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De<strong>di</strong>co il romanzo<br />

“L’ENIGMA DI ERMOCRATE”<br />

a mia moglie<br />

Orietta Gabriella Favretto<br />

che come sempre con il suo amore,<br />

la sua de<strong>di</strong>zione e la sua intelligenza<br />

lo ha trascritto fedelmente<br />

sotto dettatura<br />

consentendomi <strong>di</strong> poter realizzare<br />

questa opera altrimenti impossibile<br />

a causa della mia cecità<br />

GUGLIELMO MARIA<br />

L O L L I - G H E T T I<br />

Roma, 15 maggio 2006<br />

“L’Enigma <strong>di</strong> <strong>Ermocrate</strong>” ha partecipato all’E<strong>di</strong>zione<br />

Mondadori 2006 del Premio Alberto Tedeschi<br />

1


GUGLIELMO MARIA LOLLI-GHETTI<br />

“L’ENIGMA DI ERMOCRATE”<br />

ROMA giugno 2009<br />

3


4<br />

Finito <strong>di</strong> stampare nel mese <strong>di</strong> giugno 2009<br />

dalla I.T.L. <strong>di</strong> Sergio Elia<br />

Via Colle Girello, 107 - 00036 Palestrina (Roma)


Lupo Maria Della Neve, principe <strong>di</strong> Ferentino e <strong>di</strong><br />

Gerusalemme, si era svegliato da poco nella sua bella casa<br />

romana <strong>di</strong> Corso Trieste ed aveva appena sbirciato la ra<strong>di</strong>osveglia<br />

a cristalli liqui<strong>di</strong> posata sul prezioso como<strong>di</strong>no Luigi<br />

XV, che segnava le ore 5,05 del mattino del 17 agosto 2005.<br />

Era un uomo mattiniero o perlomeno si svegliava molto presto,<br />

poltriva un po’ nel letto per sentire i vari giornali ra<strong>di</strong>o<br />

e poi, dopo aver fatto una bella colazione, servita dalla sua<br />

compagna italo-cinese, che lui aveva ribattezzato Cin-cin…<br />

e letto i giornali del mattino, … si alzava.<br />

Dal giornale ra<strong>di</strong>o del Lazio, aveva appreso che era stato<br />

rinvenuto nel Duomo dei Santi Giovanni e Paolo a Ferentino<br />

il corpo <strong>di</strong> un vecchio generale americano, dal nome presunto<br />

Robert Hunter, che era stato ucciso nella notte, sotto la<br />

statua equestre d’argento <strong>di</strong> Sant’Ambrogio con un colpo a<br />

bruciapelo sparatogli in fronte e il cui proiettile era fuoriuscito<br />

dalla nuca. Questa notizia, lì per lì, non gli aveva fatto<br />

né caldo né freddo, e data la sua scarsa simpatia per i delitti<br />

<strong>di</strong> cronaca nera, l’aveva presa con un po’ <strong>di</strong> fasti<strong>di</strong>o per<br />

poi rimuoverla, come faceva sempre, per tutti i fatti criminosi<br />

che in genere lo interessavano pochissimo.<br />

Questa volta però, si domandava cosa ci facesse un vecchio<br />

generale <strong>di</strong> notte in quella straor<strong>di</strong>naria Cattedrale….<br />

E, visto che, l’assassinato doveva avere superato gli ottanta<br />

anni, pensò che se avesse combattuto in Italia, sbarcato con<br />

il generale Patton, all’epoca avrebbe avuto circa 20 anni ma<br />

poi si rigirò nel comodo e caldo letto quando Cin-cin, dandogli<br />

il buon giorno vestita con il suo elegante chimono <strong>di</strong><br />

seta fiorita rosa pallido, gli servì la colazione con i giornali<br />

e, sul vassoio, una rosa rossa e profumata. “Buongiorno mio<br />

signore, hai dormito bene? Perché questa notte ti sei agitato<br />

5


molto…, lottavi contro qualcuno o qualcosa che non ho<br />

capito…mi hai fatto preoccupare, ma adesso fai colazione”<br />

e così facendo, mentre Lupo si sedeva sul letto, gli appoggiò<br />

il vassoio tirandone giù i pie<strong>di</strong>ni e gli <strong>di</strong>ede un lieve<br />

bacio sulle labbra. Cin-cin, come sempre, era una dolce<br />

visione rassicurante e tra i due si era instaurato un intrigante<br />

rapporto d’amicizia e d’amore.<br />

Il principe aveva cinquantanove anni e lei quaranta, lui<br />

era rimasto vedovo da alcuni anni ed anche lei lo era, per<br />

avere perso il marito giapponese ed il figlio, in un tragico<br />

incidente automobilistico a Tokio. La donna aveva avuto<br />

una nonna italiana che faceva parte della Legazione italiana<br />

a Tien-Tsin e che aveva sposato un generale mandarino del<br />

Cuomintang, assassinato durante la rivoluzione cinese <strong>di</strong><br />

Mao-Tse-Tung e la mamma, aveva a sua volta sposato un<br />

alto membro del governo cinese.<br />

Cin-cin era pertanto poliglotta perché conosceva molto<br />

bene l’italiano, il cinese e il giapponese, l’inglese e il tedesco,<br />

oltre all’in<strong>di</strong>ano e il russo, perché si era laureata in lingue<br />

presso l’Università <strong>di</strong> Tokio ed era esperta in arti marziali:<br />

una vera amazzone e dopo la <strong>di</strong>sgrazia era venuta in Italia<br />

a fare l’interprete presso l’ONU…e qui aveva conosciuto il<br />

principe durante una conferenza del G7. Tra i due, dopo due<br />

anni <strong>di</strong> intenso lavoro, si era creato un profondo rapporto trasformatosi<br />

in amore che era vissuto molto intensamente ma<br />

senza legami e con un grande senso <strong>di</strong> rispetto reciproco.<br />

Lupo Maria della Neve si chiedeva ogni giorno come una<br />

donna, bella, affascinante ed intelligentissima potesse convivere<br />

con lui che era un uomo <strong>di</strong>fficile, particolare e decisamente<br />

sul viale del tramonto. La giovane era piuttosto alta e<br />

formosa con dei bei lineamenti italiani addolciti da quelli<br />

asiatici che la caratterizzavano piacevolmente, come ad<br />

esempio, gli occhi neri a mandorla e i capelli corvini lisci<br />

come seta e le mani eleganti ed affusolate. Il principe, non<br />

ancora sessantenne e vedovo da tre anni, da quando la moglie<br />

<strong>di</strong> cui era pazzamente innamorato, era deceduta improvvisamente<br />

d’infarto nel sonno non aveva voluto alcuna donna al<br />

6


suo fianco. Era un uomo affascinante che incuteva un po’ <strong>di</strong><br />

soggezione nonostante i suoi mo<strong>di</strong> gentili, <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a altezza,<br />

ben proporzionato, dai capelli ra<strong>di</strong> e tutti bianchi, con la fronte<br />

alta, occhi molto gran<strong>di</strong> castano ver<strong>di</strong>, i lineamenti del<br />

volto aristocratici e raffinati con spalle larghe e torace<br />

ampio…era stato un uomo forte e sportivo.<br />

Aveva una cultura rinascimentale, innamorato delle lingue<br />

morte, aveva lavorato nel mondo della finanza con successo<br />

e si era ritirato dagli affari dopo il lutto che lo aveva<br />

colpito, de<strong>di</strong>candosi alla sua attività <strong>di</strong> giornalista, saggista<br />

e politologo. Lupo Maria, era talmente depresso per la<br />

<strong>di</strong>sgrazia occorsagli dopo una vita avventurosa e molto contrastata<br />

da numerose e dolorose vicissitu<strong>di</strong>ni della sua antica<br />

famiglia che più volte aveva tentato il suici<strong>di</strong>o, finché un<br />

giorno non gli era caduta addosso quella stella luminosa <strong>di</strong><br />

Cin-cin che lo aveva, per miracolo riportato alla vita e gli<br />

aveva fatto recuperare il bellissimo rapporto con i suoi quattro<br />

figli e nipoti, da cui si era estraniato per il dolore subito.<br />

Ogni giorno si stupiva della sua intesa con Cin-cin e la<br />

bellezza del suo corpo, che lei con molta naturalezza esibiva,<br />

anche grazie alla sua sensibilità orientale e confuciana,<br />

non finiva mai <strong>di</strong> gratificarlo e dargli la carica necessaria per<br />

affrontare la terza fase della sua vita.<br />

Quella mattina del 17 agosto, faceva piuttosto caldo in<br />

casa e mentre lui faceva colazione, Cin-cin sorridente e<br />

silenziosa lo serviva premurosamente, sedendogli accanto<br />

completamente nuda mostrando i suoi bellissimi gran<strong>di</strong> seni<br />

all’insù dai capezzoli bruni incastonati nelle loro tenere rose<br />

elissoidali: uno spettacolo <strong>di</strong> superba bellezza. I due vivevano<br />

immersi in una reciproca atmosfera <strong>di</strong> mistico go<strong>di</strong>mento<br />

estetico che li faceva convivere in una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> totale<br />

e dolce serenità che li univa sempre <strong>di</strong> più.<br />

Chiaramente, nella vita <strong>di</strong> entrambi, c’erano momenti <strong>di</strong><br />

grande e amaro silenzio, in cui ricordavano, ognuno per<br />

conto proprio, le gioie e i dolori della vita passata prima del<br />

loro incre<strong>di</strong>bile incontro.<br />

Nei loro cuori erano sempre presenti le struggenti imma-<br />

7


gini dei loro cari. Quando lui sorbì il caffé, dopo il cappuccino…<br />

Cin-cin, che affettuosamente gli pulì le labbra con un<br />

fazzolettino profumato, spostando il vassoio della colazione<br />

sull’altra parte del letto matrimoniale e aprendo il quoti<strong>di</strong>ano<br />

“Il Tempo” gli lesse la notizia del delitto avvenuto nel Duomo<br />

<strong>di</strong> Ferentino, fatto che lui, <strong>di</strong> prima mattina, aveva già sentito<br />

per ra<strong>di</strong>o. Quel vecchio generale americano ottantacinquenne,<br />

assassinato inspiegabilmente sotto la statua equestre <strong>di</strong><br />

Sant’Ambrogio, era già venuto in Italia sbarcando con la VII a<br />

Armata Alleata comandata dal generale Patton e si era macchiato<br />

<strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> delitti tra cui, quello ai danni <strong>di</strong> un ufficiale<br />

tedesco che era stato fatto prigioniero con altri ufficiali<br />

e soldati italiani, che alle porte <strong>di</strong> Ferentino, presso il bivio<br />

per Anagni, perché dovevano ricongiungersi con le truppe<br />

tedesche e quelle della Repubblica Sociale <strong>di</strong> Mussolini.<br />

Il principe pregò Cin-cin <strong>di</strong> smettere <strong>di</strong> leggere l’articolo<br />

che cominciava a suscitargli una grande quantità <strong>di</strong> ricor<strong>di</strong><br />

angosciosi della sua infanzia e le chiese dolcemente <strong>di</strong><br />

tornare a letto da lui. Cin-cin, senza rivestirsi, portò via il<br />

vassoio in cucina e tornata da lui si infilò sotto le lenzuola<br />

sorridendo... Verso le <strong>di</strong>eci si alzarono e dopo una bella doccia<br />

si prepararono per affrontare la giornata. Cin-cin sarebbe<br />

uscita con l’autista per fare delle compere, mentre lui riprendendo<br />

il giornale perché voleva rileggere quella notizia…<br />

venne chiamato al telefono dal vecchio fattore Mannuccio del<br />

palazzo <strong>di</strong> Ferentino che lo informava, che alcuni giorni<br />

prima del delitto avvenuto nella Cattedrale, la vittima, cioè<br />

quel generale… era entrato furtivamente a palazzo, con la<br />

scusa <strong>di</strong> essere un turista curioso e, la cosa più importante era<br />

che aveva riconosciuto quell’uomo nonostante l’età e gli<br />

anni trascorsi. Secondo lui, era proprio quell’ufficiale americano<br />

che nei lontani anni ’40 aveva trucidato quel soldato<br />

tedesco, in quella macelleria sulla via Casilina al bivio <strong>di</strong><br />

Anagni. Il principe lo congedò or<strong>di</strong>nandogli <strong>di</strong> vigilare attentamente<br />

e <strong>di</strong> evitare qualunque chiacchiera al riguardo con i<br />

suoi compaesani perché sarebbe venuto, lui stesso, il giorno<br />

dopo a Ferentino. Il principe Lupo Maria era un uomo ricco<br />

8


e potente, dai gentili mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> ferro che aborriva la pubblicità<br />

e la mondanità, <strong>di</strong>sprezzando quei nobilastri che occupavano<br />

le pagine dei giornali rosa scandalistici, reputando che un<br />

vero aristocratico doveva vivere al <strong>di</strong> sopra delle regole,<br />

rispettando un co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> comportamento morale ed etico perché,<br />

secondo lui, la nobiltà è una con<strong>di</strong>zione estremamente<br />

seria ed impegnativa, da gestire con <strong>di</strong>screzione.<br />

Ormai nella sua mente cominciavano a ritornare i particolari<br />

incre<strong>di</strong>bili ed agghiaccianti <strong>di</strong> quella vicenda avvenuta<br />

prima che lui nascesse e che occupavano un grosso dossier<br />

nascosto nella grande biblioteca <strong>di</strong> Ferentino dal nome<br />

in co<strong>di</strong>ce “Atlantis”.<br />

“Ci siamo” pensò “l’assassino è ritornato sul luogo del<br />

delitto… ma per fare che cosa e come mai dopo tanto<br />

tempo…? Chi aveva parlato? E chi aveva potuto parlare…<br />

dato che ormai erano tutti deceduti? Quale interesse aveva<br />

rimesso in gioco quella vicenda?”.<br />

Nel frattempo, era rientrata in casa Cin-cin accompagnata<br />

dall’autista Kabir e vedendolo così assorto, con voce<br />

dolce nel suo simpatico accento italo-cinese <strong>di</strong>sse “Lupo,<br />

che ti succede? Come mai questa storia ti preoccupa tanto?<br />

Come mai stai rileggendo quella brutta vicenda? A noi cosa<br />

importa… sono passati più <strong>di</strong> sessant’anni, non ci pensare ti<br />

prego”. Mentre il sik in<strong>di</strong>ano depositava i pacchetti sul tavolo<br />

e silenziosamente scompariva, Lupo rispose: “Purtroppo,<br />

mia cara, si è riaperta una storia dolorosissima ed anche<br />

inverosimile <strong>di</strong> cui non ti ho mai parlato perché la ritenevo<br />

sepolta per sempre… per questo domani dobbiamo andare a<br />

Ferentino per forza, per avere notizie <strong>di</strong> prima mano… ma<br />

non devi preoccuparti più <strong>di</strong> tanto, non abbiamo nulla da<br />

temere… almeno credo…”.<br />

Lei si sedette a fianco a lui per ascoltarlo, assicurandosi<br />

che nessun membro della servitù ascoltasse i loro <strong>di</strong>scorsi<br />

“Ve<strong>di</strong>…” cominciò lui “…nella descrizione che ne fa questo<br />

quoti<strong>di</strong>ano, si citano le modalità dell’assassinio che è avvenuto,<br />

non solo con il colpo <strong>di</strong> rivoltella in testa, ma anche<br />

con i colpi inferti, forse con un punteruolo o un rompighiac-<br />

9


cio, trapassandogli il palmo delle mani… le spalle, tra il deltoide<br />

e la clavicola… il costato ed infine i pie<strong>di</strong>. Perché mai<br />

il criminale ha voluto lanciare questo messaggio? Perché, il<br />

giornale, parlando <strong>di</strong> questo Hunter, glissa, forse volutamente,<br />

sui fatti bellici del gennaio ’45? Quando le truppe<br />

Alleate, sbarcate con la VII a Armata si scontrarono sulla Via<br />

Casilina con un reparto vestito con abiti civili delle forze<br />

dell’Asse venuto a prelevare il tenente italiano del Genio<br />

Ezio de’ Maranta e l’ufficiale tedesco Sigfried von Teufel<br />

dell’Afrika Korp per continuare la guerra al nord? Il giornale<br />

<strong>di</strong>mentica, forse, che le truppe Americane non lasciarono<br />

nessun prigioniero, secondo il costume militare del generale<br />

Patton… fucilando i prigionieri Italo-Tedeschi sul posto,<br />

sparandogli alla nuca od alle spalle, facendoli saltare in aria<br />

nei campi minati o sgozzandoli quando si arrendevano,<br />

come è avvenuto in centinaia <strong>di</strong> casi. a Butera, Troina, Santo<br />

Stefano <strong>di</strong> Camastra e in tante altre citta<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> cui, dopo<br />

tanti anni, non ricordo più il nome. Potrei raccontarti anche<br />

<strong>di</strong> quattro episo<strong>di</strong> veramente agghiaccianti come quello <strong>di</strong><br />

quel giovane ventenne Luigi Lorenzi, sottotenente della<br />

Guar<strong>di</strong>a Nazionale della R.S.I., crocifisso come Gesù nel<br />

1945 a Mignagola che ha pure perdonato i suoi aguzzini;<br />

come quella <strong>di</strong> Aldo Aducci, capitano degli Alpini che dopo<br />

l’8 settembre del 1943 aveva aderito ai Battaglioni M che<br />

con il suo autiere Princigalli, era stato ingannato perché<br />

richiesto <strong>di</strong> soccorrere con urgenza una donna moribonda<br />

che aveva bisogno <strong>di</strong> bombole <strong>di</strong> ossigeno e invece vennero<br />

fatti prigionieri dai Partigiani a Cicogna Cotogno nella Val<br />

d’Ossola per alcuni mesi e poi torturati, evirati ed impiccati<br />

e abbandonati tra i ghiacci delle Alpi; <strong>di</strong> quella giovane<br />

donna incinta raccolta <strong>di</strong> notte, per strada vicino a Milano,<br />

da un gerarca fascista per portarla in ospedale perché le si<br />

erano rotte le acque ... che è stata impalata con suo figlio in<br />

grembo dai “Liberatori” che hanno trucidato poi i suoi soccorritori;<br />

<strong>di</strong> quelle nostre coraggiose Ausiliarie che in Istria<br />

e in Dalmazia non hanno avuto la ‘fortuna’ <strong>di</strong> essere gettate<br />

vive legate con il filo <strong>di</strong> ferro spinato nelle Foibe <strong>di</strong> Tito per-<br />

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ché hanno preferito prima seviziarle e stuprarle e poi tagliare<br />

loro i seni e infilarglieli a forza in bocca, nella vagina e<br />

nell’ano. Ti risparmio i particolari che a te ricordano l’orrore<br />

delle migliaia <strong>di</strong> soldati Giapponesi morti in Birmania come<br />

le ha descritte nel film “L’arpa birmana” del 1956 il regista<br />

Kon Ichikawa. Purtroppo dopo tutti questi mostruosi ed<br />

imprescrittibili delitti <strong>di</strong>menticati dalla giustizia italiana<br />

senza nessuna riparazione morale, materiale e storica fatta ai<br />

parenti delle vittime non ci danno quella vera “pacificazione<br />

sociale” che allontani definitivamente la minaccia della<br />

nostra latente guerra civile facendo <strong>di</strong> noi un popolo irrime<strong>di</strong>abilmente<br />

coca-colonizzato dai Liberatori e senza alcuna<br />

sovranità perché evirati del nostro passato siamo costretti a<br />

vivere nel limbo <strong>di</strong> una società ormai mistificata ed anedonica<br />

obbligati a rinnegare i nostri Padri e quin<strong>di</strong> impotenti a<br />

generare un futuro degno della nostra storia ultra millenaria<br />

a misura <strong>di</strong> Homo Sapiens. Ti faccio presente anche se so che<br />

ti farà inorri<strong>di</strong>re, Cin-cin che nello stesso servizio fotografico<br />

presentato, se non vado errato, nel 1950 proprio da “Il<br />

Tempo” <strong>di</strong> Roma ho ... visto cesti <strong>di</strong> vimini con centinaia <strong>di</strong><br />

occhi, anche <strong>di</strong> bambini, strappati dal vivo con le mani e avevano<br />

tutti i filamenti nervosi ... avevo <strong>di</strong>eci anni!! La sua<br />

donna inorridì e <strong>di</strong>sse: Tutto questo non mi stupisce perché<br />

ancora oggi ricordo l’orrore nel vedere quella foto della rivista<br />

“Life” del 1944 in cui una giovane americana mostra<br />

estasiata il teschio <strong>di</strong> un soldato Giapponese regalatole dal<br />

suo fidanzato marinaio nel Pacifico e le lacrime <strong>di</strong> mio marito<br />

il cui padre era morto nella battaglia <strong>di</strong> Corregidor ...”<br />

Lupo proseguì narrando che anche a Ferentino venne<br />

ritrovato il corpo, orrendamente torturato dell’ufficiale tedesco<br />

letteralmente crocifisso ai ganci <strong>di</strong> una macelleria abusiva<br />

nella campagna del paese, mentre dell’italiano non se<br />

ne trovò traccia anche se, i vecchi conta<strong>di</strong>ni del luogo raccontavano<br />

che si era <strong>di</strong>leguato pur essendo anch’egli gravemente<br />

ferito al torace, Patton stesso scrisse nelle sue memorie<br />

che si inebriava alla vista e all’odore del sangue dei soldati<br />

morti nei campi <strong>di</strong> battaglia all’ora del tramonto”.<br />

11


Cin-cin, raccapricciò a questo racconto e si accese una<br />

sigaretta per ascoltare quello che Lupo aveva ancora da raccontarle…<br />

“Ve<strong>di</strong>…” continuò il principe “…i giornali dell’epoca<br />

e il comando Americano, mi raccontava mio padre,<br />

chiusero sbrigativamente la faccenda, trincerandosi in un<br />

colpevole silenzio stampa. Ora perché…” aggiunse guardandola<br />

negli occhi… “perché l’assassino ha operato con<br />

tanta efferatezza… a tanti anni <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza? Quale messaggio<br />

ci vuole lanciare o, perché no, quale depistaggio vuole<br />

attuare? Questa sanguinaria vicenda, si scrive nel quadro <strong>di</strong><br />

quei tragici avvenimenti accaduti in Italia e in Europa in<br />

quegli anni <strong>di</strong> guerra”. Cin-cin ribatté: “Secondo te, perché<br />

mai Hunter si trovava ormai ottuagenario… a Ferentino nel<br />

Duomo a quell’ora <strong>di</strong> notte? Che cosa mai d’importante o <strong>di</strong><br />

prezioso poteva cercare in quel luogo? Come è potuto entrare<br />

e come mai nessuno se ne è accorto?” Rispose Lupo:<br />

“Entrare in quella chiesa è facilissimo… e circa il movente<br />

che lo ha spinto a penetrarvi… io credo <strong>di</strong> poterlo ricostruire.<br />

Però, mi domando, chi mai abbia potuto assassinarlo o<br />

cercar vendetta a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> sessant’anni?”<br />

A questo punto una telefonata interruppe la loro conversazione,<br />

era un suo amico: il duca Dagoberti che lo pregava <strong>di</strong><br />

riceverlo insieme ad altre due persone, al più presto, per<br />

importanti comunicazioni e decisioni da prendere. Il principe<br />

lo assicurò che lo avrebbe ricevuto nella prossima settimana,<br />

dopo il suo ritorno da Ferentino. Il tono della telefonata non gli<br />

parve foriero <strong>di</strong> buone notizie: se Dagoberti lo chiamava, voleva<br />

<strong>di</strong>re che qualcosa si stava muovendo… e lui non voleva<br />

essere immischiato in nuove questioni e voleva essere lasciato<br />

in pace… perché questo delitto, sicuramente, gli avrebbe creato<br />

una montagna <strong>di</strong> problemi, perché lui sapeva troppe cose e<br />

si era aperta una botola profonda sul passato. La vecchia<br />

governante Maria, si affacciò con <strong>di</strong>screzione per annunciare<br />

che il pranzo era pronto: erano passate le tre<strong>di</strong>ci, chiacchierando<br />

non si erano resi conto <strong>di</strong> che ora fosse… Di comune accordo,<br />

decisero <strong>di</strong> avvisare i propri amici e soprattutto i figli, della<br />

loro assenza da Roma e si sedettero a tavola per godersi uno<br />

12


squisito pranzo seguito da un profumatissimo caffé dopo il<br />

gelato alla menta e alla rosa.<br />

Questa vicenda, aveva colpito moltissimo la fantasia <strong>di</strong><br />

Cin-cin, che voleva sapere tutto quel retroscena incre<strong>di</strong>bile a<br />

cui aveva accennato il suo compagno.<br />

Lupo raccontò che von Teufel e de’ Maranta, che facevano<br />

parte del corpo militare italiano e dell’Africa-Korp tedesco in<br />

Nord-Africa, erano in realtà due stu<strong>di</strong>osi <strong>di</strong> archeologia e <strong>di</strong><br />

letteratura e lingue morte, facenti parte <strong>di</strong> una segreta spe<strong>di</strong>zione<br />

scientifica bilaterale per stu<strong>di</strong>are le antichità Assiro-Egizie<br />

durante il conflitto, soprattutto per le eventuali scoperte delle<br />

antiche cognizioni scientifiche. I due, avevano trovato ben<br />

poco fino alla rovinosa sconfitta <strong>di</strong> El-Alamein del novembre<br />

1942, per cui, furono costretti a fuggire verso Alessandria<br />

d’Egitto, nell’intento <strong>di</strong> evitare le truppe Anglo-Australiane<br />

che l’incalzavano. Durante la fuga nel deserto, dopo essere<br />

stati ripetutamente mitragliati dai caccia Britannici, si erano<br />

imbattuti in quello che rimaneva <strong>di</strong> una grande carovana <strong>di</strong><br />

Tuareg che erano stati decimati dagli attacchi aerei della RAF<br />

e, con il loro piccolo carro armato “Ovunque”, che erano riusciti<br />

sempre a ben mimetizzare, si unirono a loro.<br />

Di quei viaggiatori del deserto erano sopravvissuti solamente<br />

un maturo frate copto, <strong>di</strong> nome Senkis e, Lupo pregò<br />

Cin-cin <strong>di</strong> fare attenzione a questo nome, che aveva una<br />

gamba gravemente ferita e una giovane dama etiope <strong>di</strong> nome<br />

Mebrat con il suo bambino chiamato Aton Senkis che aveva<br />

partorito nel deserto tra i monti dell’Atlante qualche giorno<br />

prima, oltre a quattro cammelli leggermente feriti e una quantità<br />

enorme <strong>di</strong> merci e derrate alimentari sparsi all’intorno.<br />

Era stata una carneficina… i morti non si contavano e<br />

anche i poveri cammelli che, si erano sparpagliati nella fuga,<br />

si erano <strong>di</strong>spersi in quel mare <strong>di</strong> sabbia.<br />

Cin-cin, stupefatta chiese: “Perché mai gli inglesi avevano<br />

<strong>di</strong>strutto quella carovana <strong>di</strong> tuareg, armati al massimo <strong>di</strong><br />

quelle loro lunghe e folcloristiche carabine? Non potevano<br />

rappresentare alcuna minaccia per gli Alleati?”.<br />

“Sicuramente…” rispose Lupo “perché, in linea <strong>di</strong> prin-<br />

13


cipio militare, si trattava comunque <strong>di</strong> nemici che potevano<br />

trasportare armi o quant’altro a vantaggio delle forze<br />

dell’Asse: <strong>di</strong> fatto, invece, era stato l’ennesimo episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />

rappresaglia inutile e terroristica. I due tenenti avevano<br />

sepolto i cadaveri in una grande fossa nella sabbia, curato il<br />

vecchio fasciandogli e bloccandogli la gamba con pezze <strong>di</strong><br />

tessuto ricavato dai caftani e con stecche ru<strong>di</strong>mentali.<br />

Rifocillarono entrambi con acqua e datteri, soprattutto la<br />

donna che doveva allattare e caricandoli sui cammelli, recuperarono<br />

quanto più possibile le merci. Aiutati dalle stelle, i<br />

cinque proseguirono la loro fortunosa fuga verso<br />

Alessandria ma il vecchio Senkis, una volta ripresosi, li<br />

avvertì che era molto meglio <strong>di</strong>rigersi verso un’oasi vicino<br />

le pirami<strong>di</strong>, dove avrebbero trovato amici che li avrebbero<br />

soccorsi e ben nascosti, vicino la Valle dei Re.<br />

Prima <strong>di</strong> rimettersi in viaggio, altri tre cammelli tornarono<br />

verso la carovana ed allora Sigfried ed Ezio, si liberarono<br />

delle loro <strong>di</strong>vise, abbandonarono il piccolo cingolato non<br />

avendo più benzina e recuperando dei tessuti molto preziosi li<br />

caricarono sui cammelli e fecero credere così alla contraerea<br />

nemica <strong>di</strong> essere una piccola carovana <strong>di</strong> Noma<strong>di</strong>. Lo stratagemma<br />

funzionò perché gli Inglesi sorvolarono più volte quei<br />

sette cammelli che avanzavano faticosamente verso le pirami<strong>di</strong>,<br />

zona lontana dal teatro <strong>di</strong> guerra seguendo la luminosa<br />

Stella Polare incastonata sul timone del carro dell’Orsa<br />

Minore, formato da sette astri, alla ricerca del proprio destino<br />

umano. In quei giorni <strong>di</strong> marcia, Senkis cominciò a riprendersi,<br />

anche grazie al fatto che, su uno dei cammelli, c’erano<br />

<strong>di</strong>versi otri d’acqua che poterono <strong>di</strong>ssetare i nostri sopravvissuti<br />

e con cui Ezio, che era anche ufficiale me<strong>di</strong>co, poté pulire<br />

e <strong>di</strong>sinfettare le ferite del vecchio. Nonostante la situazione<br />

tragica, il viaggio si rivelò meno faticoso del previsto e con<br />

le provviste salvate nessuno, patì la fame. Fu <strong>di</strong> conforto<br />

anche un otre <strong>di</strong> quel loro miracoloso liquore <strong>di</strong> datteri ‘Buca’<br />

Mebrat, <strong>di</strong>sse loro che provenivano nientemeno che dall’antica<br />

città <strong>di</strong> Axsum dove il marito era rimasto prigioniero del<br />

governo abissino perché considerato un “ras” ostile all’impe-<br />

14


atore Ailè Selassiè. Per questo, con lo zio Senkis, avevano<br />

deciso <strong>di</strong> fuggire in Egitto e <strong>di</strong> lì in Italia portando con sé quei<br />

tessuti preziosi ed una consistente quantità <strong>di</strong> monete d’oro<br />

che lei aveva salvato mentre si preparavano a ripartire dopo<br />

l’attacco Inglese”. Cin-cin, decisamente affascinata dal racconto,<br />

offrì le sue sigarette preferite, le multicolori Sobranie a<br />

Lupo, assieme a un Fernet ghiacciato alla menta: non vedeva<br />

l’ora <strong>di</strong> ritornare ad ascoltare i ricor<strong>di</strong> del suo compagno, ma<br />

non poté fare a meno <strong>di</strong> chiedergli: “Ma queste cose, come le<br />

sai?”. “Me le ha raccontate, così come te le <strong>di</strong>co, mio padre<br />

Ambrogino a cui le hanno riferite proprio Ezio e Sigfried perché<br />

io a quel tempo non ero ancora nato … Ve<strong>di</strong> Cin-cin, questa<br />

storia è molto particolare e tentacolare perché, comunque<br />

pren<strong>di</strong> uno degli otto bracci <strong>di</strong> questo misterioso “polipo”, ti<br />

ritrovi comunque al centro <strong>di</strong> una questione che investe l’uomo<br />

e la sua enigmatica ed insospettabile origine… che una<br />

volta compresa ci porterebbe… anzi, ci porterà, nel vortice <strong>di</strong><br />

una storia fuori non solo dal tempo e dallo spazio… ma anche<br />

dalla terra, per come la conosciamo o meglio, bisognerebbe<br />

<strong>di</strong>re, per come ce l’hanno voluta far conoscere”.<br />

Cin-cin ascoltò stupefatta, e si alzò da tavola interessata<br />

ed innervosita perché nelle pieghe del racconto avvertiva<br />

una minaccia recon<strong>di</strong>ta che la faceva un po’ rabbrivi<strong>di</strong>re <strong>di</strong><br />

paura. A Lupo non sfuggì l’espressione seria <strong>di</strong> Cin-cin e si<br />

affrettò pertanto a rincuorarla, <strong>di</strong>cendole: “Guarda tesoro è<br />

una storia pazzesca anche per me, che ho la presunzione <strong>di</strong><br />

ritenere <strong>di</strong> conoscerla nei minimi particolari, ma invecchiando,<br />

mi rendo conto che forse sarebbe meglio fare finta <strong>di</strong><br />

niente e lasciare che le cose vadano nel solito maledetto<br />

verso i<strong>di</strong>ota e squallido della “vulgata” o delle “vulgate” che<br />

ci hanno ammannito fino ad oggi… al 2005. Sarebbe meglio<br />

lasciare tutto come sta, ma vedrai che non sarà possibile...<br />

ma stai tranquilla che noi due, veramente, non abbiamo nulla<br />

da temere e neanche i nostri amici…a meno che il <strong>di</strong>avolo…”<br />

sorrise “… non voglia mettere la coda sui particolari,<br />

ma anche in quel caso, devi stare serena e procedere come io<br />

ti in<strong>di</strong>cherò e soprattutto confido nella tua grande intelligen-<br />

15


za e ancor più nella tua gran<strong>di</strong>ssima cultura sino-giapponese<br />

essenziale anche per me, per potere seguire il noto mitico<br />

“filo d’Arianna” perché dobbiamo sconfiggere il mostro dell’o<strong>di</strong>o<br />

bestiale, della cupi<strong>di</strong>gia e dell’ignoranza”. “Allora…”<br />

intervenne Cin-cin “…tu mi vuoi spaventare veramente…<br />

mi hai fatto venire mal <strong>di</strong> stomaco e debbo andare <strong>di</strong> corsa al<br />

bagno… aspetto <strong>di</strong> finire la sigaretta”. Le volute <strong>di</strong> fumo<br />

della Sobranie viola <strong>di</strong> Cin-cin si <strong>di</strong>spersero danzando elegantemente<br />

verso il soffitto del salone.<br />

Mentre Lupo si <strong>di</strong>resse in camera da letto per fare un<br />

breve riposo, la sua compagna dette <strong>di</strong>sposizioni alla servitù<br />

<strong>di</strong> preparare i bagagli in<strong>di</strong>spensabili per il breve soggiorno<br />

a Ferentino che avrebbe dovuto trattenerli al massimo<br />

una settimana. Kabir chiese al principe quale auto dovesse<br />

preparare per il viaggio e, ottenuta la risposta, andò in garage<br />

a preparare il Mercedes fuoristrada.<br />

Verso le sette, arrivarono a palazzo Boccanelli-Mancini<br />

Ferrante, costruito a porta Montana sulle Mura Ciclopiche,<br />

dove il fido Mannuccio con gli altri camerieri Pietro e Ida<br />

erano accorsi per salutarli prendendo i bagagli dall’auto. La<br />

serata era ancora luminosa e il caratteristico gradevolissimo<br />

profumo del paese si <strong>di</strong>ffondeva nell’aria… <strong>di</strong> lì a poco il<br />

cielo sarebbe stato trapunto dalle splendenti stelle d’agosto.<br />

Gli animi <strong>di</strong> Lupo e Cin-cin si erano rasserenati nel vedere,<br />

sul grande fratino <strong>di</strong> castagno, davanti al camino, un mazzo<br />

splen<strong>di</strong>do <strong>di</strong> tutti i colori delle rose del giar<strong>di</strong>no, tra le quali<br />

risaltava una splen<strong>di</strong>da rosa blue-moon, che era la preferita<br />

della principessa Paolina… la mamma <strong>di</strong> Lupo.<br />

Mannuccio era il vero padrone della casa, perché appena<br />

nato era stato abbandonato e deposto nell’ampia ruota collocata<br />

dentro l’androne <strong>di</strong> palazzo Boccanelli, che è rimasta<br />

unica testimonianza, <strong>di</strong> quello che era stato un antico importante<br />

monastero <strong>di</strong> suore <strong>di</strong> clausura fino ai primi del ’700,<br />

gestito e amministrato da una bellissima e rigida madre<br />

badessa, Suor Giovanna <strong>di</strong> Gerusalemme, sotto la protezione<br />

del Car<strong>di</strong>nale Giovan Battista Boccanelli che ne era il<br />

confessore. Mannuccio, era stato allevato con amore dalla<br />

16


servitù dei principi Della Neve, che abitavano quel palazzo<br />

da oltre un migliaio anni e che provvidero sempre a tutto ciò<br />

che lo riguardava. Ora, novantenne, era nonno e bisnonno<br />

felice <strong>di</strong> una ni<strong>di</strong>ata numerosissima <strong>di</strong> nipoti e pronipoti <strong>di</strong><br />

cui, molti avevano stu<strong>di</strong>ato e raggiunta una buona posizione<br />

sociale, era ancora molto forte e attivo ed anche abbastanza<br />

arguto e spiritoso ed era sopravissuto <strong>di</strong> ben più <strong>di</strong> trent’anni<br />

alla morte del principe Ambrogino Maria, a cui doveva<br />

tutto, in quanto era stato trovato nella ruota lo stesso giorno<br />

in cui nacque il principe, da allora fu murata. La grande sala<br />

del camino risuonava del tintinnio <strong>di</strong> piatti e bicchieri perché<br />

alle otto sarebbe stata servita la cena.<br />

Mannuccio, trattenendosi a stento dall’abbracciare il<br />

principe Lupo che aveva <strong>di</strong> fatto allevato: giocandoci portandolo<br />

a cavallo, accompagnandolo al mercato ed in Chiesa<br />

e protetto dai pericoli… gli consegnò una quantità <strong>di</strong> lettere<br />

e corrispondenza. A Lupo, che gli richiedeva della venuta <strong>di</strong><br />

quell’americano, rispose che, nonostante gli anni peraltro<br />

ben portati, lo aveva riconosciuto imme<strong>di</strong>atamente per il<br />

profondo sfregio che gli solcava dall’orecchio al mento la<br />

guancia destra.<br />

Quel generale R. Hunter, come <strong>di</strong>ceva la stampa, secondo<br />

Mannuccio, il cui nome non corrispondeva a realtà, perché<br />

lui ricordava benissimo che quel giovane ufficiale aveva<br />

tanto poco <strong>di</strong> americano, a parte l’altezza, ma piuttosto gli<br />

sembrava uno slavo… un messicano o… un arabo per via<br />

dei capelli che erano neri e crespi e gli occhi erano un grigio-celeste<br />

indefinibile. Anche il cognome, per come lo<br />

chiamavano i suoi soldati, non corrispondeva.<br />

Se l’era ritrovato vestito <strong>di</strong> jeans blu, scarpe da ginnastica<br />

ed una classica maglietta sportiva bianca, rossa e blu e un<br />

cappelletto <strong>di</strong> tela blu, con visiera…tutto tipicamente yankee…<br />

ad<strong>di</strong>rittura nel primo giar<strong>di</strong>no dell’orto che spiluccava<br />

i frutti del grande albero <strong>di</strong> fico.<br />

Colto sul fatto, aveva farfugliato una spiegazione incomprensibile<br />

e… visibilmente imbarazzato, aveva rilasciato<br />

una serie <strong>di</strong> scuse ri<strong>di</strong>cole pregando Mannuccio <strong>di</strong> rendere<br />

17


possibile un incontro con il principe Ambrogino…senza<br />

sapere che era morto da anni, per poter visitare il palazzo e<br />

conoscere la storia della famiglia dei principi Della Neve.<br />

Lo straniero era stato cortesemente accompagnato al portone<br />

d’uscita e lasciato davanti alle scale della Chiesa <strong>di</strong> S.<br />

Maria con la promessa che poteva tornare previa telefonata.<br />

Mannuccio, intelligentemente, non gli aveva chiarito che<br />

Don Ambrogino era morto da più <strong>di</strong> trent’anni… ma si era<br />

stupito che ne sapesse il nome… evidentemente lo aveva<br />

conosciuto negli anni quaranta.<br />

Anche Lupo, al racconto <strong>di</strong> Mannuccio, fu d’accordo<br />

con lui però osservò che probabilmente quest’uomo, per<br />

essere tornato sui luoghi dei suoi delitti del 1945, doveva<br />

avere uno o più motivi, straor<strong>di</strong>nariamente importanti, per<br />

condurlo a Ferentino e sicuramente doveva avere fatto delle<br />

ricerche accurate per poi farsi ammazzare nel Duomo la<br />

notte tra il 16 e 17 agosto 2005.<br />

“C’è dell’altro?” chiese Lupo. “Si Lupo!” rispose il vecchio,<br />

dandogli del tu come è costume <strong>di</strong> tutti i ciociari che<br />

non sanno dare del Lei… “Il paese si è riempito <strong>di</strong> curiosi<br />

poliziotti e carabinieri, al seguito della Procura <strong>di</strong> Frosinone<br />

e <strong>di</strong> Roma e del magistrato Giacomo Marziali. Ma la cosa<br />

strana, che ho scoperto al mercato del sabato, sotto la<br />

Circonvallazione, è che ho sentito parlare e aggirarsi tanti<br />

stranieri e alcuni mi sono sembrati ad<strong>di</strong>rittura armati, ti<br />

giuro Signor padrò, che ci sono anche delle belle sportivone<br />

che si muovono quasi come soldati in uniforme, gli manca<br />

solo il Kalashnicov… Ma sa, signor principe che qui s’è<br />

armato nu bello casino”.<br />

L’uomo ascoltò con molto interesse ed in silenzio e raccomandò<br />

al fattore <strong>di</strong> non parlare troppo in giro <strong>di</strong> questa<br />

storia che, sicuramente avrebbe avuto dei clamorosi e drammatici<br />

sviluppi, per lo meno stando al suo sesto senso e considerando<br />

che ancora non era uscito fuori nulla della causa<br />

vera che ne era alla base… in definitiva dei tre delitti, quello<br />

del 1945 e quello o<strong>di</strong>erno. Mentre rimuginava questi pensieri,<br />

Ida avvertì che la cena era in tavola. Il menù era com-<br />

18


posto da squisite lasagne al forno e da capretto a scotta<strong>di</strong>to<br />

e vari contorni sfiziosi, fichi neri dell’orto e gelato alla<br />

pesca.<br />

La cena venne gustata tranquillamente senza parlare <strong>di</strong><br />

quel delitto che peraltro incombeva con il suo tragico mistero.<br />

Cin-cin, inutilmente con il telecomando saltellò da un<br />

canale all’altro, per trovare qualche notizia nuova sull’accaduto…finché<br />

si fermò sul classico giallo della serata.<br />

Verso le <strong>di</strong>eci <strong>di</strong> sera, arrivò una telefonata da parte del<br />

Vescovado a cui rispose Cin-cin, in cui si richiedeva un<br />

incontro tra sua Eminenza Monsignor Nunzio Dell’Angelo<br />

e il principe, ma la donna, sotto cenno <strong>di</strong> Lupo prese tempo,<br />

<strong>di</strong>cendo che avrebbe dato risposta sicuramente positiva il<br />

giorno dopo. I due si guardarono negli occhi e si chiesero il<br />

perché <strong>di</strong> questa richiesta così imme<strong>di</strong>ata e ad un’ora così<br />

tarda… fatto un po’ inusitato. “Ci manca che ci chiami il<br />

capo dei Carabinieri e magari il Prefetto…” commentò<br />

Lupo ironicamente “se pensano <strong>di</strong> infilarmi in questa storia…<br />

accaduta quando io non ero ancora nato… si sbagliano<br />

<strong>di</strong> grosso”. Così <strong>di</strong>cendo prese Cin-cin per la mano per<br />

andare a riposare perché il giorno dopo… sarebbe stata sicuramente<br />

battaglia.<br />

Mentre lei si infilava il suo bel completo da notte <strong>di</strong> seta<br />

blu esclamò <strong>di</strong>vertita “Ho l’impressione, amore mio, che<br />

meno lo vorrai e più ti troverai immischiato in questo crimine<br />

come persona a conoscenza dei fatti, e mi riferisco a<br />

quelli del 1945, perché non credo che oltre te e Mannuccio<br />

ci siano altri testimoni <strong>di</strong> quegli avvenimenti né molti altri<br />

sopravvissuti. Anzi…” consigliò Cin-cin mentre aggiustava<br />

il cuscino e apriva le lenzuola <strong>di</strong> lino. “Cerca <strong>di</strong> essere quanto<br />

mai intelligentemente evasivo, anche se credo, che qualunque<br />

cosa tu <strong>di</strong>ca verrà messa sotto la lente d’ingran<strong>di</strong>mento<br />

e dalle autorità e dalla stampa ed anche da coloro che<br />

muovono le fila <strong>di</strong> questo assassinio…”. Concludendo:<br />

“Forse è stato un errore venire… a meno che tu non abbia<br />

motivi più che vali<strong>di</strong>… e <strong>di</strong> cui mi vorrai parlare… con un<br />

po’ <strong>di</strong> pazienza perché io personalmente brancolo nel buio”.<br />

19


Lupo un po’ <strong>di</strong>vertito le rispose, rigirandosi nel letto verso<br />

<strong>di</strong> lei e prendendole la mano: “Ve<strong>di</strong> mia cara, tu hai ragione,<br />

ma è sempre meglio anticipare le mosse degli altri, perché<br />

francamente, mi avrebbe <strong>di</strong>sturbato venire <strong>di</strong> corsa a<br />

Ferentino a dare delle spiegazioni sull’eventuale operato <strong>di</strong><br />

mio padre che io potrei anche non ricordare a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong><br />

mezzo secolo. Però, siccome il nocciolo della questione,<br />

come credo <strong>di</strong> averti già detto ieri, è <strong>di</strong> un’importanza enorme<br />

perché si tratta <strong>di</strong> un tesoro culturale, scientifico e materiale<br />

<strong>di</strong> una portata che tu non puoi neanche immaginare…<br />

anzi” continuò “il tesoro materiale, è composto da alcuni<br />

oggetti antichissimi, che non so come si possano quantificare<br />

e <strong>di</strong> uno moderno che è rimasto sepolto e credo intatto in<br />

questi lunghissimi 60 anni”.<br />

Cin-cin allora abbracciandolo e baciandolo, per dargli la<br />

buonanotte gli chiese: “Ma come mai tuo padre e tu… non<br />

avete mai messo mano a questa ricchezza, in fin dei conti il<br />

denaro non <strong>di</strong>spiace a nessuno, non siete voi romani ad<br />

affermare che ‘Pecunia non olet’?”. Lupo rispondendo<br />

appassionatamente al bacio <strong>di</strong>sse: “Dici bene amore mio,<br />

ma ancora una volta, ma chissà quante altre volte è successo,<br />

questa mia maledetta famiglia ha ritenuto <strong>di</strong> non dover<br />

approfittare della situazione, anche perché le con<strong>di</strong>zioni non<br />

lo permettevano, almeno per il nostro senso etico e per i fatti<br />

intercorsi, che certamente non consentivano <strong>di</strong> poter utilizzare<br />

tesori tanto gran<strong>di</strong> in momenti così <strong>di</strong>fficili e pericolosi”.<br />

Cin-cin molto argutamente chiese, tenendo fra le mani<br />

affettuosamente la testa <strong>di</strong> Lupo: “Ma questi tesori esistono<br />

veramente o sono il frutto <strong>di</strong> una ipotesi fantastica? E poi,<br />

dove sono nascosti? Sono a Ferentino… almeno questo me<br />

lo puoi <strong>di</strong>re?”.<br />

Lupo sorrise e le augurò la buonanotte <strong>di</strong>cendole:<br />

“Guarda che dovremo consultare quel dossier “Atlantis”,<br />

che è nascosto qui a palazzo nella libreria perché anch’io ho<br />

i miei dubbi e le mie lacune… sono passati troppi anni e<br />

speravo che tutto rimanesse sepolto nell’oblio… anche se si<br />

tratta <strong>di</strong> ricchezze inimmaginabili… Buonanotte amore,<br />

20


dormi bene…”.<br />

Il cinguettio festoso degli uccellini, alle prime luci dell’alba,<br />

aveva svegliato Lupo che aveva avuto un sonno agitato<br />

e la stessa Cin-cin aveva smaniato più volte, tanto che<br />

lui l’aveva carezzata per tranquillizzarla. La gra<strong>di</strong>ta colazione<br />

delle sette, portata da Ida che aveva bussato delicatamente<br />

alla porta della camera da letto… fugò le angosce della<br />

notte, rimettendo i due innamorati in forze e serenità, per<br />

affrontare quello che la giornata avrebbe riservato loro.<br />

Mentre Cin-cin dava <strong>di</strong>sposizioni alla servitù per la giornata,<br />

il principe volle uscire personalmente accompagnato<br />

da Kabir a comprare i quoti<strong>di</strong>ani e leggerli, seduto al caffé<br />

principale della piazza del paese, anche perché voleva<br />

incontrare qualche vecchio amico d’infanzia per captare gli<br />

umori della gente e qualche notizia più particolare.<br />

Non fece a tempo a sedersi al vecchio caffé “Pompeo”<br />

che gli si avvicinò con grande rispetto il curato del Duomo<br />

dei Santi Giovanni e Paolo, dove era avvenuto il delitto, il<br />

bravissimo don Luigi che conosceva praticamente da sempre,che<br />

accettò con piacere un buon cappuccino che Lupo<br />

fece accompagnare da un vassoio <strong>di</strong> tiepide e fragranti brioches.<br />

La conversazione fu interessante e piacevole per<br />

entrambi. Il prete, secondo l’impressione <strong>di</strong> Lupo, riguardo<br />

all’accaduto sembrava saperne più <strong>di</strong> quanto non desse a<br />

vedere e comunque, sospetto che si era consolidato nella<br />

mente del principe, il prete era consapevole che il principe<br />

fosse il solo che conoscesse in maniera più esauriente gli<br />

avvenimenti del passato con il loro misterioso fardello. Tra<br />

i due si era ormai instaurata una cor<strong>di</strong>ale “kermesse” guidata,<br />

secondo Lupo, nientemeno che dal vescovo Nunzio<br />

Dell’Angelo, uomo sagacissimo che veniva accre<strong>di</strong>tato<br />

come molto vicino all’attuale Pontefice tedesco. Ormai, i<br />

giochi erano iniziati pensò Lupo sorseggiando il suo buon<br />

caffé freddo, specialità della casa…Kabir, da buon in<strong>di</strong>ano,<br />

si era fatto servire un thè caldo alla menta e guardandosi<br />

intorno metteva a fuoco tutte le persone che affollavano il<br />

caffé e la piazza, ma soprattutto i camerieri che servivano i<br />

21


clienti: evidentemente doveva aver notato qualcosa o qualcuno<br />

<strong>di</strong> non suo gra<strong>di</strong>mento. Tanto è vero che con le sue<br />

occhiatacce, rivolte al principe, sembrava volesse metterlo<br />

in guar<strong>di</strong>a mentre il prete parlava… e che non si era accorto<br />

<strong>di</strong> nulla.<br />

Secondo Don Luigi, sia il capitano dei Carabinieri Mario<br />

Cellitti, che il magistrato Marziali, per poter scoprire l’assassino,<br />

a parte tutti i rilievi scientifici e i sopralluoghi del<br />

caso, pensavano che, senza capire il movente, non si sarebbe<br />

arrivati a nessuna conclusione. Il vecchio generale americano,<br />

<strong>di</strong> cui sarebbe stato più utile appurare la vera identità<br />

e quin<strong>di</strong> il suo passato militare, non aveva nessun legame,<br />

tantomeno passionale o familiare con nessuno dei ferentinesi<br />

viventi o morti. Lupo pensò che, a parte gli atti del processo<br />

insabbiato a suo tempo nel 1945 forse solo Mannuccio<br />

poteva ricordare qualcosa <strong>di</strong> veramente importante, perché<br />

pur essendo intelligentissimo ed acutissimo, non aveva<br />

voluto fare l’università, aveva preferito <strong>di</strong>ventare un bravo<br />

agricoltore dal pollice verde meraviglioso. Però, se<br />

Mannuccio fosse stato interrogato, la magistratura e chissà<br />

chi, sarebbe risalito alla famiglia dei Della Neve e quin<strong>di</strong> a<br />

suo padre che tanta parte aveva avuto nel nascondere i due<br />

ufficiali dell’Asse: Sigfried von Teufel ed Ezio de’ Maranta.<br />

Le cose quin<strong>di</strong> si sarebbero ingarbugliate, non tanto per conseguenze<br />

<strong>di</strong> carattere penale nei suoi confronti e della famiglia,<br />

ma per tutti i risvolti interminabili <strong>di</strong> carattere procedurale<br />

e legale che, in Italia, possono durare decenni. Per<br />

Lupo, questo era l’aspetto più o<strong>di</strong>oso perché lui aborriva tribunali<br />

ed ospedali e preferiva forse, vigliaccamente e ne era<br />

cosciente, <strong>di</strong>menticare il tutto anche se questo, temeva, si<br />

sarebbe rivelato impossibile.<br />

Confidava quin<strong>di</strong>, nella sua intelligenza e nella sua<br />

incommensurabile fede <strong>di</strong> Cavaliere Templare, <strong>di</strong> poter<br />

bran<strong>di</strong>re la spada della verità, “l’Ave Maria gratia plena”,<br />

con la giusta determinazione e senso <strong>di</strong> giustizia.<br />

Neanche a farlo apposta, mentre scambiava le ultime<br />

battute con il caro don Luigi, venne a riverirlo il sindaco del<br />

22


paese, Dott. Amerigo De Matteis, con la sua affascinante ed<br />

elegantissima moglie Ersilia Mercuri che gli ricordò <strong>di</strong> essere<br />

la nipote del vecchio orefice Fabiani che era stato l’orafo<br />

pre<strong>di</strong>letto dei Della Neve e dei Boccanelli-Mancini. Di botto<br />

a Lupo si accese, nella sua memoria, una lampa<strong>di</strong>na… ricordandosi<br />

<strong>di</strong> quel Fabio Fabiani orafo, incisore e chimico…<br />

tanto amico del padre.<br />

Era scoccata la mezza dal campanile della chiesa <strong>di</strong> San<br />

Valentino, prospiciente la piazza, che avvenne proprio quello<br />

che l’aristocratico temeva <strong>di</strong> più … Con un saluto deferente<br />

si avvicinò proprio il comandante dei Carabinieri capitano<br />

Cellitti per chiedergli se poteva, in via informale, scambiare<br />

quattro chiacchiere con lui, magari a Palazzo<br />

Boccanelli per poter avere un qualche lume sul passato <strong>di</strong><br />

quel generale Hunter che era venuto, come ormai in paese si<br />

vociferava, tanti anni fa a Ferentino … Tante volte, <strong>di</strong>sse,<br />

anche un piccolissimo particolare sarebbe stato utilissimo<br />

per <strong>di</strong>panare la matassa <strong>di</strong> questo assassinio così complesso.<br />

Inoltre, considerata la posizione <strong>di</strong> prestigio ricoperta<br />

all’epoca dal <strong>di</strong> lui padre defunto in quanto podestà della<br />

città. Lupo accusò il colpo con molta nonchalance, rendendosi<br />

conto che un qualunque <strong>di</strong>niego, camuffato anche da<br />

una giustificazione <strong>di</strong> ferro, avrebbe suscitato sicuramente<br />

qualche sospetto e perplessità. Quin<strong>di</strong>, tanto valeva, lasciarsi<br />

bud<strong>di</strong>sticamente, come lo avrebbe consigliato la sua bella<br />

Cin-cin, andare all’onda degli avvenimenti, per non essere<br />

travolto da una tempesta senza fine …<br />

Quin<strong>di</strong>, sfoderando un sorriso degno <strong>di</strong> un attore holliwoo<strong>di</strong>ano,<br />

<strong>di</strong>ede appuntamento al comandante per lo stesso<br />

pomeriggio alle 17 se … lo riteneva opportuno. Il comandante,<br />

si riservò <strong>di</strong> confermargli la sua venuta con una telefonata<br />

verso le 16 e accomiatandosi lo salutò militarmente …<br />

Ormai era ora <strong>di</strong> pranzo e Lupo in compagnia del fidato<br />

Kabir, alto e muscoloso con la sua classica barba curata<br />

all’in<strong>di</strong>ana, si <strong>di</strong>resse un po’ seccato verso casa. Il pranzo<br />

era pronto e Cin-cin lo aspettava sorridente dall’alto della<br />

ripida rampa <strong>di</strong> scale, ma capì subito che la visita in piazza<br />

23


non era andata per il verso giusto dall’espressione corrucciata<br />

del compagno e non gli chiese nulla, riservandosi <strong>di</strong> parlarne<br />

a tavola solo quando lui avesse voluto, ben sapendo<br />

che, come sempre, con grande signorilità Lupo le avrebbe<br />

parlato <strong>di</strong> tutto. Il pranzo era tutto a base <strong>di</strong> pesce parzialmente<br />

crudo, all’uso giapponese e verdure fresche come<br />

piaceva tanto a Cin-cin, accompagnato da alcune focaccine<br />

<strong>di</strong> pizza ciociare come piaceva a Lupo.<br />

Arrivati al caffè freddo, Lupo raccontò quello che era<br />

accaduto in piazza, avvertendola che al novantanove per<br />

cento il capitano dei Carabinieri, Mario Cellitti, sarebbe venuto<br />

a prendere un thè verso le ore 17 previa telefonata. Poi le<br />

raccontò <strong>di</strong> avere conosciuto una avvenente giovane signora<br />

che era, niente po’ <strong>di</strong> meno che, nipote dell’antico orafo Fabio<br />

Fabiani che era deceduto da pochi anni. La battuta sulla bellezza<br />

della nipote dell’orafo fece il suo effetto, perché Cin-cin<br />

non si rendeva mai conto <strong>di</strong> quanto ella fosse bella e desiderabile,<br />

ed era gelosissima <strong>di</strong> Lupo che invece era proprio lui<br />

ad esserlo <strong>di</strong> lei anche per la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> età … <strong>di</strong> quasi vent’anni.<br />

Nonostante la sua sofferta e traumatica vedovanza, si<br />

riteneva un uomo più che fortunato per averla incontrata …<br />

tanto che pensava, se lei lo avesse voluto, <strong>di</strong> convolare a<br />

seconde nozze con un matrimonio misto: cattolico-bud<strong>di</strong>sta<br />

dato che Cin-cin era più bud<strong>di</strong>sta che confuciana … che non<br />

era una <strong>di</strong>fferenza religiosa da sottovalutare tra i due.<br />

Lo struggente e can<strong>di</strong>do paganesimo <strong>di</strong> Cin-cin e l’assoluta<br />

mancanza <strong>di</strong> malizia, attutiva il rigido senso etico del<br />

cristianesimo <strong>di</strong> Lupo che lo rendeva, a tratti, malinconico,<br />

sospettoso e pessimista. La dolce presenza <strong>di</strong> questa donna,<br />

mitigava le ansie e i timori dell’uomo maturo, facendogli<br />

accettare la sua con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> transeunte nella terza età,<br />

ammorbidendolo e facendogli spesso ritrovare il sorriso.<br />

Dal canto suo Cin-cin, riceveva da Lupo una formidabile<br />

cintura <strong>di</strong> protezione psicologica e <strong>di</strong> rispetto, che ne stemperava<br />

alcuni atteggiamenti troppo fiduciosi ed aperti verso<br />

l’esterno e soprattutto verso gli uomini, che rimanevano<br />

attratti dal suo fascino travolgente e dalle donne che la invi-<br />

24


<strong>di</strong>avano per la sua bellezza e per il suo carattere. Il suo<br />

segno zo<strong>di</strong>acale era la Bilancia, con ascendente Scorpione,<br />

simbolo dominato da Venere e dall’eleganza, mentre lui era<br />

del segno del Toro con ascendente Leone: simbolo molto<br />

forte del dominio, geloso possessivo, legatissimo al proprio<br />

nucleo familiare, fornito <strong>di</strong> senso estetico ma a volte furioso,<br />

tiranno inconsapevole, e troppo determinato.<br />

L’affascinante carisma <strong>di</strong> Cin-cin e la sua incre<strong>di</strong>bile e fragrante<br />

aura celeste si irra<strong>di</strong>ava, stemperando l’intensità <strong>di</strong><br />

quella violetta <strong>di</strong> Lupo che, a volte, faceva paura per la risolutezza<br />

dei suoi comportamenti troppo imperiosi, tanto che<br />

suscitava evidenti reazioni <strong>di</strong> timore e soggezione. Insomma,<br />

erano proprio una coppia unica, corteggiata ed ambita da tutti<br />

che se ne facevano un vanto <strong>di</strong> aver l’onore <strong>di</strong> conoscerli e frequentarli.<br />

I più, pensavano che erano marito e moglie da sempre<br />

per la loro bellissima intesa fisica, psicologica e spirituale.<br />

Il breve pisolino pomeri<strong>di</strong>ano, rinfrescato dal vortice<br />

delle pale del lampadario ad elica, venne interrotto dalla<br />

telefonata a cui Cin-cin rispose <strong>di</strong>rettamente dal como<strong>di</strong>no e<br />

sussurrò all’orecchio che si trattava del capitano Cellitti che<br />

confermava la sua venuta per le 17 in punto. Bisognava<br />

alzarsi e quin<strong>di</strong> i due si fecero una doccia fresca rallegrata<br />

da tante affettuose e simpatiche complicità. Cin-cin indossò<br />

un vestito <strong>di</strong> raso verde smeraldo alla coreana ricamato con<br />

tralci <strong>di</strong> fiori rosa e bianchi, con sandali rosa che facevano<br />

intravedere pie<strong>di</strong> curatissimi, con le unghie laccate <strong>di</strong> rosa<br />

trasparente, e belli come le sue mani.<br />

Lupo si infilò una camicia <strong>di</strong> lino color coloniale su pantaloni<br />

dell’identico colore e ai pie<strong>di</strong> mocassini marroni traforati,<br />

al <strong>di</strong>to della mano destra aveva il suo bellissimo sigillo<br />

imperiale d’oro, e al polso della sinistra, l’amato orologio<br />

ricavato da un settecentesco e grande esemplare da taschino.<br />

Kabir, introdusse nel salone biblioteca il capitano Cellitti da<br />

solo nella sua visita <strong>di</strong> cortesia, quando l’antico pendolo<br />

“Tempus fugit” scoccò le ore <strong>di</strong>ciassette. Una puntualità<br />

davvero rimarchevole. Tutti sorrisero, il capitano s’inchinò<br />

facendo il baciamano a Cin-cin, mentre Lupo faceva le pre-<br />

25


sentazioni ufficiali. Il capitano era alto, abbronzato con un<br />

fisico sportivo e un bel paio <strong>di</strong> baffi spiritosi alla Clark<br />

Gable, tutto sommato una persona simpatica e positiva, dal<br />

modo <strong>di</strong> fare <strong>di</strong>retto e accattivante. Accettò volentieri una<br />

granita <strong>di</strong> menta e rose che non conosceva e dei dolcetti <strong>di</strong><br />

riso e vaniglia che lo fecero impazzire.<br />

La conversazione si snodò in maniera piacevolissima<br />

perché l’ufficiale dei Carabinieri, non ancora quarantenne,<br />

si rivelò anche molto spiritoso ed ironico e piacque molto al<br />

principe. “Vede eccellenza, … mi sono rivolto a lei, approfittando<br />

del nostro incontro casuale in Piazza Matteotti, perché<br />

la storia <strong>di</strong> questo paese e della sua famiglia sono un tutt’uno<br />

fin dall’epoca romana … anche le pietre e l’argento<br />

del santo Ambrogio <strong>di</strong> Ferentino parlano <strong>di</strong> voi, senza contare<br />

i papi, i santi e gli eroi. Per questo mi trovo qui, anche<br />

consigliato dal vescovo Dell’Angelo e da don Luigi Pace,<br />

tutti <strong>di</strong>cono che il suo papà, che è stato anche podestà del<br />

paese, aveva conosciuto i due ufficiali ormai defunti: de’<br />

Maranta e von Teufel. Certo, questa circostanza non la<br />

obbliga a dover rispondere, né sul piano formale, se mai<br />

avverrà, né sul piano informale com’è adesso alla mia<br />

richiesta <strong>di</strong> notizie come persona informata dei fatti, dato<br />

che all’epoca lei non era ancora nato”.<br />

Il principe, dopo una piccola pausa, sorrise: “Ha ragione,<br />

potrei anche esimermi, ma cercherò <strong>di</strong> trasmetterle i miei<br />

ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong> gioventù consapevole e responsabile che si collocano<br />

attorno agli anni ’60, considerato che mio padre è deceduto<br />

il 7 febbraio del 1972 e aveva sessant’anni perché era nato<br />

il 29 <strong>di</strong>cembre 1912. Lei, deve sapere, che questa era una<br />

delle tante vicende vissute da mio padre che aveva fatto la<br />

Campagna <strong>di</strong> Russia nel mitico corpo <strong>di</strong> cavalleria dei<br />

Bianchi Lancieri <strong>di</strong> Novara dove vide gli orrori dello ‘stalinismo’<br />

contro milioni <strong>di</strong> conta<strong>di</strong>ni e poi, in Jugoslavia, le terrificanti<br />

foibe titine contro gli italiani. Dopo aver fatto<br />

l’Accademia <strong>di</strong> Cavalleria <strong>di</strong> Pinerolo con il famoso istruttore<br />

Caprile, mio padre aveva combattuto nella vittoriosa carica<br />

<strong>di</strong> Jagodnij del 22 agosto 1942 guidata dal Colonnello<br />

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Carlo Pagliano contro l’armata Sovietica. Quest’anno ricorre il<br />

sessantatreesimo anniversario <strong>di</strong> quella prima e leggendaria<br />

carica <strong>di</strong> Jagodnij che fu determinante per la vittoria <strong>di</strong><br />

Isbouchevskij il 24 agosto e per la terza <strong>di</strong> Poloj del 17 ottobre<br />

1942 in Croazia, che vengono stu<strong>di</strong>ate ancora oggi in tutte le<br />

Accademie militari del mondo, insieme alla “Carica dei ’600”<br />

del generale Brudenell <strong>di</strong> Car<strong>di</strong>gan, <strong>di</strong> 360 Inglesi e 238<br />

Francesi contro Afgani e Russi a Balaclava nel 1854, alle due<br />

cariche dei Pellerosse <strong>di</strong> Cavallo Rosso nel 1876 contro Custer<br />

a Little Big Horn ed a quella dei cosacchi neri del generale<br />

Prussiano von Blucher a Waterloo nel 1815 contro Napoleone”.<br />

Pensi capitano che, benché mio padre felicemente sposato,<br />

con me terzogenito, nato da un giorno, e con un cugino medaglia<br />

d’oro caduto in Africa, venne esonerato all’ultimo<br />

momento dall’andare in guerra perché per un incontro <strong>di</strong> pugilato<br />

gli avevano fratturato il setto nasale, si fece operare al<br />

naso pur <strong>di</strong> partire in Russia che fu un’esperienza terrificante<br />

per quello che vide e capì del Marxismo e “del Sol<br />

dell’Avvenire”, ma tuttavia riportò uno struggente ed indelebile<br />

ricordo del coraggio, del cuore e dell’anima del popolo<br />

russo, e per una sfida con un suo generale riportò in Italia uno<br />

splen<strong>di</strong>do stallone bianco a cui <strong>di</strong>ede il nome <strong>di</strong> “Albino” che<br />

donò al suo reggimento e un gigantesco lupo siberiano nero<br />

che chiamò “Moro” che mi ha allietato e protetto per tutta la<br />

mia infanzia, inoltre una coppia <strong>di</strong> capre “Astrakan” che regalò<br />

ad un allevamento <strong>di</strong> Trieste, un microscopio e la cintura <strong>di</strong><br />

un ufficiale cosacco che aveva fatto prigioniero e <strong>di</strong> cui <strong>di</strong>venne<br />

grande amico e tornato dal Fronte Russo, aderì senza esitazione,<br />

alla Repubblica Sociale. Il capitano a quelle parole<br />

impallidì e non seppe cosa <strong>di</strong>re, sembrava non trovare il bandolo<br />

della matassa per la piega del <strong>di</strong>scorso che aveva preso<br />

con il principe e con molta fatica <strong>di</strong>sse, sintetizzando in una<br />

sola domanda: “Lei signor principe che idea si è fatto <strong>di</strong> questo<br />

orrendo delitto ?” Dando un’occhiata interrogativa verso la<br />

bellissima Cin-cin che gli serviva ancora un po’ <strong>di</strong> granita profumata<br />

assieme ai dolcetti. Lupo, dopo aver dato un sorso alla<br />

ghiacciatissima bevanda <strong>di</strong>sse: “Vede capitano Cellitti, perso-<br />

27


nalmente non ho interesse per nessun tipo <strong>di</strong> delitto e quasi<br />

sempre, in genere mi rifiuto <strong>di</strong> leggere la cronaca nera soffermandomi<br />

solamente sui titoli … tuttavia mi sono fatto<br />

un’idea molto semplice: che probabilmente l’assassino della<br />

vittima, che poi non era una vittima ma un assassino anche lui<br />

e dei più tremen<strong>di</strong>, perché aveva agito in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> evidente<br />

superiorità militare e <strong>di</strong>mostrando una crudeltà inutile<br />

nel contesto <strong>di</strong> quella guerra, dovrebbe essere al novantanove<br />

per cento una persona che voleva giustiziare e ven<strong>di</strong>carsi <strong>di</strong><br />

un delitto che probabilmente riguardava un suo affine se non<br />

ad<strong>di</strong>rittura un parente prossimo. Questo, sempre che non si<br />

tratti <strong>di</strong> un assassino esterno: un pazzo, un delinquente abituale<br />

in possesso <strong>di</strong> chissà quale informazione collusoria a un<br />

qualche piano criminale o vetero militare del secondo conflitto<br />

mon<strong>di</strong>ale, relativamente alla regione e al periodo, che ha<br />

interessato la Resistenza Italiana contro la Repubblica Sociale<br />

<strong>di</strong> Mussolini. Io …” concludendo il suo intervento “cercherei,<br />

a mio modesto avviso, <strong>di</strong> superare questo primo gra<strong>di</strong>no<br />

conoscitivo ed investigativo.”<br />

Continuò a sorseggiare la sua verde bevanda e Cin-cin<br />

rimase felicemente sorpresa per come andava la conversazione<br />

e gratificò <strong>di</strong> uno dei suoi ra<strong>di</strong>osi sorrisi sia Lupo che il giovane<br />

capitano, che stava ammirando la linea elegante delle sue<br />

gambe. Anche Lupo se ne era accorto e il militare tossì lievemente<br />

imbarazzato e rispose: “In sostanza, quin<strong>di</strong>, lei mi sta<br />

<strong>di</strong>cendo che se esclu<strong>di</strong>amo la terribile azione <strong>di</strong> un pazzo occasionale:<br />

cosa possibile data l’ora tarda del decesso avvenuto<br />

alle ore due del mattino circa del 17 agosto, dovremmo metterci<br />

sulle tracce <strong>di</strong> un assassino giustiziere e ven<strong>di</strong>catore perché<br />

ben motivato da stretti rapporti <strong>di</strong> sangue con le vittime del<br />

’45. Oppure nel terzo caso, meno chiaro, dell’assassinio portato<br />

avanti da un personaggio esterno che presumibilmente<br />

doveva conoscere il vecchio generale americano omosessuale<br />

e cocainomane, come risulta dagli esami scientifici <strong>di</strong> cui mi<br />

hanno dato notizia pochi attimi prima <strong>di</strong> entrare a palazzo.<br />

Mentre la seconda ipotesi, non meno grave, ci riporta pesantemente<br />

al clima <strong>di</strong> guerriglia e controguerriglia, instauratosi nel<br />

28


nostro paese dopo l’otto settembre 1943.<br />

“Però …” continuò il capitano “rimaniamo sempre in<br />

una inchiesta che affoga nella palude <strong>di</strong> avvenimenti vecchi<br />

<strong>di</strong> sessant’anni ed io, e soprattutto il magistrato Marziali, ci<br />

ren<strong>di</strong>amo conto <strong>di</strong> non saperci nuotare e <strong>di</strong> avere il timore <strong>di</strong><br />

affogarci dentro inesorabilmente …” guardando fisso sia<br />

Cin-cin che gli sorrideva e Lupo che lo ascoltava accigliato,<br />

come per farsi lanciare una ipotetica ciambella <strong>di</strong> salvataggio<br />

a cui attaccarsi. Tra i tre si instaurò un silenzio e una<br />

<strong>di</strong>stanza grande come il deserto senza vento. Lupo non voleva<br />

<strong>di</strong>re <strong>di</strong> più, però il suo istinto gli <strong>di</strong>ceva che il capitano,<br />

se non mentiva, certamente gli teneva nascosto qualcosa<br />

omettendo qualche particolare prezioso per lui, ed allora<br />

lanciò la sua stoccata <strong>di</strong> fioretto domandandogli “Mi scusi,<br />

se è lecito, ma non sarebbe il caso <strong>di</strong> chiedere aiuto ai nostri<br />

potenti servizi segreti ed a quelli Alleati, che ci vogliono<br />

tanto bene? Possibile, sempre se è lecito, che il suo<br />

Comandante d’Arma non le abbia spruzzato, si fa per <strong>di</strong>re<br />

… un po’ <strong>di</strong> pepe in quella bevanda che sta sorbendo?<br />

Parliamoci chiaramente. Lei ci fa torto se affermasse o pretendesse<br />

<strong>di</strong> venire qui a questo ‘simpatico’ colloquio informale,<br />

senza nessuna informazione d’ufficio .. anche minima,<br />

anche curiosa, anche incre<strong>di</strong>bile, che tolga tutta questa<br />

vicenda dal porto delle nebbie in cui mi sembra vagare da<br />

più <strong>di</strong> trentasei ore. Non le pare, capitano?”<br />

Cin-cin, inghiottendo quel che rimaneva della menta, si<br />

rese conto che il capitano era stato colpito dal quel colpo<br />

inferto con machiavellica maestria. Il capitano stava per<br />

strozzarsi per un colpo <strong>di</strong> tosse e Cin-cin gli porse un fazzolettino<br />

<strong>di</strong> salvataggio, perché capì che da cacciatore stava<br />

<strong>di</strong>ventando preda, ed una spiegazione esauriente ormai era<br />

d’obbligo. Si rese conto che, in effetti, il principe era quel personaggio<br />

enigmatico e rinascimentale <strong>di</strong> sopraffina destrezza,<br />

che tutti gli riconoscevano. “Certo … certo eccellenza, non<br />

sono venuto a mani vuote … voglio <strong>di</strong>re senza una qualche<br />

lettura dei fatti nuovi e <strong>di</strong> quelli antichi, che sembrano rincorrersi<br />

come <strong>di</strong>avoli in calore ehm …” tossicchiò per rischiarar-<br />

29


si la voce “il Magistrato ed il nostro comando … ehm …” tossendo<br />

ancora “stanno cercando <strong>di</strong> <strong>di</strong>panare l’intricata matassa<br />

<strong>di</strong> questi due destini crudeli: del povero von Teufel e del<br />

vecchio generale americano … ehm … ehm” e, massaggiandosi<br />

la gola “che se posso <strong>di</strong>rlo, negli ultimi anni della sua<br />

vita, si era trasferito in Israele per le sue ricerche archeologiche,<br />

e perché lui era figlio <strong>di</strong> un marrano … lei sa … un Ebreo<br />

Polacco convertito al cristianesimo dopo l’esodo da Varsavia<br />

in America: originariamente si chiamava Noah Cassidy”.<br />

“Capisco bene”, soggiunse il principe che nella sua testa<br />

intanto pensava… Guarda … guarda adesso entrano in scena<br />

i servizi segreti Israeliani del Mossad e quelli Americani …<br />

ma perché, che cosa possono mai avere concluso in tutti questi<br />

anni e chissà come? Come si potuto creare una falla in tutta<br />

questa storia così ben custo<strong>di</strong>ta da mio padre e i suoi stretti<br />

collaboratori? Bisognerà riesaminare tutti i personaggi che<br />

hanno ruotato attorno a questa vicenda ed eventualmente<br />

anche i loro <strong>di</strong>scendenti e amici. “Non mi piace tutta questa<br />

storia!” esclamò con forza verso il capitano, che sembrava<br />

molto sorpreso dal tono dell’invettiva del suo illustre e compassato<br />

ospite. “Perché non le piace?” aggiunse Cellitti.<br />

“Perché …” chiarì Lupo “questo è un particolare notevole in<br />

quanto i servizi segreti non si muovono mai a vuoto, né per<br />

perdere tempo … e denaro … quin<strong>di</strong>, in tutta questa faccenda,<br />

c’è sotto qualcosa <strong>di</strong> grosso …”. “Certo, certo …” concordò<br />

il capitano. “E poi …” il principe continuò “lei non mi ha<br />

detto se, per caso, Hunter Cassidy è stato aggre<strong>di</strong>to <strong>di</strong> sorpresa,<br />

se ha lottato prima <strong>di</strong> morire, se aveva indosso un qualche<br />

oggetto o documento o se ha lasciato un qualche in<strong>di</strong>zio interessante<br />

o se pure ci sono tracce <strong>di</strong> altre persone o ad<strong>di</strong>rittura<br />

…” facendo una pausa “tracce <strong>di</strong> sangue <strong>di</strong> qualcun altro .. E<br />

se le serrature del portone d’ingresso o <strong>di</strong> quelle che danno<br />

accesso al cortile interno siano state forzate.”<br />

Il capitano, ancora una volta si sentì infilzato dal fioretto<br />

della logica stringente dell’aristocratico e <strong>di</strong>mostrò <strong>di</strong> essere<br />

visibilmente in <strong>di</strong>fficoltà:a questo punto … doveva ‘sputare il<br />

rospo’. Seguì un lungo silenzio nella sala, il capitano sembra-<br />

30


va alquanto imbarazzato ma, a questo punto: ‘Hic Rodus, hic<br />

salta …’ bisognava portare qualche nuovo elemento alla conversazione,<br />

oppure andarsene interrompendo la visita.<br />

Cellitti optò per la prima soluzione e ”Beh … si …”<br />

<strong>di</strong>sse “in effetti, c’è stata una colluttazione con tracce <strong>di</strong> sangue<br />

e pelle sotto le unghie del morto e sangue sopra i suoi<br />

vestiti … e poi ci sono delle graffiature sul mosaico del<br />

pavimento della Cattedrale, vicino alla statua equestre del<br />

Santo … che non abbiamo ancora saputo decifrare … e che<br />

vanno a morire nel portoncino anteriore destro della facciata.<br />

Qualcosa <strong>di</strong> pesante … è stato trascinato … dai segni<br />

lasciati, sembrerebbero due o tre oggetti <strong>di</strong> forma tonda o<br />

quadrata … e poi: una cosa che ci ha lasciato <strong>di</strong> stucco, nei<br />

documenti del portafoglio … tra le tante carte <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to,<br />

assicurative eccetera, c’era un fogliettino con scritto in<br />

stampatello con la caratteristica scrittura americana moderna:<br />

comprare le opere <strong>di</strong> Platone e la storia della statua d’argento<br />

del Sant’Ambrogio <strong>di</strong> Ferentino”.<br />

A questo punto fu il principe a sentirsi punto nel vivo e<br />

fece uno sforzo inau<strong>di</strong>to per non darlo a vedere al suo interlocutore.<br />

Inutilmente, il capitano cercò <strong>di</strong> carpire qualche<br />

altra informazione dal principe, che rimase in silenzio e poi<br />

<strong>di</strong>chiarò che sarebbe stato opportuno ponderare bene tutti<br />

questi elementi, ma soprattutto verificare se mai l’americano<br />

fosse venuto da solo a Ferentino e con quali mezzi … per<br />

vedere se aveva preso alloggio nel paese, magari in albergo,<br />

e dei suoi eventuali bagagli … e, siccome era sopraggiunto<br />

ormai l’imbrunire, chiese al capitano se gra<strong>di</strong>va rimanere a<br />

cena con loro, confidando che non avrebbe per educazione,<br />

osato trattenersi oltre, quin<strong>di</strong> indurlo a accomiatarsi … e così<br />

fu. Con grande sollievo <strong>di</strong> Cin-cin, che era stata sulle spine<br />

fino a quel momento e … francamente non voleva avere<br />

ospiti a cena e godersi con Lupo il bel film che aveva pre<strong>di</strong>sposto<br />

per la serata, il capitano, ringraziando per l’ospitalità<br />

e l’interessante conversazione se ne andò, pregando il principe,<br />

<strong>di</strong> volerlo ricevere ancora una volta, se fosse stato necessario,<br />

magari assieme al magistrato dottor Marziali.<br />

31


Questa era proprio l’ultima cosa che Lupo voleva sentirsi<br />

<strong>di</strong>re e, sconsolatamente ma senza darlo a vedere, salutò<br />

con un sorriso il suo ospite, che nonostante tutto gli era rimasto<br />

simpatico. Lupo chiese il permesso a Cin-cin <strong>di</strong> potersi<br />

fumare un toscanello, perché era tanto tempo che non se ne<br />

accendeva uno … ed a tale scopo, fece spalancare tutte le<br />

finestre del salone ed anche lei gli fece compagnia, fumando<br />

una delle sue multicolori Sobranie e scelse, per l’occasione,<br />

quella nera dal bocchino d’oro! Era ormai quasi ora <strong>di</strong> cena,<br />

quando Kabir nel suo fresco abito in<strong>di</strong>ano <strong>di</strong> lino bianco<br />

porse a Lupo il telefono per rispondere al figlio maggiore<br />

Raimondo. Il giovane, voleva sapere quando il padre sarebbe<br />

andato a Roma per parlargli <strong>di</strong> importanti cose familiari e<br />

presero l’impegno <strong>di</strong> vedersi a colazione non appena fosse <strong>di</strong><br />

ritorno e gli chiese come mai avesse una voce così seria …<br />

ma l’uomo si schernì <strong>di</strong>cendo che era solamente molto stanco<br />

e affaticato anche per la calura agostana. Dopo <strong>di</strong> che, i<br />

due si intrattennero per godersi le loro sigarette … prima<br />

della cena, ripercorrendo nella mente i fatti della giornata e<br />

soprattutto le <strong>di</strong>chiarazioni del capitano Cellitti.<br />

Lupo e Cin-cin tirarono le somme delle novità apprese,<br />

realizzando che il quadro, almeno per la polizia, usciva dal<br />

grigiore della cronaca, per assumere prospettive e colori che<br />

davano un senso a quella criminale vicenda. Cin-cin non potè<br />

fare a meno <strong>di</strong> chiedere che valore poteva avere quel fogliettino<br />

con l’annotazione sulle opere <strong>di</strong> Platone, trovato addosso<br />

al generale Hunter e chiese perché Lupo avesse messo il <strong>di</strong>to<br />

sul fatto che i servizi segreti Israeliani e/o Americani si occupassero<br />

<strong>di</strong> quella brutta storia. “Ricordati …” <strong>di</strong>sse Lupo “…<br />

che quando senti parlare <strong>di</strong> agenti segreti <strong>di</strong> quei paesi, vuol<br />

