TOTALE PAGINE pg03 ULTIMO - Ordine Regionale dei Geologi ...
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L’OPINIONE<br />
Considerazioni a margine del Convegno sul Rischio<br />
idrogeologico: alcuni esempi di prevenzione geologica<br />
attuata.<br />
Marco Del Soldato<br />
Provincia della Spezia, Settore 07 Difesa del Suolo, Servizio Piani di Bacino<br />
Via XXIV Maggio, 3 – 19100 La Spezia<br />
RIASSUNTO<br />
A margine di quanto discusso nel recente convegno di Genova sul Rischio Idrogeologico e sulla prevenzione geologica,<br />
vengono illustrati gli interventi di prevenzione messi in opera dal Servizio Piani di Bacino della Provincia della Spezia in<br />
situazioni particolarmente complesse e pericolose, i risultati immediati ottenuti e le prospettive future di questo moderno<br />
modo di intendere l’intervento geologico.<br />
Considerazioni generali<br />
Il recentissimo convegno svoltosi a Genova su: Rischio idrogeologico: un decennio di catastrofi, da Sarno 1998 a Messina<br />
2009 ha messo in luce come sia ancora lontana la corretta educazione geologica ed ambientale (e non per mancanza di<br />
strumenti normativi), come la prevenzione sia ancora una generalizzata filosofia teorica e come regni sovrana<br />
l’approssimazione a tutti i livelli, professionali ed amministrativi, poiché la convinzione generale è ancora quella che<br />
rende di più, in termini economici e soprattutto politici, l’intervento in emergenza, la dichiarazione di catastrofe o<br />
calamità NATURALE (che continuano a richiamare finanziamenti), oltre che l’abitudine a cavalcare l’enfasi del momento<br />
per comparire su qualche notiziario o quotidiano di provincia nell’illusione di fare qualche favore e recuperare qualche<br />
voto.<br />
PROFESSIONE<br />
GEOLOGO<br />
Nonostante tutti i mezzi e sistemi di programmazione territoriale capita che geologi di pubbliche amministrazioni (pochi e<br />
generalmente considerati tecnici di serie B) e qualche eminente professore universitario (che al contrario dovrebbero<br />
essere i tecnici di serie A) si stupiscano concordemente quando una frana coinvolge un abitato e causa l’evacuazione di un<br />
paese dichiarando, altresì, che in quella zona non ce n’era memoria storica (ma un geologo non dovrebbe leggere il<br />
territorio? La geomorfologia è ormai una scienza morta?) senza curarsi di verificare se, per caso, la frana non fosse stata<br />
correttamente cartografata sul PUC o sul Piano Regolatore.<br />
Soprattutto è ancora più deleteria l’abitudine di dare speranze alle vittime delle catastrofi naturali con le parole e non con<br />
i fatti: è stata la prassi, ma purtroppo lo è ancora, quella del principio arrogante della messa in sicurezza a tutti i costi. Si<br />
mobilizza una frana che coinvolge un abitato? Ebbene ecco la corsa al progetto di sistemazione: costo? Svariati milioni di<br />
euro. Risultato? Si passa la palla e la responsabilità a qualcun’altro che deve dare e/o trovare i quattrini, cosicché i<br />
promotori della messa in sicurezza a tutti i costi (a prescindere della bontà o meno delle soluzioni previste) se ne possono<br />
lavare le mani, tanto tutti quei milioni non arriveranno mai. E se per fortuna arriva un finanziamento parziale (ma per<br />
fortuna di chi?) che copre uno, due o tre lotti <strong>dei</strong> dieci o dodici previsti il risultato è ancora più deprecabile: le aspettative<br />
della gente si accrescono ancora di più. L’intervento, per adeguato che sia il progetto, resterà sempre monco ed<br />
incompleto, la messa in sicurezza una fantasia e le aspettative deluse. Sono stati spesi soldi pubblici inutilmente, ma la<br />
responsabilità non è e non sarà mai di nessuno, o sarà di qualcun altro.<br />
Però la gente ha visto le macchine operatrici sconvolgergli i terreni, a volte anche più della frana, predisporre i cantieri,<br />
scavare e palificare, realizzare drenaggi e macropozzi tirantati, apprestare piste di accesso (che fanno anche insorgere la<br />
speranza che potrebbero trasformarsi in una nuova strada, utile da mantenere per arrivare a quella dimenticata casetta,<br />
diruta, ma che così tornerebbe ad avere un nuovo valore di mercato) ed ha anche visto i professori magnificare a studenti la<br />
funzionalità di quelle prime opere zoppe (e non solo perché sono <strong>dei</strong> pagliativi tecnici).<br />
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