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Quaderno 3 - Comune di Rimini

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Paolo V in <strong>Rimini</strong><br />

vie come le pieghe del manto o della gonna; con il bisturi, gli specilli e le punte<br />

dentistiche abbiamo assottigliato e pulito zone finemente cesellate come i ricami<br />

del manto, il piviale e il viso; ci siamo serviti anche <strong>di</strong> microincisori ove era<br />

necessario. Ogni operazione <strong>di</strong> questo tipo è stata condotta al fine <strong>di</strong> ottenere<br />

una con<strong>di</strong>zione ritenuta sod<strong>di</strong>sfacente sotto il profilo estetico e della coerenza<br />

dei materiali.<br />

Già dopo queste preliminari operazioni, anche non ancora ultimate, si sono<br />

notati alcuni particolari, che prima erano ricoperti da spesse croste che ne<br />

nascondevano la bellezza. Sono, per esempio, venute alla luce le fisionomie dei<br />

personaggi raffigurati nelle formelle del trono, i capelli accuratamente descritti<br />

e quei caratteristici segni su tutta la superficie fatti dallo scultore per modellare<br />

la cera prima della fusione.<br />

La colorazione della superficie bronzea è apparsa, dopo la pulitura e i lavaggi,<br />

alquanto <strong>di</strong>versificata. La parte inferiore, corrispondente ad una parte piuttosto<br />

grande <strong>di</strong> fusione, appariva più rossastra, mentre il busto e il capo - entrambe<br />

corrispondenti ad altre parti <strong>di</strong> fusione - apparivano più scure e tale situazione<br />

è probabilmente ascrivibile al fatto che si siano usate <strong>di</strong>verse percentuali <strong>di</strong><br />

componenti della lega bronzea che avrebbero causato <strong>di</strong>verse patine.<br />

Data la complessità dello stato del bronzo, dovuto alla presenza del cosiddetto<br />

“cancro del bronzo” fino ad uno strato profondo della superficie, come è<br />

stato possibile constatare grazie alle analisi effettuate, è stata eseguita anche<br />

una pulitura <strong>di</strong> tipo chimico tramite ripetuti impacchi con un supportante inerte<br />

e acqua <strong>di</strong>stillata ad<strong>di</strong>zionata ad un reattivo complessante (EDTA tetraso<strong>di</strong>co) a<br />

bassa percentuale e per brevi tempi che hanno permesso la fuoriuscita dei cloruri<br />

responsabili del degrado della materia e con i quali si è potuto complessare<br />

il calcio presente nelle spesse croste nere <strong>di</strong>venute quin<strong>di</strong> più morbi<strong>di</strong> e facili<br />

da asportare.<br />

Quest’ultima operazione è risultata molto <strong>di</strong>fficoltosa data l’impossibilità <strong>di</strong> controllare<br />

l’azione dell’impacco e per questo si è agito solo dopo avere effettuato<br />

numerose prove <strong>di</strong>stribuite su tutta la superficie e <strong>di</strong>versificando <strong>di</strong> volta in volta<br />

sia i tempi <strong>di</strong> posa che la percentuale <strong>di</strong> EDTA in acqua <strong>di</strong>stillata.<br />

Terminati i tempi <strong>di</strong> posa prescelti a seconda delle zone si è provveduto alla<br />

rimozione accurata della polpa <strong>di</strong> carta tramite spatoline e getti d’aria dopo<strong>di</strong>ché<br />

sono stati eseguiti i consueti accurati lavaggi seguiti da asciugatura veloce<br />

tramite alcol.<br />

In questa fase è stata constatata la presenza <strong>di</strong> chiazze color ruggine molto pulverulente<br />

soprattutto nella zona del trono probabilmente causate dalla <strong>di</strong>ffusa<br />

presenza <strong>di</strong> ossido <strong>di</strong> rame denominato cuprite constatato anche durante le<br />

analisi chimiche. Tale “polvere” è stata rimossa con ulteriori spazzolature effettuate<br />

con il microtrapano fino all’eliminazione completa.<br />

Dopo avere constatato lo stato ottimale dei perni <strong>di</strong> ancoraggio delle varie parti<br />

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