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ANALISI DELLO SHIMMY NEI CARRELLI DI ATTERRAGGIO - AIAS

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ASSOCIAZIONE ITALIANA PER L’<strong>ANALISI</strong> DELLE SOLLECITAZIONI<br />

XXXIV CONVEGNO NAZIONALE — 14–17 SETTEMBRE 2005, POLITECNICO <strong>DI</strong> MILANO<br />

<strong>ANALISI</strong> <strong>DELLO</strong> <strong>SHIMMY</strong> <strong>NEI</strong> <strong>CARRELLI</strong> <strong>DI</strong> <strong>ATTERRAGGIO</strong><br />

Giovanna Girini, Marco Sasso<br />

Università Politecnica delle Marche - Dipartimento di Meccanica<br />

Sommario<br />

Con il termine “shimmy” si indicano le oscillazioni instabili che frequentemente si osservano nei<br />

carrelli aeronautici durante la fase di rullaggio. Le ragioni per cui queste vibrazioni si originano<br />

spontaneamente e si auto amplificano sono da imputare al moto stesso del sistema e dipendono dalle<br />

interazioni fra pneumatico e suolo, nonché dai parametri progettuali del carrello e dalla velocità<br />

dell’aeroplano sulla pista.<br />

A causa di queste oscillazioni il carrello risulta sollecitato a pericolosi fenomeni di usura e fatica,<br />

che possono arrivare a provocare seri danneggiamenti strutturali.<br />

In questo lavoro è stato analizzato il fenomeno dello shimmy relativamente al carrello anteriore a<br />

ruota singola di piccoli aeromobili per il trasporto civile.<br />

I parametri progettuali del carrello e le caratteristiche meccaniche del pneumatico sono stati messi<br />

in relazione per ricavare il modello dinamico del sistema. Questo modello è stato analizzato dapprima<br />

tramite uno studio agli autovalori e successivamente mediante integrazione numerica.<br />

Dall’analisi lineare si ottengono mappe di stabilità che permettono di capire qual è la tendenza<br />

dello shimmy al variare dei parametri in gioco. Con l’integrazione numerica invece è possibile<br />

includere le non linearità del sistema e ottenere i cosiddetti cicli limite.<br />

Abstract<br />

Shimmy is a summarizing term for the torsional flutter phenomenon of aircraft landing gears. The<br />

reason for such unstable vibrations is connected to the motion of the system itself and depends on<br />

factors like the interactions between tire and ground, the landing gear design parameters and the<br />

aircraft taxiing speed.<br />

Due to these self-excited oscillations, the landing gear is stressed by dangerous phenomena of wear<br />

and fatigue, which can lead to serious damages.<br />

In this work, a shimmy analysis of small aircraft nose landing gears has been carried out.<br />

Design parameters and tire mechanical properties have been related in order to develop the<br />

dynamic model of the system. This model has been analysed by means of eigenvalues method and<br />

numerical integration.<br />

Stability boundaries, which are useful to evaluate the tendency of the shimmy, are obtained with<br />

the linear analysis. By numerical integration, which allows to take the system nonlinearities into<br />

account, limit cycles can be recorded.<br />

Parole chiave: shimmy, carrelli di atterraggio, cicli limite.<br />

Corresponding author: Giovanna Girini; Tel.: 071.220.4440; Fax.: 071.220.4801; E-mail: g.girini@univpm.it


1. INTRODUZIONE<br />

XXXIV CONVEGNO NAZIONALE <strong>AIAS</strong> – MILANO, 14-17 SETTEMBRE 2005<br />

Il fenomeno dello shimmy affligge anche attrezzature di uso quotidiano, quali sedie a rotelle, carrelli<br />

per la spesa, carrelli portavivande, passeggini, ovvero tutti quei dispositivi in cui è presente una ruota,<br />

collegata ad un asse, o pivot, e libera di ruotare intorno ad esso (caster wheel).<br />

Se al pivot viene impresso un moto orizzontale, mentre la ruota viene fatta rotolare a terra, accade<br />

che quest’ultima può assumere un moto oscillatorio del tutto spontaneo attorno al pivot stesso.<br />

