Il valore aggiunto dei bollini rosa - Fondazione Salvatore Maugeri
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<strong>Il</strong> caso<br />
Le azioni erano<br />
mostruose,<br />
ma chi le fece era<br />
pressoché normale,<br />
né demoniaco<br />
né mostruoso.<br />
Hannah Arendt<br />
La banalità del male<br />
NOTIZIE FSM<br />
Da sinistra: Michelina Stella Scioli, Diamante Di Rubbo, Giovanni Di Caprio,<br />
Singh Sidhu Navtej, Maria Guariglia e Maria Grazia D’Aniello<br />
Quelle cicatrici<br />
nel corpo<br />
e nell’animo<br />
Diciotto mesi fa fu vittima di una brutale aggressione che gli procurò ustioni di<br />
terzo grado sul 50% del corpo. All’Istituto Scientifi co di Telese Terme lo staff ha<br />
seguito il caso di Singh Sidhu Navtej dal punto di vista chirurgico e riabilitativo,<br />
senza trascurare il piano umano<br />
Al suo arrivo all’Istituto di Telese Terme il 24 ottobre dello scorso anno le<br />
condizioni di Singh Sidhu Navtej erano precarie, presentava lesioni aperte,<br />
operate con quattro interventi ricostruttivi, esposizione della tibia destra; aveva<br />
perso trofi smo muscolare e aveva grossi defi cit a carico <strong>dei</strong> tendini, molti <strong>dei</strong><br />
quali irreversibili. Inoltre, era fortemente debilitato.<br />
“È arrivato dopo un lungo periodo di degenza al Centro Grandi Ustionati di Roma,<br />
dove è stato ricoverato dopo l’aggressione e vi è rimasto fi no a metà ottobre; in<br />
questo arco di tempo ha subìto vari interventi e medicazioni continue necessarie,<br />
che sono sempre molto dolorose - racconta il Dottor Giovanni Di Caprio,<br />
Primario dell’Unità Operativa di Riabilitazione Morfo-Funzionale in Chirurgia<br />
Plastica dell’Istituto -. Le ferite andavano trattate, era molto debole e anemico,<br />
si reggeva in piedi solo grazie all’aiuto di altre persone e con le stampelle e non<br />
riusciva a camminare, soprattutto a causa di una grave lesione alla gamba destra.<br />
In quella regione della gamba, infatti, le ustioni avevano superato anche il terzo<br />
grado ed erano tanto profonde da presentare un’esposizione ossea della tibia,<br />
e un’infezione che abbiamo trattato. Per ben quattro volte siamo intervenuti su<br />
quest’area, utilizzando anche un’apparecchiatura fatta arrivare per questo caso,<br />
eseguendo poi innesti propri, attecchiti e progressivamente consolidati.<br />
La nostra specializzazione di Centro di Recupero Morfo-funzionale ci mette in<br />
rete con i Centri Ustioni del Paese e siamo purtroppo abituati ad affrontare<br />
casi di questa gravità. Qui abbiamo la possibilità di seguirli dal punto di vista<br />
chirurgico-plastico e anche riabilitativo.<br />
<strong>Il</strong> paziente presentava ustioni molto dolorose e dolorose da curare, e anche per<br />
questo all’avvicinarsi del personale medico sviluppava stati ansiosi. Insonnia,<br />
incubi e diffi denza nei confronti del prossimo hanno<br />
caratterizzato le prime fasi del ricovero. La terribile vicenda<br />
di cui è stato vittima ha indubbiamente lasciato cicatrici<br />
non solo nel corpo ma anche nell’animo: continuava a<br />
chiedersi il perché di questa tragedia.<br />
<strong>Il</strong> personale dell’Istituto, abituato ad affrontare situazioni<br />
diffi cili, ha favorito un clima accogliente e rilassato.<br />
<strong>Il</strong> caso di Singh Sidhu Navtej in particolare, ha visto un<br />
forte coinvolgimento del personale con un carico emotivo<br />
signifi cativo”.<br />
La Signora Diamante Di Rubbo, fi sioterapista presso lo<br />
stesso Istituto da 11 anni, si è occupata delle diffi coltà di<br />
deambulazione e del trattamento delle cicatrici delle aree<br />
guarite. “La terapia è proseguita per mesi con manovre<br />
per la deambulazione e massaggi per le zone ustionate.<br />
Ha recuperato una deambulazione autonoma e cammina<br />
senza ausili, anche se persistono diffi coltà, soprattutto<br />
agli arti inferiori. I danni ai nervi e ai tendini delle gambe<br />
saranno permanenti, ma migliorare si può continuando<br />
a lavorare. Inizialmente era molto spaventato, ho dovuto<br />
cercare di farmi accettare. Poi col tempo ha cominciato a<br />
fi darsi di noi e a legare anche con gli altri pazienti. Abbiamo<br />
cercato di farlo sentire per quanto possibile a casa, per<br />