<strong>di</strong>re che sotto c’è la ‘ciccia o il malloppo’, <strong>di</strong>versamente, non<br />

li vedresti mai in azione. Un po’ come quando sulla stampa o<br />

sui telegiornali senti parlare <strong>di</strong> guerra o <strong>di</strong> rivoluzioni in qualche<br />

sperduto stato del mondo … stai pur certa, che in quel<br />

<strong>di</strong>sgraziato e poverissimo paese ci sono in realtà grossi giacimenti<br />

minerari e petroliferi oppure terreni fertilissimi, ricchi<br />

<strong>di</strong> legname, acqua, caffè, cacao, cotone, eccetera. Le rivolu-<br />

32


zioni, le controrivoluzioni e i colpi <strong>di</strong> stato e le invasioni,<br />

avvengono sempre in regioni strategiche sia militarmente che<br />

energeticamente ed economicamente così, anche per questa<br />

storia, qualcuno subdora … o sa … del tesoro o dei tesori che<br />

portavano quei due sventurati Sigfried ed Ezio”.<br />

Cin-cin, emettendo lente volute col fumo della sua sigaretta<br />

interloquì curiosa: “Ma perché parli <strong>di</strong> tesori al plurale?<br />

Ma quanti sono?” Rispose Lupo: “Ce ne sono almeno<br />

tre: uno costituito da lingotti d’oro; un secondo costituito da<br />

testi storici <strong>di</strong> incre<strong>di</strong>bile portata culturale, ed un terzo da<br />

reperti e cimeli <strong>di</strong> un valore … semplicemente …” tossì<br />

“incommensurabile.” Cin-cin <strong>di</strong>latò gli occhi per la sorpresa<br />

e quasi si soffocò con l’ultima tirata <strong>di</strong> sigaretta. “Ma<br />

come …” quasi gridando eccitata “tu ti sei seduto per oltre<br />

cinquant’anni su questi tesori e non ne hai approfittato? Ma<br />

qual è il valore complessivo del tutto?” Lupo rispose schiarendosi<br />

la voce: “Ma veramente, per determinare il valore <strong>di</strong><br />

questo tesoro, che sembrava una ‘matrioska’ formata da tre<br />

gusci … non saprei, ma al valore corrente dell’oro a ventidue<br />

carati, potrei <strong>di</strong>rti che si trattava almeno <strong>di</strong> una tonnellata<br />

in lingotti, tra platino, oro e perle siamo sull’or<strong>di</strong>ne …<br />

<strong>di</strong> miliar<strong>di</strong>. Per quanto riguarda il secondo, non è facilmente<br />

misurabile, ma comunque si tratta <strong>di</strong> un valore storico<br />

culturale immenso che non si può parametrare a nessuna<br />

unità <strong>di</strong> misura … ed il terzo è <strong>di</strong> un valore <strong>di</strong> un miliardo <strong>di</strong><br />

volte almeno <strong>di</strong> più dei primi due messi insieme.”<br />

“Ma ho capito bene, Lupo” incalzò Cin-cin … “tu stai parlando<br />

<strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> miliar<strong>di</strong>, è così …? Guarda … io so che<br />

persona seria sei, ma non riesco davvero a realizzare <strong>di</strong> che<br />

cosa mi parli. Aspetta, che voglio bere qualcosa <strong>di</strong> veramente<br />

forte, per riprendermi da questo racconto che rasenta l’inverosimile<br />

e supera l’impossibile. Ti prego fammi capire”.<br />

Inghiottendo in un sol sorso, il bicchierino della potentissima<br />

grappa che faceva Mannuccio appositamente per Lupo, <strong>di</strong>venne<br />

subito, prima pallida e poi paonazza, e la pervase un gran<br />

calore. “Ti prego, racconta, non farmi stare sulle spine che non<br />

resisto più.” Lupo la guardò quasi <strong>di</strong>vertito e poi, aggrottò la<br />

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fronte facendo uno sforzo, per rammentare quella storia sensazionale<br />

che lo aveva tormentato per tutta la vita. “Ve<strong>di</strong><br />

amore mio” continuò Lupo: “non è stato facile nella fine degli<br />

anni sessanta, quando avevo <strong>di</strong>ciotto anni, <strong>di</strong>gerire, si fa per<br />

<strong>di</strong>re … una storia del genere, raccontatami da mio padre e<br />

spiegata nei minimi particolari e poi nuovamente rispiegata<br />

prima <strong>di</strong> morire, dopo avermi fatto giurare sul sigillo imperiale<br />

<strong>di</strong> famiglia, quello che io porto, che per altri trentatrè anni<br />

almeno, dovessi lasciare le cose nascoste come stavano, compreso<br />

il suo lunghissimo memoriale ‘Atlantis’ che, a sua volta,<br />

è celato da un co<strong>di</strong>ce complicatissimo che riguarda niente<br />

meno che …” e la guardò intensamente tra il serio e il <strong>di</strong>vertito<br />

“… quello straor<strong>di</strong>nario personaggio …” e facendo una<br />

lunghissima pausa “… <strong>di</strong> …” sibilando “… Platone…”<br />

Al nome del filosofo, Cin-cin rimase a bocca aperta “Ma<br />

allora il vecchio generale sapeva tutto …” arguì sedendosi frastornata,<br />

quando Ida, la cameriera venne a <strong>di</strong>re che la cena era<br />

pronta a tavola e chiese, se gra<strong>di</strong>vano una sangria fresca come<br />

aperitivo, visto che le pietanze erano tutta a base <strong>di</strong> pesce a<br />

cominciare dall’antipasto, che era un cocktail <strong>di</strong> scampi. La<br />

coppia durante la cena continuò a parlare animatamente e lei<br />

era tutt’orecchi. “Ve<strong>di</strong>, mio incredulo amore, non credo che il<br />

vecchio generale sia arrivato a tanto … io comincio a pensare<br />

che dei tre tesori, forse lui sia arrivato a conoscenza solo del<br />

primo … quello che riguarda l’oro e meno che mai al secondo,<br />

che è quello storico culturale e, mi gioco tutto, che fosse<br />

completamente ignaro del terzo: quello fantascientifico.<br />

Perché quest’ultimo tesoro, è legato alla decrittazione e traduzione<br />

<strong>di</strong> un testo cercato da migliaia <strong>di</strong> anni perché, questa storia<br />

che per te è cominciata ieri, il 17 agosto 2005, si è conclusa<br />

tragicamente verso gli inizi del 1945 ma, in realtà, affonda<br />

nelle opere che un Platone ormai sessantenne ha scritto circa<br />

nel 368 a.C. e che a sua volta, riguarda fatti avvenuti in epoca<br />

remotissima … forse attorno al 10.000 a.C.<br />

Come ve<strong>di</strong>…, dolce, si tratta <strong>di</strong> una ‘matrioska’ che contiene<br />

tre pupattole, perché tre sono i livelli <strong>di</strong> origine <strong>di</strong> questo<br />

giallo, racchiuso nel più grande enigma esoterico della storia<br />

34


dell’uomo”. “Basta, basta” lo interruppe Cin-cin “mi stai<br />

facendo girare la testa, ho un senso <strong>di</strong> vertigine e più ci penso<br />

e più credo che definire questa storia assurda è niente… ma<br />

adesso smettiamola <strong>di</strong> parlare e go<strong>di</strong>amoci questa cena squisita.<br />

Però mi devi spiegare, quando arriviamo al gelato e ci fumeremo<br />

un’altra sigaretta, le vere motivazioni che hanno impe<strong>di</strong>to<br />

a tuo padre <strong>di</strong> approfittare <strong>di</strong> questa situazione e come tu…<br />

hai potuto tacere tutto questo dal 1973… perché sono passati<br />

la bellezza <strong>di</strong> trentatré anni circa”. “Ecco, brava! Gli anni <strong>di</strong><br />

Cristo… Il doppio tre: la doppia morte… e rinascita”.<br />

Cin-cin ammutolì … non riusciva a capire il doppio senso<br />

del ragionamento esoterico e ci rinunciò, cominciando ad<br />

assaggiare il fragrante fritto misto. Lupo sorrise e cominciò ad<br />

assaggiare la stessa pietanza. La serata era piacevole, il cielo<br />

pieno <strong>di</strong> stelle e i due amanti si fecero servire il gelato, con le<br />

cialde al cioccolato, nella veranda coperta <strong>di</strong> profumate roselline<br />

rampicanti <strong>di</strong> colore purpureo, per godersi lo spettacolo<br />

del cielo stellato, ancora c’erano le stelle cadenti e si potevano<br />

esprimere tutti i desideri. Lupo accese, con il suo accen<strong>di</strong>no<br />

d’oro dalla testa <strong>di</strong> leone e il corpo da serpente marino, la<br />

Sobranie a Cin-cin … questa sera aveva scelto il colore verde,<br />

e poi le chiese il permesso <strong>di</strong> poter dare qualche tirata alla sua<br />

antica pipetta <strong>di</strong> coccio napoletano dal lungo bocchino <strong>di</strong><br />

legno <strong>di</strong> ciliegio in cui aveva sbriciolato l’adorato toscanello,<br />

guardandosi bene da aspirarne il fumo perché gli faceva<br />

malissimo, limitandosi a fumarlo in punta delle labbra come<br />

gli antichi Capi In<strong>di</strong>ani Pellerossa.<br />

La bella serata stimolava la conversazione ed una leggera<br />

brezza faceva compagnia ai nostri due protagonisti che<br />

cominciavano a godersi anche il profumo del loro tabacco<br />

… “Ti sembrerà strano che mio padre non abbia voluto mettere<br />

le mani su questo tesoro perché, in effetti, pur avendoci<br />

pensato moltissime volte era eticamente e moralmente<br />

impossibile, a parte la <strong>di</strong>fficoltà oggettiva <strong>di</strong> poter commerciare<br />

quei preziosi oppure pensare <strong>di</strong> fonderli. Come si poteva<br />

squagliare o ridurre i lingotti <strong>di</strong> platino che fondono a<br />

1773 gra<strong>di</strong> e l’oro a 1063 gra<strong>di</strong> … bisognava approntare una<br />

35


fonderia, ma dove? Forse nelle segrete camere o nei cunicoli<br />

sottostanti a Palazzo Boccanelli che ha sessanta stanze<br />

<strong>di</strong>sseminate su due livelli sulla strada e ben quattro sotto il<br />

livello stradale <strong>di</strong> cui: un primo per la cappella e i granai e<br />

le stalle; un secondo, per le cantine; un terzo per le due<br />

cisterne ad impluvio; un quarto per le catacombe e i cunicoli<br />

che portano fin sotto il duomo <strong>di</strong> San Giovanni e Paolo.<br />

Come si potevano fare questi lavori <strong>di</strong> sistemazione e<br />

impianto della fornace, avvalendosi <strong>di</strong> una squadra <strong>di</strong> operai<br />

e muratori guidati da un ingegnere, senza dare nell’occhio?<br />

Tutto questo, in quegli anni del dopoguerra e della<br />

guerra civile che, <strong>di</strong> fatto, è proseguita strisciando fino a<br />

tutto il 1948, l’anno dell’attentato a Togliatti e della vittoria<br />

<strong>di</strong> Gino Bartali al Giro <strong>di</strong> Francia che bloccò la rivolta<br />

comunista? Fino a quando i Padri Costituenti licenziarono la<br />

Costituzione della nuova Repubblica Italiana. Il valore<br />

materiale dei preziosi valeva milioni <strong>di</strong> lire dell’epoca,<br />

molto più dei milioni <strong>di</strong> euro <strong>di</strong> adesso. Si trattava <strong>di</strong> una<br />

impresa titanica e pericolosissima, anche per i risvolti finanziari<br />

che comportava. Rifletti sulle reazioni che avrebbe<br />

avuto un presidente <strong>di</strong> una qualunque banca <strong>di</strong> fronte a mio<br />

padre che voleva aprire un conto corrente o accendere un<br />

fido, un mutuo o un pegno su un tale tesoro. Il minimo che<br />

poteva capitare a mio padre, era <strong>di</strong> essere denunciato alle<br />

autorità per capire le origini <strong>di</strong> questa ricchezza”.<br />

“Già … hai ragione” rispose Cin-cin “non ci avevo pensato<br />

neanche un po’. Tuo padre e tua madre sono vissuti su<br />

<strong>di</strong> una polveriera dalle conseguenze inimmaginabili “. “Già<br />

… già, lo puoi <strong>di</strong>re forte. Mia madre e mio padre hanno<br />

tenuto un segreto così grande in quegli anni tremen<strong>di</strong> …<br />

fino al 1973… ed io fino ad oggi. Per questo mio padre decise<br />

<strong>di</strong> mantenere le cose nascoste come le aveva preor<strong>di</strong>nate<br />

negli anni 1945-46, praticamente, fino ad un anno dopo la<br />

morte <strong>di</strong> von Teufel e la misteriosa sparizione <strong>di</strong> de’ Maranta<br />

“Ma allora … “ incalzò Cin-cin “secondo te, oltre a te e a<br />

tua mamma, che è morta nel 1992, quante persone potevano<br />

essere a conoscenza <strong>di</strong> questa formidabile storia?”<br />

36


“Qua sta il busillis!” sibilò Lupo, espirando una grande<br />

nuvola <strong>di</strong> fumo verso l’alto… “Questo calcolo mi ha ossessionato<br />

fino ad oggi… sicuramente un’altra persona è intervenuta…<br />

il vecchio orefice Fabio Fabiani, amico del cuore <strong>di</strong> mio<br />

padre, che è morto, mi pare, nel 2000, nel sonno… e poi qualcuno<br />

o forse più <strong>di</strong> uno degli americani, come Hunter, che<br />

fecero prigionieri i due giovani ufficiali magari insieme a qualche<br />

Partigiano italiano. E poi, non possiamo escludere qualcuno<br />

della scorta <strong>di</strong> Ezio e Sigfried, che li accompagnarono fino<br />

al bivio <strong>di</strong> Anagni e Ferentino, dove vennero fatti prigionieri e<br />

poi le due… ragazze… le belle fidanzate che avevano a<br />

Ferentino… e non mi ricordo che fine abbiano fatto dopo gli<br />

anni ’60, perché è da allora che ne ho perso le tracce”.<br />

Spegnendo la sua sigaretta che era arrivata alla fine, Cincin<br />

prese il braccio <strong>di</strong> Lupo e <strong>di</strong>sse: “E Mannuccio, che a<br />

momenti compie cent’anni, non ha mai saputo niente <strong>di</strong> questa<br />

storia pazzesca?” Il principe, svuotando la sua pipa del<br />

residuo tabacco bruciato, concluse: “Ti <strong>di</strong>rò … non ho mai<br />

avuto il coraggio <strong>di</strong> chiarire e approfon<strong>di</strong>re questa intrigata<br />

faccenda con quel brav’uomo <strong>di</strong> Mannuccio. È ora che<br />

affronti il problema con intelligenza … per sapere cosa lui<br />

… sa veramente e cosa pensa. E poi …” sfiorando le labbra<br />

<strong>di</strong> Cin-cin con un bacio soggiunse: “Ci sono degli aspetti <strong>di</strong><br />

carattere giuri<strong>di</strong>co-politico internazionale. Per esempio …<br />

chi era il legittimo proprietario <strong>di</strong> questa fortuna? A chi era<br />

destinato questo tesoro? Chi sarebbe, oggi, il legittimo<br />

beneficiario <strong>di</strong> tutto ciò? Il popolo italiano? I sopravvissuti<br />

della R.S.I., i Fratelli Mussulmani d’Egitto... i due ufficiali...<br />

e chi altri? Non si sa. Ve<strong>di</strong>? Poi c’è un altro aspetto, poiché<br />

il tesoro non è fisicamente raggiungibile, come si può riportarlo<br />

alla luce ponderato che io non l’ho mai visto, ne sono<br />

solamente a conoscenza? Per esempio, si sarebbe potuto<br />

prelevare un lingotto o altro … commerciarlo o squagliarlo<br />

ogni tre o quattro mesi e da questo sarebbe già derivata una<br />

fortuna, in tutti questi anni- Con questo anno 2005, scattano<br />

<strong>di</strong> fatto i sessant’anni dall’inizio della storia e quin<strong>di</strong> si<br />

potrebbe agire legalmente, alla luce del sole, per poter attin-<br />

37


gere a questa ricchezza … Ma mio padre consigliava nella<br />

sua memoria, <strong>di</strong> destinarlo a una fondazione benefica ‘no<br />

profit’ per allestire una grande opera sociale come, ad esempio,<br />

un ospedale attrezzato per ricerche scientifiche per<br />

curare malattie croniche ed endemiche come il <strong>di</strong>abete ed<br />

istituire una in<strong>di</strong>spensabile Banca Universale, oppure come<br />

oggi si parla … sulle cellule staminali adulte. Ve<strong>di</strong>, passerotto<br />

mio, <strong>di</strong> problemi e quesiti ce ne sono un’infinità ed io mio<br />

arrovello, vista la mia età e i miei malanni, a pre<strong>di</strong>sporre<br />

almeno un testamento intelligente e tale che salvaguar<strong>di</strong><br />

tutto ciò dall’avi<strong>di</strong>tà e dalla <strong>di</strong>sonestà <strong>di</strong> eventuali curatori<br />

futuri, tra virgolette, <strong>di</strong> specchiata e comprovata onestà”.<br />

“Hai proprio ragione” assentì Cin-cin “tu devi scusarmi<br />

per le mie osservazioni, ma la cosa è talmente grande, talmente<br />

nuova e talmente fantastica per me che, ancora adesso sono<br />

turbata e non ho un quadro esatto dell’insieme con tutte le<br />

implicazioni. Ora capisco, il vero problema non è questo tesoro<br />

ma a chi vada destinato … come e … perché”. “Appunto!”<br />

asserì Lupo “Ma forse, per oggi, possiamo anche smettere <strong>di</strong><br />

lambiccarci il cervello e lasciare a domani i nuovi affanni e le<br />

decisioni conseguenti”: Si alzarono per rientrare in casa ed<br />

andare a dormire perché ormai era passata la mezzanotte.<br />

Il solito cinguettio delle ron<strong>di</strong>ni, e degli altri uccellini<br />

che <strong>di</strong>moravano nel giar<strong>di</strong>no e nel tetto della grande casa, li<br />

svegliò … e come sempre … verso le sette, la fedelissima<br />

Ida, bussando dolcemente alla porta della stanza da letto,<br />

informava i due amanti che la colazione era pronta sul tavolinetto,<br />

davanti al camino della sala con la stampa quoti<strong>di</strong>ana.<br />

Quel giorno era il 19 <strong>di</strong> agosto ed il delitto era avvenuto<br />

tra la notte del 16 e 17 agosto. Il tempo intercorso era brevissimo<br />

e bisognava attendere nuovi sviluppi ed un nuovo<br />

evento … in fin dei conti come una retta che si delinea tra<br />

due punti, parimenti, tutta la vicenda si snodava.<br />

Questa volta invece i due si fecero servire la colazione a<br />

letto per ascoltare il giornale ra<strong>di</strong>o del mattino e sfogliare i<br />

quoti<strong>di</strong>ani <strong>di</strong> quel venerdì per vedere se ci fosse qualche<br />

novità degna <strong>di</strong> rilievo e poter così comprendere come si<br />

38


stesse sviluppando la triste vicenda e che cosa <strong>di</strong> nuovo<br />

avessero in mano gli inquirenti. La stampa si rigirava, come<br />

un vecchio goloso, la caramella ormai consunta degli avvenimenti<br />

del 17 ultimo scorso, ma non c’era niente, se non<br />

un’annotazione tra le tante che cercava <strong>di</strong> spiegare la crudeltà<br />

della morte <strong>di</strong> von Teufel e quali fossero le ragioni <strong>di</strong><br />

Hunter, allora semplice ufficiale, che lo spinsero a infierire<br />

in quel modo bestiale sul militare appiccandolo per le spalle<br />

ai ganci <strong>di</strong> quella macelleria abusiva sperduta nella campagna<br />

<strong>di</strong> Ferentino. Forse quella tortura, doveva servire<br />

sa<strong>di</strong>camente a farlo parlare. Inutilmente sfogliarono le pagine<br />

dei quoti<strong>di</strong>ani, alla ricerca <strong>di</strong> qualche trafiletto utile o<br />

qualche congettura della magistratura, sfuggita sulla stampa<br />

… ma niente perché, in definitiva, si era solamente arrivati<br />

al terzo giorno dal fattaccio …<br />

“Nessuna nuova … buona nuova …” commentò Lupo,<br />

trovandosi d’accordo con Cin-cin che cominciò a muoversi<br />

come una gattina dentro il letto e ad accarezzarlo sulla testa<br />

per baciarlo. Poltrirono così … affettuosamente fin verso le<br />

<strong>di</strong>eci quando si alzarono per fare entrambi la doccia e prepararsi<br />

per la giornata … che avrebbe riservato loro non<br />

poche sorprese e forse qualche amarezza per Lupo che era<br />

sempre all’erta e guar<strong>di</strong>ngo … Cin-cin, mentre si truccava<br />

sull’antica consolle della stanza da letto, chiese a Lupo se<br />

gli andava <strong>di</strong> fare quattro passi per il paese fino a prendere<br />

l’aperitivo in piazza, oppure se preferiva fare una passeggiata<br />

a cavallo … ma Lupo le rispose che per andare a cavallo<br />

bisognava andarci al mattino … presto … appena dopo l’alba<br />

perché era più fresco ed i loro cavalli non avrebbero sofferto<br />

il caldo … ormai era troppo tar<strong>di</strong> e la mattinata era cal<strong>di</strong>ssima,<br />

alle soglie dell’afa agostana. “Meglio domani mattina<br />

e poi … dopo il secondo caffè della staffa, andremo a<br />

fare la spesa al grande mercato del sabato a Ferentino che si<br />

trova nella circonvallazione”. “Bravo, hai ragione” rispose<br />

Cin-cin “… dopo una bella cavalcata sul lago <strong>di</strong> Canterno<br />

sulla montagna, faremo abbeverare i cavalli e prenderemo<br />

un bel caffè in quel bar trattoria del lago, dove servono quei<br />

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meravigliosi e fragranti amaretti <strong>di</strong> Guarcino, <strong>di</strong> cui vado<br />

pazza. Si, buona idea! E poi, via al mercato, dove voglio<br />

comprare la pasta al nero <strong>di</strong> seppia che ti piace tanto e le<br />

ciambelle ciociare all’anice e al vino e le favolose trecce <strong>di</strong><br />

pane che facevano impazzire tua madre Paolina. Sì, sì, è<br />

proprio una bella idea …”.<br />

E canticchiando l’aria della Butterfly indossò un completo<br />

avorio <strong>di</strong> lino composto da pantaloni e camicetta sahariana<br />

… con un foulard <strong>di</strong> seta celeste. Ai pie<strong>di</strong> alti zoccoli<br />

<strong>di</strong> pelle azzurra intonati all’abito, i capelli erano acconciati<br />

a coda <strong>di</strong> cavallo fermati da un bel fermaglio <strong>di</strong> turchesi<br />

celesti. Lupo, dal canto suo, indossò un completo sahariana<br />

color caffè e dopo aver dato istruzioni per il pranzo, si<br />

avviarono a pie<strong>di</strong> per la passeggiata del Vascello verso la<br />

piazza, sostando un attimo nella Chiesa <strong>di</strong> San Francesco<br />

per farsi il segno della croce con l’acqua benedetta. Forse si<br />

poteva profilare una giornata possibile … Lupo, appena si<br />

bagnò la mano con l’acqua santa per porgerla anche a Cincin<br />

…, si sentì osservato da un frate rivestito dal classico<br />

saio marrone che lo fissava insistentemente con gli occhi<br />

ver<strong>di</strong> e luminosi segnati da profonde occhiaie.<br />

Tutto sommato quell’uomo aveva un’aria inquietante e<br />

sofferente e gli parve quasi che gli facesse cenno <strong>di</strong> avvicinarsi<br />

mentre accendeva una candela davanti alla statua <strong>di</strong> una<br />

madonnina miracolosa che elargiva grazie e a cui si facevano<br />

voti. Lupo ebbe un senso <strong>di</strong> mal <strong>di</strong> stomaco … il suo primo<br />

istinto fu quello <strong>di</strong> andarsene via, ma sorreggendosi a Cin-cin<br />

si avvicinò a quella statua ed, a sua volta, prese due candele<br />

per accenderle porgendogliene una a Cin-cin affinché esprimesse<br />

il suo voto e la collocasse accesa nella piccola rastrelliera;<br />

lui fece altrettanto ed allora il frate, dalla barba fitta e<br />

rossiccia, con un sorriso mesto, e inchinando leggermente la<br />

testa in segno <strong>di</strong> saluto … bisbigliando <strong>di</strong>sse: “Buongiorno<br />

signor principe, io sono Frà Bernardo e sono figlio <strong>di</strong><br />

Angelica Mariani …” e qui si fermò pensando che il principe<br />

potesse già intuire chi fosse, ma Lupo rimase interdetto,<br />

nel vuoto più assoluto, non vedendo alcun nesso con persone<br />

40


che poteva conoscere, il frate se ne accorse continuò a parlargli<br />

sottovoce; “Oh … mi scusi don Lupo … io sono figlio <strong>di</strong><br />

Angelica Mariani moglie …” e qui seguì una lunghissima<br />

pausa, «<strong>di</strong> Ezio de’ Maranta», sillabando il nome e facendo<br />

un’altra pausa “Non ricorda questo nome? Io sono, in effetti,<br />

Guglielmo de’ Maranta perché Bernardo è il mio nome da<br />

frate. Il principe don Ambrogino, suo padre, alla fine della<br />

guerra ha provveduto generosamente a me e a mia madre e<br />

mi ha fatto da padrino dandomi questo nome. Dopo la scomparsa<br />

<strong>di</strong> mio padre, io sono stato messo in collegio dai Frati<br />

Francescani e poi ho preso i voti. Lei non può immaginare<br />

quale gioia sia per me poterla rivedere, forse lei non ricorda<br />

quando accompagnava suo padre che veniva a trovarmi in<br />

collegio. Mia madre sopraffatta dal dolore, dopo anni dalla<br />

sparizione <strong>di</strong> mio padre, morì <strong>di</strong> tumore e don Ambrogino<br />

provvide anche alla sua sepoltura e alla mia educazione e sussistenza<br />

… Io vi debbo tutto … se non c’era suo padre come<br />

avremmo vissuto? Adesso ricorda? E che facciamo?”<br />

Lupo stava quasi per svenire e si appoggiò al suo bastone<br />

da gentiluomo dal pomo d’argento nella cui cavità era<br />

celata una provvidenziale provetta con dentro del brandy, da<br />

bere nei momenti critici come questo, ma si vergognò e preferì<br />

resistere al groppo allo stomaco che gli venne perché si<br />

sentiva precipitare nel mare dei ricor<strong>di</strong> dell’infanzia. gli era<br />

<strong>di</strong>fficile poter associare e riconoscere i lineamenti <strong>di</strong> quel<br />

frate, che doveva avere quasi la sua età, con quel bambino<br />

minuto ed aggraziato vestito da seminarista, che ogni tanto<br />

incontrava nel Collegio dei Frati Francescani quando<br />

accompagnava suo padre a portargli dolci, vestiti e qualche<br />

giocattolo. Come aveva potuto rimuovere questo particolare<br />

ricordo in tutti questi anni …? Non se lo spiegava. Lupo<br />

rispose: “Cosa facciamo? Cosa vuoi intendere? In definitiva<br />

giustizia è fatta perché il generale Hunter ormai è morto …<br />

giustiziato da chi non si sa però … non ti pare? Tuo padre<br />

soffrì molto a causa sua ed anche tu e la tua povera mamma<br />

che non resse allo strazio della sparizione … ammesso che,<br />

effettivamente, sia scomparso <strong>di</strong> sua volontà oppure lo<br />

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abbiano ucciso e sepolto chissà dove … Chi può sapere?<br />

Mio padre, dal canto suo, lo ha cercato fino al giorno della<br />

sua morte avvenuta nel 1972, nei turbolenti anni del terrorismo<br />

Rosso e Nero, che stava ributtando l’Italia nell’abisso<br />

<strong>di</strong> una seconda guerra civile. Di più non so … e adesso dopo<br />

sessant’anni ricompare quel mascalzone dell’americano per<br />

fare chissà cosa e certamente, non doveva essere solo qui a<br />

Ferentino. A mio avviso, dobbiamo tenere gli occhi bene<br />

aperti e attendere che l’assassino ed i suoi eventuali complici<br />

escano allo scoperto per fare qualche mossa sbagliata.<br />

Ma, non è il caso <strong>di</strong> parlare qui, vienimi a trovare a palazzo<br />

a Porta Montana, un giorno <strong>di</strong> questi senza farti notare …<br />

perché questa storia non mi piace per niente”. E guardando<br />

Cin-cin aggiunse, schiarendosi la voce: “Questa signora è la<br />

mia compagna … Sansukì Yamato … prego, prego …” e<br />

fece le presentazioni. L’imponente frate fece un lieve inchino<br />

per salutarla e lì si <strong>di</strong>visero. Lupo e Cin-cin si fecero il<br />

segno della croce e uscirono dalla chiesa <strong>di</strong> san Francesco<br />

per <strong>di</strong>rigersi in Piazza Matteotti, che era piena <strong>di</strong> gente.<br />

Dopo pochi passi, nella <strong>di</strong>scesa restaurata con dei ‘sampietrini’<br />

e paracarri <strong>di</strong> travertino i due raggiunsero, in silenzio,<br />

la piazza davanti al Municipio per sedersi all’antico bar<br />

Pompeo sotto un fresco ombrellone, salutati mano mano<br />

dagli avventori del locale. Or<strong>di</strong>narono due aperitivi ben<br />

ghiacciati che vennero serviti prontamente con dei vassoietti<br />

<strong>di</strong> salatini e stuzzichini. Cin-cin apprezzò molto dei quadratini<br />

<strong>di</strong> pizza ciociara aromatizzata al rosmarino, mentre<br />

Lupo gustò dei rustici sorseggiando la sua bibita … si stavano<br />

rilassando e metabolizzando l’incontro con il frate. In<br />

piazza c’erano delle troupes della stampa italiana ed estera<br />

che intervistavano ad un altro tavolo, il capitano dei<br />

Carabinieri Cellitti e il magistrato inquirente Marziali. Lupo<br />

storse la bocca, augurandosi che il folto numero <strong>di</strong> giornalisti<br />

e cronisti li nascondessero alla vista del capitano che<br />

chiudeva la sua <strong>di</strong>chiarazione affermando che non erano<br />

sopraggiunti nuovi elementi per scoprire il delitto ma che si<br />

sarebbe battuta ogni pista, vagliando in profon<strong>di</strong>tà tutti gli<br />

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elementi acquisiti per raggiungere al più presto la verità.<br />

Il P.M. Marziali <strong>di</strong>ceva che l’assassino, o gli assassini,<br />

dovevano trovarsi ancora a Ferentino perché nessuna delle<br />

presenze turistiche, segnalate negli alberghi, aveva lasciato<br />

il paese considerando l’elevato numero <strong>di</strong> stranieri presenti.<br />

Lupo e Cin-cin si erano appena rallegrati finendo <strong>di</strong> sorseggiare<br />

gli aperitivi e mor<strong>di</strong>cchiando gli appetitosi stuzzichini<br />

quando, dalla folla, uscirono proprio il capitano e il magistrato<br />

che si <strong>di</strong>rigevano verso il loro tavolo. Lupo trasalì,<br />

cominciando a pensare che era meglio lasciare Ferentino<br />

perché le cose si complicavano ulteriormente. Vennero fatte<br />

le presentazioni mentre il P.M. e il capitano baciavano la<br />

mano della bellissima Cin-cin, che cominciava a <strong>di</strong>vertirsi…Nota<br />

<strong>di</strong> conforto era la splen<strong>di</strong>da giornata carezzata da<br />

un venticello fresco che sembrava profumato <strong>di</strong> salse<strong>di</strong>ne<br />

marina. Invitati a sedersi, lo fecero <strong>di</strong> buon grado, mentre<br />

Lupo era decisamente sulle spine ma <strong>di</strong>ssimulò il suo stato<br />

d’animo e fece buon viso a cattiva sorte “Vede …” <strong>di</strong>sse il<br />

capitano rivolgendosi al magistrato “il principe Lupo è la<br />

persona più <strong>di</strong>stinta ed autorevole del paese, la cui storia<br />

della famiglia affonda nelle origini trimillenarie <strong>di</strong><br />

Ferentino, ed … all’epoca del delitto del 1945 … il papà era<br />

il podestà del paese durante ‘il Ventennio’”. Molto interessante<br />

…” esclamò Marziali … “chissà che non possa fornirci<br />

qualche spunto utile per le indagini … vero principe?”<br />

Lupo, con molto ‘savoir faire’ e con un sorriso <strong>di</strong> convenienza,<br />

<strong>di</strong> rimando <strong>di</strong>sse: “Lei mi dà più importanza <strong>di</strong> quanto<br />

meriti, anche perché io all’epoca, dovevo ancora nascere e<br />

quin<strong>di</strong> assolutamente all’oscuro dei fatti che avvenivano qui<br />

intorno … e mio padre, che allora ricopriva una carica <strong>di</strong> prestigio,<br />

fece la sua indagine che certamente è agli atti presso<br />

il Tribunale <strong>di</strong> Frosinone, ma a cui, in realtà non venne data,<br />

credo … alcuna importanza perché considerata dai nuovi<br />

governanti della Repubblica, inficiata e non cre<strong>di</strong>bile perché<br />

redatta negli anni dopo la caduta del Fascismo. Da parte mia,<br />

dubito che ne sia rimasta traccia anche per lo scempio che è<br />

stato fatto dell’archivio storico. Pensi, signor magistrato, che<br />

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i primi anni cinquanta, la Giunta Comunista <strong>di</strong> Ferentino,<br />

con la scusa d’urgenti lavori <strong>di</strong> restauro del pavimento della<br />

chiesa <strong>di</strong> San Francesco, ha ricoperto vigliaccamente, tutte le<br />

lapi<strong>di</strong> delle più antiche famiglie del paese lì sepolte che<br />

documentavano la storia della città. E poi la Giunta<br />

Democristiana ha fatto sparire l’antica, bellissima fontana<br />

romanica in piazza Mazzini sostituendola con un obbrobrio.<br />

Questo è stato fatto per motivi politici <strong>di</strong> quei tempi a<br />

Ferentino, come in tutta Italia, nel vano tentativo <strong>di</strong> cancellare<br />

la memoria storica italiana. Con un restauro mirato, si<br />

potrebbero riportare alla luce quegli importantissimi reperti,<br />

visto che noi posse<strong>di</strong>amo ancora l’archivio storico e fotografico<br />

<strong>di</strong> quelle tombe … ma sarebbe pretendere troppo …”,<br />

guardando Cin-cin “ma chissà … forse i tempi sono cambiati”<br />

senza contare l’abbandono alle intemperie, ai vandalismi<br />

e alla spoliazione dell’importantissimo testamento del quadrumviro<br />

morto nel 117 d.C. aulo Quintilio, fuori Porta<br />

Casamari che ormai sembra una roccia tra le altre e poi anche<br />

l’antico Mercato Romano... dove la gente butta l’immon<strong>di</strong>zia<br />

e che solo spora<strong>di</strong>camente viene utilizzato per la sua straor<strong>di</strong>naria<br />

risonanza acustica dal Comune per cerimonie.<br />

Dovrebbe, in effetti, essere protetto da un robusto cristallo.<br />

“Ah …” profferì il magistrato interessatissimo, “mi ha<br />

dato uno spunto importantissimo, mi voglio attivare presso<br />

la sovrintendenza delle Belle Arti del Lazio per suggerire un<br />

nuovo restauro <strong>di</strong> San Francesco, perché sa, anche la mia<br />

famiglia è <strong>di</strong> Ferentino ed io sto facendo delle ricerche, perché<br />

sono sulle tracce <strong>di</strong> uno stemma seicentesco che ci<br />

riguarda e che vorrei segnalare all’attuale Consulta<br />

Aral<strong>di</strong>ca. Non si deve e non si può cancellare la memoria<br />

storica delle famiglie italiane! Anzi, a proposito del nuovo<br />

delitto della notte tra il 16 e il 17 agosto, secondo lei, perché<br />

mai questo vecchio generale americano <strong>di</strong> origini Ebreo-<br />

Polacche e convertito al cristianesimo, sarebbe tornato dopo<br />

tanti anni a Ferentino e che cosa voleva fare nella chiesa <strong>di</strong><br />

San Giovanni <strong>di</strong> tanto importante da morire trucidato in quel<br />

modo?” “Che vuole che le <strong>di</strong>ca …” <strong>di</strong>chiarò Lupo “proba-<br />

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ilmente …” guardando il magistrato fisso negli occhi “per<br />

ritornare nel luogo del delitto dopo tanti anni voleva <strong>di</strong>re che<br />

si voleva togliere un dubbio, il cosiddetto sassolino dalla<br />

scarpa, su <strong>di</strong> una storia che lo aveva visto protagonista e che<br />

… forse, secondo lui, andava chiarita ulteriormente, magari<br />

sulla scorta <strong>di</strong> nuove informazioni che qualcuno gli poteva<br />

aver fornito in questi anni e che gli davano un quadro completamente<br />

<strong>di</strong>verso <strong>di</strong> questa vicenda avvenuta in quei tormentati<br />

anni <strong>di</strong> guerra. Si tratta, in definitiva <strong>di</strong> capire l’oggetto<br />

del contendere: quale era il vero scopo del suo ritorno?<br />

In sostanza qualè il misterioso ‘habeas corpus’ <strong>di</strong> tutto ciò?”<br />

Il magistrato venne così messo in imbarazzo, era lui a<br />

questo punto che doveva dare qualche ulteriore delucidazione<br />

e infatti <strong>di</strong>sse: “Veramente abbiamo trovato sulle unghie<br />

dell’uomo tracce <strong>di</strong> sangue e pelle <strong>di</strong> un altro in<strong>di</strong>viduo, esiti<br />

<strong>di</strong> sangue sui suoi abiti per terra e, unici fatti misteriosi, la<br />

mancanza <strong>di</strong> un anello all’anulare destro, visto l’alone rimasto<br />

sul <strong>di</strong>to, ed uno strano segno a croce sulla pancia del<br />

cavallo d’argento della statua del Santo Ambrogio, vicino<br />

all’inguine … fatto con un oggetto appuntito molto duro e<br />

dei graffi fatti sul pavimento con oggetti molto duri e pesanti.<br />

Poi siamo arrivati alla conclusione che, quella notte,<br />

almeno tre o quattro persone sono entrate in chiesa … e<br />

quin<strong>di</strong> Hunter non poteva essere solo”. “Si <strong>di</strong>rebbe” insinuò<br />

Lupo, “stando a quello che lei <strong>di</strong>ce, che forse voleva o sfregiare<br />

il cavallo o chissà … se si potessero capire quei graffi.<br />

Che volesse magari … sezionare il cavallo e portarselo<br />

via comodamente … vallo a capire … Forse si era portato<br />

una saldatrice a ossigeno? … Certamente è una sciocchezza<br />

quello che le sto <strong>di</strong>cendo, ma non ho proprio idea <strong>di</strong> cosa<br />

facesse <strong>di</strong> notte nella Cattedrale, approfittando del fatto che<br />

il palazzo del vescovado è a<strong>di</strong>acente alla chiesa e il percorso<br />

a pie<strong>di</strong> tra questo e la stanza del vescovo sono circa un<br />

centinaio <strong>di</strong> metri. Questa particolarità, spiega il fatto che i<br />

rumori fatti in quella notte, non abbiano svegliato nessuno.<br />

Se la memoria non mi inganna, il complesso <strong>di</strong> San<br />

Giovanni non ha mai avuto né una vigilanza notturna, né un<br />

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sistema elettronico <strong>di</strong> allarme, né un apparato <strong>di</strong> sicurezza<br />

televisiva che lo tenga sotto controllo 24 ore su 24. Io non<br />

so pensare ad altro … a meno che le vostre indagini, stando<br />

alle notizie <strong>di</strong> stampa, vi abbiano portato in possesso <strong>di</strong><br />

nuovi elementi scaturiti dagli esami degli in<strong>di</strong>zi riscontrati”.<br />

“Certo, certo … “ intervenne il capitano Cellitti, “gli<br />

esami della scientifica non sono ancora finiti e si stanno analizzando<br />

tutte le impronte possibili per risalire all’omicida ed<br />

ai suoi eventuali complici, noi pensiamo che non si possa<br />

trattare più <strong>di</strong> quattro o cinque persone al massimo, tra aggre<strong>di</strong>ti<br />

e aggressori … del resto questa è una conversazione amichevole<br />

ed informale che non chiarisce ancora nulla. Siamo<br />

ancora sul piano delle chiacchiere. Comunque, la sua congettura<br />

non è sballata … perché quei graffi sul mosaico potrebbero<br />

essere veramente quelli <strong>di</strong> una saldatrice … <strong>di</strong> una bombola<br />

d’ossigeno e forse <strong>di</strong> una cassa per trasportare a fette il<br />

cavallo e il santo. La dobbiamo ringraziare signor principe<br />

… potrebbe essere un’ipotesi interessante che ci avvicina<br />

alla verità. Però rimane l’ostacolo logico, <strong>di</strong> quanto sarebbe<br />

stato utile per i ladri, deturpare un’opera così importante e<br />

così preziosa del ‘600. Chissà … ma si è fatto tar<strong>di</strong> ed è ora<br />

<strong>di</strong> salutarci perché lei e la sua affascinante signora dovete<br />

andare a pranzo”. E così facendo salutò rispettosamente<br />

inchinandosi insieme al magistrato e si <strong>di</strong>ressero verso l’Alfa<br />

<strong>di</strong> servizio e se ne andarono via dalla piazza.<br />

Per fortuna la conversazione non venne né registrata né<br />

u<strong>di</strong>ta dai giornalisti, che se ne erano già andati nelle rispettive<br />

redazioni, dopo aver intervistato il magistrato e il capitano<br />

dei Carabinieri, prima che questi si avvicinassero, per<br />

parlare, a Lupo e a Cin-cin. Finalmente i due si alzarono dal<br />

tavolino per tornare a palazzo, percorrendo sotto il sole<br />

cocente la passeggiata del Vascello. Di buon grado e risollevati<br />

si sedettero a pranzo che era già servito e che prometteva<br />

<strong>di</strong> essere squisito dai profumi che emanavano dalla tavola.<br />

Erano già arrivati alla seconda portata quando Cin-cin,<br />

ridacchiando domandò al suo compagno: “Ma perché Lupo<br />

hai tirato fuori la storia del santo a fette con il suo cavallo …<br />

46


ma non t’è parso assurdo?” e continuò a ridere contagiando<br />

anche Lupo che non potè fare a meno, stavolta, <strong>di</strong> sorridere<br />

mentre si puliva le labbra con il tovagliolo … “Beh, veramente<br />

… “ Lupo <strong>di</strong> rimando spiegò: “ci potrebbe essere una<br />

possibilità pazzesca, che è quella del furto della statua equestre<br />

esclusivamente per il valore argenteo. Oppure l’altra,<br />

più logica, <strong>di</strong> una intelligente sezionatura del complesso …<br />

che ne so … staccare il cavaliere dal cavallo … oppure la<br />

testa del cavallo e la testa del santo … per rivenderli separatamente<br />

… non lo so”. “Ma perché …” proseguì Cin-cin<br />

“che valore avrebbe un’operazione del genere per il mercato<br />

antiquario internazionale illegale?” “Metti conto che … “<br />

ribadì il principe “sul mercato, il santo e il cavallo separati<br />

o la solamente la testa <strong>di</strong> Sant’Ambrogio e la testa del cavallo<br />

con il collo fino al busto escluso, avrebbero comunque un<br />

ingente valore artistico … rivenduti separatamente. Ci sono<br />

miliardari che pagherebbero cifre elevate pur <strong>di</strong> abbellire le<br />

loro case con queste opere seicentesche. Io so, per esempio,<br />

che un antiquario romano avendo acquistato una statua<br />

lignea quasi a grandezza naturale <strong>di</strong> un angelo con armatura<br />

e le ali <strong>di</strong> dubbia fattura seicentesca, rivenduta da un canonico<br />

<strong>di</strong> una sperduta chiesetta del sud Italia, l’ha sezionata<br />

in due, asportando le ali e l’ha venduta così <strong>di</strong>visa ad altri …<br />

facendo delle ali un ornamento a sé e, facendo passare l’angelo,<br />

come un guerriero in armatura, con lancia ed elmo<br />

ad<strong>di</strong>rittura come opera fiorentina <strong>di</strong> ispirazione michelangiolesca<br />

… Pensa un po’ cosa sono capaci <strong>di</strong> fare …”<br />

“Ma …” osservò Cin-cin infervorata e <strong>di</strong>vertita: “posso<br />

capire il cavallo intero o sezionato …ma il santo nella posizione<br />

<strong>di</strong> cavaliere seduto con le gambe aperte … “ ridendo<br />

<strong>di</strong> gusto “… non ce lo vedo proprio”. Arrivati alla granita <strong>di</strong><br />

caffè, Lupo replicò: “C’è un particolare … io che conosco la<br />

storia nel suo contesto, anche se sono quasi trent’anni che<br />

non ne parlo con nessuno, perché solo con te, sono uscito<br />

dal mio giuramento <strong>di</strong> non farne parola, il cui giusto tempo<br />

scade proprio quest’anno … a meno che io non decida <strong>di</strong><br />

lasciare le cose così come stanno a futura memoria … Io<br />

47


sono stato costretto ad inventarmi questa cervellotica ipotesi,<br />

per tenere gli inquirenti a brancolare nel buio e prendere<br />

tempo, … finchè non accada qualche altra cosa … per capire<br />

le intenzioni e le cognizioni <strong>di</strong> Hunter che certamente non<br />

era solo quella notte in chiesa”.<br />

“Già … ho capito”, rispose Cin-cin: “a proposito chi era<br />

quel frate così strano che ti ha avvicinato nella chiesa <strong>di</strong> San<br />

Francesco? Un uomo alto e molto forte, con quell’aria così<br />

strana ed inquietante … hai visto l’espressione dei suoi occhi<br />

incavati e stanchi … come se non dormisse da parecchi giorni<br />

e nascondesse il peso insopportabile <strong>di</strong> una trage<strong>di</strong>a<br />

umana … senza fine? Non ti ha insospettito un po’ … perché<br />

mi ha fatto un po’ paura e un po’ pena. Secondo te, perché<br />

avrebbe chiesto <strong>di</strong> volerti incontrare qui a casa … per parlarti?”.<br />

“Già, già” annuì Lupo “Questa è l’unica novità: questo<br />

è figlio <strong>di</strong> de’ Maranta che esce fuori dalla nebbia del passato<br />

… perché io l’avevo completamente <strong>di</strong>menticato. E pensare<br />

che, da adolescente, mi recavo a trovarlo in seminario<br />

per portargli dei regali e per giocarci. Era un bambino molto<br />

bravo e simpatico e si percepiva la sua con<strong>di</strong>zione psicologica<br />

<strong>di</strong> essere orfano, era attaccatissimo al suo insegnate, padre<br />

Ilarino. Se vogliamo <strong>di</strong>rla tutta, questo frate è l’unico che<br />

potrebbe avere un movente ed un risentimento nei confronti<br />

dell’americano, sempre che lui sia a conoscenza <strong>di</strong> fatti e,<br />

sempre che”, calcando la voce, ”abbia potuto riconoscerlo…<br />

ma come? Certamente Hunter è stato l’assassino <strong>di</strong> von<br />

Teufel e la causa della scomparsa <strong>di</strong> de’ Maranta …”<br />

“Questo l’avevo capito” rimarcò Cin-cin “perché <strong>di</strong>ci che<br />

de’ Maranta è sparito? Che cosa gli successe veramente?” “In<br />

effetti … “ rispose Lupo “se non vado errato … Ezio e<br />

Sigfried sono stati nascosti da mio padre a Ferentino per un<br />

certo periodo … quasi un anno perché aspettavano il convoglio<br />

delle forze dell’Asse per essere portati oltre la linea<br />

Gustav e per portare il tesoro alla Repubblica Sociale ed ai<br />

Tedeschi. Forse i due giovanotti dovevano aver conosciuto le<br />

loro compagne e forse averle sposate segretamente, anzi al<br />

momento, non ricordo il nome della donna <strong>di</strong> Sigfried che era<br />

48


anche lui un bellissimo giovanotto atletico, alto, biondo e con<br />

gli occhi azzurri … il tipico teutone che fa impazzire le ragazze<br />

latine”. “Non mi <strong>di</strong>re …” saltò sulla se<strong>di</strong>a Cin-cin esprimendo<br />

tutta la sua meraviglia “che questo romanzo giallo, si<br />

colora finalmente <strong>di</strong> rosa … con due storie d’amore … e forse<br />

anche von Teufel e sua moglie potrebbero aver avuto un figlio<br />

o una figlia … chissà e magari averli, entrambi, potuti conoscere<br />

… prima <strong>di</strong> morire e sparire … Che triste destino per<br />

questi due giovani così intelligenti e coraggiosi !”<br />

“Infatti”, puntualizzò Lupo “erano due valorosi soldati e<br />

due valenti archeologi e glottologi che avevano attraversato<br />

l’Africa, il Me<strong>di</strong>terraneo e l’Italia… fino a Ferentino dove<br />

aspettavano <strong>di</strong> ricongiungersi con i Repubblichini e i<br />

Tedeschi”. “Scusami”, gli chiese Cin-cin “ma i lingotti d’oro e<br />

<strong>di</strong> platino, da dove provenivano?” “Bella domanda!” sibilò<br />

l’aristocratico “Sì appunto… in origine… a chi apparteneva<br />

questa fortuna?” continuò Cin-cin. “Questi preziosi” rivelò<br />

Lupo “appartenevano al monaco etiope Senkis ed a una cospirazione<br />

segreta araba dei cosiddetti ‘Fratelli Mussulmani’ che<br />

volevano mandare questo tesoro alla Repubblica Sociale <strong>di</strong><br />

Mussolini per comprare armi e mezzi bellici da inviare in<br />

Egitto per combattere l’invasione Anglo-Americana. Si trattava<br />

<strong>di</strong> quella organizzazione politica e religiosa <strong>di</strong> cui facevano<br />

parte Neguib, Nasser e Sadat. Più ne parliamo e più la scena si<br />

riempie <strong>di</strong> personaggi vissuti nella nostra non più recente<br />

vicenda bellica, tutto questo è materia che scotta, perché ancora<br />

oggi ci sono strascichi giu<strong>di</strong>ziari e polemiche e libri che<br />

hanno fatto versare fiumi <strong>di</strong> inchiostro nella stampa come la<br />

nota questione dell’oro <strong>di</strong> Dongo: il famoso tesoro <strong>di</strong><br />

Mussolini recuperato dal misterioso “Compagno B” che<br />

<strong>di</strong>chiarò <strong>di</strong> averlo consegnato ad un Istituto sito in via dei<br />

Filodrammatici a Milano e poi misteriosamente scomparso…<br />

Quin<strong>di</strong>, puoi immaginare come questo tesoro, destinato alle<br />

industrie belliche italiane dell’epoca, che non è mai arrivato, e<br />

<strong>di</strong> cui nessuno ha mai parlato, quale bomba sarebbe per la<br />

stampa italiana e internazionale. Dico questo, perché percepisco<br />

dalle tue osservazioni, una certa incredulità <strong>di</strong> fondo sul<br />

49


fatto che tutto ciò è rimasto nascosto ai più e... mio padre, ha<br />

preferito attendere. Ma adesso, confesso sono stanco e vorrei<br />

riposare a letto con te e poi farci qualche coccola … e siccome<br />

oggi fa particolarmente caldo azioniamo leggermente il<br />

ventilatore del soffitto, sei d’accordo anche tu” “Certamente…<br />

“ cinguettò Cin-cin: “vado ad indossare un pigiama fresco…<br />

fallo anche tu e vedrai che riposerai meglio”.<br />

Il pomeriggio passò serenamente e decisero <strong>di</strong> non uscire<br />

<strong>di</strong> casa e cenare poi nella fresca veranda dentro il gazebo<br />

<strong>di</strong> rose illuminato dai lampioncini, senza parlare <strong>di</strong> nient’altro<br />

che delle pietanze e <strong>di</strong> cose <strong>di</strong>vertenti e futili, guardando<br />

poi il solito telegiornale seguito da un bel film che Cin-cin<br />

aveva scelto: “L’amore è una cosa meravigliosa” perché<br />

ambientato in Cina. La mattina <strong>di</strong> sabato 20 agosto, dopo<br />

aver passato una buona nottata, fatta la colazione, si <strong>di</strong>ressero<br />

in macchina con Kabir alla loro tenuta <strong>di</strong> Pareti, dove il<br />

bravo Mannuccio aveva preparato i cavalli per la loro cavalcata<br />

verso il lago <strong>di</strong> Canterno o Porciano, che si trova a <strong>di</strong>eci<br />

chilometri circa da Ferentino, oltre la collina <strong>di</strong> Barano dentro<br />

una conca <strong>di</strong> origine vulcanica, ricca <strong>di</strong> terreno fertile,<br />

meta agognata <strong>di</strong> pescatori che vi si recano per prendere<br />

all’amo le carpe <strong>di</strong> cui era pieno. Cin-cin montò sul suo bellissimo<br />

cavallo avellignese, un sauro dalla criniera e la coda<br />

bionda e il manto color rame <strong>di</strong> sette anni e le balzane tutte<br />

e quattro bianche… dal carattere docile e affettuoso <strong>di</strong> nome<br />

Iskj, <strong>di</strong>minutivo del suo vero nome, Gloria <strong>di</strong> Isbouchevskij.<br />

Mentre Lupo salì sulla sua mezzosangue maremmana baia<br />

scurissima, molto alta al garrese con la lista bianca sul muso<br />

e due balzane bianche sui posteriori, <strong>di</strong> do<strong>di</strong>ci anni, <strong>di</strong> nome<br />

Rha … molto affidabile e innamorata del suo padrone.<br />

Fecero un giro <strong>di</strong> riscaldamento nella tenuta e poi si<br />

<strong>di</strong>ressero verso il lago, inerpicandosi contro-mano sul lato<br />

della strada, attraversando terreni pieni <strong>di</strong> ulivi e ginestre …<br />

godendosi il meraviglioso spettacolo della Valle del Sacco.<br />

L’aria era limpida e frizzante e la giornata splen<strong>di</strong>da, dopo<br />

circa un’ora arrivarono sulla riva dello specchio d’acqua<br />

vulcanico che era già affollato dai pescatori mattinieri che<br />

50


erano lì fin dall’alba. Fecero un giro intorno al lago in <strong>di</strong>rezione<br />

<strong>di</strong> Fiuggi e poi smontarono al piccolo ristorante sulla<br />

riva dell’acqua dove si gratificarono con un secondo caffè e<br />

Cin-cin, golosamente, mangiò i famosi amaretti <strong>di</strong> Guarcino,<br />

un dolce, che la faceva impazzire e ne comprò un po’ da portare<br />

a casa che infilò nella sacca della sella. L’escursione fu<br />

così piacevole, che decisero <strong>di</strong> fermarsi a pranzo senza andare<br />

più al mercato e or<strong>di</strong>narono quin<strong>di</strong> il menù caratteristico,<br />

tutto a base <strong>di</strong> pesce <strong>di</strong> lago, lasagne e insalatina <strong>di</strong> campo e<br />

che tutto fosse pronto per le ore tre<strong>di</strong>ci. Montarono <strong>di</strong> nuovo<br />

a cavallo, per fare un’altra bellissima passeggiata, avviandosi<br />

verso un piccolo paesino un pò più in alto.<br />

Quando squillò il cellulare <strong>di</strong> Lupo e risuonò la voce <strong>di</strong><br />

Mannuccio che lo informava della venuta a casa <strong>di</strong> Frà<br />

Bernardo che chiedeva cortesemente <strong>di</strong> poter essere ricevuto<br />

il pomeriggio stesso verso le <strong>di</strong>ciassette e gli chiedeva<br />

conferma per l’incontro. Lupo, un po’ contrariato, accettò <strong>di</strong><br />

vedere il monaco … rendendosi conto che era meglio assecondarlo<br />

per avere notizie ulteriori, magari sugli anni passati<br />

e sulla mamma. Cin-cin, cavalcando a fianco <strong>di</strong> Lupo,<br />

convenì che le cose cominciavano a muoversi e che, probabilmente<br />

Lupo avrebbe sicuramente potuto chiarire il quadro<br />

d’insieme, soprattutto gli anni del crollo del Fascismo.<br />

Tornarono ben oltre le quin<strong>di</strong>ci alla tenuta <strong>di</strong> Pareti sotto la<br />

calura pomeri<strong>di</strong>ana, lasciarono i cavalli stanchi da governare<br />

allo stalliere. Kabir con Mannuccio, li riportarono a casa,<br />

giusto in tempo per fare una doccia fresca e un breve riposino,<br />

in attesa dell’ospite, che arrivò per fortuna, con un po’ <strong>di</strong><br />

ritardo: verso le <strong>di</strong>ciassette e trenta. Il frate si scusò adducendo<br />

a motivo una improvvisa convocazione del vescovo,<br />

Monsignor Dell’Angelo, che gli raccomandava <strong>di</strong> ricordare<br />

al principe che avrebbe desiderato anche lui un appuntamento<br />

… magari nella tarda mattinata del prossimo lunedì, sempre<br />

da confermare, il frate accettò <strong>di</strong> buon grado un bicchierone<br />

<strong>di</strong> the freddo alla pesca. Dal colloquio, si avvertiva una<br />

notevole ansia e preoccupazione dell’uomo che raccontava i<br />

<strong>di</strong>fficili anni della sua infanzia e ringraziava Lupo della<br />

51


generosità del padre <strong>di</strong> lui, che aveva così ampiamente provveduto<br />

ad ogni suo bisogno, ma soprattutto, rischiarandosi<br />

in volto e sorridendo …, era grato delle sue bellissime visite<br />

e <strong>di</strong> quanto si erano <strong>di</strong>vertiti insieme con i giocattoli che<br />

gli venivano portati in dono. Il rammarico più grande <strong>di</strong> frà<br />

Bernardo era dovuto alla scomparsa del padre … <strong>di</strong> cui non<br />

si dava pace e dal dolore che provocò alla mamma che ne<br />

morì, quando lui era piccolo. Il motivo fondamentale per cui<br />

era venuto a fargli visita, era proprio questo … chiedergli<br />

aiuto e lumi su questa tragica circostanza anche, per capire,<br />

quale attinenza ci fosse tra i fatti del passato dopoguerra e<br />

quelli o<strong>di</strong>erni e come mai l’assassino <strong>di</strong> von Teufel fosse<br />

tornato sul luogo del delitto nel 2005 … e se doveva imputare<br />

all’americano un qualche legame con la fine misteriosa<br />

del padre … Dubitava infatti che potesse essere vissuto<br />

quanto Hunter, ma tuttavia si augurava <strong>di</strong> poterne trovare le<br />

spoglie, per poterlo seppellire nel cimitero <strong>di</strong> Ferentino<br />

assieme alla sua adorata mamma. Che fine aveva fatto suo<br />

padre, chiedeva?<br />

Lupo ascoltò attentamente ogni parola del frate, <strong>di</strong>ssimulando<br />

i suoi pensieri più segreti e cercando <strong>di</strong> carpire, quanto<br />

più possibile quello che sicuramente conosceva il suo ospite,<br />

che osservava nervosamente l’ampio salone biblioteca ammirando<br />

la grande panoplia <strong>di</strong> sciabole <strong>di</strong> cavalleria, sormontate<br />

dallo stemma nobiliare dei principi Della Neve, i quadri<br />

degli antenati in armi, la quantità <strong>di</strong> libri preziosi negli scaffali,<br />

l’armatura me<strong>di</strong>oevale, il grande camino in travertino e<br />

ferro battuto… la sensuale riproduzione della statua a grandezza<br />

naturale della Nike <strong>di</strong> Samotracia, l’argenteria e i<br />

numerosi bellissimi quadri e arazzi e sui mobili antichi una<br />

grande clessidra egizia <strong>di</strong> avorio e oro dentro cui scorreva la<br />

sabbia della Valle dei Re per scan<strong>di</strong>re il tempo, tra quantità <strong>di</strong><br />

candelabri e cornici d’argento con le foto dei familiari e gli<br />

stucchi dorati del soffitto. Dal modo <strong>di</strong> parlare dell’uomo traspariva<br />

una grande inquietu<strong>di</strong>ne ed, a Lupo e Cin-cin parve,<br />

che questo avesse una qualche sofferenza … perché pur<br />

restando comodamente seduto nella grande poltrona <strong>di</strong> vellu-<br />

52


to cremisi, l’uomo sembrava palparsi ogni tanto il torace dalla<br />

parte sinistra, si capiva che doveva essere estremamente forte.<br />

All’improvviso riprese a parlare e guardando intenzionalmente<br />

il principe negli occhi e la sua compagna <strong>di</strong>sse, calcando<br />

le parole, che lui aveva un ricordo molto nitido della<br />

madre che gli <strong>di</strong>ceva sempre che il papà era sparito e sicuramente<br />

morto chissà dove, per portare a termine un’importantissima<br />

missione che avrebbe potuto capovolgere il destino<br />

<strong>di</strong> Gerusalemme se fosse riuscito a raggiungere Salò e portare<br />

con sè, e qui fece una lunghissima pausa, sempre guardando<br />

intensamente Lupo, un gran<strong>di</strong>ssimo tesoro <strong>di</strong> cui non si<br />

seppe più nulla … perché sparito praticamente assieme al<br />

padre … o forse nascosto chissà dove. Questa <strong>di</strong>chiarazione<br />

scoppiò letteralmente come un tuono seguito da un lampo<br />

accecante <strong>di</strong> una verità conosciuta solamente, secondo Lupo,<br />

solo da lui stesso … Cin-cin trasalì visibilmente e tossendo<br />

per l’imbarazzo cercò <strong>di</strong> capire cosa mai avrebbe detto il suo<br />

compagno … non voleva trovarsi nei suoi panni ed aveva il<br />

fiato sospeso. Il nobiluomo cercò <strong>di</strong> prendere l’argomento<br />

alla larga affermando: “Sì, ho sentito qualcosa del genere …<br />

mi pare che dagli atti dell’inchiesta fatta dalla magistratura<br />

italiana dell’epoca e dal Comando Alleato era emerso che<br />

probabilmente suo padre e von Teufel con altri stessero compiendo<br />

questa operazione importantissima per ricongiungersi<br />

con le forze dell’Asse a nord … ma che <strong>di</strong> questo fantomatico<br />

tesoro … non se ne trovò traccia alcuna nonostante le<br />

torture inflitte sia a von Teufel, che morì orrendamente, che<br />

a suo padre che riuscì a fuggire. Lei doveva essere nato da<br />

qualche mese perché suo padre e il tedesco erano arrivati<br />

dall’Africa, dopo la sconfitta <strong>di</strong> El Alamein del 1942, fuggendo<br />

prima in Egitto, poi in Tunisia fino in Sicilia e non si<br />

sa se sono sbarcati ad Anzio oppure se hanno attraversato la<br />

Calabria e la Campania, su questo punto non posso essere<br />

preciso perché ho un vago ricordo dei racconti <strong>di</strong> mio padre.<br />

Però ricordo nitidamente che questo particolare, <strong>di</strong> come fossero<br />

arrivati a Ferentino, aveva una fondamentale importanza.<br />

Essi vennero nascosti ed aiutati da mio padre, che non<br />

53


esitò un momento a nasconderli e proteggerli perché i<br />

Cavalieri Templari seguivano e conoscevano questa vicenda<br />

ed intercessero presso <strong>di</strong> lui, in quanto Cavaliere Templare<br />

lui stesso, che si mise a <strong>di</strong>sposizione in quel caotico e drammatico<br />

periodo della nostra storia … dopo l’8 settembre del<br />

1943. Suo padre e von Teufel non potevano, in nessun modo<br />

mettersi in contatto con Salò attraversando le linee<br />

Angloamericane dopo che era caduta la linea Gustav con<br />

l’attacco a Cassino sotto cui erano rimaste insaccate perché<br />

bisognava aspettare finché il contatto venisse fatto che il<br />

Fronte cambiasse, ma cosa più importante, fu che i due transfughi<br />

avevano bisogno <strong>di</strong> una scorta adeguatamente armata.<br />

Questo particolare è la chiave <strong>di</strong> volta che confermerebbe<br />

l’esistenza <strong>di</strong> un qualche cosa <strong>di</strong> importantissimo che portavano<br />

suo padre e il povero Sigfried. Francamente, al momento<br />

non ricordo altro, perché dovrei scartabellare le memorie<br />

<strong>di</strong> mio padre e, a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> tanti anni, non saprei dove mettere<br />

le mani, con un po’ <strong>di</strong> calma cercherò <strong>di</strong> farlo”.<br />

Il frate, finì <strong>di</strong> bere il suo thè e sembrò per un attimo sollevato,<br />

perché intuiva <strong>di</strong> non essere più solo a portare il fardello<br />

del suo segreto e l’angoscia della sua adolescenza nella<br />

sua infinita ricerca del padre … “Allora anche lei conferma<br />

l’esistenza <strong>di</strong> questo tesoro, ma io non mi dò pace per la sparizione<br />

<strong>di</strong> mio padre … e non riesco ad accettarla, nella speranza<br />

<strong>di</strong> trovare un in<strong>di</strong>zio per poter onorare la sua memoria”.<br />

Cin-cin, sospirò ammirando la risposta intelligente del<br />

suo amante che, <strong>di</strong>ceva e non <strong>di</strong>ceva, senza scoprirsi troppo<br />

perché si domandava quanto ci si potesse fidare del frate e se<br />

avesse detto tutta la verità e non avesse qualche pericolosa<br />

riserva mentale, nascondendo qualcosa … La conversazione<br />

sembrava essere conclusa quando Lupo, per confortare frà<br />

Bernardo gli <strong>di</strong>sse: “Mio caro Bernardo, lei deve considerare<br />

che sicuramente suo papà, se non fosse sparito, oggi come<br />

oggi, sarebbe sicuramente già deceduto, perché è <strong>di</strong>fficile<br />

superare la soglia dei novant’anni e comunque, le confesso,<br />

che io non ho mai saputo neanche da mio padre, dove sia<br />

finito Ezio de’ Maranta … ma se posso … l’aiuterò”. In effet-<br />

54


ti Lupo rimuginava … non aveva la minima idea sulla sparizione<br />

dell’uomo ed anche suo padre, che era morto a sessant’anni,<br />

si era interrogato sullo stesso quesito … e su questo<br />

era sincero. Frà Bernardo sembrava essersi un po’ rasserenato<br />

per aver trovato, inaspettatamente ed ancora una volta, la<br />

comprensione del figlio del suo benefattore.<br />

Prima <strong>di</strong> congedarsi Lupo gli chiese se sapeva chi avesse<br />

trovato, la mattina del 17 agosto, il cadavere del generale<br />

Hunter e come mai nessuno avesse sentito rumori e lo sparo<br />

nella notte. Il frate rispose <strong>di</strong> essere stato proprio lui con il<br />

vecchio custode a trovare l’uomo assassinato sotto la statua<br />

del santo in un lago <strong>di</strong> sangue e <strong>di</strong> aver avvisato imme<strong>di</strong>atamente<br />

il vescovo che aveva, a sua volta, chiamato il comando<br />

dei Carabinieri … per il sopralluogo. A quel punto Lupo<br />

percepì una qualche esitazione o turbamento dell’uomo<br />

quando rispose <strong>di</strong> non aver sentito né rumori né lo sparo perché,<br />

spiegava, si trovava nella stanza più lontana del<br />

Vescovado che è stato costruito in fondo al lato del Duomo<br />

con i marmi del grande tempio romano che si può ammirare<br />

ancora alla sua sinistra che guarda la Valle del Sacco <strong>di</strong> cui<br />

rimangono ancora le imponenti basi delle colonne e i gra<strong>di</strong>ni.<br />

Quin<strong>di</strong> ad una <strong>di</strong>stanza notevole dal luogo dove è situata<br />

la macchina del santo, che si trova praticamente nella prima<br />

metà a destra della navata centrale, vicino all’entrata principale<br />

che dà sul piazzale <strong>di</strong> San Giovanni. Istintivamente<br />

Lupo non era convinto <strong>di</strong> questa precisazione, ma poteva<br />

essere, dato che il Duomo è molto grande e l’e<strong>di</strong>ficio del<br />

Vescovado collocato in fondo e, per <strong>di</strong> più, ad angolo retto.<br />

Era ora <strong>di</strong> congedarsi ed il trio si sciolse, Lupo e Cin-cin,<br />

molto carinamente salutarono il monaco augurandosi <strong>di</strong> rivederlo<br />

presto a colazione, se lo avesse gra<strong>di</strong>to, l’invito colpì<br />

molto l’ospite che sorrise ai due ringraziando più volte promettendo<br />

<strong>di</strong> farsi sentire quanto prima. Si era fatta l’ora <strong>di</strong><br />

cena ed il tramonto ciociaro, con i suoi colori incantati del sole<br />

<strong>di</strong>pingeva il cielo <strong>di</strong> rosso e oro, presagio <strong>di</strong> una bellissima<br />

prossima giornata. Cin-cin, fumandosi una delle sue preziose<br />

sigarette, chiese incuriosita a Lupo perché fosse stato così<br />

55


<strong>di</strong>screto e garbato nei confronti del frate al punto <strong>di</strong> invitarlo<br />

a colazione… osservando che il personaggio era comunque,<br />

tutto sommato, piacevole e interessante anche se a lei dava la<br />

sensazione, senza sapere il perché, <strong>di</strong> nascondere qualcosa…<br />

o qualcuno… Anche lui, a suo <strong>di</strong>re, era venuto più per avere<br />

informazioni che per darle, un po’ come il capitano dei<br />

Carabinieri e il magistrato… “Certamente” concordò Lupo<br />

“in questa situazione, come puoi ben vedere, i veri attori della<br />

scena si stanno muovendo nell’ombra, cosa che non mi fa<br />

molto piacere poiché tutti si rivolgono e fanno riferimenti a<br />

noi … perché mio padre è il ‘convitato <strong>di</strong> pietra’ <strong>di</strong> questo<br />

dramma e sarà così fino a che non si verrà a capo <strong>di</strong> qualcosa<br />

che consenta <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare il colpevole o i colpevoli”.<br />

Era ormai tempo <strong>di</strong> sedersi a tavola e la notte ormai allungava<br />

il suo manto misterioso sulle persone e le cose. Al mattino<br />

seguente sul vassoio della colazione era appoggiata la<br />

copia de Il Tempo che dava ampio risalto, come faceva ogni<br />

giorno, al delitto della Cattedrale <strong>di</strong> Ferentino, portando delle<br />

novità. Dai rilievi della polizia scientifica era emerso che il<br />

proiettile che aveva trapassato il cranio del generale, in effetti,<br />

era passato dal basso verso l’alto e non dritto come era<br />

parso inizialmente, particolare che aveva fatto pensare ad<br />

un’esecuzione. Forse si era trattato <strong>di</strong> una colluttazione avvenuta<br />

in quella notte e poi era stato ritrovato un bossolo della<br />

stessa pistola calibro 7,65, rimbalzato e conficcatosi in alto<br />

nella trabeazione lignea del soffitto del Duomo, proprio al<br />

centro <strong>di</strong> una delle numerosissime svastiche d’oro che la<br />

decorano, in fondo alla navata. Comunque, le due <strong>di</strong>verse<br />

traiettorie dei proiettili avvaloravano la nuova tesi dello<br />

scontro avvenuto tra assassino e vittima e, cosa molto importante,<br />

l’appartenenza ad una sola pistola <strong>di</strong> cui bisognava stabilirne<br />

la proprietà. Di quegli oggetti che avevano graffiato il<br />

pavimento non si era trovata traccia alcuna, tutti i partecipanti<br />

si erano <strong>di</strong>leguati e rimaneva ancora incomprensibile quello<br />

strano segno sulla pancia del cavallo <strong>di</strong> Sant’Ambrogio …<br />

senza riuscirne a capire il perché. Il giornalista concludeva<br />

scrivendo che si poteva trattare anche <strong>di</strong> uno sfregio icono-<br />

56


clasta, che era una tesi molto poco atten<strong>di</strong>bile.<br />

Anche della pistola non c’era traccia … quin<strong>di</strong> le indagini<br />

brancolavano nel buio più assoluto. Ancora una volta bisognava<br />

rimestare dentro gli atti del frettoloso processo del<br />

1945, perché solo da lì, potevano uscire degli elementi che<br />

potessero dare una svolta alle indagini. Lupo lesse e rilesse<br />

attentamente quell’articolo che porse al giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> Cin-cin<br />

per avere un suo parere … “Eh …sì” notò la donna “non è<br />

possibile che un proiettile vada verso il soffitto in fondo alla<br />

chiesa ed un altro obliquamente dal basso verso l’alto vicino<br />

alla statua. Mi riferisco a quello che ha ucciso Hunter, …<br />

sicuramente è successo qualcosa … tra <strong>di</strong>verse persone che<br />

hanno fatto a botte … quin<strong>di</strong> è chiarissimo che si tratta <strong>di</strong> più<br />

persone tra aggre<strong>di</strong>ti e aggressori, che si trovavano lì quella<br />

notte”. “Evidentemente, mia cara” assentì Lupo “ma se è<br />

vera questa tua ipotesi, sono in circolazione ancora <strong>di</strong>verse<br />

persone che si muovono nell’ombra e che certamente prima<br />

o poi usciranno allo scoperto … dobbiamo attendere; in fin<br />

dei conti sono passati solo cinque giorni e noi dobbiamo prepararci<br />

per tornare a Roma, non voglio rimanere qui più <strong>di</strong><br />

quarant’otto ore ancora. Abbiamo un mucchio <strong>di</strong> cose da<br />

sbrigare, voglio vedere i miei figli e nipoti e farmi controllare<br />

la vista perché ho un po’ <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbi … e tu hai quel tuo<br />

impegno all’ambasciata Giapponese”. “Hai ragione amore,<br />

me ne ero <strong>di</strong>menticata, debbo incontrare l’ambasciatore …”<br />

riprese Cin-cin. E poi” ricordò il principe: “ a me interessa<br />

che questa cosa finisca al più presto perché in questo clima<br />

<strong>di</strong> sospetti e <strong>di</strong> interessamento da parte della polizia e della<br />

magistratura è bene che le cose tornino alla calma ed io<br />

possa consultare dei legali per riaprire le memorie <strong>di</strong> mio<br />

padre e risolvere la questione una volta per tutte, dato che,<br />

dopo oltre cinquant’anni, tutti i termini della prescrizione<br />

degli atti della guerra sono trascorsi. Io stesso sono svincolato<br />

dal giuramento fatto a mio padre ed ho bisogno <strong>di</strong><br />

tempo per ritrovare e leggere i suoi ricor<strong>di</strong> perché, confesso,<br />

sono oltre trent’anni che non ne parlo più e la memoria non<br />

mi sorregge. Ve<strong>di</strong>…” in<strong>di</strong>cando il giornale per farlo leggere<br />

57


a Cin-cin: “qui si parla anche <strong>di</strong> numerose impronte trovate<br />

sul cavallo e sulla base della macchina che serve per trasportarlo,<br />

appartenenti a persone <strong>di</strong>verse oltre a quelle <strong>di</strong> Hunter<br />

… Se pensiamo che sicuramente fuori della chiesa doveva<br />

esserci un complice alla guida <strong>di</strong> un automobile, la banda del<br />

generale doveva essere composta almeno da tre persone<br />

mentre gli altri, io ipotizzo, che dovessero essere non meno<br />

<strong>di</strong> due … perché un uomo da solo in piena notte sicuramente<br />

non si sarebbe scagliato contro costoro”.<br />

Cin-cin, alzandosi dal letto e deponendo il vassoio della<br />

colazione su un tavolinetto, fece notare a Lupo la stranezza<br />

del delitto avvenuto sotto il cavallo, non capacitandosi del<br />

fatto che sullo stesso sia stato trovato quello strano segno o<br />

graffio che se non era uno sfregio blasfemo doveva essere<br />

funzionale a qualche altra cosa che non poteva essere …” e<br />

rise “l’eventuale sezionatura <strong>di</strong> quell’importante opera d’arte<br />

…” secondo Cin-cin c’era dell’altro … e gli chiese se lui<br />

sapesse niente a riguardo. Lupo, alzandosi e infilandosi una<br />

fresca vestaglia <strong>di</strong> seta dorata con <strong>di</strong>segni orientali, rispose:<br />

”Francamente non ho la minima idea <strong>di</strong> quanto possa entrarci<br />

la statua in questa storia … non ricordo neanche se mio<br />

padre me ne abbia mai parlato … bisognerà consultare quelle<br />

maledette carte. Io, in tutti questi anni, ho sempre nutrito<br />

un sacro terrore <strong>di</strong> affrontare questa questione perché è così<br />

angosciosa e complicata che ogni volta che ho pensato <strong>di</strong><br />

aprire il co<strong>di</strong>ce ‘Atlantis’ ho trovato qualche vigliacca scusa<br />

per non farlo … arrivando anche al punto <strong>di</strong> negare a me<br />

stesso tutto ciò come si trattasse <strong>di</strong> una favola assurda”.<br />

Una volta vestiti elegantemente, Cin-cin era particolarmente<br />

bella con il cappello <strong>di</strong> paglia <strong>di</strong> Firenze e con un leggero<br />

abito <strong>di</strong> voile rosa a fiori e Lupo con il panama avana e il<br />

bastone d’argento con il manico a testa d’aquila, si <strong>di</strong>ressero a<br />

pie<strong>di</strong> verso San Giovanni per la messa delle un<strong>di</strong>ci. La chiesa<br />

era gremita <strong>di</strong> gente e la statua del santo era stata spostata e<br />

messa al riparo dalla curiosità, anche perché erano finite le<br />

funzioni del Ferragosto. Il vescovo, monsignor Dell’Angelo<br />

con frà Bernardo ed altri chierici, si apprestava a <strong>di</strong>re la messa<br />

58


e poi nel sermone domenicale, con aria grave e solenne, ricordò<br />

l’offesa recata al santo da quella terribile azione delittuosa<br />

che era costata la morte a quello straniero per cui invocava<br />

misericor<strong>di</strong>a, pentimento e <strong>di</strong>vina comprensione. Usciti dalla<br />

Cattedrale, mentre i fedeli si attardavano sul piazzale commentando<br />

il sermone del vescovo e le notizie della stampa a<br />

riguardo, Lupo e Cin-cin attraversarono la breve galleria della<br />

chiesa scesero le ampie gra<strong>di</strong>nate che portavano, passando<br />

davanti al comando dei Carabinieri, in Piazza Mazzini dove<br />

c’era un blocco <strong>di</strong> pietra ciclopica che usavano gli antichi<br />

Hernici come po<strong>di</strong>o per le pubbliche assemblee ed anche<br />

come patibolo per punire reati ed eseguire sentenze <strong>di</strong> morte<br />

per i condannati. Questo masso trimillenario, oggi giace senza<br />

nessuna protezione e viene usato, ahimé, come deposito <strong>di</strong><br />

tutto, anche <strong>di</strong> rifiuti, ed è la sosta preferita dei cani per sod<strong>di</strong>sfare<br />

i loro bisogni... così faceva notare Lupo alla sua amata<br />

che rimase sconvolta. Da qui, in pochi passi, giunsero in piazza<br />

per prendere l’aperitivo al solito bar Pompeo.<br />

Come si sedettero al tavolo, vennero salutati con rispetto<br />

dal sindaco De Matteis con la sua bella moglie Ersilia<br />

Mercuri che indossava un abito verde molto scollato intonato<br />

al colore dei suoi occhi e in perfetto contrasto con i suoi<br />

capelli corvini. Lupo fece le presentazioni, invitandoli a<br />

sedersi con loro per gustare un gelido aperitivo. La conversazione<br />

abbastanza piacevole non potè che riferirsi all’avvenimento<br />

del giorno, alle parole del vescovo che implorava<br />

pietà per il generale Hunter, che era stato pur sempre un feroce<br />

assassino che il destino ha voluto che subisse quasi le stesse<br />

sevizie dopo la morte che lui stesso aveva inferto bestialmente<br />

al <strong>di</strong>sgraziato ufficiale Tedesco per farlo parlare.<br />

Mentre conversavano su queste cose, la provocante<br />

signora Mercuri, venne salutata con un cenno sulla spalla,<br />

da un uomo <strong>di</strong> mezza età che, con aria molto imbarazzata,<br />

salutò poi tutti e non passò inosservato a Lupo perché aveva<br />

uno sguardo strano e lo fissava con un’espressione corrucciata<br />

e preoccupata. Ersilia, presentandolo, <strong>di</strong>sse che era suo<br />

cugino, il figlio <strong>di</strong> Fabio Fabiani, l’orefice della famiglia<br />

59


Della Neve, anche lui bravissimo orafo. Lupo stringendogli<br />

la mano si accorse che il polso era fasciato e che l’uomo,<br />

anche sul viso vicino l’orecchio destro, aveva una ecchimosi<br />

ancora ben visibile. Questo particolare lì per lì non venne<br />

rilevato da Lupo nel giusto modo, ma fu notato senza troppa<br />

importanza. L’uomo era visibilmente in imbarazzo, non<br />

accettò l’aperitivo perché <strong>di</strong>sse che non poteva fermarsi e<br />

dopo aver baciato la cugina sulla guancia … si allontanò<br />

senza porgere a nessuno la mano in segno <strong>di</strong> saluto. Cin-cin,<br />

colse questo atteggiamento strano con la sua solita perspicacia,<br />

ripromettendosi <strong>di</strong> commentarlo adeguatamente con<br />

Lupo una volta fossero stati soli, tornando sulla via <strong>di</strong> casa.<br />

