14.07.2013 Views

La «precoce» cultura islamica di Federico García Lorca

La «precoce» cultura islamica di Federico García Lorca

La «precoce» cultura islamica di Federico García Lorca

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Pina Rosa Piras<br />

LA "PRECOCE" CULTURA ISLAMICA<br />

DI FEDERICO GARCÍA LORCA<br />

È a partire dall'interesse per i problemi implicati nell'intreccio fra <strong>cultura</strong> <strong>islamica</strong> e letteratura<br />

spagnola che intervengo qui su "Dai modernismi alle avanguar<strong>di</strong>e" con <strong>Federico</strong><br />

<strong>García</strong> <strong>Lorca</strong> esaminato in un aspetto - il suo "atteggiamento", ma anche la sua competenza<br />

verso la <strong>cultura</strong> <strong>islamica</strong> - che ha trovato, in generale e a confronto con altri aspetti, nonostante<br />

l'enorme produzione critica su <strong>di</strong> lui, ben poca attenzione. L'interesse per la componente arabo<br />

musulmana nella personalità <strong>cultura</strong>le <strong>di</strong> <strong>García</strong> <strong>Lorca</strong> è peraltro relativamente recente in<br />

quanto risalgono al 1976 alcuni importanti saggi che, nell'occuparsi del Diván del Tamarit,<br />

ne in<strong>di</strong>viduano alcuni elementi specifici (1). Ed è proprio nell'occuparsi del Diván del Tamarit<br />

che gli stu<strong>di</strong>osi sono soliti fecalizzare il rapporto <strong>di</strong> <strong>Lorca</strong> con la <strong>cultura</strong> arabo-musulmana, in<br />

quest'opera con tutta evidenza esplicita; le conclusioni sono unanimi: tale <strong>cultura</strong> si limita ad alcune<br />

immagini, alle metafore particolarmente impenetrabili e all'impiego dei termini, <strong>di</strong>ván, casida<br />

e gacela, che titolano rispettivamente l'opera e le due parti da cui è costituita (2).<br />

(1) Fra i tanti, perché i più centrali, sono da ricordare, Mario Hernández, Huellas árabes en el "Diván del<br />

Tamarit", in "ínsula", 370, 1976, p. 3 e p. 5; Daniel Devoto, Introducción al "Diván del Tamarit" de Francisco<br />

<strong>García</strong> <strong>Lorca</strong>, París, Ed. Hispanoamericanas, 6, 1976; pur con le implacabili avvertenze, comunque preziose soprattutto<br />

per gli aspetti relativi al metodo, <strong>di</strong> Piero Menarini, (De<strong>di</strong>cato a Ferderico <strong>García</strong> <strong>Lorca</strong>. Rassegna della<br />

recente bibliografia torchiano, in "Spicilegio moderno", 6, 1976, pp. 142-160) il lavoro <strong>di</strong> Devoto mostra <strong>di</strong> voler<br />

sottrarre il Diván a un confronto improprio con la <strong>cultura</strong> araba; è ricco peraltro <strong>di</strong> informazioni anche su questo<br />

aspetto.<br />

Mi attengo alla trascrizione abituale <strong>di</strong> "Divàn"adottata unanimemente dalla critica, e soprattutto dai curatori<br />

<strong>di</strong>, <strong>Federico</strong> <strong>García</strong> <strong>Lorca</strong>, Obras completas, 3 voli., Madrid, Aguilar, 1986. Di come i lorchisti hanno eluso il problema<br />

dell'arabismo <strong>di</strong> <strong>Lorca</strong>, è in<strong>di</strong>ce la trasmissione del termine, impiegato invece dal poeta secondo la trascrizione<br />

"<strong>di</strong>wàn" (così come è ripreso, isolatamente, da Miguel <strong>García</strong>- Posada per la sua e<strong>di</strong>zione <strong>di</strong>, F. <strong>García</strong> <strong>Lorca</strong>,<br />

Poesia, 2, Madrid, Akal Bolsillo, 1982) e <strong>di</strong>venuto "<strong>di</strong>ván", tout court. Per quanto vado esaminando è un elemento<br />

importante della "intenzione" <strong>di</strong> <strong>Lorca</strong> <strong>di</strong> fondere nell'opera intarsi arabi.<br />

(2) Scelgo <strong>di</strong> ricordare, nella bibliografia italiana, i corposi saggi <strong>di</strong> Maria Grazia Profeti, Forma<br />

dell' espressione e forma del contenuto nel "Diván del Tamarit", in Paola Amorosi-Maria Grazia Profeti, F. <strong>García</strong><br />

<strong>Lorca</strong>.la frustrazione erotica maschile, Roma, Bulzoni, 1979; e <strong>di</strong>, Can<strong>di</strong>do Panebianco, Simbolo e "pathos"nel<br />

"Diván del Tamarit" <strong>di</strong> F. <strong>García</strong> <strong>Lorca</strong>, Roma, Bulzoni, 1981 (e prima ancora nel saggio, Introduzione al "Diván<br />

del Tamarit", in "Teoresi", anno XXIV, 3-4, 1969, pp. 207-215).<br />

173


Pina Rosa Piras<br />

Ma dell'impostazione inaugurata dall'arabista Emilio <strong>García</strong> Gómez, con la Nota al<br />

"Diván del Tamarìt" che doveva costituire il prologo alla mancata e<strong>di</strong>zione dell'università <strong>di</strong><br />

Granada, in corso <strong>di</strong> stampa fin dal 1934 (3), voglio sottolineare il ruolo nella storia della critica<br />

lorchiana in relazione all'aspetto che mi occupa. <strong>La</strong> Nota, pubblicata da <strong>García</strong> Gómez in<br />

