queste premesse ci si aspetterebbe
che l’esposizione a sostanze
che compromettono il tessuto
cerebellare possa predisporre
al tremore essenziale o abbassare
la soglia per lo sviluppo del tremore
essenziale. E l’etanolo [l’alcol,
ndr] è un ben nota tossina cerebellare.
Abbiamo allora ipotizzato
che un alto consumo di base
di etanolo possa essere un fattore
di rischio per lo sviluppo di tremore
essenziale”.
Per verificare l’ipotesi il gruppo ha
SALUTE E BENESSERE
Uno studio spagnolo avverte: il consumo quotidiano di alcool
può produrre un fastidioso disturbo neurologico
Nei bicchieri di rosso
si nascondono i tremori
messo in relazione il consumo di
alcol e i sintomi neurologici di
circa 3300 spagnoli con un’età media
di circa 65 anni. E il risultato
non ha lasciato adito a dubbi.
Quanti bevevano regolarmente
presentavano una più alta probabilità
di avere tremore essenziale
rispetto a chi non lo faceva. Probabilità
che i ricercatori sono riusciti
a quantificare dopo aver escluso
tutti gli altri fattori che potevano
facilitare la comparsa del disturbo,
come fumo o depressione. Ba-
SESSO E AMORE di LINDA ROSSI, psicoterapeuta e sessuologa
La lettera
Mi attirano donne molto mature
La risposta
ma ho solo 18 anni, come faccio? La sua domanda riguarda la gestione dei codici d’attrazione
(sessuali e/o sentimentali?) che in lei si rivolgono a donne
Ho 18 anni e
apprezzo in
particolare
donne più mature
di me (35-60 anni).
Forse questa mia
attrazione è dovuta
a esperienze del
passato. Il mio
problema è che
non so come
avvicinarmi a una
donna di questa
frangia d’età.
Avrebbe qualche
consiglio,
considerato il fatto
che frequento il
liceo e che vivo
ancora con i miei?
Associazione Svizzera di Shiatsu
Shiatsu Gesellschaft Schweiz
stano tre unità di alcol al giorno
(un’unità corrisponde a circa a un
bicchiere di vino o a una bottiglia
di birra) per raddoppiare il rischio
di sviluppare tremore essenziale.
E tale rischio aumenta del 23% per
ogni anno in cui si continua a coltivare
l’abitudine dei tre bicchieri
al giorno.
Notizie appena migliori per chi
beve di meno ma con regolarità: il
rischio di sviluppare tremore essenziale
è appena più alto rispetto
ai non bevitori.
L’INSIDIA
NEL BICCHIERE
Un alto
consumo
di base
di etanolo
può essere
un fattore
di rischio per
lo sviluppo
di tremore
iStockphoto
Confermata l’ipotesi, i ricercatori
pensano già a come tradurla in indicazioni
utili per i pazienti che -
ironia della sorte! - spesso bevono
qualche bicchiere in più proprio
perché l’alcol apparentemente allevia
il tremore.
“La nostra scoperta ha potenziali
implicazioni cliniche”, scrivono. “È
ipotizzabile infatti che l’uso cronico
di etanolo, che allevia i sintomi
nei pazienti, in realtà continui
a produrre danni cerebellari e
a far progredire il disturbo”.
di molto maggiori, figure materne o anche di più. È vero
che i codici d’attrazione si basano sulle esperienze del proprio
passato e in particolare nel maschio si fissano nella psiche collegandosi
all’eccitazione sessuale. È anche vero che con gli anni
queste possono modificarsi in funzione dell’evoluzione personale.
Avvicinarsi a donne di questa età non è tanto diverso che
a donne più giovani. E come? Ricorrendo alla seduzione. In particolare
facendo leva su quei tasti che toccano noi femmine che
amiamo essere corteggiate. Facendo sentire quanto la prescelta
sia unica e straordinaria, ricordandosi a quanto noi donne
siamo sensibili al lato romantico, ascoltandola attentamente
senza dimenticarsi dei diversi svelamenti e dei suoi gusti speciali.
Ricordi anche che la maggior parte delle donne, a un certo
momento della relazione, desidera fare progetti. Certo che non
le sarà facile invitarla al ristorante e poi a casa tua, farle grandi
regali e portarla in vacanza. Ma se sa essere un po’ poeta e farla
sognare, se sa farle provare emozioni e farle l’amore come nessun
altro è mai riuscito, forse riuscirà a farla innamorare. Potrebbe
anche succedere che la sua amata possa provare nei suoi
confronti un certo qual lato materno con tutti i suoi variegati
risvolti non sempre facili da accogliere e da gestire. È possibile
iStockphoto
Il virus Hiv
non attende
Anticipare l’inizio della terapia
antiretrovirale contro
l’Hiv senza aspettare che la
conta dei linfociti Cd4 scenda
troppo consente di ridurre lo sviluppo
dell’Aids e la morte del paziente
del 28%. È questo il risultato
di uno studio condotto da un
consorzio chiamato When To
Start e pubblicato sulla rivista The
Lancet. Lo studio è stato coordinato
da Jonathan Sterne, dell’Università
di Bristol in Gran Bretagna,
ed ha arruolato circa
45mila pazienti in Usa e in Europa.
Le terapie antiretrovirali
contro l’Hiv sono disponibili fin
dalla seconda metà degli anni
Novanta, ma non è ancora stato
definito con certezza quale sia il
momento migliore per iniziarle. E
questo studio non fa che alimentare
la controversia: i suoi risultati
sono infatti in contrasto con le indicazioni
dell’International Aids
Society Usa panel, che pongono il
valore di 350 cellule per µL come
soglia per iniziare la cura.
Il fumo passivo
resta nel sangue
Più della metà dei residenti a
New York che non fumano ha
comunque nel sangue tassi
elevati di sostanze che segnalano
l’esposizione al fumo di sigaretta.
Lo rivela uno studio pubblicato
sulla rivista Nicotine and Tobacco
Research, secondo cui dall’analisi
di 2.000 non fumatori di New York,
è emerso che nel 57 per cento di
essi erano presenti alti livelli di cotinina,
un metabolita della nicotina.
Questa percentuale è molto
più alta che nel resto del paese,
dove si assesta al 45 per cento. La
presenza della cotinina nei newyorkesi,
inoltre, aumenta all’abbassarsi
della classe sociale, raggiungendo
quasi il 70 per cento negli
asiatici. “Lo studio offre nuove
prove della pervasività del fumo
passivo”, ha commentato Jennifer
Ellis, tra gli autori dello studio. “Anche
se non è chiaro perché gli abitanti
di New York siano così esposti
nonostante i tassi relativamente
bassi di fumatori nella città”.
E-mail:
linda.rossi@bluewin.ch
IL CAFFÈ 3 maggio 2009
39
I NOSTRI FIGLI
di MONICA PIFFARETTI
È IN ARRIVO
IL “TELEPUTER”
E LA CULTURA
USA-E-GETTA
Un articolo di giornale annuncia l’ormai
avviato pensionamento del vecchio
apparecchio tv per l’avvento di
una sorta di teleputer, un miscuglio di tv e di
computer che chiuderà definitivamente
l’epoca della vecchia signora del salotto, davanti
alla quale per decenni si riuniva la famiglia.
Un’epoca invero già tramontata da
anni, per aprire quella della tv individuale:
io mi guardo questo, tu quello, e lui quell’altro.
Onde per cui: la piazza televisiva non esiste
più e all’indomani non ci si ritrova più a
discutere del programma della sera prima.
Tale tv formato famiglia esisterà ancora
meno quando il televisore, sempre più simile
ad un computer, permetterà allo spettatore di
interagire maggiormente con i programmi
scelti. Siamo agli albori di una nuova rivoluzione.
Vedremo. Racconto ai miei figli la novità
per vedere l’effetto che fa: la grande di
quasi dodici anni, innamorata di tutto
quanto di nuovo arriva sul mercato dei mezzi
di comunicazione, mi dice subito con gli occhi
che brillano: “Quando la compriamo?”.
Calma, spiego: è solo uno sguardo verso un
futuro prossimo. Il medio, meno sensibile al
fascino della velocità del cambiamento, mi
guarda perplesso, come per dire: “Prendere un
altro televisore, perché? Va bene questo”. Il
terzo, di sei anni, mi fa segno di no con il dito.
“Mi viene in mente la radio
in legno che occupava
il posto di un armadietto”
Perché?, gli chiedo. “Come faccio poi a vedere
i miei Dvd?”. Sia, come sia: mi rendo conto anche
in questo frangente che la velocità delle
mutazioni tecnologiche è vertiginosa. E mi
viene in mente la vecchia radio in legno lucido
che occupava il posto di un armadietto
nel salotto di casa mia. Quando ero bambina
già non funzionava più da qualche anno: io
la consideravo antica e in qualche modo ci
ero affezionata. Quando arrivò la seconda radio,
con giradischi incorporato, prima di essere
superata impiegò otto-dieci anni; idem
per la terza, acquistata coi i soldi del primo
lavoretto. La giostra tecnologica girava, ma
lentamente: tanto che ogni apparecchio ha
avuto la sua storia e ha accompagnato epoche
della mia infanzia/giovinezza. Vi immaginate
oggi un ragazzino ricordarsi del suo
primo tamagochi, del suo primo game-boy, o
del suo primo I-pod? Per non parlare dell’eventualità
di stabilire con i vari cimeli una
sorta di legame affettivo. Usa e getta, ricompra,
ri-usa e ri-getta. Ora funziona così. Metterli
in guardia affinchè acquisiscano coscienza
del fenomeno è quindi importante. Si
può vivere anche altrimenti. Ovvio. Per loro,
cresciuti su questa giostra e a questa velocità,
però, non poi così tanto.
Posta:
Linda Rossi – Il Caffè – Via Luini 19 - 6600 Locarno
Sia seducente e viva il corteggiamento
che la sua attrazione erotica per la donna matura nasconda un
desiderio di trovare una guida d’amore. Non sarebbe il primo,
ma sia però conscio che nella gran parte dei casi questo tipo di
relazione è destinato a finire. Forse perché il ragazzo è finalmente
diventato uomo e desidera staccarsi dalla madre-maestra
per confrontarsi a una donna alla quale farà lui da maestro
o con la quale, meglio ancora, si sentirà abbastanza forte e virile
per confrontarsi e affermarsi come maschio in una relazione
fatta di progetti a corta e lunga scadenza. In passato ho
avuto modo di rispondere a un quasi quarantenne, indeciso fra
la nuova attrattiva relazione con una giovane donna inesperta
e la gratificante storia con la donna matura (cfr. articolo del
16.11.08 che può ritrovare nel sito del Caffè). Recentemente la
Tsr1 ha proposto un film di Ben Younger “Petites confidences”:
questo per quanto riguarda una differenza d’età di quattordici
anni. Ma se ne vuole uno dove la differenza d’età è di gran lunga
maggiore vada a vedersi quel capolavoro che fu “Harold and
Maude”, lui diciassettenne e lei ottantenne. Magari la possono
aiutare a situarsi e a capirsi meglio. Le auguro di avere presto
sufficiente fiducia nelle sue competenze di maschio assertivo,
che sa crescere nelle svariate sfaccettature della relazione amorosa,
e pronto a rivolgere le sue attenzioni a donne di una frangia
d’età più vicina alla sua.
«Un futuro con la medicina complementare»
Sì per le professioni riconosciute dalla Confederazione

W;Kþ”µ ¯;@T+ M2˘ † òòòÅÛò\àt˚Åt½ł
=@M3+JÔK *W KH+(4;
U4M3 KH+(4; H(:24>2

3 maggio 2009 IL CAFFÈ
LUI LEI
L’ALTRO
Chi è
SANDRO CATTACIN
Sandro Cattacin,
autore di questo
articolo per il Caffè,
è docente decano
alla facoltà di
Sociologia di
Ginevra
Un giorno d’estate
del 1492 Cristoforo
Colombo
partì per scoprire
il mondo e, da lì, il
mondo cambiò.
Colombo ci porta, simbolicamente,
dal medioevo all’età moderna.
Quali sono gli elementi
nuovi di questo mondo? Si passa
da una società che credeva nel
destino ad una società del rischio
pianificato, conscio, gestito per
quanto sia possibile. A Dio si sostituisce
l’uomo che solca i mari,
mette ordine nel cosmo e si affida
alla ragione, alla scienza. L’umanità
si prende in mano e per farlo
inventa strumenti diabolici capaci
di trasformare il futuro in
statistiche, la sorte in somme di
denaro. È l’invenzione del calcolo
probabilistico e la sua applicazione
agli schemi assicurativi.
Da Colombo alla Lloyd’s
Colombo non era assicurato. Il
suo viaggio era una scommessa
che, se vinta, prometteva oro e riconoscimento.
È certo che tentò
di ridurre i rischi analizzando
ipotesi su ipotesi, ma non aveva
certezze. Il successo del suo viaggio,
però, indicò la via a tante altre
missioni, di conquista prima
e poi sempre più finalizzate agli
scambi commerciali. E, nel commercio,
il rischio era importante:
pirati, naufragi, merci avariate.
L’importanza degli scambi portò
a calcolare i rischi delle eventuali
perdite e a premunirsi con
schemi assicurativi. Il negozio di
caffè Lloyd’s, alla fine del Seicento,
cominciò a specializzarsi
per diventare un luogo dove si
INCERTEZZA
Dalla società del rischio pianificato alla difficoltà di gestire libertà e sicurezza
potevano contrattare assicurazioni
contro i rischi della navigazione.
È diventato la più grande
assicurazione del mondo, capace
di assicurare anche il rischio di
perdita di un satellite.
La società assicurata
Se si ha l’assicurazione, non si ha
più bisogno di Colombo. Il rischio
diventa collettivo e, attraverso
lo stato sociale, tutta la popolazione
trae profitto da questa
invenzione. La malattia, la vecchiaia,
la disoccupazione o un incidente
non devono più fare
paura. A qualsiasi cosa è attribuito
un valore e, dal punto di vista
collettivo, ogni dolore riceve
in contropartita una compensazione.
François Ewald, nel suo libro
sulla storia dello stato sociale,
ha descritto questa società dove i
rischi scompaiono per diventare
polizze, dove l’onnipresenza
dell’idea dell’assicurazione ci
culla nel sogno di una vita compiuta
ancor prima di realizzarla.
Prima della crisi finanziaria che
oggi stiamo vivendo, questo sogno
era presente un po’ dappertutto.
E ora, non è probabilmente
solo il modello del capitalismo finanziario
che si è infranto, ma
LA FRASE fdfgfgfgfg Ciarpame
René Bossi
DIZIONARIO
anche quello assicurativo. Dopo
questa crisi finanziaria il mondo
volterà definitivamente pagina; si
ritroverà l’insicurezza dell’esploratore
che ha scoperto l’America.
La società del rischio
I segnali del cambiamento non
risalgono d’altronde alla recente
crisi finanziaria. Negli anni 1970,
i nuovi movimenti sociali ci
hanno aperto gli occhi sui rischi
che non si assicurano: il rischio
dell’autodistruzione del mondo
in una guerra nucleare e i rischi
ambientali che scaturiscono
dalla società della crescita infinita
che vive nell’illusione tecnocratica.