Ersilia, rivolgendosi a Lupo gli chiese sorridendo: “Lei<br />

se lo ricorda, signor principe, mio nonno, l’orefice<br />

Fabiani?” “Come potrei <strong>di</strong>menticare quella persona fine e<br />

garbata <strong>di</strong> suo nonno, che aveva un rapporto <strong>di</strong> profonda<br />

amicizia nei confronti <strong>di</strong> mio padre? Suo nonno, non solo<br />

era molto simpatico … quasi affettuoso, ma era un grande<br />

artista e, potrei <strong>di</strong>re, uno scienziato dell’arte orafa a cui<br />

univa una rara conoscenza della chimica e dell’alchimia.<br />

Egli ha riparato e restaurato praticamente tutti i più antichi<br />

gioielli <strong>di</strong> casa Della Neve e Boccanelli-Mancini e venduto<br />

quasi tutti i gioielli moderni comperati da mio padre e dai<br />

nostri parenti <strong>di</strong> Ferentino. Ricordo molto bene le loro<br />

appassionate e dotte conversazioni sulla storia dei gran<strong>di</strong><br />

tesori dell’antichità, sulle gemme più famose e affascinanti<br />

come il Koh-i-noor, il grande brillante rubato dagli Inglesi<br />

agli In<strong>di</strong>ani, che adorna il <strong>di</strong>adema della regina d’Inghilterra<br />

dalla storia sanguinosa e millenaria; il Topkapi, il gran<strong>di</strong>ssimo<br />

smeraldo verde che si trova nel museo storico <strong>di</strong> Istanbul;<br />

i gioielli pompeiani… e tutte le storie <strong>di</strong> tesori degli imperatori<br />

romani e del rinascimento; i topazi della miracolosa<br />

Madonna <strong>di</strong> Avezzano. Ricordo che suo nonno e mio padre<br />

stavano ore a consultare i testi e le fotografie più rare <strong>di</strong> questi<br />

preziosissimi ed unici gioielli. Se non vado errato, lui<br />

voleva scrivere con mio padre una singolare storia dell’uomo<br />

attraverso l’arte orafa ed i gioielli dell’antichità.<br />

60


Quando veniva a palazzo, portava con sé un taccuino per<br />

scrivere le osservazioni e gli spunti che uscivano dalle loro<br />

raffinate conversazioni perché dovevano far parte degli<br />

appunti per buttare giù questo libro. Ricordo ancora la sua<br />

scrittura minuta e niti<strong>di</strong>ssima con le sue lettere particolari<br />

come le ‘s’ e le ‘f’ che ricordavano i testi rinascimentali, con<br />

un inchiostro particolarissimo tra l’ocra e il violetto che<br />

usava con una sua preziosissima penna stilografica dell’800.<br />

Io stesso rimanevo incantato della sua scienza e dai suoi<br />

mo<strong>di</strong> gentili”. La giovane Ersilia rimase stupita ed affascinata<br />

insieme al marito, il brillante sindaco De’Matteis, perché<br />

praticamente ignari <strong>di</strong> questa peculiarità del nonno che<br />

era morto da qualche anno, ultranovantenne e malato.<br />

Spesso il vecchio aveva dei vuoti <strong>di</strong> memoria, la donna<br />

ricordava però che il nonno aveva scritto un qualcosa che<br />

custo<strong>di</strong>va gelosamente nel suo scrittoio, a cui teneva molto<br />

e … probabilmente erano proprio quei famosi appunti …<br />

anzi, ricordava che facevano parte del suo testamento. In<br />

effetti, dopo la lettura delle sue ultime volontà, non se ne era<br />

più parlato in famiglia, rammentava però che era un carteggio<br />

abbastanza voluminoso, ma non sapeva a chi fosse capitato<br />

in ere<strong>di</strong>tà, e comunque non era stato considerato né<br />

importante né <strong>di</strong> valore e temeva che fosse stato ad<strong>di</strong>rittura<br />

gettato via perché a nessuno, andava <strong>di</strong> leggerlo.<br />

Ersilia De Matteis ringraziò il principe per questi cari ricor<strong>di</strong><br />

che appartenevano alla memoria del suo adorato nonno.<br />

Tutti finirono <strong>di</strong> sorbire l’aperitivo e si salutarono con grande<br />

cor<strong>di</strong>alità. Lupo e la sua compagna andarono all’altro bar della<br />

piazza che era anche tabaccaio per comprare i sigari toscanelli<br />

e dal giornalaio per cercare alcune riviste e tornarono a casa.<br />

Cin-cin, controllò nella sua borsa se aveva ancora le sue sigarette<br />

preferite perché quelle le trovavano solamente in<br />

Vaticano. Ne aveva ancora alcune e si ricordò <strong>di</strong> averne a casa<br />

un altro pacchetto: per fortuna non era una fumatrice accanita,<br />

anzi, non fumava sempre, lo faceva <strong>di</strong> rado.<br />

La giornata passò piacevolmente, senza intoppi né notizie<br />

clamorose, nessun estraneo telefonò a Lupo tranne il<br />

61


figlio e le figlie che volevano avere notizie. Cin-cin, telefonò<br />

alla sua amica del cuore Yoko ed il pomeriggio lo trascorsero<br />

in gran parte nel gazebo <strong>di</strong> rose del terzo giar<strong>di</strong>no<br />

dove gustarono del gelato alla frutta ascoltando della buona<br />

musica da camera e conversando amabilmente. Cin-cin,<br />

comodamente sdraiata su una chaise-longue, chiese a Lupo:<br />

“Che cosa hai pensato <strong>di</strong> quello che ha detto la signora<br />

Ersilia. Mi sembra non ti sia in<strong>di</strong>fferente, visto che ti ho<br />

notato più volte contemplare il suo generoso decolleté, che<br />

lasciava ben poco all’immaginazione … vero Lupo? …”.<br />

“Touchè” rispose Lupo sorridendo: “Sì. È vero, era molto<br />

scollata, per poco non si vedevano i capezzoli del suo prosperoso<br />

seno. Non si poteva fare a meno <strong>di</strong> guardarla …<br />

anche perché mi stava proprio davanti agli occhi … come tu<br />

eri davanti al sindaco … che ti guardava con molto interesse<br />

mia cara … anzi” ridacchiando “penso proprio che tu gli<br />

piaccia moltissimo … veramente tu piaci a tutti ed io sono<br />

gelosissimo <strong>di</strong> te … tu neanche te ne accorgi”.<br />

La donna sorrise compiaciuta e <strong>di</strong> rimando lo incalzò:<br />

“Dimmi le tue impressioni sul colloquio <strong>di</strong> oggi”. “In effetti<br />

mi sono reso conto <strong>di</strong> aver rimosso anche questi ricor<strong>di</strong><br />

degli appunti, mi sono tornati alla mente all’improvviso i<br />

<strong>di</strong>scorsi che facevano mio padre e l’orafo Fabiani … e le<br />

note che lui prendeva. Mio padre lo riteneva un mago nel<br />

suo genere e <strong>di</strong> lui, scherzando <strong>di</strong>ceva, che era una specie <strong>di</strong><br />

Cagliostro dell’alchimia. Ora che ricordo papà, lodò il<br />

Fabiani per aver restaurato uno dei fianchi del cavallo <strong>di</strong><br />

Sant’Ambrogio che si era ammaccato durante una processione,<br />

ed era riuscito a riparare il danno che aveva provocato<br />

un taglio profondo nella groppa … fu un intervento pro<strong>di</strong>gioso<br />

… non si vedeva nulla e lo fece, lavorandoci con i<br />

suoi artigiani orafi tutta una notte dentro San Giovanni, fra<br />

l’incredulità della gente. Il cavallo aveva urtato contro uno<br />

spunzone <strong>di</strong> ferro appuntito che viene usato come portaceri<br />

nelle occasioni adatte, quando fanno le fiaccolate a<br />

Ferentino che sono molto suggestive. La statua del santo per<br />

poco non cadeva rovinosamente a terra, ci fu un fuggi fuggi<br />

62


della gente per evitare <strong>di</strong> essere schiacciati dalla pesante<br />

macchina equestre. Mi pare che avvenne nel 1939 … poco<br />

prima della <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> guerra dell’Italia. Quel fatto<br />

accidentale venne considerato un funesto presagio”. “Ma<br />

<strong>di</strong>mmi piuttosto quello che ti è girato per la mente, quando<br />

ti sei ricordato <strong>di</strong> quei minuziosi appunti dell’orafo? E<br />

soprattutto, come ve<strong>di</strong> il fatto che facevano parte del suo<br />

testamento? Non ti chie<strong>di</strong> in mano a chi siano finiti? Forse<br />

ci potrebbero essere delle note particolari riguardanti il<br />

cavallo del santo, <strong>di</strong> quel cavallo probabilmente oggetto dell’avi<strong>di</strong>tà<br />

dei mercanti d’arte internazionali …, <strong>di</strong> cui Hunter<br />

e i suoi uomini facevano certamente parte. Se no, per quale<br />

motivo sono penetrati in chiesa ed è stato fatto quel segno<br />

sulla pancia dell’animale?”<br />

Cin-cin rivolse queste domande a raffica, all’amante che<br />

non rispondeva ed ondeggiava la testa <strong>di</strong>chiarandosi d’accordo<br />

e guardando lontano, mentre gli si accendeva una lampa<strong>di</strong>na<br />

nella memoria … “Certamente … la statua equestre <strong>di</strong><br />

Sant’Ambrogio deve occupare sicuramente un posto <strong>di</strong> rilievo<br />

in tutta questa storia … ma siamo sempre lì … bisognerà<br />

rileggersi le memorie <strong>di</strong> papà e rior<strong>di</strong>nare le idee. Al momento,<br />

non voglio nemmeno pensare <strong>di</strong> dover cercare quel dossier,<br />

perché preferisco che il mosaico dei fatti si delinei nella<br />

sua trama, man mano che gli avvenimenti ce ne portino le<br />

tessere. Abbiamo Hunter, i complici, gli avversari nell’ombra,<br />

il capitano Cellitti, il magistrato Marziali, Ersilia<br />

Mercuri nipote dell’orafo Fabio Fabiani, il figlio <strong>di</strong> Fabiani<br />

che non si è presentato nel modo dovuto, frà Bernardo e il<br />

custode della Cattedrale, monsignor Nunzio Dell’Angelo che<br />

dobbiamo ancora incontrare. Mannuccio con cui devo avere<br />

un lungo e delicato colloquio. Poi debbo mettere a fuoco le<br />

sventurate mogli <strong>di</strong> Ezio de’ Maranta e von Teufel … e chi<br />

più ne ha ne metta e non vorrei che anche il duca Dagoberti<br />

mi riservi qualche sorpresa … perché, il mio sesto senso mi<br />

<strong>di</strong>ce, che in qualche modo anche lui entra, magari <strong>di</strong> striscio<br />

in questa storia. Poi ‘dulcis in fundo’, scoprire il gioco nascosto<br />

dei servizi segreti Americani e Israeliani e … magari<br />

63


anche <strong>di</strong> qualche altro paese.<br />

Come ve<strong>di</strong> l’affare si complica e si ingrossa”. “Davvero,<br />

ci sono moltissimi personaggi che ruotano attorno a questa<br />

storia”, puntualizzò Cin-cin continuando: “Senza contare<br />

poi, il ‘quinto potere’, cioè la stampa che sembra centellinare<br />

ogni giorno le notizie, magari aspettando che qualcuno<br />

faccia una mossa falsa. Tu come pensi <strong>di</strong> procedere, visto<br />

che vuoi tornare presto a Roma? Perché non an<strong>di</strong>amo a trovare<br />

sua eccellenza il vescovo? E poi, fai una lunga chiacchierata<br />

con quel simpatico Mannuccio, quel vecchio gigante<br />

buono che ha per te una devozione infinita, ti tratta quasi<br />

come se tu fossi suo figlio … chissà quante notizie interessanti<br />

e utili per te che puoi tirare fuori dai suoi ricor<strong>di</strong> …<br />

Vorrei assistere a questo incontro non mi voglio perdere il<br />

suo colorito accento ciociaro, e poi... ammetto, anche io, mi<br />

sono molto affezionata a lui in questi anni”.<br />

Proprio in quel momento, si avvicinò Mannuccio per chiedere<br />

se volevano cenare in salone oppure mangiare bistecche,<br />

salsicce e verdure alla griglia con le bruschette all’aglio e vino<br />

rosso … perché avrebbe acceso la brace nel tavolo barbecue<br />

del giar<strong>di</strong>no. La proposta <strong>di</strong> Mannuccio piacque moltissimo<br />

ed anzi Lupo, prese la palla al balzo, invitando lo stesso<br />

Mannuccio a cenare con loro, così avrebbero chiacchierato un<br />

po’ ancora della venuta a palazzo dell’americano. Il fattore,<br />

sbottando con un colorito: “Per la miseria!” accettò <strong>di</strong> buon<br />

grado, anche perché non vedeva l’ora <strong>di</strong> stappare il vino rosso<br />

cesanese del Piglio <strong>di</strong> quella loro vigna che amava personalmente<br />

come una figlia, perché voleva farlo assaggiare al suo<br />

padrone e alla principessa Cin-cin, come lui la chiamava.<br />

L’uomo, aiutato da Ida e da Kabir, cominciò a portare la carne<br />

già preparata e le verdure pronte per la griglia mentre Ida propose<br />

un piatto <strong>di</strong> ’amatriciana’ che aveva preparato e che<br />

avrebbe degnamente aperto la cena.<br />

Cin-cin avrebbe preferito un po’ <strong>di</strong> riso al sugo perché<br />

l’‘amatriciana’ le rimaneva sempre un po’ pesante, ma la<br />

maggioranza vinse e si sedettero allegramente intorno al<br />

tavolo barbecue dove, al centro sulla griglia rovente, già<br />

64


cuocevano le carni e le verdure. Un profumo delizioso si<br />

spandeva intorno nella sera che rinfrescava, era piacevole<br />

riscaldare le gambe vicino la base <strong>di</strong> cemento del tavolo ed<br />

ammirare le fiamme che scoppiettavano per fare la brace,<br />

Kabir intanto affettava il pane casereccio per fare la bruschetta.<br />

Era un momento veramente <strong>di</strong>vertente per tutti.<br />

Lupo, li invitò a sedersi a tavola, per godere della rustica<br />

cena e non volle sentir ragioni perché Kabir e Ida si schernivano<br />

vergognosi … Cin-cin si <strong>di</strong>vertì moltissimo, trovando<br />

il gesto molto democratico e popolare. “Non c’era niente<br />

<strong>di</strong> male” cinguettò “a mangiare insieme senza tanti formalismi,<br />

visto che accadeva così raramente”.<br />

La donna aveva capito che in questo modo Lupo voleva<br />

mettere a suo agio il vecchio Mannuccio e pre<strong>di</strong>sporlo piacevolmente<br />

alla conversazione a fine pasto, quando avrebbero<br />

preso i dolci e la frutta. C’erano infatti dei meloni e un<br />

cocomero fresco bellissimo e poi accendere i sigari davanti<br />

a quel bianco secco frizzantino ottenuto dalla spremitura a<br />

mano <strong>di</strong> quei chicchi duri e serrati <strong>di</strong> quell’antichissimo vitigno<br />

“Pandrasto” i cui grappoli assomigliavano a grosse pannocchie<br />

che la leggenda <strong>di</strong> famiglia <strong>di</strong>ceva portato dai loro<br />

schiavi Fenici da Delo. Tutti erano molto sorridenti, la carne<br />

e le verdure cotte a puntino che mangiarono <strong>di</strong> gusto, il vino<br />

rosso squisito a temperatura ambiente, sotto un limpido<br />

cielo stellato e il profumo penetrante delle rose del gazebo<br />

… Lupo e Cin-cin si scambiarono pezzettini <strong>di</strong> carne e <strong>di</strong><br />

bruschetta lodandone il sapore e la croccantezza … tutto filò<br />

liscio finchè non venne spazzolata l’ultima bistecca e si arrivò<br />

al dessert … quando Lupo, brindando con i suoi ospiti<br />

l’ultimo boccale <strong>di</strong> vino, si rivolse a Mannuccio che era al<br />

settimo cielo … mentre Ida e Kabir sparecchiavano con<br />

<strong>di</strong>screzione e, fermandolo perché voleva aiutarli, lo pregò <strong>di</strong><br />

rimanere seduto: “Dimmi un po’, come hai fatto a riconoscere<br />

il generale americano dopo tanti anni ?” “Mah … non<br />

lo so veramente” rispose: “è stata una sensazione sgradevole,<br />

trovarmi quel figuro nell’orto che si stava mangiando un<br />

frutto del grande fico con una sicurezza ed una prepotenza<br />

65


sfacciata, che per un momento, mi ha riportato in<strong>di</strong>etro negli<br />

anni e devo <strong>di</strong>re che quell’uomo che doveva avere la mia età<br />

non era molto <strong>di</strong>ssimile da quando era giovane … perché<br />

tutto sommato, <strong>di</strong>mostrava molto meno dei suoi anni.<br />

Mentre lo guardavo stupefatto <strong>di</strong> averlo trovato in questo<br />

giar<strong>di</strong>no, mi sono chiesto istintivamente cos’è che mancava<br />

a quell’uomo che mi sembrava, mentre gli chiedevo cosa<br />

facesse lì, conosciuto … quasi familiare … e poi quell’accento<br />

americano ha fatto il resto. Era proprio lui, quell’ufficiale<br />

che girava, nel ’44 per Ferentino, con aria da vincitore<br />

e padrone, con la sua pistola a tamburo infilata nella fon<strong>di</strong>na<br />

laterale, come un cow boy. Era un uomo alto ed ancora<br />

ben messo, con un po’ <strong>di</strong> pingue<strong>di</strong>ne degli anni ma, soprattutto<br />

lo sguardo era identico, a tratti sfuggente ed a tratti<br />

inquisitorio, cattivo e sprezzante. Chissà perché, mi era<br />

venuto un senso <strong>di</strong> mal <strong>di</strong> stomaco, perché ero ripiombato in<br />

un passato angoscioso <strong>di</strong> quegli anni dell’occupazione<br />

Americana, <strong>di</strong> quei bombardamenti che mi hanno ucciso<br />

tanti familiari ed amici”. Mannuccio nonostante le sue origini<br />

conta<strong>di</strong>ne, aveva stu<strong>di</strong>ato ed aveva conseguito brillantemente<br />

la maturità tecnica pur non omettendo mai <strong>di</strong> fare il<br />

suo lavoro <strong>di</strong> agricoltore <strong>di</strong> cui era molto appassionato al<br />

punto <strong>di</strong> non voler iscriversi all’università …<br />

“Ma quell’uomo” replicò Lupo “come ha giustificato la<br />

sua entrata qui dentro i giar<strong>di</strong>ni del palazzo?”. “Veramente,<br />

data la sorpresa, non fornì spiegazioni precise ed io stesso<br />

non volli approfon<strong>di</strong>re perché capii che non era un ladro<br />

anche se, sicuramente compresi, che doveva avere ben altra<br />

motivazione, tant’è vero che quando mi accorsi che un altro<br />

uomo sulla cinquantina, piuttosto ben piazzato e forte, con i<br />

capelli bion<strong>di</strong> rasati come un tipico militare Americano,<br />

stava sopraggiungendo dalle scale, io gli <strong>di</strong>ssi che lo riconoscevo<br />

perché lui era quel militare Americano che venne a<br />

Ferentino con le truppe Alleate. Il generale Hunter ammutolì<br />

ed invece <strong>di</strong> rispondermi salutò quell’uomo alto, mi pare,<br />

chiamandolo ‘Billy’. Questi, infatti, mi accorsi, era un bell’uomo<br />

dagli occhi ver<strong>di</strong> e bei lineamenti, al polso aveva il<br />

66


caratteristico braccialetto d’argento fatto a cintura con il<br />

nome inciso che non riuscii a leggere e un orecchino d’oro<br />

al lobo destro, piuttosto ben vestito in maniera sportiva, ma<br />

dai mo<strong>di</strong> che mi parvero inequivocabilmente effeminati. La<br />

cosa mi turbò alquanto, ma a me cosa importava in definitiva?<br />

Il problema, era capire perché si erano introdotti illegalmente<br />

in casa, approfittando sicuramente del fatto che il<br />

portone principale era socchiuso”.<br />

“Ma tu, non mi hai parlato <strong>di</strong> questo secondo uomo”,<br />

osservò il principe un po’ stupito “Si … hai ragione signor<br />

padrone …” proseguì Mannuccio: “Ma mi ero ripromesso <strong>di</strong><br />

parlartene … perché quando li accompagnai al portone, mi<br />

accorsi <strong>di</strong> un terzo uomo che li aspettava in macchina<br />

davanti le scale della chiesa <strong>di</strong> Santa Maria e con cui se ne<br />

andarono. Quel vecchio spiegò prima <strong>di</strong> lasciarmi, che era<br />

venuto in gita turistica a rivedere i luoghi che aveva visitato<br />

da giovane durante la guerra, con degli amici e che era<br />

entrato nel nostro palazzo, spinto dai ricor<strong>di</strong>, e nella speranza<br />

<strong>di</strong> rivedere il vecchio principe Ambrogino e magari conoscerne<br />

i figli. Si rese conto però degli anni trascorsi e che, al<br />

massimo, poteva incontrare te. Precisò ancora che sarebbe<br />

tornato per conoscerti perché voleva avere dei chiarimenti<br />

storici sulla grande famiglia dei Della Neve”.<br />

“Tutto sommato” realizzò Lupo “… Hunter se l’è cavata<br />

piuttosto bene … dando una spiegazione plausibile. E come<br />

mai in questi giorni la polizia non ti ha mai chiesto nulla?<br />

Possibile che nelle loro indagini non siano arrivati fino a qui<br />

considerando che si muovevano in tre liberamente per il<br />

paese? Sembrerebbe che nessuno li ha visti oltre a te. Ma<br />

vedrai, che è una <strong>di</strong> quelle riserve mentali della polizia, vedrai<br />

che sicuramente verranno a chiedertelo … ma tu stai tranquillo<br />

… quando sarà il momento, dì tutta la verità. Piuttosto, sarà<br />

bene che tu faccia or<strong>di</strong>ne nei tuoi ricor<strong>di</strong> passati, per raccontarmi<br />

<strong>di</strong> quei giovani: von Teufel e de’ Maranta … ma adesso<br />

s’è fatto tar<strong>di</strong> è scesa la notte e ne parleremo domani … con<br />

calma. Per ora ho un gran sonno e voglio andare a riposare<br />

…vero Cin-cin? An<strong>di</strong>amo a dormire.<br />

67


I giornali <strong>di</strong> lunedì ventidue, parlavano del generale<br />

Hunter che aveva alloggiato al famoso Hotel Bassetto da<br />

solo e che si avvaleva <strong>di</strong> un autista e <strong>di</strong> un compagno, non<br />

ancora identificati, per muoversi liberamente fin da alcune<br />

settimane prima precedenti al delitto. Frequenti erano state le<br />

sue visite a San Giovanni e tantissimi citta<strong>di</strong>ni lo avevano<br />

visto aggirarsi tranquillamente per la città e nei <strong>di</strong>ntorni specie<br />

nei pressi della stele romana <strong>di</strong> Aulo Quintilio, dove si<br />

<strong>di</strong>ceva, che una volta c’era un casolare che era stato a<strong>di</strong>bito<br />

a macelleria abusiva, non lontano dal bivio per Anagni. In<br />

questo luogo gli Americani e i Partigiani avevano intercettato<br />

von Teufel e de’ Maranta che stavano ricongiungendosi<br />

coi soldati Repubblichini e Tedeschi per riparare al Nord. I<br />

giornali riportavano le chiacchiere dell’epoca che poi erano<br />

state oggetto del processo sommario che subì Hunter … scagionandolo<br />

dall’avere materialmente ucciso von Teufel, condannando<br />

in contumacia, gli esecutori del delitto e delle feroci<br />

sevizie.. Il processo era stato un farsa, con enormi errori<br />

procedurali ed omissioni, che in sostanza aveva depenalizzato<br />

gli Americani e relegando <strong>di</strong> fatto quell’episo<strong>di</strong>o efferato<br />

tra i migliaia avvenuti in Italia tra il 1943 e il 1945. Uno dei<br />

tanti delitti, mai chiariti ed ormai sepolti dalla storia.<br />

Il giornale ‘Il Tempo’ si soffermava sul fatto che, probabilmente,<br />

si era trattato <strong>di</strong> una tentata rapina, mal riuscita, <strong>di</strong><br />

un mercante d’arte piuttosto ar<strong>di</strong>to e un po’ folle, quale presumibilmente<br />

doveva essere <strong>di</strong>ventato Hunter … e che poi era<br />

finita in trage<strong>di</strong>a inspiegabile .. magari per ragioni <strong>di</strong> spartizione.<br />

Insomma, concludeva l’articolo, non si usciva dal pantano<br />

delle illazioni e delle congetture perché, comunque,<br />

rimaneva il mistero <strong>di</strong> cosa cercassero Hunter e i suoi complici<br />

nella Cattedrale. Per la prima volta si parlò <strong>di</strong> un particolare,<br />

tratto dagli atti degli interrogatori fatti ai Partigiani e al<br />

comandante Francese delle truppe Marocchine dal giu<strong>di</strong>ce<br />

inquirente, soprattutto a un certo ‘Griso’, nome <strong>di</strong> battaglia <strong>di</strong><br />

un Partigiano, che rivelò l’esistenza <strong>di</strong> un grande tesoro e <strong>di</strong><br />

documenti importantissimi che i due ufficiali dovevano consegnare<br />

al comando Nazi-Fascista con cui dovevano incon-<br />

68


trarsi. Questo tesoro e questi documenti mai trovati, proiettavano<br />

con una certa logica, un secondo scenario sul movente<br />

che aveva veramente spinto l’americano a tornare a<br />

Ferentino, ma non chiariva assolutamente, perché mai avesse<br />

aspettato più <strong>di</strong> mezzo secolo per tornare in Italia come se,<br />

improvvisamente, avesse avuto in mano tali elementi nuovi,<br />

da giustificare ampiamente questo ritorno. Insomma, la partita<br />

era quanto mai aperta ed intrigante, ma per Lupo si trattava<br />

invece <strong>di</strong> una questione non priva <strong>di</strong> apprensioni e <strong>di</strong> angoscia,<br />

perché in ogni caso si trattava <strong>di</strong> nuovi problemi e lo<br />

allettava molto più starsene tranquillo a passare in pace gli<br />

ultimi anni della sua vita con la cara e bella Cin-cin, dopo la<br />

per<strong>di</strong>ta della moglie che era stata dolorosissima e rimaneva<br />

ancora tale. Gli sembrava <strong>di</strong> vivere una doppia vita e <strong>di</strong> sdoppiarsi:<br />

quel tesoro, per assurdo lo infasti<strong>di</strong>va, ancora una volta<br />

pensò che era meglio seguire gli eventi, perché la vicenda in<br />

fin dei conti riguardava suo padre e non lui.<br />

Anche Cin-cin lesse il giornale e si domandava a che<br />

punto fossero le indagini e come mai non succedeva niente<br />

e cosa stessero facendo gli amici <strong>di</strong> Hunter … Fecero colazione<br />

con calma e si gingillarono per casa praticamente per<br />

tutta la mattinata che si presentava piuttosto calda … non<br />

avevano voglia <strong>di</strong> uscire. Lupo si decise a richiamare<br />

Mannuccio per riprendere il <strong>di</strong>scorso della sera precedente,<br />

ma voleva prima accertarsi che Ida quella mattina si trovasse<br />

fuori palazzo oppure in campagna a seguire i lavori agricoli.<br />

Mannuccio venne subito perché era in casa. Entrò nel salone<br />

sorridendo, capì imme<strong>di</strong>atamente che cosa volesse Lupo da<br />

lui e si sedette in una delle gran<strong>di</strong> poltrone <strong>di</strong> velluto, il principe<br />

chiamò anche Cin-cin chiedendole se voleva essere<br />

presente alla conversazione. Mannuccio cominciò <strong>di</strong>cendo<br />

che lui sapeva che i due ufficiali venivano dall’Africa e precisamente<br />

dalla Tunisia, che era stata una delle ‘teste <strong>di</strong> ponte’<br />

del ritiro degli Italiani, ma <strong>di</strong> non ritenere che fossero<br />

sicuramente arrivati per via mare. Comunque confermò che<br />

essi riuscirono a sfuggire all’avanzata Americana in Italia<br />

ad<strong>di</strong>rittura mentre si trovavano nei pressi <strong>di</strong> Cassino, quan-<br />

69


do ormai, tutte le strade del Sud verso il Nord erano bloccate<br />

dagli invasori, riferendo <strong>di</strong> uno stratagemma a <strong>di</strong>r poco<br />

pro<strong>di</strong>gioso. Essendo impossibile superare i posti <strong>di</strong> blocco<br />

furono aiutati da un vecchio monaco me<strong>di</strong>co del monastero<br />

<strong>di</strong> Cassino, don Ermete, che iniettò a von Teufel e a de’<br />

Maranta un potente anestetico per farli credere morti così<br />

passarono come cadaveri che dovevano essere seppelliti nel<br />

cimitero <strong>di</strong> Ferentino e prima <strong>di</strong> metterli in viaggio, li prese<br />

violentemente a schiaffi sul volto e li punse dappertutto con<br />

uno spillone senza che questi emettessero un gemito o reagissero<br />

minimamente. In quei giorni c’erano stati molti<br />

bombardamenti Alleati ed erano tantissimi i morti che venivano<br />

continuamente trasportati nei vari cimiteri dove c’era<br />

posto. Le truppe Marocchine e In<strong>di</strong>ane, una volta esaminati<br />

i cadaveri insieme ad altri, caddero nel tranello data la confusione<br />

del momento e consentirono ai loro trasportatori,<br />

che li avevano messi in casse ru<strong>di</strong>mentali, <strong>di</strong> proseguire il<br />

viaggio e portarli a sepoltura. In effetti, i due erano caduti in<br />

catalessi, grazie a quel potentissimo farmaco che il monaco,<br />

<strong>di</strong>ceva scherzando <strong>di</strong> avere appreso dalla lettura <strong>di</strong> testi<br />

alchemici, come quella famosa pozione del principe napoletano<br />

<strong>di</strong> San Severo del 1700.<br />

Cin-cin rimase stupefatta e <strong>di</strong>vertita ed anche Lupo che<br />

non ricordava questo particolare. Ma le sorprese non finirono<br />

qui, perché Mannuccio raccontò <strong>di</strong> aver assistito lui stesso<br />

alla ‘resurrezione’ dei due giovani, proprio nella camera<br />

mortuaria del cimitero <strong>di</strong> Ferentino perché, don Ambrogino,<br />

che era stato informato telefonicamente della venuta delle<br />

due salme dal monaco che conosceva molto bene, si trovava<br />

anche lui ad aspettarli al cimitero. Quando arrivò il camion<br />

che trasportava i corpi assieme a tantissime altre cose, tra le<br />

quali era nascosto un pacchetto il cui contenuto era molto<br />

importante, uno dei due autisti guar<strong>di</strong>ame<strong>di</strong>ca all’Ospedale<br />

<strong>di</strong> Littoria, scoperchiò le casse ed insieme aspettarono il<br />

risveglio dei due. Il guar<strong>di</strong>ano del cimitero era stato, in quel<br />

frangente, allontanato con una scusa dal vecchio principe. In<br />

quel momento nella camera mortuaria c’erano solamente<br />

70


loro, ed il piazzale era completamente deserto. Con molta<br />

precauzione i due furono sollevati e venne fatta bere loro una<br />

pozione <strong>di</strong> zafferano marziale per far flui<strong>di</strong>ficare il ferro nel<br />

sangue e rinvennero con molta fatica. E poiché erano vestiti<br />

con abiti civili, furono condotti nella grande Alfa Romeo<br />

nera <strong>di</strong> don Ambrogino, per essere nascosti in una casa colonica<br />

<strong>di</strong> proprietà dei Della Neve sulla collina <strong>di</strong> Barano dove<br />

presero alloggio per <strong>di</strong>verso tempo e portarono con sé il prezioso<br />

e misterioso pacchetto. L’autista me<strong>di</strong>co era, in effetti,<br />

un Cavaliere Templare dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> don Ambrogino si<br />

riportò via l’autocarro con il fidato compagno tranne le casse<br />

vuote che vennero schiodate e bruciate nel camino <strong>di</strong> quella<br />

casa. Di quei due uomini non si seppe più nulla.<br />

Mannuccio ricordava <strong>di</strong> aver saputo dal principe che<br />

probabilmente erano morti intorno agli anni ’60. Quanto al<br />

monaco benedettino <strong>di</strong> Cassino che aveva messo in catalessi<br />

Sigfried von Teufel e Ezio, Mannuccio narrò che era<br />

venuto un paio <strong>di</strong> volte a Ferentino ospite <strong>di</strong> don Ambrogino<br />

e <strong>di</strong> sapere per certo che era morto alla fine degli anni ’50<br />

perché era già all’epoca dei fatti, molto vecchio. Quin<strong>di</strong> il<br />

segreto <strong>di</strong> questa resurrezione era sepolto con loro.<br />

Mannuccio continuò a raccontare che i due giovani vissero<br />

praticamente un anno a Ferentino, spostandosi frequentemente<br />

e con molta <strong>di</strong>screzione anche a Roma, mantenuti dal<br />

padre <strong>di</strong> Lupo perché anch’essi erano Cavalieri Templari e<br />

pertanto il vecchio aristocratico si era sentito in obbligo <strong>di</strong><br />

assisterli temporaneamente finché non fossero riusciti ad<br />

andare al Nord … oltrepassando i soldati Alleati che avevano<br />

sfondato ormai anche la linea Hitler che si era attestata<br />

oltre Ferentino ed Anagni a Nord della Casilina e che passava<br />

per Anzio dove erano sbarcati il 22 gennaio 1944,<br />

rischiando un ennesimo insuccesso. Ogni giorno aspettavano<br />

il momento opportuno per andarsene, facevano una vita<br />

esemplare, non avevano alcuna colpa militare, per loro la<br />

guerra era praticamente finita ad El Alamein e pertanto si<br />

muovevano liberamente in mezzo alla gente. Ufficialmente<br />

lavoravano nell’azienda elettrica <strong>di</strong> Guarcino come mano-<br />

71


vali a cottimo e quin<strong>di</strong> passavano inosservati. Presto conobbero<br />

due belle ragazze romane che venivano spesso a soggiornare<br />

a Ferentino dai loro parenti: la fidanzata <strong>di</strong> Ezio si<br />

chiamava Angelica Mariani, era una bella ragazza bruna<br />

piuttosto alta mentre la fidanzata <strong>di</strong> Sigfried si chiamava<br />

Antonella Spaziani ed era castano-bionda, anch’essa molto<br />

attraente e formosa.<br />

Un particolare molto importante, che sottolineò<br />

Mannuccio, era il fatto che Sigfried che era un barone tedesco,<br />

era figlio <strong>di</strong> un’italiana romana trapiantata in Germania<br />

a Lipsia. Per cui il tedesco, parlava correttamente italiano<br />

con inflessioni romanesche, che gli permetteva <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssimulare<br />

le sue origini. Insomma, quei due ragazzi non vennero<br />

notati minimamente dai Ferentinesi e vissero tranquillamente<br />

fino al momento della trage<strong>di</strong>a, cioè fino a quando vennero<br />

catturati dagli Anglo-Americani al bivio <strong>di</strong> Anagni mentre<br />

stavano per ricongiungersi con i soldati Repubblichini e<br />

Tedeschi che erano venuti a prelevarli. Le due ragazze rimasero<br />

incinte subito, erano molto innamorate e felici e quando<br />

furono certe della loro gravidanza decisero <strong>di</strong> sposarsi<br />

segretamente nella chiesa <strong>di</strong> San Valentino in piazza: le coppie<br />

si dovevano sposare con la stessa cerimonia e nello stesso<br />

giorno. Mannuccio più <strong>di</strong> questo non ricordava … <strong>di</strong> quel<br />

bruttissimo periodo … del 1944 … e durante l’avanzata<br />

degli Alleati.<br />

Probabilmente, se quei giovanotti se ne fossero stati<br />

calmi a Ferentino senza pensare <strong>di</strong> ricongiungersi con la<br />

Repubblica <strong>di</strong> Salò, potevano essere vivi, vecchi e felici<br />

come lui … Ma si vede che non era possibile, come se avessero<br />

un compito da portare a termine … più grande <strong>di</strong> loro<br />

e che li travolse inesorabilmente … forse dovevano terminare<br />

una missione e portare quel misterioso pacchetto a qualcuno<br />

che lo … attendeva e magari anche qualche altra cosa<br />

che Mannuccio non ha mai visto né capito veramente. Più<br />

volte ne aveva parlato con il principe, che però non gli <strong>di</strong>sse<br />

mai nulla a riguardo, ma … secondo lui il principe doveva<br />

saperne molto <strong>di</strong> più. Dal canto suo, concludeva, che lui<br />

72


aveva vissuto tutta la vicenda senza averne subìto alcun<br />

pericolo né <strong>di</strong>sagio e quin<strong>di</strong> le cose non lo riguardavano più<br />

<strong>di</strong> tanto, visto che in quell’epoca aveva un bel da fare per<br />

lavorare e mandare avanti la sua famiglia. Ringraziava il<br />

cielo perché l’aver lavorato come fattore per i Della Neve lo<br />

aveva messo al riparo dalla fame e dall’in<strong>di</strong>genza anzi,<br />

nonostante tutto, i suoi affari erano andati bene in quel triste<br />

periodo post.bellico. In sostanza quei giovani avevano superato<br />

il blocco <strong>di</strong> Cassino nell’inverno 1944 e avevano soggiornato<br />

ben nascosti fino alla fine dell’anno in tempo per<br />

vedere nascere i propri figli che erano due maschi, sotto la<br />

protezione intelligente e <strong>di</strong>screta <strong>di</strong> don Ambrogino che non<br />

<strong>di</strong>sperava <strong>di</strong> vedere il quadro bellico migliorato e che il<br />

Fascismo, dopo l’arresto <strong>di</strong> Mussolini avvenuto il 25 luglio<br />

del ’43, si avviasse ad una transizione meno traumatica e più<br />

democratica, magari con un accordo <strong>di</strong> governo tra gli esponenti<br />

più qualificati del mondo cattolico e, perché no del<br />

Fascismo stesso, come il cattolico Federzoni ed altri. Perché<br />

tutto avvenisse, era necessario che terminasse l’invasione<br />

Anglo-Americana e Francese, visto che gli Alleati <strong>di</strong>mostrarono<br />

<strong>di</strong> essere spesso ad un punto <strong>di</strong> collasso per le inaspettate<br />

e pressoché insormontabili <strong>di</strong>fficoltà della Campagna<br />

d’Italia. Mannuccio, pur con le sue forti inflessioni ciociare<br />

si esprimeva con molta proprietà ed intelligenza. Questo<br />

particolare <strong>di</strong>vertì e stupì molto Cin-cin, che cominciò<br />

segretamente a rivalutarlo, comprendendo il perché della<br />

sua istintiva simpatia. Mannuccio, incontrando l’approvazione<br />

<strong>di</strong> Lupo, che annuiva compiaciuto con il capo, ricordava<br />

che i nemici, già ai tempi della Campagna d’Africa<br />

erano entrati in crisi per il contrasto che si ebbe tra il<br />

Comando Inglese e quello Australiano, il quale aveva<br />

minacciato <strong>di</strong> ritirarsi dalla guerra perché ritrovatosi a sostenere<br />

il maggior peso <strong>di</strong> essa. Per questo motivo, don<br />

Ambrogino intratteneva intense relazioni <strong>di</strong>plomatiche<br />

segrete con ambasciatori dei governi dell’Asse, che venivano<br />

a trovarlo <strong>di</strong> nascosto sia a Roma che a Ferentino; con<br />

loro aveva degli intensi colloqui, spesso alla presenza dei<br />

73


due giovani ufficiali. Mannuccio, che gli faceva da autista,<br />

rammentava <strong>di</strong> aver accompagnato Rumeni, Ungheresi,<br />

Portoghesi, Spagnoli, Tedeschi ed, in due occasioni, anche<br />

Giapponesi ed un Arabo … “Bravo Mannuccio …” lo interruppe<br />

il principe: “questo concorda con i racconti fatti da<br />

mio padre, fiducioso che l’Italia arrivasse ad una pace separata<br />

e onorevole e non da posizione <strong>di</strong> sconfitta e resa assoluta<br />

al nemico … come poi avvenne con l’armistizio <strong>di</strong><br />

Cassibile del 3 settembre ’43, siglato dal generale<br />

Castellano e dal generale Smith Alleato. Anche per la <strong>di</strong>sfatta<br />

Angloamericana <strong>di</strong> Salerno del 28 settembre 1943. Si sperava<br />

nel collasso degli occupanti che stentavano ad arrivare<br />

a Roma. Mio padre infatti, vedeva con occhi benevoli la<br />

resistenza della Repubblica <strong>di</strong> Salò <strong>di</strong> Mussolini al Nord, e<br />

confidava che questi riuscisse, con il governo Giapponese<br />

dell’imperatore Hiroito, a convincere Stalin ad una pace<br />

separata, visto che quest’ultimo si <strong>di</strong>mostrava assolutamente<br />

scettico nei confronti <strong>di</strong> Churchill e Roosevelt.<br />

“Insomma” puntualizzò ancora Lupo: “mio padre, nel<br />

1944 sperava in un capovolgimento delle sorti della guerra<br />

ed un cambiamento ra<strong>di</strong>cale e più maturo del governo<br />

Fascista, che si fosse reso ancora una volta conto, dell’importanza<br />

<strong>di</strong> una più moderna democratizzazione del sistema<br />

italiano. Per questo motivo, li aiutò a ricongiungersi con<br />

Salò, perché c’erano ancora delle speranze concrete <strong>di</strong> poter<br />

terminare la guerra da posizioni <strong>di</strong> forza e soprattutto salvare<br />

Gerusalemme… cosa che poi non avvenne … perché tutto<br />

precipitò”. Cin-cin, che era rimasta rapita da queste memorie,<br />

chiese a Mannuccio se ricordava qualche altro fatto e<br />

semmai avesse sentito parlare <strong>di</strong> un tesoro. Mannuccio rispose<br />

che del tesoro se ne parlò solamente dopo che venne trucidato<br />

von Teufel e sparì de’ Maranta, … tesoro <strong>di</strong> cui non si<br />

trovò traccia alcuna … come <strong>di</strong> quel pacchetto misterioso,<br />

però una cosa ricordava … prima che ci fosse lo scontro a<br />

fuoco tra gli Alleati, i Partigiani ed i Nazi-Fascisti al bivio <strong>di</strong><br />

Anagni … Ezio e Sigfried cercavano un grosso camion per<br />

portare, come <strong>di</strong>cevano, farina ed altri prodotti alimentari al<br />

74


Nord acquistati alla borsa nera. Questo grosso autocarro con<br />

rimorchio, in effetti venne da Sud, forse da Formia o<br />

Sperlonga guidato da un autista molto strano, dall’aria losca<br />

e poco affidabile.<br />

Secondo lui, quest’uomo rappresentò una vera crepa nel<br />

sistema <strong>di</strong> sicurezza dei due ufficiali. Forse lui, era riuscito<br />

a carpire qualche informazione preziosa sul carico e sulle<br />

vere intenzioni ed aveva fatto la spia ai Partigiani del luogo,<br />

tant’è vero che si arrivò alla strage. Molto probabilmente<br />

quell’uomo, che a lui non piacque mai e che faceva tante<br />

domande, era una spia del controspionaggio Alleato e avvisò<br />

il comando <strong>di</strong> Hunter che era <strong>di</strong> stanza a Frosinone.<br />

Infatti, in quei giorni le cose precipitarono, come un temporale<br />

improvviso che porta la burrasca”.<br />

Il principe a quel punto, ammirato dalla memoria e dalla<br />

bella esposizione del suo fattore, pensò bene <strong>di</strong> verificare<br />

fino a che punto e quanto ricordasse <strong>di</strong> quegli anni e gli<br />

chiese, per la gioia <strong>di</strong> Cin-cin, che cosa sapeva della fuga dei<br />

due uomini da El Alamein. Mannuccio, lusingato dall’importanza<br />

che gli veniva data e sod<strong>di</strong>sfatto dai sorrisi <strong>di</strong><br />

approvazione della bella Cin-cin e del principe, ricominciò<br />

a raccontare, pur segnalando che lui aveva saputo dei due,<br />

solamente dalla loro partenza da una località vicino ad<br />

Alessandria. I due riuscirono a superare i controlli delle<br />

truppe Inglesi, perché nascosti nella stiva <strong>di</strong> un cargo Greco<br />

semi-affondato nel Nilo <strong>di</strong> nome Nike che, in effetti, era una<br />

officina navale segreta della marina italiana, così, riuscirono<br />

<strong>di</strong> notte a cavallo <strong>di</strong> alcuni MAS, ad arrivare alla foce del<br />

grande fiume dove si immette nel Me<strong>di</strong>terraneo passando<br />

per l’antico porto romano <strong>di</strong> Alessandria. Da lì con un<br />

peschereccio Egiziano arrivarono a Tunisi, dove esisteva un<br />

grosso raggruppamento <strong>di</strong> soldati Italiani, tollerato dal<br />

governo Tunisino che ne permetteva l’esodo verso l’Italia.<br />

Dall’Egitto non era possibile tornare <strong>di</strong>rettamente in<br />

patria per l’impenetrabile blocco navale Britannico. Da lì,<br />

con un secondo peschereccio Tunisino “L’Araba Fenice”,<br />

a<strong>di</strong>bito alla pesca dei tonni che effettuarono anche nelle<br />

75


acque territoriali italiane a nord della Sicilia, arrivarono,<br />

dopo un ampio giro per evitare la flotta Alleata, in Italia<br />

scortati da lontano da un U-boote tedesco fino all’isola <strong>di</strong><br />

Ponza dove sbarcarono, nascondendosi per qualche mese.<br />

Con un terzo peschereccio locale giunsero <strong>di</strong> notte sulla<br />

spiaggia <strong>di</strong> Gaeta o <strong>di</strong> Sperlonga e poi rimasero bloccati nei<br />

pressi <strong>di</strong> Cassino un’altra volta. Il resto è già stato raccontato.<br />

Cin-cin rimase estasiata da quella storia avvincente,<br />

quell’uomo <strong>di</strong> novant’anni l’aveva letteralmente travolta e<br />

Lupo gli era grato perché aveva avuto la conferma che tutto<br />

concordava con i suoi ricor<strong>di</strong> che man mano riaffioravano.<br />

Di questo incre<strong>di</strong>bile tesoro in lingotti d’oro … Mannuccio<br />

<strong>di</strong>sse … lui non aveva mai creduto che esistesse perché,<br />

concludeva, avrebbe fatto gola a chiunque … anche ai due<br />

giovanotti … perché no? E tuttavia lui non ne aveva prova<br />

alcuna e riteneva fosse una balla colossale. Ormai era giunta<br />

l’ora del pranzo e Lupo porse a Mannuccio la sua scatola<br />

<strong>di</strong> sigari per scegliersi quello che più gli piacesse e il vecchio<br />

fattore se ne scelse accuratamente uno che si sarebbe<br />

fumato lentamente e con comodo dopo il pranzo.<br />

Era ormai la mezza, quando una telefonata ruppe quel<br />

momento <strong>di</strong> silenzio: era il segretario del vescovo che chiedeva<br />

un appuntamento presso lo stu<strong>di</strong>o privato <strong>di</strong> monsignor<br />

Dell’Angelo nel Vescovado per le ore 18.30 <strong>di</strong> quel giorno.<br />

Lupo, a malincuore accettò per togliersi il pensiero. Poco<br />

prima <strong>di</strong> sedersi a tavola, riparlò con Mannuccio che stava<br />

in cucina, per consigliarlo <strong>di</strong> andare al comando dei<br />

Carabinieri a riferire <strong>di</strong> aver visto l’americano con i suoi due<br />

accoliti quando erano venuti a palazzo apparentemente in<br />

visita turistica in modo da evitare che, in un secondo<br />

momento, non venisse accusato <strong>di</strong> reticenza o altro, dato che<br />

i compagni <strong>di</strong> Hunter erano per ora introvabili. Bastava che<br />

<strong>di</strong>cesse quattro parole, senza troppi commenti, per far vedere<br />

al capitano che si voleva aiutarlo nelle indagini. Lo pregò<br />

<strong>di</strong> andarci in giornata e riferirgli.<br />

Pranzarono tranquillamente commentando il racconto <strong>di</strong><br />

Mannuccio e poi riposarono un po’ accendendo la ventola<br />

76


della camera da letto. Arrivò così l’ora dell’appuntamento al<br />

quale Lupo si recò con Cin-cin. Era curioso, ma anche un<br />

po’ timoroso <strong>di</strong> sapere quali fossero le cose che il vescovo<br />

avesse da <strong>di</strong>rgli oppure da chiedergli. Non riusciva a trovare<br />

un nesso tra lui stesso, i fatti accaduti e … sua eminenza.<br />

Salirono la rampa <strong>di</strong> scale che portava allo stu<strong>di</strong>o del monsignore,<br />

comunicante sul retro con l’ampia costruzione<br />

me<strong>di</strong>oevale poggiata sulle mura romane e<strong>di</strong>ficate sull’alto<br />

sperone <strong>di</strong> roccia che coronava l’acropoli <strong>di</strong> Ferentino. Da<br />

questa si godeva, a per<strong>di</strong>ta d’occhio, il magnifico panorama<br />

della valle del fiume Sacco fino a Roma …La stanza del<br />

vescovo era stupenda ed austera, con libri, tendaggi porpora<br />

e oro, severi mobili ottocenteschi, un grande tavolo in noce<br />

con preziosi candelabri d’argento ed un grande salotto in<br />

velluto ocra. Per terra c’era un preziosissimo tappeto antico<br />

ed in un angolo una dolcissima statua <strong>di</strong> marmo bianco della<br />

Madonna con le mani giunte.<br />

Monsignor Dell’Angelo era un uomo sulla sessantina,<br />

ancora con aspetto giovanile, alto, con gran<strong>di</strong> occhi azzurri<br />

e con i capelli can<strong>di</strong><strong>di</strong> su un viso autoritario. Accolse Lupo<br />

e Cin-cin con un bel sorriso e li fece accomodare nel salotto.<br />

“Vi ringrazio <strong>di</strong> aver accettato il mio invito, immagino<br />

che vi sarete chiesti il motivo <strong>di</strong> questo incontro … ma vorrei<br />

parlarvi …” rivolgendosi <strong>di</strong>rettamente a Lupo che era<br />

alla sua destra: “dei lavori <strong>di</strong> restauro della cappella Della<br />

Neve, che si trova sulla navata destra del Duomo <strong>di</strong> San<br />

Giovanni, … per avere un vostro parere a riguardo”.<br />

Poco <strong>di</strong>stante dai tre, seduto su un’altra poltrona c’era il<br />

segretario del vescovo, che interruppe con deferente delicatezza<br />

per chiedere agli ospiti se gra<strong>di</strong>ssero una bibita fresca<br />

accompagnata da alcuni biscotti, fatti dalle monache <strong>di</strong> clausura<br />

del convento sottostante delle Clarisse. Cin-cin, che era<br />

molto curiosa sempre <strong>di</strong> tutto e amante dei dolci, accettò <strong>di</strong><br />

buon grado per tutti e due un thè freddo e anche monsignore<br />

accettò volentieri. Mentre sorseggiavano la fresca bevanda e<br />

Cin-cin gustava i deliziosi biscotti speziati all’anice, il vescovo<br />

cominciò a parlare dell’importanza dell’antica cappella<br />

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dei Della Neve che era stata costruita ai tempi delle Crociate<br />

intorno al 1200. Ricordando che l’antica famiglia <strong>di</strong> Lupo si<br />

era <strong>di</strong>stinta, nei secoli, per aver voluto partecipare ai lavori in<br />

maniera splen<strong>di</strong>da, precisò che non li aveva convocati per<br />

sollecitare un contributo in denaro, in quanto si trattava <strong>di</strong><br />

lavori non strutturali ma <strong>di</strong> un semplice rior<strong>di</strong>no dei preziosi<br />

e numerosi ex voto che avrebbe consentito <strong>di</strong> ricavare un<br />

ampio spazio per una targa marmorea de<strong>di</strong>cata ai Della<br />

Neve, in memoria <strong>di</strong> vecchi ed importanti restauri generosamente<br />

fatti fare dal compianto principe don Ambrogino.<br />

Lupo, alquanto sorpreso, sorrise al vescovo imitato da Cincin<br />

e scavando nella sua memoria si ricordò <strong>di</strong> questi lavori<br />

sovvenzionati dal padre e così <strong>di</strong>ssipò quel leggero nervosismo<br />

che lo aveva turbato fin dalla telefonata iniziale.<br />

Apparentemente la conversazione era completamente estranea<br />

al delitto della Cattedrale … ma Lupo era guar<strong>di</strong>ngo …<br />

Il prelato continuò, ricordando che negli anni sessanta,<br />

don Ambrogino aveva provveduto al prezioso restauro del<br />

quadro della Madonna protettrice delle donne in attesa <strong>di</strong> un<br />

figlio, utilizzando degli artisti esperti, avvalendosi ad<strong>di</strong>rittura<br />

dell’orefice Fabiani <strong>di</strong> Ferentino per rimettere a posto la<br />

preziosa corona a stelle della Madonna con pietre dure, con<br />

lamine <strong>di</strong> argento, oro e il rifacimento del manto blu-rosso<br />

della bellissima Madre. Era stato un lavoro accurato e splen<strong>di</strong>do<br />

che a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> cinquant’anni si faceva ancora ammirare<br />

per la sua bellezza ed inoltre, il principe aveva fatto<br />

apporre una lastra <strong>di</strong> pesante cristallo ‘blindovis’ inserita in<br />

una cornice <strong>di</strong> acciaio brunito per proteggere il quadro dai<br />

ladri. E non solo …perché suo padre, qualche anno prima <strong>di</strong><br />

morire, aveva fatto sistemare un efficacissimo allarme elettronico<br />

antiscasso ed antirapina.<br />

Tutto questo, precisava, lui lo aveva appreso dagli atti<br />

dell’archivio storico del Vescovado, non aveva mai conosciuto<br />

<strong>di</strong> persona il vecchio e munifico principe, essendo<br />

stato nominato arcivescovo della <strong>di</strong>ocesi <strong>di</strong> Ferentino nel<br />

2000 … terminò <strong>di</strong>cendo che era onorato <strong>di</strong> conoscerne ora<br />

il figlio. Nonostante la garbata esposizione dei motivi per cui<br />

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l’aveva chiamato e i toccanti riferimenti dell’operato del<br />

padre, Lupo, non potè fare a meno <strong>di</strong> notare una certa durezza<br />

della pronuncia lessicale … del vescovo … qualcosa gli<br />

<strong>di</strong>ceva che quell’uomo sembrava in fondo in fondo… uno<br />

straniero … forse <strong>di</strong> origine altoatesina … era solo un’impressione<br />

che si riservava <strong>di</strong> commentare con Cin-cin … a<br />

casa.<br />

A questo punto, Lupo fingendo <strong>di</strong> esserne all’oscuro,<br />

chiese al vescovo se sapeva chi avesse trovato il cadavere<br />

del generale Hunter quella fati<strong>di</strong>ca notte. Il vescovo venne<br />

colto <strong>di</strong> sorpresa e … dopo una lunga pausa, sospirando<br />

<strong>di</strong>sse: “L’ha trovato il padre guar<strong>di</strong>ano frà Bernardo ed io<br />

sono arrivato un po’ più tar<strong>di</strong> … quando mi chiamò suor<br />

Matilde. È stato uno spettacolo orribile”. Lupo allora,<br />

vedendo che il vescovo era <strong>di</strong>sposto a parlarne, gli chiese se<br />

avessero sentito gli spari … ed il vescovo anche qui fece una<br />

pausa e poi lentamente … come per raccogliere i ricor<strong>di</strong>,<br />

chiarì <strong>di</strong>cendo che nessuno sentì nulla … e fece un’altra<br />

pausa … forse era stato u<strong>di</strong>to lo sgommare rabbioso <strong>di</strong> una<br />

o più auto, che dovevano trovarsi sul piazzale dell’acropoli<br />

davanti il Duomo … cosa che era stata segnalata ai<br />

Carabinieri ed al magistrato inquirente.<br />

Poi, il vescovo motivò la scoperta casuale del delitto che<br />

fecero i due canonici, con il fatto che erano andati in chiesa<br />

a notte inoltrata per fare penitenza e pregare davanti all’altare<br />

maggiore. Cin-cin rimase sbalor<strong>di</strong>ta, anche perché le<br />

pratiche autopunitive della religione cattolica non appartenevano<br />

alla religiosità e al misticismo bud<strong>di</strong>sta e rimase, tutt’orecchi<br />

ad ascoltare il vescovo che si accorse del suo stupore.<br />

“Vede signora …” spiegò il vescovo rivolgendosi a lei:<br />

“nella nostra affannosa ricerca della perfezione nella comunanza<br />

con Dio, c’è posto per la penitenza e spesso noi religiosi<br />

la pratichiamo <strong>di</strong> giorno e <strong>di</strong> notte per fortificare la<br />

nostra fede ed usiamo anche il cilicio … che ognuno <strong>di</strong> noi<br />

porta sotto la tonaca, insieme al rosario per pregare ed<br />

implorare la <strong>di</strong>vina benevolenza”.<br />

Detto questo, il vescovo chiese a Lupo se gra<strong>di</strong>va la col-<br />

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locazione <strong>di</strong> quella lapide nella cappella dei Della Neve,<br />

chiedendogli anche quando fosse pronto per scriverne il<br />

testo ed eventuali incisioni riguardanti lo stemma <strong>di</strong> famiglia.<br />

Lupo promise che se ne sarebbe occupato al più presto<br />

e mentre si congedavano sopraggiunse frà Bernardo che li<br />

salutò ed entrò nello stu<strong>di</strong>o del vescovo. Dai convenevoli<br />

che si scambiarono, monsignor Dell’Angelo, capì che già si<br />

conoscevano e trasalì senza <strong>di</strong>re una parola. Ancora una<br />

volta, a Lupo il suo sesto senso <strong>di</strong>ceva che il vescovo con<br />

quell’aspetto così piacevolmente autorevole e cor<strong>di</strong>ale,<br />

nascondeva qualcosa. Quelle pause nel parlare davano la<br />

sensazione <strong>di</strong> voler costruire le risposte che dava, nel tentativo<br />

<strong>di</strong> velare od aggiustare la verità. Cosa poteva celargli il<br />

vescovo Dell’Angelo, apparentemente così lontano dalla<br />

faccenda? Non riusciva ad immaginarlo. Sua eminenza salutò<br />

Cin-cin e Lupo bene<strong>di</strong>cendoli mentre loro facevano un<br />

lieve inchino <strong>di</strong> rispetto. Fuori dal Vescovado era sceso<br />

l’imbrunire, il cielo era rosa, l’aria fresca, era una bellissima<br />

serata. Quando rientrarono, Mannuccio che aprì loro il portone,<br />

<strong>di</strong>sse ai due che era stato alla stazione dei Carabinieri<br />

a deporre quanto sapeva e che il capitano Cellitti, ringraziandolo,<br />

gli <strong>di</strong>sse che avevano raccolto moltissime informazioni<br />

sull’americano e i suoi presunti complici e sulla<br />

grossa Alfa Romeo bianca. Pertanto, gli aveva fatto firmare<br />

un piccolo verbale ricordandogli <strong>di</strong> tenersi a <strong>di</strong>sposizione.<br />

A cena Cin-cin riprese il colloquio avuto con l’alto prelato,<br />

esprimendo tutto il suo compiacimento per la preziosa<br />

e importante opera <strong>di</strong> restauro della Madonna posta nella<br />

cappella dei Della Neve, fatta dal padre <strong>di</strong> Lupo. Quasi lo<br />

rimproverò <strong>di</strong> non avergliene mai parlato e anche <strong>di</strong> non<br />

avergliela mai mostrata. Si riprometteva quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> andare un<br />

giorno in quella cappella per ammirarla adeguatamente.<br />

Lupo si scusò, <strong>di</strong>cendo che tali e tante erano state le cose<br />

fatte dalla famiglia e soprattutto dal padre … che lui stesso<br />

se ne era proprio <strong>di</strong>menticato. Anzi, l’avrebbe accompagnata<br />

volentieri per esaminare con lei la miracolosa Madonna.<br />

Sulla fine della cena, la donna osservò che il vescovo aveva<br />

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un aspetto da nor<strong>di</strong>co, non proprio da italiano … con quei<br />

suoi occhi azzurri, la sua altezza e quel portamento austero<br />

… quasi da militare. Sicuramente, notava, che per i suoi<br />

capelli così can<strong>di</strong><strong>di</strong> e il tipo <strong>di</strong> carnagione chiara, da giovane<br />

doveva essere stato bion<strong>di</strong>ssimo. Lupo convenì con lei<br />

aggiungendo: “Anch’io l’ho notato e, non so se tu lo hai<br />

avvertito, il vescovo nel parlare denotava una certa durezza<br />

<strong>di</strong> linguaggio, tipica <strong>di</strong> persone <strong>di</strong> origine mitteleuropea nor<strong>di</strong>ca,<br />

oppure che abbia vissuto molti anni in Austria o forse<br />

in Germania … forse … non so. Dovrei chiederlo a frà<br />

Bernardo”. “Io non ho percepito quello che mi <strong>di</strong>ci, ma sono<br />

d’accordo con te che il vescovo, in un modo o nell’altro,<br />

sembra che abbia origini straniere o del Nord Italia …<br />

magari dell’Alto A<strong>di</strong>ge … Ma perché mi fai notare questo<br />

particolare? Che nesso ci ve<strong>di</strong> con il delitto, perché non sei<br />

più chiaro? Perché, anche se fosse d’origine tedesca, cosa<br />

cambierebbe?” “Già …” replicò Lupo: “non cambierebbe<br />

niente, ma sai com’è … io sono un pessimista e preferisco,<br />

prima, pensare tutto il male possibile e poi correggerlo,<br />

mano-mano che i nuovi dati, e le informazioni suffraghino o<br />

smentiscano gli elementi del quadro d’insieme. È una vecchia<br />

abitu<strong>di</strong>ne, consolidata nel tempo e strutturata anche<br />

dalla rigida educazione militare impartitami da mio padre.<br />

Non bisogna fidarsi mai delle apparenze, se si vuole conquistare<br />

la verità, bisogna guardare oltre”.<br />

“Hai ragione…” <strong>di</strong>sse Cin-cin: “e comunque le origini<br />

del vescovo, al momento, sono ininfluenti, è solo una sensazione<br />

che abbiamo avuto entrambi. Magari, se troviamo il<br />

modo <strong>di</strong> invitare a colazione frà Bernardo, ne potremmo<br />

sapere <strong>di</strong> più” E sorrise, ammiccando con aria furbetta da<br />

investigatrice. Guardarono un po’ la televisione prima <strong>di</strong><br />

andare a dormire, allontanando tutti i pensieri della giornata.<br />

Erano ormai passati sei giorni da che erano arrivati a<br />

Ferentino e Lupo voleva rientrare a Roma, perché desiderava<br />

rivedere i figli e i nipoti e doveva parlare con il duca<br />

Dagoberti per sapere cosa mai volesse da lui e perché mai<br />

volesse incontrarlo con altri due membri dell’Or<strong>di</strong>ne dei<br />

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Templari. Sinceramente si trattava <strong>di</strong> altri problemi. Scavando<br />

nei suoi ricor<strong>di</strong>, non riusciva a trovare il bandolo della matassa,<br />

l’unica cosa che gli venne in mente e che probabilmente il<br />

principe <strong>di</strong> San Severo, il Gran Maestro, voleva riceverlo per<br />

importanti comunicazioni a proposito <strong>di</strong> chissà cosa…<br />

La colazione arrivò alle sette, puntuale come sempre …<br />

e siccome Cin-cin dormiva ancora profondamente, Lupo<br />

fece cenno a Ida <strong>di</strong> poggiare delicatamente il vassoio sul<br />

tavolino ai pie<strong>di</strong> del letto, prese un primo caffè caldo e<br />

aspettò che lei si svegliasse sfogliando con attenzione, per<br />

non far rumore, il giornale. Nelle pagine della cronaca si<br />

soffermò sui commenti del delitto del Duomo <strong>di</strong> san<br />

Giovanni. C’era <strong>di</strong> nuovo che, date le numerosissime testimonianze,<br />

ormai era certo che ci fossero dei complici, che<br />

quin<strong>di</strong> Hunter non fosse solo e fosse anche ben organizzato<br />

perché era stato visto da molta gente muoversi con sicurezza<br />

alla luce del sole con l’Alfa Romeo bianca; inoltre ,era<br />

stato accertato, che circa un mese prima aveva acquistato<br />

una lancia termica ad ossigeno con bombola ed altro materiale<br />

da scasso da un grosso ferramenta <strong>di</strong> Frosinone e il proprietario<br />

ricordava benissimo l’americano ed i suoi uomini.<br />

Era certo che il generale Hunter avesse soggiornato, per<br />

tutto quel periodo, all’Hotel Bassetto <strong>di</strong> Ferentino da solo,<br />

dove riceveva i suoi amici che però dovevano avere base<br />

altrove … forse a Roma, dov’era più logico.<br />

Altra testimonianza <strong>di</strong> un certo valore era stata quella dell’orefice<br />

Fabiani che ricordava il generale venuto nel suo<br />

negozio per comprare degli orecchini d’oro per un più giovane<br />

amico … probabilmente, insinuava il cronista, l’assassinato<br />

doveva avere una relazione omosessuale. L’articolo<br />

finiva con il particolare che, sia i frati che il vescovo <strong>di</strong><br />

Ferentino, avevano <strong>di</strong>chiarato <strong>di</strong> aver sentito quella notte, tra<br />

le due e le tre, un forte sgommare <strong>di</strong> auto proveniente dal<br />

piazzale, ma non era cosa infrequente durante la notte, perché<br />

molte coppiette andavano ad ammirare lo spettacolo del<br />

cielo stellato d’agosto e le stelle cadenti sostando nel terrazzo<br />

a strapiombo antistante al Duomo. Per quanto riguardava<br />

82


gli spari, questi sicuramente erano stati attutiti dall’ampiezza<br />

del volume della Cattedrale e quin<strong>di</strong> non furono percepiti. Il<br />

cronista, chiudeva il suo pezzo ricordando, che i Carabinieri<br />

battevano la campagna frusinate palmo a palmo per ritrovare<br />

l’automobile e i macchinari che avevano graffiato il prezioso<br />

pavimento cosmatesco <strong>di</strong> San Giovanni, facendo notare<br />

che il mistero del delitto era ancora fitto e che le autorità<br />

americane e i parenti <strong>di</strong> Hunter avevano fatto richiesta <strong>di</strong> riavere<br />

la salma in patria per i funerali.<br />

Mentre Cin-cin si svegliava, Lupo pensò che se non<br />

intervenivano fatti nuovi, tanto valeva tornare a Roma come<br />

aveva in progetto …e cominciò a fare colazione con la sua<br />

dolce compagna che ormai era sveglia ed affamata … Sul<br />

vassoio imban<strong>di</strong>to c’era una piacevole novità, una ciotolina<br />

colma <strong>di</strong> marmellata <strong>di</strong> fichi dell’orto appena fatta … cosa<br />

<strong>di</strong> cui Lupo era ghiottissimo e che fece assaggiare a Cin-cin<br />

che, dopo una prima <strong>di</strong>ffidenza, ne rimase conquistata. La<br />

donna gli chiese i programmi per quella giornata … se non<br />

era il caso <strong>di</strong> tornare a Roma vista la situazione e poi, con la<br />

sua solita <strong>di</strong>sinvoltura, si spogliò del pigiama, mostrandosi<br />

in tutta la sua bellezza all’amante che la guardava rapito e la<br />

carezzò dolcemente baciandola … e così, fecero l’amore<br />

con molto trasporto.<br />

Fecero la doccia insieme e si vestirono, quando si udì<br />

squillare il telefono sul como<strong>di</strong>no della stanza da letto. Era<br />

il duca Sigismondo Dagoberti che chiedeva a Lupo quando<br />

sarebbe rientrato a Roma perché aveva assoluto bisogno <strong>di</strong><br />

vederlo, dato che il principe <strong>di</strong> San Severo era malatissimo<br />

e voleva riuscire a parlare con lui prima <strong>di</strong> morire … Lupo<br />

si addolorò molto e promise all’amico che sarebbe rientrato<br />

il giorno dopo, mercoledì 24 agosto e lo avrebbe contattato<br />

subito per visitare insieme il Gran Maestro dei Cavalieri<br />

Templari. Cin-cin, si fece spiegare cosa significava per lui la<br />

notizia ricevuta sulla gravità delle con<strong>di</strong>zioni del grande<br />

amico <strong>di</strong> suo padre … Lupo spiegò che, a parte il dolore dell’eventuale<br />

per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> quel vecchio gentiluomo, sicuramente,<br />

presso l’Or<strong>di</strong>ne, ci sarebbe stato un Gran Consiglio per<br />

83


nominare il nuovo Gran Maestro … non prima <strong>di</strong> aver raccolto<br />

i suggerimenti e le volontà del principe stesso. Cin-cin<br />

chiese se era preferibile partire nel tardo pomeriggio e cenare<br />

così a Roma oppure partire la mattina dopo … Lupo non<br />

sapeva cos’era meglio riservandosi <strong>di</strong> decidere con lei dopo<br />

pranzo, perché, in fondo in fondo, gli <strong>di</strong>spiaceva lasciare la<br />

fresca casa <strong>di</strong> Ferentino con la sua quoti<strong>di</strong>anità <strong>di</strong> piccola<br />

città agricola per tornare nella bolgia caotica della capitale e<br />

soprattutto nella calura estiva <strong>di</strong> Roma.<br />

Una cosa era certa, bisognava rientrare anche per prepararsi<br />

per andare, com’era previsto, a trascorrere un mese <strong>di</strong><br />

mare a Sperlonga dove sarebbero stati con i figli e i nipoti<br />

nella grande villa sul mare. Cin-cin non chiedeva <strong>di</strong> meglio<br />

perché adorava il mare limpido <strong>di</strong> quel paese, fare pesca<br />

subacquea, mangiare pesce e la sera passeggiare nella caratteristica<br />

piazzetta che dominava il suo piccolo e incantevole<br />

golfo. Il programma era pressoché stabilito e lei ne era<br />

molto contenta. Lupo si rasserenò vedendo Cin-cin così<br />

allegra e uscì dal vortice dei suoi pensieri. Erano ormai<br />

quasi le un<strong>di</strong>ci, decisero <strong>di</strong> andare a prendere il solito aperitivo<br />

al bar del centro e magari pranzare al caratteristico<br />

ristorante sulla via Consolare e così fecero.<br />

Cin-cin era splen<strong>di</strong>da nel suo vestito <strong>di</strong> seta bianco e<br />

nero e i sandali bianchi alti accentuavano la sua altezza e il<br />

suo fiero portamento, Lupo era elegantissimo nel suo completo<br />

<strong>di</strong> lino bianco e il suo immancabile panama.<br />

Arrivarono in piazza seguiti dagli sguar<strong>di</strong> <strong>di</strong> tutti, rispondendo<br />

con un sorriso ai cenni <strong>di</strong> saluto. Per fortuna c’era<br />

ancora un tavolino libero al fresco sotto l’ombrellone e si<br />

sedettero, or<strong>di</strong>nando un prosecco ghiacciato che venne servito<br />

con tanti stuzzichini. mentre si godevano la bibita, arrivò<br />

il capitano Cellitti con un gran sorriso perché voleva ringraziare<br />

Lupo per aver mandato il suo simpatico fattore a<br />

deporre. Lupo lo invitò a sedersi con loro per offrirgli qualcosa<br />

e il capitano accettò molto volentieri.<br />

La conversazione fu leggera e piacevole, perché nessuno<br />

<strong>di</strong> loro voleva impegnarsi nel pesante argomento del giorno,<br />

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che ancora riempiva le pagine <strong>di</strong> tutti i giornali; Cellitti <strong>di</strong>sse<br />

solamente che le indagini proseguivano alacremente ma che<br />

non si era ancora capito il nesso tra la statua equestre del<br />

santo, che era stata graffiata, e l’americano. Sembrava inverosimile<br />

che volesse rubare un’opera così ingombrante e deturparla<br />

utilizzando una lancia termica che l’avrebbe in parte<br />

squagliata … rimaneva ancora un mistero insolubile. Detto<br />

questo, parlarono d’altro. Lupo non raccolse la velata supponenza<br />

del capitano che, bene o male, sperava lo aiutasse in<br />

qualche modo. Del resto, il principe, pur facendo or<strong>di</strong>ne nei<br />

suoi ricor<strong>di</strong> paterni, non trovava nessun legame tra Hunter e<br />

il monumento d’argento e pensava che, per assurdo, quello<br />

straniero volesse asportarlo per rivenderlo sul mercato internazionale<br />

illegale dell’arte. Tuttavia, come giustificare il suo<br />

ritorno a Ferentino dopo oltre mezzo secolo? Era proprio un<br />

rompicapo che <strong>di</strong>ventava ogni giorno sempre più fasti<strong>di</strong>oso.<br />

Staremo a vedere … pensò in cuor suo e si calmò.<br />

Finito l’aperitivo, per somma cortesia, invitò il carabiniere<br />

a unirsi a pranzo con loro anche per voler <strong>di</strong>ssipare il pur<br />

minimo dubbio, semmai Cellitti lo avesse avuto, sulla sua<br />

<strong>di</strong>sponibilità. Il capitano rifiutò, ringraziando calorosamente.<br />

Si <strong>di</strong>ressero al ristorante che era molto affollato: evidentemente<br />

si mangiava bene, considerando che era un fine settimana.<br />

Poco <strong>di</strong>stante da loro, sedevano i coniugi De’ Matteis<br />

con Fabiani figlio ed altre persone che non conoscevano;<br />

c’erano anche dei bambini. Come s’incontrarono gli sguar<strong>di</strong><br />

si salutarono, pur rimanendo ognuno al proprio tavolo.<br />

In quell’occasione Lupo, notò ancora la fasciatura dell’orefice<br />

al polso destro e l’ecchimosi sul collo stava scomparendo<br />

e notò anche che l’uomo era alto e vigoroso con un<br />

fisico da lottatore, si chinò su Cin-cin e le sussurrò <strong>di</strong> osservare<br />

anche lei bene il Fabiani perché voleva, al riguardo, il<br />

suo parere. Lo guardò con attenzione rimarcando il suo<br />

aspetto atletico, la folta capigliatura bruna, le sopracciglia<br />

molto folte e unite ed un naso un pò rincagnato, tipico dei<br />

pugili, una bocca molto carnosa e ghignante … concludendo<br />

che era un tipo molto virile ma dall’aria, tutto sommato,<br />

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non troppo raccomandabile. Doveva avere non più <strong>di</strong> quarantacinque<br />

anni. Anche lui, <strong>di</strong> tanto in tanto, li osservava,<br />

probabilmente aveva avvertito i loro sguar<strong>di</strong>. Mentre,<br />

durante il pranzo il sindaco e la sua bella moglie sorridevano<br />

spesso, il Fabiani era un po’ contrariato, quasi infasti<strong>di</strong>to<br />

dalla presenza <strong>di</strong> Lupo e Cin-cin.<br />

Questo atteggiamento venne riscontrato da loro due e<br />

Cin-cin osservò questa stranezza chiedendo a Lupo come<br />

mai, perché sapeva dell’amicizia del vecchio orefice Fabiani<br />

con don Ambrogino. “Infatti …” rispose Lupo “anch’io non<br />

mi spiego questo atteggiamento … evidentemente gli sarò<br />

antipatico e forse lui comincia ad esserlo per me …misteri<br />

della vita!” concluse. Il pranzo ricco e abbondante li deluse:<br />

i con<strong>di</strong>menti erano troppo forti e l’aglio era sparso ovunque<br />

e a Cin-cin non piacque molto, in effetti erano abituati ad<br />

una cucina più delicata. La cosa che gra<strong>di</strong>rono <strong>di</strong> più furono<br />

gli amaretti <strong>di</strong> Guarcino col liquore <strong>di</strong> visciole: la famosa<br />

‘ratafia’ antico cherry italiano che ancora si produce in<br />

Ciociaria. Un ottimo caffè concluse il pranzo.<br />

Erano sul punto <strong>di</strong> alzarsi, dopo aver pagato il conto,<br />

quando Ersilia Mercuri si avvicinò sorridente a Cin-cin per<br />

salutarla e farle i complimenti per il suo raffinato abito. Era<br />

evidente la simpatia della giovane signora per la bella compagna<br />

del principe, che ricambiò compiaciuta rispondendo<br />

che anche lei aveva un elegante e particolare abito verde<br />

acqua. Il vestito della giovane ne esaltava l’avvenenza e l’audace<br />

abbronzantissimo decolleté. A quel punto si avvicinarono<br />

anche gli altri che si presentarono, finalmente Lupo seppe<br />

il nome dell’orefice che si chiamava Marco Fabiani la<br />

moglie Letizia Accorsi e i figli Francesco e Clau<strong>di</strong>o <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci<br />

e sette anni ed un amico, che era il farmacista del paese che<br />

si chiamava Antonio De Andreis. Ersilia strappò a Cin-cin la<br />

promessa <strong>di</strong> una visita per un thè nella loro villa un po’ fuori<br />

paese, verso Fumone, e così Lupo, potè scambiare due chiacchiere<br />

con Marco Fabiani, prendendo lo spunto per chiedergli<br />

cosa si fosse fatto al polso e al collo. L’orefice, preso <strong>di</strong><br />

contropiede, lì per lì non rispose, ma poi raccontò <strong>di</strong> essere<br />

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caduto da cavallo durante una galoppata. In questo modo fra<br />

i due si ruppe il ghiaccio e mentre le donne parlavano <strong>di</strong><br />

moda, il dottor De Andreis chiese a Lupo cosa pensava del<br />

delitto della Cattedrale. L’argomento sembrò contrariare<br />

Marco, che ascoltò in silenzio le parole <strong>di</strong> Lupo: “Secondo<br />

me l’assassinio deve essere scaturito da una lite avvenuta per<br />

motivi <strong>di</strong> spartizione della statua equestre del santo che ha un<br />

grande valore artistico e <strong>di</strong> mercato, probabilmente commissionato<br />

dal commercio clandestino <strong>di</strong> opere d’arte italiane<br />

che vengono continuamente saccheggiate. Poco fa ne parlavo<br />

proprio col capitano Cellitti al bar centrale <strong>di</strong> Piazza<br />

Matteotti, perché sul cavallo c’è un tesoro …”<br />

A questa affermazione Marco Fabiani ebbe un sussulto<br />

“Allora anche per lei il cavallo racchiude un tesoro?” esclamò<br />

l’orefice “quin<strong>di</strong> io non sono matto!” Ma Lupo replicò:<br />

“Certamente ha ragione perché nella pancia del cavallo ci<br />

sono le sacre reliquie <strong>di</strong> Sant’Ambrogio … si tratta <strong>di</strong> una<br />

pregevole fusione cava <strong>di</strong> argento inciso rivestito d’oro ad<br />

opera del grande artista Fantino Taglietti che la fuse con<br />

magica maestria nel 1641 … L’argento venne donato dal<br />

popolo <strong>di</strong> Ferentino e dalla mia famiglia …” precisò e l’orefice<br />

ammutolì “Anzi” proseguì Lupo “il complesso equestre<br />

seicentesco è <strong>di</strong> chiara matrice rinascimentale e l’artista, nel<br />

farlo, si è ispirato alla famosa statua <strong>di</strong> Marc’Aurelio che troneggia<br />

in Campidoglio a Roma quin<strong>di</strong>, se vogliamo, l’opera<br />

ha un’ingente valore artistico, argenteo e culturale oltre che<br />

religioso … il suo valore è stimabile a milioni <strong>di</strong> euro”.<br />

L’orefice scosse la testa pensieroso guardando per terra e<br />

Lupo si chiese perché …come se non fosse d’accordo con<br />

lui. Dal momento che la strada, per un tratto, era comune a<br />

tutti, fino alla piazza <strong>di</strong> Colle Pero sotto le Mura Ciclopiche<br />

<strong>di</strong> Ferentino, si avviarono in gruppo verso quella <strong>di</strong>rezione. I<br />

De Matteis, i Fabiani e il farmacista, avevano posteggiato le<br />

loro macchine in quel punto. Percorsero quin<strong>di</strong> la passeggiata<br />

del Vascello, quando Cin-cin si accorse che l’orefice si<br />

voltava spesso in<strong>di</strong>etro per controllare due giovanotti col<br />

casco a bordo <strong>di</strong> una moto <strong>di</strong> potente cilindrata color blu che<br />

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li seguiva lentamente e che ad<strong>di</strong>rittura, quando arrivarono a<br />

Colle Pero aumentando la velocità … girò intorno al gruppo<br />

in maniera provocatoria, sempre seguiti con lo sguardo dal<br />

Fabiani che era decisamente nervoso, come se li conoscesse<br />

anche se, in realtà, erano irriconoscibili dato il casco nero che<br />

indossavano entrambi. Cin-cin tirò lentamente la manica <strong>di</strong><br />

Lupo, ammiccando con lo sguardo, e sollevando il mento<br />

verso i due motociclisti sconosciuti che li seguivano. Lupo,<br />

che non se ne era accorto perché parlava con Ersilia, girandosi<br />

lentamente guardò quei giovanotti per capire che cosa<br />

stava avvenendo e si fermò, riparando Cin-cin e tenendole la<br />

borsa, come se temesse uno scippo … che non avvenne.<br />

Arrivati a Colle Pero, mentre si salutavano, la moto rombando<br />

e facendo stridere le gomme sull’asfalto bollente si<br />

<strong>di</strong>leguò in <strong>di</strong>rezione del cimitero, verso Fumone. Falso<br />

allarme … pensò Lupo … o forse no. Si ripromise <strong>di</strong> riparlarne<br />

e commentare l’accaduto con Cin-cin una volta arrivati<br />

a casa. La giornata era molto calda e si <strong>di</strong>ressero a palazzo,<br />

mentre il resto del gruppo prese posto nelle rispettive<br />

automobili e partì. Palazzo Boccanelli Mancini si trovava ad<br />

un centinaio <strong>di</strong> metri subito dopo l’imponente marmorea<br />

Porta Montana, inserita negli enormi massi delle mura ciclopiche,<br />

su cui ancora oggi grava il mistero della loro fattura<br />

e della messa in opera, dei giganteschi blocchi <strong>di</strong> pietra<br />

squadrata assemblati dagli antichi popoli Pelasgi.<br />

Rinfrancati dalla frescura della casa, si cambiarono, si misero<br />

como<strong>di</strong> e si sedettero sulle poltrone sdraio della veranda<br />

per godersi un ulteriore caffè freddo.<br />

“Mi ero quasi messa paura nel vedere quei due motociclisti<br />

che con tanta insistenza ci giravano attorno, per un<br />

attimo ho temuto che volessero o travolgerci o derubarci”,<br />

<strong>di</strong>sse Cin-cin e proseguì: “Tu che idea ti sei fatto Lupo, mi<br />

ero stupita che tu non te ne fossi accorto, forse perché eri<br />

<strong>di</strong>stratto dalle grazie e dalle spiritosaggini <strong>di</strong> Ersilia …”<br />

“Beh … si, devo ammettere che Ersilia mi è molto simpatica<br />

ed sempre allegra e poi, devi riconoscere …” facendo una<br />

pausa con lo sguardo malizioso “che ha anche un gran bel<br />

88


seno e lo sfoggia con molta generosità. Le sue scollature<br />

non possono passare inosservate e sarei un ipocrita a non<br />

notarlo perché allora … dovresti pensare male <strong>di</strong> me. Del<br />

resto tu non hai nulla da invi<strong>di</strong>are perché hai delle tette bellissime<br />

