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UNIVERSITÁ DEGLI STUDI “ROMA TRE”

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ichiedono addirittura che venga tolto il riferimento a “principal objectives” lasciando<br />

semplicemente “an objective”. Questo consentirebbe di includere anche la maggior parte<br />

degli enti locali, che hanno un’ampia gamma di obiettivi (alcuni di essi imposti dallo<br />

statuto) e, fra l’altro, possiedono beni culturali, ma è difficile dire che questo rientra tra i<br />

loro obiettivi principali. Altri respondent suggeriscono invece di precisare la definizione<br />

escludendo esplicitamente gli operational asset 231 . Ancora più critici sono quegli<br />

organismi (ad esempio The National Trust o The National Trust for Scotland) che non sono<br />

affatto d’accordo nel considerare gli heritage asset come attività nel vero senso della<br />

parola, in quanto esse anzi generano significativi debiti nel corso del tempo e non possono<br />

essere venduti (dunque per tali enti essi rappresentano una passività piuttosto che<br />

un’attività).<br />

Spostandoci ad analizzare la domanda n. 7, essa ha ricevuto risposta solo da parte<br />

del 33% degli enti coinvolti nella consultazione. Tale basso valore sta, forse, ad indicare<br />

uno scarso interesse su tale tematica. L’ASB chiedeva se le informazioni integrative<br />

contenute nella bozza di principio contabile fossero adeguate, oppure eccessivamente<br />

onerose. Dei soggetti che hanno fornito esplicita opinione su questo punto, il 59% ritiene<br />

tali disposizioni siano ragionevoli, mentre il 41% le giudica (tutte o in parte) gravose.<br />

Da ultima, la nona domanda ha suscitato l’attenzione di numerosi respondent. Alla<br />

richiesta se il Board avesse ragione di credere che i costi di implementazione della<br />

proposta non fossero sproporzionati rispetto ai benefici da essa derivanti (c.d. regulatory<br />

impact), il 63% degli interpellati ha risposto negativamente. Essi ritengono, infatti, che lo<br />

standard setter britannico non abbia considerato tutti i costi derivanti dal FRED ma<br />

soprattutto non abbia puntualmente evidenziato e quantificato i benefici da esso derivanti.<br />

Con riferimento al primo aspetto, ha tralasciato, ad esempio, i maggiori costi di audit che<br />

derivano dall’applicazione di un tale approccio; tali commissioni inoltre aumenterebbero<br />

laddove i revisori dei conti avessero la necessità di impiegare periti esterni per procedere<br />

alla valutazione. Ovviamente l’impatto sarà diverso a seconda che si tratti di un ente<br />

piccolo o grande. Un ente che possiede solo una piccola collezione di heritage asset può<br />

trovare che il costo iniziale di ottenere una valutazione non sia di ingente ammontare.<br />

Tuttavia tali costi possono cumulativamente diventare significativi nel corso del tempo.<br />

D’altro lato entità più grandi possono avere maggiori risorse finanziarie in grado di<br />

231 Per la distinzione tra operational e non-operational heritage asset si rimanda al capitolo 3 del presente<br />

lavoro.<br />

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