Il valore aggiunto dei bollini rosa - Fondazione Salvatore Maugeri
Il valore aggiunto dei bollini rosa - Fondazione Salvatore Maugeri
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NOTIZIE FSM<br />
Rivista trimestrale della <strong>Fondazione</strong> <strong>Salvatore</strong> <strong>Maugeri</strong> - Clinica del Lavoro e della Riabilitazione I.R.C.C.S.<br />
Anno 10 - N. 21 - Settembre 2010 - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - 70% - CNS PD<br />
Focus<br />
<strong>Il</strong> domani della Telemedicina<br />
Plus<br />
Grande obesità:<br />
la cura oltre la dieta<br />
Istituti a misura di donna<br />
Stili di vita<br />
Ritmi di vita: ad ognuno il suo<br />
Dentro la qualità<br />
Eventi formativi:<br />
via all’immagine coordinata<br />
<strong>Il</strong> <strong>valore</strong> <strong>aggiunto</strong><br />
<strong>dei</strong> <strong>bollini</strong> <strong>rosa</strong>
La <strong>Fondazione</strong> zione e Sa <strong>Salvatore</strong> to M<strong>Maugeri</strong> eri e creata at nne<br />
nel<br />
1965 dal pprofessore fes sso Sa <strong>Salvatore</strong> t <strong>Maugeri</strong>, auge<br />
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qualità della vita median-<br />
te una riabilitazione tazion di Alta Specializzazione.<br />
Istituto stituto di Ricovero ver e Cura a Carattere Scientifi<br />
co dal da 1969 è oggi presente su tutto il territo-<br />
rio italiano ita con una rete di Istituti Scientifi ci e<br />
Centri Cent di Prevenzione. L’attività clinica, rivolta<br />
a soggetti post-acuti e cronici, è orientata alla<br />
diagnosi e alla cura delle malattie professionali,<br />
individuando e prevenendo i rischi legati<br />
ad attività produttive, e alla Riabilitazione<br />
di pazienti con menomazioni neuromotorie,<br />
cardiologiche, pneumologiche e di patologie<br />
croniche polisistemiche disabilitanti,<br />
favorendo endo il reinserimento d della persona al<br />
lavoro oro ealle<br />
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multidisciplinare nell’ambito<br />
ito di pa patologie a o complesse, di grande gri- levanza epidemiologica emiologica e ad elevato<br />
assorbi-<br />
mento di risorse. L’attività di ricerca si avvale di<br />
oltre 50 Laboratori Scientifi ci e si sviluppa per<br />
linee e tematiche sia specifi che che trasversali<br />
all’attività complessiva. La struttura a rete<br />
diffusa sul territorio nazionale permette, da<br />
un lato di accedere a campioni signifi cativi<br />
dal punto di vista epidemiologico, dall’altro di<br />
garantire un continuo scambio di informazioni<br />
ed esperienze in gruppi di lavoro omogenei,<br />
interdisciplinari e multiprofessionali che<br />
assicurano l’eccellenza <strong>dei</strong> percorsi clinicoassistenziali<br />
e della ricerca scientifi ca.<br />
editoriale<br />
un abito<br />
tutto nuovo<br />
In questi anni abbiamo lavorato intensamente per raggiungere obiettivi<br />
ambiziosi, talvolta frutto di intuizioni capaci, altre risultato di una speciale<br />
miscela di costanza e competenza. I nostri Istituti e i nostri Centri, pur<br />
crescendo e sviluppandosi all’interno di un modello comune, hanno nel<br />
tempo saputo accogliere le peculiarità del territorio, per offrire risposte<br />
adeguate ai singoli bisogni di salute.<br />
Continuità assistenziale, attenzione al paziente, tecnologie sempre<br />
all’avanguardia, di cui potete leggere esempi anche in questo numero<br />
di Notizie FSM, amplifi cano i benefi ci dell’approccio multidisciplinare,<br />
caratteristica precipua e ormai tratto distintivo del nostro operato.<br />
Ed è proprio a partire da queste considerazioni che abbiamo voluto rendere<br />
riconoscibile all’esterno anche l’importante attività formativa che ci<br />
contraddistingue e che vede ogni anno voi operatori coinvolti nel trasferire<br />
ai colleghi, all’interno e all’esterno della nostra Istituzione, le vostre<br />
competenze. Una riconoscibilità che sarà garantita dal nuovo progetto<br />
di Immagine Coordinata dedicata agli eventi formativi del nostro Centro<br />
Studi che potranno giovare, non soltanto di una promozione armonizzata<br />
utilizzando i materiali tradizionali, ma anche della visibilità completa<br />
all’interno della nuova piattaforma web.<br />
Un modo ulteriore per valorizzare ciò che facciamo, per rendere riconoscibili<br />
i tanti pezzi di un mosaico che una volta ricomposti rivelano l’unicità della<br />
nostra Istituzione.<br />
Buona lettura a tutti.<br />
NOTIZIE FSM NOTIZIE FSM<br />
<strong>Il</strong> Presidente<br />
1
NOTIZIE FSM<br />
Rivista trimestrale della<br />
<strong>Fondazione</strong> <strong>Salvatore</strong> <strong>Maugeri</strong><br />
Clinica del Lavoro e della Riabilitazione I.R.C.C.S.<br />
Via <strong>Salvatore</strong> <strong>Maugeri</strong>, 4 - 27100 Pavia<br />
www.fsm.it<br />
Direttore Responsabile<br />
Micaela Marcon<br />
Redazione<br />
UNOPUNTOTRE<br />
Via G.B. Imperiali, 13 - 36100 Vicenza<br />
Tel./Fax 0444 317974<br />
info@unopuntotre.it<br />
Stampato su carta contenente 100% di fi bre riciclate<br />
in conformità con RAL UZ 14- Blue Angel<br />
NOTIZIE FSM<br />
4 IL FOCUS<br />
<strong>Il</strong> domani della Telemedicina<br />
10 ATTIVITÀ E…<br />
<strong>Il</strong> <strong>valore</strong> <strong>aggiunto</strong> <strong>dei</strong> <strong>bollini</strong> <strong>rosa</strong><br />
Questione di tiroide<br />
Misurare la kinesiophobia<br />
16 PLUS<br />
Grande obesità: la cura oltre la dieta<br />
18 PAROLA DI<br />
La genetica ci salverà?<br />
Intervista al Professor Bruno Dallapiccola<br />
Foto<br />
Archivio <strong>Fondazione</strong> <strong>Salvatore</strong> <strong>Maugeri</strong><br />
Progetto Grafi co<br />
BtoB - Vicenza<br />
Stampa<br />
Tipografi a Nuova Jolly<br />
Viale dell’Industria, 28<br />
35030 Rubano (PD)<br />
Registrazione Tribunale di Padova<br />
n. 2120 del 25 febbraio 2008<br />
22 LO STUDIO GRAFICO<br />
Telemonitoraggio: il futuro per le patologie croniche<br />
24 DENTRO LA QUALITÀ<br />
Eventi formativi: via all’immagine coordinata<br />
26 TECHNOLOGIE<br />
Non chiamatela semplicemente cyclette<br />
Dispositivi bio-medici domiciliari: la sicurezza<br />
prima di tutto<br />
30 STILI DI VITA<br />
Ritmi di vita: ad ognuno il suo<br />
20 IN CLASSE<br />
<strong>Il</strong> convegno di cui parlare:<br />
La “2<br />
2 3<br />
nd 36 IL CASO<br />
Quelle cicatrici nel corpo e nell’animo<br />
HTA Pavia Conference: technology and<br />
management in the hospital” e il “Progetto Russia”<br />
38 NEWS<br />
A Cassano il primo corso AIPO-ARIR pugliese<br />
42 PARLANO DI NOI<br />
La misurazione del dolore e i vari aspetti della sofferenza<br />
La riabilitazione sposa l’intervento educativo-comportamentale<br />
La <strong>Fondazione</strong> e i media<br />
44 NONSOLO FSM<br />
Una sfi da tra i ghiacci<br />
NOTIZIE FSM
<strong>Il</strong> focus<br />
<strong>Il</strong> domani<br />
della<br />
Telemedicina<br />
Un Osservatorio Nazionale per la valutazione e il monitoraggio delle<br />
reti e-care nazionali, un bando di Regione Lombardia per il passaggio<br />
dell’assistenza a distanza dalla fase sperimentale a DRG, il position paper<br />
di AIPO per dare uniformità e compattezza alla Telepneumologia: queste le<br />
ultime novità in tema di Telemedicina che coinvolgeranno anche <strong>Fondazione</strong><br />
<strong>Maugeri</strong>. Ma qual è, in Italia, lo stato dell’arte dell’assistenza da remoto<br />
<strong>dei</strong> pazienti affetti da patologie croniche? Quali le evoluzioni più prossime,<br />
gli obiettivi da perseguire e i risultati da raggiungere? L’esperienza e la<br />
situazione di <strong>Fondazione</strong> nello scenario italiano ed europeo<br />
4 5<br />
È il più rilevante cambiamento che il Sistema Sanitario Nazionale si troverà ad<br />
affrontare nei prossimi 20 anni: la gestione delle malattie croniche.<br />
Una lenta rivoluzione nell’approccio al paziente da attuare ancor prima che il<br />
cambiamento del profi lo demografi co e della salute della popolazione colga<br />
impreparati i medici di domani, come in parte lo sono i medici di oggi, facendo<br />
gravare sulle famiglie gran parte del carico della gestione del malato. “La<br />
rapida transizione epidemiologica dall’acuto al cronico, dai pazienti ricoverati<br />
a quelli in trattamento ambulatoriale, richiede in modo urgente di accogliere<br />
nuove competenze nel sistema sanitario rivolte a migliorare le prestazioni<br />
assistenziali soprattutto a domicilio - spiega il Professor Antonio Spanevello,<br />
Sovraintendente Sanitario dell’IRCCS <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> -.<br />
<strong>Il</strong> paziente affetto da patologie croniche è un soggetto<br />
complesso, caratterizzato da un generale declino<br />
funzionale, con una diffi cile prognosi individualizzata,<br />
con gravi recidive e di conseguenza con un alto rischio<br />
di ospedalizzazione, co-morbidità e un importante carico<br />
assistenziale sulla famiglia e sul caregiver”.<br />
Per rispondere alle cronicità esistono vie di cura integrate<br />
e trasversali che vanno dall’educazione del paziente,<br />
all’autogestione, alla riabilitazione e rieducazione dalla<br />
I SERVIZI DI TELEMEDICINA<br />
ATTIVI IN FONDAZIONE MAUGERI<br />
aTelesorveglianza domiciliare per lo Scompenso<br />
Cardiaco Cronico<br />
aOspedalizzazione domiciliare per il paziente<br />
post- cardiochirurgico<br />
aTelesorveglianza nel paziente pneumopatico<br />
aEvent Record per la valutazione del cardiopalmo<br />
accessionale<br />
aDiagnostica per il monitoraggio della pressione<br />
arteriosa<br />
aTelesorveglianza per il paziente post-ictus<br />
aTelesorveglianza per il paziente affetto da<br />
dolore cervicale cronico<br />
aSecond opinion multispecialistica per il Medico<br />
di Medicina Generale<br />
dipendenza, al consulto specialistico per il Medico di<br />
Medicina Generale, all’“home care” con visite domiciliari<br />
del personale sanitario, a strutture dedicate che svolgono<br />
veri programmi di cure domiciliari (teleassistenza/<br />
telemedicina, ospedalizzazione domiciliare, ecc). “I<br />
recenti progressi nell’Information and Communication<br />
Technology (ICT) hanno sicuramente permesso di<br />
raggiungere i pazienti al domicilio con interventi di teleassistenza<br />
sanitaria su vari livelli che offrono al contempo<br />
opportunità e ostacoli - continua il Prof. Spanevello -; le<br />
opportunità potenziali si riferiscono prevalentemente<br />
a nuove regionalizzazioni e ad un legame tra distretti<br />
periferici ed ospedali per supportare i pazienti al domicilio.<br />
L’ostacolo più importante potrebbe essere invece a<br />
livello organizzativo ospedaliero: come dimostrano studi<br />
pubblicati negli ultimi 5 anni, la maggiore criticità è<br />
legata alla interpretazione e all’uso <strong>dei</strong> dati che giungono<br />
dal domicilio del paziente, quindi dalla preparazione di<br />
medici ed infermieri che ricevono le informazioni”.<br />
NOTIZIE FSM NOTIZIE FSM
6<br />
<strong>Il</strong> focus<br />
NOTIZIE FSM<br />
Nel campo della Telemedicina, l’impegno di <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> risale al<br />
1998 con l’attivazione del Servizio di Telemedicina che svolge attività di clinica<br />
e ricerca in ambito multispecialistico, con particolare riguardo agli aspetti<br />
epidemiologici, sperimentali e organizzativi di nuovi modelli di “disease<br />
management” del territorio. L’attività, sviluppatasi da principio esclusivamente<br />
in campo cardiologico presso l’Istituto di Gussago prima e di Lumezzane poi,<br />
grazie anche all’apporto del dr. Amerigo Giordano, Direttore del Centro, e<br />
della dr.ssa Simonetta Scalvini, Responsabile del Servizio di Telemedicina,<br />
è ora presente in maniera trasversale anche in altre specializzazioni e in altri<br />
Istituti di <strong>Fondazione</strong>.<br />
A livello nazionale, invece, negli ultimi anni si avverte un positivo fermento e<br />
una comunione di intenti e obiettivi tra Ministero della Salute, Regioni, ASL,<br />
categoria medica e infermieristica, che fanno pensare a un futuro prossimo<br />
in cui la Telemedicina sarà un servizio offerto di routine ai pazienti e ai suoi<br />
famigliari; un futuro in cui la Telemedicina raccoglierà i frutti del grande<br />
attivismo organizzativo che si respira nel momento attuale. “Nel caso specifi co<br />
- afferma infatti il Prof. Spanevello - , sempre più chiara è l’esigenza del Sistema<br />
Sanitario Lombardo di integrare ospedale e territorio per garantire la continuità<br />
di cura al paziente. Questo ha portato all'attivazione e condivisione di un piano<br />
di cura in cui le competenze cliniche e infermieristiche sono integrate per una<br />
gestione effi cace del paziente, l’adozione da parte di più realtà ospedaliere di<br />
protocolli comuni, lo sviluppo di capacità di gestione di percorsi assistenziali<br />
complessi per la natura, l’intensità e la durata <strong>dei</strong> problemi trattati, e la<br />
raccolta della fonte informativa necessaria per valutare il costo e l’impatto di<br />
servizi innovativi che utilizzino strumenti di Telemedicina”.<br />
Uno di questi segnali positivi è la presentazione, avvenuta in luglio presso<br />
la Direzione Generale Sanità Regione Lombardia, di un nuovo portale<br />
denominato “Osservatorio Nazionale per la valutazione e il monitoraggio delle<br />
reti e-care nazionali” (www.onecare.cup2000.it) nel quale il Ministero della<br />
Salute e alcune regioni italiane, tra cui Regione Lombardia, sono coinvolte<br />
nel creare un data base di progetti in corso su temi legati a telemedicina,<br />
PROGETTI REGIONALI LOMBARDI<br />
NEI QUALI FONDAZIONE È ATTIVA<br />
1 Ospedalizzazione domiciliare riabilitativa nel<br />
paziente con esiti di recente ictus<br />
2 Telesorveglianza durante protocolli riabilitativi<br />
domiciliari della BPCO<br />
3 Teleconsulto cardiologico per Medici di<br />
Medicina Generale<br />
4 Trattamento riabilitativo domiciliare del paziente<br />
con dolore cervicale cronico<br />
5 Sviluppo e applicazione di tecnologie web-<br />
based per il monitoraggio e la teleriabilitazione<br />
cognitiva e motoria di pazienti affetti da<br />
patologie croniche del sistema nervoso centrale<br />
6 <strong>Il</strong> Governo Clinico Digitale<br />
7 Valutazione di un programma di riabilitazione<br />
basato sul sistema di telemonitoraggio domiciliare<br />
in pazienti anziani con scompenso cardiaco cronico<br />
Altri percorsi aziendali<br />
1 Assistenza domiciliare al paziente affetto da SLA<br />
2 Assistenza domiciliare ai pazienti dimessi con<br />
ventilazione meccanica<br />
telesorveglianza, telesoccorso, telemonitoraggio e telecompagnia<br />
attualmente erogati da strutture sanitarie,<br />
presidi universitari, ASL o aziende.<br />
Attraverso l’implementazione del sito da parte <strong>dei</strong><br />
delegati delle diverse realtà sanitarie, si verrà a creare<br />
una piattaforma comune, una vetrina di interscambio<br />
culturale e operativo, per ora solo italiano, ma in futuro<br />
probabilmente europeo. Grazie al sito, accessibile da<br />
ogni referente incaricato dalle proprie Direzioni Sanitarie<br />
o Scientifi che, operatori e ricercatori potranno studiare,<br />
valutare, confrontare metodi, protocolli e obiettivi evitando<br />
inutili duplicazioni e individuare partner clinici e scientifi ci<br />
al fi ne di arruolare pazienti in comune o prospettare<br />
futuri interscambi scientifi ci. Al contempo, tale vetrina<br />
permetterà al Ministero di avere una fotografi a reale della<br />
situazione della Telemedicina in Italia; sarà inoltre utile<br />
cogliere le differenze territoriali e confrontare le soluzioni<br />
tecnologiche utilizzate dalle diverse strutture.<br />
Tra i progetti regionali presentati in questa sede da Regione<br />
Lombardia, rientrano anche quelli in cui <strong>Fondazione</strong><br />
<strong>Maugeri</strong> è impegnata da molti anni (vedi box in alto).<br />
AIPO E TELEMEDICINA<br />
Anche AIPO (Associazione Italiana<br />
Pneumologi Ospedalieri) è in prima linea<br />
sul fronte Telepneumologia con la prossima<br />
pubblicazione <strong>dei</strong> “Suggerimenti per l’utilizzo<br />
della Telepneumologia” come position<br />
paper dell’Associazione; un documento che<br />
rappresenta l’opinione collettiva del panel di<br />
esperti che si sono costituiti su mandato di<br />
AIPO in materia di teleassistenza di malati<br />
pneumologici e raffi gura la visione della<br />
task force sulla base della letteratura e <strong>dei</strong><br />
documenti presentati da ciascun autore.<br />
Lo scopo è quello di individuare una<br />
omogeneità di linguaggio nel campo della<br />
Telepneumologia e delineare standard di<br />
percorso; sottolineare le evidenze scientifi che<br />
e di farmaco-economia; individuare i<br />
problemi medico legali, il ruolo del MMG<br />
e delle Istituzioni; identifi care le fonti di<br />
fi nanziamento, individuare e presentare modelli<br />
organizzativi e percorsi assistenziali; defi nire<br />
gli indicatori di qualità per l’utilizzo della<br />
assistenza pneumologica erogata a distanza.<br />
<strong>Il</strong> documento è rivolto a medici specialisti<br />
pneumologi, Medici di Medicina Generale,<br />
