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Il Vigneto Storico di Avio - Trentino Wine Blog

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Progetto per il recupero e la valorizzazione<br />

<strong>di</strong> un vigneto storico <strong>di</strong> Enantio


Introduzione:<br />

<strong>Il</strong> paesaggio della vallata del fiume A<strong>di</strong>ge nella zona compresa tra la Valda<strong>di</strong>ge veronese e<br />

la piana rotaliana è da sempre contrad<strong>di</strong>stinto dalla costante presenza delle viti, oggi viticoltura<br />

specializzata condotta con tecniche moderne, ma in passato viticoltura promiscua associata a<br />

coltivazioni più vicine alle necessità <strong>di</strong> sopravvivenza e/o <strong>di</strong> <strong>di</strong>versificazione dei prodotti offerti<br />

dall’azienda agricola.<br />

Un ruolo importante è legato alla forte presenza dei contratti <strong>di</strong> mezzadria dove esisteva un<br />

rapporto asimmetrico tra i gran<strong>di</strong> proprietari terrieri interessati alla ren<strong>di</strong>ta fon<strong>di</strong>aria ed i mezzadri<br />

che con il loro lavoro nei fon<strong>di</strong> dovevano sod<strong>di</strong>sfare le esigenze della propria famiglia.<br />

Le operazioni agronomiche,le scelte varietali, le rotazioni presenti sono tutte collegate in un<br />

unico sistema che comprende anche l’allevamento delle vacche con la transumanza estiva verso gli<br />

alpeggi, e l’allevamento <strong>di</strong> altri animali come il maiale, il cavallo, le capre o gli animali <strong>di</strong> corte.<br />

Su questa base si fonda l’antica tra<strong>di</strong>zione della coltivazione della vite consociata con altre<br />

colture ad uso zootecnico o alimentare fino ad introduzione <strong>di</strong> colture proto-industriali legate<br />

all’industria serica o al tabacco allargando il quadro ed aggiungendo attività in un’azienda agricola<br />

sempre più <strong>di</strong>versificata.<br />

I confini nazionali, o meglio imperiali, e le leggi sui dazi incidono notevolmente nelle<br />

aperture date dai mercati <strong>di</strong> ven<strong>di</strong>ta e non va <strong>di</strong>menticata la piena dell’A<strong>di</strong>ge del 1882 che se ha<br />

sconvolto il territorio atesino ha anche prodotto la necessità <strong>di</strong> consolidare gli argini del fiume<br />

A<strong>di</strong>ge rendendo <strong>di</strong>sponibili nuove superfici per la coltivazione<br />

Ma è soprattutto l’arrivo delle parassitosi della vite <strong>di</strong> origine americana a provocare un<br />

profondo sconvolgimento partendo dagli ultimi anni dell’ottocento e terminando nei primi del<br />

novecento quando, appena conclusa la prima guerra mon<strong>di</strong>ale, la viticoltura rinasce capace <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>fendersi dalla fillossera all’introduzione dei portainnesti <strong>di</strong> origine americana e lo sviluppo del<br />

vivaismo.<br />

Ma la tra<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> coltivazione rimane ancorata agli anni precedenti con poche mo<strong>di</strong>fiche<br />

sostanziali, la viticoltura rimane promiscua e l’azienda agricola è sempre <strong>di</strong> stampo zootecnico con<br />

annesse altre coltivazioni tra cui la vite.<br />

Sarà con l’avvento dell’industrializzazione degli anni 1950-1960 che la viticoltura subirà<br />

profonde nuove trasformazioni, l’arrivo del trattore e della meccanizzazione, le nuove possibilità<br />

offerte dalla chimica per la concimazione e per la protezione delle piante, accanto all’uscita<br />

dall’agricoltura <strong>di</strong> molta manodopera con la possibilità <strong>di</strong> nuove entrate economiche nel bilancio<br />

familiare permettono <strong>di</strong> uscire dalla necessità <strong>di</strong> molte coltivazioni annuali.


L’industria serica è già scomparsa da tempo, il tabacco vive i suoi ultimi momenti ela<br />

mezzadria viene sostituita da contratti <strong>di</strong> affitto che permettono la nascita <strong>di</strong> molti piccoli proprietari<br />

che investono nei fon<strong>di</strong> aziendali portandoli verso una viticoltura specializzata.<br />

In questo contesto il paesaggio cambia, scopa ionio lentamente i vigneti promiscui<br />

piantumati in legno a favore <strong>di</strong> vigneti specializzati piantumati in cemento, spariscono i gelsi, le<br />

strade interpoderali vengono asfaltate, le capezzagne inerbite e poi tutta la superficie viene inerbita.<br />

Gli esempi <strong>di</strong> una viticoltura arcaica e tra<strong>di</strong>zionale sono sempre più rari e le motivazioni che<br />

hanno spinto al loro mantenimento sono sempre più originali e casuali.<br />

In questo contesto è da esempio un vigneto condotto da un fratello ed una sorella mai sposati<br />

che lo hanno condotto per tutto il novecento con tecniche tra<strong>di</strong>zionali perché per molto tempo i due<br />

si sono accontentati della ren<strong>di</strong>ta del vigneto e poi ad un certo punto della loro vita non hanno<br />

trovato le motivazioni e la forza per pensare ad un rinnovo del vigneto con sistemi più moderni.<br />

Solo nei primi anni del 2000 viene osservato dai tecnici dell’Istituo Agrario <strong>di</strong> San Michele<br />

all’A<strong>di</strong>ge che in effetti è uno degli ultimi esempi <strong>di</strong> una viticoltura scomparsa, se è vero che molti<br />

viticoltori possono vantare delle viti antiche anche più <strong>di</strong> cento anni in questo caso è tutta la<br />

struttura ad essere originale del tempo.<br />

Un cristallo <strong>di</strong> viticoltura arcaica, per questo viene inserito in un progetto qualità promosso<br />

dalla cantina Viticoltori in <strong>Avio</strong> che ne paga maggiormente le uve rendendo <strong>di</strong> fatto conveniente la<br />

sua coltivazione nello stato in cui si trova.<br />

Si pensa ad una sua valorizzazione anche con il contributo prezioso del consorzio Terra dei<br />

Forti che tutela e valorizza la varietà Enantio <strong>di</strong> cui è costituito, nel frattempo un passaggio <strong>di</strong><br />

proprietà e l’arrivo <strong>di</strong> una profonda crisi <strong>di</strong> mercato rallenta lo sviluppo <strong>di</strong> un progetto <strong>di</strong> recupero e<br />

valorizzazione del vigneto.<br />

Nel 2009 viene coinvolto anche il Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina <strong>di</strong> san<br />

Michele all’A<strong>di</strong>ge per cercare <strong>di</strong> capire l’effettivo valore culturale del sito.<br />

Nel 2010 il vigneto viene preso in affitto dal consorzio I Dolomiti liberi vignaioli trentini,<br />

con il quale viene steso un primo progetto <strong>di</strong> recupero e valorizzazione che ha come obbiettivi la<br />

coltivazione del vigneto in forma promiscua riproponendo un paesaggio ed una viticoltura<br />

scomparsi ma mantenendo una sostenibilità economica al netto della possibile visibilità che un<br />

progetto <strong>di</strong> questo tipo può dare.


