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rave su due ruote gogol bordello poster sound - Urban

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Lavorano per i musicisti di mezzo mondo.<br />

Ma nonostante l’estro psichedelico non sono californiani<br />

e neanche vagamente britannici. Sono i Malleus e<br />

potrebbero essere i tipi della porta accanto<br />

testo: Raffaella Oliva<br />

<strong>poster</strong>: Malleus<br />

Chissà come ci si sente ad avere come clienti gente come<br />

Aphex Twin, Beck, i Chemical Brothers, i Cure e i Sonic<br />

Youth. I Malleus non si scompongono: “Sono persone come<br />

le altre, con i loro pregi e i loro difetti. L’alone di mito<br />

che li circonda fa parte del gioco”. Il gioco in questione<br />

per i tre piemontesi è un mestiere: realizzare locandine<br />

di concerti. E non locandine qualunque, bensì manifesti<br />

serigrafati e stampati a mano in edizioni limitate, per artisti<br />

ben selezionati. È con questi lavori che Urlo, Poia e Lù<br />

sono diventati i paladini della <strong>poster</strong> art in Italia. Ma ancor<br />

prima all’estero, perché – come dicono loro – “nel nostro<br />

paese i riflessi sono rallentati”.<br />

Ok, questo lo sappiamo. Quel che ci sfugge è: che cos’è<br />

esattamente un <strong>poster</strong> serigrafato? “Pensate al pane e alla<br />

nutella – <strong>su</strong>ggerisce la fanciulla del gruppo, Lù. Il pane è il<br />

foglio, la nutella il colore. A seconda del numero di colori<br />

aumentano le passate per ogni foglio. In pratica è come se<br />

spalmaste cinque volte la stessa fetta di pane. Moltiplicate<br />

tutto per 150 fette”. Siamo punto daccapo. Urlo ci viene<br />

in aiuto: “In poche parole facciamo quello che faceva Andy<br />

Warhol guadagnando un po’ più di soldi”. Già meglio:<br />

ora possiamo immaginarci i Malleus che si danno da fare<br />

POSTERART<br />

tra matite, penne e inchiostri nel loro studio completo di<br />

tavoli da stampa, piani d’incisione e scaffali costruiti con le<br />

loro mani.<br />

Tutto ebbe inizio nel 2000. Prima l’amicizia tra Urlo e<br />

Poia, compagni di università. Poi l’incontro con Lù, i primi<br />

volantini fotocopiati, le prime copertine di album e fanzine.<br />

“La <strong>poster</strong> art era la conseguenza logica e inevitabile.<br />

Siamo sempre stati imbottiti di musica: i <strong>poster</strong> erano la<br />

manifestazione visiva dello spirito che avevamo respirato<br />

grazie alla musica, quella vera”. E qui, per capire qual è<br />

secondo i Malleus la musica vera, basta sentire Urlo che<br />

confessa di detestare l’hip hop, Poia che declama “niente<br />

schifezze che vengono giù dalla Macchina e ti si versano<br />

nelle orecchie”, Lù che sostiene di ascoltare “qualunque<br />

genere che non sia noioso dopo la seconda nota”. Quanto<br />

al nome Malleus (con l’accento <strong>su</strong>lla “a”), in latino significa<br />

“martello” e deriva dal Malleus Maleficarum, il manuale di<br />

caccia alle streghe per antonomasia, redatto nel 1486 da<br />

<strong>due</strong> frati domenicani per sostenere la crociata antieretica<br />

di papa Innocenzo VIII.<br />

“In realtà Malleus Maleficarum doveva essere il titolo del<br />

primo cd della band di cui facciamo parte io e Urlo: gli<br />

Ufomammut – osserva Poia. Ci piaceva come <strong>su</strong>onava,<br />

tutto qui. Alla fine, invece, è diventato il nome dell’altra<br />

nostra banda, quella che disegna”. La stessa banda che<br />

in seguito avrebbe conquistato mostri sacri come Iggy<br />

Pop, Mark Lanegan e i Flaming Lips. “Siamo felici di aver<br />

riportato l’arte del <strong>poster</strong> in Italia. I primi anni ai concerti<br />

