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ìlcontributodi corrado gini alla metodologia statistica

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"<br />

UNIVERSITÀ DEGLI.JS"TUDI DI ROMA<br />

"<br />

VITTORIO CASTELLANO<br />

. .<br />

ÌLCONTRIBUTODI CORRADO GINI<br />

ALLA METODOLOGIA STATISTICA<br />

, Estratto dallo vòlume di<br />

, ,<br />

«Studi ùionore di Corrado Gini»<br />

ISTITUTO DI STATISTICA<br />

DELLA<br />

FACOLTÀ DI SCIENZE STATISTICHE DEMOGRAFICHE ED ATTUARIALI


UNIVERSITÀ DEGLI"Sl"UDI DI<br />

VITTORIO CASTELLANO<br />

Estratto dallo volume di<br />

({ Studi in onore di Corrado Gini»<br />

lSTITUTO DI STATISTICA<br />

DELLA<br />

ROMA<br />

IL CONTRIBUTO DI CORRADO GINI<br />

ALLA METODOLOGIA STATISTICA<br />

FACOLTÀ DI SCIENZE STATISTICHE DEMOGRAFICHE ED ATTUARIALI


4<br />

di transizione nel quale sulnndirizzo filosofico-sociologico s'innestano<br />

le questioni di metodo e di tecnica e la <strong>statistica</strong> s'inserisce<br />

nel campo del progresso scientifico.<br />

I fatti, non le idee, hanno età precisa, e noi porremo questo<br />

periodo tra due nomi particolarmente illustri nella storia della<br />

nostra disciplina, quello già ricordato di Angelo MESSEDAGLIA e<br />

quello di Rodolfo BENIN!. Essi sono come i pilastri di un ponte<br />

gettato tra due sponde, e tra di essi una folla di nomi degni di<br />

particolare menzione, ciascuno dei quali è l'espressione di una<br />

felice sintesi particolare delle vecchie e delle nuove correnti, che<br />

vanno fondendosi per formare le radici della nuova Statistica<br />

italiana: pochi tra tanti: GABAGL10, SALVIONI, COLAIANNI, PE­<br />

ROZZO, Bosco (ai quali mi piace ricollegare, come precursori, i<br />

più lontani nel tempo TOALDO e FONTANA) fiancheggiati, nelle<br />

loro ricerche, dall'assidua e intelligente opera organizzativa di<br />

Luigi BODIO e integrati dai saltuari ma poderosi interventi di<br />

Maffeo PANTALEONI e di Vilfredo PARETO.<br />

Alla <strong>statistica</strong> italiana dà l'impronta, negli ultimi 50 anni,<br />

Corrado GINI, col quale essa rimonta, nei primi decenni del secolo,<br />

lo svantaggio che l'aveva separata fino allora in campo internazionale<br />

d<strong>alla</strong> più progredita sorella anglosassone e si porta<br />

all'avangué)-rdia del progresso scientifico. E le stesse cause che ne<br />

avevano frenato lo sviluppo nel secolo XIX cooperano nel XX<br />

ad accelerarne il cammino: I) il tardivo diffondersi dei metodi<br />

di analisi quantitativa presso tutte le scienze d'osservazione in<br />

generale ha impedito che le varie discipline applicative elaborassero<br />

per proprio conto e secondo le proprie necessità le parti del<br />

metodo che a loro interessavano; 2) la sempre viva tradizione<br />

filosofico-sociologica, che ha imposto di guardare le questioni di<br />

metodo da un punto di vista unitario e realistico, ha evitato <strong>alla</strong><br />

