COLTI SUL FATTO SUMMER GUIDE METRO BAGNATA - Urban

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GUIDALUGLIO-AGOSTO FILM 58 LIBRI 61 DIGITAL LIFE 63 MUSICA 66 LA STAR DEL MESE: ROLLING STONES. Milano, Stadio Meazza, 11 luglio BUONI E CATTIVI CAPOLAVORO Oh mio Dio! Come ho fatto senza, finora? GRANDE Come, sarebbe già finito!? Ancora! Ancora! BUONO Non ci cambierà la vita, ma funziona VABBÉ Coraggio, consideriamola una prova generale BLEAH! Complimenti! Fare peggio era davvero difficile HA DISEGNATO QUESTO MESE PER URBAN GIANLUCA CIUFOLI TEATRO 69 ARTE 71 NIGHTLIFE 73 FOOD: Milano 74 Roma 76 Torino 78 Veneto 79 Bologna 80 Napoli 81 MADONNA È TRA NOI ROMA | Madonna C’è qualcosa che non sapete di Madonna? C’è un momento della vita in cui non siete stati febbrilmente informati delle sue attività? Di Madonna travestita da Che Guevara, Madonna che compra un castello, attacca Bush, bacia Britney, si crocifigge sul palco, viene raccontata dalla sua amante, si fa un nuovo lifting, fa yoga, fa un film brutto, altri film brutti, sposa un regista di film brutti. Madonna che si dà all’elettronica, poi al country, poi alla disco anni ’70, scrive libri per bambini, abbraccia l’ebraismo, cambia nome in Esther, pubblica un nuovo dvd. Davvero non sapete che Madonna il 6 agosto sarà all’Olimpico di Roma? O forse Madonna è comunque sempre con voi, perché è onnipresente, molto probabilmente onnipotente, in effetti forse Madonna è Dio. |PM| SGUARDO ALIENO SU PALERMO Videoartisti all’arrembaggio di Palermo. Dieci tra i protagonisti della scena contemporanea, da Rä di Martino a Gea Casolaro, da Jacopo Tartarone a Marcello Maloberti, sono stati invitati per cinque giorni a Palermo a lavorare sul campo: ciascuno con il proprio personale contributo alla stesura di una singolare videoguida che mettesse a fuoco tracce e frammenti di una città vista da fuori, con lo sguardo di chi non ci vive. I risultati di questo reportage sui generis, Girato a Palermo, si scoprono dal 29 luglio al 15 settembre nella chiesa Montevergini, dove le opere scorrono contemporaneamente in una videoinstallazione globale. Info: www.kalsart.it TORINO | Sere d’Estate alla Reggia Imbarazzo della scelta, zanzare permettendo, davanti al cartellone del programma messo a punto dall’Hiroshima Mon Amour per i giardini della Reggia di Venaria Reale, tra il 19 e il 27 luglio. Apre il sound etnico di Youssou N’Dour, poi gli Africa Unite con l’ultimo Controlli, il mitico Giuliano “The King” Palma, Silvestri che duetta con Marco Paolini, le note contemporanee di Ludovico Einaudi e, a chiusura, lo spettacolo concertato di Claudio Bisio con Elio e le Storie Tese. www.hiroshimamonamour.org © Jacopo Tartarone roma | Gay Village 2006 Etero, bisexual, gay o lesbo, non importa: quel che conta è che quest’anno al Gay Village nel Parco delle Cascate dell’Eur le atmosfere sono da Mille e una notte. Fino al 9 settembre, un vero pandemonio di feste, eventi e appuntamenti all’insegna del credo gay-lesbo e soprattutto tanta musica di tendenza. Un assaggio? L’appuntamento del 12 agosto con il dj Tim Sheridan, il cui VeryVeryWrongInDeed Party sta già impazzando sulle spiagge di Ibiza. www.gayvillage.it MILANO| Trent’anni con l’aria condizionata Luglio non è un mese per andare a teatro, perché gli attori non vanno in scena e il pubblico preferisce starsene all’aria aperta. Ma questa volta l’occasione si fa ghiotta, perché negli spazi scenici del Pim e in quelli del Goganga, primo, l’aria condizionata va a palla; secondo, la programmazione prevede spettacoli, feste e incontri. Tutto dedicato alla Milano dagli anni Settanta a oggi. Fino al 29 luglio. www.pimspazioscenico.it URBAN 57
