18 gazzetta blocco 23-30.pdf - La Gazzetta del Medio Campidano

More documents

Recommendations

Info

24 25 ottobre 2012 La filosofía è la poesía (la poesía è la filosofía) in cui “è” anche “ciò che non è”, in cui è visíbile l’invisíbile; la verità nasce dall’esperienza e la sofferenza è único mezzo di salvezza Con il secondo argomento, “Filosofía e vita”, Biagio di Iasio ci dà la chiave di lettura del pensiero di María Zambrano. Ci índica, come sua vera “guida di vita”, i filòsofi antichi e, in particolare, i pitagòrici perché precipuamente trattàvano i problemi dell’uomo; e rileva nel suo pensiero la presenza dell’Ètica di Spinosa e della filosofía di Plotino “per la sua religione della luce: Dio da Dio, Luce dalla Luce, nutrimento dell’intera òpera della filòsofa spagnola”. In realtà, ciò che interessa l’uomo, per lei, è l’aspetto ètico della filosofía, quello che il di Iasio definisce “conoscenza attiva” che apre il campo a ogni umano bisogno, dà vita al tempo dell’uomo che si riempie di ciò che è necessario alla sua ànima e al suo cuore, serve alla “storia quotidiana dei síngoli uòmini”. La sua filosofía, continua, nasce dalla filosofía mínima ovvero dalla filosofía “diversa” ch’ella trova negl’”interstizi della Lettera- tura, in altri saperi esiliati dalla filosofía canònica”, quella che è dentro le òpere di Cervantes, Unamuno, Machado, Garcia Lorca, Jménes, Salinas e tanti altri e dentro i Diàloghi di Platone. Parte dalla poesía, poiché la verità si trova nella complementarità di poesía e filosofía. Questa sua rivalutazione, questo suo avvaloramento, questo suo pieno riconoscimento delle “filosofíe anònime” corrisponde all’affermazione di quel convincimento che Ortega chiama “ragione vitale” che porta l’uomo alla ricerca del “non visíbile”, di ciò che va di là dalla mutevolezza del tempo. Ma la Zambrano va oltre l’intuizione del suo maestro e pone l’accento sul primato della “poesía” che sta al fianco della mística in quanto l’una e l’altra hanno “una funzione liberatoria”, portar l’uomo fuori del proprio “peso corporale” e della sua “schiavitù terrena”. Con la poesía , l’uomo conduce a “èssere”, anche ciò che “non è”: “…il poeta lavora soltanto per fare in modo che tutto, quel che c’è e quel che non c’è, arrivi ad éssere, Il poeta non teme nulla”. Di fronte alla meraviglia della natura il poeta, con la sua parola, raggiunge la Il sogno di Dio Quando la ragione si nutre di poesía “divina unità” e il suo verso diviene “universale”, andando di là dal suo stesso canto. Il suo “sapere poètico” non è dominàbile, il sapere del filòsofo è “un sapere che la ragione dòmina”. La natura si apprende con la ragione e si apprende con l’ànima, aggiunge Biagio di Iasio. La storia dell’uomo è già nella preistoria, dove l’uomo è visto a tutto tondo dai poeti. E la poesía è davvero la preistoria della storia perché essa “nasce prima della storia”. È la stessa che discende “nei luoghi piú segreti dell’èssere, nelle sue entrañas”, nelle sue víscere, “sede dei sentimenti”. Cómpito del poeta è quello di esprímere, con la parola, “l’inesprimíbile, di scèndere alla radice dell’esistenza umana”, scrive il di Iasio, interpretando il suo pensiero. Il terzo capítolo del libro ha come argomento “La sofferenza tra fede e filosofía”. Il Dio di cui scrive la Zambrano non è un’idea astratta, ma è il suo Signore, come il Dio di Giobbe, uomo giusto che ha perso tutto, fuorché il la- CAGLIARI. CASTELLO DI SAN MICHELE Mostra contro l’alopecia Al centro comunale d’Arte e Cultura, del Castello di San Michele a Cagliari, è stata inaugura la mostra “Niente mi pettina meglio del vento”, da una celebre frase mutuata da Alda Merini, promossa dall’associazione Art Meeting& Prometeo in collaborazione con l’Associazione Sostegno Alopecia Areata), Art Caffè London e Agorà. L’evento nasce da un’idea di Maria Jole Serreli e si propone di sensibilizzare la comunità su una patologia che riscontra una grande diffusione, ma di cui si parla veramente di rado. L’Alopecia, infatti, è una malattia poco conosciuta che colpisce il 2% della popolazione mondiale, indipendentemente dal colore della pelle, dalle abitudini alimentari, dai comportamenti igienici e personali. Si manifesta in diverse forme e con decorso imprevedibile con la perdita dei capelli e dei peli. “Niente mi pettina meglio del vento”, si