<strong>Il</strong> vigneto:<br />

Localizzato in località Ischia <strong>di</strong> Mama d’<strong>Avio</strong> il vigneto si estende per circa 6000mq ed è<br />

accessibile percorrendo la provinciale 90 fino all’altezza della località Dazio per poi in<strong>di</strong>rizzarsi<br />

verso l’autostrada immettendosi su una strada asfaltata privata (<strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> passo) e transitandola per<br />

Localizzazione del vigneto<br />

Figura 1: <strong>Avio</strong> (immagine da Google Heart)<br />

circa 50 mt.<br />

Composto da 4 filari a pergola<br />

doppia lunghi circa 150 mt e<br />

<strong>di</strong>stanti tra loro circa 10 metri è<br />

costituito da 727 ceppi in gran<br />

parte originarie dell’epoca <strong>di</strong><br />

impianto e tuttora in vita o<br />

riprodotte tramite pollone o<br />

propaggine conservando intatto<br />

l’assetto del vigneto e il<br />

patrimonio genetico originale.<br />

Alcune viti <strong>di</strong>mostrano un’età<br />

minore e derivano dalla<br />

moltiplicazione <strong>di</strong> una delle viti vicine con la tecnica della propaggine oppure sono frutto<br />

dell’allevamento <strong>di</strong> un pollone con lo scopo <strong>di</strong> rinnovare la parte aerea della pianta. Solo alcuni<br />

ceppi denunciano evidentemente la presenza del portainnesto, segno <strong>di</strong> un rimpiazzo avvenuto in<br />

epoca <strong>di</strong>scretamente recente<br />

Originale è la palificazione del vigneto, totalmente in legno, con una struttura composta da<br />

singoli filari non concatenati con una palificazione anche a sostegno delle ali delle pergole.<br />

Le viti non presentano portainnesto americano porta e ciò porta a datare l’anno <strong>di</strong> impianto<br />

in un momento precedente l’arrivo della fillossera in <strong>Trentino</strong>, cioè attorno agli anni 1920, ma<br />

successivamente alla piena dell’A<strong>di</strong>ge del 1882.<br />

La collocazione del vigneto a ridosso <strong>di</strong> un confine teatro della prima guerra mon<strong>di</strong>ale porta<br />

a considerare l’anno <strong>di</strong> impianto prossimo ai primi anni del 1900, dato confermato anche dalla<br />

strutturazione tipica <strong>di</strong> una viticoltura promiscua <strong>di</strong>ffusa in tutto il fondovalle.<br />

Da colloqui personali con il vecchio proprietario si fa risalire l’anno <strong>di</strong> impianto negli anni<br />

<strong>di</strong> costruzione degli argini dell’A<strong>di</strong>ge appena dopo la piena del 1882, la <strong>di</strong>fesa dalla fillossera<br />

avveniva me<strong>di</strong>ante allagamento del vigneto durante l’epoca tardo autunnale.


In effetti in passato il vigneto confinava con il fiume A<strong>di</strong>ge ed è a causa della realizzazione<br />

dell’autostrada A22 che ha ridotto la <strong>di</strong>mensione del fondo portandola a quelle attuali.<br />

Questo dato è confortato dalla posizione <strong>di</strong> un pozzo in sasso con annessa vasca in cemento<br />

che veniva utilizzato per pescare l’acqua necessaria all’esecuzione dei trattamenti fitosanitari. In<br />

genere si collocavano a metà del campo per avere un’uguale necessità <strong>di</strong> miscela irrorante e non<br />

dover percorre strada a vuoto. Oggi il pozzo si trova spostato ben oltre la metà della lunghezza dei<br />

filari e proprio in vicinanza dell’autostrada ma, immaginando la lunghezza dei filari fino al fiume<br />

A<strong>di</strong>ge risulterebbe circa a metà della lunghezza del campo.<br />

<strong>Il</strong> pozzo citato è in sasso, tuttora attivo pesca <strong>di</strong>rettamente dalla falda sottostante e vi è<br />

annessa vi è una vasca <strong>di</strong> cemento grezzo dove si possono riscontrare i segni della preparazione<br />

Filari <strong>di</strong> vite<br />

150 metri<br />

Baracca<br />

Figura 2: mappa del vigneto<br />

esclusivamente come unità produttiva, ma anche come luogo <strong>di</strong> esistenza.<br />

della poltiglia bordolese.<br />

.Nel vigneto sono presenti<br />

anche una baracca in lamiera<br />

metallica, del tipo usato in<br />

passato nei cantieri e<strong>di</strong>li o per<br />

le postazioni dei cannoni<br />

antigran<strong>di</strong>ne, a<strong>di</strong>bita a<br />

deposito attrezzi ed una pianta<br />

<strong>di</strong> prugne e un fico posti a<br />

ridosso della baracca, accanto<br />

ad un’area de<strong>di</strong>cata ad orto<br />

con un’aiola <strong>di</strong> fiori, segno <strong>di</strong><br />

una realtà vissuta non<br />

<strong>Il</strong> vigneto <strong>di</strong> trova in vicinanza <strong>di</strong> una fermata delle corriere e <strong>di</strong> una pista ciclabile<br />

garantendo così una <strong>di</strong>screta visibilità oltre al già accennato facile accesso.<br />

Obiettivi del progetto:<br />

SCHEMA DEL VIGNETO<br />

40 metri<br />

10m 10m 10m<br />

Vasca e pozzo<br />

<strong>Il</strong> progetto <strong>di</strong> ristrutturazione e conservazione <strong>di</strong> questo vigneto è volto a cercare <strong>di</strong><br />

mantenere vivo un esempio <strong>di</strong> quale fosse la viticoltura presente nel fondovalle atesino fino ai primi<br />

decenni successivi il dopoguerra rendendolo un documento vivente del passato e della civiltà<br />

conta<strong>di</strong>na. In questo modo sarà così possibile conservare e stu<strong>di</strong>are un serbatoio genetico per la<br />

varietà Enantio valutando la possibile in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> presunti cloni.


Questo vigneto presenta alcune caratteristiche che prese nel loro insieme lo rendono unico e<br />

degno <strong>di</strong> una valorizzazione.<br />

La completezza <strong>di</strong> elementi presenti (il pozzo con la vasca in cemento per la preparazione<br />

della poltiglia bordolese e la baracca utilizzata come deposito attrezzi accanto ad alcuni alberi da<br />

frutto ed un piccolo orto sono degli esempi) può essere considerata la più importante accanto alla<br />

vetusta dei materiali presenti altrimenti non riscontrabili.<br />

L’età delle viti è altrettanto importante, così come la <strong>di</strong>mensione non irrisoria tale da<br />

permettere sia la ricreazione <strong>di</strong> un paesaggio in cui poter immergersi e vivere un’esperienza<br />

particolare, sia la produzione <strong>di</strong> una quantità <strong>di</strong> uva e <strong>di</strong> vino tale da immaginare una sostenibilità<br />

economica della conduzione viticolo-enologica del vigneto.<br />

Importante è la localizzazione, in un territorio da sempre vissuto come luogo <strong>di</strong> frontiera,<br />

oggi tra le province <strong>di</strong> Trento e Verona, nel passato tra l’impero asburgico e il regno d’Italia, ma<br />

anche luogo <strong>di</strong> sovrapposizione, come tra due strade dei sapori (della Vallagarina e della Terra dei<br />

