24.10.2013 Views

Il valore aggiunto dei bollini rosa - Fondazione Salvatore Maugeri

Il valore aggiunto dei bollini rosa - Fondazione Salvatore Maugeri

Il valore aggiunto dei bollini rosa - Fondazione Salvatore Maugeri

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

18<br />

Parola di...<br />

La rubrica Parola di…<br />

di questo numero di Notizie FSM<br />

ospita l'intervista<br />

al Prof. Bruno Dallapiccola,<br />

Direttore Scientifi co<br />

Ospedale Bambino Gesù, Roma<br />

NOTIZIE FSM<br />

La genetica<br />

ci salverà?<br />

La strada del Dna appare segnata senza via di ritorno e le applicazioni ne<br />

confermano le straordinarie potenzialità per il progresso della scienza medica.<br />

Ciò non ha impedito a un gruppo di ricercatori di affermare sulle colonne di<br />

Nature “Nonostante l’enorme <strong>valore</strong> scientifi co della ricerca fatta, le nuove<br />

tecnologie hanno solo un impatto marginale per la cura delle malattie nella<br />

popolazione”. Anche il mondo si chiede se le aspettative circa la rivoluzione<br />

genetica siano state in parte disattese e si interroga sulle implicazioni etiche<br />

della genomica. Ne parliamo con il Professor Bruno Dallapiccola, genetista,<br />

direttore scientifi co Ospedale Bambino Gesù di Roma<br />

Dieci anni fa, l’annuncio della decodifi cazione del genoma umano inaugurava<br />

una nuova era. Di strada da allora ne è stata fatta tanta e i progressi non<br />

mancano, tuttavia molte aspettative appaiono tuttora disattese. Professore,<br />

a che punto siamo?<br />

“Quando, nel 2000, è stato dato l’annuncio della bozza del sequenziamento<br />

del genoma umano, avvenuto un paio d’anni dopo, da più parti si gridava alla<br />

più grande scoperta dell’umanità. Anche se non si può non concordare con<br />

l’idea che si sia trattato di un evento scientifi camente epocale, personalmente,<br />

mettendomi dalla parte del cittadino, ho sempre sottolineato che nessuno si<br />

sarebbe dovuto attendere ricadute rivoluzionarie nel breve periodo. Oltre ad<br />

essere un ricercatore, infatti, sono un medico quotidianamente a contatto con<br />

i pazienti e so che non dovremmo illudere i non addetti ai lavori con promesse<br />

che sappiamo di non poter mantenere, quantomeno in un arco temporale<br />

ragionevole. Per questo, senza volere negare l’importanza straordinaria del<br />

progetto genoma umano, la sua traslazionalità, quello cioè che percepisce il<br />

paziente, è ancora purtroppo lontano da certe predizioni divulgate con molta<br />

superfi cialità”.<br />

Ci aspettano più sorprese di quelle fi nora svelate?<br />

“Attualmente, il maggior risultato della ricerca genetica in campo pratico è<br />

l’uso di test genetici, che migliorano la diagnosi. La terapia ha sicuramente<br />

fatto progressi, ma moltissimi ne deve ancora compiere. Ci si aspettava di<br />

capire molto di più in relazione alle malattie complesse, dall’ipertensione alle<br />

malattie cardiovascolari, al diabete ecc. ma, in effetti, il progresso fatto su<br />

questo fronte è limitato. Se, da un lato, conosciamo centinaia di fattori di<br />

suscettibilità genetica, il loro peso è tanto minimo che di fatto è più importante<br />

agire sugli stili di vita. Un ottimo esempio riguarda l’invecchiamento: negli<br />

ultimi 50 anni la vita media si è allungata di circa 25 anni, senza aver toccato<br />

un gene. Senza dubbio c’è una base genetica, lo dicono i centenari della<br />

Sardegna e non solo quelli, ma dal punto di vista pratico siamo riusciti a fare<br />

molto di meglio modifi cando gli stili di vita, dal controllo della malattia alla<br />

cura dell’alimentazione, fi no a comprendere l’importanza dell’attività fi sica”.<br />

Quali ricadute potranno avere gli sviluppi raggiunti in ambito genetico nello<br />

studio delle malattie rare?<br />

“Un importante risultato consiste nell’avere individuato il difetto biologico<br />

alla base di molte centinaia di queste malattie, con due conseguenze<br />

fondamentali: da un lato il miglioramento delle capacità diagnostiche o<br />

delle possibilità di confermare un sospetto diagnostico; una volta compreso<br />

il meccanismo biologico della malattia, è diventato inoltre possibile in<br />

numerosi casi avviare una terapia e un trattamento più appropriato. In alcune<br />

