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Il valore aggiunto dei bollini rosa - Fondazione Salvatore Maugeri

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36<br />

<strong>Il</strong> caso<br />

Le azioni erano<br />

mostruose,<br />

ma chi le fece era<br />

pressoché normale,<br />

né demoniaco<br />

né mostruoso.<br />

Hannah Arendt<br />

La banalità del male<br />

NOTIZIE FSM<br />

Da sinistra: Michelina Stella Scioli, Diamante Di Rubbo, Giovanni Di Caprio,<br />

Singh Sidhu Navtej, Maria Guariglia e Maria Grazia D’Aniello<br />

Quelle cicatrici<br />

nel corpo<br />

e nell’animo<br />

Diciotto mesi fa fu vittima di una brutale aggressione che gli procurò ustioni di<br />

terzo grado sul 50% del corpo. All’Istituto Scientifi co di Telese Terme lo staff ha<br />

seguito il caso di Singh Sidhu Navtej dal punto di vista chirurgico e riabilitativo,<br />

senza trascurare il piano umano<br />

Al suo arrivo all’Istituto di Telese Terme il 24 ottobre dello scorso anno le<br />

condizioni di Singh Sidhu Navtej erano precarie, presentava lesioni aperte,<br />

operate con quattro interventi ricostruttivi, esposizione della tibia destra; aveva<br />

perso trofi smo muscolare e aveva grossi defi cit a carico <strong>dei</strong> tendini, molti <strong>dei</strong><br />

quali irreversibili. Inoltre, era fortemente debilitato.<br />

“È arrivato dopo un lungo periodo di degenza al Centro Grandi Ustionati di Roma,<br />

dove è stato ricoverato dopo l’aggressione e vi è rimasto fi no a metà ottobre; in<br />

questo arco di tempo ha subìto vari interventi e medicazioni continue necessarie,<br />

che sono sempre molto dolorose - racconta il Dottor Giovanni Di Caprio,<br />

Primario dell’Unità Operativa di Riabilitazione Morfo-Funzionale in Chirurgia<br />

Plastica dell’Istituto -. Le ferite andavano trattate, era molto debole e anemico,<br />

si reggeva in piedi solo grazie all’aiuto di altre persone e con le stampelle e non<br />

riusciva a camminare, soprattutto a causa di una grave lesione alla gamba destra.<br />

In quella regione della gamba, infatti, le ustioni avevano superato anche il terzo<br />

grado ed erano tanto profonde da presentare un’esposizione ossea della tibia,<br />

e un’infezione che abbiamo trattato. Per ben quattro volte siamo intervenuti su<br />

quest’area, utilizzando anche un’apparecchiatura fatta arrivare per questo caso,<br />

eseguendo poi innesti propri, attecchiti e progressivamente consolidati.<br />

La nostra specializzazione di Centro di Recupero Morfo-funzionale ci mette in<br />

rete con i Centri Ustioni del Paese e siamo purtroppo abituati ad affrontare<br />

casi di questa gravità. Qui abbiamo la possibilità di seguirli dal punto di vista<br />

chirurgico-plastico e anche riabilitativo.<br />

<strong>Il</strong> paziente presentava ustioni molto dolorose e dolorose da curare, e anche per<br />

questo all’avvicinarsi del personale medico sviluppava stati ansiosi. Insonnia,<br />

incubi e diffi denza nei confronti del prossimo hanno<br />

caratterizzato le prime fasi del ricovero. La terribile vicenda<br />

di cui è stato vittima ha indubbiamente lasciato cicatrici<br />

non solo nel corpo ma anche nell’animo: continuava a<br />

chiedersi il perché di questa tragedia.<br />

<strong>Il</strong> personale dell’Istituto, abituato ad affrontare situazioni<br />