<strong>metodologia</strong> di assumere l'aspetto di un capitolo della matematica,<br />

come capiterà <strong>alla</strong> sorella anglosassone, che appena conscia<br />

di avere scoperto, coi lavori di BOWLEY e di GOSSET, la via maestra<br />

dell'analisi probabilistica, tale strada velocemente percorre, seppure<br />

entro i limiti nei quali può soccorrere lo strumento matematico.<br />

Comincerà così una rapida evoluzione, che s'intensificherà. ancora<br />

più dopo la seconda guerra mondiale, con la creazione di inte:i<br />

nuovi capitoli, che avrebbero dato <strong>alla</strong> <strong>statistica</strong> la necessana<br />

aderenza ai problemi d.ei suoi nuovi campi di applicazione se<br />

un'ottica deformante non avesse progressivamente investito la<br />

<strong>statistica</strong>, fino a scambiarla con la « modellistica)J e a contrapporla,<br />

nella veste di nuova e moderna <strong>statistica</strong>, <strong>alla</strong> concezione<br />

classica della nostra disciplina. Questa non si lascia ricondurre<br />

tutta entro gli schemi matematici nei quali le sirene della Scienza-Tecnica,<br />

lentamente sospingono, dai laboratori dell'industria,<br />

la « Nuova Statistica)J col risultato di trasformarla sempre più<br />

in quell'insieme di procedimenti o di tecniche matematiche ai<br />

quali si riducono troppo spesso i cosidetti trattati di <strong>statistica</strong>.<br />

Più lento da noi tale processo di matematizzazione e di astrazione,<br />

si che anche i vasti complessi di <strong>statistica</strong> applicata, che si<br />

vanno costituendo in scienze autonome, restano pur sempre branche<br />

di una unica disciplina vastissima, che ha il proprio centro e la propria<br />

unità nel metodo, concepito non come lo sviluppo formale<br />

di schemi preformati, ma come il ciclo completo dell'attività spirituale,<br />

che d<strong>alla</strong> osservazione dei fenomeni individuali, attraverso<br />

la classificazione, crea ed elabora gli schemi astratti entro i<br />

quali il fenomeno c.ollettivo è reso unitario e intelligibile.<br />

Ramo delle matematiche applicate, e quindi eminentemente<br />

deduttiva, la <strong>statistica</strong> anglosassone compie invece, sugli infidi<br />

sentieri della probabilità inversa, le prove di neo-positivismo razionalistico.<br />

E il tentativo di dare le regole del ragionamento induttivo,<br />

se pure non offusca la figura del FISHER, trova riscontro'<br />

solo nel tentativo di una teoria del collettivo empirico<br />

da parte del von MISES. Testimonianza entrambi di immenso<br />

orgoglio, essi rappresentano le manifestazioni più alte di quel<br />

fenomeno di involuzione materialistica che è !'inutile segno premonitore<br />

del destino che la debole volontà dell'uomo prepara<br />

anche alle opere più splendide della propria civilizzazione.<br />

2. - La <strong>statistica</strong> italiana agli inizi del X X secolo.<br />

Con Angelo MESSEDAGLIA viene aperta in Italia la strada alle<br />

ricerche sistematiche sul metodo, la cui essenza è costituita d<strong>alla</strong><br />

induzione matematica. La sua memoria sul calcolo dei valori<br />

medi (r) è un commendevole modello, nel quale già si manifestano<br />

appieno le doti di equilibrio e di armonia tra le opposte esigenze<br />

(I) A. MESSEDAGLIA, Il calcolo dei valori medz' e le sue applicazioni<br />

statistiche, in « Biblioteca dell'Economista l>, serie V, voI. XIX, 1


18<br />

certo senso, essa che determina le distribuzioni di ciascuno dei<br />

due caratteri correlati; mentre, all'opposto, ogni unità di un gruppo<br />

può essere costretta ad associarsi con una unità di un altro<br />

gruppo che gli è di fronte, ed allora le eventuali tendenze ad<br />

associarsi tra certe modalità dell'uno e dell'altro gruppo non possono,<br />

in generale, liberamente manifestarsi, per la limitazione posta<br />

<strong>alla</strong> scelta d<strong>alla</strong> predeterminazione delle distribuzioni dei due caratteri.<br />

Cosi, per es., ammesso che, in una sala, tendano ad associarsi<br />

i ballerini dei due sessi che hanno statura simile, questa<br />

tendenza non può manifestarsi in pieno se, volendo b<strong>alla</strong>re tutti<br />

insieme, v'è eccesso, in una distribuzione rispetto all'altra, delle<br />

stature più elevate, o delle minime.<br />

Tra due caratteri esiste tendenza ad associarsi in una determinata<br />

maniera quando le distribuzioni delle modalità dell'uno<br />

che sono associate alle singole modalità dell'altro sono diverse<br />

l'una dall'altra. Se, ad es., tutte le distribuzioni parziali del carattere<br />

