Numero Sette - Danae
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Il romanzo epistolare è una forma letteraria raffinata e<br />
difficile, che gioca sui piani temporali: il presente del foglio<br />
che si legge, il passato di quando è stato scritto, il futuro<br />
della risposta. In mezzo, tutta la complessità della storia<br />
quotidiana dei personaggi e della Storia più grande che<br />
gravita loro intorno, dei punti di vista individuali e delle<br />
circostanze più o meno determinanti, degli ambienti e degli<br />
stati d'animo, della situazione affettiva, del benessere fisico<br />
o economico dei corrispondenti, della loro maggiore o minore confidenza con carta e penna,<br />
della loro propensione al pettegolezzo. Alla base della scelta, il patto che l'autrice stringe con i<br />
suoi lettori: quello di lasciarli entrare senza influenzarli nella vicenda che le lettere stesse<br />
costruiscono, come se, davvero, egli non fosse che l'editore di quelle lettere, semplicemente<br />
raccolte e giustapposte, ma vere, spontanee, unicamente condizionate dalle convenzioni<br />
sociali e dalle regole che la scrittura epistolare comporta. Toccherà quindi ai lettori<br />
addentrarsi nella storia apparentemente non costruita, ritrovare i diversi punti di vista,<br />
imparare a riconoscere la voce di ciascun personaggio.<br />
Il ventre pieno di farfalle è un romanzo epistolare tutto al femminile, che si intreccia negli<br />
anni 1859-1861, tra una Francia scintillante di feste e divertimenti in un effimero Secondo<br />
Impero ed un'Italia ancora spezzettata in realtà diverse e poco conciliabili: un Regno di<br />
Savoia sostanzialmente conservatore, che pure con fatica e con una certa diffidenza si apre<br />
alla possibilità di cambiamento e di unione nazionale, una Roma papalina dove la grandezza<br />
del passato sta ormai soltanto nelle vecchie pietre, una Napoli sudicia e bellissima come i suoi<br />
lazzari nudi, una Sicilia lontana, "terra bruciata in mezzo al mare", profumata di salmastro e di<br />
mandorlo in fiore, dove va a combattere un generale pazzo in camicia rossa.<br />
E il lettore, a poco a poco, entra nel gioco, si lascia prendere dall'intreccio delle storie, getta<br />
lo sguardo su un passato che è lontano, ma non troppo, e che gli serve per capire come<br />
siamo oggi e perché siamo così, viene preso per mano e portato davanti allo specchio della<br />
toilette di una dama, ad annusare le bottigliette di essenze di fiori con cui si profuma o i<br />
vasetti di crema con cui si massaggia il viso la sera, o anche a respirare l'aria pesante di<br />
effluvi corporei e di tisana tiepida nella camera di una vecchia signora malata e magari,<br />
chissà, ad intravedere anche il pitale sotto il letto.<br />
Certo, un modo insolito di avvicinarsi al passato, in punta di piedi, attraverso gli occhi parziali<br />
dei personaggi, come sono parziali i nostri occhi nel guardare la nostra propria storia<br />
quotidiana e la grande Storia in cui siamo immersi.<br />
28 DM<br />
Il ventre pieno di farfalle<br />
di Piera Rossotti Pogliano<br />
Edizioni Robin<br />
Romanzo Storico Epistolare<br />
360 pagine<br />
Euro: 14,00<br />
ISBN: 88-7371-202-<br />
Recensione a cura di Alberto Asero<br />
collettiva coraggiosa) alternative al grande circuito,<br />
per piccoli editori portatori di novità, per autori<br />
e libri di confine. Per quanto ho detto finora, temo<br />
che lo spazio possibile non sia molto ampio, ma<br />
anche imprese come LN o come la CS libri lavorano<br />
in quello spazio e negare le vostre possibilità<br />
equivale a negare le nostre e quelle di autori ed<br />
editori in cui crediamo.<br />
D. Nell’ultimo numero di LN ci avete<br />
“vivisezionato” con una vostra intervista al peperoncino:<br />
che idea ti sei fatta, alla fine, di noi e<br />
della nostra iniziativa? Abbiamo passato il vostro<br />
esame?<br />
R. Hai ragione, il nostro redattore è stato davvero<br />
micidiale, ma Giulio Artusi ha avuto lunghe frequentazioni<br />
con i librai e ritiene che autori, lettori<br />
e tutti coloro che vogliano occuparsi di libri debbano<br />
conoscere molto bene come viene «fatto» e<br />
venduto un libro. Personalmente vi ho promossi,<br />
almeno per quanto riguarda l’entusiasmo, l’impegno,<br />
la determinazione a mettere a punto ogni<br />
possibilità.<br />
D. Di solito, in conclusione delle nostre interviste,<br />