… e come sempre, stamattina quando ti sei spogliata<br />

per fare il bagno, non ho potuto fare a meno <strong>di</strong> guardarle,<br />

perché sai … il tuo corpo nudo mi fa ancora impazzire …”<br />

Cin-cin sorrise compiaciuta e rinfrancata perché si ingelosiva<br />

sempre quando incontravano la bella e sfacciata Ersilia.<br />

“Piuttosto, anch’io mi sono chiesto quando me lo hai fatto<br />

notare, perché quella moto ci girasse attorno … perché non ho<br />

capito l’oggetto del loro interesse. Chi osservavano veramente:<br />

noi, i Fabiani, i De Matteis, De Andreis? Una cosa è certa,<br />

solo Marco Fabiani li controllava ed era particolarmente contrariato<br />

ed apprensivo. Ma non so <strong>di</strong>rti …” concluse Lupo.<br />

“Allora amore, per cambiare <strong>di</strong>scorso, partiamo più tar<strong>di</strong> o<br />

domattina … così mi regolo per preparare i bagagli?” Cin-cin<br />

chiese. “Sarà bene che partiamo verso le sei per essere a<br />

Roma prima delle otto …, perché se no, non partiamo più.<br />

Adesso avverto Kabir e Mannuccio. Torneremo a Ferentino<br />

fra un pò”. La capitale era decisamente più calda finchè non<br />

spirò il ponentino della sera che rinfrancò i due che decisero<br />

<strong>di</strong> non uscire ma <strong>di</strong> guardarsi un buon film in televisione<br />

anche per stemperare la tensione della giornata trascorsa.<br />

Lupo pensava e ripensava a quei due motociclisti che gli<br />

girarono intorno minacciosamente, o forse, come confidò a<br />

Cin-cin sorridendo, si erano comportati in quel modo perché<br />

attratti dalle tre belle signore, in quanto anche la moglie <strong>di</strong><br />

Fabiani era una donna avvenente e mostrava un bello stacco <strong>di</strong><br />

gambe dalla gonna un po’ corta. Cin-cin si era già inalberata<br />

ma ammise sportivamente che era vero, non si poteva non<br />

notarlo … Dopo aver deposto le armi … guardarono il film <strong>di</strong><br />

cui non videro la fine per la stanchezza e si addormentarono.<br />

Verso le ore nove, dopo la doccia e la colazione servita<br />

dalla cameriera Maria, Lupo chiamò casa Dagoberti per concordare<br />

la visita al principe San Severo nella sua villa ai<br />

Parioli, <strong>di</strong> fronte al Parco dei Daini che fa parte <strong>di</strong> villa<br />

89


Borghese. Dopo una serie <strong>di</strong> telefonate venne fissato l’appuntamento<br />

per le un<strong>di</strong>ci e trenta e Cin-cin pregò il compagno<br />

<strong>di</strong> non offendersi se non lo seguiva perché, con tutto il<br />

rispetto, non se la sentiva <strong>di</strong> partecipare a un colloquio così<br />

triste e penoso con una persona forse moribonda, che lei non<br />

aveva mai conosciuto. Lupo capì, rispondendo che, in effetti,<br />

non era il caso che venisse anche perché ci sarebbero state<br />

molte persone a lei sconosciute a visitare il vecchio principe.<br />

Un maggiordomo in livrea introdusse il duca Dagoberti<br />

e Della Neve ed altri signori nel grande salone della villa e<br />

dopo solo pochi minuti che si erano accomodati, il principe<br />

<strong>di</strong> San Severo in pigiama bianco e vestaglia <strong>di</strong> seta scarlatta,<br />

sopraggiunse seduto su una se<strong>di</strong>a a rotelle sospinta da<br />

un’infermiera. Ugo <strong>di</strong> San Severo fece cenno all’infermiera<br />

e al maggiordomo <strong>di</strong> lasciarli soli. Quella mattina, si sentiva<br />

un pochino meglio, eventualmente li avrebbe chiamati<br />

col campanello, se ci fosse stato bisogno.<br />

L’uomo era piuttosto avanti con gli anni, molto <strong>di</strong>magrito,<br />

da come se lo ricordava Lupo, dal volto ieratico ed un po’<br />

segaligno con ancora un accenno <strong>di</strong> baffi bianchi alla<br />

D’Artagnan ed i capelli ancora folti ed argentei. Tutti i convenuti<br />

si inchinarono con grande deferenza <strong>di</strong> fronte al vecchio,<br />

che fece cenno <strong>di</strong> avvicinarsi intorno a lui per poterli vedere ed<br />

u<strong>di</strong>re meglio mentre conversavano. “Miei cari confratelli…”<br />

esordì “grazie a Dio, oggi vi posso riunire in questa mia ultima<br />

Tavola Rotonda, per or<strong>di</strong>narvi <strong>di</strong> nominare il nuovo Gran<br />

Maestro del nostro glorioso or<strong>di</strong>ne. Dovrete stringervi operosamente<br />

in silenzio a <strong>di</strong>fesa del Santo Padre <strong>di</strong> Roma, per combattere<br />

i 14 pilastri della moderna <strong>di</strong>ssolutezza che sono le<br />

nuove dolorose stazioni del Calvario <strong>di</strong> Cristo” e riprese<br />

fiato… “le <strong>di</strong>ttature liberista e marxista, dell’usurocrazia, la<br />

mistificazione della storia, le guerre, ben 316 in tutto il 1900,<br />

la peste della droga, la prostituzione, l’aborto, l’omosessualità<br />

e la pedofilia che sono le due facce della stessa perversione,<br />

l’orrore dei “bambini soldato”, il satanismo, il traffico <strong>di</strong> organi<br />

e… gli effetti teratogeni della bestiale Operazione<br />

Frankenstein finanziata dal Cartello Assicurativo-<br />

90


Farmaceutico internazionale, fabbriche lucrose <strong>di</strong> malattie ed<br />

epidemie da cui non si guarisce mai, con la <strong>di</strong>struzione della<br />

Sacra Famiglia con la manipolazione delle cellule staminali<br />

embrionali e la clonazione per creare l’Ominide, che a noi<br />

risulta già vivente dagli anni’ 50 negli U.S.A. prossimo schiavo<br />

e gendarme globale dei popoli, a basso costo e dal tempo <strong>di</strong><br />

vita determinato, come ci ha anticipato l’inquietante film<br />

“Blade Runner” del regista Ridley Scott nel 1982 per renderci<br />

sud<strong>di</strong>ti delle macchine e dei computer e non viceversa; la<br />

bestiale conservazione e profanazione dei cadaveri <strong>di</strong> seicentomila<br />

Pellerosse nei frigoriferi sotterranei delle Università<br />

Americane che non possono trovare pace, perché la loro religione<br />

<strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione mongolo-tibetana prevede l’esposizione<br />

delle loro salme su piattaforme alle intemperie e come cibo dei<br />

gran<strong>di</strong> uccelli rapaci, senza contare le spaventose mutilazioni<br />

fatte dai vaccari americani per ottenere dalle mammelle delle<br />

donne in<strong>di</strong>ane e dallo scroto dei loro uomini delle sacchette<br />

conciate per farne dei portatabacco... <strong>di</strong> cui andavano fierissimi.<br />

Gli inutili esperimenti per ottenere le chimere, ibri<strong>di</strong> tra<br />

animali uomo e pianta; l’inoculazione <strong>di</strong> malattie devastanti<br />

come l’Aids, la sifilide come è avvenuto a Tuskegee in<br />

Alabama nel 1932 su 600 poveri ed ignari negri, liberi <strong>di</strong> aver<br />

rapporti promiscui. ed infine l’eutanasia. Questi 14 flagelli<br />

inquinano la vita del pianeta e spingono la società moderna al<br />

male: “Il Nuovo Dominio Globale”. Il dado era tratto! Il venerabile<br />

uomo aveva affrontato il problema per le corna.<br />

Dagoberti, Lupo, il marchese Simbolotti, il conte Aragonesi ed<br />

il barone Della Pescara … si guardarono l’un l’altro … “Lo<br />

Spirito Santo” continuò il principe “vi guiderà per eleggere il<br />

mio successore e, per l’autorità che mi compete in questa mia<br />

ultima solenne assise, vi consiglio…” e fece una pausa “<strong>di</strong><br />

nominare il qui presente principe Lupo Della Neve, come fece<br />

il padre don Ambrogino che, nell’ottobre 1972, prima <strong>di</strong> morire,<br />

suggerì proprio me … come io faccio oggi. Questa mia è<br />

un’esortazione, non un or<strong>di</strong>ne, perché siete sovrani nella<br />

vostra decisione, per cui, alla mia <strong>di</strong>partita, dovrete riunire in<br />

seduta plenaria tutti i Cavalieri Templari del mondo”. I convi-<br />

91


tati annuirono e Lupo si sentì folgorato da questa inaspettata<br />

notizia ed in cuor suo gemette perché sapeva che non avrebbe<br />

mai accettato, ma al momento non voleva contrariare il principe.<br />

Mentre così pensava, per un attimo osservò il suntuoso e<br />

prezioso arredo del salone: il grande arazzo centrale amaranto<br />

con lo stemma sopra l’imponente camino <strong>di</strong> marmo, grande<br />

antico d’Italia, le ban<strong>di</strong>ere bianco-nere dei Cavalieri Templari,<br />

la sequela <strong>di</strong> quadri ad olio che ritraevano tutti i Gran Maestri<br />

precedenti compreso suo padre. Spiccava la vastissima biblioteca<br />

arricchita da panoplie <strong>di</strong> armi antiche da taglio e i due<br />

gran<strong>di</strong> lampadari <strong>di</strong> cristallo veneziano che pendevano dal soffitto<br />

affrescato con immagini <strong>di</strong> vita romana antica.<br />

Il principe <strong>di</strong> San Severo notò l’espressione preoccupata <strong>di</strong><br />

Lupo e gli <strong>di</strong>sse che avrebbe avuto il tempo per decidere se<br />

accettare l’investitura, ricordando che anche lui, a sua volta,<br />

era spaventato dall’importanza del ruolo e gli sorrise benevolmente.<br />

Il Gran Maestro <strong>di</strong>sse che l’Or<strong>di</strong>ne era povero perché<br />

si reggeva sul volontarismo puro senza contropartita economica,<br />

la generosità e le capacità organizzative dei singoli maestri<br />

e capitani. Bisognava dunque procedere ad una sistemazione<br />

strutturale Euroasiatica per la Pax Romana dei popoli per restituire<br />

alla Serbia bombardata <strong>di</strong>sumanamente con bombe alla<br />

grafite e all’uranio dalle Nazioni Unite, che è stata il baluardo<br />

indomabile della cristianità dell’Europa, fermando a Vienna<br />

nel 1529 l’invasione mussulmana, il suo Kossovo, territorio<br />

sacro, per i suoi oltre 300 monasteri ortodossi, prima che vengano<br />

<strong>di</strong>strutti come ci ha denunciato da molti anni l’affascinante<br />

consorella contessa serba Biljana Teleki, <strong>di</strong>scendente dal<br />

conte Dracula “Tepesc”. Costui, usando la stessa crudeltà degli<br />

invasori islamici, ne ha impalati circa centomila in Romania<br />

per <strong>di</strong>fendere noi occidentali, che l’eventuale per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> questo<br />

territorio è da imputare all’“inspiegabile politica” del<br />

Maresciallo Josip Broz Tito che doveva essere, in effetti, il<br />

sosia agente russo <strong>di</strong> quello vero poiché parlava uno “stranissimo”<br />

accento sloveno e che <strong>di</strong>abolicamente ne ha favorito in<br />

tutti i mo<strong>di</strong> l’inse<strong>di</strong>amento degli Albanesi, e poi non possiamo<br />

<strong>di</strong>menticare l’importanza del grande imperatore Costantino I°,<br />

92


figlio <strong>di</strong> sant’Elena, il primo <strong>di</strong> tanti imperatori romani che ci<br />

ha dato la Serbia, fondatore <strong>di</strong> Costantinopoli, capitale<br />

dell’Impero Romano d’Oriente che è durato fino al 1500.<br />

Riunificare l’Irlanda del Nord alla sua madre patria cattolica,<br />

riunificare Cipro alla Grecia, riunificare i tre pezzi del territorio<br />

dell’antico popolo Kurdo citato dallo storico Senofonte<br />

nel 400 a.C. nella sua “Anabasi”, risarcire il popolo Armeno<br />

del genoci<strong>di</strong>o subito nel 1915 <strong>di</strong> un milione e mezzo <strong>di</strong> suoi<br />

citta<strong>di</strong>ni ad opera della Turchia ecc. ed infine risolvere la questione<br />

Cecenia e salvaguardare il popolo dei Mapuche, della<br />

Patagonia Argentina in via d’estinzione e <strong>di</strong> altre razze aborigene.<br />

A suo parere, facendo fatica a parlare, bisognava superare<br />

i <strong>di</strong>sastri della prima e della seconda guerra mon<strong>di</strong>ale che<br />

dovevano considerarsi due episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> uno stesso conflitto<br />

durato cinquant’anni, ma la cosa più grave erano state le maligne<br />

spartizioni dei territori dei popoli per derubarli delle loro<br />

ricchezze naturali perpetrate con il trattato <strong>di</strong> Versailles, del<br />

patto <strong>di</strong> Yalta e con l’accordo usuraio <strong>di</strong> Bretton Woods che<br />

avevano saccheggiato il futuro dell’umanità che ora è <strong>di</strong>ventato<br />

il nostro tragico presente ed arricchito inutilmente prima<br />

Francia, Inghilterra e Stati Uniti e poi l’ex Unione Sovietica e<br />

Cina e i criminali Para<strong>di</strong>si Fiscali che debbono essere <strong>di</strong>strutti.<br />

La cosa più sconfortante per quel vegliardo era che ci si<br />

ritrovava alle soglie degli anni duemila ad un tragico e letale<br />

“redde rationem” tra i poteri forti del mondo, sottolineando<br />

che per loro causa era stato inquinato lo spazio con migliaia <strong>di</strong><br />

rottami satellitari e cosa ancora più deprecabile, l’inquinamento<br />

asfissiante degli oceani con detriti galleggianti vasti come<br />

continenti che non fanno passare i raggi del sole e che dovremo<br />

<strong>di</strong>struggere, quanto prima, come moderni “Capitan<br />

Nemo”. A questo punto dobbiamo avere riconoscimenti <strong>di</strong>plomatici<br />

<strong>di</strong> extra-territorialità da altri stati esteri per le iniziative<br />

benefiche, che finora erano state fatte in maniera saltuaria<br />

anche se costante con donazioni mirate <strong>di</strong> volta in volta.<br />

Urgeva pertanto riorganizzare l’Or<strong>di</strong>ne modernamente,<br />

creando una catena <strong>di</strong> società senza profitto in linea con l’attuale<br />

legislazione europea, centri <strong>di</strong> ricerca, ospedali e azien-<br />

93


de agrarie per combattere le malattie come il <strong>di</strong>abete e la fame<br />

nel mondo. Dichiarò ai convitati che era il momento <strong>di</strong> uscire<br />

allo scoperto per portare avanti i progetti <strong>di</strong> e<strong>di</strong>ficazione <strong>di</strong><br />

città mangia deserto energeticamente autosufficienti e biointegrate<br />

nell’ambiente naturale, nelle nazioni geograficamente<br />

aride dei cinque continenti per riscattare e sviluppare quei<br />

popoli defraudati da secoli dall’avi<strong>di</strong>tà della cosiddetta civiltà<br />

occidentale, favorendo finanziarie etiche <strong>di</strong> raccolta del<br />

risparmio con SICAV finalizzato ad opere fondamentali;<br />

l’emissione <strong>di</strong> obbligazioni a tasso negativo secondo Giacinto<br />

Auriti; la defiscalizzazione del 20% su investimenti a rischio<br />

per impianti industriali innovativi dando lavoro a tutti.<br />

Il vecchio sembrava aver ripreso le sue energie mentre<br />

parlava, ricordò che il taglio dell’istmo <strong>di</strong> Suez, che ancora<br />

oggi porta denaro e benessere all’Egitto ed ai suoi promotori<br />

finanziari dell’epoca era il modello vincente da seguire.<br />

Gli occhi dell’uomo risplendevano <strong>di</strong> una nuova luce e concluse<br />

<strong>di</strong>cendo: “Troverete questi progetti, elaborati a suo<br />

tempo con don Ambrogino Della Neve e da me, in un’ampia<br />

memoria insieme alla donazione testamentaria <strong>di</strong> gran<br />

parte dei miei beni all’Or<strong>di</strong>ne. È il momento <strong>di</strong> pensare<br />

finalmente alla povera gente d’Europa, d’Africa, e dell’Est<br />

europeo, eccetera, per poterli riunire insieme con una potente<br />

azione <strong>di</strong> pace. facendo capire con molta risolutezza al<br />

governo Israeliano che deve abbattere gli oltre settecento<br />

km. del “Muro della Vergogna” e riportare i suoi confini<br />

entro quelli previsti dalla risoluzione ONU 1967... prima<br />

che sia troppo tar<strong>di</strong>... perché il mondo ha capito che vogliono<br />

portare avanti a colpi <strong>di</strong> atomica la devastazione e la<br />

destabilizzazione <strong>di</strong> quel ricchissimo e fertilissimo territorio<br />

una volta chiamato Eutropio che va dal Nilo all’Eufrate...<br />

ma forse fino all’Indo... perchè non gli basta più, portandogli<br />

la stella <strong>di</strong> Davide, ripreso peraltro da un antichissimo<br />

ciakra in<strong>di</strong>ano come è descritto nella loro ultima ban<strong>di</strong>era<br />

sionista con i finanziamenti e le armi degli Stati Uniti e<br />

dell’Inghilterra, perché la pace vera ha un prezzo da pagare.<br />

Dobbiamo lottare veramente per far sì che la città <strong>di</strong><br />

94


Gerusalemme <strong>di</strong>venti ‘città stato in<strong>di</strong>pendente’ per salvarla<br />

dall’atroce guerra tra Israeliani e Palestinesi, tutelata da tutti<br />

i governi Cristiano-Cattolici, Ortodossi, Mussulmani e anche<br />

dagli Ebrei. Fino ad oggi abbiamo operato con <strong>di</strong>screzione e<br />

nell’ombra, adesso è il momento <strong>di</strong> agire. Questa è la sfida<br />

del terzo millennio che dobbiamo raccogliere nella visione<br />

olistica <strong>di</strong> Dio e dell’Universo che è la sua creatura, facendo<br />

coincidere un solo corpo vivente e pulsante con la sua anima<br />

che gioisce e soffre quando viene arrecata la pur minima<br />

offesa anche al suo microcosmo infinitamente piccolo.<br />

A quel punto il principe ebbe un attimo <strong>di</strong> mancamento e<br />

sembrò collassare … venne chiamata prontamente l’infermiera<br />

che gli controllò il polso e gli <strong>di</strong>ede delle gocce in un po’ d’acqua<br />

e tutti aspettarono, preoccupati, che si riprendesse. Appena<br />

il suo volto riprese colore ricominciò a parlare ma più lentamente:<br />

“Miei cari confratelli vi ricordo che i Cavalieri Templari<br />

debbono essere uno strumento cattolico <strong>di</strong> pace al servizio della<br />

collettività umana e per il suo sviluppo pacifico, abbattendo<br />

tutte le barriere sociali e promovendo il benessere universale<br />

dell’uomo <strong>di</strong> qualunque confessione e razza esso sia. Noi<br />

Templari moderni siamo contro i conflitti e contro la “guerra<br />

umanitaria e preventiva” pilotata dalla inaccettabile e genocida<br />

“Sindrome <strong>di</strong> Erode” americana che è arrivata a pianificare i<br />

devastanti cambiamenti climatici come i due buchi dell’ozono,<br />

le desertificazioni, le inondazioni, con le emissioni <strong>di</strong> quelle<br />

maledette scie chimiche lanciate da aerei misteriosi che nessuno<br />

Stato fa abbattere ... le ultime stragi epocali e gli tsunami che<br />

sono <strong>di</strong>venute le nuove armi dei moderni conflitti che nessuna<br />

Convenzione <strong>di</strong> Ginevra potrà mai accettare. Vi esorto ad usare<br />

le nostre forze per creare la ‘Grande Europa’ secondo i principi<br />

<strong>di</strong> San Benedetto: un blocco continentale <strong>di</strong> pace e solidarietà<br />

dall’Atlantico al Pacifico, cioè l’Eurasia. Dobbiamo riuscire<br />

a costruire questo sogno che perseguivano Alessandro Magno,<br />

Giulio Cesare, Carlo Magno, Federico II, Carlo V e Napoleone;<br />

ed inoltre vi avverto che in Europa non dobbiamo schierarci<br />

con le fazioni politiche e con il loro sporchi interessi, ma dobbiamo<br />

lottare in piena autonomia per restituire ai popoli la loro<br />

95


sovranità”. Per quanto riguarda il <strong>di</strong>alogo interreligioso <strong>di</strong>chiaro,<br />

una volta per tutte, che noi Cavalieri non abbiamo nessun<br />

problema a confrontarci con le altre religioni professate da<br />

milioni <strong>di</strong> persone che oggi stanno invadendo l’Europa e che vi<br />

vogliono erigere i loro templi e moschee. Pertanto preten<strong>di</strong>amo<br />

il rispetto del Principio della Reciprocità, ossia per tutti i luoghi<br />

<strong>di</strong> culto stranieri eretti nella nostra nazione dobbiamo poter, a<br />

nostra volta, costruire le nostre chiese nei loro stati d’origine,<br />

altrimenti bisognerà chiudere tutte le loro moschee, etc. Per<br />

quanto riguarda i <strong>di</strong>ritti e doveri dei coniugi <strong>di</strong> matrimoni misti,<br />

ne preten<strong>di</strong>amo la speculare reciprocità, soprattutto in or<strong>di</strong>ne<br />

all’educazione e al mantenimento dei figli, in special modo,<br />

nelle separazioni e nei <strong>di</strong>vorzi che oggi sono assolutamente<br />

squilibrati in favore dei mussulmani e <strong>di</strong> tutte le altre confessioni<br />

religiose. Colpito da un attacco <strong>di</strong> tosse s’interruppe, ma con<br />

uno straor<strong>di</strong>nario sforzo, concluse prendendo fiato ed ansimando<br />

un po’: “Prima che me ne <strong>di</strong>mentichi noi cavalieri dobbiamo<br />

far cancellare a livello nazionale ed internazionale la<br />

mostruosa ‘Dichiarazione <strong>di</strong> Harward’ del 1968, ultimo fiore<br />

tossico della rivoluzione dei ‘Figli dei fiori’, concernente la<br />

‘morte cerebrale’ che è un falso scientifico-filosofico-etico e<br />

morale oltre che bioetico, perché sappiamo che i cosidetti morti<br />

cerebrali, quando stanno per essere espiantati dei loro organi, si<br />

alzano sul loro letto e qualcuno è scappato con le budella in<br />

mano se non gli viene iniettata una forte dose <strong>di</strong> anestetico.<br />

Queste cose vengono taciute al popolo perché è stata imposta<br />

volutamente la legge del ‘silenzio-assenso’imponendo la donazione<br />

etica all’espiantando e ai suoi familiari ed il lucro montante<br />

agli addetti ai lavori che a volte tocca il milione <strong>di</strong> euro”.<br />

“Da questo momento, rimetto il mio mandato <strong>di</strong> Gran Maestro<br />

dell’Or<strong>di</strong>ne, con effetto imme<strong>di</strong>ato, al duca Dagoberti che assumerà<br />

la carica <strong>di</strong> reggente e dovrà essere notificata dal cancelliere<br />

dell’Or<strong>di</strong>ne nella prossima Tavola Rotonda. Fatevi guidare<br />

dallo Spirito Santo per nominare mio successore il principe<br />

Della Neve”. Si fermò ancora per fare una pausa e prendere<br />

fiato. “Questo è un consiglio e non un or<strong>di</strong>ne” <strong>di</strong>sse “perché<br />

siete sovrani nelle vostre decisioni. Il notaio vi darà i documen-<br />

96


ti da me controfirmati per la successione e per ultimo <strong>di</strong>fendete<br />

l’integrità storica <strong>di</strong> noi Templari, denunciando l’invenzione<br />

del Priorato <strong>di</strong> Sion mai esistito, fatta nel 1967 a Parigi da quel<br />

massone <strong>di</strong> Plantard, forse Israelita, per rubarci la memoria…e<br />

per scatenare l’apocalittico Scontro delle Civiltà… e con questo<br />

atto concludo la mia missione terrena”. E mormorò assieme<br />

a tutti i confratelli: “Non nobis domine… non nobis sed nomine<br />

tuo da gloriam…”. Si accasciò ancora una volta e scusandosi<br />

per il suo cattivo stato <strong>di</strong> salute chiese che esprimessero il<br />

loro parere perché li avrebbe ascoltati e poi precisò che voleva<br />

parlare un attimo da solo con Della Neve. I cavalieri presenti<br />

rimasero in silenzio per rior<strong>di</strong>nare i loro pensieri e, guardandosi<br />

l’un l’altro, si <strong>di</strong>chiararono d’accordo sui gran<strong>di</strong> contenuti<br />

politico-morali e spirituali e sulle volontà espresse dal ‘Gran<br />

Maestro’e, poiché unanimemente presero atto dell’affanno sofferto<br />

dal quel grande personaggio, fecero atto d’ubbi<strong>di</strong>enza<br />

inchinandosi solennemente <strong>di</strong> fronte al vegliardo e dopo averlo<br />

salutato, uscirono dal salone assieme alla servitù e al segretario<br />

per lasciare soli i due uomini.<br />

Il San Severo, fece cenno a Lupo <strong>di</strong> sedersi accanto a lui<br />

e gli prese affettuosamente la mano <strong>di</strong>cendogli: “Mio caro<br />

Lupo… ti do del tu come facevo con tuo padre che è stato il<br />

mio più grande amico e consigliere e… ti ricordo che è il<br />

momento <strong>di</strong> ritrovare i tesori che i nostri due sventurati fratelli:<br />

Sigfried von Teufel e Ezio de’ Maranta portarono fortunosamente<br />

da Alessandria d’Egitto. È bene scoprirli perché<br />

ormai i tempi sono cambiati e dopo oltre cinquant’anni sono<br />

scaduti tutti i termini giuri<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> prescrizione dei fatti avvenuti<br />

durante la guerra e dopo. Ti potrai avvalere del formidabile<br />

aiuto degli stu<strong>di</strong> legali internazionali dell’Or<strong>di</strong>ne e poi<br />

bisognerà provvedere agli eventuali ere<strong>di</strong> dei due. Ho letto<br />

dell’assassinio del generale americano Hunter accaduto a<br />

Ferentino… che cercava sicuramente <strong>di</strong> mettere le mani su<br />

questo tesoro. Lupo, è bene muoversi, anche se questo delitto<br />

complica terribilmente le cose e la ricerca.<br />

Tuo padre era uomo preciso e scrupoloso e sicuramente ha<br />

lasciato degli appunti preziosi per risolvere tutte le <strong>di</strong>fficoltà.<br />

97


So che c’era un enigma da sciogliere, su quel testo <strong>di</strong> Platone<br />

<strong>di</strong> cui … non ricordo più il nome. Figlio mio, hai una grande<br />

responsabilità sulle spalle, tu sei degno come tuo padre <strong>di</strong><br />

sostenere il peso della carica <strong>di</strong> Gran Maestro dell’Or<strong>di</strong>ne e<br />

…” sospirando con una certa fatica gli <strong>di</strong>sse con un filo <strong>di</strong><br />

voce: “Ti prego …accetta questo incarico solenne, perché tu<br />

sei l’unico in grado <strong>di</strong> affrontare i problemi e modernizzare<br />

l’Or<strong>di</strong>ne dei Cavalieri Templari, dei Cavalieri senza macchia<br />

e senza paura per il bene dell’umanità”.<br />

Lupo si commosse fino alle lacrime. Se ne andava un<br />

secondo padre, perché si era sentito sempre protetto da quell’uomo<br />

così aristocratico e autoritario, pieno <strong>di</strong> carisma.<br />

Inchinandosi ai pie<strong>di</strong> del vecchio, gli prese le mani e gliele<br />

baciò. L’uomo gli fece con la mano destra tre segni <strong>di</strong> croce<br />

sulla fronte e sorrise rasserenato bene<strong>di</strong>cendolo. Il congedo<br />

fu straziante; il vecchio sembrava ormai stanchissimo ma<br />

sereno. Lupo schiacciò il campanello per chiamare l’infermiera<br />

che sopraggiunse subito per portare a letto il principe,<br />

che lo salutò flebilmente ancora sorridendo: sarebbe stata<br />

l’ultima volta che s’incontravano. Lupo trovò gli altri gentiluomini<br />

che lo aspettavano piuttosto commossi nell’ingresso<br />

e si misero d’accordo per rivedersi nell’attesa del triste<br />

evento perché i me<strong>di</strong>ci non davano alcuna speranza.<br />

Con deferente sottomissione i cavalieri accompagnarono<br />

Lupo alla sua macchina, dove l’aspettava l’autista Kabir e<br />

tutti si complimentarono con lui per la devozione che egli<br />

aveva mostrato al Gran Maestro nel rispetto delle sue ultime<br />

volontà. Pertanto essi furono d’accordo: non ci poteva essere<br />

scelta migliore e Lupo era sicuramente l’uomo nuovo che<br />

ci voleva per l’Or<strong>di</strong>ne, al fine <strong>di</strong> traghettarlo nei <strong>di</strong>fficili<br />

tempi moderni, minacciato da un assurdo scontro <strong>di</strong> civiltà<br />

che andava assolutamente scongiurato e sventato. Dagoberti<br />

<strong>di</strong>sse che avrebbe provveduto all’in<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> un’assemblea<br />

plenaria internazionale per <strong>di</strong>scutere sulle in<strong>di</strong>cazioni e<br />

sugli argomenti esposti dal principe <strong>di</strong> San Severo per dotare<br />

l’Or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> nuovi ed efficaci strumenti operativi. Erano le<br />

13 passate e si salutarono definitivamente.<br />

98


Durante il tragitto verso casa nella mente <strong>di</strong> Lupo, si<br />

addensarono molti pensieri. Non poteva fare a meno <strong>di</strong> sorprendersi<br />

per quello che aveva u<strong>di</strong>to dal vecchio principe.<br />

Realizzò quin<strong>di</strong> il fatto che il padre aveva informato San<br />

Severo, mettendolo a conoscenza <strong>di</strong> quei fatti delittuosi dell’imme<strong>di</strong>ato<br />

dopoguerra. Sicuramente la decisione <strong>di</strong> aspettare<br />

la prescrizione sui fatti <strong>di</strong> guerra era stata concordata insieme,<br />

rendendosi conto della <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> mettere le mani sul<br />

tesoro, anche perché quella parola ‘ricerca’ la <strong>di</strong>ceva lunga<br />

sulla sua effettiva reperibilità. Tutto questo gli rimuginava<br />

nella mente concludendo, che neanche il padre, forse, sapeva<br />

effettivamente dove il tesoro si trovasse e che bisognava stu<strong>di</strong>arsi<br />

le sue memorie per trovare le in<strong>di</strong>cazioni necessarie. Si<br />

trattava dunque <strong>di</strong> un vero rompicapo … <strong>di</strong> un enigma da<br />

risolvere e l’uomo ebbe un attimo <strong>di</strong> sgomento pensando <strong>di</strong><br />

non essere in grado <strong>di</strong> farcela … rammaricandosi <strong>di</strong> doversi<br />

occupare <strong>di</strong> questa storia che lo aveva già tanto coinvolto e<br />

stressato in questi ultimi tempi… per non parlare poi della<br />

nomina a ‘Gran Maestro’ <strong>di</strong> cui non si sentiva degno. Ma non<br />

vedeva l’ora <strong>di</strong> abbracciare Cin-cin e sfogarsi con lei.<br />

Lei lo accolse a braccia aperte col solito bellissimo sorriso<br />

che rinfrancava sempre Lupo, e si accorse subito dal suo<br />

volto accigliato, che c’erano importanti novità. Al momento<br />

non gli chiese niente in attesa che l’uomo si aprisse con lei …<br />

Lupo si cambiò, andarono a tavola e il principe mangiò silenzioso<br />

scusandosi per la scarsa loquacità. La donna attese, e<br />

quando furono al caffè Lupo si accese un sigaro e lei la sua<br />

sigaretta preferita … il ghiaccio si ruppe e lei chiese: “Allora,<br />

cosa è successo <strong>di</strong> così grave?” “C’è che il principe <strong>di</strong> San<br />

Severo … sta morendo, ma è ancora luci<strong>di</strong>ssimo e presente a<br />

se stesso, tanto da voler impartire le sue ultime volontà, rimettendo<br />

il suo mandato <strong>di</strong> Gran Maestro … e … nominando il<br />

duca Dagoberti Reggente dell’Or<strong>di</strong>ne … e …” facendo una<br />

lunga pausa “mi ha voluto investire della nomina a suo successore<br />

a Gran Maestro dell’Or<strong>di</strong>ne da far votare alla prossima<br />

riunione della Tavola Rotonda dei Cavalieri Templari che<br />

si terrà al più presto … probabilmente dopo la sua morte”.<br />

99


Cin-cin, cogliendone la preoccupazione, si complimentò<br />

per l’onore riservatogli dal vecchio gentiluomo, rendendosi<br />

però conto che Lupo era turbato da un doppio pensiero: della<br />

per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> quel vecchio amico e dall’onere derivante da un<br />

simile incarico … Lupo rivelò il suo turbamento, confermandole<br />

i suoi pensieri: “Vedo che hai capito benissimo, mia cara.<br />

Sono addolorato per l’imminente trapasso <strong>di</strong> San Severo, ma<br />

questa nomina non mi va giù. Prima <strong>di</strong> tutto, perché non credo<br />

<strong>di</strong> esserne all’altezza e poi non ne ho alcuna voglia, né desiderio<br />

… la mia vita va bene così. Alla Tavola Rotonda prossima,<br />

rinuncerò all’incarico proponendo Dagoberti.<br />

Prometterò, in quella solenne sede, <strong>di</strong> continuare a sostenere<br />

l’Or<strong>di</strong>ne in tutte le sue decisioni. Che Id<strong>di</strong>o mi perdoni per<br />

questa mia vigliaccheria, ma non ho proprio testa per affrontare<br />

questo compito così grande … per le mie spalle”.<br />

Cin-cin comprese perfettamente quel punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong>cendogli<br />

con tutto l’amore possibile che doveva stare tranquillo<br />

perché tutto quello che avrebbe deciso sarebbe stato da lei con<strong>di</strong>viso<br />

e … non doveva crucciarsi più <strong>di</strong> tanto, perché probabilmente<br />

avrebbe potuto servire l’Or<strong>di</strong>ne efficacemente da una<br />

posizione più defilata anche riguardo al delitto <strong>di</strong> Ferentino.<br />

“Dimenticavo …” aggiunse Lupo, a cui già avevano fatto effetto<br />

benefico le parole della sua donna … “che il principe mi ha<br />

detto che von Teufel e de’ Maranta erano due Cavalieri<br />

Templari: il primo della Capitaneria <strong>di</strong> Alemagna e il secondo<br />

d’Italia. I Templari sapevano della loro missione e in qualche<br />

modo l’hanno pilotata e controllata, forse perché con quel tesoro<br />

bisognava comprare armi per i Fratelli Mussulmani, che<br />

erano guidati dal Muftì <strong>di</strong> Gerusalemme e dal <strong>di</strong>scendente del<br />

Grande Vecchio della Montagna, il mitico misterioso asceta<br />

mussulmano che, durante le Crociate, guidava la setta degli<br />

Asciascin da cui viene il termine italiano: assassino. Tra il<br />

Grande Vecchio della montagna e il Gran Maestro dell’Or<strong>di</strong>ne<br />

dei Templari <strong>di</strong> allora Ugo de’ Pagani, <strong>di</strong> origini italiane, era<br />

stato stipulato un accordo <strong>di</strong> belligeranza e non-belligeranza<br />

per controllare Gerusalemme e consentire il libero accesso ai<br />

Luoghi Santi ai pellegrini <strong>di</strong> tutto il mondo. evidentemente …”<br />

100


continuò Lupo “i Templari dovevano aver trovato un accordo<br />

con gli Islamici per raggiungere due scopi: assicurarsi che i<br />

Mussulmani avrebbero garantito l’internazionalizzazione <strong>di</strong><br />

Gerusalemme e dei Luoghi Santi, facendone una città stato<br />

in<strong>di</strong>pendente, anche con l’accordo dell’ala più moderata e<br />

responsabile degli Ebrei Ortodossi e, cosa più importante,<br />

garantire il petrolio arabo all’Europa. Questa strategia è l’unica<br />

che può garantire la pace nel mondo e mettere Gerusalemme ed<br />

Israele, sotto la copertura <strong>di</strong> questa grande Europa a 25 stati<br />

che, con la Federazione Russa <strong>di</strong>venterà la sognata Eurasia”.<br />

“Ma questo tesoro” <strong>di</strong>sse Cin-cin: “non avrebbe cambiato<br />

le sorti della guerra in Italia se fosse finito nelle mani dei<br />

Tedeschi e dei Repubblichini?” “Non credo proprio” rispose<br />

Lupo “perché gli accor<strong>di</strong> prevedevano una transazione compensativa:<br />

armi in Me<strong>di</strong>o-oriente ed oro a Salò, me<strong>di</strong>ante<br />

accor<strong>di</strong> con paesi terzi neutrali. Diversamente il patto sarebbe<br />

saltato. Come ve<strong>di</strong>, soltanto i Templari agirono in maniera<br />

autonoma, perseguendo il loro moderno <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> pace nel<br />

Me<strong>di</strong>terraneo per <strong>di</strong>sinnescare la bomba Israelo-Palestinese<br />

creata dalla doppia ed ipocrita <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> Lord Balfour<br />

del 1917. Considera che oggi questo problema è più attuale e<br />

drammatico <strong>di</strong> prima, perché non ci può essere una<br />

Gerusalemme solo Cattolica, solo Cristiana, solo Ortodossa,<br />

solo Ebraica e solo Mussulmana, con tutte le loro <strong>di</strong>versificazioni<br />

dottrinarie. La garanzia della pace in Me<strong>di</strong>o-Oriente<br />

deve essere una Gerusalemme protetta da tutte le confessioni.<br />

Mi sbaglierò… ma io ci credo fermamente … perché<br />

Gerusalemme appartiene a tutti. Sono, secondo te, un sognatore<br />

inconcludente? Ma come si risolve questa carneficina<br />

senza fine: in Afghanistan, in Iraq, forse in Iran? Come puoi<br />

ben capire, la malefica <strong>di</strong>ade: religione dell’usura e petrolio,<br />

camminano inesorabilmente a braccetto, segnando tragicamente<br />

<strong>di</strong> sanguinose rivoluzioni, stragismo e guerre, tutte<br />

finanziate secondo una regia occulta del Grande Fratello, la<br />

storia passata e presente. Noi non possiamo, pilatescamente,<br />

lavarcene le mani, stando a guardare ogni giorno dal televisore<br />

il sangue che scorre nel mondo, come se non ci riguardas-<br />

101


se, come se fosse solo uno spettacolo virtuale”. “Non avevo<br />

capito questo grande progetto” commentò Cin-cin … “ora mi<br />

rendo conto, che ancora una volta i Templari avevano visto<br />

giusto, ed oggi questa è sicuramente la strada da perseguire;<br />

ma è indubbio che ci vogliono gran<strong>di</strong> capacità organizzative<br />

e <strong>di</strong>plomatiche e gran<strong>di</strong> mezzi economici. Come farà l’Or<strong>di</strong>ne<br />

a dotarsi <strong>di</strong> questi poderosi mezzi? E dopo <strong>di</strong> … San<br />

Severo… chi lo guiderà?” “Appunto …” <strong>di</strong>sse Lupo … “questo<br />

è il <strong>di</strong>lemma. Quelle ricchezze sono fondamentali per portare<br />

avanti un piano così ambizioso. E poi c’è un altro aspetto<br />

… perché sembrerebbe incerta l’ubicazione del tesoro, in<br />

quanto San Severo mi ha confidato le sue perplessità a riguardo,<br />

consigliandomi <strong>di</strong> decifrare le memorie <strong>di</strong> papà e soprattutto<br />

<strong>di</strong> risolvere un enigma che riguarda un testo antico <strong>di</strong><br />

Platone. Francamente sono preoccupato ed un po’ angosciato,<br />

anche perché non sappiamo a che punto era arrivato Hunter e<br />

come mai si era deciso a tornare in Italia dopo mezzo secolo,<br />

quando lui, nel dopoguerra, al comando dei soldati Americani<br />

a Ferentino non è riuscito a trovare il tesoro e a questo scopo<br />

aveva torturato e ucciso von Teufel e … chissà forse anche<br />

de’ Maranta, che è sparito nel nulla. Mi domando quale sia<br />

stata la molla o la novità accaduta, forse recentemente, che ha<br />

fornito qualche valida ragione per tornare a Ferentino ed<br />

organizzare la spe<strong>di</strong>zione notturna a San Giovanni per fare<br />

chissà cosa alla statua equestre <strong>di</strong> Sant’Ambrogio... più ci<br />

penso e meno riesco a trovare il bandolo <strong>di</strong> questa intrigata<br />

matassa. Mi sembra un giallo pazzesco e insolubile”.<br />

Cin-cin lo confortò e per tranquillizzare Lupo lo invitò a<br />

fare un dolce riposino, allo scopo <strong>di</strong> liberare la mente da<br />

quei brutti pensieri. Lupo accettò <strong>di</strong> buon grado perché era<br />

stanco e propose a Cin-cin <strong>di</strong> andare più tar<strong>di</strong> a fare spese a<br />

Piazza <strong>di</strong> Spagna e poi concludere la serata con una buona<br />

pizza nella vecchia Roma … e così fecero.<br />

La mattina del 25 si presentò subito piuttosto calda e Lupo<br />

voleva vedere i suoi ragazzi e i suoi nipoti e fece un giro <strong>di</strong><br />

telefonate per invitarli a colazione per quel giorno stesso,<br />

oppure … andare tutti a Sperlonga il giorno dopo. Mentre<br />

102


faceva colazione, ricevette una telefonata da Ferentino da<br />

parte <strong>di</strong> Mannuccio che, lo informava concitatamente <strong>di</strong> leggere<br />

la cronaca <strong>di</strong> Frosinone sul ‘Il Tempo’ perché era avvenuta<br />

una rapina nel primo pomeriggio <strong>di</strong> ieri alla gioielleria dei<br />

Fabiani, con uno scontro a fuoco e un tentativo <strong>di</strong> sequestro <strong>di</strong><br />

Ersilia che, per pura combinazione, si trovava nel negozio del<br />

cugino ed era rimasta ferita gravemente e trasportata<br />

all’Ospedale <strong>di</strong> Frosinone. Tutta Ferentino era in subbuglio …<br />

Lupo sbiancò e chiamò subito Cin-cin per leggere insieme<br />

a lei la notizia sul ‘Il Tempo’ che stava piegato sul vassoio<br />

come sempre … Lei, quasi si strozzò per la sorpresa, mentre<br />

stava sorseggiando il suo cappuccino. Lupo lesse ad alta<br />

voce il servizio giornalistico, che riempiva quasi un’intera<br />

pagina <strong>di</strong> giornale, con le foto della gioielleria e <strong>di</strong> Marco<br />

Fabiani che aveva impe<strong>di</strong>to il sequestro della cugina, ma non<br />

era riuscito ad evitare la grossa rapina subita. Si parlava <strong>di</strong> un<br />

bottino complessivo <strong>di</strong> circa centomila euro. Due uomini con<br />

casco e passamontagna, erano penetrati all’apertura pomeri<strong>di</strong>ana<br />

del negozio, puntando una pistola alla schiena <strong>di</strong><br />

Ersilia che accompagnava Marco. A quell’ora per l’afa in<br />

piazza non c’era nessuno, erano circa le tre e mezza. Marco<br />

e la donna, sotto minaccia delle armi, avevano aperto la grande<br />

cassaforte consegnando tutti i preziosi … ma quando i due<br />

avevano cercato <strong>di</strong> sequestrare la giovane donna … Marco,<br />

tempestivamente mentre Ersilia urlava e si <strong>di</strong>vincolava<br />

…ingaggiò una lotta furibonda con il rapinatore che aveva<br />

stretto a sé la donna, mentre l’altro con il bottino saliva a<br />

bordo <strong>di</strong> una Punto bianca parcheggiata poco più in<strong>di</strong>etro col<br />

basista che attendeva. Nella colluttazione al rapinatore partì<br />

un colpo che dopo aver colpito la porta d’acciaio della cassaforte<br />

… <strong>di</strong> rimbalzo feriva gravemente alla schiena Ersilia. Il<br />

Fabiani allora potè estrarre la sua pistola e colpì il sequestratore<br />

ad una gamba, mentre saliva su una grossa moto blu che<br />

era parcheggiata proprio davanti al negozio …La giovane<br />

donna, era stata portata all’ospedale <strong>di</strong> Frosinone … aveva<br />

perso molto sangue, ma non si <strong>di</strong>sperava per la sua sorte perché<br />

la pallottola non aveva leso organi vitali.<br />

103


Il cronista chiudeva l’articolo, facendo notare che fra questa<br />

rapina ed il delitto della Cattedrale non c’era apparentemente<br />

nessun rapporto e che i Carabinieri stavano facendo un<br />

accurato sopralluogo all’oreficeria dei Fabiani per i rilievi<br />

della scientifica e che la campagna frusinate veniva battuta<br />

palmo a palmo… Cin-cin <strong>di</strong>venne bianca in volto e si precipitò<br />

a telefonare, per avere dalla società telefonica il numero dei<br />

De Matteis … dove seppe, da un parente, che Ersilia era stata<br />

operata nella notte per estrarre il proiettile, era in prognosi<br />

riservata ma non versava in pericolo <strong>di</strong> vita. I due si guardarono<br />

sgomenti ed entrambi pensarono che ci fosse un legame tra<br />

i fatti criminosi accaduti ultimamente a Ferentino e parlarono<br />

<strong>di</strong> quei motociclisti col casco che, quel giorno, in centro del<br />

paese girarono minacciosamente intorno al loro gruppo appena<br />

uscito dal ristorante. C’era qualche nesso fra tutto ciò?<br />

Forse controllavano il Fabiani perché avevano preme<strong>di</strong>tato la<br />

rapina per quel pomeriggio … “Gli orari coincidevano …”<br />

osservò Cin-cin “tant’è vero che loro si alzarono dal ristorante<br />

verso le tre, quando fecero quel tratto <strong>di</strong> strada in comune<br />

per andare a casa”. Francamente questa situazione non mi<br />

piace … “ <strong>di</strong>sse Lupo: “anche se non sappiamo l’esito dei rilievi<br />

della scientifica, che leggeremo sulla stampa i prossimi<br />

giorni per poter stabilire una contiguità oggettiva tra i due fatti.<br />

Abbiamo bisogno <strong>di</strong> elementi certi. Per esempio: se il rapinatore<br />

ha perso sangue nel negozio o sul marciapiede prima <strong>di</strong><br />

fuggire in moto e che sia uguale … magari … alle tracce <strong>di</strong><br />

sangue trovate nella Cattedrale. Questa sarebbe una prova<br />

certa. Ma dovremmo pensare che costui è stato ferito due<br />

volte. Mi sembra un pò <strong>di</strong>fficile, se non impossibile. Bisogna<br />

vedere se, per caso, dall’interrogatorio <strong>di</strong> Marco Fabiani e <strong>di</strong><br />

Ersilia, quando sarà in grado <strong>di</strong> rispondere, emergono … altri<br />

in<strong>di</strong>zi … chissà!”<br />

“Secondo il tuo istinto”, chiese Cin-cin guardandolo negli<br />

occhi:”tu, Lupo, che ne pensi? A me, per esempio, tutta questa<br />

storia non mi piace, compreso il Fabiani con quel suo sguardo<br />

evasivo e quel modo arrogante da ‘boss’ che ha. Però come<br />

<strong>di</strong>ci tu, ci vogliono ben altre prove che una istintiva antipatia<br />

104


… e poi quella povera Ersilia … Che paura deve aver avuto,<br />

mentre quel delinquente cercava <strong>di</strong> sequestrarla! Io sarei morta<br />

<strong>di</strong> fifa e, non so se avrei avuto il coraggio <strong>di</strong> lottare, come ha<br />

fatto lei che poi è stata ferita così gravemente dal rimbalzo <strong>di</strong><br />

quella maledetta pallottola”. “Già, hai ragione, anche il bossolo<br />

<strong>di</strong> quella pallottola … se lo hanno trovato, potrà <strong>di</strong>rci molte<br />

cose, perché potrebbe provenire dalla stessa pistola che ha<br />

ucciso Hunter. Solo l’esame balistico potrà dare delle risposte<br />

concrete. Il mio istinto però, mi <strong>di</strong>ce che c’è puzza <strong>di</strong> bruciato<br />

… sopratutto per la strana battuta del Fabiani circa l’eventualità<br />

<strong>di</strong> un ipotetico tesoro celato nella pancia del cavallo <strong>di</strong><br />

Sant’Ambrogio … Io mi riferivo alle sacre reliquie del santo<br />

… mentre lui… forse alludeva a qualche altra cosa. Mi sbaglierò,<br />

ma verso questa persona ho, anch’io, dei brutti presentimenti<br />

e riconosco <strong>di</strong> avere, a pelle, poca simpatia per Marco.<br />

Mi sembra un uomo senza scrupoli, cinico, sfuggente … mi<br />

sembra un giocatore d’azzardo, un uomo avido che non guarda<br />

in faccia nessuno ed in cerca <strong>di</strong> guai … probabilmente mi<br />

sbaglierò, ma una cosa è certa: assomiglia ben poco al padre,<br />

persona squisita e solare, accorto uomo d’affari … che dovrebbe<br />

avergli lasciato un ingente patrimonio. Il vecchio Fabiani,<br />

vantava anche un quarto <strong>di</strong> nobiltà da parte <strong>di</strong> una nonna paterna:<br />

i Rainal<strong>di</strong>. Staremo a vedere” concluse.<br />

Mentre si vestivano, telefonò la secondogenita Elettra, portavoce<br />

<strong>di</strong> tutti i figli, per <strong>di</strong>re che non facevano in tempo a venire<br />

a pranzo, per cui si rimandava all’indomani <strong>di</strong> vedersi <strong>di</strong>rettamente<br />

a Sperlonga sulla spiaggia, alla ‘Baia Azzurra’ alle<br />

nove e mezza per poter passare, tutti insieme, una bellissima<br />

giornata <strong>di</strong> mare … Questa decisione piacque anche a Cin-cin<br />

e trovò d’accordo Lupo, perché erano entrambi molto provati<br />

dalle ultime negative novità <strong>di</strong> Ferentino. Cin-cin si era commossa<br />

e aveva pianto per la <strong>di</strong>sgrazia <strong>di</strong> Ersilia, nonostante tra<br />

le due donne ci fosse una simpatica rivalità femminile … voleva<br />

tornare in paese per farle visita e chiese a Lupo quando<br />

…Lupo promise che avrebbero fatto presto un salto e che<br />

comunque avrebbero continuato ad informarsi sulle sue con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> salute. Verso le quattro del pomeriggio, mentre stava-<br />

105


no ancora riposando, Maria annunciò la telefonata del capitano<br />

Cellitti che chiamava da Ferentino. Lupo a malincuore prese la<br />

telefonata dalla camera da letto perché anche Cin-cin ormai si<br />

era svegliata... e dopo i saluti, chiese il perché della chiamata e<br />

Cellitti lo informò che avrebbe avuto piacere <strong>di</strong> saperne <strong>di</strong> più<br />

su quei due strani motociclisti che, martedì 23 ultimo scorso,<br />

fecero quel girotondo attorno a loro sulla strada del Vascello<br />

come, nell’interrogatorio in seguito alla rapina aveva raccontato<br />

il Fabiani … avrebbe gra<strong>di</strong>to la sua testimonianza e anche<br />

quella della signora Sazuki Yatsen Yamato sull’accaduto.<br />

Lupo chiese se dovevano tornare subito a Ferentino perché,<br />

al momento avevano degli impegni … ma il capitano<br />

replicò che potevano fare con comodo perché era una semplice<br />

formalità, dal momento che quella stana manovra era<br />

stata notata da molte persone. A lui per ora, bastava la semplice<br />

conferma e sperava <strong>di</strong> derubricarla dall’inchiesta,<br />

comunque aveva tutto il tempo che voleva.<br />

Lupo chiamò con il campanello Maria per farsi portare un<br />

caffè freddo, che Cin-cin non volle, perché la telefonata l’aveva<br />

molto innervosita e preoccupata “Che brutta storia Lupo,<br />

vedrai che passeremo questa fine estate con interrogatori e<br />

testimonianze … su questa o<strong>di</strong>osa vicenda … Non mi piace,<br />

sembra che un invisibile laccio ci si stringa addosso … Ora<br />

comincio proprio a infasti<strong>di</strong>rmi, penso sempre alla povera<br />

Ersilia … chissà come sta e quanto deve soffrire”. Lupo lì per<br />

lì non rispose, raccogliendo i suoi pensieri e per sdrammatizzare<br />

le ansie della sua amante la invitò a farsi una bella doccia<br />

insieme. La donna accettò <strong>di</strong> buon grado, sorridendo maliziosa<br />

e l’acqua fresca e corroborante sembrò cancellare le loro tormentate<br />

riflessioni. Per un po’, riuscirono a staccare la spina<br />

“Quando torneremo da Sperlonga mi dovrò decidere a ritrovare<br />

quel carteggio <strong>di</strong> mio padre e consultarlo, non so quanto<br />

ancora posso tergiversare. Anche perché, non te l’ho detto, a<br />

Ferentino non l’ho visto in biblioteca … forse è a Roma. Mi<br />

devo ricordare dove l’ho nascosto … oppure controllare nel suo<br />

testamento se c’è una nota a riguardo, perché potrebbe anche<br />

essere in un plico chiuso in banca … ma quale?” “Mamma<br />

106


mia!” esclamò Cin-cin “Tuo padre, le ha proprio pensate tutte”.<br />

Lupo annuì col capo “Era un uomo estremamente prudente e<br />

responsabile e, data la posta in gioco, non poteva comportarsi<br />

<strong>di</strong>versamente … ma io, confesso, mi sento debole … non mi<br />

sembra <strong>di</strong> comportarmi in maniera adeguata … mi sembra <strong>di</strong><br />

essere un po’ vile perché sento, anch’io, l’incalzare degli eventi<br />

… ma forse mi sbaglio”. “Non ti sbagli mio caro”, lo abbracciò<br />

appassionatamente attirandolo a sé e baciandolo: “questo<br />

secondo episo<strong>di</strong>o, per me, ha un leggero filo rosso che conduce<br />

alla morte dell’americano … sarà una sensazione errata<br />

…ma è così. Quin<strong>di</strong>, tutti gli elementi <strong>di</strong> pericolo, rappresentati<br />

dal primo delitto rimangono realisticamente in pie<strong>di</strong>, perché<br />

non sappiamo ancora le intenzioni degli assassini e semmai<br />

abbiano desistito dal rubare ancora la statua <strong>di</strong> Sant’Ambrogio.<br />

Non è pensabile che i complici <strong>di</strong> Hunter abbiano fatto forfait<br />

e se ne siano tornati da dove venivano …”.<br />

“Appunto” <strong>di</strong>sse Lupo “questo è il mio cruccio. Che stanno<br />

facendo? Sono loro i rapinatori <strong>di</strong> Fabiani? Ed era proprio<br />

necessario tentare <strong>di</strong> sequestrare Ersilia? Volevano garantirsi<br />

la fuga e poi lasciarla nella campagna frusinate, magari uccidendola<br />

perché non rivelasse i loro connotati alla polizia?<br />

Oppure, c’era la volontà <strong>di</strong> sequestrarla veramente … per un<br />

eventuale riscatto? Oppure si tratta della regia <strong>di</strong> un atto intimidatorio<br />

o <strong>di</strong> pressione nei confronti <strong>di</strong> Marco Fabiani?”<br />

Così <strong>di</strong>cendo, si accese nervosamente l’amato sigaro<br />

toscano, che fumava come gli in<strong>di</strong>ani d’America evitando <strong>di</strong><br />

aspirare profondamente, perché aveva un piccolo enfisema al<br />

polmone sinistro. Fumare per lui era un esercizio psicologicamente<br />

liberatorio. Anche Cin-cin fumava in quel modo,<br />

glielo aveva insegnato lui ed, imitandolo, scelse una sigaretta<br />

purpurea dal suo pacchetto arcobaleno <strong>di</strong> Sobranie.<br />

Rivolta a Lupo: “Non ci pensiamo più, adesso basta … farai<br />

quello che dovrai fare al momento opportuno, come sempre,<br />

ma adesso <strong>di</strong>mmi cosa ti debbo portare per il mare … oltre a<br />

domani … ci fermiamo oltre … per le vacanze? E magari da<br />

Sperlonga facciamo un salto a Ferentino per trovare Ersilia e<br />

andare al comando dei Carabinieri?” “Si, sì Cin-cin, an<strong>di</strong>a-<br />

107


mo a Sperlonga per rimanerci, anche perché c’è in pie<strong>di</strong> la<br />

questione <strong>di</strong> San Severo … chissà come starà quel povero<br />

caro vecchio … dovrei telefonare per informarmi sulla sua<br />

salute. Ho pregato tanto perché le sue con<strong>di</strong>zioni migliorino,<br />

ma capisco che è una cosa impossibile …” e sospirò.<br />

Cin-cin chiamò la cameriera Maria e Kabir e si fece aiutare<br />

a preparare i bagagli. Lupo chiamò il guar<strong>di</strong>ano della<br />

villa <strong>di</strong> Sperlonga avvisandolo del loro arrivo per la mattina<br />

seguente, ricordandogli <strong>di</strong> tagliare l’erba del giar<strong>di</strong>no e <strong>di</strong><br />

provvedere già da quella sera al ricambio dell’acqua della<br />

piscina perché Kabir avrebbe portato i bagagli verso le<br />

nove, mentre loro sarebbero stati tutto il giorno in spiaggia:<br />

la famiglia si radunava al completo. Il guar<strong>di</strong>ano Silverio lo<br />

rassicurò che era già tutto a posto e alla villa mancavano<br />

solo loro e non vedeva l’ora <strong>di</strong> rivederli.<br />

Il viaggio verso Sperlonga fu piacevole, non c’era traffico<br />

sulla via Domiziana. Kabir li lasciò <strong>di</strong>rettamente in spiaggia<br />

alle nove sotto l’ombrellone, per proseguire con i bagagli<br />

alla villa. A poco a poco sopraggiunsero i quattro figli:<br />

Raimondo con la moglie Valentina e il figlio Federico <strong>di</strong> cinque<br />

anni; Elettra con il marito Roberto e le figlie Esmeralda<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>eci anni e Giada <strong>di</strong> cinque; Isabella con il marito<br />

Giovanni e la piccolissima Selvaggia <strong>di</strong> sei mesi e l’ultima<br />

figlia, Maria Sole con il marito Andrea, sposi novelli.<br />

Lupo fece pre<strong>di</strong>sporre tre capannine in fila ed aveva già<br />

prenotato per il pranzo verso le tre<strong>di</strong>ci da Salvatore, il proprietario<br />

della Baia Azzurra e ottimo cuoco. Non finivano<br />

più <strong>di</strong> farsi feste e i nipotini correvano già saltellando per la<br />

splen<strong>di</strong>da spiaggia bianca <strong>di</strong> Sperlonga con i secchielli e le<br />

palette, il mare era una tavola azzurra, limpido e calmo. Si<br />

preannunciava una giornata splen<strong>di</strong>da. Da parte dei figli <strong>di</strong><br />

Lupo, il rapporto con Cin-cin era più che positivo, nonostante<br />

le sue origini e la <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> età con il padre, perché<br />

non era invadente e non cercava <strong>di</strong> mettersi al posto della<br />

madre scomparsa cercando <strong>di</strong> fare la primadonna e soprattutto<br />

non faceva sfoggio della sua bellezza. La sua pazienza<br />

con i bambini, con cui giocava affettuosamente, aveva con-<br />

108


quistato Raimondo e le tre sorelle, che erano le più attente<br />

nei suoi confronti. Lupo era sod<strong>di</strong>sfatto della sua compagna<br />

e grato del suo comportamento <strong>di</strong>screto ed affettuoso.<br />

La giornata scorreva nel migliore dei mo<strong>di</strong> ed i suoi figli<br />

non gli parlarono <strong>di</strong> quello che era avvenuto a Ferentino, si<br />

scambiarono solo qualche battuta <strong>di</strong> striscio, a cui Lupo rispose<br />

tranquillamente senza impegnarsi a fondo sull’argomento,<br />

tant’è vero che non volle leggere il giornale, che Cin-cin aveva<br />

comprato, per evitare <strong>di</strong> pensare a quella storia. Tutti volevano<br />

parlare <strong>di</strong> cose futili, scherzose e giocare con i bambini per<br />

concedersi una giornata <strong>di</strong> autentico relax. Il bagno fu piacevole,<br />

i bambini festosi sulle loro ciambelle galleggianti e i<br />

bracciali <strong>di</strong> plastica e Lupo trovò il modo <strong>di</strong> farsi una bella<br />

nuotata mentre Cin-cin giocava con i bambini in acqua e sembrava<br />

che non volessero uscirne più. Fu <strong>di</strong>fficile farli uscire dal<br />

mare per asciugarli e portarli a pranzo quando il cameriere li<br />

avvertì che era pronto a tavola: era già l’una. Il pranzo fu squisito<br />

a base <strong>di</strong> pesce. Tutti or<strong>di</strong>narono i famosi ‘spaghetti allo<br />

scoglio <strong>di</strong> Salvatore’, ‘Sautè <strong>di</strong> cozze’ ‘frittura mista <strong>di</strong> paranza’,<br />

‘insalata mista’ e ‘verdure alla griglia’. Alla fine gelato e<br />

caffè freddo e un bel <strong>di</strong>gestivo, coronò il pranzo. Mentre i<br />

bambini giocavano allegramente all’ombra delle capannine e<br />

le donne parlavano spiritosamente <strong>di</strong> ‘mondanità’Raimondo si<br />

avvicinò al padre perché nonostante tutto gli sembrava un po’<br />

teso e preso da suoi pensieri e gli chiese: “Non me la conti giusta<br />

papà, c’è qualcosa che insegui con i tuoi pensieri, anche se<br />

ti sforzi <strong>di</strong> non farlo vedere, sò quello che è successo a<br />

Ferentino e penso che tu ne sia stato coinvolto più del necessario<br />

… è così?” Lupo lo guardò e, sospirando gli venne da<br />

ridere perché al figlio, ormai adulto, non poteva nascondere<br />

quella terribile storia anche perché, considerando i pericoli<br />

connessi, doveva metterlo a parte <strong>di</strong> tutto e concordare con lui<br />

le decisioni e le azioni da prendere al riguardo.<br />

Raimondo era il primogenito e doveva sapere tutto quello<br />

che accadeva o che sarebbe accaduto, il figlio, per sommi<br />

capi, conosceva già la storia dei due sfortunati ufficiali per<br />

averla u<strong>di</strong>ta raccontata dal padre, ma era molto scettico sul-<br />

109


l’esistenza <strong>di</strong> quelle fortune che chiamava, ironicamente ‘il<br />

tesoro dei Templari’ perché non ci aveva mai creduto. Era un<br />

giovane moderno e realista, con un tantino <strong>di</strong> cinismo perché<br />

lui <strong>di</strong>ceva che se c’era un tesoro, sarebbe uscito fuori da un<br />

pezzo, e non conveniva rimestare il passato più <strong>di</strong> tanto.<br />

Sicuramente quella storia avrebbe complicato la loro<br />

vita. Lupo gli raccontò tutto, accorgendosi che il figlio un<br />

po’ si preoccupava, fino all’investitura a Gran Maestro<br />

dell’Or<strong>di</strong>ne dei Templari propostagli dal principe <strong>di</strong> San<br />

Severo morente, e gli confidò della sua decisione <strong>di</strong> non<br />

accettare. Il giovane si <strong>di</strong>chiarò d’accordo con il padre, perché<br />

non voleva che prendesse sulle sue spalle un compito<br />

così oneroso, che lo avrebbe <strong>di</strong>stolto dalla sua famiglia,<br />

mentre lui voleva goderselo dopo aver perso tanto dolorosamente<br />

la mamma. Anzi, consigliandolo a stare alla larga da<br />

quella storia, lo invitò a farsi il mese <strong>di</strong> mare a Sperlonga<br />

perché sarebbe rimasto con lui qualche settimana e poi gli<br />

avrebbe lasciato il figlio Federico che stravedeva per il<br />

nonno e Cin-cin. Lupo, si sentì rinfrancato da queste parole<br />

e pure accettando il consiglio, si rendeva conto che era<br />

impossibile non pensare a Ferentino …anche perché l’istinto<br />

gli <strong>di</strong>ceva che Fabiani, in qualche modo e non sapeva<br />

come … nascondeva qualcosa …Quella rapina non gli<br />

andava nè su nè giù e, non volendo preoccupare Raimondo<br />

lo rassicurò che si sarebbe tenuto lontano da quella vicenda.<br />

Dopo questa lunga chiacchierata, si appisolarono tutti e<br />

due sui lettini all’ombra della capannina, mentre Isabella<br />

allattava la piccola Selvaggia che finalmente si acquietò e si<br />

addormentò. La giornata trascorreva proprio serenamente e<br />

Lupo si lasciò andare … dormendo per un’oretta, mentre<br />

Cin-cin e le figlie continuarono a conversare tra loro e i piccoli<br />

a giocare sulla sabbia. Verso le cinque tutti erano pronti<br />

per un altro bagno, Lupo e Raimondo si svegliarono e<br />

decisero invece <strong>di</strong> fare una passeggiata fino all’Antro <strong>di</strong><br />

Tiberio che si trova a sud della grande spiaggia <strong>di</strong> Sperlonga<br />

e chiesero alle donne se gli avrebbero perdonato <strong>di</strong> non fare<br />

il bagno con loro, si sarebbero tuffati in acqua dopo la pas-<br />

110


seggiata. Cin-cin seguì con lo sguardo Lupo che si allontanava<br />

con il figlio, contenta <strong>di</strong> vederlo quieto e rilassato.<br />

Arrivati ai ruderi <strong>di</strong> Tiberio, Raimondo chiese al padre dove<br />

fossero sbarcati a suo tempo von Teufel e de’ Maranta, se a<br />

Ponza o a Terracina o a Sperlonga. Lupo rispose che non lo<br />

ricordava precisamente perché gli sembrava che, in un primo<br />

tempo, fossero sbarcati a Ponza e, solo in un secondo, a<br />

Terracina o a Sperlonga, dove rimasero bloccati per i movimenti<br />

delle truppe Alleate che impe<strong>di</strong>vano la strada per Roma.<br />

Ricordò lo stratagemma che dovettero utilizzare per quei due a<br />

Cassino, dove si fecero inoculare un anestetico che li mise in<br />

catalessi e che da ’finti morti’ poterono superare il blocco<br />

Angloamericano ed arrivare al camposanto <strong>di</strong> Ferentino dove<br />

furono rianimati e da lì … si <strong>di</strong>pana tutta la vicenda. Raimondo<br />

chiese perché i Templari avessero pilotato tutta la faccenda<br />

rischiando moltissimo, visto che gli Americani ormai avevano<br />

vinto la loro partita in Sicilia. Lupo scosse la testa chiarendo<br />

che la Campagna d’Italia non era assolutamente stata vinta<br />

dagli Alleati, neppure con l’Operazione Schingen del fallito<br />

sbarco ad Anzio del 22 gennaio ’44, per aggirare Monte<br />

Cassino, sotto cui era stata imbottigliata l’VIII armata mista<br />

Inglese del gen. Montgomery esigua, stanca: praticamente al<br />

collasso dopo il tragico “fiasco” <strong>di</strong> Salerno. Gli<br />

Angloamericani il 19 luglio del ’43 avevano bombardato Roma<br />

al quartiere San Lorenzo, uccidendo 1.500 civili e ferendone<br />

oltre 2.000 per fiaccare gli Italiani e per fare sfiduciare<br />

Mussolini nella riunione del Gran Consiglio del Fascismo del<br />

25 luglio ’43: l’unico caso della storia moderna in cui una cosidetta<br />

“Dittatura” si sciolse democraticamente per pochi voti<br />

contrari che ne inficiavano la maggioranza parlamentare. Il 29<br />

aprile 1945, nella Reggia <strong>di</strong> Caserta, con la delega del gen.<br />

Rodolfo Graziani per la RSI, a cui fu impe<strong>di</strong>to <strong>di</strong> partecipare<br />

dai Vincitori, i generali tedeschi von Vietinghoff e Wolff delle<br />

SS firmarono quella “strana resa incon<strong>di</strong>zionata” soprattutto ai<br />

danni degli Italiani, perché dall’ottobre del ’44 lo stesso Karl<br />

Wolff si incontrava segretamente a Lugano in Svizzera, con<br />

l’Intelligence Service e con Allen Dulles dell’OSS, fiduciario<br />

111


<strong>di</strong> Roosevelt, alle spalle <strong>di</strong> Hitler e Mussolini. Al momento<br />

della capitolazione, evidenziava Lupo, in Italia c’erano 300.000<br />

soldati Tedeschi e 500.000 Repubblichini, perfettamente equipaggiati:<br />

ad<strong>di</strong>rittura un milione, secondo la <strong>di</strong>chiarazione ufficiale<br />

del generale inglese Alexander, ancora in grado <strong>di</strong> buttare<br />

a mare i “Liberatori”. Senza contare, proseguiva, che a mezzogiorno<br />

del 26 luglio ’43, Mussolini, quattro ore prima <strong>di</strong> essere<br />

arrestato, ricevette l’ambasciatore Nipponico Shinrokuro<br />

Hidaka che, per conto dell’Imperatore Hiroito lo scongiurava<br />

<strong>di</strong> stipulare una pace separata con Stalin, perché temeva l’invadenza<br />

globale dei suoi Alleati.<br />

Il Tenno Hiroito, riteneva che solo Mussolini avesse il<br />

prestigio e l’autorità per far cambiare idea a Hitler, al fine <strong>di</strong><br />

fermare la guerra e stipulare un accordo separato con Stalin<br />

per sganciarsi dal fronte orientale. Il <strong>di</strong>ttatore Sovietico<br />

aspettava pazientemente un segnale da Hitler che non accettò<br />

perché <strong>di</strong>sse al capo della flotta Nipponica Toyo Hideki:<br />

“Non si tratta finché si perde”. Questa mossa strategica Italo-<br />

Giapponese avrebbe invece <strong>di</strong>strutto il bluff dello sbarco<br />

degli Americani in Italia, deciso dal generale Eisenhower che<br />

voleva rafforzare il patto tra i Fascisti tra<strong>di</strong>tori, con i<br />

Sabaudo-Badogliani, gli Antifascisti del C.L.N. insieme alla<br />

“vulgata” Alleata per <strong>di</strong>mostrare l’assoluta impreparazione<br />

militare italiana. Per sessanta anni la propaganda <strong>di</strong>sfattista<br />

della storiografia dei “Vincitori” ci ha fornito ben 21 versioni<br />

false delle ultime 100 ore <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> Mussolini. Quin<strong>di</strong> i<br />

giovani scampati da El-Alamein nel ’42, giunsero in Italia<br />

nel gennaio del ’44 prima del bombardamento <strong>di</strong> Cassino da<br />

dove raggiunsero Ferentino e vi rimasero per circa un anno,<br />

quando tentarono <strong>di</strong> ricongiungersi con l’esercito<br />

Repubblichino e i Tedeschi. I Templari sono sempre stati<br />

molto realisti, operando come sempre in piena autonomia e<br />

al <strong>di</strong> sopra delle parti, senza parteggiare né per il Fascismo e<br />

né per la Monarchia, ma neanche per il nuovo governo <strong>di</strong><br />

Coalizione Democratica sostenuto dagli Americani che faceva<br />

governare il nostro paese da Democristiani e Comunisti<br />

atei; il <strong>di</strong>lemma era grande e le sorti della guerra incerte.<br />

112


Lupo precisò che dopo lo sbarco in Norman<strong>di</strong>a, nella battaglia<br />

<strong>di</strong> Bastogne in Belgio del 16 <strong>di</strong>cembre ’44, sembrava<br />

che il gen. Hasso von Manteuffel ed il col. Otto Skorzeny<br />

potessero ancora vincere la guerra e i Giapponesi, nel<br />

Pacifico, spuntarla con gli Americani utilizzando i<br />

Kamikaze. Bisognerà arrivare all’alba del 28 aprile del 1945,<br />

quando Mussolini, ormai “tra<strong>di</strong>to dal gen. Wolff, e ceduto <strong>di</strong><br />

fatto ai Partigiani”, proprio nella stanza da letto in una villetta<br />

<strong>di</strong> Giulino <strong>di</strong> Mezzegra lottò spogliato, con molto coraggio,<br />

per <strong>di</strong>fendere la povera Claretta Petacci, probabilmente<br />

incinta <strong>di</strong> lui e che venne violentata per poi essere uccisa con<br />

lui o dopo <strong>di</strong> lui e che venne rivestito dopo il “rigor mortis”,<br />

particolare scoperto guardando la foto dal professor<br />

Alessiani da come era stato messo lo stivale sinistro della sua<br />

gamba ferita nel corso della I a Guerra Mon<strong>di</strong>ale. Pensa<br />

Raimondo, che la famosissima foto dell’impiccagione per i<br />

pie<strong>di</strong> del Duce e della Petacci a piazzale Loreto a Milano,<br />

sopra una montagna <strong>di</strong> cadaveri <strong>di</strong> persone uccise per vendetta,<br />

tra cui quello della vecchia che urlò ai partigiani <strong>di</strong><br />

coprire le nu<strong>di</strong>tà della Petacci agli occhi dei passanti,... è<br />

stata scattata nientemeno che da colui che <strong>di</strong>venne un famosissimo<br />

regista <strong>di</strong> Hollywood ... Alfred Hitchcock, lo stesso<br />

che assemblò tutti i filmati tedeschi dei morti <strong>di</strong> Dresda<br />

insieme con quelli dei prigionieri dei campi <strong>di</strong> concentramento<br />

che furono utilizzati nel processo <strong>di</strong> Norimberga del<br />

’46. Questi due omici<strong>di</strong> furono or<strong>di</strong>nati, se non eseguiti dagli<br />

Inglesi che non volevano che i 22 <strong>di</strong>ari del Duce <strong>di</strong> cui, lui<br />

stesso, ne fece fare ben sei copie mai trovate, rivelassero il<br />

carteggio con Churchill in cui, tra l’altro, era scritto che l’attentato<br />

ad Hitler del 1944 fatto nella “tana del lupo” dal<br />

colonnello von Staffemberg, venne sventato proprio dagli<br />

Inglesi che volevano che la guerra continuasse. La stessa<br />

sorte toccò ad Heinrch Himmler, capo delle SS e della<br />

Gestapo, che fu eliminato nel maggio del 1945 dai Britannici<br />

perché non denunciasse i contatti segreti <strong>di</strong> Wolff avuti con<br />

gli Alleati: merito che risparmiò a quest’ultimo la forca del<br />

Processo <strong>di</strong> Norimberga, tant’è vero che morì nel 1984 nel<br />

113


suo letto. A sua volta Hitler si suicidò con Eva Braun nel<br />

bunker della Cancelleria a Berlino il 30 aprile del 1945. Poi<br />

gli Alleati sganciarono le bombe atomiche su Hiroshima e<br />

Nagasaki a guerra ormai vinta sterminando in pochi secon<strong>di</strong><br />

centinaia <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> civili Giapponesi inermi e altrettanti<br />

dopo per la ra<strong>di</strong>oattività. Oggi, col senno <strong>di</strong> poi, sembra che<br />

tutto fosse stato facile, ma la realtà <strong>di</strong> quei tempi fu ben altra<br />

cosa. I Templari, ieri come oggi, pensavano alla <strong>di</strong>fesa del<br />

Santo Sepolcro a Gerusalemme curato fin dai tempi delle<br />

Crociate dall’or<strong>di</strong>ne dei Francescani: imperativo categorico<br />

per loro era convincere Arabi ed Ebrei a con<strong>di</strong>videre con i<br />

Cattolici e gli Ortodossi l’amministrazione ed un buon<br />

governo comune <strong>di</strong> Gerusalemme, <strong>di</strong>venuta città stato in<strong>di</strong>pendente<br />

come aveva <strong>di</strong>sposto il Grande Sala<strong>di</strong>no che era<br />

curdo. Un progetto vincente ancor oggi, perché la guerra in<br />

Me<strong>di</strong>o-Oriente deve finire. Il tesoro sarebbe servito non a<br />

spostare le sorti della guerra ma a comprare armi per i<br />

Fratelli Mussulmani d’Egitto che volevano spezzare l’occupazione<br />

Inglese, liberando il canale <strong>di</strong> Suez. Progetto che poi<br />

attuò nel 1957 Nasser. E, fatto più importante, garantire l’afflusso<br />

del petrolio arabo all’Europa e non alle Sette Sorelle<br />

americane”. “Ma papà, tu a questo tesoro ci cre<strong>di</strong>? L’hai<br />

visto? Ed a quanto ammonta? Perché a me sembra … una<br />

storia inverosimile, sono passati così tanti anni …” replicò<br />

Raimondo prendendo il padre sottobraccio, per tornare in<strong>di</strong>etro<br />

camminando nell’acqua bassa e raggiungere le capannine.<br />

“Figlio mio, io non l’ho visto <strong>di</strong> certo e credo neanche tuo<br />

nonno l’abbia mai visto realmente, perché il tesoro <strong>di</strong> fatto è<br />

sparito con de’ Maranta che era sfuggito all’agguato teso loro<br />

dall’americano Hunter in cui morì von Teufel … e forse …<br />

anche lui era stato ferito … Non so … dovrei trovare e leggere<br />

le memorie <strong>di</strong> tuo nonno, che non ho mai cercato. Il<br />

tesoro consisteva in barre <strong>di</strong> oro e platino per un peso complessivo,<br />

se non vado errato <strong>di</strong> una tonnellata … che, considerando<br />

il peso specifico <strong>di</strong> questi metalli preziosi tra 19,04<br />

e 21,45, occupavano il volume <strong>di</strong> un arma<strong>di</strong>o a due ante <strong>di</strong><br />

me<strong>di</strong>a altezza. Poi papà parlava <strong>di</strong> un pacchetto molto pre-<br />

114


zioso e importante, legato ad un testo <strong>di</strong> Platone, perché i due<br />

ufficiali erano anche archeologi. Ma una cosa è certa: se il<br />

generale Hunter è tornato a Ferentino per farsi ammazzare in<br />

quel modo … doveva avere delle ragioni inoppugnabili che<br />

lo hanno riportato nel luogo del suo delitto dell’inverno’45<br />

…”. Così chiacchierando erano arrivati alla Baia Azzurra<br />

dove si unirono al bagno dei bambini e delle donne. I bambini<br />

urlavano <strong>di</strong> gioia tuffandosi e schizzandosi d’acqua …<br />

finchè verso le sette del pomeriggio si fecero tutti una bella<br />

doccia ai bagni dello stabilimento … poi si rivestirono e si<br />

<strong>di</strong>ressero verso l’antica scalinata <strong>di</strong> Sperlonga dove c’era<br />

l’ingresso della villa … Seduti nell’ampio patio prospicente<br />

la piscina, continuarono a chiacchierare sorseggiando della<br />

fresca ‘sangria’, aspettando che venisse servita la cena. Visto<br />

che quella notte tutti rimanevano a dormire in villa, le donne<br />

andarono a <strong>di</strong>sfare i bagagli e a preparare le rispettive stanze<br />

con i bambini che correvano intorno, anche Cin-cin le aiutò.<br />

Approfittarono per cambiarsi per la cena e Raimondo rispondeva<br />

al cellulare agli amici che lo chiamavano. Lupo, rimasto<br />

solo comodamente seduto sulla sdraio, non potè fare a<br />

meno <strong>di</strong> dare un’occhiata ai giornali del mattino che non<br />

aveva volutamente letto prima … dove trovò una lunga intervista<br />

fatta a Marco Fabiani che spiegava come la nipote<br />

Ersilia stesse leggermente migliorando dopo aver perso tanto<br />

sangue, perché la pallottola, fortunatamente, si era incastrata<br />

tra le vertebre fluttuanti e, da lì, era stata rimossa dai chirurghi;<br />

se la sarebbe cavata in poche settimane e l’operazione,<br />

ben riuscita, aveva lasciato una piccola cicatrice. L’uomo,<br />

non si spiegava quella rapina e negò che ci potesse essere un<br />

legame con il delitto <strong>di</strong> San Giovanni. Al cronista, che gli<br />

chiedeva se i due rapinatori sembrassero stranieri, lui rispose<br />

che non avevano aperto bocca, quin<strong>di</strong> non poteva avere<br />

un’idea anche perché l’azione era stata fulminea. … Dopo<br />

avergli puntato la pistola alla schiena mentre aprivano l’oreficeria<br />

forse il delinquente <strong>di</strong>sse due sole parole: ‘Aprite la<br />

cassaforte!’ … ma non era sicuro. Quando poi questi l’aveva<br />

svuotata <strong>di</strong> tutti i preziosi, per un valore <strong>di</strong> centomila euro,<br />