funzionari responsabili delle ASL, personale<br />
delle Società di Servizio e associazioni di<br />
pazienti.<br />
7
<strong>Il</strong> focus<br />
La Turchia osserva il metodo<br />
di <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong><br />
Dicle Kaymaz, 33 anni, pneumologa, è giunta<br />
dalla Turchia a <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> attraverso<br />
internet. Aveva una borsa di studio e un progetto:<br />
osservare e confrontare differenti modelli di cura<br />
e riabilitazione a domicilio da applicare nel suo<br />
Paese. <strong>Il</strong> Sistema Sanitario Turco, infatti, prevede<br />
che, dopo la stabilizzazione in ospedale, il paziente<br />
venga seguito quasi esclusivamente a domicilio<br />
da un’équipe di medici e riabilitatori. Nell’ottica di<br />
individuare e toccare con mano nuove modalità di<br />
assistenza domiciliare e percorsi di cura a<br />
distanza, la dr.ssa Kaymaz, sotto la guida del<br />
dr. Michele Vitacca, ha trascorso tre mesi di<br />
studio presso<br />
l’Istituto Scientifi co di<br />
Lumezzane proprio<br />
al fi ne di osservare<br />
il nostro modello<br />
di teleassistenza<br />
e raccogliere<br />
informazioni, dati ed<br />
esperienze utili al suo<br />
lavoro scientifi co da riportare in Turchia.<br />
Un’altra importante novità è la recente apertura (settembre<br />
2010) del bando regionale “Nuove Reti Sanitarie -<br />
Telesorveglianza Sanitaria Domiciliare per pazienti<br />
con BPCO grave e molto grave”, riservato alle Unità di<br />
Pneumologia lombarde. Quest'ultimo riguarda il passaggio<br />
dell’assistenza a distanza dalla fase sperimentale a DRG<br />
(Diagnosis Related Groups/Raggruppamenti Omogenei<br />
di Diagnosi), con la conseguente tariffazione come<br />
avviene per qualsiasi altra prestazione medica. In pratica,<br />
8 9<br />
la telesorveglianza domiciliare si confi gura ora come un<br />
modello innovativo di servizio per la gestione di pazienti<br />
con Broncopneumopatia Cronica Ostruttiva grave e molto<br />
grave, che si affi anca alla normale attività del Medico di<br />
Medicina Generale. La durata del servizio è prevista in<br />
sei mesi per consentire al paziente e ai suoi familiari di<br />
acquisire sia una maggior conoscenza della malattia sia<br />
una maggior capacità di gestione diretta della stessa. “Le<br />
divisioni di Pneumologia Riabilitativa della <strong>Fondazione</strong><br />
<strong>Maugeri</strong> - continua il Prof. Spanevello - parteciperanno<br />
al bando anche grazie all’esperienza maturata in questi<br />
anni che ha contribuito allo sviluppo, implementazione<br />
e sperimentazione di sistemi di telemedicina in ambito<br />
nazionale ed europeo”.<br />
“<strong>Il</strong> futuro più lontano vedrà gli Istituti di <strong>Fondazione</strong> sempre<br />
più attori diretti di programmi dedicati alla continuità<br />
assistenziale post acuzie - conclude il Prof. Spanevello -:<br />
è un nuovo progetto ancora tutto da immaginare e da<br />
costruire, dove gli elementi cardine sono rappresentati<br />
da assistenza intermedia, assistenza a minor tasso di<br />
complessità post acuzie, ospedalizzazione domiciliare,<br />
second opinion per ASL, istituzioni, ospedali, associazioni<br />
di pazienti, sorveglianza a distanza, home care. La sfi da<br />
maggiore per la nostra <strong>Fondazione</strong> è individuare le<br />
sinergie possibili con soggetti pubblici, in ambito clinico<br />
e universitario, indispensabili per rendere la continuità<br />
assistenziale, già naturale conseguenza della nostra<br />
mission riabilitativa, anche un’eccellenza”.<br />
NOTIZIE FSM NOTIZIE FSM
10<br />
Attività e...<br />
NOTIZIE FSM<br />
<strong>Il</strong> <strong>valore</strong><br />
<strong>aggiunto</strong><br />
<strong>dei</strong> <strong>bollini</strong> <strong>rosa</strong><br />
C’è anche l’IRCCS <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> tra i 121 ospedali a misura di donna<br />
premiati il 30 giugno scorso da O.N.Da (Osservatorio Nazionale sulla<br />
salute della Donna). Ben due gli istituti che rappresentano la <strong>Fondazione</strong><br />
nella prestigiosa classifi ca degli ospedali “in <strong>rosa</strong>”: l’Istituto di Milano-Via<br />
Camaldoli, che, con due <strong>bollini</strong> assegnati per l’U.O. Struttura Intermedia e<br />
l’U.O. di Riabilitazione Specialistica Neurologica, entra per la prima volta nella<br />
graduatoria, e l’Istituto Scientifi co di Pavia, che quest’anno ha ottenuto il<br />
terzo bollino <strong>rosa</strong> grazie all’U.O. di Chirurgia Senologica e Plastica Oncologica<br />
Particolare attenzione nella cura e nello studio delle patologie e tematiche<br />
di salute femminile e forte impegno nella realizzazione di percorsi e servizi<br />
dedicati alle donne ricoverate: sono queste le caratteristiche principali che<br />
contraddistinguono le realtà cliniche e/o scientifi che all’avanguardia nel<br />
panorama sanitario italiano nell’ambito delle malattie del genere femminile,<br />
premiate e segnalate da O.N.Da attraverso il programma “Bollini <strong>rosa</strong>”.<br />
Un progetto, giunto quest’anno alla quarta edizione, volto a identifi care e<br />
riconoscere le strutture ospedaliere che si distinguono per caratteristiche a<br />
misura di donna, oltre a incentivare le altre ad adeguarsi ai parametri richiesti,<br />
al fi ne di facilitare la scelta del luogo di cura da parte delle donne.<br />
<strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong>, presente sin dalla prima edizione nella classifi ca degli<br />
ospedali “women friendly” grazie al reparto di Chirurgia Senologica e Plastica<br />
Oncologica dell’Istituto di Pavia - via <strong>Maugeri</strong>, quest’anno ha rinforzato la sua<br />
presenza con l’attribuzione di due <strong>bollini</strong> <strong>rosa</strong> all’Istituto di Milano - via Camaldoli<br />
per la Struttura Intermedia e la Riabilitazione Specialistica Neurologica.<br />
Negli ultimi due anni, l’Istituto Scientifi co di Pavia, che già possedeva due<br />
<strong>bollini</strong>, si è impegnato per migliorare i propri standard, raggiungendo i requisiti<br />
richiesti da O.N.Da per l'assegnazione del terzo bollino. Ciò che ha permesso<br />
all’Istituto di raggiungere questo traguardo sono le numerose pubblicazioni<br />
scientifi che relative a patologie femminili e l’impegno a realizzare un ospedale<br />
senza dolore: ben venti le pubblicazioni scientifi che prodotte negli ultimi tre<br />
anni e ben nove addetti, tra medici e infermieri, dedicati all’ambulatorio del<br />
dolore formato da ambulatorio prime visite, follow-up e controllo pazienti con<br />
neurostimolatore. L’Istituto si distingue per le sue caratteristiche strutturali e i<br />
servizi che vanno particolarmente incontro alle esigenze femminili.<br />
Nello specifi co, l’Unità di Chirurgia Senologica e Plastica Oncologica, diretta<br />
dal dr. Vittorio Zanini, è dedicata alla terapia chirurgica<br />
del tumore della mammella e alla sua ricostruzione. “<strong>Il</strong><br />
nostro reparto - spiega il dr. Vittorio Zanini - tratta più di<br />
550 nuovi casi all’anno, ed è al 3° posto in Lombardia,<br />
6° in Italia, nella classifi ca <strong>dei</strong> centri di eccellenza per la<br />
cura del tumore alla mammella; prima Breast Unit in Italia<br />
certifi cata Eusoma, membro della rete internazionale<br />
Senonetwork. Da segnalare, inoltre, l’apertura multietnica<br />
dell’Unità che mette a disposizione la documentazione<br />
informativa in molte lingue e dispone di personale medico<br />
in grado di comunicare nelle principali lingue europee, in<br />
arabo, polacco e serbo-croato”.<br />
Sempre nell’ottica di creare percorsi che si rivolgano con<br />
particolare attenzione alle pazienti del genere femminile,<br />
l’Istituto di Pavia ha costituito, da ormai due anni,<br />
l’Ambulatorio per le Disfunzioni del Pavimento Pelvico<br />
ed ha promosso, all’interno delle U.O. di Oncologia I,<br />
Oncologia II e Riabilitazione Oncologica, linee di ricerca<br />
sulle principali patologie che colpiscono le donne.<br />
L’edizione 2010 <strong>dei</strong> Bollini <strong>rosa</strong> O.N.Da segna l’ingresso<br />
dell’Istituto Scientifi co di Milano nella lista degli ospedali<br />
“amici delle donne”. Due <strong>bollini</strong> assegnati grazie alla<br />
presenza di due Unità Operative Complesse, la Struttura<br />
Intermedia e la Riabilitazione Specialistica Neurologica,<br />
entrambe all’avanguardia nella cura di patologie femminili<br />
e nell’assistenza alle donne. “L’Istituto di Milano - spiega<br />
I BOLLINI<br />
ROSA<br />
IN ITALIA<br />
STRUTTURE<br />
CON 3 BOLLINI<br />
NORD 39<br />
CENTRO 10<br />
SUD 2<br />
STRUTTURE<br />
CON 2 BOLLINI<br />
NORD 34<br />
CENTRO 8<br />
SUD 9<br />
STRUTTURE<br />
CON 1 BOLLINO<br />
NORD 12<br />
CENTRO 4<br />
SUD 3<br />
(Fonte: Guida ai Bollini<br />
Rosa 2010 - O.N.Da)<br />
la dr.ssa Laura Adelaide Dalla Vecchia, responsabile<br />
dell’U.O.C. Struttura Intermedia -, in collaborazione<br />
con la A.S.L. di Milano, porta avanti da circa due anni<br />
la sperimentazione delle cure intermedie che eroga<br />
un' assistenza sanitaria innovativa rivolta ai pazienti nella<br />
fase immediatamente postacuta, di cui il 60% risulta<br />
essere composto da donne. L’organico della nostra unità<br />
è al 90% femminile; anche la maggior parte <strong>dei</strong> consulenti<br />
interni è costituita da donne, e di sesso femminile sono<br />
anche le assistenti sociali e molti <strong>dei</strong> fi sioterapisti,<br />
caposala, infermieri e OSS”.<br />
“L’équipe medica dell’Unità di Riabilitazione Specialistica<br />
Neurologica - afferma il responsabile dr. Gabriele Mora -,<br />
è formata prevalentemente da dottoresse; assiste pazienti<br />
affetti da malattie neurologiche e neurodegenerative,<br />
in particolare la Sclerosi Laterale Amiotrofi ca (SLA) di<br />
cui <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> si occupa da oltre 20 anni. Oltre<br />
all’attività assistenziale, modello di riferimento sia a livello<br />
nazionale sia internazionale, grande attenzione è rivolta<br />
alla ricerca scientifi ca con pubblicazione negli ultimi dieci<br />
anni di oltre trenta articoli originali su riviste internazionali<br />
e numerose comunicazioni scientifi che a congressi”.<br />
Anche nel settore <strong>dei</strong> servizi a misura di donna, l’Istituto di<br />
Milano soddisfa i requisiti richiesti grazie all’attivazione del<br />
Servizio di Ascolto <strong>dei</strong> bisogni del caregiver e alla presenza<br />
di piccole attenzioni con servizi mirati alle degenti donne.<br />
NOTIZIE FSM<br />
11
12<br />
Attività e...<br />
Sopra: Prof. Luca Chiovato<br />
responsabile dell'U.O.<br />
di Medicina Interna ed<br />
Endocrinologia dell'Istituto<br />
Scientifi co di Pavia<br />
Sotto: dr. Luigi La Manna,<br />
Endocrinochirurgo<br />
dell'Istituto Scientifi co<br />
di Pavia<br />
NOTIZIE FSM<br />
Questione<br />
di tiroide<br />
Le patologie della tiroide sono molto frequenti nel nostro Paese, con maggiore<br />
incidenza nella popolazione femminile.<br />
All’U.O. di Medicina Interna ed Endocrinologia dell’Istituto Scientifi co di Pavia<br />
si ricercano le cause, si applicano le terapie e le nuove tecniche chirurgiche<br />
mininvasive adatte alle principali disfunzioni della ghiandola tiroidea<br />
I disturbi che derivano dal mal funzionamento della tiroide sono i più diversi.<br />
In caso di ipotiroidismo, si possono manifestare diffi coltà di concentrazione,<br />
depressione, sonnolenza, aumento di peso, battito cardiaco rallentato. In<br />
caso di ipertiroidismo, il paziente può presentare irritabilità e nervosismo,<br />
insonnia, iperattività, tachicardia, perdita di peso, alterazione del ciclo<br />
mestruale, debolezza.<br />
Si tratta di segni e sintomi frequentemente sottovalutati e, fatta eccezione per<br />
l’aumento di dimensioni della tiroide (gozzo) o per l’esoftalmo dell’ipertiroidismo,<br />
non specifi ci delle malattie tiroidee; spesso, quando rilevati, questi disturbi<br />
non sono attribuiti in prima istanza a una malattia della tiroide. Non è raro,<br />
infatti, che la malattia tiroidea sia scoperta eseguendo esami di laboratorio<br />
per individuare la causa di sintomi aspecifi ci come l’ansia, la tachicardia<br />
o l’aumento di peso. Anche in questo campo, quindi, l’informazione e la<br />
prevenzione svolgono un ruolo molto importante: accade spesso che malattie<br />
tiroidee siano riscontrate durante campagne di sensibilizzazione come quella<br />
promossa lo scorso marzo dal Club delle U.E.C, l’Associazione delle Unità di<br />
Endocrinochirurgia Italiane e dall’A.I.T., Associazione Italiana della Tiroide,<br />
con il patrocinio del Ministero della Salute, della SIMG, Società Italiana di<br />
Medicina Generale e di Cittadinanzattiva - Tribunale per i Diritti del Malato.<br />
Campagna di sensibilizzazione a cui partecipò anche <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong>.<br />
Secondo i dati diffusi durante questa campagna di informazione, nel nostro<br />
paese vi sono circa 6 milioni di persone interessate da patologie tiroidee;<br />
ad essere maggiormente colpite - per ragioni riconducibili alla complessità<br />
del loro sistema endocrino - sono le donne. <strong>Il</strong> 30-40% circa della popolazione<br />
femminile italiana, di tutte le età, presenta infatti anomalie funzionali o<br />
morfologiche (noduli) della tiroide.<br />
Al trattamento delle patologie tiroidee, all’Istituto Scientifi co di Pavia lavora<br />
da alcuni anni un gruppo di specialisti composto di endocrinologi, chirurghi<br />
endocrini, patologi e medici nucleari. Attraverso un corretto inquadramento<br />
diagnostico che comprende l’anamnesi, la visita e numerosi accertamenti<br />
bioumorali e strumentali si può porre una diagnosi precisa che permette di<br />
individuare il percorso terapeutico più appropriato per il singolo paziente.<br />
“<strong>Il</strong> ricorso a esami ecografi ci, con macchine sempre più sensibili e sofi sticate,<br />
consente di rilevare noduli tiroi<strong>dei</strong>, spesso di piccole dimensioni, in circa il<br />
50% della popolazione. La maggioranza di questi noduli sono benigni, i veri<br />
tumori sono il 5% circa” afferma il Professor Luca Chiovato, responsabile della<br />
Unità Operativa di Medicina Interna ed Endocrinologia dell’Istituto di Pavia.<br />
“Le malattie della tiroide più diffuse in Italia sono sicuramente il gozzo<br />
nodulare ed i noduli tiroi<strong>dei</strong> - continua il Prof. Chiovato - causati in larga misura<br />
dalla carenza di iodio nella dieta. Queste malattie possono essere prevenute,<br />
ma non curate, utilizzando sale arricchito con iodio. Molto frequenti sono<br />
anche le disfunzioni tiroidee, l’ipotiroidismo e l’ipertiroidismo, che in molti<br />
casi riconoscono una causa immunitaria. Nella maggior parte <strong>dei</strong> casi, va<br />
sottolineato, si tratta di patologie che non necessitano di alcuna terapia<br />
(noduli non funzionanti di modeste dimensioni) o di sola terapia medica”.<br />
In circa il 10% <strong>dei</strong> casi è tuttavia<br />
necessaria una soluzione chirurgica.<br />
“I pazienti - afferma il dr. Luigi<br />
La Manna, endocrinochirurgo<br />
dell’Istituto Scientifi co di Pavia - sono<br />
oggi più informati rispetto al passato.<br />
Ciononostante, permane un naturale<br />
timore verso il bisturi. Oggi , il ricorso a<br />
nuove tecniche mininvasive consente<br />
di ridurre al minimo l’incisione e<br />
quindi la cicatrice sul collo: un grande<br />
vantaggio estetico - conclude il dr.<br />
La Manna - dato che la maggioranza<br />
delle persone operate sono giovani<br />
donne. Riducendo l’incisione anche il<br />
dolore e il trauma sui tessuti risultano<br />
minimizzati. Con le nuove tecniche,<br />
oltre a limitare al massimo i rischi per<br />
le corde vocali, si è riusciti a ridurre<br />
del 25-30% i tempi degli interventi e a<br />
minimizzare le complicanze”.<br />
COS’È<br />
La tiroide è una<br />
ghiandola endocrina<br />
a forma di farfalla<br />
posizionata nella parte<br />
anteriore della trachea<br />
il cui compito principale<br />
è sintetizzare e produrre<br />
l’ormone tiroxina,<br />
fondamentale nella<br />
regolazione di numerose<br />
funzioni organiche<br />
come: la crescita e lo<br />
sviluppo del sistema<br />
nervoso centrale nel<br />
neonato; il metabolismo,<br />
la frequenza cardiaca, il<br />
ciclo mestruale, il peso<br />
corporeo e la massa<br />
muscolare, i livelli di<br />
colesterolo e la salute<br />
della pelle negli adulti.<br />
I PRINCIPALI<br />
SINTOMI<br />
aipotiroidismo<br />
Depressione, diffi coltà di<br />
concentrazione, umore<br />
variabile, raucedine,<br />
diffi coltà di deglutizione,<br />
pelle e capelli secchi,<br />
intolleranza al freddo,<br />
aumento ponderale,<br />
bradipsichìa, bradicardia,<br />
rallentamento del<br />
metabolismo, sonnolenza,<br />
stipsi, apatia.<br />
aipertiroidismo<br />
Irritabilità e nervosismo,<br />
insonnia, iperattività,<br />
intolleranza al caldo,<br />
perdita di peso corporeo,<br />
gozzo, irritazione agli<br />
occhi, tachicardia, cute<br />
calda, sottile e umida,<br />
tremori, aumento della<br />
sudorazione, diarrea,<br />
alterazione del ciclo<br />
mestruale, segni oculari<br />
e debolezza.