lasciamo all’intervistato la possibilità di dare qualche<br />
consiglio personale agli autori esordienti, che<br />
in genere sono ben presenti tra i nostri lettori. Non<br />
vogliamo sottrarci a questa tradizione, ma stavolta<br />
vorremmo approfittare dell’occasione per chiederti<br />
anche qualche consiglio per noi, per la nostra<br />
redazione, per la nostra rivista e per la nostra<br />
iniziativa. Coraggio, spara!<br />
R. Altra domanda – anzi due – difficili, anzi difficilissime.<br />
Per quanto riguarda chi si affaccia adesso<br />
al mondo della scrittura e dell'editoria direi che<br />
esiste un prerequisito che non è "tecnico" ma di<br />
habitus mentale. Si scrive perché esiste la necessità<br />
profonda di farlo e si scrive dopo avere molto<br />
letto. La pubblicazione, la fama, il denaro (ne<br />
circola molto poco, nel settore, sia chiaro, soprattutto<br />
in rapporto ad altri come il cinema) sono<br />
"accidenti" che possono capitare nella vita di un<br />
autore. Ma non sono una necessità ineluttabile né<br />
la conseguenza fatale di un eventuale talento.<br />
Scrivere presuppone la comprensione che tutto è<br />
già stato scritto e sicuramente meglio di come<br />
intendiamo farlo noi. Quindi si tratta di reinventare<br />
il mondo, letteralmente di "scoprire l'acqua calda",<br />
ovvero di concentrare la visione di chi legge su<br />
fatti, persone, eventi che probabilmente conosce<br />
ma che, grazie alle parole di chi scrive, appaiono<br />
nuovi, diversi e stimolanti. In sostanza si tratta di<br />
raccontare il primo mattino del mondo, come se<br />
tutto ciò che è seguito fosse da riscoprire. È questo<br />
il brivido che può dare la scrittura e il motivo<br />
per il quale si perdono giorni, mesi e anni a cercare<br />
“le parole per dirlo”.<br />
Detto questo, la strada<br />
di ognuno per la scrittura<br />
è, entro certi limiti,<br />
unica, come unico è lo<br />
sguardo che vede la<br />
realtà e ne immagina<br />
altre. E quello sguardo<br />
– la visione – deve<br />
essere al centro dell'operazione<br />
di scrivere.<br />
Theodor Sturgeon insegnava<br />
che l’autore deve<br />
avere chiara fino all'ultimo<br />
particolare la scena che sta scrivendo, deve<br />
"vedere" luoghi e personaggi e saper scegliere<br />
quali particolari inserire per rendere vivida la sua<br />
prosa. Se, a nostro giudizio, c'è un elemento che<br />
manca in molti nuovi autori contemporanei è proprio<br />
questa capacità di sviluppare e comunicare la<br />
propria visione. Mancanza che va di pari passo con<br />
una verbosità incontrollata, dialoghi inverosimili e<br />
caratterizzazioni inesistenti. La scrittura è un’attività<br />
artigianale, fatta per metà del lavoro di aggiungere<br />
e per l'altra metà (altrettanto se non più<br />
importante) del lavoro di togliere quanto di inutile<br />
si è via via aggiunto. E, infine, non bisogna avere<br />
fretta nel sottoporre il proprio lavoro a chi possiede<br />
competenze nel settore editoriale ma attendere<br />
con pazienza fino a quando sarà possibile rileggere<br />
il proprio testo con distacco.<br />
Per quanto riguarda il lavoro di DANAE, l'unico<br />
consiglio serio che mi sento di dare è quello di non<br />
perdere di vista neppure per un momento l'evolversi<br />
della situazione del mercato editoriale librario<br />
e di informarne lettori e autori. Profonde trasformazioni<br />
sono in atto – ne è un segnale molto<br />
evidente l’uscita, direttamente in edicola, di un<br />
inedito di Stephen King – trasformazioni che tendono<br />
a emarginare le librerie a favore della grande<br />
distribuzione, delle librerie di catena (Feltrinelli,<br />
FNAC, Mondadori ecc.) e del canale delle edicole.<br />
Questo, insieme alla riproposizione di una “libertà<br />
di sconto” che non punta ad aumentare il numero<br />
di libri venduti ma, nuovamente, a favorire i grandi<br />
gruppi di distribuzione editoriale, può essere il<br />
punto di svolta. La fine delle librerie indipendenti<br />
coincide con la fine dell'editoria di proposta. Senza<br />
la possibilità di diffondere e distribuire nuove<br />
proposte e nuovi autori saremo condannati a<br />
un'editoria satellite di altri media, incastrata nell'inseguimento<br />
dell'ultima moda culturale o pseudoculturale.<br />
Un destino che dovremo cercare tutti insieme di<br />
evitare.<br />
DM 13