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Casa dolce casa - Acido Politico

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COPERTINA<br />

le? Poco in realtà, a parte il sospetto che<br />

le due vicende siano state fatte intrec‐<br />

ciare di proposito per giustificare, an‐<br />

che agli occhi dei cittadini, la vendita<br />

più consistente del patrimonio immobi‐<br />

liare che Milano ricordi in tempi recen‐<br />

ti. Come spiega Rizzo infatti: «Questa<br />

giunta ha fatto una cosa, peraltro meri‐<br />

toria, e cioè aprire questi archivi (degli<br />

“affitti di lusso” ndr) però l’ha fatto, e<br />

questo è lo scandalo nello scandalo, allo<br />

scopo di giustificare il fatto che doveva<br />

vendere».<br />

Una domanda, a questo punto, sorge<br />

spontanea: che cosa viene messo in<br />

vendita? Gli elenchi, questa volta pub‐<br />

blici, messi a disposizione del Comune<br />

evidenziano alcuni dati interessanti. Si<br />

tratta di edifici che rappresentano realtà<br />

molto diverse le une delle altre. Ci sono<br />

i palazzi di Via Lanzone, Via Pantano e<br />

Via Santa Sofia, edifici che già erano<br />

comparsi nella vicenda degli “affitti di<br />

lusso”.<br />

Ci sono anche edifici importanti come<br />

la sede dell’ANPI, l’Associazione Na‐<br />

zionale Partigiani d’Italia, che difficil‐<br />

mente potrà più permettersi un affitto a<br />

prezzi di mercato a due passi dal cen‐<br />

tro. C’è la <strong>casa</strong> di Via Morigi 8, storica<br />

<strong>casa</strong> autogestita a due passi dai resti<br />

romani di via Brisa e quella al numero 4<br />

di Piazza Santa Maria del Suffragio,<br />

dove alloggia anche una comunità di<br />

cingalesi.<br />

Ci sono sedi di associazioni, come<br />

Saman, in Via Ortica 19, impegnata per<br />

il recupero di tossicodipendenti, che<br />

non ha avuto la stessa fortuna toccata<br />

ad altre associazioni come i Lions, E‐<br />

mergency, l’Associazione Ornitologica<br />

(tutte concentrate nel palazzo di Via<br />

Bagutta 12) o partiti come Verdi (Via<br />

Fiamma), Lega (Piazza 24 Maggio) e<br />

UDC (Via Silvio Pellico) che hanno con‐<br />

servato le loro sedi con affitti equocano‐<br />

ne.<br />

Nella lunga lista di edifici interessati<br />

dalla delibera ci sono infine altri immo‐<br />

bili. Sono i palazzi di Corso XXII Mar‐<br />

zo, Via Cicco Simonetta e Via Cesaria‐<br />

no. Interi edifici restaurati a spese del<br />

Comune e lasciati completamente vuoti<br />

per anni, premurandosi anzi di pagare<br />

qualcuno per custodirli dalle occupa‐<br />

zioni abusive. Le occupazioni abusive,<br />

altra croce con cui il Comune deve con‐<br />

frontarsi.<br />

A Milano sono 2833 gli abusivi in case<br />

popolari e rappresentano il 6,3% di tutti<br />

gli inquilini in edilizia residenziale<br />

pubblica. Comunque la si pensi in meri‐<br />

to, lasciare interi palazzi vuoti non sem‐<br />

bra una strategia particolarmente bril‐<br />

lante, soprattutto alla luce delle 14.191<br />

famiglie che a Milano hanno fatto ri‐<br />

chiesta di un alloggio popolare, molte<br />

delle quali hanno disperato bisogno di<br />

una <strong>casa</strong>. 157 abitazioni sarebbero<br />

pronte anche nel grande edificio di<br />

Piazzale Dateo, la cui storia è ormai<br />

quasi parte della storia stessa della cit‐<br />

tà. L’edificio però non rientra nell’elen‐<br />

co degli immobili interessati dal Piano<br />

di valorizzazione.<br />

Il Comune, dopo aver perso la pro‐<br />

pria battaglia con il comitato inquilini<br />

che si era appellato al Consiglio di Sta‐<br />

to, ha dovuto accettare l’impossibilità<br />

di mettere in vendita un edificio che<br />

avrebbe fatto gola a non pochi specula‐<br />

tori. Il suo valore era stato stimato in‐<br />

fatti attorno ai 70 milioni di euro, poco<br />

più di un terzo del valore di tutti e set‐<br />

tantasei lotti messi in vendita dal Co‐<br />

mune a ottobre.<br />

Oggi vi alloggiano temporaneamente,<br />

in affitto, le 35 famiglie che hanno visto<br />

le proprie case distrutte dal disastro di<br />

Via Lomellina, le altre 122 abitazioni<br />

sono chiuse a chiave. Il Comune ha get‐<br />

tato la spugna ed il destino di questo<br />

palazzo è, nei piani dell’amministrazio‐<br />

ne, quello di farne una residenza per<br />

famiglie a reddito basso(sotto i 14 mila<br />

euro) e reddito medio‐basso( fino a 23<br />

mila), con affitti commisurati alle di‐<br />

sponibilità degli inquilini.<br />

E i 205 metri quadrati in Piazza Duo‐<br />

mo? Gli affitti stracciati in Galleria? Per<br />

il momento non si toccano, magari fra<br />

qualche anno arriverà anche il loro tur‐<br />

no.<br />

In molti si domandano tuttavia se di<br />

tutti questi immobili, patrimonio non<br />

degli amministratori comunali ma dei<br />

cittadini milanesi, non fosse il caso di<br />

mantenere la proprietà allineando gli<br />

affitti ai prezzi di mercato, o almeno<br />

commisurandoli alla disponibilità eco‐<br />

nomica degli inquilini.<br />

Dunque continuare ad affittare, ma al<br />

giusto prezzo, piuttosto che vendere e<br />

liberarsi per sempre dei propri immobi‐<br />

li. Il rischio di un’operazione come<br />

quella che si sta mettendo in atto è di<br />

scegliere in funzione di cosa fa guada‐<br />

gnare di più, subito.<br />

Salvo poi, fra qualche amministrazio‐<br />

ne, estinta o dispersa la liquidità deri‐<br />

vante dalla vendita e rimessa in discus‐<br />

sione quest’ultima, allargare le braccia e<br />

dire: “Non è colpa nostra, ha deciso chi<br />

c’era prima di noi”. Questo ritornello sì,<br />

un pezzo di storia milanese.<br />

Flavio Bini

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