L’incidente nella centrale
nucleare di Three Mile Island del
1979 è stato il primo segnale che
ha mostrato che non tutto è controllabile,
che c’è sempre un rischio
residuale. Cernobyl nel
1986 ha reso cosciente l’Europa.
Ulrich Beck ha dato un nome a
questa nuova società: la società
del rischio. Ed è la fine della certezza,
della possibilità di assicurarsi
contro tutto e tutti, della distinzione
di classe di fronte ai rischi
ambientali e sociali. I
drammi si susseguono: aids, sindrome
della mucca pazza, inon-
SILLABARIO
ZYGMUNT BAUMAN
La società dell’incertezza
Sono i tormenti della libertà, e la tranquillità
della certezza che solo la mancanza di libertà
può offrire. Ma il punto è che tale possibilità
di scelta non è data. La libertà è il nostro
destino: una sorte che non può essere ignorata
e non ci abbandona mai. (…) L’esperienza di coloro
che sono coinvolti nel gioco della libertà è
incerta, contingente e senza fine come la loro
sorte. Implica gioia e dolore; genera solidarietà
ed egoismo; promuove la passione ma anche
l’odio verso il mutamento (…).
L’edificio dell’identità doveva essere costruito
in modo sistematico, livello dopo livello e mattone
dopo mattone seguendo un progetto definito
in anticipo. [...] La scelta individuale, per
definizione mutevole e incostante, doveva osservare
e soddisfare i “prerequisiti funzionali”
di un sistema percepito in termini durkheimiani,
come dotato di valore superiore. (…)
Il punto fermo della strategia di vita postmoderna
non è la costruzione di una identità, ma
l’evitare ogni fissazione.
Pensava xxxxx di leggere un palinsesto tv. Invece era la lista per le
Europee del partito di Berlusconi. Suo marito. Nani e
ballerine. Dallo show direttamente alla politica. Il passo è
fgffgfgfg senza pudore
breve, specie se la politica, per abbagliare gli elettori, è un
immenso palcoscenico dove l’apparire e l’avere fanno
fg per il potere
strame dell’essere. Specie per le donne, che Berlusconi
raccoglie a piene mani dagli avanzi televisivi. Se in tv
XXXX, VERONICA xxx LARIO, moglie di Silvio Berlusconi proprio non buca, un posto in qualche emiciclo ci sarà pure.
xxxx Milano - xxxx - 28 aprile 2009
E allora c’è il rischio, gentile signora Lario in Berlusconi, che
dazioni, terremoti, uragani e
adesso anche le crisi finanziarie -
e le assicurazioni si ritirano.
Dissoluzione delle certezze
Nella società del rischio si perdono
le certezze relative alla tecnica
ed alla possibilità di controllare
la natura. Ma questo non basta
per renderci insicuri. Parallelamente,
ci siamo tolti anche
tutte le certezze che ci permettevano
di dormire tranquilli. La critica
agli schemi tradizionali dell’organizzazione
della società,
nata come risposta alla tecnocrazia
e alle forze conservatrici che
hanno permesso questa deriva, ci
propone dapprima una fase
emancipatoria (della donna,
certo, ma in fondo di una pluralità
di stili di vita), che si trasforma
poi in destabilizzazione
delle relazioni sociali: nel lavoro
come nella vita quotidiana l’insicurezza
si istalla e nessuno ci sa
dire come dobbiamo comportarci.
Si sperimenta nella ricerca
di un partner di vita, come nella
ricerca di un lavoro, senza sapere
bene quali sono le strade da seguire
per riuscire nell’impresa di
piacere all’altro, eccetto magari il
fatto di dover essere originali.
L’incontro
Tiziano Ferro
“risarcisce”
tutti i suoi fan
rossocrociati
A PAGINA 50
Questa società, che ci fa uscire
dal conforto procurato dai valori
e dalle nostre assicurazioni,
mette di nuovo al centro la donna
e l’uomo con le loro decisioni. In
un certo senso, si tratta di una società
più libera, più aperta in tutti
i sensi: si può fare carriera anche
se non si è di buona famiglia, si
può perdere il posto di lavoro anche
se si ha studiato per tanti
anni, si possono trovare spazi per
la creatività, ma anche sparire nel
nulla per mancanza di originalità.
Libertà e insicurezza
Ed è qui che nasce questo legame,
che tanto ci assilla, tra la libertà
e l’insicurezza. È un legame
ambivalente, perché non si rinuncia
facilmente né alla libertà,
né alla sicurezza. Gestire una tale
società dal punto di vista politico
non è facile. Si deve creare l’illusione
del vivere in luoghi sicuri,
magari anche con degli slogan
del tipo “tolleranza zero”, senza
ripiegare all’interno di schemi
autoritari e confini che limitano
la creatività. Anche per l’economia
e le istituzioni, questa società
è una sfida, coscienti del fatto che
la forza innovativa nasce nella
differenza - che sia di genere o di
origine - delle loro componenti;
uno staff diversificato crea però
anche problemi di comunicazione
e di integrazione all’interno
di queste organizzazioni.
La sfida maggiore di questa ambivalenza
della società aperta la
si ritrova però a livello individuale.
Soffriamo di questa libertà
che significa anche insicurezza
ma continuiamo, nella maggior
parte, a sostenere questo modello:
negli Stati Uniti o in Russia,
in Giappone o in India e persino
in Cina la gente sostiene l’introduzione
di questo capitalismo
delle incertezze. Per ora, i vantaggi
sembrano maggiori degli
svantaggi e qualche momento di
certezza è salvaguardato soprattutto
grazie alle affermazioni
identitarie più o meno costruite.
L’aumento però delle malattie
psichiche e psico-somatiche, legate
a questa vita incerta, e il
tasso di suicidio che è sempre
alto nei Paesi di grande libertà,
dovrebbe farci riflettere su come
garantire una società che non opprima
senza dover poi pagare un
prezzo troppo alto in termini di
benessere di coloro che sopravvivono
faticosamente in questo
gioco dove le regole imposte sono
minime.
Routine e consapevolezza
Come non buttare dunque il
bambino insieme all’acqua
sporca? Prima di tutto, questo
bambino deve imparare a vivere
in spazi ambivalenti; deve avere
la possibilità di sperimentare autonomamente,
a scuola e a casa,
in luoghi definiti che si aprono
via via che il bambino cresce.
Rendiamolo dunque consapevole
che il mondo non è regolato
dalla tecnica, né dal destino, ma
da lui stesso.
E diamogli anche la possibilità di
vivere momenti di calma. Magari
correndo meno dalla lezione di
musica a quella di judo per finire
col maestro privato d’inglese e offrendogli
più spazi di routine e di
riposo, importanti per l’equilibrio
del futuro adulto che deve
essere capace di rigenerarsi costantemente
quando è confrontato,
per lunghi periodi, all’insicurezza,
esistenziale o professionale
che sia. Correre meno e individuare
qualche isola di calma
nella nostra vita è anche un consiglio
utile a noi adulti.
con la chiusura anticipata del Bagaglino (pochi ascolti) a
Montecitorio ci ritroveremo Belen e a Strasburgo Martufello.
“Ciarpame senza pudore”, commenta la First Lady leggendo
le liste del Popolo delle libertà. “Per fortuna da tempo c’è un
futuro al femminile - aggiunge -, nell’imprenditoria e nella
politica. Ci sono state la Thatcher, la Jotti, oggi la Merkel”.
“Le donne sono estreme. O migliori o peggiori degli
uomini”, ha scritto un saggista francese del ‘600. Veronica è
migliore di Silvio. Per questo non va in lista.

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Il sondaggio/1
Fra i ticinesi
DIARIO
CULTURA
Pensa che l’identità svizzera è molto forte, abbastanza forte,
o debole tra ticinesi, romandi e svizzero tedeschi?
31% 39% 23% 7%
LEADER
In un sondaggio L’Hebdo, Caffè,
Der Bund, il ritratto, al di là di tutti
i cliché, sui “rossocrociati 2009”
Fra i romandi
Caro Diario,
fra scarponi, valigie e sogni vivo giorni con turbinio di riflessioni
e domande. Mi trovo in mezzo a una schiera di allievi delle
scuole medie di ogni dove. Si premiano i vincitori di un concorso per
la miglior storia d’emigrazione. Nonni, oceani traversati, asprezze,
umiliazioni e nostalgie, vecchie e nuove odissee. C’è una docente che
fatica a tenere a bada un disabile con un fisico più sviluppato di
quanto l’anagrafe preveda. La cerimonia segue il suo copione; il ragazzo
si muove a scatti, gesticola, emette suoni gutturali. Si sono
create di colpo due ribalte. Ho vicino una “soressa” che aveva in classe
un tetraplegico. Nel salone dove si leggono riconoscimenti e si distribuiscono
premi, alcuni danno segni di impazienza. Si fa fatica a sopportare
per il tempo di una partita di calcio un soggetto problematico.
Anche questa è una lezione. “Oggi tutti i ragazzi che ci arrivano in
classe sono egocentrici, arroganti, prepotenti, vittime della prospe-
21% 59% 16% 4%
LEADER
POPOLAZIONE
23%
50%
Fra gli svizzero tedeschi
23%
4%
56% 35% 5% 4%
POPOLAZIONE
LEADER
24% 41%
27% 8%
Molto
forte
Abbastanza Debole Nessuna risp.
POPOLAZIONE
54% 39% 4% 3%
Ticinesi
svizzeri
EZIO ROCCHI BALBI
Svizzeri sì, ma così così.
Ecco il ritratto dei ticinesi
che esce dal sondaggio
nazionale promosso
da L’Hebdo con
la partecipazione del
così così
Caffè e di Der Bund e che farà da
piattaforma di confronto al “Forum
dei 100” che si terrà all’università
di Losanna il prossimo giovedì
7 maggio.
Il sondaggio, analizzato dall’istituto
M.i.s. Trend, inizialmente
muove dall’emergente voglia – soprattutto
degli svizzeri romandi –
di fusione di più cantoni, ma l’attenzione
dell’indagine demoscopica
si polarizza anche sul ritratto,
al di là degli stereotipi, dell’identità
nazionale dei cittadini romandi,
svizzero tedeschi e, appunto,
ticinesi. È interessante notare
che l’autoidentikit che gli svizzeri
tracciano di loro stessi non
nasce dall’idea di segnalare pregi e
difetti dei “vicini di casa” dalla
stessa nazionalità, ma di altra lingua,
piuttosto emerge dai mille rivoli
che accompagnano la domanda
principale: formare delle
macroregioni fondendo più cantoni;
siete favorevoli o no? Tra i sì e
i no l’ago della bilancia si ferma
Identità, senso di appartenenza,
storia e cultura in una fotografia
esclusiva del Ticino,
della Romandia
e della Svizzera tedesca
proprio a metà, ma è già sorprenmandi) vengono quotati un po’ identica percentuale: uno su quatnesi in alcune della caratteristiche
dente constatare che ad essere come confederati di serie B. È vero tro ammette di sentirsi svizzero qualitative più ambite, come l’ori-
“abbastanza favorevole” all’idea è che viene riconosciuto che la mag- così così. Come se i ticinesi, a furia ginalità, lo spirito d’adattamento,
indistintamente un terzo della pogioranza di loro, in fondo, ha un di sentirselo dire, abbiano finito la flessibilità ed elasticità; per tapolazione:
un terzo di romandi, di senso di appartenenza nazionale per interiorizzare un luogo cocere dell’apertura mentale, della
germanici e un terzo di ticinesi. Un
dato da incorniciare, perchè è
“abbastanza” radicato, ma è altretmune largamente diffuso e che li solidarietà e persino della tolle-
l’unico – in tutte i quesiti del sondaggio
– che vede accomunati i
Il sondaggio/3 Le caratteristiche principali dei ticinesi rispetto a quelle degli svizzero tedeschi e dei romandi
rossocrociati di tutti i cantoni da
un’unica opinione.
L’importanza dell’identità nazio-
TICINESI
55%
45%
31% 24%
21%
nale, del resto, emerge subito collegata
alla prima domanda, visto
che la paura di perderla rappre-
SVIZZERO
TEDESCHI
26%
32%
9%
12%
senta il principale motivo di contrarietà
all’idea di creare dei super- ROMANDI
45%
12% 33%
51% 14%
cantoni. Di domanda in domanda,
infatti, cresce l’idea del cittadino
svizzero-tedesco “più svizzero” dei
Spirito d’adattamento Originalità
Senso della solidarietà Tolleranza
Spirito d’iniziativa
fratelli latini, ed è curioso che a tanto vero che un quarto degli in- vuole meno svizzeri degli altri. ranza dove, in realtà, primeggiano
pensarla così non siano solo i ditervistati pensano che tra Chiasso Tutto diventa molto più chiaro i romandi. Peccato, però, che in
retti interessati, ma anche gli stessi e Airolo questa voglia di svizzeritu- quando si tratta di elencare i fattori questo comune sentire il Ticino
romandi e ticinesi. Sei elvetici su dine non sia poi così evidente... Il che caratterizzano maggiormente scompaia nella hit parade del gra-
dieci sono pronti a mettere la guaio è che sono gli stessi ticinesi i cittadini delle diverse regioni lindimento nazionale quando si
mano sul fuoco sul fatto che (sempre come i romandi), invitati guistiche. Opinione generale, e co- parla di ben altre doti e talenti. In
l’identità svizzera sia più forte a a valutare il loro imprinting rossomunemente diffusa – rivela il son- fondo le caratteristiche che con-
Berna, Zurigo e dintorni; mentre in crociato, a confermare il loro tasso daggio -, è che gli svizzero-tedetano. generale i ticinesi (come i ro- d’identità nazionale con la stessa, schi vengano surclassati dai tici- I primi della classe, con tanto di
I “PICCOLI PARADISI” IN SUDAFRICA
rità che li avvolge”, mi dice la prof. Un disabile insegna ad allenare
virtù in disuso: la pazienza, l’attesa, la sopportazione, la solidarietà
vera. A fine anno, i compagni del tetraplegico avevano familiarizzato
a tal punto che gli pulivano con la massima naturalezza le perdite di
saliva, la bava…
***
MADRE TERESA del Sudafrica. Il 7 maggio compirà 91 anni. Si chiama
Domitilla Hyams ed ha seminato di “Little Eden” prima Johannesburg
poi il resto del Paese: nei suoi “piccoli paradisi” ha accolto i bambini
più sfortunati, feriti dalla vita, svantaggiati di ogni genere. Durante la
rigorosa segregazione, lei aprì le porte delle sue case anche ai disabili
di colore. Ci voleva del coraggio: ne ha avuto. Siede davanti a me: tiene
le mani del marito Daniel con una tenerezza commovente. Sembrano
usciti dalla matita di Peynet. Questi sono gli eroi veri, i modelli per le
nuove generazioni. Pronuncia parole commoventi: “Nonostante la
lode, sono gli svizzeri tedeschi e
basta scorrere la loro personalissima
“pagella” delle virtù nazionali
per scoprire che i voti migliori
sono proprio nelle materie che
contano, a partire dalla capacità di
53%
gestione che viene loro riconosciuta
da quasi sette compatrioti
su dieci. Massimo dei voti anche
per quanto riguarda lo spirito analitico,
la cura del dettaglio, del particolare,
la capacità d’impresa e dal
prevedibile senso del lavoro. Per
correttezza è da segnalare che alla
stessa voce, ‘senso del lavoro’ ap-
elaborazione Cer
punto, i ticinesi vengono accreditati
col minimo statistico: lo stesso
due per cento che si vedono riconoscere
come capacità gestionale
e capacità d’analisi.