14<br />
Attività e...<br />
Dr. Marco Monticone,<br />
responsabile dell'U.O. di<br />
Riabilitazione Neuromotoria<br />
Specialistica<br />
NOTIZIE FSM<br />
Misurare la<br />
kinesiophobia<br />
<strong>Il</strong> contemporaneo approccio bio-psico-sociale per la cura <strong>dei</strong> pazienti colpiti da<br />
dolore lombare cronico vede il medico specialista in Medicina Riabilitativa alle<br />
prese con alterazioni emotivo-cognitive che possono infl uenzare la scelta della<br />
terapia più adatta al singolo paziente. Una scala tradotta e validata per l’Italia<br />
da alcuni specialisti di <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> permette ora di misurare il livello di<br />
kinesiophobia: la paura del movimento legata al dolore<br />
La signora Lucia, 67 anni, affetta da dolore lombare persistente, esce raramente di<br />
casa, solo se accompagnata e per effettiva necessità. <strong>Il</strong> signor Luigi, 68 anni, operato<br />
dieci anni fa per stenosi lombare, da tempo non cura più il suo orto e passa le<br />
giornate seduto in casa o al bar con gli amici. <strong>Il</strong> signor Franco, invece, 54 anni, ha da<br />
poco subìto un intervento per ernia discale, ma non intende perdere nemmeno un<br />
giorno di lavoro. I comportamenti descritti sono alcuni esempi di reazioni emotivocognitive<br />
che possono manifestarsi in pazienti che soffrono di dolore cronico.<br />
Chi, infatti, in seguito a una caduta, a una patologia o a un intervento, soffre di<br />
dolori persistenti, non solo sviluppa disfunzioni del movimento (rigidità, debolezza<br />
muscolare, alterazioni della postura e della deambulazione,...) dovuti direttamente<br />
al dolore, ma può anche sviluppare alterazioni dell’umore e del comportamento,<br />
secondarie al dolore, che implicano forti condizionamenti della vita quotidiana.<br />
Le alterazioni emotivo-cognitive, che comunque riguardano solo una parte <strong>dei</strong><br />
pazienti con dolore cronico, possono manifestarsi in misura più o meno grave.<br />
Si tratta di atteggiamenti e reazioni al dolore che si insinuano lentamente nella<br />
psicologia del paziente e hanno ricadute pratiche sulla persistenza della malattia.<br />
“Alcuni pazienti, a causa del dolore, sviluppano pensieri e atteggiament nti<br />
controproducenti per il recupero motorio - spiega il dottor Marco Monticon one,<br />
responsabile dell’U.O. di Riabilitazione Neuromotoria Specialistica dell’Istit tituto<br />
Scientifi co di Lissone -: pensieri catastrofi ci, ansia, depressione, paura di non<br />
guarire mai più, paura di uscire di casa, di muoversi e cadere, tipici comporta tamenti<br />
“da malato”. Altri pazienti, invece, per reazione contraria, nonostante provino<br />
dolore, divengono addirittura iperattivi, causando a se stessi danni maggiori. È<br />
importante, per il medico specialista in Medicina Riabilitativa, riuscire a identifi care<br />
e quantifi care queste alterazioni comportamentali, in modo da elaborare re la terapia<br />
più idonea al singolo paziente, tenendo appunto in considerazione lo stato<br />
complessivo della persona, anche a livello psicologico e sociale”.<br />
È stata del dottor Monticone l’idea di tradurre e adattare, secondo la cultura<br />
e la lingua italiana, una scala, già in uso in altri paesi, per la misurazione della<br />
kinesiophobia, la paura del movimento legata al dolore, una delle possibili reazioni<br />
emotivo-cognitive sopradescritte.<br />
“La visione bio-psico-sociale del paziente nella sua globalità<br />
suggerisce al medico di curare e riabilitare la persona in<br />
modo complessivo, a partire dalla malattia, andando oltre<br />
la malattia - continua il dr. Monticone -. <strong>Il</strong> solo approccio<br />
bio-medico è ormai superato: alla riabilitazione motoria si<br />
affi anca la riabilitazione cognitivo-comportamentale. In base<br />
a questo presupposto, è per noi necessario misurare nel<br />
paziente, oltre ai parametri clinici, anche quelli psico-sociali,<br />
quantifi cando le reazioni cognitive e comportamentali<br />
derivanti dal dolore. A tale scopo, le nazioni anglosassoni<br />
dispongono di numerose scale di valutazione, tra cui la Scala<br />
Tampa di Kinesiophobia, non ancora adattata per un utilizzo<br />
in Italia. Con la collaborazione delle psicologhe dr.ssa Ines<br />
Giorgi (Istituto di Pavia) e dr.ssa Barbara Rocca (Istituto di<br />
Lissone), del dr. Cesare Bonezzi e del dr. Massimo Barbieri<br />
dell’Unità di Medicina del Dolore (Istituto di Pavia) e della<br />
dr.ssa Paola Baiardi del Consorzio Valutazione alutazione Biologiche e<br />
Farmacologiche dell’Università versità di d Pavia, abbiamo dapprima<br />
sviluppato la versione sione italiana della scala di kinesiophobia e,<br />
in seguito, condotto cond uno studio che ha portato alla validazione<br />
della traduzione trad italiana della scala e alla dimostrazione<br />
della ella sua utilizzabilità. Con questo strumento è ora possibile<br />
testare il livello di kinesiophobia e migliorare l’intervento<br />
riabilitativo globale, a misura del singolo paziente”.<br />
Lo studio, pubblicato lo scorso maggio sulla rivista<br />
americana SPINE, si è concentrato in particolare sui pazienti<br />
con dolore lombare cronico. “Tradotta e adattata in lingua<br />
italiana - spiega il dr. Marco Monticone -, la scala è stata<br />
somministrata a 178 pazienti (125 femmine e 53 maschi),<br />
di età compresa tra 25 e 87 anni, colpiti da dolore alla<br />
schiena persistente. Superate tutte le verifi che linguistiche<br />
previste dalla metodologia internazionale, la versione<br />
italiana ha dato prova di possedere buona coerenza interna,<br />
affi dabilità, accettabilità e validità. Differenziandosi da<br />
specifi ci parametri volti a misurare l’ansia, la depressione,<br />
la disabilità fi sica e l’intensità del dolore, questa scala è in<br />
grado di quantifi care oggettivamente le principali sfumature<br />
secondarie alla paura del movimento legata al dolore<br />
in soggetti con problematiche muscolo-scheletriche. In<br />
particolare - conclude Monticone -, lo studio ha dimostrato<br />
che i dati raccolti attraverso l’impiego della versione italiana<br />
sono ono corrispondenti corr<br />
a quelli delle altre versioni esistenti<br />
(in inglese, france francese, tedesco, norvegese, portoghese, ...);<br />
questo è molto import mportante a livello clinico e scientifi co:<br />
disporre tutti degli stessi essi strumenti di misurazione ci<br />
mette nella condizione di poter oter paragonare i dati raccolti<br />
e ampliare quindi, a livello interna ernazionale, il campo di<br />
esperienza e confronto”.<br />
REAZIONI EMOTIVO-COMPORTAMENTALI<br />
SECONDARIE AL DOLORE<br />
aPaura del movimento - kinesiophobia. Induce a<br />
coltivare pensieri del tipo: “se svolgessi attività<br />
fi sica temo che potrei farmi male”, “per una<br />
persona nelle mie condizioni non è salutare<br />
svolgere attività fi sica”, ecc.<br />
aAnomalie nelle strategie della vita quotidiana<br />
(strategie di Coping)<br />
Attive: intraprendere o proseguire attività fi siche<br />
nonostante un forte dolore<br />
Passive: interrompere bruscamente o rinunciare<br />
alle attività fi siche alla percezione del minimo<br />
dolore<br />
aPensieri catastrofi ci. Inducono a esagerare<br />
conseguenze negative legate al dolore, dicendo<br />
a se stessi: “non lavorerò mai più”, “non guarirò<br />
più”, “morirò presto”, ecc.<br />
aPregiudizi. Inducono ad accrescere pensieri<br />
errati come: “il mio dolore è causato dal lavoro”,<br />
“è ereditario, non trova sollievo nonostante le<br />
cure migliori”, ecc.<br />
aAnsia, depressione<br />
aAnomalie comportamentali. Inducono a<br />
modifi care il comportamento, spingendo a<br />
rinchiudersi in casa, a non riprendere la normale<br />
attività lavorativa, a evitare piacevoli incontri<br />
sociali, ecc.<br />
NOTIZIE FSM<br />
15
Plus<br />
L’obesità è una condizione patologica determinata da molteplici fattori<br />
interagenti. Quindi, la valutazione e il trattamento del paziente obeso deve essere<br />
multidisciplinare e polispecialistica, sviluppata attraverso l’organizzazione<br />
di un percorso a step, fatto di interventi alimentari, fi sioterapici, chirurgici-<br />
bariatrici e plastico-ricostruttivi e corredato da un supporto psicologico.<br />
16 17<br />
Presso l’Istituto Scientifi co di Telese Terme, all’interno dell’Unità Operativa<br />
Complessa di Riabilitazione Morfofunzionale in Chirurgia Plastica, è attivo da<br />
circa vent’anni il Centro polispecialistico per il trattamento dell'obesità grave.<br />
Nel periodo 2000-2009, il Centro ha visto passare 1.674 pazienti con obesità di<br />
III grado, di cui 997 donne e 677 uomini, di età media 40 anni, dato in discesa<br />
per il crescente numero di giovani che presentano questa patologia; sono<br />
stati eseguiti 223 interventi bariatrici e 113 interventi plastico-ricostruttivi<br />
mediante dermolipectomie di addome, cosce e braccia.<br />
<strong>Il</strong> Centro offre un percorso innovativo che consiste nel creare una rete<br />
riabilitativa clinico-chirurgica che segue pazienti obesi gravi con follow-up di<br />
cinque anni.<br />
“È di assoluta importanza creare e sostenere una rete polispecialistica intorno<br />
al grande obeso - spiega la dottoressa Michelina Scioli, responsabile del<br />
Centro - e organizzare un percorso in cui allestire una trama di supporto al<br />
paziente, che deve essere guidato, controllato e sostenuto, su cui sviluppare<br />
percorsi alimentari, fi sioterapici, chirurgici bariatrici e plastico-ricostruttivi.<br />
<strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> si pone come una struttura leader nel lungo processo<br />
riabilitativo del grave obeso”.<br />
<strong>Il</strong> tutto attraverso il ricovero ordinario che può durare da 30 giorni fi no a<br />
un massimo di 60 giorni, fi nalizzato all’inquadramento e all’inserimento di<br />
pazienti obesi gravi all’interno di un planning di intervento complessivo<br />
individuale; e il day-hospital, che prevede oltre 30 accessi aperti, organizzati<br />
in quattro-cinque appuntamenti la settimana di sette ore circa.<br />
Dopo l’inquadramento, il passo successivo contempla corsi di rieducazione<br />
alimentare sperimentale mediante schede analitico-derscrittive sulla<br />
composizione degli alimenti con incontri di gruppo e sedute di counseling<br />
settimanali di approccio cognitivo-comportamentale.<br />
Durante tutta la durata del percorso il paziente è sottoposto a un regime<br />
NOTIZIE FSM<br />
Grande<br />
obesità:<br />
la cura oltre<br />
la dieta<br />
<strong>Il</strong> trattamento della grande obesità<br />
parte da un radicale cambio nello stile<br />
di vita e, a volte, può terminare in<br />
sala operatoria. Un lungo e paziente<br />
percorso fatto di piccoli passi,<br />
che richiede la partecipazione e la<br />
competenza di un pool di specialisti.<br />
All’Istituto Scientifi co di Telese Terme<br />
un’expertise consolidata<br />
ipocalorico controllato a 1.000 kcal ricco in fi bre,<br />
nonché regimi dietetici metabolicamente personalizzati,<br />
necessariamente accompagnati da attività fi sica<br />
seguita da fi sioterapisti specializzati per circa due<br />
ore al giorno sfruttando le recenti esperienze positive<br />
derivanti dall’utilizzo della pedana wii-fi t: il training <strong>dei</strong><br />
pazienti prevede infatti anche sessioni attraverso questo<br />
dispositivo ludico.<br />
L’ultimo step consiste infi ne nello studio ed inserimento<br />
in planning chirurgico bariatrico e plastico-ricostruttivo.<br />
Nello specifi co, eventuali interventi bariatrici vengono<br />
eseguiti presso le sedi accreditate nella rete, mentre gli<br />
interventi plastico-ricostruttivi sono realizzati all’interno<br />
della struttura di Telese Terme in regime di convenzione.<br />
Lungo tutto il percorso il paziente è accompagnato da<br />
un sostegno di psicoterapia presso le sedi accreditate<br />
OBESITÀ, PATOLOGIA EPIDEMICA<br />
L’obesità è una malattia cronico degenerativa<br />
caratterizzata da un eccesso di massa grassa<br />
nell’organismo. <strong>Il</strong> parametro più utilizzato per<br />
defi nire il grado di obesità è il Body Mass Index<br />
(BMI), che esprime il rapporto tra il peso espresso in<br />
chilogrammi e l’altezza espressa in metri al quadrato<br />
(BMI = Kg/m2). Secondo i parametri indicati nella<br />
tabella a lato è possibile distinguere i pazienti<br />
in sovrappeso e le obesità di vario grado, fi no<br />
all’obesità grave, che è una vera e propria malattia.<br />
nella rete sanitaria locale. “Nel trattamento dell’obesità<br />
il necessario cambiamento nello stile di vita implica<br />
mutamenti profondi, diffi cili da realizzare a causa<br />
di comportamenti socio-culturali sbagliati radicati -<br />
sottolinea la dottoressa Scioli -; spesso poi, eventuali<br />
precedenti delusioni per tentativi di dieta fallimentari<br />
ostacolano un ulteriore approccio terapeutico. Per<br />
questo, oltre alla restrizione calorica, occorre introdurre<br />
un’attività fi sica di bassa intensità e di lunga durata<br />
da eseguirsi quotidianamente. Un percorso di questo<br />
tipo corrisponde, di fatto, a un cambiamento radicale<br />
dello stile di vita del paziente, che va mantenuto anche<br />
dopo il raggiungimento del peso desiderabile. Solo un<br />
percorso assistito e costante nel tempo anche dopo la<br />
dimissione infatti, può portare a risultati duraturi e a un<br />
reale benefi cio per la salute del paziente”.<br />
Nel corso del recente incontro al Senato sul tema “Globesità: strategia ed interventi”, sono stati presentati<br />
i dati sul fenomeno. Nel nostro Paese sono 16 milioni le persone sovrappeso e oltre 5 milioni gli obesi;<br />
anche l’obesità infantile è sempre più diffusa: nella fascia di età tra i 6 e i 17 anni, infatti, 1 bambino su 3 è<br />
sovrappeso e 1 su 4 è obeso. “<strong>Il</strong> problema riguarda oggi, con una tendenza crescente, fasce sempre più<br />
giovani di soggetti - spiega la dottoressa Michelina Scioli -. Presso il nostro Istituto abbiamo rilevato un<br />
aumento del 15% di casi in ragazzi tra i 16 ed i 25 anni”.<br />
L’impatto dell’obesità, soprattutto dell’obesità grave, sui costi sociali nel nostro Paese supera ogni anno<br />
gli 8 miliardi di Euro, pari al 6,7% della spesa sanitaria nazionale, senza contare implicazioni e costi indotti<br />
altrettanto gravosi, come la discriminazione lavorativa, un più basso rendimento scolastico e i conseguenti<br />
disagi psicosociali. I numeri indicano come anche l’Italia si trovi a dover gestire un’epidemia inarrestabile per<br />
proporzioni e dimensioni. Una tendenza in crescita che ha portato l’Organizzazione Mondiale della Sanità a<br />
parlare di globesità (dalla fusione <strong>dei</strong> termini globalizzazione e obesità), che indica una propagazione della<br />
patologia e <strong>dei</strong> problemi ad essa correlati oltre i confi ni <strong>dei</strong> Paesi industrializzati.<br />
Obesità e sovrappeso devono peraltro essere analizzate anche sulla base delle diverse complicanze di<br />
cui sono responsabili, tra le quali il diabete di tipo 2, l’ipertensione arteriosa e altre patologie dell’apparato<br />
cardiovascolare, con ulteriori ricadute negative sui sistemi sanitari nazionali dal punto di vista economico e<br />
sociale.<br />
Sulla base di tali premesse, sono nati due disegni di legge, unifi cati in un provvedimento attualmente in<br />
discussione presso la Commissione Igiene e Sanità del Senato, con l’obiettivo di promuovere specifi ci<br />
programmi di informazione nella scuola dell’obbligo, percorsi di formazione sull’obesità grave per la classe<br />
medica e l’istituzione di un Osservatorio Nazionale sull’Obesità per monitorare l’evoluzione dell’epidemia.<br />
BODY MASS INDEX (BMI) TIPO<br />
Donne Uomini<br />
40 Obesità grave
18<br />
Parola di...<br />
La rubrica Parola di…<br />
di questo numero di Notizie FSM<br />
ospita l'intervista<br />
al Prof. Bruno Dallapiccola,<br />
Direttore Scientifi co<br />
Ospedale Bambino Gesù, Roma<br />
NOTIZIE FSM<br />
La genetica<br />
ci salverà?<br />
La strada del Dna appare segnata senza via di ritorno e le applicazioni ne<br />
confermano le straordinarie potenzialità per il progresso della scienza medica.<br />
Ciò non ha impedito a un gruppo di ricercatori di affermare sulle colonne di<br />
Nature “Nonostante l’enorme <strong>valore</strong> scientifi co della ricerca fatta, le nuove<br />
tecnologie hanno solo un impatto marginale per la cura delle malattie nella<br />
popolazione”. Anche il mondo si chiede se le aspettative circa la rivoluzione<br />
genetica siano state in parte disattese e si interroga sulle implicazioni etiche<br />
della genomica. Ne parliamo con il Professor Bruno Dallapiccola, genetista,<br />
direttore scientifi co Ospedale Bambino Gesù di Roma<br />
Dieci anni fa, l’annuncio della decodifi cazione del genoma umano inaugurava<br />
una nuova era. Di strada da allora ne è stata fatta tanta e i progressi non<br />
mancano, tuttavia molte aspettative appaiono tuttora disattese. Professore,<br />
a che punto siamo?<br />
“Quando, nel 2000, è stato dato l’annuncio della bozza del sequenziamento<br />
del genoma umano, avvenuto un paio d’anni dopo, da più parti si gridava alla<br />
più grande scoperta dell’umanità. Anche se non si può non concordare con<br />
l’idea che si sia trattato di un evento scientifi camente epocale, personalmente,<br />
mettendomi dalla parte del cittadino, ho sempre sottolineato che nessuno si<br />
sarebbe dovuto attendere ricadute rivoluzionarie nel breve periodo. Oltre ad<br />
essere un ricercatore, infatti, sono un medico quotidianamente a contatto con<br />
i pazienti e so che non dovremmo illudere i non addetti ai lavori con promesse<br />
che sappiamo di non poter mantenere, quantomeno in un arco temporale<br />
ragionevole. Per questo, senza volere negare l’importanza straordinaria del<br />