115


l’uomo prese Ersilia per un braccio per trascinarla nell’auto<br />

che attendeva fuori … e lì, lui non potè fare a meno <strong>di</strong> reagire<br />

ingaggiando una furiosa colluttazione dove, al rapinatore,<br />

partì un colpo che ferì la cugina… a quel punto lui riuscì a<br />

prendere la sua pistola e a sparare all’uomo colpendolo a una<br />

gamba … che scappò sulla moto dopo aver gettato ai complici,<br />

nella macchina, il bottino attraverso il finestrino. Tutta<br />

l’azione criminosa non era durata più <strong>di</strong> pochi minuti.<br />

Marco prometteva al cronista che lo intervistava che<br />

avrebbe partecipato anche lui alle battute <strong>di</strong> ricerca … giurando<br />

che se avesse trovato quell’uomo, lo avrebbe strangolato<br />

con le sue mani … Al cronista, che gli chiedeva come<br />

avrebbe fatto a riconoscerlo visto che indossava un passamontagna<br />

e un casco … non rispose. Particolare negativo,<br />

segnalava il giornalista, era l’assenza <strong>di</strong> chiazze <strong>di</strong> sangue<br />

del ladro sul marciapiede davanti al negozio rapinato, oltre<br />

alla mancanza <strong>di</strong> qualsiasi impronta in quanto indossava i<br />

guanti. L’unica traccia consisteva nel bossolo del colpo sparato<br />

dal ban<strong>di</strong>to qualora fosse stato ritrovato.<br />

Lupo scosse la testa ripiegando il giornale, rimuginando<br />

che stando ai fatti, gli ultimi due eventi criminosi <strong>di</strong> Ferentino<br />

erano ben <strong>di</strong>stinti e lontani. Il principe non poté che interrogarsi<br />

se era meglio così … o forse era peggio … perché probabilmente<br />

sarebbero rimasti crimini irrisolti e impuniti.<br />

La voce <strong>di</strong> Fernanda, la moglie del guar<strong>di</strong>ano Silverio, si<br />

levò per avvertire che la cena era pronta in tavola, e tra le<br />

grida festose dei bambini, si sedettero tutti insieme all’aperto<br />

sotto il patio illuminato. Il tempo buono, i bagni e l’ottima<br />

cucina <strong>di</strong> Fernanda e dei ristorantini <strong>di</strong> Sperlonga, la compagnia<br />

chiassosa e festosa dei figli e dei nipoti fecero <strong>di</strong>menticare<br />

a Lupo e Cin-cin i pensieri e l’angoscia dei giorni passati<br />

anche perché erano riusciti a convincere tutta la famiglia<br />

a rimanere per almeno una settimana con loro. I più felici<br />

furono i bambini che volevano sempre stare a mollo in acqua<br />

e la sera non si addormentavano mai, perché volevano girare<br />

per la piazzetta e la terrazza <strong>di</strong> Sperlonga. E fare gli acquisti<br />

nelle bancarelle mangiucchiando dolcetti e liquirizie e<br />

116


sorseggiando bibite gasate. La cosa più <strong>di</strong>vertente la mattina<br />

in spiaggia, era quando veniva l’uomo che vendeva il cocco<br />

suonando la trombetta per avvertire del suo arrivo, più tar<strong>di</strong><br />

lo seguiva una donnetta che, con un cesto sulla testa, portava<br />

ciambelle calde e poi ancora l’ambulante che vendeva palloncini<br />

e giochi <strong>di</strong> gomma per la spiaggia. Quando poi arrivavano<br />

i ‘vu comprà’ che portavano vestiario esotico, pareo<br />

e costumi e sandali oltre a monili <strong>di</strong> vario genere, erano le<br />

donne a correre intorno a loro, <strong>di</strong>sputandosi i pezzi più caratteristici<br />

e belli: la mattina era proprio uno spasso.<br />

In tal modo passarono quella settimana <strong>di</strong> fine agosto e<br />

Cin-cin chiamò un paio <strong>di</strong> volte Ersilia per conoscere il<br />

decorso del suo intervento. Tutto procedeva per il meglio,<br />

lei fu molto contenta dell’interessamento <strong>di</strong> Cin-cin e le<br />

chiese quando sarebbero tornati a Ferentino perché Marco<br />

voleva parlare con Lupo. Era sabato 3 settembre, il tempo<br />

era magnifico, Sperlonga ancora più bella e go<strong>di</strong>bile per<br />

l’esodo dei turisti <strong>di</strong> agosto, le notti incantevoli e piene <strong>di</strong><br />

stelle ed era spuntata una grande luna piena.<br />

Quel giorno, nella cronaca <strong>di</strong> Ferentino veniva ripreso il<br />

furto nell’oreficeria <strong>di</strong> Fabiani perché le battute dei<br />

Carabinieri, avevano ritrovato la Punto bianca della rapina che<br />

era stata rubata …abbandonata sulla montagna <strong>di</strong> Campo<br />

Catino, ma stranamente non si parlava <strong>di</strong> impronte sull’auto.<br />

Gli inquirenti, non volevano probabilmente dare informazioni<br />

precise sui rapinatori, preferendo mantenere uno stretto riserbo.<br />

Lupo, fece leggere quell’articolo anche a Raimondo che<br />

escluse ci potesse essere una qualche attinenza con la tragica<br />

morte del generale americano … facendo notare che nel mese<br />

d’agosto la delinquenza, approfittando del calo <strong>di</strong> tensione<br />

estivo …aveva il sopravvento sulla sorveglianza <strong>di</strong> banche,<br />

uffici postali, negozi e appartamenti … abbandonati per le<br />

vacanze. Il ragionamento del figlio non faceva una grinza …<br />

tutto questo avveniva maggiormente durante l’estate.<br />

Raimondo invitò il padre a non crucciarsi più <strong>di</strong> tanto, perché<br />

era fiducioso sugli sforzi che facevano sia l’Arma dei<br />

Carabinieri che la Polizia per risolvere questi due misfatti.<br />

117


Lupo non obiettò e non chiedeva <strong>di</strong> meglio che godersi i suoi<br />

nipoti e le vacanze quando, verso l’una, mentre si erano appena<br />

seduti al ristorante della spiaggia, Lupo venne raggiunto da<br />

una telefonata del duca Dagoberti che gli annunciava il decesso<br />

del principe <strong>di</strong> San Severo, informandolo che il funerale si<br />

sarebbe svolto presso la Chiesa <strong>di</strong> San Bellarmino ai Parioli<br />

in Roma alle ore 11 del lunedì successivo 5 settembre, dove<br />

sarebbe stato officiata la messa solenne alla presenza del<br />

Nunzio Apostolico della Santa Sede, dei familiari del defunto<br />

e dei <strong>di</strong>gnitari dell’Or<strong>di</strong>ne dei Cavalieri Templari. Lupo chiese<br />

come era stato il trapasso del caro vecchio amico e il duca<br />

lo consolò <strong>di</strong>cendogli che doveva essersi addormentato per<br />

sempre nel sonno e da allora si rinfrancò un po’ facendosi il<br />

segno della croce, ma la ferale notizia gli chiuse la bocca<br />

dello stomaco impedendogli <strong>di</strong> pranzare.<br />

Riuscì solo a bere un caffè freddo ed accendersi il suo<br />

sigaro toscano dopo aver informato i figli che lo lasciarono<br />

in pace coi suoi pensieri. Lupo rifletteva sul fatto che, per la<br />

fine <strong>di</strong> settembre, massimo i primi d’ottobre ci sarebbe stato<br />

l’inse<strong>di</strong>amento del Gran Maestro dei Templari dopo il Gran<br />

Consiglio della Tavola Rotonda dei Cavalieri. Non sapeva<br />

cosa inventarsi per rimandare questo evento e, soprattutto,<br />

preparare un <strong>di</strong>scorso convincente per rinunciare all’investitura<br />

fatta dal principe Ugo <strong>di</strong> San Severo.<br />

Mentre i suoi finirono <strong>di</strong> pranzare, lui ritornò in spiaggia<br />

alla fresca ombra della capannina, mentre spirava una piacevole<br />

brezza <strong>di</strong> mare, si <strong>di</strong>stese sul lettino e si addormentò. I<br />

figli lo lasciarono riposare.<br />

Forse Lupo dormì un’oretta sulla spiaggia, quando un<br />

attacco <strong>di</strong> panico lo svegliò: pur sapendo che Ugo <strong>di</strong> San<br />

Severo era molto avanti negli anni non riusciva ad accettarne<br />

la morte. Durante la giornata non faceva che ricordare gli<br />

incontri che il principe aveva avuto con il padre e i lunghi<br />

affettuosi colloqui che aveva avuto con lui. Di San Severo gli<br />

aveva regalato la sua prima automobilina a pedali rossa, una<br />

Aston Martin da corsa che aveva fatto venire dall’Inghilterra<br />

appositamente per lui. Tutte le volte che lo incontrava, non<br />

118


poteva fare a meno <strong>di</strong> ricordare quel bellissimo dono della<br />

sua infanzia, <strong>di</strong> quei remoti anni ’40. Tutto questo era ormai<br />

finito, faceva parte del piacevole e pesante fardello dei suoi<br />

ricor<strong>di</strong>. Cin-cin ogni tanto gli faceva una carezza e gli sorrideva<br />

e, per fortuna, i nipotini e le figlie <strong>di</strong> frequente gli parlavano<br />

per <strong>di</strong>strarlo dai suoi tristi pensieri, così passò la giornata,<br />

rimuginando sul grande amico del padre.<br />

Arrivò l’imbrunire e tutti si <strong>di</strong>ressero verso la panoramica<br />

scalinata per tornare in villa, dove fecero una doccia rinfrescante<br />

e si cambiarono per la cena. Nonostante l’invito<br />

pressante <strong>di</strong> Raimondo e delle sorelle che volevano portarlo<br />

a prendere una bibita fresca sulla terrazza <strong>di</strong> Sperlonga con<br />

Cin-cin, Lupo preferì rimanere a casa, perché voleva andare<br />

a letto non troppo tar<strong>di</strong> e Cin-cin si <strong>di</strong>chiarò d’accordo perché<br />

anche lei si sentiva stanca: quel giorno aveva nuotato<br />

molto e aveva giocato tutto il pomeriggio con i piccoli.<br />

I giovani uscirono per la loro passeggiata e per portare i<br />

bambini al mercatino del sabato, tanto più che il nonno, nel<br />

pomeriggio, aveva regalato ad ognuno <strong>di</strong> loro un gruzzoletto<br />

da spendere in piazzetta; Lupo si sedette sotto il patio e<br />

dopo poco Cin-cin lo trovò appisolato e lo svegliò con delicatezza<br />

per accompagnarlo a letto.<br />

La cal<strong>di</strong>ssima giornata <strong>di</strong> domenica 4 settembre, li sorprese<br />

ancora addormentati nella tarda mattinata, infatti si<br />

svegliarono verso le 10. Nessuno era in spiaggia perché i<br />

bambini, che erano andati a dormire molto tar<strong>di</strong>, non si svegliarono.<br />

Mentre i gran<strong>di</strong> facevano colazione tutti insieme,<br />

Lupo dette un’occhiata ai giornali, per vedere se c’erano<br />

delle novità sul giallo <strong>di</strong> Ferentino. Solo un trafiletto de<strong>di</strong>cava<br />

spazio a quei due episo<strong>di</strong>, confermando che le ricerche<br />

della Polizia e dei Carabinieri continuavano ancora: quin<strong>di</strong><br />

non c’erano novità <strong>di</strong> rilievo se non l’evidenziazione dell’entità<br />

del furto subito dall’orefice Fabiani che aveva affermato<br />

<strong>di</strong> non temere per l’ammanco subito, perché era<br />

abbondantemente coperto dalla sua assicurazione. Il cronista<br />

malizioso insinuava che il Fabiani, pur godendo <strong>di</strong> una<br />

situazione patrimoniale invi<strong>di</strong>abile, aveva fatto delle specu-<br />

119


lazioni spericolate in borsa per una scalata ostile per l’acquisto,<br />

con altri, <strong>di</strong> una grande banca. Il Fabiani ostentava una<br />

spavalda sicurezza, spiegando che le sue speculazioni, alla<br />

fine, si sarebbero rivelate proficue e positive. Bisognava<br />

superare il momento contingente dell’‘Orso’ per arrivare a<br />

quello del ‘Toro’, che si sarebbe verificato nel prossimo<br />

autunno. Lo stesso, aggiungeva che la rapina <strong>di</strong> centomila<br />

euro, per lui pressochè irrilevante, era meno <strong>di</strong> una partita <strong>di</strong><br />

giro e che la sua situazione economica era sotto controllo.<br />

Cin-cin si accorse che Lupo era immerso nella lettura dell’articolo,<br />

gli chiese se c’erano novità e Lupo la ragguagliò<br />

in merito, lei lo invitò a cercare <strong>di</strong> <strong>di</strong>strarsi con loro e smetterla<br />

<strong>di</strong> arrovellarsi perché non si poteva fare niente, almeno<br />

fino a che non fossero emersi nuovi sviluppi. Tanto più che<br />

lui non aveva niente da temere. La giornata <strong>di</strong> mare trascorse<br />

tranquillamente e la spiaggia era gremita dai turisti della<br />

domenica e Cin-cin e le sue figlie si <strong>di</strong>vertivano a commentare,<br />

spiritosamente, i bikini più o meno azzardati e soprattutto<br />

le donne che giravano a seno nudo che erano molto sfacciate.<br />

Proprio vicino a Lupo c’era una giovane donna con un<br />

procace seno rifatto: sembravano due palloncini. Cin-cin<br />

controllava Lupo e i suoi sguar<strong>di</strong> e lui ridendo, le <strong>di</strong>sse che<br />

non era appassionato <strong>di</strong> calcio, lei si mise a ridere contenta <strong>di</strong><br />

vederlo finalmente rilassato. Però anche le figlie <strong>di</strong> Lupo<br />

controllavano i rispettivi mariti assieme alla moglie <strong>di</strong><br />

Raimondo che era gelosissima, tanto che gli uomini, decisero<br />

<strong>di</strong> andare a giocare a pallone nel campetto riservato.<br />

Avvenne un fatto molto <strong>di</strong>vertente: molte ragazze e<br />

signore a seno nudo andarono a fare il tifo per i giocatori, e<br />

la cosa suscitò aspri commenti da parte della nuora e delle<br />

figlie <strong>di</strong> Lupo che non poté fare a meno <strong>di</strong> ridere come un<br />

matto. Questo avvenimento mise il pepe alla giornata e i<br />

commenti salaci si sprecarono. Il lungo bagno li fece arrivare<br />

a pranzo piuttosto tar<strong>di</strong>: quasi alle tre e per evitare <strong>di</strong> non<br />

trovare nulla <strong>di</strong> buono al ristorante, preferirono andare a<br />

pranzo a casa dove Silverio e Fernanda, preavvertiti, prepararono<br />

una bella grigliata <strong>di</strong> pesce e una splen<strong>di</strong>da insalata<br />

120


che venne coronata dall’immancabile gelato e caffè.<br />

Il pomeriggio, dopo un breve riposino, rimasero in villa:<br />

i bimbi sguazzarono in piscina e i gran<strong>di</strong> giocarono a carte.<br />

Lupo e Cin-cin decisero <strong>di</strong> partire per Roma subito dopo<br />

cena per poter partecipare al funerale <strong>di</strong> San Severo. Tutti i<br />

suoi figli uscirono per ammirare i fuochi artificiali che<br />

avrebbero illuminato la nottata.<br />

L’indomani, cinque settembre, la chiesa <strong>di</strong> San Bellarmino<br />

a Piazza Ungheria era gremita <strong>di</strong> fedeli e soprattutto dagli<br />

amici e conoscenti del principe <strong>di</strong> San Severo. La sua bara <strong>di</strong><br />

noce massiccio, su cui spiccava la croce templare in ottone, era<br />

poggiata su un pesante tappeto che ricopriva il pavimento<br />

della chiesa, secondo l’uso nobiliare che vuole che i defunti<br />

siano a contatto della terra e non sospesi su panche o altro …<br />

Vicino l’altare, esattamente a destra, c’era un picchetto d’onore<br />

in alta uniforme dell’Arma dell’Aviazione guidato da un<br />

ufficiale in guanti bianchi. Di San Severo, era stato generale<br />

dell’Aeronautica pluridecorato in guerra, ed aveva meritato la<br />

medaglia d’argento per la battaglia <strong>di</strong> Tobruk in Africa.<br />

Quando il duca Dagoberti con Lupo ed altri due Cavalieri<br />

Templari, <strong>di</strong>stesero il vessillo bianco e nero con la croce rossa<br />

in campo bianco sul feretro, iniziò la messa solenne.<br />

C’erano molti fotografi che riprendevano le personalità<br />

come Lupo, il Nunzio Vaticano e i molti <strong>di</strong>plomatici stranieri<br />

presenti alla cerimonia. Tre monsignori tra cui il cappellano<br />

militare, celebrarono la messa e poi, dopo le magnifiche<br />

parole <strong>di</strong> questo, Dagoberti pronunciò una commovente ed<br />

appassionata omelia <strong>di</strong> morte, commemorando le opere<br />

filantropiche, il coraggio mostrato in guerra e la grande<br />

umanità del principe Ugo <strong>di</strong> San Severo, che era stato veramente<br />

un uomo eccezionale in vita. Lupo, commosso, si<br />

scambiò un segno <strong>di</strong> pace con la figlia e i nipoti del defunto<br />

e i <strong>di</strong>gnitari dell’Or<strong>di</strong>ne Equestre.<br />

Cin-cin anche lei si intenerì soprattutto quando apprese<br />

da Dagoberti, della grande generosità dello scomparso verso<br />

i bambini bisognosi, poiché aveva fatto costruire una clinica<br />

pe<strong>di</strong>atrica in Mozambico. Dagoberti, Lupo e i familiari<br />

121


del principe sollevarono la cassa a cerimonia finita, fino alla<br />

grande Mercedes nera che aspettava davanti la chiesa sotto<br />

le ali del picchetto d’onore dell’Aeronautica. Il grande corteo,<br />

festonato da numerosissime corone <strong>di</strong> fiori, seguì il<br />

feretro fino al cimitero del Verano dove si trovava la tomba<br />

<strong>di</strong> famiglia e poi si sciolse tra saluti commossi e sinceri.<br />

Dagoberti, con i Templari presenti, informò Lupo che il<br />

Gran Consiglio della Tavola Rotonda si sarebbe riunito<br />

entro la metà <strong>di</strong> ottobre e gli ricordò <strong>di</strong> tenersi pronto per la<br />

solenne investitura. Probabilmente, tutto ciò sarebbe avvenuto<br />

nell’Abbazia <strong>di</strong> Montecassino o nel monastero <strong>di</strong><br />

Casamari oppure a Roma dai Francescani:lo avrebbe avvertito<br />

in tempo. Arrivarono a casa dopo le due, sotto un caldo<br />

cocente, era un settembre molto afoso …<br />

A pranzo spiluzzicarono qualcosa: senza <strong>di</strong>re una parola,<br />

non avevano appetito. Al caffè, Cin-cin fece notare a Lupo<br />

che c’erano molti fotografi e che, alcuni giornalisti stranieri,<br />

le avevano chiesto se era vero che il futuro Gran Maestro<br />

sarebbe stato lui; evidentemente la notizia si era sparsa. A lei<br />

era parso, dal loro accento, che erano americani e tedeschi.<br />

Lupo si sorprese perché l’Or<strong>di</strong>ne si era sempre mosso con<br />

molta <strong>di</strong>screzione e pochissima pubblicità, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong><br />

altri or<strong>di</strong>ni cavallereschi che annunciavano sempre con<br />

grande clamore ogni loro attività, perché il loro era un vero<br />

Or<strong>di</strong>ne povero che non rilasciava ‘patacche a pagamento’ e<br />

non richiedeva nessun pedaggio ai cavalieri che erano sempre<br />

persone <strong>di</strong> specchiata e comprovata moralità.<br />

Poco dopo le quattro del pomeriggio, un giornalista americano<br />

e uno tedesco telefonarono cercando <strong>di</strong> ottenere un’intervista<br />

dal principe Lupo, ma Cin-cin filtrò le telefonate con<br />

molta <strong>di</strong>plomazia e con fermezza e, conoscendo bene le intenzioni<br />

<strong>di</strong> Lupo, <strong>di</strong>sse loro che il principe Della Neve non<br />

avrebbe rilasciato alcuna intervista. I due giornalisti ci rimasero<br />

molto male e <strong>di</strong>ssero che non si sarebbero arresi, affermando<br />

che la loro intervista avrebbe dato grande pubblicità<br />

all’Or<strong>di</strong>ne Templare … Cin-cin chiuse la telefonata <strong>di</strong>cendo<br />

che l’Or<strong>di</strong>ne non ne aveva bisogno, la cosa finì lì … tra le<br />

122


proteste dei due … Senza andare a riposare, si cambiarono e<br />

dettero istruzioni alla governante Maria <strong>di</strong> non dare informazione<br />

alcuna sui loro spostamenti a chiunque avesse chiamato<br />

… si infilarono in macchina pregando Kabir <strong>di</strong> portarli a<br />

Sperlonga, dove speravano <strong>di</strong> riuscire a godere <strong>di</strong> un bagno<br />

prima <strong>di</strong> cena e poi <strong>di</strong> una passeggiata la sera con i figli …<br />

Cin-cin fece vedere a Lupo i giornali, che aveva comprato<br />

Maria: erano pieni <strong>di</strong> necrologi dei parenti, dei conoscenti<br />

e dei consigli <strong>di</strong> amministrazione delle società controllate<br />

dal Di San Severo, il quale era anche un importante ingegnere<br />

e<strong>di</strong>le. Arrivarono in tempo per fare il desiderato bagno e,<br />

dopo cena, la passeggiata con i figli e i nipoti che non finivano<br />

mai <strong>di</strong> saltellare intorno al nonno … chiedendogli dove<br />

fosse stato. In spiaggia sui giornali del mattino, la cronaca<br />

romana riportava le esequie del principe <strong>di</strong> San Severo alla<br />

Chiesa <strong>di</strong> San Bellarmino a Piazza Ungheria, ed una bella<br />

foto ritraeva Lupo con Dagoberti ed altri che trasportavano<br />

sulle spalle il feretro dell’illustre scomparso e poi, colpo <strong>di</strong><br />

grazia per Lupo, c’era un’inquadratura che lo riprendeva<br />

assieme a Cin-cin con una <strong>di</strong>dascalia che lo in<strong>di</strong>cava come il<br />

prossimo ‘Gran Maestro’ dell’Or<strong>di</strong>ne Equestre dei Templari.<br />

Lupo si <strong>di</strong>spiacque ed era tentato <strong>di</strong> telefonare a Dagoberti<br />

per fargli le sue rimostranze, per rimproverarlo della fuga <strong>di</strong><br />

notizie, cosa che non era mai successa prima d’ora. Raimondo,<br />

il figlio, lo consigliò <strong>di</strong> lasciar perdere perché avrebbe alimentato<br />

delle inutili e fasti<strong>di</strong>ose polemiche all’interno dell’Or<strong>di</strong>ne,<br />

tanto più che lui aveva in animo <strong>di</strong> rifiutare quell’investitura,<br />

anche se riteneva che sarebbe stato <strong>di</strong>fficile, se non impossibile,<br />

poterlo fare. Non era mai successo, in tempi relativamente<br />

moderni, che un cavaliere si fosse rifiutato <strong>di</strong> accettare quella<br />

nomina … se non una volta … in concomitanza con il<br />

Concilio <strong>di</strong> Trento del 1545, ma allora c’erano ben altre motivazioni<br />

e situazioni per via della Riforma e Controriforma.<br />

Lupo era contrastato, non voleva offendere la memoria del<br />

padre e calpestare le volontà dell’amico Ugo. Cercò <strong>di</strong> non<br />

pensarci, si tuffò in acqua e lasciò che la giornata gli scorresse<br />

addosso come la spuma del mare e così fu…<br />

123


Dopo il riposino in spiaggia sotto la capannina, Cin-cin,<br />

trovò sulla cronaca <strong>di</strong> Frosinone un trafiletto su cui si leggeva<br />

che Ersilia De Matteis, ferita nella rapina dell’oreficeria<br />

Fabiani a Ferentino il 24 agosto scorso, … era stata <strong>di</strong>messa<br />

dall’ospedale per continuare la convalescenza a casa.<br />

Cin-cin prese lo spunto per chiedere a Lupo che non sarebbe<br />

stato male fare un salto a Ferentino, a casa, per andare a<br />

trovarla come le aveva promesso anche perché Lupo ricevesse<br />

Marco, che aveva espresso il desiderio <strong>di</strong> parlargli.<br />

Lupo, lì per lì non rispose ma si accese quello che era<br />

rimasto del suo toscanello per tirare qualche boccata … <strong>di</strong><br />

riflessione. La giovane donna, che indossava uno strepitoso<br />

bikini bianco che risaltava sull’abbronzatura del suo bellissimo<br />

corpo ginnasticato, gli <strong>di</strong>sse <strong>di</strong> pensarci bene mentre<br />

lei si faceva un tuffo con le sue figlie. Raimondo, vedendo<br />

il padre corrucciato che fumava nervosamente, gli si avvicinò<br />

per sapere qual’era il pensiero che lo <strong>di</strong>sturbava e Lupo<br />

gli raccontò tutto spiegandogli che era venuto il momento <strong>di</strong><br />

ritrovare le memorie del nonno racchiuse in quel co<strong>di</strong>ce<br />

‘Atlantis’ che non vedeva più da oltre trent’anni … perché il<br />

papà era morto nel ’72.<br />

Raimondo, promise al padre <strong>di</strong> aiutarlo nella sua ricerca,<br />

anche perché era curioso <strong>di</strong> sapere cosa c’era scritto negli<br />

appunti del nonno. Lui non credeva affatto all’esistenza <strong>di</strong><br />

quel tesoro che, al limite, si sarebbe rivelato inaccessibile e<br />

impossibile da riportare alla luce. Comunque, valeva la pena<br />

<strong>di</strong> fare questa ricerca e togliersi così tutti i dubbi. Decisero<br />

<strong>di</strong> comune accordo, <strong>di</strong> fare una scappata a Ferentino per<br />

l’indomani mattina assieme con Cin-cin, lasciando a<br />

Sperlonga la moglie con le sorelle i cognati e i bambini.<br />

Partirono <strong>di</strong> buon’ora e arrivarono verso le nove e mezza,<br />

tra la felicità <strong>di</strong> Mannuccio e Ida, che non vedevano<br />

Raimondo da tempo. Cin-cin telefonò a Ersilia De Matteis,<br />

<strong>di</strong>cendole che era a Ferentino perché voleva vederla, ed<br />

infatti uscì quasi subito per recarsi a casa sua che si trovava<br />

sulla strada della Croce in zona Cercete, una bella villa appena<br />

fuori dal paese. Lupo entrò nel grande salone biblioteca<br />

124


con Raimondo, ma prima si fece servire il secondo caffè<br />

della mattinata, come se volesse guadagnare un po’ <strong>di</strong> tempo.<br />

Lo prese anche Raimondo e poi cominciarono a cercare tra<br />

le migliaia <strong>di</strong> libri. Lupo avvisò il figlio che quel co<strong>di</strong>ce<br />

aveva una copertina rilegata e preziosa come un incunabolo<br />

rilegato in pelle con la scritta, sulla costa, ‘Atlantis memorie’.<br />

Raimondo <strong>di</strong>sse al padre che avrebbe guardato lui tra gli<br />

scaffali più alti, fin quasi al soffitto in fondo alla sala, non<br />

senza aver prima controllato tutti gli altri dove c’erano i libri<br />

più moderni, utilizzando anche la scala. Questa prima ricerca<br />

minuziosa occupò i due uomini per qualche ora dopo <strong>di</strong><br />

ché, con santa pazienza, Raimondo, tirò giù e rimise a posto<br />

centinaia <strong>di</strong> vecchi libri, anche per verificare se quel testo<br />

fosse stato occultato <strong>di</strong>etro i libri stessi. Le ricerche furono<br />

vane. Lupo allora decise <strong>di</strong> controllare un vano segreto, che<br />

si trovava <strong>di</strong>etro un doppio fondo della parete dei libri antichi<br />

<strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina, che dava accesso ad un ampio spazio pieno<br />

<strong>di</strong> testi coperti <strong>di</strong> polvere… premendo con molta forza un<br />

tasto poco visibile e appena percepibile al tatto, rappresentato<br />

dall’occhio sinistro <strong>di</strong> un drago alato, liberava una potente<br />

molla che faceva scorrere la parete <strong>di</strong> legno massiccio<br />

rivestito da una leggera lamina <strong>di</strong> piombo per insonorizzarlo.<br />

Dopo aver controllato che nessuno della servitù potesse<br />

entrare ed essersi fatto dare da Ida dei panni umi<strong>di</strong>, cominciarono<br />

a togliere i libri, uno per uno, spolverandoli, sfogliandoli<br />

e rior<strong>di</strong>nandoli: nemmeno lì c’era il co<strong>di</strong>ce. Lupo<br />

era costernato, non sapeva più cosa pensare e fece <strong>di</strong> nuovo<br />

scattare il pulsante per chiudere la parete, il fatto aveva invece<br />

incuriosito il figlio, che non si ricordava più della sua esistenza<br />

e si era <strong>di</strong>vertito a bussare con le nocche sulla parete<br />

confrontandola col suono delle altre: il rimbombo ero lo stesso.<br />

“Che geniale nonno Ambrogino!” Osservò ammirato<br />

Raimondo. Per fortuna Lupo aveva or<strong>di</strong>nato alla servitù <strong>di</strong><br />

non <strong>di</strong>sturbarli per nessuna ragione, combinazione Cin-cin<br />

ritardava perché evidentemente trattenuta da Ersilia, quando<br />

il vecchio pendolo scoccò le due. Erano passate quattro ore<br />

dell’inizio della ricerca e Lupo non si dava pace: “Raimondo,<br />

125


figlio mio …” <strong>di</strong>sse Lupo “facciamo una pausa per il pranzo,<br />

perché poi dopo dobbiamo controllare altri posti in questa<br />

casa, dove nonno Ambrogino potrebbe aver nascosto quel<br />

prezioso libro … Adesso voglio calmarmi e fare mente locale,<br />

pregherò Sant’Ambrogio <strong>di</strong> darmi una mano perché<br />

comincio a preoccuparmi …” “Ma papà …” lo incalzò<br />

Raimondo: “Ma quanto è grande questo libro e come è<br />

fatto?” “Si tratta <strong>di</strong> una rilegatura in pelle <strong>di</strong> marocchino e<br />

oro <strong>di</strong> circa trenta centimetri per venti, spessa forse quin<strong>di</strong>ci,<br />

contenente fotografie, ritagli <strong>di</strong> giornale, cartoline, appunti e<br />

documenti minutamente vergati da tuo nonno con quel suo<br />

meraviglioso inchiostro tra il rosso e il violetto che si faceva<br />

fare appositamente a Roma, in un negozietto vicino il<br />

Pantheon. Pensa, ho ancora alcune boccette <strong>di</strong> quel particolare<br />

inchiostro. Una volta i signori ci tenevano … ora si usa<br />

molto più raramente”. Una telefonata al cellulare interruppe<br />

la conversazione: era Cin-cin che li informava del suo ritardo<br />

e che a pochi minuti sarebbe arrivata a palazzo. Uscirono<br />

dalla sala dopo aver finito <strong>di</strong> mettere a posto la biblioteca e<br />

si <strong>di</strong>ressero nella veranda dove era già apparecchiato ed Ida,<br />

aspettava per servire a tavola, quando arrivò Cin-cin trafelata<br />

ed accaldata. Disse loro <strong>di</strong> cominciare a mangiare, perché<br />

lei si sarebbe fatta una rapida doccia e cambiata d’abito per<br />

indossare qualcosa <strong>di</strong> più fresco. Mentre mangiavano <strong>di</strong><br />

gusto una pasta fredda al pomodoro e basilico, Cin-cin raccontò<br />

<strong>di</strong> aver trovato molto bene Ersilia che si era rimessa<br />

dallo spavento e le aveva mostrato la piccola ferita che quel<br />

proiettile le aveva provocato: lateralmente sulla schiena si<br />

era fermato tra le costole fluttuanti, a sinistra del torace.<br />

Fortunatamente, trattandosi <strong>di</strong> un proiettile <strong>di</strong> rimbalzo,<br />

prima aveva colpito lo sportello interno della cassaforte, si<br />

era fermato nel suo torace, senza provocare una ferita <strong>di</strong> uscita<br />

e senza ledere organi vitali. Se la sarebbe cavata con una<br />

convalescenza <strong>di</strong> qualche mese e un piccolo intervento <strong>di</strong><br />

chirurgia plastica avrebbe nascosto la cicatrice per sempre.<br />

Mentre così raccontava allegramente … la donna, si accorse<br />

del nervosismo <strong>di</strong> Lupo, che mangiava senza <strong>di</strong>re una paro-<br />

126


la, unitamente al volto accigliato del figlio Raimondo.<br />

“Perché non <strong>di</strong>te niente?” domandò Cin-cin: “Mi sembra <strong>di</strong><br />

avervi portato una buona notizia!” Lupo posò la forchetta e<br />

si pulì la bocca con il tovagliolo … “Scusaci …” rispose “ma<br />

è successo un fatto molto grave … forse mi sbaglierò, ma<br />

sembra che non si trovi, per lo meno qui a Ferentino … quel<br />

libro <strong>di</strong> memorie <strong>di</strong> mio padre <strong>di</strong> cui ti ho tanto parlato: il<br />

famoso co<strong>di</strong>ce ‘Atlantis’. È una brutta cosa, sempreché mio<br />

padre, per motivazioni a me ignote o forse che non capisco<br />

…abbia voluto chiudere questa vicenda per tutte le problematiche<br />

inerenti … <strong>di</strong>struggendolo … ma questa spiegazione<br />

mi pare assurda”. Raimondo, intervenne consigliando il<br />

padre <strong>di</strong> avere pazienza e <strong>di</strong> fare mente locale nei suoi ricor<strong>di</strong>,<br />

perché altrimenti il nonno gli avrebbe detto <strong>di</strong> lasciar stare<br />

la cosa definitivamente e non gli avrebbe imposto il giuramento<br />

<strong>di</strong> riaprire la vicenda a circa 33 anni dopo la sua<br />

morte, cioè nel 2005. Lupo scosse la testa e allontanò il piatto<br />

da sé dove Ida, gli aveva servito il secondo e … non volle<br />

più mangiare. “In linea <strong>di</strong> ragionamento …” affermò Lupo<br />

“in questo palazzo e nelle proprietà ci potrebbero essere un<br />

centinaio <strong>di</strong> nascon<strong>di</strong>gli dove celare quei documenti …<br />

potrei impiegarci anni per trovarli. Potrebbero essere stati<br />

anche murati … ma adesso non mi viene in mente niente.<br />

Mio padre era troppo intelligente e responsabile per avermi<br />

lasciato tutti questi anni a pensare a questa storia … inutilmente.<br />

Se così fosse, sicuramente troverò la spiegazione, magari<br />

rileggendo il testamento che ho a Roma in cassaforte”.<br />

“Bravo papà, vedrai che nel testamento troveremo quello<br />

che cerchiamo! Adesso non ti crucciare più <strong>di</strong> tanto...” <strong>di</strong>sse<br />

Raimondo consolandolo... “Ti prego, continua a mangiare e<br />

facci compagnia, vedrai che le cose si aggiusteranno.<br />

Anch’io, che sono sempre stato scettico su questa storia,<br />

sono fiducioso. Nonno Ambrogino, era troppo in gamba per<br />

non averti lasciato un’in<strong>di</strong>cazione, magari criptica, che ti<br />

porti a quel tesoro”. E Lupo si calmò e riprese lentamente a<br />

mangiare. Anche Cin-cin riprese a parlare del più e del<br />

127


meno per <strong>di</strong>strarlo, preannunciandogli che Marco Fabiani,<br />

prima che loro partissero da Ferentino, lo voleva incontrare...<br />

Il compagno la guardò e non <strong>di</strong>sse niente. Dopo il caffè<br />

andarono a riposare un’oretta. Dopo le cinque vennero svegliati<br />

dalla telefonata <strong>di</strong> Fabiani, che chiedeva <strong>di</strong> poter avere<br />

un colloquio con Lupo per le sei e questi fece rispondere che<br />

poteva venire per quell’ora. Lupo si alzò, si fece una doccia<br />

e si rivestì, aspettando l’ospite che venne puntuale. Lo ricevette<br />

nel salone biblioteca, facendolo accomodare nella<br />

grande poltrona <strong>di</strong> velluto rosso amaranto: a Lupo proprio<br />

non piaceva il giovane Fabiani... a <strong>di</strong>fferenza del padre, persona<br />

gradevolissima. Pertanto, lo lasciò parlare perché voleva<br />

chiudere al più presto quel colloquio. L’orefice indossava<br />

un fresco <strong>di</strong> lino color avana con una camicia avana e una<br />

cravatta intonata: era piuttosto elegante e sfoggiava un<br />

Rolex d’oro con brillanti al polso. Prima <strong>di</strong> cominciare a<br />

parlare si guardò attorno, impressionato da quella grande<br />

sala così preziosa ed austera rimirando lo stemma sulla<br />

grande panoplia sopra al camino e, schiarendosi la voce<br />

cominciò a parlare. Marco ricordò il loro colloquio al<br />

Vascello, quando passeggiavano dopo essere usciti dal ristorante<br />

e incontrarono quei due balor<strong>di</strong> che girarono intorno a<br />

loro con la moto, precisando che, secondo lui, erano gli stessi<br />

che rapinarono la sua gioielleria e tentarono <strong>di</strong> rapire<br />

Ersilia, ferendola. Mentre lo ascoltava, Lupo si chiedeva che<br />

c’entrasse lui in tutta questa storia... ma lo lasciò parlare a<br />

ruota libera. Presto si accorse che il ‘punctum dolens’ <strong>di</strong><br />

Marco, era il cavallo d’argento <strong>di</strong> Sant’Ambrogio della<br />

Cattedrale <strong>di</strong> Ferentino. L’uomo <strong>di</strong>chiarava <strong>di</strong> aver trovato,<br />

fra le carte del padre riguardanti le preziose opere <strong>di</strong> oreficeria<br />

che aveva eseguito durante la sua lunghissima carriera<br />

<strong>di</strong> artista, uno strano stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> restauro del cavallo stesso che<br />

aveva subito un danno sulla pancia durante una processione:<br />

un’ammaccatura che aveva forato lo strato d’argento. Tutto<br />

ciò, alla fine degli anni trenta. E poi, un altro stu<strong>di</strong>o, datato<br />

1944 riguardante sempre il cavallo, in quel particolare punto<br />

del ventre dove, l’americano o un suo complice aveva fatto<br />

128


un graffio a forma <strong>di</strong> croce. Poi, e qui fece una lunga pausa,<br />

guardando negli occhi Lupo, in fondo a quell’elaborato era<br />

scritto: ‘Consultato il Principe Della Neve’. Da qui scaturiva<br />

il motivo della visita a Lupo... “Perché mai” gli chiese<br />

Marco “mio padre Fabio avrebbe dovuto consultarsi con suo<br />

padre?” Lupo rimase <strong>di</strong> sasso, colpito da questa domanda e<br />

dopo una lunga pausa, rispose <strong>di</strong> non saperne niente, anche<br />

perché nel 1944 lui non era neanche nato... Ma una cosa era<br />

certa: il loro genitori erano gran<strong>di</strong> amici, appassionati d’arte,<br />

d’antiquariato e d’alchimia e nelle loro lunghe e cor<strong>di</strong>ali<br />

conversazioni parlavano <strong>di</strong> miria<strong>di</strong> <strong>di</strong> cose... anche <strong>di</strong> politica<br />

e, per chiudere il <strong>di</strong>scorso, negò <strong>di</strong> aver mai saputo nulla<br />

a riguardo. Lupo da quel momento, cominciò a guardare<br />

quell’uomo con una luce <strong>di</strong>versa, sospettandone una malafede<br />

<strong>di</strong> fondo che lo aveva portato fino a lui. Bisognava stare<br />

attenti... Inoltre, riflettendo, fece notare a Marco che, evidentemente,<br />

la consultazione del vecchio orefice fatta a suo<br />

padre, consisteva nell’ottenere il permesso <strong>di</strong> lavorare sulla<br />

statua, perché la famiglia Della Neve aveva contribuito<br />

tanto regalando gran parte dell’argento, assieme alla popolazione<br />

<strong>di</strong> Ferentino... per la fusione dell’opera e perché era<br />

anche il Podestà del paese. Probabilmente, prima <strong>di</strong> intervenire,<br />

voleva sapere se negli archivi dei Della Neve, ci fossero<br />

gli stu<strong>di</strong> preliminari dell’antico orafo, Fantino Taglietti<br />

che la fece nel 1641. Lupo ricordava infatti che quegli stu<strong>di</strong><br />

antichi, erano stati dati in copia, dalla sua famiglia al<br />

Comune <strong>di</strong> Ferentino... dove erano consultabili e i Della<br />

Neve li conservavano in originale. Erano custo<strong>di</strong>ti in banca<br />

a Roma, quin<strong>di</strong> tecnicamente inaccessibili. Questa spiegazione,<br />

se da una parte sorprese Marco Fabiani…, dall’altra,<br />

non lo sod<strong>di</strong>sfece, perché lui sperava <strong>di</strong> avere un appiglio<br />

consistente su un altro argomento che però non aveva il<br />

coraggio <strong>di</strong> enunciare, perché timoroso <strong>di</strong> scoprire troppo le<br />

sue vere intenzioni. Da come si accaniva sulla questione dei<br />

due stu<strong>di</strong> sulla pancia del cavallo, si capiva chiaramente che<br />

lui voleva sapere se il padre avesse ottenuto l’assenso per<br />

aprire il ventre del cavallo d’argento, ... per metterci chissà<br />

129


che cosa. Di questo lui era convinto. Lupo, che a sua volta<br />

faceva uno sforzo enorme per riandare in<strong>di</strong>etro negli anni,<br />

ricordava vagamente questi stu<strong>di</strong> che avevano costituito<br />

l’oggetto <strong>di</strong> tante appassionate conversazioni dei loro genitori<br />

scomparsi. Ma <strong>di</strong> una cosa era certo, al<strong>di</strong>là del fascino<br />

dell’impresa tanto <strong>di</strong>fficile... quale poteva essere, praticare<br />

un foro <strong>di</strong> una certa grandezza per introdurre, nel ventre del<br />

cavallo un qualsivoglia oggetto od oggetti preziosi... questa<br />

operazione, oltre ad essere sacrilega, avrebbe danneggiato<br />

irrime<strong>di</strong>abilmente le sacre reliquie del centurione romano<br />

Ambrogio, condannato più volte a morte dall’imperatore<br />

Diocleziano che rese l’anima a Dio quando questi lo accolse<br />

nel suo abbraccio pietoso. “Ve<strong>di</strong> Marco, tuo padre e il<br />

mio, amanti e stu<strong>di</strong>osi delle arti e delle cose più impossibili<br />

a cui si appassionavano nei loro <strong>di</strong>scorsi... non avrebbero<br />

mai fatto una cosa simile, se questa avesse comportato il più<br />

lieve danno alla sacralità <strong>di</strong> quelle reliquie”. Poi, prendendo<br />

Marco per le spalle poderose, le scosse, domandandogli,<br />

guardandolo fisso negli occhi e avvicinando il suo viso a<br />

quello <strong>di</strong> lui: “Cosa mai dovevano nascondere dentro il<br />

cavallo... <strong>di</strong> così piccolo importante e prezioso? E com’era<br />

possibile lavorare sul cavallo... dentro la chiesa... senza che<br />

nessuno se ne accorgesse, eludendo la sorveglianza dei frati,<br />

dei fedeli, del vescovo, della polizia, della ancor potentissima<br />

O.V.R.A. e dei Servizi Alleati in piena guerra civile? Ma<br />

ti ren<strong>di</strong> conto dell’enormità <strong>di</strong> quello che allu<strong>di</strong>... o che<br />

pensi? Per portare a termine un’impresa del genere bisognava<br />

avere a <strong>di</strong>sposizione il cavallo in tutta sicurezza, senza<br />

contare la mostruosa abilità necessaria nel richiudere la pancia<br />

del cavallo, senza lasciare una traccia, per lasciarlo nelle<br />

stesse con<strong>di</strong>zioni in cui si trova attualmente. Forse solo tuo<br />

padre, sarebbe stato in grado <strong>di</strong> farlo. Ma se tu sai qualcosa,<br />

devi <strong>di</strong>rmela!”. L’orefice <strong>di</strong>venne paonazzo e cominciò a<br />

balbettare: “Ma... ma...” profferì l’uomo: “Ma allora... quegli<br />

altri appunti del ’59 sul restauro della Madonna delle<br />

Gestanti nella cappella Della Neve in cui c’è scritto ‘su<br />

commissione del principe Della Neve’... che cosa vuol <strong>di</strong>re?<br />

130


Perché tutto questo interessamento da parte della sua famiglia?”<br />

“Ma che ti posso <strong>di</strong>re, la nostra famiglia ha sempre<br />

provveduto al mantenimento delle antichità religiose e civili<br />

<strong>di</strong> Ferentino da epoca immemorabile... se tu pensi che<br />

siamo l’unica famiglia <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione imperiale romana certa,<br />

che ha e<strong>di</strong>ficato la Ferentino romana come da iscrizione<br />

sulle mura ciclopiche dell’Arcivescovado e che ha costruito<br />

statue, templi, arene in tutto il mondo romano e che le sue<br />

origini sono datate attorno al quarto secolo a.C, ti stupisci<br />

che abbia fatto questi restauri così importanti? Perché io lo<br />

trovo doveroso per un’antichissima famiglia”. Lupo cercava<br />

<strong>di</strong> mettere alle strette psicologicamente Marco per farlo parlare...<br />

ed ecco che questi sbottò irato: “Ma principe, qui tutti<br />

parlano <strong>di</strong> un tesoro portato da due ufficiali dell’Asse che,<br />

gli Americani e i Partigiani hanno cercato inutilmente<br />

durante il ’44 e il ’45, gli anni della guerra civile ed anche<br />

dopo... Tesoro sparito... con quei due: <strong>di</strong> cui, uno, ucciso<br />

proprio da Hunter... e l’altro scomparso nel nulla... anche<br />

mio padre mi parlò <strong>di</strong> questo fantomatico tesoro... Lei non<br />

può negarlo, perché è <strong>di</strong>ventata la favola del paese... Pensi,<br />

che più volte è venuta alla Pro-loco ed al mio negozio, una<br />

bella giornalista <strong>di</strong> circa quarant’anni che <strong>di</strong>ceva <strong>di</strong> essere<br />

una free-lance <strong>di</strong> alcuni giornali inglesi o americani, dall’accento<br />

stranissimo che mi sembrava <strong>di</strong> origini russe o polacche<br />

e anche lei parlava <strong>di</strong> questo tesoro che sembrava provenisse<br />

ad<strong>di</strong>rittura dall’Egitto e faceva mille domande.<br />

Questa donna avrà scattato mille fotografie a Ferentino ed io<br />

stesso gli ho fatto da guida turistica per fargli visitare il<br />

testamento <strong>di</strong> Aulo Quintilio, la tomba <strong>di</strong> Sant’Ambrogio e<br />

il cavallo d’argento. Era così insistente che mi ha fatto litigare<br />

anche con mia moglie che si era ingelosita perché era<br />

molto avvenente. Questa giornalista ha girato per Ferentino<br />

per quasi due mesi... per poi sparire prima del delitto. Com’è<br />

possibile che non esista questo tesoro? Anch’io mi ero... e<br />

sono convinto che ci sia, ma non ho capito perché mai mio<br />

padre abbia lasciato questi appunti: una cosa è certa: qualcosa<br />

<strong>di</strong> vero ci deve essere e... mi scusi...” guardandolo con<br />

131


occhi minacciosi “ma lei... deve sapere qualcosa”. Lupo si<br />

rese conto che il giovane sapeva ben altro... e che forse <strong>di</strong>etro<br />

la giovane americana si muoveva un gruppo operativo<br />

molto ben informato, perché troppe erano le coincidenze.<br />

Comunque, era venuto il momento <strong>di</strong> congedare quell’uomo<br />

che gli piaceva sempre <strong>di</strong> meno... e per tranquillizzarlo e<br />

non farselo troppo nemico gli <strong>di</strong>sse: “La ringrazio per le<br />

informazioni che mi ha dato sui restauri eseguiti da suo<br />

padre, che era un uomo eccezionale a me tanto caro, e le<br />

prometto <strong>di</strong> pensare a tutta questa storia... tanto più che se<br />

ne stanno occupando anche la Polizia e i Carabinieri. Se mi<br />

venisse in mente qualcosa... la chiamerò... e informerò,<br />

comunque, chi <strong>di</strong> dovere. Chissà se quei due fatti criminosi<br />

non siano collegati!” A quest’ultima battuta, Marco Fabiani<br />

impallidì, bruscamente ringraziò il principe <strong>di</strong> averlo ricevuto<br />

e se ne andò. Anche questo atteggiamento a Lupo non<br />

piacque, la sensazione <strong>di</strong> pericolo era sempre più forte. Cincin<br />

e Raimondo, entrarono nel salone proprio quando Marco<br />

se ne andava e Lupo fece le presentazioni, ma capì che<br />

Marco e il figlio già si conoscevano perché, da ragazzi, avevano<br />

giocato insieme tante volte... particolare che lì per lì<br />

non gli era venuto in mente. La donna commentò l’espressione<br />

corrucciata del Fabiani, ed anche Raimondo osservò,<br />

che non era da lui avere quell’atteggiamento, perché se lo<br />

ricordava sempre molto allegro e spavaldo... sicuramente<br />

aveva qualche grosso problema. Ormai si era giunti al tramonto<br />

e Ida chiese se volevano cenare nella veranda o in<br />

giar<strong>di</strong>no perché avrebbe preparato una bella barbecue <strong>di</strong><br />

verdure miste e bistecchine varie... optarono per questa<br />

seconda soluzione... e accesero i lampioni tra gli alberi.<br />

Lupo, fece presente al figlio che non era il caso <strong>di</strong> parlare<br />

del pomeriggio trascorso con Marco e soprattutto del tesoro,<br />

perché in giar<strong>di</strong>no si sentiva qualunque cosa si <strong>di</strong>cesse,<br />

anche a <strong>di</strong>stanza, e poi non voleva parlarne per un po’.<br />

Doveva assolutamente pensare ad un altro nascon<strong>di</strong>glio<br />

segreto... poiché quel vecchio palazzo ne aveva tanti, comprese<br />

le due antiche cisterne a impluvio ancora in funzione...<br />

132


fin dalle loro origini. In giar<strong>di</strong>no conversarono allegramente<br />

cenando e scacciarono quei pensieri, telefonarono a<br />

Sperlonga per avere notizie e sentire che i bimbi stavano<br />

benissimo e aspettavano il loro ritorno. Si stava così bene in<br />

giar<strong>di</strong>no che vi rimasero fino a mezzanotte sorseggiando la<br />

sangria <strong>di</strong> frutta che aveva preparato Mannuccio in una<br />

caratteristica terrina <strong>di</strong> coccio ciociaro. Andarono tutti a dormire<br />

un po’ allegrotti e spensierati. Il mattino dopo, mentre<br />

faceva colazione con Cin-cin, come sempre attorno alle<br />

sette, scorrendo i giornali sulla cronaca <strong>di</strong> Frosinone, vide<br />

che non c’era nessuna notizia che riguardasse l’evoluzione<br />

dei casi accaduti a Ferentino ma le solite tragiche notizie<br />

sull’occupazione americana in Iraq, l’inquinamento atmosferico<br />

e l’insopportabile ‘querelle’ tra il centrodestra e il<br />

centrosinistra in Italia. Lupo aspettò che anche Raimondo si<br />

alzasse e facesse colazione, per chiedergli <strong>di</strong> aiutarlo ancora<br />

a cercare, perché gli era venuto in mente qualcosa... Si<br />

ricordò <strong>di</strong> un vano segreto, a cui si accedeva ruotando un<br />

fiorone <strong>di</strong> ferro battuto avvitato sotto lo stemma che teneva<br />

la panoplia delle quattro sciabole <strong>di</strong> cavalleria: Sabauda,<br />

Borbonica, dei Granducati <strong>di</strong> Toscana e Milano. Svitandolo<br />

e togliendolo insieme alle armi e schiacciando poi una lieve<br />

sporgenza centrale, un meccanismo a molla liberava un cassetto,<br />

piuttosto profondo, in cui erano nascoste due magnifiche<br />

pistole da duello, dal manico d’avorio inciso, in cui era<br />

rappresentato lo stemma dei Della Neve con le iniziali del<br />

bisnonno Angelo, che le aveva fatte fare da un famoso<br />

armiere bresciano nella seconda metà del ’700. In questo<br />

vano si poteva benissimo nascondere il co<strong>di</strong>ce ma... non<br />

c’era. C’erano una quantità <strong>di</strong> timbri, sigilli, ceralacca,<br />

penne antiche e bottigliette <strong>di</strong> cristallo d’inchiostro ormai<br />

essiccato ed un rotolo <strong>di</strong> fogli <strong>di</strong> carta pergamenata ancora<br />

in buono stato, e tanti altri oggettini antichi da scrittura...<br />

ormai in <strong>di</strong>suso. Raimondo fu molto contento <strong>di</strong> scoprire<br />

quel nascon<strong>di</strong>glio e nella scatola <strong>di</strong> mogano delle pistole<br />

trovò anche proiettili e l’occorrente per la manutenzione.<br />

Mentre il figlio si <strong>di</strong>vertiva ad esaminare tutto quel materia-<br />

133


le, Lupo si scoraggiò perché non sapeva più cosa pensare.<br />

Nella sua mente s’insinuò il sospetto che il padre, per motivazioni<br />

a lui oscure, avesse rinunciato a quel tesoro, convinto<br />

che era meglio che rimanesse nell’oblio. Con la mente<br />

riandava in<strong>di</strong>etro nel passato, per trovare una spiegazione a<br />

tutto ciò, ma il ricordo delle ultime parole del principe <strong>di</strong><br />

San Severo lo facevano riflettere... che il tesoro c’era... ma<br />

dove? Se non riusciva a trovare le memorie del padre, quella<br />

possibilità era sempre più remota... in fondo in fondo non<br />

gli <strong>di</strong>spiaceva. E vergognandosi un po’... si dette anche del<br />

vigliacco. Raimondo e Cin-cin lo consolarono <strong>di</strong>cendogli<br />

che, sicuramente, avrebbe risolto quel problema, come sempre.<br />

Era in<strong>di</strong>spensabile, a questo punto, fare un’ispezione<br />

nella scrivania del padre a Roma e magari andare in banca a<br />

verificare se trovava le memorie nelle cassette <strong>di</strong> sicurezza:<br />

aveva la testa in fiamme per i pensieri che gli turbinavano<br />

tumultuosamente. Forse bisognava andare anche in quella<br />

banca tedesca <strong>di</strong> Monaco <strong>di</strong> Baviera, l’ultima Thule, ovvero<br />

l’ultima spiaggia, delle risorse finanziarie della famiglia.<br />

Decise <strong>di</strong> fare un salto in Cattedrale e pregare nella loro cappella...<br />

per aver un aiuto spirituale. Cominciò a pensare che<br />

forse, molti anni prima, lui stesso aveva cambiato <strong>di</strong> posto a<br />

quel co<strong>di</strong>ce e, considerando la sua importanza, ne aveva<br />

rimosso il ricordo come per <strong>di</strong>fendersi. Chiese a Cin-cin e a<br />

Raimondo se erano d’accordo <strong>di</strong> tornare nel pomeriggio a<br />

Sperlonga dove sarebbero rimasti ancora un po’ <strong>di</strong> giorni,<br />

poi sarebbe tornato a Roma per continuare quelle ricerche.<br />

Mentre la sua compagna e il figlio rispondevano alle numerose<br />

telefonate che arrivavano, lui si vestì e si <strong>di</strong>resse lungo<br />

la salitella che portava a San Giovanni... per chiedere aiuto<br />

e consiglio a Dio dopo aver informato i suoi cari del suo<br />

bisogno, ma loro preferirono rimanere a casa e aspettarlo<br />

per pranzare insieme. Lupo stava accendendo delle candeline<br />

votive... una per ogni figlio, per lui e per Cin-cin, dopo<br />

aver fatto un’offerta sostanziosa, si accorse che vicino a lui,<br />

c’era frà Bernardo che usciva da un confessionale e stava<br />

religiosamente, ripiegando la stola e, quando vide Lupo, gli<br />

134


chiese se voleva confessarsi prima <strong>di</strong> riporla via. Il principe<br />

con molta cortesia <strong>di</strong>sse <strong>di</strong> no .. e cominciarono a parlare. In<br />

un primo momento Lupo, non sapendo cosa volesse <strong>di</strong>rgli il<br />

frate, la prese alla lontana... informandosi sulla salute del<br />

vescovo e sulla sua e poi chiese quanto tempo c’era ancora<br />

per il restauro della cappella e come doveva fare la scritta<br />

per la lapide. Fra’ Bernardo ringraziando rispose che i lavori<br />

erano previsti per il prossimo ottobre e quin<strong>di</strong> aveva tutto<br />

il tempo che voleva e gli anticipò che il vescovo lo avrebbe<br />

consultato per tempo. Dal canto suo il religioso lo mise a<br />

parte delle sue ricerche sulla fine misteriosa del padre, <strong>di</strong> cui<br />

non si dava pace, finché non ne avesse trovato i poveri resti<br />

e dato degna sepoltura, riunendolo alla mamma che ne era<br />

morta <strong>di</strong> dolore. E prendendo le sue mani, lo pregò <strong>di</strong> aiutarlo<br />

perché lui sapeva quanto bene aveva <strong>di</strong>mostrato il vecchio<br />

principe per la sua famiglia, sostenendo la madre e lui<br />

fin da quando il padre tornò dall’Africa con il suo amico<br />

tedesco. Il frate aveva deciso <strong>di</strong> mettere a soqquadro la casa<br />

materna a Ferentino che aveva ere<strong>di</strong>tato e in cui abitava, per<br />

trovare il pur minimo in<strong>di</strong>zio che lo avrebbe portato a scoprire<br />

una pista da seguire al fine <strong>di</strong> ritrovare il padre. Lupo<br />

promise <strong>di</strong> fare l’impossibile per trovare il motivo della sua<br />

sparizione, anche perché dopo il delitto si rendeva assolutamente<br />

necessario ritrovarlo, visto che quella vicenda dopo<br />

tanti anni era ritornata prepotentemente alla ribalta. Mentre<br />

così conversavano frà Bernardo emise un gemito cercando<br />

<strong>di</strong> non darlo a vedere toccandosi il torace a sinistra. Lupo<br />

notò la cosa senza dargli troppa importanza. A quel punto si<br />

salutarono e Lupo promise che, dal canto suo, lo avrebbe<br />

informato se ci fossero stati sviluppi positivi. Poco <strong>di</strong>stante,<br />

nella navata centrale davanti alla chiostrina <strong>di</strong> marmo bianco<br />

dove c’è la cripta, sostava monsignor Dell’Angelo, voleva<br />

aspettare che i due finissero <strong>di</strong> parlare e quin<strong>di</strong> si avvicinò<br />

a Lupo salutandolo mentre frà Bernardo usciva dalla<br />

chiesa e gli <strong>di</strong>sse: “Buon giorno principe .. la pregherei <strong>di</strong><br />

concedermi qualche minuto per poterle parlare nel mio stu<strong>di</strong>o,<br />

<strong>di</strong> una cosa che mi sta molto a cuore... anche se siamo<br />

135


vicini all’ora del pranzo. Lupo rispose al suo saluto e non<br />

potè fare a meno <strong>di</strong> accettare. I due uomini, uscirono dalla<br />

Cattedrale traversando il cortile interno della basilica per<br />

accedere al grande scalone <strong>di</strong> marmo che portava all’imponente<br />

curia vescovile. Il vescovo si premurò <strong>di</strong> fare accomodare<br />

Lupo facendolo sedere accanto a sé nel <strong>di</strong>vano e poi<br />

chiamò al telefono il suo segretario e gli <strong>di</strong>sse che non voleva<br />

essere <strong>di</strong>sturbato per nessun motivo, tranne che per la<br />

Segreteria <strong>di</strong> Stato Vaticana. Lupo si sorprese molto <strong>di</strong> tutta<br />

questa cautela ma non <strong>di</strong>sse nulla... chiedendosi cosa mai<br />

poteva <strong>di</strong>rgli quel sant’uomo... lo avrebbe ascoltato molto<br />

attentamente. “Le chiedo ancora scusa...” <strong>di</strong>sse il vescovo<br />

“perché al nostro colloquio precedente , io non avevo realizzato<br />

bene chi fosse lei, in quanto ero preso da quei terribili<br />

avvenimenti verificatisi fra la notte del 16 e del 17 ultimo<br />

scorso... quello che le sto per <strong>di</strong>re è della massima importanza<br />

e che sicuramente la sorprenderà. Sento il bisogno <strong>di</strong> confidarmi<br />

con lei, perché io ho un debito <strong>di</strong> riconoscenza e <strong>di</strong><br />

gratitu<strong>di</strong>ne verso il suo defunto genitore e quin<strong>di</strong> verso <strong>di</strong> lei<br />

perché...” e fece una pausa lunghissima tradendo un intima<br />

commozione “... io... sono il figlio del barone... Sigfried von<br />

Teufel <strong>di</strong> Konisberg, nella Germania orientale”. Dopo questa<br />

affermazione così sofferta, si accasciò sulla poltrona<br />

come se si fosse liberato <strong>di</strong> un macigno. La notizia fu così<br />

inaspettata ed eclatante e sembrava che la stanza esplodesse<br />

come se un meteorite fosse piombato in quel luogo... Lupo<br />

non poteva credere alle sue orecchie e, se non si fosse trattato<br />

del vescovo, si sarebbe alzato e uscito dalla sala sbattendo<br />

la porta: non ne poteva più <strong>di</strong> tutti questi ‘colpi <strong>di</strong> scena’.<br />

Ma ormai era lì, doveva ascoltare quell’uomo, si accorse<br />

che il poveretto era emozionatissimo, pallido in volto e<br />

proseguì con voce affaticata: “Sì, mio caro, questa è la realtà;<br />

io sono proprio l’unico figlio <strong>di</strong> von Teufel e <strong>di</strong> Antonella<br />

Spaziani che, per precauzione, non si erano sposati. Il mio<br />

cognome, Dell’Angelo, mi viene da un secondo marito <strong>di</strong><br />

mia madre che mi ha riconosciuto, perché mio padre non<br />

ebbe il tempo in quanto venne trucidato prima del mio bat-<br />

136


tesimo. Grazie alla Divina Provvidenza mio padre scrisse, <strong>di</strong><br />

suo pugno, una <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> riconoscimento <strong>di</strong> paternità,<br />

imponendomi il nome <strong>di</strong> Nunzio, più altri del suo casato<br />

controfirmati dalla levatrice... come presagendo la sua orribile<br />

fine, perché si rendeva conto che, in quei momenti terribili,<br />

per salvaguardare mia madre e me da possibili rappresaglie,<br />

non si poteva notificare, tramite un atto legale, la mia<br />

nascita per via della guerra civile in corso. Io sono nato prematuro<br />

la mattina del 31 <strong>di</strong>cembre 1944, e mio padre venne<br />

ucciso da quell’Hunter dopo la seconda metà del gennaio<br />

1945. Id<strong>di</strong>o gli ha permesso <strong>di</strong> assistere alla mia nascita, in<br />

quanto fu vicino a mia madre nel travaglio, perché io stavo<br />

per soffocare col cordone ombelicale avvolto attorno al mio<br />

collo”. Lupo ebbe un moto <strong>di</strong> commozione a sentire la<br />

descrizione della sua nascita, che magari si era fatto raccontare<br />

centinaia <strong>di</strong> volte dalla sua mamma, in ricordo del padre<br />

che non aveva mai conosciuto. Rapidamente si fece i conti<br />

su quella data..., quin<strong>di</strong> il monsignore aveva sessant’anni<br />

compiuti, era più grande <strong>di</strong> lui <strong>di</strong> un anno. Il prelato riprese<br />

i colori e ricominciò a raccontare la sua storia: “Mia madre,<br />

dopo l’assassinio <strong>di</strong> mio padre non poteva più stare a<br />

Ferentino ed il principe Ambrogino ancora una volta si pro<strong>di</strong>gò<br />

provvedendo alla nostra fuga da questa citta<strong>di</strong>na con<br />

una generosa somma <strong>di</strong> denaro, e ci fece portare con la sua<br />

automobile guidata da un suo uomo <strong>di</strong> fiducia, oltre le linee<br />

Anglo-Americane che ormai avevano invaso l’Italia facendo<br />

retrocedere quelle dell’Asse lungo la linea Gotica che<br />

<strong>di</strong>videva in due il nostro paese da Rimini a Pisa, attraverso<br />

le Alpi... fino in Canton Ticino, in Svizzera. Lì mia madre<br />

conobbe una persona meravigliosa: il dottor Francesco<br />

Maria Dell’Angelo, che era un <strong>di</strong>plomatico della Svizzera<br />

Italiana che mi riconobbe e mi amò come un figlio. Io, infatti,<br />

ho la doppia citta<strong>di</strong>nanza italiana e svizzera e ho fatto i<br />

primi stu<strong>di</strong> a Lugano... poi siamo rientrati in Italia e ho vissuto<br />

a Milano, dove mi sono laureato in lettere antiche e<br />

archeologia, come il mio vero padre. Ero uno spericolato<br />

motociclista ed anche la mia fidanzata Elga e, proprio alla<br />

137


vigilia delle nostre nozze, un camion che andava contromano<br />

guidato da un ubriaco... l’ha uccisa. Per alcuni anni,<br />

<strong>di</strong>strutto dal dolore, ho vagabondato per il mondo e, dopo<br />

essere stato per caso o per destino <strong>di</strong>vino in una sperduta<br />

missione umanitaria dei padri Comboniani in Congo, dove<br />

ho contratto la malaria e ne sono miracolosamente scampato...<br />

ho scoperto la mia vocazione... ed ora eccomi qui... a<br />

Ferentino”. Dopo questo racconto, Lupo non potè fare a<br />

meno <strong>di</strong> porgli delle domande, perché questi nuovi elementi<br />

potevano mettere in cattiva luce il monsignore che, come<br />

padre Bernardo, avevano un valido e sacrosanto movente<br />

per uccidere il generale americano... una cosa <strong>di</strong>abolica,<br />

considerato che erano uomini <strong>di</strong> chiesa. “Mi scusi, ma lei ha<br />

rivelato al magistrato e al capitano dei Carabinieri la sua<br />

identità? Si è reso conto dei rischi che sta correndo?” lo<br />

avvertì Lupo e lui rispose: “Veramente, quando abbiamo<br />

trovato il cadavere <strong>di</strong> quell’assassino assassinato, noi non<br />

sapevamo... o almeno io... che quell’uomo dalla testa spappolata,<br />

che giaceva sotto la statua del santo, potesse essere...<br />

Hunter. Questo in primo luogo. In secondo luogo io l’ho<br />

capito solo quando ne ha parlato la stampa così <strong>di</strong>ffusamente.<br />

In terzo luogo, il comandante Cellitti ha potuto leggere<br />

sul mio documento d’identità solamente il cognome del mio<br />

padre adottivo nonostante che io abbia fatto, da qualche<br />

anno, le pratiche per aggiungere il cognome von Teufel e sul<br />

passaporto svizzero e su quello italiano. In quarto luogo, io<br />

sono arrivato sul posto del delitto buon ultimo, dopo il rinvenimento<br />

fatto da frà Bernardo e dal padre guar<strong>di</strong>ano<br />

Paolo, che è venuto a chiamarmi assieme a Suor Matilde, la<br />

mia governante e, quando sono arrivato materialmente nel<br />

Duomo, c’erano anche numerosi concitta<strong>di</strong>ni accorsi prima<br />

<strong>di</strong> me. In quinto ed ultimo luogo, visto che le indagini proseguono,<br />

sarà mio imperativo categorico, informarne il<br />

magistrato... se sarà il caso”. “Chiedo scusa monsignore...”<br />

rispose il principe: “Ma, visto che siamo in Italia mi sono<br />

permesso <strong>di</strong> farle notare la situazione molto delicata in cui,<br />

sia lei che frà Bernardo vi trovate, perché in questo nostro<br />

138


enedetto paese, la caccia alle streghe e le calunnie sono il<br />

pane quoti<strong>di</strong>ano della nostra politica”. Il vescovo annuì gravemente<br />

esclamando: “Io non ho nulla da temere e, comunque,<br />

accetterò quello che il Signore vorrà. Certo, nulla potrà<br />

restituirmi mio padre o potrà lenire la sofferenza <strong>di</strong> mia<br />

madre, ormai novantenne che è rimasta a Lugano e ancora<br />

oggi non ha il cuore... <strong>di</strong> tornare a Ferentino... nonostante la<br />

mia nomina a Vicario <strong>di</strong> questo paese. Tantomeno io, non<br />

potrò <strong>di</strong>menticare la mia <strong>di</strong>sperazione, quando ho saputo da<br />

mia madre ed avevo circa trent’anni,... la <strong>di</strong>sgraziata e<br />

mostruosa fine <strong>di</strong> mio padre. Il Signore mi perdoni, quando<br />

ho compreso che quell’uomo a cui avevo impartito l’estrema<br />

unzione quella mattina prima dell’alba era proprio l’assassino<br />

<strong>di</strong> mio padre, tornato ancora a far del male, non ho<br />

avuto quel sentimento <strong>di</strong> pietà che la nostra religione ci<br />

impone... Che il Signore mi perdoni...”. Il prelato si alzò<br />

dalla sua poltrona, allargando le braccia in segno <strong>di</strong> <strong>di</strong>sperazione...<br />

e si mise a girare nella grande sala... battendosi il<br />

petto con la croce d’oro appesa al collo, in segno <strong>di</strong> penitenza.<br />

Quello fu un momento <strong>di</strong> grande commozione per<br />

entrambi. Lupo rimase in silenzio, aspettando che l’uomo si<br />

calmasse perché si era preso la testa fra le mani e la scuoteva<br />

piangendo sommessamente. Quando si riebbe, Lupo per<br />

sdrammatizzare, gli chiese cosa mai gli avesse raccontato la<br />

madre della vicenda <strong>di</strong> quegli anni. Il vescovo, detergendosi<br />

le lacrime con un fazzoletto, cominciò a raccontare: “Mio<br />

padre era tornato dall’Africa dopo la sconfitta <strong>di</strong> El Alamein<br />

con il suo amico italiano de’ Maranta, dopo aver attraversato<br />

a pie<strong>di</strong> e in parte su un cammello, il deserto libico con una<br />

carovana <strong>di</strong> Etiopi e <strong>di</strong> Eritrei che era stata attaccata e semi<strong>di</strong>strutta<br />

dai caccia Inglesi. Con quello che ne era rimasto<br />

del carico, con un vecchio egittologo <strong>di</strong> nome, mi pare...<br />

Senkis... che stu<strong>di</strong>ava e professava ancora il culto del <strong>di</strong>o<br />

pagano Aton e con una nipote, che aveva partorito nel deserto<br />

un bimbo e che era una principessa etiope perseguitata<br />

dall’imperatore abissino Hailè Selassiè, erano riusciti ad<br />

arrivare in Egitto nella Valle dei Re in un anfiteatro sotterra-<br />

139


neo immenso... non vorrei sbagliarmi... ma mi pare si trovasse<br />

ad<strong>di</strong>rittura sotto la Sfinge. Luogo, questo, segreto e<br />

inaccessibile, sconosciuto a tutti gli archeologi, dove, e non<br />

vorrei <strong>di</strong>re una fesseria...” e fece una lunga pausa “... dove<br />

c’erano centinaia <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> testi antichi che si erano salvati...<br />

e non vorrei che mia madre avesse capito male perché<br />

mi sembra razionalmente impossibile, ... dall’incen<strong>di</strong>o della<br />

Biblioteca <strong>di</strong> Alessandria nel ’47 a.C., al tempo <strong>di</strong> Giulio<br />

Cesare, Cleopatra e Marc’Antonio. In quel luogo, conservatosi<br />

magnificamente per circa duemila anni..., cosa assurda<br />

ed incre<strong>di</strong>bile..., alimentato e illuminato da un’energia sconosciuta,<br />

casualmente, proprio de’ Maranta scoprì un papiro,<br />

che riguardava un’annotazione corredata da alcuni frammenti<br />

sempre in papiro, fatta dallo storico Proclo riguardante<br />

un libro <strong>di</strong> Platone, mai ritrovato..., da un nome curiosissimo<br />

che mia madre sicuramente storpiava e che sinceramente<br />

non ricordo”. Lupo lo fermò <strong>di</strong>cendogli: “Si trattava<br />

dell’<strong>Ermocrate</strong>, il terzo libro <strong>di</strong> Platone sull’Atlantide ...<br />

dopo il Timeo ed il Krizia ... che non ci è mai pervenuto”.<br />

“Proprio così ... adesso mi ricordo”, confermò il monsignore<br />

proseguendo “Mio padre narrava a mia mamma che, in<br />

quel frammento <strong>di</strong> quel libro redatto in greco antico, forse<br />

l’attico, c’era da risolvere un enigma perché, nella descrizione<br />

degli Atlanti<strong>di</strong> che faceva Platone, una o due parole erano<br />

completamente cancellate dal tempo Esisteva una remota<br />

speranza <strong>di</strong> poter decifrare quelle parole mancanti solo con<br />

una analisi spettrografica, che si poteva fare presso i laboratori<br />

scientifici <strong>di</strong> Marconi, morto “stranamente e improvvisamente”<br />

nel ’37, oppure nel Circolo <strong>di</strong> via Panisperna del<br />

senatore Corbino con Majorana, sparito o forse assassinato<br />

nel ’38. “Tanto è vero” confermò il principe, “che per l’improvvisa<br />

scomparsa <strong>di</strong> quei due scienziati già dal 1938 il<br />

Duce capì che avrebbe perso la guerra per l’impossibilità <strong>di</strong><br />

poter costruire in tempo le fantastiche armi segrete italiane.<br />

Infatti, Fermi nel ’39 era emigrato in America, come<br />

Einstein già nel ’35, e gli altri erano morti prima e, comunque,<br />

non era fattibile soprattutto perché dal ’43 si era in<br />

140


piena guerra civile. Oggi sicuramente sì! “Per papà” continuò<br />

il monsignore “la risoluzione <strong>di</strong> questo enigma avrebbe<br />

chiarito, una volta per tutte, dal punto <strong>di</strong> vista storico-filologico,<br />

l’origine dell’uomo dallo spazio esterno alla Terra,<br />

smentendo clamorosamente la pretesa del tempo segmentario<br />

aciclico della Bibbia, tipico delle religioni monoteiste<br />

come la nostra, ma ben presente in quelle politeiste come la<br />

assiro-babilonese, l’egiziana, quella greco-romana e quella<br />

dei Maya, <strong>di</strong> Zoroastro, dell’In<strong>di</strong>a e della Cina eccetera. Una<br />

rivoluzione culturale <strong>di</strong> proporzioni immani... Mia madre,<br />

che era una persona istruita ma non colta fino a questo<br />

punto, non poteva certo capire la portata <strong>di</strong> questa sconvolgente<br />

scoperta. Per il mio povero papà la decifrazione <strong>di</strong><br />

quelle parole... quello che lui chiamava con de’ Maranta<br />

‘l’enigma <strong>di</strong> <strong>Ermocrate</strong>’... era migliaia <strong>di</strong> volte più prezioso<br />

del carico misterioso e importantissimo che dovevano consegnare<br />

alla Repubblica Sociale e ai Tedeschi. Senza contare<br />

dei piccoli oggetti, ritrovati sempre in quel luogo misterioso<br />

sotto la Sfinge... che né mio padre, né de’ Maranta,<br />

rivelarono alle nostre rispettive madri... perché troppo<br />

coscienti e preoccupati delle conseguenze gravissime che<br />

potevano suscitare per i loro cari. Quin<strong>di</strong> per noi, purtroppo...”<br />

e qui si commosse... “mio padre fece una fine orrenda<br />

e de’ Maranta... scomparve... per non essere trucidato anche<br />

lui in quell’occasione per non scoprire il segreto che lo<br />

accomunava a mio padre... chissà che fine avrà fatto!”<br />

Dell’Angelo si fermò esausto per raccogliere i suoi pensieri<br />

guardando Lupo che, dopo un sospirò interloquì: “Che<br />

incre<strong>di</strong>bile storia... dall’epilogo spaventoso!” Se mi permette...”<br />

riprese il sacerdote “io, in tutti questi anni, interrogando<br />

mia madre, mi sono fatto un’idea: che solo suo padre, il<br />

principe Ambrogino, Gran Maestro dei Templari, sapesse la<br />

verità, perché lui aiutò sempre i due ufficiali, provvedendo<br />

alla salvezza delle loro famiglie. Mio padre confidò a mia<br />

mamma <strong>di</strong> essere un Cavaliere Templare come de’ Maranta.<br />

Nei trent’anni trascorsi, dopo che mia madre mi rese partecipe<br />

<strong>di</strong> questa storia terribile e fantastica, io mi ero fatto una<br />

141


agione, mi ero rasserenato e la mia rabbia, debbo ammetterlo,<br />

il mio o<strong>di</strong>o... che il Signore mi perdoni... verso l’assassino<br />

<strong>di</strong> mio padre... si erano negli anni assopiti. Quando ho<br />

capito, leggendo la stampa che quello ucciso in Cattedrale,<br />

in cui sono tornato da vescovo da pochi anni, era lo stesso<br />

in<strong>di</strong>viduo responsabile della morte del mio povero papà e<br />

probabilmente anche del padre <strong>di</strong> frà Bernardo, mi si è riacutizzato<br />

il dolore e ho l’animo in tumulto...” E così <strong>di</strong>cendo<br />

si mise a piangere. Lupo aveva sentito bussare alla porta<br />

più volte, ma le lacrime del vescovo lo avevano sgomentato...<br />

finchè la porta si aprì ed entrò frate Bernardo che si<br />

accorse che il suo vescovo stava singhiozzando... commosso<br />

e preoccupato lo abbracciò e così lo aiutò a calmarsi.<br />

“Non ti preoccupare Bernardo... ma ho raccontato al principe...<br />

<strong>di</strong> mio padre... ed anche del tuo, legati da una sorte crudele”.<br />

Queste parole sortirono un effetto devastante in<br />

Bernardo che impallidì ed allora, rivolgendosi a Lupo gli<br />

<strong>di</strong>sse: “Finalmente! Adesso lei sa tutto... solo lei ci può aiutare<br />

a risolvere questa brutta storia e a farmi ritrovare il mio<br />

povero papà o i suoi resti... io sono certo che suo padre era<br />

a conoscenza <strong>di</strong> tutto... perché <strong>di</strong>versamente non si sarebbe<br />

comportato in questa splen<strong>di</strong>da maniera... nascondendo,<br />

rischiando <strong>di</strong> persona e per la sua famiglia, i nostri padri per<br />

tutto quel tempo e... mettendo in salvo noi e le nostri madri.<br />

Però, in questa situazione, sia io che il monsignore, siamo i<br />

più esposti perché, per la legge, abbiamo un movente che ci<br />

poteva portare ad uccidere Hunter. Grazie alla Divina<br />

Provvidenza, non ero solo a ritrovare il cadavere dell’americano<br />

e poi...” e si fermò guardando il vescovo e poi proseguì:<br />

“io ho visto morire il generale durante una colluttazione<br />

furibonda con uno sconosciuto, a cui aveva puntato<br />

addosso una pistola per ucciderlo, ma quando l’ho visto<br />

crollare a terra, l’aggre<strong>di</strong>to ha raccolto quella pistola e ha<br />

sparato proprio a me, che provenivo dal baldacchino della<br />

chiesa, dove stavo andando per fare penitenza, colpendomi<br />

<strong>di</strong> striscio al torace facendomi svenire proprio lì. Dovevano<br />

essere almeno in quattro e vicino al cavallo c’erano degli<br />

142


oggetti... dei macchinari e solo una luce molto potente illuminava<br />

la pancia del cavallo <strong>di</strong> Sant’Ambrogio. Tutta la<br />

chiesa era al buio. Forse solo con un confronto faccia a faccia<br />

potrei tentare <strong>di</strong> riconoscere quegli uomini, l’uomo che<br />

si è <strong>di</strong>feso da Hunter... era molto vigoroso e forte e non so<br />

se l’ho mai visto a Ferentino. Io tutto questo l’ho confessato<br />

al mio vescovo e, la prego, tenga questo segreto per sé<br />

come ha fatto suo padre a suo tempo, io... l’unica cosa che<br />

posso fare e... farò, scagionerò quell’uomo che mi ha sparato<br />

dall’accusa <strong>di</strong> aver assassinato Hunter, perché il colpo è<br />

partito per caso, proprio dall’americano che impugnava la<br />

pistola e che voleva, per primo, ucciderlo. Si è trattato, quin<strong>di</strong>,<br />

<strong>di</strong> legittima <strong>di</strong>fesa. Non ho compreso perché poi abbia<br />

raccolto la pistola e mi abbia sparato... proprio a me che<br />

venivo ad aiutarlo. Forse non voleva farmi capire cosa stavano<br />

facendo al cavallo <strong>di</strong> Sant’Ambrogio e poi, non ho<br />

capito, quando mi sono ripreso...chi abbia infierito orribilmente<br />

e perché sul cadavere e mi sono accorto che non c’era<br />

più nessuno... né i macchinari, né il potente faro. Questa è la<br />

verità e Dio mi è testimone e lo <strong>di</strong>rò alla polizia al momento<br />

opportuno. Chiaro che se costui, anziché <strong>di</strong> striscio al<br />

torace, mi avesse colpito al cuore sarei morto... si tratta<br />

quin<strong>di</strong> comunque <strong>di</strong> un assassino potenziale... e poi io non<br />

me la sono sentita <strong>di</strong> denunciarlo ai Carabinieri ma... dovrò<br />

farlo perché mi pesa troppo un simile segreto”. “Io la invito<br />

a <strong>di</strong>re la verità al comandante Cellitti per non essere accusato<br />

<strong>di</strong> omissione dei fatti o reticenza anche se lei paradossalmente<br />

andrebbe a togliere l’accusa <strong>di</strong> omici<strong>di</strong>o a quello sconosciuto<br />

e non deve nascondere che ha tentato <strong>di</strong> ucciderla.<br />

Del resto, e questo è il punto più importante per lei, che la<br />

scagiona da un’eventuale accusa <strong>di</strong> complicità nei fatti, il<br />

ritrovamento <strong>di</strong> bossoli da una sola pistola che non è stata<br />

ancora trovata... oltre alla <strong>di</strong>stanza materiale al punto in cui<br />

lei è svenuto e il cavallo del santo. E poi, se vogliamo, lei<br />

avrebbe dovuto lasciare tracce <strong>di</strong> sangue vicino al baldacchino<br />

nella navata centrale. Bisognerà che anche monsignore<br />

e padre Paolo e la suora confermino, rettificando, la<br />

143


<strong>di</strong>chiarazione che hanno fatto quel mattino, questo è un<br />

punto un po’ delicato ed antipatico, che potrebbe costarvi<br />

qualche sanzione legale. Io sono sicuro che la magistratura<br />

saprà valutare i fatti nel migliore dei mo<strong>di</strong>, visto che siete<br />

incensurati”. Queste furono le parole <strong>di</strong> Lupo. I due sacerdoti,<br />

non poterono che essere d’accordo con lui, perché era<br />

già passato troppo tempo e la polizia ancora brancolava nel<br />

buio più totale delle sue ricerche, ed annuirono gravemente<br />

guardandosi negli occhi. Alla richiesta del principe, se ricordassero<br />

persone sospette aggirarsi nella chiesa prima del<br />

delitto..., frà Bernardo <strong>di</strong>sse che molta gente, soprattutto<br />

stranieri si era attardata a fotografare il cavallo e in particolare<br />

una bella donna alta e bionda, sicuramente americana o<br />

nordeuropea, che aveva scattato molte foto al santo e... poi<br />

non si era più vista. Lupo chiese ancora sempre a Bernardo,<br />

cosa si ricordasse del padre dai racconti che gli aveva fatto<br />

la mamma scomparsa. Il prete, ripercorrendo gli anni della<br />

sua adolescenza, ammise <strong>di</strong> avere dei ricor<strong>di</strong> confusi e parziali...<br />