È triste invece scoprire come viene
considerata rattrappita la coscienza
ecologica nella Svizzera
italiana. Tra le caratteristiche nazionali
anche in questo campo il
Ticino è ridotto al lumicino con
uno striminzito 4% di riconoscimento;
un quarto della sensibilità
che viene attribuita ai romandi e
ad una distanza siderale dai fratelli
svizzero tedeschi. Se non altro,
come comune sentire tra latini, la
stragrande maggioranza di romandi
e ticinesi e concorde nel sostenere
come le relazioni tra le due
comunità siano insufficienti. Non
è un caso, infatti, che al prossimo
Forum dei 100 a Chiara Simoneschi
Cortesi, presidente del consiglio
Nazionale, come relatore sia
stato affidato il tema “Ticinesi, cugini
latini dimenticati?”. Cugini sì,
svizzeri pure, ma non troppo.
erocchi@caffe.ch
di GIUSEPPE ZOIS
loro incapacità di pensare e di comunicare come facciamo noi, questi
ragazzi possiedono il nostro stesso desiderio di infinito: hanno un
animo più chiaro del sole”. Li chiama angeli. Con un attimo di silenzio
si può sentire il fruscio delle ali.
***
COME RE SOLE è oggi Berlusconi. Se dovesse incassare dal referendum
del 21 giugno, in Italia, il premio di maggioranza del 15% per il
partito che vince, il bonapartista Silvio potrebbe mettersi l’alloro dell’imperatore.
Dopo la tempesta casalinga, non candiderà più (pare)
presentatrici, attrici e veline. La moglie Veronica Lario s’è giustamente
indignata ed ha sfogato la sua collera con dichiarazioni al vetriolo:
“Ciarpame senza pudore in nome del potere”. La moglie tira le orecchie
al marito, padre e politico; Gianfranco Fini, suo uomo di fiducia,
gli cala lezioni sul senso dello Stato. Proprio vero che i più insidiosi
sono gli incidenti domestici.

Il sondaggio/2 Cosa dicono di loro stessi
riguardo l’identità svizzera
Popolazione
TICINO
Leader
Il sociologo
RIVISTANDO
L’
Originalità, spirito d’adattamento, flessibilità
ed elasticità. Caratteristiche e qualità più
riconosciute agli svizzero italiani dai connazionali
29% 42% 26% 3%
54% 39% 4% 3%
SVIZZERA TEDESCA
13%
SVIZZERA FRANCESE
SVIZZERA TEDESCA
12% 57% 25% 6%
SVIZZERA FRANCESE
Sandro Cattacin spiega la scarsa identificazione col resto del Paese
Sotto la stessa bandiera,
ma solo per difendersi
Da sempre ticinesi e romandi si reputano un passo indietro rispetto
agli svizzero tedeschi. E questi ultimi – tra l’altro considerati dall’intero
condominio di Mamma Elvezia i primi della classe quanto
a capacità gestionali, coscienza ecologica, spirito analitico e d’impresa,
senso del lavoro e del dettaglio - dettano legge, impongono l’agenda politica
e tengono in piedi il Paese. Gioco forza, il loro senso di appartenenza
alla Confederazione è più marcato rispetto ai latini, “vittime” della maggioranza
tedesca. “Comprensibile – spiega il sociologo Sandro Cattacin -.
La Svizzera, a suo tempo, si è unita non con l’intento di vivere bene tutti
assieme, ma per difendersi meglio. Ovvero, si è costituita nella logica di
una non appartenenza forte a livello nazionale. Ci si sente prima ticinesi,
romandi e svizzero tedeschi. Solo in un secondo tempo, svizzeri. Soprattutto
se serve a combattere un nemico”.
“Dobbiamo considerare che nella storia di affiliazione – riprende Cattacin
-, alcuni cantoni, come Ticino e Romandia, sono confluiti più tardi
nella Confederazione. Ad unirli è stato un atto esterno, voluto da un mediatore
straniero, Napoleone, che tra l’altro non intervenne solo per un
ideale. Gli serviva una Svizzera compatta, che fosse dalla sua parte, per
portare a termine i suoi progetti egemonici sull’Europa”. Ma da lì in poi
non fu certo tutto rose e fiori… “Solo nel 1848 venne emanata una Costituzione,
ottimo punto di partenza per una migliore integrazione dei cantoni
– spiega ancora Cattacin -. Anche se ciò non ha automaticamente
dato a tutti gli svizzeri un marcato senso di appartenenza, che nasce dalla
consapevolezza di avere sufficienti forze, di bastare da soli. E gli svizzero
“I cittadini elvetici hanno
un’identità fredda e
procedurale, che è anche la
loro forza per aprirsi all’altro,
al diverso, al nuovo”
Molto
forte
tedeschi, che hanno un potenziale sufficientemente grande per organizzarsi
più in autonomia, sono infatti meno aperti verso Germania e Austria;
mentre i romandi sono più permeabili nei confronti della Francia e
i ticinesi dell’Italia”. Non per niente, gli interpellati dal sondaggio descrivono
svizzero francesi e svizzero italiani più tolleranti e aperti.
Tuttavia, dal sondaggio (vedi articolo principale) emerge anche un Paese
tollerante e rispettoso. “La nostra forza è proprio quella di non avere
un’identità comune – aggiunge il sociologo -. Un vantaggio. Siamo più
aperti, più pazienti. La nostra capacità di lavorare assieme al ‘diverso’ è
notevole. Basti guardare alcuni management: sono composti da quattrocinque
nazionalità diverse, un miscuglio di appartenenze molto arricchente”.
D’altro canto, se l’altro è meno simile a te il tuo orizzonte si amplia.
“Certo, anche se bisogna sottolineare che la mentalità della Svizzera
è diversa nelle città rispetto alle zone rurali. Purtroppo, per certi versi sono
loro a frenare, a contare di più nel panorama politico elvetico”. Infatti, Ticino
e Romandia sono meno presenti a livello nazionale. “Purtroppo una
persona in Svizzera deve avere più un’appartenenza istituzionale che
identitaria. E questo non dà un’identità calda, ma fredda e procedurale.
Che, ripeto, è anche la forza della Svizzera: la rende più permeabile al ‘diverso’,
al nuovo, all’altro”. p.g.
inventore del prete-dective Padre Brown, Gilbert K. Chesterton
(1874-1936), fu scrittore prolifico e giornalista - diresse
per più di 10 anni un settimanale. Non era quindi uno sprov-
veduto in materia quando - correva l’anno 1914 - si divertì a scrivere
che “Buona parte del giornalismo consiste nel far sapere che
‘Lord Jones è morto’ a persone del tutto all’oscuro dell’esistenza di
un Lord Jones”. Un po’ come dire: l’informazione che non fa pensare
è solo un riempitivo. E tale, ovviamente, doveva apparire a Chesterton
gran parte di quella dell’epoca. Non molti anni dopo, nella
celeberrima conferenza su “La politica come professione”, un maestro
della sociologia politica come Max Weber (1864-1920) ricorderà
che i giornalisti politici del tempo erano considerati “una specie di
casta di paria”, e questo - spiegherà - “perché naturalmente si conserva
memoria proprio delle attività giornalistiche più irresponsabili,
a cagione della loro efficacia spesso spaventevole”.
Abbastanza Debole Nessuna
risp.
58% 26% 3%
55% 36% 6%
NOTA METODOLOGICA L’istituto demoscopico M.I.S. Trend con sede a Losanna e Berna ha intervistato un
campione formato da 1200 persone delle tre aree linguistiche (500 svizzero tedeschi, 500 romandi e
200 ticinesi), da 18 a 74 anni, più 400 opinion leaders dal 18 febbraio al 15 marzo. Margine di errore ±2,8%
I personaggi
presenti al dibattito
“Forum des 100” il 7
maggio all’università
di Losanna
YVES BEHAR
ANDRE
BORSCHBERG
PASCAL
COUCHEPIN
NICOLAS HAYEK
MARTINE
REBETEZ
YVES ROSSY
CHIARA
SIMONESCHI
CORTESI
EMMANUEL
TODD
ALEXANDRE
ZELLER
3%
Il politico
COME TI FORMO L’OPINIONE PUBBLICA
Certo, sarebbe una semplificazione di comodo concludere dai due
esempi citati che nei primi decenni del secolo scorso la considerazione
corrente del giornalismo andava dal fatuo al nefasto. Ma il
fatto è che su questa “andatura” si potrebbe continuare anche per i
successivi decenni del Novecento. Nei primi anni ‘90, ad esempio,
un noto giornalista culturale italiano diceva - grosso modo e con
bonaria ironia - che, tutto sommato e senza volerlo, i giornali tengono
vivo il senso critico, perché inducono quotidianamente il normale
lettore a chiedersi se quanto vi trovano pubblicato sia poi vero!
E, oggi, in questo primo decennio del terzo millennio? “Secondo
una recente ricerca pubblicata dalla British Journalism Review, anche
in una delle patrie della libertà di stampa e di alcuni dei media
più autorevoli del globo, la fiducia verso i giornalisti continua a precipitare”.
Comincia così l’articolo intitolato “Due cose che il giornalismo
può imparare dalla scienza”, scritto dal caporedattore del quo-
IL CAFFÈ 3 maggio 2009
43
La presidente Chiara Simoneschi Cortesi sottolinea l’importanza delle lingue
“Per ritrovare le radici nazionali
dobbiamo conoscerci meglio”
Sul sondaggio che vede gli svizzero tedeschi
come punte di diamante del
patriottismo elvetico, Chiara Simoneschi
Cortesi, presidente del consiglio Nazionale,
ha le idee come il suo nome di battesimo.
Idee che vanno oltre i luoghi comuni
della cosiddetta solidarietà latina.
“I motivi per cui sono gli svizzero tedeschi
ad avere un’identità nazionale più accentuata
rispetto alle altre comunità linguistiche
sono in primo luogo storici. Ma non
dimentichiamoci che i ticinesi sono spesso
“Spesso si parla di solidarietà
latina, ma in realtà è qualcosa
di virtuale. È da oltre Gottardo
che spesso ci vengono incontro
e ci aiutano, non dalla Romandia”
Il manager
dimenticati, i quadri sono poco presenti
nell’amministrazione federale e nelle ex regie.
Insomma, avvertono un sentimento di
abbandono che non può certo giovare ai
sentimenti di identità”. A dimenticare i ticinesi,
però, non sono gli svizzero tedeschi,
ma i romandi. “Che ci conoscono poco -
puntualizza Simoneschi Cortesi -. Mentre
gli svizzero tedeschi, non solo vegono in Ticino
in vacanza, ma si applicano spesso
nell’apprendimento dell’italiano. E, in par-
lamento, sono loro a venirci spesso incontro
e a stipulare alleanze in favore del nostro
cantone. Pensiamo, ad esempio, al tribunale
penale federale. È stata scelta Bellinzona
grazie all’appoggio di San Gallo,
non certo della Svizzera romanda...”
Ma un rimedio in grado di smuovere la situazione,
forse, c’è. “La nuova legge sulle
lingue è un tassello findamentale di un
processo che va ancora completato. Ed è
quello della conoscenza reciproca. L’apprendimento
delle lingue nazionali è di
estrema importanza per conoscerci come
si deve”. Il presidente de consiglio Nazionale
sottolinea infatti che, ad esempio, dall’anno
prossimo tutti potranno scrivere
nella propria lingua materna e pretendere
di ricevere una risposta in tale lingua. “È un
cambiamento rilevante - conclude -. Perché
dobbiamo stare attenti: se non ci applicheremo
nello studio delle lingue i rischi
che correremo saranno seri”.
c.g.
Marco Solari nella sua analisi ripercorre tic, vizi e virtù rossocrociati
“Non possono vederci sempre
come semplice terra di vacanze”
Ticino non guarda all’Italia e neppure
direttamente a Berna, perché
“Il
il Ticino non è solo una parte della
Svizzera. No, il Ticino è la Svizzera”. Tic,
vizi e virtù dei ticinesi secondo un attento
osservatore, nonché un innamorato
pazzo della sua terra: Marco Solari. Il manager
della cultura e del turismo prova a
“Oltre il Gottardo resistono luoghi
comuni difficili da cancellare,
per questo bisogna ancora
lavorare molto per far capire a tutti
che abbiamo valori condivisi”
PRIMO
PIANO
videointervista
a Marco Solari
su
www.caffe.ch
commentare i risultati del sondaggio e lo
fa con una premessa: “Nella Svizzera tedesca
e in quella romanda hanno una visione
vagamente distorta della nostra realtà.
L’istantanea che il Ticino restituisce
ai loro occhi è semplicemente l’immagine
approssimativa di una terra di vacanze.
Opinione assolutamente sbagliata.
Non sanno che questo nostro cantone
condivide con il resto della Confederazione
valori politici importanti come la
democrazia, il federalismo, lo spirito repubblicano.
E questa nostra coscienza
diffusa e comune ci differenzia profondamente
dall’Italia”.
Ma dal campione del sondaggio viene
fuori che i ticinesi si sentono sì svizzeri,
ma sino ad un certo punto, come se non
osassero spingersi oltre la frontiera del
cuore e della bandiera. “Questo aspetto
che affiora tra i numeri dimostra che ci attende
ancora un grande, paziente lavoro”,
aggiunge Solari: “Ovvero resiste una visione
distorta del Ticino, eredità, meglio
retaggio di una violenza culturale subita
dopo l’apertura del Gottardo. Sono arrivati
qui in massa e hanno sempre pensato
a un viaggio verso il sud del paese, hanno
sempre pensato a noi come un popolo
che vive di stenti, che ha accolto tante famiglie
di emigrati”.
Il ritratto, l’identikit che gli svizzeri tracciano
di se stessi porta a un patriottismo
nazionale dalle molte sfaccettature. “Il
senso della patria, dell’identità, e non soltanto
in Ticino, si esprime attraverso il legame
profondo con il luogo di nascita e
di appartenenza, cioè il Cantone. Poi ci si
sente svizzeri” Secondo Solari è questo
un passaggio fondamentale, di crescita e
di riappropriazione delle radici più intime,
più familiari: “Aggiungo ancora che
il patriottismo è direttamente proporzionale
alla distanza, perché la lontananza
rafforza i legami. Ecco perché in Australia,
ad esempio, ci sentiamo tutti svizzeri:
senza differenze”.
m. sp.
di ANTONIO SPADAFORA
tidiano “Avvenire”, Andrea Gavazza, e pubblicato sull’ultimo numero
del 2008 del noto trimestrale “Problemi dell’Informazione”. L’articolo
si inserisce in una articolata riflessione - non a caso denominata
“Pensare il giornalismo” - che la rivista sta conducendo da qualche
tempo sul “rapporto tra il giornalismo, i media, i processi di formazione
delle opinioni pubbliche”. Un rapporto, com’è facile intuire,
che oggi le possibilità delle nuove tecnologie non rendono
certo più semplice ma sempre più complesso e problematico, sino
a ingenerare e diffondere nell’opinione pubblica un bel po’ di scetticismo.
