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Il valore aggiunto dei bollini rosa - Fondazione Salvatore Maugeri

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NOTIZIE FSM<br />

Rivista trimestrale della <strong>Fondazione</strong> <strong>Salvatore</strong> <strong>Maugeri</strong> - Clinica del Lavoro e della Riabilitazione I.R.C.C.S.<br />

Anno 10 - N. 21 - Settembre 2010 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - 70% - CNS PD<br />

Focus<br />

<strong>Il</strong> domani della Telemedicina<br />

Plus<br />

Grande obesità:<br />

la cura oltre la dieta<br />

Istituti a misura di donna<br />

Stili di vita<br />

Ritmi di vita: ad ognuno il suo<br />

Dentro la qualità<br />

Eventi formativi:<br />

via all’immagine coordinata<br />

<strong>Il</strong> <strong>valore</strong> <strong>aggiunto</strong><br />

<strong>dei</strong> <strong>bollini</strong> <strong>rosa</strong>


La <strong>Fondazione</strong> zione e Sa <strong>Salvatore</strong> to M<strong>Maugeri</strong> eri e creata at nne<br />

nel<br />

1965 dal pprofessore fes sso Sa <strong>Salvatore</strong> t <strong>Maugeri</strong>, auge<br />

come mme<br />

“Clinica a del lavoro”, av ro” opera o nelle aree ee istitu<br />

zionali zi della tutela ut u ddella<br />

el salute nell’ambient<br />

nell’ambiente<br />

e mb<br />

di i lavoro e de della ll Med Medicina Riabilitativa, , co con<br />

l’obiettivo bi iettivo di i favorire<br />

v il recupero delle elle capac capaci- pa<br />

tà resid residue due fu funzionali<br />

o e attitudinali della perso- erso<br />

na, a, l’au l’autonomia omia e la<br />

qualità della vita median-<br />

te una riabilitazione tazion di Alta Specializzazione.<br />

Istituto stituto di Ricovero ver e Cura a Carattere Scientifi<br />

co dal da 1969 è oggi presente su tutto il territo-<br />

rio italiano ita con una rete di Istituti Scientifi ci e<br />

Centri Cent di Prevenzione. L’attività clinica, rivolta<br />

a soggetti post-acuti e cronici, è orientata alla<br />

diagnosi e alla cura delle malattie professionali,<br />

individuando e prevenendo i rischi legati<br />

ad attività produttive, e alla Riabilitazione<br />

di pazienti con menomazioni neuromotorie,<br />

cardiologiche, pneumologiche e di patologie<br />

croniche polisistemiche disabilitanti,<br />

favorendo endo il reinserimento d della persona al<br />

lavoro oro ealle<br />

attività quotidian uotidia ti ia e e prevenendone<br />

ev<br />

la disabilità. isa isab<br />

L’attività tt v à a aassistenziale<br />

assistenziale ss st n è<br />

di suppor-<br />

to alla la r ricerca e ca sc scientifi e ifi ca<br />

per pper<br />

ll’elaborazione<br />

l’elabo di<br />

protocolli o o diagnostici, a n s ci linee i guida e protocolli p<br />

riabilitativi abilitativi a v ad d approccio p r c multidiscipli<br />

multidisciplinare nell’ambito<br />

ito di pa patologie a o complesse, di grande gri- levanza epidemiologica emiologica e ad elevato<br />

assorbi-<br />

mento di risorse. L’attività di ricerca si avvale di<br />

oltre 50 Laboratori Scientifi ci e si sviluppa per<br />

linee e tematiche sia specifi che che trasversali<br />

all’attività complessiva. La struttura a rete<br />

diffusa sul territorio nazionale permette, da<br />

un lato di accedere a campioni signifi cativi<br />

dal punto di vista epidemiologico, dall’altro di<br />

garantire un continuo scambio di informazioni<br />

ed esperienze in gruppi di lavoro omogenei,<br />

interdisciplinari e multiprofessionali che<br />

assicurano l’eccellenza <strong>dei</strong> percorsi clinicoassistenziali<br />

e della ricerca scientifi ca.<br />

editoriale<br />

un abito<br />

tutto nuovo<br />

In questi anni abbiamo lavorato intensamente per raggiungere obiettivi<br />

ambiziosi, talvolta frutto di intuizioni capaci, altre risultato di una speciale<br />

miscela di costanza e competenza. I nostri Istituti e i nostri Centri, pur<br />

crescendo e sviluppandosi all’interno di un modello comune, hanno nel<br />

tempo saputo accogliere le peculiarità del territorio, per offrire risposte<br />

adeguate ai singoli bisogni di salute.<br />

Continuità assistenziale, attenzione al paziente, tecnologie sempre<br />

all’avanguardia, di cui potete leggere esempi anche in questo numero<br />

di Notizie FSM, amplifi cano i benefi ci dell’approccio multidisciplinare,<br />

caratteristica precipua e ormai tratto distintivo del nostro operato.<br />

Ed è proprio a partire da queste considerazioni che abbiamo voluto rendere<br />

riconoscibile all’esterno anche l’importante attività formativa che ci<br />

contraddistingue e che vede ogni anno voi operatori coinvolti nel trasferire<br />

ai colleghi, all’interno e all’esterno della nostra Istituzione, le vostre<br />

competenze. Una riconoscibilità che sarà garantita dal nuovo progetto<br />

di Immagine Coordinata dedicata agli eventi formativi del nostro Centro<br />

Studi che potranno giovare, non soltanto di una promozione armonizzata<br />

utilizzando i materiali tradizionali, ma anche della visibilità completa<br />

all’interno della nuova piattaforma web.<br />

Un modo ulteriore per valorizzare ciò che facciamo, per rendere riconoscibili<br />

i tanti pezzi di un mosaico che una volta ricomposti rivelano l’unicità della<br />

nostra Istituzione.<br />

Buona lettura a tutti.<br />

NOTIZIE FSM NOTIZIE FSM<br />

<strong>Il</strong> Presidente<br />

1


NOTIZIE FSM<br />

Rivista trimestrale della<br />

<strong>Fondazione</strong> <strong>Salvatore</strong> <strong>Maugeri</strong><br />

Clinica del Lavoro e della Riabilitazione I.R.C.C.S.<br />

Via <strong>Salvatore</strong> <strong>Maugeri</strong>, 4 - 27100 Pavia<br />

www.fsm.it<br />

Direttore Responsabile<br />

Micaela Marcon<br />

Redazione<br />

UNOPUNTOTRE<br />

Via G.B. Imperiali, 13 - 36100 Vicenza<br />

Tel./Fax 0444 317974<br />

info@unopuntotre.it<br />

Stampato su carta contenente 100% di fi bre riciclate<br />

in conformità con RAL UZ 14- Blue Angel<br />

NOTIZIE FSM<br />

4 IL FOCUS<br />

<strong>Il</strong> domani della Telemedicina<br />

10 ATTIVITÀ E…<br />

<strong>Il</strong> <strong>valore</strong> <strong>aggiunto</strong> <strong>dei</strong> <strong>bollini</strong> <strong>rosa</strong><br />

Questione di tiroide<br />

Misurare la kinesiophobia<br />

16 PLUS<br />

Grande obesità: la cura oltre la dieta<br />

18 PAROLA DI<br />

La genetica ci salverà?<br />

Intervista al Professor Bruno Dallapiccola<br />

Foto<br />

Archivio <strong>Fondazione</strong> <strong>Salvatore</strong> <strong>Maugeri</strong><br />

Progetto Grafi co<br />

BtoB - Vicenza<br />

Stampa<br />

Tipografi a Nuova Jolly<br />

Viale dell’Industria, 28<br />

35030 Rubano (PD)<br />

Registrazione Tribunale di Padova<br />

n. 2120 del 25 febbraio 2008<br />

22 LO STUDIO GRAFICO<br />

Telemonitoraggio: il futuro per le patologie croniche<br />

24 DENTRO LA QUALITÀ<br />

Eventi formativi: via all’immagine coordinata<br />

26 TECHNOLOGIE<br />

Non chiamatela semplicemente cyclette<br />

Dispositivi bio-medici domiciliari: la sicurezza<br />

prima di tutto<br />

30 STILI DI VITA<br />

Ritmi di vita: ad ognuno il suo<br />

20 IN CLASSE<br />

<strong>Il</strong> convegno di cui parlare:<br />

La “2<br />

2 3<br />

nd 36 IL CASO<br />

Quelle cicatrici nel corpo e nell’animo<br />

HTA Pavia Conference: technology and<br />

management in the hospital” e il “Progetto Russia”<br />

38 NEWS<br />

A Cassano il primo corso AIPO-ARIR pugliese<br />

42 PARLANO DI NOI<br />

La misurazione del dolore e i vari aspetti della sofferenza<br />

La riabilitazione sposa l’intervento educativo-comportamentale<br />

La <strong>Fondazione</strong> e i media<br />

44 NONSOLO FSM<br />

Una sfi da tra i ghiacci<br />

NOTIZIE FSM


<strong>Il</strong> focus<br />

<strong>Il</strong> domani<br />

della<br />

Telemedicina<br />

Un Osservatorio Nazionale per la valutazione e il monitoraggio delle<br />

reti e-care nazionali, un bando di Regione Lombardia per il passaggio<br />

dell’assistenza a distanza dalla fase sperimentale a DRG, il position paper<br />

di AIPO per dare uniformità e compattezza alla Telepneumologia: queste le<br />

ultime novità in tema di Telemedicina che coinvolgeranno anche <strong>Fondazione</strong><br />

<strong>Maugeri</strong>. Ma qual è, in Italia, lo stato dell’arte dell’assistenza da remoto<br />

<strong>dei</strong> pazienti affetti da patologie croniche? Quali le evoluzioni più prossime,<br />

gli obiettivi da perseguire e i risultati da raggiungere? L’esperienza e la<br />

situazione di <strong>Fondazione</strong> nello scenario italiano ed europeo<br />

4 5<br />

È il più rilevante cambiamento che il Sistema Sanitario Nazionale si troverà ad<br />

affrontare nei prossimi 20 anni: la gestione delle malattie croniche.<br />

Una lenta rivoluzione nell’approccio al paziente da attuare ancor prima che il<br />

cambiamento del profi lo demografi co e della salute della popolazione colga<br />

impreparati i medici di domani, come in parte lo sono i medici di oggi, facendo<br />

gravare sulle famiglie gran parte del carico della gestione del malato. “La<br />

rapida transizione epidemiologica dall’acuto al cronico, dai pazienti ricoverati<br />

a quelli in trattamento ambulatoriale, richiede in modo urgente di accogliere<br />

nuove competenze nel sistema sanitario rivolte a migliorare le prestazioni<br />

assistenziali soprattutto a domicilio - spiega il Professor Antonio Spanevello,<br />

Sovraintendente Sanitario dell’IRCCS <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> -.<br />

<strong>Il</strong> paziente affetto da patologie croniche è un soggetto<br />

complesso, caratterizzato da un generale declino<br />

funzionale, con una diffi cile prognosi individualizzata,<br />

con gravi recidive e di conseguenza con un alto rischio<br />

di ospedalizzazione, co-morbidità e un importante carico<br />

assistenziale sulla famiglia e sul caregiver”.<br />

Per rispondere alle cronicità esistono vie di cura integrate<br />

e trasversali che vanno dall’educazione del paziente,<br />

all’autogestione, alla riabilitazione e rieducazione dalla<br />

I SERVIZI DI TELEMEDICINA<br />

ATTIVI IN FONDAZIONE MAUGERI<br />

aTelesorveglianza domiciliare per lo Scompenso<br />

Cardiaco Cronico<br />

aOspedalizzazione domiciliare per il paziente<br />

post- cardiochirurgico<br />

aTelesorveglianza nel paziente pneumopatico<br />

aEvent Record per la valutazione del cardiopalmo<br />

accessionale<br />

aDiagnostica per il monitoraggio della pressione<br />

arteriosa<br />

aTelesorveglianza per il paziente post-ictus<br />

aTelesorveglianza per il paziente affetto da<br />

dolore cervicale cronico<br />

aSecond opinion multispecialistica per il Medico<br />

di Medicina Generale<br />

dipendenza, al consulto specialistico per il Medico di<br />

Medicina Generale, all’“home care” con visite domiciliari<br />

del personale sanitario, a strutture dedicate che svolgono<br />

veri programmi di cure domiciliari (teleassistenza/<br />

telemedicina, ospedalizzazione domiciliare, ecc). “I<br />

recenti progressi nell’Information and Communication<br />

Technology (ICT) hanno sicuramente permesso di<br />

raggiungere i pazienti al domicilio con interventi di teleassistenza<br />

sanitaria su vari livelli che offrono al contempo<br />

opportunità e ostacoli - continua il Prof. Spanevello -; le<br />

opportunità potenziali si riferiscono prevalentemente<br />

a nuove regionalizzazioni e ad un legame tra distretti<br />

periferici ed ospedali per supportare i pazienti al domicilio.<br />

L’ostacolo più importante potrebbe essere invece a<br />

livello organizzativo ospedaliero: come dimostrano studi<br />

pubblicati negli ultimi 5 anni, la maggiore criticità è<br />

legata alla interpretazione e all’uso <strong>dei</strong> dati che giungono<br />

dal domicilio del paziente, quindi dalla preparazione di<br />

medici ed infermieri che ricevono le informazioni”.<br />

NOTIZIE FSM NOTIZIE FSM


6<br />

<strong>Il</strong> focus<br />

NOTIZIE FSM<br />

Nel campo della Telemedicina, l’impegno di <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> risale al<br />

1998 con l’attivazione del Servizio di Telemedicina che svolge attività di clinica<br />

e ricerca in ambito multispecialistico, con particolare riguardo agli aspetti<br />

epidemiologici, sperimentali e organizzativi di nuovi modelli di “disease<br />

management” del territorio. L’attività, sviluppatasi da principio esclusivamente<br />

in campo cardiologico presso l’Istituto di Gussago prima e di Lumezzane poi,<br />

grazie anche all’apporto del dr. Amerigo Giordano, Direttore del Centro, e<br />

della dr.ssa Simonetta Scalvini, Responsabile del Servizio di Telemedicina,<br />

è ora presente in maniera trasversale anche in altre specializzazioni e in altri<br />

Istituti di <strong>Fondazione</strong>.<br />

A livello nazionale, invece, negli ultimi anni si avverte un positivo fermento e<br />

una comunione di intenti e obiettivi tra Ministero della Salute, Regioni, ASL,<br />

categoria medica e infermieristica, che fanno pensare a un futuro prossimo<br />

in cui la Telemedicina sarà un servizio offerto di routine ai pazienti e ai suoi<br />

famigliari; un futuro in cui la Telemedicina raccoglierà i frutti del grande<br />

attivismo organizzativo che si respira nel momento attuale. “Nel caso specifi co<br />

- afferma infatti il Prof. Spanevello - , sempre più chiara è l’esigenza del Sistema<br />

Sanitario Lombardo di integrare ospedale e territorio per garantire la continuità<br />

di cura al paziente. Questo ha portato all'attivazione e condivisione di un piano<br />

di cura in cui le competenze cliniche e infermieristiche sono integrate per una<br />

gestione effi cace del paziente, l’adozione da parte di più realtà ospedaliere di<br />

protocolli comuni, lo sviluppo di capacità di gestione di percorsi assistenziali<br />

complessi per la natura, l’intensità e la durata <strong>dei</strong> problemi trattati, e la<br />

raccolta della fonte informativa necessaria per valutare il costo e l’impatto di<br />

servizi innovativi che utilizzino strumenti di Telemedicina”.<br />

Uno di questi segnali positivi è la presentazione, avvenuta in luglio presso<br />

la Direzione Generale Sanità Regione Lombardia, di un nuovo portale<br />

denominato “Osservatorio Nazionale per la valutazione e il monitoraggio delle<br />

reti e-care nazionali” (www.onecare.cup2000.it) nel quale il Ministero della<br />

Salute e alcune regioni italiane, tra cui Regione Lombardia, sono coinvolte<br />

nel creare un data base di progetti in corso su temi legati a telemedicina,<br />

PROGETTI REGIONALI LOMBARDI<br />

NEI QUALI FONDAZIONE È ATTIVA<br />

1 Ospedalizzazione domiciliare riabilitativa nel<br />

paziente con esiti di recente ictus<br />

2 Telesorveglianza durante protocolli riabilitativi<br />

domiciliari della BPCO<br />

3 Teleconsulto cardiologico per Medici di<br />

Medicina Generale<br />

4 Trattamento riabilitativo domiciliare del paziente<br />

con dolore cervicale cronico<br />

5 Sviluppo e applicazione di tecnologie web-<br />

based per il monitoraggio e la teleriabilitazione<br />

cognitiva e motoria di pazienti affetti da<br />

patologie croniche del sistema nervoso centrale<br />

6 <strong>Il</strong> Governo Clinico Digitale<br />

7 Valutazione di un programma di riabilitazione<br />

basato sul sistema di telemonitoraggio domiciliare<br />

in pazienti anziani con scompenso cardiaco cronico<br />

Altri percorsi aziendali<br />

1 Assistenza domiciliare al paziente affetto da SLA<br />

2 Assistenza domiciliare ai pazienti dimessi con<br />

ventilazione meccanica<br />

telesorveglianza, telesoccorso, telemonitoraggio e telecompagnia<br />

attualmente erogati da strutture sanitarie,<br />

presidi universitari, ASL o aziende.<br />

Attraverso l’implementazione del sito da parte <strong>dei</strong><br />

delegati delle diverse realtà sanitarie, si verrà a creare<br />

una piattaforma comune, una vetrina di interscambio<br />

culturale e operativo, per ora solo italiano, ma in futuro<br />

probabilmente europeo. Grazie al sito, accessibile da<br />

ogni referente incaricato dalle proprie Direzioni Sanitarie<br />

o Scientifi che, operatori e ricercatori potranno studiare,<br />

valutare, confrontare metodi, protocolli e obiettivi evitando<br />

inutili duplicazioni e individuare partner clinici e scientifi ci<br />

al fi ne di arruolare pazienti in comune o prospettare<br />

futuri interscambi scientifi ci. Al contempo, tale vetrina<br />

permetterà al Ministero di avere una fotografi a reale della<br />

situazione della Telemedicina in Italia; sarà inoltre utile<br />

cogliere le differenze territoriali e confrontare le soluzioni<br />

tecnologiche utilizzate dalle diverse strutture.<br />

Tra i progetti regionali presentati in questa sede da Regione<br />

Lombardia, rientrano anche quelli in cui <strong>Fondazione</strong><br />

<strong>Maugeri</strong> è impegnata da molti anni (vedi box in alto).<br />

AIPO E TELEMEDICINA<br />

Anche AIPO (Associazione Italiana<br />

Pneumologi Ospedalieri) è in prima linea<br />

sul fronte Telepneumologia con la prossima<br />

pubblicazione <strong>dei</strong> “Suggerimenti per l’utilizzo<br />

della Telepneumologia” come position<br />

paper dell’Associazione; un documento che<br />

rappresenta l’opinione collettiva del panel di<br />

esperti che si sono costituiti su mandato di<br />

AIPO in materia di teleassistenza di malati<br />

pneumologici e raffi gura la visione della<br />

task force sulla base della letteratura e <strong>dei</strong><br />

documenti presentati da ciascun autore.<br />

Lo scopo è quello di individuare una<br />

omogeneità di linguaggio nel campo della<br />

Telepneumologia e delineare standard di<br />

percorso; sottolineare le evidenze scientifi che<br />

e di farmaco-economia; individuare i<br />

problemi medico legali, il ruolo del MMG<br />

e delle Istituzioni; identifi care le fonti di<br />

fi nanziamento, individuare e presentare modelli<br />

organizzativi e percorsi assistenziali; defi nire<br />

gli indicatori di qualità per l’utilizzo della<br />

assistenza pneumologica erogata a distanza.<br />

<strong>Il</strong> documento è rivolto a medici specialisti<br />

pneumologi, Medici di Medicina Generale,<br />

funzionari responsabili delle ASL, personale<br />

delle Società di Servizio e associazioni di<br />

pazienti.<br />

7


<strong>Il</strong> focus<br />

La Turchia osserva il metodo<br />

di <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong><br />

Dicle Kaymaz, 33 anni, pneumologa, è giunta<br />

dalla Turchia a <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> attraverso<br />

