Musica et Terapia n° 19 - Associazione Professionale Italiana ...
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26<br />
musica & terapia<br />
sofferto dalle pazienti,<br />
che spesso le rendeva<br />
intolleranti e/o incapaci<br />
ad accogliere questo<br />
stimolo; la difficoltà ad<br />
utilizzare un ambiente<br />
sufficientemente tranquillo<br />
ed accogliente all’interno del reparto di degenza;<br />
la delusione delle pazienti che spesso<br />
nasceva dall’equivoco di attendere che la Musicoterapia<br />
fosse una sorta di gradevole (e passiva)<br />
tecnica di rilassamento attuata tramite la musica.<br />
A questi fattori si dovevano aggiungere le difficoltà<br />
organizzative degli stessi conduttori, frequentemente<br />
alle prese con altri impegni (spesso<br />
imprevisti), nonché sottoposti essi stessi ad una rotazione<br />
di frequenza tra i vari reparti della Clinica.<br />
Ma questo elenco risulta comunque ancora insufficiente<br />
ed incapace a spiegare appropriatamente<br />
le difficoltà in cui ci dibattevamo.<br />
Ci rendemmo conto che la responsabilità maggiore<br />
risiedeva nella musica che proponevamo. Erano<br />
brani di musica classica, piuttosto semplici nella<br />
loro struttura, di breve durata, proposti all’interno<br />
di ogni singola seduta in una sorta di equilibrato<br />
bilanciamento tra le varie coloriture<br />
aff<strong>et</strong>tive che essi contenevano.<br />
Eppure nonostante questa prudente e ponderata<br />
cautela nella loro scelta essi risultavano sempre<br />
avari ed incerti nello stimolare le risposte delle<br />
pazienti.<br />
Conferma ex-adiuvantibus di questa scoperta fu<br />
il riscontro che la proposta invece di brani di musica<br />
“leggera” ottenne sin da subito risultati senz’altro<br />
molto più stimolanti e soprattutto molto<br />
più efficaci, nel suscitare le risposte e la partecipazione<br />
delle pazienti.<br />
Eravamo infatti approdati (“un pò per celia un pò<br />
per non morir...”, un pò per saggia riflessione e un<br />
pò per impotente ed umile rassegnazione) alla<br />
decisione di utilizzare una musica che potremmo<br />
definire di intrattenimento, che aveva ai nostri<br />
Ci rendemmo conto<br />
che la responsabilità<br />
maggiore risiedeva<br />
nella musica<br />
che proponevamo<br />
occhi il vantaggio di risultare<br />
più facile, più<br />
comprensibile e soprattutto<br />
più vicina alla<br />
sensibilità delle pazienti.<br />
Nel parlare di efficacia<br />
del trattamento<br />
appare intuibile che facciamo riferimento anche<br />
al livello di acc<strong>et</strong>tazione e di adesione da parte<br />
delle pazienti, elemento che frequentemente appariva<br />
anzi come il dato più appariscente e più<br />
immediato, senza tuttavia cadere (speriamo) nell’equivoco<br />
di intenderli come sinonimi e di utilizzarli<br />
quindi come lo strumento più preciso di<br />
misurazione della bontà del trattamento stesso.<br />
Qui tentiamo di investigare su quali siano i fattori<br />
che possono spiegare la differenza di successo<br />
riscontrato tra i due tipi di musica proposta e su<br />
quali fossero i diversi elementi emotivi e mentali<br />
della persona che venivano interessati.<br />
Il fattore che si impone con maggior evidenza a<br />
segnalare la differenza tra le due forme musicali<br />
è la presenza o meno dell’ambiguità in esse contenuta.<br />
La tesi che vogliamo sviluppare può essere<br />
sint<strong>et</strong>icamente condensata nella definizione<br />
che l’ambiguità sembra connotare in maniera<br />
estremamente pervasiva la musica classica, di cui<br />
costituisce un tratto essenziale a causa soprattutto<br />
del riferimento simbolico che continuamente<br />
la sottende, mentre essa invece risulta essere praticamente<br />
assente nella musica leggera.<br />
Nella valutazione della assenza di ambiguità nella<br />
<strong>Musica</strong> Leggera, è necessario tuttavia distinguere<br />
tra la presenza di molti, e molto diversi tra<br />
loro, codici di “l<strong>et</strong>tura” del brano musicale (parole,<br />
musica, riferimenti emotivi ed aff<strong>et</strong>tivi, ecc)<br />
messi in atto dall’ascoltatore e l’ambiguità del<br />
brano stesso. In eff<strong>et</strong>ti tutti i codici di l<strong>et</strong>tura (pur<br />
nella loro complessità) risultano tutti chiari, n<strong>et</strong>ti<br />
e ben conosciuti alla persona, rientrano in canoni<br />
culturali di cui il sogg<strong>et</strong>to possiede tutti gli strumenti<br />
di decifrazione, fanno riferimento ad emo