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GRAZIELLA PAGANI<br />

Festa di compleanno<br />

C’erano almeno tre buoni motivi per cui mercoledì 29 febbraio Saverio Bortolotti di anni otto, si<br />

trovava chiuso dentro l’arm<strong>ad</strong>io di camera sua.<br />

Il primo si chiamava amore, il secondo non ricambiato, il terzo Susanna.<br />

L’arm<strong>ad</strong>io era soffocante, Saverio non ce la faceva più a resistere, sentiva la confusione attorno<br />

e le grida di sua m<strong>ad</strong>re che lo stava cercando.<br />

Pensò per un attimo alla torta con le candel<strong>in</strong>e da accendere rimasta abbandonata <strong>sul</strong> tavolo<br />

<strong>ad</strong>dobbato a festa, che vergogna <strong>esser</strong>e scappato <strong>in</strong> quel modo, davanti a tutta quella gente, ora<br />

sarebbe stato ancora più difficile se non impossibile uscire dal suo nascondiglio, ma stava<br />

diventando faticoso anche rimanere lì dentro, gli mancava l’aria, sentiva caldo.<br />

Saverio si meravigliava che a nessuno fosse venuto <strong>in</strong> mente di cercarlo nell’arm<strong>ad</strong>io, né a sua<br />

m<strong>ad</strong>re, né a quell’antipatica di Susanna che riusciva sempre a scovarlo ovunque. Era da lei,<br />

soprattutto che stava scappando, era diventata prepotente negli ultimi tempi, lo imbarazzava<br />

davanti ai suoi amici, seguendolo e proteggendolo anche quando non ne aveva bisogno.<br />

R<strong>in</strong>chiuso dentro l’arm<strong>ad</strong>io quasi non respirava, temendo che <strong>in</strong> ogni momento potesse <strong>esser</strong>e<br />

scoperto. Che cosa avrebbe potuto dire allora? Non lo sapeva neppure lui cosa gli stava<br />

succedendo, era triste, arrabbiato, non sopportava quella festa e soprattutto il suo compleanno<br />

anche se lo festeggiava <strong>in</strong> pratica solo una volta ogni quattro anni.<br />

E lei non era venuta. Il punto era questo.<br />

Saverio tendeva l’orecchio per sentire meglio, il tempo stava passando, sua m<strong>ad</strong>re si sarebbe<br />

<strong>in</strong>furiata di sicuro, aveva lavorato tanto per quel giorno.<br />

Ma lei non era venuta.<br />

Ci aveva sperato f<strong>in</strong>o all’ultimo, a ogni suono di campanello il suo cuore sus<strong>sul</strong>tava e con le<br />

gambe molli aveva sbirciato la porta della sala desideroso solo che arrivasse e <strong>in</strong>vece…niente.<br />

Dopo quel lungo supplizio le parole della mamma gli erano suonate ancora più terribili, i genitori<br />

di Gi<strong>ad</strong>a hanno telefonato, si scusano, ma lei non riesce a venire.<br />

Lui sf<strong>in</strong>ito si era accasciato su una sedia, il pagliaccio che <strong>in</strong> realtà era una pagliaccia lo aveva<br />

subito cercato per co<strong>in</strong>volgerlo <strong>in</strong> stupidi giochi di gruppo, ma lui non ne aveva voglia, preferiva<br />

stare un po’ solo.<br />

Ormai era sicuro, a Gi<strong>ad</strong>a lui non <strong>in</strong>teressava proprio.<br />

Tutta quella confusione lo stava stordendo e poi Susanna non lo aveva più lasciato <strong>in</strong> pace,<br />

cont<strong>in</strong>uamente gli sedeva vic<strong>in</strong>o e cercava di toccarlo, o gli prendeva una mano, o gli sfiorava i<br />

capelli, a ogni momento se la ritrovava <strong>ad</strong>dosso, lui che voleva soltanto pensare a Gi<strong>ad</strong>a.<br />

Inutile sperare, glielo aveva detto anche Frank, ed era già la seconda volta che gli capitava, non<br />

lo capiva proprio perché.<br />

A un tratto Saverio percepì un rumore, come di una porta che si apriva e poi dei passi leggeri,<br />

qualcuno doveva <strong>esser</strong>e entrato nella sua stanza. Chi poteva <strong>esser</strong>e?Lui tese l’orecchio per<br />

lunghissimi istanti, la persona era sempre lì, silenziosa, chi poteva mettersi a curiosare e a frugare<br />

tra i suoi giochi, le sue cose? Si stava agitando ma temendo fosse Susanna, cont<strong>in</strong>uava a<br />

trattenere il respiro, a rimanere immobile, poi, non potendone più, <strong>in</strong>curiosito, sbirciò attraverso<br />

una fessura dell’arm<strong>ad</strong>io. No, non sembrava Susanna, era anche troppo silenziosa. Sembrava una<br />

bamb<strong>in</strong>a, ma non gli pareva di conoscerla, non era una della sua classe, comunque.<br />

A quel punto si lasciò sfuggire un profondo sospiro, qualcosa gli c<strong>ad</strong>de <strong>ad</strong>dosso e produsse un<br />

rumore evidente. Sperò che la sconosciuta se ne andasse spaventata, <strong>in</strong>vece lei rimaneva,<br />

<strong>in</strong>curante del resto del mondo che lo stava cercando.<br />

Con terrore crescente udì dei passi che lentamente arrivarono f<strong>in</strong>o all’arm<strong>ad</strong>io che di colpo si<br />

aprì.<br />

Il suo sguardo imbarazzato <strong>in</strong>contrò quello della bamb<strong>in</strong>a, stupito e un po’ spaventato. La<br />

riconobbe solo allora, l’aveva già <strong>in</strong>contrata altre volte a scuola, doveva <strong>esser</strong>e la sorella di<br />

Federica.<br />

La bamb<strong>in</strong>a cont<strong>in</strong>uava a osservarlo silenziosa.<br />

Lui uscì dall’arm<strong>ad</strong>io e cercò di darsi un tono. Lei sembrava <strong>in</strong>timidita e impacciata.<br />

In quel momento la porta si spalancò e la m<strong>ad</strong>re irruppe nella stanza del figlio con grida di<br />

sollievo.<br />

- Ma dove eri f<strong>in</strong>ito?E’ da mezzora che ti stiamo cercando!

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