A, associate ciascuna a una modalità del carattere B, sono<br />

tutte simili (cioè le curve delle frequenze relative sono uguali) fra<br />

loro e quindi <strong>alla</strong> distribuzione totale di A, allora l'associazione<br />

non dimostra nessuna influenza delle modalità dell'uno sulla presenza<br />

delle modalità dell'altro, e i due caratteri presentano connessione<br />

nulla. Se connessione invece c'è, la intensità di questa<br />

connessione è misurata da una media degl'indici di dissomiglianza<br />

tra le distribuzioni parziali di A secondo le modalità di<br />

B e la distribuzione totale di A (connessione di A alle modalità<br />

di B) o tra le distribuzioni parziali di B secondo le modalità di A<br />

e la distribuzione totale di B) connessione di B alle modalità di A).<br />

Se tra i due caratteri c'è connessione e se i due caratteri,<br />

siano essi quantitativi o qualitativi, sono almeno tali che ad ogni<br />

modalità dell'uno si possa far corrispondere una modalità simile<br />

dell'altro, allora si può cercare di misurare la tendenza ad associarsi<br />

tra modalità simili o no. Servono a questo scopo gl'indici di<br />

concordanza, un caso particolare dei quali sonO gl'indici « ordinali<br />

di concordanza (indici di cograduazione, correlation rank<br />

dello SPEARMAN) che si ottengono sostituendo nelle due distribuzioni<br />

associate alle intensità del carattere il corrispondente numero<br />

d'ordine nelle relative graduatorie (a x; l'indice i).<br />

Sia gl'indici di connessione che quelli di concordanza sono<br />

ottenuti ragguagliando le misure effettive della connessione e<br />

J .-tI •<br />

della concordanza ai massimi che esse possono raggiungere, sia<br />

nella ipotesi 'che l'associazione sia vincolata alle distribuzioni<br />

preesistenti dei due caratteri, sia nella ipotesi che tale vincolo<br />

non esista. Gl'indici di concordanza ottenuti in base <strong>alla</strong> prima di<br />

tali ipotesi sono chiamati dal GINI indici di omofilia, quelli ottenuti<br />

in base <strong>alla</strong> seconda indici di correlazione. Il coefficiente di correlazione<br />

del Bravais è un indice di correlazione quadratico. Il rap-.<br />

porto di correlazione del Pearson è un indice quadratico di connessione<br />

delle intensità medie di un carattere alle modalità dell'altro.<br />

Questa impostazione della teoria è dovuta al GINI, e chi è al<br />

corrente delle discussioni tenute all'Istituto Internazionale di<br />

Statistica sul significato e sull'uso del coefficiente di correlazione<br />

si rende facilmente conto del fatto che tale impostazione ha apportato<br />

chiarezza e ordine in un campo nel quale le idee erano<br />

molto confuse. Sono occorsi circa 20 anni perchè la massima organizzazione<br />

internazionale che si occupa di <strong>statistica</strong> aprisse completamente<br />

le sue porte a questo ordine e a questa chiarezza.<br />

Gli stessi concetti sono stati estesi dal GINI anche ai caratteri,<br />

qualitativi.<br />

Alla teoria sono stati apportati contributi da allievi e non<br />

allievi del GIN!.<br />

6. - Rappresentatività deUe serie. Applicazioni det catcoto deUe<br />

probabilità.<br />

Con lo svilupparsi del campo di intervento dello Stato, nella<br />

sua veste di controllore e ordinatore non solo della vita economica,<br />

ma di tutti i fenomeni sociali senza eccezioni, è cresciuto a dismisura<br />

il bisogno d'informazione da parte dello Stato, e quindi<br />

si è sentita la necessità di creare o perfezionare gli organi adatti<br />

a soddisfare tale particolare bisogno. Ove tali organi siano pervenuti<br />

a un grado soddisfacente di funzionalità, le statistiche<br />

diventano un puro conteggio (movimento dello stato civile, anagrafi,<br />

ecc.); ma ove non si sia raggiunto tale grado di funzionalità<br />

(e !'incremento della volontà di dirigersi coscientemente da parte<br />

dello Stato è tanto rapido che sempre esistono vasti settori di<br />

attività per i quali le possibilità di rilevazione diretta o completa<br />

sono scarse o nulle), assumono rilevanza le questioni relative <strong>alla</strong><br />

