8 NA Lunedì <strong>30</strong> Novembre 20<strong>09</strong> <strong>Corriere</strong> <strong>del</strong> Mezzogiorno
<strong>Corriere</strong> <strong>del</strong> Mezzogiorno Lunedì <strong>30</strong> Novembre 20<strong>09</strong> PROFESSIONI Francesco Capalbo (classe ’71) Carmine Palumbo (classe ’71) Aiuta i magistrati a scovare i danni erariali Aoggi la sua attività principale è quella di professore associato di Ragioneria generale e applicata alla facoltà di Economia <strong>del</strong>la Seconda Università di Napoli. E Francesco Capalbo, classe 1971, non dimentica di sottolineare l’importanza formativa <strong>del</strong>la sua attività universitaria. «Insegnare — racconta il professore e commercialista napoletano — mi aiuta a non dare mai nulla per scontato, mettendo anzi sempre in discussione anche i concetti apparentemente già acquisiti. Tra i vantaggi <strong>del</strong>la mia attività didattica e di ricerca, l’aver recepito negli anni una impostazione metodologica che mi aiuta a cercare sempre di arrivare alla struttura dei problemi, senza lasciarmi ingannare dalla forma con cui si presentano». Laureatosi nel ’94, con <strong>11</strong>0 e lode e menzione speciale, Capalbo svolge oggi diversi incarichi di responsabilità, tra questi, presso la Corte dei Conti, dal 2003 è componente <strong>del</strong> comitato scientifico <strong>del</strong> seminario di formazione permanente sui controlli. Attività che gli consente di programmare, con gli altri membri <strong>del</strong> comitato, gli aspetti chiave <strong>del</strong>la formazione in materia economica e finanziaria dei magistrati, ad esempio in tema di controllo <strong>del</strong>le società partecipate e <strong>del</strong>le metodologie per la quantificazione <strong>del</strong> danno erariale. «Un compito — sottolinea lo stesso Capalbo — molto stimolante e ricco di possibilità di crescita professionale. Confrontarsi con esperti che hanno una formazione diversa dalla propria, in questo caso in ambito giuridico, è sempre motivo di arricchimento. Una buona occasione per vedere le cose da altri punti di vista». Fondamentali nel suo percoso formativo le esperienze di insegnamento e di ricerca al- Titti Postiglione (classe ’71) La geologa diventata Sua Emergenza Una scossa di terremoto, un fiume che esonda, un costone roccioso che frana: la prima a saperlo in Italia è lei, Titti Postiglione, responsabile <strong>del</strong>la sala operativa <strong>del</strong>la Protezione Civile nazionale. Ed è la prima a sbracciarsi per mettere in moto la macchina dei soccorsi. Alzandosi anche tre-quattro volte ogni notte. Salernitana, trentasette anni, laureata in geologia, è, come ha detto una volta il suo capo, il sottosegretario Guido Bertolaso, la «bandiera <strong>del</strong> nostro dipartimento». E non solo in senso figurato: all’ultima sfilata <strong>del</strong>la Festa <strong>del</strong>la Repubblica è toccato infatti a lei far sventolare il tricolore. Esile nel fisico ma dalla volontà d’acciaio, Titti Postiglione da bambina voleva fare l’archeologa ed era destinata ad una brillante carriera da scienziata se non avesse preso parte ad uno dei primi corsi in Italia per tecnici di protezione civile. «Dopo la laurea all’Università di Napoli mi sono appassionata ai vulcani - racconta - e per il dottorato di ricerca stavo studiando il Vesuvio. Avevo <strong>del</strong> tempo a disposizione prima di discutere la tesi <strong>del</strong> dottorato e decisi di partecipare ad un corso a Fabriano per tecnici di protezione civile, una figura che allora non esisteva». Sei anni da precaria l’hanno aiutata nella formazione e l’hanno fortemente determinata a fare un lavoro che oggi l’ha portata ad essere la più giovane responsabile di sala operativa in tutta Europa, a capo di una trentina di persone che rappresentano tutte le strutture operative nazionali, dai carabinieri alle guardie costiere. Dalle certezze in- l’estero, tra queste (nel 2000) come visiting professor alla scuola di business <strong>del</strong>l’Università di Birmingham, poi presso la scuola di business di Goteborg, e il dipartimento di Accountancy and Business law <strong>del</strong>l’Università degli studi di Sydney, New South Wales (Australia). «Sono convinto che anche la mia professione di commercialista abbia inciso molto positivamente sul ruolo accademico. Sia