propone di dare visibilità all’alopecia attraverso l’arte, esplorando ed elaborando le problematiche profonde ad essa connesse nel tentativo di informare la comunità e infondere un senso di fiducia e coraggio in chi ne viene colpito. Il progetto è stato avviato nell’aprile del 2012 con la pubblicazione di un bando finalizzato alla selezione di opere pittoriche e fotografiche, rivolto a tutti gli artisti che, sensibili al tema, volessero presentare un’opera interpretando liberamente la frase di Alda Merini, che dà il nome all’iniziativa. Proprio per la delicatezza e la complessità dell’argomento, la selezione delle opere è stata effettuata da una commissione costituita appositamente per l’occasione, composta da un consulente artistico, un’arte terapeuta e una psicologa, che hanno scelto circa 20 opere, non solo di artisti, ma anche di persone che, vivendo quotidianamente l’alopecia, hanno colto l’opportunità per raccontarla e condividere la propria esperienza. Gli artisti che espongono sono: Adriano Demofonti, Tonino Mattu, Tiziana Pili, Michele Melis, Annalisa Blandamura, Michele Deidda, Anna Marchi, Marco Novello, Cristina Masi e Andrea Torrini, Rossana Corti, Libero Salvatore Mura. Il progetto espositivo è stato poi arricchito con opere presentate da artisti che invitati a partecipare, hanno affrontato un percorso di ricerca e approfondimento sul tema: in quest’altra sezione espongono: Elena Faleschini, Damyan Komel, Lady Brush, Fernanda Qua- glia, Cinzia Carrus, Daniele Colombo, Fabio Costantino Macis, Maria Jole Serreli e Fabrizio Pittalis). L’Associazione Nazionale Alopecia Areata di Udine, ha inoltre gentilmente concesso l’installazione fotografica creata dal fotografo ed artista Fernando Zanetti. Parallelamente alla selezione, l’artista Walter Petretto, con la collaborazione di Michele Andrich, ha realizzato un videocartoon per la promozione dell’evento e come supporto multimediale a interventi di sensibilizzazione nel territorio e nel web. Il video è attualmente visibile su you tube digitando “Niente mi pettina meglio del vento – ArtMeeting&Prometeo”. La mostra è visitabile fino al 28 ottobre ed è solo la prima tappa di una serie di eventi itineranti che, dopo Cagliari, avranno luogo in tutta la Sardegna. Una volta concluso il percorso isolano, la mostra andrà avanti nel resto d’Italia, inizialmente a Udine e Milano, successivamente in Europa. Durante il suo itinerario la mostra sarà accompagnata da un progetto di indagine conoscitiva sull’alopecia curato dall’associazione di promozione sociale Agorà insieme all’associazione Art Meeting. Gian Piero Pinna Seconda parte mento e la speranza e la fede, e che a Lui si rivolge, ché è suo Signore ed è Signore di tutti gli uòmini e non può che manifestarsi a ogni richiesta filiale. Egli è Dio “innominàbile” come è detto nella Scrittura, in Mosè, Giacobbe, Isaía. È anche Dio che, a Giobbe che Gli domanda spiegazioni per il suo dolore, antícipa il “mistero della crocifissione” di Suo Figlio che a Lui, Padre, grida l’abbandono, pur rimettèndosi al Suo volere. La sofferenza è il solo mezzo di salvezza per l’uomo ed è perciò disegno divino nel mistero. In ciò consiste la “Sua” trascendenza e l’uomo deve “tacere” davanti al “mistero”; e il suo “lamento del cuore”, come quello di Giobbe, proviene dalle proprie “víscere”. Il bíblico càntico, il Libro di Giobbe mi affascinò fin da ragazzo e m’ispirò due poesíe per “Il Sapienziale” (1966): Come il lamento di Giobbe, in cui scrivevo versi sull’ineludibilità del dolore, “… Il dolore non nasce dalla terra / e il dolore è per l’uomo come il volo / per l’uc- Venerdì 12 ottobre a Pabillonis, nel Centro di Aggregazione Sociale, è stato presentato il libro di Mauro Montis, “L’età inquieta. Il mito, il sangue ed il ferro (1789 – 1939)” per i tipi della CUEC Editrice di Cagliari, inserito all’interno della Collana University Press – ricerche storiche. La manifestazione era inserita nell’ampio cartellone della V Edizione di “Culture Festival”. Alla presentazione hanno partecipato il Presidente del consiglio comunale e il Presidente della provincia del Medio Campidano; le relazioni sono state tenute dal Dottor Lorenzo Di Biase vice presidente regionale Anppia Sardegna, da Giorgio Murru direttore del sistema museale del castello di Sanluri, da Marcello Flores D’Arcais docente di