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campania/direzione/01 ... 30/11/09 - Corriere del ...

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<strong>Corriere</strong> <strong>del</strong> Mezzogiorno Lunedì <strong>30</strong> Novembre 20<strong>09</strong><br />

Valeria Parrella (classe ’74) Francesco Saponaro (classe ’70)<br />

Guappetella e le altre<br />

Ricominciare<br />

da uno spazio bianco<br />

Da dove ricominciare? Da dove farlo in Campania? Se la<br />

politica non ha risposte può chiederle in prestito alla<br />

letteratura. Di sicuro può fare come Gaetano, l’allievo<br />

<strong>del</strong>la scuola serale <strong>del</strong>l’ultimo (che è anche il primo) romanzo<br />

di Valeria Parrella. Gaetano — un magnifico Salvatore Cantalupo<br />

nel film che Francesca Comencini ha tratto dal libro — sta<br />

scrivendo il tema di italiano all’esame per il diploma di terza media,<br />

ma si è bloccato. A dargli coraggio è Maria, insegnante quarantunenne<br />

protagonista <strong>del</strong>la storia: «Mettici uno spazio bianco e ricomincia<br />

a scrivere quello che vuoi». Per certe impasse non basta il<br />

punto e capo. Per lasciarsi alle spalle il nodo che ci ha paralizzati ci<br />

vuole una sospensione maggiore. Non lo è intenzionalmente ma<br />

sembra un’indicazione di lavoro «civile» quella suggerita da Parella<br />

ne «Lo Spazio bianco» (Einaudi), appunto, il romanzo diventato un<br />

bel film con Margherita Buy.<br />

La prosa <strong>del</strong>la scrittrice nata a Torre <strong>del</strong> Greco 35 anni fa, procede<br />

quasi sempre così, un passo nella vita <strong>del</strong> personaggio, l’altro nella<br />

città. Sin da Guappetella, una <strong>del</strong>le memorabili protagoniste <strong>del</strong>la raccolta<br />

d’esordio «Mosca più balena» (minimum fax, Premio Campiello<br />

opera prima): «Quella sera tornai e mi misi con lo Stuort’. Mi piaceva<br />

davvero, ma gli presi più di quanto gli diedi. Era lo scotto da pagare<br />

per avere una donna di diciassette anni se ne hai trentacinque. Io non<br />

avevo padre, e il quartiere comunque a queste cose non guardava tanto.<br />

La moglie <strong>del</strong>lo Stuort’ abitava sopra a tutta la via e non si vedeva<br />

mai in giro, io invece ero inseritissima, e tutti mi chiamavano Guappetella<br />

come faceva lui». Le sue sono parole dalla precisione chirurgica<br />

— Valeria si è laureata in Lettere moderne con una tesi in glottologia<br />

— che hanno l’esattezza di un bisturi in sala operatoria, e lo squarcio<br />

aperto per indagare il guasto è tanto una ferita all’interno quanto una<br />

feritoia verso l’esterno. Così anche nei racconti di «Per grazia ricevuta»,<br />

sempre minimum fax, finalista al Premio Strega, ne «Il Verdetto»,<br />

uscito nel 2007 per Bompiani come il recentissimo «Ciao maschio»,<br />

dove però la penna si fa impietoso sondino endoscopico. Non a caso<br />

la regia di Raffaele Di Florio trasferisce la protagonista di questo testo<br />

scritto per il teatro in una camera d’ospedale (qui, bravissima, Cristina<br />

Donandio dà voce a un’ultracinquatenne che in una visione incontra<br />

il coro dei suoi uomini <strong>del</strong> suo passato). Ma è nei ringraziamenti<br />

che si riapre la feritoia. Nel raccontare la genesi <strong>del</strong> libro-spettacolo<br />

Parrella parla di una proficua collaborazione tra Nord e Sud, una modalità<br />

in cui per poco «mi è parso meno disgraziato questo Paese».<br />

Natascia Festa<br />

© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />

Da Eschilo a Beckett<br />

per rinnovare<br />

la scena teatrale<br />

Non c’è dubbio, fra i giovani uomini di teatro campani<br />

destinati sempre più a far parlare di sé, Francesco<br />

Saponaro è fra quelli con un attivo già molto importante.<br />

A partire dalla firma in calce a molti spettacoli<br />

di notevole spessore, passando poi per il ruolo di <strong>direzione</strong> culturale<br />

assunto con la nomina a membro <strong>del</strong> Comitato artistico<br />

<strong>del</strong>lo Stabile di Napoli, avvenuta nel 2008, accanto alla scrittrice<br />

Valeria Parrella, all’ex direttrice artistica Roberta Carlotto e allo<br />

scrittore e saggista Lorenzo Pavolini. Trentanovenne e napoletano<br />

doc, il regista è infatti considerato uno dei più interessanti<br />

<strong>del</strong>la nuova scena italiana, con una formazione che vanta un<br />

diploma all’Accademia d’arte drammatica di Calabria e un Master<br />

per organizzatori, amministratori e direttori di teatro <strong>del</strong>l’Eti.<br />

Titoli formativi a cui va aggiunta l’università <strong>del</strong>la pratica<br />

scenica, quella costruita nei primi anni di carriera come assistente<br />

alla regia di Toni Servillo, Marco Baliani, Francesco Silvestri<br />

e Renato Carpentieri. Ma è fuori di dubbio che la sua prima<br />

e decisiva esperienza creativa e professionale sia stata la fondazione<br />

<strong>del</strong> gruppo Rossotiziano avvenuta nel 1995, con il quale<br />

ha diretto fra gli altri un progetto scenico dedicato a Majorana,<br />

l’«Otello» di Shakespeare, «L’America contro» di Robert Oppenheimer,<br />

e due versioni di un omaggio a Pino Pascali, il secondo<br />

dei quali rappresentato nel corso <strong>del</strong>la grande mostra dedicata<br />

all’artista pugliese a Castel Sant’Elmo nel 2004. Finita<br />

l’esperienza di quel gruppo, da «solista» ha diretto fra gli altri<br />

«Ritter, Dene, Voss» di Thomas Bernhard, «La firma» di Václav<br />

Havel, «Le mura di Argo» da «Agamennone» di Eschilo, «L’imbecille»<br />

di Luigi Piran<strong>del</strong>lo, «L’Orso» e «Una domanda di matrimonio»<br />

di Anton Cechov. Negli ultimi anni la sua fama anche a<br />

livello internazionale è cresciuta soprattutto per merito di<br />

«Chiòve», spettacolo multimediale tratto da «Plou a Barcelona»<br />

di Pau Mirò, e premiato dall’Associazione italiana critici di teatro<br />

nel 2008 e come «miglior spettacolo di innovazione» dagli<br />

Olimpici <strong>del</strong> Teatro 20<strong>09</strong>, senza considerare il Premio Ubu vinto<br />

dalla protagonista Chiara Baffi, sempre nello stesso anno. Da<br />

segnalare infine la regia di «’A causa mia», sul contenzioso legale<br />

fra Scarpetta e D’Annunzio, realizzato per il Napoli Teatro Festival<br />

Italia nel 2008, e «I vespertelli», presentato nel 20<strong>09</strong> al<br />

San Ferdinando. Attualmente è al lavoro per un «Aspettando<br />

Godot» di Beckett atteso per fine stagione al Mercadante.<br />

S. de St.<br />

© RIPRODUZIONE RISERVATA<br />

19<br />

NA

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