Sapeva che il padre, con il suo amico tedesco, aveva<br />

impiegato quasi un anno, dopo El-Alamein, a scappare<br />

dall’Africa e che, quando erano stati tra<strong>di</strong>ti ad Alessandria<br />

d’Egitto da un ‘falasha’ etiope dello spionaggio Inglese,<br />

miracolosamente, grazie ad una coppia <strong>di</strong> Giapponesi che<br />

ufficialmente facevano i ven<strong>di</strong>tori ambulanti <strong>di</strong> bruscolini,<br />

fave, olive e dolcetti, li salvarono nascondendoli dentro un<br />

cargo semi affondato nell’estuario del Nilo. In realtà costoro<br />

erano due agenti del controspionaggio militare<br />

Giapponese <strong>di</strong> cui, stranamente, ricordava i nomi, che dovevano<br />

aver colpito la sua fantasia <strong>di</strong> bambino, e che erano:<br />

Tamiko e Shogun, quest’ultimo, nientemeno, era un samurai<br />

Giapponese cattolico che aveva stu<strong>di</strong>ato dai Gesuiti in un<br />

monastero <strong>di</strong> Nagasaki. Anche lui, stranamente, era un<br />

Cavaliere Templare... Ed ancora ricordava che nel tragitto<br />

verso l’Italia, su <strong>di</strong> un peschereccio partito da Tunisi, i due<br />

ufficiali erano stati scortati da un sottomarino oceanico nipponico<br />

che trasportava gomma dall’Oceano Pacifico al<br />

Me<strong>di</strong>terraneo per gli Eserciti dell’Asse che si alternò con un<br />

144


altro sommergibile Tedesco, forse un U-boote a<strong>di</strong>bito a trasporto<br />

<strong>di</strong> materiali strategici per la guerra come caucciù ed<br />

altro, superando il blocco navale Inglese. Approdarono <strong>di</strong><br />

notte nell’isola <strong>di</strong> Ponza, dove sbarcarono il loro preziosissimo<br />

carico... che era lo scopo della loro importantissima<br />

missione <strong>di</strong> ottenere dai Mussulmani l’internazionalizzazione<br />

dei Luoghi Santi e Gerusalemme per garantire il libero<br />

pellegrinaggio dei Cristiani da tutto il mondo. Sua madre<br />

non seppe mai dal marito che cosa portassero dall’Africa. Il<br />

padre non voleva esporre la sua famiglia a ritorsioni da parte<br />

degli Angloamericani che si trovavano nel Lazio. Il frate<br />

narrò ancora, che suo padre con l’amico rimasero nascosti,<br />

quando arrivarono a Ferentino provenendo da Cassino<br />

all’inizio del ’44 dopo lo sbarco alleato ad Anzio, in un<br />

cascinale messo a <strong>di</strong>sposizione dal principe Della Neve...<br />

per circa un anno. Tutto questo grazie allo stratagemma<br />

della finta ‘morte per catalessi’. Mentre così parlavano, il<br />

telefonino <strong>di</strong> Lupo squillò. Cin-cin chiedeva ansiosa cosa<br />

fosse successo... erano circa le due e mezzo e lo attendevano<br />

a pranzo. Il vescovo si scusò per averlo trattenuto fino a<br />

quell’ora e, a quel punto, si congedarono tutti e tre, con la<br />

promessa <strong>di</strong> rincontrarsi non appena avessero informato il<br />

capitano Cellitti, per rettificare... le loro prime deposizioni.<br />

Lupo era esausto e percorse il breve tragitto in <strong>di</strong>scesa verso<br />

casa sotto un cocente sole <strong>di</strong> settembre. Entrò nell’androne<br />

ombroso e fresco e si riebbe, si tolse la giacca e salì le scale.<br />

Cin-cin lo abbracciò insieme a Raimondo che erano stati in<br />

ansia fino a quel momento. Lupo <strong>di</strong>sse che solo al momento<br />

del caffè avrebbe raccontato delle straor<strong>di</strong>narie novità <strong>di</strong><br />

cui era venuto a conoscenza da parte del vescovo e padre<br />

Bernardo. Puntualmente, sorseggiando il suo caffè, Lupo<br />

raccontò nei minimi dettagli, le confessioni del monsignore<br />

e del frate, badando bene che nessuno della servitù potesse<br />

sentire. La sorpresa del figlio e della compagna fu grande...<br />

mai si sarebbero aspettati una simile evoluzione dei fatti. Si<br />

soffermò sulla circostanza che quei due religiosi potevano<br />

rischiare anche un arresto, perché, nessuno più <strong>di</strong> loro, era<br />

145


motivato giustamente a ven<strong>di</strong>carsi <strong>di</strong> quell’americano che<br />

nel 1945 aveva assassinato von Teufel e... sicuramente era la<br />

causa della scomparsa <strong>di</strong> de’ Maranta. La cosa più delicata<br />

e <strong>di</strong>fficile era che, seppure Bernardo poteva scagionare in<br />

parte l’omicida <strong>di</strong> Hunter, a sua volta, doveva confermare la<br />

colluttazione e l’evento colposo. A quel punto, si rivelavano<br />

fondamentali i due proiettili sparati dalla stessa pistola che<br />

ancora non era stata trovata e la grande <strong>di</strong>stanza fra le tracce<br />

<strong>di</strong> sangue intorno al cavallo e quelle del frate vicino al<br />

baldacchino. Quest’ultimo particolare avrebbe <strong>di</strong>mostrato<br />

che frà Bernardo non era entrato fisicamente in contatto con<br />

i profanatori e quin<strong>di</strong> non poteva avere partecipato all’evento<br />

delittuoso perché era stato ritrovato ferito e svenuto dal<br />

padre guar<strong>di</strong>ano e da altri. Cin-cin fece notare che, anche se<br />

i preti della chiesa avevano cancellato il sangue dal pavimento,<br />

la polizia scientifica ne avrebbe trovato una sicura<br />

traccia... Raimondo, dal canto suo, era rimasto colpito dalla<br />

memoria infantile del francescano che, dei racconti della<br />

mamma, ricordava i nomi degli agenti Giapponesi e soprattutto<br />

<strong>di</strong> quello Shogun che era certamente un nome in co<strong>di</strong>ce<br />

perché equivale al ‘<strong>di</strong>ctator’ latino. Cin-cin completò<br />

l’osservazione <strong>di</strong>cendo che, durante gli anni della guerra, il<br />

servizio <strong>di</strong> controspionaggio imperiale Giapponese si chiamava<br />

‘Nakanò Sikàn Gakò’, una famosa scuola <strong>di</strong> guerra<br />

che oggi è stata inglobata dal Ministero degli Affari Esteri,<br />

da cui <strong>di</strong>pende. Quanto poi alla cattolicità <strong>di</strong> quel samurai,<br />

la donna confermò che in effetti i Gesuiti nel 1550 erano<br />

stati accolti dall’imperatore e poterono iniziare una lieve cristianizzazione<br />

dei Giapponesi, creando monasteri e scuole e<br />

rappresentarono l’unico contatto attivo con l’Occidente.<br />

Certo, il dettaglio che fosse anche lui un Cavaliere<br />

Templare, era stupefacente ma non impossibile. Questo,<br />

spiegava l’eccezionale apporto dei due agenti, che riuscirono<br />

a salvare i due ufficiali dalla sicura fucilazione da parte<br />

del Comando Inglese in Alessandria perché avrebbero applicato,<br />

seduta stante, la Convenzione <strong>di</strong> Ginevra, che prevede<br />

la pena <strong>di</strong> morte per i nemici trovati privi delle loro <strong>di</strong>vise e<br />

146


delle mostrine, perché vestiti con abiti civili. Inoltre, Cin-cin<br />

ricordava che, per il patto <strong>di</strong> alleanza: il Ro-Ber-To, Roma-<br />

Berlino-Tokyo, i Giapponesi non combatterono mai in<br />

Europa ma solamente in Asia, nel Pacifico, <strong>di</strong>videndo il<br />

mondo in due gran<strong>di</strong> aree belliche. Esisteva, durante la guerra<br />

solamente un <strong>di</strong>screto contatto con sommergibili che, perlopiù<br />

erano Italiani. Questa chiarificazione piacque molto a<br />

Raimondo che si ricordava <strong>di</strong> aver visto un bellissimo film<br />

chiamato “I morituri”, girato nientemeno che dagli attori<br />

Marlon Brando e Yul Brinner, che trattava proprio <strong>di</strong> questi<br />

sommergibili oceanici. Una telefonata della figlia Elettra li<br />

interruppe dalle chiacchiere, ed allora decisero <strong>di</strong> non riposare<br />

ma <strong>di</strong> ripartire subito per Sperlonga... perché avrebbero<br />

fatto ancora in tempo a farsi un bagno prima del tramonto.<br />

Dopo cena, a Sperlonga, mentre passeggiavano con i bambini<br />

sulla terrazza panoramica, Raimondo chiese al padre se<br />

aveva pensato alle memorie del nonno e se si era ricordato<br />

dove potessero essere nascoste. Lupo, scuotendo la testa,<br />

<strong>di</strong>sse che era un pensiero costante e che lo tormentava...<br />

temeva proprio <strong>di</strong> non ritrovarli... probabilmente non erano<br />

nemmeno nelle cassette <strong>di</strong> sicurezza delle banche. Forse<br />

doveva guardare bene nel suo stu<strong>di</strong>o a Roma... tra le altre<br />

carte del papà. Cin-cin che ascoltava gli promise che lo<br />

avrebbe aiutato a mettere sottosopra tutta la casa e, comunque,<br />

voleva andare all’ambasciata Giapponese a Roma per<br />

parlare con una sua cara amica Yoko, che era del servizio <strong>di</strong><br />

controspionaggio Nipponico, per avere un consiglio... perché<br />

tutta questa storia non le piaceva. Lupo sorrise e <strong>di</strong>sse:<br />

“La mia ‘007’ si è messa in azione... chissà che i Giapponesi<br />

non ci salvino ancora una volta!” E tutti sorrisero allegramente.<br />

La lettura dei giornali del mattino non portava nessuna<br />

novità che potesse riguardare Ferentino quin<strong>di</strong>, si supponeva<br />

che la giornata sarebbe stata serena. Cin-cin dopo la<br />

colazione, fece una lunga telefonata alla sua amica Yoko con<br />

cui potè parlare in giapponese raccontandole, tutto quello<br />

che era accaduto dalla loro precedente conversazione <strong>di</strong><br />

Ferragosto. Lupo, si accorse che la sua compagna si era<br />

147


molto infervorata, gesticolando animatamente e spesso<br />

alzando il tono della voce, l’uomo capì che tutti quegli avvenimenti<br />

l’avevano turbata molto, che non lo dava a vedere<br />

perché si sforzava <strong>di</strong> tranquillizzare lui, che sopportava il<br />

pensiero <strong>di</strong> un peso così grande. In definitiva, la partita era<br />

ancora aperta perché, se gli ignoti ladri e magari quei motociclisti,<br />

potevano essere legati da un comune intento criminoso,<br />

si sarebbero fatti ancora vivi in qualche modo per trovare...<br />

quello che cercavano... un tesoro nascosto da sessant’anni...<br />

Lupo era molto ansioso perché, non trovando gli<br />

appunti del padre, non sapeva dove sbattere la testa e... cosa<br />

fare. I racconti parziali <strong>di</strong> Mannuccio, gli stu<strong>di</strong> del vecchio<br />

Fabiani sul cavallo raccontati dal figlio Marco, i ricor<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

frà Bernardo e quelli del vescovo collimavano con i suoi,<br />

ma Lupo percepiva, che il ritrovamento dei resti del povero<br />

ufficiale Ezio de’ Maranta, ... sicuramente avrebbero condotto<br />

al ritrovamento del tesoro, che per quanto lui ne sapesse,<br />

poteva essere finito in fondo al mare... magari a Ponza.<br />

Tutte queste considerazioni lo tenevano stretto in una morsa<br />

psicologica che lo faceva soffrire non poco e poi c’era la<br />

questione dell’investitura a Gran Maestro dei Templari, che<br />

il compianto principe <strong>di</strong> San Severo, prima <strong>di</strong> morire, gli<br />

aveva fatto. Non sapeva proprio come <strong>di</strong>stricarsi, senza contare<br />

tutti gli aspetti legali e processuali, che sarebbero scaturiti<br />

dalle nuove e vere <strong>di</strong>chiarazioni dei prelati, che potevano<br />

procurare loro qualche serio fasti<strong>di</strong>o, una volta che fossero<br />

rimbalzate sulla stampa scandalistica: era veramente un<br />

grosso pasticcio... e cominciava a temere per la sua incolumità<br />

e quella dei suoi cari. Lunedì mattina, era bene che<br />

andassero a Roma per completare quelle ricerche. Tutto ciò<br />

gli dava molto fasti<strong>di</strong>o perché non sapeva se sarebbe stato<br />

all’altezza della situazione. Il bagno al mare con i nipotini e<br />

i figli, e il pranzo al ristorante della spiaggia, appetitoso e<br />

leggero lo tirarono su <strong>di</strong> umore e l’ottimo caffè, bevuto sotto<br />

la capannina... lo riconciliarono con la vita, perché potè dormicchiare<br />

all’ombra, carezzato dalla brezza <strong>di</strong> mare. Verso<br />

le <strong>di</strong>ciotto, la telefonata <strong>di</strong> frà Bernardo lo raggiunse dando-<br />

148


gli le ultime novità. Il capitano Cellitti, chiamato dal vescovo,<br />

aveva ascoltato le loro <strong>di</strong>chiarazioni e compreso che la<br />

mattina del 17 agosto, i due sacerdoti non potevano sapere<br />

chi fossero i sacrileghi che erano penetrati nel Duomo dei<br />

Santi Giovanni e Paolo per sfregiare o portare via il cavallo<br />

d’argento... anzi, il capitano considerò positivamente il fatto<br />

<strong>di</strong> avere nascosto <strong>di</strong> essere stato ferito da uno <strong>di</strong> quegli sconosciuti,<br />

perché questo particolare avrebbe permesso <strong>di</strong><br />

riconoscere il suo aggressore anche se, per assurdo, lo liberava<br />

dall’accusa <strong>di</strong> omici<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Hunter. Bernardo confermava<br />

<strong>di</strong> non aver voluto sporgere denuncia contro ignoti perché<br />

non se la sentiva, nonostante tutto, <strong>di</strong> costituirsi umanamente<br />

come parte lesa. Per accertare il fatto che era stato<br />

ferito, proprio quel pomeriggio, la scientifica aveva fatto un<br />

sopralluogo sul pavimento a fianco del baldacchino, per<br />

rilevare le sue eventuali tracce ematiche. Il frate chiudeva la<br />

telefonata ringraziandolo con il vescovo, per i suoi buoni<br />

consigli. Dal canto suo, avrebbe fatto l’impossibile per<br />

ricordarsi i tratti somatici dell’uomo che gli aveva sparato e<br />

<strong>di</strong> rovistare ancora tra i ricor<strong>di</strong> che gli aveva lasciato la<br />

madre... per trovare qualcosa che lo portasse a scoprire la<br />

morte <strong>di</strong> suo padre. Dopo la telefonata Lupo riflettè sul<br />

fatto, che tutti gli anni trascorsi, rappresentavano un macigno<br />

molto <strong>di</strong>fficile da rimuovere e lui temeva un epilogo<br />

poco piacevole perché... quei malfattori, per muoversi dopo<br />

tanti anni, dovevano avere in mano degli elementi molto<br />

vali<strong>di</strong>. A quel punto, si alzò dalla sua comoda sdraio e si<br />

tuffò nell’acqua tiepida <strong>di</strong> quel meraviglioso mare per giocare<br />

con i suoi nipotini che lo reclamavano a gran voce...<br />

insieme alla nuora e alle figlie e i generi. Raimondo, dopo il<br />

bagno, mentre saliva la lunga scalinata <strong>di</strong> Sperlonga, volle<br />

sapere i termini della conversazione avuta con il prete e fu<br />

molto contento delle <strong>di</strong>chiarazioni spontanee rese ai<br />

Carabinieri... perché avrebbero consentito sicuramente la<br />

cattura <strong>di</strong> quella gentaglia, anche se rendeva la posizione<br />

degli ecclesiastici un po’ delicata. La verità avrebbe trionfato<br />

ed adesso bisognava trovare le carte del nonno. Lupo non<br />

149


commentò. Cenarono in villa tutti insieme allegramente poi<br />

si mischiarono ai turisti che affollavano la passeggiata in<br />

quella fresca e stellata notte <strong>di</strong> settembre. Lupo, tenne la piccola<br />

Selvaggia in braccio per un paio d’ore... voleva stare<br />

con il nonno. Il risveglio, il giorno dopo, fu alquanto brusco<br />

e mise subito <strong>di</strong> malumore Lupo, perché seppe dai giornali<br />

che il magistrato inquirente Marziali, aveva avuto un confronto<br />

con il vescovo <strong>di</strong> Ferentino, padre Bernardo, il padre<br />

guar<strong>di</strong>ano e suor Matilde oltre a dei Ferentinesi abitanti nel<br />

palazzo prospiciente il Duomo. La rettifica spontanea del<br />

frate e del padre guar<strong>di</strong>ano Paolo, che lo aveva trovato svenuto<br />

e ferito vicino al baldacchino, avevano dato un ulteriore<br />

elemento <strong>di</strong> verità sul delitto e si sperava così <strong>di</strong> dare una<br />

svolta decisiva alle indagini per ritrovare l’aggressore del<br />

padre stesso che però, non era forse l’assassino volontario<br />

del generale americano, ma poteva essere anche colui che<br />

per sviare le indagini, aveva infierito sul corpo del morto. La<br />

notizia clamorosa era data dalla precisazione che aveva fatto<br />

il vescovo sulle sue origini vere, cioè che era figlio <strong>di</strong> von<br />

Teufel... Quin<strong>di</strong>, il cronista puntava il <strong>di</strong>to sulla singolarità<br />

della notizia che, proprio a Ferentino, c’erano i figli del<br />

tedesco trucidato nell’inverno del ’44-45 forse proprio da<br />

quell’Hunter e dell’altro reputato ufficiale della Repubblica<br />

Sociale, sparito dopo quei fatti. Dall’analisi dei nuovi verbali<br />

raccolti, in via prudenziale, il magistrato aveva notificato<br />

a padre Bernardo ed al padre custode <strong>di</strong> rimanere a <strong>di</strong>sposizione<br />

nel Vescovado. Tuttavia, concludeva il giornalista,<br />

elemento <strong>di</strong>rimente e positivo erano i due bossoli esplosi<br />

dalla stessa pistola che avevano ucciso lo straniero e ferito<br />

il padre, e le tracce <strong>di</strong> sangue dello stesso che la scientifica<br />

aveva ritrovato a fianco del baldacchino, nella navata centrale.<br />

Determinante, era stata la <strong>di</strong>chiarazione resa a caldo del<br />

netturbino del paese, che era entrato nella Cattedrale alle<br />

prime luci dell’alba e aveva visto poco prima due auto scappare<br />

che per poco non lo investivano e nella chiesa il cadavere<br />

sotto il cavallo ed aveva aiutato il padre guar<strong>di</strong>ano a<br />

soccorrere frà Bernardo. Questa <strong>di</strong>chiarazione, tenuta segre-<br />

150


ta dai Carabinieri, aveva confermato la confessione dei preti<br />

ed alleggerito moltissimo la posizione del francescano. La<br />

conclusione del pezzo giornalistico fece trarre un sospiro <strong>di</strong><br />

sollievo a Lupo, perché temeva che la versione <strong>di</strong> quegli<br />

ecclesiastici potesse essere travisata dal magistrato che, dati<br />

i tempi, certamente non avrebbe visto <strong>di</strong> buon occhio la versione<br />

fornita da coloro che risultavano essere i figli <strong>di</strong> un<br />

tedesco e <strong>di</strong> un repubblichino... A <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> sessant’anni,<br />

giustamente, dagli eventi della guerra civile, dal ’43 al ’45,<br />

avevano ancora un peso. Il fatto poi, che si trattasse <strong>di</strong> sacerdoti<br />

<strong>di</strong> comprovata rettitu<strong>di</strong>ne e moralità, fugava ogni pericolo<br />

d’inquinamento delle prove e <strong>di</strong> fuga degli stessi. Quin<strong>di</strong><br />

la <strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> tenersi a portata <strong>di</strong> mano, per gli inquirenti<br />

era una restrizione adeguata e tollerabile. Lupo leggeva e<br />

rileggeva quell’articolo per vedere, se ci fosse nelle pieghe<br />

della notizia, un elemento, anche <strong>di</strong> striscio e insignificante,<br />

che portasse alle ragioni vere e storiche dell’antica missione<br />

<strong>di</strong> quei due ufficiali. Il principe ponderava che, in definitiva,<br />

i Templari avevano agito nella scia gloriosa <strong>di</strong> nove secoli <strong>di</strong><br />

guerre e <strong>di</strong> battaglie in <strong>di</strong>fesa del Santo Sepolcro e <strong>di</strong><br />

Gerusalemme ed in quei terribili anni, pur non con<strong>di</strong>videndo<br />

la politica dei governi italiano e tedesco prima della guerra,<br />

certo non con<strong>di</strong>videvano neanche l’ateismo marxista sovietico<br />

e il mercantilismo usuraio americano. La storia non si<br />

poteva cambiare e lui, da cattolico per quanto moderato<br />

come il padre, condannava tutte le guerre <strong>di</strong> qualunque segno<br />

e tutte le <strong>di</strong>scriminazioni etniche... fideistiche e non, e si rammaricava,<br />

alla luce del conflitto Israelo-Palestinese, che<br />

ancora nel 2005 in Me<strong>di</strong>o-Oriente non ci fosse pace tra gli<br />

ulivi e che lo sfrenato consumismo moderno, rendeva la<br />

società universale, schiava del petrolio e del nucleare che<br />

inquinano il mondo per migliaia <strong>di</strong> anni... quando si poteva<br />

vivere benissimo sfruttando le risorse energetiche rinnovabili<br />

come il sole, l’acqua e l’idrogeno, il vento, l’elettromagnetismo<br />

celeste, i vulcani ed il mare. Ma ormai questi ragionamenti<br />

sembravano aria fritta e si continuava a vagare nel<br />

buio <strong>di</strong> un tunnel senza fine. Eppure, se avesse trovato quel<br />

151


tesoro... i Templari potevano fare ancora qualcosa per combattere<br />

le malattie, la fame e la povertà. Sconfortato, finì la<br />

sua colazione consegnando il giornale a Cin-cin e Raimondo<br />

perché lo leggessero a loro volta. Con le figlie e i generi si<br />

preparò per andare in spiaggia dove si sarebbe rilassato. Un<br />

nuovo giorno ed una nuova speranza si annunciava...<br />

In spiaggia c’era poca gente, come accade sempre nel<br />

mese <strong>di</strong> settembre poiché la stagione è più dolce e meno<br />

infuocata dal sole ed il mare è anche più calmo, perché finalmente<br />

aveva perso il freddo accumulato nell’inverno: in fin<br />

dei conti l’acqua del mare è formata da trilioni <strong>di</strong> miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

palline d’acqua, che scivolano l’una sull’altra, scambiandosi<br />

ciclicamente ed affettuosamente freddo e calore … eternamente.<br />

Mentre così rimuginava, guardando la <strong>di</strong>stesa argentea<br />

delle bianche e spumeggianti onde sollevate dalla brezza <strong>di</strong><br />

mare, calcolava che il mare stesse rinforzando forse a forza<br />

quattro e che ancora, i suoi nipotini potevano sguazzare in<br />

acqua con i loro salvagenti e giochi, allegramente. Lupo continuava,<br />

preso dai suoi pensieri, a considerare la precarietà<br />

della posizione dei due sacerdoti. Chi più chi meno, avevano,<br />

indubbiamente, un vali<strong>di</strong>ssimo movente per regolare i conti<br />

con Hunter e per offenderne il cadavere. Bisognava considerare,<br />

tuttavia, che essendo uomini <strong>di</strong> chiesa non avrebbero<br />

dovuto soggiacere ad una simile vendetta … che, tra l’altro,<br />

gli si sarebbe ritorta contro come un tragico biglietto da visita.<br />

In definitiva, tutta la stampa scandalistica, si era espressa<br />

con incre<strong>di</strong>bile violenza contro quegli uomini <strong>di</strong> chiesa,<br />

<strong>di</strong>pingendoli, tra l’altro, come <strong>di</strong>scendenti <strong>di</strong> due ‘sporchi<br />

nazi-fascisti’ … tutto ciò. perché non era mai trapelato chi si<br />

nascondesse realmente <strong>di</strong>etro l’identità dei due prelati.<br />

Nessuna delle autorità e della gente comune, tranne loro,<br />

sapevano che i due ufficiali, salvati miracolosamente dalla<br />

<strong>di</strong>sfatta <strong>di</strong> El Alamein e nascosti per un anno in Africa nella<br />

zona delle Pirami<strong>di</strong>, dove avevano fatto quella gran<strong>di</strong>ssima<br />

scoperta sotto la Sfinge, per riconoscenza a Senkis, avevano<br />

stretto un patto <strong>di</strong> alleanza, solo per garantire il libero accesso<br />

dei pellegrini alla chiesa della Natività e per <strong>di</strong>fendere il<br />

152


Santo Sepolcro dalla soffocante pressione Israelo-Islamica.<br />

Negli anni ’42-’43, nonostante la “biforcuta” <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong><br />

Lord Balfour agli Ebrei e agli Arabi, stilata nel 1917, in<br />

Palestina si contavano circa settecentosessantamila Arabimusulmani<br />

e circa cinquantottomila Ebrei. Nessuno si sarebbe<br />

sognato quello che avvenne negli anni ’50. Quin<strong>di</strong>, a maggiore<br />

ragione, i Cavalieri Templari avevano capito l’importanza<br />

<strong>di</strong> un accordo con i Fratelli Mussulmani che, in cambio<br />

<strong>di</strong> oro e platino, volevano acquistare armi dagli eserciti<br />

dell’Asse per riscattarsi, con le loro stesse forze e con le loro<br />

vite, dalla dominazione Inglese sul Cairo. Ieri come oggi, fare<br />

<strong>di</strong> Gerusalemme una città stato libera e in<strong>di</strong>pendente, garantita<br />

dai Cristiani, dai Mussulmani ed anche dagli Ebrei, che era<br />

stato il sogno del Santo Padre Pio XII che aveva salvato<br />

migliaia <strong>di</strong> Ebrei, Protestanti, Cattolici ed Ortodossi durante<br />

la II Guerra Mon<strong>di</strong>ale, avrebbe scongiurato per sempre l’orrore<br />

senza fine del conflitto Israelo-Palestinese. Del resto si<br />

ricordava della rivelazione fattagli dallo zio materno<br />

Car<strong>di</strong>nale, amico del cuore <strong>di</strong> quel Santo Papa che <strong>di</strong>ceva <strong>di</strong><br />

non poter assolvere lo sterminio certo <strong>di</strong> oltre cento milioni <strong>di</strong><br />

uomini perpetrato dagli Alleati e dai loro co-belligeranti Russi<br />

e Cinesi, per condannare altri crimini veri, parziali o presunti,<br />

perché il Vicario <strong>di</strong> Cristo è il Vicario <strong>di</strong> tutti e non <strong>di</strong> una<br />

sola parte, e che un giorno la Divina Provvidenza avrebbe<br />

svelato quella verità che avrebbe travolto in una vera<br />

Apocalisse i mistificatori e i calunniatori <strong>di</strong> Papa Pacelli. Quel<br />

progetto <strong>di</strong> quei due ufficiali era semplicemente meraviglioso,<br />

anche perché, in tal modo, si assicurava la <strong>di</strong>sponibilità<br />

per il mondo, e soprattutto per l’Europa <strong>di</strong> un libero e or<strong>di</strong>nato<br />

afflusso <strong>di</strong> petrolio a basso costo, togliendolo dalla speculazione<br />

guerrafondaia delle Sette Sorelle dell’oro nero.<br />

Adesso siamo alle soglie <strong>di</strong> una guerra infinita per il petrolio<br />

che, dopo l’Afghanistan e l’Iraq, avrebbe travolto la Siria, il<br />

Caucaso, l’Iran con la Cina e … chissà anche il Venezuela …<br />

non si sapeva più come uscire razionalmente dal capestro dei<br />

mostruosi Quattro Cavalieri dell’Apocalisse: Menzogna,<br />

Malattia, Fame e Guerra. A Lupo, francamente, sembrava<br />

153


tutto inutile, forse ormai era troppo tar<strong>di</strong> … per tutto e c’era<br />

ben poco da salvare …<br />

“Nonno, nonno … vieni a fare il bagno con me” gli gridò<br />

il piccolo Federico, il figlio <strong>di</strong> Raimondo “Vieni, voglio<br />

andare a cavallo dei delfini, fammi conoscere il loro papà<br />

che so che è tuo amico perché voglio imparare a nuotare<br />

come un pesce … come te”. E così Lupo, cacciò via i pessimistici<br />

pensieri e si de<strong>di</strong>cò al nipotino con gioia, come se il<br />

piccolo gli avesse tirato un salvagente, per farlo salire su <strong>di</strong><br />

una zattera <strong>di</strong> tranquillità. Ben presto anche tutti gli altri<br />

membri della famiglia, si tuffarono in acqua. Il contrasto fra<br />

l’aria calda del giorno e il fresco dell’acqua spumeggiante,<br />

concesse ai bagnanti un’ora abbondante <strong>di</strong> refrigerio e <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>vertimento tra mille battute e scherzi. Lupo si fece anche<br />

una bella nuotata fino alle rovine dell’Antro <strong>di</strong> Tiberio, da<br />

dove tornò a pie<strong>di</strong>, percorrendo l’ampia spiaggia bianca …<br />

per poi sdraiarsi … esausto al sole, sull’asciugamano <strong>di</strong>steso<br />

davanti alla capannina, sulla sabbia.<br />

Il grande gruppo familiare, riunito per asciugarsi al sole,<br />

venne salutato da due giapponesi che si avvicinavano e a cui<br />

andò incontro festosa Cin-cin. Si trattava della sua amica del<br />

cuore Yoko con il marito Nakamura, una gran bella coppia<br />

giapponese molto <strong>di</strong>stinta ed entrambi alquanto alti. Lui<br />

aveva un fisico forte e asciutto da militare, lei era molto<br />

femminile e si muoveva con un bikini verde smeraldo che<br />

ne esaltava le forme piuttosto procaci. Sembrava una filippina,<br />

più che una giapponese… i capelli erano ricci ma morbi<strong>di</strong><br />

e corvini. Aveva addosso una parure <strong>di</strong> avorio molto<br />

bella e raffinata. Fatte le dovute presentazioni, Lupo li invitò<br />

a pranzare con loro e Cin-cin li trascinò, subito in acqua<br />

… ridendo e chiacchierando in giapponese. Come i tre furono<br />

soli in mare, Cin-cin raccontò infervorandosi e gesticolando,<br />

tutto quello che era accaduto, sintetizzando gli avvenimenti<br />

che si erano succeduti fino dall’assassinio nel<br />

Duomo. Fece bene attenzione a non dare alcuna certezza<br />

sull’esistenza del tesoro, ma confinandolo in una sorta <strong>di</strong><br />

leggenda che perdurava dagli anni’40. Raccontò anche, tra<br />

154


la viva incredulità dei suoi amici, l’episo<strong>di</strong>o, apparentemente<br />

slegato dal precedente, della grossa rapina subita dall’orefice<br />

Fabiani e del tentato sequestro <strong>di</strong> sua cugina Ersilia …<br />

tutti <strong>di</strong>scendenti dello scomparso orafo Fabio Fabiani che<br />

era stato amico e gioielliere <strong>di</strong> fiducia del vecchio principe<br />

Della Neve. Yoko e Nakamura, rimasero letteralmente interdetti<br />

quando sentirono parlare <strong>di</strong> quegli agenti del controspionaggio<br />

imperiale Giapponese: l’antico Nakanò-Sican-<br />

Gakò … che aveva operato durante la seconda guerra mon<strong>di</strong>ale<br />

anche in Europa e in Africa, oltre che nel Nord-<br />

America ed in America Latina. Nakamura ricordò <strong>di</strong> aver<br />

u<strong>di</strong>to il nome <strong>di</strong> Shogun, co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> copertura militare <strong>di</strong> un<br />

famoso agente segreto Nipponico che, in quegli anni, aveva<br />

operato nel Me<strong>di</strong>terraneo e che poteva essere benissimo un<br />

samurai convertito al cattolicesimo. Anche Yoko, raccontò<br />

che i Padri Gesuiti avevano cristianizzato il Giappone già<br />

dal 1549 con S. Francesco Saverio avendo ottenuto il beneplacito<br />

<strong>di</strong> Hideyoschi Shogun, maresciallo della corona<br />

imperiale, che in seguito li perseguitò perché i cristiani<br />

erano <strong>di</strong>ventati trecentomila. I due Giapponesi, impressionati<br />

da quella storia, promisero <strong>di</strong> rovistare nell’archivio<br />

storico dell’ambasciata <strong>di</strong> Roma e del Cairo per saperne <strong>di</strong><br />

più e, comunque, avrebbero richiesto, via internet, ulteriori<br />

informazioni presso il ministero degli affari esteri a Tokyo.<br />

Trovarono questa storia affascinante e incre<strong>di</strong>bile, però<br />

espressero tutti i loro timori sull’incolumità <strong>di</strong> Lupo e Cincin<br />

stessa, e allora le rivelarono <strong>di</strong> aver portato con loro uno<br />

speciale e potentissimo rilevatore a <strong>di</strong>stanza che, indossato<br />

sia dal principe che da lei, collegato telematicamente con un<br />

satellite, ne avrebbe in<strong>di</strong>cato la posizione … in qualunque<br />

posto fossero. Una centrale <strong>di</strong> rilevamento posta dentro<br />

l’ambasciata Nipponica a Roma, avrebbe fornito i dati in<strong>di</strong>spensabili<br />

ventiquattro ore su ventiquattro, per sventare un<br />

eventuale sequestro segnalando con una precisione inferiore<br />

a un metro, il luogo dove si trovassero … vivi o … morti.<br />

Quell’aggeggio, si poteva cucire o spillare su un qualsiasi<br />

vestito ed era una ‘cimice’ grande quanto un bottoncino …<br />

155


facilmente occultabile. Yoko, tra la sorpresa <strong>di</strong> Cin-cin, le<br />

or<strong>di</strong>nò quasi <strong>di</strong> applicare a lei e al suo compagno quel congegno,<br />

quel giorno stesso … una volta tornati a casa, perché<br />

erano ancora in tempo, perché secondo lei erano in pericolo.<br />

Anche Nakamura insistette per lo stesso motivo … la<br />

situazione poteva peggiorare da un momento all’altro.<br />

Secondo loro, la cosa più grave era costituita dalla strana<br />

visita <strong>di</strong> Marco a Lupo per richiedergli spiegazioni sugli<br />

appunti del padre, limitatamente a quegli stu<strong>di</strong> sul cavallo<br />

del santo e quel graffio sulla pancia come a in<strong>di</strong>care il luogo<br />

dove perforarlo per ritrovare … qualcosa … forse il famoso<br />

tesoro mai trovato prima. Cin-cin, come una bimba obbedente,<br />

si <strong>di</strong>chiarò d’accordo, perché aveva molta fiducia<br />

nella sua amica, convinta della bontà dei loro ragionamenti.<br />

Dopo questi <strong>di</strong>scorsi… si godettero il bagno, mentre gli altri<br />

componenti della famiglia chiacchieravano sotto le capannine.<br />

Quando loro uscirono dall’acqua, tutti gli altri si tuffarono<br />

nello splen<strong>di</strong>do mare con i bambini, per il solito bagno<br />

prima <strong>di</strong> pranzo. Dopo la doccia Yoko, Nakamura e Cin-cin<br />

si <strong>di</strong>stesero al sole per asciugarsi e la loro attenzione fu<br />

attratta da una coppia <strong>di</strong> probabili stranieri tra i quaranta e i<br />

cinquant’anni, che ridevano e scherzavano parlando americano<br />

e che avevano preso posto, anche loro in prima fila,<br />

qualche capannina più a sinistra. Lì per lì, nessuno gli dette<br />

importanza … senonché la donna bionda platinata, alta, dal<br />

fisico ginnasticato e sportivo, esibì, togliendosi la parte<br />

superiore del bikini bianco, un seno mozzafiato, grande ed<br />

eretto per la sua età e la parte sotto del costume era un esiguo<br />

perizoma … giusto da coprire il sesso. Non poteva passare<br />

inosservata anche per la splen<strong>di</strong>da carnagione dorata,<br />

gli occhi erano azzurri e il viso molto interessante, i capelli<br />

tirati in<strong>di</strong>etro da una fascia abbinata al costume. L’uomo che<br />

l’accompagnava era sicuramente più grande <strong>di</strong> lei, anche lui<br />

aveva un bel fisico, i capelli erano rasati come i militari<br />

americani, gli occhi erano ver<strong>di</strong>, all’orecchio destro brillava<br />

un vistoso orecchino d’oro e anche lui era abbronzato, l’unica<br />

cosa che stonava erano le sue movenze … un po’ delica-<br />

156


te … Quei due, prima <strong>di</strong> fare il bagno, fecero molte fotografie<br />

a se stessi e al paesaggio intorno, ma a Cin-cin, che commentava<br />

con l’amica le proporzioni innaturali del seno della<br />

donna, troppo gonfio per la sua età … non sfuggì il particolare<br />

che lei inquadrò anche loro con la macchina fotografica<br />

e, in particolare lei e Lupo che era rimasto sotto la capannina,<br />

anche quando il suo compagno si era alzato in pie<strong>di</strong> e<br />

non si era accorto <strong>di</strong> nulla. Cin-cin, a bassa voce, fece notare<br />

questo fatto a Lupo che si rabbuiò e cominciò a scrutare<br />

la coppia. Lì per lì, a Lupo era venuto l’impulso <strong>di</strong> andare a<br />

chiedere alla donna, così sfacciatamente nuda il perché <strong>di</strong><br />

quelle inquadrature, ma poi si fermò … pensando <strong>di</strong> essere<br />

eccessivo perché poteva essere un fatto casuale e sarebbe<br />

stato imbarazzante e <strong>di</strong>fficile contestare quei gesti. Però<br />

Yoko, che aveva una potente macchina fotografica, a sua<br />

volta riprese ben bene quella coppia <strong>di</strong> stranieri finché non<br />

rimisero seccati la loro in borsa … e andarono a fare il<br />

bagno. Quando tutti uscirono dall’acqua e si asciugarono, la<br />

famiglia Della Neve con i loro ospiti giapponesi, raggiunsero<br />

il ristorante ‘Baia Azzurra’ <strong>di</strong> Salvatore occupando ben<br />

tre tavoli sotto i gran<strong>di</strong> ombrelloni bianchi. Dopo una mezz’ora,<br />

mentre ancora attendevano i piatti che avevano scelto,<br />

anche la coppia <strong>di</strong> americani si sedette poco <strong>di</strong>stante da<br />

loro e la donna aveva indossato il reggiseno. Erano arrivati<br />

al caffè dopo circa un’oretta … quando si sentì la voce allegra<br />

<strong>di</strong> Ersilia che salutava festosa Cin-cin e Lupo insieme al<br />

marito De Matteis e c’erano anche Marco con la moglie, i<br />

figli e un’altra coppia giovane che non conoscevano affatto<br />

e <strong>di</strong> cui non capirono nemmeno il cognome. Per un attimo,<br />

presero posto sui tavoli preparati a fianco ai loro, quando<br />

Lupo si accorse che Marco si era rabbuiato guardando la<br />

coppia <strong>di</strong> americani che, a loro volta, lo guardarono molto<br />

intensamente. Fu uno sguardo <strong>di</strong> pochi secon<strong>di</strong> che però,<br />

suscitò in Lupo, un brutto presentimento … che poi abbandonò<br />

pensando che si stava suggestionando troppo …<br />

Poiché i Della Neve avevano finito <strong>di</strong> pranzare, si alzarono<br />

per tornare alle capannine, promettendo ai nuovi arrivati che<br />

157


avrebbero fatto il bagno del pomeriggio insieme per far giocare<br />

i bambini. Passando davanti al tavolo degli americani,<br />

Cin-cin e Yoko, cercando <strong>di</strong> non darlo a vedere, li osservarono<br />

attentamente come per memorizzare i loro volti. Tra<br />

Cin-cin e l’americana ci fu un sorriso <strong>di</strong> sfida, come avviene<br />

spesso fra due donne molto belle e consapevoli della loro<br />

avvenenza, anche Lupo, che era andato al bar a comprare i<br />

gelati per Federico, Esmeralda e Giada, i suoi nipotini … si<br />

accorse che i due stranieri, avevano smesso <strong>di</strong> mangiare per<br />

guardarlo molto attentamente. Quello sguardo insistente gli<br />

dava molto fasti<strong>di</strong>o. Lasciò correre e si <strong>di</strong>resse con i piccoli<br />

alla spiaggia, raggiungendo gli altri che si erano già seduti<br />

sulle sdraio e <strong>di</strong>stesi sui lettini. Quando si allungò per riposare,<br />

l’ospite Yoko gli si rivolse, chiedendogli come il padre<br />

<strong>di</strong> lui avesse vissuto gli anni del Fascismo ormai lontano.<br />

Lupo rispose: “Considerando che erano gli anni della sua<br />

turbinosa giovinezza, mio padre, aveva subito con un certo<br />

fasti<strong>di</strong>o quegli italiani che, allora in camicia nera facevano i<br />

fascisti, come lui oggi, trovava insopportabili gli italiani che<br />

col colletto bianco della nuova società, fanno i democratici,<br />

<strong>di</strong>sinibiti e aperti e i comunisti trasgressivi e “liberal”.<br />

Praticamente, fatte le dovute tare, se non era zuppa era pan<br />

bagnato”. Tutti risero tranne Yoko e Nakamura a cui Cincin,<br />

spiegò in giapponese, il senso <strong>di</strong> quella battuta e finalmente<br />

risero anche loro. Poi, Nakamura chiese qual’era la<br />

cosa del Fascismo che aveva fatto soffrire <strong>di</strong> più ed arrabbiare<br />

suo padre, e Lupo replicò: “L’insopportabile spocchia<br />

e rozzezza <strong>di</strong> certi gerarchi fascisti e dei suoi burocrati e le<br />

assurde ed orribili Leggi Razziali contro gli Ebrei del ’39 …<br />

erano <strong>di</strong>sposizioni allucinanti … che il popolo italiano non<br />

aveva mai con<strong>di</strong>viso pur essendo cattolico e che rappresentavano<br />

sicuramente una macchia indelebile nel governo <strong>di</strong><br />

Mussolini e dei Savoia. Secondo il vecchio principe, si poteva<br />

evitare <strong>di</strong> promulgare quella <strong>di</strong>sposizione, irritando<br />

Hitler … ma i fatti andarono, purtroppo, in tutt’altro modo<br />

anche se in quel fati<strong>di</strong>co ’39, Mussolini emanò la nota legge<br />

sulle “Società Fiduciarie” su cui pesa tutt’ora un vergogno-<br />

158


so silenzio, proprio da parte della più ricca e facoltosa<br />

Comunità Israelitica Italiana che poté conservare i propri<br />

denari con gli interessi e ritrovarli intatti quando rientrarono,<br />

a guerra finita, in Italia. Erano brutti tempi … comunque<br />

oggi .. non è che le cose vadano molto meglio, perché il conflitto<br />

Israelo-Palestinese, rischia <strong>di</strong> portarci inesorabilmente<br />

alla III a guerra mon<strong>di</strong>ale e l’inquinamento, da nucleare e dal<br />

petrolio, sta facendo morire il pianeta. Se aggiungiamo la<br />

pretesa del Cartello delle multinazionali delle granaglie<br />

geneticamente mo<strong>di</strong>ficate, che vogliono farci mangiare<br />

cereali e sementi, frumenti eccetera, portatori <strong>di</strong> gravissime<br />

malattie unita alla Teratogena mo<strong>di</strong>ficazione del genoma<br />

umano, e le guerre in Afghanistan, in Iraq, e … forse in Iran<br />

.. non c’è da stare allegri neanche oggi. Per non parlare del<br />

commercio della droga e delle armi e la peste della ‘cultura<br />

della menzogna me<strong>di</strong>atica’ eccetera. E pensare che c’è posto<br />

per tutti e benessere per tutti, rispettando tra<strong>di</strong>zioni, culture,<br />

religioni e civiltà <strong>di</strong> tutti i popoli del mondo”. Dopo queste<br />

parole amare la conversazione si arenò e Lupo piano piano<br />

si assopì sotto la piacevole ombra della capannina, mentre<br />

gli altri conversavano allegramente e giocavano con i bambini,<br />

prendendo il sole. Lupo venne svegliato verso le cinque<br />

dal chiacchiericcio, che si era creato per la venuta della<br />

comitiva <strong>di</strong> Ersilia ma, evitò <strong>di</strong> esserne coinvolto, lasciandoli<br />

parlare del più e del meno e soprattutto <strong>di</strong> mondanità e<br />

pettegolezzi vari, mentre gli uomini parlavano <strong>di</strong> politica,<br />

automobili e calcio. Lupo cercò <strong>di</strong> non incontrare mai lo<br />

sguardo <strong>di</strong> Marco, perché voleva stare tranquillo, senza pensare<br />

a niente e godersi quel mare e quel sole meraviglioso …<br />

quando si accorse che i due americani erano tornati dal ristorante<br />

alla loro capannina e quella bella dama si spogliò <strong>di</strong><br />

nuovo mostrando i suoi seni rigonfi che, suscitarono ancora<br />

una volta, i commenti salaci e anche un po’ invi<strong>di</strong>osi delle<br />

donne del gruppo … specialmente <strong>di</strong> Ersilia e della moglie<br />

<strong>di</strong> Marco e della loro amica che non l’avevano vista prima.<br />

Però anche tutti i maschi, che non <strong>di</strong>cevano una parola ma<br />

non perdevano l’occasione <strong>di</strong> guardarla e a Lupo venne in<br />

159


mente che, se continuava questa provocazione, anche Cincin<br />

con le altre signore, avrebbero fatto vedere, spogliandosi,<br />

i loro magnifici seni raccogliendo la sfida. Tutto sommato<br />

la cosa era <strong>di</strong>vertente e stuzzicante anche perché il suo<br />

accompagnatore non ne sembrava infasti<strong>di</strong>to, come se<br />

sapesse che quell’esibizione <strong>di</strong> nudo era una routine obbligata.<br />

Quell’uomo sembrava avere altro per la testa… forse<br />

le donne non lo interessavano granché. Finalmente, verso le<br />

sei, anche Lupo e i suoi ospiti si alzarono per andare a fare<br />

il bagno dove già sguazzavano tutti i nipotini, compresa la<br />

piccola Selvaggia in braccio ad Isabella, ed anche i figli <strong>di</strong><br />

Marco. Come furono tutti in acqua, anche i due stranieri si<br />

alzarono per andare a bagnarsi poco <strong>di</strong>stante da loro; Lupo<br />

notò che sapevano nuotare molto bene. Il bagno fu molto<br />

piacevole, e tutti si rilassarono mentre Lupo si concesse una<br />

lunga nuotata a delfino. Dopo aver fatto alcune centinaia <strong>di</strong><br />

metri verso l’Antro <strong>di</strong> Tiberio, mentre si ricongiungeva al<br />

suo gruppo, scorse Marco vicino agli stranieri un po’ <strong>di</strong>stanziato<br />

dai suoi e gli sembrò che parlassero insieme. Pensando<br />

<strong>di</strong> sbagliarsi … li fissò più attentamente quando vide, che<br />

l’orefice e i due uscivano dall’acqua insieme, parlando e fermandosi<br />

sulla spiaggia ed ad<strong>di</strong>rittura in un momento della<br />

conversazione, forse un po’ concitata, la donna fece un gesto<br />

proprio verso <strong>di</strong> lui, come per in<strong>di</strong>carlo. Lupo trasalì sconcertato.<br />

Non sapeva cosa pensare e si dava del matto, temendo<br />

<strong>di</strong> dar corpo alle ombre … ossessionato da quel delitto e<br />

dalla sensazione che Marco fosse, chissà come, collegato<br />

con tutto ciò. Cercò <strong>di</strong> rimuovere questi pensieri perché stupidamente<br />

motivati da un pregiu<strong>di</strong>zio. In definitiva poteva<br />

essere anche un banale e innocente colloquio fra estranei<br />

come spesso avviene in vacanza e in mare, probabilmente la<br />

turista aveva chiesto informazioni su Sperlonga. Quando si<br />

ritrovò a nuotare vicino ai membri della sua famiglia udì che<br />

Ersilia e la moglie <strong>di</strong> Marco commentavano un po’ arrabbiate<br />

e ingelosite la conversazione dell’orefice e la bella straniera<br />

che lo aveva conquistato con le sue formidabili tette.<br />

Cin-cin non poté fare a meno <strong>di</strong> aggregarsi al commento<br />

160


acido, cercando anche <strong>di</strong> mitigare il nervosismo delle<br />

donne. A questo punto anche Lupo, fugando i brutti pensieri<br />

<strong>di</strong> prima, si mise a ridere. Mentre Marco tornava in acqua<br />

per unirsi al gruppo, i due stranieri raggiunsero la loro<br />

capannina alla Baia Azzurra dopo aver fatto una doccia e poi<br />

si rivestirono e se ne andarono. Mentre ancora stavano in<br />

acqua, Cin-cin chiese a Lupo se era il caso <strong>di</strong> fermare a cena<br />

in villa sia i due ospiti giapponesi che il gruppo <strong>di</strong> Ersilia.<br />

Lupo, un po’ infasti<strong>di</strong>to, ma rendendosi conto che la donna<br />

voleva far vedere la villa a tutta quella gente, accettò <strong>di</strong> buon<br />

grado <strong>di</strong> accon<strong>di</strong>scendere alla richiesta, purchè non si facesse<br />

troppo tar<strong>di</strong> e comunque, bisognava avvisare telefonicamente<br />

Silverio e Fernanda, affinché preparassero un grande<br />

grigliata all’aperto e controllassero se mancava qualcosa per<br />

la cena. Uscendo dall’acqua, Cin-cin estese l’invito a tutti i<br />

presenti che accettarono felici, l’unico che sembrava in<strong>di</strong>fferente<br />

era Marco. Quella domenica sera, il vento rinfrescò per<br />

la prima volta, come ad in<strong>di</strong>care l’inizio dell’autunno che si<br />

avvicinava e dovettero tutti coprirsi un pò per stare in giar<strong>di</strong>no<br />

… Cin-cin prestò alle signore degli scialli e dei golfini<br />

leggeri, e nonostante l’acqua invitante della piscina, nessuno<br />

si fece il bagno. Tutti presero posto attorno al grande<br />

tavolo-barbecue dove già ardeva una bella brace preparata<br />

da Silverio, i bambini giocavano rincorrendosi attorno alla<br />

piscina, sotto gli occhi attenti delle mamme e la piccola<br />

Selvaggia dormiva beata nel suo passeggino. La cena, iniziò<br />

con un fantastico primo <strong>di</strong> ‘penne all’arrabbiata’ per poi proseguire<br />

con carni e verdure miste alla griglia, che Silverio<br />

serviva nei piatti dei commensali. Del vino rosato ciociaro,<br />

prodotto dalle vigne <strong>di</strong> Lupo, coronò il tutto ed alla fine<br />

gelato per tutti e dolcetti vari <strong>di</strong> Sperlonga. I bambini, con le<br />

loro immancabili aranciate ridevano felici nel parco. Mentre<br />

alcuni fumavano alla fine della cena e Lupo stava per estrarre<br />

dalla tasca il suo toscanello per accenderselo, Marco gli<br />

si avvicinò, chiedendogli quasi a bruciapelo, che cosa pensava<br />

del tesoro introvabile <strong>di</strong> Ferentino. Lupo ci rimase<br />

male e <strong>di</strong> rimando <strong>di</strong>sse: “Vedo che questo pensiero non ti<br />

161


lascia mai in pace, perché evidentemente è <strong>di</strong>ventato un<br />

chiodo fisso per te. Perché ti arrovelli tanto?” Marco rispose<br />

piccato che lui ci credeva, perché una volta proprio il<br />

padre gli aveva parlato <strong>di</strong> quell’oro assicurandogli che non<br />

era la fantasia <strong>di</strong> un vecchio che aveva vissuto quegli anni<br />

così <strong>di</strong>fficili ma che era alla base della trage<strong>di</strong>a <strong>di</strong> quei due<br />

ufficiali morti nel gennaio del ’45, pochi mesi prima della<br />

Liberazione e della resa dei Nazisti e dei Fascisti. Marco<br />

continuò <strong>di</strong>cendo che il padre gliene aveva parlato una ventina<br />

<strong>di</strong> anni prima, proprio mentre consultava i suoi famosi<br />

appunti e che, ogni volta che lui gli chiedeva spiegazioni, gli<br />

<strong>di</strong>ceva che era inutile parlarne perché era una storia morta e<br />

sepolta. Marco considerava contrad<strong>di</strong>ttorio l’atteggiamento<br />

del padre … come se avesse fatto un giuramento <strong>di</strong> cui non<br />

voleva rendere conto, perché lo angosciava. Ad un certo<br />

punto l’uomo si fermò, facendo una lunga pausa e poi rivolgendosi<br />

al principe gli <strong>di</strong>sse: “Per me … lei è il solo che sappia<br />

veramente qualcosa … non capisco perché faccia finta <strong>di</strong><br />

niente, dal momento che suo padre sicuramente conosceva<br />

quegli ufficiali poiché mi risulta che abbiano vissuto per<br />

circa <strong>di</strong>eci mesi proprio in un casolare <strong>di</strong> sua proprietà sulla<br />

collina <strong>di</strong> Barano … verso la strada che porta al lago <strong>di</strong><br />

Canterno. Non ricordo chi mi abbia raccontato che quei due<br />

fossero impiegati come conta<strong>di</strong>ni e manovali per ristrutturare<br />

alcune cisterne ed un casale sotto la stele <strong>di</strong> Aulo<br />

Quintilio. Ora ricordo che fu proprio un capo mastro che,<br />

molti anni fa, fece dei lavori a casa nostra raccontando <strong>di</strong><br />

quei due che non avevano l’aria da conta<strong>di</strong>ni … ma che<br />

erano dei signori che avevano lavorato con lui proprio nei<br />

terreni dei Della Neve”. Lupo rispose con garbo, celando il<br />

suo <strong>di</strong>sappunto e confermando che probabilmente in quegli<br />

anni potevano anche avere svolto queste mansioni per l’amministrazione<br />

del padre … assieme a tanti altri prestatori<br />

d’opera che lavoravano a cottimo nelle loro campagne. Ma<br />

quanto al tesoro se ne era parlato talmente tanto che il<br />

<strong>di</strong>scorso gli era venuto a noia e, semmai ci fosse stato, sessant’anni<br />

<strong>di</strong> oblio potevano essere considerati più che suffi-<br />

162


cienti per voltare pagina e <strong>di</strong>menticarlo. Il mondo era pieno<br />

<strong>di</strong> tesori introvabili e gli ricordò del tesoro nascosto nell’ansa<br />

del fiume Busento in Basilicata, alla morte del re barbaro<br />

Alarico nel 410. Se c’era, sarebbe uscito fuori un giorno o<br />

l’altro”. Chiuse seccamente il <strong>di</strong>scorso alzandosi dal <strong>di</strong>vano<br />

<strong>di</strong> bambù per cercare Cin-cin. Non vedeva l’ora che la cena<br />

finisse. Per fortuna la moglie <strong>di</strong> Marco, vedendo che i loro<br />

figli cascavano dal sonno chiese, scusandosi, <strong>di</strong> poter salutare<br />

e portare a casa i bambini … ringraziando della bellissima<br />

e inaspettata giornata passata insieme. Era una signora<br />

molto gentile e molto garbata, il marito la raggiunse, salutarono<br />

tutti e con i bambini in braccio addormentati … furono<br />

i primi ad andarsene. Seguiti poi dagli ospiti giapponesi che<br />

non finivano mai <strong>di</strong> ringraziare ed inchinarsi sorridendo.<br />

Anche Ersilia, il marito e i loro amici se ne andarono via<br />

molto sod<strong>di</strong>sfatti <strong>di</strong> quelle belle ore passate insieme.<br />

Finalmente, Lupo si calmò, perché il colloquio con Marco lo<br />

aveva innervosito, Cin-cin aveva percepito il <strong>di</strong>sagio del<br />

compagno e quella notte fu molto calda ed affettuosa, senza<br />

fargli domande, finchè il sonno non li sorprese abbracciati<br />

… Di buon mattino, fecero colazione e Lupo informò Cincin<br />

della sua decisione <strong>di</strong> passare in banca a Roma, per aprire<br />

le cassette <strong>di</strong> sicurezza e cercare quel benedetto co<strong>di</strong>ce.<br />

Contava <strong>di</strong> essere a Piazza Venezia a Roma, massimo per le<br />

<strong>di</strong>eci <strong>di</strong> quel mattino, e tornare a Sperlonga verso le due per<br />

riunirsi alla famiglia. Uscirono dalla villa, senza svegliare i<br />

figli che dormivano tutti e pregarono Silverio <strong>di</strong> informarli<br />

che sarebbero tornati in giornata. In macchina, scorse i giornali<br />

del mattino per trovare qualche notizia su Ferentino, ma<br />

per fortuna non c’era niente <strong>di</strong> interessante. Arrivati in<br />

banca, puntualmente come previsto, lasciarono Kabir al parcheggio<br />

<strong>di</strong> Piazza Venezia ad attenderli. Cin-cin lasciò Lupo<br />

ai suoi pensieri perché si accorse che era piuttosto teso.<br />

Espletate le formalità bancarie <strong>di</strong> rito ed evitando <strong>di</strong> andare<br />

a trovare il <strong>di</strong>rettore dell’agenzia, Lupo si fece aprire le sue<br />

tre cassette <strong>di</strong> sicurezza e dopo averle svuotate, una per una,<br />

dei preziosi e delle carte... con suo grande <strong>di</strong>sappunto, con-<br />

163


statò che il famoso co<strong>di</strong>ce ‘Atlantis’ non c’era. A momenti<br />

gli veniva un collasso. Non ci poteva credere, non si dava<br />

pace... <strong>di</strong> aver preso una ennesima cantonata e <strong>di</strong>venne pallido<br />

come un morto. Cin-cin si spaventò ed istintivamente<br />

gli porse il suo fazzoletto, impregnato <strong>di</strong> profumo come per<br />

farlo riavere: “Calmati Lupo, calmati!” gli <strong>di</strong>sse con affetto<br />

“Vedrai che lo trovi... vedrai che ci sarà una spiegazione.<br />

Devi solo calmarti e fare mente locale, come fai sempre nei<br />

momenti <strong>di</strong> pericolo. Come <strong>di</strong>ce il motto della tua famiglia:<br />

‘ex adversis nobilior’”. Rispose Lupo: “Hai ragione amore<br />

mio, se non ci fossi tu, non saprei proprio come fare... hai il<br />

potere <strong>di</strong> calmarmi e <strong>di</strong> darmi coraggio, come sempre...<br />

Guarda, mi porto via il testamento, che sfoglierò inutilmente,<br />

la lista dei contenuti <strong>di</strong> ogni cassetta ed anche quella dei<br />

plichi chiusi, che adesso non ho voglia <strong>di</strong> aprire perché sono<br />

sigillati con i piombini. E mi prendo questa grossa busta con<br />

lettere, carte e santini <strong>di</strong> mio padre e <strong>di</strong> mia madre. Non ho<br />

voglia <strong>di</strong> passare delle ore nel caveau, sottoterra, <strong>di</strong> questa<br />

banca”. Prese un astuccio <strong>di</strong> pelle con un filo <strong>di</strong> perle<br />

“baroc” bellissime, senza farsi vedere, per regalarlo, una<br />

volta a casa, a Cin-cin. Richiuse le cassette, chiamò il commesso,<br />

assistette alla chiusura delle doppie chiavi <strong>di</strong> sicurezza<br />

ed uscirono dalla banca, dopo aver messo tutto quello che<br />

aveva preso in una borsa <strong>di</strong> pelle, che si era portato. E tornarono<br />

a Sperlonga più velocemente possibile per essere a<br />

pranzo con i figli. Quando arrivarono tutti avevano già mangiato<br />

per via dei bambini che erano affamati però era rimasto<br />

il loro posto apparecchiato. Pranzarono senza parlare,<br />

Lupo era, a <strong>di</strong>r poco, furioso perché ancora una volta non<br />

aveva risolto nulla e poi si era <strong>di</strong>menticato <strong>di</strong> passare, a casa<br />

a Roma, a ritirare la posta e a lasciare tutte le <strong>di</strong>sposizioni<br />

inerenti ai pagamenti del mese della sua amministrazione<br />

ma si ripromise <strong>di</strong> risolvere il tutto telefonicamente, dando<br />

le istruzioni del caso alla servitù. La sua compagna, molto<br />

intelligentemente evitò <strong>di</strong> parlargli <strong>di</strong> cose impegnative... e<br />

meno che mai del dossier introvabile e gli propose <strong>di</strong> andare<br />

subito a prendere una bella granita <strong>di</strong> caffè in spiaggia,<br />

164


dove avrebbero riposato sotto le capannine e fatto poi un bel<br />

bagno con i familiari che erano già lì ad aspettarli. Lupo<br />

annuì col capo, senza parlare e poi si scusò <strong>di</strong> essere così<br />

musone, ma la donna gli sorrise con complicità. Gustando la<br />

granita, Lupo guardava le onde del mare, cercando una<br />

risposta ai suoi interrogativi, tra sè e sè, si rassicurava perché<br />

non era possibile che il co<strong>di</strong>ce fosse sparito poiché, <strong>di</strong><br />

quelle memorie, gliene aveva parlato anche il principe <strong>di</strong><br />

San Severo, che gli aveva raccomandato <strong>di</strong> risolvere la questione<br />

<strong>di</strong> quella fortuna nascosta da tanto tempo in quanto<br />

fondamentale per le finalità sociali, finanziarie ed etico politiche<br />

dei Cavalieri. Ma l’evidenza dei fatti era amara e si<br />

sentiva colpevole <strong>di</strong> non trovare la risposta positiva alla sua<br />

affannosa ricerca. Si sentiva in colpa per aver trascurato per<br />

troppo tempo quella questione, ed allora, posato il bicchiere<br />

sul tavolinetto <strong>di</strong> plastica della capannina, si allungò nella<br />

sua sdraio, cercando <strong>di</strong> trovare un momento <strong>di</strong> relax, carezzato<br />

dalla brezza <strong>di</strong> mare <strong>di</strong> quel caldo pomeriggio <strong>di</strong> settembre.<br />

Cin-cin, si accorse che l’uomo voleva riposarsi e,<br />

senza far rumore, si allontanò per non <strong>di</strong>sturbarlo e raggiunse<br />

i bambini che giocavano con le loro mamme. Raimondo,<br />

visto che il papà riposava, chiese a Cin-cin come mai erano<br />

andati via e dove e la donna gli raccontò tutto. Raimondo<br />

commentò che questa ennesima ricerca infruttuosa, doveva<br />

aver messo il padre nella costernazione e, conoscendolo, che<br />

non avrebbe smesso le ricerche, finché non avesse trovato<br />

quelle maledette carte. Si rammaricava che, dal canto suo,<br />

non sapeva come aiutarlo e si chiedeva cosa mai avesse<br />

escogitato quel macchiavellico nonno per criptare quei<br />

documenti così importanti. Cin-cin lo pregò <strong>di</strong> non <strong>di</strong>re<br />

niente e <strong>di</strong> prendere il <strong>di</strong>scorso, solo quando Lupo lo avesse<br />

voluto. Verso le sei, i nipotini reclamarono il nonno perché<br />

venisse a giocare con loro in acqua, visto che si era svegliato<br />

e sembrava meno accigliato e quin<strong>di</strong> lo sospinsero, mandando<br />

gridolini <strong>di</strong> gioia, fino in mare, pretendendo <strong>di</strong> usarlo<br />

come trampolino per fare i tuffi. Lupo stette al gioco fra<br />

le risa <strong>di</strong> tutti. A Raimondo e Cin-cin, non parve vero <strong>di</strong><br />

165


vederlo sorridere. Finalmente, quasi verso le otto, lasciarono<br />

la spiaggia per tornare a casa, la serata passò tranquillamente,<br />

Silverio e Fernanda avevano preparato delle buone<br />

pizze che mangiarono tutti con gusto, non uscirono dopo<br />

cena e guardarono, chi la televisione e chi giocò a carte. I<br />

bambini erano crollati dal sonno. Quando Lupo e Cin-cin<br />

furono in camera da letto, lui con la faccia sorniona, tolse il<br />

filo <strong>di</strong> perle, che era stato <strong>di</strong> sua zia, dall’astuccio e lo mise<br />

al collo del suo amore che si stava spogliando, e lei stupita<br />

e compiaciuta ... rimase vestita solo <strong>di</strong> quelle perle bianchissime<br />

che contrastavano con l’abbronzatura del suo corpo.<br />

Era veramente uno spettacolo! I due si baciarono appassionatamente<br />

e fecero all’amore, dalla finestra si vedeva il<br />

cielo stellato e la serata era ventilata tiepidamente dal vento<br />

<strong>di</strong> mare. Dopo la colazione del mattino, Lupo decise <strong>di</strong> non<br />

scendere in spiaggia e <strong>di</strong> dare un’occhiata a quel pacco <strong>di</strong><br />

carte che aveva prelevato dalla cassetta <strong>di</strong> sicurezza ed<br />

aveva un certo batticuore. Francamente, non aveva voglia <strong>di</strong><br />

leggere tutte le lettere e, mentre le metteva sommariamente<br />

in or<strong>di</strong>ne, tolse alcune cartoline e santini cari conservati dai<br />

genitori e si accorse, che c’era una vecchia e<strong>di</strong>zione impreziosita<br />

del libretto <strong>di</strong> Parzival <strong>di</strong> Wolfram von Eschenbach e<br />

sfogliando le bellissime incisioni d’oro che rappresentavano<br />

cavalieri in armi, si chiedeva come mai ci fosse quel libricino<br />

nella cassetta <strong>di</strong> sicurezza. Lui non se ne era mai accorto.<br />

Sicuramente l’aveva messo il padre. Ripose il testamento<br />

che aveva visto in banca e incuriosito cominciò a sfogliarlo,<br />

leggendone alcuni passi famosi, quando, sul retro della<br />

copertina, trovò scritta <strong>di</strong> pugno da suo padre la seguente<br />

esortazione: Lupo Maria, figlio mio adorato, cavaliere<br />

senza macchia e senza paura, osserva la sacra regola dei<br />

nostri Retrais e dell’Hora et Labora del grande Santo<br />

Benedetto da Norcia, patrono d’Europa ed ispiratore del<br />

Maestro nostro, Ugo de’ Pagani e dei suoi Poveri Valorosi<br />

Cavalieri <strong>di</strong> Cristo, imbraccia la spada della giustizia ed<br />

esci ‘Ex adversis nobilior’ fortificato e temprato dalla battaglia,<br />

dagli affanni della vita, debellando ogni paura e tor-<br />

166


mento, per raggiungere il tuo Sacro Graal... fino al momento<br />

della ricongiunzione con Dio, sublime Verità. Conquista<br />

con il braccio indomito, con il cuore <strong>di</strong> ferro, con la mente<br />

infinita, il sapere e la verità che è <strong>di</strong> cristallo e sconfiggi il<br />

male che è tenebra, ignoranza ed ingiustizia. Mettiti al servizio<br />

dell’Uomo e <strong>di</strong>fen<strong>di</strong>lo fino alla morte, rispettando la<br />

Vita dell’Universo e della sua Sacra Famiglia che è gloria<br />

e immagine <strong>di</strong> Dio. Fai del tuo petto una corazza d’acciaio,<br />

illuminata dallo Spirito Santo che dovrai seguire, adornata<br />

dalle Cinque Croci Rosse dei Templari dove proteggere il<br />

tuo cuore d’oro e la tua mente <strong>di</strong> platino per amare e contemplare<br />

Dio. Aggiungi rubini, smeral<strong>di</strong>, zaffiri e perle nere<br />

del mare cinabro per onorare la Sua corona <strong>di</strong> oricalco.<br />

Cerca in te stesso per trovare quello che pensi altrove e<br />

avrai la soluzione finale e salvifica. Un abbraccio e un<br />

bacio, tuo Padre e tua Madre. Roma 29 <strong>di</strong>cembre1971.<br />

Un nodo <strong>di</strong> commozione attanagliò il cuore <strong>di</strong> Lupo che<br />

carezzò le firme dei suoi genitori. Non aveva mai letto quel<br />

passo e cominciò a piangere silenziosamente, chiedendosi<br />

come mai gli avesse lasciato quel messaggio così profondo<br />

e così, esotericamente criptico e <strong>di</strong>fficile, da capire. Pensò<br />

che con questo testamento spirituale il padre volesse <strong>di</strong>re <strong>di</strong><br />

concentrarsi in sè stesso ed avvicinarsi maggiormente a Dio<br />

con la mente, le parole e i fatti, desistendo dal cercare altrove<br />

qualunque altra gratificazione morale che non fosse quella<br />

etica e spirituale. Non potè fare a meno <strong>di</strong> rimproverarsi<br />

<strong>di</strong> essere un cattolico, niente affatto praticante, perché lui<br />

non sopportava le messe cantate in italiano e preferiva quelle<br />

in latino. Non amava andare in chiesa quando ci andavano<br />

gli altri, il suo era un rapporto <strong>di</strong> comunione mistica e<br />

ardente con cui si rivolgeva a Dio e poi, si vergognava <strong>di</strong><br />

ammetterlo, non sopportava quei tipici toni chiesastici <strong>di</strong><br />

certi prelati quando facevano i loro sermoni dall’altare.<br />

Senza contare che il suo rapporto d’amore con Cin-cin non<br />

era ancora definito come voleva. In fondo in fondo, si sentiva<br />

un pò pagano e più cattolico che cristiano rispetto alle sue<br />

regole <strong>di</strong> vita, anche per questo era riluttante ad accettare<br />

167


l’investitura a Gran Maestro. Il matrimonio <strong>di</strong>pendeva<br />

anche dalla sua compagna, se e quando fosse pronta, i figli<br />

erano d’accordo, ed entrambi, essendo vedovi, potevano<br />

sposarsi in chiesa. Era solo questione <strong>di</strong> tempo. Comunque,<br />

quella lettura lo aveva scombussolato e chiese a Cin-cin, che<br />

gli stava vicino, <strong>di</strong> servirgli un altro caffè e le porse il<br />

Parzival, aperto alla pagina scritta dal padre, per farglielo<br />

leggere. Mentre lei prendeva il prezioso testo miniato piuttosto<br />

incuriosita, gli porse le cartoline e i santini che aveva<br />

guardato nel frattempo. Lupo, che era molto provato e pensieroso<br />

per le parole del padre, sfogliò senza attenzione<br />

quelle carte e vide che c’era la fotografia a colori della<br />

‘Madonna del Parto’, posta nella cappella <strong>di</strong> famiglia, nella<br />

navata <strong>di</strong> destra <strong>di</strong> San Giovanni e Paolo e notò, che c’era<br />

anche una bella fotografia dell’ovale della ‘Madonna del<br />

Carmine’ posta a Palazzo Boccanelli-Mancini sulla parete<br />

nord che dà verso la Porta Montana <strong>di</strong> Ferentino. Non si era<br />

mai accorto <strong>di</strong> quanto fosse preziosa e bella questa pala<br />

ovale, e si chiese se, per caso, era intervenuto nel restauro lo<br />

scomparso Fabio Fabiani. Non era il momento, <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>re<br />

questi argomenti, anche se si ripromise <strong>di</strong> esaminare<br />

meglio alcune scritte molto deboli e poco leggibili sul retro<br />

<strong>di</strong> quei due santini. Francamente, la testa gli scoppiava e<br />

preferì chiedere a Cin-cin cosa pensava <strong>di</strong> quello scritto,<br />

<strong>di</strong>cendole che l’avrebbe fatto leggere anche a Raimondo e<br />

alle figlie, per avere il loro parere in merito. Era evidente il<br />

messaggio esoterico <strong>di</strong> quelle parole in<strong>di</strong>rizzate, templarmente<br />

alla gloria <strong>di</strong> Dio, a perseguirla con sprezzo del dolore,<br />

della paura e del pericolo. Se le ripeteva continuamente<br />

in testa, senza venirne a capo. Anche Cin-cin lesse e rilesse<br />

più volte quelle righe, folgorata dalla profon<strong>di</strong>tà racchiusa<br />

in quella paginetta, vergata dalla bella scrittura <strong>di</strong> Don<br />

Ambrogino e, poggiando il testo vicino a quelle lettere e<br />

cartoline, <strong>di</strong>sse: “Che cose meravigliose ha scritto tuo padre<br />

<strong>di</strong> suo pugno, in definitiva, questo splen<strong>di</strong>do misticismo<br />

templare <strong>di</strong> ricongiungimento a Dio, ricorda moltissimo<br />

quello nostro Bud<strong>di</strong>sta e Confuciano <strong>di</strong> annullamento e del<br />

168


Nirvana, supremo congiungimento con l’essere che domina<br />

l’universo”.<br />

Comunque sia, era in<strong>di</strong>spensabile decifrare quelle parole<br />

e interpretare il significato <strong>di</strong> quell’esortazione scritta sul<br />

Parzival, al più presto. Era indubbio che i malfattori, nascosti,<br />

stessero tramando qualche altra efferatezza. E semmai avessero<br />

desistito dall’arraffare il cavallo… dovevano avere in<br />

mente qualche altra cosa a cui stavano certamente lavorando.<br />

Perché mai Hunter, si era introdotto a palazzo a Ferentino?”.<br />

“Mannuccio ci ha detto, che ha chiesto <strong>di</strong> me!” Ribattè Lupo:<br />

“Perché, ad<strong>di</strong>rittura voleva parlarmi… io temo che quell’uomo<br />

sia arrivato vicino alla verità, ma la cosa che mi ha sorpreso,<br />

è cosa mai sia successo in questi lunghi anni, per farlo tornare<br />

a Ferentino… “ E cominciò a rimettere a posto quelle<br />

carte nella borsa <strong>di</strong> pelle… perché non aveva più voglia <strong>di</strong><br />

continuare la ricerca… mormorando che “ad ogni giorno,<br />

basta il suo affanno”, quin<strong>di</strong> avrebbe rimandato azioni e pensieri<br />

al giorno successivo. Era ormai ora <strong>di</strong> pranzo e preferirono<br />

mangiare soli soletti in piena pace, nel parco a<strong>di</strong>acente<br />

la piscina, solo nel pomeriggio sarebbero andati al mare, per<br />

stare insieme a tutti. Una telefonata da Roma, della governante<br />

Maria, lo informava <strong>di</strong> tutta la posta arrivata e doveva sapere<br />

se poteva aprirla o se c’era qualcosa da sbrigare alla Posta<br />

od altro. Lupo impiegò un po’ <strong>di</strong> tempo ad istruire la donna<br />

sul da farsi e le <strong>di</strong>sse che sarebbero tornati la settimana<br />

seguente, intorno al venti o al ventuno del mese. Avevano<br />

appena indossato i costumi per scendere in spiaggia, che<br />

squillò il telefono, a cui rispose Cin-cin. Era frate Bernardo<br />

che chiamava per conto del vescovo per chiedere a Lupo un<br />

appuntamento… al Duomo, nel suo ufficio, entro la settimana<br />

al massimo. Lupo fece rispondere che il principe era uscito,<br />

ma che avrebbe richiamato l’indomani, per incontrarsi,<br />

preferibilmente in fine settimana, infatti non aveva affatto<br />

voglia <strong>di</strong> parlare con nessuno, tantomeno col vescovo, perché<br />

era stufo <strong>di</strong> dover battagliare con i segreti e le ipocrisie degli<br />

altri. Si sbrigarono a scendere in spiaggia, prima che arrivasse<br />

un’altra… telefonata analoga. Il tempo era decisamente<br />

169


ello, però si cominciava ad avvertire che l’estate stava per<br />

finire, infatti il sole era meno caldo e le ombre sulla spiaggia<br />

erano più lunghe, come anime vagabonde calavano prima del<br />

solito. Una volta <strong>di</strong>stesi sui lettini, approfittando del fatto che<br />

tutti stavano sguazzando in acqua, Cin-cin gli rivelò quello<br />

che aveva deciso su consiglio degli amici giapponesi: Yoko e<br />

Nakamura. Gli palesò la preoccupazione <strong>di</strong> essi per la loro<br />

incolumità, alla luce <strong>di</strong> tutto quello che era accaduto e a tutte<br />

le insinuazioni che avevano fatto quasi tutti i personaggi<br />

implicati in questa storia, a proposito della convinzione che<br />

Lupo fosse l’unico a sapere la verità. Pertanto le avevano<br />

lasciato dei sofisticatissimi rivelatori microspie, <strong>di</strong> alta tecnologia<br />

giapponese, monitorati da una centralina elettronica sita<br />

nell’ambasciata nipponica <strong>di</strong> Roma, collegata ad un satellite<br />

orbitante sulla Terra. In qualunque momento si poteva sapere<br />

dove si trovassero Lupo e Cin-cin. Quin<strong>di</strong>, se fosse successo<br />

qualcosa ad uno <strong>di</strong> loro due, in pochi secon<strong>di</strong> sarebbero stati<br />

rilevati con un margine <strong>di</strong> errore <strong>di</strong> pochi centimetri. Lupo fece<br />

un balzo sul lettino, perché capì <strong>di</strong> essere l’ultimo a rendersi<br />

conto della gravità della situazione e si complimentò con Cincin<br />

e i suoi amici per questa gran<strong>di</strong>ssima prova <strong>di</strong> amicizia e<br />

<strong>di</strong> intelligenza. Poi, commuovendosi, si rammaricò che la sua<br />

compagna si trovasse coinvolta in questi avvenimenti con tutti<br />

i pericoli connessi... a causa della sua storia familiare. Le chiese<br />

con molta dolcezza e tristezza che se lei lo riteneva opportuno,<br />

poteva anche prendersi una vacanza ed andare a trovare<br />

magari i suoi parenti a Tokyo… anticipando da sola quel viaggio<br />

che avevano progettato <strong>di</strong> fare insieme per il Natale prossimo.<br />

Cin-cin lo abbracciò e lo baciò, rimproverandolo <strong>di</strong> <strong>di</strong>re<br />

una cosa del genere, perché il suo posto era ormai per sempre<br />

accanto a lui, anzi, prese la palla al balzo per confermargli il<br />

suo desiderio <strong>di</strong> sposarlo prima possibile con il matrimonio<br />

misto bud<strong>di</strong>sta-cattolico... a Ferentino, oppure in Giappone.<br />

Lupo la strinse a sé, ringraziando Dio <strong>di</strong> questo amore che gli<br />

riempiva la vita e lo aiutava nelle avversità. Una lacrima… <strong>di</strong><br />

gioia scese dagli occhi <strong>di</strong> Cin-cin e si baciarono con passione,<br />

poi si alzarono per andare a fare il bagno in quel bel mare<br />

170


dove tutti i loro cari li chiamavano a gran voce. Quella sera,<br />

Cin-cin voleva cenare alla giapponese e con il benestare degli<br />

adulti e aiutata da Fernanda, si accinse a preparare delle stuzzicanti<br />

pietanze <strong>di</strong> Sushi e Tempura, mentre per i bambini era<br />

previsto un menù più adatto. Tra le risa e gli scherzi, Cin-cin<br />

riuscì a convincere i suoi ospiti a bere il sakè caldo prima <strong>di</strong><br />

cena. Lupo era il più restio a bere quella bevanda alcolica<br />

calda a <strong>di</strong>fferenza delle figlie e della nuora, che lo trovarono<br />

squisito, in virtù che si era levato un vento piuttosto freddo ed<br />

umido, perché stavano cenando nel parco. Anche Lupo si<br />

convinse e bevve una sorsata <strong>di</strong> sakè caldo che lo scaldò e gli<br />

fece venire un appetito formidabile. Federico volle assaggiare<br />

il pesce crudo, che era un dentice freschissimo e, con grande<br />

sorpresa <strong>di</strong> Cin-cin, gli piacque molto e lo trovò squisito,<br />

ed anche le cuginette vollero fare altrettanto… ma a loro non<br />

piacque. Silverio e Fernanda, da buoni ciociari, evitarono<br />

accuratamente <strong>di</strong> mangiarlo, senza farsi accorgere da Cin-cin<br />

che forse si sarebbe <strong>di</strong>spiaciuta. Lupo invece lo capì perfettamente<br />

e si mise a ridere. Quella sera, all’Arena <strong>di</strong> Sperlonga,<br />

davano un film <strong>di</strong>vertente e scacciapensieri, e quin<strong>di</strong> tutti<br />

insieme ci andarono per la gioia dei bambini, che, ognuno col<br />

suo pacchettino <strong>di</strong> dolcetti vari e relativa bibita, erano ai sette<br />

cieli, perché la serata era tutta per loro. Verso la mezzanotte<br />

tutti vollero mangiare le crepes calde con il gelato, ognuno<br />

scelse il gusto preferito e poi tutti a nanna felici e contenti.<br />

Anche se quella notte non c’era uno straccio <strong>di</strong> luna i due<br />

amanti si giurarono ancora eterno amore e si addormentarono<br />

abbracciati. Fedele alla promessa fatta, il principe verso le ore<br />

un<strong>di</strong>ci del mattino del giorno dopo, chiamò al cellulare la<br />

segreteria <strong>di</strong> monsignor Dell’Angelo, per fissare l’appuntamento<br />

e, considerando che, voleva togliersi il pensiero prima<br />

possibile, chiese <strong>di</strong> poterlo vedere quel pomeriggio stesso<br />

verso le se<strong>di</strong>ci e trenta, visto che il mare era molto mosso,<br />

l’acqua era fredda e il cielo piuttosto nuvoloso. E poi la<br />

<strong>di</strong>stanza fra Sperlonga e Ferentino era breve. Arrivarono lui e<br />

Cin-cin sul piazzale della Cattedrale sotto una leggera pioggia<br />

ed il Vescovo li ricevette con molta cor<strong>di</strong>alità. Una volta<br />

171


accomodati nel grande <strong>di</strong>vano del suo stu<strong>di</strong>o, mentre suor<br />

Matilde serviva un thè freddo con i suoi biscottini all’anice,<br />

Don Nunzio spiegò che li aveva voluti vedere perché era riuscito<br />

a sapere da alcuni monsignori polacchi della Segreteria<br />

<strong>di</strong> Stato vaticana, alcune informazioni sul generale Hunter,<br />

ossia Noah Cassidy. La novità consisteva nel fatto che quell’uomo<br />

era un Ebreo Polacco convertito al cattolicesimo già<br />

da una generazione, perché il padre <strong>di</strong> lui si era fatto battezzare<br />

dopo la prima guerra mon<strong>di</strong>ale e da alto ufficiale qual’era,<br />

era stato ucciso dai Russi, nel secondo conflitto, alle<br />

Fosse <strong>di</strong> Katyn, dove i Sovietici, nel 1940, avevano fucilato<br />

22.000 persone tra ufficiali, soldati e civili della Polonia tra<br />

cui 5000 ufficiali, e seppelliti segretamente. Il ritrovamento<br />

venne fatto casualmente nel 1942, da un ufficiale me<strong>di</strong>co italiano.<br />

