Tesi dottorato Annabella Russo.pdf - OpenstarTs - Università degli ...
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INTRODUZIONE<br />
Il crescente inquinamento ambientale sta deteriorando sempre più il mondo in cui<br />
viviamo. Al fine di studiare le alterazioni dell’ambiente in modo completo non è sufficiente<br />
analizzare le emissioni da un punto di vista esclusivamente chimico-fisico, ma è<br />
necessario valutare il danno arrecato all’intero ecosistema. Tuttavia ciò presenta delle<br />
difficoltà di ordine pratico poiché i parametri da individuare e analizzare sono tanti e non<br />
è sempre possibile risalire agli effetti sinergici e di accumulo <strong>degli</strong> inquinanti sui diversi<br />
organismi. Nonostante siano accresciute le conoscenze sulle proprietà tossicologiche di<br />
molti composti, i livelli di rischio ambientale sono ancora incerti.<br />
Per tali motivi si focalizza sempre più spesso l’attenzione sugli effetti, o meglio sui<br />
danni, che talune sostanze provocano sugli esseri viventi. La lettura e l’interpretazione<br />
dei cambiamenti cui sono soggetti gli organismi sono un’utile strategia per la<br />
qualificazione e la quantificazione dell’inquinamento: studiando le alterazioni<br />
morfologiche, anatomiche e fisiologiche <strong>degli</strong> organismi, valutando l’eventuale<br />
rarefazione nel numero <strong>degli</strong> individui e segnalando la scomparsa di specie, è possibile<br />
individuare aree compromesse dal punto di vista ambientale (GASPARO ET ZAPPA, 1994).<br />
Gli esseri viventi sono, quindi, validi strumenti per valutare la qualità dell’ambiente<br />
in virtù del fatto che scambiano continuamente sostanze con l’esterno. Tale approccio<br />
nello studio dell’inquinamento si basa sulla conoscenza della morfologia, dell’anatomia e<br />
della fisiologia di alcuni organismi particolarmente sensibili che, alla presenza di<br />
determinate concentrazioni di sostanze tossiche, subiscono variazioni rilevabili del loro<br />
stato naturale. Si parla quindi di organismi biomonitor che si distinguono dai<br />
bioaccumulatori che sono, invece, in grado di sopravvivere alla presenza di un<br />
determinato contaminante accumulandolo e permettendone qualificazione e<br />
quantificazione (GASPARO ET ZAPPA,1994)<br />
Ogni organismo è, per sua stessa natura, un indicatore di qualità dell’ambiente.<br />
Esistono, tuttavia, delle caratteristiche che lo rendono un buon biomonitor. Tale<br />
organismo deve:<br />
• essere ben conosciuto e studiato, ubiquitario, stazionario, longevo, con ciclo<br />
vitale breve e con accrescimento continuo e lineare;<br />
• dare una risposta rapida, ben identificabile e quantificabile alle variazioni<br />
indotte dall’ambiente;<br />
• resistere agli stress ambientali;<br />
• mostrare facile reperibilità e disponibilità tutto l’anno.<br />
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