Silla del moro y nuevas escenas andaluzas nel 1948, sostiene non solo che nel Diván non ci<br />

sono elementi in comune con la poesia araba, ma aggiunge valutazioni nel merito: "(...), en<br />

general y por fortuna, los poemas de <strong>Lorca</strong> se separan de los versos árabes en que no son<br />

esclavos de la gramática, sino que es la gramática su esclava; en que escapan a ese gongorismo<br />

pregongorino en que todo es <strong>di</strong>fícil, pero frío y exacto, y centellean, en cambio, de vagas<br />

intuiciones, inefables anhelos, sentimientos inasibles; en que son desinteresados y nada hay en<br />

ellos que recuerde la elegante men<strong>di</strong>cidad del <strong>di</strong>tirambo."(4). Si tratta <strong>di</strong> una condanna che<br />

rappresenta un eloquente in<strong>di</strong>catore del "gusto" <strong>di</strong> <strong>García</strong> Gómez; la sua incomprensione per<br />

il " gongorismo", includa o no Góngora nel caso specifico, evidenzia la <strong>di</strong>scriminante che per<br />

tanto tempo, oltre che estetica, è stata anche politica, e che comunque è in<strong>di</strong>ce della posizione<br />

<strong>di</strong> tanti arabisti spagnoli nei confronti dell'area <strong>cultura</strong>le <strong>di</strong> cui si occupano (5).<br />

Devoto aveva intravvisto i limiti dell'argomentazione <strong>di</strong> <strong>García</strong> Gómez al cui impianto<br />

contrappone le <strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> Salvador Dalí e soprattutto <strong>di</strong> Luis Cernuda: "Es importante<br />

que Cernuda, que insiste tantas veces y a intervalos tan espaciados sobre el carácter<br />

oriental de la poesía lorquiana, manifieste considerar el Diván -"obra a la que <strong>Lorca</strong> quiso<br />

darle cierto color orientaF'-como colección cuyo orientalismo le resulta "menos evidente<br />

que en otras obras suyas". Lo mismo , visto del revés, es lo que sostiene un reputado orientalista<br />

en cuyas traducciones se ha querido ver el punto de partida de este poemario: <strong>García</strong><br />

Gómez..." (6). Questo "punto <strong>di</strong> partenza", amplificato dalla critica per l'autorevolezza del<br />

prestigioso arabista, ha in qualche modo precostituito le ragioni per cui si è sorvolato sulla<br />

<strong>cultura</strong> arabo-musulmana <strong>di</strong> <strong>Lorca</strong>.<br />

<strong>La</strong> competenza e 1'"atteggiamento", si <strong>di</strong>ceva, <strong>di</strong> <strong>García</strong> <strong>Lorca</strong> verso la <strong>cultura</strong> <strong>islamica</strong>,<br />

che saranno ricostruiti qui attraverso elementi concreti della sua biografia, relativi agli<br />

anni giovanili <strong>di</strong> <strong>Lorca</strong>, gli anni '20, a un periodo <strong>di</strong> tempo in cui gli apporti <strong>cultura</strong>li che<br />

convergono nella sua poesia - e che progressivamente <strong>di</strong>venteranno più elaborati nelle ultime<br />

raccolte - saranno costituiti, come riconoscono tutti gli stu<strong>di</strong> sulla sua opera, dagli apporti<br />

andalusi, gaglieghi, gitani, o arabi, come intendo qui sottolineare.<br />

È stato Ian Gibson, con un articolo pubblicato in "Cuadernos hispanoamericanos" nel<br />

1986 nel quale segnala Un "probable" artículo de <strong>Lorca</strong> sobre Ornar Jayyam (7), a confer-<br />

(3) Per quanto la vicenda della mancata pubblicazione del Diván sia nota, molti elementi restano ancora<br />

oscuri soprattutto a causa della reticenza <strong>di</strong> <strong>García</strong> Gómez nel ricostruirla, cfr. Ian Gibson, Otoño sin Ignacio, in<br />

<strong>Federico</strong> <strong>García</strong> <strong>Lorca</strong>-2. De Nueva York a Fuente Grande. 1929-1936, Barcelona, Grijalbo, 1988, pp. 324-332, in<br />

particolare, p. 327.<br />

(4) <strong>La</strong> Nota al "Diván del Tamarit" è stata riprodotta nell'e<strong>di</strong>zione curata da Mario Hernández per "Obras<br />

de <strong>Federico</strong> <strong>García</strong> <strong>Lorca</strong>", n. 3, Madrid, Alianza, 1981, dalla quale è ripresa la citazione, pp. 55-56.<br />

(5) Sull'arabismo spagnolo, cfr. Juan Goytisolo, Crónicas sarracinas, soprattutto il cap. Ojeadas al arabismo<br />

español, Barcelona, Ruedo Ibérico, 1982.<br />

(6) Daniel Devoto, cit., pp. 82-83. -<br />

(7) Ian Gibson, Un "probable" artículo de <strong>Lorca</strong> sobre Ornar Kayyam, in "Cuadernos hispanoamericanos",<br />

Madrid, 433-434, 1986, pp. 37-42. L'articolo <strong>di</strong> <strong>Lorca</strong>, Comentarios a Ornar Kayyam, è stato incluso in <strong>Federico</strong><br />

<strong>García</strong> <strong>Lorca</strong>, Obras completas, Madrid, Aguilar, 1986.<br />

