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«Sono il figlio di Hanna Franzer...», è l’unica arma che ho, perlomeno fa meno<br />
rumore.<br />
«So che è uscita dalla sala operatoria e stavo cercando la camera dove è<br />
stata portata», mi sforzo di fare una faccia addolorata e soprattutto di non<br />
pentirmi d’essermi tenuto la pistola in tasca.<br />
«Ah... lei è il figlio della signora…», come l’infermiera di qualche ora prima<br />
anche questa attenua subito la sua durezza, forse in questo cazzo di ospedale<br />
le infermiere le scelgono in serie.<br />
«Sì... come sta mia madre?<br />
Se la caverà?», vado subito al sodo.<br />
«È in coma», anche lei bada al sodo.<br />
«Ma considerando che è arrivata in ospedale in condizioni disperate, deve ritenersi<br />
fortunato che sia ancora viva».<br />
Fortunato? Evidentemente ha un pessimo concetto della fortuna.<br />
«Posso entrare a vederla...? È qui?».<br />
O semplicemente non conosce Hanna.<br />
«Da disposizioni del Professore non potrei fare entrare nessuno, ma...».<br />
Forse cede.<br />
«Ma dato che lei è il figlio… farò uno strappo alla regola».<br />
Ha ceduto.<br />
«Grazie...», è il minimo che le devo, mi ha evitato la fatica di usare altri metodi.<br />
«Ma solo qualche minuto, intesi?».<br />
«Intesi», la rassicuro mentre spingo la porta.<br />
«Ah, un’ultima cosa…<br />
Sia forte, vedere sua madre in queste condizioni non sarà un bello spettacolo».<br />
Le faccio un cenno con il capo ed entro nella stanza.<br />
Stia tranquilla, ultimamente Hanna non era più un bello spettacolo, a prescindere<br />
dalle pallottole nella schiena e dalle acrobazie senza rete.<br />
È sdraiata sul letto, monitor a destra e a sinistra, e tubi e fili attaccati ovunque:<br />
tutt’antubbata, tubi dappertutto insomma, nun c’ha ‘n buco libero…<br />
Il coatto aveva ragione.<br />
Prendo una sedia e la metto accanto a quella che sembra essere più la sua<br />
tomba che il suo letto d’ospedale.<br />
Mi siedo e la guardo, il viso è tumefatto, annerito dai lividi; perlomeno la caduta<br />
le ha migliorato il colorito rispetto a quando - penzoloni dal terrazzo - mi<br />
guardava terrea con gli occhi sbarrati.<br />
Nonostante tutte le fregature che mi ha dato, vederla ridotta così mi fa quasi<br />
pena…<br />
O magari non l’ho mai capita sul serio, chissà…<br />
Speranza, compassione, o un sottile senso di colpa?<br />
Ancora non so cosa mi faccia stare seduto su questo fottuto seggiolino.<br />
Vrrr.<br />
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