malattie questo progresso è stato rivoluzionario: una<br />

volta individuato il difetto della malattia metabolica<br />

si è sintetizzata in laboratorio la proteina defi citaria<br />

che è stata poi somministrata. In altri casi, l’impiego di<br />

molecole già sviluppate per altre fi nalità ha permesso di<br />

interferire con le alterazioni metaboliche della malattia;<br />

senza considerare i numerosi vantaggi del progresso delle<br />

conoscenze genetiche nell’ambito della prevenzione”.<br />

Parliamo di terapia genica. Quali benefi ci possiamo<br />

attendere in un futuro prossimo?<br />

“Qualcosa è cambiato da quando si è capito che era<br />

possibile correggere meglio il difetto utilizzando le cellule<br />

staminali. La vera rivoluzione si avrà tuttavia solo quando<br />

si riuscirà a utilizzare la terapia genica nel trattamento<br />

di malattie di grande impatto sociale; quello che tutti<br />

attendiamo, e che potrebbe veramente fare uscire la<br />

terapia genica da questa fase di trattamento di nicchia,<br />

è la cura di una malattia come la talassemia. Alcuni trial<br />

stanno partendo, uno tutto italiano, e nei prossimi due<br />

anni potrebbero segnare questa svolta. Un altro settore<br />

nel quale si attendono risultati importanti è il trattamento<br />

oncologico. Tuttavia ritengo che attualmente esistano<br />

altri protocolli dai quali le malattie rare possono trarre<br />

maggiore benefi cio rispetto alla terapia genica”.<br />

Recentemente il Comitato Nazionale per la Bioetica e il<br />

Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie<br />

e le Scienze della Vita hanno elaborato un documento<br />

sui “Test genetici di suscettibilità e la medicina<br />

personalizzata”, sostanzialmente in linea con l’approccio<br />

cautelativo della Government Accountability Offi ce (GAO)<br />

degli Stati Uniti. Qual è la sua opinione in merito?<br />

“Anche un documento di prossima pubblicazione<br />

della Società Europea di Genetica Umana si allinea<br />

su una posizione di cautela nei confronti dell’uso di<br />

questi test. Siamo preoccupati che il cittadino ignaro<br />

sia sottoposto a una serie di test inutili. Navigando in<br />

internet, per un certo verso è divertente, ma per altro<br />

verso raccapricciante, vedere quali promesse vengono<br />

fatte, con le quali si pretenderebbe di condizionare con<br />

i test del DNA i nostri stili di vita, attraverso la scelta<br />

della dieta più appropriata, o addirittura comprendere se<br />

possediamo un profi lo idoneo a diventare degli atleti. Si<br />

tratta di enfatizzazioni di possibilità che allo stato attuale<br />

le analisi del DNA non hanno: sono poche le situazioni in<br />

cui oggi la predizione può dirci qualche cosa. In questo<br />

ambito rientrano, ad esempio, le malattie cardiovascolari.<br />

Sicuramente, in tema test genetici predittivi è necessaria<br />

una regolamentazione, ma soprattutto è necessario fare<br />

una informazione corretta e capillare”.<br />

Un altro fronte riguarda la farmacogenomica. A che punto<br />

è questo fi lone di ricerca?<br />

“Rispetto alle attese i successi sono abbastanza limitati.<br />

Conosciamo oggi solo una trentina di molecole per le quali<br />

è stato accertato un discreto rapporto con il genoma in<br />

termini di risposta al farmaco e/o suscettibilità agli eventi<br />

avversi. La Food and Drug Administration degli Stati Uniti<br />

ha individuato solo quattro molecole per le quali ritiene<br />

che prima della somministrazione (si tratta per lo più di<br />

farmaci utilizzati nella terapia <strong>dei</strong> tumori) sia opportuno<br />

esaminare le caratteristiche genetiche <strong>dei</strong> soggetti<br />

candidati al trattamento, per verifi carne la capacità di<br />

rispondere e reagire al farmaco. C’è poi un altro aspetto<br />

da considerare: raramente un paziente prende un solo<br />

farmaco. Oltre a capire i problemi dell’interazione tra quel<br />

farmaco e il genoma della persona, va perciò considerata<br />

anche l’interazione tra quella molecola e le altre molecole<br />

con le quali viene a contatto. Questo richiederebbe la<br />

decodifi cazione di una complessità biologica, che oggi<br />

non è possibile”.<br />

La notizia di un nuovo sviluppo nel campo della genetica<br />

applicata, si parli di clonazione, di cellule staminali, di<br />

fecondazione assistita o, più banalmente, di previsioni<br />

sulle aspettative di vita, non manca di sollevare<br />

interrogativi e riaccendere il dibattito sul rapporto tra<br />

progresso della scienza medica e bioetica, che coinvolge<br />

il mondo scientifi co, ma anche la società. Come è<br />

possibile gestire al meglio la discussione nel rispetto<br />

delle legittime posizioni?<br />

“È attuale il dibattito intorno alla proposta di parlare di<br />

bioetica a partire dalle scuole, proposta che in generale<br />

condivido. Credo però che il problema di fondo consista<br />

nella necessità preventiva di formare il corpo <strong>dei</strong> docenti<br />

in grado di insegnare la bioetica in maniera bilanciata e<br />

intellettualmente onesta. Allo stesso modo, per informare<br />

il pubblico e aumentare la coscienza nei confronti di tutti<br />

gli aspetti e le implicazioni del progresso scientifi co,<br />

sarebbe auspicabile una onestà intellettuale che spesso<br />

manca. E ciò dipende da un lato da colpe attribuibili<br />

ai ricercatori stessi, che qualche volta enfatizzano i<br />

risultati delle loro ricerche per ragioni fi n troppo ovvie,<br />

dall’altro lato dal giornalismo scientifi co spesso non<br />

suffi cientemente preparato o, peggio, politicamente<br />

condizionato. Va considerato inoltre che la velocità con cui<br />

il progresso scientifi co avanza è di gran lunga maggiore<br />

rispetto ai tempi necessari ai legislatori nell’elaborare<br />

i testi delle leggi o ai fi losofi e ai pensatori per dare<br />

indicazioni adeguate.<br />

La stragrande maggioranza delle persone, purtroppo<br />

anche tra i medici, aggiorna la propria cultura scientifi ca<br />

direttamente dai giornali, che raramente sono obiettivi.<br />

Questo rafforza il ruolo che l’informazione e la carta<br />

stampata rivestono nella formazione di una coscienza<br />

informata e consapevole sui temi del progresso scientifi co<br />

e della bioetica”.<br />

NOTIZIE FSM<br />

19

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!