Forti), nel centro <strong>di</strong> una DOC (Terra dei Forti) che ricomprende il territorio della Valda<strong>di</strong>ge<br />

Veronese e della Bassa Vallagarina.<br />

La storia <strong>di</strong> questo vigneto nasce in Austra e passa in Italia, attraversa due guerre mon<strong>di</strong>ali e<br />

vede le proprie uve commercializzate con tre monete nazionali <strong>di</strong>verse (corone, lire, euro), accanto<br />

una storia più quoti<strong>di</strong>ana vissuta nel passaggio da una viticoltura quasi <strong>di</strong> sopravvivenza fino ad una<br />

viticoltura specializzata e industriale.<br />

Infine la possibilità <strong>di</strong> conservare in loco un serbatoio genetico importante per una varietà<br />

minore in termini <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione. Le varietà <strong>di</strong> uva che si sono <strong>di</strong>ffuse nel passato in epoca<br />

prefilloserica hanno consentito un trasferimento <strong>di</strong> popolazioni geneticamente <strong>di</strong>verse in <strong>di</strong>versi<br />

luoghi del pianeta garantendo nel tempo una sufficiente variabilità tale da evitare un’erosione<br />

genetica.<br />

Per le varietà considerate minori, almeno in termini <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffusione, il rischio <strong>di</strong> erosione è<br />

legato all’introduzione <strong>di</strong> pochi cloni derivanti da un solo ceppo <strong>di</strong> vite (nel vivaismo la<br />

riproduzione delle viti è agamica attraverso la tecnica dell’innesto) che con il tempo vanno a<br />

sostituire i vecchi vigenti spesso costituiti da popolazioni o tribù <strong>di</strong> piante <strong>di</strong>verse.<br />

<strong>Il</strong> risultato può essere negativo, perdendo la variabilità si possono perdere caratteristiche<br />

interessanti che non si sono selezionate all’epoca della scelta del materiali da cui far derivare i<br />

cloni. Se per le varietà <strong>di</strong>ffuse in tutto il pianeta è possibile tentare <strong>di</strong> ricostruire una variabilità<br />

partendo da materiale genetico proveniente dalle <strong>di</strong>verse aree viticole mon<strong>di</strong>ali, per le varietà<br />

minori questa possibilità è esclusa ed un eventuale erosione genetica <strong>di</strong>venta un danno permanete<br />

nella popolazione.


Infine un’ ubicazione in<br />

prossimità <strong>di</strong> strade e pista<br />

ciclabile che possono rendere<br />

visibile e facilmente<br />

accessibile il vigneto anche a<br />

comitive o gruppi interessati<br />

agli argomenti proposti.<br />

La valorizzazione del sito:<br />

Localizzazione del vigneto<br />

SP 90<br />

Fermata corriere<br />

Località Dazio<br />

<strong>Vigneto</strong><br />

A22<br />

A<strong>di</strong>ge<br />

La semplice conservazione del vigneto, per quanto auspicabile, porterebbe ad una<br />

cristallizzazione del sito mantenendolo <strong>di</strong> fatto nel suo stato senza però arrivare ad una sua<br />

valorizzazione, come del resto già successo con le utili iniziative sostenute nel passato dalla cantina<br />

Viticoltori in <strong>Avio</strong>.<br />

Un’ipotesi <strong>di</strong> valorizzazione passa dalla possibilità <strong>di</strong> rendere il vigneto un documento<br />

vivente <strong>di</strong> viticoltura arcaica da poter visitare e vivere immergendosi nel suo completo paesaggio.<br />

Sono gli elementi culturali legati alla storia del vigneto, la sua ubicazione in una terra <strong>di</strong><br />

confine, le gran<strong>di</strong> trasformazioni <strong>di</strong> cui è stato testimone e che possono essere comprese<br />

utilizzandolo come termine <strong>di</strong> paragone rispetto alla realtà attuale che lo rendono un’occasione da<br />

sviluppare.<br />

Sarà necessario coinvolgere altri attori nella valorizzazione del vigneto e nello sviluppo del<br />

progetto, accanto all’appoggio del Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina <strong>di</strong> San Michele<br />

all’A<strong>di</strong>ge è auspicabile incontrare l’appoggio degli uffici competenti della PAT, del comnue <strong>di</strong><br />

<strong>Avio</strong> e delle realtà che si occupano <strong>di</strong> cultura e turismo.<br />

Figura 3: foto aerea del vigneto (da Google Haert)<br />

La visibilità <strong>di</strong> cui potranno godere i due consorzi (I Dolomitici e Terra dei Forti) e gli altri<br />

enti coinvolti nel progetto <strong>di</strong> recupero e valorizzazione è la moneta con la quale si paga il progetto.<br />

La conservazione in loco della varietà Enantio attraverso la coltivazione dei vecchi ceppi<br />

<strong>di</strong>venta quasi un prodotto secondario dell’operazione culturale in atto così come il vino che si<br />

produrrà sarà la testimonianza fedele dell’impegno nella salvaguar<strong>di</strong>a dei valori portati dal vigneto.


Linee <strong>di</strong> sviluppo del progetto<br />

La ristrutturazione del vigneto deve mantenere la massima fedeltà alla storia del luogo e del<br />

vigneto stesso, i materiali e le tecniche devono essere il più aderenti possibile alla visione che si può<br />

avere <strong>di</strong> un piccolo lembo <strong>di</strong> civiltà conta<strong>di</strong>na del primo dopoguerra.<br />

Per questo è necessario riportare a coltivazione le aree degli interfilari con colture annuali<br />

applicando le rotazioni in uso nel passato e dettate dalle necessità delle aziende agricole vitcolo-<br />

zootecniche.<br />

L’area del vigneto deve essere resa visitabile ponendo in sicurezza tutti gli elementi <strong>di</strong><br />

possibile pericolo limitando al massimo i rischi connessi. La tecnica <strong>di</strong> coltivazione e la conduzione<br />

agronomica del vigneto devono tenere conto delle richieste e delle necessità dei possibili visitatori e<br />

per questo va adottato il principio <strong>di</strong> massima naturalità nella scelte operative.<br />

La vinificazione delle uve dovrà rispettare i principi del progetto cercando <strong>di</strong> ottenere un<br />

vino che rispecchi e rispetti la fedeltà al territorio da dove proviene mantenendo alto l’onore del<br />

viticoltore che ha prodotto le uve e dell’enologo che le ha trasformate.<br />

La produzione <strong>di</strong> circa 4500-5000 bottiglie annue può essere la garanzia per una buona<br />

visibilità ed identificabilità del progetto oltre ad essere un entrata economica che ci si auspica<br />

sufficiente almeno a sostenere le spese <strong>di</strong> conduzione del vigneto e <strong>di</strong> vinificazione compresa la<br />

commercializzazione.<br />

La situazione attuale del vigneto:<br />

La struttura dell’impianto è composta da una palificazione in legno realizzata con <strong>di</strong>verse<br />

essenze, principalmente castagno acacia, robinia e raramente gelso, mentre le testate sono in<br />

cemento.<br />

All’esterno del vigneto e passante sulle testate corre una cor<strong>di</strong>na <strong>di</strong> treccia <strong>di</strong> filo <strong>di</strong> ferro<br />

ancorata a dei pilastri a rendere più stabile e concatenata la struttura legandola a quelle dei vigneti<br />

limitrofi.<br />

I fori, cioè la <strong>di</strong>stanza tra i pali sulla fila, misurano circa 4-5 metri, ad ogni palo <strong>di</strong> sostegno<br />

sono collegate due cantinelle poste a sostenere le due ali delle pergole, la maggior parte si presenta<br />

a sezione rotonda in maggiociondolo o castagno, alcune sono a sezione quadrata in larice, tutte<br />

comunque lunghe approssimativamente 5 metri circa.