DVD Incredibile ma vero, quando abbiamo visto Munich al cinema ci è toccata in sorte una pizza monca della scena clou del film: il confronto morale, durato una notte intera, tra gli agenti del Mossad e i terroristi palestinesi che uccideranno poco dopo. Cose che succedono, ci hanno spiegato sia distributori sia esercenti, dandosi peraltro la colpa a vicenda. Se è capitato anche a voi, recuperate Munich nella sua integrità ora che esce in dvd, non solo perché è un grande film e uno dei più belli degli ultimi tempi, ma magari anche per dargli l’appoggio che gli è mancato quando sono stati assegnati gli Oscar (di quest’anno bisognerebbe dire “Munich ha perso” più che “Crash ha vinto”). Poverelli gli extra: solo una featurette sul casting con interviste a Spielberg, produttori, sceneggiatore e attori. IPSE DIXIT – “Sono davvero contro le pellicce, e anche mia figlia lo è. Ma la pelle… io sono rock, devo avere la pelle!”. Courtney Love (non Celentano) (Time Style & Design, estate 2006). – “Oh, non è difficile. Trattengo il respiro e penso a Shakespeare”. Richard Dreyfuss (Lo squalo, Poseidon) commenta il suo titolo di “Laurence Olivier della recitazione sott’acqua” (Time, maggio 2006). – “Avevo già una storia d’amore con i diamanti, ora ce l’ho anche con il cristallo!”. Jennifer Lopez, ricevendo il Women In Film Crystal Award per la sua attività benefica, lo scorso giugno. 58 URBAN FILM DI SASHA CARNEVALI GLI EROI NORMALI DEL QUARTO AEREO I protagonisti del volo United 93 sono grandi. Anche senza Bruce Willis UNITED 93 Paul Greengrass Paul Greengrass è un regista dotato di una grande pietà nei confronti delle vittime della violenza degli uomini: grande perché ne rispetta profondamente la dignità. Non c’è sciacallaggio nella tragedia, non mette in piazza il dolore di chi resta. Basta il dolore dello spettatore, persona appena informata dei fatti, non imboccata di primi piani strazianti o dettagli carichi del tipo “l’occhio della madre”. Avevamo conosciuto questa sua etica/estetica del less is more quando vinse l’Orso d’oro a Berlino con Sunday, bloody sunday, film che ricostruiva il massacro di Londonderry del 1972. La ritroviamo oggi, applicata con rigore insuperabile, alla vicenda dell’unico aereo che l’11 settembre non centrò il suo obiettivo, ovvero la Casa Bianca. I fatti, le parole, i comportamenti dei controllori di volo, delle autorità militari, dei passeggeri e dell’equipaggio sono stati ricostruiti dopo aver raccolto documenti e testimonianze già a partire dall’indomani dell’attacco. Con l’aiuto delle famiglie delle vittime (che hanno preso a chiamare United 93 “il nostro film”) Greengrass ha così ricostruito quella che lui definisce “una verità credibile”, che segue i fatti in tempo reale (20 minuti di pratiche per il decollo più 90 di volo) alternando le scene che si svolgono sull’aereo a quelle nei vari centri di controllo a terra. Se fosse un film brutto, o ricattatorio, sarebbe comunque difficile parlarne male, e i motivi sono ovvi. Ma questo è un film bello in sé, perfino a prescindere dall’argomento, soprattutto perché Greengrass ha usato intelligentemente la lezione di Rossellini e dei suoi sceneggiati storici: se impieghi volti sconosciuti tutto diventa immediatamente credibile e reale come un documentario. In questo caso si tratta di attori semiprofessionisti (fra l’altro estremamente somiglianti alle persone che interpretano) e, si scopre leggendo i titoli di coda, di alcuni dei controllori che quel giorno vissero il caos e l’angoscia nei loro centri e nelle loro torri. Il fatto che non ci siano Bruce Willis a menare i kamikaze in cabina di pilotaggio o Tom Hanks a chiamare disperatamente da terra gli aerei dirottati ci permette di non focalizzare l’attenzione su un solo attore (inteso soprattutto come persona che agisce), ma di immedesimarci in tutti, seppur molto brevemente. Il regista infatti non concede primi piani, monologhi o qualsiasi occasione di “bella recitazione” a nessuno, usa inquadrature e movimenti di macchina via via più concitati e una fotografia (di Barry Ackroyd, collaboratore fisso di Ken Loach) che non ha niente di agiografico. Provoca un grande dolore guardare United 93 anche perché, pur sapendo come va a finire, l’effetto Romeo e Giulietta è inevitabile (lì vien da urlare “aspetta, non è morta! Non è morta!!”, qui “sì che l’hanno dirottato, come fate a non