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ELENA FERRARIS & MAURIZIO ROCCATO<br />

Spunti<br />

C’erano almeno tre buoni motivi per cui mercoledì 29 febbraio, Saverio Bortolotti di anni otto, si<br />

trovava chiuso dentro l’arm<strong>ad</strong>io di camera sua. Il primo si chiamava amore, il secondo non<br />

ricambiato, il terzo Susanna.<br />

“Saverio, Sa ve rio, Sa ve rio, borlotto, è un fagiolo e fa pettare, fa pet ta re”, questa tiritera era<br />

la solita solfa che Saverio subiva ogni matt<strong>in</strong>a dalla prima elementare, <strong>in</strong>sieme a “Saverio,<br />

Saverione è un grasso coglione, gras so co glio ne”, oppure “Bortolotti ciccione ti scoppia il culo<br />

lardone”.<br />

Rime baciate, rime odiate, giochi fra bamb<strong>in</strong>i, ma macigni che, <strong>in</strong>sieme ai chilogrammi <strong>in</strong> più si<br />

portava dietro a fatica come un <strong>in</strong>tralcio che nessuna dieta avrebbe ridotto.<br />

Ogni matt<strong>in</strong>a Susanna passava a prenderlo e <strong>in</strong>sieme andavano a scuola a piedi <strong>in</strong> centro<br />

paese. Susi, figlia di cari amici dei genitori di Saverio, era come uscita da una pubblicità; bionda,<br />

lunghe trecce, calz<strong>in</strong>i bianchi arrotolati alle caviglie e gonnell<strong>in</strong>o blu plissettato che si muoveva<br />

senza malizia <strong>ad</strong> ogni ondeggiamento dei fianchi. I suoi occhioni blu cielo facevano contrasto con<br />

quelli neri di Saverio e, visti da dietro mentre si avviavano a scuola, si sarebbe detto non av<strong>esser</strong>o<br />

la stessa età; lei m<strong>in</strong>uta e piccola, lui più alto di due spanne e con una cartella enorme nera con<br />

demoni che spuntavano fuori da ogni dove. Anche la camm<strong>in</strong>ata apparteneva a due razze diverse<br />

della stessa specie. Lei leggera sfiorava l’asfalto, lui pesante quasi lasciava l’impronta.<br />

La matt<strong>in</strong>a del 29 febbraio, come ogni matt<strong>in</strong>a, Susi suonò il campanello di Saverio e, come<br />

ogni matt<strong>in</strong>a, <strong>in</strong> casa rimbombò il latrato di Perry, il carl<strong>in</strong>o e, come ogni matt<strong>in</strong>a, la m<strong>ad</strong>re di<br />

Saverio urlò nelle tromba delle scale “Amore, c’è la Sus<strong>in</strong>a, scendi, Saverio, non fare aspettare la<br />

Susi, scendi, Saverio, dai che sei lento”, il tutto <strong>in</strong> sequenza così serrata da non lasciar tempo al<br />

bamb<strong>in</strong>o di rispondere. Con la testa avvolta dagli abiti, Saverio, ancora <strong>in</strong> pigiama, era chiuso<br />

nell’arm<strong>ad</strong>io <strong>in</strong> g<strong>in</strong>occhio e di lì non aveva <strong>in</strong>tenzione di uscire.<br />

“Susi, tesoro, Saverio si deve <strong>esser</strong>e ri<strong>ad</strong>dormentato, <strong>in</strong>izia <strong>ad</strong> andare, ti raggiunge”, disse sua<br />

m<strong>ad</strong>re <strong>sul</strong>la soglia. “Lo aspetto Carmen, non voglio fare la str<strong>ad</strong>a sola”. “Allora entra, vuoi una<br />

spremuta?”.<br />

Cercarono Saverio per le successive otto ore. Nel mentre <strong>in</strong> cui il commissario, tirando un calcio<br />

sotto il tavolo a Perry per farlo sloggiare, stava <strong>in</strong>terrogando suo p<strong>ad</strong>re, un boato al piano<br />

superiore li fece correre su per le scale f<strong>in</strong>o alla stanza da <strong>letto</strong> del bamb<strong>in</strong>o.<br />

Fu un rumore di quelli che rimbombano riecheggiando nell’aria estendendo il suono robusto ai<br />

timpani per poi sparire immediatamente come mai esistiti. Il commissario, pistola alla mano, si<br />

fiondò con circospezione <strong>in</strong> camera, trovò l’arm<strong>ad</strong>io riverso e Saverio con un braccio rotto e un<br />

trauma cranico che piangeva imprigionato dentro. La struttura <strong>in</strong>terna non aveva retto il peso e si<br />

era spaccata a metà, nessuno avrebbe pensato che un bamb<strong>in</strong>o di ottant<strong>ad</strong>ue chilogrammi<br />

potesse entrare nel m<strong>in</strong>uscolo arm<strong>ad</strong>io a un’anta della sorell<strong>in</strong>a di due anni.<br />

A metà Marzo, Susi suonò alle ore 07,45.<br />

“Saverio, amore della mamma, c’è la Sus<strong>in</strong>a, vieni che ti aiuto a far passare il gesso nella<br />

giacca”. Ma Saverio non rispose.<br />

“Saveriooooo”. E Saverio non rispose. Alla qu<strong>in</strong>ta volta barcollò giù dalle scale sbilanciato<br />

goffamente dal gesso e scese <strong>in</strong> str<strong>ad</strong>a con Susi.<br />

“Zecca <strong>in</strong>fettata, brufolo di culo, lesbico grassone e io l’ho detto a tutti che ti sei <strong>in</strong>namorato del<br />

maestro e gli fai i disegni con i cuori e lui ti ha messo <strong>in</strong> castigo nell’angolo <strong>in</strong> giard<strong>in</strong>o” gli disse<br />

Susi a bassa voce. E lui, come sempre, non reagì e non abbassò lo sguardo, poiché non lo aveva<br />

mai staccato dalla str<strong>ad</strong>a. “Pettone gigante, sei lesbico, io l’ho <strong>letto</strong> dalla parrucchiera di mia zia,<br />

sei lesbico perché vuoi baciare un uomo oppure sei una donna e non hai il pisello”.<br />

Per molto tempo Saverio rimosse quegli anni, f<strong>in</strong>ché un giorno d’impulso scrisse <strong>in</strong> un motore di<br />

ricerca “lesbico” e rise con <strong>in</strong> testa già una nuova storia.<br />

[lè-sbi-co] agg. (pl.m. -ci, f. -che)<br />

• 1 Dell'isola greca di Lesbo<br />

• 2 Relativo all'omosessualità femm<strong>in</strong>ile: amore l.<br />

Una sera di due anni dopo comprò una bambola alla piccola Lucia per <strong>ad</strong>dolcire la serata con la<br />

babysitter, e portò a cena fuori il suo compagno, al dolce gli diede un lungo bacio con la l<strong>in</strong>gua, da<br />

far arrossire il suo editore seduto di fronte. All’uscita firmò qualche copia del suo ultimo romanzo

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