174


<strong>La</strong> "precoce" <strong>cultura</strong> <strong>islamica</strong> <strong>di</strong> <strong>Federico</strong> <strong>García</strong> <strong>Lorca</strong><br />

marmi nell'ipotesi che l'attenzione <strong>di</strong> <strong>Lorca</strong> per la <strong>cultura</strong> <strong>islamica</strong>, per quanto affinata nel<br />

tempo, risale agli anni giovanili, o ad<strong>di</strong>rittura all'adolescenza, e non sorta -come si suole ripetere-<br />

solo negli anni '30, in seguito alla pubblicazione dei Poemas arábigoandaluces <strong>di</strong><br />

<strong>García</strong> Gómez (8).<br />

Si tratterebbe invece, è quanto sostengo, <strong>di</strong> una passione, <strong>di</strong> una attenzione, che sarebbe<br />

corretto porre come parte costitutiva e continua delle molteplici componenti della poetica <strong>di</strong><br />

<strong>Lorca</strong>, con la funzione che gli stu<strong>di</strong>osi riconoscono ad altri aspetti, temi, fonti della sua poesia,<br />

anch'essi sviluppati ed affinati nel tempo e che, rielaborati e riformulati in un linguaggio<br />

suo proprio, provengono da materiali <strong>cultura</strong>li <strong>di</strong>versi, folklorici, religiosi, mitici (9).<br />

Tornando all'articolo <strong>di</strong> Gibson, vale la pena <strong>di</strong> sottolineare che, nonostante quel "probable"<br />

del titolo, Un probable artículo de <strong>Lorca</strong> sobre Ornar Kayyam , che lascia aperto<br />

un dubbio sulla certezza dell'attribuzione, lo storico irlandese adduce ragioni che possono<br />

portare a considerare ragionevolmente certa l'attribuzione a <strong>Lorca</strong>. Gibson rivela che la legittimità<br />

dell'attribuzione a <strong>Lorca</strong> <strong>di</strong> un articolo pubblicato dalla rivista grana<strong>di</strong>na "Letras"<br />

il 30 ottobre 1917 (nella quale, è bene ricordarlo, erano comparsi altri due articoli <strong>di</strong> <strong>Lorca</strong><br />

proprio negli anni '17-'18) dal titolo, Comentarios a Ornar Kayyam e firmato Abu- Abd-<br />

Alah (che significa "Padre del servo <strong>di</strong> Dio"; per il nome del poeta persiano <strong>Lorca</strong> impiega<br />

tale trascrizione) gli sia stata confermata dall'esame comparativo degli juvenilia <strong>di</strong> <strong>Lorca</strong> e<br />

soprattutto dagli esiti dello stu<strong>di</strong>o compiuto sulla biblioteca del poeta dal nipote <strong>di</strong> questi<br />

Manuel Fernández- Montesinos <strong>García</strong>. Bisogna infatti ricordare un dato importante per<br />

questa ricostruzione, e cioè che dalla Descripción de la biblioteca de <strong>Federico</strong> <strong>García</strong> <strong>Lorca</strong><br />

(catálogo y estu<strong>di</strong>o) si ha notizia del libro <strong>di</strong> poesie <strong>di</strong> Ornar Khayyam posseduto e annotato<br />

accuratamente dallo stesso <strong>Lorca</strong>. "Se trata de la segunda e<strong>di</strong>ción, corregida y ampliada,<br />

de la traducción del argentino Carlos Muzzio Sánz- Peña, con prólogo de Rubén<br />

Darío, (...) y según el colofón se imprimió en 1916. <strong>La</strong> hoja de título lleva la firma<br />

"F.<strong>García</strong>" y, debajo de esta, la fecha: "Noviembre- 1917/23"."<strong>La</strong> portada ostenta un sello<br />

de la librería Prieto de Granada, donde tenía cuenta el poeta, y puede suponerse que la fecha<br />

corresponde a la de compra." (10). Su questo esemplare <strong>Lorca</strong> ha segnato a matita nove<br />

quartine i cui temi coincidono con quelli della sua produzione giovanile e fra questi tre sono<br />

ricordati da Rubén Darío nell'introduzione. <strong>Lorca</strong>, come è noto, conosceva l'opera <strong>di</strong> Rubén<br />

tanto da incidere profondamente sul giovane poeta già nel ' 17, per cui la citazione che chiude<br />

l'articolo Comentarios a Ornar Kayyam : "Eres un poeta egregio, como te llama Rubén,<br />

que estás muy lejos de la multitud" può essere una conferma che <strong>Lorca</strong> / Abu-Abd-Alah conosceva<br />

l'e<strong>di</strong>zione delle poesie <strong>di</strong> Khayyam posseduta da <strong>Lorca</strong> in quanto nell'introduzione<br />

Darío appella il poeta arabo-persiano "egregio astrònomo y poeta de la In<strong>di</strong>a" (11).<br />

(8) Alcuni dei Poemas tradotti da <strong>García</strong> Gómez erano comparsi sulla stampa a partire dal 1928. Daniel Devoto,<br />

cit., p. 28, nel determinare la cronologia delle composizioni del Diván, fa risalire ad<strong>di</strong>rittura al 1927 la Kasida<br />

I del Tamarit, che sarà la prima della raccolta con il titolo Gacela del amor imprevisto.<br />

(9) Un esempio <strong>di</strong> come <strong>Lorca</strong> procedesse è dato dall'analisi del rapporto fra Poema del Cante Jondo e la<br />

struttura musicale del cante, da <strong>Lorca</strong> ricostruita in un "equivalente poetico" che evita, "lucidamente", <strong>di</strong> assumere<br />

il cante tout court o <strong>di</strong> riproporlo in forme mimetizzate. Tale analisi è stata compiuta da Antonio Melis, Lo spirito<br />

della musica nel "Poema del Cante Jondo", in "Quaderni ibero-americani", 65-66, 1989.<br />