Hunter aveva frequentato la famosa e prestigiosa antica<br />

accademia <strong>di</strong> tecnica militare a Varsavia, dove si era laureato<br />

in ingegneria giovanissimo, con il massimo dei voti. La<br />

sia famiglia era molto ricca ed importante ed il giovane era un<br />

ragazzo <strong>di</strong> grande cultura, appassionato archeologo. Il monsignore<br />

era riuscito ad avere gli atti del processo dove Hunter<br />

<strong>di</strong>chiarava <strong>di</strong> aver ferito gravemente lui stesso von Teufel e <strong>di</strong><br />

averlo malmenato selvaggiamente, durante l’interrogatorio e<br />

<strong>di</strong> averlo minacciato <strong>di</strong> crocifiggere ai ganci della macelleria.<br />

Si era guardato bene dal farlo pur contrad<strong>di</strong>cendosi più volte,<br />

e lo aveva lasciato prigioniero nel suo reparto misto <strong>di</strong> soldati<br />

Americani, Inglesi, In<strong>di</strong>ani e Marocchini, comandati da un<br />

sergente Francese, per inseguire de’ Maranta, che era scappato<br />

nonostante fosse ferito. Tutto ciò, il polacco americanizzato,<br />

lo aveva giurato e sottoscritto nel processo. Al giu<strong>di</strong>ce<br />

inquirente dell’epoca, del processo imbastito dagli Alleati<br />

insieme con lo Stato Maggiore Italiano, che era un ufficiale<br />

Inglese, Hunter stesso aveva dato ad intendere, che la barbara<br />

crocifissione <strong>di</strong> von Teufel, doveva essere stata attuata da<br />

quei soldati <strong>di</strong> colore, inferociti dalla carneficina subita dai<br />

loro commilitoni ben superiore, per numero, a quella dei<br />

morti Tedeschi e Italiani con cui si erano scontrati al bivio <strong>di</strong><br />

Anagni. Aveva raccontato, inoltre, anche se contrad<strong>di</strong>cendosi,<br />

172


che non avevano trovato l’altro ufficiale italiano, anch’egli<br />

ferito, che era scappato con un piccolo camion e, una volta<br />

tornato al tramonto presso quella macelleria, aveva trovato<br />

von Teufel, che lui credeva ancora vivo così barbaramente<br />

trucidato… Non avrebbe mai pensato che i soldati presenti<br />

all’interrogatorio, avessero preso alla lettera le sue minacce<br />

senza aver avuto or<strong>di</strong>ni precisi. Lo stesso Hunter cercò <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>viduare i colpevoli ma senza esito, e si rammaricava <strong>di</strong><br />

quanto accaduto per colpa sua, perché in definitiva, il comandante<br />

era lui. La giuria, benevolmente, lo scagionò dall’aver<br />

materialmente commesso il fatto. Cosa che Lupo commentò<br />

<strong>di</strong>cendo che la giuria in ogni caso lo avrebbe assolto, anche<br />

perché non c’era nessuno che poteva contrad<strong>di</strong>re Hunter e che<br />

il sergente Francese non venne interrogato e nessun altro soldato,<br />

perché irreperibili durante il processo. Il monsignore,<br />

dal canto suo, si rifiutava <strong>di</strong> credere che quell’ufficiale, uomo<br />

<strong>di</strong> cultura e <strong>di</strong> ottima famiglia, potesse aver eseguito quell’atroce<br />

esecuzione e voleva credere che fosse opera <strong>di</strong> uno <strong>di</strong><br />

quei soldatacci, magari ubriaco ed esagitato, approfittando<br />

dell’assenza del suo comandante. Il vescovo si era commosso<br />

a ripercorrere gli avvenimenti e, con un fazzolettino bianco,<br />

si soffiò il naso e pregava Dio che quel gesto tremendo<br />

fosse stato effettuato quando il suo povero papà era ormai<br />

deceduto. Per lui, quell’orribile esecuzione, doveva essere<br />

stata fatta dopo… solo per infierire su un morto… che non<br />

poteva ribellarsi. Gli occhi del vescovo erano bagnati <strong>di</strong> lacrime<br />

e anche Cin-cin piangeva con suor Matilde, che aveva<br />

ascoltato in silenzio e terrea in volto quel terribile racconto.<br />

Lupo non sapeva cosa <strong>di</strong>re e non trovava parole <strong>di</strong> consolazione,<br />

quando il monsignore, con una voce molto flebile<br />

ammise che invocava Id<strong>di</strong>o per aiutarlo a perdonare quell’assassino.<br />

Un’altra cosa aveva da <strong>di</strong>re a Lupo, la mamma a cui<br />

telefonicamente aveva raccontato tutto ciò che era accaduto in<br />

quei giorni, gli ricordò <strong>di</strong> un dono che gli aveva fatto il padre<br />

per le loro nozze, che non erano state celebrate per motivi <strong>di</strong><br />

sicurezza, e che consisteva in due bellissime perle nere per<br />

farne un paio <strong>di</strong> orecchini, che lei ancora conservava in un<br />

173


cofanetto tra chicchi <strong>di</strong> riso. Quelle perle <strong>di</strong> quel particolare<br />

colore, dovevano provenire per forza o dall’Eritrea o<br />

dall’Etiopia, cioè dal Mar Rosso. Suor Matilde, per cercare <strong>di</strong><br />

smorzare l’atmosfera triste servì ancora un po’ <strong>di</strong> thè a tutti,<br />

senza nemmeno chiederlo, e tutti lo sorseggiarono in silenzio<br />

e Cin-cin, come una bambina, sgranocchiò ancora un po’ <strong>di</strong><br />

quei biscotti. Dell’Angelo domandò al principe se avesse mai<br />

sentito parlare <strong>di</strong> perle nere, che sicuramente erano un ulteriore<br />

in<strong>di</strong>zio sulla strada del tesoro scomparso. Lupo che, solo al<br />

sentirle nominare, aveva già cominciato a cercare nei suoi<br />

ricor<strong>di</strong>, esclamò: “Monsignore, ripensando alle sue parole, mi<br />

ricordo, non so come, <strong>di</strong> sette o nove perle nere che mio padre<br />

nominò un giorno, parlando con l’orefice Fabio Fabiani, quello<br />

che ha restaurato la ‘Madonna del Parto’ nella nostra cappella<br />

in Cattedrale. Ma, fino ad ora, non le avevo mai collegate<br />

al tesoro <strong>di</strong> cui stiamo parlando. Forse potevano essere<br />

anche <strong>di</strong> più, ma sicuramente un numero <strong>di</strong>spari perché le<br />

associava, una volta alle sette meraviglie del mondo ed un’altra,<br />

alle nove palle della corona da conte. Ho un ricordo molto<br />

confuso. Certamente ho sentito parlare <strong>di</strong> perle nere, molto<br />

preziose e molto rare e <strong>di</strong> gran valore… ma adesso non riesco<br />

a ricordarmi <strong>di</strong> più. La memoria non mi abbandonerà e tuttavia<br />

le sono molto grato <strong>di</strong> avermi voluto raccontare queste<br />

cose”. E vedendo che il vescovo si era calmato e anche un po’<br />

stancato… Lupo e Cin-cin si alzarono per salutarlo e ricevettero<br />

la sua bene<strong>di</strong>zione e il suo sorriso <strong>di</strong> ringraziamento.<br />

Suor Matilde, mentre uscivano dal grande stu<strong>di</strong>o, <strong>di</strong>ede a Cincin<br />

un pacchetto <strong>di</strong> quelle ciambelline all’anice cotte con una<br />

sfoglia d’ostia che adorava e lei sorridendo la ringraziò e le<br />

schioccò un bacio sulla guancia.<br />

Arrivarono a Sperlonga con il cielo che si tingeva <strong>di</strong> rosa<br />

per presagire un giorno sereno. Volevano passare quei pochi<br />

giorni ancora <strong>di</strong> vacanza in piena serenità, godendosi quel<br />

dolce settembre, al mare, con tutta la famiglia al completo,<br />

cercando <strong>di</strong> tenere la tensione al minimo, scaricandosi la<br />

mente con le piccole, gran<strong>di</strong> cose quoti<strong>di</strong>ane. Lasciando che<br />

le ore dei giorni danzassero intorno a loro con i colori della<br />

174


stagione <strong>di</strong> fine estate, al suono del vento e del mare ed al<br />

canto muto delle cose. Al mattino e al tramonto, la sabbia, il<br />

mare e il cielo <strong>di</strong> Sperlonga erano un tripu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> colori e<br />

odori che riempivano lo sguardo e saziavano l’anima. Cincin<br />

ebbe un’idea bellissima, voleva fare uno spettacolo<br />

improvvisando un teatrino nel parco della villa, per i bambini<br />

recitando storie della cultura cinese e giapponese. Per i<br />

piccoli, aveva in mente <strong>di</strong> portare su un piccolo palcoscenico<br />

una delle mille storie del giovane Wu-Sung che combatte<br />

la tigre nella contea <strong>di</strong> Yang Ku dell’epopea cinese del<br />

quattor<strong>di</strong>cesimo secolo, e per i gran<strong>di</strong>, cantare la Butterfly<br />

vestita da geisha e truccando Lupo da Pinkerton e poi forse,<br />

se ce la faceva, fare un balletto, come le ballerine del famoso<br />

teatro Kabuki giapponese. Aveva mille idee e pensava<br />

anche <strong>di</strong> recitare alcune storielle dell’antico teatro esoterico<br />

giapponese No, si era talmente infervorata ed aveva anche<br />

telefonato alla sua amica Yoko perché l’aiutasse. Chiese a<br />

Lupo se poteva invitarla a stare qualche giorno in villa per<br />

fare i preparativi dello spettacolo. Lupo comprese che la sua<br />

compagna aveva bisogno <strong>di</strong> questo <strong>di</strong>versivo per fugare le<br />

sue paure che aveva sempre <strong>di</strong>ssimulato e per fortuna la<br />

villa, al terzo piano, aveva un’ampia mansarda con tutte le<br />

como<strong>di</strong>tà, e quin<strong>di</strong> accettò <strong>di</strong> buon grado l’ospite per farla<br />

contenta. Quei giorni <strong>di</strong> preparazione trascorsero velocemente,<br />

tutti volevano contribuire a qualcosa e venne ingaggiato<br />

il possente Kabir per fare la parte della tigre e impegnarono<br />

anche sua moglie per preparare i costumi. La villa<br />

sembrava un teatro <strong>di</strong> posa. Silverio, con sega, martello,<br />

chio<strong>di</strong> e pennello, montò il palcoscenico e Nakamura faceva<br />

lo scenografo, improvvisando, ora una giungla cinese,<br />

ora uno scenario principesco giapponese. La cosa era molto<br />

<strong>di</strong>vertente e i bambini erano al massimo della felicità e della<br />

tensione. La notte non volevano mai andare a dormire.<br />

Saccheggiarono i negozietti <strong>di</strong> Sperlonga per tutto quello<br />

che poteva servire allo spettacolo e il gran giorno arrivò.<br />

L’evento era previsto per domenica 19 settembre nel tardo<br />

pomeriggio, più tar<strong>di</strong> ci sarebbe stato un buffet freddo per<br />

175


una trentina <strong>di</strong> persone, visto che avevano invitato alcuni<br />

vicini <strong>di</strong> spiaggia e i proprietari della Baia Azzurra, che<br />

accettarono molto volentieri, portando una favolosa ‘sangria’<br />

, cocomeri, meloni freschi e fichi. Come succede, i<br />

bambini avevano fatto una grande propaganda allo spettacolo<br />

e così ne vollero venire altri con i genitori… bisognò<br />

comprare delle se<strong>di</strong>e <strong>di</strong> plastica per approntare quel simpatico<br />

cinematografo. Yoko e Cin-cin decisero <strong>di</strong> attenersi al<br />

rigido schema del teatro Takarazuka, quin<strong>di</strong> decisero che la<br />

parte <strong>di</strong> Pinkerton, invece <strong>di</strong> Lupo l’avrebbe fatta Yoko<br />

vestita da uomo e con i baffi… per far ridere i piccoli. Lupo<br />

fu contento del cambiamento perché, in fondo, era un timido<br />

e pur essendo intonato, era scarso <strong>di</strong> voce. Il teatro <strong>di</strong><br />

legno era piuttosto ampio e grande, formato da due false<br />

colonne <strong>di</strong> pietra, che in realtà erano fatte <strong>di</strong> compensato<br />

<strong>di</strong>pinto <strong>di</strong> bianco con sopra un timpano a pagoda su cui<br />

erano stati <strong>di</strong>pinti dei fiori <strong>di</strong> loto e draghi d’oro. Veramente,<br />

niente male. Quando si aprì il sipario i bambini cominciarono<br />

ad urlare <strong>di</strong> gioia perché Kabir, travestito da tigre con dei<br />

gran<strong>di</strong> baffi e una coda a penzoloni, ruggiva e soffiava come<br />

un vero felino. Quando Yoko, gli comparve davanti vestita<br />

alla cinese, gli saltò addosso per sbranarla. Era la sua prima<br />

vittima e cercava <strong>di</strong> trascinarla <strong>di</strong>etro un finto cespuglio<br />

verde… i bambini cominciavano a prenderla un po’ sul<br />

serio… perché la tigre era molto cattiva e cre<strong>di</strong>bile, finché<br />

non venne Cin-cin, che impersonava il coraggioso ed intrepido<br />

Wu-Sung, che affrontò quel bestione e dopo una lunga<br />

lotta, all’ultimo sangue, la uccideva. I bambini, dall’emozione,<br />

gridavano e poi si misero a ridere fragorosamente<br />

quando Kabir, la tigre, rimase stecchito con la quattro<br />

zampe per aria. Tutti i passaggi della scena erano accompagnati<br />

dal suono <strong>di</strong> tamburelli, campanelli e mandolino suonati<br />

da Yoko e Nakamura. Questo primo atto, si chiuse con<br />

l’applauso del pubblico che era <strong>di</strong> circa cinquanta persone. I<br />

piccoli erano elettrizzati. Nel secondo atto, invece, Cin-cin,<br />

Yoko e Suleima, la bella moglie in<strong>di</strong>ana <strong>di</strong> Kabir, vestite da<br />

gheishe mimarono e danzarono una tenera storia d’amore<br />

176


del teatro No, dove Yoko, però, impersonava vestita adeguatamente,<br />

l’Imperatore samurai Takugawa, che andava in<br />

guerra e lasciava la sposa e la vecchia madre, che piangevano<br />

sommessamente. Ma Yoko, era talmente impacciata nella<br />

sua veste <strong>di</strong> samurai che invece <strong>di</strong> far piangere, fece ridere,<br />

specie quando cercò <strong>di</strong> sguainare la sua katana che, incollata<br />

al fodero, non voleva saperne <strong>di</strong> uscire. Una trombetta e<br />

il mandolino accompagnavano la solenne, si fa per <strong>di</strong>re, partenza<br />

del guerriero che andava in guerra Tutti risero <strong>di</strong> gusto<br />

e così finì il secondo atto. Finalmente arrivò il pezzo forte,<br />

venne il momento del terzo atto. Il sipario scoprì un tipico<br />

paesaggio giapponese, con in lontananza un palazzo con il<br />

tipico tetto rivolto all’insù e una grande luna rossa con il<br />

sacro monte Fujijama sullo sfondo. La Butterfly, recitata da<br />

Cin-cin, con un bellissimo kimono <strong>di</strong> seta bianca e Yoko, in<br />

<strong>di</strong>visa da ufficiale della marina americana con i capelli<br />

nascosti e i baffi da sparviero… impersonava Pinkerton.<br />

Mentre sostavano, sul tipico ponticello giapponese, che sormontava<br />

un canale <strong>di</strong>pinto <strong>di</strong> blu, cominciarono a cantare il<br />

bellissimo duetto dell’opera <strong>di</strong> Puccini. La scena fu ben<br />

recitata e nonostante l’evidente trucco mascolino <strong>di</strong> Yoko, la<br />

melo<strong>di</strong>a meravigliosa incantò tutti… che si commossero e i<br />

bambini piansero. Lupo rimase incantato a vedere la grazia<br />

e la dolcezza della voce da soprano della sua Cin-cin, rammaricandosi<br />

per averla, forse, messa in un grande pericolo.<br />

Quella donna era veramente una persona meravigliosa,<br />

piena <strong>di</strong> risorse e <strong>di</strong> fascino e, per un attimo, pensò al suo<br />

destino così strano… rammentandosi anche della prima<br />

moglie che era stata una persona straor<strong>di</strong>naria e che aveva<br />

amato tantissimo. Ma, il destino aveva voluto così. Alla fine<br />

del terzo atto, tutti gli attori con i suonatori si presentarono<br />

al pubblico che non finiva mai <strong>di</strong> applau<strong>di</strong>re e verso le nove<br />

si <strong>di</strong>ede inizio al buffet. I commenti e le felicitazioni si susseguivano<br />

durante la cena, moltissimi degli ospiti fecero<br />

fotografie agli ‘attori’. Al buffet, molti bambini volevano<br />

essere fotografati con gli attori, soprattutto con Kabir, a cui<br />

non permisero <strong>di</strong> togliersi il costume da tigre. Le foto, sareb-<br />

177


ero state pubblicate con la critica allo spettacolo, nel prossimo<br />

numero del giornalino <strong>di</strong> Sperlonga. Gli ospiti rimasero<br />

fino a tarda notte perché i piccoli non la finivano mai <strong>di</strong><br />

salire e scendere dal palcoscenico, mimando le scene che<br />

avevano visto. I nipotini <strong>di</strong> Lupo erano particolarmente<br />

orgogliosi <strong>di</strong> Cin-cin e i suoi amici giapponesi e Kabir e<br />

Suleima erano <strong>di</strong>ventati i loro beniamini. Era stata una gran<br />

bella serata. Andarono a letto molto tar<strong>di</strong> e Cin-cin crollò<br />

dal sonno, mentre Lupo, si girò e rigirò in preda ai pensieri,<br />

e si alzò più volte a guardare, dalla finestra della loro camera,<br />

il giar<strong>di</strong>no con la piscina che rifletteva il cielo stellato.<br />

Poi tornò a letto per guardare quella che per lui era la sua<br />

seconda moglie. Ne ascoltava il respiro e ne ammirava il<br />

bellissimo corpo, perché Cin-cin, che d’estate dormiva<br />

nuda… si era scoperta mostrando il suo splendore <strong>di</strong> femmina<br />

ancor giovane e attraente. Lupo era stregato dalla sua<br />

fisicità e dalla sua personalità. Era sempre stupito ed estasiato<br />

<strong>di</strong> quella donna tanto intelligente e generosa che aveva<br />

deciso <strong>di</strong> vivere accanto a lui la sua seconda vita, con<strong>di</strong>videndola<br />

giorno dopo giorno, con un uomo che poteva esserle<br />

padre e, con una punta <strong>di</strong> sofferenza, si preoccupava per<br />

il suo futuro…perché, quanti anni avrebbero vissuto insieme?<br />

Cos’era scritto nelle stelle? Dolore e piacere gli venivano<br />

beffardamente mescolati e serviti come due amanti che si<br />

o<strong>di</strong>ano o due nemici che si amano, dalla mano del destino,<br />

sullo stesso calice cristallino della sua vita quoti<strong>di</strong>ana<br />

secondo l’imperscrutabile ossimoro degli eterni contrari a<br />

cui lui umanamente non poteva resistere e per cui, in fondo,<br />

ne soffriva. E si rinfilò a letto e dolcemente cominciò a<br />

carezzarla e baciarla e piano piano… Cin-cin passò dal<br />

sonno… all’amore e così arrivarono le prime luci dell’alba<br />

e con esse il primo fresco del mattino. Lupo coprì entrambi<br />

con un trapuntino leggero e si addormentarono. Si svegliarono<br />

tutti tar<strong>di</strong> tra le <strong>di</strong>eci e le un<strong>di</strong>ci, fecero colazione tutti<br />

insieme, meno i bambini che ancora sonnecchiavano.<br />

Decisero quin<strong>di</strong>, <strong>di</strong> andare al mare nel pomeriggio e <strong>di</strong> pranzare<br />

a casa, anche perché una leggera pioggia <strong>di</strong> fine estate<br />

178


aveva rinfrescato l’aria.<br />

I giornali, come sempre, davano un triste quadro della<br />

politica internazionale, delle guerre in Me<strong>di</strong>o Oriente, in<br />

Africa e in tanti paesi sconosciuti dell’Asia e, per quanto<br />

riguardava la situazione italiana, il solito insopportabile<br />

maleodorante politichese <strong>di</strong> tutti i giorni. Durante il pranzo,<br />

che consistette nel finire quello che era rimasto del grande<br />

buffet della sera prima, conversarono tutti allegramente<br />

insieme con Yoko e Nakamura, che ridevano come pazzi e<br />

Cin-cin era strafelice del successo ottenuto, perché Silverio,<br />

che era stato in paese al mercato,riferì che tutta Sperlonga ne<br />

parlava entusiasticamente. Al caffè, Yoko andò in mansarda,<br />

per prendere una scatola che aprì davanti a Cin-cin, dove<br />

c’erano una decina <strong>di</strong> quelle microspie, raccomandando a lei<br />

e a Lupo <strong>di</strong> cominciare ad indossarle, perché il rilevatore,<br />

situato nell’ambasciata nipponica, era in funzione già da<br />

qualche giorno. Dalle risa, passarono alle cose serie.<br />

Nakamura <strong>di</strong>ede subito una <strong>di</strong>mostrazione dell’efficienza <strong>di</strong><br />

quei meccanismi e, quando accese lo schermo <strong>di</strong> rilevamento<br />

geografico, si vide chiaramente che un segnale grafico a<br />

forma <strong>di</strong> croce in<strong>di</strong>cava sulla cartina la spiaggia <strong>di</strong> Sperlonga<br />

dove era situata la villa dei Della Neve e per <strong>di</strong> più fece notare<br />

anche ai figli <strong>di</strong> Lupo che si poteva telefonare al controllore<br />

in ambasciata per farsi dare ulteriormente la posizione <strong>di</strong><br />

chi indossava le microspie. Anche se questi congegni erano<br />

noti a tutti, egualmente rimasero sorpresi per la loro efficacia.<br />

Raimondo e le figlie pregarono il padre e la sua compagna<br />

<strong>di</strong> applicarli negli abiti che avrebbero indossato e <strong>di</strong> non<br />

separarsene mai. Yoko, per somma gentilezza e precauzione,<br />

ne <strong>di</strong>ede anche ai figli, rammentando <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>narsi <strong>di</strong>rettamente<br />

ai loro cellulari, in caso <strong>di</strong> bisogno. Lupo e Cin-cin,<br />

ringraziarono sentitamente e poi verso le quattro e mezza…<br />

scesero tutti in spiaggia, riprendendo a parlare dello spettacolo<br />

della sera precedente, mentre i bambini continuavano a<br />

scimmiottare le imprese <strong>di</strong> Wu-Sung, la tigre e soprattutto<br />

Pinkerton, recitato da Yoko.<br />

Purtroppo quei <strong>di</strong>scorsi ebbero il potere <strong>di</strong> rabbuiare<br />

179


Lupo, il quale non faceva che pensare a quelle carte introvabili<br />

e quin<strong>di</strong> bisognava tornare a Ferentino per fare un ulteriore<br />

sopralluogo in casa, scervellandosi <strong>di</strong> interpretare le<br />

parole scritte dal padre. Per non rovinare l’atmosfera gioiosa<br />

dei presenti non <strong>di</strong>sse niente, anche perché gli ospiti giapponesi<br />

sarebbero ripartiti, al più tar<strong>di</strong>, all’indomani mattina…<br />

se non quella sera stessa. Voleva lasciare a Cin-cin<br />

libertà d’azione con i suoi amici, e <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre come credeva<br />

e non sapeva se qualcuno dei figli e chi, sarebbe partito<br />

nei prossimi giorni. Anche questa volta cercò <strong>di</strong> <strong>di</strong>strarsi<br />

nuotando e giocando con i nipotini, che questa volta volevano<br />

che il nonno facesse lo squalo cattivo. Pertanto, gli davano<br />

la caccia, finchè Federico non lo arpionò con il suo tridente<br />

<strong>di</strong> plastica. Verso le sette uscirono dall’acqua, si asciugarono<br />

e tornarono in villa, dove fecero la doccia e si cambiarono<br />

per la cena. Cin-cin volle trattenere i suoi amici per<br />

l’ultima notte insieme ed infatti, dopo cena, salirono la scalinata<br />

che porta alla piazzetta <strong>di</strong> Sperlonga e lì passeggiarono<br />

un bel po’ con i piccoli, poi presero tutti un gelato e bibite<br />

fresche. Tornati a casa verso le un<strong>di</strong>ci, Cin-cin volle<br />

intrattenersi ancora un po’ con gli amici e i figli <strong>di</strong> Lupo, per<br />

chiacchierare nel parco, mentre i bambini erano già andati a<br />

letto. Anche Lupo era stanchissimo, e vedendo quell’allegra<br />

brigata che conversava così amabilmente, scusandosi…,<br />

chiese <strong>di</strong> poter andare a letto, perché si sarebbero salutati<br />

l’indomani mattina. Prima <strong>di</strong> coricarsi, il principe prese un<br />

sonnifero con una camomilla perché temeva, nonostante la<br />

stanchezza… <strong>di</strong> non riuscire a dormire. Lupo non si accorse<br />

quando Cin-cin venne a letto molto tar<strong>di</strong>, il calmante aveva<br />

fatto il suo effetto e dormì fino al mattino. Si svegliarono<br />

tutti verso mezzogiorno, perché avevano fatto le ore piccole<br />

a chiacchierare e a ridere, Yoko e Nakamura, nonostante le<br />

insistenze <strong>di</strong> Cin-cin, che li voleva trattenere a pranzo, decisero<br />

<strong>di</strong> partire dopo la colazione. Anche i bambini si erano<br />

affezionati ai due e, con qualche lacrimuccia, li salutarono<br />

dopo la promessa che avrebbero fatto un nuovo spettacolo.<br />

Ai saluti, Yoko raccomandò alla sua amica <strong>di</strong> fare fin da<br />

180


quel giorno quello che le aveva detto e partirono. Rimasti<br />

soli, decisero <strong>di</strong> non andare in spiaggia, perché si era alzato<br />

un gran vento, il mare era molto mosso ed era bene che<br />

anche i bambini stessero a casa. Conclusero che se dovevano<br />

andare a Ferentino, sarebbe stato opportuno partire verso<br />

le sei, dopo il riposino… i figli sarebbero rimasti tutti in<br />

villa per un’altra settimana.<br />

Quel giorno, il principe era molto stanco e si lasciò trasportare<br />

dai piccoli avvenimenti della giornata. Quando arrivarono<br />

nell’antichissima città ciociara, dove per strada si<br />

sentiva l’odore del pane cotto nel forno a legna, trovarono<br />

nel salone il caminetto acceso con ciocchi profumati <strong>di</strong><br />

quercia: la temperatura si era abbassata anche lì per il tempo<br />

cattivo. Mangiarono molto frugalmente e dopo il telegiornale<br />

Cin-cin scelse un bel film d’amore, mentre Lupo, andò in<br />

veranda a fumare il sigaro per pensare con calma cosa<br />

avrebbe fatto l’indomani. Egli sostò in veranda aspirando<br />

per un po’ il suo toscanello, pregò un attimo in silenzio e poi<br />

baciò dolcemente la testa <strong>di</strong> Cin-cin che era sprofondata<br />

nella poltrona a godersi la sua pellicola e, augurandole la<br />

buona notte, le <strong>di</strong>sse che andava a riposare, perché era ancora<br />

molto stanco. La donna promise <strong>di</strong> seguirlo a letto appena<br />

fosse finito il film. Quando Cin-cin si infilò tra le coperte,<br />

Lupo sollevò le lenzuola per coprirla fino alla testa e la<br />

baciò sull’orecchio e si addormentarono. Anche quella notte<br />

era senza luna e i due amanti dormirono profondamente con<br />

i corpi cal<strong>di</strong>, vicini uno all’altro, come i famosi Sposi<br />

Etruschi <strong>di</strong> terracotta a Volterra. Erano passate ormai le otto,<br />

quando Ida portò loro la colazione e i giornali. Cin-cin dormicchiava<br />

ancora, perché era arrivata tar<strong>di</strong> a letto, ma il profumo<br />

del caffé e dei biscotti… la svegliarono, anche perché<br />

era affamata e spalmò un bel po’ <strong>di</strong> marmellata <strong>di</strong> fichi dell’orto,<br />

che adorava, sui dolci rustici. Come sempre, Lupo,<br />

dopo aver finito la colazione, si servì un caffè nero che gustò<br />

con piacere e poi, prima <strong>di</strong> alzarsi, lui e Cin-cin si fecero un<br />

po’ <strong>di</strong> coccole. Sembrava una giornata possibile ed una bella<br />

doccia rinfrancò tutti e due. Il principe estrasse dalla sua<br />

181


orsa il prezioso libretto del ‘Parzival’, per capire il messaggio<br />

criptico del padre sulla Croce Rossa Templare, formata<br />

da una grande croce potenziata con i quattro bracci a T e da<br />

quattro crocette poste nei quadranti che sommate danno il<br />

magico numero “nove” che si forma sommando 1+8 come<br />

il simbolo del Dio Sole, al centro della spirale del <strong>di</strong>sco <strong>di</strong><br />

Festo, composto da un tondo centrale o pistillo con otto<br />

petali o raggi dei Templari Fondatori che si stabilirono attorno<br />

al 1113 d.C. nel fondaco della Repubblica Marinara <strong>di</strong><br />

Amalfi, presso la Chiesa <strong>di</strong> S. Maria Latina a Gerusalemme.<br />

Queste note gli facevano pensare una cosa sola: al grande<br />

scudo <strong>di</strong> travertino della terza tomba <strong>di</strong> famiglia che era nel<br />

cimitero <strong>di</strong> Ferentino dopo che, per l’e<strong>di</strong>tto <strong>di</strong> Napoleone,<br />

venne proibito ai nobili <strong>di</strong> essere seppelliti nelle loro splen<strong>di</strong>de<br />

tombe costruite nelle chiese. Cominciò a pensare che<br />

forse il padre aveva nascosto proprio nella tomba <strong>di</strong> famiglia<br />

che era molto profonda, quel tesoro. Pur reputandolo improbabile<br />

e un po’ profanatorio, si rese conto della <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong><br />

accedervi spostando le varie salme nel sarcofago <strong>di</strong> bronzo,<br />

che non era nemmeno tecnicamente possibile, facendo bene<br />

attenzione che non ci fosse nessun estraneo a vedere cosa<br />

accadesse. Non riusciva a sciogliere i dubbi che gli venivano,<br />

ma il messaggio era chiaro e non si dava pace. Poi si<br />

recò nella cappellina posta sotto il livello stradale, semplice<br />

ed austera, con l’altare <strong>di</strong> travertino poggiante su due blocchi<br />

dove, a fianco della teca <strong>di</strong> alabastro chiusa con il calice<br />

d’oro delle ostie, c’era un vassoio d’argento con delle<br />

ampolline vitree come quelle pompeiane che contenevano le<br />

lacrime amare versate nei lutti e gran<strong>di</strong> dolori della famiglia<br />

e nel tempo si erano soli<strong>di</strong>ficate ed erano <strong>di</strong>ventate iridescenti<br />

e brillanti. La visione <strong>di</strong> quelle lacrime aveva sempre<br />

turbato Lupo ma, in quella circostanza, cominciava a comprendere<br />

il valore della testimonianza <strong>di</strong> un dolore immenso<br />

e silente. Sul lastrone marmoreo del pavimento era inserita<br />

la Croce Templare <strong>di</strong> bronzo con i bracci ad ascia, come<br />

era <strong>di</strong>pinta in rosso sulle vele delle navi <strong>di</strong> Colombo quando<br />

sbarcò nel 1492 nell’isola che poi chiamò San Salvador, tra<br />

182


le feste degli In<strong>di</strong>os che <strong>di</strong>chiararono <strong>di</strong> conoscerla: cosa che<br />

lui annotò sul suo <strong>di</strong>ario <strong>di</strong> bordo. E, come per <strong>di</strong>menticare<br />

quello che cercava con tanta <strong>di</strong>sperazione, gli si affollavano<br />

nella mente tutti i ragionamenti e i travagli subiti dai gran<strong>di</strong><br />

navigatori italiani e stranieri alla scoperta <strong>di</strong> nuove terre.<br />

Evidentemente i Templari c’erano già arrivati da molto<br />

tempo. Il genovese in attesa <strong>di</strong> essere finanziato dalla<br />

Regina Isabella <strong>di</strong> Spagna, visitò i monaci <strong>di</strong> Alcántara y<br />

Calatrava, ere<strong>di</strong> dei Templari sfuggiti al rogo sul ponte<br />

dell’Isle <strong>di</strong> Parigi dove c’è ancora la lapide, protetti dal Re<br />

del Portogallo che gli mostrarono una serie <strong>di</strong> carte nautiche,<br />

<strong>di</strong>segnate nel 400 a.C., insieme ad altre ricavate da antichissime<br />

mappe <strong>di</strong>pinte su pelle <strong>di</strong> gazzella, custo<strong>di</strong>te nella<br />

Biblioteca Imperiale <strong>di</strong> Costantinopoli, le famose carte della<br />

Terra della Regina <strong>di</strong> Maud e del suo popolo scomparso<br />

degli Atlanti<strong>di</strong> nel 10.000 a.C. Secondo Platone costoro avevano<br />

incre<strong>di</strong>bili cognizioni scientifiche perché rilevarono i<br />

contorni atlantici delle Americhe, dell’Europa, dell’Africa e<br />

dell’Antartide settentrionale: in un periodo <strong>di</strong> <strong>di</strong>sgelo e<br />

prima del Diluvio Universale. La cosa rimane stupefacente,<br />

perché una spe<strong>di</strong>zione scientifica Anglo-Svedese nel 1949<br />

constatò con rilevamenti sismici a riflessione sonora l’esattezza<br />

della topografia del Polo Sud, scoperto nel 1818, rimasto<br />

coperto dai ghiacci da 9.000 anni. Queste straor<strong>di</strong>narie<br />

carte geografiche “sorgente” dovevano essere probabilmente<br />

conosciute dal mitico navigatore greco Ulisse che se ne<br />

servì attorno al 1300 a.C. oltrepassando le Colonne <strong>di</strong><br />

Ercole circumnavigando le coste occidentali della moderna<br />

Spagna, Portogallo, Francia, penetrando nel canale della<br />

Manica arrivando fino in Scan<strong>di</strong>navia secondo la tra<strong>di</strong>zione<br />

<strong>di</strong> Omero che scrisse tra il 1000 a.C. e 1100 a.C. i sublimi<br />

testi dell’Iliade e del O<strong>di</strong>ssea, che poi vennero ricavate su<br />

pelle animale nel 400 a.C. fino a Clau<strong>di</strong>o Tolomeo che le<br />

ricopiò già nel 200 a.C.. E così finalmente arriviamo alle<br />

carte geografiche rinvenute nella Biblioteca Imperiale <strong>di</strong><br />

Costantinopoli dallo sfortunato ammiraglio turco Piri Reis<br />

nel 1513 che forse proprio per questa scoperta venne deca-<br />

183


pitato a Costantinopoli nel 1554, senza contare il fortunoso<br />

ritrovamento che i Cavalieri fecero, sempre a<br />

Costantinopoli, del magnifico co<strong>di</strong>ce scientifico <strong>di</strong><br />

Archimede <strong>di</strong> Siracusa che intorno al 240 a.C. intuì il π e il<br />

concetto <strong>di</strong> infinito, strabiliante per l’epoca e che poi venne<br />

trafugato misteriosamente. E poi quelle mappe le ritroviamo<br />

nel celebre “Mappamondo” del 1535 <strong>di</strong> Oronzio Fineo, dal<br />

cognome parlante che ci riporta alla sua attività <strong>di</strong> cartografo<br />

ed infine nel “Atlante” del 1569 <strong>di</strong> Gerardus Mercator<br />

(Gerardo Kremer) dopo aver fatto un misterioso ma non<br />

inspiegabile viaggio in Egitto nel 1563 per vedere la Sfinge<br />

e le pirami<strong>di</strong> <strong>di</strong> Micerino, Chefren e Cheope più correttamente<br />

detta <strong>di</strong> Kofu. Il navigatore apprese anche la <strong>di</strong>stanza<br />

approssimativa del Nuovo Mondo che verificò con i calcoli<br />

geometrici del Templare Leonardo Fibonacci che si avventurò<br />

giovanissimo in Me<strong>di</strong>o Oriente tra la III a e IV a Crociata<br />

per darci i numeri In<strong>di</strong>ani, volgarmente detti Arabi, è stato<br />

l’inventore della stocastica ossia della scienza probabilistica<br />

che viene usata attualmente in Borsa per capire l’andamento<br />

a rialzo o al ribasso dei titoli azionari etc. Si narra che il<br />

giorno prima che i Cavalieri venissero messi al rogo da<br />

Filippo IV il Bello, il 18 marzo 1314, la loro flotta salpò dal<br />

porto <strong>di</strong> La Rochelle con un immenso tesoro, mai ritrovato,<br />

forse per le Americhe o per il favoloso regno <strong>di</strong> Prete Gianni<br />

in Etiopia. I Templari nei due secoli del loro splendore salvarono<br />

l’Europa dalla fame… svilupparono l’artigianato e<br />

fecero circolare, misteriosamente, argento dal Messico in<br />

Europa che ne è povera e creato le lettere <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to internazionali,<br />

nel 1200 introdussero in Europa i mulini a vento.<br />

Senza <strong>di</strong>menticare che i fratelli Marco e Nicolò Polo prima<br />

<strong>di</strong> partire alla ricerca della Cina sostarono a lungo a<br />

Gerusalemme per avere or<strong>di</strong>ni istruzioni e investitura politica<br />

dal gran Maestro dei Templari e che arrivarono ad<strong>di</strong>rittura<br />

con la figlia <strong>di</strong> Marco Polo Bellela fino allo stretto <strong>di</strong><br />

Bering sull’Oceano Pacifico: cosa <strong>di</strong> cui Cristoforo<br />

Colombo era perfettamente a conoscenza avendo letto “il<br />

Milione” dettato da Marco a Rustichello nel 1299. Lupo<br />

184


preso dalla <strong>di</strong>sperazione si inchinò su quella pietra, carezzando<br />

quella gelida croce come per sciogliere l’enigma <strong>di</strong><br />

quel segreto indecifrabile e si ricordò che Dante Alighieri<br />

era un Templare, tanto da farsi condurre nell’ultimo tratto<br />

del Para<strong>di</strong>so da San Bernardo da Chiaravalle, sostenitore <strong>di</strong><br />

Ugo De’ Pagani e da de<strong>di</strong>care loro nel XX Canto del<br />

Purgatorio la celebre terzina 91-93: “Veggio il novo Pilato sì<br />

crudele, che ciò nol sazia, ma sanza decreto portar nel<br />

Tempio le cupide vele” denunciando la criminale cupi<strong>di</strong>gia<br />

del Re Capetingio Filippo IV. Anche San Francesco che<br />

venne ricevuto in Terra Santa dal feroce Sala<strong>di</strong>no era un<br />

Templare perché, <strong>di</strong> fatto, applicò alla Regola Francescana i<br />

pincìpi dei famosi “Retrais” dei cavalieri senza macchia e<br />

senza paura. Dell’Or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> Alcantara y Calatrava, fondato<br />

intelligentemente dal re del Portogallo, per salvare fisicamente<br />

i Cavalieri Templari che scappavano dalla Francia e<br />

dal resto dell’Europa, per continuarne le orme e le finalità<br />

universali, erano: i Portoghesi Vasco da Gama che nel 1498<br />

raggiunse Calcutta in In<strong>di</strong>a via mare e Fer<strong>di</strong>nando<br />

Magellano con Antonio Pigafétta che fecero la prima circumnavigazione<br />

del globo doppiando il Capo <strong>di</strong> Buona<br />

Speranza nel 1497. Tuttavia i Cavalieri se non fossero stati<br />

trucidati barbaramente, data la loro potenza, avrebbero<br />

deposto tutti i regni europei e sicuramente si sarebbero scontrati<br />

con il potere temporale della Chiesa Cattolica per creare<br />

un’Europa veramente moderna con sette secoli <strong>di</strong> anticipo.<br />

Guardando <strong>di</strong>sperato quel freddo pavimento marmoreo<br />

con la croce si chiese se per caso non stesse impazzendo ...<br />

nel ripercorrere tutte le fatiche e i calcoli fatti per anni dal<br />

grande genovese, non tralasciando nulla delle scoperte e<br />

delle intuizioni come quella <strong>di</strong> Paolo dal Pozzo Toscanelli<br />

che scrivendo nel 1430 al canonico Fernão Martines, <strong>di</strong>mostrava<br />

la sfericità della terra in<strong>di</strong>cando la navigazione per<br />

l’Atlantico come la via più breve per le In<strong>di</strong>e Orientali: il<br />

mitico Cipango. E si chiese se stava in effetti fuggendo dai<br />

suoi veri problemi impantanandosi ossessivamente in elucubrazioni<br />

storico-scientifiche prive <strong>di</strong> senso... per il solo<br />

185


gusto <strong>di</strong> gratificare un “alter ego” pieno <strong>di</strong> superbia e presunzione.<br />

Ridendo nervosamente, ripensò al gioco innocente<br />

dei bambini quando ricompongono la buccia lasciandola<br />

intera dell’arancio mangiato che servì a quel genio olandese<br />

<strong>di</strong> Hendrik Van Loon che nei primi del ’900 comprese,<br />

anche lui, che attaccando le coste dei continenti si ricomponeva<br />

la sfera terrestre originaria, togliendo virtualmente i<br />

mari scoprendo così la mancanza dell’Atlantide o della<br />

Terra della regina <strong>di</strong> Maud che doveva quin<strong>di</strong> trovarsi tra le<br />

Americhe, l’Europa e l’Africa come scrisse nella famosa<br />

“Van Loon’s geography”. Per darsi forza, invece, si <strong>di</strong>sse<br />

che era bene rivangare le gran<strong>di</strong> e sofferte imprese dei<br />

Cavalieri, come in un rito scaramantico per arrivare alle<br />

Americhe cioè alla “meta” ... a quel tesoro inaccessibile.<br />

Rimirando nella cappellina il quadro <strong>di</strong>pinto dal padre che<br />

rappresentava la conquista <strong>di</strong> Gerusalemme da parte dei<br />

Templari nel 1198, Lupo saltellò ripetutamente su quella<br />

lastra, su cui erano incastonate agli angoli, quattro grosse<br />

stelle <strong>di</strong> bronzo a otto punte, otto come le torri ottagonali del<br />

castello <strong>di</strong> Andria eretto da Federico II <strong>di</strong> Svevia, per sentire<br />

se sotto ci fosse del vuoto. Il suono fu pieno, sotto non ci<br />

poteva essere niente. Pregò, sconsolato, vergognandosi della<br />

sua poca fede soprattutto del suo senso <strong>di</strong> impotenza per non<br />

riuscire a decifrare quelle parole, che sicuramente racchiudevano<br />

la soluzione. Una profon<strong>di</strong>ssima tristezza lo pervase,<br />

ed anche lì si ricordò che non doveva farsi vincere da<br />

quel sentimento negativo che, secondo la dottrina cattolica,<br />

rappresenta l’ottavo peccato capitale.<br />

Scese le scale per andare nei tre giar<strong>di</strong>ni ad ammirare il<br />

paesaggio e quelle colline in cui erano stati nascosti gli ufficiali<br />

scomparsi. La giornata era brutta e uggiosa, con alcuni<br />

rovesci <strong>di</strong> pioggia che fecero scendere la temperatura quel<br />

giorno. Il principe non si sentiva bene e cominciò ad accusare<br />

dolori alla schiena e le gambe molto pesanti, non aveva<br />

voglia <strong>di</strong> fare niente. Mentre Cin-cin era vispa e piena <strong>di</strong><br />

idee e <strong>di</strong> vita. Lupo lasciò scorrere la giornata, riposandosi<br />

e Cin-cin volle andare al mercato e incontrare la sua amica<br />

186


Ersilia in piazza per un aperitivo, nonostante il tempo incerto<br />

e quin<strong>di</strong> le telefonò per accordarsi. Lupo telefonò ai figli<br />

a Sperlonga e fu molto lieto <strong>di</strong> sapere che Federico faceva<br />

progressi nel nuoto e Raimondo gli <strong>di</strong>sse che sarebbe venuto,<br />

dopo cena, per aiutarlo nelle sue ricerche. L’uomo si rinfrancò,<br />

perché si sentiva perduto ed era perseguitato da<br />

un’angoscia che non lo lasciava un minuto: si o<strong>di</strong>ava per<br />

questo e si dava del cretino e, come faceva nei momenti più<br />

critici…, si sdraiò sul letto, coprendosi con una copertina <strong>di</strong><br />

pile, calda e leggera come una piuma.<br />

Cin-cin uscì, prendendo per precauzione l’ombrello per<br />

incontrarsi con l’amica, non <strong>di</strong>menticandosi <strong>di</strong> mettere la<br />

microspia.<br />

Le ore passarono nell’attesa <strong>di</strong> Raimondo, che arrivò<br />

puntuale verso le <strong>di</strong>eci <strong>di</strong> sera, mentre Cin-cin raccontava a<br />

Lupo del suo incontro con Ersilia, che l’aveva invitata per<br />

fare con lei, nei prossimi giorni, una bella cavalcata verso il<br />

lago <strong>di</strong> Canterno. L’arrivo <strong>di</strong> Raimondo lo fece sentire subito<br />

meglio e, prima <strong>di</strong> andare a dormire, confidò al figlio e a<br />

Cin-cin la possibilità che il tesoro si potesse trovare o nell’ultima<br />

tomba <strong>di</strong> famiglia, o nella cappellina del palazzo, poi<br />

aggiunse anche che un posto ideale sarebbero state le cisterne<br />

coperte del casale <strong>di</strong> Barano, sotto il grande albero <strong>di</strong><br />

mandorle, oppure in quella grande, vicino la stele <strong>di</strong> Aulo<br />

Quintilio, oppure, ultima ipotesi, nel cunicolo delle catacombe<br />

che da palazzo Boccanelli - Della Neve, portava fin sotto<br />

il Duomo <strong>di</strong> San Giovanni e Paolo. Non era da escludere che<br />

fosse nelle due cisterne ad impluvio, ancora funzionanti,<br />

della casa stessa e raccontò loro che verso la fine degli anni<br />

’30, suo padre con la mamma e le bellissime sorelle <strong>di</strong> lei<br />

Linda e Valeria all’insaputa del cognato Piero che temeva<br />

una <strong>di</strong>sgrazia, ispezionando la cisterna sotto Porta Montana<br />

a 16 metri <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà, trovarono la tomba del “Fraticello”<br />

che era stato un bambino trovato nella ruota <strong>di</strong> quella casa<br />

che era stato un monastero delle suore Carmelitane che lo<br />

avevano allevato e che era morto proprio cadendo in quel<br />

pozzo giovincello ... pare per insi<strong>di</strong>are una monachella <strong>di</strong> cui<br />

187


si era pazzamente innamorato. Da allora, il suo fantasma<br />

vagava <strong>di</strong> notte facendo incre<strong>di</strong>bili scherzi che li facevano<br />

spesso ammattire. E loro sorrisero e si fecero promettere che<br />

gli avrebbe raccontato un giorno meglio quella storia.<br />

Raimondo poi commentò con Cin-cin che c’era un enorme<br />

lavoro <strong>di</strong> ricerca da fare, che avrebbe comportato mesi <strong>di</strong><br />

fatiche inutili. La donna argutamente asserì che la soluzione<br />

doveva essere più semplice <strong>di</strong> quanto loro pensassero perché,<br />

se aveva capito la mentalità del vecchio principe, se il tesoro<br />

esisteva, doveva essere stato occultato in una maniera molto<br />

semplice e facile da raggiungere. Quel vecchio, era troppo<br />

intelligente per rendere eccessivamente complicata la soluzione<br />

finale: bisognava avere fede e invocò il grande Buddha<br />

<strong>di</strong> aiutarli.<br />

Mentre Raimondo e Cin-cin dormirono saporitamente,<br />

Lupo si girò e rigirò continuamente nel letto e passò la notte<br />

in bianco, alzandosi <strong>di</strong> quando in quando… addormentandosi<br />

all’alba.<br />

Anche questa giornata era piovosa e umida, e il principe<br />

era triste e <strong>di</strong> malumore a <strong>di</strong>fferenza della sua compagna e<br />

del figlio, che era un importante professionista del mondo<br />

dell’alta finanza, passò la giornata telefonando ai suoi clienti,<br />

ed al computer collegato con la Borsa <strong>di</strong> Milano e quella<br />

internazionale. Cin-cin organizzò per il giorno dopo se il<br />

tempo fosse migliorato una passeggiata a cavallo e promise<br />

ad Ersilia che sarebbero andati a prenderla con la macchina<br />

<strong>di</strong> Raimondo che sarebbe andato con loro due per fare<br />

un’escursione sul lago <strong>di</strong> Canterno, e se era il caso, avrebbero<br />

mangiato al ristorante del lago… Lupo si sentiva stanchissimo<br />

e aveva detto che non avrebbe fatto parte della<br />

compagnia… al massimo, se se la sentiva…, li avrebbe<br />

seguiti in macchina, perché non aveva nessuna voglia <strong>di</strong><br />

cavalcare. Visto l’umore <strong>di</strong> Lupo, lo lasciarono tranquillo a<br />

rimuginare i suoi pensieri, anche perché qualunque cosa<br />

avessero detto… non andava bene. Intanto Raimondo chiudeva<br />

la giornata, facendo buoni affari in Borsa e la donna<br />

parlava al telefono con l’amica Yoko e con le figlie e i nipo-<br />

188


tini <strong>di</strong> Lupo. Lui nonostante gli sforzi non riuscì a recuperare<br />

il sonno perduto, e scusandosi con i suoi per il cattivo<br />

umore, a cena parlò pochissimo, e quella notte per dormire,<br />

oltre alla camomilla, prese anche un tranquillante.<br />

Quel venerdì il tempo era migliorato, la temperatura si era<br />

alzata ed era comparso un bellissimo sole, che prometteva la<br />

giornata ideale per quella scampagnata. Fecero colazione tutti<br />

insieme, ma Lupo <strong>di</strong>sse <strong>di</strong> aver dormito poco e <strong>di</strong> essere ancora<br />

stanco, quin<strong>di</strong> preferiva rimanere a casa ed essere con loro<br />

in contatto telefonico, sarebbe stato contento se rimanevano a<br />

pranzo fuori con Ersilia. Lui sarebbe rimasto a casa a sentire<br />

della buona musica e a vedere un po’ <strong>di</strong> televisione. Gli assicurarono<br />

<strong>di</strong> aver indossato le microspie, mentre uscivano<br />

verso le otto, arrivò la telefonata <strong>di</strong> Ersilia che si scusava <strong>di</strong><br />

non poter partecipare alla gita, perché, durante la notte, non si<br />

era sentita bene ma loro, pur <strong>di</strong>spiaciuti, erano ormai pronti e<br />

decisero <strong>di</strong> arrivare ugualmente fino a Canterno, ma <strong>di</strong> non<br />

pranzare fuori. Mentre si baciavano per salutarsi, Lupo e Cincin,<br />

si strinsero più del solito guardandosi intensamente negli<br />

occhi, con un vago senso <strong>di</strong> paura… perché non si lasciavano<br />

quasi mai… ma poi sorrisero e Cin-cin e Raimondo uscirono<br />

<strong>di</strong> casa. Pochi minuti dopo, mentre leggeva il giornale, Lupo<br />

si addormentò. Cin-cin ricordò a Raimondo, mentre salivano<br />

nella sua Mercedes bianca, che Lupo aveva detto che era<br />

molto probabile che a Pareti, nelle stalle, non ci fosse in quel<br />

momento alcuno, perché erano andati a fare il carico <strong>di</strong> fieno<br />

e <strong>di</strong> mangime. Gli inservienti lo avrebbero capito una volta<br />

tornati dalla loro macchina posteggiata, quin<strong>di</strong> lei aveva preso<br />

le chiavi della stalla. Lupo dormì per un paio d’ore e poi, lentamente,<br />

andò a farsi una doccia per sentirsi più sveglio, si era<br />

vestito e, per passare il tempo, aveva acceso la televisione<br />

quando, verso le do<strong>di</strong>ci e trenta, mentre consultava il televideo<br />

per avere gli ultimi ragguagli sulla Borsa e l’in<strong>di</strong>ce M.I.B.<br />

gli arrivò una telefonata. Una voce strana e sicuramente contraffatta,<br />

gli <strong>di</strong>sse: “Stai bene attento a non fare scherzi…<br />

Abbiamo nelle nostre mani tua moglie e tuo figlio… non<br />

avvertire la polizia… o li riavrai a pezzi. Entro un’ora verrai<br />

189


contattato e saprai cosa devi fare per riaverli sani e salvi…<br />

non fare pazzie, perché siamo <strong>di</strong>sposti a tutto. Adesso ascolta…”<br />

Lupo si agghiacciò e capì, dall’impasto della voce che<br />

chi parlava non era italiano e dopo un poco sentì piangere e<br />

urlare Cin-cin, che lo scongiurava <strong>di</strong> ubbi<strong>di</strong>re e <strong>di</strong> fare quello<br />

che gli <strong>di</strong>cevano… e poi… sentì anche la voce <strong>di</strong> Raimondo,<br />

molto grave, che gli <strong>di</strong>ceva la stessa cosa. Lupo rispose con<br />

voce strozzata: “Ho capito, attendo il contatto, ma non fate del<br />

male ai miei… altrimenti sarà peggio per voi. Vi perseguiterò<br />

per tutta la vita”. E chiuse la telefonata mentre la voce dall’altro<br />

capo del telefono, rideva. Il principe era un bagno <strong>di</strong> sudore,<br />

con la testa che gli scoppiava… la bocca asciutta… gli<br />

sembrava <strong>di</strong> svenire perché il cerchio del <strong>di</strong>avolo si era chiuso<br />

su <strong>di</strong> loro. Non riusciva a calmarsi ma doveva farlo, perché<br />

era il momento <strong>di</strong> essere fred<strong>di</strong> e luci<strong>di</strong>. Voleva chiamare il<br />

capitano Cellitti, voleva chiamare Yoko e Nakamura… voleva<br />

fare chiarezza, per decidere. E così rimase per lungo tempo<br />

in silenzio, attendendo. Quando Ida, verso l’una, gli chiese se<br />

voleva pranzare o se voleva aspettare il ritorno dei suoi, Lupo<br />

le <strong>di</strong>sse <strong>di</strong> attendere fino a che non glielo avesse detto lui.<br />

Telefonò allora alla tenutella <strong>di</strong> Pareti ed ebbe conferma dagli<br />

stallieri che la Mercedes bianca decappottabile <strong>di</strong> suo figlio<br />

era parcheggiata fuori dalla tenuta, sulla strada provinciale.<br />

Lupo capì e non <strong>di</strong>sse niente. Quasi verso le due, quando<br />

Lupo aveva cercato inutilmente <strong>di</strong> accendere lo schermo<br />

satellitare, per capire dove fossero tenuti sotto sequestro Cincin<br />

e Raimondo, per l’emozione l’apparecchio gli cadde per<br />

terra, rompendosi. Ida gli annunciò una visita per lui: era<br />

Marco Fabiani e Lupo le <strong>di</strong>sse che non voleva essere <strong>di</strong>sturbato<br />

da nessuno, ma Marco entrò <strong>di</strong> forza e Lupo congedò Ida<br />

e lo ricevette, chiudendo accuratamente le porte del salone.<br />

“Mi deve ascoltare!” Disse Marco, senza preamboli, “Perché<br />

io sono costretto a fare da tramite tra lei e i sequestratori: so<br />

tutto!” Lupo per un momento pensò <strong>di</strong> svenire e gli venne una<br />

dolorosa fitta al cuore, ma si trattenne. Meccanicamente si<br />

mise le mani in tasca per prendere il portafoglio, dove teneva,<br />

per casi estremi, una pillola <strong>di</strong> Carvasin per il cuore e la fece<br />

190


sciogliere sotto la lingua, mentre Marco lo investiva con una<br />

furia <strong>di</strong> parole, imprecazioni, gemiti, come per liberarsi <strong>di</strong> un<br />

peso. Lupo si fece coraggio e, cercando <strong>di</strong> non mettergli le<br />

mani addosso, gli urlò <strong>di</strong> <strong>di</strong>rgli la verità in poche parole,<br />

prima che chiamasse la polizia. Marco, allora, riprendendosi<br />

gli confessò che gli americani… gli amici del generale<br />

Hunter, avevano organizzato il sequestro <strong>di</strong> Cin-cin e<br />

Raimondo, nonostante che lui si fosse opposto con tutte le sue<br />

forze, perché erano convinti che Lupo sapesse dove si trovava<br />

il tesoro e che, in alternativa, volevano cinque milioni <strong>di</strong><br />

euro su una banca svizzera. Li avevano portati in un casale<br />

ben mimetizzato nella montagna che sovrasta la Valle del<br />

Sacco. C’erano poche ore <strong>di</strong> tempo per fornire una risposta<br />

concreta: alle cinque ci sarebbe stato un nuovo contatto telefonico.<br />

Diversamente avrebbero fatto esplodere delle bombe<br />

a mano sui suoi cari rapiti… quin<strong>di</strong> c’era pochissimo tempo<br />

per decidersi e poi terminò <strong>di</strong>cendo che ormai, per lui, era<br />

finita, perché dopo averlo rapinato e ferito la cugina Ersilia,<br />

quella gente avrebbe sterminato la sua famiglia e ucciso lui. A<br />

Lupo, sembrò <strong>di</strong> essere entrato in un incubo, voleva fare mille<br />

domande, ed era preso da una voglia fortissima <strong>di</strong> rompergli<br />

la testa… ma si trattenne. Per pochi attimi si chiese se era lo<br />

spettatore <strong>di</strong> una scena tragica shaekespeariana o paradossale<br />

alla Dürrenmatt, ma la realtà era che lui era il soggetto ... era<br />

proprio lui che, come il defunto del “Libro tibetano dei<br />

morti”, guarda, sgomento, il suo corpo senza vita e i suoi cari<br />

che lo piangono, iniziando così la lunga trasmigrazione della<br />

sua anima in un viaggio <strong>di</strong> 45 giorni in cui lui si rincarna in<br />

un altro essere vivente a seconda della bontà o della cattiveria<br />

avuta in vita: bisognava risparmiare tempo e avere le idee<br />

chiare per agire in fretta e bene. Gli rispose subito con voce<br />

rauca: “Il tesoro non si trova, perché non so dov’è, né l’ho mai<br />

saputo e comincio a pensare che non esista. In secondo luogo,<br />

per poter pagare il riscatto… ci vuole un sacco <strong>di</strong> tempo e,<br />

tecnicamente, potrebbe farlo solo mio figlio Raimondo, che è<br />

un grande finanziere… ed è invece una delle vittime. Quin<strong>di</strong><br />

bisognerebbe fare uno scambio: me per lui e a cui dovrei<br />

191


lasciare delle deleghe, ma nel frattempo chi mi garantisce le<br />

nostre incolumità? Marco, è un’operazione impossibile,<br />

anche perché loro non si fiderebbero mai <strong>di</strong> me e finirebbe in<br />

trage<strong>di</strong>a. Bisogna assolutamente chiamare la polizia e sperare<br />

in… Dio”. E prendendolo per le spalle e scotendolo, gli urlò:<br />

“Come hai potuto metterci tutti in questa trappola?” L’uomo<br />

si accasciò, cominciò a sudare e con un filo <strong>di</strong> voce esclamo:<br />

“O finisco all’ergastolo per la morte <strong>di</strong> Hunter oppure loro mi<br />

uccidono per vendetta. Io non ho più scampo, sono comunque<br />

un uomo morto”. Allora Lupo, razionalmente cercò <strong>di</strong> capire<br />

bene la situazione, chiedendo a Marco <strong>di</strong> <strong>di</strong>rgli in poche parole<br />

com’era cominciata quella storia, e per convincerlo a parlare,<br />

gli <strong>di</strong>sse che non tutto era perduto. L’uomo, tenendosi la<br />

testa fra le mani, raccontò che l’anno precedente era stato in<br />

vacanza con la famiglia in Egitto a Sharm-El-Sheik, in un<br />

grande albergo dove aveva avuto un’avventura con la bellissima<br />

americana della spiaggia <strong>di</strong> Sperlonga, che si chiamava<br />

Laura Stern, amica <strong>di</strong> Hunter, e si trovava lì anche lui, per una<br />

conferenza internazionale sulle Pirami<strong>di</strong> e sulle origini della<br />

Sfinge. Il generale era appassionato d’archeologia. In quella<br />

conferenza, un egittologo <strong>di</strong> nome Aton-Senkis Faruk, aveva<br />

parlato <strong>di</strong> un tesoro, scoperto dal nonno in un sotterraneo<br />

della Sfinge, del resto ancora inaccessibile, da cui due scienziati,<br />

von Teufel e de’ Maranta delle Forze d’Occupazione<br />

Italo-Tedesche, avevano rinvenuto un testo leggendario <strong>di</strong><br />

Platone, degli strani brillanti a forma <strong>di</strong> prisma, un rubino,<br />

uno smeraldo e uno zaffiro insieme a un misterioso minerale<br />

con un altissimo punto <strong>di</strong> fusione, adattissimo per rivestire<br />

oggi le moderne navi spaziali. Tutto ciò aveva un valore inestimabile<br />

per la cultura e per la scienza, oltre ad un carico <strong>di</strong><br />

lingotti d’oro, <strong>di</strong> platino e un sacchetto <strong>di</strong> perle nere del Mar<br />

Rosso. Questi particolari, sulla parte che riguardava i preziosi<br />

e i lingotti, erano stati velatamente confidati ad Hunter che<br />

li aveva estorti, con la violenza, dallo scienziato Egiziano.<br />

Quest’ultimo poi, per sua <strong>di</strong>sgrazia, era morto proprio in quell’anno,<br />

nel 2004, nella famosa strage <strong>di</strong> Sharm El Sheik.<br />

Inoltre, quello scienziato aveva rivelato che il nonno gli aveva<br />

192


detto che il controspionaggio Inglese aveva scoperto quei due<br />

ufficiali dell’Asse e, quando stava per farli prigionieri…<br />

erano riusciti a sfuggire da Alessandria <strong>di</strong> notte, con un<br />

peschereccio <strong>di</strong>retto in Italia, dove avrebbero comprato armi,<br />

pagandole con quei lingotti, per armare il Fronte <strong>di</strong><br />

Liberazione Egiziano dei Fratelli Mussulmani contro il dominio<br />

Britannico. Il nonno, Senkis, poiché era stato salvato<br />

assieme alla nipote, sua madre, ed a lui neonato, proprio da<br />

quei due ufficiali da un bombardamento Alleato avvenuto nel<br />

’42, subito dopo la <strong>di</strong>sfatta <strong>di</strong> El Alamein, per gratitu<strong>di</strong>ne, li<br />

aveva portati sotto la Sfinge e fornito i frammenti del testo <strong>di</strong><br />

Platone assieme ai preziosi e a quei lingotti che sarebbero serviti<br />

per il pagamento delle armi”.<br />

Lupo non interruppe mai Marco che era inarrestabile, e<br />

che concluse <strong>di</strong>cendo che il vecchio Senkis dava molta<br />

importanza al patto fatto tra quei due ufficiali, che erano<br />

Cavalieri Templari, e gli adepti del Grande Vecchio della<br />

Montagna, che comandava il Fronte <strong>di</strong> Liberazione Egiziano,<br />

chiamando tutta quella fantastica operazione: il Tesoro dei<br />

Templari. Questa storia aveva fatto ricordare al generale<br />

Hunter, che proprio lui, nel gennaio del 1945 a Ferentino,<br />

aveva fatto fucilare de’ Maranta e von Teufel, proprio per<br />

intercettare quel tesoro che gli ricompariva avanti dopo sessant’anni.<br />

Lupo ribattè: “Perché <strong>di</strong>ci fucilare? von Teufel è<br />

stato trovato appeso ai ganci <strong>di</strong> una macelleria e <strong>di</strong> de’<br />

Maranta non se ne è mai saputo più nulla”. “Hunter mi ha<br />

rivelato che ha fatto fucilare come spia, applicando la<br />

Convenzione <strong>di</strong> Ginevra, de’ Maranta dopo la sua breve fuga<br />

nella tenuta dei Della Neve a Pareti e lo ha fatto seppellire<br />

sotto il grande albero <strong>di</strong> mandorle: cosa che non ha mai confessato<br />

a quel sommario processo <strong>di</strong> allora. Io a Sharm El<br />

Sheik, raccontai a Laura Stern e al generale, e non ho mai<br />

capito se fra loro ci fossero legami <strong>di</strong> parentela o fossero<br />

membri dello stesso servizio segreto, che ero proprio <strong>di</strong><br />

Ferentino, dove facevo l’orafo e li ho anche invitati. Pensi alla<br />

perfi<strong>di</strong>a del destino, me li sono trovati in negozio, all’inizio<br />

dell’estate ed ho fatto la pazzia <strong>di</strong> raccontargli degli appunti<br />

193


<strong>di</strong> mio padre sul Cavallo <strong>di</strong> Sant’Ambrogio e gli ho parlato <strong>di</strong><br />

lei, che era figlio del principe Ambrogino, Gran Maestro dei<br />

Templari, che aveva aiutato negli anni ’44 e ’45, de’ Maranta<br />

e von Teufel. Siamo entrati così in amicizia, mi sono messo in<br />

affari con loro perché ho avuto un tracollo finanziario in<br />

Borsa, perdendo milioni <strong>di</strong> euro, e ho accettato <strong>di</strong> partecipare<br />

a quella maledetta spe<strong>di</strong>zione notturna, nella Cattedrale, per<br />

aprire la pancia del cavallo e trovare il frammento <strong>di</strong> Platone<br />

con le tre preziose gemme, le perle e quel minerale sconosciuto,<br />

così importante: eravamo convinti che tutto ciò fosse lì<br />

insieme alla mappa dei lingotti. A me sarebbero toccate le<br />

gemme e il <strong>di</strong>eci per cento del resto. Ed ora sono finito, perché<br />

verrò condannato per non avere ucciso Hunter, che è<br />

morto accidentalmente. Perché ho dovuto litigare con lui, poiché<br />

voleva tagliare in due il cavallo, per fare prima, e per eliminarmi,<br />

perché non voleva <strong>di</strong>videre il bottino con me così<br />

abbiamo lottato finché lui ha premuto il grilletto sparandosi in<br />

testa... Quin<strong>di</strong> ho raccolto la sua pistola e poi... per paura, ho<br />

sparato ad una persona nel buio che si avvicinava dall’abside<br />

del Duomo e poi ho…” A questo punto, cessò <strong>di</strong> parlare<br />

impallidendo e continuò con un filo <strong>di</strong> voce: “Ho fatto una<br />

cosa terribile… per sviare le indagini ho seviziato il suo<br />

corpo...”. “Quin<strong>di</strong> hai infierito su Hunter, con un punteruolo?”<br />

lo incalzò Lupo: “sì, con il punteruolo con cui avevo<br />

fatto una croce sulla pancia del cavallo... Per dare la colpa a<br />

monsignor Dell’Angelo? Ma tu allora non potevi saperlo che<br />

lui è figlio <strong>di</strong> von Teufel”. “Si l’ho fatto perché io lo sapevo”<br />

rispose Marco “perché alla Posta avevo visto una raccomandata<br />

dalla Svizzera per monsignor Dell’Angelo von Teufel e<br />

il resto si sa…”. “Marco” <strong>di</strong>sse Lupo, prendendogli un polso:<br />

“anche se non te lo meriti, hai una via <strong>di</strong> scampo, perché frate<br />

Bernardo, figlio <strong>di</strong> de’ Maranta, quello a cui tu hai sparato in<br />

quella notte, ha già <strong>di</strong>chiarato al capitano Cellitti che tu non<br />

hai ucciso l’americano, perché hai agito per legittima <strong>di</strong>fesa.<br />

Nella colluttazione è partito un colpo, quando ancora il generale<br />

aveva l’arma in pugno”. Marco ebbe uno scatto <strong>di</strong> sorpresa.<br />

Lupo concluse: “Ora è tempo <strong>di</strong> fare qualcosa <strong>di</strong> buono,<br />

194


ma <strong>di</strong>mmi, tu sapevi che stamattina, Ersilia doveva uscire a<br />

cavallo con loro?” Marco negò, opponendo il fatto che era a<br />

Roma da qualche giorno e aveva saputo tutto a cose fatte,<br />

verso le <strong>di</strong>eci, quando gli or<strong>di</strong>narono <strong>di</strong> fare da tramite.<br />

Evidentemente Laura Stern temeva <strong>di</strong> essere intralciata, dal<br />

momento che, da quando aveva letto sul giornale che il principe<br />

sarebbe <strong>di</strong>venuto il prossimo gran Maestro dei Templari<br />

e vista la foto con Cin-cin al funerale a Roma, si era decisa a<br />

organizzare il sequestro a sua insaputa. Lupo andò in camera<br />

da letto per prendere la pistola e dei proiettili, e poi chiamò<br />

Kabir a cui chiese <strong>di</strong> aiutarlo in quella circostanza terribile<br />

spiegandogli quello che era successo. Gli consegnò l’arma e<br />

le munizioni, pregandolo <strong>di</strong> seguirli, a debita <strong>di</strong>stanza, con il<br />

Range Rover, perché sarebbero andati a liberare Cin-cin e il<br />

figlio. Lui doveva coprirgli le spalle e magari intervenire al<br />

momento opportuno. Kabir era un uomo molto prestante e<br />

forte, e poteva benissimo essere all’altezza della situazione.<br />

Lupo chiese a Marco se era armato e questi gli fece vedere la<br />

pistola nella fon<strong>di</strong>na, sotto l’ascella. Lupo gli or<strong>di</strong>nò <strong>di</strong> seguire<br />

le sue istruzioni, perché loro dovevano andare al covo degli<br />

americani per convincerli a fare lo scambio con Raimondo, e<br />

in quel momento tentare <strong>di</strong> avere la meglio su <strong>di</strong> loro, e chiese<br />

a Marco quanti fossero i sequestratori. L’uomo rispose che<br />

ormai erano solamente in tre: la giornalista e due uomini, <strong>di</strong><br />

cui uno ferito alla gamba da lui nella rapina, quin<strong>di</strong> non poteva<br />

essere molto pericoloso. Il principe si convinse che allora<br />

con Raimondo, potevano essere in quattro contro due. La<br />

Stern era pur sempre una donna. Lupo non voleva ancora<br />

chiamare la polizia, perché sicuramente temeva una reazione<br />

fatale per i suoi cari. Con l’aiuto <strong>di</strong> Dio si poteva sperare <strong>di</strong><br />

riuscire nell’impresa con qualche probabilità <strong>di</strong> successo. In<br />

fin dei conti, la Stern, oltre al sequestro, non si era macchiata<br />

<strong>di</strong> nessun crimine e poteva uscirne ancora al meglio. Marco<br />

<strong>di</strong>sse <strong>di</strong> avere la sua potente Maserati sotto il palazzo e uscirono<br />

tutti e tre. Durante il tragitto non si parlarono, seguiti a<br />

<strong>di</strong>stanza dall’auto guidata da Kabir. Prima <strong>di</strong> arrivare al casale,<br />

lungo la strada per Campo Catino, dove erano tenuti i pri-<br />

195


gionieri, Marco telefonò col cellulare alla giornalista, avvertendola<br />

del loro arrivo, e dell’intenzione <strong>di</strong> scambiare gli<br />

ostaggi, altrimenti non ci sarebbe stata la possibilità <strong>di</strong> pagare<br />

il riscatto. La donna, dopo un lungo silenzio, accettò. A<br />

Lupo cessò, stranamente, il batticuore e meccanicamente controllò<br />

se il suo telefonino fosse carico e funzionante, e si girò<br />

per vedere se Kabir li seguiva, gli telefonò per <strong>di</strong>rgli <strong>di</strong> parcheggiare,<br />

una volta arrivati, in maniera che né lui, né la macchina,<br />

fossero visti dai sequestratori, e tenere la pistola carica.<br />

Anche Marco controllò la sua mettendo il proiettile in canna,<br />

perché erano quasi arrivati. Giunsero al casale dove la donna<br />

e un uomo li attendevano, col viso nascosto da un passamontagna<br />

nero, apparentemente <strong>di</strong>sarmati. Erano ormai le cinque<br />

del pomeriggio. Marco <strong>di</strong>sse al principe <strong>di</strong> rimanere in macchina,<br />

perché prima avrebbe parlato lui, mentre scendeva dall’auto…<br />

Lupo gli <strong>di</strong>sse che voleva la prova che Cin-cin e<br />

Raimondo fossero incolumi, altrimenti non se ne faceva niente,<br />

ribadendo che era l’unica soluzione praticabile. L’orefice<br />

entrò nel casale con la donna mascherata, mentre l’altro rimase<br />

fuori della porta <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a tenendo la mano in tasca, sicuramente<br />

impugnando una pistola. Il tempo fu interminabile, e<br />

si sentivano grida dall’interno del casale, finché, dopo una<br />

mezz’ora, Cin-cin e Raimondo comparvero sulla soglia con le<br />

mani legate <strong>di</strong>etro la schiena. A Lupo prese un colpo, si emozionò<br />

moltissimo, e mentre la donna liberava Raimondo dal<br />

nastro adesivo che gli bloccava i polsi con un coltello, Marco<br />

fece cenno a Lupo <strong>di</strong> scendere lentamente dalla macchina con<br />

le mani alzate per fare lo scambio. La <strong>di</strong>stanza fra loro era <strong>di</strong><br />

una trentina <strong>di</strong> metri e l’americana aveva fatto rientrare in<br />

casa Cin-cin, sempre legata, Lupo e Raimondo stavano quasi<br />

per scambiarsi quando improvvisamente si udì il rombo <strong>di</strong><br />

una motocicletta blu che frenò vicino alla Stern, il guidatore<br />

le urlò qualcosa in americano. A Lupo parve <strong>di</strong> capire che<br />

stava arrivando la polizia che lui non aveva chiamato e… successe<br />

il finimondo. Si u<strong>di</strong>rono le frenate <strong>di</strong> molte auto alle<br />

loro spalle. Il motociclista cominciò a sparare come un pazzo<br />

per primo contro <strong>di</strong> lui e contro i Carabinieri, e poi colpito...<br />

196


si accasciò. Laura, con l’altro sequestratore che zoppicava, si<br />

mise a sparare assieme a lui contro Lupo e Raimondo che si<br />

ripararono <strong>di</strong>etro l’auto <strong>di</strong> Marco e poi, a bruciapelo sparò a<br />

Marco, urlandogli in americano <strong>di</strong> essere uno sporco tra<strong>di</strong>tore,<br />

e lui stramazzò a terra. I due criminali raggiunsero l’Alfa<br />

bianca, che era posteggiata lì vicino, mentre i Carabinieri e<br />

Kabir, che erano alle spalle <strong>di</strong> Lupo, sopraggiungevano nel<br />

piazzale. Laura Stern tentò, con una potente derapata dell’auto<br />

<strong>di</strong> investire il capitano Cellitti e Kabir, che gli era <strong>di</strong>etro,<br />

ma i due riuscirono a schivare la macchina, tuffandosi a terra<br />

lateralmente. La macchina dei due sparì in una nuvola <strong>di</strong> polvere<br />

inseguita dall’auto dei Carabinieri, che aveva acceso la<br />

sirena. Il complice dell’americana sparava dal finestrino dell’auto<br />

verso quella dei militi. Lupo e Raimondo si precipitarono<br />

dentro il casale per liberare Cin-cin, che era in lacrime<br />

ma sana e salva. I due amanti si abbracciarono… e poi anche<br />

Lupo con Raimondo. Finalmente tutto era finito. Marco<br />

venne soccorso, era gravemente ferito al torace, ma ancora<br />

lucido, tanto che il capitano Cellitti potè fargli un sommario<br />

interrogatorio, mentre attendevano l’ambulanza<br />

dall’Ospedale <strong>di</strong> Frosinone. Il motociclista colpito era moribondo<br />

e non in grado <strong>di</strong> parlare. Ormai i Carabinieri avevano<br />

capito come era andata tutta la faccenda, mancava solamente<br />

<strong>di</strong> acciuffare la Stern con l’altro complice, che sicuramente<br />

doveva essere l’aitante accompagnatore con l’orecchino che<br />

era con lei a Sperlonga.<br />

Cellitti rimproverò aspramente il principe <strong>di</strong> non averlo<br />

avvertito, perché aveva commesso una gran<strong>di</strong>ssima imprudenza,<br />

e <strong>di</strong>sse a lui, che Raimondo e Cin-cin, avevano corso<br />

gravissimi pericoli se non ci fosse stata la provvidenziale telefonata<br />

da Roma <strong>di</strong> una signora giapponese <strong>di</strong> nome Yoko, che<br />

aveva ricevuto una strana telefonata interrotta dall’apparecchio<br />

<strong>di</strong> Cin-cin, che non rispondeva più, perché i sequestratori<br />

glielo avevano requisito come a Raimondo… La giapponese<br />

gli aveva spiegato che, prudenzialmente, aveva dato le<br />

microspie a Lupo, Cin-cin e Raimondo, collegate ad uno<br />

schermo satellitare con cui aveva potuto in<strong>di</strong>viduare il luogo<br />

197


dove si trovavano tutti e due. Il capitano si <strong>di</strong>chiarò molto sorpreso<br />

<strong>di</strong> questa geniale trovata, ma Lupo gli spiegò, che erano<br />

arrivati a quella decisione a causa <strong>di</strong> strane insinuazioni <strong>di</strong><br />

Marco Fabiani che lo tormentava da tempo sull’ipotetico<br />

tesoro del cavallo. Dopo una quarantina <strong>di</strong> minuti, arrivò<br />

l’ambulanza che caricò il motociclista, ormai morto, e il<br />

Fabiani, che aveva perso i sensi, e se ne andò via a sirene spiegate.<br />

Cellitti permise a Lupo, Cin-cin, Raimondo e Kabir <strong>di</strong><br />

tornare a casa, non senza aver interrogato dettagliatamente i<br />

due rapiti, per capire meglio le con<strong>di</strong>zioni del rapimento, ed<br />

ispezionato con loro il casale, dove vennero trovati tutti i<br />

macchinari che erano stati usati in Cattedrale la notte in cui<br />

morì Hunter, che era stato l’ideatore e l’artefice <strong>di</strong> quella terribile<br />

spe<strong>di</strong>zione. Per ironia della sorte, concluse il capitano,<br />

Marco Fabiani non era stato l’assassino <strong>di</strong> Hunter, ma il feroce<br />

seviziatore del suo cadavere e il feritore <strong>di</strong> frà Bernardo,<br />

che confermava tutto nell’altra <strong>di</strong>chiarazione.<br />

Lupo non <strong>di</strong>sse che era già a conoscenza <strong>di</strong> tutto ciò.<br />

Mentre tornavano a casa sentirono in lontananza un boato e<br />

poi, proprio sulla curva della collina <strong>di</strong> Barano che si erge in<br />

alto, sulla grande vallata del Sacco, videro il fumo <strong>di</strong> un’automobile<br />

in fiamme che era precipitata nella scarpata sottostante,<br />

e sulla strada c’erano i Carabinieri che avevano rincorso<br />

i fuggitivi con la loro auto. Si fermarono a parlare con<br />

i Carabinieri, <strong>di</strong>ssero che la Stern e il suo complice erano<br />

morti carbonizzati in quel rogo e, subito dopo, sopraggiunsero<br />

le altre auto con il capitano.<br />

I Della Neve, con Kabir, proseguirono per tornare a casa,<br />

quando era già buio. A casa mangiarono pochissimo ed<br />

andarono a dormire senza parlare, perché gli avvenimenti li<br />

avevano stremati e nessuno avrebbe potuto prevedere un<br />

epilogo così tragico… con tutti quei morti, e si chiedevano<br />

se Marco sarebbe sopravissuto.<br />

Il mattino del venticinque settembre, una telefonata li<br />

svegliò verso le nove: era il comandante Cellitti, che li informava<br />

che, nella notte, anche il Fabiani era deceduto chiudendo<br />

definitivamente tutto il caso e che si tenessero a <strong>di</strong>sposi-<br />

198


zione per ulteriori ragguagli, anche se riteneva che il caso era<br />

ormai definito, perché i fatti collimavano con tutte le indagini<br />

e le <strong>di</strong>chiarazioni raccolte precedentemente. Inoltre, erano<br />

state recuperate: l’Alfa Romeo bruciata, la Fiat tipo bianca,<br />

la pistola e l’anello <strong>di</strong> Hunter, e nel casale dei ban<strong>di</strong>ti, la<br />

grossa motocicletta Ducati blu e tutti i macchinari per tagliare<br />

il cavallo del Santo, ecc. Le analisi delle tracce <strong>di</strong> sangue<br />

e <strong>di</strong> epidermide rinvenute nelle unghie <strong>di</strong> Hunter e sul suo<br />

vestito, confermarono il DNA <strong>di</strong> Marco. In quello stesso<br />

pomeriggio, vennero tutti convocati al Comando dei<br />

Carabinieri per firmare i verbali relativi al sequestro, ed il<br />

magistrato Marziali, che era presente, volle ulteriormente<br />

interrogare, ironizzando sulla pazzia della banda <strong>di</strong> Hunter,<br />

che cercava un tesoro nella pancia del Cavallo <strong>di</strong><br />

Sant’Ambrogio, e quell’oro <strong>di</strong> cui si parlava da sessant’anni<br />

e che neanche gli Alleati avevano trovato nel 1945.<br />

Quando uscirono dalla questura, i quattro vennero sommersi<br />

da una valanga <strong>di</strong> giornalisti e fotografi, ma si schernirono<br />

con molta pazienza e fermezza, senza rilasciare alcuna<br />

<strong>di</strong>chiarazione. I telegiornali, la stampa ed i rotocalchi, per<br />

molti giorni, parlarono ed illustrarono quel caso così complesso<br />

ed eclatante, Finché non se ne parlò più. Lupo chiamò<br />

fra Bernardo al telefono, per confermargli quello che<br />

sicuramente già il comandante Cellitti gli aveva detto, cioè<br />

del luogo dove si trovavano i resti <strong>di</strong> suo padre: sotto il grande<br />

mandorlo, nella tenutella <strong>di</strong> Pareti. Gli consentì <strong>di</strong> recuperarli<br />

ed esau<strong>di</strong>re finalmente il desiderio suo e <strong>di</strong> sua madre<br />

per dargli degna sepoltura.<br />

Prima <strong>di</strong> partire per Sperlonga, partecipò con i suoi alla<br />

messa funebre, officiata da padre Bernardo e monsignor<br />

Dell’Angelo, in memoria <strong>di</strong> Ezio de’ Maranta, nel Duomo <strong>di</strong><br />

San Giovanni e Paolo, che era straripante <strong>di</strong> fedeli, curiosi,<br />

giornalisti e fotografi. Il giorno seguente ci fu il funerale <strong>di</strong><br />