internet. Aveva una borsa di studio e un progetto:<br />

osservare e confrontare differenti modelli di cura<br />

e riabilitazione a domicilio da applicare nel suo<br />

Paese. <strong>Il</strong> Sistema Sanitario Turco, infatti, prevede<br />

che, dopo la stabilizzazione in ospedale, il paziente<br />

venga seguito quasi esclusivamente a domicilio<br />

da un’équipe di medici e riabilitatori. Nell’ottica di<br />

individuare e toccare con mano nuove modalità di<br />

assistenza domiciliare e percorsi di cura a<br />

distanza, la dr.ssa Kaymaz, sotto la guida del<br />

dr. Michele Vitacca, ha trascorso tre mesi di<br />

studio presso<br />

l’Istituto Scientifi co di<br />

Lumezzane proprio<br />

al fi ne di osservare<br />

il nostro modello<br />

di teleassistenza<br />

e raccogliere<br />

informazioni, dati ed<br />

esperienze utili al suo<br />

lavoro scientifi co da riportare in Turchia.<br />

Un’altra importante novità è la recente apertura (settembre<br />

2010) del bando regionale “Nuove Reti Sanitarie -<br />

Telesorveglianza Sanitaria Domiciliare per pazienti<br />

con BPCO grave e molto grave”, riservato alle Unità di<br />

Pneumologia lombarde. Quest'ultimo riguarda il passaggio<br />

dell’assistenza a distanza dalla fase sperimentale a DRG<br />

(Diagnosis Related Groups/Raggruppamenti Omogenei<br />

di Diagnosi), con la conseguente tariffazione come<br />

avviene per qualsiasi altra prestazione medica. In pratica,<br />

8 9<br />

la telesorveglianza domiciliare si confi gura ora come un<br />

modello innovativo di servizio per la gestione di pazienti<br />

con Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva grave e molto<br />

grave, che si affi anca alla normale attività del Medico di<br />

Medicina Generale. La durata del servizio è prevista in<br />

sei mesi per consentire al paziente e ai suoi familiari di<br />

acquisire sia una maggior conoscenza della malattia sia<br />

una maggior capacità di gestione diretta della stessa. “Le<br />

divisioni di Pneumologia Riabilitativa della <strong>Fondazione</strong><br />

<strong>Maugeri</strong> - continua il Prof. Spanevello - parteciperanno<br />

al bando anche grazie all’esperienza maturata in questi<br />

anni che ha contribuito allo sviluppo, implementazione<br />

e sperimentazione di sistemi di telemedicina in ambito<br />

nazionale ed europeo”.<br />

“<strong>Il</strong> futuro più lontano vedrà gli Istituti di <strong>Fondazione</strong> sempre<br />

più attori diretti di programmi dedicati alla continuità<br />

assistenziale post acuzie - conclude il Prof. Spanevello -:<br />

è un nuovo progetto ancora tutto da immaginare e da<br />

costruire, dove gli elementi cardine sono rappresentati<br />

da assistenza intermedia, assistenza a minor tasso di<br />

complessità post acuzie, ospedalizzazione domiciliare,<br />

second opinion per ASL, istituzioni, ospedali, associazioni<br />

di pazienti, sorveglianza a distanza, home care. La sfi da<br />

maggiore per la nostra <strong>Fondazione</strong> è individuare le<br />

sinergie possibili con soggetti pubblici, in ambito clinico<br />

e universitario, indispensabili per rendere la continuità<br />

assistenziale, già naturale conseguenza della nostra<br />

mission riabilitativa, anche un’eccellenza”.<br />

NOTIZIE FSM NOTIZIE FSM


10<br />

Attività e...<br />

NOTIZIE FSM<br />

<strong>Il</strong> <strong>valore</strong><br />

<strong>aggiunto</strong><br />

<strong>dei</strong> <strong>bollini</strong> <strong>rosa</strong><br />

C’è anche l’IRCCS <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> tra i 121 ospedali a misura di donna<br />

premiati il 30 giugno scorso da O.N.Da (Osservatorio Nazionale sulla<br />

salute della Donna). Ben due gli istituti che rappresentano la <strong>Fondazione</strong><br />

nella prestigiosa classifi ca degli ospedali “in <strong>rosa</strong>”: l’Istituto di Milano-Via<br />

Camaldoli, che, con due <strong>bollini</strong> assegnati per l’U.O. Struttura Intermedia e<br />

l’U.O. di Riabilitazione Specialistica Neurologica, entra per la prima volta nella<br />

graduatoria, e l’Istituto Scientifi co di Pavia, che quest’anno ha ottenuto il<br />

terzo bollino <strong>rosa</strong> grazie all’U.O. di Chirurgia Senologica e Plastica Oncologica<br />

Particolare attenzione nella cura e nello studio delle patologie e tematiche<br />

di salute femminile e forte impegno nella realizzazione di percorsi e servizi<br />

dedicati alle donne ricoverate: sono queste le caratteristiche principali che<br />

contraddistinguono le realtà cliniche e/o scientifi che all’avanguardia nel<br />

panorama sanitario italiano nell’ambito delle malattie del genere femminile,<br />

premiate e segnalate da O.N.Da attraverso il programma “Bollini <strong>rosa</strong>”.<br />

Un progetto, giunto quest’anno alla quarta edizione, volto a identifi care e<br />

riconoscere le strutture ospedaliere che si distinguono per caratteristiche a<br />

misura di donna, oltre a incentivare le altre ad adeguarsi ai parametri richiesti,<br />

al fi ne di facilitare la scelta del luogo di cura da parte delle donne.<br />

<strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong>, presente sin dalla prima edizione nella classifi ca degli<br />

ospedali “women friendly” grazie al reparto di Chirurgia Senologica e Plastica<br />

Oncologica dell’Istituto di Pavia - via <strong>Maugeri</strong>, quest’anno ha rinforzato la sua<br />

presenza con l’attribuzione di due <strong>bollini</strong> <strong>rosa</strong> all’Istituto di Milano - via Camaldoli<br />

per la Struttura Intermedia e la Riabilitazione Specialistica Neurologica.<br />

Negli ultimi due anni, l’Istituto Scientifi co di Pavia, che già possedeva due<br />

<strong>bollini</strong>, si è impegnato per migliorare i propri standard, raggiungendo i requisiti<br />

richiesti da O.N.Da per l'assegnazione del terzo bollino. Ciò che ha permesso<br />

all’Istituto di raggiungere questo traguardo sono le numerose pubblicazioni<br />

scientifi che relative a patologie femminili e l’impegno a realizzare un ospedale<br />

senza dolore: ben venti le pubblicazioni scientifi che prodotte negli ultimi tre<br />

anni e ben nove addetti, tra medici e infermieri, dedicati all’ambulatorio del<br />

dolore formato da ambulatorio prime visite, follow-up e controllo pazienti con<br />

neurostimolatore. L’Istituto si distingue per le sue caratteristiche strutturali e i<br />

servizi che vanno particolarmente incontro alle esigenze femminili.<br />

Nello specifi co, l’Unità di Chirurgia Senologica e Plastica Oncologica, diretta<br />

dal dr. Vittorio Zanini, è dedicata alla terapia chirurgica<br />

del tumore della mammella e alla sua ricostruzione. “<strong>Il</strong><br />

nostro reparto - spiega il dr. Vittorio Zanini - tratta più di<br />

550 nuovi casi all’anno, ed è al 3° posto in Lombardia,<br />

6° in Italia, nella classifi ca <strong>dei</strong> centri di eccellenza per la<br />

cura del tumore alla mammella; prima Breast Unit in Italia<br />

certifi cata Eusoma, membro della rete internazionale<br />

Senonetwork. Da segnalare, inoltre, l’apertura multietnica<br />

dell’Unità che mette a disposizione la documentazione<br />

informativa in molte lingue e dispone di personale medico<br />

in grado di comunicare nelle principali lingue europee, in<br />

arabo, polacco e serbo-croato”.<br />

Sempre nell’ottica di creare percorsi che si rivolgano con<br />

particolare attenzione alle pazienti del genere femminile,<br />

l’Istituto di Pavia ha costituito, da ormai due anni,<br />

l’Ambulatorio per le Disfunzioni del Pavimento Pelvico<br />

ed ha promosso, all’interno delle U.O. di Oncologia I,<br />

Oncologia II e Riabilitazione Oncologica, linee di ricerca<br />

sulle principali patologie che colpiscono le donne.<br />

L’edizione 2010 <strong>dei</strong> Bollini <strong>rosa</strong> O.N.Da segna l’ingresso<br />

dell’Istituto Scientifi co di Milano nella lista degli ospedali<br />

“amici delle donne”. Due <strong>bollini</strong> assegnati grazie alla<br />

presenza di due Unità Operative Complesse, la Struttura<br />

Intermedia e la Riabilitazione Specialistica Neurologica,<br />

entrambe all’avanguardia nella cura di patologie femminili<br />

e nell’assistenza alle donne. “L’Istituto di Milano - spiega<br />

I BOLLINI<br />

ROSA<br />

IN ITALIA<br />

STRUTTURE<br />

CON 3 BOLLINI<br />

NORD 39<br />

CENTRO 10<br />

SUD 2<br />

STRUTTURE<br />

CON 2 BOLLINI<br />

NORD 34<br />

CENTRO 8<br />

SUD 9<br />

STRUTTURE<br />

CON 1 BOLLINO<br />

NORD 12<br />

CENTRO 4<br />

SUD 3<br />

(Fonte: Guida ai Bollini<br />

Rosa 2010 - O.N.Da)<br />

la dr.ssa Laura Adelaide Dalla Vecchia, responsabile<br />

dell’U.O.C. Struttura Intermedia -, in collaborazione<br />

con la A.S.L. di Milano, porta avanti da circa due anni<br />

la sperimentazione delle cure intermedie che eroga<br />

un' assistenza sanitaria innovativa rivolta ai pazienti nella<br />

fase immediatamente postacuta, di cui il 60% risulta<br />

essere composto da donne. L’organico della nostra unità<br />

è al 90% femminile; anche la maggior parte <strong>dei</strong> consulenti<br />

interni è costituita da donne, e di sesso femminile sono<br />

anche le assistenti sociali e molti <strong>dei</strong> fi sioterapisti,<br />

caposala, infermieri e OSS”.<br />

“L’équipe medica dell’Unità di Riabilitazione Specialistica<br />

Neurologica - afferma il responsabile dr. Gabriele Mora -,<br />

è formata prevalentemente da dottoresse; assiste pazienti<br />

affetti da malattie neurologiche e neurodegenerative,<br />

in particolare la Sclerosi Laterale Amiotrofi ca (SLA) di<br />

cui <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> si occupa da oltre 20 anni. Oltre<br />

all’attività assistenziale, modello di riferimento sia a livello<br />

nazionale sia internazionale, grande attenzione è rivolta<br />

alla ricerca scientifi ca con pubblicazione negli ultimi dieci<br />

anni di oltre trenta articoli originali su riviste internazionali<br />

e numerose comunicazioni scientifi che a congressi”.<br />

Anche nel settore <strong>dei</strong> servizi a misura di donna, l’Istituto di<br />

Milano soddisfa i requisiti richiesti grazie all’attivazione del<br />

Servizio di Ascolto <strong>dei</strong> bisogni del caregiver e alla presenza<br />

di piccole attenzioni con servizi mirati alle degenti donne.<br />

NOTIZIE FSM<br />

11


12<br />

Attività e...<br />

Sopra: Prof. Luca Chiovato<br />

responsabile dell'U.O.<br />

di Medicina Interna ed<br />

Endocrinologia dell'Istituto<br />

Scientifi co di Pavia<br />

Sotto: dr. Luigi La Manna,<br />

Endocrinochirurgo<br />

dell'Istituto Scientifi co<br />

di Pavia<br />

NOTIZIE FSM<br />

Questione<br />

di tiroide<br />

Le patologie della tiroide sono molto frequenti nel nostro Paese, con maggiore<br />

incidenza nella popolazione femminile.<br />

All’U.O. di Medicina Interna ed Endocrinologia dell’Istituto Scientifi co di Pavia<br />

si ricercano le cause, si applicano le terapie e le nuove tecniche chirurgiche<br />

mininvasive adatte alle principali disfunzioni della ghiandola tiroidea<br />

I disturbi che derivano dal mal funzionamento della tiroide sono i più diversi.<br />

In caso di ipotiroidismo, si possono manifestare diffi coltà di concentrazione,<br />

depressione, sonnolenza, aumento di peso, battito cardiaco rallentato. In<br />

caso di ipertiroidismo, il paziente può presentare irritabilità e nervosismo,<br />

insonnia, iperattività, tachicardia, perdita di peso, alterazione del ciclo<br />

mestruale, debolezza.<br />

Si tratta di segni e sintomi frequentemente sottovalutati e, fatta eccezione per<br />

l’aumento di dimensioni della tiroide (gozzo) o per l’esoftalmo dell’ipertiroidismo,<br />

non specifi ci delle malattie tiroidee; spesso, quando rilevati, questi disturbi<br />

non sono attribuiti in prima istanza a una malattia della tiroide. Non è raro,<br />

infatti, che la malattia tiroidea sia scoperta eseguendo esami di laboratorio<br />

per individuare la causa di sintomi aspecifi ci come l’ansia, la tachicardia<br />

o l’aumento di peso. Anche in questo campo, quindi, l’informazione e la<br />

prevenzione svolgono un ruolo molto importante: accade spesso che malattie<br />

tiroidee siano riscontrate durante campagne di sensibilizzazione come quella<br />

promossa lo scorso marzo dal Club delle U.E.C, l’Associazione delle Unità di<br />

Endocrinochirurgia Italiane e dall’A.I.T., Associazione Italiana della Tiroide,<br />

con il patrocinio del Ministero della Salute, della SIMG, Società Italiana di<br />

Medicina Generale e di Cittadinanzattiva - Tribunale per i Diritti del Malato.<br />

Campagna di sensibilizzazione a cui partecipò anche <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong>.<br />

Secondo i dati diffusi durante questa campagna di informazione, nel nostro<br />

paese vi sono circa 6 milioni di persone interessate da patologie tiroidee;<br />

ad essere maggiormente colpite - per ragioni riconducibili alla complessità<br />

del loro sistema endocrino - sono le donne. <strong>Il</strong> 30-40% circa della popolazione<br />

femminile italiana, di tutte le età, presenta infatti anomalie funzionali o<br />

morfologiche (noduli) della tiroide.<br />

Al trattamento delle patologie tiroidee, all’Istituto Scientifi co di Pavia lavora<br />

da alcuni anni un gruppo di specialisti composto di endocrinologi, chirurghi<br />

endocrini, patologi e medici nucleari. Attraverso un corretto inquadramento<br />

diagnostico che comprende l’anamnesi, la visita e numerosi accertamenti<br />

bioumorali e strumentali si può porre una diagnosi precisa che permette di<br />

individuare il percorso terapeutico più appropriato per il singolo paziente.<br />

“<strong>Il</strong> ricorso a esami ecografi ci, con macchine sempre più sensibili e sofi sticate,<br />

consente di rilevare noduli tiroi<strong>dei</strong>, spesso di piccole dimensioni, in circa il<br />

50% della popolazione. La maggioranza di questi noduli sono benigni, i veri<br />

tumori sono il 5% circa” afferma il Professor Luca Chiovato, responsabile della<br />

Unità Operativa di Medicina Interna ed Endocrinologia dell’Istituto di Pavia.<br />

“Le malattie della tiroide più diffuse in Italia sono sicuramente il gozzo<br />

nodulare ed i noduli tiroi<strong>dei</strong> - continua il Prof. Chiovato - causati in larga misura<br />

dalla carenza di iodio nella dieta. Queste malattie possono essere prevenute,<br />

ma non curate, utilizzando sale arricchito con iodio. Molto frequenti sono<br />

anche le disfunzioni tiroidee, l’ipotiroidismo e l’ipertiroidismo, che in molti<br />

casi riconoscono una causa immunitaria. Nella maggior parte <strong>dei</strong> casi, va<br />

sottolineato, si tratta di patologie che non necessitano di alcuna terapia<br />

(noduli non funzionanti di modeste dimensioni) o di sola terapia medica”.<br />

In circa il 10% <strong>dei</strong> casi è tuttavia<br />

necessaria una soluzione chirurgica.<br />

“I pazienti - afferma il dr. Luigi<br />

La Manna, endocrinochirurgo<br />

dell’Istituto Scientifi co di Pavia - sono<br />

oggi più informati rispetto al passato.<br />

Ciononostante, permane un naturale<br />

timore verso il bisturi. Oggi , il ricorso a<br />

nuove tecniche mininvasive consente<br />

di ridurre al minimo l’incisione e<br />

quindi la cicatrice sul collo: un grande<br />

vantaggio estetico - conclude il dr.<br />

La Manna - dato che la maggioranza<br />

delle persone operate sono giovani<br />

donne. Riducendo l’incisione anche il<br />

dolore e il trauma sui tessuti risultano<br />

minimizzati. Con le nuove tecniche,<br />

oltre a limitare al massimo i rischi per<br />

le corde vocali, si è riusciti a ridurre<br />

del 25-30% i tempi degli interventi e a<br />

minimizzare le complicanze”.<br />

COS’È<br />

La tiroide è una<br />

ghiandola endocrina<br />

a forma di farfalla<br />

posizionata nella parte<br />

anteriore della trachea<br />

il cui compito principale<br />

è sintetizzare e produrre<br />

l’ormone tiroxina,<br />

fondamentale nella<br />

regolazione di numerose<br />

funzioni organiche<br />

come: la crescita e lo<br />

sviluppo del sistema<br />

nervoso centrale nel<br />

neonato; il metabolismo,<br />

la frequenza cardiaca, il<br />

ciclo mestruale, il peso<br />

corporeo e la massa<br />

muscolare, i livelli di<br />

colesterolo e la salute<br />

della pelle negli adulti.<br />

I PRINCIPALI<br />

SINTOMI<br />

aipotiroidismo<br />

Depressione, diffi coltà di<br />

concentrazione, umore<br />

variabile, raucedine,<br />

diffi coltà di deglutizione,<br />

pelle e capelli secchi,<br />

intolleranza al freddo,<br />

aumento ponderale,<br />

bradipsichìa, bradicardia,<br />

rallentamento del<br />

metabolismo, sonnolenza,<br />

stipsi, apatia.<br />

aipertiroidismo<br />

Irritabilità e nervosismo,<br />

insonnia, iperattività,<br />

intolleranza al caldo,<br />

perdita di peso corporeo,<br />

gozzo, irritazione agli<br />

occhi, tachicardia, cute<br />

calda, sottile e umida,<br />

tremori, aumento della<br />

sudorazione, diarrea,<br />

alterazione del ciclo<br />

mestruale, segni oculari<br />

e debolezza.