progetto genoma umano, la sua traslazionalità, quello cioè che percepisce il<br />
paziente, è ancora purtroppo lontano da certe predizioni divulgate con molta<br />
superfi cialità”.<br />
Ci aspettano più sorprese di quelle fi nora svelate?<br />
“Attualmente, il maggior risultato della ricerca genetica in campo pratico è<br />
l’uso di test genetici, che migliorano la diagnosi. La terapia ha sicuramente<br />
fatto progressi, ma moltissimi ne deve ancora compiere. Ci si aspettava di<br />
capire molto di più in relazione alle malattie complesse, dall’ipertensione alle<br />
malattie cardiovascolari, al diabete ecc. ma, in effetti, il progresso fatto su<br />
questo fronte è limitato. Se, da un lato, conosciamo centinaia di fattori di<br />
suscettibilità genetica, il loro peso è tanto minimo che di fatto è più importante<br />
agire sugli stili di vita. Un ottimo esempio riguarda l’invecchiamento: negli<br />
ultimi 50 anni la vita media si è allungata di circa 25 anni, senza aver toccato<br />
un gene. Senza dubbio c’è una base genetica, lo dicono i centenari della<br />
Sardegna e non solo quelli, ma dal punto di vista pratico siamo riusciti a fare<br />
molto di meglio modifi cando gli stili di vita, dal controllo della malattia alla<br />
cura dell’alimentazione, fi no a comprendere l’importanza dell’attività fi sica”.<br />
Quali ricadute potranno avere gli sviluppi raggiunti in ambito genetico nello<br />
studio delle malattie rare?<br />
“Un importante risultato consiste nell’avere individuato il difetto biologico<br />
alla base di molte centinaia di queste malattie, con due conseguenze<br />
fondamentali: da un lato il miglioramento delle capacità diagnostiche o<br />
delle possibilità di confermare un sospetto diagnostico; una volta compreso<br />
il meccanismo biologico della malattia, è diventato inoltre possibile in<br />
numerosi casi avviare una terapia e un trattamento più appropriato. In alcune<br />
malattie questo progresso è stato rivoluzionario: una<br />
volta individuato il difetto della malattia metabolica<br />
si è sintetizzata in laboratorio la proteina defi citaria<br />
che è stata poi somministrata. In altri casi, l’impiego di<br />
molecole già sviluppate per altre fi nalità ha permesso di<br />
interferire con le alterazioni metaboliche della malattia;<br />
senza considerare i numerosi vantaggi del progresso delle<br />
conoscenze genetiche nell’ambito della prevenzione”.<br />
Parliamo di terapia genica. Quali benefi ci possiamo<br />
attendere in un futuro prossimo?<br />
“Qualcosa è cambiato da quando si è capito che era<br />
possibile correggere meglio il difetto utilizzando le cellule<br />
staminali. La vera rivoluzione si avrà tuttavia solo quando<br />
si riuscirà a utilizzare la terapia genica nel trattamento<br />
di malattie di grande impatto sociale; quello che tutti<br />
attendiamo, e che potrebbe veramente fare uscire la<br />
terapia genica da questa fase di trattamento di nicchia,<br />
è la cura di una malattia come la talassemia. Alcuni trial<br />
stanno partendo, uno tutto italiano, e nei prossimi due<br />
anni potrebbero segnare questa svolta. Un altro settore<br />
nel quale si attendono risultati importanti è il trattamento<br />
oncologico. Tuttavia ritengo che attualmente esistano<br />
altri protocolli dai quali le malattie rare possono trarre<br />
maggiore benefi cio rispetto alla terapia genica”.<br />
Recentemente il Comitato Nazionale per la Bioetica e il<br />
Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie<br />
e le Scienze della Vita hanno elaborato un documento<br />
sui “Test genetici di suscettibilità e la medicina<br />
personalizzata”, sostanzialmente in linea con l’approccio<br />
cautelativo della Government Accountability Offi ce (GAO)<br />
degli Stati Uniti. Qual è la sua opinione in merito?<br />
“Anche un documento di prossima pubblicazione<br />
della Società Europea di Genetica Umana si allinea<br />
su una posizione di cautela nei confronti dell’uso di<br />
questi test. Siamo preoccupati che il cittadino ignaro<br />
sia sottoposto a una serie di test inutili. Navigando in<br />
internet, per un certo verso è divertente, ma per altro<br />
verso raccapricciante, vedere quali promesse vengono<br />
fatte, con le quali si pretenderebbe di condizionare con<br />
i test del DNA i nostri stili di vita, attraverso la scelta<br />
della dieta più appropriata, o addirittura comprendere se<br />
possediamo un profi lo idoneo a diventare degli atleti. Si<br />
tratta di enfatizzazioni di possibilità che allo stato attuale<br />
le analisi del DNA non hanno: sono poche le situazioni in<br />
cui oggi la predizione può dirci qualche cosa. In questo<br />
ambito rientrano, ad esempio, le malattie cardiovascolari.<br />
Sicuramente, in tema test genetici predittivi è necessaria<br />
una regolamentazione, ma soprattutto è necessario fare<br />
una informazione corretta e capillare”.<br />
Un altro fronte riguarda la farmacogenomica. A che punto<br />
è questo fi lone di ricerca?<br />
“Rispetto alle attese i successi sono abbastanza limitati.<br />
Conosciamo oggi solo una trentina di molecole per le quali<br />
è stato accertato un discreto rapporto con il genoma in<br />
termini di risposta al farmaco e/o suscettibilità agli eventi<br />
avversi. La Food and Drug Administration degli Stati Uniti<br />
ha individuato solo quattro molecole per le quali ritiene<br />
che prima della somministrazione (si tratta per lo più di<br />
farmaci utilizzati nella terapia <strong>dei</strong> tumori) sia opportuno<br />
esaminare le caratteristiche genetiche <strong>dei</strong> soggetti<br />
candidati al trattamento, per verifi carne la capacità di<br />
rispondere e reagire al farmaco. C’è poi un altro aspetto<br />
da considerare: raramente un paziente prende un solo<br />
farmaco. Oltre a capire i problemi dell’interazione tra quel<br />
farmaco e il genoma della persona, va perciò considerata<br />
anche l’interazione tra quella molecola e le altre molecole<br />
con le quali viene a contatto. Questo richiederebbe la<br />
decodifi cazione di una complessità biologica, che oggi<br />
non è possibile”.<br />
La notizia di un nuovo sviluppo nel campo della genetica<br />
applicata, si parli di clonazione, di cellule staminali, di<br />
fecondazione assistita o, più banalmente, di previsioni<br />
sulle aspettative di vita, non manca di sollevare<br />
interrogativi e riaccendere il dibattito sul rapporto tra<br />
progresso della scienza medica e bioetica, che coinvolge<br />
il mondo scientifi co, ma anche la società. Come è<br />
possibile gestire al meglio la discussione nel rispetto<br />
delle legittime posizioni?<br />
“È attuale il dibattito intorno alla proposta di parlare di<br />
bioetica a partire dalle scuole, proposta che in generale<br />
condivido. Credo però che il problema di fondo consista<br />
nella necessità preventiva di formare il corpo <strong>dei</strong> docenti<br />
in grado di insegnare la bioetica in maniera bilanciata e<br />
intellettualmente onesta. Allo stesso modo, per informare<br />
il pubblico e aumentare la coscienza nei confronti di tutti<br />
gli aspetti e le implicazioni del progresso scientifi co,<br />
sarebbe auspicabile una onestà intellettuale che spesso<br />
manca. E ciò dipende da un lato da colpe attribuibili<br />
ai ricercatori stessi, che qualche volta enfatizzano i<br />
risultati delle loro ricerche per ragioni fi n troppo ovvie,<br />
dall’altro lato dal giornalismo scientifi co spesso non<br />
suffi cientemente preparato o, peggio, politicamente<br />
condizionato. Va considerato inoltre che la velocità con cui<br />
il progresso scientifi co avanza è di gran lunga maggiore<br />
rispetto ai tempi necessari ai legislatori nell’elaborare<br />
i testi delle leggi o ai fi losofi e ai pensatori per dare<br />
indicazioni adeguate.<br />
La stragrande maggioranza delle persone, purtroppo<br />
anche tra i medici, aggiorna la propria cultura scientifi ca<br />
direttamente dai giornali, che raramente sono obiettivi.<br />
Questo rafforza il ruolo che l’informazione e la carta<br />
stampata rivestono nella formazione di una coscienza<br />
informata e consapevole sui temi del progresso scientifi co<br />
e della bioetica”.<br />
NOTIZIE FSM<br />
19
20<br />
<strong>Il</strong> convegno di cui parlare<br />
La “2nd HTA Pavia Conference:<br />
technology and management in the hospital”<br />
e il “Progetto Russia”<br />
In classe<br />
NOTIZIE FSM<br />
A quasi quattro anni dalla prima edizione, si è svolta a Pavia, il 21 e 22 giugno,<br />
presso le aule storiche dell’Università, la 2nd HTA Conference: importante<br />
momento di dibattito e approfondimento culturale su svariate tematiche<br />
trasversali e di natura medico-organizzativa. Promossa ed organizzata da TAM<br />
(Centro sul Technology Assessment and Management), <strong>Fondazione</strong> IRCCS<br />
Policlinico San Matteo e Università degli Studi di Pavia, la due giorni di incontri<br />
con relatori internazionali di grande prestigio scientifi co è stata l’occasione per<br />
<strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> di presentare i primi frutti dell’applicazione in medicina<br />
di studi svolti dalla medicina spaziale, possibili grazie al progetto sottoscritto<br />
con l’assistenza di SIB Laboratories LTD, con il Centro Scientifi co Statale della<br />
Federazione Russa - Istituto per i Problemi Medico Biologici della Accademia<br />
Russa delle Scienze (IPBM).<br />
<strong>Il</strong> 21 giugno, in apertura <strong>dei</strong> lavori, il Dr. Olivier Raimond, di SIB Laboratories,<br />
ha presentato il progetto di collaborazione nato per lo studio di tecnologie<br />
avanzate in riabilitazione e nelle nanotecnologie; al contempo, in aula Forlanini<br />
venivano esposti i dispositivi Regent e Korvit, prime applicazioni pratiche, in<br />
uso presso le palestre di <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong>, per la riabilitazione di pazienti<br />
colpiti da ictus o gravi traumi cranio-cerebrali e nella profi lassi e riabilitazione<br />
di disturbi della postura e della locomozione, in casi di immobilità per lunghi<br />
periodi.<br />
<strong>Il</strong> 22 giugno è stata la volta del dr. Beklemyshev Vyacheslav, Direttore dell’Istituto<br />
di Nanotecnologia Applicata dell’Accademia Russa delle Scienze, il quale ha<br />
presentato i risultati delle ricerche attivate nell’ambito delle nanotecnologie<br />
che si svolgono anche presso il CNIT (Centro Nazionale di Informazione<br />
Tossicologica) di Pavia e le Unità di Terapia Occupazionale e Fisiatria della<br />
<strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong>. Le ricerche riguardano da un lato lo sviluppo di tecnologie<br />
per rivestimenti (con impiego di nano materiali battericidi o biocompatibili per<br />
applicazioni mediche, igieniche e sanitarie), dall’altro la realizzazione di vernici<br />
con caratteristiche ecologiche, anti-corrosive e battericide. Le applicazioni in<br />
campo medico consentono la produzione di protesi ortopediche, dispositivi<br />
per la riabilitazione e strumentazioni con proprietà battericide.<br />
La misurazione del dolore e i vari aspetti della sofferenza<br />
Appuntamento per venerdì 29 ottobre, all’Istituto Scientifi co di Pavia, per il “Corso di<br />
aggiornamento in terapia del dolore cronico”. L’evento, organizzato dal dottor Pietro<br />
Preti dell’Unità operativa di Cure palliative dell’Istituto di via <strong>Maugeri</strong>, ha come obiettivo<br />
quello di approfondire due elementi comuni a molte patologie croniche evolutive: la<br />
sofferenza e il dolore.<br />
In almeno due terzi <strong>dei</strong> pazienti che decedono per tumore, infatti, il dolore si presenta<br />
in varia misura. “L’uso appropriato di farmaci analgesici e la misurazione del dolore<br />
sono elementi critici nella pratica quotidiana del medico ospedaliero - spiega il dr.<br />
Preti -. Inoltre, l’introduzione dell’obbligatorietà della misura del dolore nel paziente<br />
ospedalizzato è recente e deve trovare ancora una concreta applicazione”. <strong>Il</strong> corso si<br />
propone di sensibilizzare gli operatori a un atteggiamento più attento verso i bisogni<br />
del paziente sofferente, esaminando sia gli aspetti gestionali medico infermieristici<br />
della misurazione del dolore, sia il supporto psicologico e l’interpretazione <strong>dei</strong> sintomi<br />
nel malato oncologico. Risalto sarà dato anche alle linee guida prescrittive e alla<br />
nuova normativa in tema di cure palliative e terapia del dolore; inoltre si puntualizzerà<br />
sull’utilizzo delle nuove molecole assumibili per via orale.<br />
Per maggiori info: www.centrostudifsm.it.<br />
A CASSANO<br />
IL PRIMO CORSO<br />
AIPO-ARIR<br />
PUGLIESE<br />
Sono stati circa 50, tra medici, fi sioterapisti e infermieri<br />
professionali, i partecipanti al Corso di aggiornamento<br />
teorico pratico in riabilitazione respiratoria organizzato<br />
da AIPO (Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri)<br />
e ARIR (Associazione Riabilitatori dell’Insuffi cienza<br />
Respiratoria) presso l’Istituto Scientifi co di Cassano delle<br />
Murge, dal 20 al 22 maggio scorso. Si è trattato del primo<br />
Corso AIPO-ARIR tenutosi in Puglia: “il corso - afferma il<br />
dr. Mauro Carone, primario della Divisione di Pneumologia<br />
2 dell’Istituto di Cassano, responsabile scientifi co<br />
dell’evento - aveva per obiettivo fornire le basi e le tecniche<br />
<strong>dei</strong> programmi riabilitativi respiratori, per aggiornare chi già<br />
opera nel settore e indicare le corrette basi scientifi che a<br />
chi vuole avvicinarsi a tali tecniche”. L’incontro ha fornito,<br />
nella parte teorica - di alto livello scientifi co grazie alla<br />
presenza di moderatori e oratori di levatura nazionale -,<br />
indicazioni sul corretto “setting” del trattamento riabilitativo<br />
e sul livello di individuazione <strong>dei</strong> programmi riabilitativi;<br />
durante l’ultima giornata, nella sessione pratica, è stato<br />
invece dedicato ampio spazio alla verifi ca delle tecniche<br />
apprese.<br />
La riabilitazione sposa l’intervento educativo-comportamentale<br />
Si svolgerà sabato 20 novembre, presso l’Istituto Scientifi co di Lissone, il corso interno ECM<br />
“Gestione e nursing infermieristici in Medicina Riabilitativa”. L’evento, organizzato dalla dottoressa<br />
Barbara Rocca, è aperto alle fi gure professionali del Medico e dell’Infermiere.<br />
La prima parte della giornata verterà sul concetto di riabilitazione: un processo di educazione che,<br />
all’interno di un programma, fornisce appropriati servizi per i bisogni della persona disabile. <strong>Il</strong> fi ne<br />
ultimo è quello di migliorare il benessere e la realizzazione degli individui sia sul piano fi sico e<br />
sociale, sia su quello psicologico e lavorativo. La complessità <strong>dei</strong> quadri clinici che afferiscono alle<br />
Unità per la riabilitazione impone al personale sanitario competenze tecniche che implicano, oltre<br />
a una chiara conoscenza <strong>dei</strong> bisogni assistenziali, anche una notevole capacità di osservazione,<br />
ascolto e presa in carico globale. L’approccio al paziente, quindi, non può prescindere dalla<br />
conoscenza <strong>dei</strong> particolari aspetti del “nursing riabilitativo”. La seconda parte della giornata sarà<br />
dedicata alle esperienze in riferimento all’intervento educativo-comportamentale del paziente<br />
afferente al Day Hospital. L’intervento è rivolto a gruppi omogenei di pazienti e si svolge in tre<br />
momenti separati: primi giorni di ricovero, metà ricovero, ultimi giorni prima della dimissione.<br />
L’intervento mira a far apprendere anche ai pazienti i principali argomenti di interesse medico e<br />
riabilitativo, al fi ne di migliorare la conoscenza e l’auto-gestione, in ambito muldisciplinare, degli<br />
stessi.<br />
NOTIZIE FSM
22<br />
Lo studio grafi co<br />
NOTIZIE FSM<br />
Telemonitoraggio:<br />
il futuro per le<br />
patologie croniche<br />
I malati di scompenso cardiaco cronico si controllano meglio da casa o in<br />
ospedale? Quali vantaggi derivano da un monitoraggio a distanza e quali sono i<br />
possibili impedimenti? Uno studio, fi nanziato dalla Comunità Europea, organizzato<br />
e diretto dai ricercatori dell’Istituto Scientifi co di Montescano della <strong>Fondazione</strong><br />
<strong>Maugeri</strong>, ha dimostrato che le applicazioni di telemedicina, se attuate con sistemi<br />
di trasmissione semplici, sono ben accettate e utilizzate dai pazienti, e possono<br />
dare risultati interessanti in termini di affi dabilità e osservazione del malato<br />
Oggi, in tutto il mondo occidentale, lo scompenso cardiaco costituisce<br />
uno <strong>dei</strong> principali problemi di salute pubblica poiché interessa l’1-2% della<br />
popolazione ed il 5-10% <strong>dei</strong> soggetti di età avanzata ed è caratterizzato dalla<br />
necessità di frequenti ricoveri in ospedale che rappresentano un costo molto<br />
elevato per il sistema sanitario. Dopo la dimissione dall’ospedale a seguito di<br />
un episodio di scompenso acuto, infatti, il 20% <strong>dei</strong> pazienti viene nuovamente<br />
ospedalizzato a 30 giorni e il 50% a sei mesi. <strong>Il</strong> problema è quindi quello di<br />
prevenire gli episodi acuti che comportano disagi ai pazienti e alle proprie<br />
famiglie e nello stesso tempo determinano un notevole assorbimento di<br />
risorse.<br />
Una soluzione è rappresentata dalla continuità assistenziale: una forma di<br />
assistenza che prosegue, dopo l’ospedale, al domicilio del paziente, in stretta<br />
collaborazione con il Medico di Medicina Generale, per cogliere precocemente<br />
ogni condizione di instabilità evitando che la situazione diventi così severa da<br />
portare il paziente al Pronto Soccorso.<br />
Lo studio HHH – Home or Hospital in Heart failure, fi nanziato dalla Comunità<br />
Europea e svolto in Italia, Inghilterra e Polonia, ha voluto indagare la fattibilità<br />