Storia all’Università di Siena. L’ultimo intervento è stato dell’autore Mauro Montis. La serata è stata introdotta da Simone Pittau e si è conclusa con l’intervento di Marco Dessì, direttore artistico e direttore amministrativo di “Culture Festival”. Lo storico Mauro Montis ha conseguito nel 2001 la laurea in Storia dell’Europa moderna presso l’Università di Siena; nel 2006 ha discusso la tesi dottorale cello e mi dolgo perché sono / uomo uomo uomo e l’àngelo l’àngelo / l’àngelo anche ha macchia in faccia a Dio…”; e Diàlogo della rassegnazione, in cui esprimevo l’allontanamento di qualsíasi tentazione d’insulsa ribellione, il rifiuto della sollecitazione della seduttrice a dar le colpe al “Padre”, per la sofferenza presente, con l’antífràstico suggerimento: “Ringrazia Dio e muori, / uomo seduto sopra il letamaio…”, con l’accoglimento della Sua volontà, seguendo l’esempio dell’”intemerato”: “ Il male accètto o donna come il bene /…Piú non grido, non latro e piú mi lecco”. Tacere dunque, davanti al mistero è porsi, con fede, davanti al trascendentale. Avverte Biagio di Iasio che il pensiero della filòsofa è già in Sòcrate che pènetra nell’esperienza quotidiana dell’uomo, per trovare il “lógos” nella quotidianità della vita, nelle “víscere” di chi conduce insieme con gli altri la propria esistenza per procèdere alla conoscenza della “ragione” della sofferenza. La verità, per la Zambrano, è nelle cose d’ogni giorno e non nella filosofía o nella scienza che, “di fronte alle difficoltà dell’esistenza, dànno risposte CULTUREFESTIVAL Presentato il libro di Mauro Montis inadeguate”. Essa è la verità che nasce dall’esperienza e non dalla ragione. Questa è la verità, commenta l’autore, che ci fa comprèndere, come nel pensiero di Sèneca, altro filòsofo caro a María Zambrano, ciò di cui ha bisogno l’uomo e non ciò che “sanno i filòsofi della ragione”, lontani dalla vita come “esperienza di tragedie quotidiane”. È il cammino necessario alla conquista dell’unità, che è lo stesso intrapreso da Sant’Agostino il quale, rifuggendo dal proprio “io” con la Confessione, mira a raggiúngerla per ritrovarsi compiutamente in essa. In questo procèdere dell’uomo si manifesta quanto sia indispensàbile il collegamento con l’altro da sé, il bisogno di recíproca comprensione e perciò di collaborazione tra gli uòmini. Nel viaggio verso la verità-unità si è sostenuti dalla speranza e dalla carità con le quali viene relegata in una zona pretèrita la solitúdine dell’isolamento (un pensiero alla Spagna che s’avvía alla Repúbblica nel 1931) che ci separava dalla vita e ci privava dell’amore del pròssimo che è pietà, che è carità, che è possibilità di “èssere ascoltati”. Efisio Cadoni L’età inquieta. Il mito, il sangue ed il ferro (1789-1939) “Memoria e oblio della Guerra Civile nella Spagna democratica” presso la Facoltà di Sociologia dell’Università di Urbino. Attualmente è titolare di un assegno di ricerca in Sociologia del Diritto presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Cagliari. La narrazione del libro “L’età inquieta”si sviluppa su 222 pagine e si suddivide in 5 capitoli con una Premessa e con le Conclusioni. Sono presenti 314 note a piè di pagina, ed un ricco apparato bibliografico suddiviso in 3 settori: storiografia per 182 volumi, arte e letteratura per 18 volumi riportati, fonti e documenti per 17 archivi e atti consultati. Il libro analizza il modo attraverso il quale gli stati, le nazioni e gli uomini si sono rapportati con un fenomeno tanto complesso quale è quello della guerra moderna unitamente alle sue conseguenze politiche e sociali e alla morte di massa che è la più fondamentale esperienza della guerra moderna. Il conflitto, la violenza che ne scaturì, la sua ordinarietà, costituiscono nel loro insieme gli elementi caratterizzanti dell’analisi proposta. La portata e le conseguenze dell’incontro con la morte di massa è cruciale per una corretta comprensione degli atteggiamenti che hanno ripetutamente minato le regole della convivenza civile durante il secolo scorso. La portata e le conseguenze di questo incontro sono ancora più vaste se teniamo presente che esso è stato in grado di influenzare gran parte del prosieguo della vita politica del XX Secolo. Dalla Rivoluzione Francese alla Guerra Civile Spagnola è ciò che viene approfondito nel libro. (r. m. c.)
