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IPASVI<br />
riale: l’area gestionale, strategica, direzionale e<br />
clinica .I ruoli intrapresi da questi sono:<br />
- assistenti o direttori;<br />
- capi di servizi di connessione e direttori di rete<br />
consulenziale;<br />
- consulenti in leadership o in pratica clinica;<br />
- specialisti in pratica clinica.<br />
È da circa 10 anni che, grazie all’accreditamento<br />
professionale, l’infermiere consulente<br />
nei Paesi Anglosassoni lavora al di fuori della<br />
realtà ospedaliera seguendo un Modello di<br />
Gestione della Performance. Secondo tale modello<br />
ciascun infermiere stipula un accordo annuale<br />
di prestazione con l’ente datore di lavoro,<br />
sottoponendo un’analisi semestrale delle prestazioni<br />
e presentando mensilmente un report<br />
alla gestione infermieristica (che espleterà l’analisi<br />
delle prestazioni) sulle attività lavorative<br />
dal quale si evince che la maggior parte delle<br />
prestazioni viene fornita nell’ambito del servizio<br />
clinico e nella consulenza verso i colleghi<br />
(non consulenti), assistiti, caregiver e altri professionisti<br />
della salute (27). Comunque il ruolo<br />
del consulente infermieristico non-medico essendo<br />
il pinnacolo della carriera in ambito clinico<br />
rimane ancora oggi la posizione più ambita;<br />
l’esperienza di consulenza rappresenta inoltre<br />
il punto di partenza e una piattaforma di lancio<br />
per infermieri che hanno aspirazioni anche in<br />
ambito non clinico per capacità strategiche e di<br />
leadership sviluppate.<br />
RISULTATI<br />
Da quanto appreso risulta che partendo già<br />
dall’ambito formativo si riscontrano profonde<br />
differenze tra le due realtà.<br />
Nei Paesi Anglosassoni l’infermiere consulente<br />
per essere defi nito tale oltre all’attività consulenziale<br />
(specialmente in ambito clinico) deve<br />
incrementare e sviluppare ulteriormente: leadership<br />
professionale, educazione e sviluppo,<br />
pratica e sviluppo dei servizi legati alla ricerca<br />
e alla valutazione, autorevolezza clinica, consapevolezza<br />
strategica, capacità relazione e<br />
valutazione dei risultati del gruppo, comprensione<br />
delle implicazioni etiche, medico-legali e<br />
professionali e intelligenza emozionale (capacità<br />
di instaurare con i colleghi e con i pazienti<br />
un rapporto empatico).<br />
In Italia invece non vi è l’istituzione formalizzata<br />
della fi gura dell’infermiere consulente e di<br />
conseguenza dell’attività consulenziali, ma vi<br />
sono progetti da circa dieci anni (per l’Azienda<br />
Ospedaliera San Carlo Borromeo si parte<br />
solo da gennaio 2011) di esperienze consulenziali<br />
(Aziende Ospedaliere: Policlinico di<br />
Modena, Careggi di Firenze, dei Servizi n.2<br />
di Gorizia) all’interno delle quali viene defi nito<br />
infermiere consulente un infermiere con: conoscenza<br />
dell’inglese scientifi co fi nalizzato alla<br />
ricerca e lettura di articoli scientifi ci,esperienza<br />
pratica di almeno 3 anni nell’assistenza<br />
specialistica,aggiornamento annuale di almeno<br />
20 ore sul tema in oggetto, conoscenza e utilizzo<br />
dei programmi informatici e delle banche<br />
dati, corso di specializzazione ed esperienza in<br />
attività di tutoring o anche un infermiere con:<br />
diploma di infermiere, diploma di maturità, diploma<br />
universitario di perfezionamento in campo<br />
specialistico, aggiornamento annuale di almeno<br />
30 ore sul tema in oggetto, conoscenza<br />
della lingua inglese parlata e scritta, esperienza<br />
pratica nell’assistenza di almeno tre anni,<br />
esperienza in attività formativa e del processo<br />
metodologico di qualità adottato dall’Azienda<br />
Ospedaliera, conoscenza della metodologia di<br />
ricerca e della normativa per la stesura dei capitolati<br />
e infi ne utilizzo e conoscenza dei sistemi<br />
informatici (Word, Excel, Internet)<br />
DISCUSSIONE/CONCLUSIONI<br />
Da quanto si evince dai risultati sull’attività<br />
consulenziale e sulla fi gura dell’infermiere consulente<br />
non si può far altro che riscontrare la<br />
profonda discrepanza tra la realtà italiana molto<br />
arretrata dal punto di vista dell’istituzionalizzazione<br />
della fi gura dell’infermiere consulente<br />
e della consulenza infemieristica formale e la<br />
realtà anglosassone che vanta addirittura già<br />
da dodici anni la nascita della consulenza infermieristica<br />
e al giorno d’oggi le prime esperienze<br />
di specializzazione della fi gura dell’infermiere<br />
consulente in ambito manageriale. Anche in<br />
Italia vi sono corsi di laurea post-base come i<br />
Master e iI Dottorato di Ricerca che nei Paesi<br />
Anglosassoni (precisamente nel Regno Unito)<br />
insieme ad una base solida in pratica clinica<br />
sono gli unici requisiti formativi richiesti per