diffi cili, ha favorito un clima accogliente e rilassato.<br />

<strong>Il</strong> caso di Singh Sidhu Navtej in particolare, ha visto un<br />

forte coinvolgimento del personale con un carico emotivo<br />

signifi cativo”.<br />

La Signora Diamante Di Rubbo, fi sioterapista presso lo<br />

stesso Istituto da 11 anni, si è occupata delle diffi coltà di<br />

deambulazione e del trattamento delle cicatrici delle aree<br />

guarite. “La terapia è proseguita per mesi con manovre<br />

per la deambulazione e massaggi per le zone ustionate.<br />

Ha recuperato una deambulazione autonoma e cammina<br />

senza ausili, anche se persistono diffi coltà, soprattutto<br />

agli arti inferiori. I danni ai nervi e ai tendini delle gambe<br />

saranno permanenti, ma migliorare si può continuando<br />

a lavorare. Inizialmente era molto spaventato, ho dovuto<br />

cercare di farmi accettare. Poi col tempo ha cominciato a<br />

fi darsi di noi e a legare anche con gli altri pazienti. Abbiamo<br />

cercato di farlo sentire per quanto possibile a casa, per<br />

esempio procurandogli della musica indiana, grazie alla<br />

partecipazione del personale e degli altri pazienti. È stata<br />

certamente un’esperienza umana molto forte”.<br />

“Un paziente ustionato al 50% della superfi cie corporea<br />

non può essere mai considerato completamente guarito<br />

- sottolinea il Dottor Di Caprio -: i grandi ustionati infatti<br />

hanno bisogno di cure continue per tutta la vita, una<br />

serie di trattamenti impegnativi anche dal punto di vista<br />

economico, anche se nel nostro sistema sanitario il<br />

paziente ustionato non è ancora ben classifi cato come<br />

paziente cronico. Singh inoltre porterà sempre i defi cit<br />

funzionali a carico degli arti inferiori.<br />

Fortunatamente, ha conosciuto altri aspetti del nostro<br />

Paese, la faccia dell’altra Italia. Prima di tutto, la possibilità<br />

garantita dal nostro Sistema Sanitario Nazionale di curare<br />

anche i pazienti stranieri clandestini. In questo caso<br />

specifi co, anche le Istituzioni sono state sempre presenti<br />

così come gli assistenti sociali, la signora Maria Guariglia<br />

tra gli altri.<br />

La stampa ha contribuito a tenere alta l’attenzione sul<br />

caso, e anche la Rai dopo l’intervento alla trasmissione<br />

UnoMattina ha mandato per alcuni giorni uno spot con un<br />

appello per il caso. Nel frattempo, la macchina umanitaria<br />

si è messa in moto e ha favorito il rilascio del permesso<br />

di soggiorno per motivi umanitari. Attualmente, Singh si<br />

trova in una struttura di lunga degenza ad Anzio, dove<br />

sono stati felici di accoglierlo. Siamo sempre in contatto<br />

e sappiamo che si trova bene, anche se persiste una forte<br />

preoccupazione per il futuro; la volontà di lavorare non gli<br />

manca, anche se diffi cilmente potrà tornare a svolgere le<br />

attività di prima”.<br />

Singh Sidhu Navtej era venuto in Italia per cercare una<br />

vita migliore, lavorava come manovale nell’edilizia e<br />

nell’agricoltura. Al momento dell’aggressione non dormiva<br />

sulla panchina, come dissero giornali e tv, ma era seduto<br />

ad aspettare il treno per Roma, dopo aver perso l’ultimo<br />

della sera.<br />

“Siamo abituati a trattare le ustioni, che sono, non solo<br />

esteticamente, ma anche psicologicamente molto<br />

invalidanti e molto dolorose - conclude la signora Di Rubbo<br />

-. In questo caso, nella tragedia pesa molto la mancanza di<br />

un perché, ci si chiede come si è arrivati a tanto, a cosa è<br />

servito tutto questo dolore”.<br />

La cronaca<br />

Era l’alba di una domenica di febbraio di<br />

un anno fa quando Singh Sidhu Navtej,<br />

cittadino indiano immigrato in Italia, fu<br />

vittima di un orribile episodio di cronaca.<br />

Giornali e tv nazionali parlarono per<br />

qualche tempo di quel clochard trasformato<br />

in torcia umana da tre balordi presso la<br />

stazione ferroviaria di Nettuno.<br />

Di quell’uomo, 35 anni, nato nel distretto<br />

di Moga, nel Punjab, giunto clandestino in<br />

Italia cinque anni prima, senza famiglia, al<br />

tempo si sapeva poco, salvo che ustioni di<br />

terzo grado avevano coperto il 50% della<br />

superfi cie del suo corpo e che la sua vita<br />

era appesa ad un fi lo.<br />

A dare una svolta alle indagini fu la stessa<br />

vittima: la sua testimonianza portò alla<br />

cattura <strong>dei</strong> tre aggressori, condannati<br />

nello scorso febbraio, ad un anno<br />

dall’aggressione, a quattordici anni di<br />

reclusione per tentato omicidio. Un terzo<br />

ragazzo coinvolto, che all’epoca <strong>dei</strong> fatti<br />

aveva meno di 18 anni, è stato invece<br />

giudicato dal Tribunale <strong>dei</strong> minori di Roma<br />

a nove anni.<br />

Dopo circa dieci mesi di degenza al reparto<br />

grandi ustionati dell’ospedale Sant’Eugenio<br />

di Roma, dove ha subito vari trapianti di<br />

cute, per molti mesi Singh Sidhu Navtej è<br />

stato in cura presso l’Istituto Scientifi co di<br />

Telese Terme.<br />

<strong>Il</strong> 29 giugno scorso, Singh Sidhu Navtej<br />

ha lasciato l’Istituto di Telese per<br />

essere trasferito presso una struttura di<br />

lungodegenza ad Anzio, dove le Istituzioni<br />

competenti si stanno occupando di<br />

perfezionare la sua sistemazione, in termini<br />

di alloggio e di lavoro compatibile.<br />

NOTIZIE FSM<br />

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