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Corriere del Mezzogiorno Lunedì 30 Novembre 2009
SPORT
Fabio Cannavaro (classe ’73)
Con lui Napoli
è sul tetto
del mondo
Loscugnizzo della Loggetta è diventato
campione del mondo.
E non solo. Fabio Cannavaro,
36 anni, è il simbolo di Napoli,
pallone d’oro e capitano indiscusso della
Nazionale italiana di calcio, tornato
alla Juventus quest’anno, dopo aver vinto
due scudetti a Madrid. La sua carriera
ha inizio nel settore giovanile del Napoli,
la squadra della sua città.
Esordisce a 19 anni in serie A contro
la Juventus, proprio come Ciro Ferrara
compagno di squadra e amico di sempre.
Fabio è sposato con con Daniela
dal 17 giugno 1996. La coppia ha tre figli:
Christian, Martina e Andrea (il 20
ottobre 2004). Il Fabio nazionale è il secondo
di tre fratelli: il fratello, Paolo,
gioca nel Napoli e la sorella maggiore,
Renata, è farmacista. Cannavaro ha un
unico cruccio: quello di non aver vinto
lo scudetto con il Napoli. La sua carriera
è stata però coronata da grandi successi.
Nel 1995, per problemi di bilancio,
viene venduto da Ferlaino al Parma
di Tanzi. Con la maglia gialloblù gioca
sette stagioni, vince due coppe Italia
(1999 e 2002), una Coppa Uefa (2000) e
una supercoppa Italiana (2002). Poi il
passaggio all’Inter, dove non è mai riuscito
a dimostrare il suo valore, anche
perché fu una stagione tormentata da
infortuni. Successivamente chiese e ottenne
il passaggio alla Juventus, guidata
da Fabio Capello. Conquista ben due
scudetti 2004-2005 e 2005-2006, entrambi
revocati dopo calciopoli. Fabio,
ad ogni modo, fu autore di grandi prestazioni
e risultò uno dei migliori difensori
del campionato. Tant’è che Capello
lo vuole anche al Real Madrid, nel
2006. Il 27 novembre di quell’anno, gli
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viene assegnato anche il Pallone d’Oro,
diventando il quarto italiano a vincere
il trofeo, che egli stesso dedica alla città
di Napoli. Il 19 dicembre un nuovo premio
illustre: il Fifa World Player (è il secondo
italiano, dopo Roberto Baggio,
ad aggiudicarsi questo prestigioso riconoscimento).
Con il Real Madrid vince due campionati
di Primera División consecutivi,
nel 2006-2007 e nel 2007-2008. Con la
Nazionale under 21 guidata da Cesare
Maldini ha conquistato due europei di
categoria consecutivi nel 1994 e nel
1996. Con la Nazionale maggiore ha
esordito a 23 anni, nel 1997. Ha giocato
tre Campionati del mondo: 1998, 2002,
e 2006 da capitano, levando al cielo la
Coppa in Germania. Il 12 agosto scorso,
nell’amichevole Svizzera- Italia
(0-0) disputata a Basilea, stabilisce a
quota 127 partite il record di presenze
con la maglia azzurra, superando Paolo
Maldini fermo a 126. Ora il capitano è
pronto a guidare un’altra avventura
con la maglia azzurra: quella di Sudafrica
2010.
Donato Martucci
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Antonietta Di Martino (classe ’78)
La campionessa
che vola oltre
gli infortuni
Era il 4 agosto 1978, quando, al
meeting di Brescia, Sara Simeoni
stabiliva il record del mondo
di salto in alto portando l’asticella
a 2 metri e un centimetro. Due mesi
prima, il primo giugno, a Cava de’ Tirreni
nasceva Antonietta Di Martino una
bambina che, 29 anni più tardi avrebbe
raggiunto e superato quella stessa misura.
Antonietta Di Martino è la farfalla che
non tradisce mai. Il suo anno d’oro è il
2007 con i record italiani, l’argento conquistato
ai Mondiali all’aperto di Osaka
e quello vinto agli Europei indoor di Birmingham,
ma la
sua storia in azzurro
non nasce con il
salto in alto. Anno
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1990, Antonietta da Tengana, una frazione
di Cava de’ Tirreni si avvicina all’atletica
grazie ai Giochi della Gioventù. In realtà
già saltava, ma gli ostacoli. La Di
Martino comincia con le prove multiple.
E proprio nell’eptathlon esordisce in azzurro,
nella Coppa Europa del 2000. La
scoperta delle sue grandi doti di saltatrice
in alto avviene nel luglio 2001, in occasione
degli assoluti di Catania, portando
d’un colpo il personale da 1.93 a 1.98. Un
mese dopo, poi, è capace di centrare la
finale mondiale a Edmonton (dodicesima).
Ma proprio mentre la farfalla sembra
spiccare le ali, è il momento di soffrire.
Nel 2002 si strappa l’inserzione del bicipite
femorale della gamba sinistra. Un
anno di stop, poi il rientro e un nuovo
infortunio in un appoggio: distorsione
della caviglia sinistra. L’intervento chirurgico
e la lenta riabilitazione. «Il dolore
— racconta — è un qualcosa che non
vuoi mai affrontare. La gente cerca di respingerlo.
Io, invece, quasi lo andavo a
cercare, e mi chiedevo: ma chi me lo fa
fare? Ho avuto voglia di mollare tutto, di
smettere. Poi la passione ha fatto il resto».
Anni di crescita prima del fantastico
2007: dopo i 2 metri indoor Antonietta infrange
il primato della Simeoni con 2.02 a
Torino e 2.03 all’Arena di Milano, misura
che ripete anche ai Mondiali di Osaka dove
conquista l’argento cedendo solo alla
croata Vlasic. Al collo mette anche un argento
agli Europei indoor di Birmingham.
Un 2007 così non è facile ripeterlo,
e infatti alle Olimpiadi di Pechino arriva
scarica e chiude decima in finale.
A 31 anni potrebbe essere l’inizio del
declino. E invece il cambio di allenatore
e la sua tenacia instancabile la portano
a vincere il Golden Gala di Roma, a chiudere
quarta ai Mondiali di Berlino e a
qualificarsi per le World Athletic Final
di Salonicco. Il 29 settembre si è unita
in matrimonio con il suo allenatore
Massimiliano Di Matteo. Una crociera
per viaggio di nozze prima di spiccare
nuovamente il volo: destinazione Europei
di Barcellona 2010.
D. M.
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