del monitoraggio <strong>dei</strong> pazienti dal proprio domicilio attraverso sistemi<br />
telematici e gli effetti positivi sulla riduzione delle ospedalizzazioni. In Italia,<br />
lo studio è stato condotto dalle Divisioni di Cardiologia dell’Istituto Scientifi co<br />
di Montescano e del Policlinico di Monza. L’impianto tecnologico-strumentale<br />
del progetto è stato ideato e messo a punto dall’Ing. Gian Domenico Pinna e<br />
dall’Ing. Roberto Maestri del Servizio di Bioingegneria dell’Istituto scientifi co<br />
di Montescano. A un gruppo di 300 malati di scompenso cardiaco cronico<br />
è stato richiesto di inviare periodicamente informazioni da casa sul proprio<br />
stato di salute, parametri vitali ed eventuali problematiche connesse al<br />
trattamento farmacologico e non farmacologico, direttamente all’ospedale di<br />
riferimento.<br />
I risultati sono interessanti da più punti di vista. Innanzitutto, si è constatato<br />
che i pazienti, anche se anziani, sono in grado di trasmettere le informazioni<br />
sul proprio stato di salute; vi è quindi un elevato adattamento alla tecnologia,<br />
se semplice da utilizzare. In secondo luogo è emerso il punto critico del<br />
monitoraggio a distanza: da una attenta analisi della gestione <strong>dei</strong> dati da<br />
parte <strong>dei</strong> centri delle tre nazioni coinvolte, è risultato evidente che solo nei<br />
centri con maggiore competenza e motivazione all’uso della telemedicina,<br />
come accade per i centri di <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong>, i dati trasmessi dai pazienti<br />
sono stati effi cacemente utilizzati per la gestione domiciliare. Ciò signifi ca<br />
che la tecnologia è alla portata <strong>dei</strong> pazienti, ma, al contrario, il personale<br />
medico e paramedico all’interno degli ospedali deve essere meglio formato e<br />
motivato ad attuare strategie effi cienti di tele-gestione <strong>dei</strong> pazienti.<br />
LO STUDIO: Home or Hospital in Heart failure<br />
OVVERO: verifi care la fattibilità del controllo domiciliare <strong>dei</strong> pazienti affetti da<br />
scompenso cardiaco cronico con un nuovo sistema di telemonitoraggio e testarne<br />
l’effi cacia nella riduzione delle reospedalizzazioni e morte cardiaca<br />
215ITALIA<br />
72 Usual Care<br />
143 Telemonitoraggio domiciliare<br />
187POLONIA<br />
67 Usual Care<br />
120 Telemonitoraggio domiciliare<br />
METODO<br />
Suddivisione <strong>dei</strong> pazienti telemonitorati<br />
in 3 gruppi in base alla complessità della<br />
strumentazione di telemonitoraggio assegnata:<br />
strategia 1 (104 pz) contatto telefonico mensile<br />
con infermiere, segreteria telefonica 24 ore<br />
strategia 2 (94 pz) come 1 + trasferimento<br />
settimanale <strong>dei</strong> parametri vitali<br />
strategia 3 (101 pz) come 2 + esecuzione<br />
e invio mensile registrazione cardiorespiratoria<br />
RISULTATI<br />
Sebbene lo studio, nel suo complesso, abbia<br />
prodotto un risultato neutro a seguito di alcune<br />
criticità nell’arruolamento <strong>dei</strong> pazienti in Polonia,<br />
quando i dati sono stati analizzati per i soli centri<br />
italiani - che comunque comprendevano metà<br />
della popolazione dello studio - si è osservata una<br />
signifi cativa riduzione delle reospedalizzazioni e<br />
morte cardiaca dal 25% al 12%<br />
11ospedali coinvolti<br />
in 3 nazioni europee: ITALIA,<br />
POLONIA, INGHILTERRA<br />
12 mesi<br />
Tempo di osservazione<br />
CAMPIONE<br />
arruolati 461 pazienti<br />
con scompenso cardiaco<br />
cronico, età compresa<br />
tra 18 e 85 anni<br />
59INGHILTERRA<br />
21 Usual Care<br />
38 Telemonitoraggio domiciliare<br />
CONCLUSIONI<br />
IL RICORSO A STRUMENTI SEMPLICI,<br />
AUTOGESTITI DAL PAZIENTE, E<br />
OPPORTUNAMENTE VAGLIATI, PUÒ<br />
FACILITARE LA MESSA IN ATTO DI TERAPIE<br />
E IL LORO ASSIDUO CONTROLLO IN CASO<br />
DI PATOLOGIE CRONICHE, QUALI LO<br />
SCOMPENSO CARDIACO, CON BENEFICI<br />
EFFETTI SUL NUMERO DEI RICOVERI<br />
OSPEDALIERI E SULLA MORTALITÀ<br />
23
22<br />
Lo studio grafi co<br />
NOTIZIE FSM<br />
Telemonitoraggio:<br />
il futuro per le<br />
patologie croniche<br />
I malati di scompenso cardiaco cronico si controllano meglio da casa o in<br />
ospedale? Quali vantaggi derivano da un monitoraggio a distanza e quali sono i<br />
possibili impedimenti? Uno studio, fi nanziato dalla Comunità Europea, organizzato<br />
e diretto dai ricercatori dell’Istituto Scientifi co di Montescano della <strong>Fondazione</strong><br />
<strong>Maugeri</strong>, ha dimostrato che le applicazioni di telemedicina, se attuate con sistemi<br />
di trasmissione semplici, sono ben accettate e utilizzate dai pazienti, e possono<br />
dare risultati interessanti in termini di affi dabilità e osservazione del malato<br />
Oggi, in tutto il mondo occidentale, lo scompenso cardiaco costituisce<br />
uno <strong>dei</strong> principali problemi di salute pubblica poiché interessa l’1-2% della<br />
popolazione ed il 5-10% <strong>dei</strong> soggetti di età avanzata ed è caratterizzato dalla<br />
necessità di frequenti ricoveri in ospedale che rappresentano un costo molto<br />
elevato per il sistema sanitario. Dopo la dimissione dall’ospedale a seguito di<br />
un episodio di scompenso acuto, infatti, il 20% <strong>dei</strong> pazienti viene nuovamente<br />
ospedalizzato a 30 giorni e il 50% a sei mesi. <strong>Il</strong> problema è quindi quello di<br />
prevenire gli episodi acuti che comportano disagi ai pazienti e alle proprie<br />
famiglie e nello stesso tempo determinano un notevole assorbimento di<br />
risorse.<br />
Una soluzione è rappresentata dalla continuità assistenziale: una forma di<br />
assistenza che prosegue, dopo l’ospedale, al domicilio del paziente, in stretta<br />
collaborazione con il Medico di Medicina Generale, per cogliere precocemente<br />
ogni condizione di instabilità evitando che la situazione diventi così severa da<br />
portare il paziente al Pronto Soccorso.<br />
Lo studio HHH – Home or Hospital in Heart failure, fi nanziato dalla Comunità<br />
Europea e svolto in Italia, Inghilterra e Polonia, ha voluto indagare la fattibilità<br />
del monitoraggio <strong>dei</strong> pazienti dal proprio domicilio attraverso sistemi<br />
telematici e gli effetti positivi sulla riduzione delle ospedalizzazioni. In Italia,<br />
lo studio è stato condotto dalle Divisioni di Cardiologia dell’Istituto Scientifi co<br />
di Montescano e del Policlinico di Monza. L’impianto tecnologico-strumentale<br />
del progetto è stato ideato e messo a punto dall’Ing. Gian Domenico Pinna e<br />
dall’Ing. Roberto Maestri del Servizio di Bioingegneria dell’Istituto scientifi co<br />
di Montescano. A un gruppo di 300 malati di scompenso cardiaco cronico<br />
è stato richiesto di inviare periodicamente informazioni da casa sul proprio<br />
stato di salute, parametri vitali ed eventuali problematiche connesse al<br />
trattamento farmacologico e non farmacologico, direttamente all’ospedale di<br />
riferimento.<br />
I risultati sono interessanti da più punti di vista. Innanzitutto, si è constatato<br />
che i pazienti, anche se anziani, sono in grado di trasmettere le informazioni<br />
sul proprio stato di salute; vi è quindi un elevato adattamento alla tecnologia,<br />
se semplice da utilizzare. In secondo luogo è emerso il punto critico del<br />
monitoraggio a distanza: da una attenta analisi della gestione <strong>dei</strong> dati da<br />
parte <strong>dei</strong> centri delle tre nazioni coinvolte, è risultato evidente che solo nei<br />
centri con maggiore competenza e motivazione all’uso della telemedicina,<br />
come accade per i centri di <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong>, i dati trasmessi dai pazienti<br />
sono stati effi cacemente utilizzati per la gestione domiciliare. Ciò signifi ca<br />
che la tecnologia è alla portata <strong>dei</strong> pazienti, ma, al contrario, il personale<br />
medico e paramedico all’interno degli ospedali deve essere meglio formato e<br />
motivato ad attuare strategie effi cienti di tele-gestione <strong>dei</strong> pazienti.<br />
LO STUDIO: Home or Hospital in Heart failure<br />
OVVERO: verifi care la fattibilità del controllo domiciliare <strong>dei</strong> pazienti affetti da<br />
scompenso cardiaco cronico con un nuovo sistema di telemonitoraggio e testarne<br />
l’effi cacia nella riduzione delle reospedalizzazioni e morte cardiaca<br />
215ITALIA<br />
72 Usual Care<br />
143 Telemonitoraggio domiciliare<br />
187POLONIA<br />
67 Usual Care<br />
120 Telemonitoraggio domiciliare<br />
METODO<br />
Suddivisione <strong>dei</strong> pazienti telemonitorati<br />
in 3 gruppi in base alla complessità della<br />
strumentazione di telemonitoraggio assegnata:<br />
strategia 1 (104 pz) contatto telefonico mensile<br />
con infermiere, segreteria telefonica 24 ore<br />
strategia 2 (94 pz) come 1 + trasferimento<br />
settimanale <strong>dei</strong> parametri vitali<br />
strategia 3 (101 pz) come 2 + esecuzione<br />
e invio mensile registrazione cardiorespiratoria<br />
RISULTATI<br />
Sebbene lo studio, nel suo complesso, abbia<br />
prodotto un risultato neutro a seguito di alcune<br />
criticità nell’arruolamento <strong>dei</strong> pazienti in Polonia,<br />
quando i dati sono stati analizzati per i soli centri<br />
italiani - che comunque comprendevano metà<br />
della popolazione dello studio - si è osservata una<br />
signifi cativa riduzione delle reospedalizzazioni e<br />
morte cardiaca dal 25% al 12%<br />
11ospedali coinvolti<br />
in 3 nazioni europee: ITALIA,<br />
POLONIA, INGHILTERRA<br />
12 mesi<br />
Tempo di osservazione<br />
CAMPIONE<br />
arruolati 461 pazienti<br />
con scompenso cardiaco<br />
cronico, età compresa<br />
tra 18 e 85 anni<br />
59INGHILTERRA<br />
21 Usual Care<br />
38 Telemonitoraggio domiciliare<br />
CONCLUSIONI<br />
IL RICORSO A STRUMENTI SEMPLICI,<br />
AUTOGESTITI DAL PAZIENTE, E<br />
OPPORTUNAMENTE VAGLIATI, PUÒ<br />
FACILITARE LA MESSA IN ATTO DI TERAPIE<br />
E IL LORO ASSIDUO CONTROLLO IN CASO<br />
DI PATOLOGIE CRONICHE, QUALI LO<br />
SCOMPENSO CARDIACO, CON BENEFICI<br />
EFFETTI SUL NUMERO DEI RICOVERI<br />
OSPEDALIERI E SULLA MORTALITÀ<br />
23
Non chiamatela<br />
semplicemente cyclette<br />
TecHnologie<br />
del 4-5% per ogni settimana di allettamento), nel paziente<br />
critico provoca una riduzione della funzionalità muscolare<br />
ancora più rapida a causa <strong>dei</strong> processi infi ammatori in<br />
atto, delle terapie farmacologiche e per la presenza di<br />
alterazioni neuromuscolari secondarie alla patologia<br />
critica. Le sedute di fi sioterapia per il riadattamento allo<br />
sforzo e il ripristino della funzionalità muscolare non<br />
sempre iniziano nel reparto di terapia intensiva, ma spesso<br />
prendono il via solo dopo il trasferimento del paziente<br />
critico in un reparto di degenza o in un’unità di terapia<br />
sub-intensiva respiratoria. Nel frattempo, la condizione di<br />
allettamento scatena delle variazioni che coinvolgono le<br />
funzioni polmonari, cardiovascolari, cognitive e muscolari;<br />
ciò può potenzialmente complicare il decorso clinico.<br />
“In passato - continua Giancarlo Piaggi, fi sioterapista<br />
coordinatore della U.O. di Riabilitazione Pneumologica<br />
dell’Istituto Scientifi co di Pavia - i pazienti critici venivano<br />
considerati troppo compromessi per tollerare una<br />
seduta di fi sioterapia incentrata sull’esercizio fi sico.<br />
Attualmente, invece, vi è ampio consenso circa il fatto che<br />
la precoce mobilizzazione viene considerata un’attività<br />
sicura, valida e fattibile nel paziente critico con iniziale<br />
stabilizzazione delle condizioni cardiorespiratorie. È stato<br />
inoltre dimostrato come la mobilizzazione precoce riduca<br />
il tempo di svezzamento dalla ventilazione meccanica”.<br />
A questo proposito, il dottor Stefano Nava, responsabile<br />
della Unità Operativa di Riabilitazione Pneumologica<br />
dell’Istituto Scientifi co di Pavia, in veste di membro della<br />
Task Force congiunta della European Respiratory Society<br />
e della European Society of Intensive Care Medicine<br />
sulla fi sioterapia nel paziente critico, ha partecipato<br />
alla stesura di un documento uffi ciale, pubblicato su<br />
Intensive Care Medicine nel 2008 che, oltre a fare il punto<br />
sulla evidenza scientifi ca della fi sioterapia nel paziente<br />
critico, ne disciplina l’attuazione e le indicazioni.<br />
L’esercizio fi sico assume quindi un ruolo fondamentale nel<br />
paziente critico e rappresenta una vera e propria tecnica di<br />
intervento che deve essere programmata in modi e tempi<br />
corretti. “È necessario innanzitutto che il trattamento sia<br />
sicuro e consideri le eventuali limitazioni del paziente<br />
- conferma il dr. Ceriana -, in modo da ridurre al minimo<br />
il rischio di effetti collaterali, attraverso un’attenta<br />
valutazione preliminare e il monitoraggio continuo delle<br />
funzioni vitali del paziente. In base alle risposte agli stimoli<br />
forniti durante le singole sedute, il team riabilitativo<br />
personalizza quotidianamente il trattamento scegliendone<br />
le caratteristiche. Esiste infatti un’enorme variabilità in<br />
termini di durata e frequenza delle sedute”.<br />
26 27<br />
NOTIZIE FSM<br />
Lo staff dell’U.O. di Riabilitazione<br />
Pneumologica dell’Istituto di Pavia.<br />
Da sinistra a destra:<br />
Manuela Piran, Piero Ceriana,<br />
Stefano Nava, Serena Vittori,<br />
Giancarlo Piaggi, Serena Cirio<br />
MOTOMED ® è una speciale cyclette adatta ai pazienti affetti da insuffi cienza<br />
respiratoria, dipendenti dal respiratore artifi ciale e allettati per lunghi<br />
periodi. In uso presso le Unità di Riabilitazione Pneumologica<br />
degli Istituti Scientifi ci di Pavia e Lumezzane, permette l’attuazione di<br />
speciali programmi di riabilitazione motoria per pazienti critici<br />
Mantenere allenata la muscolatura degli arti e iniziare un trattamento<br />
riabilitativo precoce pur rimanendo a letto. Possibile? Sì. Ci pensa il MOTOMED ®,<br />
una speciale cyclette dedicata ai pazienti con insuffi cienza dell’apparato<br />
respiratorio e muscolo scheletrico i quali, nonostante la condizione di<br />
immobilità, parziale o totale, possono avvalersi di programmi di riabilitazione<br />
studiati a loro misura per ridurre le complicazioni causate dall’allettamento e<br />
accorciare i tempi di recupero funzionale.<br />
“Alcuni reparti di riabilitazione respiratoria comprendono l’Unità di terapia subintensiva<br />
respiratoria, nella quale vengono ricoverati pazienti a elevato livello<br />
di complessità clinica e dipendenza assistenziale - spiega il dr. Piero Ceriana<br />
dell’Unità Operativa di Riabilitazione Pneumologica dell’Istituto Scientifi co di<br />
Pavia -. Si tratta in genere di pazienti affetti da grave insuffi cienza respiratoria<br />
secondaria a differenti patologie: malattie respiratorie croniche riacutizzate,<br />
stati critici post-operatori (di solito dopo chirurgia cardiotoracica) o malattie<br />
neuromuscolari che compromettono l’effi cienza della pompa ventilatoria<br />
toraco-diaframmatica”.<br />
<strong>Il</strong> comune denominatore di questi pazienti è la necessità di ventilazione<br />
artifi ciale meccanica per via tracheotomica e la marcata compromissione<br />
dello stato clinico generale. Provengono solitamente da una unità di terapia<br />
intensiva generale e presentano, oltre all’insuffi cienza respiratoria, anche<br />
altri postumi del recente fatto acuto, tra cui spicca, per importanza, il<br />
defi cit dell’apparato muscolo scheletrico, che è responsabile dello stato di<br />
allettamento del paziente. Questa condizione si manifesta con diversi livelli di<br />
gravità, dalla semplice impossibilità al mantenimento della stazione eretta a<br />
stati di vera e propria paralisi degli arti con immobilità totale.<br />
La graduale ripresa a livello respiratorio e motorio di questa tipologia di pazienti,<br />
poco collaboranti, stressati dalla malattia e dalle molte apparecchiature che<br />
li circondano, nonché ostacolati a comunicare con la voce per la presenza<br />
della tracheotomia, è frutto di programmi di riabilitazione respiratoria<br />
studiati appositamente per pazienti allettati e ad alto livello di complessità<br />
assistenziale.<br />
L’allettamento prolungato, che induce modifi cazioni a livello delle masse<br />
muscolari anche in soggetti sani (si verifi ca una diminuzione di forza muscolare<br />
“Al di là delle apparenze - spiega Piaggi -, si tratta di una<br />
macchina sofi sticata che si posiziona al letto del paziente<br />
e consente l’esercizio fi sico a diversi livelli di intensità e<br />
interazione, sia per il paziente totalmente passivo e privo<br />
di ogni movimento sia per il paziente con conservata<br />
attività motoria. Quando il MOTOMED ® viene azionato,<br />
il paziente segue il movimento <strong>dei</strong> pedali, mentre un<br />
“sistema intelligente” regola l’intensità dello sforzo in<br />
base alla forza impiegata dal paziente: all’aumentare<br />
della spinta da parte del paziente, la macchina lo aiuta<br />
sempre meno, accompagnandolo progressivamente<br />
verso un allenamento muscolare più intenso. Inoltre, il<br />
MOTOMED ® permette di visualizzare il lavoro compiuto<br />
separatamente dagli arti, indicando la percentuale di<br />
spinta proveniente dal destro e dal sinistro, evidenziando<br />
eventuali asimmetrie”.<br />
Riabilitazione di paziente pneumologico con MOTOMED ®<br />
La debolezza muscolare<br />
La debolezza muscolare progredisce molto<br />
rapidamente; essa è clinicamente presente<br />
aNEL 25-33% DEI PAZIENTI VENTILATI<br />
MECCANICAMENTE TRA I 4 E I 7 GIORNI<br />
aNEL 60% DEI PAZIENTI CON ARDS<br />
(SINDROME DA STRESS RESPIRATORIO)<br />
aNEL 35-76% DEI PAZIENTI CON SEPSI<br />
La regressione da tale processo è molto lenta<br />
e richiede anche periodi di tempo superiori ai<br />
6 mesi.