Nei carrelli di atterraggio degli aeroplani, questa instabilità può essere causa di rotture importanti, e<br />

pertanto è compito dei progettisti far si che il fenomeno non si verifichi o quanto meno non arrivi a<br />

compromettere il buon funzionamento del carrello.<br />

Tuttavia, non si è ancora giunti ad una teoria definitiva che spieghi con chiarezza l’insorgere dello<br />

shimmy e quali misure adottare per contrastarlo efficacemente. Infatti, nel corso degli anni, sono state<br />

avanzate varie teorie sul fenomeno, eppure inoltrarsi nel problema non risulta affatto semplice in<br />

quanto le variabili in gioco, quali rigidezze dei vari componenti, attriti fra le parti meccaniche,<br />

interazioni pneumatico – suolo, sono numerose e spesso difficili da definire e misurare.<br />

Un modo per contrastare il fenomeno è quello di montare sul carrello il cosiddetto shimmy damper,<br />

una sorta di pistoncino - idraulico o elastomerico - in grado di fornire lo smorzamento necessario per<br />

annullare, o quanto meno ridurre, le vibrazioni. Questi dispositivi migliorano le condizioni di stabilità,<br />

ma non eliminano comunque le cause del disturbo, che devono essere ricercate studiando la natura<br />

stessa del sistema, ovvero la struttura del carrello e le sue interazioni con il suolo attraverso il<br />

pneumatico.<br />

Lo studio qui presentato è stato condotto in collaborazione con la Mecaer Meccanica Aeronautica<br />

S.p.a., azienda produttrice di carrelli aeronautici.<br />

2. MO<strong>DELLO</strong> MECCANICO DEL PNEUMATICO<br />

Non c’è dubbio che lo shimmy sia enormemente influenzato dalle forze che il suolo trasmette alla<br />

ruota attraverso il pneumatico. Queste reazioni si generano nella zona in cui la gomma è a contatto con<br />

il terreno e possono essere ridotte a semplici forze e momenti.<br />

La teoria di riferimento, da cui si è partiti per capire quali fossero queste interazioni, è la cosiddetta<br />

teoria del punto di contatto, adottata anche da de Carbon [1] e Moreland [2] nei loro primissimi studi<br />

sul fenomeno dello shimmy.<br />

2.1. Rigidezza laterale e torsionale<br />

Si consideri una ruota ferma, sulla quale agisce una forza Ft applicata nel centro della ruota stessa<br />

parallelamente al suo asse di rotazione, cioè perpendicolarmente al suo piano.<br />

Sotto l’azione di questa forza, il pneumatico a contatto con il suolo si deforma senza slittare,<br />

almeno finché non viene superato il limite di aderenza, opponendosi con una forza pari e contraria a<br />

Ft, mentre il resto della ruota subisce uno spostamento trasversale pari a ∆ . Indicando con kL la<br />

rigidezza laterale del pneumatico, risulta:<br />

F k ∆<br />

1<br />

t = L<br />

Al posto di Ft, si supponga adesso di esercitare sulla ruota, sempre ferma, un momento M. Ad opera di<br />

questa sollecitazione, la ruota tende a ruotare di un certo angolo θ , mentre la porzione di pneumatico<br />

a contatto con il terreno si oppone alla rotazione con un momento pari e contrario a M. Indicando con<br />

µ la rigidezza torsionale del pneumatico, si ottiene:<br />

M = µθ<br />

2


2.2. Deriva<br />

XXXIV CONVEGNO NAZIONALE <strong>AIAS</strong> – MILANO, 14-17 SETTEMBRE 2005<br />

Si consideri nuovamente il caso in cui agisca la forza Ft e si supponga che stavolta la ruota, anziché<br />

essere ferma, rotoli sul terreno. Come prima, è ancora presente lo spostamento trasversale ∆ ; in più si<br />

nota che la traiettoria seguita dalla ruota non è contenuta nel suo piano, come sarebbe senza l’azione<br />

della forza, ma forma con esso un angolo α , detto angolo di deriva.<br />

Ciò significa che il moto della ruota, oltre ad avere una componente passante per il suo piano, ha<br />

una componente anche in direzione ortogonale. Questo fenomeno si verifica senza che ci sia alcuno<br />

slittamento laterale e può essere spiegato nel seguente modo.<br />

Prima di tutto si schematizzi il pneumatico, con un infinito numero di molle montate radialmente,<br />

dotate di elasticità verticale, laterale e torsionale. Quando la forza Ft è applicata alla ruota ferma,<br />

quest’ultima subisce lo spostamento ∆ come risultato della deformazione laterale delle n molle a<br />

contatto con il terreno: la risultante delle reazioni esplicate dalle molle bilancia esattamente la forza Ft.<br />

