Appunti di Storia della medicina - Medicina e Chirurgia
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Sia la me<strong>di</strong>cina monastica che quella laica partono da un identico assunto: tutto proviene da Dio e<br />
non si può lottare contro Dio. Da qui l’impotenza dell’uomo in generale e del me<strong>di</strong>co in particolare<br />
contro le malattie, introdotte nel mondo con il peccato originale: esse sono il simbolo dello stato<br />
dell’umanità dopo la colpa. La per<strong>di</strong>ta dell’immortalità del corpo è lo stato naturale dell’uomo nella<br />
storia. Malattia e guarigione si caricano <strong>di</strong> un significato prevalentemente religioso; la prima è<br />
considerata come la via verso la redenzione, la possibilità offerta da Dio per riscattarsi dal<br />
peccato. La cura dell’anima è quin<strong>di</strong> primaria a quella del corpo.<br />
La preghiera <strong>di</strong>venta il più prezioso dei farmaci e ai Santi viene attribuito il compito <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendere<br />
dalle malattie e <strong>di</strong> intercedere per la guarigione, venivano chiamati a<strong>di</strong>uvanti e alle loro reliquie<br />
venivano attribuiti poteri miracolosi; vere e proprie guerre venivano combattute per tali reliquie.<br />
Vi erano santi protettori per ogni organo e contro ogni malattia:<br />
Santa Lucia protettrice degli occhi;<br />
Santa Apollonia o sant’Apollinare per il mal <strong>di</strong> denti;<br />
San Biagio <strong>della</strong> gola;<br />
San Fiacre proteggeva dalle emorroi<strong>di</strong>;<br />
Sant'Antonio dalla lebbra e del fuoco sacro;<br />
San Rocco dalla peste;<br />
San Giobbe per la lebbra;<br />
A partire dal VI secolo la me<strong>di</strong>cina era esercitata sopratutto nei monasteri, specie in quelli<br />
benedettini (infirmorum cura ante omnia); in questi luoghi si tramandavano le conoscenze<br />
me<strong>di</strong>che dell’antichità e le si metteva in pratica spinti da intenti caritativi. Alcuni monaci, tuttavia,<br />
<strong>di</strong>edero un contributo personale scrivendo trattati <strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina. Tra questi ricor<strong>di</strong>amo Alcuino, il<br />
me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> Carlo Magno.<br />
Nasce una concezione del malato come insieme <strong>di</strong> anima e corpo, verso il quale devono essere<br />
concentrati i valori <strong>di</strong> accoglienza, assistenza ed ospitalità.<br />
Cristo infatti è nello stesso tempo il malato, il sofferente, il povero ed il debole ma anche il<br />
me<strong>di</strong>camento che ovvia a tutti questi <strong>di</strong>sagi.<br />
La parabola del buon samaritano “Ogni volta che avrete fatto queste cose ad uno dei più piccoli,<br />
l’avete fatto a me” concretizza l’aspetto <strong>di</strong> caritas, l’amore cristiano che spinge l’uomo verso il suo<br />
simile sofferente, in quanto riflesso dell’amore scambievole che lega <strong>di</strong>o alle sue creature, e<br />
restituisce all’uomo la somiglianza perduta dopo il peccato.<br />
L’assistenza ai malati si <strong>di</strong>versificò nel me<strong>di</strong>oevo: a partire dal dal IX secolo è documentata la<br />
presenza dell’hospitale (ve<strong>di</strong> Evoluzione dei luoghi <strong>di</strong> cura<br />
IX sec. d.C. - La scuola salernitana<br />
Dopo la caduta del regno arabo, gli scienziati <strong>della</strong> Spagna mussulmana, come già detto, si<br />
rifugiarono soprattutto in Francia, a Montpellier, e in Italia a Salerno, dove fiorì la cosiddetta<br />
scuola salernitana, che, secondo la leggenda, fu fondata poco prima del 1000 da un greco, da un<br />
latino e da un ebreo e sopravvisse fino al 1811; il suo massimo splendore è fra il 1100 ed il 1300.<br />
Più probabilmente venne aperta da organizzazioni religiose che però ospitarono fin dai primi anni<br />
insegnanti laici. In questa scuola confluirono una marea <strong>di</strong> manoscritti greci ed arabi; si ebbe<br />
perciò un ritorno alla cultura greca e classica e alla me<strong>di</strong>cina ippocratica.<br />
Questa scuola si <strong>di</strong>stinse come polo <strong>di</strong>dattico moderno, <strong>di</strong> tipo universitario. A Salerno<br />
insegnarono le prime donne me<strong>di</strong>co: Abella, Rebecca, Francesca, Costanza e, sopratutto,<br />
Trotula; quest’ultima fu autrice <strong>di</strong> un trattato <strong>di</strong> ostetricia “De mulieribus passionibus ante, in et<br />
post partum" che si impose come testo <strong>di</strong> riferimento fino al ‘500.<br />
La scuola me<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> Salerno <strong>di</strong>ede il via ad una nuova me<strong>di</strong>cina che si basava sulla<br />
sperimentazione come fonte <strong>di</strong> conoscenza, allontanandosi progressivamente dalle posizioni <strong>di</strong><br />
Galeno, all'esame del malato e all'esame delle urine; vi fu un certo sviluppo <strong>della</strong> chirurgia, ma<br />
non <strong>della</strong> con<strong>di</strong>zione dei chirurghi, i quali erano sempre considerati degli aggregati e non dei<br />
me<strong>di</strong>ci. Lo spirito e gli insegnamenti <strong>della</strong> scuola salernitana furono raccolti nel “Regimen sanitatis<br />
salernitanum", una raccolta <strong>di</strong> precetti e aforismi in versi latini. L’opera influenzò tutte le scuole <strong>di</strong><br />
me<strong>di</strong>cina dell’epoca.<br />
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