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il dell - Attivecomeprima Onlus

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12<br />

Certo è grave e del tutto inaspettata.<br />

Dai medici <strong>il</strong> primo approccio è quasi di rassegnazione,<br />

non cerco parole di fiducia o conforto. Sento<br />

quasi commiserazione. Danno l’annuncio, apparentemente<br />

dispiaciuti ma con un distacco sconcertante.<br />

Basterebbe una mano sulla spalla e invece<br />

niente, nessun contatto.<br />

A casa (ho firmato per tornare <strong>il</strong> giorno dopo),<br />

racconto tutto pesando le parole in modo da non<br />

mettere ansie e tensioni, ci sono i bambini e non so<br />

bene come comportarmi. Ovviamente non è fac<strong>il</strong>e.<br />

Il primo aiuto arriva da mio fratello Alessandro e mia<br />

cugina Laura, che è anche un medico.<br />

Da quel giorno, assieme a mia moglie, una presenza<br />

che è stata fondamentale, non mi abbandoneranno<br />

mai, nemmeno per un istante tra visite, ricoveri,<br />

diagnosi. Li consideravo i miei gladiatori.<br />

Le settimane successive le passo dentro e fuori<br />

l’Ospedale di Brescia, dove mi tengono in osservazione.<br />

Nessuno si sb<strong>il</strong>ancia, fa previsioni o ipotesi<br />

concrete: <strong>il</strong> tumore c’è ma è in una zona inaccessib<strong>il</strong>e<br />

per cui non si può prelevare alcun campione da<br />

analizzare senza rischi di lesioni.<br />

Sono sempre al buio ma sicurissimo di guarire.<br />

L’idea <strong>dell</strong>a morte per tumore mi sfiora ma la scaccio,<br />

o meglio la nego. Ogni giorno cerco di sfuggire<br />

al pensiero di morire concentrandomi sulle cose<br />

pratiche e concrete, come ho sempre fatto.<br />

Passano le settimane e cresce lo sconforto e<br />

l’impotenza. La sensazione di essere parcheggiato<br />

in attesa degli eventi è insopportab<strong>il</strong>e. Vedo i medici<br />

parlare tra di loro… parlano di me, non di altri!<br />

Questi consulti quotidiani si spandono nell’aria<br />

come una nebbia: parole mezze sentite, cartelle<br />

cliniche comp<strong>il</strong>ate, prescrizioni e ipotesi diverse.<br />

Ma <strong>il</strong> malato sono io, chi meglio di me può guidare <strong>il</strong><br />

medico se da lui correttamente indirizzato?<br />

Ogni paziente ha <strong>il</strong> diritto non solo di essere aggiornato<br />

ma coinvolto nel percorso terapeutico che lo<br />

riguarda. Per <strong>il</strong> suo bene ma anche per coadiuvare<br />

l’attività dei dottori che lo hanno in cura.<br />

Il paziente non è la malattia, non è “<strong>il</strong> tumore”. Egli è<br />

vita, corpo, dolori, sensazioni, percezioni e tutta l’intricata<br />

connessione tra fisico e mente che va vista e<br />

considerata nella sua totalità.<br />

Questo, nella prima fase <strong>dell</strong>a mia malattia, non è<br />

mai avvenuto. Durante le settimane di ricovero ho<br />

vissuto in prima persona la sensazione di essere un<br />

paziente totalmente passivo. Di essere “<strong>il</strong> tumore”.<br />

Mi parlano di un altro Ospedale, un centro di<br />

eccellenza in Italia, che sarà l’ultima tappa del mio<br />

viaggio ospedaliero, dove mi propongono <strong>il</strong> “trattamento<br />

Gamma Knife”, nome suggestivo.<br />

Decisione presa, a luglio <strong>il</strong> trattamento. Non la<br />

chiamano operazione e anche questo contribuisce a<br />

smorzare la percezione <strong>dell</strong>a gravità, nel bene e nel<br />

male, <strong>dell</strong>a mia condizione psicologica.<br />

Entro la mattina, esco la sera “sulle mie gambe”,<br />

senza dolori o ricadute post operatorie. 50 minuti e<br />

<strong>il</strong> gioco è fatto.<br />

Da non crederci: fino a poche settimane prima mi<br />

vedevo in una stanza asettica, pieno di flebo e sensori,<br />

imbottito di medicinali. Ora mi trovo qui dopo<br />

due giorni sono “come nuovo”.<br />

Certo cortisone e tanti altri farmaci sono un problema<br />

per <strong>il</strong> fisico, continuo a ripetermi che ci vorrà<br />

solo un po’ di tempo. Ma sono guarito!<br />

Mi sbagliavo, e di molto.<br />

Passano le settimane e inizio a inabissarmi.<br />

Non capisco né ricordo esattamente <strong>il</strong> momento in<br />

cui inizio a scendere, è lento e inesorab<strong>il</strong>e come<br />

percorso. Mi ritrovo a vivere “fuori dalla realtà”.<br />

Tutto quello che mi circonda, che vedo, sento,<br />

faccio, non mi sembra reale. Momenti di panico,<br />

sensazioni di vuoto, tutto ciò che vivo non esiste:<br />

persone, oggetti, azioni.<br />

Vado al lavoro e <strong>il</strong> semaforo rosso sembra non<br />

diventi mai verde, non riesco nemmeno a guardare<br />

la televisione perché i dialoghi mi mettono ansia.<br />

Il baratro, non vivo più.

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