TURANDOT TURANDOT - Il giornale dei Grandi Eventi
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14 Turandot <strong>Il</strong><br />
Giuseppe Adami,<br />
veronese di<br />
nascita (4 febbraio<br />
1878), ma milanese<br />
di adozione, è noto<br />
per aver legato il suo<br />
nome a quello di grandi<br />
compositori, tra i<br />
quali Giacomo Puccini<br />
per il quale oltre ad<br />
altri lavori (La<br />
Rondine, <strong>Il</strong> Tabarro),<br />
con Renato Simoni<br />
adattò il testo di una<br />
fiaba di Carlo Gozzi<br />
come libretto della<br />
Turandot, messa in<br />
scena la prima volta<br />
alla Scala di Milano il<br />
25 aprile del 1926.<br />
Molto apprezzato dalla<br />
borghesia meneghina,<br />
sulla quale scriveva<br />
brillanti commedie,<br />
recitate in gran parte<br />
dall’attrice più famosa<br />
in quei tempi: Dina<br />
Galli, inizia la sua produzione<br />
drammatica<br />
nel 1910. Critico musicale<br />
e teatrale per il<br />
quotidiano veronese<br />
“L’Arena”, sceneggiatore<br />
cinematografico e<br />
commediografo, il<br />
mondano, ma anche<br />
schivo, Adami è autore<br />
di una ricetta gastronomica<br />
realizzata per<br />
l’Istituto Editoriale<br />
Italiano nel 1932, pubblicata<br />
in un delizioso<br />
volumetto dal titolo La<br />
Tavola della Celebrità.<br />
Tra i “celebri” partecipanti<br />
c’è anche Sibilla<br />
Aleramo, Filippo<br />
Tommaso Martinetti,<br />
fondatore del movimento<br />
futurista,<br />
Riccardo Bacchelli e<br />
altri famosissimi personaggi<br />
del mondo letterario,<br />
teatrale, artistico<br />
e giornalistico dell’epoca.<br />
Nel testo, il librettista si<br />
cimenta con il “Baccalà<br />
alla Goldoniana”. Un<br />
“piatto” non certo facile<br />
per i nostri tempi<br />
frettolosi, ma per un<br />
buon “gusto” letterario<br />
e per quel positivo<br />
desiderio “mondano”<br />
di riscoprire i sapori<br />
“antichi”, merita di<br />
essere presentato.<br />
Adami scrive testualmente:<br />
«Come è da tempo<br />
stabilito che per fare la<br />
lepre in salmì occorre<br />
prima di ogni altra cosa la<br />
lepre, resta assodato che<br />
per raggiungere la perfezione<br />
nel piatto che ora<br />
prepareremo, è necessario<br />
procurarsi il miglior baccalà,<br />
da non confondersi,<br />
Dio ci scampi e liberi, col<br />
comunissimo merluzzo.<br />
Consiglio senz’altro di<br />
rivolgervi a qualche<br />
amico del Veneto perché, o<br />
da Verona o da Padova, da<br />
Vicenza o da Venezia vi<br />
spedisca questa materia<br />
prima che già all’epoca<br />
della Repubblica si importava<br />
dai mari del nord per<br />
la delizia <strong>dei</strong> Dogi, delle<br />
Dogaresse e del popolo.<br />
Bisogna subito confessare<br />
che il primo gesto per la<br />
preparazione del baccalà<br />
alla goldoniana, è un<br />
gesto brutale e violento: il<br />
baccalà va battuto. Molto<br />
battuto. Senza remissione.<br />
Senza Scrupoli. Senza<br />
pietà. Ma compiuta questa<br />
prima operazione,<br />
quasi a sanare i lividi<br />
delle percosse, si depone<br />
in un placido bagno d’acqua<br />
fresca e là si abbandona<br />
per otto o dieci ore. E’<br />
con quella stessa acqua<br />
che, successivamente, si<br />
mette sul fuoco. Ma appena<br />
levato il bollore, lo si<br />
toglie, e si incomincia la<br />
delicata operazione della<br />
ripulitura. Bisogna assolutamente<br />
che non rimanga<br />
la più piccola lisca. I<br />
bei pezzi morbidi e bianchi<br />
che se ne traggono,<br />
più o meno interi o sbriciolati,<br />
si infarinano e si<br />
mettono quindi nel sof-<br />
fritto che avrete<br />
preparato in apposita<br />
casseruola. In<br />
questo soffritto -<br />
ricordatelo - consiste<br />
gran parte della<br />
riuscita del piatto.<br />
E mettetevi bene in<br />
testa questa massima<br />
fondamentale: il<br />
baccalà va molto<br />
condito. Perciò, per<br />
un chilo di materia<br />
prima, occorre non<br />
meno di un etto di<br />
burro e altrettanto<br />
di olio finissimo.<br />
Un po’ di cipolla<br />
profumerà inizialmente<br />
l’atmosfera.<br />
Ma il vero, il sano,<br />
l’irresistibile profumo<br />
si sprigionerà<br />
più tardi, indimenticabile.<br />
Procediamo nella<br />
preparazione.<br />
Rimestando, dunque,<br />
il baccalà nel<br />
soffritto, vi si<br />
aggiunge un po’ di<br />
quell’acqua nella<br />
quale ha levato il<br />
bollore, e si chiude<br />
ermeticamente la<br />
Giornale <strong>dei</strong> <strong>Grandi</strong> <strong>Eventi</strong><br />
Consigli gastronomici del librettista Giuseppe Adami<br />
Una ricetta d’autore: <strong>Il</strong> Baccalà alla goldoniana<br />
Giuseppe Adami<br />
casseruola.<br />
Fate bollire il più lento<br />
possibile, per quattro ore.<br />
<strong>Il</strong> segreto è questo: bollitura<br />
lunga e sommessa. A<br />
metà bollitura aggiungerete<br />
cinque o sei acciughe,<br />
prezzemolo finemente<br />
trattato, un po’ di pepe.<br />
Richiudete la casseruola.<br />
Di tanto in tanto, sorvegliate,<br />
rimestate, sbriciolate<br />
i pezzi più grossi, in<br />
modo che la bagna riesca<br />
nello stesso tempo morbida<br />
e densa, e baccalà ed<br />
intingolo fraternizzino<br />
pienamente.<br />
All’ultima mezz’ora di bollitura,<br />
preparate la polenta.<br />
Non dimenticatevi, a cottura<br />
compiuta, di lasciar<br />
riposare senza fuoco il baccalà<br />
nel tegame, per una<br />
decina di minuti. Quel<br />
riposo darà la fusione classica<br />
all’intingolo.<br />
Sedete a tavola. Servite.<br />
Polenta e baccalà vi<br />
riconciliano con la crisi<br />
del Teatro italiano».<br />
A cura di<br />
Michela Marini