Per evitare il quale, secondo Gavazza, il giornalismo potrebbe
ispirarsi ad alcuni strumenti di controllo in uso nella ricerca
scientifica, quale, ad esempio, la cosiddetta “revisione dei pari”
(peer review). L’articolo offre buone e stimolanti argomentazioni, a
prescindere dalla concreta praticabilità giornalistica di quanto prospettato.

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: @D7 @5B: FFF

@ www.museo-cantonale-arte.ch
www.bissier.org
INTROSPEZIONE
Partito da una pittura di freddo
realismo, Bissier
se ne allontanò insoddisfatto
per cercare - influenzato
in questo dall’astrazione e dalla
cultura orientale - un’arte
introspettiva e di spiritualità.
MEMORIA
Le forme si librano in una zona
intermedia tra figurazione
e astrazione: mantengono
memoria di oggetti o frutti,
ma si librano in uno spazio
fluttuante senza più profondità
o rapporti scalari.
N
di CLAUDIO GUARDA
el solco di una continuità di
indagine sugli artisti che
operarono in Ticino, il Museo
Cantonale d’Arte presenta
un’affascinante mostra sulla delicatissima
arte di Julius Bissier: piccole
icone di una rinnovata spiritualità.
Nato nel 1893 a Friburgo, in
Brisgovia, nel ‘29 è già direttore dei
corsi di pittura presso l’Università
della sua città natale, posto che dovrà
però lasciare nel ‘33 a seguito
della condanna nazista sull’“arte
degenerata”. Il suo legame con il Ticino
data dal ‘57, anno del suo
primo soggiorno in cui stringe
amicizia con Jean Arp; vi ritornerà
poi tutti gli anni, finché nel 1961
non deciderà di stabilirsi ad
Ascona, dove resterà fino alla sua
morte (1965) e dove tuttora c’è l’Archivio
Bissier.
Nonostante i vari linguaggi che
l’opera di Bisssier ha accostato negli
anni, soprattutto nei primi
quindici, a caratterizzarla in profondo
è la ricerca di una dimensione
spirituale dell’essere, e
CULTURA
Da Friburgo ad Ascona l’arte delicata di Julius Bissier
Piccole icone
di spiritualità
LA MOSTRA
Julius Bissier pittore del Metafisico
Museo Cantonale d’Arte, Lugano
Fino al 14 giugno
Monti 14.6.60
1960
tempera a olio
e uovo su cotone,
19,7 x 25,4 cm
quindi anche dell’arte, da non
identificarsi con una concezione
dogmatica o ecclesiale, ma come
inalienabile dimensione dello spirito,
come bisogno di trascendenza,
oltre le parvenze e le contingenze
delle cose. Per fare questo
egli va spogliando la sua pittura sia
dalla seduzione del colore che
dalla rappresentazione, per andare
sempre di più verso un’arte essenziale,
quasi astratta, fatta di concentrazione
spirituale e di riduzione
formale estrema: il bianco e
nero, fino alla momentaneità rapi-
PERCEZIONE
Le poche cose colte
in progressiva riduzione
cromatica danno la percezione
di un loro silenzioso perdersi
in profondità, si direbbe
tendano alla evanescenza
e alla smaterializzazione.
CONTROLUCE
Cose terrene, ma anche
simboli, grafie arcaiche e
astratte, trasparenze sollecitano
ad andare oltre il visibile: a
leggere il mondo in controluce,
a coglierne intuitivamente
il portato inesprimibile.
nosa del gesto-segno Zen. Felicissimi
in questo senso, gli accostamenti
fatti in mostra tra opere distanti
anche un decennio e oltre: a
dimostrazione della loro sotterranea
continuità.
È una via di spoliazione e di rinuncia
al canto della bella pittura, ma
in funzione di che? Senz’ombra di
dubbio la sua stagione più misteriosa,
affascinante ed enigmatica è
quella dei suoi ultimi anni, dove
forse è tutto il senso della vita che
si condensa in immagini rarefatte
e silenti, fuori dal tempo e dallo
spazio. Poche macchie di colore si
accampano fluttuando sulla tela,
talvolta portando ancor viva la memoria
di un oggetto: una brocca,
un vaso, un monte, un frutto, una
luna, frecce, lettere alfabetiche,
strane grafie. Sono le poche cose
che costituiscono il repertorio linguistico-formale
della pittura di
Bissier. La quale, alla fine, si arresta
come in bilico tra questo e un
altro mondo remoto, lasciandoci
sulla soglia di un oltre, carico di
inesprimibili possibili attese.
PAGINE D’OGGI
IL CAFFÈ 3 maggio 2009
45
di MARCO BAZZI
GLI HOOLIGANS,
IL CALCIO E IL MARABÙ
zero!” ha proclamato il presidente del Football
club Locarno Stefano Gilardi dopo i disordini dello
“Tolleranza
scorso fine settimana allo Stadio del Lido in occasione
della partita col Servette.
Tolleranza Zero è il titolo di un romanzo di Irvin Welsh, l’autore
di Trainspotting e Il lercio. Un romanzo visionario e psichedelico
che parla anche di hooligans. Della violenza che si scatena attorno
allo spettacolo del calcio, che diventa pretesto, e che genera
altra violenza. Anche carnale, quando il branco impazzisce.
Protagonista del romanzo di Welsh è Roy Strang, un ragazzo di
Edimburgo che da due anni vive in stato di
coma vegetativo all’ospedale. La coscienza
di Roy è vigile: sente tutto ciò che accade attorno
a lui, nella sua stanza. Compresa la
musica dei film di James Bond che i suoi genitori
gli fanno ascoltare per tentare di risvegliarlo.
Ma Roy preferisce restarsene chiuso nel
coma, dove espia il suo peccato. Entrato a far
parte di una banda di hooligans, Roy partecipa
a uno stupro di gruppo e per riscattarsi
dall’odioso delitto si chiude nel coma profondo,
dove ingaggia un’immaginaria caccia
al marabù.
“Il marabù è un uccello predatore. Il marabù è anche un uccello
spazzino. Queste caratteristiche lo rendono odiato e disprezzato
dagli esseri umani”.
Il marabù è per Roy il simbolo del male. Se lo ucciderà, ucciderà
il male che lo affligge e lo tormenta.
Dopo lo stupro, girando per la città, aveva visto degli strani cartelloni:
“Mentre camminavo per Princess Street la mia attenzione
fu attirata da una serie di manifesti neri con sopra una
enorme Z bianca. Erano appesi a dei tabelloni sul lato dei giardini.
Sul primo c’era scritto: Tolleranza Zero Z nessun uomo ha
il diritto”.
Era una campagna contro lo stupro. Tolleranza Zero… Alcune
pagine del romanzo raccontano scene di hooliganismo. E descrivono
la filosofia del fenomeno. Cosa c’entra la violenza col
calcio?. Welsh ce lo racconta così: “Be’, si converrà che non vadano
in merda con qualunque stronzo gli capiterà in finale. La
vincente è qualificata in automatico per l’Europa, ci siamo capiti.
È la grande occasione per piantare un po’ di bordello come
Cristo comanda, sul continente. Questo qua è un merdoso spettacolo
che si merita di andare in turnè… cazzo, sarà da sballo
veramente”.
Tutti vogliono il bene del pianeta. Ecco perché Honda ha creato Insight, la prima ibrida
accessibile a tutti. Insight Hybrid emette solo 101 g/km di CO 2 e consuma 4,4 litri di benzina per 100 km.
E il suo sistema ECO Assist vi aiuta ad adottare uno stile di guida ecologico.
*Insight Hybrid 1.3i Comfort. Consumo misto (692/2008/EC): 4,4 l/100 km. Emissioni di CO 2 (ciclo misto): 101 g/km. Categoria di efficienza energetica: A. (Ill.: Insight Elegance.) www.honda.ch

@ www.who.org
www.pandemia.ch
LIBERO D’AGOSTINO
1918
Influenza spagnola
Pandemia che
uccise 50 milioni di
persone. Venne
chiamata così
perché inizialmente
la notizia fu
riportata solo dai
giornali spagnoli
a mucca pazza, i
polli all’H5N1 e, ora,
la febbre dei maiali.
Dall’encefalopatia
spongiforme bovina
allo zibetto della
Sars, la sindrome acuta respiratoria,
severa, dall’aviaria, all’influenza
suina. Nella catena
alimentare dell’uomo ad essere
contaminati da qualche
micidiale virus ad alta potenza
diffusiva mancano ormai soltanto
i pesci da allevamento.
Dalla sofisticazione all’infezione,
a tavola si serve la
paura. “Con la produzione
agroalimentare industriale,
non abbiamo più la conoscenza
diretta di quello che
mangiamo, lo percepiamo
come qualcosa di estraneo, di
straniero e, dunque, a volte
come fonte di possibili rischi”
dice l’antropologo Marino
Niola.
Una mutazione culturale e antropologica
che ha trasformato
il rapporto stesso con la produzione
e il consumo del cibo:
da risorsa, piacere e nutrimento,
a pericoloso veicolo di
contagio pandemico, ossia di
epidemia su scala mondiale.
Per Niola, ecco un’altra faccia
della globalizzazione: “L’economia
mondializzata ci fa vivere
tutti a più a stretto contatto
e inevitabilmente cresce
la paura, confusa ma pressante,
di essere contagiati con
qualche terrificante malattia.
Che si tratti di mucche, polli o
maiali, il cibo diventa il gancio
L’INCHIESTA
Dalla mucca pazza alla febbre
dei maiali, verità e allarmi bluff
sul rischio di una pandemia
1957
Influenza asiatica
Pandemia
influenzale di
origine aviaria che
negli anni 1957/60
causò circa un
milione di morti. Il
virus venne
individuato in Cina
Il “cibo straniero”
fa ritornare
il virus della paura
a cui appendere di volta in
volta questa nostra paura”.
Timori, in questo caso, non del
tutto infondati, visti gli interrogativi
su alcuni sviluppi
dell’industrializzazione agroalimentare
o talune tecniche intensive
di allevamento. Paura
che nell’alimentazione ha, secondo
Niola, anche un forte
impatto simbolico: “Perché il
cibo è qualcosa che noi introduciamo
nel nostro corpo, é
ciò che ci fa sentire diversi,
perché noi, come si ama ripe-
L’industrializzazione della
produzione ha allontanato da
noi la conoscenza degli alimenti
tere spesso, siamo anche ciò
che mangiamo. Tutto questo
non può non accrescere un
senso d’inquietudine e di sospetto”.
Su cui fanno poi larga
presa le campagne di allarme
lanciate dall’Oms, l’Organizzazione
mondiale della sanità.
Chiamare senza limiti e navigare senza pensieri dal cellulare? Ovviamente.
Grazie all‘opzione surf.
Con l‘ opzione risparmio Sunrise surf avete a disposizione ogni mese 250
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Sunrise center o su sunrise.ch/flat
1968
Influenza Hong Kong
Pandemia aviaria
individuata ad
Hong Kong nel
1968 e diffusasi
negli Stati Uniti
l’anno seguente.
Le stime parlano di
700 mila morti
Le pandemie del secolo scorso
“Porco Mondo”
L’antropologo Niola:
“Il timore di un
contagio planetario
è l’altra faccia della
globalizzazione”
Sebbene le varie pandemie annunciate
in questi ultimi anni,
che pronosticavano milioni di
morti, alla prova dei fatti non
si sono rivelate tali: solo 139
Il veterinario
SERGIO CAPALDO*
Un nuovo allarme pandemico
legato ad un fattore
animale, alla nostra alimentazione,
dunque, con un possibile
rischio diretto per la nostra
salute. È già successo con la
mucca pazza, con il virus dei polli,
ora é la volta dei maiali. Solo che
abbiamo la memoria corta. Da
anni gli specialisti più attenti,
quelli non compromessi con le
multinazionali del cibo, avvertono
che gli allevamenti intensivi
abbassano le difese immunitarie
degli animali, trasformandoli in
veicoli di malattie. Nessuno, però,
ha mai chiamato alle proprie responsabilità
quanti in Inghilterra
avevano alimentato con farine
animali - che dovevano essere in-
I livelli di allerta dell’Oms
Il virus colpisce
solo gli animali,
non l’uomo
Il virus colpisce
animali e pure
esseri umani
Casi sporadici
o focolai ridotti.
Non c’è diffusione
Contagio tra uomini.
Diffusione prolungata
nella popolazione
Ulteriore diffusione
e focolai estesi
in almeno 2 nazioni
Diffusione in almeno
due “Aree Oms”
Africa Americhe Europa
Area mediterranea
Sud Est Asiatico Pacifico
occidentale
ESERCITAZIONE
Un’esercitazione in Ticino
per testare le misure di
sicurezza sanitaria
casi per la mucca pazza, 890
per la Sars, 369 per l’aviaria.
Non sono certo numeri da
pandemia, parola che, proprio
grazie ai continui allarmi, è en-
1 mese di
navigazione
gratis.
Samsung i900 Omnia
24
trata ormai nel linguaggio comune.
“In queste campagne
c’è sicuramente una forte
componente allarmistica -
segue nella pagina accanto
“Produzione di massa significa
avvelenamento di massa”
vece distrutte - le bestie dei grandi
allevamenti, innescando così il
morbo della mucca pazza. Anzi,
negli allevamenti intensivi si è
continuato ad usare gli animali
come pattumiere, ingozzandoli
con tutto per farli crescere e ingrassare
più in fretta. È la produzione
di massa per un lento avvelenamento
di massa.
Da anni come Slow Food ci battiamo
affinché si ponga fine a queste
tecniche, affinché bestiame,
carne e altre produzioni alimentari
non circolino da un paese all’altro,
per ritornare, invece, a privilegiare
la produzione locale, gli
interessi quindi dei consumatori e
non quelli dei grandi gruppi dell’industria
agroalimentare internazionale.
Sono tante piccole
aziende agricole e di allevatori a
fare la ricchezza e la salute di un
territorio. Non si tratta di sognare
l’impossibile ritorno a pascoli
verdi con animali allo stato brado,
CHF
mesi 1.–
Sunrise flat max
escl. carta SIM CHF 40.–, CHF 698.– senza
abbonamento
– Fotocamera digitale da 5,0 megapixel
– Full-Touchscreen
– Quadband, A-GPS, HSDPA, WLAN,
Windows Mobile OS 6.1
segue dalla pagina accanto
spiega l’antropologo -, e qualcuno
ha pure interesse ad alimentare
una paura che per la
grande industria chimica far-
1 mese di
navigazione
gratis.