capirlo?!”, “fatelo ORA! Fate passare il pilota!!”): vorremmo tutti riscrivere questa storia e riconquistare l’innocenza e la fiducia che abbiamo perduto quel giorno. THE RINGER Barry W. Blaustein Ringer = atleta o cavallo che ne sostituisce un altro, magari spacciandosi per l’originale senza esserne all’altezza. È un buon titolo per la storia del bravo ragazzo Steve (Johnny Knoxville): ha bisogno di 28mila dollari per far riattaccare le dita che un immigrato clandestino ha perso falciandogli il prato, così si iscrive alle Olimpiadi Speciali fingendosi ritardato. Sconfiggere il campione in carica, per un “normale”, dovrebbe essere un gioco da ragazzi… Lo scopo dei fratelli Farrelly, autori di Scemo & più scemo e Tutti pazzi per Mary, è ancora quello di mescolare il demenziale con il clinicamente demente. Il fatto che in questo caso figurino solo come produttori nuoce al film, a cui non mancano buone invenzioni comiche, ma che non ha il coraggio di fare scelte più decise sia in termini di regia che di sceneggiatura. Il personaggio di Knoxville, per esempio, è troppo buono e indeciso e l’attore stesso (dispiace dirlo perché ci sta simpatico fin dai tempi del delirante Jackass) non ha sufficiente presenza. Ci si chiede cosa avrebbero fatto al posto suo i ben più costosi ed efficaci Adam Sandler e Jim Carrey. BACIATI DALLA SFORTUNA Donald Petrie Ashley (Lindsay Lohan) è una newyorchese in carriera e superfortunata (tipo che per sbaglio la tintoria le consegna un vestito di Sarah Jessica Parker, firmato Dolce & Gabbana, giusto prima dell’appuntamento con biondo miliardario). Jake (Chris Pine, il Rob Lowe del 2000, ma meno pericoloso) è invece un aspirante produttore discografico supersfortunato (tipo che viene preso per un maniaco quando gli si strappano i pantaloni perché si è chinato a raccogliere un biglietto da 5 dollari che contiene una cacca di cane). I loro destini si invertono durante un fuggevole bacio a un ballo mascherato… Commedia romantica molto gradevole, che pur rispettando tutti i canoni del genere e quindi le aspettative del pubblico (se vai al ristorante cinese vuol dire che vuoi mangiare gli involtini primavera, non polenta e osei) riesce a escogitare per i suoi protagonisti una felice sequela di incidenti fortunati e sfortunati, mai volgari o gratuiti. Perfetto per un pubblico di ragazzine, specialmente se fan della Lohan, comunque due orette di divertimento pulito anche per gallinelle più mature. CHIAMATA DA UNO SCONOSCIUTO Simon West Che cosa c’è di più estivo di un’oca bionda e puttanella che fa la fine che si merita in un “film de paura”? Forse solo il pedalò. Con l’afa arrivano infatti i thriller, gli horror, gli splatter, i sequel e i remake. Ecco quindi When a stranger calls, rivisitazione di Quando chiama uno sconosciuto (1979), di cui espande il primo atto fino a coprire l’intero film. Jill è in punizione per aver speso troppo discutendo al cellulare con il fidanzato, beccato in flagrante con l’amica (bionda e puttanella): per ripagare i genitori fa la babysitter in una magione isolata e affacciata su un lago, tutta corridoi, vetrate e luci automatizzate (ooh, se si accendono vuol dire che c’è qualcuno!!). La musica si fa presto premonitrice, e così resta per i successivi 75 minuti (su 85 totali). Poco dopo cominciano ad arrivare le telefonate: il nostro non è un cattivo logorroico, chiede solo se Jill ha controllato i bambini e dice che vuole sentire il suo sangue addosso… Ma più si procede, meno avvincente si fa il film. Il prologo sembra uno sbaglio, l’epilogo appiccicato perché la fine, così da sola, sarebbe stata poco soddisfacente. GRANDMA’S BOY Nicholaus Goossen Il trentacinquenne Alex viene sbattuto fuori di casa perché il suo coinquilino ha speso i soldi dell’affitto in massaggiatrici filippine. Si ritrova così a vivere con l’arzilla nonnina e due sue amiche. Di giorno lavora come testatore in una casa di videogiochi, di notte sviluppa il suo game rivoluzionario. Tra i colleghi e gli amici ci sono il “genio”, uno spostato che