Le cantinelle non sono concatenate tra loro ma sono sostenute, nella parte più esterna<br />

SITUAZIONE ATTUALE<br />

Vista frontale<br />

10 METRI<br />

Figura 4: prospetto del vigneto<br />

poggia la vegetazione della zona produttiva.<br />

dell’ala della pergola, da una<br />

coppia <strong>di</strong> pali <strong>di</strong> legno piantati<br />

nel terreno. In questo caso le<br />

essenze utilizzate sono castagno,<br />

robinia, acacia e<br />

maggiociondolo.<br />

Per ogni ala della<br />

pergola sono posizionati 10 fili<br />

<strong>di</strong> ferro, probabilmente a tripla<br />

zincatura, che corrono paralleli<br />

alla <strong>di</strong>rezione del filare e vanno<br />

a costituire la struttura dove<br />

I ten<strong>di</strong>filo sono costituiti da una coppia <strong>di</strong> paletti <strong>di</strong> legno duro (carpino, maggiociondolo,<br />

ecc.) lunghi circa 50 cm <strong>di</strong>sposti a croce dove uno dei due <strong>di</strong>venta l’asse su cui si avvolge il filo e<br />

l’altro è la maniglia per permettere la torsione. Questo sistema è ancora abbastanza in suo nella<br />

zona e viene comunemente in<strong>di</strong>cato con il nome <strong>di</strong> “torcolini”.<br />

Al centro dell’interfila corre uno spazio libero della misura <strong>di</strong> circa 3-3,5 metri che<br />

corrisponde idealmente alla zona che in passato era de<strong>di</strong>cata alle coltivazioni annuali.<br />

La sistemazione fin qui descritta deriva dalla sovrapposizione delle risposte alle <strong>di</strong>verse<br />

necessità nate durante la vita del vigneto; nato per la coltivazione promiscua dove la corsia centrale<br />

raggiungeva una <strong>di</strong>mensione più vicina ai 4 metri che non agli attuali 2,5, il vigneto si presentava<br />

come una serie <strong>di</strong> 4 filari <strong>di</strong> vite dove le ali delle pergole erano sostenute da una palificazione<br />

esterna che, <strong>di</strong> fatto, delimitava la zona de<strong>di</strong>cata alle coltivazioni annuali in<strong>di</strong>cata con il termine<br />

<strong>di</strong>alettale <strong>di</strong> “vaneza”.<br />

Filari <strong>di</strong> viti<br />

Con il tempo le coltivazioni annuali si sono ridotte e si è cercato <strong>di</strong> aumentare le rese in uva<br />

coprendo una superficie maggiore con vigneto, per questo si sono allungate e sostituite le cantinelle<br />

e si sono aggiunti dei fili portando il numero agli <strong>di</strong>eci attuali per ala.<br />

L’eccessivo carico <strong>di</strong> vegetazione e produzione, accanto all’impossibilità <strong>di</strong> concatenare le<br />

cantinelle consolidando la struttura, ha creato il bisogno <strong>di</strong> inserire una ulteriore palificazione <strong>di</strong><br />

sostegno alle cantinelle stesse riducendo la corsia centrale fino agli attuali 2,5m circa, spazio<br />

minimo necessario per poter transitare con un trattore.<br />

Pali <strong>di</strong> sostegno<br />

delle ali delle pergole


Tutto il materiale ligneo presente nell’impianto è in uno stato <strong>di</strong> grave deperimento a causa<br />

della mancata sostituzione e manutenzione nell’ultimo decennio almeno.<br />

Questo ha portato anche ad un abbassamento dell’altezza delle ali delle pergole rendendo<br />

<strong>di</strong>fficoltoso, se non ad<strong>di</strong>rittura impossibile, il passaggio con un trattore, passaggio necessario alle<br />

<strong>di</strong>verse lavorazioni del vigneto.<br />

Possono essere recuperati solo alcuni dei pali <strong>di</strong> sostegno dei filari e delle cantinelle; <strong>di</strong><br />

queste ultime un <strong>di</strong>screto numero può essere conservato, ma va prevista una manutenzione ed una<br />

sostituzione costante negli anni.<br />

loro recupero.<br />

sostituita.<br />

I fili <strong>di</strong> ferro sono ormai arrugginiti e spesso rotti in più punti. Non è possibile prevedere un<br />

I “torcolini” possono essere in parte riutilizzati, ma una parte deve essere necessariamente<br />

<strong>Il</strong> mancato rimpiazzo delle viti morte negli ultimi anni ha portato il vigneto a presentare un<br />

<strong>di</strong>screto numero <strong>di</strong> fallanze con fori che presentano poche viti ch, comunque, in alcuni casi riescono<br />

a coprire l’ala della pergola, ma rendono sempre molto <strong>di</strong>fficoltose le operazioni <strong>di</strong> coltivazione.<br />

Ristrutturazione: consolidamento e conservazione <strong>di</strong> quanto presente<br />

premessa:<br />

Da molti anni nel vigneto non sono eseguiti lavori <strong>di</strong> manutenzione straor<strong>di</strong>naria e or<strong>di</strong>naria<br />

e per questo oggi versa in una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile coltivazione.<br />

Un primo passo è il ripristino delle normali con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> coltivazione attraverso il<br />

consolidamento <strong>di</strong> quanto è possibile recuperare e la sostituzione dei materiali fatiscenti e non<br />

utilizzabili.<br />

Vanno previsti degli interventi straor<strong>di</strong>nari per cercare <strong>di</strong> ripristinare le con<strong>di</strong>zioni adatte alla<br />

coltivazione delle viti e delle colture annuali negli spazi centrali dell’interfila mantenendo un<br />

corretto equilibrio tra le esigenze <strong>di</strong> coltivazione con l’uso del trattore ed il rispetto degli aspetti<br />

culturali.<br />

A questo scopo si suggerisce <strong>di</strong> mantenere un contatto con gli esperti del Museo degli Usi e<br />

Costumi della Gente Trentina <strong>di</strong> San Michele all’A<strong>di</strong>ge per cercare <strong>di</strong> ottenere in<strong>di</strong>cazioni sui criteri<br />

da adottare per le scelte tecniche.