(10) Ian Gibson, cit., 1986, p. 38.<br />

(11) Rubén Darío è evocato da <strong>Lorca</strong> nell'articolo, anch'esso ritrovato da Gibson, Divagación. <strong>La</strong>s reglas de<br />

la mùsica, in "Diario de Burgos", Burgos, 17 agosto 1917, e riprodotto in Obras completas, Aguilar, 1986; sull'in-<br />

175


Pina Rosa Piras<br />

Altro elemento che comprova l'attribuzione a <strong>Lorca</strong>, è che l'articolo è de<strong>di</strong>cato a Lorenzo<br />

Martínez Fuset, conosciuto a Baeza nel 1916, e cioè a qualcuno con cui <strong>Lorca</strong> ebbe<br />

un lungo e intenso scambio epistolare e al quale de<strong>di</strong>ca anche una sezione <strong>di</strong> Impresiones y<br />

paisajes (12).<br />

L'interesse <strong>di</strong> <strong>Lorca</strong> per la poesia arabo-persiana (ricordo che Khayyam poetava sia<br />

nell'una sia nell'altra lingua) risale dunque per lo meno al 1917. Ma per quanto il 1917 sia<br />

l'anno in cui <strong>Lorca</strong> scrive, oltre all'articolo <strong>di</strong> cui si parla, la sua prima poesia, della quale,<br />

insieme a evocazioni orientali, il primo verso è: "Y yo como la sombra de un antiguo<br />

Ornar" (13), quanto fin qui ho detto conferma comunque solo una sua generica "passione" e<br />

"atteggiamento" <strong>cultura</strong>le.<br />

Si è ritenuto quin<strong>di</strong> utile allargare la ricerca sul precoce arabismo <strong>di</strong> <strong>Lorca</strong> a elementi<br />

relativi agli apporti che alla sua formazione possono essere derivati dal rapporto con quelle<br />

istituzioni che producono e riflettono all'esterno l'elaborazione <strong>cultura</strong>le-per esempio è utile<br />

la storia dell'arabismo dell'università <strong>di</strong> Granada- o con quei settori della vita della città<br />

che abbiano inciso nell'esperienza concreta <strong>di</strong> <strong>Lorca</strong>, e che quin<strong>di</strong> vanno dalle attività del<br />

Centro Artístico y Literario, a quelli teatrali, dalle tertulias del Café Alameda, il "Rinconcillo",<br />

alle amicizie, fondate non solo su ragioni umane o affettive ma soprattutto interessanti<br />

per noi perché intrise <strong>di</strong> profon<strong>di</strong> interessi <strong>cultura</strong>li e letterari, importanti negli anni<br />

della formazione <strong>di</strong> un poeta. Per l'indagine su questi aspetti è fondamentale la ricostruzione<br />

della biografia <strong>di</strong> <strong>Lorca</strong> compiuta da Gibson: fonte preziosa, per la massa <strong>di</strong> materiali<br />

raccolti, sia per ricerche sulla storia <strong>cultura</strong>le <strong>di</strong> <strong>Lorca</strong>, sia per chi come me voglia mettere a<br />

fuoco un aspetto specifico <strong>di</strong> quella storia (14).<br />

<strong>Lorca</strong>, mentre continuava a stu<strong>di</strong>are musica con il vecchio maestro Antonio Segura<br />

Meza, si iscrive contemporaneamente nelle due facoltà <strong>di</strong> Filosofía y Letras e <strong>di</strong> Derecho.<br />

Si laureerà in Giurisprudenza solo nel 1923 e - come si sa - solo perché questo rientrava<br />

nelle aspettative dei genitori. Nel frattempo, piuttosto che de<strong>di</strong>carsi agli stu<strong>di</strong> giuri<strong>di</strong>ci, è assiduo<br />

della facoltà <strong>di</strong> Lettere ed è noto come dalla frequenza e dai viaggi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o con<br />

Martín Domínguez Berrueta, amico <strong>di</strong> Antonio Machado e docente <strong>di</strong> Teoría de la Literatura<br />

y de las Artes, sia emersa la sua passione per la letteratura. Ma proprio nel magistero<br />

<strong>di</strong> Berrueta ritroviamo l'interesse per i temi arabi. Ricordo per esempio che i suoi allievi ne<br />

ricevettero tali stimoli che da una visita al Patio árabe nell'Albaicín, tre <strong>di</strong> loro, Luis Mariscal<br />

Paradas, Antonio Gallego Burín e <strong>Lorca</strong> stesso ricavarono argomento per alcune delle<br />

loro rispettive opere letterarie. Quella <strong>di</strong> <strong>Lorca</strong> è Patio húmedo , incluso poi in Libro de<br />

poemas. Dalla pratica <strong>di</strong> appunti e <strong>di</strong>ari che gli studenti dovevano sistematicamente prendere<br />

durante i viaggi, in parte è nato, come si sa, il primo libro <strong>di</strong> <strong>Lorca</strong>, Impresiones y paisajes.<br />

fluenza esercitata da Rubén Darío, cfr., Ian Gibson, <strong>Federico</strong> <strong>García</strong> <strong>Lorca</strong>-1. De Fuente Vaqueros a Nueva York.<br />