Marco Fabiani che, seppur troppo tar<strong>di</strong>, si era pentito, confessando<br />

ogni cosa e permettendo così la liberazione <strong>di</strong> Cincin<br />

e Raimondo. E tutti pregarono per la salvezza della sua<br />

anima. Cin-cin, rimase sempre vicino alla moglie ed ad<br />

199


Ersilia e, a sera, partirono per Sperlonga. Finalmente era<br />

tutto finito… ma il tesoro era introvabile. Lupo cominciò a<br />

pensare che il tesoro non esistesse. Era fine settembre e da<br />

Sperlonga tutti i Della Neve rientrarono a Roma. Dopo una<br />

ventina <strong>di</strong> giorni, Lupo e Cin-cin, tornarono a Ferentino<br />

all’ora <strong>di</strong> cena che consumarono con evidente stanchezza.<br />

Andarono, dopo il telegiornale della sera subito a letto e<br />

Cin-cin si addormentò imme<strong>di</strong>atamente, Lupo invece non<br />

riusciva a prendere sonno ed accese la luce fioca della lampada<br />

“vecchia marina” del como<strong>di</strong>no perché non voleva<br />

stare al buio. Il suo cervello vorticava tra pensieri e ricor<strong>di</strong>….<br />

Era vero che tutta quella brutta faccenda era finita ma<br />

il problema del tesoro nascosto era lontanissimo dall’essere<br />

risolto. Il chiarore della lampada gli consentiva <strong>di</strong> contemplare<br />

la sua amata che dormiva respirando flebilmente come<br />

un caldo e morbido gattino, quando ella rigirandosi verso <strong>di</strong><br />

lui si scoprì mostrandosi in tutta la sua nu<strong>di</strong>tà perché la<br />

camicia da notte si era sbottonata… Istintivamente pensò <strong>di</strong><br />

coprirla per non farle prendere freddo, ma era troppo bello<br />

ammirare i suoi bellissimi seni e il suo pube così dolce. Si<br />

ricordò del simbolismo sessuale dei numeri dallo zero al<br />

<strong>di</strong>eci e lei, coricata sulla spalla destra, formava con il seno il<br />

magico numero tre in<strong>di</strong>ano che è composto dalle due semicirconferenze<br />

aperte sull’alto, leggermente <strong>di</strong>seguali come,<br />

in realtà, sono i seni femminili. Infatti il “tre sanscrito” è<br />

orizzontale non verticale come noi lo scriviamo. Si avvicinò<br />

per baciarle i capezzoli e il suo monte <strong>di</strong> Venere: il segreto<br />

più magico e dolce della vita, quando improvvisamente, gli<br />

sembrò <strong>di</strong> vedere la sua prima bellissima moglie che lo<br />

aveva amato talmente tanto e lo aveva reso felice fino a<br />

quella tragica notte in cui morì d’infarto… accanto a<br />

lui…nel sonno. Quante volte l’aveva vista nuda accanto a sé<br />

e durante la notte l’aveva presa dolcemente nel sonno e avevano<br />

fatto l’amore…. Gli sembrava che lo guardasse e gli<br />

sorridesse ancora una volta donandogli la visione della sua<br />

struggente bellezza, Lupo cominciò a gemere e un groppo<br />

alla gola gli serrava il respiro…., si vergognò <strong>di</strong> esserle<br />

200


sopravissuto e si domandò perché mai non era morto accanto<br />

a lei. Avrebbe voluto fare come Proserpina per riabbracciarla<br />

oltre la morte ma non era possibile! Sentiva che lei lo<br />

amava ancora dall’al<strong>di</strong>là. Com’era possibile che lui potesse<br />

stare a letto con un’altra…come se non fosse accaduto<br />

nulla... perché la vita ricominciava, poiché “navigare necesse<br />

est!” Com’era amaro e dolce tutto ciò… voleva scappare…<br />

soprattutto da se stesso, per un attimo credette che lei<br />

gli <strong>di</strong>cesse <strong>di</strong> non sentirsi in colpa se Dio aveva voluto così<br />

per le loro vite… e si mise a piangere in silenzio: Cin-cin<br />

non aveva nessuna colpa, anzi, anche lei aveva subito due<br />

lutti devastanti: il marito ed il figlio. Quella donna meravigliosa<br />

aveva bisogno <strong>di</strong> lui…. E lui la baciò teneramente e<br />

s’addormentò… Era quasi l’alba quando carezzando le mani<br />

<strong>di</strong> lei, <strong>di</strong>sse: “Ti ho mai detto, mia dolce samurai, che a<br />

Ferentino ha vissuto gli ultimi anni della sua vita, Sabina la<br />

moglie cristiana <strong>di</strong> Ponzio Pilato, protetta dall’imperatrice<br />

Lollia Paolina la cui madre era Volusia della cui omonima<br />

Gens, che ha dato due imperatori, ci rimane ancora una<br />

splen<strong>di</strong>da villa sul Gianicolo a Roma. Questa patrizia romana<br />

era la più bella, ricca e potente donna del mondo, secondo<br />

Tacito, e Caligola la volle sposare per forza strappandola<br />

a Memio Regolo? Dione Cassio scrisse che il suo avo, il<br />

console Marcus Lollius con Fabricio costruì nel 62 a.C. il<br />

ponte “Quattro Capi” sul Tevere e fu alleato <strong>di</strong> Cesare e poi<br />

<strong>di</strong> Augusto. Orazio de<strong>di</strong>cò versi a Massimo Lollio ed alla<br />

sua Ferentino. La Gens Lollia ha dato a Roma sei consoli,<br />

vestali, l’anti-imperatore Lolliano che governarono, coniarono<br />

monete ed alzarono le insegne con le loro mitiche spighe<br />

<strong>di</strong> lollio nell’impero, dalla Gallogalazia alla Britannia,<br />

dove Lollio Urbico fece il Vallo Antonino e la sottomise con<br />

la Scozia meri<strong>di</strong>onale nel 142 d.C. La Ferentino Romana è<br />

stata e<strong>di</strong>ficata dal censore Marco Lollio nel II secolo a.C.<br />

Strana città, che ha abbattuto la chiesa bombardata <strong>di</strong> S.<br />

Andrea dei Lolli per ampliare un cinema, che ha coperto nel<br />

tempio <strong>di</strong> San Francesco le lapi<strong>di</strong> delle antiche famiglie come<br />

ti ho fatto vedere e <strong>di</strong>menticato le glorie imperiali del suo pas-<br />

201


sato per celebrare vane modernità ed a cui D’Annunzio ha<br />

preso spunto per il suo ‘Principe <strong>di</strong> Ferentino’ per l’affettuosa<br />

amicizia con questa famiglia. Era una domenica dal tempo<br />

strano e uggioso e Lupo, vicino al camino acceso, seduto sulla<br />

poltrona preferita dal padre, beveva il suo secondo caffè del<br />

mattino, quando Cin-cin gli portò, dal giar<strong>di</strong>no, le ultime rose<br />

<strong>di</strong> ottobre, erano quattro come le Virtù Cristiane: una blu<br />

scura, una rosa pallido, una gialla ed una rossa. “Annusale”<br />

gli <strong>di</strong>sse Cin-cin porgendogliele: “Perché il loro profumo,<br />

come <strong>di</strong>ce Buddha calma i nervi, attiva le funzioni cerebrali e<br />

avvicina a Dio”. Il principe sorrise ed ubbidì, ma pensò ai<br />

quattro livelli dell’elevazione magica spirituale, alla verità<br />

assoluta della serenità <strong>di</strong>vina. Il blu della Nigredo, il rosa pallido<br />

della Albedo, il giallo della Citrinitas ed il rosso della<br />

Rubedo, della perfezione trascendente dell’Essere. Quando la<br />

sua donna vestita <strong>di</strong> un velato kimono nero con dei draghi<br />

d’oro, da cui traspariva la sua pagana nu<strong>di</strong>tà, gli chiese se<br />

aveva una copia dell’antichissimo testo <strong>di</strong>vinatorio cinese “I<br />

King” ed il suo amante rispose, quasi meccanicamente, che<br />

ne aveva una del padre dalla copertina rossa e oro con l’autografo<br />

<strong>di</strong> C.G. Jung che la tradusse, proprio in fondo al cassetto<br />

del suo como<strong>di</strong>no. Tornata con quell’arcano “Libro dei<br />

Mutamenti” pregò Lupo <strong>di</strong> lasciarglielo consultare perché<br />

voleva aiutarlo, ricordandogli che per la sua forza veri<strong>di</strong>ca,<br />

ancor oggi, lo Stato Maggiore Cinese se ne avvale prima <strong>di</strong><br />

prendere decisioni della massima importanza come quella<br />

dell’ottobre 1962 <strong>di</strong> invadere militarmente l’In<strong>di</strong>a solo per un<br />

mese per poi abbandonare le posizioni occupate e farle arretrare<br />

dentro i confini cinesi. Lo pregò quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> pensare alla<br />

cosa che era più importante per lui senza rivelargliela e tirò<br />

sul tavolinetto le tre monete cinesi d’oro secondo il rito e poi<br />

dai numeri ottenuti passò a leggere la sentenza e i commenti<br />

che la riguardavano, ossia la numero uno il cui segno corrispondente<br />

a sei linee intere maschili Yang che anche nella sua<br />

grafica In<strong>di</strong>ana rappresentano l’organo virile uno e moltiplicatore<br />

infinito nella pienezza della sua forza, parlava del<br />

KKIEN relativo a il “Creativo, opera sublime riuscita proprio<br />

202


per perseveranza” che recitava testualmente che secondo il<br />

senso antico del Tao le qualità sono raggruppate nella coppia<br />

sublime e <strong>di</strong>namica Ying e Yang e per chi ottiene questo oracolo,<br />

significa che gli è concessa dagli acca<strong>di</strong>menti cosmici<br />

provenienti dai primor<strong>di</strong>, la felicità per sé e per quella degli<br />

altri, così perseverando. Lupo lesse il responso e ringraziandola<br />

non <strong>di</strong>sse una parola ma cominciò a pensare e il tempo<br />

sembrava essersi fermato. E mentre la ra<strong>di</strong>o trasmetteva la<br />

“Cavalcata delle Valkirie” <strong>di</strong> Wagner, la mattinata si rischiarò<br />

e la luce del sole, filtrando dalla finestra, fece risplendere l’armatura<br />

del Cavaliere Templare che troneggiava nel salone.<br />

Lupo, abbacinato, chiuse gli occhi, ma quel raggio luminoso<br />

persisteva, evidenziando il rilievo della croce templare sulla<br />

corazza rutilante <strong>di</strong> luce. Il principe attratto, si alzò e si <strong>di</strong>resse<br />

alla finestra per aprirla e far entrare l’aria fresca, accorgendosi<br />

che un bellissimo arcobaleno sovrastava Ferentino: dal<br />

Duomo alla loro casa. Si voltò verso l’armatura e gli risuonarono<br />

nelle orecchie le parole scritte dal padre sul Parzival… e<br />

sulla Luce dello Spirito Santo che doveva seguire, finalmente<br />

capì. Armeggiò per un bel po’ per aprire l’armatura e nel<br />

suo interno trovò una specie <strong>di</strong> cassetto verticale che riuscì ad<br />

aprire e che conteneva il co<strong>di</strong>ce ‘Atlantis’…<br />

Tremante per l’emozione, fino a sentirsi male, si sedette<br />

nella sua poltrona per riprendere fiato e chiamò Cin-cin<br />

mentre scioglieva i no<strong>di</strong> del cordone d’oro che lo legava.<br />

Cin-cin arrivò, comprese imme<strong>di</strong>atamente la situazione e in<br />

silenzio si sedette vicino a lui, nella poltrona accanto. Le<br />

fiamme del camino erano particolarmente vivide e calde,<br />

sembravano angeli <strong>di</strong> fuoco che danzavano felici.<br />

I documenti e i fogli contenuti erano tanti e ingialliti dal<br />

tempo, e c’era una lettera in<strong>di</strong>rizzata al principe Lupo Maria<br />

Della Neve, sigillata con la ceralacca, con lo stemma imperiale<br />

della famiglia. Con la sua scrittura precisa <strong>di</strong> color porpora,<br />

il padre gli raccontava tutta la storia, che Lupo lesse<br />

avidamente commuovendosi e pregò Cin-cin <strong>di</strong> aspettare un<br />

po’, perché le avrebbe sintetizzato il contenuto. Passò<br />

un’ora, la donna portò un altro caffè. Il padre cominciava<br />

203


scusandosi <strong>di</strong> non avergli svelato l’ubicazione del tesoro,<br />

precisando che i lingotti non erano stati caricati sui MAS dal<br />

cargo Nike semiaffondato nel Nilo, ma segretamente sul<br />

peschereccio Egiziano Faraon e poi trasbordati a Tunisi<br />

sull’Araba Fenice, vascello bialberi, protetto a turno durante<br />

tutta la sua traversata dall’Africa all’Italia, da un sommergibile<br />

Tedesco e da uno Giapponese da cui vennero scaricati<br />

in una caverna, a Ponza, nel gennaio del ’44. Infine, da lì,<br />

portati nel febbraio con un barcone locale a Sperlonga dove<br />

vennero murati in un vano segreto dell’antro <strong>di</strong> Tiberio, noto<br />

solo a de’ Maranta… perché era stato il tema della sua tesi<br />

<strong>di</strong> archeologia. Da qui, i due, si nascosero per un anno, come<br />

è noto, a casa nostra a Ferentino. Quando poi nel novembre<br />

del ’44 si decise <strong>di</strong> caricarli sul camion per portarli oltre la<br />

linea Gotica ai Repubblichini, l’addetto militare d’Ungheria<br />

era venuto segretamente a Ferentino per avvisare il principe<br />

Ambrogino, che bisognava fermare l’operazione, perché<br />

alcuni gerarchi Fascisti, probabilmente d’accordo con il<br />

ministro Tedesco Bormann, uomo <strong>di</strong> fiducia <strong>di</strong> Hitler, avevano<br />

pensato <strong>di</strong> portare il tesoro in Argentina, dove forse<br />

sarebbe sparito con loro… aspettando tempi migliori, visto<br />

che la guerra era ormai considerata una battaglia perduta <strong>di</strong><br />

un conflitto che i popoli dell’Asse avrebbero vinto nel 2000<br />

ossia nel terzo millennio. Riunitisi il vecchio principe, von<br />

Teufel, de’ Maranta, forse altri Templari <strong>di</strong> Romania e<br />

Spagna, con l’Emiro sunnita del Libano Abou Arfouche,<br />

ormai tutti deceduti, decisero che non c’era più tempo.<br />

Bisognava pertanto agire in fretta e mettere in salvo quelle<br />

100 barre da 10 kg cadauna <strong>di</strong> cui 50 d’oro e 50 <strong>di</strong> platino,<br />

che per il peso specifico <strong>di</strong>fferente <strong>di</strong> pochi centesimi...<br />

sembravano uguali per <strong>di</strong>mensioni ma <strong>di</strong>verse per lucentezza.<br />

In definitiva occupavano poco posto e si decise <strong>di</strong> fare<br />

quel trasporto a Ferentino, nelle cantine del palazzo, passando<br />

per l’ingresso grande carrabile sotto l’ovale della<br />

Madonna del Carmine che guarda Porta Montana proprio in<br />

un pomeriggio tempestoso e gelido <strong>di</strong> quella fine d’autunno.<br />

A tale scopo vennero scelti due autocarri che potevano entra-<br />

204


e nel palazzo, uno a<strong>di</strong>bito usualmente al trasporto <strong>di</strong> legna<br />

su cui vennero caricati due grossi tronchi <strong>di</strong> quercia particolarmente<br />

dritti e resi cavi a fuoco, che vennero utilizzati<br />

nell’800 dai briganti ciociari e campani <strong>di</strong> Frà Diavolo, al<br />

secolo Michele Pezza, per nascondere armi e merci <strong>di</strong> contrabbando,<br />

con le aperture rivolte verso le cabine <strong>di</strong> pilotaggio<br />

in modo da poterci infilare i lingotti <strong>di</strong> platino e sigillati<br />

e martellati poi, ad arte, con gli antichi <strong>di</strong>schi del loro stesso<br />

legno. Il secondo camion, invece, era quello usato per il trasporto<br />

dei mattoni. I due automezzi guidati uno da de’<br />

Maranta e l’altro da von Taufel, accompagnati da due<br />

Templari, <strong>di</strong> cui il padre non ricordava i nomi... facendo strade<br />

<strong>di</strong>verse, si ritrovarono il più vicino possibile al complesso<br />

<strong>di</strong> Tiberio a Sperlonga, dove avevano già notato una quantità<br />

<strong>di</strong> mattoni scaricati per i restauri e poco vicino dei tronchi<br />

<strong>di</strong> quercia lunghi come quelli cavi che già avevano. Con<br />

enorme fatica i quattro, riuscirono ad infilare in quei due<br />

tronchi i 50 lingotti <strong>di</strong> platino che c’entrarono giusti giusti e<br />

sopra <strong>di</strong> essi tutti i tronchi che era possibile caricare mentre<br />

le 50 barre d’oro <strong>di</strong>pinte <strong>di</strong> color mattone vennero <strong>di</strong>stese sul<br />

pianale del secondo autocarro, ricoprendole con un migliaio<br />

<strong>di</strong> mattoni. Era stato stabilito <strong>di</strong> <strong>di</strong>videre il tesoro in due per<br />

frazionare il rischio, stabilendo <strong>di</strong> far partire i due veicoli a<br />

quarantacinque minuti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza l’uno dall’altro. A de’<br />

Maranta era venuto un colpo <strong>di</strong> genio, aveva fatto comprare<br />

due damigiane da 30 litri <strong>di</strong> quella grappa ciociara “resuscita<br />

morti”, fatta dai frati <strong>di</strong> Casamari, che supera i sessanta<br />

gra<strong>di</strong> e da cui riempì due bottiglie da due litri e <strong>di</strong>ede una<br />

damigiana e una bottiglia a von Teufel, pregandolo <strong>di</strong> far credere<br />

al posto <strong>di</strong> blocco, qualora li avessero fermati che erano<br />

ubriachi visto il freddo e la festività. Si abbracciarono e, allo<br />

scadere della mezzanotte, partì per primo de’ Maranta con il<br />

suo compagno. Da Sperlonga a Ferentino c’erano circa cinquanta<br />

chilometri, la notte era squassata da scrosci <strong>di</strong> pioggia<br />

e lampi. Ezio provò a bere un sorso <strong>di</strong> grappa con il suo<br />

amico per brindare al successo <strong>di</strong> quell’azione: quell’acquavite<br />

era fortissima tanto da resuscitare i morti... per fare<br />

205


scena se ne versò un po’ addosso e l’odore era fortissimo.<br />

Alcuni chilometri prima <strong>di</strong> Frosinone, ad un posto <strong>di</strong> blocco<br />

Alleato, alcuni M.P. gli intimarono lo stop... puntandogli le<br />

armi e or<strong>di</strong>nandogli <strong>di</strong> scendere per verificare il carico. Ezio,<br />

scendendo con la bottiglia in mano e barcollando sulle<br />

gambe farfugliò in <strong>di</strong>aletto che portavano legna da ardere ad<br />

Anagni... Gli Americani lo insultarono <strong>di</strong>cendogli che puzzava<br />

<strong>di</strong> alcool e gli chiesero cosa stesse bevendo mentre altri<br />

soldati salirono sul camion per controllare i tronchi che erano<br />

troppo pesanti per essere rimossi. de’ Maranta rispose che<br />

stava bevendo grappa e che era troppo forte per loro, abituati<br />

al whisky e il sergente, sentendosi sfidato, gliela strappò <strong>di</strong><br />

mano e dopo averla annusata... cominciò a tracannarla a garganella<br />

finché non sbiancò e <strong>di</strong>venne paonazzo e, bestemmiando,<br />

la passò al suo compagno per vedere la sua reazione.<br />

Gli altri soldati che stavano sul camion, trovarono la<br />

damigiana e la travasarono nelle loro borracce, facendone<br />

cadere molta per terra. In breve tutti gli Americani la bevvero<br />

e gli effetti si fecero sentire perché l’avevano trangugiata<br />

come fosse Coca-Cola e tentennavano sulle gambe. Ormai il<br />

gioco era fatto, era ripreso il nubifragio ed Ezio chiese al<br />

capo del posto <strong>di</strong> blocco che cosa doveva fare, se scaricare o<br />

ripartire, quando stava sopravvenendo il camion guidato da<br />

von Teufel. Faceva fred<strong>di</strong>ssimo, pioveva a <strong>di</strong>rotto e quel tratto<br />

stretto della Casilina era completamente bloccato dai due<br />

camion e gli Americani, quasi completamente ubriachi,<br />

requisirono la seconda damigiana <strong>di</strong> grappa dopo aver guardato<br />

stancamente il carico <strong>di</strong> mattoni senza aver nessuna<br />

voglia <strong>di</strong> scaricarlo... li lasciarono partire... Quella notte, quel<br />

platino e quell’oro vennero portati a palazzo Della Neve,<br />

dove furono depositati nel vano sottostante il lastrone <strong>di</strong><br />

marmo della cappellina, coibentandolo in maniera particolarissima<br />

in modo da evitare che venisse scoperto, percotendolo.<br />

Per aprire il lastrone bastava ruotare opportunamente le<br />

quattro stelle <strong>di</strong> bronzo agli angoli che erano, in realtà, delle<br />

enormi viti e sotto il quale c’erano molti strati <strong>di</strong> cemento<br />

armato alternati da tavole <strong>di</strong> quercia e pozzolana con uno<br />

206


spesso foglio finale <strong>di</strong> piombo e sotto il tutto giacevano quelle<br />

barre. E qui a Lupo venne un groppo alla gola e con un fil<br />

<strong>di</strong> voce continuò leggendo che, alcuni giorni dopo l’ecci<strong>di</strong>o<br />

<strong>di</strong> Sigfried, a palazzo venne un gruppo <strong>di</strong> soldati Americani<br />

comandati da Hunter per ispezionare l’e<strong>di</strong>ficio muniti <strong>di</strong> un<br />

apparato geiger, rilevatore <strong>di</strong> metalli che veniva maneggiato<br />

da un sergente maggiore <strong>di</strong> origine italiana. Costoro misero<br />

sottosopra tutto l’e<strong>di</strong>ficio, ispezionandolo palmo a palmo e,<br />

quel sergente che <strong>di</strong>ceva <strong>di</strong> essere originario ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong><br />

Guarcino, era letteralmente impazzito nel visitare quella casa<br />

<strong>di</strong> cui aveva sentito parlare dai suoi nonni e soprattutto per la<br />

<strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> decifrare le migliaia <strong>di</strong> risonanze che quell’apparato<br />

registrava, in special modo per le tubature idriche, che<br />

erano tutte <strong>di</strong> piombo.<br />

Ad un certo momento, alla fine prima <strong>di</strong> entrare nella<br />

cappella il tenente Hunter venne richiamato attraverso il<br />

telefono portatile dei suoi superiori, che lo aspettavano in<br />

piazza per urgenti comunicazioni, lasciando quel sergente a<br />

terminare il lavoro solo insieme a lui, mentre gli altri soldati<br />

stazionavano negli altri piani. E lì avvenne il miracolo! Il<br />

soldato, come vide la cappella e la croce templare nel pavimento<br />

esclamò: “Eccellenza, io conosco bene la sua famiglia<br />

come i miei nonni che hanno lavorato per voi come<br />

coloni mezzadri e poterono emigrare quando avevo <strong>di</strong>eci<br />

anni negli States, non da morti <strong>di</strong> fame, grazie al vostro<br />

generoso aiuto. Io mi chiamo Magnanti Agnello, Agnello<br />

come suo nonno, che <strong>di</strong> fatto donò a noi, come ad altri suoi<br />

coloni, le case in cui vivevamo nel vicolo che portava il<br />

nostro stesso nome a Guarcino. Oggi noi a New York abbiamo<br />

un grande drugstore ... e sa che le <strong>di</strong>co ... io non profano<br />

questa cappella con questo aggeggio infernale, dove c’è<br />

la croce del Santo Sepolcro, a cui sono devoto ... per me<br />

sotto questo marmo ci può essere il più grande tesoro del<br />

mondo ... e se c’è ... è bene che rimanga qui sotto o come<br />

vorrà Id<strong>di</strong>o, e le confido un segreto terribile: l’altro giorno<br />

ho sentito gli altri ufficiali del nostro comando, maledetti da<br />

Dio che con questa guerra vogliono ven<strong>di</strong>carsi dell’Antica<br />

207


Roma e della Chiesa Cattolica, urlare con gioia che entro il<br />

mese faranno saltare per aria la cripta <strong>di</strong> Sant’Ambrogio<br />

nella Cattedrale, per trovare questo tesoro ... con la scusa <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>struggere un deposito <strong>di</strong> armi nascosto dai Nazi-Fascisti.<br />

Purtroppo questa gente ci o<strong>di</strong>a e ci invi<strong>di</strong>a tutti i monumenti<br />

e le opere che ci ha lasciato la civiltà latina e così dopo<br />

aver raso al suolo, senza motivo, il monastero <strong>di</strong><br />

Montecassino, demoliranno San Giovanni e le mura romane<br />

trimillenarie e ciclopiche su cui è costruito. Per me questa<br />

sporca guerra finisce qui e, richiudendo l’apparecchio geiger<br />

nella sua custo<strong>di</strong>a, si inchinò sulla Croce Templare<br />

segnandosi il volto e <strong>di</strong>sse ad alta voce per farsi sentire:”qui<br />

è tutto o.k. an<strong>di</strong>amo via, la mia rilevazione è finita, chiuda<br />

pure la cappella”. Si avviarono su per le scale dove incontrarono<br />

Hunter che era tornato per sapere i risultati <strong>di</strong> quella<br />

lunghissima ispezione. Il sergente americano confermò al<br />

suo superiore irritato e deluso che nel palazzo Della Neve<br />

non c’era nessun tesoro e nessuna arma. Il padre scriveva <strong>di</strong><br />

aver ricercato, inutilmente per tanti anni,quel giovanotto che<br />

aveva salvato loro e il tesoro. Questo fatto miracoloso lasciò<br />

letteralmente <strong>di</strong> sasso i due amanti che dovettero fare una<br />

lunga sosta per riprendersi e continuare a leggere ...<br />

Cin-cin non ci poteva credere: per oltre cinquant’anni<br />

Lupo era andato a messa tantissime volte in quella cappella<br />

senza immaginare <strong>di</strong> calpestare una simile ricchezza.<br />

Quel tesoro, or<strong>di</strong>nava Ambrogino, dovrà finanziare il<br />

progetto della Grande Croce Templare centrata su<br />

Gerusalemme Liberata per l’Eurasia al fine <strong>di</strong> reimpiantarvi<br />

almeno un miliardo <strong>di</strong> alberi e città mangia-deserto alimentate<br />

da cellule solari dall’Atlantico al Pacifico. Per combattere<br />

la fame nel mondo era in<strong>di</strong>spensabile fondare una<br />

Banca dei Regolamenti Trascendentali per emettere titoli a<br />

tasso negativo come aveva spiegato l’economista Auriti rapportati<br />

ad una moneta sociale universale chiamata “Aureo”<br />

come base <strong>di</strong> riferimento per tutti gli Stati che con pari<br />

<strong>di</strong>gnità potranno scambiare energie, materie prime, merci,<br />

prodotti agricoli, servizi, ecc. <strong>di</strong>struggendo la monopsonia<br />

208


del Cartello multinazionale dei detentori <strong>di</strong> oro, argento,<br />

<strong>di</strong>amanti, uranio, petrolio, gas, rame, cacao, caffé, grano e<br />

specialmente quello del cotone che ha abolito la coltivazione<br />

della canapa che nasce spontanea in tutto il mondo ed è<br />

ottima da mangiare, per vestire e ad<strong>di</strong>rittura per fare le carrozzerie<br />

biodegradabili delle automobili e che ha tantissime<br />

altre positive utilizzazioni ecc. Soprattutto bisogna abbattere<br />

il Signoraggio del Dollaro che depaupera, dal ’45, i popoli<br />

della terra. Era il momento <strong>di</strong> bloccare definitivamente<br />

l’avanzata del mostro utilitarista demenziale ed usuraio<br />

dell’“Homo oeconomicus” quantitativo e sprecone, per salvare<br />

la qualità e la <strong>di</strong>gnità della vita dell’“Homo sapiens<br />

Cromagnon” risparmiatore e a immagine e somiglianza <strong>di</strong><br />

Dio. Era la sfida del terzo millennio! Quella tonnellata <strong>di</strong><br />

lingotti da <strong>di</strong>eci chili l’uno, avrebbe creato altro denaro,<br />

ripagando proprio i paesi Arabi che avevano, dall’Egitto,<br />

fornito quella ricchezza in quei lontani anni, e visto che le<br />

armi, per i motivi che già sappiamo, non erano state mai<br />

consegnate perché mai pagate con quel tesoro. In tal modo<br />

si avverava la profezia <strong>di</strong> Alì, il nipote <strong>di</strong> Maometto, il quale<br />

<strong>di</strong>ceva che i Romani, cioè i Cattolici del Papa, avrebbero<br />

salvato i Mussulmani. Gli Arabi, dovevano perseguire la<br />

pace con mezzi <strong>di</strong> pace convertendo i loro dollari in questa<br />

nuova moneta e quel denaro avrebbe dato vita a quel processo…<br />

inarrestabile. Era ormai <strong>di</strong>venuto un imperativo categorico<br />

proprio per i Mussulmani e quin<strong>di</strong> per la comunità<br />

universale cancellare il patto stipulato nel 1945 da<br />

Roosevelt con Jbn’ Saud emiro d’Arabia, che imponeva<br />

l’acquisto del petrolio solo con i dollari. Così facendo la strapotenza<br />

Anglo-Americana sarebbe crollata in pochi minuti<br />

non appena la Lega Araba avesse dato l’or<strong>di</strong>ne su tutte le<br />

borse mon<strong>di</strong>ali <strong>di</strong> convertire i loro dollari in Aurei, senza<br />

avere più bisogno <strong>di</strong> fare guerre <strong>di</strong>sperate e sanguinose e<br />

soprattutto inutili contro Americani, Inglesi ed Israeliani.<br />

Purtroppo, quando il generale americano che, grazie alla spiata<br />

dell’autista Griso, agente del Controspionaggio Alleato<br />

dopo l’attacco al bivio <strong>di</strong> Anagni, si accorse della beffa e che<br />

209


sul camion non c’era niente, uccise e forse torturò con i suoi<br />

uomini von Teufel e <strong>di</strong> de’ Maranta non si seppe niente più,<br />

perché si trovò solo il camion, con cui era scappato, bruciato<br />

a Barano, dopo molti giorni. Circa il pacchetto famoso e<br />

prezioso, che i due si erano portati da Alessandria, il sacchetto<br />

delle perle nere <strong>di</strong> Eritrea, andò perso in mare durante<br />

una tempesta, ne furono salvate solamente nove <strong>di</strong> cui sei<br />

furono regalate, a due a due, a donna Paolina Della Neve ed<br />

alle rispettive mogli dei due ufficiali. Due vennero utilizzate<br />

per impreziosire gli orecchini della Madonna del Parto<br />

nella cappella Della Neve al Duomo, l’ultima <strong>di</strong>visa in due<br />

per fare le pupille per la Madonna del Carmine a Palazzo,<br />

che già aveva i suoi orecchini antichissimi <strong>di</strong> corallo e oro.<br />

Ma la descrizione non finiva qui, perché in quel pacchetto,<br />

c’erano un rubino, uno smeraldo e uno zaffiro <strong>di</strong> notevoli<br />

<strong>di</strong>mensioni a forma <strong>di</strong> un prisma, <strong>di</strong> un parallelepipedo e <strong>di</strong><br />

un romboide… e non potevano essere stati utilizzati all’origine<br />

per gioielleria, ma per un altro scopo, forse per un qualche<br />

strano congegno. Nelle pagine della lettera, c’era una<br />

lamina iridescente e dorata, <strong>di</strong> centimetri 10x10 piuttosto<br />

sottile e talmente dura che Lupo non riuscì in nessun modo<br />

a flettere: era il famoso oricalco degli Atlanti<strong>di</strong> descritto da<br />

Platone nel Krizia. Quel minerale preziosissimo, cercato da<br />

Hunter, perché adatto a ricoprire le navi spaziali dal punto <strong>di</strong><br />

fusione così alto da superare ogni metallo e ceramica conosciuta.<br />

Infatti, Ambrogino e il vecchio Fabiani lo avevano<br />

portato al centro <strong>di</strong> fisica <strong>di</strong> via Panisperna e non erano riusciti<br />

a fonderlo. Tutto ciò avveniva nel ’44. Sicuramente<br />

quelle pietre preziose e quella lamina dovevano provenire<br />

da un altro mondo. Quella lastrina, da sola, per il suo altissimo<br />

valore scientifico, strategico e militare… valeva<br />

migliaia <strong>di</strong> miliar<strong>di</strong>. Anche il generale Hunter, aveva percepito<br />

la sua importanza. Quelle pietre preziose, tagliate<br />

opportunamente e polverizzate dopo anni <strong>di</strong> lavoro, dal bravissimo<br />

Fabio Fabiani, che mantenne il segreto, vennero<br />

usate nel ’60 nell’ultimo restauro della Madonna del Parto<br />

per decorarne la corona, i gioielli e il manto. Una piccola<br />

210


parte residua venne usata per decorare la Madonna del<br />

Carmine, sulla facciata del loro palazzo. Cin-cin era attanagliata<br />

dal racconto e non finiva <strong>di</strong> sorprendersi. Lupo era<br />

rimasto quasi senza voce dall’emozione… quante volte si<br />

era accostato con devozione davanti a quel quadro. Lupo<br />

continuò perché era arrivato il pezzo forte, quello che<br />

riguardava l’enigma del terzo testo de<strong>di</strong>cato da Platone<br />

all’Atlantide: l’introvabile <strong>Ermocrate</strong>, forse <strong>di</strong>strutto dagli<br />

autori giudeo cristiani: il valoroso generale siracusano<br />

assassinato nel 407 a.C. Lupo trovò, infatti, ben conservato,<br />

anche se illeggibile, in una plastica alcuni frammenti <strong>di</strong><br />

papiro che erano stati tradotti dal greco antico dai due ufficiali<br />

con l’aiuto dell’anziano Senkis, che poi era il <strong>di</strong>scendente<br />

del famoso sacerdote Egizio Senkis, citato da Platone<br />

nel Krizia, che aveva <strong>di</strong>alogato in Alessandria con il vecchio<br />

Solone, antenato del grande filosofo..<br />

Si trattava della ‘Metafisica platonica’: commento al<br />

Timeo fatto dal filosofo greco Proclo, morto nel 412 d.C. che<br />

faceva notare il passo mancante che, gli Atlanti<strong>di</strong>… (forse nel<br />

15.000 a.C.) dallo spazio ‘apò Ouranou’, con la nave sfavillante<br />

d’oro <strong>di</strong> oricalco che solcava i cieli e il mare, “erano<br />

venuti” dopo l’estinzione dei <strong>di</strong>nosauri, in quel territorio della<br />

Terra, che noi chiamiamo Atlantide, perché erano gli sconfitti<br />

<strong>di</strong> quella millenaria e catastrofica ‘guerra dei mon<strong>di</strong>’: la<br />

‘Gigantomachia’, tramandataci dai miti greci. Ulteriore conferma<br />

<strong>di</strong> questo scontro finale ce la dà il Bhagavad-Gita cioè<br />

“Il Canto del Beato”, episo<strong>di</strong>o del poema epico nazionale<br />

in<strong>di</strong>ano Mahabharata che racconta la lotta avvenuta nella<br />

notte dei tempi tra le forze del bene contro quelle del male, tra<br />

i Pandui<strong>di</strong>, guidati dall’eroe Argiuna che viene esortato da<br />

Krishna, incarnazione vivente del <strong>di</strong>o Vishnu’, a combattere<br />

contro i cattivi Kurui<strong>di</strong>, stirpe <strong>di</strong> cugini fraterni. Gli sconfitti<br />

vennero abbandonati per punizione, privi <strong>di</strong> tutto, a colonizzare<br />

la Terra, lasciando loro animali, pesci, piante moderne e<br />

nient’altro che il ricordo del loro superbo, Aureo e felice passato<br />

vissuto nello spazio, che noi moderni cristiani, chiamiamo<br />

Para<strong>di</strong>so, parola derivata nella tra<strong>di</strong>zione Giudaico-<br />

211


Cristiana dal Persiano “paradas” che significa giar<strong>di</strong>no <strong>di</strong> Dio<br />

che spiegherebbe la Teoria della Caduta. Questa memoria storica<br />

decamillenaria, è stata custo<strong>di</strong>ta e rielaborata da tutte le<br />

religioni. Secondo Platone, nel 9600 a.C., quasi all’inizio<br />

dell’Età neolitica, gli Atlanti<strong>di</strong>, che avevano la pelle rossa ed<br />

erano alti più <strong>di</strong> due metri, per i loro costumi immorali, la<br />

cupi<strong>di</strong>gia, l’ingiustizia e la crudeltà e per cause naturali, furono<br />

inghiottiti con la loro megalopoli, le ricchezze e le armi <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>struzione, in quel mare che li circondava. Infatti, per questo<br />

cataclisma quel mare <strong>di</strong>venne immenso, melmoso e innavigabile<br />

per sette millenni, quello che da allora fu detto Oceano<br />

Atlantico. Forse per questa ragione gli antichi temevano <strong>di</strong><br />

superare le mitiche Colonne <strong>di</strong> Ercole per l’impossibilità tecnica<br />

<strong>di</strong> navigare in un oceano limaccioso ed impraticabile. La<br />

parola Atla nel loro linguaggio, tradotto foneticamente da<br />

Platone, significava acqua e mare, come il favoloso Quetzaco-atl,<br />

il serpente-<strong>di</strong>-mare, <strong>di</strong>pinto dagli Aztechi nei loro templi<br />

in Centro America. Questa concezione veniva rafforzata<br />

dalla storia misteriosa degli altissimi Olmechi (m. 2,50) del<br />

Messico, scomparsi nel 500 a.C., che lasciarono bassorilievi<br />

<strong>di</strong> basalto raffiguranti astronauti alla guida <strong>di</strong> navi spaziali,<br />

nell’isola <strong>di</strong> La Venta. A testimonianza <strong>di</strong> ciò, rimangono i<br />

numerosi scheletri giganti, ben proporzionati, rinvenuti nel<br />

mondo, negati paleontologicamente dalla pseudo-scienza aciclica,<br />

segmentaria e biblista, che li ha relegati paradossalmente<br />

nel limbo <strong>di</strong> una classificazione <strong>di</strong> “reperti fuori stratigrafia”.<br />

Lo scienziato tedesco H. Horbigher, volutamente negato<br />

dalla scienza ufficiale, nella sua “Glazial Kosmologie”, ha<br />

dato l’unica spiegazione accettabile dei fenomeni catastrofici<br />

che hanno, <strong>di</strong> fatto, causato la fine delle prime quattro ere<br />

geologiche e degli animali giganteschi come i <strong>di</strong>nosauri ecc.,<br />

per quei quattro impatti <strong>di</strong> asteroi<strong>di</strong> o lune contro la terra che<br />

ne hanno fatto inclinare anche l’asse. Secondo lui,<br />

l’Atlantide, che doveva essere il settimo continente, sparì in<br />

mare proprio nell’ultima collisione della cosiddetta “quarta<br />

luna” che è avvenuta in concomitanza causando il grande<br />

<strong>di</strong>sgelo dei ghiacciai perché la terra circa do<strong>di</strong>cimila anni fa<br />

212


toccò forse il punto più vicino al sole, ciclicamente come sta<br />

avvenendo adesso. Il compianto genitore faceva notare la<br />

sconvolgente coincidenza tra la teoria <strong>di</strong> Horbigher e la datazione<br />

che Platone, nato nel 428 e morto nel 347 a.C., ha fatto<br />

dell’inabissamento <strong>di</strong> Atlantide avvenuto 9600 anni prima<br />

che aggiunti ai 2005 dell’era cristiana più 428 che è la sua<br />

data <strong>di</strong> nascita assommano a 12.033 anni considerato che il<br />

Krizia è stato scritto da lui quando aveva circa sessant’anni.<br />

A questo punto della lettura, Lupo, rivolgendosi a Cin-cin,<br />

<strong>di</strong>sse che a quei due argomenti citati bisognava aggiungerne<br />

un terzo circa la memoria <strong>di</strong> tutti i popoli sul Diluvio<br />

Universale, un quarto portato dalla scoperta dell’origine del<br />

grande ghiacciaio d’Islanda il Patna Yokul, formatosi attorno<br />

al 1500 per una variazione ciclica <strong>di</strong> circa 600 anni della temperatura<br />

del pianeta <strong>di</strong> quasi un grado in più o in meno, derivante<br />

da motivi <strong>di</strong> natura endogena del pianeta, e che favorì il<br />

viaggio <strong>di</strong> Colombo per il conseguente abbassamento del<br />

livello degli oceani tra m. 80 e m. 100 e nei millenni la trasmigrazione<br />

dei popoli fra i continenti, per l’affiorare <strong>di</strong> tanti<br />

isolotti. Un quinto fattore, imputabile alla recente scoperta<br />

astronomica <strong>di</strong> un altro ciclo traslatorio della Terra, che, ogni<br />

do<strong>di</strong>cimila anni, la porta al punto più vicino della sua orbita<br />

al Sole, ed un sesto <strong>di</strong>abolico fattore causato dall’inquinamento<br />

crescente derivante dal carbone, dal petrolio, dal gas e<br />

dal nucleare, che sta facendo alzare il livello dei mari e la<br />

temperatura del pianeta. Si capisce così l’esattezza del racconto<br />

del filosofo greco. Le riflessioni del padre davano a<br />

Lupo e a Cin-cin un senso <strong>di</strong> vertigine frammisto a stupore<br />

crescente. Le note spiegavano ancora che il livello delle<br />

acque poteva essere, dopo l’impatto e il <strong>di</strong>luvio, arrivato<br />

me<strong>di</strong>amente all’altezza del mitico monte Ararat, in Anatolia<br />

su cui la Bibbia, estrapolando, molto tar<strong>di</strong>vamente da religioni<br />

e popoli più antichi della Mesopotamia, colloca la posizione<br />

dell’Arca <strong>di</strong> Noè. In seguito, tutte le civiltà del mondo avevano<br />

attinto dagli Atlanti<strong>di</strong> la base etimologica dei loro i<strong>di</strong>omi<br />

e scritture, la scienza, l’arte, la cultura trasformandole nel<br />

tempo.<br />

213


Si crearono imperi come quello Assiro-Babilonese, quello<br />

Egizio, quello Greco-Romano, quello Azteco, Cinese ed altri,<br />

costruendo i giganteschi ziggurat, le pirami<strong>di</strong> Egizie, le torri<br />

del sole dei Toltechi come la celebre piramide a gradoni <strong>di</strong><br />

Chichen Itzà nello Yucatan in Messico eretta in onore <strong>di</strong><br />

Cuculcan - Quetzacoatl, le enormi reggie-santuario ricoperte<br />

dalle foreste equatoriali dell’Indocina e l’incre<strong>di</strong>bile città <strong>di</strong><br />

Mohengyodaro in Pakistan, finora stu<strong>di</strong>ate singolarmente evitando<br />

<strong>di</strong> volerle considerare ere<strong>di</strong> della Primigenia Civiltà<br />

Atlantidea. Queste colossali costruzioni alte fino al cielo dovevano<br />

servire per comunicare e dare la propria posizione astronomica<br />

ai loro gran<strong>di</strong> Progenitori, <strong>di</strong>scesi dallo spazio stellato<br />

dove non c’è legge <strong>di</strong> gravità: forse dalla Costellazione <strong>di</strong><br />

Orione, da cui sarebbe <strong>di</strong>scesa l’Umanità celeste. E qui Lupo<br />

sottolineò che quei superuomini scesi dal cielo, dovevano<br />

avere il mitico sangue blu vantato dal co<strong>di</strong>ce aral<strong>di</strong>co nobiliare<br />

poiché i moderni astronauti, tornati dallo spazio, a causa<br />

della forzata e prolungata permanenza fuori dalla terra, avevano<br />

il sangue molto più scuro… quasi ceruleo, perché era fortemente<br />

ossigenato. Inoltre il principe invitava la sua donna a<br />

non stupirsi perché nel 2003, proprio gli scienziati italiani in<br />

Antartide, avevano scoperto pesci dal sangue bianco. Per la<br />

<strong>di</strong>squisizione paterna sull’influenza della forza <strong>di</strong> gravità che<br />

ha effetti accrescitivi o riduttivi sullo sviluppo <strong>di</strong> ogni essere<br />

vivente ne conseguiva che, contrariamente alla Teoria evoluzionista<br />

<strong>di</strong> Darwin, gli uomini dello spazio sarebbero stati<br />

molto più alti, forse tre metri almeno e quando sbarcarono<br />

sulla terra sarebbero <strong>di</strong>venuti sempre più bassi. Mentre le proporzioni<br />

enormi dei <strong>di</strong>nosauri, vissuti milioni <strong>di</strong> anni fa, erano<br />

causate forse dalla minor forza gravitazionale del nucleo centrale<br />

della terra che si sta raffreddando dalla notte dei tempi…<br />

A meno che questi mostri del passato non provenissero<br />

anch’essi dallo spazio esterno. Così dovremmo parlare <strong>di</strong><br />

Nanismo involutivo dell’Uomo, degli animali e delle piante.<br />

Si poneva così un quesito davvero molto inquietante, concordarono<br />

Lupo e Cin-cin... Del resto secondo il racconto del<br />

principe Don Ambrogino, il piatto in bianco e nero della<br />

214


Laconia, risalente al VII secolo a.C., custo<strong>di</strong>to nei Musei<br />

Vaticani in Roma, ci dà la prova inequivocabile del Serpente e<br />

<strong>di</strong> Atlante sulla destra e <strong>di</strong> Prometeo incatenato e <strong>di</strong>laniato da<br />

un avvoltoio sulla sinistra, che subisce la punizione <strong>di</strong> Zeus per<br />

avere carpito il fuoco agli Dei: intesi forse come i super-uomini<br />

venuti dallo spazio? Prometeo, progenitore dell’umanità,<br />

aveva inoltre un fratello stolto e cattivo <strong>di</strong> nome Epimeteo che<br />

fece rompere il vaso <strong>di</strong> Pandora da cui fuggirono i doni dell’immortalità,<br />

della bellezza, della felicità e della scienza,<br />

lasciando come “ultima spes” il ricordo del Para<strong>di</strong>so da riconquistare<br />

e la condanna terribile <strong>di</strong> subire per sempre la morte,<br />

il dolore, le malattie, la fatica del lavoro, le doglie del parto per<br />

la donna e le guerre che affliggono ancora gli uomini. A maggior<br />

chiarimento quelli appunti spiegavano che Prometeo ed<br />

Epimeteo erano gli archetipi progenitori atlantidei che ispirarono<br />

tutte le storie dei fratelli fratrici<strong>di</strong> citati dalle religioni<br />

pagane politeiste come Romolo e Remo e rivelate monoteiste,<br />

come Caino ed Abele, ecc. Quelle osservazioni elencavano la<br />

presenza trasversale nei millenni del Serpente che si ritrova in<br />

Sud America, in Asia con il famoso dragone cinese, in Omero<br />

quando il Laocoonte viene stritolato con i suoi due figli da un<br />

gigantesco rettile spuntato dal Mar Egeo e nella simbologia<br />

della religione <strong>di</strong> Mitra. Lupo a sua volta, interrompendo la<br />

lettura, informò la sua compagna che recentemente era stato<br />

scoperto un serpente <strong>di</strong> bronzo degli Scavi Italiani <strong>di</strong> Ebla in<br />

Siria che rappresenta, in tutte le religioni antiche conosciute, il<br />

simbolo del Caos <strong>di</strong>voratore e creatore dell’Universo. Lo troviamo<br />

ancora associato all’albero, scolpito nel santuario<br />

megalitico <strong>di</strong> Göbekli-Tepe, nell’Anatolia orientale che ricorda<br />

quello biblico <strong>di</strong> Adamo che significa “uomo” ed Eva, i cui<br />

nomi sono, per altro, <strong>di</strong> origine Sanscrita. Tutto ciò non poteva<br />

che ricondursi ad una sola origine volutamente negata da<br />

potenti pregiu<strong>di</strong>zi religiosi. Il colpo finale <strong>di</strong> tutto quel <strong>di</strong>scorso<br />

sopraggiungeva con la precisazione che il simbolo della<br />

Croce era stato adottato dalla Chiesa Cristiana solo dopo il<br />

Concilio <strong>di</strong> Nicea del 325 d.C. promulgato da Costantino il<br />

Grande e Papa Silvestro. Mentre il primo simbolo identificati-<br />

215


vo dei Cristiani ritrovato nelle catacombe è il famoso pesce:<br />

l’“ictus” riferentesi a Gesù Cristo re dei Giudei. Il primo <strong>di</strong>segno<br />

naturista e geometrico della croce o svastica è stato ritrovato<br />

sui sette piatti <strong>di</strong> ceramica dei Sumeri a Samarra, risalenti<br />

al V millennio in Mesopotamia che evidenziano una prima<br />

croce rappresentante quattro cervi<strong>di</strong> che si rincorrono attorno<br />

ad uno stagno poi tramutati in quattro triangoli attorno a un<br />

rombo ed infine in quattro rombi attorno ad uno centrale formante<br />

i cinque elementi originari della Croce <strong>di</strong><br />

Gerusalemme. Quelle riflessioni concludevano che la Croce<br />

era già venerata e riprodotta da popoli antichissimi già prima<br />

degli Etruschi e dei Romani, come il simbolo del sole rotante<br />

centro della <strong>di</strong>rezione astronomica che con i suoi quattro bracci<br />

in<strong>di</strong>canti i quattro punti car<strong>di</strong>nali, non appartiene certamente<br />

al mondo degli animali, delle scimmie e neanche all’Uomo<br />

<strong>di</strong> Neanderthal che anche lui si orientava seguendo la via bioalimentare<br />

causata dall’alternarsi del caldo e del freddo.<br />

Questo Neanderthal, cannibale, ottuso, con una massa celebrale<br />

infima e basso, si è estinto circa 250.000 anni fà, senza<br />

lasciare <strong>di</strong>scendenti, per fortuna: circostanza che fa crollare la<br />

subdola e farneticante Teoria della sua primo-genitura del<br />

genere umano. L’ominide africano <strong>di</strong> Neanderthal era stato<br />

soppiantato dalla inspiegabile ed improvvisa comparsa<br />

dell’Uomo Cro-Magnon, alto, forte, bello, intelligente e cromosomicamente<br />

<strong>di</strong>verso; tanto è vero che nessuno dei feti fossili<br />

ritrovati dai paleontologi, <strong>di</strong> donne dei due tipi ingravidate<br />

dall’altro, era mai giunto al termine della gestazione per cui<br />

non si era potuto creare un nuovo innesto umano generatore <strong>di</strong><br />

una nuova razza. Visibilmente affascinata, da quello che sentiva,<br />

Cin-cin <strong>di</strong>sse che era un imperativo categorico acquisire<br />

per la scienza moderna tutte le scoperte fatte segretamente dai<br />

Templari nei loro viaggi per il mondo e tenute nascoste, chissà<br />

dove, forse in qualche tomba nobiliare o nelle cripte <strong>di</strong> un<br />

monastero o <strong>di</strong> un castello, perché quella memoria apriva uno<br />

spiraglio fantastico sull’origine dell’Uomo. Improvvisamente,<br />

entrò in salone Mannuccio con il suo sorriso bonario, per sapere<br />

quando loro due gra<strong>di</strong>ssero pranzare, ma Cin-cin gli fece<br />

216


cenno <strong>di</strong> aspettare or<strong>di</strong>ni perché quel giorno era molto speciale:<br />

lo avrebbero chiamato dopo. Il vecchio fattore si ritirò<br />

silenziosamente e un po’ preoccupato. E così prima che il suo<br />

amante riprendesse a leggere gli chiese: “Ma tuo padre cosa<br />

<strong>di</strong>sse della conquista americana della luna quando avvenne nel<br />

1969 con lo sbarco <strong>di</strong> Neil Armstrong?”. Lupo la guardò ridendo<br />

perché il suo vecchio aveva asserito che era stata una bella<br />

pellicola cinematografica, il seguito del film “O<strong>di</strong>ssea nello<br />

spazio” che aveva girato nel 1968 il regista ebreo Stanley<br />

Kubrik che, guarda caso, aveva <strong>di</strong>retto anche la regia <strong>di</strong> quell’evento<br />

straor<strong>di</strong>nario. Per mio padre, si trattava <strong>di</strong> una spettacolare<br />

operazione me<strong>di</strong>atica <strong>di</strong> una “conquista virtuale” fatta<br />

per esercitare il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> prelazione sul futuro possesso della<br />

Luna. Cin-cin mormorò: “Tuo papà era un uomo impreve<strong>di</strong>bile…<br />

davvero…”. “Se poi pensi” riprese l’uomo “che recentemente<br />

la NASA, ha annunciato ufficialmente la scomparsa <strong>di</strong><br />

tutti i filmati dell’allunaggio, ti ren<strong>di</strong> conto che… non aveva<br />

tutti i torti perché a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> 37 anni non è stata costruita<br />

nessuna base sul nostro satellite e nessun altro uomo vi è più<br />

tornato. Quin<strong>di</strong> i suoi sospetti erano più che fondati mentre<br />

pare certo ormai, facendo una lunga pausa, che proprio su<br />

Marte siano stati fotografati resti giganteschi <strong>di</strong> sette città che<br />

quegli stessi interessi <strong>di</strong> cui ti ho parlato, non riescono più a<br />

nascondere all’opinione pubblica mon<strong>di</strong>ale e quando si saprà,<br />

scoppierà il finimondo perché millenni <strong>di</strong> bugie e mistificazioni<br />

crolleranno addosso a questi falsi pre<strong>di</strong>catori”. “Ma come<br />

ha potuto fare questo ragionamento proprio in quegli anni?”<br />

domandò la donna. Lupo le ricordò che il padre era un uomo<br />

straor<strong>di</strong>nario, rabdomante e me<strong>di</strong>um stu<strong>di</strong>oso <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>estesia e<br />

degli effetti kirlian, dal sonno-veglia come lui in cui elaborava<br />

<strong>di</strong> notte tutte le cose che intuiva e che scriveva perché <strong>di</strong>ceva<br />

che usufruiva dell’effetto <strong>di</strong>vino e chiarificatore benefico per<br />

il cervello della luce polarizzata della luna e del suo magnetismo<br />

maieutico, in<strong>di</strong>spensabile nei parti, per il germogliare<br />

delle piante e creare le maree, cosa che avevano già capito,<br />

prima degli alchimisti del Me<strong>di</strong>oevo, i Veda, i Sumeri, gli<br />

Egizi, i Greci e i Romani loro maestri. Papà aveva una cultura<br />

217


orizzontale, dotato del “terzo occhio” e riteneva, paradossalmente,<br />

molto più veritiero ed esotericamente stimolante, il<br />

messaggio intrinseco del tragico volo <strong>di</strong> Icaro, da cui bisognava<br />

capire che in tempi remoti… forse l’Uomo aveva cercato <strong>di</strong><br />

ritornare lassù… donde era sceso. Pensa, tesoro mio, che il<br />

grande filosofo Anassagora, il più antico dei naturalisti che la<br />

tra<strong>di</strong>zione ellenica ci ha tramandato, vissuto nel V secolo a.C.<br />

cioè 2500 anni fa, è stato il primo a parlarci degli extraterrestri<br />

ed a crederci come il nostro gran<strong>di</strong>ssimo Guglielmo Marconi<br />

che cercava <strong>di</strong> decrittarne i messaggi che tuttora ci pervengono<br />

dallo spazio collaborando con quel misterioso ed efficientissimo<br />

Gabinetto RS/33 istituito da Mussolini che ha registrato<br />

oltre 500 avvistamenti <strong>di</strong> oggetti volanti, compreso il recupero<br />

dei resti, segretati, <strong>di</strong> un’astronave caduta in Lombar<strong>di</strong>a<br />

che gli Alleati non sono mai riusciti a trovare. Non ti doman<strong>di</strong><br />

perché questa verità è stata sempre nascosta? E poi... quel<br />

gigante assoluto <strong>di</strong> Platone, chiamato così per le sue possenti<br />

spalle il cui vero nome era Aristocle, ha <strong>di</strong>mostrato in maniera<br />

sublime e per primo nei suoi 34 “Dialoghi” la “Teoria della<br />

caduta” dell’Uomo sulla Terra dallo spazio esterno, facendo<br />

ragionare uno schiavo ignorante che aveva reminescenza del<br />

“Mondo delle idee” e del suo Padre Celeste che i latini arcaici<br />

pronunciavano “Atta” che, poteva significare guarda un<br />

po’, “Cielo luminoso” secondo l’ultimo ritrovamento archeologico<br />

fatto in Grecia sul monte Lykaion, vicino Olimpia su<br />

un altare su cui era scritto “Atajo Waia” che in sanscrito, in<br />

greco e in latino ci riporta a un concetto <strong>di</strong> un Dio Padre<br />

Onnipotente su cui si è sovrapposto il culto <strong>di</strong> Zeus, inteso<br />

come “Luce” perché il corrispettivo Deus latino è l’etimo <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>es che significa luce del giorno. Mentre la sua donna rimaneva<br />

a bocca aperta per le cose che u<strong>di</strong>va, Lupo le <strong>di</strong>sse:<br />

“Considera la stupefacente analogia tra il concetto <strong>di</strong> Padre<br />

Celeste e <strong>di</strong> Luce che ci ritroviamo nel “Pater Noster”, pilastro<br />

della religione cattolica, ripreso forse da antichissimi testi<br />

rituali Egizi, Sumerici o Sanscriti e il concetto della Teoria<br />

della Relatività che si fonda sulla luce e la sua velocità nello<br />

spazio, intuìto anche da Galileo Galilei” Cin-Cin rispose:<br />

218


“Con quello che mi hai rivelato adesso, comincio a capire la<br />

risposta e la valenza storico-scientifica a questo trimillenario<br />

inganno...”. Il genitore si interrogava inoltre sulla mitica tre<strong>di</strong>cesima<br />

fatica dell’eroe greco Ercole, che con le sue mani,<br />

strozza la Morte che lo implora <strong>di</strong> risparmiarla: cosa voleva<br />

<strong>di</strong>re? Che l’Uomo può sconfiggere la Morte e conquistare<br />

l’immortalità? E così via sul significato profondo <strong>di</strong> altri miti<br />

ipocritamente trattati come ‘favolette’, tipo quello <strong>di</strong> Marduk,<br />

Gilgamesh che sconfigge la morte. E non poteva fare a meno<br />

<strong>di</strong> farmi notare il negazionismo giudeo-cristiano che cancellava<br />

dallo Zo<strong>di</strong>aco antico <strong>di</strong> Dendera del 2000 a.C. la tre<strong>di</strong>cesima<br />

costellazione <strong>di</strong> Ofiuco che brilla da sempre in cielo; il tre<strong>di</strong>cesimo<br />

mese lunare legato alle tre<strong>di</strong>ci mestruazioni mensili<br />

della donna <strong>di</strong> 28 giorni e il tre<strong>di</strong>cesimo posto a tavola considerato<br />

infausto. Tutto ciò è accaduto circa dal IV° secolo d.C.<br />

senza che nessuno storico, scienziato o astronomo abbia mai<br />

detto una parola, per cui accade che gli oroscopi e i calendari<br />

moderni con do<strong>di</strong>ci segni sono tutti inesorabilmente fasulli<br />

perché, per questo motivo, non tengono conto della precessione<br />

degli equinozi... “Pensa” continuò Lupo… “che il mio<br />

genitore <strong>di</strong>chiarava che la Teoria della Relatività era stata scoperta<br />

prima dallo scienziato vicentino Olinto De Pretto nel<br />

1903, che la pubblicò nel suo libro “Ipotesi dell’etere nella vita<br />

dell’universo” <strong>di</strong> 60 pagine con tanto <strong>di</strong> equazione: E=mv 2 ,<br />

<strong>di</strong>stribuendone molte copie, sotto il patrocinio del grande<br />

astronomo Giovanni Schiaparelli. Questo accadde alcuni anni<br />

prima che l’israelita Albert Einstein, oscuro impiegato <strong>di</strong> terza<br />

categoria dell’Ufficio Brevetti <strong>di</strong> Berna, formulasse la sua<br />

notissima Teoria con l’equazione mo<strong>di</strong>ficata, guarda caso...<br />

E=mc 2 . Se poi consideriamo che questo fisico, <strong>di</strong>venuto americano<br />

nel 1935, ha preteso <strong>di</strong> fissare a 300.000 km/sec. il limite<br />

invalicabile della luce e, a maggior ragione, per qualunque<br />

altro oggetto celeste quando invece nello spazio se due corpi<br />

celesti pesanti che viaggiano a 250.000 km/sec. <strong>di</strong> velocità,<br />

urtandosi, creano un impatto da 500.000 km/sec. perché le<br />

velocità si sommano. Questo ti <strong>di</strong>mostra la debolezza, o se<br />

vogliamo <strong>di</strong>rla chiara la superficialità <strong>di</strong> Einstein, considerato<br />

219


il genio per eccellenza dai soliti noti. Poi la sua teoria del Big-<br />

Bang, goffamente copiata dalla cosmogonia sonora degli Egizi,<br />

piegata al solito biblismo imperante che non prova scientificamente<br />

nulla perché non spiega le origini del Creato prima <strong>di</strong><br />

questo immane <strong>di</strong>sastro. Per me... piccola mia... la cosa più<br />

veloce dell’Universo è Il Pensiero Umano... e più veloce del<br />

pensiero umano è Id<strong>di</strong>o Onnipotente, Onnipresente che anima<br />

tutti gli esseri viventi e pervade telecineticamente ogni oggetto<br />

e sostanza sia all’interno delle nanomolecole subatomiche<br />

che alle astrocellule dello spazio in quanto Atto Puro<br />

Immanente e Trascendente, tra passato presente e futuro ...<br />

perché Id<strong>di</strong>o ... è. Da questa intuizione che ho avuto a 18 anni<br />

ho capito che il peso specifico e la durezza dei minerali è causato<br />

dalla maggior velocità all’interno degli atomi e questo è il<br />

mio IV Principio della Fisica e gratificando la sua donna <strong>di</strong><br />

un grande sorriso continuò a parlare. Considera che il tedesco<br />

soggiornò per <strong>di</strong>eci anni a Padova, parlava bene la nostra lingua<br />

ed era legato da sincera amicizia ad un certo Besso, amico<br />

<strong>di</strong> De Pretto… Questo scienziato prese il Nobel in seguito per<br />

la sua Teoria della propagazione della luce, me<strong>di</strong>ante quanti<br />

<strong>di</strong>screti <strong>di</strong> energia detti fotoni, ma la sua fama gli venne per<br />

avere costruito con Fermi ed altri, in America, la bomba atomica<br />

che venne sganciata il 6 agosto 1945 su Hiroshima e il 9<br />

seguente su Nagasaki. Per questo 300.000 Giapponesi vennero<br />

liquefatti in pochi secon<strong>di</strong> e altri 200.000 perirono in seguito,<br />

tra mille tormenti, per le ra<strong>di</strong>azioni atomiche. Negli anni<br />

’50, negli Stati Uniti, Einstein venne <strong>di</strong>ffamato per questa<br />

usurpazione dell’ipotesi <strong>di</strong> De Pretto, meritandosi l’appellativo<br />

<strong>di</strong> “plagiatore dell’anno”. In Italia non se ne è mai parlato…<br />

De Pretto morì assassinato misteriosamente nel 1921, la<br />

comunità scientifica italiana lo ha ignorato e nessun libro <strong>di</strong><br />

fisica lo ha mai citato: uno “strano ed inquietante desaparecido<br />

della scienza”. La donna si rabbuiò al ricordo del genoci<strong>di</strong>o<br />

dei suoi compatrioti perché la famiglia aveva perduto molti<br />

parenti in quelle due sfortunate città e mormorò: “Immanuel<br />

Kant aveva capito tutto quando affermava nella sua ‘Critica<br />

della ragion pratica’: “il cielo stellato sopra <strong>di</strong> me, la legge<br />

220


morale dentro <strong>di</strong> me”. Così la pensavano anche quei geni <strong>di</strong><br />

Guglielmo Marconi che preferì consegnare al Vaticano i suoi<br />

stu<strong>di</strong> sulle armi misteriose e sul “raggio della morte”, <strong>di</strong> Ettore<br />

Majorana, Giovannino Gentile, figlio del filosofo Giovanni<br />

Gentile che con Delio Cantimori si occupavano dell’epistemologia<br />

del pensiero scientifico in favore dell’Uomo, preoccupandosi<br />

delle ricadute inquinanti della bomba atomica e delle<br />

sue scorie ra<strong>di</strong>oattive già da allora. Costoro furono osteggiati<br />

dagli altri fisici “sperimentalisti” come Edoardo Amal<strong>di</strong>,<br />

Enrico Fermi, Bruno Pontecorvo, Bruno Rossi, Emilio Segrè<br />

e Franco Rasetti che si pentì troppo tar<strong>di</strong>: tutti scienziati del<br />

Gruppo dei Ragazzi <strong>di</strong> via Panisperna. Ma Albert Einstein,<br />

Fermi, Lisa Meitner, Henry Dale, George Paget Thomson,<br />

Julius Robert Hoppenheimer, non ebbero né cuore né alcun<br />

scrupolo morale ed etico. “Veramente” lo corresse la donna,<br />

“Hoppenheimer manifestò poi forti contrarietà per la costruzione<br />

della bomba N all’idrogeno, tanto da venire allontanato<br />

da Los Alamos. Però De Pretto, Marconi, Majorana e Gentile<br />

e forse anche Tesla forse il vero inventore della lampa<strong>di</strong>na,<br />

collaboratore <strong>di</strong> E<strong>di</strong>son, sono stati assassinati o morti improvvisamente<br />

o spariti senza che la Magistratura Italiana ed il<br />

mondo scientifico internazionale abbia mai detto una parola <strong>di</strong><br />

condanna e <strong>di</strong> denuncia al riguardo. E poi non posso fare a<br />

meno <strong>di</strong> ricordarmi dello sgomento <strong>di</strong> mio marito Hideo, che<br />

riteneva incomprensibile che Hitler, capo del Nazismo, pur<br />

avendo sperimentato, con successo, due bombe atomiche in<br />

Germania per Grazia <strong>di</strong> Dio non avesse raso al suolo tutta<br />

l’Inghilterra e lo stesso il suo maestro Mussolini capo del<br />

Fascismo non avesse fatto altrettanto con i sommergibili oceanici<br />

del Comandante Borghese, e non avesse abbattuto il ponte<br />

<strong>di</strong> Brooklin e <strong>di</strong>strutto la città <strong>di</strong> New York ma i “democraticissimi”<br />

Einstein, Roosevelt, Truman e Churchill non ebbero<br />

nessuno scrupolo a far sganciare le bombe atomiche su civili<br />

Giapponesi dal bombar<strong>di</strong>ere B52 “Enola Gay” il cui pilota si<br />

fece in seguito prete e poi impazzì ... Lupo perché non apriamo<br />

una grande inchiesta su tutti gli scienziati italiani, anche i<br />

meno conosciuti, che sono stati defraudati delle loro meravi-<br />

221


gliose intuizioni e scoperte scientifiche come Sobrero, Perucca<br />

ecc.?” Questa proposta piacque molto al suo compagno che<br />

ricordando la strana morte dell’ingegnere tedesco Karl Rudolf<br />

Diesel che nel 1923 sparì nelle acque del Canale della Manica,<br />

promise <strong>di</strong> sottoporre ai suoi legali tutte quelle morti inspiegabili<br />

per promuovere un processo che facesse luce su quelle<br />

incre<strong>di</strong>bili coincidenze che avevano eliminato uomini giusti<br />

che si erano rifiutati <strong>di</strong> arricchirsi e <strong>di</strong> <strong>di</strong>ventare celebri sul<br />

massacro <strong>di</strong> centinaia <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong> civili. Allora Lupo facendo<br />

una pausa, chiarì alla sua amata che i Templari sapevano<br />

dai gran<strong>di</strong> navigatori dell’esistenza del nuovo mondo per i<br />

numerosi esemplari <strong>di</strong> insetti, piante ed animali sconosciuti<br />

trovati su isolotti <strong>di</strong> terra staccatisi da quel grande fiume che<br />

poi venne chiamato Rio delle Amazzoni vaganti<br />

nell’Atlantico, come quella piroga funeraria in cui c’era mummificato<br />

ed integro un uomo dalla pelle rossa alto oltre i due<br />

metri, con il corpo tutto tatuato, vestito <strong>di</strong> paramenti regali e<br />

preziosi. Cin-Cin fece notare che alcuni anni prima una spe<strong>di</strong>zione<br />

scientifica russa del 1998, aveva trovato sotto i ghiacci<br />

eterni della Siberia una incre<strong>di</strong>bile tomba <strong>di</strong> una principessa,<br />

Pazirik, delle mitiche amazzoni che attaccarono Troia, tutta<br />

<strong>di</strong>pinta e ingioiellata e dalla pelle rossa come quel gigantesco<br />

capo in<strong>di</strong>ano, scoperto in una piroga nell’Atlantico dai Gran<strong>di</strong><br />

Navigatori, sepolta con i suoi strumenti musicali, trucco e<br />

monili, armi ed il suo cavallo, dentro il cui ventre rinvenirono<br />

i resti del suo pasto che permise <strong>di</strong> datarne l’epoca, le piante e<br />

gli insetti del loro tempo, III sec. a.C. Inoltre avevano capito<br />

che né la Chiesa <strong>di</strong> Roma, nè i regni europei, nè le quattro<br />

repubbliche marinare italiane avrebbero mai abbandonato la<br />

proficua Via della Seta per l’Asia, tracciata dai fratelli Polo,<br />

per consentire a Colombo “de buscar el levante por el ponente”.<br />

Per questo motivo i Cavalieri, monaci, guerrieri e raffinati<br />

banchieri, avevano tenuto nascoste tutte le loro scoperte religiose,<br />

storiche, scientifiche e soprattutto il rinvenimento delle<br />

straor<strong>di</strong>narie ricchezze <strong>di</strong> argento e <strong>di</strong> oro nelle cosiddette<br />

future Americhe che avrebbero <strong>di</strong>strutto finanziariamente e<br />

politicamente l’economia dell’Eurasia conosciuta, come<br />

222


avvenne poi in Spagna dopo la scoperta <strong>di</strong> Colombo.<br />

Cominciava così il declino dell’argento in favore dell’oro unitamente<br />

a quello della potenza egemone dell’Europa nel<br />

mondo che ha toccato il suo punto più basso nel ’45 dopo la<br />

Seconda Guerra Mon<strong>di</strong>ale.<br />

L’enigma <strong>di</strong> <strong>Ermocrate</strong> si poteva considerare sciolto dai<br />

due ufficiali assassinati, perché quelle parole perdute, significavano,<br />

certamente, che gli Atlanti<strong>di</strong> erano venuti sulla Terra<br />

dallo spazio. Proprio questo terzo millennio catastrofico, menzognero<br />

e guerrafondaio, detto Kali Yuga dai Veda ovvero<br />

della mistificazione e sovversione dei Valori Eterni, profetizzava<br />

il principe Ambrogino, ci restituirà la nostra Età dell’oro<br />

originaria della riconquista dello spazio che contiene il tempo,<br />

secondo Platone. Ambrogino Della Neve terminava con questi<br />

due vibranti moniti pieni <strong>di</strong> significati: il primo “Solo quando<br />

ci libereremo dalla <strong>di</strong>ttatura del Negazionismo Pregiu<strong>di</strong>ziale<br />

Religioso monoteista, avremo il coraggio <strong>di</strong> immergerci nel<br />

passato più remoto delle nostre origini, potremo riaffiorare alla<br />

luce splendente del futuro anteriore del nostro destino che ci<br />

consentirà <strong>di</strong> poter far tornare l’Homo Sapiens alle stelle”. Il<br />

secondo: “Se sarà necessario tornare a combattere per la<br />

sopravvivenza della “Sacra Famiglia”, principio vitale<br />

dell’Universo così come ce l’ha <strong>di</strong>pinta Michelangelo, nel suo<br />

sublime ‘Tondo Doni’, usciremo dai nostri sepolcri, brandendo<br />

la spada invitta dell’Ave Maria Gratia Plena, per tagliare <strong>di</strong><br />

netto, con un colpo solo le due teste del neo-schiavismo marxista<br />

e liberista, del mostro bicefalo leviatano<br />

dell’Illuminismo, cantando il Dies Irae <strong>di</strong> Mozart… e tornerà<br />

a scorrere nostro malgrado il sangue… perché la nostra umana<br />

pazienza è finita”. “Parole sacrosante!” commentò Lupo “La<br />

nostra pazienza è davvero esaurita, dobbiamo tornare a combattere<br />

come una volta, perché non possiamo più tollerare<br />

coloro che ieri hanno pianificato le 316 guerre del 1900. Oggi,<br />

alla fine del loro squallido ciclo storico, elaborano e fanno eseguire<br />

stragi apocalittiche, invasioni, catastrofi ambientali, crisi<br />

economiche, malattie ed epidemie per imporci le loro “democratiche<br />

soluzioni” che ci rendono, progressivamente, sempre<br />

223


più sud<strong>di</strong>ti ed affittuari perenni del nostro spazio vitale, della<br />

nostra acqua, della nostra aria, del nostro corpo, della nostra<br />

salute e financo del nostro destino… privati anche della nostra<br />

memoria storica per sod<strong>di</strong>sfare solamente la loro atavica avi<strong>di</strong>tà<br />

perché forse sono proprio loro i veri <strong>di</strong>scendenti dell’uomo<br />

<strong>di</strong> Neandertahl bestione stupido e cannibale. È il momento<br />

<strong>di</strong> issare per l’ultima volta la nostra ban<strong>di</strong>era nera col<br />

teschio e le tibie incrociate che i pirati Inglesi e Olandesi ci<br />

hanno usurpato per fare solo mostruosità nel mondo dopo il<br />

rogo <strong>di</strong> noi Templari a Parigi, per combattere fino alla vittoria<br />

finale senza fare prigionieri e senza nessun timore della morte<br />

ed oltre, come abbiamo sempre fatto. Come ve<strong>di</strong> Cin-Cin, il<br />

nostro programma è immenso in quanto dobbiamo <strong>di</strong>fenderci<br />

pure da quello che mangiamo perché il “Codex Alimentarius<br />

Asburgico” del 1893 ci garantiva l’assoluta bontà e genuinità<br />

dei nostri cibi mentre oggi, pur essendo stato ripristinato<br />

dall’ONU nel 1962, rischia <strong>di</strong> essere stravolto dalle pressioni<br />

delle potentissime multinazionali che vogliono imporci i loro<br />

alimenti transgenici OGM assuefacendoci a mangiare delle<br />

schifezze drogate, come hanno fatto da tempo con i mangimi<br />

per i cani e i gatti e gli erbivori, che sono pericolosissimi per<br />

la nostra salute come producono notissime multinazionali<br />

americane. Per questo abbiamo bisogno <strong>di</strong> veri storici e giornalisti<br />

ricercatori e non ipocriti mistificatori della verità sui<br />

fatti del passato e del presente, <strong>di</strong> corrispondenti <strong>di</strong> guerra al <strong>di</strong><br />

sopra delle parti in causa come lo fece il grande Tuci<strong>di</strong>de nella<br />

Guerra del Peloponneso che <strong>di</strong>chiarava: ”l’occhio è più importante<br />

dell’orecchio”. Dobbiamo uscire dal para<strong>di</strong>gma letale e<br />

suicida dell’usura, del petrolio, dell’automobile e dell’inquinamento<br />

“sostenibile” moderno che è invece a solo danno dell’uomo...<br />

finanziando contemporaneamente città ecologiche<br />

ed antisismiche alimentate da energia pulita e gratuita che in<br />

Italia si può ottenere con i mareostati inventati negli anni ’30<br />

durante il Fascismo, sfruttando il moto perpetuo del mare e la<br />

geotermia dei vulcani <strong>di</strong> cui ne abbiamo tanti attivi, ad<strong>di</strong>rittura<br />

sotto il mar Tirreno come il Bassolino e il Marsilia; decementificando<br />

del 30 per cento la fragile e criminale urbanisti-<br />

224


ca post bellica e costruendo auto durevoli a motore solare, a<br />

idrogeno e a cuscini d’aria rotanti che possano essere utilizzate<br />

in ogni tempo e anche volare in perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> catastrofi naturali<br />

in cui si possa dormire, mangiare e conservare acqua potabile.<br />

Dobbiamo utilizzare energie rinnovabili a bassissimo costo<br />

dalla Natura che non è matrigna per l’uomo ma provvida<br />

madre amorosa. Così non può andare! È tempo <strong>di</strong> reagire…ed<br />

oggi possiamo farlo!! Ma questa volta il Grande Gioco lo conduciamo<br />

noi!!!” Dobbiamo recuperare il patrimonio della<br />

Testimonianza Universale del Cammino dell’Uomo, saccheggiato<br />

e non ancora cancellato come il Partenone, Monte<br />

Cassino e i Buddha <strong>di</strong> Bamian dell’Afganistan, dalla razionalità<br />

perversa, piegata agli istinti più biechi e bestiali, per utilizzarlo<br />

nella giusta <strong>di</strong>rezione, anticipando <strong>di</strong> almeno 4.500 anni<br />

le lancette della nostra storia, dalla data comune ed archeologicamente<br />

certa della nascita delle più antiche Civiltà<br />

Mesopotamiche, per aggiornare al 6505 il Calendario Unico.<br />

Ora possiamo eliminare l’artificio, ormai superato temporale<br />

aciclico e segmentale, operato nel 525 d.C dalla Riforma del<br />

Calendario dell’Era Cristiana del monaco Dionigi il piccolo<br />

che la introdusse ripartendo da zero alla fine dell’Era Romana,<br />

... peraltro sbagliando perché la interruppe nel 753 e non nel<br />

749 a.C., negando in tal modo tutta la storia del Calendario<br />

Umano <strong>di</strong> cui abbiamo parlato prima. Ora finalmente dopo<br />

circa tre secoli dalla Rivoluzione Francese siamo giunti al crepuscolo<br />

dei falsi Dei, ossia alla fine della Triade <strong>di</strong>abolica del<br />

Militarismo scientifico razionale operato dall’Illuminismo<br />

unito al Darwinismo Calvinista ed al Liberismo-Marxismo. Si<br />

impone l’imperativo categorico <strong>di</strong> unire pacificamente tutte le<br />

forze sane del mondo, per vincere la sola guerra necessaria e<br />

sacrosanta contro il $erpente dell’Usura del Dollaro che sta<br />

fatalmente <strong>di</strong>vorando i suoi fanatici adoratori dopo il crollo del<br />

Muro <strong>di</strong> Berlino del 1989 e la nascita dell’€uro. Costoro ieri<br />

lucravano sulla povertà, sulla sete, sulla fame, sul lavoro, sulla<br />

casa, sulle malattie, sulle carestie, sugli attentati, stragi inimmaginabili,<br />

sulle guerre, sulle catastrofi naturali e sull’ignoranza<br />

e il furto della Verità monopolizzando le ultime residue<br />

225


energie non rinnovabili ed oggi le elaborano e le pianificano a<br />

360° e creano artificialmente i cambiamenti climatici, i maremoti<br />

e l’inquinamento mortale del Pianeta cercando <strong>di</strong> sfruttare<br />

in totale monopsonia anche delle energie rinnovabili. Essi si<br />

illudono <strong>di</strong> essere immuni da ogni male e <strong>di</strong> poter riservare<br />

solo a sé stessi plasticamente il <strong>di</strong>ritto all’eterna giovinezza,<br />

alla bellezza, alla salute, alla ricchezza per ottenere il para<strong>di</strong>gma<br />

letale della felicità assoluta contro ogni ciclica legge <strong>di</strong><br />

natura convinti ormai, <strong>di</strong> avere il Dominio del Mondo anche al<br />

prezzo del genoci<strong>di</strong>o e l’esodo <strong>di</strong> centinaia <strong>di</strong> milioni <strong>di</strong> esseri<br />

umani. Invece in questo nostro meraviglioso pianeta, dato da<br />

Dio, non solo ci può essere vita <strong>di</strong>gnitosa per tutti ma c’è posto<br />

per 100 miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> persone con uguali <strong>di</strong>ritti ad usufruire<br />

responsabilmente dello spazio, dell’aria e dell’acqua potabile<br />

che sono beni inalienabili e non privatizzabili. Come ve<strong>di</strong>, mia<br />

amata, il nostro programma è immenso perché dobbiamo ripristinare<br />

l’armonia italiana del <strong>di</strong>apason <strong>di</strong> Ver<strong>di</strong> contro l’aberrante<br />

prepotenza della cacofonia Angloamericana del rock psichedelico<br />

e drogato. Non è ancora troppo tar<strong>di</strong> per agire e<br />

mo<strong>di</strong>ficare quanto sta avvenendo a danno dell’Umanità … e<br />

poi penseremo alla conquista dello spazio, per ricongiungerci<br />

ai nostri Padri Celesti e ritornare a quella “Età dell’oro” da cui<br />

<strong>di</strong>scen<strong>di</strong>amo. Come Dante Alighieri, guidato nel Para<strong>di</strong>so da<br />

San Bernardo sostenitore dei Cavalieri Templari, ren<strong>di</strong>amo<br />

gratitu<strong>di</strong>ne e lode a Dio che è ‘l’amor che move il sole e le<br />

altre stelle’!!!” Ci fu una lunga pausa… e poi Lupo e Cin-cin,<br />

visibilmente frastornati e turbati, si misero a piangere dalla<br />

commozione. Il principe poteva adesso accettare l’investitura<br />

a Gran Maestro dell’Or<strong>di</strong>ne dei Templari, per guidarli, su basi<br />

nuove nella vittoriosa battaglia finale. Portare il sigillo d’oro <strong>di</strong><br />

Ugo de’ Pagani, con la corniola incisa raffigurante due<br />

Templari che cavalcano su un solo cavallo, esau<strong>di</strong>re le <strong>di</strong>sposizioni<br />

del padre e ricompensare monsignor Dell’Angelo - von<br />

Teufel e padre Bernardo de’ Maranta, e poi finalmente sposare<br />

la dolce, fedele e coraggiosa Cin-cin, con la quale avrebbe<br />

con<strong>di</strong>viso per sempre quel “Gran Segreto”.<br />

226<br />

Fine


227


“L’ENIGMA DI ERMOCRATE”<br />

REGISTRAZIONE SIAE “OPERA LOLLIANA”<br />

N°2007009740 del 16 AGOSTO 2007<br />

Tutti i <strong>di</strong>ritti riservati<br />

all’autore<br />

GUGLIELMO MARIA LOLLI-GHETTI<br />

Stampa ITL<br />

Via Colle Girello, 107<br />

Palestrina<br />

Per informazioni sull’“Opera Lolliana” <strong>di</strong> G.M. Lolli-Ghetti<br />

www.rextemplar.it<br />

info@rextemplar.it<br />

228


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