14<br />

Attività e...<br />

Dr. Marco Monticone,<br />

responsabile dell'U.O. di<br />

Riabilitazione Neuromotoria<br />

Specialistica<br />

NOTIZIE FSM<br />

Misurare la<br />

kinesiophobia<br />

<strong>Il</strong> contemporaneo approccio bio-psico-sociale per la cura <strong>dei</strong> pazienti colpiti da<br />

dolore lombare cronico vede il medico specialista in Medicina Riabilitativa alle<br />

prese con alterazioni emotivo-cognitive che possono infl uenzare la scelta della<br />

terapia più adatta al singolo paziente. Una scala tradotta e validata per l’Italia<br />

da alcuni specialisti di <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> permette ora di misurare il livello di<br />

kinesiophobia: la paura del movimento legata al dolore<br />

La signora Lucia, 67 anni, affetta da dolore lombare persistente, esce raramente di<br />

casa, solo se accompagnata e per effettiva necessità. <strong>Il</strong> signor Luigi, 68 anni, operato<br />

dieci anni fa per stenosi lombare, da tempo non cura più il suo orto e passa le<br />

giornate seduto in casa o al bar con gli amici. <strong>Il</strong> signor Franco, invece, 54 anni, ha da<br />

poco subìto un intervento per ernia discale, ma non intende perdere nemmeno un<br />

giorno di lavoro. I comportamenti descritti sono alcuni esempi di reazioni emotivocognitive<br />

che possono manifestarsi in pazienti che soffrono di dolore cronico.<br />

Chi, infatti, in seguito a una caduta, a una patologia o a un intervento, soffre di<br />

dolori persistenti, non solo sviluppa disfunzioni del movimento (rigidità, debolezza<br />

muscolare, alterazioni della postura e della deambulazione,...) dovuti direttamente<br />

al dolore, ma può anche sviluppare alterazioni dell’umore e del comportamento,<br />

secondarie al dolore, che implicano forti condizionamenti della vita quotidiana.<br />

Le alterazioni emotivo-cognitive, che comunque riguardano solo una parte <strong>dei</strong><br />

pazienti con dolore cronico, possono manifestarsi in misura più o meno grave.<br />

Si tratta di atteggiamenti e reazioni al dolore che si insinuano lentamente nella<br />

psicologia del paziente e hanno ricadute pratiche sulla persistenza della malattia.<br />

“Alcuni pazienti, a causa del dolore, sviluppano pensieri e atteggiament nti<br />

controproducenti per il recupero motorio - spiega il dottor Marco Monticon one,<br />

responsabile dell’U.O. di Riabilitazione Neuromotoria Specialistica dell’Istit tituto<br />

Scientifi co di Lissone -: pensieri catastrofi ci, ansia, depressione, paura di non<br />

guarire mai più, paura di uscire di casa, di muoversi e cadere, tipici comporta tamenti<br />

“da malato”. Altri pazienti, invece, per reazione contraria, nonostante provino<br />

dolore, divengono addirittura iperattivi, causando a se stessi danni maggiori. È<br />

importante, per il medico specialista in Medicina Riabilitativa, riuscire a identifi care<br />

e quantifi care queste alterazioni comportamentali, in modo da elaborare re la terapia<br />

più idonea al singolo paziente, tenendo appunto in considerazione lo stato<br />

complessivo della persona, anche a livello psicologico e sociale”.<br />

È stata del dottor Monticone l’idea di tradurre e adattare, secondo la cultura<br />

e la lingua italiana, una scala, già in uso in altri paesi, per la misurazione della<br />

kinesiophobia, la paura del movimento legata al dolore, una delle possibili reazioni<br />

emotivo-cognitive sopradescritte.<br />

“La visione bio-psico-sociale del paziente nella sua globalità<br />

suggerisce al medico di curare e riabilitare la persona in<br />

modo complessivo, a partire dalla malattia, andando oltre<br />

la malattia - continua il dr. Monticone -. <strong>Il</strong> solo approccio<br />

bio-medico è ormai superato: alla riabilitazione motoria si<br />

affi anca la riabilitazione cognitivo-comportamentale. In base<br />

a questo presupposto, è per noi necessario misurare nel<br />

paziente, oltre ai parametri clinici, anche quelli psico-sociali,<br />

quantifi cando le reazioni cognitive e comportamentali<br />

derivanti dal dolore. A tale scopo, le nazioni anglosassoni<br />

dispongono di numerose scale di valutazione, tra cui la Scala<br />

Tampa di Kinesiophobia, non ancora adattata per un utilizzo<br />

in Italia. Con la collaborazione delle psicologhe dr.ssa Ines<br />

Giorgi (Istituto di Pavia) e dr.ssa Barbara Rocca (Istituto di<br />

Lissone), del dr. Cesare Bonezzi e del dr. Massimo Barbieri<br />

dell’Unità di Medicina del Dolore (Istituto di Pavia) e della<br />

dr.ssa Paola Baiardi del Consorzio Valutazione alutazione Biologiche e<br />

Farmacologiche dell’Università versità di d Pavia, abbiamo dapprima<br />

sviluppato la versione sione italiana della scala di kinesiophobia e,<br />

in seguito, condotto cond uno studio che ha portato alla validazione<br />

della traduzione trad italiana della scala e alla dimostrazione<br />

della ella sua utilizzabilità. Con questo strumento è ora possibile<br />

testare il livello di kinesiophobia e migliorare l’intervento<br />

riabilitativo globale, a misura del singolo paziente”.<br />

Lo studio, pubblicato lo scorso maggio sulla rivista<br />

americana SPINE, si è concentrato in particolare sui pazienti<br />

con dolore lombare cronico. “Tradotta e adattata in lingua<br />

italiana - spiega il dr. Marco Monticone -, la scala è stata<br />

somministrata a 178 pazienti (125 femmine e 53 maschi),<br />

di età compresa tra 25 e 87 anni, colpiti da dolore alla<br />

schiena persistente. Superate tutte le verifi che linguistiche<br />

previste dalla metodologia internazionale, la versione<br />

italiana ha dato prova di possedere buona coerenza interna,<br />

affi dabilità, accettabilità e validità. Differenziandosi da<br />

specifi ci parametri volti a misurare l’ansia, la depressione,<br />

la disabilità fi sica e l’intensità del dolore, questa scala è in<br />

grado di quantifi care oggettivamente le principali sfumature<br />

secondarie alla paura del movimento legata al dolore<br />

in soggetti con problematiche muscolo-scheletriche. In<br />

particolare - conclude Monticone -, lo studio ha dimostrato<br />

che i dati raccolti attraverso l’impiego della versione italiana<br />

sono ono corrispondenti corr<br />

a quelli delle altre versioni esistenti<br />

(in inglese, france francese, tedesco, norvegese, portoghese, ...);<br />

questo è molto import mportante a livello clinico e scientifi co:<br />

disporre tutti degli stessi essi strumenti di misurazione ci<br />

mette nella condizione di poter oter paragonare i dati raccolti<br />

e ampliare quindi, a livello interna ernazionale, il campo di<br />

esperienza e confronto”.<br />

REAZIONI EMOTIVO-COMPORTAMENTALI<br />

SECONDARIE AL DOLORE<br />

aPaura del movimento - kinesiophobia. Induce a<br />

coltivare pensieri del tipo: “se svolgessi attività<br />

fi sica temo che potrei farmi male”, “per una<br />

persona nelle mie condizioni non è salutare<br />

svolgere attività fi sica”, ecc.<br />

aAnomalie nelle strategie della vita quotidiana<br />

(strategie di Coping)<br />

Attive: intraprendere o proseguire attività fi siche<br />

nonostante un forte dolore<br />

Passive: interrompere bruscamente o rinunciare<br />

alle attività fi siche alla percezione del minimo<br />

dolore<br />

aPensieri catastrofi ci. Inducono a esagerare<br />

conseguenze negative legate al dolore, dicendo<br />

a se stessi: “non lavorerò mai più”, “non guarirò<br />

più”, “morirò presto”, ecc.<br />

aPregiudizi. Inducono ad accrescere pensieri<br />

errati come: “il mio dolore è causato dal lavoro”,<br />

“è ereditario, non trova sollievo nonostante le<br />

cure migliori”, ecc.<br />

aAnsia, depressione<br />

aAnomalie comportamentali. Inducono a<br />

modifi care il comportamento, spingendo a<br />

rinchiudersi in casa, a non riprendere la normale<br />

attività lavorativa, a evitare piacevoli incontri<br />

sociali, ecc.<br />

NOTIZIE FSM<br />

15


Plus<br />

L’obesità è una condizione patologica determinata da molteplici fattori<br />

interagenti. Quindi, la valutazione e il trattamento del paziente obeso deve essere<br />

multidisciplinare e polispecialistica, sviluppata attraverso l’organizzazione<br />

di un percorso a step, fatto di interventi alimentari, fi sioterapici, chirurgici-<br />

bariatrici e plastico-ricostruttivi e corredato da un supporto psicologico.<br />

16 17<br />

Presso l’Istituto Scientifi co di Telese Terme, all’interno dell’Unità Operativa<br />

Complessa di Riabilitazione Morfofunzionale in Chirurgia Plastica, è attivo da<br />

circa vent’anni il Centro polispecialistico per il trattamento dell'obesità grave.<br />

Nel periodo 2000-2009, il Centro ha visto passare 1.674 pazienti con obesità di<br />

III grado, di cui 997 donne e 677 uomini, di età media 40 anni, dato in discesa<br />

per il crescente numero di giovani che presentano questa patologia; sono<br />

stati eseguiti 223 interventi bariatrici e 113 interventi plastico-ricostruttivi<br />

mediante dermolipectomie di addome, cosce e braccia.<br />

<strong>Il</strong> Centro offre un percorso innovativo che consiste nel creare una rete<br />

riabilitativa clinico-chirurgica che segue pazienti obesi gravi con follow-up di<br />

cinque anni.<br />

“È di assoluta importanza creare e sostenere una rete polispecialistica intorno<br />

al grande obeso - spiega la dottoressa Michelina Scioli, responsabile del<br />

Centro - e organizzare un percorso in cui allestire una trama di supporto al<br />

paziente, che deve essere guidato, controllato e sostenuto, su cui sviluppare<br />

percorsi alimentari, fi sioterapici, chirurgici bariatrici e plastico-ricostruttivi.<br />

<strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> si pone come una struttura leader nel lungo processo<br />

riabilitativo del grave obeso”.<br />

<strong>Il</strong> tutto attraverso il ricovero ordinario che può durare da 30 giorni fi no a<br />

un massimo di 60 giorni, fi nalizzato all’inquadramento e all’inserimento di<br />

pazienti obesi gravi all’interno di un planning di intervento complessivo<br />

individuale; e il day-hospital, che prevede oltre 30 accessi aperti, organizzati<br />

in quattro-cinque appuntamenti la settimana di sette ore circa.<br />

Dopo l’inquadramento, il passo successivo contempla corsi di rieducazione<br />

alimentare sperimentale mediante schede analitico-derscrittive sulla<br />

composizione degli alimenti con incontri di gruppo e sedute di counseling<br />

settimanali di approccio cognitivo-comportamentale.<br />

Durante tutta la durata del percorso il paziente è sottoposto a un regime<br />

NOTIZIE FSM<br />

Grande<br />

obesità:<br />

la cura oltre<br />

la dieta<br />

<strong>Il</strong> trattamento della grande obesità<br />

parte da un radicale cambio nello stile<br />

di vita e, a volte, può terminare in<br />

sala operatoria. Un lungo e paziente<br />

percorso fatto di piccoli passi,<br />

che richiede la partecipazione e la<br />

competenza di un pool di specialisti.<br />

All’Istituto Scientifi co di Telese Terme<br />

un’expertise consolidata<br />

ipocalorico controllato a 1.000 kcal ricco in fi bre,<br />

nonché regimi dietetici metabolicamente personalizzati,<br />

necessariamente accompagnati da attività fi sica<br />

seguita da fi sioterapisti specializzati per circa due<br />

ore al giorno sfruttando le recenti esperienze positive<br />

derivanti dall’utilizzo della pedana wii-fi t: il training <strong>dei</strong><br />

pazienti prevede infatti anche sessioni attraverso questo<br />

dispositivo ludico.<br />

L’ultimo step consiste infi ne nello studio ed inserimento<br />

in planning chirurgico bariatrico e plastico-ricostruttivo.<br />

Nello specifi co, eventuali interventi bariatrici vengono<br />

eseguiti presso le sedi accreditate nella rete, mentre gli<br />

interventi plastico-ricostruttivi sono realizzati all’interno<br />

della struttura di Telese Terme in regime di convenzione.<br />

Lungo tutto il percorso il paziente è accompagnato da<br />

un sostegno di psicoterapia presso le sedi accreditate<br />

OBESITÀ, PATOLOGIA EPIDEMICA<br />

L’obesità è una malattia cronico degenerativa<br />

caratterizzata da un eccesso di massa grassa<br />

nell’organismo. <strong>Il</strong> parametro più utilizzato per<br />

defi nire il grado di obesità è il Body Mass Index<br />

(BMI), che esprime il rapporto tra il peso espresso in<br />

chilogrammi e l’altezza espressa in metri al quadrato<br />

(BMI = Kg/m2). Secondo i parametri indicati nella<br />

tabella a lato è possibile distinguere i pazienti<br />

in sovrappeso e le obesità di vario grado, fi no<br />

all’obesità grave, che è una vera e propria malattia.<br />

nella rete sanitaria locale. “Nel trattamento dell’obesità<br />

il necessario cambiamento nello stile di vita implica<br />

mutamenti profondi, diffi cili da realizzare a causa<br />

di comportamenti socio-culturali sbagliati radicati -<br />

sottolinea la dottoressa Scioli -; spesso poi, eventuali<br />

precedenti delusioni per tentativi di dieta fallimentari<br />

ostacolano un ulteriore approccio terapeutico. Per<br />

questo, oltre alla restrizione calorica, occorre introdurre<br />

un’attività fi sica di bassa intensità e di lunga durata<br />

da eseguirsi quotidianamente. Un percorso di questo<br />

tipo corrisponde, di fatto, a un cambiamento radicale<br />

dello stile di vita del paziente, che va mantenuto anche<br />

dopo il raggiungimento del peso desiderabile. Solo un<br />

percorso assistito e costante nel tempo anche dopo la<br />

dimissione infatti, può portare a risultati duraturi e a un<br />

reale benefi cio per la salute del paziente”.<br />

Nel corso del recente incontro al Senato sul tema “Globesità: strategia ed interventi”, sono stati presentati<br />

i dati sul fenomeno. Nel nostro Paese sono 16 milioni le persone sovrappeso e oltre 5 milioni gli obesi;<br />

anche l’obesità infantile è sempre più diffusa: nella fascia di età tra i 6 e i 17 anni, infatti, 1 bambino su 3 è<br />

sovrappeso e 1 su 4 è obeso. “<strong>Il</strong> problema riguarda oggi, con una tendenza crescente, fasce sempre più<br />

giovani di soggetti - spiega la dottoressa Michelina Scioli -. Presso il nostro Istituto abbiamo rilevato un<br />

aumento del 15% di casi in ragazzi tra i 16 ed i 25 anni”.<br />

L’impatto dell’obesità, soprattutto dell’obesità grave, sui costi sociali nel nostro Paese supera ogni anno<br />

gli 8 miliardi di Euro, pari al 6,7% della spesa sanitaria nazionale, senza contare implicazioni e costi indotti<br />

altrettanto gravosi, come la discriminazione lavorativa, un più basso rendimento scolastico e i conseguenti<br />

disagi psicosociali. I numeri indicano come anche l’Italia si trovi a dover gestire un’epidemia inarrestabile per<br />

proporzioni e dimensioni. Una tendenza in crescita che ha portato l’Organizzazione Mondiale della Sanità a<br />

parlare di globesità (dalla fusione <strong>dei</strong> termini globalizzazione e obesità), che indica una propagazione della<br />

patologia e <strong>dei</strong> problemi ad essa correlati oltre i confi ni <strong>dei</strong> Paesi industrializzati.<br />

Obesità e sovrappeso devono peraltro essere analizzate anche sulla base delle diverse complicanze di<br />

cui sono responsabili, tra le quali il diabete di tipo 2, l’ipertensione arteriosa e altre patologie dell’apparato<br />

cardiovascolare, con ulteriori ricadute negative sui sistemi sanitari nazionali dal punto di vista economico e<br />

sociale.<br />

Sulla base di tali premesse, sono nati due disegni di legge, unifi cati in un provvedimento attualmente in<br />

discussione presso la Commissione Igiene e Sanità del Senato, con l’obiettivo di promuovere specifi ci<br />

programmi di informazione nella scuola dell’obbligo, percorsi di formazione sull’obesità grave per la classe<br />

medica e l’istituzione di un Osservatorio Nazionale sull’Obesità per monitorare l’evoluzione dell’epidemia.<br />

BODY MASS INDEX (BMI) TIPO<br />

Donne Uomini<br />

40 Obesità grave


18<br />

Parola di...<br />

La rubrica Parola di…<br />

di questo numero di Notizie FSM<br />

ospita l'intervista<br />

al Prof. Bruno Dallapiccola,<br />

Direttore Scientifi co<br />

Ospedale Bambino Gesù, Roma<br />

NOTIZIE FSM<br />

La genetica<br />

ci salverà?<br />

La strada del Dna appare segnata senza via di ritorno e le applicazioni ne<br />

confermano le straordinarie potenzialità per il progresso della scienza medica.<br />

Ciò non ha impedito a un gruppo di ricercatori di affermare sulle colonne di<br />

Nature “Nonostante l’enorme <strong>valore</strong> scientifi co della ricerca fatta, le nuove<br />

tecnologie hanno solo un impatto marginale per la cura delle malattie nella<br />

popolazione”. Anche il mondo si chiede se le aspettative circa la rivoluzione<br />

genetica siano state in parte disattese e si interroga sulle implicazioni etiche<br />

della genomica. Ne parliamo con il Professor Bruno Dallapiccola, genetista,<br />

direttore scientifi co Ospedale Bambino Gesù di Roma<br />

Dieci anni fa, l’annuncio della decodifi cazione del genoma umano inaugurava<br />

una nuova era. Di strada da allora ne è stata fatta tanta e i progressi non<br />

mancano, tuttavia molte aspettative appaiono tuttora disattese. Professore,<br />

a che punto siamo?<br />

“Quando, nel 2000, è stato dato l’annuncio della bozza del sequenziamento<br />

del genoma umano, avvenuto un paio d’anni dopo, da più parti si gridava alla<br />

più grande scoperta dell’umanità. Anche se non si può non concordare con<br />

l’idea che si sia trattato di un evento scientifi camente epocale, personalmente,<br />

mettendomi dalla parte del cittadino, ho sempre sottolineato che nessuno si<br />

sarebbe dovuto attendere ricadute rivoluzionarie nel breve periodo. Oltre ad<br />

essere un ricercatore, infatti, sono un medico quotidianamente a contatto con<br />

i pazienti e so che non dovremmo illudere i non addetti ai lavori con promesse<br />

che sappiamo di non poter mantenere, quantomeno in un arco temporale<br />

ragionevole. Per questo, senza volere negare l’importanza straordinaria del<br />

progetto genoma umano, la sua traslazionalità, quello cioè che percepisce il<br />

paziente, è ancora purtroppo lontano da certe predizioni divulgate con molta<br />

superfi cialità”.<br />

Ci aspettano più sorprese di quelle fi nora svelate?<br />

“Attualmente, il maggior risultato della ricerca genetica in campo pratico è<br />

l’uso di test genetici, che migliorano la diagnosi. La terapia ha sicuramente<br />

fatto progressi, ma moltissimi ne deve ancora compiere. Ci si aspettava di<br />

capire molto di più in relazione alle malattie complesse, dall’ipertensione alle<br />

malattie cardiovascolari, al diabete ecc. ma, in effetti, il progresso fatto su<br />

questo fronte è limitato. Se, da un lato, conosciamo centinaia di fattori di<br />

suscettibilità genetica, il loro peso è tanto minimo che di fatto è più importante<br />

agire sugli stili di vita. Un ottimo esempio riguarda l’invecchiamento: negli<br />

ultimi 50 anni la vita media si è allungata di circa 25 anni, senza aver toccato<br />

un gene. Senza dubbio c’è una base genetica, lo dicono i centenari della<br />

Sardegna e non solo quelli, ma dal punto di vista pratico siamo riusciti a fare<br />

molto di meglio modifi cando gli stili di vita, dal controllo della malattia alla<br />

cura dell’alimentazione, fi no a comprendere l’importanza dell’attività fi sica”.<br />