28<br />
TecHnologie<br />
NOTIZIE FSM<br />
Dispositivi<br />
bio-medici<br />
domiciliari:<br />
la sicurezza<br />
prima di tutto<br />
La nuova norma collaterale EN 60601-1-11, per le apparecchiature destinate<br />
ad essere utilizzate a domicilio, rappresenta un grande passo avanti nella<br />
regolamentazione degli apparecchi domiciliari. L’impiego sempre più ampio<br />
di tali strumenti comporta la necessità di normative atte a garantire<br />
la sicurezza del paziente e la certezza <strong>dei</strong> dati rilevati<br />
<strong>Il</strong> sistema sanitario, supportato dalle innovazioni tecnologiche, si muove<br />
sempre più verso la gestione telematica di numerose attività, con la fi nalità<br />
ultima di rispondere alle nuove esigenze della popolazione. Monitoraggio e<br />
sorveglianza remoti <strong>dei</strong> pazienti prendono sempre più piede al fi ne di garantire<br />
un’assistenza continuativa dopo il ricovero, riuscendo, inoltre, a contenere<br />
le risorse economiche. La Telemedicina rappresenta così una delle maggiori<br />
scommesse in ambito sanitario. Questa grande rivoluzione nei servizi alla<br />
persona malata si avvale dell’appoggio dell’ingegneria clinica, disciplina che<br />
partecipa alla cura della salute garantendo un uso sicuro, appropriato ed<br />
economico delle tecnologie nei servizi sanitari.<br />
La legge ha il compito di stare al passo con la grande evoluzione tecnologicoinformatica<br />
che caratterizza la medicina in questo momento. “Ogni<br />
apparecchiatura deve rispondere ai requisiti di legge e a precise caratteristiche<br />
di prestazione e di sicurezza - spiega l’Ing. Emanuele Carlo Christin dell’Uffi cio<br />
Acquisti, Logistica e Patrimonio di <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong>, Presidente<br />
dell’Associazione Italiana di Bioingegneria (A.I.B.) -; le strumentazioni adatte<br />
all’utilizzo da parte del paziente o di un suo famigliare, proprio per la loro<br />
particolare destinazione, devono soddisfare anche l’esigenza di semplicità.<br />
Trattandosi comunque di strumenti complessi, il loro corretto funzionamento<br />
deve essere sempre garantito da costanti controlli tecnici”.<br />
Per questo motivo, la nuova norma EN 60601-1-11, pubblicata a livello<br />
europeo il 28/04/2010 e destinata a entrare in vigore entro i prossimi cinque<br />
anni, rappresenta un punto fermo per gli addetti ai lavori. “Le principali novità<br />
relative alla norma collaterale sulle apparecchiature elettromedicali d’uso<br />
domiciliare - afferma l’Ing. Christin - riguardano innanzitutto l’introduzione<br />
del concetto di “operatore domiciliare”, che può coincidere con il parente<br />
del paziente o con personale non adeguatamente preparato. La norma, a<br />
questo proposito, ha defi nitivamente sancito la necessità della completezza,<br />
della comprensibilità e della semplicità della documentazione annessa alle<br />
apparecchiature. I manuali d’uso, in ottemperanza a tale norma, dovranno<br />
essere realizzati tenendo conto della non professionalità dell’utilizzatore,<br />
vale a dire persone anziane o non completamente autosuffi cienti. La legge<br />
sottolinea inoltre quanto la non conformità dell’impianto elettrico possa<br />
rappresentare un pericolo per la sicurezza del paziente e delle apparecchiature<br />
elettromedicali stesse”.<br />
Per entrare nello specifi co, questa nuova normativa prescrive l’uso di<br />
apparecchiature di classe elettrica II, ovvero senza messa a<br />
terra, determinando il divieto di utilizzo di apparecchiature<br />
di classe I, con messa a terra. Questo accorgimento di<br />
fatto tende a eliminare eventuali problemi derivanti da<br />
impianti elettrici casalinghi non a norma o vetusti. Sul<br />
fronte della sicurezza del paziente, questa norma impone<br />
la presenza di fonti di energia addizionali qualora a<br />
causa del malfunzionamento dell’apparecchiatura possa<br />
derivare un serio danno al paziente. La stessa introduce<br />
la necessità di un allarme a distanza affi nché l’assistente<br />
domiciliare possa essere tempestivamente avvisato di<br />
eventuali malfunzionamenti.<br />
<strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong>, a livello ambulatoriale e nelle<br />
applicazioni di Telemedicina, particolarmente in<br />
ambito cardiologico e pneumologico, si avvale di<br />
differenti dispositivi per il monitoraggio domiciliare o la<br />
domiciliazione dell’assistenza; vi sono apparecchi per la<br />
diagnosi, come holter e polisonnigrafi , e apparecchiature<br />
per il monitoraggio telemetrico quali ecg monoderivazione,<br />
pulsossimetri e misuratori di pressione non invasivi.<br />
“Le apparecchiature elettromedicali necessitano di<br />
particolari attenzioni in tutte le fasi del processo di<br />
acquisto per assicurarne uno stato ottimale nel corso del<br />
loro utilizzo” continua l’Ing. Christin.<br />
Per quanto riguarda la sicurezza delle apparecchiature,<br />
esistono direttive, norme tecniche e severi standard<br />
di prestazione. “È obbligatorio immettere sul mercato<br />
esclusivamente apparecchiature che possiedono il<br />
certifi cato di conformità alla direttiva europea Dispositivi<br />
Medici (CEE 2007/47)” conclude l’ingegnere. Questa<br />
direttiva, recepita in Italia da un recente decreto legge,<br />
ha introdotto alcune novità che riguardano anche le<br />
apparecchiature ad uso domiciliare: per la prima volta<br />
anche il software utilizzato per il funzionamento delle<br />
macchine è considerato un dispositivo medico al pari<br />
delle componenti hardware.<br />
I NUMERI<br />
aApparecchiature elettromedicali: 13.000<br />
aContratti di manutenzione attivi per 4,5<br />
milioni di euro<br />
aOltre 20.000 attività annuali<br />
Verifi che di Sicurezza elettriche<br />
Controlli di Qualità<br />
Tarature<br />
Manutenzioni preventive<br />
Collaudi di accettazione<br />
aApparecchiature acquistate fra il 2009<br />
e il 2010: 1.400 per un <strong>valore</strong> di oltre<br />
15 milioni di euro<br />
aPiano di manutenzione personalizzato per<br />
ogni singolo apparecchio<br />
Ing. Emanuele Carlo Christin dell’Uffi cio Acquisti, Logistica e<br />
Patrimonio di <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong>; Presidente dell’Associazione<br />
Italiana di Bioingegneria<br />
EXPOSANITÀ 2010<br />
IL TEMA DELLA SICUREZZA DI QUESTE<br />
APPARECCHIATURE È MOLTO SENTITO NEL<br />
MONDO DELLA SANITÀ: PER UN CORRETTO<br />
UTILIZZO E PER OTTENERE DATI CERTI,<br />
LE APPARECCHIATURE DEVONO ESSERE<br />
ASSOLUTAMENTE CONFORMI. DI QUESTO<br />
SI È OCCUPATO UN CONVEGNO DAL TITOLO<br />
“LA SICUREZZA DEI DISPOSITIVI MEDICI<br />
ELETTROMEDICALI NELLE INSTALLAZIONI<br />
DOMICILIARI” TENUTO LO SCORSO MAGGIO<br />
DALL’ING. CHRISTIN NEL CORSO DELLA<br />
MANIFESTAZIONE EXPOSANITÀ DI BOLOGNA.<br />
ULTERIORE TESTIMONIANZA DELLA GRANDE<br />
ATTENZIONE PRESTATA ATTUALMENTE A<br />
QUESTA MATERIA.<br />
NOTIZIE FSM<br />
29
Stili di vita<br />
Misuravo il passare<br />
del tempo, essendo<br />
consapevole di non<br />
saper più leggere, né<br />
contare, né leggere l’ora<br />
... l’orologio tanto familiare<br />
che regolava implacabile<br />
il ritmo frenetico della<br />
mia vita quotidiana, era<br />
diventato all’improvviso<br />
un oggetto estraneo ed<br />
incomprensibile ... stesa<br />
sul letto nella mia forzata<br />
immobilità, osservavo<br />
dal balcone della stanza<br />
da letto, il lentissimo<br />
passare del tempo dal<br />
cambiamento <strong>dei</strong> colori,<br />
determinato dal variare<br />
dell’intensità della luce<br />
del sole (persona guarita<br />
dall’afasia)<br />
NOTIZIE FSM<br />
Ritmi<br />
di vita:<br />
ad ognuno<br />
il suo.<br />
Vivere con lentezza<br />
La società moderna impone ritmi di vita frenetici e senza sosta: i ritmi<br />
<strong>dei</strong> bambini, delle mamme, di chi lavora. Superata la soglia di un centro<br />
di cura, di un'Unità Operativa di Risveglio o di Neuroriabilitazione,<br />
Spinale, Cardiologica o Pneumologica, o entrando nell’abitazione di un<br />
ammalato cronico, il quadro cambia: il ritmo di vita è quello del malato,<br />
da rispettare e a cui adeguarsi.<br />
Quando la malattia irrompe nella vita di un individuo per restarci impone<br />
un radicale cambiamento dello stile di vita, obbligandolo a imparare a<br />
convivere con essa, affrontare processi di accettazione, apprendimento<br />
e modifi cazione, dare signifi cato a un diverso modo di vivere, ripensare<br />
il suo futuro e acquisire nuove abilità e competenze.<br />
Lo stravolgimento nelle abitudini quotidiane non tocca però solo il<br />
paziente, ma anche il caregiver, la persona che si prende carico del proprio<br />
caro e verosimilmente se ne occuperà anche dopo la dimissione.<br />
Qui entra in gioco l’équipe di medici, psicologi, infermieri, fi sioterapisti,<br />
logopedisti, terapisti occupazionali, il cui ruolo sta proprio nel riuscire<br />
a trovare con il paziente delle strategie che lo aiutino a metabolizzare<br />
il cambiamento e trovare la motivazione per andare avanti, lavorando<br />
al processo di riabilitazione e al recupero delle abilità residue e della<br />
qualità di vita, la migliore possibile.<br />
Come cambia il ritmo di vita di una persona<br />
vittima di un evento avverso o<br />
comunque sofferente di una patologia<br />
cronica invalidante?<br />
E come si defi nisce l’approccio dello<br />
specialista e in genere del caregiver nel<br />
rispetto del ritmo di vita dell’ammalato?<br />
<strong>Il</strong> parere dello specialista<br />
30 31
Stili di vita<br />
NOTIZIE FSM<br />
<strong>Il</strong> parere dello specialista<br />
Dr.ssa Angela Craca, Neurologa Fisiatra presso il Servizio di Neuropsicologia<br />
dell’U.O. di Neurologia e Neuroriabilitazione dell'Istituto Scientifi co<br />
di Cassano delle Murge<br />
"In Italia e nel mondo occidentale l’ictus è la principale causa di disabilità;<br />
cambia in maniera repentina lo stile e la qualità di vita; cristallizza l’individuo<br />
che ne è colpito in una dimensione corporea, relazionale e temporale diversa,<br />
di dipendenza, diffi coltà a comunicare, inconsapevolezza, panico; causa<br />
impossibilità a muoversi (paralisi), a utilizzare il linguaggio e a relazionarsi,<br />
quando a essere lesionato è l’emisfero sinistro del cervello (afasia), a utilizzare<br />
adeguatamente lo spazio corporeo e lo spazio esterno, alterando a volte anche<br />
il senso del tempo, quando è colpito l’emisfero destro (emiinattenzione). I ritmi<br />
di vita si arrestano e il non sapere cosa è successo e, soprattutto, cosa accadrà,<br />
determina depressione, rabbia, senso di impotenza.<br />
La fase iniziale della malattia è scandita dalla routine degli ospedali per acuti,<br />
estranea a quella dell’individuo sano, e in breve ci si dimentica ciò che si era prima.<br />
La fase successiva, in cui ha inizio la riabilitazione, coincide con il riappropriarsi<br />
lento e progressivo anche della propria dignità, a partire dalle proprie abitudini<br />
quotidiane, innanzitutto quelle legate alla cura di sé. <strong>Il</strong> tutto rallentato dai tempi<br />
del recupero motorio, neuropsicologico e psicologico che spesso durano mesi,<br />
fatti di ripetizioni di faticosi esercizi e di accettazione di un corpo e di un modo di<br />
vivere diversi. La pazienza diventa puntello della motivazione, la consapevolezza<br />
di guadagnare ogni giorno un pezzetto di autonomia aiuta a vivere il presente in<br />
modo più sereno.<br />
Nel caso di persona con sequele di ictus, l’interagire professionale e consapevole<br />
di tutte le fi gure competenti (medici, infermieri, fi sioterapisti, logopedisti, terapisti<br />
occupazionali, psicologi) permette di individuare disagi corporei, interpretare<br />
messaggi frammentari e confusi, prevenire crisi catastrofi che dovute alla totale<br />
dipendenza e all’incomprensione. Nella fase acuta, il compito degli operatori<br />
comprende, oltre all’intervento sanitario, un’opera di informazione, quando è<br />
possibile all’ammalato, sicuramente ai parenti: dare una spiegazione di quanto<br />
è avvenuto previene l’angoscia, crea speranza, delinea i percorsi da compiere.<br />
Lo scambio di informazioni paziente-team è parte imprescindibile dell’agire<br />
riabilitativo, pone il primo come fi gura centrale del suo recupero, mentre<br />
l’interazione costruttiva con i parenti seda le ansie, prepara agli sviluppi successivi,<br />
insegna il modo migliore di porsi nei confronti delle disabilità presenti.<br />
<strong>Il</strong> graduale riappropriarsi di sé, proprio della fase riabilitativa, è basato, soprattutto<br />
nella fase iniziale, su un ascolto empatico e attento che favorisce un rapido<br />
adattamento del paziente al reparto, e viceversa. L’accoglienza è molto importante<br />
per individuare le particolari fragilità del singolo e allertare le specifi che fi gure<br />
professionali, al fi ne di iniziare in modo coerente il percorso verso l’autonomia,<br />
prevenendo il più possibile eventuali problemi. Atti come nutrire secondo i<br />
fabbisogni, individuare eventuali problemi deglutitori, la cura della persona e il<br />
ripristino <strong>dei</strong> ritmi fi siologici, nonché la presa in carico precoce da parte del team<br />
riabilitativo, contribuiscono a creare fi ducia e partecipazione.<br />
La professionalità degli operatori accompagna il paziente nel prevenire le<br />
sequele invalidanti e nell’accettare i propri defi cit, rallentando quando manca<br />
la consapevolezza, spronando ed enfatizzando i miglioramenti in caso di<br />
depressione e inerzia. Comunicare nonostante l’afasia è uno sforzo, anche per<br />
il caregiver, che spesso diventa l’unico interprete di accenni di gesti e parole,<br />
discorsi pieni di errori e privi di signifi cato apparente: ci si inerpica per ritrovare<br />
le parole giuste, le frasi corrette, le relazioni perse. Si impara che l’improvviso<br />
rallentamento di ritmi spesso frenetici può essere vissuto, nella lenta evoluzione<br />
del recupero, anche come una risorsa che consente di conoscersi meglio in una<br />
condizione critica, verifi care e incentivare le proprie capacità di adattamento e<br />
accettare un nuovo modello di vita, nonostante tutto".<br />
<strong>Il</strong> parere dello specialista<br />
Dr. Ernesto Losavio, Responsabile dell'Unità<br />
Spinale dell'Istituto Scientifi co di Cassano delle Murge<br />
"Le patologie con le quali ci confrontiamo quotidianamente<br />
nella nostra Unità sono le lesioni del midollo spinale con<br />
conseguente defi cit di movimento di arti inferiori e superiori.<br />
<strong>Il</strong> danno midollare può essere incompleto, con possibilità<br />
di recuperare parte del movimento inizialmente perso,<br />
mentre altre volte la lesione è defi nitiva, pertanto è esclusa la<br />
possibilità di recuperare movimento attivo.<br />
In questa condizione di malattia il paziente deve fare i conti<br />
con l'impossibilità di svolgere le stesse attività di prima, è<br />
costretto a reinventare se stesso, affrontare una nuova<br />
vita in un corpo differente che gli impedisce di realizzare<br />
desideri, ambizioni e idee che prima erano il motore del<br />
vivere quotidiano; spesso i propri sogni vengono spazzati<br />
via dal vento, penso alle giovani vite di un motociclista<br />
professionista, un bersagliere, un musicista, una ragazza alla<br />
vigilia del proprio matrimonio.<br />
L’ammalato sperimenta la dipendenza da terze persone per<br />
le principali funzioni: da quelle corporee, al mangiare, al<br />
vestirsi e al lavarsi; perde la propria dignità e deve imparare<br />
di nuovo a chiedere aiuto.<br />
Un altro problema è rappresentato dal radicale cambiamento<br />
della propria immagine: il paziente deve far riferimento a<br />
nuovi schemi di sé, abituarsi all’idea di svolgere la propria vita<br />
in carrozzina e nella sua mente iniziano ad affi orare paure,<br />
dubbi, angoscia, senso di inadeguatezza. In Italia, lo spazio<br />
32 33<br />
urbano è contaminato da barriere architettoniche che spesso<br />
contribuiscono all’ulteriore “ghettizzazione” del paziente,<br />
che fi nisce per vivere tra l’ospedale e la propria casa.<br />
L’approccio delle fi gure di supporto al paziente, medici,<br />
infermieri, caregiver e psicologo, deve essere il più possibile<br />
integrato e coordinato. Si comincia dal momento drammatico<br />
della comunicazione della prognosi, che il paziente percepisce<br />
come verdetto fi nale di condanna a una vita diversa e meno<br />
gratifi cante della precedente. In questa fase è importante il<br />
rispetto delle emozioni del malato che deve poter contare su<br />
fi gure sanitarie solide, competenti e leali.<br />
All’Istituto di Cassano Murge l’équipe dell’Unità Spinale,<br />
con primario, caposala, coordinatore <strong>dei</strong> terapisti, terapista<br />
e medico del paziente, psicologa, eventuale caregiver o<br />
fi gura di supporto, si riunisce per discutere e impostare il<br />
trattamento riabilitativo, tenendo conto dello stato clinico e<br />
<strong>dei</strong> risultati raggiunti e raggiungibili.<br />
Con il tempo, in ospedale, il paziente impara a<br />
gestire la sua nuova condizione di salute e anche il<br />
caregiver s'impratichisce nell’aiutare il paziente, senza<br />
sostituirsi totalmente a lui, ma spronandolo a svolgere<br />
autonomamente le operazioni possibili.<br />
Anche il rientro a casa può rappresentare un momento<br />
critico. Mentre in ospedale ci si sente protetti e sicuri, a casa<br />
ci si confronta con la realtà esterna che a volte sembra essere<br />
poco accogliente. Sarà importante, in questa fase, offrire<br />
tutta la disponibilità necessaria in caso di eventuali problemi,<br />
questo serve già a sedare molto l’ansia del paziente e <strong>dei</strong><br />
suoi parenti".<br />
NOTIZIE FSM
Dr. Giorgio Bertolotti<br />
Responsabile del<br />
Servizio di Psicologia<br />
presso l’Istituto<br />
Scientifi co di Tradate<br />
Stili di vita<br />
34 medico, infermiere o psicologo, ma un’équipe composita, per andare incontro<br />
35<br />
NOTIZIE FSM<br />
<strong>Il</strong> parere dello specialista<br />
"Nonostante il ricovero in ospedale abbia come obiettivo la cura e possibilmente<br />
la guarigione del paziente, tale evento porta con sé lo stress di un grande<br />
cambiamento. <strong>Il</strong> paziente, già indebolito o menomato dalla malattia, si trova a<br />
dover fronteggiare diversi aspetti della sua nuova condizione: l’ospedale come<br />
ambiente fi sico e sociale; il rapporto con il personale ospedaliero; le paure<br />
e il conseguente bisogno di rassicurazioni e infi ne, in alcuni casi, i problemi<br />
psicologici legati alle malattie progressive e terminali. Esistono, dunque, una<br />
serie di fattori oggettivi che ogni persona durante il ricovero ospedaliero deve<br />
fronteggiare ed esistono una serie di fattori personali, psicologici e sociali che<br />
vanno ad interagire coi primi dando luogo a reazioni emozionali differenti.<br />
Senza dimenticare che un grave disagio viene percepito anche dalla famiglia<br />
(e in particolare dal caregiver), che rappresenta anche una delle più importanti<br />
risorse per il malato.<br />
<strong>Il</strong> paziente, soprattutto se affetto da una malattia cronica, vive la sua progressione<br />
con implicazioni psicologiche e comportamentali di grande portata, che<br />
possono incidere sull’autostima e sull’identità personale, perché la persona<br />
si trova obbligata ad adattare costantemente stile di vita e progettualità al<br />
proprio stato di salute; intenzioni e azioni della persona sono per la maggior<br />
parte rivolte alla cura del proprio corpo, per affrontare con sperato successo i<br />
disagi provocati dalla malattia.<br />
Poiché la malattia cronica spesso richiede ricoveri ospedalieri ricorrenti, è<br />
intuitivo immaginare come l’ospedalizzazione possa alla lunga causare un<br />
indebolimento della spinta motivazionale del paziente nei confronti del suo iter<br />
terapeutico e da questo atteggiamento può emergere una scarsa attenzione<br />
all’osservanza <strong>dei</strong> regimi terapeutici consigliati (compliance).<br />
Anche in questo caso la necessità che sembra imporsi è quella di un processo<br />
interattivo incentrato sul paziente. Una proposta viene dall’Organizzazione<br />