1898-1929, Barcelona, Grijalbo, 1985, pp. 208-211.<br />

(12) Cfr. Ian Gibson, cit., 1986, p. 39.<br />

(13) Secondo il fratello Francisco, <strong>Federico</strong> aveva pensato a una raccolta <strong>di</strong> ispirazione araba quando ancora<br />

non aveva maturato l'idea <strong>di</strong> de<strong>di</strong>carsi alla letteratura. Cfr. Francisco <strong>García</strong> <strong>Lorca</strong>, <strong>Federico</strong> y su mundo, Madrid,<br />

Alianza, 1980, pp. 158-169. Si vedano anche, Ian Gibson, cit, 1985, pp. 215-217 e cit, 1986, p. 39.<br />

(14) Ian Gibson, cit., 1985 e cit., 1988.<br />

176


<strong>La</strong> "precoce" <strong>cultura</strong> <strong>islamica</strong> <strong>di</strong> <strong>Federico</strong> <strong>García</strong> <strong>Lorca</strong><br />

Nell'agosto del 1920 <strong>Lorca</strong> si iscrive agli esami <strong>di</strong> Lengua arábica, Paleografia e Bibliologia.<br />

Antonio Gallego Burín ricorda che nell' estate del '20 <strong>Lorca</strong> gli chiese: "¿Y el hebreo<br />

y el árabe son fáciles de camelo con Navarro? (...) ¿Cuando sabré hebreo ni árabe? ¡Me<br />

deben aprobar inme<strong>di</strong>atamente!" (15). Ma <strong>Lorca</strong> non sosterrà mai tali esami e la conoscenza<br />

dell'arabo è presumibile sia rimasta, appunto, un progetto.<br />

L'interesse <strong>di</strong> <strong>Lorca</strong> per la <strong>cultura</strong> araba è da ricercare quin<strong>di</strong> ad un altro livello (16) e<br />

nell'influenza esercitata su <strong>di</strong> lui dal rapporto con alcuni amici, innanzitutto.<br />

Quel "Navarro" <strong>di</strong> cui parla <strong>Lorca</strong> nel colloquio riferito sopra è José Navarro Pardo, a<br />

cui de<strong>di</strong>ca il Romance de la pena negra; e Navarro, così come Francisco Soriano <strong>La</strong>presa,<br />

insegna arabo nella facoltà <strong>di</strong> Lettere <strong>di</strong> Granada. Entrambi sono assidui frequentatori del<br />

"Rinconcillo".<br />

A questo punto più ancora che documentare una improbabile conoscenza <strong>di</strong>retta della<br />

lingua, appare importante l'amicizia <strong>di</strong> <strong>Lorca</strong> con questi due specialisti che deve aver alimentato<br />

in maniera in<strong>di</strong>retta ma sostanziale il suo interesse complessivo per la <strong>cultura</strong> <strong>islamica</strong>.<br />

Interesse e competenza che peraltro emergono nettamente dalle argomentazioni contenute<br />

nella Conferencia del Cante Jondo, pronunciata durante il famoso concorso <strong>di</strong> cante<br />

nel 1922 a Granada. Non mi soffermo su questo testo che, per quanto noto e analizzato<br />

più volte, meriterebbe uno stu<strong>di</strong>o a sé per come <strong>Lorca</strong> fa risalire il cante alla poesia araba<br />

in quanto tessuto della <strong>cultura</strong> tra<strong>di</strong>zionale spagnola, per esempio per quel che riguarda il<br />

tema dell'esaltazione del vino. Ricordo solo che in quella Conferencia da notizia <strong>di</strong> aver<br />

letto con molta emozione, prima quin<strong>di</strong> del 1922, le "sublimes gacelas amorosas de Hafiz"<br />

ritrovate nella traduzione ottocentesca del conte <strong>di</strong> Noroña. Mario Hernández ritiene che da<br />

quel testo <strong>Lorca</strong> può aver conosciuto nei particolari tecnici le forme arabe: "En <strong>La</strong>s Poesías<br />

asiáticas del poeta <strong>di</strong>eciochesco <strong>Lorca</strong> pudo hallar por primera vez las definiciones de<br />

<strong>di</strong>ván y gacela, con pormenorizada descripción de su composición y métrica respectivas,<br />

junto con una más vaga descripción de las casidas o "caseidas" como las denomina el conde.<br />

Otras posibles fuentes le servirían de lejana orientación, desde los "pastiches" de Villaespesa<br />

en El alcázar de las perlas" (17).<br />

<strong>Lorca</strong> non è esente comunque in questi anni dall'utilizzare quelle forme esteriori tipiche<br />

dell'esotismo, il travestimento, l'indossare il vestito dell'"altro", attraverso cui spesso è<br />

affermata la volontà <strong>di</strong> assumere un'altra identità. È della fine del corso 1923-24 la fotografia<br />

mandata a Pepin Bello nella quale <strong>Lorca</strong> appare vestito da moro con la de<strong>di</strong>ca "¿Qué recuerdo<br />

como un ave me<strong>di</strong>o viva, me<strong>di</strong>o soñada, te trae esta foto orientai de mi "vera efigie?"<br />

(18).<br />

Il desiderio <strong>di</strong> <strong>Lorca</strong> <strong>di</strong> identificarsi con l'arabo è continua nel tempo. Durante uno dei<br />

soggiorni a Barcellona, nel '27, a un nazionalista catalano (e <strong>Lorca</strong> non era nazionalista)<br />

che gli chiedeva: "¿De dónde es usted, joven?" rispondeva scherzosamente, ma con orgo-<br />