Quali ricadute potranno avere gli sviluppi raggiunti in ambito genetico nello<br />

studio delle malattie rare?<br />

“Un importante risultato consiste nell’avere individuato il difetto biologico<br />

alla base di molte centinaia di queste malattie, con due conseguenze<br />

fondamentali: da un lato il miglioramento delle capacità diagnostiche o<br />

delle possibilità di confermare un sospetto diagnostico; una volta compreso<br />

il meccanismo biologico della malattia, è diventato inoltre possibile in<br />

numerosi casi avviare una terapia e un trattamento più appropriato. In alcune<br />

malattie questo progresso è stato rivoluzionario: una<br />

volta individuato il difetto della malattia metabolica<br />

si è sintetizzata in laboratorio la proteina defi citaria<br />

che è stata poi somministrata. In altri casi, l’impiego di<br />

molecole già sviluppate per altre fi nalità ha permesso di<br />

interferire con le alterazioni metaboliche della malattia;<br />

senza considerare i numerosi vantaggi del progresso delle<br />

conoscenze genetiche nell’ambito della prevenzione”.<br />

Parliamo di terapia genica. Quali benefi ci possiamo<br />

attendere in un futuro prossimo?<br />

“Qualcosa è cambiato da quando si è capito che era<br />

possibile correggere meglio il difetto utilizzando le cellule<br />

staminali. La vera rivoluzione si avrà tuttavia solo quando<br />

si riuscirà a utilizzare la terapia genica nel trattamento<br />

di malattie di grande impatto sociale; quello che tutti<br />

attendiamo, e che potrebbe veramente fare uscire la<br />

terapia genica da questa fase di trattamento di nicchia,<br />

è la cura di una malattia come la talassemia. Alcuni trial<br />

stanno partendo, uno tutto italiano, e nei prossimi due<br />

anni potrebbero segnare questa svolta. Un altro settore<br />

nel quale si attendono risultati importanti è il trattamento<br />

oncologico. Tuttavia ritengo che attualmente esistano<br />

altri protocolli dai quali le malattie rare possono trarre<br />

maggiore benefi cio rispetto alla terapia genica”.<br />

Recentemente il Comitato Nazionale per la Bioetica e il<br />

Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie<br />

e le Scienze della Vita hanno elaborato un documento<br />

sui “Test genetici di suscettibilità e la medicina<br />

personalizzata”, sostanzialmente in linea con l’approccio<br />

cautelativo della Government Accountability Offi ce (GAO)<br />

degli Stati Uniti. Qual è la sua opinione in merito?<br />

“Anche un documento di prossima pubblicazione<br />

della Società Europea di Genetica Umana si allinea<br />

su una posizione di cautela nei confronti dell’uso di<br />

questi test. Siamo preoccupati che il cittadino ignaro<br />

sia sottoposto a una serie di test inutili. Navigando in<br />

internet, per un certo verso è divertente, ma per altro<br />

verso raccapricciante, vedere quali promesse vengono<br />

fatte, con le quali si pretenderebbe di condizionare con<br />

i test del DNA i nostri stili di vita, attraverso la scelta<br />

della dieta più appropriata, o addirittura comprendere se<br />

possediamo un profi lo idoneo a diventare degli atleti. Si<br />

tratta di enfatizzazioni di possibilità che allo stato attuale<br />

le analisi del DNA non hanno: sono poche le situazioni in<br />

cui oggi la predizione può dirci qualche cosa. In questo<br />

ambito rientrano, ad esempio, le malattie cardiovascolari.<br />

Sicuramente, in tema test genetici predittivi è necessaria<br />

una regolamentazione, ma soprattutto è necessario fare<br />

una informazione corretta e capillare”.<br />

Un altro fronte riguarda la farmacogenomica. A che punto<br />

è questo fi lone di ricerca?<br />

“Rispetto alle attese i successi sono abbastanza limitati.<br />

Conosciamo oggi solo una trentina di molecole per le quali<br />

è stato accertato un discreto rapporto con il genoma in<br />

termini di risposta al farmaco e/o suscettibilità agli eventi<br />

avversi. La Food and Drug Administration degli Stati Uniti<br />

ha individuato solo quattro molecole per le quali ritiene<br />

che prima della somministrazione (si tratta per lo più di<br />

farmaci utilizzati nella terapia <strong>dei</strong> tumori) sia opportuno<br />

esaminare le caratteristiche genetiche <strong>dei</strong> soggetti<br />

candidati al trattamento, per verifi carne la capacità di<br />

rispondere e reagire al farmaco. C’è poi un altro aspetto<br />

da considerare: raramente un paziente prende un solo<br />

farmaco. Oltre a capire i problemi dell’interazione tra quel<br />

farmaco e il genoma della persona, va perciò considerata<br />

anche l’interazione tra quella molecola e le altre molecole<br />

con le quali viene a contatto. Questo richiederebbe la<br />

decodifi cazione di una complessità biologica, che oggi<br />

non è possibile”.<br />

La notizia di un nuovo sviluppo nel campo della genetica<br />

applicata, si parli di clonazione, di cellule staminali, di<br />

fecondazione assistita o, più banalmente, di previsioni<br />

sulle aspettative di vita, non manca di sollevare<br />

interrogativi e riaccendere il dibattito sul rapporto tra<br />

progresso della scienza medica e bioetica, che coinvolge<br />

il mondo scientifi co, ma anche la società. Come è<br />

possibile gestire al meglio la discussione nel rispetto<br />

delle legittime posizioni?<br />

“È attuale il dibattito intorno alla proposta di parlare di<br />

bioetica a partire dalle scuole, proposta che in generale<br />

condivido. Credo però che il problema di fondo consista<br />

nella necessità preventiva di formare il corpo <strong>dei</strong> docenti<br />

in grado di insegnare la bioetica in maniera bilanciata e<br />

intellettualmente onesta. Allo stesso modo, per informare<br />

il pubblico e aumentare la coscienza nei confronti di tutti<br />

gli aspetti e le implicazioni del progresso scientifi co,<br />

sarebbe auspicabile una onestà intellettuale che spesso<br />

manca. E ciò dipende da un lato da colpe attribuibili<br />

ai ricercatori stessi, che qualche volta enfatizzano i<br />

risultati delle loro ricerche per ragioni fi n troppo ovvie,<br />

dall’altro lato dal giornalismo scientifi co spesso non<br />

suffi cientemente preparato o, peggio, politicamente<br />

condizionato. Va considerato inoltre che la velocità con cui<br />

il progresso scientifi co avanza è di gran lunga maggiore<br />

rispetto ai tempi necessari ai legislatori nell’elaborare<br />

i testi delle leggi o ai fi losofi e ai pensatori per dare<br />

indicazioni adeguate.<br />

La stragrande maggioranza delle persone, purtroppo<br />

anche tra i medici, aggiorna la propria cultura scientifi ca<br />

direttamente dai giornali, che raramente sono obiettivi.<br />

Questo rafforza il ruolo che l’informazione e la carta<br />

stampata rivestono nella formazione di una coscienza<br />

informata e consapevole sui temi del progresso scientifi co<br />

e della bioetica”.<br />

NOTIZIE FSM<br />

19


20<br />

<strong>Il</strong> convegno di cui parlare<br />

La “2nd HTA Pavia Conference:<br />

technology and management in the hospital”<br />

e il “Progetto Russia”<br />

In classe<br />

NOTIZIE FSM<br />

A quasi quattro anni dalla prima edizione, si è svolta a Pavia, il 21 e 22 giugno,<br />

presso le aule storiche dell’Università, la 2nd HTA Conference: importante<br />

momento di dibattito e approfondimento culturale su svariate tematiche<br />

trasversali e di natura medico-organizzativa. Promossa ed organizzata da TAM<br />

(Centro sul Technology Assessment and Management), <strong>Fondazione</strong> IRCCS<br />

Policlinico San Matteo e Università degli Studi di Pavia, la due giorni di incontri<br />

con relatori internazionali di grande prestigio scientifi co è stata l’occasione per<br />

<strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> di presentare i primi frutti dell’applicazione in medicina<br />

di studi svolti dalla medicina spaziale, possibili grazie al progetto sottoscritto<br />

con l’assistenza di SIB Laboratories LTD, con il Centro Scientifi co Statale della<br />

Federazione Russa - Istituto per i Problemi Medico Biologici della Accademia<br />

Russa delle Scienze (IPBM).<br />

<strong>Il</strong> 21 giugno, in apertura <strong>dei</strong> lavori, il Dr. Olivier Raimond, di SIB Laboratories,<br />

ha presentato il progetto di collaborazione nato per lo studio di tecnologie<br />

avanzate in riabilitazione e nelle nanotecnologie; al contempo, in aula Forlanini<br />

venivano esposti i dispositivi Regent e Korvit, prime applicazioni pratiche, in<br />

uso presso le palestre di <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong>, per la riabilitazione di pazienti<br />

colpiti da ictus o gravi traumi cranio-cerebrali e nella profi lassi e riabilitazione<br />

di disturbi della postura e della locomozione, in casi di immobilità per lunghi<br />

periodi.<br />

<strong>Il</strong> 22 giugno è stata la volta del dr. Beklemyshev Vyacheslav, Direttore dell’Istituto<br />

di Nanotecnologia Applicata dell’Accademia Russa delle Scienze, il quale ha<br />

presentato i risultati delle ricerche attivate nell’ambito delle nanotecnologie<br />

che si svolgono anche presso il CNIT (Centro Nazionale di Informazione<br />

Tossicologica) di Pavia e le Unità di Terapia Occupazionale e Fisiatria della<br />

<strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong>. Le ricerche riguardano da un lato lo sviluppo di tecnologie<br />

per rivestimenti (con impiego di nano materiali battericidi o biocompatibili per<br />

applicazioni mediche, igieniche e sanitarie), dall’altro la realizzazione di vernici<br />

con caratteristiche ecologiche, anti-corrosive e battericide. Le applicazioni in<br />

campo medico consentono la produzione di protesi ortopediche, dispositivi<br />

per la riabilitazione e strumentazioni con proprietà battericide.<br />

La misurazione del dolore e i vari aspetti della sofferenza<br />

Appuntamento per venerdì 29 ottobre, all’Istituto Scientifi co di Pavia, per il “Corso di<br />

aggiornamento in terapia del dolore cronico”. L’evento, organizzato dal dottor Pietro<br />

Preti dell’Unità operativa di Cure palliative dell’Istituto di via <strong>Maugeri</strong>, ha come obiettivo<br />

quello di approfondire due elementi comuni a molte patologie croniche evolutive: la<br />

sofferenza e il dolore.<br />

In almeno due terzi <strong>dei</strong> pazienti che decedono per tumore, infatti, il dolore si presenta<br />

in varia misura. “L’uso appropriato di farmaci analgesici e la misurazione del dolore<br />

sono elementi critici nella pratica quotidiana del medico ospedaliero - spiega il dr.<br />

Preti -. Inoltre, l’introduzione dell’obbligatorietà della misura del dolore nel paziente<br />

ospedalizzato è recente e deve trovare ancora una concreta applicazione”. <strong>Il</strong> corso si<br />

propone di sensibilizzare gli operatori a un atteggiamento più attento verso i bisogni<br />

del paziente sofferente, esaminando sia gli aspetti gestionali medico infermieristici<br />

della misurazione del dolore, sia il supporto psicologico e l’interpretazione <strong>dei</strong> sintomi<br />

nel malato oncologico. Risalto sarà dato anche alle linee guida prescrittive e alla<br />

nuova normativa in tema di cure palliative e terapia del dolore; inoltre si puntualizzerà<br />

sull’utilizzo delle nuove molecole assumibili per via orale.<br />

Per maggiori info: www.centrostudifsm.it.<br />

A CASSANO<br />

IL PRIMO CORSO<br />

AIPO-ARIR<br />

PUGLIESE<br />

Sono stati circa 50, tra medici, fi sioterapisti e infermieri<br />

professionali, i partecipanti al Corso di aggiornamento<br />

teorico pratico in riabilitazione respiratoria organizzato<br />

da AIPO (Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri)<br />

e ARIR (Associazione Riabilitatori dell’Insuffi cienza<br />

Respiratoria) presso l’Istituto Scientifi co di Cassano delle<br />

Murge, dal 20 al 22 maggio scorso. Si è trattato del primo<br />

Corso AIPO-ARIR tenutosi in Puglia: “il corso - afferma il<br />

dr. Mauro Carone, primario della Divisione di Pneumologia<br />

2 dell’Istituto di Cassano, responsabile scientifi co<br />

dell’evento - aveva per obiettivo fornire le basi e le tecniche<br />

<strong>dei</strong> programmi riabilitativi respiratori, per aggiornare chi già<br />

opera nel settore e indicare le corrette basi scientifi che a<br />

chi vuole avvicinarsi a tali tecniche”. L’incontro ha fornito,<br />

nella parte teorica - di alto livello scientifi co grazie alla<br />

presenza di moderatori e oratori di levatura nazionale -,<br />

indicazioni sul corretto “setting” del trattamento riabilitativo<br />

e sul livello di individuazione <strong>dei</strong> programmi riabilitativi;<br />

durante l’ultima giornata, nella sessione pratica, è stato<br />

invece dedicato ampio spazio alla verifi ca delle tecniche<br />

apprese.<br />

La riabilitazione sposa l’intervento educativo-comportamentale<br />

Si svolgerà sabato 20 novembre, presso l’Istituto Scientifi co di Lissone, il corso interno ECM<br />

“Gestione e nursing infermieristici in Medicina Riabilitativa”. L’evento, organizzato dalla dottoressa<br />

Barbara Rocca, è aperto alle fi gure professionali del Medico e dell’Infermiere.<br />

La prima parte della giornata verterà sul concetto di riabilitazione: un processo di educazione che,<br />

all’interno di un programma, fornisce appropriati servizi per i bisogni della persona disabile. <strong>Il</strong> fi ne<br />

ultimo è quello di migliorare il benessere e la realizzazione degli individui sia sul piano fi sico e<br />

sociale, sia su quello psicologico e lavorativo. La complessità <strong>dei</strong> quadri clinici che afferiscono alle<br />

Unità per la riabilitazione impone al personale sanitario competenze tecniche che implicano, oltre<br />

a una chiara conoscenza <strong>dei</strong> bisogni assistenziali, anche una notevole capacità di osservazione,<br />

ascolto e presa in carico globale. L’approccio al paziente, quindi, non può prescindere dalla<br />

conoscenza <strong>dei</strong> particolari aspetti del “nursing riabilitativo”. La seconda parte della giornata sarà<br />

dedicata alle esperienze in riferimento all’intervento educativo-comportamentale del paziente<br />

afferente al Day Hospital. L’intervento è rivolto a gruppi omogenei di pazienti e si svolge in tre<br />

momenti separati: primi giorni di ricovero, metà ricovero, ultimi giorni prima della dimissione.<br />

L’intervento mira a far apprendere anche ai pazienti i principali argomenti di interesse medico e<br />

riabilitativo, al fi ne di migliorare la conoscenza e l’auto-gestione, in ambito muldisciplinare, degli<br />

stessi.<br />

NOTIZIE FSM


22<br />

Lo studio grafi co<br />

NOTIZIE FSM<br />

Telemonitoraggio:<br />

il futuro per le<br />

patologie croniche<br />

I malati di scompenso cardiaco cronico si controllano meglio da casa o in<br />

ospedale? Quali vantaggi derivano da un monitoraggio a distanza e quali sono i<br />

possibili impedimenti? Uno studio, fi nanziato dalla Comunità Europea, organizzato<br />

e diretto dai ricercatori dell’Istituto Scientifi co di Montescano della <strong>Fondazione</strong><br />

<strong>Maugeri</strong>, ha dimostrato che le applicazioni di telemedicina, se attuate con sistemi<br />

di trasmissione semplici, sono ben accettate e utilizzate dai pazienti, e possono<br />

dare risultati interessanti in termini di affi dabilità e osservazione del malato<br />

Oggi, in tutto il mondo occidentale, lo scompenso cardiaco costituisce<br />

uno <strong>dei</strong> principali problemi di salute pubblica poiché interessa l’1-2% della<br />

popolazione ed il 5-10% <strong>dei</strong> soggetti di età avanzata ed è caratterizzato dalla<br />

necessità di frequenti ricoveri in ospedale che rappresentano un costo molto<br />

elevato per il sistema sanitario. Dopo la dimissione dall’ospedale a seguito di<br />

un episodio di scompenso acuto, infatti, il 20% <strong>dei</strong> pazienti viene nuovamente<br />

ospedalizzato a 30 giorni e il 50% a sei mesi. <strong>Il</strong> problema è quindi quello di<br />

prevenire gli episodi acuti che comportano disagi ai pazienti e alle proprie<br />

famiglie e nello stesso tempo determinano un notevole assorbimento di<br />

risorse.<br />

Una soluzione è rappresentata dalla continuità assistenziale: una forma di<br />

assistenza che prosegue, dopo l’ospedale, al domicilio del paziente, in stretta<br />

collaborazione con il Medico di Medicina Generale, per cogliere precocemente<br />

ogni condizione di instabilità evitando che la situazione diventi così severa da<br />

portare il paziente al Pronto Soccorso.<br />

Lo studio HHH – Home or Hospital in Heart failure, fi nanziato dalla Comunità<br />

Europea e svolto in Italia, Inghilterra e Polonia, ha voluto indagare la fattibilità<br />

del monitoraggio <strong>dei</strong> pazienti dal proprio domicilio attraverso sistemi<br />

telematici e gli effetti positivi sulla riduzione delle ospedalizzazioni. In Italia,<br />

lo studio è stato condotto dalle Divisioni di Cardiologia dell’Istituto Scientifi co<br />

di Montescano e del Policlinico di Monza. L’impianto tecnologico-strumentale<br />

del progetto è stato ideato e messo a punto dall’Ing. Gian Domenico Pinna e<br />

dall’Ing. Roberto Maestri del Servizio di Bioingegneria dell’Istituto scientifi co<br />

di Montescano. A un gruppo di 300 malati di scompenso cardiaco cronico<br />

è stato richiesto di inviare periodicamente informazioni da casa sul proprio<br />

stato di salute, parametri vitali ed eventuali problematiche connesse al<br />

trattamento farmacologico e non farmacologico, direttamente all’ospedale di<br />

riferimento.<br />

I risultati sono interessanti da più punti di vista. Innanzitutto, si è constatato<br />

che i pazienti, anche se anziani, sono in grado di trasmettere le informazioni<br />

sul proprio stato di salute; vi è quindi un elevato adattamento alla tecnologia,<br />

se semplice da utilizzare. In secondo luogo è emerso il punto critico del<br />

monitoraggio a distanza: da una attenta analisi della gestione <strong>dei</strong> dati da<br />

parte <strong>dei</strong> centri delle tre nazioni coinvolte, è risultato evidente che solo nei<br />

centri con maggiore competenza e motivazione all’uso della telemedicina,<br />

come accade per i centri di <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong>, i dati trasmessi dai pazienti<br />

sono stati effi cacemente utilizzati per la gestione domiciliare. Ciò signifi ca<br />

che la tecnologia è alla portata <strong>dei</strong> pazienti, ma, al contrario, il personale<br />

medico e paramedico all’interno degli ospedali deve essere meglio formato e<br />

motivato ad attuare strategie effi cienti di tele-gestione <strong>dei</strong> pazienti.<br />