La linea <strong>di</strong> condotta deve essere aderente agli obiettivi <strong>di</strong> valorizzazione del progetto e per<br />

questo le scelte dei materiali e la loro messa in opera deve rispettare il più possibile le<br />

caratteristiche storiche e etnografiche del sito.<br />

In questa fase si rende necessario un intervento <strong>di</strong> manutenzione straor<strong>di</strong>naria degli impianti<br />

e del vigneto con la messa in sicurezza del pozzo e della baracca, e successivamente vanno previsti<br />

degli interventi or<strong>di</strong>nari <strong>di</strong> manutenzione con cadenza abbastanza stretta (annuale o biennale).<br />

<strong>Vigneto</strong>:<br />

<strong>Il</strong> rimpiazzo delle viti<br />

è necessario al fine <strong>di</strong><br />

conservare la completezza<br />

dell’impianto; per lo scopo si<br />

propone <strong>di</strong> adottare il metodo<br />

della propaggine, in uso fino<br />

dal tempo della nascita del<br />

vigneto. La scelta della<br />

densità <strong>di</strong> piantagione sulla<br />

fila deve tenere conto della<br />

densità presente nei fori attualmente completi (circa 5 per foro)<br />

E’ auspicabile che per la conduzione del vigneto vengano adottati criteri <strong>di</strong> naturalità e <strong>di</strong><br />

basso impatto ambientale e per questo si propone <strong>di</strong> adottare il metodo <strong>di</strong> produzione biologico.<br />

Con questo metodo <strong>di</strong> produzione ci si avvicina molto al tipo <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa antiparassitaria in uso<br />

prima dell’avvento della chimica <strong>di</strong> sintesi, anni 60 e successivi, ed è possibile considerarla molto<br />

aderente agli obiettivi del progetto.<br />

In ogni caso i principi del rispetto ambientale, della conservazione della bio<strong>di</strong>versità e della<br />

massima naturalità vanno tenuti presenti e usati come guida nella conduzione delle pratiche<br />

agronomiche e della protezione delle piante <strong>di</strong> tutte le colture presenti.<br />

Per la gestione delle malerbe e delle superfici dell’interfilare si dovrà cercare <strong>di</strong> evitare l’uso<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>serbanti o <strong>di</strong>sseccanti preferendo il taglio del’erba o la coltivazione <strong>di</strong> essenze erbacee poco<br />

competitive o interventi meccanici <strong>di</strong> pulizia come aratura e sarchiatura anche alla luce della<br />

realizzazione <strong>di</strong> particolari importanti nella visione d’insieme <strong>di</strong> un vigneto che ripresenta le<br />

caratteristiche della coltivazione del passato.<br />

Figura 5: vecchio ceppo con pollone


La conduzione agronomica deve tenere conto delle necessità produttive delle coltivazioni<br />

erbacee poste nelle “vaneze”, la concimazione in primo luogo e tutte le altre operazioni saranno<br />

condotte in modo da conservare il più possibile gli aspetti peculiari della coltivazione promiscua in<br />

uso un tempo.<br />

Viene suggerita la letamazione come intervento preferito per mantenere e migliorare la<br />

fertilità del terreno, da eseguire successivamente la vendemmia e prima dell’inverno per permettere<br />

una sua completa umificazione nel terreno.<br />

La quantità da <strong>di</strong>stribuire sarà tarata in funzione delle necessità delle colture erbacee e dalle<br />

asportazioni legate alla produzione <strong>di</strong> uva.<br />

In alternativa si può considerare l’impiego <strong>di</strong> compost già umificato, <strong>di</strong> derivazione <strong>di</strong>versa<br />

ma con un’attenzione alla presenza <strong>di</strong> eventuali inquinanti non desiderati (es. metalli pesanti).<br />

<strong>Il</strong> sovescio è un’altra delle alternative possibile, ma si devono tenere conto le <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong><br />

applicazione <strong>di</strong> questa tecnica <strong>di</strong> fertilizzazione anche in ragione della presenza delle colture<br />

annuali.<br />

La pratica della concimazione (cioè il ripristino della sola asportazione degli elementi<br />

nutritivi <strong>di</strong>versa dal concetto <strong>di</strong> fertilità con il quale si considera la capacita del terreno <strong>di</strong> essere<br />

produttivo) può essere effettuata con il semplice impiego <strong>di</strong> concimi chimici semplici o complessi.<br />

La conservazione e il miglioramento della fertilità del terreno è il principio a cui ci si deve<br />

ispirare e per questo tutti gli interventi <strong>di</strong> concimazione a terra o fogliare adottati in funzione delle<br />

effettive necessità, ma devono essere considerati nell’ottica più ampia della conservazione e<br />

miglioramento della fertilità del vigneto nel suo complesso e per questo adottati solo in caso <strong>di</strong><br />

effettiva necessità o in assenza <strong>di</strong> alternative.<br />

Impianto:<br />

Figura 6:struttura dell'impianto<br />

La struttura necessita urgentemente<br />

<strong>di</strong> un intervento straor<strong>di</strong>nario <strong>di</strong><br />

manutenzione e non è in grado <strong>di</strong><br />

sopportare il normale carico <strong>di</strong><br />

produzione e vegetazione<br />

In via breve si può<br />

puntellare i sostegni utilizzando dei<br />

pali <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso materiale, come il<br />

corten, materiale leggero, <strong>di</strong> facile<br />

trasporto e applicazione che ben si


maschera nel vigneto grazie al colore marrone scuro.<br />

Questa sistemazione deve essere temporanea in attesa <strong>di</strong> un intervento sostanziale <strong>di</strong><br />

ristrutturazione con il quale si sostituisce buona parte della palificazione dei filari, delle cantinelle e<br />

dei loro sostegni cercando nel contempo <strong>di</strong> rendere il fondo più agibile al trattore.<br />

Per questo si consiglia <strong>di</strong> sostituire completamente la palificazione <strong>di</strong> sostegno delle<br />

cantinelle riportando il vigneto alla situazione originale con una sola fila <strong>di</strong> pali a sostegno, a 3<br />

metri circa <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza dal centro del filare <strong>di</strong> viti. Le essenze da preferire sono il castagno, la<br />

robinia, l’acacia,.<br />

Importante è la<br />

lunghezza dei pali <strong>di</strong> sostegno<br />

delle cantinelle che dovrebbero<br />

superare l’altezza fuori terra dei<br />

pali <strong>di</strong> sostegno del centro del<br />

filare delle viti, riportando un<br />

elemento costitutivo del<br />

paesaggio come nel passato.<br />

La motivazione risiede<br />

nella possibilità <strong>di</strong> ripristinare la<br />

stabilità del palo quando la sua<br />

base <strong>di</strong>venta marcescente e per<br />

questo veniva tagliato appena sopra terra e poi reimpiantato sfruttando la sua lunghezza. Solo<br />

raramente veniva completamente sostituito, solo nel caso la sua altezza totale non fosse sufficiente,<br />

ma ancora si tentava un reimpiego come palo <strong>di</strong> sostegno del filare, sempre che la sua <strong>di</strong>mensione e<br />

resistenza lo permetteva.<br />

Le cantinelle vanno in gran parte sostituite, è da preferire come essenza il maggiociondolo,<br />

ma <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficile reperibilità, in alternativa possono essere impiegati castagno o robinia o il larice. Va<br />

osservato il particolare della sezione rotonda rispetto alla sezione quadrata, e per questo il larice è il<br />

materiale più <strong>di</strong>fficilmente reperibile. La <strong>di</strong>mensione della lunghezza deve permettere una facile<br />

agibilità della corsia centrale e la sezione deve essere solo sufficiente a sopportare il peso della<br />

vegetazione e della produzione.<br />

SITUAZIONE FUTURA<br />

Vista frontale<br />

10 METRI<br />

Filari <strong>di</strong> viti<br />

3 METRI<br />

Coltura<br />

annuale<br />

In generale la <strong>di</strong>mensione dei pali e delle cantinelle dovrebbe rispettare le <strong>di</strong>mensioni della<br />

palificazione attuale mantenendo costante l’impatto visivo e paesaggistico del vigneto.<br />