(15) Idem, 1985, p. 286.<br />

(16) Sull' obiezione secondo la quale <strong>Lorca</strong> non potesse avere una conoscenza <strong>di</strong> prima mano della poesia<br />

arabo-andalusa, cfr., Daniel Devoto (cit., p. 81): "Pero esta "segunda mano" (que no podía ni tenía por que ser de<br />

primera: y por lo que se me alcanza, Young y yo nos ocupamos de este mismo asunto sin conocimientos mucho<br />

más <strong>di</strong>rectos) está muy bien asimilada:(... )". Cfr. anche Ian Gibson, cit., 1985, p. 301.<br />

(17) Mario Hernández, cit, 1976, p. 3.<br />

(18) Ian Gibson, cit., 1985, p. 359.<br />

177


Pina Rosa Piras<br />

glio: "¡Soy del Reino de Granada!" (19), dove è esplicito il riferimento a una sua origine<br />

mitizzata, trasposta nella Granada del passato, che è uno dei motivi propri del modernismo<br />

e dell'esotismo (20).<br />

Racconta Ian Gibson: "En la primavera de 1923, <strong>Federico</strong> le informa a Melchor<br />

Fernández Almagro de un ambicioso proyecto del Rinconcillo. Se trata de construir, en<br />

unos terrenos de una finca de <strong>La</strong> Zubia ce<strong>di</strong>dos por su propietario, Francisco Soriano <strong>La</strong>presa,<br />

un morabito árabe de<strong>di</strong>cado a Abentofail, mé<strong>di</strong>co y autor de una novela filosófica, "y<br />

dos o tres más genios de la <strong>cultura</strong> arábiga grana<strong>di</strong>na". Navarro Pardo, <strong>di</strong>ce <strong>Lorca</strong>, "casi lloraba<br />

anoche de alegría" mientras hablaban del proyecto. "Pensamos además invitar a sabios<br />

moros de todo el Oriente, que vendrían a Granada - continúa <strong>Federico</strong> -, y hacer una antología<br />

de Abentofail <strong>di</strong>rigida por Navarro, con cosas mías que yo haré para entonces" (21).<br />

Come si vede, anche questo è un momento in cui <strong>Lorca</strong> progetta <strong>di</strong> scrivere qualcosa spinto<br />

dagli impulsi derivatigli dalla <strong>cultura</strong> araba. Progetto che poi maturerà solo nei primi anni<br />

'30 con il Diván. Anche il progetto del morabito è un'anticipazione <strong>di</strong> quella che nel 1930<br />

si realizzerà come Escuela de Estu<strong>di</strong>os Árabes, situata <strong>di</strong> fronte all'Alhambra, nell'Albaicin.<br />

Vi insegneranno Navarro Pardo e Soriano <strong>La</strong>presa, e a partire dal 1932, Emilio<br />

<strong>García</strong> Gómez.<br />

Molto dell'esotismo <strong>di</strong> <strong>Lorca</strong> si deve forse a Soriano <strong>La</strong>presa; a lui de<strong>di</strong>ca il capitolo<br />

"Jar<strong>di</strong>nes" <strong>di</strong> Impresiones y paiesajes con queste parole: "A Paquito Soriano. Espíritu exótico<br />

y admirable" (22). E ancora <strong>Lorca</strong> nel 1928: "El gran Paquito Soriano <strong>La</strong>presa, el que<br />

nos ha dado lectura a todos con su gran biblioteca". Francisco <strong>García</strong> <strong>Lorca</strong> ricorda come<br />

sia stato lui ad iniziare il gruppo degli amici alla lettura <strong>di</strong> Francis Jammes e <strong>di</strong> autori, soprattutto<br />

francesi "inclinados hacia un erotismo más o menos exquisito" (23). Gibson lo<br />

presenta così: "Soriano amaba profundamente la música -sería elegido presidente del Conservatorio<br />

de Música de Granada-, y siempre acudía a los conciertos (...); tenía fama de excelente<br />

conferenciante; estu<strong>di</strong>aba lenguas orientales; era dueño de amplios conocimientos<br />

en arqueología, pintura y literatura; apreciaba a Góngora y a los poetas culteranos del siglo<br />

XVII en una época en que pocos les hacían caso, anticipando con ello la "recuperación" del<br />

gran poeta cordobés en 1927; era, excelente conversador, y atento observador de lo que pasaba<br />

a su alrededor, tanto en Granada como fuera de ella; y, esteta y todo, ingresó en el<br />

Partido Socialista Obrero Español..." (24). Per <strong>Lorca</strong> deve essere stato un affascinante modello,<br />

tanto da poter <strong>di</strong>re che "tutti" gli aspetti della personalità <strong>di</strong> Soriano costituiscano altrettante<br />

caratteristiche della personalità lorchiana. Per <strong>Lorca</strong>, come per gli amici del "Rinconcillo",<br />

soprattutto Navarro Pardo e Soriano <strong>La</strong>presa, impegnati nei vari settori della vita<br />

politica e sociale della città, la passione per la <strong>cultura</strong> araba agisce nel loro stesso stile <strong>di</strong> vita.<br />

E anche stile <strong>di</strong> vita è spesso l'esotismo, i cui elementi funzionano in un quadro <strong>di</strong> ricerca esi-<br />

(19) Miguel <strong>García</strong> Posada, cit., p. 86, nota 99. Cfr. anche Ian Gibson, cit., 1985, p. 477.<br />

(20) Lily Litvak, El jardín de Aláh. Temas del exotismo musulmán en España. 1880-1913, Granada, Ed. Don<br />

Quijote, 1985; Abdellah Djbilou, Diwán Modernista. Una visión de Oriente, Madrid, Taurus, 1986.<br />