LO STUDIO: Home or Hospital in Heart failure<br />

OVVERO: verifi care la fattibilità del controllo domiciliare <strong>dei</strong> pazienti affetti da<br />

scompenso cardiaco cronico con un nuovo sistema di telemonitoraggio e testarne<br />

l’effi cacia nella riduzione delle reospedalizzazioni e morte cardiaca<br />

215ITALIA<br />

72 Usual Care<br />

143 Telemonitoraggio domiciliare<br />

187POLONIA<br />

67 Usual Care<br />

120 Telemonitoraggio domiciliare<br />

METODO<br />

Suddivisione <strong>dei</strong> pazienti telemonitorati<br />

in 3 gruppi in base alla complessità della<br />

strumentazione di telemonitoraggio assegnata:<br />

strategia 1 (104 pz) contatto telefonico mensile<br />

con infermiere, segreteria telefonica 24 ore<br />

strategia 2 (94 pz) come 1 + trasferimento<br />

settimanale <strong>dei</strong> parametri vitali<br />

strategia 3 (101 pz) come 2 + esecuzione<br />

e invio mensile registrazione cardiorespiratoria<br />

RISULTATI<br />

Sebbene lo studio, nel suo complesso, abbia<br />

prodotto un risultato neutro a seguito di alcune<br />

criticità nell’arruolamento <strong>dei</strong> pazienti in Polonia,<br />

quando i dati sono stati analizzati per i soli centri<br />

italiani - che comunque comprendevano metà<br />

della popolazione dello studio - si è osservata una<br />

signifi cativa riduzione delle reospedalizzazioni e<br />

morte cardiaca dal 25% al 12%<br />

11ospedali coinvolti<br />

in 3 nazioni europee: ITALIA,<br />

POLONIA, INGHILTERRA<br />

12 mesi<br />

Tempo di osservazione<br />

CAMPIONE<br />

arruolati 461 pazienti<br />

con scompenso cardiaco<br />

cronico, età compresa<br />

tra 18 e 85 anni<br />

59INGHILTERRA<br />

21 Usual Care<br />

38 Telemonitoraggio domiciliare<br />

CONCLUSIONI<br />

IL RICORSO A STRUMENTI SEMPLICI,<br />

AUTOGESTITI DAL PAZIENTE, E<br />

OPPORTUNAMENTE VAGLIATI, PUÒ<br />

FACILITARE LA MESSA IN ATTO DI TERAPIE<br />

E IL LORO ASSIDUO CONTROLLO IN CASO<br />

DI PATOLOGIE CRONICHE, QUALI LO<br />

SCOMPENSO CARDIACO, CON BENEFICI<br />

EFFETTI SUL NUMERO DEI RICOVERI<br />

OSPEDALIERI E SULLA MORTALITÀ<br />

23


22<br />

Lo studio grafi co<br />

NOTIZIE FSM<br />

Telemonitoraggio:<br />

il futuro per le<br />

patologie croniche<br />

I malati di scompenso cardiaco cronico si controllano meglio da casa o in<br />

ospedale? Quali vantaggi derivano da un monitoraggio a distanza e quali sono i<br />

possibili impedimenti? Uno studio, fi nanziato dalla Comunità Europea, organizzato<br />

e diretto dai ricercatori dell’Istituto Scientifi co di Montescano della <strong>Fondazione</strong><br />

<strong>Maugeri</strong>, ha dimostrato che le applicazioni di telemedicina, se attuate con sistemi<br />

di trasmissione semplici, sono ben accettate e utilizzate dai pazienti, e possono<br />

dare risultati interessanti in termini di affi dabilità e osservazione del malato<br />

Oggi, in tutto il mondo occidentale, lo scompenso cardiaco costituisce<br />

uno <strong>dei</strong> principali problemi di salute pubblica poiché interessa l’1-2% della<br />

popolazione ed il 5-10% <strong>dei</strong> soggetti di età avanzata ed è caratterizzato dalla<br />

necessità di frequenti ricoveri in ospedale che rappresentano un costo molto<br />

elevato per il sistema sanitario. Dopo la dimissione dall’ospedale a seguito di<br />

un episodio di scompenso acuto, infatti, il 20% <strong>dei</strong> pazienti viene nuovamente<br />

ospedalizzato a 30 giorni e il 50% a sei mesi. <strong>Il</strong> problema è quindi quello di<br />

prevenire gli episodi acuti che comportano disagi ai pazienti e alle proprie<br />

famiglie e nello stesso tempo determinano un notevole assorbimento di<br />

risorse.<br />

Una soluzione è rappresentata dalla continuità assistenziale: una forma di<br />

assistenza che prosegue, dopo l’ospedale, al domicilio del paziente, in stretta<br />

collaborazione con il Medico di Medicina Generale, per cogliere precocemente<br />

ogni condizione di instabilità evitando che la situazione diventi così severa da<br />

portare il paziente al Pronto Soccorso.<br />

Lo studio HHH – Home or Hospital in Heart failure, fi nanziato dalla Comunità<br />

Europea e svolto in Italia, Inghilterra e Polonia, ha voluto indagare la fattibilità<br />

del monitoraggio <strong>dei</strong> pazienti dal proprio domicilio attraverso sistemi<br />

telematici e gli effetti positivi sulla riduzione delle ospedalizzazioni. In Italia,<br />

lo studio è stato condotto dalle Divisioni di Cardiologia dell’Istituto Scientifi co<br />

di Montescano e del Policlinico di Monza. L’impianto tecnologico-strumentale<br />

del progetto è stato ideato e messo a punto dall’Ing. Gian Domenico Pinna e<br />

dall’Ing. Roberto Maestri del Servizio di Bioingegneria dell’Istituto scientifi co<br />

di Montescano. A un gruppo di 300 malati di scompenso cardiaco cronico<br />

è stato richiesto di inviare periodicamente informazioni da casa sul proprio<br />

stato di salute, parametri vitali ed eventuali problematiche connesse al<br />

trattamento farmacologico e non farmacologico, direttamente all’ospedale di<br />

riferimento.<br />

I risultati sono interessanti da più punti di vista. Innanzitutto, si è constatato<br />

che i pazienti, anche se anziani, sono in grado di trasmettere le informazioni<br />

sul proprio stato di salute; vi è quindi un elevato adattamento alla tecnologia,<br />

se semplice da utilizzare. In secondo luogo è emerso il punto critico del<br />

monitoraggio a distanza: da una attenta analisi della gestione <strong>dei</strong> dati da<br />

parte <strong>dei</strong> centri delle tre nazioni coinvolte, è risultato evidente che solo nei<br />

centri con maggiore competenza e motivazione all’uso della telemedicina,<br />

come accade per i centri di <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong>, i dati trasmessi dai pazienti<br />

sono stati effi cacemente utilizzati per la gestione domiciliare. Ciò signifi ca<br />

che la tecnologia è alla portata <strong>dei</strong> pazienti, ma, al contrario, il personale<br />

medico e paramedico all’interno degli ospedali deve essere meglio formato e<br />

motivato ad attuare strategie effi cienti di tele-gestione <strong>dei</strong> pazienti.<br />

LO STUDIO: Home or Hospital in Heart failure<br />

OVVERO: verifi care la fattibilità del controllo domiciliare <strong>dei</strong> pazienti affetti da<br />

scompenso cardiaco cronico con un nuovo sistema di telemonitoraggio e testarne<br />

l’effi cacia nella riduzione delle reospedalizzazioni e morte cardiaca<br />

215ITALIA<br />

72 Usual Care<br />

143 Telemonitoraggio domiciliare<br />

187POLONIA<br />

67 Usual Care<br />

120 Telemonitoraggio domiciliare<br />

METODO<br />

Suddivisione <strong>dei</strong> pazienti telemonitorati<br />

in 3 gruppi in base alla complessità della<br />

strumentazione di telemonitoraggio assegnata:<br />

strategia 1 (104 pz) contatto telefonico mensile<br />

con infermiere, segreteria telefonica 24 ore<br />

strategia 2 (94 pz) come 1 + trasferimento<br />

settimanale <strong>dei</strong> parametri vitali<br />

strategia 3 (101 pz) come 2 + esecuzione<br />

e invio mensile registrazione cardiorespiratoria<br />

RISULTATI<br />

Sebbene lo studio, nel suo complesso, abbia<br />

prodotto un risultato neutro a seguito di alcune<br />

criticità nell’arruolamento <strong>dei</strong> pazienti in Polonia,<br />

quando i dati sono stati analizzati per i soli centri<br />

italiani - che comunque comprendevano metà<br />

della popolazione dello studio - si è osservata una<br />

signifi cativa riduzione delle reospedalizzazioni e<br />

morte cardiaca dal 25% al 12%<br />

11ospedali coinvolti<br />

in 3 nazioni europee: ITALIA,<br />

POLONIA, INGHILTERRA<br />

12 mesi<br />

Tempo di osservazione<br />

CAMPIONE<br />

arruolati 461 pazienti<br />

con scompenso cardiaco<br />

cronico, età compresa<br />

tra 18 e 85 anni<br />

59INGHILTERRA<br />

21 Usual Care<br />

38 Telemonitoraggio domiciliare<br />

CONCLUSIONI<br />

IL RICORSO A STRUMENTI SEMPLICI,<br />

AUTOGESTITI DAL PAZIENTE, E<br />

OPPORTUNAMENTE VAGLIATI, PUÒ<br />

FACILITARE LA MESSA IN ATTO DI TERAPIE<br />

E IL LORO ASSIDUO CONTROLLO IN CASO<br />

DI PATOLOGIE CRONICHE, QUALI LO<br />

SCOMPENSO CARDIACO, CON BENEFICI<br />

EFFETTI SUL NUMERO DEI RICOVERI<br />

OSPEDALIERI E SULLA MORTALITÀ<br />

23


Non chiamatela<br />

semplicemente cyclette<br />

TecHnologie<br />

del 4-5% per ogni settimana di allettamento), nel paziente<br />

critico provoca una riduzione della funzionalità muscolare<br />

ancora più rapida a causa <strong>dei</strong> processi infi ammatori in<br />

atto, delle terapie farmacologiche e per la presenza di<br />

alterazioni neuromuscolari secondarie alla patologia<br />

critica. Le sedute di fi sioterapia per il riadattamento allo<br />

sforzo e il ripristino della funzionalità muscolare non<br />

sempre iniziano nel reparto di terapia intensiva, ma spesso<br />

prendono il via solo dopo il trasferimento del paziente<br />

critico in un reparto di degenza o in un’unità di terapia<br />

sub-intensiva respiratoria. Nel frattempo, la condizione di<br />

allettamento scatena delle variazioni che coinvolgono le<br />

funzioni polmonari, cardiovascolari, cognitive e muscolari;<br />

ciò può potenzialmente complicare il decorso clinico.<br />

“In passato - continua Giancarlo Piaggi, fi sioterapista<br />

coordinatore della U.O. di Riabilitazione Pneumologica<br />

dell’Istituto Scientifi co di Pavia - i pazienti critici venivano<br />

considerati troppo compromessi per tollerare una<br />

seduta di fi sioterapia incentrata sull’esercizio fi sico.<br />

Attualmente, invece, vi è ampio consenso circa il fatto che<br />

la precoce mobilizzazione viene considerata un’attività<br />

sicura, valida e fattibile nel paziente critico con iniziale<br />

stabilizzazione delle condizioni cardiorespiratorie. È stato<br />

inoltre dimostrato come la mobilizzazione precoce riduca<br />

il tempo di svezzamento dalla ventilazione meccanica”.<br />

A questo proposito, il dottor Stefano Nava, responsabile<br />

della Unità Operativa di Riabilitazione Pneumologica<br />

dell’Istituto Scientifi co di Pavia, in veste di membro della<br />

Task Force congiunta della European Respiratory Society<br />

e della European Society of Intensive Care Medicine<br />

sulla fi sioterapia nel paziente critico, ha partecipato<br />

alla stesura di un documento uffi ciale, pubblicato su<br />

Intensive Care Medicine nel 2008 che, oltre a fare il punto<br />

sulla evidenza scientifi ca della fi sioterapia nel paziente<br />

critico, ne disciplina l’attuazione e le indicazioni.<br />

L’esercizio fi sico assume quindi un ruolo fondamentale nel<br />

paziente critico e rappresenta una vera e propria tecnica di<br />

intervento che deve essere programmata in modi e tempi<br />

corretti. “È necessario innanzitutto che il trattamento sia<br />

sicuro e consideri le eventuali limitazioni del paziente<br />

- conferma il dr. Ceriana -, in modo da ridurre al minimo<br />

il rischio di effetti collaterali, attraverso un’attenta<br />

valutazione preliminare e il monitoraggio continuo delle<br />

funzioni vitali del paziente. In base alle risposte agli stimoli<br />

forniti durante le singole sedute, il team riabilitativo<br />

personalizza quotidianamente il trattamento scegliendone<br />

le caratteristiche. Esiste infatti un’enorme variabilità in<br />

termini di durata e frequenza delle sedute”.<br />

26 27<br />

NOTIZIE FSM<br />

Lo staff dell’U.O. di Riabilitazione<br />

Pneumologica dell’Istituto di Pavia.<br />

Da sinistra a destra:<br />

Manuela Piran, Piero Ceriana,<br />

Stefano Nava, Serena Vittori,<br />

Giancarlo Piaggi, Serena Cirio<br />

MOTOMED ® è una speciale cyclette adatta ai pazienti affetti da insuffi cienza<br />

respiratoria, dipendenti dal respiratore artifi ciale e allettati per lunghi<br />

periodi. In uso presso le Unità di Riabilitazione Pneumologica<br />

degli Istituti Scientifi ci di Pavia e Lumezzane, permette l’attuazione di<br />

speciali programmi di riabilitazione motoria per pazienti critici<br />

Mantenere allenata la muscolatura degli arti e iniziare un trattamento<br />

riabilitativo precoce pur rimanendo a letto. Possibile? Sì. Ci pensa il MOTOMED ®,<br />

una speciale cyclette dedicata ai pazienti con insuffi cienza dell’apparato<br />

respiratorio e muscolo scheletrico i quali, nonostante la condizione di<br />

immobilità, parziale o totale, possono avvalersi di programmi di riabilitazione<br />

studiati a loro misura per ridurre le complicazioni causate dall’allettamento e<br />

accorciare i tempi di recupero funzionale.<br />

“Alcuni reparti di riabilitazione respiratoria comprendono l’Unità di terapia subintensiva<br />

respiratoria, nella quale vengono ricoverati pazienti a elevato livello<br />

di complessità clinica e dipendenza assistenziale - spiega il dr. Piero Ceriana<br />

dell’Unità Operativa di Riabilitazione Pneumologica dell’Istituto Scientifi co di<br />

Pavia -. Si tratta in genere di pazienti affetti da grave insuffi cienza respiratoria<br />

secondaria a differenti patologie: malattie respiratorie croniche riacutizzate,<br />

stati critici post-operatori (di solito dopo chirurgia cardiotoracica) o malattie<br />

neuromuscolari che compromettono l’effi cienza della pompa ventilatoria<br />

toraco-diaframmatica”.<br />

<strong>Il</strong> comune denominatore di questi pazienti è la necessità di ventilazione<br />

artifi ciale meccanica per via tracheotomica e la marcata compromissione<br />

dello stato clinico generale. Provengono solitamente da una unità di terapia<br />

intensiva generale e presentano, oltre all’insuffi cienza respiratoria, anche<br />

altri postumi del recente fatto acuto, tra cui spicca, per importanza, il<br />

defi cit dell’apparato muscolo scheletrico, che è responsabile dello stato di<br />

allettamento del paziente. Questa condizione si manifesta con diversi livelli di<br />

gravità, dalla semplice impossibilità al mantenimento della stazione eretta a<br />

stati di vera e propria paralisi degli arti con immobilità totale.<br />

La graduale ripresa a livello respiratorio e motorio di questa tipologia di pazienti,<br />

poco collaboranti, stressati dalla malattia e dalle molte apparecchiature che<br />

li circondano, nonché ostacolati a comunicare con la voce per la presenza<br />

della tracheotomia, è frutto di programmi di riabilitazione respiratoria<br />

studiati appositamente per pazienti allettati e ad alto livello di complessità<br />

assistenziale.<br />

L’allettamento prolungato, che induce modifi cazioni a livello delle masse<br />

muscolari anche in soggetti sani (si verifi ca una diminuzione di forza muscolare<br />

“Al di là delle apparenze - spiega Piaggi -, si tratta di una<br />

macchina sofi sticata che si posiziona al letto del paziente<br />

e consente l’esercizio fi sico a diversi livelli di intensità e<br />

interazione, sia per il paziente totalmente passivo e privo<br />

di ogni movimento sia per il paziente con conservata<br />

attività motoria. Quando il MOTOMED ® viene azionato,<br />

il paziente segue il movimento <strong>dei</strong> pedali, mentre un<br />

“sistema intelligente” regola l’intensità dello sforzo in<br />

base alla forza impiegata dal paziente: all’aumentare<br />

della spinta da parte del paziente, la macchina lo aiuta<br />

sempre meno, accompagnandolo progressivamente<br />

verso un allenamento muscolare più intenso. Inoltre, il<br />

MOTOMED ® permette di visualizzare il lavoro compiuto<br />

separatamente dagli arti, indicando la percentuale di<br />

spinta proveniente dal destro e dal sinistro, evidenziando<br />

eventuali asimmetrie”.<br />

Riabilitazione di paziente pneumologico con MOTOMED ®<br />

La debolezza muscolare<br />

La debolezza muscolare progredisce molto<br />

rapidamente; essa è clinicamente presente<br />

aNEL 25-33% DEI PAZIENTI VENTILATI<br />

MECCANICAMENTE TRA I 4 E I 7 GIORNI<br />

aNEL 60% DEI PAZIENTI CON ARDS<br />

(SINDROME DA STRESS RESPIRATORIO)<br />

aNEL 35-76% DEI PAZIENTI CON SEPSI<br />

La regressione da tale processo è molto lenta<br />

e richiede anche periodi di tempo superiori ai<br />

6 mesi.


28<br />

TecHnologie<br />

NOTIZIE FSM<br />

Dispositivi<br />

bio-medici<br />

domiciliari:<br />

la sicurezza<br />

prima di tutto<br />

La nuova norma collaterale EN 60601-1-11, per le apparecchiature destinate<br />

ad essere utilizzate a domicilio, rappresenta un grande passo avanti nella<br />

regolamentazione degli apparecchi domiciliari. L’impiego sempre più ampio<br />

di tali strumenti comporta la necessità di normative atte a garantire<br />

la sicurezza del paziente e la certezza <strong>dei</strong> dati rilevati<br />

<strong>Il</strong> sistema sanitario, supportato dalle innovazioni tecnologiche, si muove<br />

sempre più verso la gestione telematica di numerose attività, con la fi nalità<br />

ultima di rispondere alle nuove esigenze della popolazione. Monitoraggio e<br />

sorveglianza remoti <strong>dei</strong> pazienti prendono sempre più piede al fi ne di garantire<br />

un’assistenza continuativa dopo il ricovero, riuscendo, inoltre, a contenere<br />

le risorse economiche. La Telemedicina rappresenta così una delle maggiori<br />

scommesse in ambito sanitario. Questa grande rivoluzione nei servizi alla<br />

persona malata si avvale dell’appoggio dell’ingegneria clinica, disciplina che<br />

partecipa alla cura della salute garantendo un uso sicuro, appropriato ed<br />

economico delle tecnologie nei servizi sanitari.<br />

La legge ha il compito di stare al passo con la grande evoluzione tecnologicoinformatica<br />

che caratterizza la medicina in questo momento. “Ogni<br />

apparecchiatura deve rispondere ai requisiti di legge e a precise caratteristiche<br />

di prestazione e di sicurezza - spiega l’Ing. Emanuele Carlo Christin dell’Uffi cio<br />

Acquisti, Logistica e Patrimonio di <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong>, Presidente<br />

dell’Associazione Italiana di Bioingegneria (A.I.B.) -; le strumentazioni adatte<br />

all’utilizzo da parte del paziente o di un suo famigliare, proprio per la loro<br />

particolare destinazione, devono soddisfare anche l’esigenza di semplicità.<br />