estensione a campi affini o a insiemi più vasti delle masse d'in-<br />

19


26<br />

Come prodotto eminentemente sociale, anche la Scienza ha<br />

le sue mode e i suoi iuteressi contingenti, ma quando certi atteggiamenti,<br />

che nella moda e nella contingenza potrebbero trovare<br />

giustificazione, trovano rispondenza in manifestazioni diffuse e<br />

frequenti che sono la espressione di cause costanti, allora è prudente<br />

cercare di analizzare più a fondo tali atteggiamenti, in relazione<br />

a tutto il contesto sociale.<br />

La rottura con la tradizione è fenomeno che segne il passaggio<br />

brusco da forme culturali stabilizzate a forme nuove che, se anche<br />

possono considerarsi innovazioni locali, trovano in qualche<br />

importante avvenimento di carattere eccezionale o improvviso la<br />

ragione del loro prevalere. La seconda guerra mondiale ha aperto<br />

<strong>alla</strong> Statistica nuovi vasti campi di applicazione, che hanno portato<br />

al perfezionamento di tecniche particolari e all'adozione di più<br />

larghi punti di vista nell'analisi <strong>statistica</strong>, ma le basi teoriche di<br />

tali sviluppi erano già state gettate prima della guerra, nè la<br />

giovane <strong>statistica</strong> poteva ritenersi allora in condizioni di stasi.<br />

Veramente la Scienza non rompe mai con le sue tradizioni. Se alcuni<br />

e magari molti statistici possono avere avuto nel dopoguerra la<br />

impressione di un distacco essenziale tra le due concezioni, quale<br />

d<strong>alla</strong> vita <strong>alla</strong> morte, questo è solo nella psicologia degli individui,<br />

che nella enunciazione imperfetta dei principi dei nuovi procedimenti<br />

e nella equivoca determinazione del concetto di probabilità<br />

- che permette anche alle formulazioni più astratte del calcolo<br />

delle probabilità di chiamare leggi i teoremi - trovano la<br />

giustificazione di un operazionismo che, se non è scienza, d<strong>alla</strong><br />

scienza ha autorità sufficiente per chiedere di essere investito di<br />

una gran parte di quei problemi che esigono decisioni responsabili,<br />

che coinvolgono interessi particolari privati o pubblici, o<br />

generali dello Stato. Il diffondersi di tale operazionismo non costituirebbe<br />

di per sè null'altro che un effetto connesso al prevalere<br />

del pragmatismo anglo-sassone, ma nulla di <strong>alla</strong>rmante, in<br />

quanto è insita in ogni scienza, e vantaggiosa anche per essa, la<br />

tendenza a sviluppare una parte applicativa, cioè una tecnica<br />

ma a patto che la tecnica resti apertamente tecnica e non pretenda<br />

la qualificazione di scienza.<br />

La identificazione dei due termini del binomio Scienza-Tecnica<br />

è invece oggi sintomo preoccupante dell'inesorabile svilimento dei<br />

valori ideali della civilizzazione occidentale <strong>alla</strong> quale, dell'im-<br />

menso lavoro di smaterializzazione del mondo, compiuto d<strong>alla</strong><br />

scienza negli ultimi cinquanta anni, non resta che la prigione invisibile<br />

che tesse intorno a lei la gamma infinita dei nostri desideri<br />

di conquista materiale, lanciati <strong>alla</strong> contaminazione degli spazi<br />

con velocità folle per la fragilità del nostro equilibrio mentale,<br />

umiliante per il nostro orgoglio, nulla per la sconfinata immensità<br />

del creato.<br />

27


J •

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