Pali <strong>di</strong> sostegno<br />

delle ali delle pergole<br />

Figura 7: prospetto frontale


L’inclinazione delle ali delle cantinelle come il punto <strong>di</strong> attacco sul calcagno della pergola e<br />

l’altezza che raggiungono nel punto <strong>di</strong> legatura con i pali <strong>di</strong> sostegno deve essere compatibili con il<br />

passaggio del trattore e permettere una corretta <strong>di</strong>sposizione del fogliame e dell’uva nello spazio.<br />

I filari delle viti attualmente son costituiti da pali in legno lungo la fila e testate in cemento<br />

legate con delle cor<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> treccia <strong>di</strong> fili ferro a dei pilastri che concatenano vigneti <strong>di</strong> più<br />

proprietari.<br />

Figura 8:palo in gelso<br />

I pali al’interno delle file devono essere in gran parte<br />

sostituiti, l’antico uso del gelso è praticamente impossibile<br />

data la rarità <strong>di</strong> questa specie legnosa, d’altra parte<br />

attualmente solo pochi pali sono in questa essenza mentre la<br />

maggior parte è realizzata in castagno. In alternativa al<br />

castagno possono essere adottate altre essenza come la<br />

robinia.<br />

Le testate in cemento sono state realizzate negli anni<br />

50-60 e rappresentano un elemento che potrebbe in<strong>di</strong>care la<br />

vita vissuta del vigneto, una innovazione che si è affermata,<br />

ma che mantiene e sottolinea la storicità del luogo.<br />

non ultimo, dalla necessità <strong>di</strong> conservare la stabilità dell’impianto.<br />

La possibilità <strong>di</strong> sostituirle con delle testate in legno<br />

va valutata anche alla luce delle <strong>di</strong>fficoltà presenti, della<br />

necessità <strong>di</strong> slegarsi dalla cor<strong>di</strong>na in treccia <strong>di</strong> filo <strong>di</strong> ferro e,<br />

Nel caso si voglia procedere è importante posizionare nella buca alla base del palo una pietra<br />

piatta o un masso per evitare lo sfondamento della testata nel terreno, va aggiunta una freccia <strong>di</strong><br />

sostegno infissa nel terreno sul lato del filare per contrastare la tensione dei fili verso il centro del<br />

filare stesso. Anche per la freccia va prevista la posa <strong>di</strong> una pietra o <strong>di</strong> un masso alla sua base.<br />

Oggi nel vigneto sono presenti dei sassi usati come contrappeso sulle testate a sud in<br />

prossimità dell’autostrada, è possibile che siano stati utilizzati in passato come base per le frecce o<br />

per i pali e poi <strong>di</strong>ssotterrati dal terreno nel momento in cui si ridotta la lunghezza delle file a causa<br />

dei lavori <strong>di</strong> costruzione dell’ A22. <strong>Il</strong> motivo per cui non sarebbero stati più utilizzati è legato<br />

all’introduzione dell’uso dei pilastri in cemento e delle cor<strong>di</strong>ne in treccia <strong>di</strong> filo <strong>di</strong> ferro che<br />

permettevano una migliore stabilità delle testate e dell’impianto rispetto alle frecce.<br />

Tutti i fili <strong>di</strong> ferro vanno sostituiti perché ormai non garantiscono nessuna tenuta e non ha<br />

senso recuperare degli elementi poco appariscenti ma estremante utili nella coltivazione del vigento.


I filo <strong>di</strong> ferro a tripla zincatura è il materiale che meglio si adatta ad un resturo conservativo,<br />

ma anche il crapal può essere adottato vista la poca <strong>di</strong>fferenza che visivamente portano ad aver ei<br />

due materiali.<br />

Figura 9: torcolini<br />

Altri elementi (pozzo, vasca in cemento, baracca,)<br />

Come ten<strong>di</strong>filo vanno mantenuti i<br />

“torcolini” sostituendo quelli non più<br />

utilizzabili, per la loro realizzazione ex novo è<br />

sufficiente procurarsi degli spezzoni <strong>di</strong> pali <strong>di</strong><br />

legno duro (es.: frassino, corniolo). La tecnica<br />

<strong>di</strong> uso prevede <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporli a croce dove uno<br />

inanella il filo <strong>di</strong> fero e <strong>di</strong>venta l’asse su cui si<br />

avvolge il filo, mentre l’altro, legato al primo, è<br />

la manovella con la quale si tende e si avvolge il<br />

filo.<br />

<strong>Il</strong> pozzo si presenta in uno stato <strong>di</strong> conservazione buono, non necessita <strong>di</strong> particolari opere <strong>di</strong><br />

manutenzione almeno per la parte in muratura. Nei mesi estivi è ancora funzionante pescando nella<br />

falda a circa 2-3m <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà, si propone una<br />

pulizia dell’esterno dai residui <strong>di</strong> calce e<br />

dall’eccesso <strong>di</strong> muschio utilizzando della malta<br />

grezza. In ogni caso va prevista una protezione<br />

mobile alla sua bocca per garantire maggiore<br />

sicurezza nei momenti in cui non è presente<br />

nessuno.<br />

Si suggerisce <strong>di</strong> costruire una struttura<br />

sovrastante la bocca ad uso del secchio per la pesca<br />

dell’acqua, oggi è presente una struttura <strong>di</strong> fortuna<br />

costruita con materiali <strong>di</strong> recupero inadatta alla<br />

conservazione mancando <strong>di</strong> tutti i requisiti <strong>di</strong><br />

sicurezza, storicità e praticità.<br />

La possibilità <strong>di</strong> pescare acqua è<br />

fondamentale per rendere complete le possibile<br />

Figura 10:pozzo


l’eventuale <strong>di</strong>mostrazione della preparazione della poltiglia bordolese partendo dai cristalli <strong>di</strong> sali <strong>di</strong><br />

rame. L’acqua del pozzo è sempre stata usata anche per la coltivazione del piccolo orto-aiuola<br />

presente in prossimità della baracca metallica, <strong>di</strong> certo non sarà possibile irrigare le coltivazioni<br />

Figura 11: vasca<br />

annuali che verranno ad essere coltivate<br />

negli spazi al centro dell’interfilare.<br />

La vasca in cemento si presenta in<br />

parte scrostata nel suo interno e si<br />

consiglia una sua riparazione mantenendo<br />

il più possibile le parti originarie ed<br />

impiegando materiali il più possibile<br />

simili agli originari come il semplice<br />

cemento.<br />

La baracca metallica presente nel campo<br />

oggi utilizzata come deposito attrezzi era in origine una baracca utilizzata deposito dei razzi<br />

antigran<strong>di</strong>ne in una delle tante postazioni presenti in tutte le campagne fino alla fine degli anni 60.<br />

Anche se esteticamente non risulta piacevole all’impatto, e potrebbe essere sostituita con<br />

una casetta per attrezzi in legno che meglio si associ agli elementi paesaggistici attorno, si consiglia<br />