Mondiale della Sanità, secondo cui bisogna avvicinarsi al paziente con un<br />
intervento di tipo educativo, mirato ad aiutare la persona a conoscere la malattia<br />
di cui è affetta, a comprenderne la terapia, a condividere tale comprensione anche<br />
con la famiglia, in modo da gestire le cure in maniera consapevole, aumentare<br />
la capacità di autovalutazione, poter prevenire possibili complicazioni derivanti<br />
da comportamenti inadeguati, e dunque con il probabile fi ne di migliorare la<br />
qualità della vita.<br />
Deputato a questo tipo di intervento non è un’unica fi gura professionale,<br />
nella maniera più completa possibile alle richieste del paziente e insegnare le<br />
competenze necessarie a realizzare una auspicata riduzione <strong>dei</strong> sentimenti di<br />
frustrazione, ansia, incertezza.<br />
Alla luce di queste considerazioni, si rivela necessario poter contare su una<br />
solida competenza psicologica, che possa contribuire all’accettazione delle<br />
limitazioni imposte dalla nuova condizione fi sica al contempo mantenendo<br />
elevata la motivazione alla vita e alle relazioni sociali rilevanti, che non devono<br />
mancare mai. Un senso di isolamento può nuocere al morale e dunque favorire<br />
il peggioramento della malattia e della qualità di vita".<br />
Dr.ssa Beatrice Aiachini<br />
Fisiatra presso<br />
l'U.O. di Neuroriabilitazione<br />
dell'Istituto Scientifi co di Pavia<br />
"Nel contesto delle Unità di Risveglio e Neuroriabilitazione<br />
dell’Istituto di Pavia, le peculiari condizioni di vulnerabilità<br />
e fragilità <strong>dei</strong> pazienti, soprattutto di quelli che presentano<br />
gravi compromissioni dello stato di coscienza, richiedono<br />
un processo di cura olistico che consideri la globalità della<br />
persona mirando non solo a rispondere ai bisogni fi sici del<br />
malato, ma anche alle necessità psicologiche, emozionali<br />
e sociali che emergono. L’obiettivo primario è garantire<br />
alla persona le migliori condizioni di vita possibili nella<br />
salvaguardia della dignità e dell’integrità personale; ciò<br />
signifi ca pianifi care un programma di interventi riabilitativi<br />
individualizzati che permettano il recupero funzionale del<br />
paziente, il raggiungimento di un buon livello di autonomia<br />
e il suo futuro reinserimento socio-lavorativo.<br />
La continuità delle cure nelle diverse fasi di questo processo<br />
e l’operato congiunto di varie fi gure professionali, che<br />
costituiscono il team riabilitativo, rappresentano elementi<br />
di fondamentale importanza nella presa in carico del<br />
paziente.<br />
Proprio per migliorare questo approccio, in linea con le<br />
indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, nei<br />
nostri reparti e nei pazienti con esiti di trauma cranico<br />
sono in corso studi per l’utilizzo, nella pratica clinica, della<br />
“International Classifi cation of Functioning, Disability<br />
and Health” (ICF), approvata dalla stessa OMS nel 2001. <strong>Il</strong><br />
modello bio-psico-sociale che ha guidato lo sviluppo di tale<br />
classifi cazione è la base per una più completa descrizione<br />
dell’esperienza di una persona affetta da una determinata<br />
patologia. L’obiettivo dello studio è individuare, sia dal<br />
punto di vista del sanitario sia da quello <strong>dei</strong> pazienti e<br />
<strong>dei</strong> loro caregiver, quali sono le principali problematiche<br />
correlate a tale patologia nel periodo del ricovero e dopo il<br />
rientro a domicilio.<br />
Nell’ambito di questo processo olistico di cura si inserisce<br />
anche la presa in carico del caregiver, la fi gura signifi cativa<br />
di riferimento del paziente. La maggior parte <strong>dei</strong> caregiver,<br />
infatti, riferisce, da un lato, preoccupazioni riguardo<br />
la malattia del proprio congiunto (la possibilità del<br />
peggioramento delle condizioni, la diffi coltà nella gestione<br />
<strong>dei</strong> sintomi, la routine quotidiana ecc.), dall’altro la capacità<br />
di aiutare emozionalmente il paziente e gli altri familiari,<br />
nonché la gestione della routine familiare, sconvolta dalla<br />
malattia. II perdurare nel tempo del distress aggrava poi<br />
ulteriormente lo stato psicologico <strong>dei</strong> familiari rendendo<br />
necessario un intervento supportivo nei loro confronti.<br />
La disabilità residua della persona colpita da malattia<br />
modifi ca i ritmi di vita di tutto il nucleo familiare con un<br />
impatto psico-sociale ed economico del quale teniamo<br />
conto nella pianifi cazione della dimissione a domicilio".<br />
Dr. Fabrizio Pisano<br />
Neurologo dell'Istituto<br />
Scientifi co di Veruno<br />
<strong>Il</strong> parere dello specialista<br />
"Parlare di cambiamento del ritmo di vita nel malato cronico<br />
e nel suo caregiver è limitativo e, a volte, fuorviante. Nel<br />
caso di malattia cronica infatti, non è tanto o non è solo il<br />
ritmo di vita a subire un profondo mutamento, quanto più<br />
in generale lo stile di vita in primo luogo del malato ma<br />
conseguentemente anche del suo caregiver, intendendo<br />
con questo termine la persona che più si occupa del<br />
malato, spesso legata a lui da legame affettivo. I ritmi di<br />
vita di un malato, è ovvio, rallentano; quelli del caregiver,<br />
dal canto suo, se da una parte si adeguano a quelli del suo<br />
assistito, dall’altro vengono esasperati dal sovraccarico<br />
emozionale e anche fi sico accumulato.<br />
Anche in un ambiente specialistico come la Riabilitazione,<br />
rispettare i tempi del malato è spesso poco compatibile<br />
con l’organizzazione e, più in generale, l’ambiente sociale<br />
e professionale, generalmente frenetico, risulta spesso<br />
inconciliabile con i ritmi del malato cronico.<br />
Occorre quindi che lo specialista, anzi gli specialisti, dal<br />
momento che nel caso della malattia cronica sono sempre<br />
più competenze ad essere coinvolte, siano consapevoli<br />
del profondo cambiamento nello stile di vita dell’individuo,<br />
della frizione tra il prima e il dopo, di ciò che può essere<br />
e come si ridefi nisce la vita del malato e della sua cerchia<br />
affettiva.<br />
<strong>Il</strong> sostegno concreto che questi professionisti possono<br />
offrire consiste nell’aiutare il malato e insieme il caregiver<br />
a ri-strutturare i loro stili di vita, ricercando soluzioni il più<br />
possibile soddisfacenti per il loro bene, sempre in modo<br />
realistico rispetto alla gravità del defi cit e al reinserimento<br />
ambientale".<br />
NOTIZIE FSM
36<br />
<strong>Il</strong> caso<br />
Le azioni erano<br />
mostruose,<br />
ma chi le fece era<br />
pressoché normale,<br />
né demoniaco<br />
né mostruoso.<br />
Hannah Arendt<br />
La banalità del male<br />
NOTIZIE FSM<br />
Da sinistra: Michelina Stella Scioli, Diamante Di Rubbo, Giovanni Di Caprio,<br />
Singh Sidhu Navtej, Maria Guariglia e Maria Grazia D’Aniello<br />
Quelle cicatrici<br />
nel corpo<br />
e nell’animo<br />
Diciotto mesi fa fu vittima di una brutale aggressione che gli procurò ustioni di<br />
terzo grado sul 50% del corpo. All’Istituto Scientifi co di Telese Terme lo staff ha<br />
seguito il caso di Singh Sidhu Navtej dal punto di vista chirurgico e riabilitativo,<br />
senza trascurare il piano umano<br />
Al suo arrivo all’Istituto di Telese Terme il 24 ottobre dello scorso anno le<br />
condizioni di Singh Sidhu Navtej erano precarie, presentava lesioni aperte,<br />
operate con quattro interventi ricostruttivi, esposizione della tibia destra; aveva<br />
perso trofi smo muscolare e aveva grossi defi cit a carico <strong>dei</strong> tendini, molti <strong>dei</strong><br />
quali irreversibili. Inoltre, era fortemente debilitato.<br />
“È arrivato dopo un lungo periodo di degenza al Centro Grandi Ustionati di Roma,<br />
dove è stato ricoverato dopo l’aggressione e vi è rimasto fi no a metà ottobre; in<br />
questo arco di tempo ha subìto vari interventi e medicazioni continue necessarie,<br />
che sono sempre molto dolorose - racconta il Dottor Giovanni Di Caprio,<br />
Primario dell’Unità Operativa di Riabilitazione Morfo-Funzionale in Chirurgia<br />
Plastica dell’Istituto -. Le ferite andavano trattate, era molto debole e anemico,<br />
si reggeva in piedi solo grazie all’aiuto di altre persone e con le stampelle e non<br />
riusciva a camminare, soprattutto a causa di una grave lesione alla gamba destra.<br />
In quella regione della gamba, infatti, le ustioni avevano superato anche il terzo<br />
grado ed erano tanto profonde da presentare un’esposizione ossea della tibia,<br />
e un’infezione che abbiamo trattato. Per ben quattro volte siamo intervenuti su<br />
quest’area, utilizzando anche un’apparecchiatura fatta arrivare per questo caso,<br />
eseguendo poi innesti propri, attecchiti e progressivamente consolidati.<br />
La nostra specializzazione di Centro di Recupero Morfo-funzionale ci mette in<br />
rete con i Centri Ustioni del Paese e siamo purtroppo abituati ad affrontare<br />
casi di questa gravità. Qui abbiamo la possibilità di seguirli dal punto di vista<br />
chirurgico-plastico e anche riabilitativo.<br />
<strong>Il</strong> paziente presentava ustioni molto dolorose e dolorose da curare, e anche per<br />
questo all’avvicinarsi del personale medico sviluppava stati ansiosi. Insonnia,<br />
incubi e diffi denza nei confronti del prossimo hanno<br />
caratterizzato le prime fasi del ricovero. La terribile vicenda<br />
di cui è stato vittima ha indubbiamente lasciato cicatrici<br />
non solo nel corpo ma anche nell’animo: continuava a<br />
chiedersi il perché di questa tragedia.<br />
<strong>Il</strong> personale dell’Istituto, abituato ad affrontare situazioni<br />
diffi cili, ha favorito un clima accogliente e rilassato.<br />
<strong>Il</strong> caso di Singh Sidhu Navtej in particolare, ha visto un<br />
forte coinvolgimento del personale con un carico emotivo<br />
signifi cativo”.<br />
La Signora Diamante Di Rubbo, fi sioterapista presso lo<br />
stesso Istituto da 11 anni, si è occupata delle diffi coltà di<br />
deambulazione e del trattamento delle cicatrici delle aree<br />
guarite. “La terapia è proseguita per mesi con manovre<br />
per la deambulazione e massaggi per le zone ustionate.<br />
Ha recuperato una deambulazione autonoma e cammina<br />
senza ausili, anche se persistono diffi coltà, soprattutto<br />
agli arti inferiori. I danni ai nervi e ai tendini delle gambe<br />
saranno permanenti, ma migliorare si può continuando<br />
a lavorare. Inizialmente era molto spaventato, ho dovuto<br />
cercare di farmi accettare. Poi col tempo ha cominciato a<br />
fi darsi di noi e a legare anche con gli altri pazienti. Abbiamo<br />
cercato di farlo sentire per quanto possibile a casa, per<br />
esempio procurandogli della musica indiana, grazie alla<br />
partecipazione del personale e degli altri pazienti. È stata<br />
certamente un’esperienza umana molto forte”.<br />
“Un paziente ustionato al 50% della superfi cie corporea<br />
non può essere mai considerato completamente guarito<br />
- sottolinea il Dottor Di Caprio -: i grandi ustionati infatti<br />
hanno bisogno di cure continue per tutta la vita, una<br />
serie di trattamenti impegnativi anche dal punto di vista<br />
economico, anche se nel nostro sistema sanitario il<br />
paziente ustionato non è ancora ben classifi cato come<br />
paziente cronico. Singh inoltre porterà sempre i defi cit<br />
funzionali a carico degli arti inferiori.<br />
Fortunatamente, ha conosciuto altri aspetti del nostro<br />
Paese, la faccia dell’altra Italia. Prima di tutto, la possibilità<br />
garantita dal nostro Sistema Sanitario Nazionale di curare<br />
anche i pazienti stranieri clandestini. In questo caso<br />
specifi co, anche le Istituzioni sono state sempre presenti<br />
così come gli assistenti sociali, la signora Maria Guariglia<br />
tra gli altri.<br />
La stampa ha contribuito a tenere alta l’attenzione sul<br />
caso, e anche la Rai dopo l’intervento alla trasmissione<br />
UnoMattina ha mandato per alcuni giorni uno spot con un<br />
appello per il caso. Nel frattempo, la macchina umanitaria<br />
si è messa in moto e ha favorito il rilascio del permesso<br />
di soggiorno per motivi umanitari. Attualmente, Singh si<br />
trova in una struttura di lunga degenza ad Anzio, dove<br />
sono stati felici di accoglierlo. Siamo sempre in contatto<br />
e sappiamo che si trova bene, anche se persiste una forte<br />
preoccupazione per il futuro; la volontà di lavorare non gli<br />
manca, anche se diffi cilmente potrà tornare a svolgere le<br />
attività di prima”.<br />
Singh Sidhu Navtej era venuto in Italia per cercare una<br />
vita migliore, lavorava come manovale nell’edilizia e<br />
nell’agricoltura. Al momento dell’aggressione non dormiva<br />
sulla panchina, come dissero giornali e tv, ma era seduto<br />
ad aspettare il treno per Roma, dopo aver perso l’ultimo<br />
della sera.<br />
“Siamo abituati a trattare le ustioni, che sono, non solo<br />
esteticamente, ma anche psicologicamente molto<br />
invalidanti e molto dolorose - conclude la signora Di Rubbo<br />
-. In questo caso, nella tragedia pesa molto la mancanza di<br />
un perché, ci si chiede come si è arrivati a tanto, a cosa è<br />
servito tutto questo dolore”.<br />
La cronaca<br />
Era l’alba di una domenica di febbraio di<br />
un anno fa quando Singh Sidhu Navtej,<br />
cittadino indiano immigrato in Italia, fu<br />
vittima di un orribile episodio di cronaca.<br />
Giornali e tv nazionali parlarono per<br />
qualche tempo di quel clochard trasformato<br />
in torcia umana da tre balordi presso la<br />
stazione ferroviaria di Nettuno.<br />
Di quell’uomo, 35 anni, nato nel distretto<br />
di Moga, nel Punjab, giunto clandestino in<br />
Italia cinque anni prima, senza famiglia, al<br />
tempo si sapeva poco, salvo che ustioni di<br />
terzo grado avevano coperto il 50% della<br />
superfi cie del suo corpo e che la sua vita<br />
era appesa ad un fi lo.<br />
A dare una svolta alle indagini fu la stessa<br />
vittima: la sua testimonianza portò alla<br />
cattura <strong>dei</strong> tre aggressori, condannati<br />
nello scorso febbraio, ad un anno<br />
dall’aggressione, a quattordici anni di<br />
reclusione per tentato omicidio. Un terzo<br />
ragazzo coinvolto, che all’epoca <strong>dei</strong> fatti<br />
aveva meno di 18 anni, è stato invece<br />
giudicato dal Tribunale <strong>dei</strong> minori di Roma<br />
a nove anni.<br />
Dopo circa dieci mesi di degenza al reparto<br />
grandi ustionati dell’ospedale Sant’Eugenio<br />
di Roma, dove ha subito vari trapianti di<br />
cute, per molti mesi Singh Sidhu Navtej è<br />
stato in cura presso l’Istituto Scientifi co di<br />
Telese Terme.<br />
<strong>Il</strong> 29 giugno scorso, Singh Sidhu Navtej<br />
ha lasciato l’Istituto di Telese per<br />
essere trasferito presso una struttura di<br />
lungodegenza ad Anzio, dove le Istituzioni<br />
competenti si stanno occupando di<br />
perfezionare la sua sistemazione, in termini<br />
di alloggio e di lavoro compatibile.<br />
NOTIZIE FSM<br />
37
38<br />
News<br />
NOTIZIE FSM<br />
DA OGGI L’ATTESA È PIÙ PIACEVOLE:<br />
TRE MONITOR TRASMETTONO LA “MAUGERI TV”<br />
Ha visto la luce un altro importante strumento con cui <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong><br />
comunica novità, consigli, informazioni istituzionali e specialistiche: la<br />
“<strong>Maugeri</strong> Tv”. Si tratta di un progetto pilota che ha portato, nella sede<br />
dell’Istituto Scientifi co di Pavia in via <strong>Maugeri</strong>, una vera e propria tv<br />
istituzionale. L’obiettivo è quello di informare e<br />
intrattenere utenti e pazienti all’interno delle due<br />
principali aree d’attesa: il corridoio della radiologia<br />
e l’atrio dove ha sede lo sportello dell’accettazione.<br />
I tre monitor al plasma trasmetteranno, dal lunedì al<br />
venerdì dalle 7 alle 17, e il sabato dalle 7 alle 13, un<br />
palinsesto composto da news, in collaborazione con<br />
le principali agenzie giornalistiche nazionali, notizie<br />
sul meteo, sit-com, musica e cartoons, intercalati<br />
da spazi informativi istituzionali sui servizi e sulle<br />
iniziative presenti al Centro. In rubriche dedicate<br />
gli specialisti informano gli ascoltatori sull’attività<br />
assistenziale e di ricerca presente nell’Istituto. Ma<br />
non solo. Gli interventi propongono anche consigli sulla qualità di vita e<br />
sull’importanza della prevenzione. <strong>Il</strong> progetto “<strong>Maugeri</strong> Tv”, nato dalla sinergia<br />
tra <strong>Fondazione</strong>, l’agenzia di comunicazione Unopuntotre, responsabile<br />
<strong>dei</strong> contenuti istituzionali, e un service specialistico, vede l’Istituto di Pavia<br />
fungere da apripista di questa iniziativa volta a fornire un servizio in più ai<br />
visitatori, ai pazienti e agli ospiti di via <strong>Maugeri</strong>, 10. Buona visione a tutti!<br />
“LIBERI DAL DOLORE” SI LEGGE SU eBOOK<br />
I nuovi mezzi tecnologici hanno<br />
coinvolto anche “Liberi dal dolore.<br />
La sofferenza fi sica e le nuove<br />
terapie per curarla” scritto dal<br />
dottor Cesare Bonezzi, responsabile<br />
dell’Unità Operativa di Medicina del<br />
dolore dell’Istituto Scientifi co di<br />
Pavia via <strong>Maugeri</strong>. <strong>Il</strong> libro, edito da<br />
Mondadori, dopo le diverse edizioni<br />
cartacee sarà ora consultabile<br />
anche su eBook. Gli appassionati<br />
della lettura digitale potranno<br />
quindi sfogliare le pagine virtuali<br />
sul dolore nocicettivo, neurogeno<br />
e psicogeno, sul dolore acuto e<br />
cronico, apprendendo i fattori<br />
fi sici, culturali, cognitivi, emotivi<br />
e motivazionali che infl uenzano la<br />
percezione e l’espressione della<br />
sofferenza.<br />
PIÙ ATTENZIONE ALL’OSTEOPOROSI<br />
In quanto strutture inserite nel circuito<br />
degli ospedali “Bollini Rosa O.N.Da”, il 20<br />
ottobre, gli Istituti Scientifi ci dell’IRCCS<br />
<strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> di Pavia, via <strong>Maugeri</strong>, e<br />
Milano, via Camaldoli, partecipano all’evento<br />
“H - open day - Le donne e l’osteoporosi.<br />
Chiedi, conosci, previeni” organizzato<br />
dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute della<br />
Donna in occasione della Giornata Mondiale<br />
dell’Osteoporosi. L’iniziativa ha l’obiettivo di<br />
sensibilizzare l’universo femminile su questa<br />
patologia che progredisce silenziosamente,<br />
affi nché le donne prendano coscienza di<br />
alcuni semplici ma importanti comportamenti<br />
utili alla prevenzione e conoscano i principali<br />
esami necessari alla diagnosi.<br />
L’osteoporosi è la più diffusa patologia a carico<br />
del sistema osseo-articolare, caratterizzata<br />
dalla progressiva diminuzione della massa<br />
scheletrica e dal deterioramento della struttura<br />
ossea, con conseguente aumento della<br />
fragilità e quindi del rischio di fratture, che<br />
si verifi cano soprattutto a carico di vertebre,<br />
femore e polso. L’osteoporosi riguarda per<br />
l’80% la popolazione femminile e si manifesta<br />
prevalentemente nelle donne in menopausa<br />
poiché la carenza estrogenica comporta una<br />
progressiva riduzione della massa ossea.<br />
Colpisce il 33% delle donne tra i 60 e 70 anni e<br />
il 66% di quelle al di sopra degli 80.<br />
L’istituto di Pavia, grazie alla disponibilità<br />
degli staff dell’U.O. di Medicina Interna ed<br />
Endocrinologia, dell’Ambulatorio Endocrinoginecologico<br />
e del Servizio di Diagnostica per<br />
Immagini, offre, alle signore che contatteranno<br />
il numero dedicato 0382-592250, attivo dalla<br />
settimana precedente la manifestazione, una consulenza<br />
specialistica endocrinologica e, nei casi ritenuti a rischio,<br />
la misurazione della massa ossea con l’esame MOC.<br />
Presso l’Istituto di Milano, lo staff della dr.ssa Laura Dalla<br />
Vecchia, responsabile dell’U.O.C. Struttura Intermedia,<br />
organizza, a partire dalle 16,30 in Aula Conferenze<br />
(palazzina A, piano terra), un evento informativo aperto<br />
alla popolazione con tavola rotonda fi nale. L’incontro,<br />
caratterizzato dalla multidisciplinarietà delle relatrici,<br />
intende fornire informazioni sull’argomento e rispondere<br />
alle domande delle partecipanti.
