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52<br />

IPASVI<br />

riale: l’area gestionale, strategica, direzionale e<br />

clinica .I ruoli intrapresi da questi sono:<br />

- assistenti o direttori;<br />

- capi di servizi di connessione e direttori di rete<br />

consulenziale;<br />

- consulenti in leadership o in pratica clinica;<br />

- specialisti in pratica clinica.<br />

È da circa 10 anni che, grazie all’accreditamento<br />

professionale, l’infermiere consulente<br />

nei Paesi Anglosassoni lavora al di fuori della<br />

realtà ospedaliera seguendo un Modello di<br />

Gestione della Performance. Secondo tale modello<br />

ciascun infermiere stipula un accordo annuale<br />

di prestazione con l’ente datore di lavoro,<br />

sottoponendo un’analisi semestrale delle prestazioni<br />

e presentando mensilmente un report<br />

alla gestione infermieristica (che espleterà l’analisi<br />

delle prestazioni) sulle attività lavorative<br />

dal quale si evince che la maggior parte delle<br />

prestazioni viene fornita nell’ambito del servizio<br />

clinico e nella consulenza verso i colleghi<br />

(non consulenti), assistiti, caregiver e altri professionisti<br />

della salute (27). Comunque il ruolo<br />

del consulente infermieristico non-medico essendo<br />

il pinnacolo della carriera in ambito clinico<br />

rimane ancora oggi la posizione più ambita;<br />

l’esperienza di consulenza rappresenta inoltre<br />

il punto di partenza e una piattaforma di lancio<br />

per infermieri che hanno aspirazioni anche in<br />

ambito non clinico per capacità strategiche e di<br />

leadership sviluppate.<br />

RISULTATI<br />

Da quanto appreso risulta che partendo già<br />

dall’ambito formativo si riscontrano profonde<br />

differenze tra le due realtà.<br />

Nei Paesi Anglosassoni l’infermiere consulente<br />

per essere defi nito tale oltre all’attività consulenziale<br />

(specialmente in ambito clinico) deve<br />

incrementare e sviluppare ulteriormente: leadership<br />

professionale, educazione e sviluppo,<br />

pratica e sviluppo dei servizi legati alla ricerca<br />

e alla valutazione, autorevolezza clinica, consapevolezza<br />

strategica, capacità relazione e<br />

valutazione dei risultati del gruppo, comprensione<br />

delle implicazioni etiche, medico-legali e<br />

professionali e intelligenza emozionale (capacità<br />

di instaurare con i colleghi e con i pazienti<br />

un rapporto empatico).<br />

In Italia invece non vi è l’istituzione formalizzata<br />

della fi gura dell’infermiere consulente e di<br />

conseguenza dell’attività consulenziali, ma vi<br />

sono progetti da circa dieci anni (per l’Azienda<br />

Ospedaliera San Carlo Borromeo si parte<br />

solo da gennaio 2011) di esperienze consulenziali<br />

(Aziende Ospedaliere: Policlinico di<br />

Modena, Careggi di Firenze, dei Servizi n.2<br />

di Gorizia) all’interno delle quali viene defi nito<br />

infermiere consulente un infermiere con: conoscenza<br />

dell’inglese scientifi co fi nalizzato alla<br />

ricerca e lettura di articoli scientifi ci,esperienza<br />

pratica di almeno 3 anni nell’assistenza<br />

specialistica,aggiornamento annuale di almeno<br />

20 ore sul tema in oggetto, conoscenza e utilizzo<br />

dei programmi informatici e delle banche<br />

dati, corso di specializzazione ed esperienza in<br />

attività di tutoring o anche un infermiere con:<br />

diploma di infermiere, diploma di maturità, diploma<br />

universitario di perfezionamento in campo<br />

specialistico, aggiornamento annuale di almeno<br />

30 ore sul tema in oggetto, conoscenza<br />

della lingua inglese parlata e scritta, esperienza<br />

pratica nell’assistenza di almeno tre anni,<br />

esperienza in attività formativa e del processo<br />

metodologico di qualità adottato dall’Azienda<br />

Ospedaliera, conoscenza della metodologia di<br />

ricerca e della normativa per la stesura dei capitolati<br />

e infi ne utilizzo e conoscenza dei sistemi<br />

informatici (Word, Excel, Internet)<br />

DISCUSSIONE/CONCLUSIONI<br />

Da quanto si evince dai risultati sull’attività<br />

consulenziale e sulla fi gura dell’infermiere consulente<br />

non si può far altro che riscontrare la<br />

profonda discrepanza tra la realtà italiana molto<br />

arretrata dal punto di vista dell’istituzionalizzazione<br />

della fi gura dell’infermiere consulente<br />

e della consulenza infemieristica formale e la<br />

realtà anglosassone che vanta addirittura già<br />

da dodici anni la nascita della consulenza infermieristica<br />

e al giorno d’oggi le prime esperienze<br />

di specializzazione della fi gura dell’infermiere<br />

consulente in ambito manageriale. Anche in<br />

Italia vi sono corsi di laurea post-base come i<br />

Master e iI Dottorato di Ricerca che nei Paesi<br />

Anglosassoni (precisamente nel Regno Unito)<br />

insieme ad una base solida in pratica clinica<br />

sono gli unici requisiti formativi richiesti per

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