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Il valore aggiunto dei bollini rosa - Fondazione Salvatore Maugeri

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Attività e...<br />

Dr. Marco Monticone,<br />

responsabile dell'U.O. di<br />

Riabilitazione Neuromotoria<br />

Specialistica<br />

NOTIZIE FSM<br />

Misurare la<br />

kinesiophobia<br />

<strong>Il</strong> contemporaneo approccio bio-psico-sociale per la cura <strong>dei</strong> pazienti colpiti da<br />

dolore lombare cronico vede il medico specialista in Medicina Riabilitativa alle<br />

prese con alterazioni emotivo-cognitive che possono infl uenzare la scelta della<br />

terapia più adatta al singolo paziente. Una scala tradotta e validata per l’Italia<br />

da alcuni specialisti di <strong>Fondazione</strong> <strong>Maugeri</strong> permette ora di misurare il livello di<br />

kinesiophobia: la paura del movimento legata al dolore<br />

La signora Lucia, 67 anni, affetta da dolore lombare persistente, esce raramente di<br />

casa, solo se accompagnata e per effettiva necessità. <strong>Il</strong> signor Luigi, 68 anni, operato<br />

dieci anni fa per stenosi lombare, da tempo non cura più il suo orto e passa le<br />

giornate seduto in casa o al bar con gli amici. <strong>Il</strong> signor Franco, invece, 54 anni, ha da<br />

poco subìto un intervento per ernia discale, ma non intende perdere nemmeno un<br />

giorno di lavoro. I comportamenti descritti sono alcuni esempi di reazioni emotivocognitive<br />

che possono manifestarsi in pazienti che soffrono di dolore cronico.<br />

Chi, infatti, in seguito a una caduta, a una patologia o a un intervento, soffre di<br />

dolori persistenti, non solo sviluppa disfunzioni del movimento (rigidità, debolezza<br />

muscolare, alterazioni della postura e della deambulazione,...) dovuti direttamente<br />

al dolore, ma può anche sviluppare alterazioni dell’umore e del comportamento,<br />

secondarie al dolore, che implicano forti condizionamenti della vita quotidiana.<br />

Le alterazioni emotivo-cognitive, che comunque riguardano solo una parte <strong>dei</strong><br />

pazienti con dolore cronico, possono manifestarsi in misura più o meno grave.<br />

Si tratta di atteggiamenti e reazioni al dolore che si insinuano lentamente nella<br />

psicologia del paziente e hanno ricadute pratiche sulla persistenza della malattia.<br />

“Alcuni pazienti, a causa del dolore, sviluppano pensieri e atteggiament nti<br />

controproducenti per il recupero motorio - spiega il dottor Marco Monticon one,<br />

responsabile dell’U.O. di Riabilitazione Neuromotoria Specialistica dell’Istit tituto<br />

Scientifi co di Lissone -: pensieri catastrofi ci, ansia, depressione, paura di non<br />

guarire mai più, paura di uscire di casa, di muoversi e cadere, tipici comporta tamenti<br />

“da malato”. Altri pazienti, invece, per reazione contraria, nonostante provino<br />

dolore, divengono addirittura iperattivi, causando a se stessi danni maggiori. È<br />

importante, per il medico specialista in Medicina Riabilitativa, riuscire a identifi care<br />

e quantifi care queste alterazioni comportamentali, in modo da elaborare re la terapia<br />

più idonea al singolo paziente, tenendo appunto in considerazione lo stato<br />

complessivo della persona, anche a livello psicologico e sociale”.<br />

È stata del dottor Monticone l’idea di tradurre e adattare, secondo la cultura<br />

e la lingua italiana, una scala, già in uso in altri paesi, per la misurazione della<br />

kinesiophobia, la paura del movimento legata al dolore, una delle possibili reazioni<br />

emotivo-cognitive sopradescritte.<br />

“La visione bio-psico-sociale del paziente nella sua globalità<br />

suggerisce al medico di curare e riabilitare la persona in<br />

modo complessivo, a partire dalla malattia, andando oltre<br />

la malattia - continua il dr. Monticone -. <strong>Il</strong> solo approccio<br />