Ora, quando la ruota viene posta in rotazione, e la molla n+1 tocca il terreno, il suo punto di<br />

contatto non è più allineato con i punti di contatto delle molle precedenti, ma spostato lateralmente<br />

della quantità ∆ . Inoltre, mentre la molla n+1 entra in contatto, contemporaneamente la prima molla<br />

della serie si stacca dal terreno, per cui cessa istantaneamente di esercitare la sua parte di reazione per<br />

bilanciare Ft, la quale però, non viene ripristinata dalla molla n+1 perché questa risulta ancora scarica<br />

al momento del contatto.<br />

La somma delle tensioni esercitate dalle molle non bilancia più la forza Ft e dunque si verifica un<br />

ulteriore spostamento laterale della ruota pari a ∆ . In questo modo, anche la molla n+2, che appoggia<br />

sul terreno subito dopo, avrà il suo punto di contatto spostato di ∆ rispetto al punto di contatto della<br />

molla n+1.<br />

Questo processo si ripete ogni volta che una molla entra in contatto e un’altra lo lascia; ecco quindi<br />

come l’elasticità del pneumatico può spiegare fenomeni di deriva in assenza di slittamento.<br />

Introducendo il coefficiente di deriva c della gomma, si può scrivere:<br />

F t<br />

α<br />

= 3<br />

c<br />

che esprime la relazione di proporzionalità tra la forza Ft e l’angolo di deriva. Il coefficiente di deriva<br />

c dipende dal carico verticale FZ agente sul pneumatico secondo la relazione [3-4]:<br />

1<br />

c = 4<br />

cSFZ<br />

dove cS è il coefficiente di rigidezza in sterzata ed è un valore costante legato al tipo di pneumatico.<br />

2.3. Momento auto-allineante<br />

All’analisi fatta finora manca però un importante fenomeno che accompagna la deriva, ovvero<br />

l’insorgere di un momento torcente dovuto al fatto che la reazione del pneumatico alla forza Ft non è<br />

allineata con quest’ultima, ma è spostata verso il retro della ruota di una quantità σ.<br />

Ciò dipende dal fatto che la tensione esercitata dal punto del pneumatico appena entrato in contatto<br />

con il terreno - head point - è praticamente nulla, mentre è massima per il punto in procinto di<br />

abbandonare il suolo - tail point. Per questo motivo, la distribuzione delle tensioni è di tipo lineare e la<br />

risultante che equilibra esattamente la Ft ha il suo punto di applicazione situato a 2/3 dall’head point<br />

lungo la linea di contatto.<br />

Indicando con σ la distanza tra il punto di applicazione di Ft e quello della reazione opposta dal<br />

pneumatico, risulta che la ruota è soggetta ad un momento torcente che tende ad orientare la ruota<br />

stessa nella vera direzione dello spostamento, ovvero a ridurre spontaneamente l’angolo di deriva.<br />

Tale momento è detto auto-allineante e può essere scritto come:


XXXIV CONVEGNO NAZIONALE <strong>AIAS</strong> – MILANO, 14-17 SETTEMBRE 2005<br />

M Fσ<br />

= µα<br />

5<br />

t = t<br />

In virtù della particolare natura dei pneumatici, anche la rigidezza torsionale non è costante, ma è<br />

funzione del carico verticale [3] come succede per il coefficiente di deriva; si ha:<br />

µ = µ F<br />

6<br />

0<br />

Z<br />

in cui anche µ0 è un coefficiente costante dipendente dal tipo di pneumatico.<br />

2.4. Tread damping moment<br />

Un altro aspetto legato al pneumatico, è lo smorzamento prodotto dalla porzione di gomma a contatto<br />

con il suolo. Questa azione dà luogo ad un momento detto tread damping moment la cui espressione,<br />

trovata in letteratura [3], è:<br />

C TREAD<br />

K4<br />

= ψ&<br />

7<br />

V<br />

dove K 4<br />

2<br />

= 0.<br />

15a<br />

cS<br />

FZ<br />

, essendo a la semi-lunghezza dell’impronta (parametro dipendente dalla<br />

pressione di gonfiaggio).<br />

3. <strong>ANALISI</strong> LINEARE E MAPPE <strong>DI</strong> STABILITA’<br />

L’analisi dello shimmy è stata intrapresa su un modello semplificato di carrello, avente pivot verticale<br />