40<br />
News<br />
NOTIZIE FSM<br />
10 CANDELINE PER IL CENTRO DI SENOLOGIA<br />
È in programma per l’11 ottobre a Pavia, presso il Centro Congressi, l’evento<br />
pensato per celebrare il decennale della nascita del Centro di Senologia<br />
dell’IRCCS <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong>.<br />
5 chirurghi senologi specialisti, 18 infermiere dedicate, 600 nuovi casi di tumore<br />
al seno trattati all’anno, 350 linfonodi sentinella, oltre 2.000 visite complessive<br />
e quasi 10.000 ecografi e e mammografi e all’anno. Questi i risultati raggiunti,<br />
di cui andare sicuramente orgogliosi, in 10 anni di attività.<br />
Fondato a Pavia nel 2000, presso l’Istituto Scientifi co di via <strong>Maugeri</strong>, e coordinato<br />
fi n da subito dal dr. Alberto Costa, il Centro di Senologia di <strong>Fondazione</strong><br />
<strong>Maugeri</strong> è composto dall’Unità di Chirurgia Senologica e Chirurgia Plastica<br />
Oncologica dell’Istituto Scientifi co di Pavia, diretta dal dr. Vittorio Zanini,<br />
e dall’Unità di Screening Mammografi co di Milano - via Clefi , diretta dalla<br />
dr.ssa Irene Marinucci; una struttura dedicata alla salute del seno femminile<br />
che, in particolare, ha lo scopo di individuare precocemente e di gestire i<br />
tumori della mammella. <strong>Il</strong> Centro offre alle pazienti un’assistenza completa<br />
grazie ad un team di specialisti che operano in stretta collaborazione dalle<br />
Unità Operative di Diagnostica per Immagini, Medicina Nucleare, Anatomia<br />
Patologica, Oncologia Medica, Radioterapia, Riabilitazione Oncologica,<br />
Psicologia, Fisioterapia, Anestesia e Cure Palliative.<br />
Negli anni, il Centro ha saputo crescere progressivamente acquisendo sempre<br />
maggiore esperienza e dotandosi di apparecchiature diagnostiche moderne<br />
e tecniche di intervento all’avanguardia. Oggi, il Centro di Senologia può<br />
considerarsi uno <strong>dei</strong> centri di eccellenza per la diagnosi e la cura del tumore<br />
al seno, punto di riferimento non solo per le donne colpite dal cancro, ma per<br />
ogni donna che ritenga di averne bisogno, per imparare a conoscere meglio<br />
il proprio seno, prepararlo alla gravidanza, all’allattamento o alla menopausa;<br />
ricevere informazioni, chiarimenti e spiegazioni; defi nire il proprio personale<br />
programma di controlli periodici.<br />
Sono quindi molti i motivi per festeggiare questo anniversario con un incontro<br />
che vedrà la partecipazione <strong>dei</strong> protagonisti che negli anni hanno contribuito<br />
ai tanti traguardi - dai chirurghi senologi, plastici e oncologi agli infermieri<br />
specializzati, dai fi sioterapisti ai radiologi e radioterapisti, fi no ai ginecologi e<br />
agli psicologi - insieme ad alcune pazienti che qui stanno conducendo la loro<br />
lotta contro il cancro. L’evento rappresenta inoltre un momento di dialogoconfronto<br />
tra i rappresentanti della ricerca e della cura del tumore al seno di<br />
<strong>Fondazione</strong> e di altre realtà scientifi che nazionali e internazionali. Tra i relatori,<br />
il Prof. Umberto Veronesi dell’Istituto Europeo di Oncologia, il dr. Maurizio<br />
D’Incalci dell’Istituto Mario Negri e il dr. Marco Rosselli Del Turco, presidente<br />
di EUSOMA.<br />
FONDAZIONE MAUGERI E JOHNS HOPKINS<br />
HOSPITAL: INSIEME PER LA RICERCA<br />
Partita sotto i migliori auspici la collaborazione tra<br />
<strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> e Johns Hopkins Hospital di Baltimora<br />
nell’ambito della ricerca delle patologie autoimmuni<br />
endocrine.<br />
La cooperazione tra l’Unità di Medicina Interna ed<br />
Endocrinologia dell’Istituto Scientifi co di Pavia e il<br />
Dipartimento di Patologia, Divisione di Immunologia, del<br />
Johns Hopkins Hospital è stata avviata con la partecipazione<br />
della dr.ssa Paola Leporati, medico specializzando in<br />
Endocrinologia e Malattie del Metabolismo dell’Università<br />
di Pavia, a un gruppo di ricerca impegnato in uno studio<br />
sull’autoimmunità ipofi saria. <strong>Il</strong> poster illustrativo <strong>dei</strong><br />
risultati dello studio ha suscitato notevole interesse<br />
tra gli esperti di autoimmunità ed è stato giudicato<br />
"migliore lavoro" alla “Presidential Poster Competition”<br />
del 92° Meeting dell’Endocrine Society - il più importante<br />
congresso internazionale dell’area endocrinologica<br />
con circa 7.000 iscritti e partecipanti da tutto il mondo,<br />
tenutosi quest’anno a San Diego, in California, dal 19 al<br />
22 giugno.<br />
La dottoressa Leporati, iscritta al quarto anno di<br />
specializzazione e inviata negli USA dal Prof. Luca Chiovato,<br />
è volata a Baltimora per seguire una fellowship di un anno.<br />
Qui, sotto l’egida del Prof. Patrizio Caturegli, direttore<br />
della Divisione di Immunologia del Johns Hopkins, si<br />
è dedicata allo studio dell’ipofi site autoimmune, una<br />
patologia rara e spesso misconosciuta caratterizzata<br />
da una infi ltrazione linfocitaria a livello dell’ipofi si. I<br />
suoi studi si sono concentrati, in parte, su un caso che<br />
presenta una variante molto rara della malattia: l’Ipofi site<br />
Autoimmune IgG4 correlata, evidenziata mediante<br />
tecniche di immunoistochimica. Ulteriori ricerche hanno<br />
inoltre condotto all’identifi cazione di un probabile<br />
autoantigene nell’ipofi site autoimmune; saranno<br />
necessari ulteriori studi per verifi care la validità del<br />
risultato, ma sicuramente questo rappresenta un passo<br />
importante verso l’individuazione di nuovi autoantigeni<br />
ipofi sari responsabili dello sviluppo della patologia.<br />
“Sono felicissima di aver ricevuto questo premio, è stato<br />
importante dal punto di vista professionale e umano<br />
- afferma la dr.ssa Leporati -. Devo ringraziare il Prof.<br />
Chiovato che mi ha dato l’opportunità di lavorare nella<br />
struttura che, per il ventesimo anno consecutivo, è stata<br />
dichiarata il miglior ospedale d’America, di confrontarmi<br />
con molti <strong>dei</strong> più grandi esperti mondiali di autoimmunità,<br />
e imparare molte nozioni e tecniche laboratoristiche”. Alla<br />
dottoressa Leporati vanno naturalmente i migliori auguri<br />
per un futuro brillante nel campo della ricerca, meglio se<br />
in Italia e, meglio ancora, se nei laboratori di <strong>Fondazione</strong><br />
<strong>Maugeri</strong>, come lei stessa desidera!<br />
Dr.ssa Paola Leporati<br />
(prima da sinistra)<br />
TELESCOPIO<br />
Presentiamo gli incarichi direttivi operativi dallo scorso<br />
luglio con due novità all’Istituto Scientifi co di Lumezzane:<br />
la nomina del dr. Michele Vitacca a Direttore Scientifi co<br />
e l’incarico di Primario del Servizio di Radiologia al<br />
dr. Flavio Milesi.<br />
Al dr. Pietro Ferrari sono state assegnate le funzioni di<br />
Primario dell’U.O. di Cure Palliative presso l’Ospedale di<br />
Mede e, per chiudere, il dr. Pietro Preti assume la funzione<br />
di Coordinatore delle U.O. di Cure Palliative dell’Istituto di<br />
Pavia - via <strong>Maugeri</strong> e dell’Ospedale di Mede.<br />
41
42<br />
<strong>Il</strong> Giorno<br />
ed. Lodi<br />
e Pavia<br />
luglio 2010<br />
Parlano di noi<br />
Viversani & Belli<br />
settembre 2010<br />
Come Stai<br />
agosto 2010<br />
For Men Magazine<br />
giugno 2010<br />
<strong>Il</strong> Sole 24 Ore<br />
Sanità<br />
luglio 2010<br />
Viversani & Belli<br />
luglio 2010<br />
<strong>Il</strong> Ticino<br />
luglio 2010<br />
Corriere della Sera<br />
ed. Milano<br />
luglio 2010<br />
La Provincia<br />
Pavese<br />
luglio 2010<br />
Sanità News<br />
luglio 2010<br />
La Provincia<br />
Pavese<br />
agosto 2010<br />
La Repubblica<br />
ed. Milano<br />
luglio 2010<br />
Panorama<br />
della Sanità<br />
luglio 2010<br />
La Provincia Pavese<br />
luglio 2010<br />
Ore 12<br />
luglio 2010<br />
<strong>Il</strong> Sannio<br />
giugno 2010<br />
Adn Kronos<br />
luglio 2010<br />
<strong>Il</strong> Ticino<br />
giugno 2010<br />
<strong>Il</strong> Mattino<br />
ed. Benevento<br />
giugno 2010<br />
<strong>Il</strong> Giorno<br />
ed. Lodi e Pavia<br />
agosto 2010<br />
Yahoo Notizie<br />
luglio 2010<br />
AS Agenda<br />
della Salute<br />
agosto 2010<br />
La Provincia Pavese<br />
giugno 2010<br />
Corriere della Sera<br />
luglio 2010<br />
Panorama<br />
giugno 2010<br />
Adn Kronos<br />
giugno 2010<br />
L’Uffi cio Stampa è disponibile per accogliere richieste di intervento sui media per attività, studi, news.<br />
Per contatti: tel. 0444 317974 - info@unopuntotre.it<br />
Giornale<br />
di Monza<br />
giugno 2010<br />
Donna e Mamma<br />
settembre 2010<br />
<strong>Il</strong> Giorno<br />
ed. Lodi e Pavia<br />
giugno 2010<br />
<strong>Il</strong> Sole 24 Ore Sanità<br />
luglio 2010<br />
Bimbisani<br />
agosto 2010<br />
Yahoo.it<br />
giugno 2010<br />
RAI 1 Unomattina<br />
maggio 2010 - Stili di vita<br />
TELEPAVIA Linea Continua<br />
giugno 2010 - 2nd HTA Pavia Conference<br />
RAI 1 Unomattina<br />
giugno 2010 - Riabilitazione specialistica<br />
TELEPAVIA Linea Continua<br />
giugno 2010 - Uso corretto dell’aria condizionata<br />
NOTIZIE FSM
Nonsolo FSM<br />
44 Riccardo Ghirardi,<br />
fi sioterapista all'Istituto Scientifi co<br />
di Lumezzane<br />
NOTIZIE FSM<br />
Una sfi da<br />
tra i ghiacci<br />
Riccardo Ghirardi, fi sioterapista all’Istituto di Lumezzane, ha vinto nel 2008<br />
una delle corse più massacranti al mondo: l’Iditarod Trail Invitational in Alaska<br />
“Qualsiasi nave nel porto è sicura, ma non è lo scopo per cui è stata costruita”.<br />
(John Augustus Shedd)<br />
“Se non sai renderti conto che dentro l’uomo c’è qualcosa che vuole accettare<br />
la sfi da della montagna e lo spinge ad affrontarla, che la lotta è lotta della<br />
stessa vita per salire in alto, sempre più in alto, allora non sei in grado di capire<br />
perché scaliamo. Ciò che riceviamo da quest’avventura è gioia allo stato puro”.<br />
A chi gli chiede “perché”, Riccardo Ghirardi risponde così, rifacendosi ad una<br />
frase letta in un libro. Effettivamente non è facile comprendere cosa spinga un<br />
fi sioterapista della palestra neuromotoria dell’Istituto Scientifi co di Lumezzane,<br />
a lanciarsi in una delle più dure corse al mondo: l’Iditarod Trail Invitational, 378<br />
miglia tra i ghiacci e i boschi dell'Alaska, a piedi, in bike o con gli sci. Stiamo<br />
parlando di una massacrante gara di resistenza da Anchorage a Mc Grath. Per<br />
partecipare bisogna essere determinati, pronti a tutto; pronti a rischiare, pronti<br />
a sopportare il dolore, la fatica, pronti a perdersi, pronti a non dormire e a<br />
trovarsi da soli per giorni. Bisogna allenarsi per mesi, ripercorrere mentalmente<br />
ogni tratto del percorso, stare ore e ore sulle gambe e sui sentieri in solitudine,<br />
perché è la testa che conta più della forza fi sica.<br />
“In questa sfi da i partecipanti non hanno il supporto di alcuna organizzazione<br />
- spiega Ghirardi, che ha già partecipato cinque volte a questa corsa -. Portiamo<br />
con noi solamente barrette alimentari, un fornello, un sacco a pelo e un GPS; il<br />
tutto caricato su una slitta che trasciniamo noi stessi. Sembra una follia, eppure<br />
ognuno <strong>dei</strong> partecipanti ha un solo scopo: riuscire a portare a termine questa<br />
corsa senza aiuti esterni. Sfi dare se stessi e la natura: questa è l’unica vera<br />
ragione che ci spinge ad affrontare questa avventura”.<br />
Riccardo Ghirardi tutto questo l’ha provato nel 2008 quando, dopo aver percorso<br />
a piedi 610 km in 6 giorni e 10 ore, è riuscito a tagliare per primo il traguardo<br />
dell’Iditarod Trail Invitational.<br />
“600 per molte persone è solo un numero, ma per me è un sogno - racconta il<br />
fi sioterapista -. Un sogno inseguito per 12 mesi e costruito giorno per giorno.<br />
600 km da percorre in Alaska, in autonomia, in un ambiente assolutamente<br />
ostile. Per tradurre l’esperienza in un percorso italiano sarebbe come partire<br />
da Ventimiglia e, attraverso Genova, Milano, Brescia, Vicenza e Venezia,<br />
arrivare a Jesolo. Ma bisogna pensare di affrontarli senza incontrare villaggi e<br />
camminando sempre sulla neve a una temperatura media di –30°. Forse dovrei<br />
raccontare delle volte in cui mi sono perso, tante, oppure di quando sono stato<br />
avvicinato da due lupi; ricordo ancora la violenza che ho dovuto infl iggere<br />
al mio corpo per rimettermi in movimento nel 2007, quando la temperatura<br />
toccò i –52° e mi congelai le dita <strong>dei</strong> piedi. Potrei narrare le mie sconfi tte o<br />
la vittoria del 2008, quando percorsi gli ultimi 270 km riposando solo 3 ore<br />
e mi trovai senza luce in una bufera di neve. Ma al di là del resoconto delle<br />
giornate di gara esiste un’esperienza più intima e profonda. L’unica cosa che<br />
vorrei riuscire a comunicare è come il mettere in gioco la propria vita possa poi<br />
fare apprezzare ogni momento della quotidianità. Purtroppo c’è nel mio spirito<br />
un’incapacità nel raccontare a parole ciò che nel cuore è assolutamente chiaro,<br />
ma vorrei sfruttare l’occasione per ringraziare tutti coloro che hanno vissuto<br />
con me questo frangente di vita. Mi piacerebbe che qualcuno, giunto alla fi ne di<br />
quest’articolo, cominciasse a pensare “Potrei farcela anch’io?”. Riferisco quindi<br />
una frase che mi diede tanto in Alaska: You can do it”.<br />
Istituti Scientifi ci<br />
PAVIA<br />
Via <strong>Salvatore</strong> <strong>Maugeri</strong>, 10<br />
Via Palestro, 26 - 27100<br />
Tel. 0382 5921 fax 0382 592081<br />
Via Boezio, 28 - 27100<br />
Tel. 0382 5931 fax 0382 593081<br />
MILANO<br />
Via Clefi , 9 - 20146<br />
Tel. 02 43069511 fax 02 43069529<br />
MILANO<br />
Via Camaldoli, 64 - 20138<br />
Tel. 02 507259 fax 02 50725202<br />
MONTESCANO (PV)<br />
Via per Montescano - 27040<br />
Tel. 0385 2471 fax 0385 61386<br />
MEDE (PV)<br />
U.O. di Recupero e Rieducazione Funzionale<br />
U.O. di Cure Palliative<br />
c/o Presidio di Mede<br />
Ospedale San Martino<br />
Viale <strong>dei</strong> Mille, 23 - 27035<br />
Tel. 0384 808324 fax 0384 808296<br />
CASORATE PRIMO (PV)<br />
U.O. di Riabilitazione Specialistica<br />
Pneumologica<br />
U.O. di Riabilitazione Generale Geriatrica<br />
c/o Presidio di Casorate Primo<br />
Ospedale C. Mira<br />
Largo Avis, 1 - 27022<br />
Tel. 02 90040207-313 fax 02 90040206<br />
LISSONE (MB)<br />
Via Mons. Bernasconi, 16 - 20035<br />
Tel. 039 4657235 fax 039 4657234<br />
LUMEZZANE (BS)<br />
Via Mazzini,129 - 25066<br />
Tel. 030 8253011 fax 030 8920262<br />
TRADATE (VA)<br />
Via Roncaccio, 16 - 21049<br />
Tel. 0331 829111 fax 0331 829555<br />
CASTEL GOFFREDO (MN)<br />
Via Ospedale, 36 - 46042<br />
Tel. 0376 77471 fax 0376 779886<br />
NERVI (GE)<br />
Genova-Nervi<br />
Via Missolungi, 14 - 16167<br />
Tel. 010 307911 fax 010 30791269<br />
VERUNO (NO)<br />
Via per Revislate, 13 - 28010<br />
Tel. 0322 884711 fax 0322 884816<br />
PRESIDIO DI TORINO<br />
Via Santa Giulia, 60 - 10124<br />
Tel. 011 8151611 fax 011 8171864<br />
TELESE TERME (BN)<br />
Via Bagni Vecchi, 1 - 82037<br />
Tel. 0824 909111 fax 0824 909614<br />
CASSANO DELLE MURGE (BA)<br />
Via Per Mercadante KM 2 - 70020<br />
Tel. 080 7814111 fax 080 7814310<br />
Sedi distaccate di Cassano delle Murge:<br />
SCIACCA (AG)<br />
U.O. di Neuroriabilitazione intensiva<br />
c/o Azienda Ospedaliera O.C.R. di Sciacca<br />
Via Pompei c.da Seniazza - 92019<br />
Tel. 0925 962369 fax 0925 962359<br />
MISTRETTA (ME)<br />
U.O. di Neuroriabilitazione intensiva<br />
c/o Presidio Ospedaliero<br />
Santissimo <strong>Salvatore</strong><br />
Via A. Salamone - 98073<br />
Tel. 0921 389562 fax 0921 389572<br />
Laboratori di Medicina del Lavoro<br />
e Igiene Industriale<br />
PAVIA<br />
Via <strong>Salvatore</strong> <strong>Maugeri</strong>, 10 - 27100<br />
Tel. 0382 592300 fax 0382 592072<br />
CASSANO DELLE MURGE (BA)<br />
Via per Mercadante KM 2 - 70020<br />
Tel. 080 7814111 fax 080 7814310<br />
PADOVA<br />
Via Svizzera, 16 - 35127<br />
Tel. 049 8064511 fax 049 8064555<br />
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