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UNIVERSITÁ DELLA CALABRIA - Lettere e filosofia - Università ...

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<strong>UNIVERSITÁ</strong> <strong>DELLA</strong> <strong>CALABRIA</strong><br />

FACOLTÁ DI LETTERE E FILOSOFIA<br />

Verbale del Consiglio di Facoltà del 21 luglio 2011 Pag. n. 35 / 46<br />

dimensione più vasta, ricordiamo anche le letture pubbliche del Cantico dei Cantici o della Lettera<br />

d’amore di Oscar Wilde o di Pierino e il lupo di Sergej Prokof’ev, quest’ultima nel concerto diretto<br />

da Claudio Abbado). Infatti, ciò che oggi manca, come di recente ha osservato Carlo Ossola in una<br />

recensione alla lettura pubblica di Benigni del VI canto del Purgatorio, è proprio «il professare<br />

Dante, nel senso forte del termine, quell’aderire alla sua parola che fa – e questo solo ci fa –<br />

professori», capacità che nel Novecento sembra essere stata prerogativa più di poeti come Pound,<br />

Eliot e Mandel’štam che non dei dantisti di professione 8 .<br />

Certo, se il culto di Dante si è probabilmente appannato negli ultimi decenni, almeno<br />

rispetto alla Dantofilia, Dantologia, Dantomania (come recita il titolo del saggio che Rodolfo<br />

Renier, rappresentante della ‘scuola storica’, scrisse nel 1903 per manifestare un’insofferenza nei<br />

confronti dell’idolatria dantesca 9 ) esplose negli anni che intercorrono tra i centenari del 1865 e del<br />

1921, per il venire meno della ragione storica che produsse quel fenomeno, ossia la nascita della<br />

Nuova Italia, non si può certo dire che l’età aurea della filologia dantesca di primo Novecento si sia<br />

al tutto spenta, senza lasciare alcuna traccia. Sebbene l’epicentro della fortuna di Dante oggi sia<br />

forse da individuare negli anglosassoni italian studies, del resto per tradizione incentrati oltre che<br />

sul Rinascimento proprio su Dante (al magistero di Charles S. Singleton si richiamano i contributi<br />

di Robert Hollander, di Giuseppe Mazzotta, John Freccero, Lino Pertile e Albert R. Ascoli, per non<br />

citare che alcuni nomi, tra i più significativi, del movimentato panorama americano degli studi<br />

danteschi), in Italia non mancano certo rigorose edizioni e ottimi commenti delle opere di Dante, o<br />

utili strumenti di studio (si pensi, per esempio, alla nuova edizione diretta da Marco Santagata per i<br />

Meridiani, che completa e affianca l’edizione della Commedia di Anna Maria Chiavacci Leonardi 10 ,<br />

e all’«Edizione Nazionale dei Commenti danteschi» promossa dalla Salerno Editrice di Roma 11 ).<br />

Ciò che si è perso è un rapporto più sentito, vivo e diretto con il nostro padre fondatore o, sarebbe<br />

meglio dire, con uno dei due nostri padri fondatori (ma certo non è questa la sede adatta per entrare<br />

nella questione del fenomeno, peraltro non esclusivo della letteratura italiana, della diarchia in<br />

funzione oppositiva: nel nostro caso Dante versus Petrarca 12 ). Il rapporto che Benigni ha instaurato<br />

con la Divina commedia può valere proprio come esempio di una ritrovata familiarità con Dante,<br />

fondato come è sulla memorizzazione, sulla ‘esecuzione’, sulla lettura ad alta voce, che sembra<br />

recuperare quell’intreccio con l’oralità che la poesia ha avuto soprattutto nei primi secoli della<br />

nostra letteratura, e non soltanto nelle sue manifestazioni più popolari. Come noto, lo stesso poema<br />

dantesco ha fruito di forme di trasmissione orale, testimoniate da un’aneddotica faceta e comica,<br />

confluita ad esempio nel Trecentonovelle di Franco Sacchetti, dove ben due novelle (CXIV e CXV)<br />

presentano il personaggio Dante alle prese rispettivamente con un fabbro e un asinaio sorpresi a<br />

recitare versi della Commedia alla maniera dei cantari. Il riferimento ai cantari non può non<br />

riportarci alla mente come lo stesso Benigni, agli inizi della sua carriera, abbia preso parte a<br />

8<br />

C. Ossola, Dante, chi riesce a professarlo, «Domenica-il Sole 24 ore», 22 maggio 2011.<br />

9<br />

Si veda C. Dionisotti, Varia fortuna di Dante, in Id., Geografia e storia della letteratura italiana, Einaudi, Torino<br />

1967, pp. 255-303: 289.<br />

10<br />

D. Alighieri, Opere, edizione diretta da M. Santagata, Mondadori, Milano 2011 (con nuovo commento alla Vita nova,<br />

a cura di G. Gorni, al De vulgari eloquentia, a cura di M. Tavoni e alle Rime, a cura di C. Giunta); Id., Commedia, con<br />

il commento di A. M. Chiavacci Leonardi, Mondadori, Milano 1991-1997.<br />

11<br />

Il progetto editoriale, avviatosi con la pubblicazione del Comento sopra la ‘Comedia’ di Cristoforo Landino, a cura di<br />

P. Procaccioli, 2001, prevede ben 75 volumi, per un arco temporale che va dal 1322 ca. (Chiose all’Inferno di Jacopo<br />

Alighieri) al 1926 (commento di Isidoro Del Lungo).<br />

12<br />

La questione è stata riesaminata da Quondam, Petrarca, l’italiano dimenticato, cit.

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