e forcella ortogonale al pivot (fig. 1). Il carrello si muove alla velocità V e la ruota è libera di oscillare<br />

intorno al pivot. Sul carrello grava il carico verticale - FZ - che si trasferisce al pneumatico e lo<br />

mantiene schiacciato al terreno; la forza Ft e il momento auto-allineante agiscono in modo da esaltare<br />

il fenomeno di shimmy.<br />

asse di rotazione<br />

L<br />

V<br />

x<br />

αα<br />

ψ<br />

L<br />

µα µα<br />

F t<br />

Figura 1: Vista frontale e superiore del carrello e carichi agenti<br />

C ψ& ψ&<br />

Si indichi con ψ l’angolo di shimmy e con L il cosiddetto braccio a terra (caster length); sia inoltre x<br />

la distanza a cui si porta il centro della ruota dalla direzione della velocità per effetto dell’oscillazione.<br />

L’ equazione di equilibrio del carrello intorno al pivot si può scrivere come [5]:<br />

⎛ K4<br />

⎞<br />

I & ψ& + ⎜CD<br />

+ ⎟ψ&<br />

= LFt<br />

+ M<br />

⎝ V ⎠<br />

t<br />

D<br />

V<br />

8


XXXIV CONVEGNO NAZIONALE <strong>AIAS</strong> – MILANO, 14-17 SETTEMBRE 2005<br />

dove:<br />

• I ψ& & = momento relativo all’inerzia del sistema;<br />

• C Dψ&<br />

= momento di smorzamento viscoso dovuto allo shimmy damper e all’attrito fra le parti<br />

meccaniche;<br />

• LF t = momento generato dalla forza Ft avente braccio L rispetto al pivot di rotazione.<br />

Dal momento che è ragionevole assumere il pivot libero fino ai pedali, l’eventuale coppia di<br />

richiamo elastico - Kψ - dovuta alla rigidezza torsionale K del pivot stesso, è da ritenersi nulla e<br />

pertanto non compare al primo membro dell’equazione 8.<br />

Per quanto riguarda il valore di CD, coefficiente di smorzamento equivalente, è stato assunto un<br />

valore costante suggerito da Mecaer; un valore attendibile per il momento di inerzia del carrello I è<br />

stato stimato in base a dati forniti sempre da Mecaer, tenendo conto sia dell’inerzia dello stelo che di<br />

quella della ruota (si veda Tabella 1).<br />

Secondo la meccanica delle gomme, la forza Ft è legata alla deformazione laterale ∆ subita dal<br />

pneumatico e all’angolo di deriva dalle leggi 1 e 3; in queste equazioni però non compare l’angolo di<br />

shimmy e pertanto è necessario introdurre un’altra relazione per poter correlare le tre variabili ∆, α e<br />

ψ . Si tratta della condizione cinematica di non slittamento laterale del pneumatico, anch’essa<br />

contemplata nella teoria del punto di contatto:<br />

x& + ∆&<br />

+ V sin ψ + V sinα<br />

= 0<br />

9<br />

dove x = Lsinψ<br />

.<br />

Supponendo piccole oscillazioni e piccole deformazioni, la 9 si può linearizzare e scrivere come [5]:<br />

Lψ&<br />

+ ∆&<br />

+ Vψ<br />

+ Vα<br />

= 0<br />

10<br />

Sostituendo la 3 e la 5 nell’equazione del moto 8 si giunge a:<br />

⎛ K4<br />

⎞ L<br />

I & ψ&<br />

+ ⎜C<br />

+ ⎟ψ&<br />

D − α − µα = 0<br />

11<br />

⎝ V ⎠ c<br />

Dall’equazione cinematica 10 si ricava:<br />

∆& = −Lψ&<br />

−Vψ<br />

−Vα<br />

12<br />

Uguagliando le relazioni 1 e 3 e derivando si ottiene:<br />

α = ck ∆&<br />

13<br />

& L<br />

Sostituendo la 12 nella 13 si giunge alla seguente equazione:<br />

& α = ( −Lψ&<br />

−Vψ<br />

−Vα<br />

)<br />

14<br />

ck L<br />

Le relazioni 11 e 14 sono quelle che descrivono la dinamica del sistema nei due gradi di libertà ψ e α.<br />

