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latino includa molte parole legate alla terra<br />
e all’allevamento. I primi documenti scritti<br />
presuppongono un forte legame con l’agricoltura:<br />
fra le altre testimonianze troviamo<br />
una formula di propiziazione, con cui alcuni<br />
sacerdoti invocavano ogni anno dagli dèi<br />
raccolti fecondi, e canti con cui i contadini<br />
festeggiavano la fine della vendemmia o<br />
della mietitura.<br />
È ovvio però che alle parole collegate con<br />
la vita agreste se ne siano con il tempo sommate<br />
altre che descrivevano i vari aspetti di<br />
una realtà sociale e politica sempre più<br />
vasta e complessa. Tuttavia anche quando<br />
2 I gemelli pastori<br />
Il racconto della fondazione di Roma conferma<br />
le sue origini rustiche. Per quanto gli<br />
storici abbiano cercato di nobilitarne le<br />
origini, ricollegandole all’arrivo nel Lazio<br />
del troiano Enea, hanno poi attribuito ai<br />
discendenti di questo eroe la condizione di<br />
semplici pastori. Romolo e Remo, gemelli di<br />
origine regale, dopo essere scampati alla<br />
T.1<br />
L’infanzia di Romolo e Remo<br />
(Livio, Ab Urbe condita, 1,4)<br />
Percorso 1: Una lingua che viene dalla terra • 3<br />
Roma sarà diventata la capitale di un impero,<br />
gli scrittori continueranno a celebrare la<br />
campagna sia come fonte di guadagni sicuri<br />
sia come luogo di divertimenti e riposo, contrapponendola<br />
spesso al caos e all’insicurezza<br />
della vita cittadina.<br />
È dunque evidente che le radici con la<br />
terra sono a Roma particolarmente profonde<br />
e che dalla terra bisogna partire per ogni<br />
discorso che riguarda la lingua e la cultura<br />
romana. Scopriremo così che anche parole<br />
astratte hanno un nucleo concreto e terrestre<br />
e che persino i sentimenti più elevati<br />
sono ‘impastati’ di terra.<br />
morte per annegamento a cui lo zio Amulio<br />
li aveva condannati con l’intento di eliminare<br />
ogni ostacolo al suo regno, vengono<br />
prima allattati da una lupa e poi allevati da<br />
un pastore. Lo storico Tito Livio (59 a.C.-17<br />
d.C.) nella sua opera monumentale Ab urbe<br />
condita descrive così il loro comportamento<br />
durante la giovinezza:<br />
Ita geniti itaque educati, cum primum adolevit aetas, nec in stabulis nec ad<br />
pecora segnes, venando peragrare saltus. Hinc robore corporibus animisque<br />
sumpto iam non feras tantum subsistere, sed in latrones preda onustos impetus<br />
facere pastoribusque rapta dividere et cum his crescente in dies grege<br />
iuvenum seria ac iocos celebrare.<br />
Nati e allevati in tal modo, non appena furono cresciuti negli anni, pur non<br />
dimostrandosi inattivi nella cura delle stalle e degli armenti, amavano cacciare<br />
errando nelle selve. Perciò, irrobustiti nel corpo e nell’animo, non<br />
affrontavano più soltanto le fiere, ma assaltavano i ladroni carichi di preda<br />
distribuendo il bottino fra i pastori, e insieme con loro, mentre di giorno in<br />
giorno si accresceva la schiera dei giovani, attendevano alle occupazioni e<br />
agli svaghi.<br />
(trad. M. Scandola)<br />
Romolo e Remo sono dunque pastori e coraggiosi cacciatori che combattono<br />
le ruberie dei ladroni locali. Spetterà al solo Romolo l’onore di fondare<br />
Roma e di dare leggi al popolo dei pastori. Per adesso è interessante notare