(21) Ian Gibson, cit., 1985, p. 140.<br />

(22) Ian Gibson, cit., 1985 p. 135.<br />

(23)Wem,pp. 134-135.<br />

(24) Ivi; accentuandone gli aspetti <strong>di</strong> <strong>di</strong>lettantismo, più o meno con gli stessi termini Soriano <strong>La</strong>presa è ricordato<br />

da, Francisco <strong>García</strong> <strong>Lorca</strong>, cit., pp. 141- 147.<br />

178


<strong>La</strong> "precoce" <strong>cultura</strong> <strong>islamica</strong> <strong>di</strong> <strong>Federico</strong> <strong>García</strong> <strong>Lorca</strong><br />

stenziale, oltre che <strong>cultura</strong>le, che si proietta verso categorie vissute come non limitanti, in opposizione<br />

a quanto la tecnologia, l'utilitarismo, la parcellizzazione dell'in<strong>di</strong>viduo, la volgarità borghese,<br />

offrivano. Per tanti aspetti anche <strong>Lorca</strong> rientra in questa complessa dominante del moderno<br />

che è l'esotismo, una <strong>di</strong>mensione con cui l'Occidente all'inizio del secolo ha pensato a se<br />

stesso e alla propria identità, in rapporto con gli altri, con l'alterità (25).<br />

È noto il <strong>di</strong>sprezzo <strong>di</strong> <strong>Lorca</strong> per la borghesia grana<strong>di</strong>na. Emerge da questa <strong>di</strong>chiarazione<br />

del 1936, a proposito della calamità storica che, a suo giu<strong>di</strong>zio, era stata la caduta della<br />

Granada musulmana nel 1492: "fué un momento malísimo, aunque <strong>di</strong>gan lo contrario en las<br />

escuelas. Se per<strong>di</strong>eron una civilización admirable, una poesía, una astronomía, una arquitectura<br />

y una delicateza únicas en el mundo, para dar paso a una ciudad pobre y acobardada,<br />

a una "tierra del chavico" donde se agita actualmente la peor burguesía de España" (26).<br />

Ma già negli anni dell'amicizia <strong>di</strong> <strong>Lorca</strong> con Soriano <strong>La</strong>presa siamo a un punto della<br />

formazione del poeta relativamente avanzato in rapporto alla sua breve vita, e a un modello<br />

positivo <strong>di</strong> esotismo, raffinato e cosmopolita. Nella Granada dei primi anni del secolo vissuti<br />

da <strong>Lorca</strong> si verificarono episo<strong>di</strong> della vita <strong>cultura</strong>le che alimentarono un intenso <strong>di</strong>battito<br />

dal quale la formazione <strong>di</strong> <strong>Lorca</strong> è percorsa. Ci fu la grande occasione mondana della prima<br />

<strong>di</strong> El alcázar de las perlas <strong>di</strong> Francisco Villaespesa, 1*11 novembre 1911 nel teatro Isabel<br />

la Católica, il più importante della città. Era presente, con Manuel Ortiz (che poi <strong>di</strong>verrà<br />

un famoso pittore), <strong>Lorca</strong> tre<strong>di</strong>cenne che ne riportò una foltissima impressione (27). Villaespesa<br />

in quell'occasione <strong>di</strong>chiarò: "Escribir mi trage<strong>di</strong>a como la hubiera esento un árabe<br />

grana<strong>di</strong>no fué mi único ideal"(28). Ma lo stesso <strong>Lorca</strong> nel '36 commentava come la "corriente<br />

de ternura" che gli aveva provocato l'opera sarebbe presto scomparsa. E in effetti<br />

<strong>Lorca</strong> ebbe modo <strong>di</strong> riflettere sul grana<strong>di</strong>smo o sull'orientalismo deteriore, basato sugli stereotipi<br />

e sulla moda. Tra il 1914 e il 1915 si svolge nei giornali grana<strong>di</strong>ni una polemica accesissima<br />

sostenuta da Costantino Ruiz Carnero su "El defensor de Granada" e dal giovanissimo<br />

amico <strong>di</strong> <strong>Lorca</strong> José Mora Guarnido, contro i luoghi comuni sulla città quali appunto<br />

l'alhambrismo, il grana<strong>di</strong>smo, l'orientalismo; e per quanto <strong>Lorca</strong> non si sia sottratto<br />

all'influenza <strong>di</strong> questi luoghi comuni quando era molto giovane, già nel '15, proprio in seguito<br />

a quella polemica, ne aveva avvertito i pericoli (29).<br />

Come si vede, da questo primo episo<strong>di</strong>o datato 1911 (ma non si <strong>di</strong>mentichi che si potrebbe<br />

andare ancora in<strong>di</strong>etro, ai luoghi della sua prima infanzia ad Asquerosa, e agli altri<br />

luoghi a lui cari, la Vega <strong>di</strong> Granada, San Vicente, il Tamarit erano intrisi <strong>di</strong> tracce della<br />

presenza araba) fino agli anni '27-'34, gli anni dell'elaborazione del Diván, è trascorsa la<br />

quasi totalità della vita del poeta. Non quin<strong>di</strong> all'apparizione dei Poemas arábigoandaluces,<br />

che dobbiamo far risalire le "suggestioni" lorchiane per la <strong>cultura</strong> e la letteratura araba, non<br />

(25) Thierry Hentsch, L'orient imaginaire. <strong>La</strong> visión potinque occidentale de l'Est mé<strong>di</strong>teranéen, París, Les<br />

É<strong>di</strong>tions de Minuit, 1988; Teun A. van Dijk, Preju<strong>di</strong>ce in Discourse, Amsterdam, Benjamins, 1984; Clara Gallini,<br />