Trattandosi comunque di strumenti complessi, il loro corretto funzionamento<br />

deve essere sempre garantito da costanti controlli tecnici”.<br />

Per questo motivo, la nuova norma EN 60601-1-11, pubblicata a livello<br />

europeo il 28/04/2010 e destinata a entrare in vigore entro i prossimi cinque<br />

anni, rappresenta un punto fermo per gli addetti ai lavori. “Le principali novità<br />

relative alla norma collaterale sulle apparecchiature elettromedicali d’uso<br />

domiciliare - afferma l’Ing. Christin - riguardano innanzitutto l’introduzione<br />

del concetto di “operatore domiciliare”, che può coincidere con il parente<br />

del paziente o con personale non adeguatamente preparato. La norma, a<br />

questo proposito, ha defi nitivamente sancito la necessità della completezza,<br />

della comprensibilità e della semplicità della documentazione annessa alle<br />

apparecchiature. I manuali d’uso, in ottemperanza a tale norma, dovranno<br />

essere realizzati tenendo conto della non professionalità dell’utilizzatore,<br />

vale a dire persone anziane o non completamente autosuffi cienti. La legge<br />

sottolinea inoltre quanto la non conformità dell’impianto elettrico possa<br />

rappresentare un pericolo per la sicurezza del paziente e delle apparecchiature<br />

elettromedicali stesse”.<br />

Per entrare nello specifi co, questa nuova normativa prescrive l’uso di<br />

apparecchiature di classe elettrica II, ovvero senza messa a<br />

terra, determinando il divieto di utilizzo di apparecchiature<br />

di classe I, con messa a terra. Questo accorgimento di<br />

fatto tende a eliminare eventuali problemi derivanti da<br />

impianti elettrici casalinghi non a norma o vetusti. Sul<br />

fronte della sicurezza del paziente, questa norma impone<br />

la presenza di fonti di energia addizionali qualora a<br />

causa del malfunzionamento dell’apparecchiatura possa<br />

derivare un serio danno al paziente. La stessa introduce<br />

la necessità di un allarme a distanza affi nché l’assistente<br />

domiciliare possa essere tempestivamente avvisato di<br />

eventuali malfunzionamenti.<br />

<strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong>, a livello ambulatoriale e nelle<br />

applicazioni di Telemedicina, particolarmente in<br />

ambito cardiologico e pneumologico, si avvale di<br />

differenti dispositivi per il monitoraggio domiciliare o la<br />

domiciliazione dell’assistenza; vi sono apparecchi per la<br />

diagnosi, come holter e polisonnigrafi , e apparecchiature<br />

per il monitoraggio telemetrico quali ecg monoderivazione,<br />

pulsossimetri e misuratori di pressione non invasivi.<br />

“Le apparecchiature elettromedicali necessitano di<br />

particolari attenzioni in tutte le fasi del processo di<br />

acquisto per assicurarne uno stato ottimale nel corso del<br />

loro utilizzo” continua l’Ing. Christin.<br />

Per quanto riguarda la sicurezza delle apparecchiature,<br />

esistono direttive, norme tecniche e severi standard<br />

di prestazione. “È obbligatorio immettere sul mercato<br />

esclusivamente apparecchiature che possiedono il<br />

certifi cato di conformità alla direttiva europea Dispositivi<br />

Medici (CEE 2007/47)” conclude l’ingegnere. Questa<br />

direttiva, recepita in Italia da un recente decreto legge,<br />

ha introdotto alcune novità che riguardano anche le<br />

apparecchiature ad uso domiciliare: per la prima volta<br />

anche il software utilizzato per il funzionamento delle<br />

macchine è considerato un dispositivo medico al pari<br />

delle componenti hardware.<br />

I NUMERI<br />

aApparecchiature elettromedicali: 13.000<br />

aContratti di manutenzione attivi per 4,5<br />

milioni di euro<br />

aOltre 20.000 attività annuali<br />

Verifi che di Sicurezza elettriche<br />

Controlli di Qualità<br />

Tarature<br />

Manutenzioni preventive<br />

Collaudi di accettazione<br />

aApparecchiature acquistate fra il 2009<br />

e il 2010: 1.400 per un <strong>valore</strong> di oltre<br />

15 milioni di euro<br />

aPiano di manutenzione personalizzato per<br />

ogni singolo apparecchio<br />

Ing. Emanuele Carlo Christin dell’Uffi cio Acquisti, Logistica e<br />

Patrimonio di <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong>; Presidente dell’Associazione<br />

Italiana di Bioingegneria<br />

EXPOSANITÀ 2010<br />

IL TEMA DELLA SICUREZZA DI QUESTE<br />

APPARECCHIATURE È MOLTO SENTITO NEL<br />

MONDO DELLA SANITÀ: PER UN CORRETTO<br />

UTILIZZO E PER OTTENERE DATI CERTI,<br />

LE APPARECCHIATURE DEVONO ESSERE<br />

ASSOLUTAMENTE CONFORMI. DI QUESTO<br />

SI È OCCUPATO UN CONVEGNO DAL TITOLO<br />

“LA SICUREZZA DEI DISPOSITIVI MEDICI<br />

ELETTROMEDICALI NELLE INSTALLAZIONI<br />

DOMICILIARI” TENUTO LO SCORSO MAGGIO<br />

DALL’ING. CHRISTIN NEL CORSO DELLA<br />

MANIFESTAZIONE EXPOSANITÀ DI BOLOGNA.<br />

ULTERIORE TESTIMONIANZA DELLA GRANDE<br />

ATTENZIONE PRESTATA ATTUALMENTE A<br />

QUESTA MATERIA.<br />

NOTIZIE FSM<br />

29


Stili di vita<br />

Misuravo il passare<br />

del tempo, essendo<br />

consapevole di non<br />

saper più leggere, né<br />

contare, né leggere l’ora<br />

... l’orologio tanto familiare<br />

che regolava implacabile<br />

il ritmo frenetico della<br />

mia vita quotidiana, era<br />

diventato all’improvviso<br />

un oggetto estraneo ed<br />

incomprensibile ... stesa<br />

sul letto nella mia forzata<br />

immobilità, osservavo<br />

dal balcone della stanza<br />

da letto, il lentissimo<br />

passare del tempo dal<br />

cambiamento <strong>dei</strong> colori,<br />

determinato dal variare<br />

dell’intensità della luce<br />

del sole (persona guarita<br />

dall’afasia)<br />

NOTIZIE FSM<br />

Ritmi<br />

di vita:<br />

ad ognuno<br />

il suo.<br />

Vivere con lentezza<br />

La società moderna impone ritmi di vita frenetici e senza sosta: i ritmi<br />

<strong>dei</strong> bambini, delle mamme, di chi lavora. Superata la soglia di un centro<br />

di cura, di un'Unità Operativa di Risveglio o di Neuroriabilitazione,<br />

Spinale, Cardiologica o Pneumologica, o entrando nell’abitazione di un<br />

ammalato cronico, il quadro cambia: il ritmo di vita è quello del malato,<br />

da rispettare e a cui adeguarsi.<br />

Quando la malattia irrompe nella vita di un individuo per restarci impone<br />

un radicale cambiamento dello stile di vita, obbligandolo a imparare a<br />

convivere con essa, affrontare processi di accettazione, apprendimento<br />

e modifi cazione, dare signifi cato a un diverso modo di vivere, ripensare<br />

il suo futuro e acquisire nuove abilità e competenze.<br />

Lo stravolgimento nelle abitudini quotidiane non tocca però solo il<br />

paziente, ma anche il caregiver, la persona che si prende carico del proprio<br />

caro e verosimilmente se ne occuperà anche dopo la dimissione.<br />

Qui entra in gioco l’équipe di medici, psicologi, infermieri, fi sioterapisti,<br />

logopedisti, terapisti occupazionali, il cui ruolo sta proprio nel riuscire<br />

a trovare con il paziente delle strategie che lo aiutino a metabolizzare<br />

il cambiamento e trovare la motivazione per andare avanti, lavorando<br />

al processo di riabilitazione e al recupero delle abilità residue e della<br />

qualità di vita, la migliore possibile.<br />

Come cambia il ritmo di vita di una persona<br />

vittima di un evento avverso o<br />

comunque sofferente di una patologia<br />

cronica invalidante?<br />

E come si defi nisce l’approccio dello<br />

specialista e in genere del caregiver nel<br />

rispetto del ritmo di vita dell’ammalato?<br />

<strong>Il</strong> parere dello specialista<br />

30 31


Stili di vita<br />

NOTIZIE FSM<br />

<strong>Il</strong> parere dello specialista<br />

Dr.ssa Angela Craca, Neurologa Fisiatra presso il Servizio di Neuropsicologia<br />

dell’U.O. di Neurologia e Neuroriabilitazione dell'Istituto Scientifi co<br />

di Cassano delle Murge<br />

"In Italia e nel mondo occidentale l’ictus è la principale causa di disabilità;<br />

cambia in maniera repentina lo stile e la qualità di vita; cristallizza l’individuo<br />

che ne è colpito in una dimensione corporea, relazionale e temporale diversa,<br />

di dipendenza, diffi coltà a comunicare, inconsapevolezza, panico; causa<br />

impossibilità a muoversi (paralisi), a utilizzare il linguaggio e a relazionarsi,<br />

quando a essere lesionato è l’emisfero sinistro del cervello (afasia), a utilizzare<br />

adeguatamente lo spazio corporeo e lo spazio esterno, alterando a volte anche<br />

il senso del tempo, quando è colpito l’emisfero destro (emiinattenzione). I ritmi<br />

di vita si arrestano e il non sapere cosa è successo e, soprattutto, cosa accadrà,<br />

determina depressione, rabbia, senso di impotenza.<br />

La fase iniziale della malattia è scandita dalla routine degli ospedali per acuti,<br />

estranea a quella dell’individuo sano, e in breve ci si dimentica ciò che si era prima.<br />

La fase successiva, in cui ha inizio la riabilitazione, coincide con il riappropriarsi<br />

lento e progressivo anche della propria dignità, a partire dalle proprie abitudini<br />

quotidiane, innanzitutto quelle legate alla cura di sé. <strong>Il</strong> tutto rallentato dai tempi<br />

del recupero motorio, neuropsicologico e psicologico che spesso durano mesi,<br />

fatti di ripetizioni di faticosi esercizi e di accettazione di un corpo e di un modo di<br />

vivere diversi. La pazienza diventa puntello della motivazione, la consapevolezza<br />

di guadagnare ogni giorno un pezzetto di autonomia aiuta a vivere il presente in<br />

modo più sereno.<br />

Nel caso di persona con sequele di ictus, l’interagire professionale e consapevole<br />

di tutte le fi gure competenti (medici, infermieri, fi sioterapisti, logopedisti, terapisti<br />

occupazionali, psicologi) permette di individuare disagi corporei, interpretare<br />

messaggi frammentari e confusi, prevenire crisi catastrofi che dovute alla totale<br />

dipendenza e all’incomprensione. Nella fase acuta, il compito degli operatori<br />

comprende, oltre all’intervento sanitario, un’opera di informazione, quando è<br />

possibile all’ammalato, sicuramente ai parenti: dare una spiegazione di quanto<br />

è avvenuto previene l’angoscia, crea speranza, delinea i percorsi da compiere.<br />

Lo scambio di informazioni paziente-team è parte imprescindibile dell’agire<br />

riabilitativo, pone il primo come fi gura centrale del suo recupero, mentre<br />

l’interazione costruttiva con i parenti seda le ansie, prepara agli sviluppi successivi,<br />

insegna il modo migliore di porsi nei confronti delle disabilità presenti.<br />

<strong>Il</strong> graduale riappropriarsi di sé, proprio della fase riabilitativa, è basato, soprattutto<br />

nella fase iniziale, su un ascolto empatico e attento che favorisce un rapido<br />

adattamento del paziente al reparto, e viceversa. L’accoglienza è molto importante<br />

per individuare le particolari fragilità del singolo e allertare le specifi che fi gure<br />

professionali, al fi ne di iniziare in modo coerente il percorso verso l’autonomia,<br />

prevenendo il più possibile eventuali problemi. Atti come nutrire secondo i<br />

fabbisogni, individuare eventuali problemi deglutitori, la cura della persona e il<br />

ripristino <strong>dei</strong> ritmi fi siologici, nonché la presa in carico precoce da parte del team<br />

riabilitativo, contribuiscono a creare fi ducia e partecipazione.<br />

La professionalità degli operatori accompagna il paziente nel prevenire le<br />

sequele invalidanti e nell’accettare i propri defi cit, rallentando quando manca<br />

la consapevolezza, spronando ed enfatizzando i miglioramenti in caso di<br />

depressione e inerzia. Comunicare nonostante l’afasia è uno sforzo, anche per<br />

il caregiver, che spesso diventa l’unico interprete di accenni di gesti e parole,<br />

discorsi pieni di errori e privi di signifi cato apparente: ci si inerpica per ritrovare<br />

le parole giuste, le frasi corrette, le relazioni perse. Si impara che l’improvviso<br />

rallentamento di ritmi spesso frenetici può essere vissuto, nella lenta evoluzione<br />

del recupero, anche come una risorsa che consente di conoscersi meglio in una<br />

condizione critica, verifi care e incentivare le proprie capacità di adattamento e<br />

accettare un nuovo modello di vita, nonostante tutto".<br />

<strong>Il</strong> parere dello specialista<br />

Dr. Ernesto Losavio, Responsabile dell'Unità<br />

Spinale dell'Istituto Scientifi co di Cassano delle Murge<br />

"Le patologie con le quali ci confrontiamo quotidianamente<br />

nella nostra Unità sono le lesioni del midollo spinale con<br />

conseguente defi cit di movimento di arti inferiori e superiori.<br />

<strong>Il</strong> danno midollare può essere incompleto, con possibilità<br />

di recuperare parte del movimento inizialmente perso,<br />

mentre altre volte la lesione è defi nitiva, pertanto è esclusa la<br />

possibilità di recuperare movimento attivo.<br />

In questa condizione di malattia il paziente deve fare i conti<br />

con l'impossibilità di svolgere le stesse attività di prima, è<br />

costretto a reinventare se stesso, affrontare una nuova<br />

vita in un corpo differente che gli impedisce di realizzare<br />

desideri, ambizioni e idee che prima erano il motore del<br />

vivere quotidiano; spesso i propri sogni vengono spazzati<br />

via dal vento, penso alle giovani vite di un motociclista<br />

professionista, un bersagliere, un musicista, una ragazza alla<br />

vigilia del proprio matrimonio.<br />

L’ammalato sperimenta la dipendenza da terze persone per<br />

le principali funzioni: da quelle corporee, al mangiare, al<br />

vestirsi e al lavarsi; perde la propria dignità e deve imparare<br />

di nuovo a chiedere aiuto.<br />

Un altro problema è rappresentato dal radicale cambiamento<br />

della propria immagine: il paziente deve far riferimento a<br />

nuovi schemi di sé, abituarsi all’idea di svolgere la propria vita<br />

in carrozzina e nella sua mente iniziano ad affi orare paure,<br />

dubbi, angoscia, senso di inadeguatezza. In Italia, lo spazio<br />

32 33<br />

urbano è contaminato da barriere architettoniche che spesso<br />

contribuiscono all’ulteriore “ghettizzazione” del paziente,<br />

che fi nisce per vivere tra l’ospedale e la propria casa.<br />

L’approccio delle fi gure di supporto al paziente, medici,<br />

infermieri, caregiver e psicologo, deve essere il più possibile<br />

integrato e coordinato. Si comincia dal momento drammatico<br />

della comunicazione della prognosi, che il paziente percepisce<br />

come verdetto fi nale di condanna a una vita diversa e meno<br />

gratifi cante della precedente. In questa fase è importante il<br />

rispetto delle emozioni del malato che deve poter contare su<br />

fi gure sanitarie solide, competenti e leali.<br />

All’Istituto di Cassano Murge l’équipe dell’Unità Spinale,<br />

con primario, caposala, coordinatore <strong>dei</strong> terapisti, terapista<br />

e medico del paziente, psicologa, eventuale caregiver o<br />

fi gura di supporto, si riunisce per discutere e impostare il<br />

trattamento riabilitativo, tenendo conto dello stato clinico e<br />

<strong>dei</strong> risultati raggiunti e raggiungibili.<br />

Con il tempo, in ospedale, il paziente impara a<br />

gestire la sua nuova condizione di salute e anche il<br />

caregiver s'impratichisce nell’aiutare il paziente, senza<br />

sostituirsi totalmente a lui, ma spronandolo a svolgere<br />

autonomamente le operazioni possibili.<br />

Anche il rientro a casa può rappresentare un momento<br />

critico. Mentre in ospedale ci si sente protetti e sicuri, a casa<br />

ci si confronta con la realtà esterna che a volte sembra essere<br />

poco accogliente. Sarà importante, in questa fase, offrire<br />

tutta la disponibilità necessaria in caso di eventuali problemi,<br />

questo serve già a sedare molto l’ansia del paziente e <strong>dei</strong><br />

suoi parenti".<br />

NOTIZIE FSM


Dr. Giorgio Bertolotti<br />

Responsabile del<br />

Servizio di Psicologia<br />

presso l’Istituto<br />

Scientifi co di Tradate<br />

Stili di vita<br />

34 medico, infermiere o psicologo, ma un’équipe composita, per andare incontro<br />

35<br />

NOTIZIE FSM<br />

<strong>Il</strong> parere dello specialista<br />

"Nonostante il ricovero in ospedale abbia come obiettivo la cura e possibilmente<br />

la guarigione del paziente, tale evento porta con sé lo stress di un grande<br />

cambiamento. <strong>Il</strong> paziente, già indebolito o menomato dalla malattia, si trova a<br />

dover fronteggiare diversi aspetti della sua nuova condizione: l’ospedale come<br />

ambiente fi sico e sociale; il rapporto con il personale ospedaliero; le paure<br />

e il conseguente bisogno di rassicurazioni e infi ne, in alcuni casi, i problemi<br />

psicologici legati alle malattie progressive e terminali. Esistono, dunque, una<br />

serie di fattori oggettivi che ogni persona durante il ricovero ospedaliero deve<br />

fronteggiare ed esistono una serie di fattori personali, psicologici e sociali che<br />

vanno ad interagire coi primi dando luogo a reazioni emozionali differenti.<br />

Senza dimenticare che un grave disagio viene percepito anche dalla famiglia<br />

(e in particolare dal caregiver), che rappresenta anche una delle più importanti<br />

risorse per il malato.<br />

<strong>Il</strong> paziente, soprattutto se affetto da una malattia cronica, vive la sua progressione<br />

con implicazioni psicologiche e comportamentali di grande portata, che<br />

possono incidere sull’autostima e sull’identità personale, perché la persona<br />

si trova obbligata ad adattare costantemente stile di vita e progettualità al<br />

proprio stato di salute; intenzioni e azioni della persona sono per la maggior<br />

parte rivolte alla cura del proprio corpo, per affrontare con sperato successo i<br />

disagi provocati dalla malattia.<br />

Poiché la malattia cronica spesso richiede ricoveri ospedalieri ricorrenti, è<br />

intuitivo immaginare come l’ospedalizzazione possa alla lunga causare un<br />

indebolimento della spinta motivazionale del paziente nei confronti del suo iter<br />

terapeutico e da questo atteggiamento può emergere una scarsa attenzione<br />

all’osservanza <strong>dei</strong> regimi terapeutici consigliati (compliance).<br />

Anche in questo caso la necessità che sembra imporsi è quella di un processo<br />

interattivo incentrato sul paziente. Una proposta viene dall’Organizzazione<br />