<strong>di</strong> mantenere questo manufatto come segno <strong>di</strong> un momento della storia dell’agricoltura locale<br />

trasformatosi poi in segno della storia <strong>di</strong> chi ha coltivato questo vigneto.<br />

Se recuperata nel<br />

suo interno potrebbe<br />

essere la sede ideale per<br />

una piccola esposizione<br />

permanente <strong>di</strong> poster,<br />

pannelli esplicativi o <strong>di</strong><br />

fotografie a corredo e<br />

completamento del luogo.<br />

Gli alberi (fico e pruno)<br />

nelle sue vicinanze e<br />

l’orto-aiuola limitrofi<br />

vanno conservati il più<br />

possibile per mantenere il<br />

Figura 12: baracca<br />

senso <strong>di</strong> luogo entropicamente vissuto e conservato. Per quanto riguarda l’orto-aiuola con<br />

l’introduzione delle colture annuali è pensabile lasciare solo la parte <strong>di</strong> aiuola con fiori decidui


semplici come gla<strong>di</strong>oli, peonie,rose o simili che non necessitino <strong>di</strong> cure particolari, ma che<br />

mantengano vivo il senso del luogo.<br />

La coltivazione promiscua<br />

<strong>Il</strong> ripristino delle coltivazioni annuali negli spazi centrali degli interfilari è il punto centrale<br />

del progetto <strong>di</strong> recupero e valorizzazione; il senso e la valenza storico-etnografica passa da questo<br />

intervento <strong>di</strong> ripristino che prevede il ritorno <strong>di</strong> un tipo <strong>di</strong> coltivazioni e <strong>di</strong> operazioni agronomiche<br />

praticamente scomparso nell’agricoltura trentina.<br />

Rispetto all’epoca passata in cui<br />

è nato il vigneto va tenuta<br />

presente la necessità<br />

dell’impiego del trattore per la<br />

coltivazione e per questo alcune<br />

operazioni e tecniche dovranno<br />

essere necessariamente più<br />

moderne, ma non per questo<br />

viene intaccato il valore<br />

culturale del sito costituendo<br />

alla fine un paesaggio unico nel<br />

suo genere, ricco <strong>di</strong> spunti e<br />

notizie interessanti.<br />

La pratica delle coltivazioni annuali per le aziende agricole del passato era la centralità della<br />

coltivazione in quanto permetteva la sopravvivenza della famiglia e degli animali da cui poi<br />

ricavano latte e altri prodotti.<br />

Tutta la gestione degli spazi era centrata sui principi <strong>di</strong> non sprecare spazio coltivando<br />

quanto necessario senza avere poi il bisogno <strong>di</strong> acquistare beni <strong>di</strong> prima necessità per se stessi o per<br />

gli animali.<br />

L’uva era vista prevalentemente come entrata in denaro, così come lo erano altre<br />

coltivazioni del tempo come gelso e relativi bachi da seta, tabacco ed in parte mais da granella o<br />

frumento per farina.<br />

3,5 metri<br />

Distanze dell’interfila:<br />

Spazio per la consociazione<br />

10 metri<br />

3 metri<br />

Figura 13: impianto attuale e <strong>di</strong>stanze future<br />

Mais, patate, erbai, zucche e altre coltivazioni andavano a riempiere i magazzini per resistere<br />

agli inverni fred<strong>di</strong> e improduttivi per poter nutrire bovini, cavalli o ingrassare maiali.


Le rotazioni presenti erano basate sia su principi agronomici <strong>di</strong> conservazione della fertilità<br />

dei suoli, tenendo presente anche l’opera costante <strong>di</strong> apporto <strong>di</strong> letame e sostanza organica in<br />

genere, che sulle necessità delle singole famiglie tarate poi con le opportunità commerciali che<br />

potevano presentarsi. (ve<strong>di</strong> coltivazione dei gelsi, del tabacco, ecc.)<br />

Quella che si propone è una rotazione possibile e risulta dall’interpolazione delle<br />

informazioni raccolte nel corso <strong>di</strong> alcuni incontri con i sig. Giorgio Rudari, Corrado Cristofretti e<br />

Dario Cristoforetti durante l’estate 2010.<br />

La proposta va adatta alle esigenze <strong>di</strong> gestione e coltivazione attuali e va valutata come una<br />

solida base con cui cominciare a lavorare nella realizzazione delle coltivazioni promiscue che nel<br />

tempo possono variare in numero e qualità.<br />

Lo spazio de<strong>di</strong>cato alle coltivazioni annuali è la corsia centrale dell’interfilare e viene<br />

delimitata dalle due linee parallele dei pali <strong>di</strong> sostegno delle pergole, area che può essere defnita<br />

con il termine <strong>di</strong>alettale “vaneza”.<br />

Coltivazione promiscua: vista frontale<br />

Figura 14: prospetto futuro<br />

Ceppi <strong>di</strong> vite<br />

“vaneza”<br />

perfettamente l’area a vigneto.<br />

In passato tutta la superficie del<br />

fondo agricolo era sottoposta a<br />

lavorazione del terreno, ma solo le<br />

vaneze erano soggette ad una<br />

fertilizzazione con apporto <strong>di</strong><br />

letame per favorire la crescita e lo<br />

sviluppo delle colture annuali.<br />

Sotto le viti si procedeva a<br />

continue e ripetute erpicature per<br />

estirpare l’erba, in prossimità della<br />

capezzagna si rifiniva con una<br />

vangatura così da delimitare<br />

Oggi l’inerbimento della zona sotto le pergole si rende necessario per consentire il passaggio<br />

con il trattore e per facilitare tutte le operazioni agronomiche <strong>di</strong> gestione del vigneto, per questo va<br />

prevista una fertilizzazione anche su queste superfici. .<br />

La rotazione generalmente è basata su tre tipologie <strong>di</strong> coltivazioni, leguminose, cereali, altra<br />

coltivazione, ed il ciclo può essere <strong>di</strong> 3 o 4 anni a seconda se si ripetano le leguminose. Le epoche<br />

<strong>di</strong> semina e raccolto variano e l’or<strong>di</strong>ne delle coltivazioni è fisso per permettere un ottimale<br />

sfruttamento delle stagioni senza mai lasciare il terreno nudo.


Alcune colture, che possiamo definire come minori per la bassa incidenza <strong>di</strong> superficie<br />

occupata, venivano posizionate negli interstizi tra la zona de<strong>di</strong>cata alla coltivazione annuale e lo<br />

spazio de<strong>di</strong>cato al vigneto. Si cercava <strong>di</strong> sfruttare la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> luce nei primi mesi <strong>di</strong><br />

primavera, quando i germogli delle viti ancora non si sono ancora sviluppati, piantando a ridosso<br />

dei pali <strong>di</strong> sostegno delle pergole. Queste coltivazioni non sono inserite nella rotazione e vengono<br />

in<strong>di</strong>cate a parte.<br />

Ipotesi <strong>di</strong> rotazione:<br />

I° anno semina/allevamento primaverile <strong>di</strong> trifoglio la<strong>di</strong>no o perenne (oppure erbaio <strong>di</strong> prato<br />

stabile con loietto e trifoglio, oppure prato <strong>di</strong> erba me<strong>di</strong>ca).<br />

