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Elementi di meccanica dei materiali e metallurgia - Matematicamente.it

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“<strong>Elementi</strong> <strong>di</strong> <strong>meccanica</strong> <strong>dei</strong> <strong>materiali</strong> e <strong>metallurgia</strong>” <strong>di</strong> Matteo Puzzle – matematicare@hotmail.com<br />

Quella descr<strong>it</strong>ta è la struttura essenziale del microscopio composto. Va tenuto presente,<br />

tuttavia, che nella realtà l’obiettivo e l’oculare non sono singole lenti, ma più complicati<br />

sistemi <strong>di</strong> lenti combinate, che nel complesso producono l’effetto <strong>di</strong> singole lenti<br />

convergenti, prive <strong>dei</strong> <strong>di</strong>fetti <strong>di</strong> aberrazione cromatica.<br />

Strumentazione accessoria<br />

Il tubo che porta l’ottica del microscopio è montato su una struttura chiamata statore.<br />

L'attrezzatura accessoria <strong>di</strong> un microscopio comprende inoltre il piano portacampioni e<br />

alcuni <strong>di</strong>spos<strong>it</strong>ivi <strong>di</strong> regolazione della <strong>di</strong>stanza dell'obiettivo dall'oggetto, per la messa a<br />

fuoco. In genere il campione da osservare viene posto fra due vetrini sottili e fissato al<br />

portacampioni. La luce che lo illumina può provenire da una sorgente <strong>di</strong>retta o da uno<br />

specchio che la in<strong>di</strong>rizza sul campione. I modelli più sofisticati sono provvisti inoltre <strong>di</strong> un<br />

sistema <strong>di</strong> v<strong>it</strong>i micrometriche per la regolazione fine della posizione del campione, e <strong>di</strong> tre<br />

o più obiettivi montati su una testa girevole, che consentono <strong>di</strong> variare rapidamente il<br />

potere <strong>di</strong> ingran<strong>di</strong>mento dello strumento.<br />

Nel caso in cui il microscopio venga utilizzato per realizzare microfotografie, è pre<strong>di</strong>sposto<br />

per osp<strong>it</strong>are l’oculare <strong>di</strong> una macchina fotografica. Per questa applicazione il sistema è<br />

stu<strong>di</strong>ato in modo che l’immagine che impressiona l’emulsione fotografica sia reale, e non<br />

virtuale. Si utilizza quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>rettamente l’immagine forn<strong>it</strong>a dall’obiettivo che, appunto, è<br />

reale, capovolta e ingran<strong>di</strong>ta.<br />

Illuminazione<br />

Esistono <strong>di</strong>versi sistemi <strong>di</strong> illuminazione del campione, a seconda delle sue caratteristiche<br />

<strong>di</strong> trasparenza o opac<strong>it</strong>à. I sistemi più utilizzati sono quello a trasmissione (o a campo<br />

chiaro) e a <strong>di</strong>ffusione (o a campo scuro). Nel primo caso, la luce proveniente da una<br />

lampada a incandescenza attraversa completamente il campione; nel secondo, colpisce il<br />

campione e ne viene <strong>di</strong>ffusa. Più precisamente, nel sistema a <strong>di</strong>ffusione il fascio incide sul<br />

campione lungo una <strong>di</strong>rezione quasi perpen<strong>di</strong>colare all'asse dello strumento, per cui<br />

l'obiettivo raccoglie solo la luce <strong>di</strong>ffratta dal campione. Il risultato è che le parti libere del<br />

campione appaiono come un fondo scuro su cui risaltano i particolari in esame. La tecnica<br />

è particolarmente utile per l’osservazione <strong>di</strong> campioni biologici limpi<strong>di</strong> e trasparenti, e per<br />

oggetti talmente piccoli da risultare invisibili con il sistema <strong>di</strong> illuminazione normale.<br />

Nel caso in cui il preparato sia completamente opaco, infine, si adotta un sistema a<br />

riflessione, nel quale la ra<strong>di</strong>azione che giunge all’obiettivo è quella riflessa dalla superficie<br />

del campione.<br />

Prestazioni<br />

Il potere <strong>di</strong> ingran<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> un microscopio ottico è dato dal prodotto <strong>di</strong> quello<br />

dell’obiettivo per quello dell’oculare. I modelli più sofisticati sono in grado <strong>di</strong> ingran<strong>di</strong>re<br />

l’immagine del campione fino a circa 1000 volte (1000x). Il potere <strong>di</strong> risoluzione, invece, è<br />

lim<strong>it</strong>ato dal fenomeno della <strong>di</strong>ffrazione, e <strong>di</strong>pende dalla lunghezza d’onda della ra<strong>di</strong>azione<br />

impiegata; per la luce bianca, la minima <strong>di</strong>stanza percettibile è <strong>di</strong> 0,2 micron (0,2 millesimi<br />

<strong>di</strong> millimetro), che equivale a un potere risolutivo 1000 volte migliore <strong>di</strong> quello dell’occhio<br />

umano.<br />

La più alta risoluzione per un microscopio ottico è stata raggiunta da un gruppo <strong>di</strong><br />

ricercatori statun<strong>it</strong>ensi, che hanno perfezionato una tecnica nota come “microscopia<br />

Raman a campo vicino”. La tecnica, applicata a campioni <strong>di</strong> nanotubi <strong>di</strong> carbonio, ha reso<br />

possibile l’osservazione <strong>di</strong> strutture delle <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong> 30 nanometri. La tecnologia Raman<br />

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