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relazione archeologica

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Il castello passò nelle mani dell'amministrazione pisana e in seguito, finì sotto il<br />

controllo della Corona d'Aragona. La sua distruzione dovrebbe risalire a un’epoca<br />

intermedia tra il 1289 e il 1324.<br />

Localizzazione sull’ortofoto del sito di Baratuli.<br />

Nel 1454, il castello distrutto con il vicino villaggio spopolato di Baratuli, già<br />

proprietà di Michele Ferrer, fu acquistato dal feudatario di Monastir Pietro Bellit<br />

insieme alla villa già spopolata di Nurgi (Bidda Nuxis) che faceva parte, insieme alle<br />

altre piccole ville di Santu Sadurru e Santa Lucia delle dipendenze del castello di<br />

Baratuli.<br />

Il Fara (sec. XV) scrive che il castello di Baratuli apparteneva alla famiglia dei<br />

Donoratico e che con il vicino borgo, da identificarsi con Santu Sadurru, fu fortificato da<br />

Comita Golfo (nel 1151) insieme con altre fortezze. Meno di due secoli fa, l’Angius<br />

scriveva: “... sono tuttora visibili le rovine di un castello di notevole costruzione, le cui muraglie<br />

nelle due facce erano vestite a calcina e cementi o pietre di taglio, nell’interiore piene di argilla<br />

mescolate di petruzze onde risulta un insieme di meravigliosa consistenza”.<br />

Nell’edizione del 1860 dell’Itinerario dell’Isola di Sardegna di A. Della Marmora, si<br />

legge: “Tra Monastir e Ussana si eleva un gruppo di montagnole di forma conica, sulle quali ho<br />

richiamato l’attenzione del geologo per la natura della roccia, una trachite anfibolica che le forma<br />

per intero. Il monte più centrale e più alto merita una menzione speciale per le rovine che vi si<br />

trovano in cima, nel punto preciso in cui ho sistemato in passato il mio segnale trigonometrico.<br />

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