Mondiale della Sanità, secondo cui bisogna avvicinarsi al paziente con un<br />

intervento di tipo educativo, mirato ad aiutare la persona a conoscere la malattia<br />

di cui è affetta, a comprenderne la terapia, a condividere tale comprensione anche<br />

con la famiglia, in modo da gestire le cure in maniera consapevole, aumentare<br />

la capacità di autovalutazione, poter prevenire possibili complicazioni derivanti<br />

da comportamenti inadeguati, e dunque con il probabile fi ne di migliorare la<br />

qualità della vita.<br />

Deputato a questo tipo di intervento non è un’unica fi gura professionale,<br />

nella maniera più completa possibile alle richieste del paziente e insegnare le<br />

competenze necessarie a realizzare una auspicata riduzione <strong>dei</strong> sentimenti di<br />

frustrazione, ansia, incertezza.<br />

Alla luce di queste considerazioni, si rivela necessario poter contare su una<br />

solida competenza psicologica, che possa contribuire all’accettazione delle<br />

limitazioni imposte dalla nuova condizione fi sica al contempo mantenendo<br />

elevata la motivazione alla vita e alle relazioni sociali rilevanti, che non devono<br />

mancare mai. Un senso di isolamento può nuocere al morale e dunque favorire<br />

il peggioramento della malattia e della qualità di vita".<br />

Dr.ssa Beatrice Aiachini<br />

Fisiatra presso<br />

l'U.O. di Neuroriabilitazione<br />

dell'Istituto Scientifi co di Pavia<br />

"Nel contesto delle Unità di Risveglio e Neuroriabilitazione<br />

dell’Istituto di Pavia, le peculiari condizioni di vulnerabilità<br />

e fragilità <strong>dei</strong> pazienti, soprattutto di quelli che presentano<br />

gravi compromissioni dello stato di coscienza, richiedono<br />

un processo di cura olistico che consideri la globalità della<br />

persona mirando non solo a rispondere ai bisogni fi sici del<br />

malato, ma anche alle necessità psicologiche, emozionali<br />

e sociali che emergono. L’obiettivo primario è garantire<br />

alla persona le migliori condizioni di vita possibili nella<br />

salvaguardia della dignità e dell’integrità personale; ciò<br />

signifi ca pianifi care un programma di interventi riabilitativi<br />

individualizzati che permettano il recupero funzionale del<br />

paziente, il raggiungimento di un buon livello di autonomia<br />

e il suo futuro reinserimento socio-lavorativo.<br />

La continuità delle cure nelle diverse fasi di questo processo<br />

e l’operato congiunto di varie fi gure professionali, che<br />

costituiscono il team riabilitativo, rappresentano elementi<br />

di fondamentale importanza nella presa in carico del<br />

paziente.<br />

Proprio per migliorare questo approccio, in linea con le<br />

indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nei<br />

nostri reparti e nei pazienti con esiti di trauma cranico<br />

sono in corso studi per l’utilizzo, nella pratica clinica, della<br />

“International Classifi cation of Functioning, Disability<br />

and Health” (ICF), approvata dalla stessa OMS nel 2001. <strong>Il</strong><br />

modello bio-psico-sociale che ha guidato lo sviluppo di tale<br />

classifi cazione è la base per una più completa descrizione<br />

dell’esperienza di una persona affetta da una determinata<br />

patologia. L’obiettivo dello studio è individuare, sia dal<br />

punto di vista del sanitario sia da quello <strong>dei</strong> pazienti e<br />

<strong>dei</strong> loro caregiver, quali sono le principali problematiche<br />

correlate a tale patologia nel periodo del ricovero e dopo il<br />

rientro a domicilio.<br />

Nell’ambito di questo processo olistico di cura si inserisce<br />

anche la presa in carico del caregiver, la fi gura signifi cativa<br />

di riferimento del paziente. La maggior parte <strong>dei</strong> caregiver,<br />

infatti, riferisce, da un lato, preoccupazioni riguardo<br />

la malattia del proprio congiunto (la possibilità del<br />

peggioramento delle condizioni, la diffi coltà nella gestione<br />

<strong>dei</strong> sintomi, la routine quotidiana ecc.), dall’altro la capacità<br />

di aiutare emozionalmente il paziente e gli altri familiari,<br />

nonché la gestione della routine familiare, sconvolta dalla<br />

malattia. II perdurare nel tempo del distress aggrava poi<br />

ulteriormente lo stato psicologico <strong>dei</strong> familiari rendendo<br />

necessario un intervento supportivo nei loro confronti.<br />

La disabilità residua della persona colpita da malattia<br />

modifi ca i ritmi di vita di tutto il nucleo familiare con un<br />

impatto psico-sociale ed economico del quale teniamo<br />

conto nella pianifi cazione della dimissione a domicilio".<br />

Dr. Fabrizio Pisano<br />

Neurologo dell'Istituto<br />

Scientifi co di Veruno<br />

<strong>Il</strong> parere dello specialista<br />

"Parlare di cambiamento del ritmo di vita nel malato cronico<br />

e nel suo caregiver è limitativo e, a volte, fuorviante. Nel<br />

caso di malattia cronica infatti, non è tanto o non è solo il<br />

ritmo di vita a subire un profondo mutamento, quanto più<br />

in generale lo stile di vita in primo luogo del malato ma<br />

conseguentemente anche del suo caregiver, intendendo<br />

con questo termine la persona che più si occupa del<br />

malato, spesso legata a lui da legame affettivo. I ritmi di<br />

vita di un malato, è ovvio, rallentano; quelli del caregiver,<br />

dal canto suo, se da una parte si adeguano a quelli del suo<br />

assistito, dall’altro vengono esasperati dal sovraccarico<br />

emozionale e anche fi sico accumulato.<br />

Anche in un ambiente specialistico come la Riabilitazione,<br />

rispettare i tempi del malato è spesso poco compatibile<br />

con l’organizzazione e, più in generale, l’ambiente sociale<br />

e professionale, generalmente frenetico, risulta spesso<br />

inconciliabile con i ritmi del malato cronico.<br />

Occorre quindi che lo specialista, anzi gli specialisti, dal<br />

momento che nel caso della malattia cronica sono sempre<br />

più competenze ad essere coinvolte, siano consapevoli<br />

del profondo cambiamento nello stile di vita dell’individuo,<br />

della frizione tra il prima e il dopo, di ciò che può essere<br />

e come si ridefi nisce la vita del malato e della sua cerchia<br />

affettiva.<br />

<strong>Il</strong> sostegno concreto che questi professionisti possono<br />

offrire consiste nell’aiutare il malato e insieme il caregiver<br />

a ri-strutturare i loro stili di vita, ricercando soluzioni il più<br />

possibile soddisfacenti per il loro bene, sempre in modo<br />

realistico rispetto alla gravità del defi cit e al reinserimento<br />

ambientale".<br />

NOTIZIE FSM


36<br />

<strong>Il</strong> caso<br />

Le azioni erano<br />

mostruose,<br />

ma chi le fece era<br />

pressoché normale,<br />

né demoniaco<br />

né mostruoso.<br />

Hannah Arendt<br />

La banalità del male<br />

NOTIZIE FSM<br />

Da sinistra: Michelina Stella Scioli, Diamante Di Rubbo, Giovanni Di Caprio,<br />

Singh Sidhu Navtej, Maria Guariglia e Maria Grazia D’Aniello<br />

Quelle cicatrici<br />

nel corpo<br />

e nell’animo<br />

Diciotto mesi fa fu vittima di una brutale aggressione che gli procurò ustioni di<br />

terzo grado sul 50% del corpo. All’Istituto Scientifi co di Telese Terme lo staff ha<br />

seguito il caso di Singh Sidhu Navtej dal punto di vista chirurgico e riabilitativo,<br />

senza trascurare il piano umano<br />

Al suo arrivo all’Istituto di Telese Terme il 24 ottobre dello scorso anno le<br />

condizioni di Singh Sidhu Navtej erano precarie, presentava lesioni aperte,<br />

operate con quattro interventi ricostruttivi, esposizione della tibia destra; aveva<br />

perso trofi smo muscolare e aveva grossi defi cit a carico <strong>dei</strong> tendini, molti <strong>dei</strong><br />

quali irreversibili. Inoltre, era fortemente debilitato.<br />

“È arrivato dopo un lungo periodo di degenza al Centro Grandi Ustionati di Roma,<br />

dove è stato ricoverato dopo l’aggressione e vi è rimasto fi no a metà ottobre; in<br />

questo arco di tempo ha subìto vari interventi e medicazioni continue necessarie,<br />

che sono sempre molto dolorose - racconta il Dottor Giovanni Di Caprio,<br />

Primario dell’Unità Operativa di Riabilitazione Morfo-Funzionale in Chirurgia<br />

Plastica dell’Istituto -. Le ferite andavano trattate, era molto debole e anemico,<br />

si reggeva in piedi solo grazie all’aiuto di altre persone e con le stampelle e non<br />

riusciva a camminare, soprattutto a causa di una grave lesione alla gamba destra.<br />

In quella regione della gamba, infatti, le ustioni avevano superato anche il terzo<br />

grado ed erano tanto profonde da presentare un’esposizione ossea della tibia,<br />

e un’infezione che abbiamo trattato. Per ben quattro volte siamo intervenuti su<br />

quest’area, utilizzando anche un’apparecchiatura fatta arrivare per questo caso,<br />

eseguendo poi innesti propri, attecchiti e progressivamente consolidati.<br />

La nostra specializzazione di Centro di Recupero Morfo-funzionale ci mette in<br />

rete con i Centri Ustioni del Paese e siamo purtroppo abituati ad affrontare<br />

casi di questa gravità. Qui abbiamo la possibilità di seguirli dal punto di vista<br />

chirurgico-plastico e anche riabilitativo.<br />

<strong>Il</strong> paziente presentava ustioni molto dolorose e dolorose da curare, e anche per<br />

questo all’avvicinarsi del personale medico sviluppava stati ansiosi. Insonnia,<br />

incubi e diffi denza nei confronti del prossimo hanno<br />

caratterizzato le prime fasi del ricovero. La terribile vicenda<br />

di cui è stato vittima ha indubbiamente lasciato cicatrici<br />

non solo nel corpo ma anche nell’animo: continuava a<br />

chiedersi il perché di questa tragedia.<br />

<strong>Il</strong> personale dell’Istituto, abituato ad affrontare situazioni<br />

diffi cili, ha favorito un clima accogliente e rilassato.<br />

<strong>Il</strong> caso di Singh Sidhu Navtej in particolare, ha visto un<br />

forte coinvolgimento del personale con un carico emotivo<br />

signifi cativo”.<br />

La Signora Diamante Di Rubbo, fi sioterapista presso lo<br />

stesso Istituto da 11 anni, si è occupata delle diffi coltà di<br />

deambulazione e del trattamento delle cicatrici delle aree<br />

guarite. “La terapia è proseguita per mesi con manovre<br />

per la deambulazione e massaggi per le zone ustionate.<br />

Ha recuperato una deambulazione autonoma e cammina<br />

senza ausili, anche se persistono diffi coltà, soprattutto<br />

agli arti inferiori. I danni ai nervi e ai tendini delle gambe<br />

saranno permanenti, ma migliorare si può continuando<br />

a lavorare. Inizialmente era molto spaventato, ho dovuto<br />

cercare di farmi accettare. Poi col tempo ha cominciato a<br />

fi darsi di noi e a legare anche con gli altri pazienti. Abbiamo<br />

cercato di farlo sentire per quanto possibile a casa, per<br />

esempio procurandogli della musica indiana, grazie alla<br />

partecipazione del personale e degli altri pazienti. È stata<br />

certamente un’esperienza umana molto forte”.<br />

“Un paziente ustionato al 50% della superfi cie corporea<br />

non può essere mai considerato completamente guarito<br />

- sottolinea il Dottor Di Caprio -: i grandi ustionati infatti<br />

hanno bisogno di cure continue per tutta la vita, una<br />

serie di trattamenti impegnativi anche dal punto di vista<br />

economico, anche se nel nostro sistema sanitario il<br />

paziente ustionato non è ancora ben classifi cato come<br />

paziente cronico. Singh inoltre porterà sempre i defi cit<br />

funzionali a carico degli arti inferiori.<br />

Fortunatamente, ha conosciuto altri aspetti del nostro<br />

Paese, la faccia dell’altra Italia. Prima di tutto, la possibilità<br />

garantita dal nostro Sistema Sanitario Nazionale di curare<br />

anche i pazienti stranieri clandestini. In questo caso<br />

specifi co, anche le Istituzioni sono state sempre presenti<br />

così come gli assistenti sociali, la signora Maria Guariglia<br />

tra gli altri.<br />

La stampa ha contribuito a tenere alta l’attenzione sul<br />

caso, e anche la Rai dopo l’intervento alla trasmissione<br />

UnoMattina ha mandato per alcuni giorni uno spot con un<br />

appello per il caso. Nel frattempo, la macchina umanitaria<br />

si è messa in moto e ha favorito il rilascio del permesso<br />

di soggiorno per motivi umanitari. Attualmente, Singh si<br />

trova in una struttura di lunga degenza ad Anzio, dove<br />

sono stati felici di accoglierlo. Siamo sempre in contatto<br />

e sappiamo che si trova bene, anche se persiste una forte<br />

preoccupazione per il futuro; la volontà di lavorare non gli<br />

manca, anche se diffi cilmente potrà tornare a svolgere le<br />

attività di prima”.<br />

Singh Sidhu Navtej era venuto in Italia per cercare una<br />

vita migliore, lavorava come manovale nell’edilizia e<br />

nell’agricoltura. Al momento dell’aggressione non dormiva<br />

sulla panchina, come dissero giornali e tv, ma era seduto<br />

ad aspettare il treno per Roma, dopo aver perso l’ultimo<br />

della sera.<br />

“Siamo abituati a trattare le ustioni, che sono, non solo<br />

esteticamente, ma anche psicologicamente molto<br />

invalidanti e molto dolorose - conclude la signora Di Rubbo<br />

-. In questo caso, nella tragedia pesa molto la mancanza di<br />

un perché, ci si chiede come si è arrivati a tanto, a cosa è<br />

servito tutto questo dolore”.<br />

La cronaca<br />

Era l’alba di una domenica di febbraio di<br />

un anno fa quando Singh Sidhu Navtej,<br />

cittadino indiano immigrato in Italia, fu<br />

vittima di un orribile episodio di cronaca.<br />

Giornali e tv nazionali parlarono per<br />

qualche tempo di quel clochard trasformato<br />

in torcia umana da tre balordi presso la<br />

stazione ferroviaria di Nettuno.<br />

Di quell’uomo, 35 anni, nato nel distretto<br />

di Moga, nel Punjab, giunto clandestino in<br />

Italia cinque anni prima, senza famiglia, al<br />

tempo si sapeva poco, salvo che ustioni di<br />

terzo grado avevano coperto il 50% della<br />

superfi cie del suo corpo e che la sua vita<br />

era appesa ad un fi lo.<br />

A dare una svolta alle indagini fu la stessa<br />

vittima: la sua testimonianza portò alla<br />

cattura <strong>dei</strong> tre aggressori, condannati<br />

nello scorso febbraio, ad un anno<br />

dall’aggressione, a quattordici anni di<br />

reclusione per tentato omicidio. Un terzo<br />

ragazzo coinvolto, che all’epoca <strong>dei</strong> fatti<br />

aveva meno di 18 anni, è stato invece<br />

giudicato dal Tribunale <strong>dei</strong> minori di Roma<br />

a nove anni.<br />

Dopo circa dieci mesi di degenza al reparto<br />

grandi ustionati dell’ospedale Sant’Eugenio<br />

di Roma, dove ha subito vari trapianti di<br />

cute, per molti mesi Singh Sidhu Navtej è<br />

stato in cura presso l’Istituto Scientifi co di<br />

Telese Terme.<br />

<strong>Il</strong> 29 giugno scorso, Singh Sidhu Navtej<br />

ha lasciato l’Istituto di Telese per<br />

essere trasferito presso una struttura di<br />

lungodegenza ad Anzio, dove le Istituzioni<br />

competenti si stanno occupando di<br />

perfezionare la sua sistemazione, in termini<br />

di alloggio e di lavoro compatibile.<br />

NOTIZIE FSM<br />

37


38<br />

News<br />

NOTIZIE FSM<br />

DA OGGI L’ATTESA È PIÙ PIACEVOLE:<br />

TRE MONITOR TRASMETTONO LA “MAUGERI TV”<br />

Ha visto la luce un altro importante strumento con cui <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong><br />

comunica novità, consigli, informazioni istituzionali e specialistiche: la<br />

“<strong>Maugeri</strong> Tv”. Si tratta di un progetto pilota che ha portato, nella sede<br />

dell’Istituto Scientifi co di Pavia in via <strong>Maugeri</strong>, una vera e propria tv<br />

istituzionale. L’obiettivo è quello di informare e<br />

intrattenere utenti e pazienti all’interno delle due<br />

principali aree d’attesa: il corridoio della radiologia<br />

e l’atrio dove ha sede lo sportello dell’accettazione.<br />

I tre monitor al plasma trasmetteranno, dal lunedì al<br />

venerdì dalle 7 alle 17, e il sabato dalle 7 alle 13, un<br />

palinsesto composto da news, in collaborazione con<br />

le principali agenzie giornalistiche nazionali, notizie<br />

sul meteo, sit-com, musica e cartoons, intercalati<br />

da spazi informativi istituzionali sui servizi e sulle<br />

iniziative presenti al Centro. In rubriche dedicate<br />

gli specialisti informano gli ascoltatori sull’attività<br />

assistenziale e di ricerca presente nell’Istituto. Ma<br />

non solo. Gli interventi propongono anche consigli sulla qualità di vita e<br />

sull’importanza della prevenzione. <strong>Il</strong> progetto “<strong>Maugeri</strong> Tv”, nato dalla sinergia<br />

tra <strong>Fondazione</strong>, l’agenzia di comunicazione Unopuntotre, responsabile<br />

<strong>dei</strong> contenuti istituzionali, e un service specialistico, vede l’Istituto di Pavia<br />

fungere da apripista di questa iniziativa volta a fornire un servizio in più ai<br />

visitatori, ai pazienti e agli ospiti di via <strong>Maugeri</strong>, 10. Buona visione a tutti!<br />

“LIBERI DAL DOLORE” SI LEGGE SU eBOOK<br />

I nuovi mezzi tecnologici hanno<br />

coinvolto anche “Liberi dal dolore.<br />

La sofferenza fi sica e le nuove<br />

terapie per curarla” scritto dal<br />

dottor Cesare Bonezzi, responsabile<br />

dell’Unità Operativa di Medicina del<br />

dolore dell’Istituto Scientifi co di<br />

Pavia via <strong>Maugeri</strong>. <strong>Il</strong> libro, edito da<br />

Mondadori, dopo le diverse edizioni<br />

cartacee sarà ora consultabile<br />

anche su eBook. Gli appassionati<br />

della lettura digitale potranno<br />

quindi sfogliare le pagine virtuali<br />

sul dolore nocicettivo, neurogeno<br />

e psicogeno, sul dolore acuto e<br />

cronico, apprendendo i fattori<br />

fi sici, culturali, cognitivi, emotivi<br />

e motivazionali che infl uenzano la<br />

percezione e l’espressione della<br />

sofferenza.<br />

PIÙ ATTENZIONE ALL’OSTEOPOROSI<br />

In quanto strutture inserite nel circuito<br />

degli ospedali “Bollini Rosa O.N.Da”, il 20<br />

ottobre, gli Istituti Scientifi ci dell’IRCCS<br />

<strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> di Pavia, via <strong>Maugeri</strong>, e<br />

Milano, via Camaldoli, partecipano all’evento<br />

“H - open day - Le donne e l’osteoporosi.<br />

Chiedi, conosci, previeni” organizzato<br />

dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute della<br />

Donna in occasione della Giornata Mondiale<br />

dell’Osteoporosi. L’iniziativa ha l’obiettivo di<br />

sensibilizzare l’universo femminile su questa<br />

patologia che progredisce silenziosamente,<br />

affi nché le donne prendano coscienza di<br />

alcuni semplici ma importanti comportamenti<br />

utili alla prevenzione e conoscano i principali<br />

esami necessari alla diagnosi.<br />

L’osteoporosi è la più diffusa patologia a carico<br />

del sistema osseo-articolare, caratterizzata<br />

dalla progressiva diminuzione della massa<br />

scheletrica e dal deterioramento della struttura<br />

ossea, con conseguente aumento della<br />

fragilità e quindi del rischio di fratture, che<br />

si verifi cano soprattutto a carico di vertebre,<br />

femore e polso. L’osteoporosi riguarda per<br />

l’80% la popolazione femminile e si manifesta<br />

prevalentemente nelle donne in menopausa<br />

poiché la carenza estrogenica comporta una<br />

progressiva riduzione della massa ossea.<br />

Colpisce il 33% delle donne tra i 60 e 70 anni e<br />

il 66% di quelle al di sopra degli 80.<br />

L’istituto di Pavia, grazie alla disponibilità<br />

degli staff dell’U.O. di Medicina Interna ed<br />

Endocrinologia, dell’Ambulatorio Endocrinoginecologico<br />

e del Servizio di Diagnostica per<br />

Immagini, offre, alle signore che contatteranno<br />

il numero dedicato 0382-592250, attivo dalla<br />

settimana precedente la manifestazione, una consulenza<br />

specialistica endocrinologica e, nei casi ritenuti a rischio,<br />

la misurazione della massa ossea con l’esame MOC.<br />

Presso l’Istituto di Milano, lo staff della dr.ssa Laura Dalla<br />

Vecchia, responsabile dell’U.O.C. Struttura Intermedia,<br />

organizza, a partire dalle 16,30 in Aula Conferenze<br />

(palazzina A, piano terra), un evento informativo aperto<br />

alla popolazione con tavola rotonda fi nale. L’incontro,<br />

caratterizzato dalla multidisciplinarietà delle relatrici,<br />

intende fornire informazioni sull’argomento e rispondere<br />

alle domande delle partecipanti.