Si ottiene:<br />

⎡I<br />

⎢<br />

⎣0<br />

0⎤⎧ψ<br />

⎫<br />

⎡<br />

⎢ +<br />

⎨ ⎬ +<br />

0<br />

⎥<br />

⎦⎩α<br />

⎭ ⎢<br />

⎣ ck L<br />

V<br />

&<br />

K<br />

CD<br />

&<br />

L<br />

4<br />

⎤ ⎡<br />

0 ⎧ψ&<br />

⎫<br />

⎥⎨<br />

⎬ + ⎢ 0<br />

1⎥⎩<br />

& α ⎭ ⎢<br />

⎦ ⎣ckLV<br />

L ⎤<br />

− − µ ⎧ψ<br />

⎫ ⎧0⎫<br />

c ⎥⎨<br />

⎬ = ⎨ ⎬<br />

ck V ⎥<br />

⎦<br />

⎩α<br />

⎭ ⎩0⎭<br />

L<br />

15


XXXIV CONVEGNO NAZIONALE <strong>AIAS</strong> – MILANO, 14-17 SETTEMBRE 2005<br />

che consiste in un set di due equazioni differenziali lineari del secondo ordine che possono essere<br />

risolte per studiare la stabilità del sistema. La soluzione non banale si ottiene imponendo:<br />

⎡<br />

det⎢<br />

⎡I<br />

⎢<br />

⎢<br />

⎣0<br />

⎣<br />

0⎤<br />

⋅<br />

0<br />

⎥ s<br />

⎦<br />

2<br />

⎡<br />

⎢ +<br />

+<br />

⎢<br />

⎣ ck L<br />

V<br />

K<br />

CD<br />

L<br />

che porta all’equazione caratteristica:<br />

4<br />

⎤ ⎡<br />

0⎥<br />

⎢ 0<br />

⋅ s +<br />

1⎥<br />

⎢<br />

⎦ ⎣ckLV<br />

L ⎤⎤<br />

− − µ<br />

c ⎥⎥<br />

= 0<br />

ck V ⎥⎥<br />

L ⎦⎦<br />

3 2<br />

B s + B s + B s + B = 0<br />

17<br />

3<br />

con:<br />

2<br />

1<br />

B 3 = I<br />

K4<br />

B2 = IckLV<br />

+ CD<br />

+<br />

V<br />

⎛ K4<br />

⎞<br />

2<br />

B1 = ⎜CD<br />

+ ⎟ckLV<br />

+ kLL<br />

+ kLcµ<br />

L<br />

⎝ V ⎠<br />

= k VL + ck µ V<br />

B0 L<br />

L<br />

0<br />

Dal momento che i coefficienti dell’equazione caratteristica sono tutti positivi, le soluzioni, se sono<br />

reali, devono necessariamente essere negative; in particolare si possono verificare i seguenti casi:<br />

• 3 radici reali;<br />

• 1 radice reale, più 2 complesse coniugate.<br />

Nel caso di radici reali negative, la soluzione del sistema è di tipo esponenziale convergente. Nel<br />

caso di radici complesse coniugate la soluzione ha l’andamento di un’armonica inviluppata da<br />

un’esponenziale; il segno della parte reale indica se la soluzione è stabile oppure instabile.<br />

I<br />

Tabella 1: Valori di alcuni parametri caratteristici<br />

0.0376 [Kg m 2 ]<br />

CD<br />

2.5 [Nm/s]<br />

kL<br />

130·10 3 [N/m]<br />

L 0.046 [m]<br />

cs<br />

5.8 [rad -1 ]<br />

µ0<br />

0.26 [m/rad]<br />

Fz<br />

5000 [N]<br />

Qui di seguito sono illustrati gli studi sulla stabilità del sistema eseguiti analizzando il segno della<br />

parte reale delle radici dell’equazione caratteristica 17. Le mappe di figura 2 mostrano le zone di<br />

stabilità al variare della velocità di rullaggio e di un parametro caratteristico per volta, assumendo per<br />

tutti gli altri parametri i valori indicati nella Tabella 1. In figura 3, invece, è illustrato l’andamento<br />

della frequenza di oscillazione di shimmy in funzione del braccio a terra e della velocità di rullaggio,<br />

sia per il sistema smorzato che per quello in assenza di smorzamento.<br />

16<br />

18


INSTABILE<br />

STABILE<br />

4. <strong>ANALISI</strong> NON LINEARE E CICLI LIMITE<br />

XXXIV CONVEGNO NAZIONALE <strong>AIAS</strong> – MILANO, 14-17 SETTEMBRE 2005<br />