crede di vivere dentro Matrix e parla come un robot; il ciccione che non ha mai toccato tetta in vita sua (salve ciucciarne una per 13 ore di fila a una festa in casa delle vecchiette); un capo new-age; una consulente carina che al karaoke imita le Salt’n’Pepa. E c’è un fattone da culto, Dante, che invece del cane da guardia prende prima un leone (“nessuno rompe i coglioni a un leone!”) e poi una scimmia che fa taekwondo. Prodotta da Adam Sandler, che ci ha infilato i colleghi/amici David Spade e Rob Schneider nei ruoli di un cameriere vegano isterico e un padrone di casa slavo-mafioso, è una simpatica commedia demenziale a tema geek, che regala risate grasse soprattutto quando entrano in campo i comprimari. Da drive-in. PIANO PERFETTO: LIBERI TUTTI Come salvare i 511 prigionieri reclusi nel lager giapponese? THE GREAT RAID John Dahl Nel gennaio del 1945 i Ranger americani liberarono 511 prigionieri in mano ai giapponesi nelle Filippine, dopo averli quasi abbandonati per tre anni alla malaria e ai crimini di guerra dei loro aguzzini. Morirono 800 giapponesi nell’attacco a sorpresa, tra gli alleati 21 filippini e due americani: a tutt’oggi rimane la più gloriosa missione di recupero mai intrapresa dall’esercito degli Stati Uniti. Il film racconta la preparazione del raid a opera del Colonnello Mucci (Benjamin Bratt, le cui capacità vengono spesso sottovalutate) e del Capitano Prince (James Franco), inframmezzata da scene di vita nel campo di prigionia, dove il moribondo Maggiore Gibson (Joseph Fiennes) tiene duro per vedere i giapponesi sconfitti e soprattutto ritrovare l’amata Margaret (Connie Nielsen), che mentre lo aspetta a Manila si dà da fare con la resistenza locale. La vera storia di questo film è molto più interessante del film stesso, troppo lungo, mal gestito nell’alternarsi delle linee narrative (a metà film Lei, l’angelo che tiene in vita Lui, sparisce per ricomparire solo sul finale), commentato da una colonna sonora da un tanto al chilo, spesso fastidiosa e inutile, e pure diretto in modo mediocre, soprattutto nella prima parte. Non che Dahl potesse cavare molto di più da Joseph Fiennes, attore dotato di una sola torva espressione, ma a cui i produttori della Miramax, i fratelli Weinstein, sono tanto affezionati dai tempi di Shakespeare in love da dargli una grande occasione, come fecero con il Paziente inglese per il ben più talentuoso fratello maggiore Ralph. CINECANICOLA All’ombra di un bel film! C’è sempre qualcosa di colpevole nei piaceri cinematografici estivi: dovremmo essere fuori a goderci il sole e il caldo, e invece stiamo con le persiane chiuse a guardarci Il Gattopardo in televisione (non c’è niente di più libidinoso che godersi la canicola dei primi pomeriggi d’agosto con un bel classico di ambientazione siciliana, magari Sedotta e abbandonata o Gelosia). Non è sempre facile ritrovare titoli che ci abbiano emozionato in passato, ma per fortuna ci sono case come la Dolmen, che partorisce nuove preziose collane a ogni piè sospinto. Perfetta per le calde notti di questi mesi, magari per acquietare i bpm (battiti per minuto, n.d.r.) al ritorno da una serata movimentata, quella dedicata al regista finlandese Aki Kaurismaki, maestro assoluto dell’umorismo laconico, degli accostamenti improbabili e della poetica della sottrazione. Sono già disponibili La fiammiferaia, Ombre nel paradiso, il geniale Leningrad Cowboys go America e tra luglio e agosto escono Ho affittato un killer e l’inedito Calamari Union. I titoli che non sono mai stati distribuiti nelle sale italiane hanno la colonna sonora originale e i sottotitoli, cosa che rende la visione anche più interessante perché scopriamo che la recitazione voluta dal regista è un filo meno monocorde e bressoniana di quanto non sembri nei film doppiati. I dvd sono però, come si dice in gergo, “alla vaniglia”: a prescindere dalla filmografia di Kaurismaki, non contengono extra. Ma le opere d’arte non devono essere sempre spiegate. URBAN 59
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