nei termini in cui ha apportato casistica e visione pratica alle mie lezioni, sia nei termini in cui ha contribuito ad orientare la mia ricerca verso problematiche effettivamente percepite come tali anche dagli operatori <strong>del</strong> mondo economico. Due su tutte, la definizione di sistemi di reporting che permettano un più efficace monitoraggio <strong>del</strong>la spesa pubblica e lo sviluppo di mo<strong>del</strong>li in grado di far emergere con maggiore tempestività le situazioni di insolvenza <strong>del</strong>le società di capitali». Il domani? Capalbo vorrebbe vedere il futuro in mano alle giovani leve alle quali oggi insegna. Come dire, da professore universitario la sua scommessa per il futuro è su una preparazione di qualità, da libero professionista, la speranza di riuscire a contribuire alla creazione dei presupposti che permettano alle future eccellenze di crescere senza dover necessariamente trasferirsi altrove. Raffaele Nespoli © RIPRODUZIONE RISERVATA controvertibili <strong>del</strong>la scienza è così passata al campo imponderabile <strong>del</strong>le calamità naturali con un bagaglio di conoscenze, però, che l’hanno aiutata a «passare dall’altra parte». Il suo lavoro è massacrante, non conosce orario nè ferie. Ne sanno qualcosa i terremotati <strong>del</strong>l’Abruzzo che l’hanno vista accanto a loro nei lunghi mesi <strong>del</strong>l’emergenza. Mai un momento di stanchezza o di abbattimento. Prima ancora Titti Postiglione si era fatta apprezzare per la gestione dei funerali di papa Giovanni Paolo II, un evento di proporzioni straordinarie con tre milioni di persone e una città paralizzata. «La gente - ripete Sua Emergenza - deve avere sempre fiducia in noi, è la conquista più importante per noi operatori di protezione civile, noi ci mettiamo la faccia, ci prendiamo le nostre responsabilità ed è giusto che sia così». Fino a qualche mese fa Titti Postiglione era nota solo agli addetti ai lavori. È stata la puntata «riparatrice» <strong>del</strong> salotto televisivo di Anno Zero sulla protezione civile in Abruzzo a farla conoscere a tutti: è intervenuta con piglio deciso, mostrando la serenità di chi non ha nulla da nascondere o di cui rimproverarsi. E come si dice in gergo ha subito bucato il video. L’Italia <strong>del</strong> fare ha il volto pulito di Titti Postiglione. Gabriele Bojano © RIPRODUZIONE RISERVATA Grazie a lui il Vulcano (buono) erutta milioni Una bella responsabilità. E sì, perché Carmine Palumbo, 38 anni, manager napoletano specializzato in start up di grandi centri commerciali, dal primo settembre scorso ha preso il posto di Gianni Punzo sulla poltrona di amministratore <strong>del</strong>egato <strong>del</strong>la Vulcano spa. Vale a dire la società — il cui azionariato è diviso tra Cis Shopping (la costola <strong>del</strong> colosso di Nola detiene il 55% <strong>del</strong>le quote) e Gallerie Commerciali Italia (l’immobiliare <strong>del</strong> gruppo Auchan controlla il 45%) — che gestisce il Vulcano Buono. Un centro servizi il cui giro di affari, nel 2008, è stato pari a circa 190 milioni di euro, Cifra che, se si guarda all’anno in corso, è attesa addirittura in aumento <strong>del</strong> 4%. Il numero di visitatori <strong>del</strong>la struttura amministrata da Palumbo — tornando al 2008 — è stato calcolato in circa 9 milioni, Donato Triggiani (classe ’74) Il cardiochirurgo allevato alla scuola dei «bisturi d’oro» Quando era uno dei tanti studenti iscritti al quarto anno di Medicina, entrò per la prima volta in vita sua in un reparto di cardiochirurgia: «Mi colpì subito la precisione dei gesti, il carico di responsabilità, il bagaglio di conoscenze che doveva avere l’operatore. Ecco, è in quel giorno che ho deciso che da grande sarei diventato un cardiochirurgo». E Donato Triggiani, napoletano nato a Bristol «per caso», cardiochirurgo lo è diventato davvero. Classe 1974, compirà 36 anni il prossimo 5 gennaio, e da cinque è «dirigente medico» di una <strong>del</strong>le strutture d’eccellenza italiane, quella <strong>del</strong>l’azienda ospedaliera universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona di Salerno, diretta da Giuseppe Di Benedetto, cardiochirurgo considerato tra i migliori d’Italia. E con un trend di crescita per il 20<strong>09</strong> <strong>del</strong> 7%. Il numero di addetti