40<br />

News<br />

NOTIZIE FSM<br />

10 CANDELINE PER IL CENTRO DI SENOLOGIA<br />

È in programma per l’11 ottobre a Pavia, presso il Centro Congressi, l’evento<br />

pensato per celebrare il decennale della nascita del Centro di Senologia<br />

dell’IRCCS <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong>.<br />

5 chirurghi senologi specialisti, 18 infermiere dedicate, 600 nuovi casi di tumore<br />

al seno trattati all’anno, 350 linfonodi sentinella, oltre 2.000 visite complessive<br />

e quasi 10.000 ecografi e e mammografi e all’anno. Questi i risultati raggiunti,<br />

di cui andare sicuramente orgogliosi, in 10 anni di attività.<br />

Fondato a Pavia nel 2000, presso l’Istituto Scientifi co di via <strong>Maugeri</strong>, e coordinato<br />

fi n da subito dal dr. Alberto Costa, il Centro di Senologia di <strong>Fondazione</strong><br />

<strong>Maugeri</strong> è composto dall’Unità di Chirurgia Senologica e Chirurgia Plastica<br />

Oncologica dell’Istituto Scientifi co di Pavia, diretta dal dr. Vittorio Zanini,<br />

e dall’Unità di Screening Mammografi co di Milano - via Clefi , diretta dalla<br />

dr.ssa Irene Marinucci; una struttura dedicata alla salute del seno femminile<br />

che, in particolare, ha lo scopo di individuare precocemente e di gestire i<br />

tumori della mammella. <strong>Il</strong> Centro offre alle pazienti un’assistenza completa<br />

grazie ad un team di specialisti che operano in stretta collaborazione dalle<br />

Unità Operative di Diagnostica per Immagini, Medicina Nucleare, Anatomia<br />

Patologica, Oncologia Medica, Radioterapia, Riabilitazione Oncologica,<br />

Psicologia, Fisioterapia, Anestesia e Cure Palliative.<br />

Negli anni, il Centro ha saputo crescere progressivamente acquisendo sempre<br />

maggiore esperienza e dotandosi di apparecchiature diagnostiche moderne<br />

e tecniche di intervento all’avanguardia. Oggi, il Centro di Senologia può<br />

considerarsi uno <strong>dei</strong> centri di eccellenza per la diagnosi e la cura del tumore<br />

al seno, punto di riferimento non solo per le donne colpite dal cancro, ma per<br />

ogni donna che ritenga di averne bisogno, per imparare a conoscere meglio<br />

il proprio seno, prepararlo alla gravidanza, all’allattamento o alla menopausa;<br />

ricevere informazioni, chiarimenti e spiegazioni; defi nire il proprio personale<br />

programma di controlli periodici.<br />

Sono quindi molti i motivi per festeggiare questo anniversario con un incontro<br />

che vedrà la partecipazione <strong>dei</strong> protagonisti che negli anni hanno contribuito<br />

ai tanti traguardi - dai chirurghi senologi, plastici e oncologi agli infermieri<br />

specializzati, dai fi sioterapisti ai radiologi e radioterapisti, fi no ai ginecologi e<br />

agli psicologi - insieme ad alcune pazienti che qui stanno conducendo la loro<br />

lotta contro il cancro. L’evento rappresenta inoltre un momento di dialogoconfronto<br />

tra i rappresentanti della ricerca e della cura del tumore al seno di<br />

<strong>Fondazione</strong> e di altre realtà scientifi che nazionali e internazionali. Tra i relatori,<br />

il Prof. Umberto Veronesi dell’Istituto Europeo di Oncologia, il dr. Maurizio<br />

D’Incalci dell’Istituto Mario Negri e il dr. Marco Rosselli Del Turco, presidente<br />

di EUSOMA.<br />

FONDAZIONE MAUGERI E JOHNS HOPKINS<br />

HOSPITAL: INSIEME PER LA RICERCA<br />

Partita sotto i migliori auspici la collaborazione tra<br />

<strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> e Johns Hopkins Hospital di Baltimora<br />

nell’ambito della ricerca delle patologie autoimmuni<br />

endocrine.<br />

La cooperazione tra l’Unità di Medicina Interna ed<br />

Endocrinologia dell’Istituto Scientifi co di Pavia e il<br />

Dipartimento di Patologia, Divisione di Immunologia, del<br />

Johns Hopkins Hospital è stata avviata con la partecipazione<br />

della dr.ssa Paola Leporati, medico specializzando in<br />

Endocrinologia e Malattie del Metabolismo dell’Università<br />

di Pavia, a un gruppo di ricerca impegnato in uno studio<br />

sull’autoimmunità ipofi saria. <strong>Il</strong> poster illustrativo <strong>dei</strong><br />

risultati dello studio ha suscitato notevole interesse<br />

tra gli esperti di autoimmunità ed è stato giudicato<br />

"migliore lavoro" alla “Presidential Poster Competition”<br />

del 92° Meeting dell’Endocrine Society - il più importante<br />

congresso internazionale dell’area endocrinologica<br />

con circa 7.000 iscritti e partecipanti da tutto il mondo,<br />

tenutosi quest’anno a San Diego, in California, dal 19 al<br />

22 giugno.<br />

La dottoressa Leporati, iscritta al quarto anno di<br />

specializzazione e inviata negli USA dal Prof. Luca Chiovato,<br />

è volata a Baltimora per seguire una fellowship di un anno.<br />

Qui, sotto l’egida del Prof. Patrizio Caturegli, direttore<br />

della Divisione di Immunologia del Johns Hopkins, si<br />

è dedicata allo studio dell’ipofi site autoimmune, una<br />

patologia rara e spesso misconosciuta caratterizzata<br />

da una infi ltrazione linfocitaria a livello dell’ipofi si. I<br />

suoi studi si sono concentrati, in parte, su un caso che<br />

presenta una variante molto rara della malattia: l’Ipofi site<br />

Autoimmune IgG4 correlata, evidenziata mediante<br />

tecniche di immunoistochimica. Ulteriori ricerche hanno<br />

inoltre condotto all’identifi cazione di un probabile<br />

autoantigene nell’ipofi site autoimmune; saranno<br />

necessari ulteriori studi per verifi care la validità del<br />

risultato, ma sicuramente questo rappresenta un passo<br />

importante verso l’individuazione di nuovi autoantigeni<br />

ipofi sari responsabili dello sviluppo della patologia.<br />

“Sono felicissima di aver ricevuto questo premio, è stato<br />

importante dal punto di vista professionale e umano<br />

- afferma la dr.ssa Leporati -. Devo ringraziare il Prof.<br />

Chiovato che mi ha dato l’opportunità di lavorare nella<br />

struttura che, per il ventesimo anno consecutivo, è stata<br />

dichiarata il miglior ospedale d’America, di confrontarmi<br />

con molti <strong>dei</strong> più grandi esperti mondiali di autoimmunità,<br />

e imparare molte nozioni e tecniche laboratoristiche”. Alla<br />

dottoressa Leporati vanno naturalmente i migliori auguri<br />

per un futuro brillante nel campo della ricerca, meglio se<br />

in Italia e, meglio ancora, se nei laboratori di <strong>Fondazione</strong><br />

<strong>Maugeri</strong>, come lei stessa desidera!<br />

Dr.ssa Paola Leporati<br />

(prima da sinistra)<br />

TELESCOPIO<br />

Presentiamo gli incarichi direttivi operativi dallo scorso<br />

luglio con due novità all’Istituto Scientifi co di Lumezzane:<br />

la nomina del dr. Michele Vitacca a Direttore Scientifi co<br />

e l’incarico di Primario del Servizio di Radiologia al<br />

dr. Flavio Milesi.<br />

Al dr. Pietro Ferrari sono state assegnate le funzioni di<br />

Primario dell’U.O. di Cure Palliative presso l’Ospedale di<br />

Mede e, per chiudere, il dr. Pietro Preti assume la funzione<br />

di Coordinatore delle U.O. di Cure Palliative dell’Istituto di<br />

Pavia - via <strong>Maugeri</strong> e dell’Ospedale di Mede.<br />

41


42<br />

<strong>Il</strong> Giorno<br />

ed. Lodi<br />

e Pavia<br />

luglio 2010<br />

Parlano di noi<br />

Viversani & Belli<br />

settembre 2010<br />

Come Stai<br />

agosto 2010<br />

For Men Magazine<br />

giugno 2010<br />

<strong>Il</strong> Sole 24 Ore<br />

Sanità<br />

luglio 2010<br />

Viversani & Belli<br />

luglio 2010<br />

<strong>Il</strong> Ticino<br />

luglio 2010<br />

Corriere della Sera<br />

ed. Milano<br />

luglio 2010<br />

La Provincia<br />

Pavese<br />

luglio 2010<br />

Sanità News<br />

luglio 2010<br />

La Provincia<br />

Pavese<br />

agosto 2010<br />

La Repubblica<br />

ed. Milano<br />

luglio 2010<br />

Panorama<br />

della Sanità<br />

luglio 2010<br />

La Provincia Pavese<br />

luglio 2010<br />

Ore 12<br />

luglio 2010<br />

<strong>Il</strong> Sannio<br />

giugno 2010<br />

Adn Kronos<br />

luglio 2010<br />

<strong>Il</strong> Ticino<br />

giugno 2010<br />

<strong>Il</strong> Mattino<br />

ed. Benevento<br />

giugno 2010<br />

<strong>Il</strong> Giorno<br />

ed. Lodi e Pavia<br />

agosto 2010<br />

Yahoo Notizie<br />

luglio 2010<br />

AS Agenda<br />

della Salute<br />

agosto 2010<br />

La Provincia Pavese<br />

giugno 2010<br />

Corriere della Sera<br />

luglio 2010<br />

Panorama<br />

giugno 2010<br />

Adn Kronos<br />

giugno 2010<br />

L’Uffi cio Stampa è disponibile per accogliere richieste di intervento sui media per attività, studi, news.<br />

Per contatti: tel. 0444 317974 - info@unopuntotre.it<br />

Giornale<br />

di Monza<br />

giugno 2010<br />

Donna e Mamma<br />

settembre 2010<br />

<strong>Il</strong> Giorno<br />

ed. Lodi e Pavia<br />

giugno 2010<br />

<strong>Il</strong> Sole 24 Ore Sanità<br />

luglio 2010<br />

Bimbisani<br />

agosto 2010<br />

Yahoo.it<br />

giugno 2010<br />

RAI 1 Unomattina<br />

maggio 2010 - Stili di vita<br />

TELEPAVIA Linea Continua<br />

giugno 2010 - 2nd HTA Pavia Conference<br />

RAI 1 Unomattina<br />

giugno 2010 - Riabilitazione specialistica<br />

TELEPAVIA Linea Continua<br />

giugno 2010 - Uso corretto dell’aria condizionata<br />

NOTIZIE FSM


Nonsolo FSM<br />

44 Riccardo Ghirardi,<br />

fi sioterapista all'Istituto Scientifi co<br />

di Lumezzane<br />

NOTIZIE FSM<br />

Una sfi da<br />

tra i ghiacci<br />

Riccardo Ghirardi, fi sioterapista all’Istituto di Lumezzane, ha vinto nel 2008<br />

una delle corse più massacranti al mondo: l’Iditarod Trail Invitational in Alaska<br />

“Qualsiasi nave nel porto è sicura, ma non è lo scopo per cui è stata costruita”.<br />

(John Augustus Shedd)<br />

“Se non sai renderti conto che dentro l’uomo c’è qualcosa che vuole accettare<br />

la sfi da della montagna e lo spinge ad affrontarla, che la lotta è lotta della<br />

stessa vita per salire in alto, sempre più in alto, allora non sei in grado di capire<br />

perché scaliamo. Ciò che riceviamo da quest’avventura è gioia allo stato puro”.<br />

A chi gli chiede “perché”, Riccardo Ghirardi risponde così, rifacendosi ad una<br />

frase letta in un libro. Effettivamente non è facile comprendere cosa spinga un<br />

fi sioterapista della palestra neuromotoria dell’Istituto Scientifi co di Lumezzane,<br />

a lanciarsi in una delle più dure corse al mondo: l’Iditarod Trail Invitational, 378<br />

miglia tra i ghiacci e i boschi dell'Alaska, a piedi, in bike o con gli sci. Stiamo<br />

parlando di una massacrante gara di resistenza da Anchorage a Mc Grath. Per<br />

partecipare bisogna essere determinati, pronti a tutto; pronti a rischiare, pronti<br />

a sopportare il dolore, la fatica, pronti a perdersi, pronti a non dormire e a<br />

trovarsi da soli per giorni. Bisogna allenarsi per mesi, ripercorrere mentalmente<br />

ogni tratto del percorso, stare ore e ore sulle gambe e sui sentieri in solitudine,<br />

perché è la testa che conta più della forza fi sica.<br />

“In questa sfi da i partecipanti non hanno il supporto di alcuna organizzazione<br />

- spiega Ghirardi, che ha già partecipato cinque volte a questa corsa -. Portiamo<br />

con noi solamente barrette alimentari, un fornello, un sacco a pelo e un GPS; il<br />

tutto caricato su una slitta che trasciniamo noi stessi. Sembra una follia, eppure<br />

ognuno <strong>dei</strong> partecipanti ha un solo scopo: riuscire a portare a termine questa<br />

corsa senza aiuti esterni. Sfi dare se stessi e la natura: questa è l’unica vera<br />

ragione che ci spinge ad affrontare questa avventura”.<br />

Riccardo Ghirardi tutto questo l’ha provato nel 2008 quando, dopo aver percorso<br />

a piedi 610 km in 6 giorni e 10 ore, è riuscito a tagliare per primo il traguardo<br />

dell’Iditarod Trail Invitational.<br />

“600 per molte persone è solo un numero, ma per me è un sogno - racconta il<br />

fi sioterapista -. Un sogno inseguito per 12 mesi e costruito giorno per giorno.<br />

600 km da percorre in Alaska, in autonomia, in un ambiente assolutamente<br />

ostile. Per tradurre l’esperienza in un percorso italiano sarebbe come partire<br />

da Ventimiglia e, attraverso Genova, Milano, Brescia, Vicenza e Venezia,<br />

arrivare a Jesolo. Ma bisogna pensare di affrontarli senza incontrare villaggi e<br />

camminando sempre sulla neve a una temperatura media di –30°. Forse dovrei<br />

raccontare delle volte in cui mi sono perso, tante, oppure di quando sono stato<br />

avvicinato da due lupi; ricordo ancora la violenza che ho dovuto infl iggere<br />

al mio corpo per rimettermi in movimento nel 2007, quando la temperatura<br />

toccò i –52° e mi congelai le dita <strong>dei</strong> piedi. Potrei narrare le mie sconfi tte o<br />

la vittoria del 2008, quando percorsi gli ultimi 270 km riposando solo 3 ore<br />

e mi trovai senza luce in una bufera di neve. Ma al di là del resoconto delle<br />

giornate di gara esiste un’esperienza più intima e profonda. L’unica cosa che<br />

vorrei riuscire a comunicare è come il mettere in gioco la propria vita possa poi<br />

fare apprezzare ogni momento della quotidianità. Purtroppo c’è nel mio spirito<br />

un’incapacità nel raccontare a parole ciò che nel cuore è assolutamente chiaro,<br />

ma vorrei sfruttare l’occasione per ringraziare tutti coloro che hanno vissuto<br />

con me questo frangente di vita. Mi piacerebbe che qualcuno, giunto alla fi ne di<br />

quest’articolo, cominciasse a pensare “Potrei farcela anch’io?”. Riferisco quindi<br />

una frase che mi diede tanto in Alaska: You can do it”.<br />

Istituti Scientifi ci<br />

PAVIA<br />

Via <strong>Salvatore</strong> <strong>Maugeri</strong>, 10<br />

Via Palestro, 26 - 27100<br />

Tel. 0382 5921 fax 0382 592081<br />

Via Boezio, 28 - 27100<br />

Tel. 0382 5931 fax 0382 593081<br />

MILANO<br />

Via Clefi , 9 - 20146<br />

Tel. 02 43069511 fax 02 43069529<br />

MILANO<br />

Via Camaldoli, 64 - 20138<br />

Tel. 02 507259 fax 02 50725202<br />

MONTESCANO (PV)<br />

Via per Montescano - 27040<br />

Tel. 0385 2471 fax 0385 61386<br />

MEDE (PV)<br />

U.O. di Recupero e Rieducazione Funzionale<br />

U.O. di Cure Palliative<br />

c/o Presidio di Mede<br />

Ospedale San Martino<br />

Viale <strong>dei</strong> Mille, 23 - 27035<br />

Tel. 0384 808324 fax 0384 808296<br />

CASORATE PRIMO (PV)<br />

U.O. di Riabilitazione Specialistica<br />

Pneumologica<br />

U.O. di Riabilitazione Generale Geriatrica<br />

c/o Presidio di Casorate Primo<br />

Ospedale C. Mira<br />

Largo Avis, 1 - 27022<br />

Tel. 02 90040207-313 fax 02 90040206<br />

LISSONE (MB)<br />

Via Mons. Bernasconi, 16 - 20035<br />

Tel. 039 4657235 fax 039 4657234<br />

LUMEZZANE (BS)<br />

Via Mazzini,129 - 25066<br />

Tel. 030 8253011 fax 030 8920262<br />

TRADATE (VA)<br />

Via Roncaccio, 16 - 21049<br />

Tel. 0331 829111 fax 0331 829555<br />

CASTEL GOFFREDO (MN)<br />

Via Ospedale, 36 - 46042<br />

Tel. 0376 77471 fax 0376 779886<br />

NERVI (GE)<br />

Genova-Nervi<br />

Via Missolungi, 14 - 16167<br />

Tel. 010 307911 fax 010 30791269<br />

VERUNO (NO)<br />

Via per Revislate, 13 - 28010<br />

Tel. 0322 884711 fax 0322 884816<br />

PRESIDIO DI TORINO<br />

Via Santa Giulia, 60 - 10124<br />

Tel. 011 8151611 fax 011 8171864<br />

TELESE TERME (BN)<br />

Via Bagni Vecchi, 1 - 82037<br />

Tel. 0824 909111 fax 0824 909614<br />

CASSANO DELLE MURGE (BA)<br />

Via Per Mercadante KM 2 - 70020<br />

Tel. 080 7814111 fax 080 7814310<br />

Sedi distaccate di Cassano delle Murge:<br />

SCIACCA (AG)<br />

U.O. di Neuroriabilitazione intensiva<br />

c/o Azienda Ospedaliera O.C.R. di Sciacca<br />

Via Pompei c.da Seniazza - 92019<br />

Tel. 0925 962369 fax 0925 962359<br />

MISTRETTA (ME)<br />

U.O. di Neuroriabilitazione intensiva<br />

c/o Presidio Ospedaliero<br />

Santissimo <strong>Salvatore</strong><br />

Via A. Salamone - 98073<br />

Tel. 0921 389562 fax 0921 389572<br />

Laboratori di Medicina del Lavoro<br />

e Igiene Industriale<br />

PAVIA<br />

Via <strong>Salvatore</strong> <strong>Maugeri</strong>, 10 - 27100<br />

Tel. 0382 592300 fax 0382 592072<br />

CASSANO DELLE MURGE (BA)<br />

Via per Mercadante KM 2 - 70020<br />

Tel. 080 7814111 fax 080 7814310<br />

PADOVA<br />

Via Svizzera, 16 - 35127<br />

Tel. 049 8064511 fax 049 8064555<br />

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