Canone d‘abbonamento con offerta di cellulare: dettagli su Sunrise flat classic, CHF 50.– al mese oppure Sunrise flat max, CHF 75.– al mese.
“Oggi c’è un rapporto di estraneità con
quello che mangiamo, perche non
sappiamo come e da chi sia prodotto”
maceutica si trasforma in un
colossale business. Ciò non toglie,
però, che noi stessi siamo
pronti e ben predisposti a farci
allarmare”.
Per Niola viviamo in una condizione
di paura permanente,
ma indistinta per cui c’è bisogno
di darle un volto, di simbolizzarla
in qualche cosa. Solo
che quando si tratta del cibo,
dei possibili pericoli che s’annidano
in esso, ci sente ancora
più indifesi e violabili in qualche
cosa di cui non si può fare
a meno, l’alimentazione.
Probabilmente della febbre
suina, che è sicuramente una
malattia virale grave, e del
nuovo rischio di una pandemia
tra qualche mese non si
parlerà più. Intanto per la
“gripa puerca”, come la chiamano
in Messico, che ha
messo in allerta il sistema sanitario
internazionale, scatta
l’ennesima mobilitazione:
ovunque si abbatteranno maiali
sospetti, si faranno ingenti
scorte di medicinali, si predisporranno
piani di emergenza
ma molto più semplicemente di
produrre di meno e consumare
tutto, di riscoprire come si può
fare il contadino o l’allevatore togliendo
la chimica dalla terra e dagli
allevamenti. Ecco, bisogna tornare
alle radici autentiche della
terra, se con la natura vogliamo
salvare anche la nostra salute. La
speculazione e l’avidità produttivistica
hanno bruciato quei benefici
che potevano derivare dai progressi
tecnico-scientifici. La monocoltura
agricola ha cancellato la
tradizione della rotazione dei terreni,
sovraccaricandoli di trattamenti
chimici per renderli più
produttivi, ma avvelenando
giorno per giorno tutti noi.
* veterinario e responsabile
zootecnico dei Presidi Slow Food
Samsung S8300
24
MUCCA PAZZA
La causa della
malattia viene
imputata all'uso di
farine animali
nell'alimentazione
dei bovini. Ha
provocato una
sessantina di morti
in Europa
Le pandemie animali
Recuperare territori e mercati locali contro gli eccessi chimici nei campi e gli allevamenti intensivi della logica super produttivistica
CITOFONARE A...
Sergio Capaldo
risponde
a una intervista
sul “web
citofono”
del Caffè
www.caffe.ch
Le aree
dell’Oms
Contagio soprattutto
tra animali e non molto
frequenti negli esseri umani
Contagio
prolungato
negli esseri
umani
ALLARME
PANDEMIA
CHF
mesi 1.–
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di colori
– Quadband, HSDPA, GPS
e di vaccinazione di massa e
calerà drasticamente il consumo
di carne suina, con le
inevitabili lamentele degli allevatori
di maiali, come è già
successo con la mucca pazza o
per i polli infetti dall’aviaria.
Giusto fare opera di prevenzione,
invitare ad un consumo
di carne più attento e prudente
o a tenersi lontani dai luoghi
dove si è manifestato qualche
focolaio d’infezione. Ma, come
avvertono da tempo gli specialisti,
tutto ciò serve a ben poco
se non cambiano tecniche e
condizioni di allevamento,
dall’igiene nei Paesi più poveri
all’alimentazione nei grandi
stabilimenti delle multinazionali
della carne. Se non si rimuovono,
cioè, le vere cause
che faranno da incubatori a
nuovi virus e a nuove paure alimentari.
È il rovescio cattivo di
una produzione di massa per
un consumo di massa che negli
ultimi decenni ha permesso
una più larga accessibilità a
prodotti alimentari prima riservati
a pochi. “Ma l’indu-
Sofisticazioni
e infenzioni
hanno cambiato
il rapporto
con l’alimentazione
strializzazioneagro-alimentare ha portato lontano da noi
la produzione del cibo - dice
Niola -. Quando esso era legato
al nostro territorio lo conoscevamo,
ci fidavamo. Oggi è diventato
un elemento di cui abbiamo
sempre bisogno, ma
estraneo. Un cibo ‘straniero’ di
cui sappiamo ben poco, che
semina perciò inquietudine e
incertezza per la nostra salute”.
ldagostino@caffe.ch
INFLUENZA
AVIARIA
Malattia contagiosa
dovuta ad un virus
che colpisce uccelli
selvatici e polli. Tra
200 e i 400 i morti
nel mondo. L’Oms
temeva una
pandemia
Grazie alla tariffa all in one.
IL CAFFÈ 3 maggio 2009
47
L’analisi
“Lo sfruttamento animale
è l’origine delle pandemie”
ALLEVAMENTI
“Gli allevamenti
industriali sono
ritenuti una
necessità, ma
è sbagliato”
Morbo della mucca
pazza. Influenza
aviaria. Influenza
suina. Tre problemi diversi,
ma con un unico comun denominatore:
“lo sfruttamento
degli animali in condizioni
aberranti”. Non lo sostengono
solo gli animalisti, ma anche
la comunità scientifica internazionale.
Se all’origine del
morbo di Creutzfeldt-Jakob
c’era la somministrazione di
farine animali ai bovini, notoriamente
vegetariani, nel caso
di aviaria e influenza suina ci
sono proprio queste condizioni,
come sottolineato in
Medici e associazioni zoofile puntano
il dito sulle pessime condizioni in cui
nel mondo si allevano polli e maiali
questi giorni da Enrico Moriconi,
medico veterinario e politico
italiano ambientalista:
“è naturale che tali modificazioni
(dei ceppi di virus ndr)
siano più facili laddove vi sia
una grande concentrazione di
animali con caratteristiche
immunitarie diverse, come
può avvenire negli allevamenti
industriali, dove gli animali
sono sottoposti a stress e
a continui trattamenti terapeutici,
per cui si generano le
condizioni migliori per indurre
la trasformazione dell’agente
virale”.
Secondo la comunità scientifica,
sono gli allevamenti intensivi
i principali focolai di
virus e malattie potenzialmente
pericolose. Luoghi ritenuti
un habitat che facilita
la trasformazione dei virus
,mettendoli in grado di fare il
“salto di specie. “Una prima
conseguenza è che le pandemie
sono sempre più comuni
e frequenti perché sostenute
da un sistema zootecnico intensivo
globale che non si
pensa di modificare” ha
scritto Moriconi. I suini sono
sensibili sia ai virus influenzali
umani sia a quelli aviari.
È pertanto probabile che
siano loro i responsabili del
riassorbimento genetico del
virus, fino a renderlo patogeno
per la specie umana.
Inoltre, come denunciato dall’associazione
Stiftung für da
Tier im Recht, con sede a Zurigo
“le autorità sanitarie non
si preoccupano minimamente
di intervenire per contenere
l’espansione di tali allevamenti,
anzi li sostengono
anche con contributi pubblici.
È ugualmente degno di
nota che gli allevamenti industriali
siano ritenuti una necessità,
in quanto le richieste
dei consumatori e dell’industria
di avere sempre maggiori
quantità di cibo di origine
animale, anche carne di maiali
e salumi, richiedono questi
sistemi zootecnici industrializzati”.
L’associazione
zurighese ha ribadito che è
necessario un altro approccio:
“È chiaro che i cittadini
devono comprendere che
sono anche loro responsabili
nel provocare determinati sistemi
con la smodata richiesta
di carne, e che il loro comportamento,
di fatto, genera
una delle probabili cause
delle pandemie ricorrenti”.
Nel frattempo le autorità sanitarie
messicane e americane
si preparano a uccidere migliaia
di maiali così come, nel
caso dell’influenza aviaria, in
Asia erano stati sterminati milioni
di polli. In diversi Paesi,
come mostrarono i tg di
mezzo mondo, sotterrandoli
ancora vivi in sacchi di plastica.
c.g.
Con Sunrise flat max chiamate senza limiti verso la rete
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@ www.who.org
www.pandemia.ch
LIBERO D’AGOSTINO
1918
Influenza spagnola
Pandemia che
uccise 50 milioni di
persone. Venne
chiamata così
perché inizialmente
la notizia fu
riportata solo dai
giornali spagnoli
a mucca pazza, i
polli all’H5N1 e, ora,
la febbre dei maiali.
Dall’encefalopatia
spongiforme bovina
allo zibetto della
Sars, la sindrome acuta respiratoria,
severa, dall’aviaria, all’influenza
suina. Nella catena
alimentare dell’uomo ad essere
contaminati da qualche
micidiale virus ad alta potenza
diffusiva mancano ormai soltanto
i pesci da allevamento.
Dalla sofisticazione all’infezione,
a tavola si serve la
paura. “Con la produzione
agroalimentare industriale,
non abbiamo più la conoscenza
diretta di quello che
mangiamo, lo percepiamo
come qualcosa di estraneo, di
straniero e, dunque, a volte
come fonte di possibili rischi”
dice l’antropologo Marino
Niola.
Una mutazione culturale e antropologica
che ha trasformato
il rapporto stesso con la produzione
e il consumo del cibo:
da risorsa, piacere e nutrimento,
a pericoloso veicolo di
contagio pandemico, ossia di
epidemia su scala mondiale.
Per Niola, ecco un’altra faccia
della globalizzazione: “L’economia
mondializzata ci fa vivere
tutti a più a stretto contatto
e inevitabilmente cresce
la paura, confusa ma pressante,
di essere contagiati con
qualche terrificante malattia.
Che si tratti di mucche, polli o
maiali, il cibo diventa il gancio
L’INCHIESTA
Dalla mucca pazza alla febbre
dei maiali, verità e allarmi bluff
sul rischio di una pandemia
1957
Influenza asiatica
Pandemia
influenzale di
origine aviaria che
negli anni 1957/60
causò circa un
milione di morti. Il
virus venne
individuato in Cina
Il “cibo straniero”
fa ritornare
il virus della paura
a cui appendere di volta in
volta questa nostra paura”.
Timori, in questo caso, non del
tutto infondati, visti gli interrogativi
su alcuni sviluppi
dell’industrializzazione agroalimentare
o talune tecniche intensive
di allevamento. Paura
che nell’alimentazione ha, secondo
Niola, anche un forte
impatto simbolico: “Perché il
cibo è qualcosa che noi introduciamo
nel nostro corpo, é
ciò che ci fa sentire diversi,
perché noi, come si ama ripe-
L’industrializzazione della
produzione ha allontanato da
noi la conoscenza degli alimenti
tere spesso, siamo anche ciò
che mangiamo. Tutto questo
non può non accrescere un
senso d’inquietudine e di sospetto”.
Su cui fanno poi larga
presa le campagne di allarme
lanciate dall’Oms, l’Organizzazione
mondiale della sanità.
Chiamare senza limiti e navigare senza pensieri dal cellulare? Ovviamente.
Grazie all‘opzione surf.
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il primo mese! Maggiori informazioni su sunrise.ch/surf
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1968
Influenza Hong Kong
Pandemia aviaria
individuata ad
Hong Kong nel
1968 e diffusasi
negli Stati Uniti
l’anno seguente.
Le stime parlano di
700 mila morti
Le pandemie del secolo scorso
“Porco Mondo”
L’antropologo Niola:
“Il timore di un
contagio planetario
è l’altra faccia della
globalizzazione”
Sebbene le varie pandemie annunciate
in questi ultimi anni,
che pronosticavano milioni di
morti, alla prova dei fatti non
si sono rivelate tali: solo 139
Il veterinario
SERGIO CAPALDO*
Un nuovo allarme pandemico
legato ad un fattore
animale, alla nostra alimentazione,
dunque, con un possibile
rischio diretto per la nostra
salute. È già successo con la
mucca pazza, con il virus dei polli,
ora é la volta dei maiali. Solo che
abbiamo la memoria corta. Da
anni gli specialisti più attenti,
quelli non compromessi con le
multinazionali del cibo, avvertono
che gli allevamenti intensivi
abbassano le difese immunitarie
degli animali, trasformandoli in
veicoli di malattie. Nessuno, però,
ha mai chiamato alle proprie responsabilità
quanti in Inghilterra
avevano alimentato con farine
animali - che dovevano essere in-
I livelli di allerta dell’Oms
Il virus colpisce
solo gli animali,
non l’uomo
Il virus colpisce
animali e pure
esseri umani
Casi sporadici
o focolai ridotti.
Non c’è diffusione
Contagio tra uomini.
Diffusione prolungata
nella popolazione
Ulteriore diffusione
e focolai estesi
in almeno 2 nazioni
Diffusione in almeno
due “Aree Oms”
Africa Americhe Europa
Area mediterranea
Sud Est Asiatico Pacifico
occidentale
ESERCITAZIONE
Un’esercitazione in Ticino
per testare le misure di
sicurezza sanitaria
casi per la mucca pazza, 890
per la Sars, 369 per l’aviaria.
Non sono certo numeri da
pandemia, parola che, proprio
grazie ai continui allarmi, è en-
1 mese di
navigazione
gratis.
Samsung i900 Omnia
24
trata ormai nel linguaggio comune.
“In queste campagne
c’è sicuramente una forte
componente allarmistica -
segue nella pagina accanto
“Produzione di massa significa
avvelenamento di massa”
vece distrutte - le bestie dei grandi
allevamenti, innescando così il
morbo della mucca pazza. Anzi,
negli allevamenti intensivi si è
continuato ad usare gli animali
come pattumiere, ingozzandoli
con tutto per farli crescere e ingrassare
più in fretta. È la produzione
di massa per un lento avvelenamento
di massa.
Da anni come Slow Food ci battiamo
affinché si ponga fine a queste
tecniche, affinché bestiame,
carne e altre produzioni alimentari
non circolino da un paese all’altro,
per ritornare, invece, a privilegiare
la produzione locale, gli
interessi quindi dei consumatori e
non quelli dei grandi gruppi dell’industria
agroalimentare internazionale.
Sono tante piccole
aziende agricole e di allevatori a
fare la ricchezza e la salute di un
territorio. Non si tratta di sognare
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spiega l’antropologo -, e qualcuno
ha pure interesse ad alimentare
una paura che per la
grande industria chimica far-
1 mese di
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“Oggi c’è un rapporto di estraneità con
quello che mangiamo, perche non
sappiamo come e da chi sia prodotto”
maceutica si trasforma in un
colossale business. Ciò non toglie,
però, che noi stessi siamo
pronti e ben predisposti a farci
allarmare”.
Per Niola viviamo in una condizione
di paura permanente,
ma indistinta per cui c’è bisogno
di darle un volto, di simbolizzarla
in qualche cosa. Solo
che quando si tratta del cibo,
dei possibili pericoli che s’annidano
in esso, ci sente ancora
più indifesi e violabili in qualche
cosa di cui non si può fare
a meno, l’alimentazione.