bio-medico è ormai superato: alla riabilitazione motoria si<br />

affi anca la riabilitazione cognitivo-comportamentale. In base<br />

a questo presupposto, è per noi necessario misurare nel<br />

paziente, oltre ai parametri clinici, anche quelli psico-sociali,<br />

quantifi cando le reazioni cognitive e comportamentali<br />

derivanti dal dolore. A tale scopo, le nazioni anglosassoni<br />

dispongono di numerose scale di valutazione, tra cui la Scala<br />

Tampa di Kinesiophobia, non ancora adattata per un utilizzo<br />

in Italia. Con la collaborazione delle psicologhe dr.ssa Ines<br />

Giorgi (Istituto di Pavia) e dr.ssa Barbara Rocca (Istituto di<br />

Lissone), del dr. Cesare Bonezzi e del dr. Massimo Barbieri<br />

dell’Unità di Medicina del Dolore (Istituto di Pavia) e della<br />

dr.ssa Paola Baiardi del Consorzio Valutazione alutazione Biologiche e<br />

Farmacologiche dell’Università versità di d Pavia, abbiamo dapprima<br />

sviluppato la versione sione italiana della scala di kinesiophobia e,<br />

in seguito, condotto cond uno studio che ha portato alla validazione<br />

della traduzione trad italiana della scala e alla dimostrazione<br />

della ella sua utilizzabilità. Con questo strumento è ora possibile<br />

testare il livello di kinesiophobia e migliorare l’intervento<br />

riabilitativo globale, a misura del singolo paziente”.<br />

Lo studio, pubblicato lo scorso maggio sulla rivista<br />

americana SPINE, si è concentrato in particolare sui pazienti<br />

con dolore lombare cronico. “Tradotta e adattata in lingua<br />

italiana - spiega il dr. Marco Monticone -, la scala è stata<br />

somministrata a 178 pazienti (125 femmine e 53 maschi),<br />

di età compresa tra 25 e 87 anni, colpiti da dolore alla<br />

schiena persistente. Superate tutte le verifi che linguistiche<br />

previste dalla metodologia internazionale, la versione<br />

italiana ha dato prova di possedere buona coerenza interna,<br />

affi dabilità, accettabilità e validità. Differenziandosi da<br />

specifi ci parametri volti a misurare l’ansia, la depressione,<br />

la disabilità fi sica e l’intensità del dolore, questa scala è in<br />

grado di quantifi care oggettivamente le principali sfumature<br />

secondarie alla paura del movimento legata al dolore<br />

in soggetti con problematiche muscolo-scheletriche. In<br />

particolare - conclude Monticone -, lo studio ha dimostrato<br />

che i dati raccolti attraverso l’impiego della versione italiana<br />

sono ono corrispondenti corr<br />

a quelli delle altre versioni esistenti<br />

(in inglese, france francese, tedesco, norvegese, portoghese, ...);<br />

questo è molto import mportante a livello clinico e scientifi co:<br />

disporre tutti degli stessi essi strumenti di misurazione ci<br />

mette nella condizione di poter oter paragonare i dati raccolti<br />

e ampliare quindi, a livello interna ernazionale, il campo di<br />

esperienza e confronto”.<br />

REAZIONI EMOTIVO-COMPORTAMENTALI<br />

SECONDARIE AL DOLORE<br />

aPaura del movimento - kinesiophobia. Induce a<br />

coltivare pensieri del tipo: “se svolgessi attività<br />

fi sica temo che potrei farmi male”, “per una<br />

persona nelle mie condizioni non è salutare<br />

svolgere attività fi sica”, ecc.<br />

aAnomalie nelle strategie della vita quotidiana<br />

(strategie di Coping)<br />

Attive: intraprendere o proseguire attività fi siche<br />

nonostante un forte dolore<br />

Passive: interrompere bruscamente o rinunciare<br />

alle attività fi siche alla percezione del minimo<br />

dolore<br />

aPensieri catastrofi ci. Inducono a esagerare<br />

conseguenze negative legate al dolore, dicendo<br />

a se stessi: “non lavorerò mai più”, “non guarirò<br />

più”, “morirò presto”, ecc.<br />

aPregiudizi. Inducono ad accrescere pensieri<br />

errati come: “il mio dolore è causato dal lavoro”,<br />

“è ereditario, non trova sollievo nonostante le<br />

cure migliori”, ecc.<br />

aAnsia, depressione<br />

aAnomalie comportamentali. Inducono a<br />

modifi care il comportamento, spingendo a<br />

rinchiudersi in casa, a non riprendere la normale<br />

attività lavorativa, a evitare piacevoli incontri<br />

sociali, ecc.<br />

NOTIZIE FSM<br />

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