nes<strong>su</strong>no riusciva a concepire che un manifesto potesse<br />

valere più di una birra...”.<br />

Vecchi tempi. Oggi i Malleus sono sempre più quotati,<br />

hanno esposto le loro opere un po’ ovunque, da Atlanta a<br />

Philadelphia, da Rio de Janeiro a San Francisco, da Roma<br />

ad Amburgo. Qualcuno li considera i Firehouse italici. Paul<br />

Grushkin e Dennis King li hanno inseriti nella loro antologia<br />

The Art of Modern Rock, bibbia della <strong>poster</strong> art mondiale.<br />

E pian pianino si stanno facendo strada anche al di<br />

fuori della scena musicale: al momento sono impegnati<br />

in un progetto per una prestigiosa (per ora innominabile)<br />

società di videogame, il tutto dopo essersi occupati di una<br />

campagna pubblicitaria per la Oakley.<br />

“Abbiamo iniziato proponendo il nostro lavoro, ora invece<br />

riceviamo tantissime richieste”, commentano. Ma <strong>su</strong>lle<br />

star che hanno conosciuto niente pettegolezzi. “Possiamo<br />

solo dire che un paio di gruppi americani ci sono stati<br />

parecchio <strong>su</strong>ll’anima, mentre Prodigy, Queens of the Stone<br />

Age ed Eagles of Death Metal sono simpaticissimi. E che<br />

ci capita di trovarci meglio con grosse band straniere che<br />

con formazioni italiane meno importanti”.<br />

Tant’è. Nelle loro illustrazioni ritroverete un po’ di Art<br />

Nouveau, i film di Gus Van Sant, i libri di Kerouac, i racconti<br />

di Carver, l’arte di Warhol e Mucha, i fumetti di Mignola<br />

e Kirby, i dipinti di Schiele, le creazioni di Kozik, i <strong>poster</strong> di<br />

Emek... Ma non solo. “Solitamente abbiamo carta bianca,<br />

seguiamo ciò che la musica ci ispira. E se non ci viene in<br />

mente nulla pensiamo al testo di una canzone significativa<br />

o all’immaginario che circonda il gruppo. Per fortuna<br />

siamo come Cerbero: ci modifichiamo i disegni a vicenda<br />

e le nostre opinioni è come se appartenessero a un unico<br />

essere. L’idea esce di colpo, poi viene raffinata, limata,<br />

perfezionata. Dopodiché va vi<strong>su</strong>alizzata: si deve centrare<br />

l’immagine nel foglio, spostarla, aggiungere le scritte, decidere<br />

quanti colori usare. Bisogna eliminare gli strati inutili,<br />

fermarsi al momento giusto. Sembrerà strano, ma spesso,<br />

essendo ipercritici, siamo noi a lamentarci del ri<strong>su</strong>ltato<br />

finale, non i clienti”.<br />

Sul sito www.malleusdelic.com si possono comprare anche<br />

le locandine realizzate per il film antiberlusconiano<br />

Shooting Silvio e per il progetto “Yo! What happened to<br />

peace”, contro la politica belligerante degli States. E tenersi<br />

aggiornati <strong>su</strong>lle ultime uscite targate Supernatural Cat,<br />

l’etichetta discografica “do it yourself” fondata da Urlo,<br />

Poia e Lù nel 2005 con un intento ben preciso: unire estetica<br />

e contenuto, musica di qualità e confezioni di lusso,<br />

restando orgogliosamente fuori moda. “Produciamo solo<br />

band che ci piacciono come i Morkobot e i Lento. L’idea è<br />

la stessa dei manifesti: cd con tirature limitate e numerate,<br />

cover e booklet stampati a mano. Nell’epoca in cui si<br />

scarica tutto da internet noi ci muoviamo in una direzione<br />

anacronistica e riproponiamo l’oggetto-feticcio, unico, a<br />

<strong>su</strong>o modo imperfetto e quindi irriproducibile. È la nostra<br />

missione. In futuro sbarcheremo <strong>su</strong> Marte e tappezzeremo<br />

il pianeta rosso di <strong>poster</strong>”.<br />

“I POSTER SONO LA MANIFESTAZIONE VISIVA DELLO SPIRITO CHE ABBIAMO RESPIRATO GRAZIE ALLA MUSICA, QUELLA VERA”<br />

20 URBAN URBAN 21

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