II°anno mais da granella (oppure patata, oppure barbabietola oppure tabacco) e semina<br />

autunnale <strong>di</strong> frumento od orzo.<br />

III° anno frumento oppure orzo (entrambi con raccolta estiva e semina <strong>di</strong> mais cinquantino)<br />

oppure mais da granella (se non coltivato l’anno precedente) e semina<br />

autunnale dell’erbaio o preparazione dei terreni per la semina primaverile.<br />

Tutti gli anni vengono coltivati fagioli, zucche, barbabietole, verze, cavoli.<br />

Ipotesi futura<br />

(la palificazione va semplificata)<br />

Figura 15: impianto nel 2009


Breve note sulle colture annuali:<br />

Frumento: semina autunnale e raccolta estiva. Assieme al frumento può essere seminato<br />

del trifoglio o dell’erba me<strong>di</strong>ca che cresce dopo la mietitura e può essere sfalciata già una prima<br />

volta in autunno. Rimane come coltura per l’anno successivo.<br />

Orzo: ve<strong>di</strong> frumento<br />

Mais da granella: seminato in primavera viene <strong>di</strong>radato in primavera, cimato in luglio e<br />

raccolto in autunno.<br />

Mais cinquantino: seminato in estate dopo la mietitura o dopo la raccolta delle patata<br />

(rotazione del II° anno), ad uso alimentazione animale occupava uno spazio (superficie e tempo)<br />

altrimenti non utilizzabile.<br />

maiale.<br />

red<strong>di</strong>to.<br />

Patata: seminata in file e destinata all’alimentazione umana o animale, prevalentemente dle<br />

Tabacco: trapiantato in file in primavera coltivato sfeminellando le piante, coltura da<br />

Erbaio: semina <strong>di</strong> trifogli (la<strong>di</strong>no, perenne) o erba me<strong>di</strong>ca o misto trifoglio e loietto. Primo<br />

sflacio in tarda primavera (maggengo) e poi durante l’estate fino all’autunno inoltrato.<br />

Fagioli: se rampicanti seminati a poste vicino ai pali <strong>di</strong> sostegno delle pergole, o in<br />

associazione con mais. Se bassi a file per la raccolta e l’essicazione o il consumo fresco (tegoline)<br />

Zucca: seminata a poste vicino ai pali <strong>di</strong> sostegno delle pergole, oppure a tra le patate (dove<br />

muore una pianta o c’è dello spazio) oppure a spaglio al posto del mais cinquantino. Prevalente<br />

l’uso per alimentazione animale, ma considerato anche per l’alimentazione umana.<br />

Barbabietola: seminata a file accanto alla coltura annuale principale sul limitare delle ali<br />

delle pergole. Uso quasi esclusivamente per alimentazione animale.<br />

Verze e cavoli: destinati al consumo umano in epoca invernale e trapiantati in epoca estiva<br />

andavano a riempire spazi scoperti a causa della fallanza <strong>di</strong> qualche altra coltura (es: patata,<br />

barbabietole, ecc.)<br />

Come fertilizzazione si adottava la letamazione autunnale o primaverile, da eseguire in<br />

precedenza alla coltivazione <strong>di</strong> mais, patata, tabacco e dove era possibile eseguire la lavorazione del<br />

terreno in epoca primaverile.


Note conclusive:<br />

Nel 2010 è stata iniziata un’opera <strong>di</strong> recupero del vigneto che ha portato ad un ripristino<br />

parziale della palificazione che necessità però <strong>di</strong> un sempre più urgente intervento <strong>di</strong> recupero<br />

sostanziale sostituendo tutti i materiali lignei ormai non più recuperabili e utili.<br />

Confortati dal consulto<br />

degli esperti del Museo<br />

degli Usi e Costumi della<br />

Gente Trentina <strong>di</strong> San<br />

Michele all’A<strong>di</strong>ge si sono<br />

gettate le basi per stilare<br />

questo progetto e si sono<br />

adottate le linee <strong>di</strong><br />

principio già elencate<br />

all’inizio.<br />

Proprio questo<br />

progetto ha avuto spazio<br />

per essere presentato nel<br />

corso della sessione annuale del seminario permanente <strong>di</strong> etnografia alpina (SPEA), convegno che<br />

aveva come titolo “le frontiere nascoste della coltura del vino).<br />

Nel corso del 2010 si è organizzata un momento <strong>di</strong> presentazione dell’iniziativa in occasione<br />

della potatura delle viti e, presenti molte autorità, ha avuto un buon riscontro <strong>di</strong> spazio sui mezzi <strong>di</strong><br />

informazione.<br />

Anche il momento della vendemmia ha permesso <strong>di</strong> rendere una <strong>di</strong>screta visibilità almeno<br />

sulla stampa locale.<br />

La conduzione del vigneto ha visto l’introduzione del metodo <strong>di</strong> coltivazione biologico<br />

delle uve che sono state vendemmiate nell’ottobre del 2010 ed avviate alla vinificazione. <strong>Il</strong> vino<br />

prodotto ed in questo momento sta maturando la sua necessaria evoluzione. Sarà presentato solo<br />

quando considerato pronto, probabilmente già nel corso del 2011.<br />

Si è piantata una siepe <strong>di</strong> separazione con l’A22 e si sono impostati i criteri <strong>di</strong> conduzione<br />

del vigneto per il 2011.<br />

Tra gli sviluppi del progetto si cerca <strong>di</strong> arrivare a definire una gestione economica<br />

dell’iniziativa e per questo <strong>di</strong> stanno raccogliendo i valori per impostare una valutazione dle flusso<br />

<strong>di</strong> casso.<br />

Filari <strong>di</strong> vite<br />

Baracca<br />

Siepe <strong>di</strong><br />

separazione<br />

con A22<br />

Situazione futura<br />

10m<br />

10m<br />

10m<br />

Zone a<br />

colture<br />

annuali<br />

Vasca e pozzo<br />

Figura 16: prospetto futuro


Rimane aperto il fruttuoso <strong>di</strong>alogo con il Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina <strong>di</strong><br />

San Michele all’A<strong>di</strong>ge e si cerca <strong>di</strong> stabilire un altrettanto fruttuoso <strong>di</strong>alogo con le istituzioni,<br />

comune <strong>di</strong> <strong>Avio</strong>, Assessorato alla cultura, assessorato all’agricoltura, ecc.<br />

Nel corso del 2011 verranno messe a coltura le “vaneze” e questo porterà a concludere<br />

questa prima fase del progetto auspicando una giusta ricaduta in termini <strong>di</strong> visibilità dell’iniziativa e<br />

dei suoi realizzatori.<br />

Natascia<br />

Lorenzi,<br />

Stefano<br />

Libera e<br />

tutto il<br />

Consorzio<br />

Terra dei<br />

Forti<br />

Francesco Penner<br />

Luigi Spagnolli,<br />

Elisabetta<br />

Foradori e tutti<br />

gli aderenti al<br />

Consorzio I<br />

Dolomitici<br />

CTT- FEM<br />

Istituto<br />

Agrario<br />

S. Michele<br />

a/A<br />

Cantina<br />

Viticoltori<br />

in <strong>Avio</strong><br />

Grazie per il sostegno……<br />

Unità Viticoltura Centro Trasferimento Tecnologico FEM IASMA<br />

Museo<br />

San<br />

Michele<br />

All’A<strong>di</strong>ge

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