esempio procurandogli della musica indiana, grazie alla<br />
partecipazione del personale e degli altri pazienti. È stata<br />
certamente un’esperienza umana molto forte”.<br />
“Un paziente ustionato al 50% della superfi cie corporea<br />
non può essere mai considerato completamente guarito<br />
- sottolinea il Dottor Di Caprio -: i grandi ustionati infatti<br />
hanno bisogno di cure continue per tutta la vita, una<br />
serie di trattamenti impegnativi anche dal punto di vista<br />
economico, anche se nel nostro sistema sanitario il<br />
paziente ustionato non è ancora ben classifi cato come<br />
paziente cronico. Singh inoltre porterà sempre i defi cit<br />
funzionali a carico degli arti inferiori.<br />
Fortunatamente, ha conosciuto altri aspetti del nostro<br />
Paese, la faccia dell’altra Italia. Prima di tutto, la possibilità<br />
garantita dal nostro Sistema Sanitario Nazionale di curare<br />
anche i pazienti stranieri clandestini. In questo caso<br />
specifi co, anche le Istituzioni sono state sempre presenti<br />
così come gli assistenti sociali, la signora Maria Guariglia<br />
tra gli altri.<br />
La stampa ha contribuito a tenere alta l’attenzione sul<br />
caso, e anche la Rai dopo l’intervento alla trasmissione<br />
UnoMattina ha mandato per alcuni giorni uno spot con un<br />
appello per il caso. Nel frattempo, la macchina umanitaria<br />
si è messa in moto e ha favorito il rilascio del permesso<br />
di soggiorno per motivi umanitari. Attualmente, Singh si<br />
trova in una struttura di lunga degenza ad Anzio, dove<br />
sono stati felici di accoglierlo. Siamo sempre in contatto<br />
e sappiamo che si trova bene, anche se persiste una forte<br />
preoccupazione per il futuro; la volontà di lavorare non gli<br />
manca, anche se diffi cilmente potrà tornare a svolgere le<br />
attività di prima”.<br />
Singh Sidhu Navtej era venuto in Italia per cercare una<br />
vita migliore, lavorava come manovale nell’edilizia e<br />
nell’agricoltura. Al momento dell’aggressione non dormiva<br />
sulla panchina, come dissero giornali e tv, ma era seduto<br />
ad aspettare il treno per Roma, dopo aver perso l’ultimo<br />
della sera.<br />
“Siamo abituati a trattare le ustioni, che sono, non solo<br />
esteticamente, ma anche psicologicamente molto<br />
invalidanti e molto dolorose - conclude la signora Di Rubbo<br />
-. In questo caso, nella tragedia pesa molto la mancanza di<br />
un perché, ci si chiede come si è arrivati a tanto, a cosa è<br />
servito tutto questo dolore”.<br />
La cronaca<br />
Era l’alba di una domenica di febbraio di<br />
un anno fa quando Singh Sidhu Navtej,<br />
cittadino indiano immigrato in Italia, fu<br />
vittima di un orribile episodio di cronaca.<br />
Giornali e tv nazionali parlarono per<br />
qualche tempo di quel clochard trasformato<br />
in torcia umana da tre balordi presso la<br />
stazione ferroviaria di Nettuno.<br />
Di quell’uomo, 35 anni, nato nel distretto<br />
di Moga, nel Punjab, giunto clandestino in<br />
Italia cinque anni prima, senza famiglia, al<br />
tempo si sapeva poco, salvo che ustioni di<br />
terzo grado avevano coperto il 50% della<br />
superfi cie del suo corpo e che la sua vita<br />
era appesa ad un fi lo.<br />
A dare una svolta alle indagini fu la stessa<br />
vittima: la sua testimonianza portò alla<br />
cattura <strong>dei</strong> tre aggressori, condannati<br />
nello scorso febbraio, ad un anno<br />
dall’aggressione, a quattordici anni di<br />
reclusione per tentato omicidio. Un terzo<br />
ragazzo coinvolto, che all’epoca <strong>dei</strong> fatti<br />
aveva meno di 18 anni, è stato invece<br />
giudicato dal Tribunale <strong>dei</strong> minori di Roma<br />
a nove anni.<br />
Dopo circa dieci mesi di degenza al reparto<br />
grandi ustionati dell’ospedale Sant’Eugenio<br />
di Roma, dove ha subito vari trapianti di<br />
cute, per molti mesi Singh Sidhu Navtej è<br />
stato in cura presso l’Istituto Scientifi co di<br />
Telese Terme.<br />
<strong>Il</strong> 29 giugno scorso, Singh Sidhu Navtej<br />
ha lasciato l’Istituto di Telese per<br />
essere trasferito presso una struttura di<br />
lungodegenza ad Anzio, dove le Istituzioni<br />
competenti si stanno occupando di<br />
perfezionare la sua sistemazione, in termini<br />
di alloggio e di lavoro compatibile.<br />
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