Probabilmente della febbre
suina, che è sicuramente una
malattia virale grave, e del
nuovo rischio di una pandemia
tra qualche mese non si
parlerà più. Intanto per la
“gripa puerca”, come la chiamano
in Messico, che ha
messo in allerta il sistema sanitario
internazionale, scatta
l’ennesima mobilitazione:
ovunque si abbatteranno maiali
sospetti, si faranno ingenti
scorte di medicinali, si predisporranno
piani di emergenza
ma molto più semplicemente di
produrre di meno e consumare
tutto, di riscoprire come si può
fare il contadino o l’allevatore togliendo
la chimica dalla terra e dagli
allevamenti. Ecco, bisogna tornare
alle radici autentiche della
terra, se con la natura vogliamo
salvare anche la nostra salute. La
speculazione e l’avidità produttivistica
hanno bruciato quei benefici
che potevano derivare dai progressi
tecnico-scientifici. La monocoltura
agricola ha cancellato la
tradizione della rotazione dei terreni,
sovraccaricandoli di trattamenti
chimici per renderli più
produttivi, ma avvelenando
giorno per giorno tutti noi.
* veterinario e responsabile
zootecnico dei Presidi Slow Food
Samsung S8300
24
MUCCA PAZZA
La causa della
malattia viene
imputata all'uso di
farine animali
nell'alimentazione
dei bovini. Ha
provocato una
sessantina di morti
in Europa
Le pandemie animali
Recuperare territori e mercati locali contro gli eccessi chimici nei campi e gli allevamenti intensivi della logica super produttivistica
CITOFONARE A...
Sergio Capaldo
risponde
a una intervista
sul “web
citofono”
del Caffè
www.caffe.ch
Le aree
dell’Oms
Contagio soprattutto
tra animali e non molto
frequenti negli esseri umani
Contagio
prolungato
negli esseri
umani
ALLARME
PANDEMIA
CHF
mesi 1.–
Sunrise flat classic
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di colori
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e di vaccinazione di massa e
calerà drasticamente il consumo
di carne suina, con le
inevitabili lamentele degli allevatori
di maiali, come è già
successo con la mucca pazza o
per i polli infetti dall’aviaria.
Giusto fare opera di prevenzione,
invitare ad un consumo
di carne più attento e prudente
o a tenersi lontani dai luoghi
dove si è manifestato qualche
focolaio d’infezione. Ma, come
avvertono da tempo gli specialisti,
tutto ciò serve a ben poco
se non cambiano tecniche e
condizioni di allevamento,
dall’igiene nei Paesi più poveri
all’alimentazione nei grandi
stabilimenti delle multinazionali
della carne. Se non si rimuovono,
cioè, le vere cause
che faranno da incubatori a
nuovi virus e a nuove paure alimentari.
È il rovescio cattivo di
una produzione di massa per
un consumo di massa che negli
ultimi decenni ha permesso
una più larga accessibilità a
prodotti alimentari prima riservati
a pochi. “Ma l’indu-
Sofisticazioni
e infenzioni
hanno cambiato
il rapporto
con l’alimentazione
strializzazioneagro-alimentare ha portato lontano da noi
la produzione del cibo - dice
Niola -. Quando esso era legato
al nostro territorio lo conoscevamo,
ci fidavamo. Oggi è diventato
un elemento di cui abbiamo
sempre bisogno, ma
estraneo. Un cibo ‘straniero’ di
cui sappiamo ben poco, che
semina perciò inquietudine e
incertezza per la nostra salute”.
ldagostino@caffe.ch
INFLUENZA
AVIARIA
Malattia contagiosa
dovuta ad un virus
che colpisce uccelli
selvatici e polli. Tra
200 e i 400 i morti
nel mondo. L’Oms
temeva una
pandemia
Grazie alla tariffa all in one.
IL CAFFÈ 3 maggio 2009
47
L’analisi
“Lo sfruttamento animale
è l’origine delle pandemie”
ALLEVAMENTI
“Gli allevamenti
industriali sono
ritenuti una
necessità, ma
è sbagliato”
Morbo della mucca
pazza. Influenza
aviaria. Influenza
suina. Tre problemi diversi,
ma con un unico comun denominatore:
“lo sfruttamento
degli animali in condizioni
aberranti”. Non lo sostengono
solo gli animalisti, ma anche
la comunità scientifica internazionale.
Se all’origine del
morbo di Creutzfeldt-Jakob
c’era la somministrazione di
farine animali ai bovini, notoriamente
vegetariani, nel caso
di aviaria e influenza suina ci
sono proprio queste condizioni,
come sottolineato in
Medici e associazioni zoofile puntano
il dito sulle pessime condizioni in cui
nel mondo si allevano polli e maiali
questi giorni da Enrico Moriconi,
medico veterinario e politico
italiano ambientalista:
“è naturale che tali modificazioni
(dei ceppi di virus ndr)
siano più facili laddove vi sia
una grande concentrazione di
animali con caratteristiche
immunitarie diverse, come
può avvenire negli allevamenti
industriali, dove gli animali
sono sottoposti a stress e
a continui trattamenti terapeutici,
per cui si generano le
condizioni migliori per indurre
la trasformazione dell’agente
virale”.
Secondo la comunità scientifica,
sono gli allevamenti intensivi
i principali focolai di
virus e malattie potenzialmente
pericolose. Luoghi ritenuti
un habitat che facilita
la trasformazione dei virus
,mettendoli in grado di fare il
“salto di specie. “Una prima
conseguenza è che le pandemie
sono sempre più comuni
e frequenti perché sostenute
da un sistema zootecnico intensivo
globale che non si
pensa di modificare” ha
scritto Moriconi. I suini sono
sensibili sia ai virus influenzali
umani sia a quelli aviari.
È pertanto probabile che
siano loro i responsabili del
riassorbimento genetico del
virus, fino a renderlo patogeno
per la specie umana.
Inoltre, come denunciato dall’associazione
Stiftung für da
Tier im Recht, con sede a Zurigo
“le autorità sanitarie non
si preoccupano minimamente
di intervenire per contenere
l’espansione di tali allevamenti,
anzi li sostengono
anche con contributi pubblici.
È ugualmente degno di
nota che gli allevamenti industriali
siano ritenuti una necessità,
in quanto le richieste
dei consumatori e dell’industria
di avere sempre maggiori
quantità di cibo di origine
animale, anche carne di maiali
e salumi, richiedono questi
sistemi zootecnici industrializzati”.
L’associazione
zurighese ha ribadito che è
necessario un altro approccio:
“È chiaro che i cittadini
devono comprendere che
sono anche loro responsabili
nel provocare determinati sistemi
con la smodata richiesta
di carne, e che il loro comportamento,
di fatto, genera
una delle probabili cause
delle pandemie ricorrenti”.
Nel frattempo le autorità sanitarie
messicane e americane
si preparano a uccidere migliaia
di maiali così come, nel
caso dell’influenza aviaria, in
Asia erano stati sterminati milioni
di polli. In diversi Paesi,
come mostrarono i tg di
mezzo mondo, sotterrandoli
ancora vivi in sacchi di plastica.
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LA SFOGLIATELLA
Pasta sfoglia con ripieno di frutta
secca, zucchero e limoncello. La ricetta,
frutto di una casualità, risale al 1700.
Le specialità/1
LUIGI BOSIA
Nella sua Guida all’Italia
Piacevole,
Luigi Veronelli,
parlando di Napoli
ricorda che la
miglior guida
della città gastronomica era di
Mario Stefanile. Anch’io, con
Mario, fui da Ciro a Santa Brigida
e anche a me Mario “ha insegnato
a riconoscere le alici ammullecate
d’o sperone da quelle
- corna e bicorna capa alice e
capa d’aglio - d’o ffuoco; qui ad
esigere la cassuola ‘e purpetielle,
cotta in pignatiello di creta sulla
brace; qui a cogliere nella menest’e
pesielle il condimento sottile
e acuto della verrinia fresca di taglio;
qui a soppesare le dosi di
prummone, core e rugnone ‘e
puorco nella zuppa ‘e zuffritto;
qui infine, labile la differenza visiva
e sostanziale, gustativa, tra
le menmicole di Pantelleria e
quelle di Ventotene.” …Insomma,
i piatti di Napoli, pizze
in testa, da Ciro li hai tutti, basta
che tu ordini. Sono ricordi che risalgono
ad almeno quarant’anni.
Il ristorante c’è ancora e la
Veronelli di quest’anno consiglia:
“Assaggia in primis il ripieno
estivo (mozzarella, pomodorini
e basilico) e la marinara, in varie
versioni. Tutte le pizze hanno comunque
pasta quanto mai morbida
e dimensione non particolarmente
grande”. Più recente è
stata la mia visita al ristorante
“Lo Scoglio” di Pozzuoli, nei
pressi delle Stufe di Nerone con
le sorgenti d’acqua calda. Ottimo
il pesce come quello del “Sarago”
a Mergellina dove ho assaggiato
esaltanti fritture di paranza e di
frattaglie, mozzarelline, ma anche
mazzancolle, gamberoni,
sauté di frutti di mare, cozze al
gratin, zuppa di pesce, pesce
lesso o alla griglia, ma, pure, spaghetti
“alla come riesce”.
Pesci freschi di ogni tipo, alici al
gratin o a scapece, baccalà con
SAPORI E SAPERI
Dalla popolarissima pizza ai frutti di mare,
ecco tutti i gusti della città partenopea
nella
bella
PESCE ALL’ACQUA PAZZA
Pomodoro, basilico e olio: per cuocere
vari tipi di pesce di mare. Un piatto
inventato dai pescatori di Ponza.
Le specialità/2
sanpellegrino-saveurs-ticino.ch
‘O CASATIELLO
Speciale focaccia che viene
preparata nel periodo di Pasqua,
farcita con salame, pecorino e uova.
cucina
In
Napoli
IL DIETISTA
Il simbolo mondiale della cucina napoletana
è sicuramente rappresentato dalla pizza, un
prodotto che nasce come artigianale, ottenuto
per cottura in forno a legna, guarnito con prodotti
semplici e da consumarsi immediatamente
dopo la cottura, in modo che mantenga inalterate
la sue caratteristiche sensoriali, aromatiche
e gustative. Se pensiamo alla più classica e semplice
delle pizze, ovvero la margherita, e “recuperiamo”
la ricetta tradizionale, ci accorgeremmo
dell’estrema qualità di questo prodotto: farina,
lievito, acqua, olio extravergine d’oliva ricco in
polifenoli, basilico fresco, la digeribile mozzarella
di bufala, il pomodoro che, con la cottura,
esprime al meglio il suo patrimonio nutrizionale,
apportando al nostro organismo il prezioso licopene,
antiossidante dalle spiccate caratteristiche
protettive.
Il pericolo nutrizionale odierno per questo piatto
è dovuto principalmente alla qualità delle materie
prime utilizzate nella produzione e ad un consumo
non sempre corretto e ben contestualizzato
nella nostra alimentazione.
peperoni, polpi alla Luciana
(Santa Lucia), cucinati lentamente
con pomodori, aglio e
olio.
La festosa tavola napoletana prevede
una lunga serie di antipasti:
impepata di cozze, mozzarella in
carrozza (il formaggio è impanato
e fritto), panzerotto, taralli
con il pepe, panzanella alla marinara
(gallette inumidite mescolate
con cipolle, pomodori,
acciughe, basilico e aglio), peperoni
imbottiti (olive, acciughe,
pangrattato, capperi e prezzemolo),
melanzane e pomodori
ripieni.
Tra i primi è un trionfo di maccheroni,
ziti, vermicelli conditi
con la pummarola (salsa di pomodori
San Marzano) aglio e origano,
pasta al forno. La minestra
di FABRIZIO VAGHI
alimentazione@bluewin.ch
MARGHERITA SÌ, MA CON RICETTA ORIGINALE
ALICI MARINATE
Alici di Cetara servite come antipasto
freddo, preparate con olio, aceto e
succo di limone e altri condimenti.
IL POLPETTONE
Viene preparato con tagli di carne
minori e un tempo permetteva
di recuperare il pane raffermo.
Pensiamo, per esempio, a prodotti di grande distribuzione,
con dimensioni sempre maggiori
(una pizza margherita oggi apporta circa 900 calorie),
dove vengono usati formaggi fusi invece
che mozzarella, grassi animali al posto dell’olio
d’oliva, pomodori che non spiccano per qualità,
forni elettrici.
Oppure all’eccessivo carico glicemico, con ripercussioni
sulla circonferenza addominale, infiammazione
e profilo lipidico, che crea la combinazione
tipica da pizzeria con il consumo “simultaneo”,
nello stesso pasto, di grissini, pizza, birra
e dolce.
Una gustosa scelta per una buona e salutare
pizza deve porre l’attenzione sulla qualità delle
materie prime, la modalità di cottura, la guarnizione
con prodotti semplici e prevalentemente
vegetali: elementi che, nel loro complesso, concorrono
a determinare la palatabilità, la digeribilità,
le proprietà nutrizionali della pizza stessa,
che deve rappresentare un piatto unico nelle nostre
serate in compagnia, accompagnabile con
delle verdure.
POLIPO NEL PIGNATIELLO
Cotto a fuoco basso in un recipente
di coccio con aglio,olio, prezzemolo
e pomodorini maturi.
RAGÙ NAPOLETANO
Da non confondere con quello
bolognese, il ragù a Napoli
è molto più lungo da preparare.
è maritata (con prosciutto, lardo,
salsiccia). Poi il “sartù” di riso
(pasticcio ripieno di polpettine,
salsiccia, mozzarella, rigaglie di
pollo, piselli e funghi. Il “gattò"
(dal francese gateau è fatto con
patate lessate, amalgamate con
uova, prosciutto, formaggi e
messo a gratinare.
I secondi saranno: costata alla
pizzaiola (cucinata in salsa di
pomodoro con origano e vino
bianco), braciola, “friarelli” (rape
servite con aglio, olio e peperoncino.
Tra i dolci la pastiera fatta
con grano, pasta frolla, ricotta
fresca, uova, fiori d’arancio e
canditi e non va poi dimenticato
il celeberrimo “babà al rum”, che
si potrà anche accompagnare col
sorrentino Limoncello.
Tra i prodotti tipici napoletani
vanno quantomeno ricordati: laglio
bianco, albicocca vesuviana,
carciofi, cicerchia, cipolla bianca
di Pompei, papacella riccia,
sponga bianca, friarielli, zucca,
fagiolo a formalla, cachi, limone,
mela anurca, salame di Napoli,
melanzana cima di viola, percoca
del Vesuvio, provolone del
monaco, torzella riccia, treccia di
Massa Lubrense, tarallo di Agerola,
noce e pomodoro di Sorrento,
pomodoro di San Marzano,
pomodorino del piennolo,
asparagi e patata. Quanto ai vini
la Campania è regione dai cento
vitigni, molti dei quali autoctoni
come aglianico, piedirosso, casavecchia,
fiano, greco, falanghina,
biancolella, forastera, asprinio.
Si producono vini Doc come
Ischia, Greco di tufo, Taurasi, Solopaca,
Capri, Fiano di Avellino,
Aglianico del Taburno, Falerno
del Massico, Asprinio di Aversa,
Castel San Lorenzo, Guardiolo.
