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MORTE A PENZOLONI - QueenDido.org

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«Scusatemi…», sono due infermiere più un portantino, che stavano evidentemente<br />

parlando dei cazzi propri.<br />

«Poco fa è stata portata qui in ospedale una signora sui 50 anni caduta da un<br />

balcone», ometto volutamente l’imbarazzante particolare delle due pallottole.<br />

«Vorrei sapere qualcosa riguardo alle sue condizioni», se è crepata o no, lo<br />

penso senza aggiungerlo.<br />

«Lei chi è?», l’infermiera attempata anticipa quella più giovane, che mi ha rivolto<br />

per prima la parola, e si intromette dura, d’autorità.<br />

«Sono il figlio», davanti al richiamo materno ogni donna solitamente si ammorbidisce.<br />

«Ah... mi dispiace... sua madre è arrivata in condizioni disperate», il tono diventa<br />

quasi da omelia funebre, il trucco ha funzionato.<br />

«Ma ce la farà...? Adesso dov’è?», riesco a farmi inumidire gli occhi e mi<br />

chiedo se sono un attore così bravo oppure se mi interesso veramente di<br />

questa troia sfatta over 45, che dopo la caduta sarà sfatta anche di più.<br />

«È in sala operatoria.<br />

Ma se ha una possibilità di farcela è messa nelle mani migliori, mi creda.<br />

La sta operando il Primario in persona, il Professor...», oramai so quello che<br />

volevo sapere, non ho voglia di perdere altro tempo.<br />

«Tersilli», aggiungo io il nome.<br />

«Lo conosce?».<br />

«No, ho solo letto la targhetta sulla porta.<br />

Quanto può durare l’intervento?», la domanda mi scappa di bocca e mi acc<strong>org</strong>o<br />

subito di aver detto una gran cazzata.<br />

L’infermiera giovane mi guarda quasi compatendomi e mi risponde cercando<br />

di non sbattermi in faccia la realtà così com’è.<br />

«Tecnicamente l’intervento può durare diverse ore...<br />

Ma dipende da sua madre, capisce...?».<br />

Sì, appunto, ho detto una cazzata. Due palle nella schiena, più un salto di<br />

grazia dal balcone: tecnicamente l’intervento può durare svariate ore, ma se<br />

Hanna crepa sotto i ferri, i tempi si accorciano sensibilmente.<br />

«Vi ringrazio», esco sommessamente dalla porta, visibilmente contrito.<br />

«Si fermi giù alla cappella.<br />

E preghi per sua madre…», l’infermiera tardona deve avere più cuore di<br />

quanto il suo aspetto sciupato e indurito dalla vita d’ospedale suggerirebbe.<br />

«Certo».<br />

Già! Come no!? Adesso ci manca solamente che mi metta a pregare per<br />

quella vecchia troia!<br />

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