STABILE<br />

INSTABILE<br />

Figura 2: Mappe di stabilità<br />

INSTABILE<br />

INSTABILE<br />

Figura 3: Frequenza di oscillazione di shimmy<br />

STABILE<br />

STABILE<br />

Il modello matematico a cui abbiamo fatto ricorso nella Sezione3 si basa su un’analisi lineare condotta<br />

studiando le radici del polinomio caratteristico. Il vantaggio fondamentale di questo procedimento sta<br />

nella sua relativa semplicità di calcolo e nella possibilità di poter contare su dati, le mappe di stabilità,<br />

che permettono di determinare indicativamente la tendenza dello shimmy al variare dei vari parametri.<br />

Bisogna dire però che un’analisi di questo genere permette di studiare il sistema limitatamente a<br />

situazioni che di poco si discostano dalle condizioni stazionarie, prerequisito fondamentale per<br />

accettare la linearizzazione fatta nel corso dello studio.<br />

Per un’analisi più veritiera dunque, è necessario utilizzare la condizione cinematica di non<br />

slittamento laterale, espressa dalla 9, senza apportare alcuna approssimazione ai termini<br />

trigonometrici. In più, si vuole tener conto anche di altri contributi non lineari essenzialmente legati al<br />

comportamento del pneumatico, che vengono introdotti qui di seguito.


4.1. Non linearità del pneumatico<br />

XXXIV CONVEGNO NAZIONALE <strong>AIAS</strong> – MILANO, 14-17 SETTEMBRE 2005<br />

La forza laterale Ft e il momento auto-allineante Mt, sono stati assunti, in base alle leggi 1 e 2, funzioni<br />

lineari dell’angolo di deriva; queste relazioni, valide nell’ipotesi di piccole oscillazioni, si modificano<br />

nel caso di un discorso più generale, secondo quanto suggerito in [3]. In particolare si assumono le<br />

seguenti leggi:<br />

• una funzione di saturazione con tratti lineari per la forza laterale, dove δ è l’angolo di deriva limite<br />

considerato pari a 5° (equazione 19), e<br />

• una semi-sinusoide per il momento auto-allineante, dove γ è l’angolo di deriva limite preso pari a<br />

10° (equazione 20):<br />

⎧ Ft<br />

= cS<br />

⋅ FZ<br />

⋅δ<br />

⎪<br />

⎨ Ft<br />

= cS<br />

⋅ FZ<br />

⋅α<br />

⎪<br />

⎩Ft<br />

= −cS<br />

⋅ FZ<br />

⋅δ<br />

per α ≥ δ<br />

per α < δ<br />

per α ≤ −δ<br />

⎧ γ ⎛ 180°<br />

⎞<br />

⎪M<br />

t = µ 0 sin⎜<br />

α⎟<br />

⋅ FZ<br />

⎨ 180°<br />

⎝ γ ⎠<br />

⎪<br />

⎩M<br />

t = 0<br />

4.2. Cicli limite<br />

per α < γ<br />

per α ≥ γ<br />

Come già accennato, la condizione cinematica di non slittamento laterale viene ora utilizzata senza<br />

subire alcuna linearizzazione; pertanto l’equazione 14 in questo caso assume la forma:<br />

& α + L cos ψψ&<br />

+ ck V sinψ<br />

+ ck V sinα<br />

= 0<br />

21<br />

ckL L<br />

L<br />

Come prima, questa relazione viene affiancata all’equazione del moto 9:<br />

⎛ K4<br />

⎞<br />

I & ψ& + ⎜CD<br />

+ ⎟ψ&<br />

= LFt<br />

+ M<br />

⎝ V ⎠<br />

t<br />

in cui ora Ft e Mt hanno le espressioni indicate in 19 e 20.<br />

La 21 e la 9 formano insieme il nuovo set di equazioni differenziali, stavolta non lineari, la cui<br />

risoluzione è stata condotta tramite integrazione numerica, applicando il metodo di Newmark. I calcoli<br />

sono stati effettuati per diversi valori della velocità di rullaggio V, nonché delle condizioni iniziali di<br />

integrazione - ψ0 e α0 - attribuite alle incognite. I casi riscontrati sono di due tipi:<br />

