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TOTALE PAGINE pg03 ULTIMO - Ordine Regionale dei Geologi ...

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e celle di carico), ha permesso di tenere sotto controllo l’evoluzione possibile del fenomeno e la funzionalità delle scelte<br />

progettuali.<br />

In definitiva la soluzione progettuale è stata quella di abbandonare il vecchio tracciato stradale poiché il suo ripristino<br />

avrebbe comportato un intervento di messa in sicurezza troppo oneroso (in relazione sia al valore dell’opera da ripristinare<br />

che a quello <strong>dei</strong> due edifici da abbattere) con un grado di incertezza, nella sua durata e funzionalità, troppo elevato. A<br />

circa dieci anni dall’intervento e nonostante le polemiche della prima ora, che volevano la ricostituzione del versante a<br />

tutti i costi con conseguente ripristino sia del vecchio tracciato stradale che <strong>dei</strong> due edifici, la scelta è stata favorevole<br />

poiché gli strumenti, che continuano a funzionare in continuo, non hanno registrato spostamenti significativi neppure in<br />

concomitanza <strong>dei</strong> numerosi modesti sismi che hanno avuto epicentro nella contermine area dell’Appennino Emiliano –<br />

Garfagnana, né della crisi metereologica del dicembre 2008-febbraio 2009 che pure tanti danni rilevanti ha prodotto.<br />

È curioso sottolineare come le uniche avvisaglie di spostamento si registrino in corrispondenza di una colonna<br />

inclinometrica esterna all’area della frana del novembre 2000, lungo il preesistente tracciato che viene ancora utilmente<br />

e precauzionalmente tenuto sotto controllo.<br />

Un’altra situazione molto critica ed affrontata fino ad oggi in maniera alternativa è stata quella della vasta e profonda<br />

frana di Castagnola in Comune di Framura.<br />

Anche in questo caso la possibilità di costruire un modello geologico e geotecnico attendibile è stata fondamentale per<br />

capire la vastità e la dinamica del fenomeno, seppure contestata dalla, quanto meno, cecità di improbabili amministratori<br />

locali di vecchio stampo che, per fortuna, da qualche tempo hanno cessato di fare danni.<br />

In questo caso specifico c’è stata la possibilità di applicare tecniche di indagine di avanguardia, grazie anche alla<br />

sensibilità della Regione Liguria, che hanno avuto il fondamentale ed indiscusso pregio di essere necessariamente<br />

interpretate da soggetti esterni (Politecnico di Milano e Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze),<br />

come in un arbitrato, ma che ha consentito di tacitare quelle interpretazioni strumentali, convenzionali, che potevano<br />

essere gravate anche di una forte soggettività più o meno obbiettiva.<br />

Altri fattori fondamentali a vantaggio di quello studio sono stati la possibilità di avere, in un anno circa, un monitoraggio<br />

esteso ad una dozzina di anni indietro (cioè nell’arco temporale di disponibilità <strong>dei</strong> passaggi <strong>dei</strong> satelliti ERS 1 ed ERS 2) ed<br />

una forte economicità (circa 7.500-8.000 euro l’anno).<br />

Solo su tali basi, naturalmente connesse a tutti gli studi dispersi in letteratura ed ai risultati delle indagini convenzionali, è<br />

stato possibile costruire il modello geologico locale ed avere già indicazioni fondamentali sulla correlazione fra due crisi<br />

meteorologiche estreme ed i connessi movimenti più macroscopici che hanno registrato spostamenti cumulati fino a 6,00-<br />

6,50 cm in poco più di un mese, come riverificatosi nel febbraio 2009. Senza la possibilità di uno strumento in loco come il<br />

radar a terra che trasmetteva in continuo i dati al Dipartimento di Scienze della Terra di Firenze e le informative da questo<br />

Istituto alla Provincia (ed al Comune) non sarebbe stato possibile gestire la crisi in atto che interessava un territorio con un<br />

centinaio di edifici abitati e circa trecento residenti. Sicuramente ci sono stati alcuni momenti che hanno fatto ipotizzare<br />

la possibilità di un’evacuazione, ma poi la situazione si è risolta. L’unica deficienza è stata forse la carenza di informazione<br />

verso l’esterno, ma è stata una scelta e se oggi viene divulgata questa notizia è solo per sottolineare come questo tipo di<br />

attività sperimentale e preventiva sia stato e sia fondamentale, abbia necessità di coordinamento fra soggetti differenti<br />

(specialisti e pubblici) ed abbia costi ragionevoli seppure si presti anche a locali strumentalizzazioni, ignoranti e pre<br />

elettorali, che puntualmente si risvegliano per chiedere i soliti fantomatici interventi risolutori. Affrontare il problema<br />

delle frane più importanti per vastità e profondità <strong>dei</strong> piani di scivolamento e con le risorse a disposizione non può<br />

prescindere dall’ottica della convivenza con il rischio, come succede per il rischio sismico, con la differenza che nel caso<br />

delle frane è più ragionevole e possibile impostare un percorso di previsione che non, allo stato attuale, nel caso <strong>dei</strong><br />

terremoti.<br />

PROFESSIONE<br />

GEOLOGO<br />

Cosa dire, poi, per quanto riguarda la regimazione <strong>dei</strong> corsi d’acqua in ambito urbano?. Innanzitutto bisogna ricordare e<br />

denunciare le affermazioni gratuite, ma purtroppo riportate dalla stampa locale, di un qualche sprovveduto burocrate<br />

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