Le ra<strong>di</strong>ci dell'immaginario esotico, in "Democrazia e <strong>di</strong>ritto", n. 6, novembre-<strong>di</strong>cembre, 1989, pp. 267-279.<br />

(26) L'opinione <strong>di</strong> <strong>Lorca</strong> sulla boghesia è un tassello del suo orientamento politico. Fra i sostenitori <strong>di</strong> un<br />

<strong>Lorca</strong> impegnato politicamente, Francisco <strong>García</strong> <strong>Lorca</strong>, El compromiso humano y político de <strong>García</strong> <strong>Lorca</strong>, in<br />

cit., pp. 401- 418; Manuel Fernández Montesinos, <strong>La</strong> preocupación social de <strong>García</strong> <strong>Lorca</strong>, in AA.VV. <strong>Lorca</strong>,<br />

¡986, cit., pp. 15-33.<br />

(27) Ian Gibson, cit., p. 129.<br />

(28) Ivi.<br />

(29) Idem, pp. 128-131.<br />

179


Pina Rosa Piras<br />

a questa "occasione" episo<strong>di</strong>ca che peraltro può essere stata determinante solo perché <strong>Lorca</strong><br />

si decidesse a realizzare un suo antico progetto.<br />

Superata definitivamente l'opinione secondo la quale l'opera <strong>di</strong> <strong>Lorca</strong> si sarebbe <strong>di</strong>ffusa<br />

per il suo carattere facile e popolare, e quin<strong>di</strong> acquisita l'idea che nella sua poesia convergano<br />

stimoli complessi provenienti da canali <strong>cultura</strong>li molteplici, sarebbe auspicabile includere<br />

fra questi anche l'apporto della <strong>cultura</strong> arabo-musulmana. <strong>Lorca</strong> del resto non solo<br />

rielaborava, come si è detto, temi e moduli regionali e popolari trasferendoli nella musica,<br />

pittura, cinema, teatro, poesia e prosa, ma, è questo che lo caratterizza, controllava in modo<br />

progressivamente più elaborato nelle sue ultime raccolte, il patrimonio colto delle forme<br />

classiche, il sonetto per esempio, ed era insieme attento alle esperienze sue contemporanee:<br />

e questo avviene nel Diván, in Poeta en Nueva York, nel suo ultimo teatro.<br />

Come si vede non sono davvero pochi gli elementi che una riflessione sulla <strong>cultura</strong><br />

<strong>islamica</strong> <strong>di</strong> <strong>Lorca</strong> pongono in primo piano. Il suo interrogarsi su sé e gli altri, sulla propria<br />

identità e alterna, il suo esotismo, ha generato delle forme nuove e "<strong>di</strong>verse". <strong>Lorca</strong> ha "dovuto"<br />

trovare delle forme rispetto per esempio a quelle imboccate dal realismo e ha potuto<br />

trovarle nel mondo in cui si proiettava la sua poesia: nella letteratura ricorrendo alla tra<strong>di</strong>zione<br />

illustre del Divano <strong>di</strong> Goethe, e, in quella spagnola, a Villaespesa e a Salvador Rueda.<br />

Ma rispetto a questi ultimi <strong>Lorca</strong> con tutta evidenza compie uno scatto con elementi <strong>di</strong> creatività<br />

e <strong>di</strong> <strong>di</strong>versità. In primo luogo per aver capito che se la Spagna era stata la "Turchia",<br />

l'"Oriente" dell' Occidente, era arrivato il momento <strong>di</strong> praticare l'esotismo interno, riven<strong>di</strong>care<br />

l'arabo, il gitano, come propria tra<strong>di</strong>zione, e pone quin<strong>di</strong> in atto "la loro scrittura" in<br />

una chiave nuova, in opposizione alla Carmen <strong>di</strong> Mérimée o a Gautier. In secondo luogo<br />

per aver assunto, in modo determinante negli anni della repubblica, - e l'esame <strong>di</strong> Poeta en<br />

Nueva York lo <strong>di</strong>mostra - l'idea che il capitalismo è un modello generatore <strong>di</strong> sopraffazione<br />

verso i più deboli (30). L'interrogarsi sulla propria identità e alterità infine, può condurre a<br />

una matura accettazione <strong>di</strong> sé. Gli stu<strong>di</strong> sull'ultimo <strong>Lorca</strong> documentano quanto in lui fosse<br />

maturata questa accettazione, tanto da rendere esplicita la propria omosessualità nella sua<br />

opera finale, nei Sonetos del amor oscuro, soprattutto (31).<br />

(30) Cfr. Piero Menarmi, Considerazioni finali sugli aspetti politici e religiosi <strong>di</strong> "Poeta en Nueva York", in<br />

Poeta en Nueva York <strong>di</strong> <strong>Federico</strong> <strong>García</strong> <strong>Lorca</strong>. Lettura critica, Firenze, la Nuova Italia, 1975, pp. 195-213.<br />

(31) Maria Grazia Profeti, cit. Mario Socrate, Stu<strong>di</strong>o critico, in Sonetti dell'amore oscuro e altre poesie ine<strong>di</strong>te,<br />

Milano, Garzanti, 1985, pp. 249-278. Un convincente collegamento fra la riven<strong>di</strong>cazione della propria omosessualità<br />

da parte <strong>di</strong> molti artisti della generazione del '27 e la loro scelta politica <strong>di</strong> sinistra, è compiuto nel suo<br />

intervento pubblicato in questi Atti, da Biruté Ciplijauskaité.<br />

180

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!