Come dimenticare il Lacrima
Christi del Vesuvio? “Haec iuga
quam Nyae colles plus Bacchus
amavit” e cioè “Bacco amò queste
colline più di quelle native di
Nisa”.
LA PASTIERA
Gustoso dolce di pasta frolla tipica
preparato con canditi, burro, ricotta,
zucchero a velo e grano saraceno.
IL CAFFÈ 3 maggio 2009
49
La tradizione
Il ragù
secondo
il grande
Eduardo
cucine cumme
vogli’I’…” recita “Si
il titolo di una
raccolta di ricette di
Eduardo De Filippo,
raccontate dalla moglie
Isabella. Il ricettario
del grande
commediografo, regista
e attore teatrale,
è un vero poemettogastronomico,
che racchiude
una summa
di napoletanità. Ci
sono i cibi preferiti da
Eduardo, piatti umili,
semplici, che lui amava
anche infilare nelle sue
commedie, ma che, soprattutto,
aveva saputo
nobilitare non lasciando
niente al caso. Con una
cura puntigliosa e metodica,
come richiede la
vera grande cucina, anche
se di origini popolari.
Erano le specialità che
aveva imparato dalla
nonna, come il suo famoso
ragù, gli spaghetti
alle vongole fujute (scappate)
o gli spaghetti ai ciliegina
bruciati, il sartù di
riso, le leggendarie lasagne
che facevano impazzire
i suoi amici, l’acqua
pazza per i pesci o il pesce
spada alla menta e la
parmigiana di zucchine.
A proposito del ragù, il
gran piatto della festa,
nella commedia “Sabato,
domenica e lunedì” fa
dire alla protagonista
principale: “La buonanima
di mia madre diceva
che per il ragù ci voleva
la pazienza di
Giobbe. Il sabato sera si
metteva in cucina con la
cucchiaia in mano, e non
si muoveva da vicino alla
casseruola nemmeno se
l’uccidevano. Lei usava o
il tiano di terracotta o la
casseruola di rame.
Quando il sugo si era ristretto
come diceva lei,
toglieva dalla casseruola
il pezzo di carne di annecchia
e lo metteva in
una sperlunga come si
mette il neonato nella
connola, poi situava la
cucchiaia di legno nella
casseruola, in modo che
il coperchio rimaneva un
poco sollevato, e allora se
ne andava a letto,
quando il sugo aveva
peppiato per quattro o
cinque ore”. Andava tirato
a lungo il ragù di
Eduardo e la carne doveva
essere un bel pezzo
di girello. Altrettanto
metodico il rituale per riscaldare
poi la carne nel
sugo e servirla a fette
senza spappolarla.
In “Si cucine cumme vogli’
I’…” c’è un mondo di
saperi e tutta l’arte della
cucina popolare, quella
che è riuscita a trasformare
i vermicelli, nome
originario degli spaghetti,
da cibo di strada
per i più poveri, nel
piatto bandiera non solo
di Napoli ma dell’Italia
intera.
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50
IL CAFFÈ 3 maggio 2009
Tiziano
Ferro
Il cantautore che in pochi anni ha venduto
oltre sei milioni di dischi considera
il pienone al suo concerto all’Hallenstadion
un “risarcimento danni” per gli spettatori
di Zurigo. La sua prima volta davanti
al grande pubblico avvenne proprio lì:
“Ma non meritai gli applausi”
EZIO ROCCHI BALBI
Oltre sei milioni di dischi venduti
in pochi anni, l’ultimo cd “Alla
mia età” distribuito in 42 Paesi
diversi, la soddisfazione di aver
fatto centro come produttore
portando sulla vetta della hit
parade italiana l’ex cassiera di supermercato
Giusy Ferreri... A soli 29 anni Tiziano Ferro
non è più, o meglio non è solo l’idolo delle ragazzine,
ma uno degli artisti più completi del
panorama musicale tricolore. Il ruolo di cantante
sembra ormai stargli decisamente
stretto, e non è un caso che il suo nuovo tour
2009, costellato di sold out nella maggior
parte delle date e che lo vedrà impegnato fino
a luglio, più che un’esibizione canora è uno
show multimediale che non lesina scenografie,
luci ed effetti speciali degni di Broadway.
Il Caffè ha raggiunto Tiziano Ferro proprio in
occasione dell’unica tappa della tournée fuori
dei confini italiani, quella del
28 aprile all’Hallenstadion di
Zurigo. Un appuntamento
che si è trasformato in un ennesimo
pienone, e che il cantautore
di Latina considera
una sorta di “risarcimento
danni” nei confronti dei suo
fan svizzeri. “Sì è vero, mi
sentivo in debito con il pubblico
della Confederazione,
perchè sono ancora deluso
per la mia precedente esibizione
- racconta Ferro ricostruendo
una deludente serata
della sua prima tournée
del 2004 che, in realtà, tutte
le cronache ricordano come
un successo -. Al pubblico il
concerto era piaciuto tantissimo,
è vero, ma sono io che
non mi sono piaciuto per
niente... Ero nervosissimo,
agitato, teso; era la prima
volta che affrontavo una pla-
IL DIVISMO
Nell’ambiente musicale
c’è un po’ la tendenza
ad adagiarsi sulla vanità
tea così grande perchè fino al giorno prima
avevo cantato nei pub, nei locali, piccoli teatri
e non sapevo proprio come comportarmi.
Applausi, cori, la gente che sembrava divertirsi
un sacco, ma io so di non averlo meritato.
Questa volta volevo riscattarmi, perchè glielo
dovevo e tra tutte le date quella di Zurigo,
come importanza, per me è seconda solo a
quella del 28 giugno, a Roma, e non avete idea
di cosa significhi per me cantare per la prima
volta allo Stadio Olimpico: è il sogno di una
vita”.
Per Tiziano l’appuntamento romano è come
un grande ritorno a casa, è la possibilità di rivedere
parenti e amici. Il cantautore di Latina,
infatti, da anni vive a Londra dove si è “autoesiliato”
quasi sfuggendo l’enorme popolarità
che,tutto ad un tratto, gli era piombata addosso
dopo un’estenuante gavetta, un esordio
da boom ed una serie di ostacoli inaspettati
che avrebbero stroncato la carriera a
chiunque.
Al di là delle sue prime delusioni ecomiche,
quando ha scoperto che la stragrande maggioranza
dei suoi compensi finiva nelle tasche
dei suoi producer anzichè nelle sue, quello
che non ha ancora digerito è quell’accusa di
plagio che, da subito, avvelenò “Xdono” la sua
prima hit. “È evidente che davo fastidio a
molte persone e sono stati tanti gli sgambetti
che ho dovuto subire - sbotta Tiziano -. Mi
hanno dipinto da subito come un bluff, come
una creazione di laboratorio da casa discografica,
un’operazione di marketing per catturare
il pubblico delle teenager dietro la quale c’era
ben poco di musicale, fino appunto ad accusarmi
di plagio...”. Accusa che, se rivolta ad
una star affermata, poteva essere liquidata
con un’alzata di spalle, ma che per un ragazzo
giovane, esordiente, poteva significare la fine.
C’era di che stroncare, sul nascere, una carriera
se questa non fosse quella dell’ostinatissimo
ragazzo pontino. “Ho sfidato tutti, se
L’INCONTRO
L’AMICIZIA
Una delusione d’amicizia
è peggio di una d’amore;
lascia cicatrici indelebili
IL CINEMA
Mi hanno proposto ruoli,
ma ho troppo rispetto
per l’arte cinematografica
c’era plagio, a denunciarmi e nessuno l’ha
mai fatto - commenta l’artista che, con quattro
album di successo alle spalle costellati di
dischi d’oro, di platino e di diamante ha saputo
dimostrare tutta la sua originalità -. Ma
ci voleva ben altro per fermarmi; perchè io
nell’ambiente musicale sarei rimasto in ogni
caso, anche se non avessi avuto successo
come cantante. Non mi sono mai arreso
quando ho girato per due anni, coi miei
‘demo’ sotto il braccio, bussando alle porte di
tutti; figuriamoci se mi arrendevo alle prime
difficoltà, perchè diciamolo, inizialmente ero
veramente snobbato”.
Paradossalmente, infatti, il cantautore ha impiegato
meno tempo ad arrivare alla prima
posizione dell’hit parade che a firmare il suo
primo contrattoi discografico. “È incredibile
ma è così. In meno di un anno ero diventato
il numero uno, quando pochi mesi prima ero
scartato in ogni selezione -
racconta ricordando come
per due volte venne elimi-
nato senza appello dalle selezioni
per le “nuovi voci” per
Sanremo -. Tra l’altro adesso
per chi vuole tentare la carriera
discografica c’è solo un
mezzo: i talent show televisivi
dove devi essere pronto a
mostrare le tue emozioni, a
gioire e piangere alla tv. Non
nascondo di aver pianto anch’io,
magari davanti all’ennesima
porta che mi son visto
sbattere in faccia, ma almeno
non davanti ad una telecamera...”.
Tanti rifiuti
accettati con rabbia, ma con
una determinazione incrollabile
anche quando i suoi genitori,
dopo una maturità
scientifica acquisita a pieni
voti, speravano per lui una
bella laurea. “Ero iscritto alla
facoltà di Ingegneria all’università la Sapienza
di Roma, e penso che ogni genitore avrebbe
preferito gli studi ai miei continui tentativi
musicali - racconta -. Devo dire che i miei,
però, hanno sempre avuto fiducia in me anche
perchè non ho mai trascurato i miei impegni;
prima c’era lo studio e poi la passione
della musica, casomai mi ritagliavo il tempo
di notte, rinunciando ad altre cose, ma quelli
che erano i miei doveri li ho sempre rispettati.
E poi la laurea l’ho presa lo stesso, anche se in
Lingue”. Ferro conosce sia l’inglese, sia lo spagnolo:
“Che per me è ormai la seconda lingua.
Anzi, anche se a Londra ovviamente uso solo
l’inglese, spesso mi sorprendo a pensare e
scrivere dei nuovi testi direttamente in spagnolo,
come se fosse una cosa naturale”.
Tutti italiani, invece, i brani “Non ti scordar
mai di me”, “Novembre”, “Stai fermo lì”, che ha
scritto e regalato a Giusy Ferreri trasformando
la cassiera rivelazione della trasmissione
tv “X Factor” in una star. Forse
fin troppo generoso Ferro, visto che il
disco di Giusy ha nettamente scavalcato
la hit del suo Pigmalione. “In
molti mi hanno chiesto se, in fondo in
fondo, non sono un po’ ‘geloso’ del
successo di Giusy - ribatte -, ma è la
mia prima produzione e la vivo come
se fosse una figlia adottiva. Ho fatto di
tutto perchè uscisse bene ed è stato un
esordio di alta qualità; ne sono orgoglioso
e poi lei è una ragazza straordinaria
e il primo posto se lo merita”.
Un primo posto che Ferro ha occupato
spesso, ma sempre dando l’impressione
di occupare una “sedia che
scotta”. Quasi che, giunto al vertice,
non resista all’irrefrenabile tentazione
di ritornare nell’ombra. “Non si può
vivere questo lavoro come un rischio,
ma vedersi come un numero uno a
tutto tondo è un po’ asfissiante - con-
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È stata una sfida
cantare una canzone
scritta da lui,
ma la sua voce
è un marchio
di fabbrica, c’è tutta
la sua personalità.
FIORELLA MANNOIA
cantante
fessa -. Diciamo che, quando mi ritrovo al
centro dell’attenzione, faccio di tutto per nascondermi,
per scomparire. La cosa, tra l’altro,
mi provoca non pochi problemi visto che,
per esempio, quando ho deciso di trasferirmi
a Londra dicevano che volevo ‘rifarmi una
vita’... Ma quale rifarmi la vita? Quando lavoro
preferisco restarmente solo e nella capitale
inglese posso mangiare in una steak house,
bere una birra in un pub, girare indisturbato.
È vero però che ho uno strano rapporto con
la solitudine; la cerco e nello stesso tempo ne
ho paura”. Tiziano non fa mistero del fatto
che, dopo anni nella City, non solo non si è
creato una compagnia, ma neanche ha conquistato
un solo amico. “Se per compagnia intendiamo
il codazzo al seguito di divi e divetti
del pop, non è roba per me; purtroppo nel nostro
ambiente c’è un po’ la tendenza ad adagiarsi
sulla vanità. Come persona sono stato
educato a credere in altri valori, altri tipi di legami
- spiega svelando come, in realtà, gli
unici amici che contano sono quelli di sempre,
quelli lasciati a Latina -. Conoscenze se
ne possono fare molte, ma l’amicizia vera è
un’altra cosa. Infatti i miei amici mi mancano
da morire; capisco che non è possibile ma li
vorrei sempre qui... anche se poi non vedrei
l’ora di starmene un po’ da solo”.
Una sensibilità, o meglio una denuncia di fragilità
che Ferro non ha mai tentato di nascondere.
Anzi, senza falsi pudori ha svelato, sia
con i suoi testi, sia con le sue interviste, buona
parte dei suoi problemi personali, a partire
dalla bulimia di cui soffriva da adolescente e
che l’ha portato a raggiungere i 111 chili di
peso. “Mi dicono che, parlando dei miei problemi,
passo un po’ per masochista; e il bello
è che non dico neanche tutto - confessa concedendosi
una risata sincera -. È anche per
questo che ho fatto un brano come “E Raffaella
è mia”, volutamente kitsch, allegro, giocoso,
con tanto di video con la complicità di
Raffaella Carrà. Ero un po’ stufo di quella
fama che mi portavo dietro, di passare per
uno che per le sue canzoni si prende troppo
sul serio. Odio essere inserito in una categoria,
figuriamoci in quella dei ‘menosi’; ancora
un po’ e diventavo un caso, mi si passava
come se fossi sull’orlo del suicidio. Allora m’è
venuta voglia di esorcizzare quest’aria da sfigato
e, giocando, ho dimostrato che non solo
sono capace di divertire, ma anche di divertirmi”.
Tutto l’opposto del suo videoclip più famoso
ed esteticamente più raffinato, quel “Ti voglio
bene” in cui, con effetti digitali, sul volto di
Ferro appaiono e ricompaiono lividi, cicatrici,
ferite, quasi ad evocare metaforicamente il
dolore fisico che accompagna quello dei sentimenti.
“Infatti quella canzone e quel video
registrano questa mia idea un po’ esoterica
della delusione di un’amicizia, finita o tradita
- spiega Tiziano senza nascondere quanto di
personale, in fondo, ci sia in molti dei suoi
brani -. Per me una delusione d’amicizia
è più dolorosa di una delusione
d’amore, lascia cicatrici indelebili, perchè
tendo a pensare che la vera amicizia
dovrebbe essere eterna”.