Réfrain Credéi ca s’ind’est pràndia ‘e stuvonài, scedadèdda, cum s’acchiccaiu’e linna, e dèu siddendu is dentis aggiummai mi morrìa in manus de sa sennorinna. Réfrain Issa hadi stragazzau mes’hora manna ca fu grussu e tostau che unu trunchéddu, e cussu partu senza’e ninna nanna m’est costau sa promissa’e unu porceddu. Réfrain Sa paga de su strobu a aqua callènti, de affumentus, brèbus y enteroclismu pro allebiài s’abbruxòri de sa brènti e una purga’e ollu régiu’e su Fascismu. Réfrain Bessìdu m’indi sèu de domu’e issa curvu e scadrìu a passu lentu e tardu ca in bàsciu mi intendìa spinas de lissa pungendu in nàdias péus che spina’e cardu. Réfrain A imperrài torra s’ègua no fu brulla, dèu chi prima ci pistincammu asuba che unu pisittu, ca centu e una agulla mò m’intendìa, tèntu strintu a sa iuba. Réfrain FIGUMORISCA HAPPU PAPPÀU Réfrain Cussu trettu de bidda a su porcili est stétiu unu scramentu chi m’amentu pro cantu bivu fissu che un obìli, ca m’ind’assustu a su pensamentu: A sa nua senza’e staffas e nè sedda sa schina’e sa puddecca fu che lama accutza che sa crista’e una sparedda, e dèu bidìa sas steddas de sa sprama. Réfrain Ca finzas in su sonnu mi bisammu plenu’e musca cuaddina in su panéri, o a infrissìdas, chi m’indi scidammu, puntu’ e sa sua de su sabateri. Réfrain 25 ottobre 2012 25 Don Eliseo Lilliu e i crocifissi processionali della diocesi di Ales-Terralba Ormai fa fatica anche Don Eliseo Lilliu a ricordare quanti libri ha scritto; secondo la numerologia ufficiale, l’ultimo suo lavoro, I Crocifissi processionali della Diocesi di Ales-Terralba, dovrebbe essere il trentaduesimo: sono veramente tanti, ma quest’ultima sua fatica ha un’importanza tutta particolare, intanto è stata auspicata dallo stesso Vescovo di Ales-Terralba, Monsignor Giovanni Dettori e poi per il rigore scientifico che è stato attuato nel realizzarlo. “La nostra diocesi – ha detto Monsignor Dettori – può vantare un gran numero di Crocifissi processionali in argento, di grande pregio artistico, e mettere in evidenza queste opere significa dare risalto all’arte e alla devozione, non solo popolare, dei nostri avi. Questa importante pubblicazione – continua – ci dà la possibilità di risalire il cammino della storia economico-sociale del territorio che ha permesso tali realizzazioni”. L’autore, un terralbese di 72 anni, a 25 anni decise di farsi frate cappuccino e, per altri 25 anni, ha vissuto in vari conventi. Sacerdote e predicatore, ha sempre alimentato la sua passione per il bello, l’arte e la storia del passato, che ha coltivato stando a contatto con autentiche personalità della cultura a Siena, Firenze, Genova, Milano e Roma. Quando era nel convento di Sanluri, vi allestì, a proprie spese, un notevole museo che, tra gli altri cimeli, ospita la più grande e completa collezione di immaginette sacre. Dopo essere diventato sacerdote ed es- sersi trasferito nella diocesi di Ales-Terralba, nella casa di famiglia adeguatamente ristrutturata, ha dato continuità alla sua passione, allestendo un Museo pinacoteca che porta il suo nome, ubicato nel piazzale Pauli Piscus, alla fine di via Nazionale, che può essere visitato da tutti previa prenotazione allo 0783 84 519. La visita al Museo Pinacoteca Eliseo è una delle cose da non perdere per chi capita di passaggio a Terralba, perché ha una dotazione di oggetti artistici che farebbe invidia a musei molto più blasonati della Sardegna e dell’intera penisola. Per