• convergenza: il sistema è stabile, ovvero lo shimmy tende a smorzarsi;<br />

• divergenza - ciclo limite: il sistema presenta una certa instabilità iniziale, in cui l’oscillazione di<br />

shimmy si amplifica, ma poi si stabilizza mantenendosi costante sul valore raggiunto.<br />

I risultati ottenuti vengono mostrati tramite grafici bidimensionali e tridimensionali, che mostrano i<br />

valori assunti istante per istante da ψ ed α.<br />

19<br />

20<br />

9


XXXIV CONVEGNO NAZIONALE <strong>AIAS</strong> – MILANO, 14-17 SETTEMBRE 2005<br />

Figura 4: Andamento temporale di ψ e α con V = 55 m/s, ψ 0 = 3° e α 0 = -3°<br />

Figura 5: Andamento temporale di ψ e α con V = 30 m/s, ψ 0 = 2° e α 0 = -2°: ciclo limite<br />

Figura 6: Andamento temporale di ψ e α con V = 15 m/s, ψ 0 = 3° e α 0 = -3°<br />

Le figure 4 e 6 si riferiscono a condizioni di funzionamento che nell’analisi lineare risultavano stabili;<br />

in effetti si nota come gli angoli ψ e α, partendo da valori iniziali di 3°, si smorzano nel tempo. Al<br />

contrario, in figura 5 viene illustrata l’evoluzione del sistema a partire da angoli iniziali più piccoli, 2°,<br />

ma con un valore di velocità per la quale nell’analisi lineare si riscontrava instabilità. Anche in questo<br />

caso si conferma la bontà della previsione del metodo agli autovalori, nel senso che l’oscillazione<br />

tende ad amplificarsi, ma invece di crescere in maniera indefinita a un certo punto si stabilizza in<br />

quello che viene definito ciclo limite. Questo aspetto non poteva essere colto tramite l’analisi lineare<br />

in quanto esso è intimamente legato alle non linearità del modello di cui si è tenuto conto solo con<br />

l’integrazione numerica.<br />

7. CONCLUSIONI<br />

Nello studio lineare si è visto che le equazioni del moto sono di tipo esponenziale, convergente o<br />

divergente, e dall’analisi agli autovalori è possibile ricavare le mappe di stabilità che illustrano la<br />

tendenza dello shimmy al variare dei parametri caratteristici. Successivamente si è tenuto conto delle<br />

non linearità e le equazioni del moto sono state risolte tramite integrazione nel tempo. A causa delle<br />

non linearità, la divergenza che si otteneva con l’analisi lineare non si riscontra più, e al suo posto si<br />

nota l’instaurarsi del ciclo limite, la cui ampiezza è un indice della pericolosità della vibrazione di<br />

shimmy.<br />

Si sottolinea il fatto che il comportamento del sistema dipende strettamente dai valori assunti per i<br />

parametri caratteristici, sui quali si può giocare per rendere il sistema più stabile. Nell’integrazione


XXXIV CONVEGNO NAZIONALE <strong>AIAS</strong> – MILANO, 14-17 SETTEMBRE 2005<br />

numerica, particolare importanza rivestono i valori iniziali attribuiti alle incognite del sistema, una cui<br />

piccola variazione apparentemente insignificante, può generare risultati completamente differenti.<br />

In futuro si pensa di sviluppare modelli di carrello maggiormente realistici in cui tenere conto sia di<br />

geometrie più complesse che di equilibri anche lungo altre direzioni.<br />

BIBLOGRAFIA<br />

[1] de Carbon, C.B., “Analytical study of shimmy of airplane wheels”, NACA TM 1337, 1952;<br />

[2] Moreland, W.J.,“The story of shimmy”, Journal of Aeronautical Sciences, Vol. 21, No 12, 1954,<br />

793-808;<br />

[3] Somieski, G.,“Shimmy Analysis of a Simple Aircraft Nose Landing Gear Model Using Different<br />

Mathematical Methods”, AST 8, 1997, 545-555;<br />

[4] Smith, N. D., “Understanding Parameters Influencing Tire Modeling”, Department of Mechanical<br />

Engineering, Colorado State University;<br />

[5] Collins, R.L., “Theories on the Mechanics of Tires and Their Application to Shimmy Analysis”,<br />

Journal of Aircraft, Vol. 8, No 4, 1971, 271-277.

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