complessivi — comprensivo <strong>del</strong>l’indotto — è pari a 1600 unità. Una responsabilità davvero importante, dunque. Ma Carmine Palumbo, che da poco ha trovato casa al Vomero («sono nato in città ma poi, presto, mi sono trasferito con la famiglia a San Giorgio a Cremano, dove ho vissuto fino ai 26 anni, ossia dal momento in cui ho cominciato a girare l’Italia per lavoro») sembra avere le spalle larghe. Non certo per il fisico da cestista che si ritrova («sì, ero una discreta ala forte»), bensì per la brillante laurea conseguita alla Federico II — facoltà di Economia e Commercio con indirizzo gestionale — conseguita con <strong>11</strong>0/<strong>11</strong>0 e, forse soprattutto, grazie a dodici anni di esperienza nel settore. «Ho partorito ben undici bambini — spiega ridendo —. Sono i centri commerciali che ho avviato da una parte all’altra <strong>del</strong> Paese». In effetti dando una scorsa al suo curriculum c’è — come si dice — parecchia carne a cuocere: prima di arrivare al vertice <strong>del</strong>la Vulcano spa, Palumbo infatti vanta importanti trascorsi nel gruppo Pam — divisione Real Estate — dove ha curato lo start up <strong>del</strong> più grande centro commerciale <strong>del</strong>la Capitale, Roma Est, («210 negozi; all’interno c’era anche il primo store Apple, nel senso <strong>del</strong>la prima struttura gestita direttamente dalla casa madre di Cupertino»); quindi passa in Cogest Italia, dove con la qualifica di responsabile dei centri commerciali area Centro-Sud Italia avvia il primo grande centro commerciale <strong>del</strong>l’area campana, nel 1999, Le Porte di Napoli di Afragola. «Per la verità — precisa ancora Palumbo — ho avuto anche esperienze nel mondo creditizio, con il gruppo Duetsche Bank». Insomma, un uomo tutto casa e lavoro? «Effettivamente dedico gran parte <strong>del</strong> mio tempo all’attività che svolgo. Ma per la lettura, ad esempio, riesco a ritagliarmi qualche spazio». E chiosa: «L’ultimo libro letto? La chiave di hiram, un bel volume sulla massoneria». P. G. © RIPRODUZIONE RISERVATA ai maestri «famosi» Donato Triggiani c’è abituato. Figlio d’arte (il padre è chirurgo), da studente chiede che nell’ambito <strong>del</strong> progetto Erasmus gli venga assegnata la sede di Parigi, dove studia alla scuola di cardiochirurgia <strong>del</strong>l’ospedale Henry Mondor diretta dal professor Daniel Loisance. Laureato in Medicina a 24 anni all’università Federico II di Napoli, subito dopo entra alla scuola di Nicola Spampinato, altro nome che pesa <strong>del</strong>la cardiochirurgia. Specializzazione che l’«allievo» conseguirà nel 2003, un anno prima di essere chiamato a Salerno nella «struttura complessa di cardiochirurgia» guidata dal professore Giuseppe Di Benedetto, uno che punta tutto su tecnologie e alte specializzazioni, e che lo sceglie come suo «aiuto» in sala operatoria. Quattro anni dopo, quello che gli amici chiamano «l’allegro chirurgo» ha fatto esperienza e strada. È uno dei pochissimi che, nel 2008, consegue il dottorato di ricerca in «Fisiopatologia clinica e medicina sperimentale» al corso diretto dal professor Gianni Marone. E, nello stesso anno, il primario decide che ormai è venuto il tempo di affidare al suo «aiuto» un incarico professionale dal nome complesso: Valutazione perioperatoria e dimissioni dei pazienti cardiochirurgici. Fuor di linguaggio medico, significa che Donato Triggiani è chiamato ad assistere il primario nella gestione <strong>del</strong>le problematiche relative all’intero ciclo ospedaliero <strong>del</strong> paziente: ricovero, intervento, dimissioni. I suoi lavori, trentadue, nel frattempo vengono pubblicati su riviste specialistiche come Cardiovascular surgery (Escvs), Texas heart institute journal, Journal of thoracic and cardiovascular surgery, e il suo nome compare nell’elenco <strong>del</strong>la «Società italiana dei chirurghi universitari», in quello <strong>del</strong>l’«Associazione campana giovani chirurghi» e nel team <strong>del</strong> Cardiothoracic surgery network. Pendolare <strong>del</strong> bisturi (non si è mai trasferito a Salerno) e jogger incallito (appena può indossa la tuta e si fa un’ora di corsa a via Caracciolo), nella vita ha tre passioni: «Il gommone d’estate, lo sci d’inverno e radio Deejay tutto l’anno». Gianluca Abate © RIPRODUZIONE RISERVATA 9 NA