il momento il museo è di sua proprietà, ma ha già de- ciso di donarlo alla sua città, affinché diventi il Museo Civico di Terralba. Gli abbiamo chiesto che cosa lo ha portato a fare una pubblicazione del genere e quali gli scopi che si prefigge di raggiungere con I Crocifissi processionali della Diocesi di Ales-Terralba e Don Eliseo, con la pacatezza e la franchezza che lo contraddistingue, ci ha spiegato che era “un libro che volevo fare sin da quando allestii il Museo dei Cappuccini di Sanluri, ma non ci avevo mai messo mano, perché avevo paura di non farcela. In quel periodo non c’era nessuna notizia su quell’argomento, ma anche adesso sono molto poche. In PRESENTAZIONE DEL VOLUME “IN SAN GAVINO MONREALE” Domenica 28 ottobre, alle 17.30, presso la Casa Museo Dona Maxima verrà presentato il volume “In San Gavino Monreale” di Manuela Ennas. In occasione della presentazione del libro ci sarà una mostra fotografica dal titolo omonimo curata dalla stessa autrice. L’evento è patrocinato dal Comune di San Gavino e dalla Biblioteca di Sardegna. (l. a.) tanti hanno tentato di fare lavori di ricerca sugli oggetti d’argento, ma senza grandi risultati. Dopo la presentazione del mio libro sul Crocifisso di Zeppara, che è stata fatta nel Museo di Ales, il vescovo Monsignor Dettori me lo chiese esplicitamente e mi dettò anche il titolo, I Crocifissi della nostra diocesi di Ales-Terralba. Lo presi in parola e alla fine ne risultò un lavoro abbastanza completo sulla storia degli oggetti sacri d’argento in Sardegna. La croce astile fa tuttora parte del corredo liturgico nelle chiese cattoliche, tuttavia si può dire che è sparita l’arte dell’argento tra le giovani generazioni sarde. La tradizionale lavorazione dell’argento ormai è un ricordo e ci restano testimonianze di questa arte solo in quelle croci astili che vengono utilizzate durante le processioni”. L’opera si presenta con una ricca dotazione iconografica e la riproduzione di molti documenti antichi ed è corredata da una ricca bibliografia. Gian Piero Pinna di Toto Putzu gonnensis Pro andai liggeru’e corpus in sa fòxi scétti minestredda burda a mindigu (seconda parte) dies de digiunu fattu ind’happu dòxi làngiu che perda e marrìu che un fustigu. Réfrain Cum tottus i s murenis infiammadas e squartaradas che un vulcanu alluttu, s’ollu hermanu serbìate pro debadas e tenìa àsiu frighendumì struttu. Réfrain A didu iddu intendìa senza’e iddu biri su bunciu arrubiu che sa crogorista de un caboni e is serras de un pibizziri arrungiosas e acutzas che s’arista. Réfrain Apustis sa mortalla’e su fogali e is casciàlis non c’est mali arrabiosu che una berrina in su pertusali de su culu, profundu e marigosu. Réfrain Réfrain A m’indi strantaxai de sa stòia Un nìu de èspis ferràinas a scussura pro attendi is porcus fud’ unu suppliziu, mossiànta arrabiòsas e abramìdas finzas s’idea de mi pungi a rasoia de parti’e palas a undi est sa natura mi benìat, perdendu su giudiziu. e no tenémmu assentu pro duas cìdas. Réfrain A pruna e pira cotta e semolinu a prandi e a cena, o a latti e freguledda agiudamu su codru e s’intestinu cum sa speranza torra’e fai lequedda. Réfrain
Page 1: FRAMMENTI DI STORIA Salthar era fur
Page 5 and 6: Rubriche AMBIENTE E SICUREZZA 25 ot
Page 7 and 8: CINEMA di Alessandro Foddis SPECIAL

18 gazzetta blocco 23-30.pdf - La Gazzetta del Medio Campidano

Create successful ePaper yourself

Delete template?

Save as template?