Più che sul palcoscenico, tra l’altro, è
proprio nella sua partecipazione nei
LINE
filmati musicali che Ferro mette in mostra
una capacità espressiva intensa,
drammatica, che curiosamente non gli
ha ancora fruttato alcuna partecipazione
cinematografica. “Se devo essere
C COST
sincero sono stati in molti a propormi
ruoli di attore, ma sono proposte che
non ho mai avuto difficoltà a declinare
- racconta -. Mi piace il cinema e mi
piacciono i bravi attori, ma è proprio
perchè ho troppo rispetto per l’arte cinematografica,
per la qualità dei veri
attori che non potrei mai accettare di
improvvisarmi tale. Mi accontento
Ci
pensiamo p pensiamo
prima.
delle mie ‘canzonette’...”.
erocchi@caffe.ch

Lo sviluppo di un agglomerato urbano dipende
largamente dalla domanda di beni e servizi
del Resto del mondo. A seconda della rapidità
con la quale si sviluppano le sue attività produttive
o di servizio, la popolazione dell’agglomerato
può aumentare annualmente a tassi dell’1, del 2%
o anche superiori. Ma la rapidità dello sviluppo di
un agglomerato urbano viene condizionata dalle
disponibilità di infrastrutture di rete che consentono
la mobilità di persone, merci e informazioni
all’interno dello stesso. Mentre la popolazione e il
prodotto interno lordo dell’agglomerato crescono
in modo esponenziale e senza grossi intoppi, nel
lungo termine, l’offerta di infrastrutture tende ad
adattarsi allo sviluppo demografico ed economico
seguendo un’evoluzione a gradini.
La stessa è determinata sia dai salti di qualità nello
sviluppo tecnologico, sia dal variare delle risorse
finanziarie a disposizione dell’ente pubblico per
LE OPINIONI
PARLARCHIARO RIPRESI IERI E OGGI
di DARIO ROBBIANI
Il partito traballa
ma non si spacca
Il Plrt è un fenomeno: un partito che raccoglie
il 30-40 per cento dei voti. Come Forza Italia,
senza un leader bauscia e carismatico come
“ul Berlusca”.
Non è, come si mormora, semplicemente un club
d’affari, è proprio un partito, come quelli d’una
volta, con l’ideologia, la bandiera per accompagnare
gli amici al cimitero, i simboli e i rituali, un
proprio colore, rosso, rosa, adesso arancione.
***
Sotto sotto,dicono i critici, è il partito dei posti e
delle raccomandazioni e degli aiutini. Discreto,
però, anche nelle biricchinate. È come quella ragazza
per bene “incinta ma solo un poco”.
***
È reattivo: gli anziani lo votano per distinguersi
dal Ppd, l’avversario storico, confessionale e
inaffidabile. Insomma “uregiat”.
I giovani lo votano poiché poco impegnativo. È
rock. Ognuno è liberale a modo suo, senza bagnarsi.
Non bisogna neppure manifestare la propria
militanza, basta esprimerla con la scheda.
***
Per tener alta la tensione c’è sempre qualche dissidenza
interna, tra radicali laici e liberali della
cotta, antifascisti e filo, cugini dei socialisti e antistatalisti,
tra i lettori del Dovere e quelli di Gazzetta,
luganesi e sopracenerini, quelli della Marina
e i sadisiani. Non sono mai fratture insanabili.
Sovente per ritrovare l’unità bastano un
mandato in un consiglio d’amministrazione, uno
strapuntino nella stanza dei bottoni, una pacca
sulle spalle, vino e tarallucci, anzi, merlot e amaretti.
***
Quindi niente di nuovo sotto il cielo arancione.
Il Plrt ha trovato la rosa dei venti ma ha perso la
bussola. La sconfitta elettorale di Marina Masoni
non va giù. Lei, intelligentemente, s’è fatta da
parte, portando via le carte, ma c’è chi la considera
la Bernardette depositaria dei segreti di Fatima.
Il presidente Giovanni Merlini s’è rotto. Anche
Gabriele Gendotti accarezza l’idea del disimpegno
.
Notabili incravattati e con i pantaloni con la riga
sono saliti sulle barricate, incuranti del ridicolo.
I lib-lug chiedono più mercato, affari e profitti,
anche se questi valori sono diventati tossici.
I radicali superstiti sognano un partito democratico
alla Barack Obama. I sindaci contestano
l’amministrazione e il governo cantonale. Il liberale
Moreno Colombo fa uno spot televisivo a favore
del collega ppd Carlo Croci. Carla Speziali è
tenuta in disparte poiché è una politica di prossimità.
Bellinzona non è “la più forte” cantata
dalla “Riscossa”.
***
“Bel casino!”dicevano i liberali all’epoca delle litigate
tra i socialisti, bernasconiani e giorgettiani,
la sinistra di governo e quella d’opposizione. Non
ci fosse lo sconcertante ritorno di fiamma anticapitalista
e sessantottino, i socialisti potrebbero
ridere del “brutto casino liberale”.
***
Come ne esce il fenomeno? La scissione è tabù.
Un partito di potere si stiracchia ma non si
spacca. Con un ridimensionamento
elettorale,attestandosi attorno al 25%. Ereditando
i voti leghisti. Consegnando il cantone
provvisoriamente al Ppd, sperando che i neoconservatori
e i cristianosociali passino loro pure
dal purgatorio. “Affaire à suivre” direbbero i cronisti
banalizzzanti.
SETTIMANALE DELLA DOMENICA LE
Direttore responsabile Lillo Alaimo
Vicedirettore Simonetta Caratti
Caporedattore Libero D’Agostino
Caposervizio grafico Ricky Petrozzi
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d’amministrazione Marco Blaser
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VISTI DA LONTANO
di ANGELO ROSSI
Un miliardo
per il Luganese
elaborazione grafica di RENÉ BOSSI
GERMANIA E SVIZZERA, ANNO ZERO
Germania, anno zero. I rapporti fra Svizzera e Germania sembrano devastati da un
bombardamento e dalla miseria di accuse reciproche. Un panorama desolato, come
nella pellicola di Rossellini. Il ministro delle finanze germanico, Peer Steinbrück, non
molla la presa. “Sono tentato di scrivere alle banche svizzere e chiedere quante
fondazioni, società, trust hanno messo in piedi per aiutare i cittadini tedeschi ad
aggirare il fisco”, ribadisce in risposta a quanti, dalla Svizzera, lo hanno paragonato
ad un nazista, offesi per essere stati, da lui, definiti “indiani di una riserva”.
Nel film c’è il ritratto di un Paese messo in ginocchio dalla guerra. Nella realtà c’è un
Paese piegato dalla crisi. Nel film, la disperazione è negli occhi di un ragazzino. Oggi,
nelle parole, sopra le righe, delle due parti in lite. Germania e Svizzera, anno zero.
ETIC(HETT)A
di PADRE CALLISTO
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Il Ticino è sull’orlo di fare un grande
sbaglio irreparabile. Uno sbaglio che
gli costerà la disapprovazione anzi il
dileggio di tutto il mondo del calcio.
Avete letto, “si vogliono fare due soli
stadi: uno a Bellinzona per dodicimila
persone e l’altro a Lugano che, evidentemente,
dovrà essere più grande magari
da ventimila persone. Così diamo la possibilità
soltanto a trentamila o poco più
ticinesi di vedere il gioco del pallone.
Non è possibile, bisogna fare un grande
stadio a Mendrisio per invogliare gli italiani
a venire da noi a vedere il calcio. E
poi uno stadio nel locarnese, si tratta di
scegliere il posto, potrebbe essere il
piano di Magadino, vicino al lago, così
una volta tanto si prosciugano quelle
bolle che sono soltanto covi di insetti. E
ci vorrebbe anche uno stadio di media
capienza in Leventina, a Biasca o a Faido
perché così anche gli Urani da Göschenen,
da Andermatt potrebbero essere favoriti,
dato che Lucerna per loro è troppo
lontano. Cinque grandi stadi sarebbero
appena sufficienti per far figurare il nostro
Cantone all’avanguardia nel mondo
Tiratura (dati Remp ‘07) 60’790
Lettori (dati Mach ‘08) 117’000
Abbonamento annuo Fr. 49.- (prezzo promozionale)
gli investimenti. Boleslaw Malisz, economista e urbanista
polacco degli anni sessanta dello scorso
secolo, parlava a questo proposito di uno sviluppo
a soglie. La sua teoria vale certo anche per i nostri
agglomerati urbani. Me lo possono confermare i
lettori di questo articolo che abitano nel Locarnese,
nel Mendrisiotto e nel Luganese e che devono
per le loro necessità spostarsi giornalmente
all’interno dei loro agglomerati.
Per il progetto Ticino, la teoria dello sviluppo a soglie
ha una conseguenza importante: se vogliamo
che in futuro i nostri agglomerati possano continuare
ad essere i motori dello sviluppo cantonale
occorrerà effettuare investimenti importanti per
migliorare le condizioni di mobilità all’interno degli
stessi perchè siamo oramai al limite della capacità
dell’attuale offerta di infrastrutture. Va da sé
che in futuro gli investimenti nel campo della mobilità
si faranno soprattutto per promuovere il tra-
del calcio. Abbiamo appena tre quotidiani,
un po’ pochini per un paese che ha
tanti lettori. Abbiamo tre reti radiofoniche,
anche queste scarse, dato che in
tutte le case dal mattino alla sera, ma anche
di notte, la radio resta accesa. Abbiamo
due reti televisive e si parla anche
di oscurarne una; cosa incomprensibile
dato che i nostri bambini sono ben abituati:
appena si alzano accendono la televisione
e, se non vanno a scuola, la
guardano per tutto il giorno. Ora se i
mezzi di comunicazione sono scarsi,
perché almeno il calcio non deve godere
di maggiore prosperità? Io direi che se il
Ticino non vuol andare in pallone finanziariamente,
spenda e spanda nella costruzione
di tanti stadi. E se nelle nostre
città si vuole aria più pulita, si convoglino
le colonne di automobili nei centri dove
devono essere collocati i futuri stadi, così
da quei tubi di scappamento usciranno
dei profumi che renderanno l’aria limpida
e cristallina. Inoltre vogliamo vincere
la crisi economica? Il metodo esiste:
costruiamo stadi e creeremo posti di lavoro.
Non è una bella proposta?
LETTERE
Scrivete
al Caffè
IL CAFFÈ 3 maggio 2009
51
sporto pubblico e questo per contenere gli effetti
negativi del trasporto su strada per l’ambiente. Tenendo
conto di queste esigenze, il Luganese ha
preparato il progetto della rete ferroviaria ad H. La
stessa estenderebbe l’attuale tracciato della ferrovia
Lugano-Ponte Tresa. Si prevede di creare un
nuovo segmento da Bioggio a Manno, una galleria
da Bioggio al centro di Lugano e due nuovi segmenti
in territorio cittadino, ossia dal centro a
Cornaredo e dal centro al Piano di Scairolo. Il costo
di questo progetto si avvicinerà al miliardo di
franchi.
A chi dubitasse della ragionevolezza di investire,
su un periodo di 20 o 30 anni, un miliardo di franchi
per rafforzare l’offerta di trasporto pubblico
nel Luganese, ricordo che a Zurigo gli investimenti
per rafforzare il trasporto su rotaia , eseguiti e previsti
nel periodo 1990-2015, supereranno i 3,5 miliardi
di franchi. Rimbocchiamoci le maniche!
FUORI DAL CORO
di GIÒ REZZONICO
gio@rezzonico.ch
La “legalizzazione”
dei partiti ticinesi
Nel corso del mio cammino giornalistico, cominciato
all’inizio degli anni Ottanta, ho visto
nascere e svilupparsi il movimento della
Lega dei ticinesi di Giuliano Bignasca. Creatosi attorno
al “Mattino della domenica”, irrompeva nell’ingessato
panorama partitico-politico ticinese
con la forza d’urto di un linguaggio goliardico e di
proposte politiche molto semplici e alla portata di
tutti. Noi che ci occupavamo di politica, giornalisti
o uomini politici, davamo al movimento pochi anni
di vita, eravamo convinti che si trattasse di un fenomeno
passeggero. Bignasca dimostrò di essere
un animale politico con un grande intuito, anche
se il suo modo di esprimersi era spesso sbracato e
aggressivo e raramente riusciva ad essere simpatico.
Il “Mattino” diventava sempre più giornale di
partito utilizzato per far fuori gli avversari politici.
Detto per inciso, fu a questo punto che pensammo
di trasformare in domenicale “il Caffè”, che già esisteva.
Si apriva infatti un nuovo spazio editoriale.
Uno degli aspetti più fastidiosi della Lega era ed è
proprio questo atteggiamento di squalifica degli
avversari che si attaccano sul personale e si ridicolizzano
con discorsi populistici e presentazioni goliardiche
sul “Mattino”, che in tanti anni non è mai
cambiato ed è sempre rimasto fedele alle sue origini.
Nel corso degli anni, a più riprese, chi in Ticino si
occupa di politica ha previsto crisi nella Lega e nel
suo modo di fare politica e ne ha pronosticato la
fine. Ma Bignasca, il “Nano” come lo chiamano i
suoi fedeli, anche quando effettivamente il suo movimento
sembrava essere in difficoltà, è sempre
riuscito a dare un colpo d’ala e a rimettere in carreggiata
il suo movimento.
La crisi più delicata ha certamente coinciso con
l’entrata della Lega in governo e in diversi municipi.
Diventava infatti molto difficile conciliare
l’opposizione con la partecipazione al potere. Ma
un po’ per scarsa abilità degli altri partiti politici,
un po’ grazie al sistema proporzionale che costringe
i membri degli esecutivi a collaborare e soprattutto
grazie all’indiscusso fiuto politico di Bignasca,
la Lega è riuscita a superare anche questo
ostacolo.
Oggi si assiste a un fenomeno preoccupante.
L’establishment politico ticinese non solo non è
riuscito, nel corso di questi ultimi decenni a istituzionalizzare
la Lega, ma è il movimento di Bignasca
che ha “legalizzato”, nel senso della Lega e non
della legge…, la vita politica ticinese.
In primo luogo l’asse politico del Cantone si sta
spostando a destra. La rosa dei venti, il movimento
dissidente di destra del partito Liberale radicale ticinese
(Plrt), giustifica la sua azione come tentativo
di emarginare l’emorragia di voti subita in questi
ultimi anni dal Plrt a favore della Lega. I motivi
principali della nascita di questo movimento sono
però altri e riguardano una mera lotta per il potere,
basata su meschini personalismi.
Anche il Ppd, dopo la partenza di Bacchetta-Cattori,
sembra assumere atteggiamenti e posizioni
populistiche forse per conciliare posizioni interne
molto distanti, che per il momento sembrano ancora
sopite.
E il futuro come sarà? Vedo un Ticino diviso tra due
schieramenti: uno di centro destra e uno di centro
sinistra. A centro destra convergeranno le ali più
conservatrici di Plrt e Ppd che si andranno a collocare
tra un’Udc blocheriana e la Lega di Bignasca.
Al centro e centro-sinistra rimarranno i partiti storici
preoccupati di conciliare sviluppo economico
e socialità.
INVIATE le vostre
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segnalazioni, le vostre
storie di vita… alla
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Suggerite quali temi,
quali problemi vi toccano
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